New oratorio news N. 21 anno 5 Marzo 2016 · - L’ultima riga delle favole Pag. 25 - Donne e...
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La redazione
Alessandro Granata
Andrea Carenzi
Andrea Coldani
Carlo Maestroni (Coach)
Corinne Cipolla
Cristian Di Cosimo
Don Paolo
Elena Malaraggia
Emma Coldani
Federica Arensi
Giada Mainardi
Giovanni Pasquali
Gruppo 2003
Gruppo ‘98
Jessica Maiocchi
Laura Bosoni
Luca Ferrari
Luca Fontana
Matteo Carenzi
Matteo Micheli
Matteo Panzeri
Mattia Maniezzo
Mattia Mazzara
Paola Fulghieri
Sara Pasetti
Stefano Poggi
In questo numero…
Pag. 3 - Pace a voi!
Pag. 5 - Archeologi “trollati”!
Pag. 7 - Colomba o uovo?
Pag. 9 - Artemisia Gentileschi
Pag. 11 - Un carillon gigante!
Pag. 12 - In fondo al mar!
Pag. 16 - Lo sapevi che..?
Pag. 17 - Nicole Orlando
Pag. 18 - Un magico sospiro
Pag. 20 - Ricetta: salame di
cioccolato!
Pag. 21 - Motociclismo
Pag. 22 - Colpa delle stelle
Pag. 23 - L’ultima riga delle
favole
Pag. 25 - Donne e videogiochi
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www.oratoriosancolombano.com
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“Pace a voi” con queste parole Gesù–Risorto appare nel cenacolo il
giorno di Pasqua. Gesù ha davanti Pietro, che lo aveva rinnegato e
ora combatte con il senso di colpa; Giovanni, che lo aveva seguito fin
sotto la croce e ora affronta il dolore della perdita; Maria, che lo
piange e affronta il dubbio della fede pensando alle parole dell’An-
gelo 33 anni prima; gli altri discepoli che si sono nascosti nel momen-
to della prova e ora fanno i conti con la vergogna e lo smarrimento
pensando al loro futuro. È questo il mosaico delle emozioni che Gesù
si trova davanti: tessere cupe e tristi che nascono dal dolore, dallo
sconforto, dalla disperazione, dalla delusione, dal senso di fallimen-
to. Ci sono anche i colori forti della rabbia, dell’odio, della voglia di
vendetta, del rancore verso tutti (dai romani ai sacerdoti fino ai
compagni).
Gesù, la vittima innocente, l’abbandonato, il tradito, il maltrattato,
l’ucciso… porta il colore della luce, della pace: nel buio dell’animo
umano che fa i conti con le proprie bruttezze “sfolgora il sole di Pa-
squa” (inno di Pasqua). Quella luce, quella pace, trasforma ciò che
illumina: porta la vita dove c’è la morte, la gioia dove c’è il dolore,
l’amicizia dove c’è l’odio, la speranza dove c’è lo sconforto. I cuori
che sono raggiunti da Cristo si ricolorano e la vita risplende.
Nel Cenacolo, la mattina di Pasqua di 2000 anni fa, c’è tutta la Chie-
sa di allora e di oggi con il suo amore per Cristo-Salvatore, con il suo
impegno, sacrificio, ma anche con le sue difficoltà e piccolezze. Nel
Cenacolo, la mattina di Pasqua di ogni tempo, c’è ogni cristiano che
incontra Gesù-Maestro, con il desiderio di seguire il Vangelo, ma alle
prese con le difficoltà di essere testimone credibile ed efficace nel
mondo spesso lontano dalla Via del Vangelo in cui è sempre più diffi-
cile costruire una vera comunione tra le persone. Nel Cenacolo, la
mattina di Pasqua, c’è il cuore di ognuno di noi bisognoso di essere
illuminato dalla luce di Gesù-Amico e Fratello.
Ad ognuno di noi il Signore rivolge il suo annuncio “Pace a te”. È que-
sta presenza benefica del Suo Amore in noi che ci dona la forza di
Pace a voi! di Don Paolo
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! spezzare le catene e i gioghi che intrappolano la nostra vita: ranco-
re, delusione, dubbi, egoismo, senso di abbandono, povertà. La pace
di Cristo viene dalla vittoria dell’Amore onnipotente del Signore su
tutti i mali che colpiscono l’uomo (o che spesso albergano nel suo
cuore).
Nella sua passione c’è ogni passione umana, nel dolore di Maria c’è il
dolore di ogni figlio di Dio, nel silenzio del sepolcro c’è il dubbio e lo
smarrimento di ogni cuore, ma celebrare la Pasqua ci ricordi che nel-
la Risurrezione di Cristo c’è la risurrezione di ogni uomo. Il riscatto
dei poveri, le lacrime asciugate dei sofferenti, lo sguardo alzato di
chi torna a sperare, le ferite rimarginate di chi ha sperimentato il
dolore fisico e spirituale.
“Pace a voi” dice il Signore e ogni domenica lo sentiamo nella Messa
pronunciato a nome di Cristo dal sacerdote. “La pace sia con te” a
cui segue lo scambio della pace, così come nel Cenacolo il dono divino
della pace è un tesoro che il Signore affida a voi per essere scam-
biato – facendosi do-
no reciproco – con
ogni fratello, con
ogni uomo. La Chiesa,
i cristiani, ciaschedu-
no di noi, faccia suo
tesoro la pace di Cri-
sto, lasciandosi illu-
minare dalla sua luce
e diventandone stru-
mento efficace per il
mondo.
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Archeologi “trollati”! Di Giovanni Pasquali
“Pesce d’Aprile! Dai, Non prendertela.
È solo uno scherzo!” Questa frase
risuona diverse volte per le strade, le
case, le scuole, il 1°Aprile, il giorno
dello scherzo per eccellenza.
Se siete della categoria dei permalosi
che ci rimangono male per essere
cascati ingenuamente nella burla,
consolatevi: gli scherzi sono vecchi
come il mondo. Per dimostrarlo vi dirò
di alcuni “troll” di cui furono vittime
uomini, scienziati, che si occupano davvero di cose vecchie come il
mondo: gli archeologi.
L’archeologia è tutt’altro che una scienza esatta e non è raro
prendere lucciole per lanterne, quando si tratta di lucciole di
duemila e passa anni fa. Lo sa bene il povero professor Beringer che
nel 1726 pubblica un libro in cui racconta dei fossili trovati da lui
stesso insieme ai suoi studenti vicino a Würzburg (Germania). Il
rinomato professore descrive i fossili nel dettaglio, li rappresenta
graficamente, esalta la propria scoperta alla faccia dei rivali…
Finché non si scoprì che era tutto uno scherzo accuratamente
preparato dagli stessi scolari che si erano preoccupati di preparare
le “fossilizzazioni” e di nasconderle dove sapevano che il prof
avrebbe scavato.
Penserete che solo un pollo possa cascare in uno scherzo simile.
Ebbene persino il grandissimo Winckelmann, padre dell’archeologia
come scienza, è stato vittima di una beffa simile ad opera del
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fratello di Casanova. Questi realizzò tre dipinti e li mandò a
Winckelmann, dicendogli senza vergogna che erano stati staccati da
delle pareti di Pompei. Casanova arricchì la sua storia con dettagli
romanzeschi e drammatici e l’archeologo ci cascò in pieno!
Winckelmann dichiarò che l’opera era una meraviglia “di cui nessuno
aveva visto l’uguale” (e in effetti era vero!) ed arrivò a dire che si
trattava di “una delle più belle figure che ci siano rimaste
dall’antichità”. Colpito e affondato, anzi “trollato”.
Se state pensando di provare a ingannare un archeologo, mi dispiace
dirvi che oggi non è più possibile; l’archeologia ha fatto grandi passi
avanti e ha raggiunto un livello tale di tecnologia che verreste
scoperti in due minuti. Non ci resta che consolarci pensando che
anche i grandissimi dotti cascano negli scherzi più banali.
Ultimo assolutamente da raccontare, anche
se un pochino fuori tema, è il filosofo
Nietzsche (per gli amici “Nice”) al quale dei
teppistelli in erba riempivano l’ombrello di
sassi mentre lui vagava nei propri pensieri,
ignaro di tutto. Appena iniziava a piovere
Nietzsche apriva l’ombrello e si stupiva nel
trovarci sassi che gli rimbalzavano sulla
testa. E ciò gli accadde diverse volte.
Insomma non prendiamocela… Se ci cascano i grandi della cultura
possiamo accettare di essere trollati anche noi.
Buon Pesce d’Aprile!
P.S. Le storie di Beringer e Winckelmann sono tratte dal libro
“Civiltà sepolte” di C.W.Ceram. Quest’opera racconta le storie degli
archeologi e delle loro scoperte; è un libro interessante, ve lo
consiglio!
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Colomba o uovo? di Giada Mainardi
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La colomba è, insieme all’uovo di cioccolato, uno dei dolci tipici della
tradizione di Pasqua: diffusa su tutto lo Stivale, la ricetta originaria
è di provenienza lombarda, sebbene negli anni si siano sviluppate le
più creative varianti da regione a regione. Quando nasce e quali sono
i significati di questa
prelibatezza?
La storia della colomba
pasquale è da sempre
circondata da miti e
leggende: sono infatti
moltissime le
interpretazioni sulla
sua nascita.
Ufficialmente si fa
risalire la nascita della colomba nei primi decenni del Novecento,
grazie a un’intuizione industriale rivelatasi un successo. Il tutto
accade a Milano negli anni ’30 presso le strutture della ditta Motta,
quando il direttore della pubblicità Dino Villani avanzò una proposta
vincente.
L’azienda, già conosciuta per i suoi famosi panettoni, decise di
trovare una strategia per riutilizzare macchinari e ingredienti
natalizi anche nei mesi successivi. Nacque così la colomba: un dolce
che sfrutta le medesime procedure di preparazione, rifinito da uno
strato superficiale di mandorle. La preparazione classica prevede
farina, burro, uova, zucchero, buccia d’arancia candita e le già citate
mandorle. In brevissimo tempo, la colomba si diffuse rapidamente
tra i consumatori, diventando il dolce irrinunciabile per la domenica
di Pasqua.
La forma tipica sembra riferirsi alla tradizione cristiana: il volatile è
infatti un animale che ricorre frequentemente nelle scritture, sia
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del Vecchio che del Nuovo Testamento. Dall’Arca di Noè alla
Risurrezione di Cristo, la colomba nella religione è rappresentazione
dello Spirito Santo, della speranza e della salvezza. Oltre ai
significati connessi al culto, in moltissime culture mondiali la colomba
è universalmente accettata come il simbolo della pace e della
prosperità.
Per quanto riguarda le leggende, una tra le più interessanti vede
come protagonista il nostro patrono San Colombano. Si narra infatti
che il nome del dolce derivi da quello del Santo. Nel ’600, San
Colombano venne invitato con i suoi monaci alla corte della regina
longobarda Teodolinda. Questi rifiutarono un banchetto ricco di
carni e selvaggina, pur non essendo un venerdì di quaresima. Il santo,
allora abate, per evitare che la regina potesse offendersi, avrebbe
quindi trasformato le pietanze servite in pani bianchi e candidi, dalle
tipiche forme della colomba.
L'uovo di Pasqua ha
origini molto antiche
che si rifanno a riti
legati all'inizio del
periodo primaverile
visto come
rinnovamento della
natura e quindi legato
alla fecondità. Durante i
secoli si sono poi
aggiunte altre tradizioni e leggende legate a questo strano prodotto
della natura.
Per quanto riguarda la tradizione di donare uova, si hanno
documentazioni dai tempi degli antichi Persiani, che erano soliti
scambiarsi le uova di gallina (a volte sommariamente decorate a
mano) al principio della primavera. Durante il periodo di Quaresima,
in virtù del digiuno, le uova vengono spesso non consumate ed
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accumulate per il periodo successivo. Nella tradizione balcanica
l'uovo di gallina cucinato sodo viene colorato tradizionalmente di
rosso, simbolo della Passione, in genere durante il Giovedì Santo,
giorno dell'Ultima Cena, e consumato a Pasqua e nei giorni successivi.
L’uovo di cioccolata ha avuto la sua maggiore diffusione soprattutto a
partire dal XX secolo e vanta il maggior consumo durante il periodo
pasquale. E l’aggiunta al suo interno di un regalo è stata
probabilmente la molla che ha fatto incrementare la sua popolarità in
ambito commerciale, in particolar modo tra i più piccoli.
Artemisia Gentileschi di Emma Coldani
Ricordando l’8 marzo, la festa dedicata alla donna, perché non farlo
valutando in ambito artistico l’importanza della grande Artemisia
Gentileschi? In un’epoca dove il mestiere del pittore era prerogativa
maschile, seppe imporsi con il realismo delle sue opere e il
particolare uso della luce che riprese dal maestro Caravaggio, al
punto di essere una delle poche pittrici a mantenersi
economicamente con la propria arte.
Artemisia nacque a Roma l’8 luglio 1593, perdendo a soli 12 anni la
madre. Visse col padre Orazio anch’esso pittore e, da unica femmina
di 6 figli, sembrava decisamente improbabile che intraprendesse la
carriera artistica. Nella grande casa frequentata assiduamente da
artisti colleghi del padre, il genio precoce di Artemisia cominciò a
manifestarsi già all’età di 3 anni, quando giocava tra pennelli e
tavolozze . L’aiuto e l’esempio paterni furono la prima guida, ma ben
presto ella riuscì a trovare un proprio stile artistico: intraprese uno
studio diretto sul maestro Caravaggio e sui suoi seguaci, ma diede
altrettanta importanza a correnti opposte quali quelle di Tommaso
Salini e Giovanni Baglione. A soli 17 anni dipinse una delle sue opere
più significative: “Susanna e i vecchioni”, iconografia ripresa
dall’Antico Testamento (più precisamente da un racconto del Libro di
Daniele).
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In quegli anni frequentava la sua casa Agostino Tassi, maestro di
prospettiva e pittore di talento che, dietro richiesta di Orazio,
divenne guida artistica della giovane e bellissima Artemisia. Il Tassi,
uomo violento e sanguigno, si infatuò ben presto della ragazza
arrivando a violentarla ripetutamente. Né riuscì a preservarla da
tale orrendo destino l’amica d’infanzia Tuzia che, benché al
corrente, le voltò le spalle lasciandola in balia del violentatore.
Questo importante fatto farà della solidarietà femminile uno dei
capisaldi delle sue opere, quali “Giuditta e la fantesca” e “Giuditta
decapita Oloferne”. Suo padre piuttosto denunciò il Tassi che, a
seguito di mesi di processo, venne condannato ad una breve pena
mentre Artemisia dovette subire
continue umiliazioni pubbliche e
finanche torture perché ritrattasse.
Nonostante tutto ella perseverò
nell’affermare la verità, maturando il
desiderio di allontanarsi da Roma per
slegarsi da tale passato tormentato. Si
recò a Firenze dallo zio e lì riuscì a
ritrovare e perfezionare il proprio
percorso artistico. Da qui cominciò il
vero viaggio della Gentileschi, che girò
per l’Italia per svolgere numerose
commissioni. Durante il soggiorno a
Roma (1620-22) dipinse cicli sulle due
figure femminili di Lucrezia e Cleopatra, nuovo e ulteriore
riferimento alla tradizione storica ed iconografica, imperniata sulla
traduzione in tela del carico emotivo di sguardi e posture che
conferiscono alle rappresentazioni il titolo di unicum.
Artemisia si spense nel 1652 a Napoli dove, nonostante il successo in
gioventù, morì sola e dimenticata da tutti. Chissà se presto verrà
organizzata una mostra a lei dedicata così da stupirci e perderci
nella bellezza delle sue opere.
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La “Wintergatan Murble Machine” è un strumento musicale simile ad
un carillon che comprende una cassa, un basso, un vibrafono e altri
strumenti che utilizzano una manovella e 2000 biglie di metallo.
La macchina è costituita da parti in legno tagliate con accuratezza,
piste e imbuti adibiti alla raccolta e al
reindirizzamento delle biglie appena
utilizzate. È necessario pecisare che
questa non è la prima volta che vengono
realizzati strumenti a biglie, ma
nell’ambito musicale questo è il progetto
migliore.
Il musicista svedese di nome Martin
Molin, componente di un gruppo musicale
chiamato Wintergatan (che in italiano
significa “Via Lattea”), è il creatore di
tale strumento ed ha impiegato ben 2
anni a realizzarlo. L’idea è nata da un
particolare interesse di Molin per macchine concon ingranaggi
funzionanti attraverso l’uso di biglie, in questo modo ha notato che
ognuno di questi congegni inevitabilmente produce dei suoni,
provocati dallo spostamento di biglie e dal loro scontro con un’altra
superficie, e tale rumore risulta spesso caotico; allo ha deciso di
provare a controllare tale caos. Inizialmente Molin aveva messo in
programma 2 mesi per la realizzazione pratica, ma ce ne sono voluti
14. Oltre agli schizzi carta e penna, il musicista ha utilizzato un
software del computer per calcolare al meglio le dimensioni
partendo da un cubo di 80 centimetri. In seguito ogni pezzo è stato
modellato e adattato gradualmente fino a raggiungere la sua forma
finale.
La macchina è provvista di una ruota centrale che dirige la
programmazione uguale a quella dei campanili inoltre la chiave del
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Un Carillon gigante! di Federica Arensi
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brano può essere regolata durante la produzione.
Il 29 febbraio di quest’anno sul profilo YouTube di nome
“Wintergatan” è stato ufficialmente pubblicato il primo video in cui
si vede l’opera d’arte finalmente in atto.
(È possibile ascoltare il brano riprodotto dalla macchina non solo su
YouTube, ma anche sul sito ufficiale www.wintergatan.net e se si
vuole scoprire la realizzazione passo per passo esiste il profilo
Instagram wintergatan2000).
Intervista doppia: Maschi e femmine
In fondo al mar.. le stelle marine come non le avete mai viste
di Paola Fulghieri
E splash! e ciffff! e ciafff!
L'estate è ancora lontana, ma molti segretamente sognano di fa-
re un tuffo nel mare...
forse a Pasqua i più fortunati saranno su una spiaggia bianca e
soleggiata ad ascoltare le onde che si infrangono a riva, respiran-
do l'odore salmastro del mare, ammirando la liquida coperta blu
che ineguale e tremolante abbraccia la costa.
Che pace, che bellezza.
Uno spettacolo del genere certo appaga i sensi, ma voi non siate
superficiali! Immergetevi senza paura nelle acque da cui miliardi
di anni fa ha avuto origine la vita, curiosate in profondità (non
preoccupatevi, l'acqua non vi farà bruciare gli occhi perché la no-
stra immersione è speciale) e scoprirete un fondale brulicante,
vario, popolato.
Splashhh! Blublublublub....
Uhmm, sembra immobile. Forse sta dormendo. Beh, normale, la
sua vita è principalmente notturna.
No, invece si sta muovendo lentamente. Se prendete un punto di
riferimento ve ne accorgete.
E' lei! E' davvero un animale interessante! Avviciniamoci per co-
noscerla.
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Le stelle marine sono conosciute in termini scientifici come
Asteroidea e insieme a ricci di mare, gigli di mare, cetrioli di ma-
re (non ridete, si mangiano, sono buonissimi!) e stelle serpentine
(sì, esistono anche loro) appartengono al phylum degli Echinoder-
mi.
Potremmo dirle “Dammi il cinque, stella marina!” perché il suo
corpo ha una simmetria pentaraggiata, vale a dire che general-
mente presenta cinque braccia fuse in un disco centrale. Non so-
no braccia qualunque, perché le riveste un dermascheletro, uno
scheletro calcareo davvero particolare formato da ossicoli e spi-
cole, che è una via di mezzo tra lo scheletro interno di tutti i
vertebrati e l'esoscheletro tipico degli insetti.
Questa struttura di sostegno è immersa in un tipo speciale di col-
lagene, l'MCT (mutable collagene tissue, il “collagene mutevole a
scatto”) che si rivela molto vantaggioso per la stella marina, per-
ché, irrigidendosi o diventando lasso, le permette di mantenere
varie posture senza sforzo muscolare.
Oltre allo scheletro dermico e al collagene mutevole, la terza ca-
ratteristica che rende unici gli echinodermi è la presenza di un
sistema particolare, che non ritroviamo in nessun altro essere
vivente: il sistema acquifero, utile per la respirazione, l'alimen-
tazione e la locomozione.
Adesso non ci resta che vedere una stella marina in azione.
Come si muovono le stelle marine?
Ogni stella è dotata di minuscoli pedicelli a forma di ampolla, che
sono estroflessioni del sistema acquifero e si trovano al centro di
ogni braccio a ridosso di un solco. Funzionano come tante ventose
e il loro movimento coordinato permette un lento avanzamento.
Che cosa mangiano?
Possono limitarsi a filtrare piccole particelle disciolte in acqua (la
loro bocca è rivolta verso il basso, mentre l'ano è dorsale) oppure
darsi alla predazione di piccoli crostacei, pesci e molluschi.
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Sono pericolose?
Questa sì che è una domanda inte-
ressante! Per noi fortunatamente no.
Fra le vittime delle stelle marine ci
sono tanti molluschi bivalvi: la stella
circonda e abbraccia la loro conchi-
glia per aprirla (grazie al collagene
mutevole non fa nessuno sforzo) e
quando il mollusco spossato cede, ri-
versa all'interno il proprio stomaco
estroflettibile per digerire la preda!
Le stelle marine infatti sono una ve-
ra piaga per intere popolazioni di
ostriche e bivalvi di grande impor-
tanza economica, per eliminarle si
ricorre perfino alla calce viva! In questo modo il sottile strato di
epidermide si danneggia irreparabilmente, le branchie si otturano
e la stella collassa.
Come si riproducono?
Negli echinodermi la ri-
produzione è sessuata con fecondazione ester-na: i gameti prodotti
vengono rilasciati in ac-
qua; la loro unione por-
terà alla nascita di una
prima larva detta bipin-n a r i a e -
successivamente- di una
seconda larva chiamata branchiolaria che metamorfoserà in stella
marina.
Curiosamente le stelle marine praticano anche la riproduzione asessuata: da un singolo braccio può formarsi un intero organi-
smo! Inoltre rigenerano con facilità le parti perdute e possono
liberarsi di quelle danneggiate staccandole dal proprio corpo
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C’È POSTO PER TUTTI...ANCHE PER TE !
Se leggendo il nostro giornale ti sono venute in mente nuove idee o desideri far parte della
redazione manda una mail all’indirizzo: [email protected]
ospitiamo volentieri anche manifesti e pubblicità di iniziative proposte dalle associazioni di volontariato
della nostra comunità.
(autotomia). A questo proposito pensate com'era dannosa l'abi-
tudine di tagliare a metà con l'accetta le stelle marine, prassi
comune per gli allevatori di ostriche che desideravano liberarse-
ne: invece, come in un film dell'orrore, le stelle tornavano in ma-
re raddoppiate!
Blublublublublub...la nostra immersione é terminata, abbiamo
fatto la conoscenza di stelle che non brillano affatto, pur esi-
stendo nei colori più diversi. Mi raccomando non consideratele
vegetali o rocce e fate attenzione se decidete di metterle nel
vostro acquario!
Spashh...cifff...ciafff cifff...ciafff...splashh
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1. Walt Disney fu licenziato da un editore
per mancanza di creatività.
2. Il cioccolato migliore la circolazione
sanguigna ed aumenta il buonumore. Al-
cuni psicologi utilizzano anche la ciocco-
lato-terapia.
3. Gli scoiattoli fanno le fusa proprio come
i gatti.
4. Se un’amicizia dura più di otto anni, se-
condo gli psicologi durerà tutta la vita.
5. Ad Amsterdam ci sono 1539 ponti, a Ve-
nezia invece solamente 426.
6. I minion sono diventati così popolari che
è stato introdotto il colore giallo minion
nel pantone (sistema di codifica dei co-
lori).
7. LOL è una parola di origine olandese che significa diverti-
mento.
8. In Windows non è possibile chiamare una cartella “con”
9. I gatti spendono il 70% della loro
vita dormendo.
10. Ogni sabato in Islanda è la gior-
nata in cui le caramelle vengono
vendute a metà prezzo
Lo sapevi che..? di Stefano Poggi
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Nicole Orlando di Jessica Maiocchi
Nicole Orlando: a molti di voi questo nome non dirà molto, ma chi
segue lo sport avrà già sentito parlare di questa ragazza di Biella
che, a soli 22 anni, è già entrata nella storia. Si è portata infatti
recentemente a casa ben cinque medaglie dal Sud Africa, dove
ha partecipato ai campionati mondiali di atletica leggera dedicati
a ragazzi con la sindrome di Down.
La sua passione per lo sport è nata quando era ancora piccolissi-
ma e la mamma l’ha portata alla palestra nella sua città per fare
ginnastica artistica, dove è stata accolta da Anna Miglietta, ex
allenatrice della nazionale di ginnastica ritmica, e da Franco Ruf-
fa, presidente della Società Ginnastica La Marmora. Qui ha avu-
to l’opportunità di mettersi alla prova al fianco delle altre bambi-
ne normodotate in varie discipline della ginnastica già a tre anni.
Si è appassionata cosi allo sport in generale, arrivando a prati-
carne molti e arrivando così al mondiale di atletica leggera, nel
quale è riuscita a conquistare 5 medaglie in discipline diverse:
oro nei 100 metri, salto in lungo, triathlon (con record del mon-
do) e staffetta 4x100 e argento nella 200 m.
È riuscita quindi ad entrare nella storia e a portare alto il nome
dell’Italia in Sud Africa. Avrà l’opportunità di far valere il suo
nome anche qui in Italia. Parteciperà infatti a Luglio ai Trisome
Games, ovvero la prima edizione delle olimpiadi riservate ad at-
leti con la sindrome di down, che si terranno a Firenze e in To-
scana tra il 15 e il 22 luglio e ospiteranno circa 900 tra atleti e
tecnici provenienti
dai 5 continenti.
Non ci resta quindi
che aspettare que-
sto evento e tifare
un po’ anche per
questi ragazzi spe-
ciali.
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ECCOLA LA’,COME UNA STATUINA
QUELLA PICCOLINA, CHE GUARDA DA LONTANO IL SUO
PICCOLO PAESINO.
LEI SOSPIRA,E,MENTRE SOGNA AD OCCHI APERTI, SI
PERDE NELLA BREZZA
DEL VENTO, E I SUOI CAPELLI ONDEGGIANO COME SPI-
GHE.
LAGGIU’,DOVE NON C’ E’ DESTINAZIONE E NON SAI DOVE
FINISCI, LEI PENSA E
FA UN SOSPIRO,MA QUELLO NON E’ UN NORMALE SOSPI-
RO, E’ UN SOSPIRO
MAGICO SENZA LIMITI,CHE SENZA GIOIA E AMICIZIA
NON SI PUO’ ATTIVARE.
INSOMMA, IL SOSPIRO MAGICO E’ SOLO DEI BAMBINI,
E’ QUELLO CHE GLI PERMETTE DI SOGNARE AD OCCHI
APERTI O CHIUSI,SEMPRE E
IN OGNI MOMENTO, PER POI ESSERE CONTENTI QUANTO
TU NON SAI, ECCO
PERCHE’ NON RIESCI MAI.
Un magico sospiro di Sara Tedeschi
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IL SOSPIRO MAGICO I BAMBINI LO CHIAMANO SOL-
TANTO SOSPIRO MA DA ADULTI
SI RENDONO CONTO DELLA FORTUNA CHE AVEVANO E
CHE ADESSO L’HANNO PERSA.
SCOPRENDO IL MONDO M’ ACCORGO DI QUESTA FOR-
TUNA CHE HANNO ANCORA ALCUNI.
IL CORPO DA PICCOLI CE LO REGALA E SE SIAMO CAPA-
CI DI CREDERCI ANCORA
E INSIEME FACCIAMO FORZA, POTREMO CONTINUARE
A VIVERE SCOPRENDO
CHI COME NOI CREDE IN QUESTA ESPERIENZA.
AUTRICE:SARA TEDESCHI
ANNI:9
ANNO:2016
GIORNO:SABATO
MESE: FEBBRAIO
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Il salame di cioccolato è un dolce gustoso e facile da fare, che si
prepara solitamente per Pasqua in molte regioni d’Italia.
Ingredienti
100gr Burro
250gr Biscotti secchi
100gr Zucchero
100gr Cacao Amaro in polvere
2 Uova
Preparazione
Sciogliere il burro a bagnomaria.
Sbriciolare grossolanamente i biscotti secchi.
In una ciotola sbattere le uova con lo zucchero fino ad ottenere
ucomposto omogeneo e aggiungere il burro.
Aggiungere il cacao e mescolare.
Unire i biscotti.
Versare l’impasto su di un foglio di carta forno e dare la forma di un
salame.
Avvolgerlo in un foglio di carta stagnola e metterlo in freezer per
almeno 2 ore.
Toglierlo dal freezer e tagliarlo a fette.
Servire a temperatura ambiente.
Consiglio: se volete rende-
re il vostro salame di cioc-
colato ancora più goloso
aggiungete all’impasto 3
cucchiai di Nutella!
Ricetta: Salame di cioccolato! di Camilla Bagatta
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Motoclicismo di Carlo Maestroni
Il motociclismo è la massima espressio-
ne degli sport motoristici. Si corre con
moto che sfrecciano a 300 km all’ora in
circuiti o su sterrato. Sui circuiti ven-
gono corse due categorie gestite da
due diverse organizzazioni: la Dorna
organizza il motomondiale, mentre la
Superbike viene gestita dalla Fgsport.
Il motomondiale è composto da tre ca-
tegorie: la Moto 3 (la vecchia 125) che
si corre con moto da 125cc, la Moto 2 (la vecchia 250), corsa con
moto con motori da 250cc e la classe “regina” ovvero la MotoGP (la
vecchia 500) che oggi si corre con moto da 1000cc.
Ora parliamo dei piloti più vincenti di tutti i tempi: il primo è il no-
stro Giacomo Agostini che tra la metà degli anni ’60 e la fine degli
anni ’70 ha vinto 15 mondiali. Successivamente i piloti di lingua in-
glese hanno dominato per 20 anni da 1978 al 1998: Eddie Lawson ha
vinto 4 mondiali, Mick Doohan ne ha vinti 5 di cui l’ultimo 18 anni fa,
mentre con 3 mondiali vinti c’è Kennet Lory Roberts detto Kenny.
Tra gli altri Wayne Raney ha vinto 3 campionati mondiali. Come non
dimenticare Freddie Spencer che ne ha vinti 2 e Kevin Schwantz
che ne ha vinto 1 soltanto.
La Superbike è un’altra categoria del motociclismo: il suo campione
più famoso è stato l’inglese Carl Fogarty che ha vinto 4 titoli. La
Superbike si corre su due manche. Anche per lo sterrato vi sono
due categorie: la prima è il motocross che ha il suo cannibale, il no-
stro Antonio “Tony” Cairoli vincitore di 9 titoli. La seconda è l’En-
duro, che si corre su strade sterrate e mulattiere. Esiste anche
una gara bella ma pericolosa che si corre tra marciapiedi e alberi e
si svolge sull’isola inglese di Man: il famoso Tourist Trophy. Il più
vincente è l’inglese Joey Dunlop con 26 titoli.
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“Colpa delle stelle” è un film drammatico del 2014 prodotto negli
Stati Uniti da Josh Boone. La storia tratta di una ragazza, Hazel,
affetta da cancro alla tiroide e obbligata dai genitori a frequenta-
re un gruppo di supporto. Durante questo incontro si innamora di
August, ex giocatore di basket con una gamba amputata per tumo-
re. Conoscendosi scoprono una passione comune, ovvero quella per i
romanzi, e decidono di fare un viaggio ad Amsterdam per incontra-
re l'autore del loro romanzo preferito, Peter Van Houten. Ma al
ritorno dal viaggio il destino scritto nelle stelle colpisce August che
si ammala nuovamente di cancro e dopo un lungo periodo di soffe-
renza muore. Nonostante questo enorme dispiacere, Hazel trova la
forza di andare avanti e mostrarsi sorridente e allegra di fronte
agli altri.
Questa storia fa riflette-
re molto sulla forza di vo-
lontà che questi giovani
protagonisti hanno sempre
avuto, nonostante fossero
affetti da una malattia
incurabile. Permette di ca-
pire che superando questa
condizione conducono una
vita comune a tutti gli altri
adolescenti, ricca di av-
venture, amore, diverti-
mento e amicizie.
Colpa delle stelle di Giulia Arensi, Camilla Seminari e Luca Ferrari
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L’ultima riga delle favole - Massimo
Gramellini di Elena Malaraggia
“L’ultima riga delle favole” parla di
Tomàs, un uomo che non crede in se
stesso e che subisce passivamente gli
avvenimenti della vita.
Tomàs deve incontrarsi con Arianna, una
ragazza che ha appena conosciuto a una
conferenza, ma lei gli telefona e rinuncia
all'appuntamento. Deluso, Tomàs si reca
al mare, dove sul molo viene aggredito
da un balordo e sta per annegare.
Al risveglio si ritrova alle Terme dell'A-
nima, dove viene accolto da Stella Maris
e dal Direttore. Con l'aiuto dei Maestri
Tomàs inizia un percorso che lo conduce
a vincere le sue paure, ad imparare a guardare dentro di sé, a ri-
conoscere e accettare i propri desideri.
Tomàs prova rabbia nei confronti dell’ultima frase di ogni fiaba:
“e vissero tutti felici e contenti”. Una rabbia apparentemente
sciocca e ingiustificata, una riluttanza a vivere la vita, che pre-
tendono di far credere che non esista la possibilità di entrare in
intimità con un’altra persona e costruire insieme una vita positiva.
Durante il soggiorno alle Terme dell’Anima Tomàs deve ripercor-
rere le varie fasi della sua vita imparando a considerarle in modo
più positivo. Conosce Morena, attrice delusa dai suoi rapporti
amorosi, e Polvere, riparatore di windsurf insoddisfatto e cinico.
Al termine del percorso Tomàs capisce che il suo vero desiderio è
trovare la sua anima gemella, e che questa è Arianna. Accetta per
questo di superare la prova della morte, gettandosi in una casca-
ta: anche Morena si è gettata, Polvere non ne ha il coraggio. Gra-
zie a questo Tomàs scopre che solo noi siamo responsabili del no-
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stro destino ed andiamo incontro alla meta che con le nostre
scelte ci riserviamo.
Dopo aver affrontato la prova della morte, Tomàs si risveglia an-
cora nell'acqua ma riprende le forze e riesce a tornare a casa. Su
una rivista legge la notizia di una diva che è caduta in acqua du-
rante una crociera ma è stata ritrovata viva (Morena), mentre di
un windsurfer disperso (Polvere) non si hanno più notizie. Tomàs
ha perso il numero di telefono di Arianna, l'unico contatto che
aveva con lei, ma sente che riuscirà a ritrovarla. Nella stessa rivi-
sta legge un breve articolo di una filosofa che scrive filastrocche
e che racconta, rammaricata, la storia del suo mancato appunta-
mento con l'uomo nel quale aveva creduto di vedere la propria
anima gemella: Tomàs riconosce la vicenda di se stesso e Arianna,
la cui foto compare tra quelle dei collaboratori.
È un libro molto profondo e significativo. Il ritmo è un po’ lento
ma ricco di dialoghi. La lettura necessita di una parte di riflessio-
ne personale in quanto la storia racconta di sentimenti che ognu-
no di noi prova.
"Immagina. Sì, immagina che la manifestazione della vita nell'uni-verso sia come la radio della tua automobile: un insieme di fre-quenze. I cinque sensi ti sintonizzano soltanto su una stazione, per cui sei portato a pensare che le altre non esistano e che la tua sia l'unica possibile. Ogni tanto qualcuno sconfina in quelle accanto, ma capta il segnale in maniera disturbata e lo chiamano matto. Però anche la persona più diffidente riesce a mettersi in collegamento con tutte le stazioni, almeno una volta nella vita." "Succede quando è completamente invasa dall'amore", aggiunse Stella Maris. Oppure
Passa attraverso mille strade la verità che cerca il viaggiatore, ma tutte conducono allo stesso luogo: l'amore.
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Donne e videogiochi: una realtà incom-
patibile? di Andrea Coldani
Il rapporto tra donne e videogiochi è un argomento le cui discus-
sioni sono in costante crescita all’interno della comunità videolu-
dica. Sin dagli inizi del media, infatti, esso è stato visto come
pensato all’esclusivo interesse maschile (così come in altri campi,
quali ad esempio l’informatica). Lo stereotipo del videogiocatore
radicato in una buona fetta delle persone disinformate è tuttora
quello di un maschio, sovrappeso, tendente all’asocialità ed avulso
dalla realtà. Fortunatamente il videogioco sta avendo un progres-
sivo sdoganamento: nel corso di una ventina di anni sta lasciando
spazio ad una visione più normale delle cose, anche grazie all’in-
troduzione di videogiochi su tablet o smartphone, che ne ha dif-
fuso la fruizione. Tuttavia alcuni preconcetti sono duri a morire,
e il media videoludico è ancora classificato come svago maschile.
Non è così: molte ricerche sono state svolte in questo campo, e la
percentuale di donne videogiocatrici è sempre più in aumento, ar-
rivando alla quasi totale parità. Uno studio del 2007 di ERSB
(Entertainment Ratings Software Board, gruppo sulla classifica-
zione dei videogiochi nel Nord America) notava come almeno il
41% dei videogiocatori su pc fosse rappresentato dal pubblico
femminile. In un’intervista del 2012, il fu Presidente Nintendo
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Satoru Iwata affermava che i fruitori di loro piattaforme erano
in egual modo composti da uomini e donne (contando però anche il
Giappone, unico caso al mondo in cui la percentuale femminile è
quasi il doppio della maschile); ancora nel 2012 l’ISFE (Interactive
Software Federation of Europe, una federazione europea indipen-
dente che rappresenta gli interessi dell’industria dei videogiochi
verso il pubblico
generale) mostrava
come il 43% delle
donne in Europa
videogiocasse, e
che nella stessa
Italia il 48% della
comunità videolu-
dica fosse rappre-
sentato da donne (interessante notare inoltre come da noi i sim-
boli del PEGI, sistema che etichetta i giochi in base ai contenuti,
da quelli per tutti ai 18+, fossero riconosciuti “ben” dal 28% di chi
aveva comprato videogiochi: ciò denota una cruciale disinforma-
zione che porta alle accuse sui videogiochi; è però argomento per
un altro articolo). L’evidenza parla chiaro: le donne nel mercato
videoludico sono una realtà sempre più affermata ed in costante
crescita, non solo nei giochi più casual come Candy Crush, ma an-
che per giochi prima considerati ad uso esclusivo maschile, come
Giochi di Ruolo, Action e online.
Le donne in ambito videoludico non solo sono importanti come con-
sumatrici, ma anche per i videogiochi stessi: sebbene continui a
restare frequente la loro rappresentazione ideale sul piano fisico
(anche a causa del bombardamento mediatico delle pubblicità),
molte eroine sono entrate nell’immaginario dei videogiochi per il
loro carattere forte ed indipendente, alla pari quando non supe-
riore a quello maschile. Basti pensare a nomi come Samus Aran (la
saga di Metroid la vede combattere contro orde di alieni), Lara
Croft (la risposta femminile ad Indiana Jones), la principessa Zel-
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da (coprotagonista della saga che porta il suo nome, passata da es-
sere una damigella in pericolo a imbracciare le armi per difendere
il suo regno), Ellie (il vero motore della storia di The Last of Us, in
cui combatte per la vita in un mondo apocalittico), Yuna (Final Fan-
tasy X, ribalta lo stereotipo del curatore dall’animo mite con la vo-
lontà di acciaio di fare la cosa giusta, anche contro la stessa dot-
trina inculcatale) e tante altre, anche nel ruolo degli antagonisti.
Tutto ciò mostra come le donne nei videogiochi non solo non manca-
no, ma anzi sono e diventeranno sempre di più fulcro di un mercato
in costante crescita, a scapito delle idee retrograde di fin troppe
persone.
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ames!
Sfolgora il sole di Pasqua,
risuona il cielo di canti,
esulta di gioia la terra.
Dagli abissi della morte
Cristo ascende vittorioso
insieme agli antichi padri.
Accanto al sepolcro vuoto
invano veglia il custode:
il Signore è risorto.
O Gesù, re immortale,
unisci alla tua vittoria
i rinati nel battesimo.
Irradia sulla tua Chiesa,
pegno d'amore e di pace,
la luce della tua Pasqua.
Sia gloria e onore a Cristo,
al Padre e al Santo Spirito
ora e nei secoli eterni. Amen.