Newsletter n. 10 - Giugno 2011

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Newsletter ISTITUTO G . CAPORALE - TERAMO Trimestrale di informazione Numero 10 - giugno 2011 Il Centro di Biologia delle Acque interne dell’Istituto G. Caporale La zanzara tigre (Aedes albopictus) Monitoraggio biologico delle barriere artificiali installate in Abruzzo A nche quest’anno l’Istituto G. Caporale ha scelto di sostenere il Premio Inter- nazionale della Fotografia Cinematografica “Gianni Di Venanzo” la cui serata conclusiva si terrà al teatro comunale di Teramo nel mese di ottobre 2011. Tale sinergia, che ha coinvolto ancora una volta l’Associazione austriaca Vier Pfoten International, da anni impegnata nella difesa degli animali, è sfo- ciata nell'indizione di un Premio Speciale. Dopo la prima edizione sul “rapporto natura-animali” quest’anno il Premio verrà assegnato al miglior documentario o cortometraggio sul “rapporto uomo-ani- male”. Un tema importante e oggi alquanto attuale sul quale cineasti, registi e documentaristi potranno cimentarsi sia con lavori realizzati ad hoc sia con progetti già pronti e idonei al concorso. L'Associazione Culturale Teramo Nostra, organizzatrice del Premio "Gianni Di Ve- nanzo" da 16 anni, per far conoscere il mondo ani- male con le sue problematiche, coinvolgerà anche gli allievi delle scuole elementari per un componimento pittorico sullo stesso tema. Un ulteriore modo per diffondere cultura e buone prassi in chi, fin da bambino, si ap- passiona alla vita degli animali e potrà, un domani, far tesoro di questa indimentica- bile esperienza. Un’ulteriore attività che vede l’Istituto G. Caporale di Teramo in prima linea nel trasferire conoscenze ai più giovani sul rapporto tra uomo, animale e ambiente, su igiene e sicu- rezza, sulla prevenzione del randagi- smo, sulla promozione di una cultura alimentare sana e responsabile. Newsletter ISTITUTO G. CAPORALE - TERAMO Autorizzazione Tribunale di Teramo n. 602 del 27/05/09 Direttore Vincenzo Caporale Redazione Monica Bucciarelli, Giulio D’Agostino, Manuel Graziani, Guido Mosca Contributi Carla Giansante, Guglielmo Pampiglione Progetto grafico Sandro Santarelli Stampa Giservice srl, Teramo © 2011 Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “Giuseppe Caporale”, Via Campo Boario64100 Teramo Tel. +39 0861 3321Fax +39 0861 332251www.izs.it [email protected] Per informazioni sulla Newsletter: [email protected] L’Istituto G. Caporale e Vier Pfoten International ancora insieme al Premio Di Venanzo Caratteristiche strutturali delle barriere e descrizione e finalità dell’intervento. Il “Premio Speciale” verrà assegnato al miglior cortometraggio sul rapporto uomo-animale. Il Centro si occupa non solo dello studio degli ecosistemi dulciacquicoli, ma anche delle risorse marine. Un caso significativo di introduzione di specie esotica. Come difendersi e cosa fare nell’ambiente. L’Istituto G. Caporale e Vier Pfoten ancora insieme al Premio Di Venanzo

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a cura del Reparto Comunicazione Istituzionale, 4 pp.; ill.; 29,7 x 42 cm

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NewsletterIST ITUTO G. CAPORALE - TERAMO

Trimestrale di informazione Numero 10 - giugno 2011

Il Centro di Biologia delleAcque internedell’Istituto G. Caporale

La zanzara tigre(Aedes albopictus)

Monitoraggio biologicodelle barriere artificialiinstallate in Abruzzo

Anche quest’anno l’Istituto G. Caporale ha scelto di sostenere il Premio Inter-nazionale della Fotografia Cinematografica “Gianni Di Venanzo” la cui serataconclusiva si terrà al teatro comunale di Teramo nel mese di ottobre 2011.

Tale sinergia, che ha coinvolto ancora una volta l’Associazione austriaca VierPfoten International, da anni impegnata nella difesa degli animali, è sfo-

ciata nell'indizione di un Premio Speciale. Dopo la prima edizione sul“rapporto natura-animali” quest’anno il Premio verrà assegnato al

miglior documentario o cortometraggio sul “rapporto uomo-ani-male”. Un tema importante e oggi alquanto attuale sul quale

cineasti, registi e documentaristi potranno cimentarsi siacon lavori realizzati ad hoc sia con progetti già pronti e

idonei al concorso. L'Associazione Culturale TeramoNostra, organizzatrice del Premio "Gianni Di Ve-

nanzo" da 16 anni, per far conoscere il mondo ani-male con le sue problematiche, coinvolgerà

anche gli allievi delle scuole elementari per uncomponimento pittorico sullo stesso tema.

Un ulteriore modo per diffondere cultura ebuone prassi in chi, fin da bambino, si ap-

passiona alla vita degli animali e potrà, undomani, far tesoro di questa indimentica-bile esperienza. Un’ulteriore attività chevede l’Istituto G. Caporale di Teramo inprima linea nel trasferire conoscenzeai più giovani sul rapporto tra uomo,animale e ambiente, su igiene e sicu-rezza, sulla prevenzione del randagi-smo, sulla promozione di una culturaalimentare sana e responsabile.

N e w s l e t t e rISTITUTO G. CAPORALE - TERAMOA u t o r i z z a z i o n e Tr i b u n a l e d i Te r a m o n . 6 0 2 d e l 2 7 / 0 5 / 0 9

DirettoreVincenzo Caporale

RedazioneMonica Bucciarelli, Giulio D’Agostino, Manuel Graziani,Guido Mosca

ContributiCarla Giansante, Guglielmo Pampiglione

Progetto graficoSandro Santarelli

StampaGiservice srl, Teramo

© 2011Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise“Giuseppe Caporale”, Via Campo Boario・64100 TeramoTel. +39 0861 3321・Fax +39 0861 332251・www.izs.it・[email protected] informazioni sulla Newsletter: [email protected]

L’Istituto G. Caporale e VierPfoten International ancorainsieme al Premio Di Venanzo

Caratteristiche strutturali delle barrieree descrizione e finalità dell’intervento.

Il “Premio Speciale” verrà assegnato almiglior cortometraggio sul rapportouomo-animale.

Il Centro si occupa non solo dello studiodegli ecosistemi dulciacquicoli, ma anchedelle risorse marine.

Un caso significativo di introduzione dispecie esotica. Come difendersi e cosafare nell’ambiente.

L’Istituto G. Caporale e Vier Pfoten ancora insieme al

Premio Di Venanzo

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L’attività svolta sulle acque interne, nel campoambientale, riguarda l’applicazione di indicibiologici per rilevare la qualità dei corpi idrici.

Questi indici, come previsto dalla Direttiva2000/60 della Comunità Europea che istituisceun quadro per l’azione comunitaria in materia diacque, si basano sulla biodiversità e l’abbondanzadei macroinvertebrati bentonici e della fauna itticae sulla complessità morfologica e biologica deglialvei fluviali. Gli indici sono utilizzati per determi-nare la qualità degli ecosistemi lacustri e fluviali e,di conseguenza, gli interventi necessari per ripri-stinare le condizioni di naturalità. Su incarico dellaRegione Abruzzo, il Centro utilizza gli indici biolo-gici anche per contribuire alla determinazione delDeflusso Minimo Vitale, cioè della portata d’acquanecessaria a garantire la vita degli organismi pre-senti in un corso d’acqua in caso di captazione.

In campo sanitario il Centro effettua campagne dimonitoraggio per individuare fonti di inquinamentomicrobiologico e chimico che possano mettere arischio la vita degli animali delle acque dolci e lasalubrità degli alimenti che da essi provengono.Gli esperti del Centro hanno, inoltre, contribuitoalla realizzazione di 4 barriere artificiali con laProvincia di Pescara e la Provincia di Teramo. Sitratta dell’immersione in mare di particolari mo-duli in calcestruzzo e di massi naturali, al limitedelle 3 miglia dalla costa, con il duplice scopo diostacolare l’attività di pesca a strascico illegale edi favorire il ripopolamento della fauna marina. Lebarriere artificiali sono utilizzate per diversi scopicome la protezione della fascia costiera dallapesca a strascico illegale, lo sviluppo e la diversi-ficazione della piccola pesca locale, la creazionedi aree idonee per riproduttori o stadi giovanilidella fauna ittica, di riserve marine e di aree ri-creative per pescatori sportivi, anche subacquei,poiché nel tempo formano un sistema biologicocapace di accrescere la produzione dell’ecosi-stema nel quale vengono inserite. Ciò avviene at-traverso la colonizzazione delle nuove superficiartificiali disponibili da parte della flora e della bio-massa larvale di organismi sessili i quali, a lorovolta, creeranno una maggiore disponibilità dicibo, trattenendo le specie per le quali rappre-sentano l’alimento. Il monitoraggio, in atto ormaida 6 anni, sta dimostrando l’efficacia di questestrutture per il ripopolamento ittico al quale par-

tecipano anche specie legate a substrati rocciosi,come le ombrine, le corvine e i saraghi. Gli ope-ratori della piccola pesca sono i maggiori benefi-ciari di questi interventi la cui produttivitàcomincia ad attirare anche i pescatori sportivi.Nell’ambito della biologia marina, il Centro svolgeanche consulenza al Consorzio di Gestione per lapesca delle vongole monitorando costantementela risorsa, in abbondanza e taglia, oltre che pro-muovendo la rotazione delle zone di pesca per sal-vaguardare il novellame e contenere lo sforzo dellecatture. Anche questa esperienza sta dando i suoifrutti: da quando è iniziata la collaborazione (5anni fa) a tutt’oggi, non si sono verificate morieed i pescatori sono usciti in mare per più di 100giorni lavorativi all’anno. Con l’istituzione dell’AreaMarina Protetta del Cerrano a Pineto (TE) nel lu-glio del 2010 è iniziato un rapporto di collabora-zione con il relativo Consorzio di Gestione cheprevede la realizzazione di progetti internazionali,l’attività didattica, la formazione di stagisti e la co-struzione di una banca dati contenente tutte le in-formazioni esistenti sull’ecosistema marino delParco, propedeutica alla impostazione di nuove at-tività progettuali.

Gli esperti del Centro stanno svolgendo un’altraimportante attività di consulenza in Albania, le-gata ad un progetto di cooperazione internazio-nale finanziato dall’Organizzazione Mondiale dellaSanità (WHO) e dalla Cooperazione Italiana.

Il progetto è finalizzato all’armonizzazione deiregolamenti comunitari per permettere agli ope-ratori della mitilicoltura di questo Paese diesportare i molluschi in Europa.

Campane in calcestruzzo con superfici scabre perfavorire l’insediamento delle larve e cavità didiverso diametro per fornire rifugi agli organismimarini.

Il Centro di Biologia delle Acque internedell ’Istituto G. Caporale

Il Centro di Biologia delle acque

interne si occupa non solo dello studio

degli ecosistemi dulciacquicoli,

ma anche delle risorse marine.

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La disposizione delle campane è stata progettataa scacchiera su maglia di circa 350 m in modo taleda rendere la zona impenetrabile alla pesca a stra-scico illegale. Sulla linea perimetrale verso il mareaperto e su quelle ortogonali alla costa, le campanesono state poste ad una distanza inferiore, di circa175 m, al fine di costituire una barriera più efficacecontro le reti a strascico.

Nella zona centrale dell’area di intervento sonostate realizzate 17 oasi costituite ciascuna da rag-gruppamenti di 7 campane collocate ad una distanzadi 5-10 m l’una dall’altra.Le campane in calcestruzzo sono state costruite a

terra da una ditta specializzata che ha utilizzato ap-posite casseforme. Successivamente le campanesono state depositate sulla spiaggia in prossimitàdel Molo Nord del Porto di Pescara.Il loro trasferimento e posizionamento in zona è av-venuto tramite un pontone attrezzato. L’esatta de-posizione è stata seguita mediante GPS a bordo delpontone e verificata da sommozzatori.Anche la disposizione dei blocchi e dei massi è stata

progettata in modo da rendere la zona impenetra-bile alla pesca a strascico illegale.

Le barriere artificiali si prefiggono diversi obiettivi.Per prima cosa la protezione di una determinataarea costiera nei confronti dell’attività illegale dipesca a strascico per salvaguardare le forme gio-vanili degli organismi del fondo originario, consen-tendo il loro accrescimento con conseguenteaumento di biomassa. A ciò vanno aggiunti la pro-tezione e lo sviluppo delle risorse acquatiche, com-preso il ripopolamento, mediante l’immersione dicorpi opportunamente progettati in modo da crearerifugi idonei a proteggere uova e sacche embrionalidi diverse specie di Molluschi (Cefalopodi, Gastero-podi), Crostacei eduli in fase di muta, forme giova-nili e riproduttori di varie specie ittiche, conconseguente ricostituzione degli stocks e ripopola-mento per ridotta mortalità naturale. Un altro obiet-tivo è quello di favorire l’insediamento di molluschieduli lamellibranchi (mitili e ostriche) e il riciclaggiodel surplus energetico dell’ecosistema (fito e zoo-plancton, particolato organico, ecc.) che si accu-

mula sotto costa, con riduzione dei tassi di eutrofiadelle acque, tramite l’immersione di corpi provvistidi superfici scabre e progettati per assicurare unadeguato flusso di acqua.

La realizzazione della zona marina protetta miraalla protezione nei confronti della pesca a strascicoillegale di un ampio tratto di mare, al limite delle tremiglia dalla costa, dando comunque alla piccolapesca con attrezzi da posta la possibilità di operaretranquillamente all’interno di essa. Mira, inoltre, adaccrescere la complessità dell’ecosistema marinocon l’introduzione di nicchie ecologiche diversificatein funzione della luce, della profondità e della tem-peratura; a sviluppare nuova biomassa (mitili, ostri-che ed altri organismi sessili) che non si potrebbeformare per assenza di substrati duri; a creare ri-fugi ed esercitare un effetto di richiamo sulle formevagili, sia adulte che giovanili.

I moduli artificiali, anche se relativamente semplici,sono sufficientemente pesanti per ostacolare le retia strascico. Allo stesso tempo i moduli hanno unaforma tale da consentire comunque l’utilizzo, nelleloro immediate vicinanze o tra di essi, degli attrezzida posta (reti da posta, nassini per gasteropodi,nasse, ecc.) senza il rischio di danneggiarli e/o per-derli. Nelle fasi successive invece potranno essereutilizzati corpi progettati ad hoc per l’incremento dideterminate specie ittiche che mostrano particolareaffinità nei confronti dei substrati duri e per l’intro-duzione di superfici utili all’insediamento di bivalvieduli filtratori.

Al termine degli studi scientifici protratti per 10anni allo scopo di verificare la diversificazione e l’in-cremento delle risorse alieutiche, la zona di mareinteressata dalle barriere artificiali potrà servire perrealizzare anche altri obiettivi di interesse pubblicocome l’utilizzo da parte di associazioni di pescatoridediti alla piccola pesca e alla pesca con nasse, e daparte di associazioni di pescatori dediti all’acqua-coltura con l’insediamento di idonee attrezzature perl’allevamento di molluschi eduli lamellibranchi comemitili e ostriche. E ancora l’utilizzo da parte di pe-

scatori sportivi e asso-ciazioni di sommozza-tori per immersioni ascopo didattico e percorsi di formazione. In prossimità dellebarriere potrà essere praticata anchel’acquacoltura “estensiva”, cioè po-tranno essere introdotti avannotti dispecie ittiche pregiate provenienti daallevamenti intensivi il cui insediamento sarà favo-rito dalla presenza di substrati duri. Nell’area con-siderata è aumentato l’interesse per la pescasportiva, che spesso entra in conflitto con la pescaprofessionale. In futuro si potrebbe pensare anchead aree con barriere artificiali da assegnare alle or-ganizzazioni sportive, considerando che qualunqueallocazione di risorse e di specchi acquei riduce laconflittualità sociale.

Campane in calcestruzzo depositate sulla spiaggia di Pescara prima di esserecaricate sul pontone.

Cassaforma per campana in calcestruzzo.

Dott.ssa Carla Giansante

In Provincia di Pescara sono state utilizzate strutture a campana in calcestruzzo,alte 2 metri, dotate di barre di acciaio che si protendono verso l’esterno e divarie tipologie di fori, ciascuna dal peso di 4.900 Kg e con una superficieutile per l’attecchimento del benthos pari a 6,91 m2. Le strutture, stu-diate all’uopo ed altamente innovative, hanno superfici scabre per fa-vorire l’insediamento delle larve degli organismi sessili e presentanocavità di diverso diametro per fornire rifugi e habitat diversificati aivari organismi marini.

In Provincia di Teramo sono stati utilizzati blocchi cubici in calcestruzzo1x1x1 m, già sperimentati con successo per gran parte delle barriere arti-ficiali realizzate in Adriatico. Una parte dei blocchi con funzione antistrascico,poiché forniti in sommità di un’opportuna struttura metallica, è stata destinataalla perimetrazione dell’area.

A questi moduli, disposti anche a piramide, sono stati aggiunti dei massi naturali di2a e 3a categoria per formare strutture a forma di tronco di cono, di 3 m di altezza, 10m di diametro per la base maggiore e 3 m di diametro per la base minore.

I blocchi hanno superfici scabre per favorire l’insediamento delle larve degli organismi ses-sili e le pareti laterali presentano cavità di diverso volume e diametro, in modo da fornirerifugi e habitat diversificati ai vari organismi marini, come sperimentato negli impiantigià realizzati.

La superficie esposta per ciascun cubo è di circa 5 m2, considerando che il lato infe-riore poggia sul fondo. La superficie esposta dei massi è pari a 5 m2 x 516 massiper un totale di 2.580 m2.

Entrambe le tipologie di strutture in calcestruzzo e i massi naturali sono in grado di assolvere a diversefunzioni ecologiche quali: collettore di larve, grazie alle superfici ruvide; rifugio e protezione per la fauna va-gile; richiamo ed erogazione di cibo poiché sia le forme larvali che si insediano sia i vari invertebrati inter-stiziali (Policheti, piccoli Crostacei, ecc.) che vivono tra il bisso dei mitili, costituiscono il cibo per moltespecie di pesci carnivori.

Le barriere artificiali sono state finanziate dalla Regione Abruzzo con i fondi DOCUP-PescaMarittima e Acquacoltura, in attuazione di due Regolamenti della Commissione Europea del1999 (1263/99 e 2792/99). Il progetto ha previsto la realizzazione di una zona marina pro-

tetta tramite barriere artificiali con una superficie di 31,86 km2 antistante alla Provincia di Pe-scara, all’interno del Compartimento Marittimo di Pescara, e di tre zone marine protette tramitebarriere artificiali, ciascuna con una superficie 400 Ha, antistanti alla Provincia di Teramo, an-ch’esse all’interno del Compartimento Marittimo Pescara.

Descrizione e finalità dell’intervento

Caratteristiche strutturali delle barriere

Monitoraggio biologico delle barriereartificiali installate in Abruzzo

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La zanzara tigre (Aedes albopictus)

Icambiamenti climatici e ambientali, la tropicalizzazione dell’area mediter-ranea, la globalizzazione, l’intensificarsi di viaggi e commerci, stanno ra-pidamente modificando il tasso con cui le malattie tropicali possono

diffondersi anche alle nostre latitudini. Debellata la malaria negli anni ’50, inItalia le zanzare sono state per anni combattute solamente a causa del di-sturbo arrecato. Senza dimenticare che possono comunque creare reazioniallergiche, anche serie, e trasmetterela filariasi ai cani come nel nord delPaese dove è largamente diffusa. Conl’arrivo della zanzara tigre (Aedes al-bopictus), in Liguria nel 1990, il qua-dro del rischio sanitario ha impostonuovi allarmi. La zanzara tigre può es-sere infatti considerata un caso signi-ficativo di introduzione di specieesotica. La sua grande adattabilità leha permesso di instaurarsi stabil-mente nel nostro territorio, soprat-tutto nelle aree urbanizzate. La suaelevata antropofilia e la capacità di vei-colare pericolosi virus ne fanno unaspecie di altissimo interesse sanitario.Aedes albopictus è vettore del temibilevirus della Dengue (febbre emorragicacon esiti a volte letali) ed è in grado di trasmettere diverse malattie che col-piscono l’uomo come Chikungunya, Sindbis, Ross River, Encefalomielitiequine, Febbre gialla, Dengue, West Nile Disease, Usutu, Encefalite giap-ponese, Encefalite St Luis, Rift Valley Fever, ecc. Alcuni virus sono trasmessida uomo a uomo tramite il vettore, ad esempio Chikungunya e Dengue, men-tre altri possono circolare in popolazioni di animali, come negli uccelli sel-vatici, ed essere trasmessi da queste all’uomo attraverso le zanzare, comenei casi West Nile Disease e Usutu. Nell’estate del 2007 in Emilia Roma-gna si è verificata un’epidemia dovuta al virus della Chikungunya introdottoaccidentalmente in Italia da un viaggiatore che aveva contratto la malattia inAsia. La presenza sul territorio di un gruppo di lavoro stabile di controllosull’infestante, con un monitoraggio capillare su tutto il territorio regionaleche contava centinaia di ovitrappole dislocate nelle aree urbane, ha per-messo di delimitare le aree colpite e di intervenire in maniera mirata. Il con-tagio è stato accertato su 217 casi e ancora oggi è mantenuto alto il livellodi guardia per intervenire tempestivamente in caso di nuove manifestazionedel virus o di altra patologia associata alle zanzare. Casi di Dengue autoc-

tona si sono sviluppati nel sud della Francia nel 2010; in Italia non ci sonostate epidemie ma sono stati diagnosticati diversi casi di importazione chesi sono risolti con l’isolamento e l’ospedalizzazione dei soggetti colpiti. Nelnostro Paese è stata identificata la presenza del virus della West Nile con9 casi umani nel 2008, 18 nel 2009 e 3 nel 2010. Il Piano Nazionale diSorveglianza per la West Nile Disease, in atto dal 2003 e coordinato dal

CESME, il Centro di Referenza Nazionaleper le malattie esotiche dell’Istituto G.Caporale, ha permesso di evidenziaretempestivamente la circolazione viralenegli animali (uccelli selvatici e cavalli)nonché di individuare il virus in due spe-cie di zanzara (Culex pipiens) che sono ri-sultate peraltro le specie più abbondantinelle aree in cui è stata svolta la sorve-glianza entomologica. Inoltre, nell’ambitodelle attività previste nel Piano, è statopossibile individuare ed identificare ancheil virus Usutu nell’uomo, negli uccelli sel-vatici e in Culex pipiens. In Italia sono inatto diversi piani regionali finalizzati acontrollare la popolazione dei vettori consorveglianza entomologica attraversotrappole attrattive e ovitrappole di moni-

toraggio; ridurre quanto più possibile la densità di popolazione con bonificheambientali, attività antilarvali ed eventuali interventi abbattenti; individuarein maniera tempestiva eventuali casi sospetti di virosi animale o umana; ef-fettuare immediate misure di controllo finalizzate a impedire la trasmissionedel virus dalla persona infetta alle zanzare e da queste a persone sane.

Come difendersiCome ogni anno la stagione estiva ci accoglie con gioie e dolori. Le gioiesono rappresentate dal clima e dalla possibilità di vivere le nostre attivitàprofessionali e vacanziere all’aria aperta. I dolori sono invece rappresentatida quegli insetti che con la loro attività risultano fastidiosi, molesti o addi-rittura potenzialmente pericolosi per il ruolo che ricoprono in Sanità Pub-blica in quanto, come nel caso della zanzara tigre, vettori di agenti patogeniquali Chikungunya, Dengue e Febbre gialla. Pertanto è importante seguire al-cuni semplici consigli che, se applicati con metodo e costanza, possono dareottimi risultati.

• la zanzara tigre per riprodursi ha la necessità di disporre di pochissimaacqua;

• le larve della zanzara si sviluppano nell’acqua e finiscono il proprio ciclobiologico trasformandosi in adulti;

• il ciclo biologico della zanzara tigre si compie in 6-8 giorni;

• la durata media di vita di un adulto va da 20 a 40 giorni;

• ogni zanzara è in grado di deporre un totale di 300-400 uova perstagione.

• Eliminare negli orti, nei balconi e nei giardini tutti i sottovasi ed i conte-nitori che hanno acqua, per evitare la deposizione delle uova delle zan-zare;

• stare attenti che non si creino accumuli di acqua stagnante su teloni diplastica utilizzati per proteggere la legna o altri materiali;

• controllare e pulire, se possibile, le grondaie; se sono rimaste delle fo-glie è possibile che si formino dei piccoli ristagni d’acqua;

• trattare i tombini, settimanalmente o mensilmente, con un larvicidasotto forma di gocce o pastiglie, reperibile in farmacia e negozi di giar-dinaggio;

• rendere vive” le fontane chiuse o le vasche ornamentali con pesciolinirossi, i quali sono ghiotti di larve di zanzare;

• disporre le finestre di opportune barriere fisiche (zanzariere) e, se ne-cessario, dormire sotto una zanzariera da letto;

• non abusare degli insetticidi: è una gara persa e spesso si interferiscenegativamente con l’ambiente.

Cosa fare nell’ambiente?È bene ricordare che...