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Le biblioteche nel mondo antico: strumenti di lavoro e di conservazione Una delle domande che ci si dovrebbe sempre porre per qualunque istituzione, e a maggior ragione per una biblioteca, è quella relativa al suo ruolo e alla sua funzione; questa domanda è tanto più attuale adesso, in un momento in cui nuove tecnologie e strumenti di grande potenza stanno introducendo elementi fortemente innovativi in tutti i campi del sapere e della cultura. Se vogliamo ragionare in termini del tutto generali, le esigenze cui risponde una bi- blioteca sono sostanzialmente due: la conservazione della documentazione in essa cu- stodita, di qualunque forma essa sia, e la fruizione della medesima da parte di tutti coloro che desiderano utilizzarla, per i motivi più diversi, che vanno dallo studio alla ricerca al semplice piacere della lettura. Le due esigenze si intersecano fra di loro e tal- volta si scontrano, quando si abbia a che fare con materiali preziosi e deperibili, come i manoscritti o i libri a stampa antichi, per i quali esistono regole e modalità specifiche di fruizione, che possono arrivare anche ad inibirne la consultazione, salvo rarissime e particolari eccezioni. Proprio lo sviluppo delle tecnologie digitali, che riescono a forni- re riproduzioni di altissima qualità, talvolta addirittura superiori alla consultazione diretta ad occhio nudo, spinge a limitare sempre di più l’accesso alla documentazione più fragile e preziosa, almeno per quanto riguarda la sola lettura dei testi (per gli esami specifici della fattura materiale l’esame diretto resta ancora imprescindibile). Se questa è la situazione attuale, non sarà inutile fornire qualche spunto sulla nascita delle biblioteche nel mondo occidentale, considerando che anche alle origini della loro storia si possono porre entrambe le esigenze, e cioè quella della fruizione e quella della conservazione. In realtà per quest’ultima, la situazione è leggermente diversa da quella attuale. Infatti le prime necessità di ‘conservazione’ di testi facevano riferimento più al bisogno di garantire la genuinità del testo conservato che non del suo supporto mate- riale: nel IV sec. a.C., ad esempio, l’oratore ateniese Licurgo ottenne un decreto che prevedeva la conservazione del testo delle grandi tragedie del secolo precedente nell’Archivio di Stato della città, il Metroon, al fine di salvaguardarle dalle arbitrarie rielaborazioni degli attori che le recitavano. Ma successivamente il sovrano d’Egitto Tolomeo III Evergete ottenne un prestito temporaneo di questa copia, al fine di correg- gere il testo dei tragici conservato nella biblioteca di Alessandria, lasciando in garanzia l’enorme cifra di 15 talenti, che però preferì perdere pur di conservare nella sua biblio- teca questi preziosissimi esemplari. Insomma, la conservazione del testo si trasforma in conservazione del libro: meglio possedere e custodire gelosamente il volume ‘originale’, piuttosto che averne una copia. In ogni caso all’inizio l’esigenza di costituire raccolte di libri era finalizzata soprattut- to all’uso dei libri stessi; le prime collezioni librarie di cui abbiamo notizia in Grecia sono essenzialmente di natura privata, anche se Isidoro di Siviglia afferma che la prima biblioteca sarebbe stata istituita dal tiranno di Atene Pisistrato (VI sec. a.C.) e si tratte- rebbe quindi di una sorta di biblioteca pubblica. La notizia isidoriana va però corretta con quanto ci riferisce Cicerone nel De oratore, che attribuisce a Pisistrato il riordino dei libri omerici secondo le lettere dell’alfabeto greco, operazione che sembra quindi diret- ta principalmente a garantire un testo ‘standard’ di Omero, come sarebbe accaduto duecento anni dopo per i tragici attici. Le raccolte librarie private di cui abbiamo noti- zia nel V sec. a.C. ad Atene sono in un primo momento collegate alla conservazione in cerchie familiari o amicali di libri scritti da autorevoli intellettuali. Editoriale a cura di Paolo De Paolis 1-3 Novità in catalogo Nuove acquisizioni 3-6 La Biblioteca in evidenza 1 Donazione Francesco Arnaldi: la sezione “Letteratura greca” 7 La Biblioteca in evidenza 2 Sala Sijpesteijn: la sezione “Periodici” (a cura di Serena Sarra) 8 Progetti 1 Fondo Libri Rari: stage in biblioteca (a cura di Rosanna Rulli) 8-9 Una finestra su… La Biblioteca comunale di San Giorgio a Liri 10 La parola a… De Bibliotheca di Donata Guida 11 Credits 12 Progetti 2 Donazione Filosa-Vocaturo: l’esperienza dello stage dotto- rale (a cura di Roberta Pelagalli) 9 Sommario: a cura di Paolo De Paolis Docente di Filologia classica 1 C.S.B. Area Umanistica Via Zamosch - Cassino (FR) Tel. 0776 2993871 email: [email protected] News & Views — Luglio/Ottobre 2015, numero 4-5 Editoriale News & Views Notiziario a cura del CSB di Area Umanistica—Biblioteca “Giorgio Aprea” Continua...

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Le biblioteche nel mondo antico: strumenti di lavoro e di conservazione Una delle domande che ci si dovrebbe sempre porre per qualunque istituzione, e a

maggior ragione per una biblioteca, è quella relativa al suo ruolo e alla sua funzione; questa domanda è tanto più attuale adesso, in un momento in cui nuove tecnologie e strumenti di grande potenza stanno introducendo elementi fortemente innovativi in tutti i campi del sapere e della cultura. Se vogliamo ragionare in termini del tutto generali, le esigenze cui risponde una bi-

blioteca sono sostanzialmente due: la conservazione della documentazione in essa cu-stodita, di qualunque forma essa sia, e la fruizione della medesima da parte di tutti coloro che desiderano utilizzarla, per i motivi più diversi, che vanno dallo studio alla ricerca al semplice piacere della lettura. Le due esigenze si intersecano fra di loro e tal-volta si scontrano, quando si abbia a che fare con materiali preziosi e deperibili, come i manoscritti o i libri a stampa antichi, per i quali esistono regole e modalità specifiche di fruizione, che possono arrivare anche ad inibirne la consultazione, salvo rarissime e particolari eccezioni. Proprio lo sviluppo delle tecnologie digitali, che riescono a forni-re riproduzioni di altissima qualità, talvolta addirittura superiori alla consultazione diretta ad occhio nudo, spinge a limitare sempre di più l’accesso alla documentazione più fragile e preziosa, almeno per quanto riguarda la sola lettura dei testi (per gli esami specifici della fattura materiale l’esame diretto resta ancora imprescindibile). Se questa è la situazione attuale, non sarà inutile fornire qualche spunto sulla nascita

delle biblioteche nel mondo occidentale, considerando che anche alle origini della loro storia si possono porre entrambe le esigenze, e cioè quella della fruizione e quella della conservazione. In realtà per quest’ultima, la situazione è leggermente diversa da quella attuale. Infatti le prime necessità di ‘conservazione’ di testi facevano riferimento più al bisogno di garantire la genuinità del testo conservato che non del suo supporto mate-riale: nel IV sec. a.C., ad esempio, l’oratore ateniese Licurgo ottenne un decreto che prevedeva la conservazione del testo delle grandi tragedie del secolo precedente nell’Archivio di Stato della città, il Metroon, al fine di salvaguardarle dalle arbitrarie rielaborazioni degli attori che le recitavano. Ma successivamente il sovrano d’Egitto Tolomeo III Evergete ottenne un prestito temporaneo di questa copia, al fine di correg-gere il testo dei tragici conservato nella biblioteca di Alessandria, lasciando in garanzia l’enorme cifra di 15 talenti, che però preferì perdere pur di conservare nella sua biblio-teca questi preziosissimi esemplari. Insomma, la conservazione del testo si trasforma in conservazione del libro: meglio possedere e custodire gelosamente il volume ‘originale’, piuttosto che averne una copia. In ogni caso all’inizio l’esigenza di costituire raccolte di libri era finalizzata soprattut-to all’uso dei libri stessi; le prime collezioni librarie di cui abbiamo notizia in Grecia sono essenzialmente di natura privata, anche se Isidoro di Siviglia afferma che la prima biblioteca sarebbe stata istituita dal tiranno di Atene Pisistrato (VI sec. a.C.) e si tratte-rebbe quindi di una sorta di biblioteca pubblica. La notizia isidoriana va però corretta con quanto ci riferisce Cicerone nel De oratore, che attribuisce a Pisistrato il riordino dei libri omerici secondo le lettere dell’alfabeto greco, operazione che sembra quindi diret-ta principalmente a garantire un testo ‘standard’ di Omero, come sarebbe accaduto duecento anni dopo per i tragici attici. Le raccolte librarie private di cui abbiamo noti-zia nel V sec. a.C. ad Atene sono in un primo momento collegate alla conservazione in cerchie familiari o amicali di libri scritti da autorevoli intellettuali.

Editoriale a cura di Paolo De Paolis

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Novità in catalogo Nuove acquisizioni

3-6

La Biblioteca in evidenza 1 Donazione Francesco Arnaldi: la sezione “Letteratura greca”

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La Biblioteca in evidenza 2 Sala Sijpesteijn: la sezione “Periodici” (a cura di Serena Sarra)

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Progetti 1 Fondo Libri Rari: stage in biblioteca (a cura di Rosanna Rulli)

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Una finestra su… La Biblioteca comunale di San Giorgio a Liri

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La parola a… De Bibliotheca di Donata Guida

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Credits 12

Progetti 2 Donazione Filosa-Vocaturo: l’esperienza dello stage dotto-rale (a cura di Roberta Pelagalli)

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Sommario:

a cura di Paolo De Paolis Docente di Filologia classica

1 C.S.B. Area Umanistica Via Zamosch - Cassino (FR) Tel. 0776 2993871 email: [email protected]

News & Views — Luglio/Ottobre 2015, numero 4-5

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Notiziario a cura del CSB di Area Umanistica—Biblioteca “Giorgio Aprea”

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Successivamente si genera una modalità di fruizione molto importante, cioè la raccolta e l’utilizzazione dei libri come strumenti didattici nelle scuole filosofiche. La più importante di queste raccolte era quella del Peripato, dove, prima sotto la guida di Aristotele e poi sotto quella di Teofrasto, e si radunò un rilevante numero di libri di diverso contenuto (dalla filosofia, alla poesia, alla scienza), funzionali all’insegnamento e destinati a una successiva romanzesca vicenda, che li vide, dopo la morte di Teofrasto, finire prima in Asia Minore e poi successivamente nuovamente ad Atene, in possesso del filo-sofo e bibliofilo Apellicone di Teo, per divenire poi bottino di guerra ed essere portati a Roma da Silla e disperdersi defini-tivamente nel corso del I sec. a.C. Ma la biblioteca di Aristotele diviene un precedente importante se non un modello per la più grande biblioteca del mon-do antico, quella costituita ad Alessandria per opera di Tolomeo II Filadelfo, ma probabilmente già iniziata da suo padre Tolomeo I Soter con la collaborazione di un ex allievo del Peripato, Demetrio Falereo. L’obiettivo di questa biblioteca era ambizioso; raccogliere tutti i libri in lingua greca fino ad allora prodotti, insieme ad una serie di traduzioni in lingua greca delle più significative opere in altre lingue (dalla Bibbia ebraica al corpus di Zoroastro in persiano). Un modello quindi che già conteneva l’idea della Biblioteca Universale, che tanto ha affascinato intellettuali anche della nostra epoca, da Jorge Luis Borges a Umberto Eco, e che ora trova una nuova improvvisa rinascita nella possibilità di realizzarla in forma digitale. La biblioteca di Alessandria può in qualche senso essere già definita come ‘pubblica’ anche se ad accesso, ovviamente, li-mitato: erano infatti ammessi alla sua frequentazione gli intellettuali del Museo (altra istituzione regia, una sorta di Acca-demia delle Arti e delle Scienze, peraltro dotata anch’essa di una sua biblioteca), che ne curavano anche il mantenimento e la catalogazione. Lo sforzo imponente dei sovrani alessandrini era finalizzato non solo a dotare la biblioteca del maggior numero di libri possibile, ma anche a garantire l’accuratezza dei testi. Ne fa fede, oltre all’episodio già narrato della mancata restituzione delle copie dei tragici attici ad Atene, anche la notizia dell’esistenza all’interno della biblioteca del cosiddetto ‘fondo delle navi’, derivante da un provvedimento del Filadelfo, che imponeva alle navi che attraccavano ad Alessandria di consegnare i libri presenti a bordo, ricevendone poi una copia, mentre l’originale veniva trattenuto in biblioteca. Un altro obiettivo, più o meno dichiarato, era quello di fare della Biblioteca alessandrina la più grande e la più ricca del mondo: anche in questo caso abbiamo una testimonianza antica, secondo la quale i sovrani tolemaici avrebbero posto l’embargo sull’esportazione del papiro per impedire alla biblioteca di Pergamo, che rivaleggiava con quella di Alessandria, di approvvigionarsi del materiale scrittorio indispensabile alla produzione libraria. Accanto ad Alessandria, infatti, altri centri possedevano biblio-teche di rilievo; di queste, quella di Pergamo era sicuramente la più importante e la più vicina alle dimensioni di quella di Alessandria, ma anche quella di Atene possedeva una raccolta di tutto rispetto. La presenza di queste biblioteche incorag-giava il lavoro filologico di revisione dei testi, che ebbe rilievo soprattutto ad Alessandria, anche se Atene e Pergamo gioca-rono anch’esse un ruolo nella conservazione e trasmissione dei testi antichi, specie per quanto riguarda le opere di natura filosofica.

Il destino della biblioteca di Alessandria non è ancora del tutto chiaro: la tradizione consolidata che la voleva distrutta durante l’assedio subito da Giulio Cesare è stata da tempo posta in dubbio dagli studi moderni ed è probabile che essa sia sopravvissuta almeno fino all’epoca augustea e oltre, per poi perire successivamente, forse nel sec. III d.C. Ad ogni mo-do la fine del ruolo della biblioteca alessandrina si intreccia cronologica-mente con lo sviluppo delle biblioteche a Roma, che era ormai l’incontrastata dominatrice non solo politica ma anche culturale del mondo antico. Le prime biblioteche a Roma erano private e appartenevano a famiglie aristocratiche grazie ai bottini di guerra raccolti da loro membri, come la biblioteca di Perseo, portata a Roma da Lucio Emilio Paolo su richiesta dei suoi figli dopo la battaglia di Pidna del 168 a.C., quella di Mitridate,

portata a Roma da Lucullo dopo la campagna pontica del 66 a.C., e la già ricordata biblioteca di Apellicone di Teo, che comprendeva quelle di Aristotele e Teofrasto, depredata da Silla nel sacco di Atene dell’86 a.C. L’esempio di queste fece sì che nel mondo aristocratico romano si diffondesse l’abitudine di possedere una biblioteca, raccolta per lo più con acquisti in blocco. Abbiamo poi notizie delle biblioteche degli intellettuali, primo fra tutti Attico, che ne aveva una molto ricca; Ci-cerone per tutta la vita cercò di mettere insieme una biblioteca importante, frenato però dalla mancanza di fondi, e un ana-logo problema ebbe Varrone. Un esempio molto particolare di una biblioteca privata dell’epoca è costituito da quella rinve-nuta nella Villa dei papiri, ad Ercolano: si trattava di una biblioteca ‘tematica’, i cui resti sono in prevalenza formati da papi-ri greci di contenuto filosofico, per lo più di scuola epicurea, che sembrano far riferimento ad un circolo intellettuale epicu-reo, dotato di un proprio scriptorium e orientato su interessi quasi esclusivamente filosofici. Molto presto però anche a Roma iniziarono a costituirsi delle biblioteche pubbliche: il primo tentativo di costituirne una

risale a Cesare, che, sul modello dei sovrani ellenistici, progettò di fondarne una grandiosa, come ci testimonia Svetonio, affidando l’incarico della sua realizzazione a Varrone, che effettuò studi preparatori, confluiti nei tre libri (perduti) De bi-bliothecis. Il tentativo si fermò per la morte di Cesare, ma la sua idea trovò molto presto nuovi continuatori. La prima biblioteca pubblica fu infatti fondata da Asinio Pollione nel 39 a.C., in un edificio annesso al tempio della Liber-

tà, che egli aveva restaurato con il bottino della campagna partica; era costituita sul modello di quelle ellenistiche, ed era ornata di imagines di poeti e di Varrone. Ma la prima grande biblioteca pubblica si deve ad Augusto, che nel 27 a.C. la inau-gurò nel portico del tempio di Apollo Palatino.

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Nuove acquisizioni...

Segnaliamo di seguito le nuove accessioni della biblioteca con la rispettiva collocazione. L’elenco è frutto di scambi librari con altre istituzioni bibliotecarie e di acquisti effettuati dai Dipartimenti.

Novità in catalogo

Costituita da due sezioni, una greca e una latina, che ci sono state restituite dagli scavi archeologici nell’area palatina, fu diretta prima da Pompeo Macro, poi da Igino. Era ricca di testi poetici e giuridici, e subì varie vicende: danneggiata nell’incendio di Nerone, bruciò nuovamente sotto Commodo, per essere poi definitivamente distrutta da un incendio nel 363 d.C. Fu a lungo una delle principali biblioteche romane, e, sul modello delle precedenti esperienze greche, doveva fun-gere anche da luogo di conservazione per esemplari illustri, come le carte virgiliane dell’Eneide e probabilmente anche la prima edizione del poema allestita da Vario su ordine di Augusto. Accanto ad essa abbiamo notizia di numerose altre biblioteche, come quella fon-data da Augusto nel 23 a.C. nel portico di Ottavia, con il denaro ricavato dal botti-no dalmatico, diretta da Gaio Melisso, liberto di Mecenate; quella di Livia e Tiberio nel templum Divi Augusti sul Palatino; quella nella Domus Tiberiana, frequentata da Gellio, forse perché ricca di opere latine arcaiche; quella di Vespasiano, costituita nel 75 d.C. col bottino della guerra giudaica, ricca di volumi greci e latini e princi-pale ritrovo dei dotti, come ci testimonia Gellio, per la presenza di scritti grammati-cali e antiquari; la biblioteca Ulpia, fondata da Traiano nel Foro omonimo e proget-tata da uno dei più importanti architetti dell’epoca, Apollodoro di Damasco: fu la più importante fra le biblioteche di Roma fino al V secolo e conteneva fra l’altro testi rarissimi di epoca arcaica. Oltre a queste ce ne erano numerose altre, annesse ai luoghi di ritrovo (templi, terme, ville imperiali) o in altri luoghi della città come il Campidoglio, tanto che i regionari di Roma nel sec. IV d.C. citano 28 biblioteche pubbliche. Naturalmente tutto questo patrimonio andò in larga parte disperso e distrutto nelle drammatiche vicende che coinvolsero l’Urbe dal sacco di Alarico in poi, ma parte di questi fondi librari si conservarono fino all’epoca altomedievale, tramandandoci così, insieme ai fondi li-brari di altre importanti città, soprattutto dell’Italia settentrionale, una larga parte dei classici latini, riscoperti e apprezzati nel sec. IX grazie alla cosiddetta rinascita carolingia. Questo velocissimo panorama delle vicende delle biblioteche nel mondo greco e a Roma ci riporta al discorso avviato all’inizio: nel mondo antico le biblioteche fungono da strumento essenziale di conservazione e di trasmissione del sapere: spesso legate ad esperienze di scuola, sono comunque il luogo privilegiato per lo studio dei dotti, che trovano in esse libri rari ed edizioni antiche e pregiate, che vengono gelosamente custodite e talora contese fra diverse istituzioni. Manca ovvia-mente il tratto più ‘democratico’ di strumento di diffusione di massa della cultura, che è uno degli elementi principali della nostra idea di biblioteca aperta, ma si tratta di un fattore strettamente legato alle dinamiche sociali e alla minore alfabetiz-zazione dell’epoca. Resta comunque un tratto dominante, che può essere di estrema attualità anche per noi: le biblioteche conservano per trasmettere, per fungere da luogo privilegiato della diffusione e della rielaborazione del sapere. I libri esistono per essere letti, e senza di essi non ci può essere nessun tipo di cultura e di progresso.

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Dal 1938 al 1941 il professore Francesco Arnaldi, già ordinario di Letteratura Latina presso l’Università

Federico II di Napoli, ricoprì anche l’incarico di docente di Letteratura greca. La donazione della sua vasta collezione libraria alla Biblioteca Giorgio Aprea, avvenuta nel 2004, com-

prende dunque una ricca collezione di saggi e classici di Letteratura greca. Data la vastità e la varietà dei testi la sezione è stata suddivisa in tre sottosezioni, che riprendono concettualmente le sottosezioni del settore latino, ovvero:

1. Saggi di Letteratura (Sez. D) 2. Edizioni critiche e testi (Sez. E) 3. Commenti e traduzioni (Sez. F)

Si tratta di circa 150 volumi in tutto, di cui la maggior parte saggi: edizioni dagli anni ‘30 agli anni ’80,

anche se non mancano opere più antiche. Sono presenti nella collezione i maggiori autori della letteratura greca, nei vari generi letterari: poesia

(Saffo e Alceo), teatro (Eschilo ed Euripide soprattut-to), epica (Apollonio Rodio; Omero), filosofia (Aristotele). In particolare, poi, sono presenti testimonianze in lin-gua greca di autori latini, come l’edizione critica delle lettere di Marco Giunio Bruto, che scrisse in greco, o anche gli epigrammi di Lucilio, liberto greco di epoca neroniana, che visse a Roma, ma scrisse sempre in lin-gua greca. Come per tutta la donazione, molti dei libri sono o-maggi di amici e colleghi, per cui è frequente ritrovare

dediche degli autori sul frontespizio. Dato il prestigio della donazione, la Biblioteca ha provveduto alla scansione ed alla digitalizzazione dei frontespizi che riportano una dedica personalizzata, che dunque risultano visibili in OPAC locale (BiblioRoma) e su SBN. Al fine di facilitare la ricerca a scaffale da parte degli utenti, le opere di saggistica sono state raggruppa-

te per genere letterario e poi per autore, mentre le edizioni dei testi sono in ordine alfabetico per autore. Ogni scheda catalografica è corredata di titolo uniforme in latino, così da agevolare la ricerca delle opere classiche tramite catalogo. Tutte le notizie bibliografiche, poi, hanno soggetto e classe Dewey. Per le opere classiche la Biblioteca ha scelto di aggiungere un soggetto formale che possa distinguere le

“edizioni critiche, i “commenti” e le semplici “traduzioni”. In biblioteca, presso la Sala Fondi Speciali, è disponibile una copia cartacea dell’intera sezione, che com-

prende autori, titoli, collocazioni, soggetti, classe Dewey e dediche di ogni volume.

Donazione Francesco Arnaldi: la sezione “Letteratura greca”

La Biblioteca in Evidenza 1

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I periodici e le collane sono pubblicazioni di tipo seriale: sono editi in parti successive distinte che hanno di norma designazioni numeriche e cronologiche, sono concepiti per continuare indefinitamente senza un termine o un numero di volumi prestabiliti, in li-nea teorica in quanto possono cessare anche dopo pochi mesi a causa di molteplici fatto-ri, spesso economici, legati all'interesse che il periodico suscita nel pubblico e al conse-guente numero di abbonamenti. L'aggiornamento è assicurato tramite il Catalogo Italiano dei Periodici (ACNP), un

portale che raccoglie le descrizioni bibliografiche delle pubblicazioni periodiche posse-dute da biblioteche dislocate su tutto il territorio nazionale e copre tutti i settori discipli-nari. A tale progetto ha aderito la nostra biblioteca che ha inserito nel portale circa 790 titoli di riviste. La Sala Sijpesteijn conserva circa 25 raccolte di periodici, per un totale approssimativo

di 1000 pubblicazioni: la sezione ha carattere interdisciplinare con una specializzazione in papirologia ed epigrafia. La Direzione ne cura la continuazione, l'arricchimento e il completamento tramite l'ac-

quisizione, la catalogazione e la gestione amministrativa. La più corposa raccolta è rappresentata da L'Année philologique, il cui posseduto risale al 1888 ma la più an-

tica relativa al fondo originario Sijpesteijn è Archiv für Papyrusforschung und verwandte Gebiete del 1901.

Sala Sijpesteijn: la sezione “Periodici” (a cura di Serena Sarra)

La Biblioteca in Evidenza 2

Fondo Libri Rari: stage in biblioteca (a cura di Rosanna Rulli)

Progetti 1

Il Centro di Servizi Bibliotecari di area umanistica possiede diversi libri di pregio, raccolti in un fondo unitario. Tale raccolta di libri antichi e rari, denominata “Fondo Rari”, è un piccolo nucleo di volumi in lenta e continua espansione, alimentato dalla passione bibliofila di alcuni docenti della Facoltà, che nel corso degli ultimi 10 anni con acquisti antiquariali hanno permesso l’accumulo di 30 unità bibliografiche pregiate tra cinquecentine, secentine, settecentine e libri dell’Ottocento. Il Fondo, collocato per ragioni di sicurezza nella stanza della Direzione, contiene prevalentemente monografie, edizioni di classici latini e due riviste tedesche del Settecento di ambito filologico. Il mio tirocinio, iniziato a novembre del 2014, è partito con la predisposizione di un sistema di collocazio-ne delle opere, la cui segnatura è costituita da un codice contenente le prime tre lettere del nome dell’autore, seguite dalle prime tre lettere del titolo dell'opera. In questo modo le opere dello stesso auto-re si troveranno collocate nello stesso spazio di scaffale. Dopo aver verificato che i volumi avessero tutti un numero d'inventario sono stati inseriti nel catalogo collettivo del servizio bibliotecario nazionale l'OPAC SBN. Una volta ottenuto l'accredito all'accesso al software SBNweb tramite il POLO, ho provveduto al lavoro di catalogazione seguendo due percorsi: per le opere già presenti nel OPAC, le cui schede risultavano già elaborate da altri bibliotecari, poiché presenti in altre biblioteche, ho effettuato l'operazione di cattura del-la scheda, inserendovi solo i dati gestionali (inventario e collocazione) relativi all'opera posseduta dalla biblioteca Giorgio Aprea. Per le opere non presenti nel sistema ho provveduto alla creazione di una nuo-va scheda catalografica, inserendo tutti i dati dell’opera: titolo, autore, edizione, pubblicazione, descrizio-ne fisica, collocazione, per le opere anteriori al 1830, ho inserito l’IMPRONTA e la SEGNATURA.

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Donazione Filosa-Vocaturo: l’esperienza dello stage dottorale (a cura di Roberta Pelagalli)

Progetti 2

Come dottoranda in Letterature comparate presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Mo-derne dell’Università di Bologna, ho svolto attività di stage presso il Centro Servizi Bibliotecari di Area Umanistica dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. La Biblioteca “Giorgio Aprea” mi ha aper-to così le porte dell’affascinante fondo librario d’ambito letterario che i coniugi Carlo Filosa e Rosa Voca-turo hanno generosamente donato all’Ateneo cassinate negli anni Ottanta del secolo scorso. In linea con i miei interessi scientifici, ho avuto il piacere di occuparmi della catalogazione in Indice SBN

della sezione riservata alle Letterature straniere. La fusione delle due biblioteche dei coniugi ha dato luo-go, infatti, all’unico grande Fondo Filosa-Vocaturo, che la Biblioteca “Giorgio Aprea” ha ordinatamente articolato in filoni corrispondenti a precise collocazioni: Letteratura italiana, greco-latina e straniera, Storia della Lingua, Dizionari, Saggi di critica letteraria. L’interesse che i donatori, entrambi docenti di Lettere, avevano per le letture straniere spaziava dalla

letteratura americana in lingua inglese a quella inglese, francese e russa, tutte in traduzione italiana. I no-mi di Buck, Dickens, Dostoevskij, Tolstoj sono quelli che ricorrono più frequentemente tra i 54 testi catalo-gati per tale sezione. Ai grandi classici come Le avventure di Nicola Nickleby di Charles Dickens o I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij si affiancano esempi altrettanto noti di narrativa per ragazzi come Piccoli uomini di Louisa May Alcott, opera che abbiamo repu-tato interessante digitalizzare per l’antichità e per la rarità dell’esemplare. Collegando dunque l’oggetto digitale alla notizia

catalografica, renderemo consultabile in rete questo testo di Letteratura americana in lingua inglese, nella traduzione italiana di Ciro e Michelina Trabalza. L’opera, edita dalla Casa Editrice Carabba nel 1907, vanta l’esclusiva di essere posseduta dalla sola biblio-teca “Giorgio Aprea” e di recare sul frontespizio un’originale dedica autografa presumibilmente della sorella di Rosa Vocaturo.

Una fase importante del progetto è stata la valutazione, ovvero la stima economica dei volumi, effettuata attraverso la consultazione di siti specializzati. La stima economica di tutto il Fondo è stata fondamentale per conoscere il valore anche materiale oltre che culturale del patrimonio. I testi del fondo sono disponibili solo per la consultazione in loco per preservarne l'integrità. È concessa la riproduzione tramite scatti fotografici e previa autorizzazione. Tra i volumi più interessanti segnalo le Orazioni di Cicerone nell’edizione del 1545. Ringrazio della grande opportunità la dott.ssa Scaramuzzino ed invito tutti gli studenti a consultare il Fondo, proponendo la digitalizzazione delle opere presenti per poterle mettere a disposizione di un mag-gior numero di utenti e preservarne la conservazione.

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10 C.S.B. Area Umanistica Via Zamosch - Cassino (FR) Tel. 0776 2993871 email: [email protected]

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Una finestra su…

Biblioteca comunale di San Giorgio a Liri

La biblioteca di San Giorgio a Liri è situata a pochi passi dal centro cittadino, in via Roma, presso il centro polivalente ”A.R. Livatino”. Ha una superficie di ben 450 mq a disposizione del pubblico, ed è costituita da una

sala di consultazione con 70 posti, una sala riunioni con 150 posti a sedere, una sala multimediale con 10 postazioni in rete, proiettori e dvd.

Il Centro polivalente è dotato anche di auditorium con 300 posti, utilizzato per i numerosi eventi culturali pro-mossi dal Comune. E’ aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 20.00, e il sabato fino alle 21.00. Capofila del Sistema Bibliotecario della Valle dei Santi, una convenzione nata nel 1999 tra cinque Comuni, e che oggi ne conta 15, tra cui la Biblioteca Comunale di Cassi-no, la Biblioteca di San Giorgio è diventata un punto di riferimento nel territorio per l’organizzazione di eventi e

progetti. L'intento dell'A.B.I. "Valle dei Santi" è di promuovere il gusto della lettura fuori dalle biblioteche creando legami tra i lettori e la storia. In collaborazione e con la disponibilità dei tutte le biblioteche aderenti al Sistema,

sono realizzati progetti per le scuole, come in occasione del cente-nario della prima guerra mondiale, e numerosi incontri con gli au-tori: la manifestazione Liber vocat ad libertatem ha visto la parteci-pazione, tra gli altri, di Dacia Maraini, Lia Levi, Pino Caruso, Olim-pio Guerra. Nella Biblioteca ha sede un centro catalografico con 6 postazioni

di lavoro, in cui opera il personale proprio della biblioteca coadiu-vato da quello di Lazio Service (Società in house della Regione La-zio). Il Sistema può vantare un patrimonio complessivo di circa 100.000 volumi: un pulmino dell’associazione è messo a disposizio-ne per il prestito interbibliotecario, per sopperire in maniera otti-male alle esigenze degli utenti. La Biblioteca di San Giorgio a Liri è specializzata nella sezione

ragazzi: un patrimonio di circa 12.000 volumi, con particolare riguardo alla fascia d’età infantile fino ai 18 anni. Aderisce inoltre all’iniziativa Nati per Leggere: per dicembre sono previsti una serie di incontri rivolti ai bambini da 0 a 3 anni, dal titolo Dicembre da fiaba. Per informazioni: Tel. 0776.913352 Email: [email protected] sito: http://www.culturalazio.it/sistembiblio/valledeisanti/

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CSB Area Umanistica – Biblioteca Giorgio Aprea

De Bibliotheca: modi diversi di interpretarla di Donata Guida, dottore di ricerca in Storia delle idee

Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale

La parola a…

Umberto Eco prospetta la realizzazione di una biblioteca in un universo a misura d’uomo …”cioè in un universo anche gaio, anche con la possibilità di un cappuccino, anche con la possibilità per i due studenti in un pomeriggio di sedersi sul divano e, non dico darsi ad un indecente amplesso, ma consumare parte del loro flirt nella biblioteca, mentre si prendono e si rimettono negli scaffali alcuni libri di interesse scien-tifico, cioè una biblioteca in cui faccia venir voglia di andarci e si trasformi in una grande macchina per il tempo libero …” Ciò che si auspicava Eco è stato realizzato ad Amsterdam. La biblioteca pubblica di Am-sterdam (OBA) ospita nella propria avveniristica sede sale per bambini, sale per l’ascolto di cd e la visione di film, sale per la consultazione di quotidiani, sale ultra silenziose per studiosi esigenti e … un ristorante ed un caffè per il famoso “cappuccino”. Tra queste biblioteche antiche, utopiche, ultramoderne si trovano altre realtà. Biblioteche che non vanta-

no una tradizione benedettina e che non sono ospitate in strutture all’avanguardia, ma che nel loro piccolo cercano di svolgere al meglio il proprio compito e di soddisfare le innumerevoli richieste di studenti di ogni età. Magari posseggono una o due sale lettura, tre o quattro postazioni di computer, gli orari di aper-tura non sono dei migliori… ma sono biblioteche dove ci si reca ben volentieri, per leggere un romanzo, cercare un testo raro, ascoltare musica, scambiarsi e confrontarsi sui diversi testi o autori studiati. Sono un ”corpo vivente” per dirla con una frase di Musil, una seconda agorà per usare un termine della cultura greca che ben sapeva quanto fosse importante la discussione ed il confronto di idee. Le biblioteche sono un universo in continua espansione che hanno coordinate spazio-temporali non propriamente geometri-che, capaci di allargare gli orizzonti e di unire diversi modi di vedere il mondo e… ci si augura che possa-no farsi voce di un comune modo di sentire. Esse sono testimoni e custodi del continuo “divenire” e della continua trasformazione del sapere… memoria storica di popolazioni… Una continua trasformazione con-servata ed acquisita dalle biblioteche che nella loro identità danno voce e testimonianza del cambiamento del sapere mai statico; perché, come aveva teorizzato Eraclito, le acque del fiume non permangono mai identiche. Identità e cambiamento coesistono, si appartengono l’un l’altro, non c’è diatriba. La Biblioteca è il punto di partenza e di arrivo della cultura del mondo, un ”infinito cerchio”, senza il quale l’umanità brancolerebbe nel buio del caos.

Silenzio e biblioteca sembrano legati da un filo indissolubile. La voce della biblio-teca è una voce “insonora” parla attraverso un libro, un film, un cd, un dvd. Im-mensi scaffali di blocchi silenti dove risuonano i passi di chi cerca qualcosa. Un qualcosa che, una volta trovato, avrà voce solo alle orecchie del rinvenitore. Il ru-more, se ci sarà, comincerà fuori dalla biblioteca, quando la persona userà per i suoi scopi (sempre nuovi rispetto al documento originario) ciò che ha letto, visto e udito. La Biblioteca di Babele non viene mai definita da Borges silenziosa. Non ne ha bi-

sogno, è intuitivo; mette solo in risalto il turbamento sonoro degli esseri umani privi di un libro che ritengono necessario.

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Personale e Servizi:

Centro di Servizi Bibliotecari

ORARIO

Sede Centrale

Sala Braga

Apertura ogni martedì 10.00-13.00

Lunedì - Giovedì 8:45-17:15

Venerdì 8:45-13:15

Biblioteca “Giorgio Aprea”

Via Zamosch, 43

03043 Cassino (FR)

Tel 0776 2993871

Fax 0776 2993831

E-mail: [email protected]

Notiziario bimestrale a cura di:

Sofia Arciero

Gabriella d’Ippolito

Manuela Scaramuzzino

Manuela Scaramuzzino Direzione 0776 2993871

[email protected] [email protected] per Prestito interbibliotecario e Document Delivery

Sofia Arciero Catalogazione e Reference 0776 2993541 [email protected]

Marisa Carlino Prestito locale Assistenza bibliografica 0776 2993804 [email protected]

Gabriella d’Ippolito Catalogazione Reference specializzato

0776 2993805 [email protected]

Anna Mentella Prestito locale Assistenza bibliografica 0776 2993804 [email protected]

Cinzia Valente Ufficio Amministrativo Gestione Periodici

0776 2993864 [email protected]