Netanyahu prende tempo sull’annessioni dei …...per il futuro della Siria TEL AV I V, 1. Il...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 148 (48.472) Città del Vaticano giovedì 2 luglio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!z!/!z!$! Il premier prolungherà le consultazioni con l’inviato Usa mentre Gantz chiede di intensificare la lotta al coronavirus Netanyahu prende tempo sull’annessioni dei Territori I risultati della conferenza dei donatori Quasi 7 miliardi di euro per il futuro della Siria TEL AVIV, 1. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu prende tempo: oggi non si recherà alla Knesset, il parlamento dello stato israeliano, per presentare il piano di annessioni unilaterali di parte dei Territori pale- stinesi, come inizialmente previsto. «Israele e Usa continueranno nei prossimi giorni a lavorare sul dossier annessioni» ha detto ieri il premier, leader del Likud, confermando de facto le tensioni nel suo esecutivo. «Ho parlato oggi della questione della sovranità con l’emissario Usa Avi Berkowitz, con l’ambasciatore David Friedman e con la loro dele- gazione. Ci stiamo lavorando sopra in questi giorni e continueremo a la- vorarci anche nei prossimi» ha ag- giunto. Netanyahu ha quindi rileva- to che «la pandemia di coronavirus si sta propagando in tutto il mondo e anche in Israele». Israele, ha assi- curato, «continuerà ad adottare tutte le misure necessarie in merito, in pa- rallelo a tutti gli altri impegni di po- litica estera e di sicurezza. Non ci ri- posiamo nemmeno un minuto». In questo modo — rilevano i media — Netanyahu ha replicato alle tanti cri- tiche piovute in questi giorni circa l’opportunità di affrontare altri pro- blemi concreti ben più urgenti delle annessioni. Un rinvio delle annessioni era sta- to chiesto anche dal ministero della difesa e vice premier, Benny Gantz, leader del partito di governo Bianco e Blu. «Un milione di disoccupati non sanno di cosa stiamo parlando. La maggior parte si preoccupa di cosa farà domani mattina» ha detto Gantz ieri chiedendo che l’esecutivo si concentri «prima di tutto sul con- trasto all’epidemia di coronavirus» che sta dando segni di ripresa, «e sulle sue conseguenze economiche». Gantz aveva già detto due giorni fa che il primo luglio «non è una data sacra per le annessioni». Secondo il titolare della Difesa, che fra un anno e mezzo prenderà la guida dell’esecutivo (la “staffetta” fa parte degli accordi di governo), il piano di pace presentato dall’Ammi- nistrazione Usa «è un’opportunità storica». Tuttavia, Gantz ha chiesto a Netanyahu di evitare passi unilate- rali e di cercare invece un accordo con la comunità internazionale e con i palestinesi. «Dobbiamo farlo per bene coinvolgendo il maggior nume- ro di partner nella discussione e se possibile con il sostegno internazio- nale» ha detto ieri in un’intervista. Anche il suo compagno di partito Gabi Ashkenazi, ministro degli esteri e come lui ex capo di stato maggio- re, è contrario ad un passo unilatera- le che rischia — a suo avviso — «di isolare Israele internazionalmente». Com’è noto, tanto l’Onu quanto l’Ue si sono espresse in maniera molto negativa sulla questione delle annessioni e sulle intenzioni del go- verno Netanyahu. «È doloroso per l’Ue vedere a rischio la soluzione della soluzione a due stati. L’annes- sione non è il modo per creare la pace e migliorare la sicurezza di Israele. Avrebbe conseguenze negati- ve per la sicurezza e la stabilità della regione» si legge in un tweet postato dall’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune Josep Borrell. E sempre ieri si è registrata la po- sizione fortemente contraria del go- verno britannico. L’esecutivo consi- dera qualsiasi eventuale «ulteriore annessione israeliana nei Territori palestinesi un atto contrario al dirit- to internazionale e controproducente per la pace» si legge in una dichia- razione congiunta alla Camera dei Comuni del ministro degli Esteri, Dominic Raab, e del suo vice James Cleverly, rispondendo alle sollecita- zioni dell’opposizione laburista sull’argomento. GINEVRA, 1. «Sono onorato di an- nunciare un impegno totale di 6,9 miliardi di euro, di cui 4,9 miliardi per il 2020 e due miliardi di impe- gni pluriennali per il 2021 e oltre». Lo ha annunciato ieri il commissa- rio Ue per la gestione delle crisi Janez Lenarcic al termine della quarta conferenza di Bruxelles per «Sostenere il futuro della Siria e della regione», co-presieduta dall’Unione europea e le Nazioni Unite. «Dagli istituti finanziari e dai donatori internazionali sono stati annunciati anche 6 miliardi di euro in prestiti a condizioni agevo- late», ha precisato il commissario. «Come comunità internazionale esprimiamo solidarietà nei confron- ti dei siriani non solo a parole ma con un impegno concreto», ha ag- giunto Lenarcic. Critiche, tuttavia, sono arrivate dalle ong impegnate in prima linea in Siria. Secondo Oxfam, la cifra stanziata dalla conferenza «sempli- cemente non è abbastanza». «È scioccante che la comunità interna- zionale non abbia riconosciuto l’ur- genza della situazione» ha com- mentato Marta Lorenzo, direttore regionale di Oxfam per il Medio oriente ed il Nord Africa. In occasione della conferenza dei donatori, l’Ue ha ribadito la necessità di una soluzione politica del conflitto. «La comunità inter- nazionale e il Medio oriente non possono permettersi una croniciz- zazione del conflitto siriano, con 12 milioni tra rifugiati e sfollati, dei quali la metà nei Paesi vicini» ha sottolineato l’alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri, Josep Borrell, in videoconferenza stampa a Bruxelles. «Se la questione non fosse così drammatica — ha detto Borrell rispondendo ad una do- manda sul rischio che quello siria- no diventi un conflitto “congelato” — direi che i conflitti li preferisco congelati, invece che caldi. Alme- no, quando sono congelati, le per- sone non vengono uccise. Ma se intendete dire un conflitto cronico, non possiamo permetterci una cro- nicizzazione del conflitto: sei milio- ni di persone hanno lasciato la Si- ria per i Paesi vicini e altri 6 milio- ni sono rifugiati interni». È diffici- le — ha aggiunto il commissario — «che la comunità internazionale e la regione possano permettersi di avere 12 milioni di persone per sempre fuori dalle loro case, aiutate da una conferenza dei donatori do- po l’altra. Abbiamo bisogno di un processo politico che ci riporti ad una Siria stabile e democratica. Questa non è solo una conferenza dei donatori in senso stretto, ma serve anche per sostenere il proces- so politico» ha concluso Borrell. Sul piano internazionale, è in programma per oggi una videocon- ferenza tra il presidente russo, Vla- dimir Putin, il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, e il presi- dente iraniano, Hassan Rohani. A confermarlo è stato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, precisan- do che l’incontro è aperto alla stampa. I leader dei tre Paesi — i promotori del cosiddetto “processo di Astana” — avrebbero dovuto in- contrarsi nelle scorse settimane, ma il vertice è stato sempre rinviato a causa dell’emergenza coronavirus. L’ultimo summit è quello che si è tenuto ad Astana nel settembre 2019. L’obiettivo del processo di Astana è quello di promuovere il dialogo politico tra governo siriano e ribelli e permettere così la fine dei combattimenti. La pandemia colpisce duramente i paesi più poveri Milioni di persone a rischio fame ROMA, 1. La pandemia di coronavi- rus sta spingendo milioni di persone verso la povertà e l’insicurezza ali- mentare. Questo l’allarme lanciato ieri dall’agenzia Onu World Food Programme (Wfp). «Le prime linee nella guerra con- tro il coronavirus si stanno spostan- do dal mondo ricco a quello pove- ro» ha detto David Beasley, direttore esecutivo del Wfp. «Finché non si avrà un vaccino medico, è il cibo il miglior vaccino contro il caos» ha aggiunto. «Senza di esso, potremmo vedere un aumento di proteste e di- sordini sociali, un aumento nelle mi- grazioni, un aggravamento dei con- flitti e una denutrizione diffusa tra popolazioni che, precedentemente, erano immuni alla fame» ha aggiun- to. Al fine di fare fronte alla marea crescente della fame, l’agenzia Onu intraprenderà «la più grande rispo- sta umanitaria della sua storia» au- mentando il numero delle persone che assiste fino a 138 milioni, dal nu- mero record di 97 milioni del 2019. Tuttavia, c'è urgente bisogno di continui finanziamenti per risponde- re alle conseguenze immediate della pandemia sulle persone più vulnera- bili, per il sostegno ai governi e ai partners. Il Wfp ha quindi lanciato un appello per 4,9 miliardi di dollari per i prossimi sei mesi per i suoi progetti in 83 paesi. Le recenti proiezioni del Wfp sul numero di persone che sarebbero colpite dall’insicurezza alimentare a causa del covid-19 sono state perfe- zionate con verifiche e monitoraggio in tempo reale. Le nuove stime indi- cano che a causa della pandemia il numero delle persone bisognose di assistenza potrebbe arrivare a 270 milioni prima della fine dell’anno; un aumento dell’82 per cento rispet- to al periodo pre-covid. La crisi — sottolineano gli esperti del Wfp — si presenta in un momento in cui il nu- mero di quanti soffrono di grave in- sicurezza alimentare nel mondo è già salito di quasi il 70 per cento negli ultimi quattro anni a causa di cam- biamenti climatici, conflitti e shock socio-economici in diverse regioni del mondo. Gli effetti della pandemia colpi- scono con maggiore forza l’America latina, che ha visto quasi triplicare il numero di persone che hanno biso- gno di assistenza alimentare e tra la popolazione urbana in paesi a basso e medio reddito, spinti verso la mi- seria per la perdita di posti di lavoro e un precipitoso calo delle rimesse dall’estero. Picchi della fame sono inoltre evidenti nell’Africa centrale ed occidentale, con un aumento del 135 per cento nel numero di persone che vivono nell’insicurezza alimenta- re. «I contagi da coronavirus stanno aumentando proprio quando le scor- te alimentari in alcune parti del mondo sono già basse» dicono gli esperti. In questo periodo dell’anno molti agricoltori sono in attesa dei nuovi raccolti. Tra poco avranno ini- zio le stagioni degli uragani e dei monsoni, mentre le invasioni record di locuste in Africa orientale e lo scoppio di conflitti si aggiungono a uno scenario già difficile per chi sof- fre la fame nel mondo. NOSTRE INFORMAZIONI Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita di Maringá (Brasile) Sua Eccel- lenza Monsignor Severino Clasen, O.F .M., trasferendolo dalla sede vescovile di Caça- dor. LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Il dibattito a Camaldoli sulla Chiesa in un mondo cambiato Un altro racconto attende di essere scritto GIANNI DI SANTO A PAGINA 3 Gli 80 anni de «Il potere e la gloria» di Graham Greene ANDREA MONDA, LUIGI CIOTTI E SILVIA GUIDI A PAGINA 5 ALLINTERNO L’anziano prelato bavarese si trovava a Ratisbona, dove è vissuto e dove pochi giorni fa ha ricevuto l’ultima visita di Benedetto XVI, che era stato ordinato sacerdote insieme con lui È morto Georg Ratzinger, fratello del Papa emerito G eorg Ratzinger, fratello maggiore del Papa emerito, è morto all’età di 96 anni. Si trovava a Ratisbona, la città dove ha vissuto la maggior parte della sua lunga vita. Con la sua scomparsa Joseph Ratzinger, che il 18 giugno scorso ha voluto affrontare il viaggio in aereo per rivedere il fratello morente, perde l’unico membro della famiglia rimasto ancora in vita. Divenuti sa- cerdoti lo stesso giorno, i due fratelli — uno musicista e maestro di un coro famoso, l’al- tro teologo quindi vescovo, cardinale e Papa — sono stati sempre molto uniti. Nato a Pleiskirchen, in Baviera, il 15 gen- naio 1924, Georg Ratzinger aveva iniziato a suonare l’organo nella chiesa parrocchiale fin da quando aveva 11 anni. Nel 1935 entra nel seminario minore di Traunstein, ma nel 1942 viene arruolato nelle Reichsarbeitsdienst, e in seguito nella Wehrmacht, con la quale combatte anche in Italia. Catturato dagli Al- leati nel marzo 1945, resta prigioniero a Na- poli per alcuni mesi prima di essere rilascia- to e di poter far ritorno in famiglia. Nel 1947 assieme al fratello Joseph, entra nel semina- rio Herzogliches Georgianum di Monaco di Baviera. Il 29 giugno 1951, entrambi i fratel- li, insieme a una quarantina di altri compa- gni, vengono ordinati sacerdoti nel Duomo di Frisinga dal cardinale Michael von Fau- lhaber. Dopo essere diventato maestro di cappella a Traunstein, per trent’anni, dal 1964 al 1994, è il direttore del coro della Cat- tedrale di Ratisbona, il coro dei Regensbur- ger Domspatzen. Ha girato il mondo facen- do numerosi concerti e ha diretto molte inci- sioni per Deutsche Grammophon, Ars Musi- ci e altre importanti etichette discografiche con produzioni dedicate a Bach, Mozart, Mendelssohn e altri autori. Il 22 agosto 2008, ringraziando il sindaco di Castel Gandolfo che aveva concesso a Georg la cittadinanza onoraria, Benedetto XVI aveva detto del fratello: «Dall’inizio del- la mia vita mio fratello è stato sempre per me non solo compagno, ma anche guida af- fidabile. È stato per me un punto di orienta- mento e di riferimento con la chiarezza, la determinazione delle sue decisioni. Mi ha mostrato sempre la strada da prendere, an- che in situazioni difficili». «Mio fratello ed io — aveva detto Georg Ratzinger 11 anni fa durante un’intervista — eravamo entrambi chierichetti, tutti e due servivamo Messa. Ci fu presto chiaro, prima a me e poi a lui, che la nostra vita sarebbe stata a servizio della Chiesa». E aveva con- diviso i ricordi dell’infanzia: «A Tittmoning Joseph aveva ricevuto la cresima dal cardina- le Michael Faulhaber, il grande arcivescovo di Monaco. Ne era rimasto impressionato e aveva detto che sarebbe voluto diventare an- che lui cardinale. Ma, solo qualche giorno dopo quell’incontro, osservando il pittore che tinteggiava i muri di casa nostra, disse anche che da grande avrebbe voluto fare l’imbianchino...». Dopo aver rievocato gli anni bui della guerra e l’opposizione al nazismo del padre dei fratelli Ratzinger, di professione gendar- me, Georg aveva parlato dell’amore per la musica che li accomunava: «Nella nostra ca- sa tutti amavano la musica. Nostro padre aveva una cetra che suonava spesso la sera. Cantavamo insieme. Per noi era sempre un evento. A Marktl sull’Inn, poi, c’era una banda musicale che mi affascinava molto. Ho sempre pensato che la musica sia una delle cose più belle che Dio abbia creato. Anche mio fratello ha sempre amato la mu- sica: forse l’ho contagiato io». Georg Ratzinger era un uomo schietto e poco avvezzo alla diplomazia. Ad esempio, non ha mai nascosto di non aver esultato per l’elezione del fratello, avvenuta nell’apri- le 2005: «Devo ammettere che non me l’aspettavo — aveva detto — e sono rimasto un po’ deluso... Dati i suoi gravosi impegni, ho capito che il nostro rapporto si sarebbe dovuto ridimensionare notevolmente. In ogni caso, dietro la decisione umana dei car- dinali c’è la volontà di Dio, e a questa dob- biamo dire sì». Nel 2011, intervistato da una rivista tede- sca, Georg Ratzinger aveva detto: «Se non dovesse più farcela dal punto di vista della condizione fisica, mio fratello dovrebbe ave- re il coraggio di dimettersi». E sarà proprio lui a ricevere tra i primi, con un anticipo di mesi, la notizia della storica decisione del Pontefice di rinunciare al ministero petrino per ragioni legate all’età. «L’età si fa sentire — aveva commentato Georg dopo l’annuncio del febbraio 2013 —. Mio fratello desidera più tranquillità nella vecchiaia». Nonostante i problemi alle gambe e alla vista, il fratello maggiore del Papa emerito ha continuato a viaggiare da Regensburg a Roma, trattenen- dosi nel monastero Mater Ecclesiae per di- versi periodi e facendo spesso compagnia a Benedetto. Era comparso, con alcuni brani di intervi- sta, anche nel documentario di 29 minuti realizzato dal giornalista Tassilo Forchhei- mer per la Bayerischer Rundfunk, emittente radiotelevisiva pubblica locale del Land del- la Baviera, mandato in onda nel gennaio 2020.

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 148 (48.472) Città del Vaticano giovedì 2 luglio 2020

.

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!$!

Il premier prolungherà le consultazioni con l’inviato Usa mentre Gantz chiede di intensificare la lotta al coronavirus

Netanyahu prende temposull’annessioni dei Territori

I risultati della conferenza dei donatori

Quasi 7 miliardi di europer il futuro della Siria

TEL AV I V, 1. Il premier israelianoBenjamin Netanyahu prende tempo:oggi non si recherà alla Knesset, ilparlamento dello stato israeliano,per presentare il piano di annessioniunilaterali di parte dei Territori pale-stinesi, come inizialmente previsto.

«Israele e Usa continueranno neiprossimi giorni a lavorare sul dossierannessioni» ha detto ieri il premier,leader del Likud, confermando defacto le tensioni nel suo esecutivo.«Ho parlato oggi della questionedella sovranità con l’emissario UsaAvi Berkowitz, con l’a m b a s c i a t o reDavid Friedman e con la loro dele-gazione. Ci stiamo lavorando soprain questi giorni e continueremo a la-vorarci anche nei prossimi» ha ag-giunto. Netanyahu ha quindi rileva-to che «la pandemia di coronavirussi sta propagando in tutto il mondoe anche in Israele». Israele, ha assi-curato, «continuerà ad adottare tuttele misure necessarie in merito, in pa-rallelo a tutti gli altri impegni di po-litica estera e di sicurezza. Non ci ri-posiamo nemmeno un minuto». Inquesto modo — rilevano i media —Netanyahu ha replicato alle tanti cri-tiche piovute in questi giorni circal’opportunità di affrontare altri pro-blemi concreti ben più urgenti delleannessioni.

Un rinvio delle annessioni era sta-to chiesto anche dal ministero della

difesa e vice premier, Benny Gantz,leader del partito di governo Biancoe Blu. «Un milione di disoccupatinon sanno di cosa stiamo parlando.La maggior parte si preoccupa dicosa farà domani mattina» ha dettoGantz ieri chiedendo che l’esecutivosi concentri «prima di tutto sul con-trasto all’epidemia di coronavirus»che sta dando segni di ripresa, «esulle sue conseguenze economiche».Gantz aveva già detto due giorni fache il primo luglio «non è una datasacra per le annessioni».

Secondo il titolare della Difesa,che fra un anno e mezzo prenderà laguida dell’esecutivo (la “staffetta” faparte degli accordi di governo), ilpiano di pace presentato dall’Ammi-nistrazione Usa «è un’opp ortunitàstorica». Tuttavia, Gantz ha chiestoa Netanyahu di evitare passi unilate-rali e di cercare invece un accordocon la comunità internazionale e coni palestinesi. «Dobbiamo farlo perbene coinvolgendo il maggior nume-ro di partner nella discussione e sepossibile con il sostegno internazio-nale» ha detto ieri in un’intervista.

Anche il suo compagno di partitoGabi Ashkenazi, ministro degli esterie come lui ex capo di stato maggio-re, è contrario ad un passo unilatera-le che rischia — a suo avviso — «diisolare Israele internazionalmente».

Com’è noto, tanto l’Onu quantol’Ue si sono espresse in manieramolto negativa sulla questione delleannessioni e sulle intenzioni del go-verno Netanyahu. «È doloroso perl’Ue vedere a rischio la soluzionedella soluzione a due stati. L’annes-sione non è il modo per creare lapace e migliorare la sicurezza diIsraele. Avrebbe conseguenze negati-ve per la sicurezza e la stabilità dellaregione» si legge in un tweet postatodall’alto rappresentante Ue per lapolitica estera e di sicurezza comuneJosep Borrell.

E sempre ieri si è registrata la po-sizione fortemente contraria del go-verno britannico. L’esecutivo consi-dera qualsiasi eventuale «ulterioreannessione israeliana nei Territoripalestinesi un atto contrario al dirit-to internazionale e controproducenteper la pace» si legge in una dichia-razione congiunta alla Camera deiComuni del ministro degli Esteri,Dominic Raab, e del suo vice JamesCleverly, rispondendo alle sollecita-zioni dell’opposizione laburistasull’a rg o m e n t o .

GINEVRA, 1. «Sono onorato di an-nunciare un impegno totale di 6,9miliardi di euro, di cui 4,9 miliardiper il 2020 e due miliardi di impe-gni pluriennali per il 2021 e oltre».Lo ha annunciato ieri il commissa-rio Ue per la gestione delle crisiJanez Lenarcic al termine dellaquarta conferenza di Bruxelles per«Sostenere il futuro della Siria edella regione», co-presiedutadall’Unione europea e le NazioniUnite. «Dagli istituti finanziari edai donatori internazionali sonostati annunciati anche 6 miliardi dieuro in prestiti a condizioni agevo-late», ha precisato il commissario.«Come comunità internazionaleesprimiamo solidarietà nei confron-ti dei siriani non solo a parole macon un impegno concreto», ha ag-giunto Lenarcic.

Critiche, tuttavia, sono arrivatedalle ong impegnate in prima lineain Siria. Secondo Oxfam, la cifrastanziata dalla conferenza «sempli-cemente non è abbastanza». «Èscioccante che la comunità interna-zionale non abbia riconosciuto l’ur-genza della situazione» ha com-mentato Marta Lorenzo, direttoreregionale di Oxfam per il Mediooriente ed il Nord Africa.

In occasione della conferenzadei donatori, l’Ue ha ribadito lanecessità di una soluzione politicadel conflitto. «La comunità inter-nazionale e il Medio oriente nonpossono permettersi una croniciz-zazione del conflitto siriano, con 12milioni tra rifugiati e sfollati, deiquali la metà nei Paesi vicini» hasottolineato l’alto rappresentantedell’Ue per gli affari esteri, JosepBorrell, in videoconferenza stampaa Bruxelles. «Se la questione nonfosse così drammatica — ha dettoBorrell rispondendo ad una do-manda sul rischio che quello siria-no diventi un conflitto “congelato”— direi che i conflitti li preferiscocongelati, invece che caldi. Alme-no, quando sono congelati, le per-sone non vengono uccise. Ma seintendete dire un conflitto cronico,non possiamo permetterci una cro-nicizzazione del conflitto: sei milio-ni di persone hanno lasciato la Si-ria per i Paesi vicini e altri 6 milio-ni sono rifugiati interni». È diffici-le — ha aggiunto il commissario —«che la comunità internazionale ela regione possano permettersi diavere 12 milioni di persone persempre fuori dalle loro case, aiutateda una conferenza dei donatori do-po l’altra. Abbiamo bisogno di unprocesso politico che ci riporti aduna Siria stabile e democratica.Questa non è solo una conferenza

dei donatori in senso stretto, maserve anche per sostenere il proces-so politico» ha concluso Borrell.

Sul piano internazionale, è inprogramma per oggi una videocon-ferenza tra il presidente russo, Vla-dimir Putin, il presidente turco,Recep Tayyip Erdoğan, e il presi-dente iraniano, Hassan Rohani. Aconfermarlo è stato il portavoce delCremlino, Dmitry Peskov, precisan-do che l’incontro è aperto allastampa. I leader dei tre Paesi — ipromotori del cosiddetto “pro cessodi Astana” — avrebbero dovuto in-contrarsi nelle scorse settimane, mail vertice è stato sempre rinviato acausa dell’emergenza coronavirus.L’ultimo summit è quello che si ètenuto ad Astana nel settembre2019. L’obiettivo del processo diAstana è quello di promuovere ildialogo politico tra governo sirianoe ribelli e permettere così la finedei combattimenti.

La pandemia colpisce duramente i paesi più poveri

Milioni di persone a rischio fameROMA, 1. La pandemia di coronavi-rus sta spingendo milioni di personeverso la povertà e l’insicurezza ali-mentare. Questo l’allarme lanciatoieri dall’agenzia Onu World FoodProgramme (Wfp).

«Le prime linee nella guerra con-tro il coronavirus si stanno spostan-do dal mondo ricco a quello pove-ro» ha detto David Beasley, direttoreesecutivo del Wfp. «Finché non siavrà un vaccino medico, è il cibo ilmiglior vaccino contro il caos» haaggiunto. «Senza di esso, potremmovedere un aumento di proteste e di-sordini sociali, un aumento nelle mi-grazioni, un aggravamento dei con-flitti e una denutrizione diffusa trapopolazioni che, precedentemente,erano immuni alla fame» ha aggiun-to. Al fine di fare fronte alla marea

crescente della fame, l’agenzia Onuintraprenderà «la più grande rispo-sta umanitaria della sua storia» au-mentando il numero delle personeche assiste fino a 138 milioni, dal nu-mero record di 97 milioni del 2019.

Tuttavia, c'è urgente bisogno dicontinui finanziamenti per risponde-re alle conseguenze immediate dellapandemia sulle persone più vulnera-bili, per il sostegno ai governi e aipartners. Il Wfp ha quindi lanciatoun appello per 4,9 miliardi di dollariper i prossimi sei mesi per i suoiprogetti in 83 paesi.

Le recenti proiezioni del Wfp sulnumero di persone che sarebberocolpite dall’insicurezza alimentare acausa del covid-19 sono state perfe-zionate con verifiche e monitoraggioin tempo reale. Le nuove stime indi-

cano che a causa della pandemia ilnumero delle persone bisognose diassistenza potrebbe arrivare a 270milioni prima della fine dell’anno;un aumento dell’82 per cento rispet-to al periodo pre-covid. La crisi —sottolineano gli esperti del Wfp — sipresenta in un momento in cui il nu-mero di quanti soffrono di grave in-sicurezza alimentare nel mondo è giàsalito di quasi il 70 per cento negliultimi quattro anni a causa di cam-biamenti climatici, conflitti e shocksocio-economici in diverse regionidel mondo.

Gli effetti della pandemia colpi-scono con maggiore forza l’Americalatina, che ha visto quasi triplicare ilnumero di persone che hanno biso-gno di assistenza alimentare e tra lapopolazione urbana in paesi a basso

e medio reddito, spinti verso la mi-seria per la perdita di posti di lavoroe un precipitoso calo delle rimessedall’estero. Picchi della fame sonoinoltre evidenti nell’Africa centraleed occidentale, con un aumento del135 per cento nel numero di personeche vivono nell’insicurezza alimenta-re. «I contagi da coronavirus stannoaumentando proprio quando le scor-te alimentari in alcune parti delmondo sono già basse» dicono gliesperti. In questo periodo dell’annomolti agricoltori sono in attesa deinuovi raccolti. Tra poco avranno ini-zio le stagioni degli uragani e deimonsoni, mentre le invasioni recorddi locuste in Africa orientale e loscoppio di conflitti si aggiungono auno scenario già difficile per chi sof-fre la fame nel mondo.

NOSTREINFORMAZIONI

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nominatoArcivescovo Metropolita diMaringá (Brasile) Sua Eccel-lenza Monsignor SeverinoClasen, O.F.M., trasferendolodalla sede vescovile di Caça-d o r.

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

Il dibattito a Camaldoli sulla Chiesain un mondo cambiato

Un altro raccontoattende di essere scritto

GIANNI DI SANTO A PA G I N A 3

Gli 80 annide «Il potere e la gloria»di Graham Greene

ANDREA MONDA, LUIGI CIOTTIE SI LV I A GUIDI A PA G I N A 5

ALL’INTERNO

L’anziano prelato bavarese si trovava a Ratisbona, dove è vissuto e dove pochi giorni fa ha ricevuto l’ultima visita di Benedetto XVI, che era stato ordinato sacerdote insieme con lui

È morto Georg Ratzinger, fratello del Papa emerito

Georg Ratzinger, fratello maggiore delPapa emerito, è morto all’età di 96anni. Si trovava a Ratisbona, la città

dove ha vissuto la maggior parte della sualunga vita. Con la sua scomparsa JosephRatzinger, che il 18 giugno scorso ha volutoaffrontare il viaggio in aereo per rivedere ilfratello morente, perde l’unico membro dellafamiglia rimasto ancora in vita. Divenuti sa-cerdoti lo stesso giorno, i due fratelli — unomusicista e maestro di un coro famoso, l’al-tro teologo quindi vescovo, cardinale e Papa— sono stati sempre molto uniti.

Nato a Pleiskirchen, in Baviera, il 15 gen-naio 1924, Georg Ratzinger aveva iniziato asuonare l’organo nella chiesa parrocchiale finda quando aveva 11 anni. Nel 1935 entra nelseminario minore di Traunstein, ma nel 1942viene arruolato nelle Reichsarbeitsdienst, ein seguito nella Wehrmacht, con la qualecombatte anche in Italia. Catturato dagli Al-leati nel marzo 1945, resta prigioniero a Na-poli per alcuni mesi prima di essere rilascia-to e di poter far ritorno in famiglia. Nel 1947assieme al fratello Joseph, entra nel semina-rio Herzogliches Georgianum di Monaco diBaviera. Il 29 giugno 1951, entrambi i fratel-li, insieme a una quarantina di altri compa-

gni, vengono ordinati sacerdoti nel Duomodi Frisinga dal cardinale Michael von Fau-lhaber. Dopo essere diventato maestro dicappella a Traunstein, per trent’anni, dal1964 al 1994, è il direttore del coro della Cat-tedrale di Ratisbona, il coro dei Regensbur-ger Domspatzen. Ha girato il mondo facen-do numerosi concerti e ha diretto molte inci-sioni per Deutsche Grammophon, Ars Musi-ci e altre importanti etichette discografichecon produzioni dedicate a Bach, Mozart,Mendelssohn e altri autori.

Il 22 agosto 2008, ringraziando il sindacodi Castel Gandolfo che aveva concesso aGeorg la cittadinanza onoraria, BenedettoXVI aveva detto del fratello: «Dall’inizio del-la mia vita mio fratello è stato sempre perme non solo compagno, ma anche guida af-fidabile. È stato per me un punto di orienta-mento e di riferimento con la chiarezza, ladeterminazione delle sue decisioni. Mi hamostrato sempre la strada da prendere, an-che in situazioni difficili».

«Mio fratello ed io — aveva detto GeorgRatzinger 11 anni fa durante un’intervista —eravamo entrambi chierichetti, tutti e dueservivamo Messa. Ci fu presto chiaro, primaa me e poi a lui, che la nostra vita sarebbe

stata a servizio della Chiesa». E aveva con-diviso i ricordi dell’infanzia: «A TittmoningJoseph aveva ricevuto la cresima dal cardina-le Michael Faulhaber, il grande arcivescovodi Monaco. Ne era rimasto impressionato eaveva detto che sarebbe voluto diventare an-che lui cardinale. Ma, solo qualche giornodopo quell’incontro, osservando il pittore

che tinteggiava i muri di casa nostra, disseanche che da grande avrebbe voluto farel’imbianchino...».

Dopo aver rievocato gli anni bui dellaguerra e l’opposizione al nazismo del padredei fratelli Ratzinger, di professione gendar-me, Georg aveva parlato dell’amore per lamusica che li accomunava: «Nella nostra ca-sa tutti amavano la musica. Nostro padreaveva una cetra che suonava spesso la sera.Cantavamo insieme. Per noi era sempre unevento. A Marktl sull’Inn, poi, c’era unabanda musicale che mi affascinava molto.Ho sempre pensato che la musica sia unadelle cose più belle che Dio abbia creato.Anche mio fratello ha sempre amato la mu-sica: forse l’ho contagiato io».

Georg Ratzinger era un uomo schietto epoco avvezzo alla diplomazia. Ad esempio,non ha mai nascosto di non aver esultatoper l’elezione del fratello, avvenuta nell’apri-le 2005: «Devo ammettere che non mel’aspettavo — aveva detto — e sono rimastoun po’ deluso... Dati i suoi gravosi impegni,ho capito che il nostro rapporto si sarebbedovuto ridimensionare notevolmente. Inogni caso, dietro la decisione umana dei car-

dinali c’è la volontà di Dio, e a questa dob-biamo dire sì».

Nel 2011, intervistato da una rivista tede-sca, Georg Ratzinger aveva detto: «Se nondovesse più farcela dal punto di vista dellacondizione fisica, mio fratello dovrebbe ave-re il coraggio di dimettersi». E sarà propriolui a ricevere tra i primi, con un anticipo dimesi, la notizia della storica decisione delPontefice di rinunciare al ministero petrinoper ragioni legate all’età. «L’età si fa sentire— aveva commentato Georg dopo l’annunciodel febbraio 2013 —. Mio fratello desiderapiù tranquillità nella vecchiaia». Nonostantei problemi alle gambe e alla vista, il fratellomaggiore del Papa emerito ha continuato aviaggiare da Regensburg a Roma, trattenen-dosi nel monastero Mater Ecclesiae per di-versi periodi e facendo spesso compagnia aBenedetto.

Era comparso, con alcuni brani di intervi-sta, anche nel documentario di 29 minutirealizzato dal giornalista Tassilo Forchhei-mer per la Bayerischer Rundfunk, emittenteradiotelevisiva pubblica locale del Land del-la Baviera, mandato in onda nel gennaio2020.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 giovedì 2 luglio 2020

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Una scelta che potrà essere rivista ogni due settimane in base all’andamento dell’epidemia

L’Europa riapre le frontierema non agli Stati Uniti

Nella Repubblica Democratica del Congo

Aumentano gli attacchiagli sfollati

BRUXELLES, 1. Da oggi, l’Unione eu-ropea ha riaperto le sue frontiereesterne a 15 Paesi terzi, tra cui la Ci-na, ma a condizione di reciprocità.Ma non a tutto il mondo. Fuoridall’elenco figurano, infatti, gli StatiUniti, ma anche la Russia e il Brasi-le. Lo si apprende a Bruxelles dopoil voto dei Paesi membri alle racco-mandazioni e alla lista. L’Italia havotato a favore.

Una scelta, quella presa a Bruxel-les e che potrà essere rivista ognidue settimane in base all’andamentodell’epidemia, dettata dal timore diuna nuova ondata di contagi, impor-tati da quei Paesi dove il virus correancora velocemente. E che vedel’Italia cauta: la quarantena previstadagli arrivi extra Schengen resta invigore, ha infatti fatto sapere da Ro-ma il ministero della Salute, spie-gando che «la situazione a livelloglobale resta molto complessa».«Dobbiamo evitare che vengano va-nificati i sacrifici degli italiani negliultimi mesi», precisa il ministero.

La porta chiusa agli Stati Uniti,alla luce dei record dei contagi regi-strati nel Paese negli ultimi giorni,ha provocato la dura reazione delpresidente, Donald Trump, che orapotrebbe anche fare scattare unarappresaglia, chiudendo le frontierea stelle e strisce agli europei o agen-do sui dazi.

Il via libera dell’Ue è arrivato do-po una lunga maratona negoziale,trovando un equilibrio tra le esigen-ze sanitarie e quelle legate al turi-smo. Per ora fuori, oltre a Usa, Rus-sia e Brasile restano anche India eIsraele. Nell’elenco degli ammessi fi-gurano l 'Algeria, l’Australia, il Ca-nada, la Georgia, il Giappone, ilMontenegro, il Marocco, la NuovaZelanda, il Rwanda, la Serbia, laCorea del Sud, la Thailandia, la Tu-nisia e l’Uruguay, tutti Paesi che almomento non destano particolaripreoccupazioni a Bruxelles per

quanto riguarda i livelli di contagio.Nella lista, come detto, c'è anche laCina, ma a condizione della recipro-cità, dunque che ammetta sul suosuolo i viaggiatori provenientidall’Unione europea. E il RegnoUnito, ancora considerato Europa.almeno fino alla fine del periodo ditransizione sulla Brexit, previsto peril prossimo 31 dicembre.

«Stiamo entrando in una nuovafase con un’apertura mirata delle no-stre frontiere esterne a partire da do-mani. I Paesi Ue a 27 hanno presoquesta decisione in uno spirito distretta collaborazione. Monitoreremoregolarmente la situazione», ha twit-tato il presidente del Consiglio euro-peo, Charles Michel.

La proposta di raccomandazioneda parte della presidenza di turnodel Consiglio dell’Ue — la Croazia,che oggi cede il testimone alla Ger-mania — resta comunque un attogiuridico, quindi non è vincolante.L’obiettivo è favorire un’azione coor-dinata degli Stati membri in un am-bito a forte integrazione quale quel-lo di Schengen.

Intanto, Coldiretti ha stimato chela chiusura delle frontiere a quasi unmilione e mezzo di turisti statuniten-si in viaggio durante l’estate in Italiaprodurrà una perdita particolarmen-te pesante, 1,8 miliardi di euro.L’aeroporto internazionale di Rodi (Reuters)

GINEVRA, 1. È allarme nella Re-pubblica Democratica del Congo(Rdc) per il crescente numero diaggressioni violente perpetrate dagruppi armati ai danni dei civilisfollati nell’est del Paese. Lo de-nuncia l’Agenzia delle NazioniUnite per i rifugiati (Unhcr), espri-mendo forti preoccupazione in unanota diffusa ieri. L’o rg a n i z z a z i o n echiede un rafforzamento della pre-senza delle forze militari e di poli-zia col supporto della MissioneOnu per la stabilizzazione nellaRdc (Monusco) al fine di migliora-re la situazione sul piano della si-curezza e perseguire i responsabili.

La Rdc fa registrare uno dei tas-si più elevati di sfollati interni suscala mondiale. Oltre cinque milio-ni di persone sono stati costretti afuggire a causa dell’assenza di sicu-rezza entro i confini nazionali,mentre quasi un milione ha cercatodi mettersi in salvo nei Paesi limi-trofi in qualità di rifugiati. Nelleultime otto settimane sono stati re-gistrati diversi attacchi principal-mente nell’Ituri, nella provincia delSud Kivu e nel Nord Kivu.

All’Unhcr — si legge nella nota— stanno pervenendo testimonian-ze sulle modalità con cui i gruppiarmati scatenano il terrore contro lepersone in fuga, all’interno degli

insediamenti degli sfollati e pressole aree di accoglienza. Si registranomolteplici casi di omicidio, mutila-zioni, violenza sessuale e saccheggi.Una volta portati a termine le ope-razioni per liberare i territori, glisfollati restano esposti a rappresa-glie, poiché percepiti dai gruppi ar-mati come sostenitori dell’e s e rc i t o .

A pagare il prezzo più alto diqueste brutalità sono donne e bam-bine. Negli ultimi mesi è, difatti,aumentato in modo considerevoleil numero di aggressioni e abusisessuali nei loro confronti. La mag-gior parte delle aggressioni sonoattribuite a gruppi armati, ma — ri-vela l’Unhcr — si presume che inmolti casi, la responsabilità sia daimputare anche ai membri dei ser-vizi di sicurezza congolesi.

Infine, il perdurare del conflittosta impedendo alle persone l’acces-so effettivo all’assistenza e alle curemediche. Gli attacchi in corso van-no ad aggravare una situazione giàcomplessa segnata dalla presenzadi numerosi sfollati nella Rdcorientale ed espongono a rischi ele-vati le persone in fuga. Questonuovo esodo, inoltre, mette ulterio-re pressione sulle aree che accolgo-no sfollati interni, che non riesconoa garantire le esigenze più basilari:acqua, cibo e assistenza sanitaria.

Chiuso in Russiail periodo di votoper il referendum

costituzionale

MOSCA, 1. Si conclude oggi in Rus-sia il lungo periodo di voto al refe-rendum sulla riforma costituzionaleche, fra l’altro, consente al presiden-te Vladimir Putin di rimanere al po-tere fino al 2036. Putin ha votatoproprio questa mattina al seggioelettorale allestito all’Accademia del-le Scienze russa a sud-ovest di Mo-sca. Ieri Putin si è rivolto al popolorusso invitando a votare e osservan-do che gli emendamenti sarebberostati approvati solo se i cittadini liavessero appoggiati.

Il voto era stato fissato inizial-mente per il 22 aprile, poi è statospostato a causa della pandemia dicoronavirus. Le autorità non hannovoluto fare un altro rinvio.

Molteplici le sfide che attendono Berlino

La Germania presidente di turno dell’Ue

Il cancelliere tedesco Angela Merkel (Ansa)

Macron al verticeG5 Sahel

sul terrorismo

Avviata la procedura di arrestodella centrale nucleare di Fessenheim

P ro t e s t econtro il governo

in SudanKHARTOUM, 1. Migliaia di perso-ne sono scese in piazza, ieri, nelleprincipali città e in diversi villaggidel Sudan. Si parla di un morto edi diverse persone ferite nelle ma-nifestazioni in tutto il Paese perchiedere le riforme politiche pro-messe l’anno scorso. I media lo-cali, riferiscono di folle che si so-no radunate, nonostante le restri-zioni imposte dal coronavirus.

Le proteste sono motivate dalraggiungimento degli obiettividella rivoluzione, che portò alladestituzione dell’allora presidenteOmar al Bashir lo scorso anno ealla formazione dell’attuale gover-no congiunto civile e militare. Lemanifestazioni sono state indettedall’Associazione dei professionistidel Sudan (Spa), già promotricedelle proteste dell’aprile del 2019.I manifestanti chiedono giustiziaper le vittime delle proteste cheportarono al rovesciamento di alBashir — al potere per 30 anni — euna maggiore partecipazione deicivili alle istituzioni di transizionesudanesi, sollecitando inoltre l’isti-tuzione del parlamento promesso.

Le forze di sicurezza sono statedispiegate nella capitale Khar-toum e nelle città vicine, nonchésulle principali strade che condu-cono al quartier generaledell’esercito. In vista delle prote-ste di ieri, il primo ministro Ab-dalla Hamdok aveva promessoche saranno annunciate riformechiave nei prossimi giorni.

BE R L I N O, 1. Dalla mezzanotte, se-condo il consueto meccanismo dirotazione semestrale, la Germaniaha assunto la presidenza di turnodel Consiglio dei ministri dell'Ue,succedendo alla Croazia.

La presidenza tedesca è iniziatanel bel mezzo di uno dei momentipiù drammatici della storia dellaUnione europea e del mondo inte-ro, alle prese con l'emergenza coro-navirus, una crisi economico-socialee sanitaria che, a detta di tutti, nonha precedenti e rappresenta, dun-que, la più difficile sfida dalla Se-conda guerra mondiale. Un seme-stre che si prospetta costellato diimpegni per Berlino, dal supera-mento della crisi pandemica, che ri-schia di approfondire le discrepan-ze economiche nell’Ue, alla Brexit,in un momento di eccezionali ten-sioni nelle relazioni globali.

«Il nostro motto è il rilanciodell’Europa, e non ricostruzione,vale a dire, non dobbiamo tornareall’Europa com’era prima della pan-demia, ma rilanciare tutti insiemeun’Europa più solidale, più sovra-na, più verde, più digitale, più in-novativa e più forte», ha detto ieril’ambasciatore tedesco in Italia,Viktor Elbling, presentando il pro-gramma del semestre di Berlino,molto ambizioso che si propone didisegnare un’Europa più equa, sot-to il segno del “g re e n ” e della so-stenibilità.

Fonti di Palazzo Chigi hanno re-so noto che ieri il presidente del

Consiglio dei ministri italiano, Giu-seppe Conte, ha ricevuto una tele-fonata del cancelliere tedesco, An-gela Merkel, volta ad illustrare lepriorità del programma della presi-denza di turno della Germania.

Al centro della conversazione te-lefonica anche Next Generation Eue il nuovo Quadro finanziario plu-riennale, in vista del Consiglio eu-ropeo straordinario del 17-18 luglioprossimi a Bruxelles.

PARIGI, 1. La procedura di arrestodel secondo reattore della centralenucleare di Fessenheim, nell’est del-la Francia, è cominciata ieri pome-riggio alle 16.30 con alcune ore dianticipo rispetto all’orario inizial-mente annunciato delle 23.30 (oralocale). Lo ha riferito la società dienergia elettrica Edf.

Il reattore rallenterà progressiva-mente fino a essere del tutto stacca-to oggi. Entro l’estate 2023 avverràl’evacuazione dei combustibili uti-lizzati, mentre il completo smantel-lamento è previsto entro il 2040.

Il primo dei due reattori era statofermato il 22 febbraio scorso, san-cendo di fatto la fine dell’attivitàdella più vecchia centrale nuclearedi Francia, costruita al confine conla Germania, e non lontana dallaSvizzera, nel 1977, e da anni al cen-tro di preoccupazioni legate alla si-curezza. A lungo associazioni e or-ganizzazioni hanno chiesto la chiu-sura dell’impianto aprendo soprat-tutto in Francia un ampio dibattitopolitico sul futuro del settore ener-getico.

NO UA KC H O T T, 1. Il presidentefrancese Emmanuel Macron haincontrato, ieri, nella capitale del-la Mauritania — in occasione delvertice G5 Sahel — i cinque leaderdei Paesi africani occidentali col-piti dalle violenze jihadiste nellaregione, per rafforzare la strategiae gli sforzi contro i miliziani isla-misti. Il summit è stato persegui-to per «consolidare le conquiste»,ha affermato Macron, nel suo pri-mo primo viaggio fuori dall’E u ro -pa da quando è scoppiata la pan-demia.

Gli alleati hanno collezionato«reali successi negli ultimi sei me-si, neutralizzando i temuti lea-der», ha aggiunto Macron, elo-giando «l’intervento di alto livel-lo» degli eserciti del Sahel. Alsummit, hanno partecipato oltreai leader del G5 Sahel — BurkinaFaso, Ciad, Mali, Mauritania eNiger — anche leader europei,sebbene in videoconferenza, non-chè istituzioni dell’Africa. Tra gliobiettivi: rilanciare la cooperazio-ne regionale contro il terrorismo.L’insurrezione islamista è iniziataa nord del Mali nel 2012. Nono-stante un massiccio dispiegamen-to di soldati dell’Onu e dellaFrancia, il conflitto si è poi diffu-so nel Mali centrale e nei viciniBurkina Faso e Niger. Durante leoperazioni, migliaia di militari ecivili sono stati uccisi e centinaiadi migliaia di persone sono statecostrette a lasciare le loro case.

Maxi sequestro di droga a Salernodestinata a finanziare i jihadisti

ROMA, 1. La Guardia di finanza diNapoli ha sequestrato nel porto diSalerno un ingente quantitativo didroga, 14 tonnellate di amfetamine,84 milioni di pasticche col logo“captagon”, prodotte in Siria dal se-dicente Stato islamico. I proventierano destinati a finanziare il terro-rismo. Le pastiche sono le stesseusate dai terroristi del Bataclan.

Si tratta del più grande sequestroa livello mondiale. Il valore delladroga, trovata dalle Fiamme giallein 3 container, è stimato in oltre 1miliardo di euro. La droga era stata

nascosta in cilindri di carta per usoindustriale e macchinari costruiti inmaniera tale da impedire agli scan-ner di individuare il contenuto. Ilcaptagon — spiega la Guardia di fi-nanza — viene smerciato in tutto ilMedio oriente ed è diffuso sia tra icombattenti, per inibire paura e do-lore, sia tra i civili, perché non fasentire la fatica. Questa sostanzastupefacente è ricomparsa nei covidei terroristi, come ad esempionell’attacco al Bataclan di Parigi nel2015. Per questo è soprannominatala “droga dell’Isis” o “della Jihad”.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 2 luglio 2020 pagina 3

Approvata una legge che modifica la bandiera

Il Mississippi abbandonai simboli confederati

WASHINGTON, 1. Svolta storica inMississippi: il governatore Tate Ree-ves, repubblicano, ha firmato la leg-ge che cancella i simboli confederatidalla storica bandiera dello Stato.Era l’unica bandiera in Usa in cuifiguravano gli emblemi di un passa-to razzista e legato all’o p p re s s i o n edell’epoca della schiavitù. «Questoè un nuovo giorno per il Mississip-pi» esultano i promotori della legge.«Questo non è un momento politi-co per me, ma un'occasione solenneper guidare la nostra famiglia delMississippi verso l'unità, per ricon-ciliare e andare avanti» ha dichiara-to Reeves in una nota, dopo il vialibera del parlamento dello Stato al-la legge per cambiare la bandieracon la croce blu dei soldati confede-rati.

I critici chiedevano da decenni dicambiare la bandiera ma a fare ladifferenza è stato il movimento con-tro il razzismo mobilitato dopo l'uc-cisione dell'afroamericano GeorgeFloyd da parte di un agente biancoa Minneapolis.

Come detto, il Mississippi era l'u-nico stato americano ad avere sullapropria bandiera l'emblema dellaConfederazione (sfondo rosso, crocediagonale blu con piccole stellebianche) che rappresentava gli Statidel sud, contrari all'abolizione dellaschiavitù, durante la Guerra Civile(1861-1865). La Georgia, con la sualunga storia di segregazione, ha ab-bandonato questo simbolo nel 2003.

Intanto, a Minneapolis il giudiceha fissato ieri all’8 marzo del 2021l’inizio del processo ai quattro expoliziotti coinvolti nella morte diFloyd. Derek Chauvin, l’ex agenteche ha soffocato l’uomo stringendo-gli il collo con un ginocchio, rischiafino a 40 anni di carcere. Il magi-strato ha quindi invitato le parti anon commentare più la vicenda suimedia, ammonendo sul rischio ditrasferire il provvedimento altrove.

Prosegue nel frattempo l’offensivadei social media contro i contenutid’odio e razzisti, dopo le polemichee il boicottaggio (l’ultima a sospen-dere la pubblicità è Ford) che han-no investito Facebook, Instagram,Twitter e YouTube. Mentre piatta-forme come Reddit e Twitch hannodeciso di censurare il presidenteDonald Trump e alcuni gruppi dei

suoi sostenitori, YouTube ha annun-ciato di aver oscurato alcuni canaligestiti da personalità di alto profilodel mondo del suprematismo bian-co, tra cui quelli dell’ex leader delKu Klux Klan David Duke, l’e s t re -mista che in passato ha ammesso diaver votato per Trump. Rimossi an-che i canali dello scrittore canadesedi estrema destra Stefan Molyneuxe quello mensile online AmericanReinassance gestito dal giornalistaamericano dichiaratamente suprema-tista Jared Taylor.

Nuove violenze, nel frattempo, sisegnalano a Seattle, in quella cheoramai è diventata una “terra dinessuno”, cioè l’area dove si trovanoda giorni centinaia di manifestantiantirazzisti accampati per protestarecontro il razzismo.

Stavolta a rimanere a terra dueteenager, uno di 16 e uno di 14 anni:il primo non ce l’ha fatta ed è mor-to subito dopo il ricovero, l’amicoversa in gravi condizioni. Ancorapoco chiari i motivi della sparatoria,la quarta in dieci giorni, per un bi-lancio complessivo che comprendealtri quattro feriti e un altro teena-ger ucciso, un ragazzo di 19 anni.Una situazione che sta sfuggendo dimano alle autorità locali che finora,nel solco della tradizione di unadelle città più liberali d’America,hanno tollerato la presenza del cam-po autogestito dagli attivisti diBlack Live Matter e di altre orga-nizzazioni, messo in piedi nei primigiorni delle proteste per la morte diFloyd.

Più volte invece su Twitter il pre-sidente Trump ha sfogato la suarabbia contro i manifestantidell’area, definiti «vandali, anarchi-ci, agitatori», e contro i vertici dellacittà di Seattle e dello stato di Wa-shington, rei per il presidente dinon fare nulla per porre fine a unasituazione giudicata pericolosa e in-decorosa. «Quando è troppo è trop-po» ha dichiarato anche il capo del-la polizia locale, Carmen Best,afroamericana, lasciando presagireche lo sgombero dell’area potrebbeessere imminente, nonostante i ri-schi di provocare tafferugli, se nondi scatenare una vera e propria ri-volta.

Va detto che nelle ultime ore ilnumero dei manifestanti si è dimez-zato. In tanti hanno lasciato perpaura dopo i numerosi episodi diviolenza, quasi tutti non legati alleproteste, ma più che — affermanofonti di stampa — altro frutto dellamancanza di vigilanza che lasciaspazio anche all’azione di gang ecriminali comuni. E potrebbe nonavere a che fare niente con le prote-ste e con la politica anche l’ultimograve episodio. I testimoni raccon-tano di una Jeep bianca che verso letre del mattino si è avvicinata allebarriere di cemento che delimitanol’area. A quel punto da un gruppodi persone non identificate sarebbe-ro partiti verso il Suv diversi colpidi arma da fuoco: nel video delle te-lecamere di sorveglianza si odonoalmeno 19 spari, con il fuggi fuggigenerale delle persone ancora sve-glie a quell’ora.

Venti organizzazioni umanitarie chiedono il pieno accesso agli Stati di Rakhine e Chin

Vi o l e n z esempre più estese in Myanmar

Attuazione dell’a c c o rd osul nucleare

Scontro all’O nusull’e m b a rg o

delle armi all’IranNEW YORK, 1. «L’accordo sul nu-cleare con l’Iran rimane un granderisultato della diplomazia multilate-rale, e l’unico strumento per fornirealla comunità internazionale le assi-curazioni necessarie... È quindi es-senziale che facciamo tutto il possi-bile per preservarlo». Lo ha dettol’ambasciatore dell’Ue al Palazzo diVetro, Olof Skoog, parlando a no-me dell’alto rappresentante per gliEsteri dell’Unione Josep Borrell,durante una riunione virtuale delConsiglio di sicurezza Onu sull’at-tuazione dell’accordo sul nucleareiraniano.

«Sfortunatamente, nonostantetutti i suoi risultati, l’intesa è statasempre più messa alla prova, orapiù che mai è necessario uno sforzointernazionale congiunto per preser-varla», ha aggiunto, sottolineandoche «la sua piena attuazione da tut-te le parti è fondamentale».

Il segretario di stato Usa, MikePompeo intervenendo alla riunioneha chiesto al Consiglio di sicurezzaOnu di estendere l’embargo sullearmi all’Iran che scadrà a ottobre«poiché la sua scadenza metterebbea rischio la stabilità nella regione».

Il ministro degli Esteri di Tehe-ran, Mohammad Javad Zarif ha sot-tolineato che «La revoca dell’embar-go sulle armi imposto dall’O nuall’Iran, prevista per il 18 ottobre, èla condizione per il mantenimentoin vita dell’accordo sul programmanucleare firmato nel 2015». Le duequestioni, ha detto Zarif, sono «in-separabili». Egli ha chiesto al Con-siglio di sicurezza di sostenere lostato di diritto e di non permettereche le decisioni unilaterali degli Sta-ti Uniti mettano a rischio la coope-razione internazionale.

Il Pakistan accusa l’Indiaper l’attacco alla Borsa di Karachi

Un piccola rifugiata rohingya (Afp)

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è:

come me la cavo eroicamente in quest’affare, ma: quale potrà essere la vita

della generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

Il dibattito a Camaldoli sulla Chiesa in un mondo cambiato

Un altro raccontoattende di essere scritto

di GIANNI DI SANTO

«Di questo l’uomo contemporaneoè affamato: di esperienze capaci diporre domande nuove su quello chesiamo e facciamo; di nuove prospet-tive e nuove vie, che ci portano ol-tre noi stessi. È infatti semprel’esperienza — cioè quell’ex-p er-ireche è un attraversamento, unaesplorazione, una tessitura di segnie di nessi, di elaborazione di emo-zioni e di attribuzione di senso — ilmodo per trasformare criticità in oc-casioni di cambiamento». Le paroledi Chiara Giaccardi e Mauro Ma-gatti contenute nel libro La scom-messa cattolica, (Il Mulino), sono ar-rivate puntuali, dal 23 al 26 di giu-gno, nelle austere sale del monaste-ro di Camaldoli dove il priore gene-rale dei camaldolesi, dom Alessan-dro Barban, ha tessuto le trame diun dibattito su «La Chiesa alla pro-va della pandemia», con la presenzaqualificata di teologi e pastoralisti.

Già, dopo la pandemia. Perchétante cose sono cambiate. Almenodomandarsi cosa sia successo allanostra vita e alla nostra fede. E co-me uscirne fortificati nello spirito.In questo tempo di pandemia a cau-sa del covid-19, la Chiesa si è trova-ta a vivere un passaggio di grave

difficoltà e insieme l’apertura diinattese possibilità, sia sul pianoculturale (col mondo della scienza econ la cultura in generale), su quel-lo linguistico (come comunicare lafede), sia sul piano della prassi litur-gica da seguire (tutta la problemati-ca delle chiese chiuse, delle messe intelevisione, dei funerali non celebra-ti). Questo tempo ha fatto emergerecon più evidenza tutte le problema-tiche pastorali, teologali e spiritualicon cui la Chiesa si confronta dadecenni.

Quale Chiesa verrà da questacongiuntura sfidante? Se ne è di-scusso a Camaldoli, con lo sguardodella profezia. Davanti a noi sta unasfida epocale. Come ha recentemen-te affermato Papa Francesco, «il ve-ro dramma di questa crisi sarebbe“s p re c a r l a ”». La proposta di PapaFrancesco non è quella di difenderein modo nostalgico o malinconico laChiesa “di ieri”, ma consiste nellostare desti, vigilanti con la Chiesa“in uscita”, e cominciare a sognarela Chiesa nuova “di domani”. Comeha scritto De Certau: «Il cristiano èproiettato in una regione di rischi edi nuovi inizi».

Un convegno che ha espressomolti spunti di riflessione per pre-sbiteri e laici e che avrà un secondoappuntamento, con risvolti pastora-li, verso la fine di agosto e semprenella suggestiva cornice del mona-stero di Camaldoli. Per il priore,Barban, è opportuno ritrovare il gu-sto di un passo monastico, una fret-ta riflessiva e la pazienza di ascolta-re, di farsi delle domande. Più cheriti, interiorizzazione di un percorsodi approfondimento. Più che esca-motage online, il gusto della liturgiadelle ore. Perché se è vero, come hadetto il sociologo Franco Garelli,che questa pandemia ha dimostratoche non c’è più in Italia un cattoli-cesimo di popolo ma abbiamo sco-perto, e lo stiamo scoprendo tutto-ra, un Dio che accompagna l’esi-stente, tuttavia le chiese “vuote”hanno ingenerato la consapevolezza,secondo la teologa Cettina Militello,che saranno sempre più così se nonrinnoviamo il nostro modo di viverela fede. Che la messa in streamingabbia consolato molti, i quali per al-tro hanno potuto scegliere una cele-brazione più prossima alla loro sen-sibilità, non toglie il vulnus oggetti-vo della mancata partecipazione.Tanto più che è legittimo il timoreche si dimentichi il lato umano dellerelazioni. «La non possibilità dipartecipare all’eucaristia e di consu-marla — continua la teologa — ha ri-velato un deficit cospicuo, quello diuna sacramentalizzazione a oltranzache alla fine tradisce la valenza am-pia della stessa eucaristia. Infatti, seè vero che l’eucaristia fa la Chiesa eche è la Chiesa (l’assemblea) a farel’eucaristia, è altrettanto vero che lospostamento sulla sola mensa delpane, per altro oltre tutto esaltatanella visione miracolista della tran-sustanziazione, ha minimizzato lamensa della parola, che viceversa,nella situazione d’impossibilità a ce-lebrare l’eucaristia nella sua formacompiuta, avrebbe ben potuto costi-tuire una chance per il popolo diDio. Tanto più che la Parola stessaha un suo spessore sacramentale.

Abbiamo perso l’occasione di invita-re il popolo di Dio alla mensa dellaparola, di offrirgliela come cibo allapari del pane eucaristico».

Però è anche vero che questotempo sospeso ci ha donato qualco-sa, ci ha restituiti a una dimensioneche ci mancava. Emerge prepotentela domanda: che Pasqua celebria-mo? E la domanda è un severo esa-me di coscienza circa l’inco erenzanon più giustificabile della comuni-tà cristiana. E un convincimento che“niente sarà come prima”.

La percezione della pandemia co-me kairos nasce dal fatto che la crisicostituisce sempre una opportunitàdi ripartenza. La pandemia, semmai,potrebbe diventare un “segno deitempi”, un’allerta che occorre di-scernere e interpretare. Un’o ccasio-ne per un severo esame di coscien-za.

La pandemia non è qualcosa checi è arrivata dall’esterno per un tri-sto capriccio del maligno. È qualco-sa che in qualche modo stava den-tro di noi, nel rapporto irrisolto tranoi e noi stessi, noi e l’ambiente,noi e la comunità più larga, eccle-siale e non. E poiché biblicamentela crisi è discernimento, severo e do-loroso finché si vuole, ma sempreprofondamente salvifico, l’o ccasioneci è giovata per aprire gli occhi, perguardare noi stessi e gli altri in mo-do nuovo. Non evento apocalitticonel senso tragico del termine, maevento disvelatore di valori disattesio nascosti.

Per ciò che ci riguarda comeChiesa possiamo dar vita a un mo-dello nuovo. Abbiamo da disegnaree vivere una immagine diversa, nuo-va, inclusiva, profetica, gioiosa.Dobbiamo iniziare a prenderci curadi noi stessi, dell’Altro (è l’invito diRoberto Mancini, filosofo). La vita,non solo per forza la vita ecclesiale,è occasione di salvezza e riscoprirela fraternità è una delle poche stra-de per rinascere dopo la pandemia.Una condivisione con noi e l’A l t roche amplia il confine di una solida-rietà sola ed esclusivamente caritate-vole. Una condivisione tra fratelli efigli che riconosce che Gesù è tera-peuta (la provocazione di RobertoTagliaferri, teologo): salva perchéguarisce. La Chiesa si occupa dianima e corpo, e questa pandemia èstata il crocevia di uno stato di crisida cui ripartire. Più forti di prima.Radicati nello spirito. Guariti daGesù.

La crisi pandemica ha reintrodot-to il grido dei Salmi affinché “unDio ci venga a salvare”. «Forse ètardi per una certa generazione — sichiede Tagliaferri — ma è un segnodei tempi per la generazione a veni-re, che ha perso la spregiudicatezzadella proprio inviolabilità. Un nuo-vo racconto della vita e della morteattende di essere messo in scena. Laproposta cristiana può raccoglierequesto grido non con facili rispostee neppure promettendo catarsi nonconsentite. Anche noi dovremmoimparare da questa crisi epocale del-la pandemia a rispettare il grido diGesù e il silenzio di Dio, senza dar-si delle risposte non consentite, inun’attesa che lacera il silenzio solocon l’invocazione, “Maranatha VieniSignore Gesù”».

Uno scorcio di Camaldoli

GINEVRA, 1. La recente impennatadi violenza in alcuni Stati delMyanmar — soprattutto nel Rakhi-ne e nel Chin — potrebbe causarepiù fame, sfollamenti e perdita dimezzi di sussistenza tra le comuni-tà, rendendo impossibile anchel’accesso all’educazione per moltibambini. È l’allarme lanciato in unrapporto da venti organizzazioniumanitarie che operano in Myan-m a r.

Gli esperti hanno denunciatouna recrudescenza nel Rakhine deicombattimenti tra l'esercito di Ara-kan e i militari governativi. La zo-na attorno al villaggio di KyaukTan ospita oltre 10.000 persone efonti locali riferiscono che moltistanno fuggendo dalle loro case,mentre altri sono intrappolati enon riescono ad andarsene. «Tu t t ele parti in causa devono garantirela piena aderenza al diritto interna-zionale umanitario e la protezionedei civili e il Governo deve difen-dere i diritti umani di tutti i civilinegli Stati del Rakhine e delChin», si legge in un documento.

C’è il concreto rischio che i com-battimenti possano causare mag-giore fame, sfollamenti e sofferenzeumane, in un momento in cui lepopolazioni sono alle prese con

l’epidemia di covid-19 e con le fortipiogge della stagione dei monsoni.Inoltre, molti bambini non sono ingrado di frequentare la scuola e da-to che molti agricoltori sono sfolla-ti nel mezzo della stagione di semi-na, è probabile che la recente esca-lation dei combattimenti abbia unimpatto negativo sulla sicurezzaalimentare a lungo termine e suimezzi di sussistenza delle comunitàcolpite. L'accesso umanitario è giàestremamente limitato e l'assistenzanon è in grado di raggiungere mol-te delle comunità più colpite. Neldocumento, le organizzazioni uma-nitarie internazionali hanno chiestoche sia concesso quanto prima l'ac-cesso illimitato a tutte le aree delRakhine e del Chin a terzi indi-pendenti, compresi giornalisti e os-servatori dei diritti umani.

Sulla difficile situazione nel Pae-se del sudest asiatico sono interve-nuti i vescovi del Myanmar. «Lapace è possibile, la pace è l'unicastrada. Soluzioni giuste, eque e in-clusive sono possibili con la cessa-zione delle ostilità e la volontà didialogare in buona fede».

La conferenza, composta da ve-scovi che rappresentano 16 diocesidel Myanmar, auspica la ricerca dinuove opportunità per una pacesolida e duratura. «Tra la pandemiadi covid-19, le sfide importanti so-no la riconciliazione e la ricostru-zione della Nazione. Questo è l’an-no delle elezioni. Questo è l’annodella speranza», aggiunge il testo.

KARACHI, 1. Il primo ministro delPakistan, Imran Khan, ha accusa-to l’India per l’attacco terroristicodi due giorni fa alla Borsa di Ka-rachi, che ha provocato diecimorti, sostenendo che l’obiettivofinale sarebbe stato quello di de-stabilizzare Islamabad. «Non ab-biamo dubbi sul fatto che l’Indiasia coinvolta nell’attacco», ha di-chiarato Khan davanti all’Assem-blea nazionale, secondo quantoriferito dal sito dell’emittente Geot v.

«A Karachi — ha aggiuntoKhan — hanno voluto replicarequello che è successo a Mumbai.Volevano diffondere l’incertezza».L’attacco alla Borsa della cittàportuale meridionale è stato ri-vendicato dai militanti del grup-po separatista Baluchistan Libera-tion Army (Bla).

Secondo quanto accaduto, 4terroristi hanno cercato di entrarearmi in pugno nell’edificio che

ospita la Borsa della capitale eco-nomica del Pakistan, nel pienodelle contrattazioni. Ma sono sta-ti fermati dalle forze di sicurezza.Nella sparatoria sono rimasti uc-cisi gli assalitori, quattro agenti,un poliziotto e un civile. I terrori-sti, con corpetti antiproiettile etute mimetiche e zaini pieni diesplosivi e munizioni, avevanoportato anche scorte di cibo e ac-qua, segno che intendevano barri-carsi all’interno della Borsa dopoaver preso degli ostaggi. «Eranopronti a morire per la causa», co-me ha sottolineato la rivendica-zione del Bla, organizzazione chechiede l’indipendenza della pro-vincia del Baluchistan, che i sepa-ratisti ritengono essere sfruttataper le sue risorse naturali (petro-lio e minerali). Il Bla ha la sedein Afghanistan e Islamabad accu-sa la rivale India di sostenerla earmarla: accusa che New Delhi hacategoricamente respinto.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 giovedì 2 luglio 2020

Tra Francesco d’Assisi e frate Leone suo discepolo

Memoriadi un grande legame

Come un fiore reciso dall’a r a t roLa corrispondenza d’amorosi affetti nell’«Eneide» e nell’«Orlando furioso»

Attraverso la figura di NisoVirgilio tesse l’elogiodell’altruismo, della pazienzae di un’umile saggezzacapace di perdonarele fatali imprudenzedell’amico Eurialo

Luca Giordano, «San Francesco d’Assisi» (XVII secolo)

Solitudine e mani tese in «Nella città una rosa» di Rumer Godden

Il giardino segreto di Lovejoy

di FELICE ACCRO CCA

Due piccoli pezzi di pergamena(cuciti assieme non farebbero unpiccolo fazzoletto) trasmettono, suFrancesco d’Assisi e sul modo incui visse l’amicizia, più di tante

altre fonti, diverse e di varia natura. Sì, perchéquanto si legge su quei piccoli pezzi di pelle èstato vergato dalla stessa mano di Francesco.Casi di autografia sono piuttosto rari nel Me-dioevo, e se di Francesco ne sono giunti fino anoi addirittura due, ciò si deve al loro destina-tario, frate Leone, il quale li conservò conamorevole cura portandoli con sé lungo tutto ilcorso della sua vita.

Autografi, quindi. Ma di cosa si tratta? Laprima delle due reliquie è una breve lettera(cm. 6 x 13) indirizzata al suo compagno, oggiconservata nel duomo di Spoleto; la seconda,custodita presso il sacro convento di Assisi, èinvece la cosiddetta chartula (cm 10 x 13), cheda un lato riporta le Lodi di Dio altissimo,composte da Francesco sulla Verna nel 1224, edall’altro la Benedizione a frate Leone. A questibrevi scritti, che soprattutto a partire dagli anniNovanta del secolo scorso hanno sempre piùattirato l’attenzione degli studiosi, Pietro Ma-ranesi ha dedicato ora un agile volumetto nelquale ha saputo unire — come attesta AttilioBartoli Langeli, che tali testi ha studiato a lun-go e a cui si deve la prefazione — le «due mo-dalità di lettura critica degli autografi: quellaesegetica e quella spirituale». Caro Leone ti

ogni frate avrebbe per l’appunto dovuto esser-lo per gli altri. Una lettura, quella di Maranesi,che mi trova pienamente consenziente.

Secondo quanto attesta Tommaso da Cela-no, le Lodi di Dio altissimo furono invece com-poste da Francesco sulla Verna a sostegno diuno dei suoi compagni, il quale era in preda auna forte tentazione. Tommaso non ne riferisceil nome, ma — fortunatamente — lo stesso Leo-ne ha provveduto a indicarsene come destina-

di SI LV I A GUSMANO

Chi ha rubato la terra dai giar-dini pubblici vicini a CatfordStreet nella Londra degli anniCinquanta? L’arcigna missAngela è sicura che i colpevoli

siano i ragazzini della banda del quartiere,mentre sua sorella Olivia — che non èd’accordo — si chiede piuttosto perché aibambini della zona sia proibito l’accesso aigiardini: non meritano anche loro di go-dersi quel poco di verde che spunta nelgrigio della città ancora segnata dallaguerra?

Un furto apre Nella città una rosa (AnEpisode of Sparros, 1946), l’ultimo romanzodi Rumer Godden proposto al pubblicoitaliano (nella traduzione di Marta Baro-ne; Milano, 2020, pagine 416, euro 16) daBompiani, che prosegue nella meritoriaopera di far conoscere la scrittrice inglesemolto nota in ambito anglosassone. E unfurto di ben altra natura parrebbe segnareanche la vita della protagonista, la piccolaLovejoy Mason, bambina solitaria, intra-prendente e senza famiglia, curata negliabiti (perché così le è stato insegnato) eladra («non rubava né soldi né oggetti divalore: sapeva che rubare il denaro è unabrutta cosa; nessuno le aveva detto che igelati e i fumetti sono denaro»).

Un giorno per strada la bambina sottraeuna bustina di semi di fiordaliso, bottinoche da assolutamente casuale diventa laragione di vita di una dodicenne costrettaa misurarsi con l’essere «un di più appicci-cato lì». La madre cantante, infatti, l’haabbandonata a pensione da mrs Combie,moglie di un ristoratore sull’orlo del falli-mento. E così Lovejoy, bambina dal nometroppo pesante per chiunque, impara subi-to a sentirsi fuori posto.

Dar vita a un giardino segreto, cioè allameravigliosa possibilità di creare qualcosain mezzo a tanta distruzione, diventa l’os-sessione di Lovejoy. Quella che dà sensoai suoi giorni, che colma le mancanze esi-stenziali («La sera quando andava a lettonon rimaneva sveglia nel buio a sentire ilvuoto; pensava al giardino, ai semi, ai co-lori promessi»).

La distruzione non è solo quella impo-sta dalla guerra; è, più in generale, quellacausata dal comportamento degli adulti —“bulli” ben più crudeli della banda di ra-gazzini di cui Lovejoy è vittima. È ostina-ta questa bambina dalla solitudine stra-ziante; insegue il suo sogno trascurandotante cose, ma è capace di dare una dire-zione alla rabbia che sente. Anche perchéqualcuno le tende inaspettatamente la ma-no.

In La bambina selvaggia (1972, Bompiani2017) la protagonista Kizzy, mezza irlande-

se e mezza gitana, anch’ella senza fami-glia, costretta a sottomettersi alle regole diuna società che la respinge, viene salvatada miss Olivia Brooke. Anche Lovejoyavrà la sua Olivia: la dodicenne, infatti,trova speranza in una donna che, pur es-sendo di quel mondo che la rifiuta parteintegrante, è però in grado di vederne i li-miti, dando così un altro significato a mol-te cose.

Miss Olivia che ha sempre avuto pauradi tutto, così inerte e apatica da risultare

distantissima dalla prospettiva di Lovejoy,miss Olivia che però sa farsi le domandegiuste. Specie se relative ai bambini distrada, a quei «bambini che venivano la-sciati soli», che sua sorella disprezza e chelei invece ritiene «veri», più veri degliadulti; «sapeva che erano vitali; se fossicon loro saresti viva, pensava Olivia». Sa-rà il suo sguardo e la sua decisione finalea offrire alla bambina una via di uscitanella vita.

Nata nel Sussex nel 1907, Rumer God-den trascorse un’infanzia libera e spensie-rata e gran parte della sua vita in India,dove aprì una scuola di danza per bambi-ni inglesi e indiani. Nel 1949 tornò a vive-re in Inghilterra, rimanendovi fino allamorte, avvenuta nel 1998. Scrittrice amata,saggista, autrice di opere teatrali, poesie eromanzi per adulti e ragazzi, nel corsodella sua vita complessa (da bambina so-pravvisse a una caduta che le lesionò gra-vemente la spina dorsale, e da adulta a untentativo di avvelenamento e alla morte diun figlio) Godden si è sempre sentita unp o’ fuori posto. Anche per questo, forse, èstata capace di raccontare così bene la so-litudine e il senso di estraneità.

Una solitudine e un senso di estraneitàche però possono incrinarsi. «Un di piùappiccicato lì» può trovare il suo postonel mondo. L’amicizia, anche la più im-probabile, apre scenari impensati.

scrivo. Gli autografi di Francesco: memoria di unagrande amicizia (Padova, Edizioni Messaggero,2020, pagine 210, euro 17). Il lavoro si sviluppasu tre capitoli, più una conclusione che ne rias-sume il percorso in termini di consolazione: unministero di consolazione e di sostegno esercitòinfatti Francesco nei confronti di Leone, suodiscepolo e amico, e un ministero di consola-zione è tuttora esercitato da questi scritti suilettori che vi si avvicinano non solo con l’o c-chio critico dei paleografi, ma lasciandosenecatturare a livello esistenziale.

Nel primo capitolo, Maranesi sintetizza il vi-vo dibattito paleografico che soprattutto permerito di Bartoli Langeli si è andato accenden-do intorno agli autografi, senza limitarsi a rias-sumerne i risultati, ma mettendo in evidenzaun particolare interessante, finora sfuggito atutti, e in grado di riaprire la questione sulleultime due righe delle Lodi di Dio altissimo:queste, infatti, mancano nell’originale e ne co-nosciamo il testo solo grazie alla trascrizione(del secolo XIV) riportata nel ms. 344 di Assisi;ebbene, come fa notare Maranesi, le due righepotevano essersi perdute già al tempo in cuiLeone — sull’altra parte del foglio — scrisse leproprie rubriche: in effetti, l’ultima rubrica, sulbordo del foglio, segue una curva che sembracondizionata dalla situazione della pergamena,la quale a quel tempo doveva perciò essere giàcompromessa. Il capitolo secondo è dedicatoalla lettera conservata a Spoleto, qualificata co-me un «biglietto di consiglio»; si tratta, indub-biamente, di un documento straordinario:Francesco scrive a Leone per dirimere alcunidubbi che questi gli manifestava riguardo ascelte inerenti la sequela di Cristo, in specificoquale via fosse la migliore per seguire le ormee la povertà del Signore. Nella sua analisi, Ma-ranesi lascia emergere la modalità educante se-guita da Francesco: le parole dette lungo lavia, infatti, venivano riassunte in un invito aldiscernimento personale e comunitario, dopo ilquale Leone e i frati che erano con lui avreb-bero dovuto scegliere la maniera più idoneaper porsi alla sequela di Cristo e della sua po-vertà e mantenervisi fedeli. Francesco, quindi,non volle essere la chioccia dei suoi frati, mapretese che questi camminassero con le propriegambe; semmai fu una madre (e come “m a d re ”si presentò a Leone) non opprimente, come

fronte il segno della salvezza (cfr. Ezechiele 9, 4;Ap 7, 3; 9, 4).

Non c’è dubbio che il libro di Maranesi pro-ponga molti motivi d’interesse per il lettore:val quindi senz’altro la pena meditarlo con at-tenzione.

Due piccoli pezzi di pergamenavergati dal Poverello testimonianola profondità del suo sentireUn volume ora li analizzasul piano esegetico e spirituale

rio nelle rubriche scritte sul lato che riporta laBenedizione. Dall’insieme dei dati riferiti sipuò supporre che, in un primo tempo — co-munque «dopo l’impressione delle stimmate»— e per motivazioni proprie (per rendere «gra-zie a Dio per il beneficio a lui fatto»), France-sco avesse scritto le Lodi di Dio Altissimo su unlato della pergamena che in un secondo tempoconsegnò al compagno, il quale gliene avevafatto richiesta, aggiungendovi sul verso oppo-sto la benedizione e un disegno di sua mano.

Per Maranesi queste Lodi espri-mono il mistero di Dio, che all’uo-mo appare come il totalmente altro(rr. 1-6a) e lo straordinariamenteprossimo (rr. 6b-17). Viceversa, conla Benedizione a Leone, Francescoesercita ancora una volta il suo mi-nistero di consolazione. A questo ri-guardo, penso che forse il disegnosotto il Tau avrebbe meritato qual-che parola in più, visto che fu pro-prio Leone a precisare che France-sco «fece questo segno thau col ca-po, di sua mano». Tra la seconda ela terza rubrica si trova infatti undisegno che raffigura una grandecroce piantata su un monte, all’in-terno del quale si vede una testacinta da un turbante: con moltaprobabilità, si voleva rappresentarein quel modo la croce di Cristopiantata esattamente sulla tomba diAdamo (un tema iconografico cheha goduto di grande fortuna): conla sua morte, Cristo — il nuovoAdamo — restituiva cioè agli uominila vita che era stata loro tolta dalprimo Adamo. Con la sua asta ver-ticale, la croce taglia inoltre il nomedi Leone (Le-o): anch’egli, dunque,era del numero degli eletti, di colo-ro cioè che avevano ricevuto sulla

Particolare dalla copertina

di GABRIELE NICOLÒ

Di fronte agli orrori dellaguerra, rea non solo di mie-tere vittime ma anche dispezzare i rapporti umanitra i sopravvissuti, Virgilio

nell’Eneide scioglie un inno all’amicizia,la quale assume un valore ancor più pre-gnante perché proiettata sullo sfondo diuno scenario segnato da violenze, traco-tanza e furia omicida. E per incarnare ladimensione alta dell’amicizia si serve didue figure, Eurialo e Niso, anch’esse inverità protagoniste di gesta belliche ani-mate dalla volontà di annientare il nemi-co. Sono giovani guerrieri profughi diTroia e compagni di Enea. Eurialo, digrande bellezza, è poco più di un fan-ciullo e guarda a Niso, appartenente auna famiglia illustre, con grande ammi-razione e vuole seguirlo anche nelle im-prese più rischiose, sebbene l’amico cer-chi di dissuaderlo. E l’impresa più im-portante consiste nell’entrare nell’accam-pamento nemico, quello dei Rutuli.

Approfittando del fatto che i soldatisono addormentati, sopraffatti dai fumidel vino, i due compiono una strage.Riuscirebbero a farla franca se l’ingenui-tà del giovanissimo Eurialo non rovinas-se l’esito della coraggiosa sortita: egli ru-ba infatti alcuni oggetti appartenenti alnemico, tra cui lo splendido elmo diMessapo (un alleato italico dei Rutuli),il cui riflesso, alla luce della luna, e il vi-stoso pennacchio attireranno l’attenzionedi Volcente, uno dei condottieri dei Ru-tuli, il quale, con la sua spada, nel fittodi un bosco, trafiggerà Eurialo. Questinon era riuscito a fuggire a Volcente chelo inseguiva anche perché appesantitodal bottino di guerra che aveva accumu-lato: un gesto che Niso gli aveva sconsi-gliato. Meno giovane e più esperto, ave-va esortato l’amico a non eccedere dopoaver compiuto già una strage, infierendosul nemico. Eppure Niso, appena si ac-

corge che Eurialo è in grave pericolo, in-vece di continuare la fuga che gli avreb-be salvato la vita, torna indietro, cercan-do disperatamente di sottrarre l’amico alsuo tragico destino. Seguirà una lotta ac-canita: Volcente uccide Eurialo e Nisouccide, vendicandosi, Volcente. Il corpoesanime di Eurialo viene paragonato daVirgilio, in versi che rappresentano unodegli apici del poema, a un fiore purpu-reo reciso da un aratro o a un papaveroche abbassa il capo durante una pioggiabattente.

Tra Eurialo e Niso è la figura di que-st’ultimo a caricarsi di un messaggio piùduraturo del bronzo, perché in lui con-fluiscono valori fondanti: amicizia, pa-

I tanti volti dell’amicizia

— quella vena di odio che pur si provaper il nemico.

Chiaramente ispirato a quello di Eu-rialo e Niso è l’episodio dell’Orlando fu-rioso dell’Ariosto, il quale, per celebrareil valore dell’amicizia, crea a sua voltadue figure immortali, Cloridano e Medo-ro, due fanti saraceni nemici dei cristiani.Anch’essi compiono una strage, inoltran-dosi nell’accampamento cristiano e ancheCloridano, nella fuga, è alquanto impac-ciato: solo che in questo caso non sono itrofei del nemico a condizionarne i mo-vimenti, ma è il corpo dell’amato re Dar-dinello, che egli regge sulle spalle. Lostesso Cloridano, dopo aver trafitto conle frecce i nemici, si getterà nella mi-schia, trovando la morte, quando credeche Medoro sia rimasto ucciso (in realtàil guerriero pagano è vivo e sarà poi soc-corso da Angelica).

La vicenda di Cloridano e Medororappresenta una matura riflessionesull’amicizia e sulla fedeltà, che non va-cillano, e tanto meno cedono, di frontealle prove più difficili e insidiose. Medo-ro è fragile, Cloridano e più deciso: ep-pure il coraggio di Medoro non è infe-riore a quello dell’amato compagno. El’amicizia tra i due si sublima nella verae propria venerazione che hanno per illoro signore, Dardinello. Ecco allora cheAriosto plasma un solido viluppo di for-tissimi legami suggellati dal valore dellalealtà. E in quella preghiera alla luna —recitata in in suggestive ottave — cheprecede l’impresa, assai rischiosa, di Clo-ridano e Medoro di trasportare le spo-glie del loro signore in un luogo sicuro,lontano da Parigi, vibra, struggente, ilsentimento di un’amicizia che propriodalla consapevolezza di un destino tantoimminente quanto tragico trae una forzache supera ogni remora e vince ogni de-bolezza. Per configurarsi dunque qualefulgido esempio di un legame puro e in-distruttibile, completamente ignaro dimeschini voltafaccia e di vili tradimenti.

zienza, comprensione, nonché una sag-gezza, sebbene anch’egli giovane, chenon si mette in cattedra per impartire,freddamente, istruzioni e consigli. Ma èuna saggezza che si innerva di umiltà, equindi pronta a capire e a perdonare lefatali imprudenze dell’amico. Virgilionon descrive i due guerrieri come deisanti: hanno anch’essi difetti e debolez-ze, e sono per giunta pervasi da furiabellica. Ma è proprio su questo terrenoaccidentato e minato che sorge e attec-chisce quell’amicizia, la quale, pur tra ilsinistro frastuono di spade e pugnali, rie-sce a imporsi e a librarsi, riscattando —attraverso il sacrificio della propria vitaper cercare di salvare l’amato compagno

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 2 luglio 2020 pagina 5

La libertà umana

Tra graziae peccato

di ANDREA MONDA

«E gli non potevavederla nel-l’oscurità, mapoteva ricorda-re una quantità

di volti dei tempi passati che siadattavano alla sua voce. Conside-rando con attenzione un uomo ouna donna, si poteva sempre co-minciare a provarne pietà. Era unaqualità insita nell’immagine di Dio.Quando si erano vedute le rugheagli angoli degli occhi, la formadella bocca, il modo in cui cresce-vano i capelli, era impossibile odia-re. L’odio era semplicemente unamancanza di immaginazione».

Il protagonista della scena è unprete che si trova in una cella co-mune, di notte, insieme a tante al-tre persone incarcerate a seguito diuna retata della polizia. In realtà lapolizia cerca proprio lui, perché èin atto una persecuzione dei cattoli-ci. Una donna lo riconosce e gli siavvicina per confessarsi e per la-mentarsi del comportamento di al-tri detenuti. Prendiamo questo bre-vissimo testo perché come in untessuto umano, anche in un piccolobrandello-campione c’è racchiuso ildna dell’intero organismo. In que-ste parole c’è tutto Graham Greene.

Il potere e la gloria è forse il suocapolavoro. È appunto la storia diun prete, di cui non si conoscenemmeno il nome, che vive nelMessico degli anni Venti. È un pre-te corrotto. Il tema della corruzionee del peccato è il tema presente intutte le opere di Greene. Questoprete non solo ha tradito la sua vo-cazione, ha avuto una figlia da unarelazione con una donna, e conti-nuamente manca alla sua missione:è un vigliacco e fugge incessante-mente alla persecuzione di queglianni feroci. Tutto il libro è la de-scrizione di quel “continuamente” edelle sue possibili eccezioni.

In un breve, intenso, articoloscritto nello stesso anno del roman-

nessione” (viene in mente Eliot chechiamava la Chiesa «La Stranie-ra»). Il prete corrotto, totalmenteabbandonato al libero arbitrio adun certo punto riacquista il corag-gio e la fedeltà e proprio nel finale,smette di fuggire e, semplicemente,diventa quello che è sempre stato,nella sua infedeltà, un prete. Lospiega meglio lui stesso quandoparla, per l’ultima volta, nel mo-mento in cui sta per essere fucilato,al luogotenente, rivoluzionario, ra-zionalista e ateo, che lo ha cattura-to: «Questa è un’altra differenza tranoi. È inutile che lavoriate per ilvostro scopo, a meno che non siateun uomo buono voi stesso. E nonci saranno sempre uomini buoni nelvostro partito. E allora si avrà dinuovo tutta la vecchia fame, le vio-lenze, l’arricchirsi ad ogni costo.Ma il fatto ch’io sia un codardo, etutto il resto, non ha molta impor-tanza. Posso mettere Dio lo stessonella bocca di un uomo, e possodargli il perdono di Dio. Anche seogni prete della Chiesa fosse comeme, non ci sarebbe nessuna diffe-renza sotto questo aspetto».

Da cattolico inglese la “battaglia”che Greene condusse fu essenzial-mente per la libertà, rivendicandotale libertà innanzitutto rispetto allasua stessa condizione di credente,categoria per lui inesistente dalpunto di vista letterario, gli scrittoricattolici infatti non esistono, ci so-no solo “romanzieri che sono anchecattolici”, come scrive nei SaggiCattolici: «Io appartengo ad un“grupp o”, la Chiesa cattolica, unfatto del quale, come scrittore, po-trebbero derivarmi gravissimi pro-blemi: invece non li ho, appuntoperché posso essere sleale».

È proprio questa slealtà (caratte-ristica dei protagonisti di molti suoiromanzi) che lo porta ad affermareparadossalmente che la letteraturanon ha niente a che fare con l’edifi-cazione spirituale: «Con ciò nonvoglio affermare che la letteraturasia amorale, ma che ha una sua mo-

Henry Fonda in una scenadel film «La croce di fuoco»diretto da John Ford (1947)

Gli 80 anni de «Il potere e la gloria» di Graham Greene

Lo sguardo inquietodella fede

Il sacerdote tormentato diventa paradossalmentetestimone di una vita evangelicaQuella coscienza inquieta, in costante ebollizionecontinua a essere fonte di stupore e compassioneUna finestra spalancata sulla vita

Casa Greene, il castello degli scrittoriPotentino, la residenza italiana dei pronipoti del romanziere

«Considerando con attenzione un uomo o una donna— scrive Graham Greene in “Il potere e la gloria” —si poteva sempre cominciare a provarne pietàEra una qualità insita nell’immagine di DioQuando si erano vedute le rughe agli angoli degli occhila forma della bocca, il modo in cui crescevano i capelliera impossibile odiareL’odio era semplicemente una mancanza di immaginazione»

zo, nell’ottobre 1940, intitolato Acasa, Greene scrive, riferendosi aibombardamenti subiti dagli inglesida parte dell’aviazione nazista: «Cisi abitua a qualunque cosa», peròpoi aggiunge: «Ci sono delle cosealle quali non ci si abitua mai per-ché non hanno connessione: la san-tità, la fedeltà e il coraggio degli es-seri umani abbandonati al libero ar-bitrio: simili virtù appartengono aivecchi edifici delle università e allecattedrali, reliquie di un mondocon fede». Ecco, Il potere e la gloriaparla di questa santità che spezzal’abitudine, che interrompe la “con-

rale propria». Ed è sempre il gustodel paradosso che spinge Greene aporre, in apertura del romanzo Ilnocciolo della questione, quasi pro-grammaticamente, il seguente versodi Péguy: «Al cuore stesso della cri-stianità nessuno è così competentecome il peccatore in materia di cri-stianità. Nessuno se non il santo».Sempre ne Il nocciolo della questione,Greene parla per bocca del suoprotagonista e afferma: «Qui nessu-no avrebbe mai potuto parlare diun paradiso in terra: il cielo rima-neva rigidamente al proprio postoal di là della morte, e al di qua pro-speravano le ingiustizie, le crudeltà,le grettezze che altrove la gente riu-sciva abilmente a mascherare. Quisi potevano amare le creature uma-ne quasi come le ama Dio stesso,conoscendo il peggio di loro».

Secondo Charles Moeller, autoredi una monumentale opera in cin-que volumi su Cristianesimo e Lette-ra t u ra , l’intera opera di Greene èuna glossa alla sentenza evangelica“non giudicare”. La sua è una lette-ratura radicata nel cristianesimo manella “versione inglese”, amantecioè dell’umorismo e del paradosso,una letteratura dove la presenzadella Grazia scaturisce da forti con-trasti. In realtà Greene descrive ilpeccato, l’inferno. È la visione mes-sa in luce molto chiaramente daFlannery O’Connor, acuta lettricedi Greene, quando scrive: «La nar-rativa riguarda tutto ciò che è uma-no e noi siamo polvere, dunque sedisdegnate di impolverarvi, non do-vreste tentare di scrivere narrativa»;la stessa O’Connor che amava ri-cordare che il compito del narratoreè descrivere l’opera della Grazia inun territorio per lo più occupatodal diavolo, un perfetto riassuntode Il potere e la gloria.Graham Greene

salmente testimone di una vitaevangelica. Sì, perché quella co-scienza inquieta, in costante ebolli-zione, se da un lato è tormento ecroce, dall’altro continua a esserefonte di stupore e compassione, fi-nestra spalancata sulla vita.

Ho segnato un paio di passi chemi pare testimonino con forza que-sto tormento in grado di farsi rela-zione con gli altri e con se stessi,dunque comunione con Dio. Ilprimo è nel capitolo in cui Greeneracconta dell’arresto del sacerdote,sbattuto in una cella piccola e so-vraffollata: «Di nuovo provò unempito di indicibile affetto. Nonera che un delinquente in mezzo aun branco di delinquenti: questo

ancora tanti, in diverse parti delmondo, i cristiani perseguitati, maperché oggi la Chiesa si trova adaffrontare una sfida cruciale: testi-moniare e vivere il Vangelo in unmondo dominato da quello chePapa Francesco ha definito «siste-ma ingiusto alla radice», alimenta-to da «un’economia che uccide».Un sistema che sacrifica sull’a l t a redell’idolo denaro la dignità e la li-bertà di milioni di persone. Disu-guaglianze inedite nella storia difronte alle quali il credente nonpuò restare zitto e inerte: a impe-dirglielo è il Vangelo stesso, testoche come nessun altro ha sintetiz-zato Cielo e Terra, spiritualità epolitica nel senso dato al termineproprio da Paolo VI: «La più altaed esigente forma di carità», caritàcome servizio per il bene comune edenuncia degli abusi e delle ingiu-stizie che quel bene distruggono oderubano. Un’etica della fede che icristiani vedono oggi incarnata nel-la figura di Papa Francesco, nelsuo richiamarci a un Vangelo im-merso nei bisogni e nelle speranzedelle persone, a partire da quellepiù deboli e povere. Richiamo chenon sempre trova orecchie attentee coscienze ricettive, se è vero chegià nell’Evangelii gaudium il Papaconstatava, con immaginabile ama-rezza, come dia «fastidio che siparli di un Dio che esige un impe-gno per la giustizia».

Un’ultima considerazione: michiedo se un libro come Il potere ela gloria non sia, per un giovaneche senta nel cuore l’afflato dellavocazione, un prezioso strumentoper comprendere l’essenza dram-matica ma insieme salvifica dellafede — sono tentato di dire salvifi-ca perché drammatica. Per com-prendere che il Vangelo non am-mette adesioni esteriori e osservan-ze di carattere “p re c e t t i s t i c o ”, machiede una radicale messa in giocodella propria vita, un’ascesi nellaStoria e nel nucleo più profondodell’umano, dove abitano angosce,contraddizioni, speranze negate osoffocate. Nel segno di una fedeche non sia edificazione ma donodi sé. Quella fede che Greene,scrittore e uomo alla ricerca, hatratteggiato in modo memorabilenella figura del suo sacerdote tor-mentato e peccatore.

Pubblichiamo stralci dalla prefazionealla nuova edizione de «Il potere e lagloria» di Graham Greene (traduzio-ne di Adriana Bottini, Milano, Mon-dadori, 2020, pagine 288, euro 14).

di LUIGI CIOTTI

Non ho le competenzeper dare una valuta-zione letteraria de Ilpotere e la gloria diGraham Greene, ma

che sia un libro bellissimo credo dipoterlo, anzi di volerlo dire. E nonmi sorprende che a difenderlo,quando negli anni Cinquanta su-scitò scandalo in certi ambiti dellaChiesa, fu con una lettera alSant’Uffizio — l’attuale Congrega-zione per la dottrina della fede —l’allora pro-segretario di Stato Gio-vanni Battista Montini, futuro Pao-lo VI, che incontrò nel luglio del1965 il grande scrittore inglese inudienza privata per attestargli tuttala sua stima.

Paolo VI, un Papa di cui non èstata ancora riconosciuta, a mio av-viso, tutta la grandezza. Un Papadallo sguardo aperto e penetrante,capace di guardare lontano e inprofondità. Un Papa che volle es-sere guida e non, come disse,«semplice notaio» del concilio Va-ticano II, svolta di una Chiesa tesaa vivere il Vangelo nel mondo, ten-sione oggi incarnata nei gesti enelle parole di Papa Francesco. C’èmolto concilio in quel suo auspica-re e testimoniare una Chiesa «inuscita», rivolta alle periferie urbanema anche esistenziali, una Chiesapovera per i poveri.

Ed è proprio questa la chiaveche sento più consona per parlaredella storia narrata magistralmenteda Graham Greene, dramma di unsacerdote in fuga dalla persecuzio-ne anticattolica che insanguinò ilMessico tra gli anni Venti e Trenta,ma in fuga anche da se stesso, dauna coscienza che non cessa di ri-cordargli i suoi peccati — l’alcoli-smo, la violazione del celibato, unafiglia — e le violenze di cui si senteindirettamente responsabile, essen-dogli mancato il coraggio di auto-denunciarsi e scegliere il martirio:setacciando infatti i villaggi perscovare i sacerdoti in clandestinità,l’esercito aveva fucilato tutte lepersone sospettate di averli nasco-sti o anche solo accolti.

Il racconto di Greene mi sembrauna grandiosa metafora del temadella fede, tema che non concernela dottrina quanto l’etica, il modoin cui la relazione con Dio s’incar-na nelle nostre parole, scelte, con-dotte. Etica della fede oggi al cen-tro del disegno riformatore di PapaFrancesco, come si evince da affer-mazioni quali: «Una fede autenticaimplica sempre un profondo desi-derio di cambiare il mondo», op-pure: «Preferisco una Chiesa acci-dentata, ferita e sporca per essereuscita per le strade, che una Chie-sa malata per la chiusura e la co-

modità di aggrapparsi alle propriesicurezze». Passi, entrambi, dellaEvangelii gaudium, l’esortazioneapostolica con cui, nel 2013, Fran-cesco ha posto le basi del suo pon-tificato.

Senza la pretesa di ergermi a in-terprete delle parole del Papa, misembra però chiaro che esse evi-denzino la profonda differenza trauna fede chiusa nella dottrina euna fede aperta al mondo. La pri-ma vissuta come roccaforte e portosicuro, con il rischio di ridursi adogma, a presunzione di verità. Laseconda, invece, vissuta come ricer-ca di verità e impegno per la giu-stizia. E dunque anche come dub-bio: non sull’esistenza di Dio, masul nostro testimoniare non solo aparole la Sua Parola, nel segno diun Vangelo non soltanto predicatoma vissuto.

Fede che presuppone una co-scienza inquieta, che ci faccia guar-dare il Cielo senza dimenticare leresponsabilità a cui ci richiama laTerra. Che ci stimoli a costruiregiustizia già a partire da questomondo, riconoscendo Cristo neitanti “poveri cristi” incontrati lun-go il cammino. Che infine nonvolga mai lo sguardo di fronte alleingiustizie e alle fragilità: quelle at-torno a noi ma anche, anzi innan-zitutto, quelle dentro di noi.

È evidente che la vicenda rac-contata da Greene, ispirata da unsuo viaggio in Messico nel 1938,esorbita da questo orizzonte, con-cerne un modo di vivere la Fedeancora lontano dalle consapevolez-ze che diedero forma e vita al con-cilio Vaticano II. Al centro è infattisoprattutto il tema della salvezzadell’anima e della vita moralmentespecchiata a cui sono chiamati i

ministri del culto, impassibili alletentazioni mondane e ai desideridella carne. Ma sospinto da unafede inquieta e profonda — p ro t e -stante, si era convertito ventiduen-ne al cattolicesimo — lo scrittoretratteggia nel carattere del protago-nista elementi di una spiritualitàche sarebbe emersa più avanti, conl’approssimarsi della Chiesa almondo e a un’esperienza più inte-grale dell’umano. Accade così cheil “p eccatore”, il sacerdote tormen-tato e incapace di venire a patticon la coscienza, diventa parados-

gli dava un senso di fratellanzaquale mai aveva sperimentato aivecchi tempi, quando i devoti veni-vano a baciargli il guanto di coto-ne nero». Il secondo è nel puntoin cui, trovandosi in un tratto delviaggio con l’uomo febbricitante emale in arnese che sospetta essereun delatore — una lauta taglia erastata infatti promessa in cambiodella sua cattura —, il sacerdote ri-flette sul nostro essere fatti a «im-magine e somiglianza» di Dio perconcludere che è «sulle spalledell’immagine di Dio» che, in ungesto di «tenerezza coatta», ha ap-pena posato la mano. Non ho po-tuto fare a meno di pensare, leg-gendo queste righe, a tutte le per-sone povere e fragili incontratelungo le strade della vita in 55 annid’impegno sociale, e alla lezioneche la strada mi ha, via via, impar-tito: Dio s’incontra attraverso lepersone ma, al tempo stesso, lepersone deboli e dimenticate sonoepifanie di Cristo, segni che ciconducono all’incontro con Dio.Segnavia, li chiamano i montanaricome me, ma lungo queste stradesarebbe più appropriato chiamarli“segnavita”. A saperlo non solo inastratto ma con la coscienza el’anima era il caro don Tonino Bel-lo, compianto vescovo di Molfettae presidente di Pax Christi, cheogni volta che l’impegno sacerdo-tale lo portava a Roma non man-cava mai d’incontrare l’amico Bar-tolo, persona nella cui dimora —quattro cartoni disposti su un mar-ciapiede di via della Conciliazione— riconosceva «un ostensorio, con-tenitore di frammenti di santità».

Ecco allora che, alla luce di que-ste considerazioni, Il potere e la glo-ria mi sembra un libro più che maiattuale, a ottant’anni dalla pubbli-cazione. E non solo perché sono

di SI LV I A GUIDI

«I ntrepidi, culturalmente voraci e allegramentefuori dagli schemi» li definisce MarellaCaracciolo Chia in un lungo e documentato

reportage uscito sul «New York Times» nel marzo del2019. I protagonisti dell’articolo — e delle splendidefotografie — sono i pronipoti, italiani per scelta, diGraham Greene. Dello scrittore inglese, Charlotte eAlexander hanno la determinazione, l’amore per ilparadosso, l’eccentricità esibita, la profondafascinazione per tutto ciò che è autentico, nonadulterato dal marketing o dalle mode. E un rispettoper la natura e per il genius loci del paese in cui hannodeciso di vivere talmente concreto da determinareogni scelta, da far accettare ogni sfida. GrahamGreene, diceva Mario Soldati, «ha sempre avuto ildono di scoprire la bellezza, una bellezza davveroesistente e non immaginaria, in ciò che tutti, perconvenzione, credono e chiamano brutto, storto,sgradevole». Dall’amicizia tra i due scrittori, neglianni Cinquanta, è nato un film, The Stranger’s Hand.D all’amore di Charlotte Horton Greene per i paesaggiausteri e selvaggi del Monte Amiata (una Toscanalontana dall’immaginario patinato dei film di Ivory) ènata l’impresa agricola del castello di Potentino, chein vent’anni di lavori, ristrutturazioni e nuove ideeimprenditoriali ha trasformato un rudere invaso dairovi in un centro culturale vivacissimo, dove siproduce musica, cultura, design, oltre che spremitura

a freddo di olivastra seggianese, vini d’eccellenza eformaggio di pecora a chilometro zero. «Io vivo lamia stanza nel castello del Potentino alla maniera diVersailles, nel senso che la uso come uno spazioaperto da plasmare a seconda delle necessità, propriocome si usava fare fino alla seconda metà delSettecento» spiega Charlotte Horton Greene,redattrice di «Vogue» e appassionata collezionista dibellezza “anomala”, fiera di aver lanciato una linea dimobili, stoffe, e ceramiche ispirati al paesaggiocircostante, il Sacro Monte degli Etruschi. «IlPotentino, per noi, è molto più che un bellissimoluogo in cui abitare: è una filosofia di vita». La stanzadi Charlotte, al piano terra, è piena «solo delle coseche considero indispensabili». E quindi di libri («mipiace addormentarmi e svegliarmi con la vista deilibri») e vari memento mori: candelabri funerari e ossadi animali ritrovate nei campi. Oggetti macabri?Tu t t ’altro, secondo la padrona di casa: «Che cos’è lapercezione della morte se non l’affermazione dellavita?». Libri di zio Graham, ma non solo. HelgaGreene, la nonna di Alexander, era la compagna diRaymond Chandler, il celebre scrittore di gialli h a rd -boiled. «È strano pensare — chiosa Alexander Greenenella pagina del suo sito internet che ha intitolato TheLiterary Connections — che anche il personaggio diPhilip Marlowe interpretato da Humphrey Bogart nelfilm The Big Sleep ha contribuito all’esistenza delcastello di Potentino».

Page 6: Netanyahu prende tempo sull’annessioni dei …...per il futuro della Siria TEL AV I V, 1. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu prende tempo: oggi non si recherà alla Knesset,

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 giovedì 2 luglio 2020

Riflessioni sulla prima delle nuove invocazioni delle Litanie lauretane

Un poliedrico titolo mariano

Domenico Ghirlandaio«Madonna della misericordia»(chiesa di Ognissanti, Firenze)

Bottega di Antoniazzo Romano, «Vergine in trono col Bambino» (fine XV secolo)

di MICHELE GIULIO MASCIARELLI

La Congregazione per il cultodivino e la disciplina dei sacra-menti ha comunicato, lo scor-

so 20 giugno, la decisione di France-sco di inserire nelle Litanie lauretanetre nuove invocazioni: Mater miseri-c o rd i a e , Mater spei, Solacium migran-tium. Il Pontefice vi ha aggiunto letre invocazioni sopraricordate; qui sivuole illustrare e commentare teolo-gicamente Mater misericordiae, la pri-ma di queste. È un titolo poliedrico,ossia multiforme, complesso, sfaccet-tato, variegato, polimorfo, in gradodi esprimere con ricchezza e sotti-gliezza di significati, oltre al misterodi Dio, anche quello dell’uomo, del-la sua storia e della sua cultura.

«Mater misericordiae»un titolo antico e attuale

Come s’evince dalla più anticapreghiera mariana, Sub tuum praesi-dium confugimus, la Chiesa, ispiran-dosi al dato scritturistico, chiamaMaria con termini alludenti alla mi-sericordia. In questa celebre preghie-ra corale, Maria è presentata comesegno di misericordiosa madre:«Sotto la tua misericordia / ci rifu-giamo, / Genitrice di Dio. Le nostre/ suppliche tu non respingere nellanecessità, / ma nel pericolo / liberanoi: / sola casta / sola benedetta»(G. Giamberardini, Il culto marianoin Egitto, Gerusalemme, Studium Bi-blicum Franciscanum, 1975, volume1, pagina 74).

Forse fu esattamente nell’ep o capatristica avanzata che, per la primavolta, Maria è chiamata «madre del-la misericordia», e questo da partedi Giacomo di Sarug. Quel titolo,da allora come per un contagio spi-rituale si è diffuso. Così, si prega esi canta che «al misericordioso con-viene una madre di misericordia»: èRomano il Melode (prima metà delsesto secolo) ad affermare che Mariaha amato anche «gli estranei e i ne-mici, perché era veramente la madredella misericordia, la madre del Mi-sericordioso» (Testi mariani del primomillennio, Roma, Città Nuova Editri-ce, 1988-1991, volume 2, pagina 264).

Oltre che in contesto di preghiera,il titolo di Mater misericordiae vieneusato anche con intenzione più aper-tamente teologica: ad esempio, daparte di Giovanni il Geometra (finedel decimo secolo), il quale sviluppaun interessante ragionamento teolo-gico arrivando alla conclusione che,per essere stata Maria misericordiosaprima in vita e ora nei cieli, «coluiche ama immensamente gli uominidiventa ancor più misericordioso, luiche ha scelto costei a motivodell’amore che nutre per gli uomini,e l’ha costituita non solo madre mi-sericordiosa, ma anche mediatrice ericonciliatrice presso di lui» (ibid.,pagina 966).

Molto più tardi s’aggiunge allavoce di Maria Teofane di Nicea checosì s’esprime: «Ella [Maria] è in ve-rità e senza alcuna finzione la mise-ricordia divina, dal momento che es-sa è riempita dalla bontà, dalla mise-ricordia e dall’amore sussistente. [...]Poiché viscere di misericordia divinaessa è» (Sermo in SS. Deiparam, M.Jugie, Roma, coll. Lateranum 1,1935, pagina 194).

Il titolo di Mater misericordiae nonha tardato a diffondersi nell’o cciden-te cristiano. Con questo titolo Mariaè stata invocata e venerata nellagrande vita monastica medievale: pa-radossalmente, proprio nel decimosecolo, chiamato saeculum pessimumo anche “secolo di ferro”, un mona-co, Oddone di Cluny, aveva l’abitu-dine d’invocare Maria col dolcissimotitolo di Mater misericordiae (VitaOdonis Clun., II, 20: PL 133, 72). An-cora, a larghi tratteggi, nella grandestagione della Scolastica non sonomancate né la riflessione teologicané l’atteggiamento orante nei con-fronti della Vergine Madre. Adesempio, sant’Anselmo d’Aosta (m.1109) lo declina nella prospettivadella cooperazione di Maria nell’ot-tica della redenzione mentre sanBernardo insiste sul potere d’inter-cessione materna di Maria, quale av-vocata misericordiosa (In nativitateB. M. V., Sermo 7).

Anche nell’età moderna il titoloMater misericordiae si conferma sia inambito teologico sia in quello dellapietà. San Lorenzo da Brindisi chia-ma Maria «Madre della misericor-dia», per dire che è «infinitamentemisericordiosa»; invece sant’AlfonsoMaria de’ Liguori ci presenta soprat-tutto Maria come la madre dagli oc-chi misericordiosi: Lei è «tutta oc-chi, al fine di sovvenire noi miseri su

questa terra» (Le glorie di Maria,Valsele Tipografica, Materdomini,1987, p. I, capitolo I, pagina 221).

Finalmente, ancora con tratteggirapidi e distanti, nel nostro tempo, iltitolo Mater misericordiae è stato ri-badito, con solennità speciale, dasan Giovanni Paolo II in due sue en-cicliche: Dives in misericordia e Re-demptoris Mater. Infine, questo titoloha avuto nuovo impulso con il co-siddetto “Messale mariano italiano”(1987) che dedica ben otto formulari,dal 39 al 46, all’intercessione miseri-cordiosa di Maria. Il formulario 39,in modo esplicito, reca il titolo:«Maria Vergine regina e madre dellam i s e r i c o rd i a » .

Dinanzi a una paroladolce e inquietante

Quando si parla di misericordia,come in questa occasione della nuo-va invocazione litanica Maria materm i s e r i c o rd i a e voluta da Papa France-sco, si impatta in una parola dolcis-sima (è la forma di amore più desi-derabile) ma anche complessa. Infat-ti, su di essa pesa una storia di equi-voci e di incomprensioni, fino a po-tersi parlare di “misericordia esiliata”dalla nostra cultura, soprattutto per-ché è invalsa l’idea che la ritiene unatteggiamento debole, rinunciatarioe addirittura superficiale.

Di certo, misericordia è parola fi-nanche inquietante. Un sintomo diquesto l’abbiamo quando constatia-mo che è stata «sospettata di ideolo-gia» da Karl Marx che vede in essauna presunta antitesi alla giustizia oquando, addirittura, Friedrich Niet-zsche la definisce «la più malsanadelle virtù» (cfr. F. Nietzsche, L’anti-cristo. Maledizione del cristianesimo,Milano, Adelphi, 1977, pagine 8-9).

Misericordia, invece, per i cristianiè parola ricca di una profonda densi-tà misterica, che va fatta emergeresia a livello gnoseologico sia a livellooperativo, come fa Papa Francesco,

echeggiando l’anno giubilare dellamisericordia (2015-2016) e, in un cer-to senso, dando ad esso il modo didurare ancora. Egli conferma che lamisericordia non è opposta alla giu-stizia, ma ne è, non il superamento,ma l’oltrepassamento. Così, Marianon può essere pensata come una“Madre della misericordia” in antite-si alla giustizia divina.

Maria, madre del Redentoree «madre del Giudice»

La misericordia non è debolezza,anzitutto in Dio, il cui infinito amo-re non giustifica alcuna concezionefacilistica della vita cristiana, mentrevuole una misura di fedeltà semprepiù alta: la misericordia è il “co dice”esigente che trova parziali e insuffi-cienti tutti i nostri comportamentibasati sulle misure minimali di «ciòche è dovuto». Nel cristianesimonon si dà né un giudizio senza mise-ricordia né una misericordia senzagiudizi0 e quindi «bisogna mantene-re in tutta la sua forza l’antitesi giu-stizia incorruttibile - perdono infini-to» (X. Tiliette, La beatitudine dellam i s e r i c o rd i a , in Communio [Settem-bre-Ottobre 1983], 11).

Maria, ad un tempo, è la madredel Redentore e la madre del Giudi-ce, come Ambrogio Autperto — mo-naco dell’ottavo secolo in San Vin-cenzo sul Volturno, presso Beneven-to — bellamente s’esprime a lei rivol-gendosi: «Ricevi quello che offria-mo, ottieni quello che chiediamo,perdona quello che temiamo, poichénon troviamo nessuno più capace dite, per i propri meriti, a placare lacollera del Giudice, tu che hai meri-tato di essere la madre del Redento-re e del Giudice» (H. Barré, P r i è re sanciennes de l’occident a la mère duSauveur. Des origines à sant Anselme,Paris, Lethieux, 1963, pagina 44).Così, Maria indica, con la sua stessaesistenza personale, la conciliabilitàfra misericordia e giustizia. Lei, con

la sua partecipazione al mistero dellaCroce è icona di Cristo in quantoinfinitamente perdonante, mentre,con il suo essere immacolata e tuttasanta, è icona di Lui in quanto in-corruttibilmente giusto.

«Mater misericordiae»:un grande titolo

per una grande MadreLa grandezza della misericordia è

implicita nel fatto che ad essa siamoobbligati poiché ne va della nostrasalvezza. «Abbiamo sempre bisogno— afferma Papa Francesco — di con-templare il mistero della misericor-dia. È fonte di gioia, di serenità e dipace. È condizione della nostra sal-vezza» (bolla Misericordiae vultus, 11Aprile 2015, n. 2). Col titolo di Ma -ter misericordiae si afferma di Mariache Lei è una grande donna perchéla sua maternità è riferita a una real-tà di pienezza della misericordia. Gliè che tutto è compreso in essa:dall’amore per Dio e i fratelli dipen-dono la legge e i profeti (cfr. Ma t t e o ,22, 40).

Secondo il Pontefice, «il misterodella fede cristiana sembra trovare inquesta parola la sua sintesi» (Miseri-cordiae vultus, 1). La misericordia —anche se è parola primale, centrale efinale della storia della salvezza — ècresciuta nella duna dell’i n d i f f e re n z ae dell’oblio: si tratta di un tema«imperdonabilmente trascurato», mafortunatamente nei nostri ultimi de-cenni s’eleva un’intensa «invocazio-ne», fino a imporsi come «un temafondamentale per il XXI secolo» (cfr.W. Kasper, Misericordia. Concetto fon-damentale del Vangelo – Chiave dellavita cristiana, Brescia, Queriniana,2013, pagine 5-26).

Nella misericordia Dio s’esprimein pienezza e impegna il suo onore,che è la sua sorprendente responsa-bilità. Si potrebbe dire, col metododel rovescio, che se Dio non eserci-tasse la misericordia, sarebbe da te-

mere perché sarebbe un Dio irre-sponsabile. Ma questa ipotesi non èdata, come afferma Papa Francesco:«La misericordia di Dio è la sua re-sponsabilità per noi» (M i s e r i c o rd i a evultus, 10). Nella misericordia c’è,dunque, il germe di tutta la teologiacristiana: tutto accade dentro il suoarco, anche il mistero di Maria, ed ègrandioso perciò affermare che laDonna di Nazaret e di Gerusalemmene sia la «Madre» e che questa Ma-dre venga posta, di conseguenza,nell’ordine del principio.

Con l’invocazione di Mater miseri-c o rd i a e inserita nelle Litanie laureta-ne, Papa Francesco desidera chiedereal popolo cristiano di fare della mi-sericordia una linea immancabile neltratteggio del suo cammino sinodaleverso il «Nord di Dio» (H.U. vonBalthasar), che è il Cielo.

La misericordia e Maria«microstoria della salvezza»

Chiamando Maria con l’originalee densa espressione di «microstoriadella salvezza» (Stefano De Fiores),si vuole intendere che la Madre delMessia traspare in filigrana in tuttele vie di Dio, ossia nei suoi modi dicomportarsi nella storia. Così, perapprofondire la figura della VergineMaria, occorre esplorare la storiadella salvezza, ma anche: scrutandonella sua persona e nella sua parteci-pazione all’opera messianica di Ge-sù, si riesce a scorgere il disegno del-la storia di grazia con cui il Dio tri-nitario sta salvando gli uomini e l’in-tera creazione.

Questo santo disegno mostra unreticolo di misericordia onnicom-prensivo, che pervade perciò l’interaeconomia delle due alleanze, tantoda poter dire che “m i s e r i c o rd i a ” èuna delle parole che meglio riesconoa dire quale sia verità del cristianesi-mo: «Non è esagerato affermare —scrive Rino Fisichella — che con ilconcetto di misericordia si raggiungeuna delle espressioni più alte dellarivelazione cristiana e intorno ad es-sa confluiscono i temi centrali dellafede» (Sulla teologia della misericor-dia, in Aa.Vv., Misericordia. Volto diDio e dell’umanità nuova, Milano,Edizioni Paoline, 1999, pagina 119).)

Con il suo titolo di Mater miseri-c o rd i a e , Maria ricorda di aver parte-cipato, e ancora partecipa, a una sto-ria della salvezza il cui ideatore eprimo soggetto è un Dio di miseri-cordia, un Dio “empatico” e “simpa-tico”, Dio-Amore (cfr. Giovanni, 4,8). La misericordia — ricorda PapaFrancesco — «è divenuta viva, visibi-le e ha raggiunto il suo culmine inGesù di Nazareth» (M i s e r i c o rd i a evultus, 1), che è «nato da donna»(Galati, 4, 4): Gesù è stato generatodalla Vergine Madre, la quale, in talmodo, è divenuta «Madre di Miseri-cordia» o Madre del misericordiosoRedemptor hominis, che incarna almassimo grado l’empatia e la simpa-tia del Padre con l’uomo. Gesù, co-me Dio fatto uomo, avvicina Dioall’uomo e l’uomo a Dio. Con que-sto doppio avvicinamento Gesù sidimostra rivelatore e mediatore diun Dio di cuori, ossia di un Dio dimisericordia che ha un cuore curvosugli uomini per salvarli.

Con l’incarnazioneavvenuta nella Donna

la misericordia si fa storiasi fa cultura

Dentro il seno di Maria la miseri-cordia di Dio entra nelle vene dellastoria salvifica. Nelle Scritture non sitratta semplicemente di un Dio cheha amore, ma di un Dio che è amo-re, anzi che è misericordia da semprea sempre: «La misericordia rende lastoria di Dio con Israele una storiadi salvezza. Ripetere continuamente:“Eterna è la sua misericordia”, comefa il Salmo, sembra voler spezzare ilcerchio dello spazio e del tempo perinserire tutto nel mistero eternodell’amore. È come se si volesse direche non solo nella storia, ma perl’eternità l’uomo sarà sempre sotto losguardo misericordioso del Padre»(Misericordiae vultus, 7). Lo spezza-mento dello spazio e dei tempi degliuomini avviene in modo massimodentro il cuore e le viscere della Ver-gine di Nazaret quando diventa laMadre del Messia.

Maria, però, non è Mater miseri-c o rd i a e solo perché ha generato il Fi-glio misericordioso ma anche perchélei ha assunto, come madre messia-nica, il progetto trinitario della mise-ricordia con i suoi atti di coopera-zione col Figlio salvatore, e ha fattoproprio, altresì, quel divino progettoanche nella sua esistenza personale,facendosi modello di donna, sorellae madre di misericordia per tutti.Come si vede, in Maria si dà unageometria paradossale: Lei ha mo-strato, più d’ogni altra creatura, chel’imitazione del Dio misericordioso èdi per sé un’ascensione imitativa cheva dal basso dell’esperienza umanaall’alto del mistero di Dio e ancheche alla perfezione della misericordiadel Padre si ascende, paradossalmen-te, con un cammino orizzontale ver-so i fratelli: «Misericordia: è la leggefondamentale che abita nel cuore diogni persona quando guarda con oc-chi sinceri il fratello che incontra nelcammino della vita» ( M i s e r i c o rd i a evultus, 2).

Inserendo l’invocazione di Ma t e rm i s e r i c o rd i a e nelle Litanie lauretanePapa Francesco ha voluto ricordare,fra l’altro, l’urgenza della misericor-dia di Dio per il nostro tempo, chesi presenta, soprattutto verso i piùdeboli, con le fauci aperte di unaterribile tigre cinica. Il principio del-la misericordia è necessario anche aigiorni futuri che appaiono incerti espesso minacciosi. «A tutti, credentie lontani — si augura il Pontefice —possa giungere il balsamo della mi-sericordia come segno del Regno diDio già presente in mezzo a noi»(Misericordiae vultus, 5).

Infine, con la misericordia si facultura. Maria, quale donna inseritanella geografia e nella storia degliuomini, con tutta la sua umanità ciricorda che la misericordia deve as-sumere i tratti della concretezza.Perciò sta ai cristiani vincere l’estra-neità tra misericordia e cultura. PapaFrancesco lamenta «la dimenticanzadel tema della misericordia nella cul-tura dei nostri giorni» (M i s e r i c o rd i a evultus, 11). La preoccupazione delPapa va capita e indagata con atten-zione.

È innegabile che nei confrontidella misericordia esista un senso diestraneità da parte della cultura, siache si tratti di cultura alta, sia che sitratti di cultura intesa come vissuto ecome paradigma sapienziale di vita.A quest’ultimo livello, lo stridore frale due parole è ancora maggiore: og-gi la regola fondamentale che sotten-de ai comportamenti è quella mer-cantile del do ut des e del do ut fa-cias, del facio ut des e del facio ut fa-cias, mentre la misericordia si collocadell’ottica del mistero di Dio trinita-rio che richiama il principio dellapaternità e del problema dell’uomoche evoca quello della fraternità, dueprincipi che convergono in quellodella gratuità.

Maria, donna che vive dei doni diDio dalla nascita ad ora che è lagloriosa in Cielo, ci ammonisce ama-bilmente che matrice estrema dellavita è la gratuità, il dono radicaledella misericordia, il cui rifiuto èl’unica miseria insuperabile.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 2 luglio 2020 pagina 7

Online il progetto della Cei per la ripartenza degli oratori

Fame di vita pienaROMA, 1. Un desiderio, poi diventa-to speranza, e ora vera e propriarealtà: dal 15 giugno sono ricomin-ciate, seppure con rigide regole sa-nitarie da osservare, le attività edu-cative degli oratori italiani per lastagione estiva. Nuove linee guida,arrivate con l’ultimo decreto mini-steriale dell’11 giugno, per un nuovoentusiasmo che accompagna la ri-partenza e un’occasione per speri-mentare progetti elaborati in tempodi pandemia. «La tecnologia in que-sto periodo di restrizioni ci ha forni-to un aiuto imprescindibile perchéper “i n t e rc e t t a re ” i giovani abbiamodovuto fare ricorso a internet, vistala loro capacità di utilizzo, la loromente elastica, per incontrarsi econfrontarsi in rete in attesa di po-terlo fare dal vivo», aveva dichiaratoin un’intervista al nostro giornaledon Michele Falabretti, responsabiledel Servizio nazionale per la pasto-rale giovanile della Conferenza epi-scopale italiana (Cei). Nel corso delcolloquio il sacerdote aveva sottoli-neato l’importanza del progetto«Aperto per ferie» ideato dall’o rg a -nismo, in cui si sono aggiornate, inrispetto alle nuove disposizioni go-vernative, le regole di prevenzioneda seguire nello svolgimento delleattività educative ecclesiali, tradizio-nalmente svolte in estate insieme aparrocchie e a realtà legate alla vitaconsacrata.

Progetto che è ora disponibileonline, accompagnato da uno spotsu YouTube, e diviso in varie sezionidove è possibile trovare ricco mate-riale da utilizzare nella “ripartenza”:video per la formazione online, ac-compagnati da incontri di supporto,supervisione e confronto da partedei coordinatori; indicazioni per lapreghiera, riguardanti alcuni atteg-giamenti da assumere e da speri-mentare; laboratori espressivi di pit-tura, teatro o narrativa, documentiutili e insomma tutto ciò che puòessere di aiuto per chi quotidiana-mente è a contatto con giovani eadolescenti, in special modo per chiancora manca di esperienza. Il tut-to, come detto, rispettando proto-colli di sicurezza: triage e mascheri-ne, formazione di piccoli gruppi dacinque a dieci ragazzi per lo svolgi-mento delle attività, rotazioni diorari e nell’uso di spazi, ricerca diluoghi diversi dal solito per le varieiniziative.

«Non abbiate paura ad aprire, neimodi in cui sarà consentito, i vostrioratori — ha dichiarato nei giorniscorsi il presidente della Cei, cardi-nale Gualtiero Bassetti — perché inquesto periodo dobbiamo far sentireancor più forte il nostro essere Chie-sa, far sentire ancor di più la nostrapresenza» per la salvaguardia direaltà educative che hanno accolto evalorizzato tanti giovani in questianni. «Quella che ci aspetta — èscritto sul portale del Servizio dipastorale giovanile della Cei — saràun’estate diversa, strana, difficile,ma sicuramente indimenticabile. Sa-rà un’estate da inventare, caratteriz-zata come sempre da responsabilità,rigore e cura ma che decisamenteavrà bisogno di un’attenzione e unosguardo diverso. Ora più che mai,non possiamo permetterci di sba-gliare o fare passi falsi».

I cortili vuoti degli oratori nonhanno fermato in questi mesi tantieducatori che, nei durissimi giornidel contagio, hanno continuato adedicarsi ai più giovani, raddop-piando le forze, precisa la Cei. Co-me i presbiteri, le consacrate, i geni-tori, gli adolescenti e i ragazzi che,online, si sono fatti carico «di ac-compagnare i bambini e i ragazzinella comunità cristiana e che han-no già dato la disponibilità a conti-nuare». A loro è andato il ringrazia-mento dei vescovi della Lombardiache, in un recente comunicato, inti-tolato «Summerlife. Che cosa è que-sto per tanta gente?», hanno invita-

to «autorità, istituzioni, associazionicattoliche, realtà sportive, scuole pa-ritarie» a formare un'alleanza co-struttiva «per offrire un’estate bella,gioiosa, educativa ai tanti ragazziche lo desiderano. Un’alleanza peraffiancare i genitori nel loro impe-gno di educatori quando loro sonoal lavoro, un’alleanza per offrire airagazzi la possibilità di una espe-rienza di vita solidale, aperta al fu-turo, capace di farsi carico degli al-tri». Solo in questo modo l’estateche arriva può essere trasformata inun tempo e in un’occasione «per sa-ziare le attese di gioia, di speranza edi futuro dei ragazzi e saziare la lo-ro fame di vita piena» hanno ribadi-to i presuli.

Da questi auspici ha tratto linfavitale anche il progetto «Giovani incammino», programma di supportoagli oratori, nato dalla collaborazio-ne tra Regione Lombardia e regioneecclesiastica, comprensivo di altri treprogetti: «Giovani insieme», cheprevede la realizzazione di 150 atti-vità divise per aree tematiche dedi-cate alla prevenzione del disagio;«Giovani in campo», dedicato allosport, mentre è rivolto al percorso

scolastico e lavorativo «Giovani informazione». Il contributo delle au-torità amministrative locali al pro-gramma, in una regione dove è pre-sente il 40 per cento degli oratoriitaliani e il 72 per cento delle par-rocchie ospita un oratorio attivo, harappresentato per il delegato per laPastorale giovanile della Regioneecclesiastica lombarda, il vescovo diVigevano, Maurizio Gervasoni, unsegnale positivo e una ventata di ot-timismo per il futuro delle nuovegenerazioni. «Intendiamo avviareuna collaborazione stabile con lerealtà del territorio e con le famiglie— sono le sue parole sul sito delladiocesi ambrosiana — per favorireazioni di coscientizzazione e di re-sponsabilità sociale in stile di laicitàe di dialogo con tutti. La coltivazio-ne delle risorse emotive, cognitive,sociali, creative, spirituali delle ra-gazze e dei ragazzi — ha aggiunto —ha bisogno di un territorio ricco dicontesti educativi capaci di fare retetra loro» e gli oratori, per la loro ca-pillarità, sono un attore fondamen-tale per rispondere efficacemente aquesta esigenza. (rosario capomasi)

A rischio chiusura duemila case di ospitalità religiosa

Patrimonio da salvare

Dichiarazione congiunta di sei leader religiosi austriaci su clima e difesa del creato

Tutti responsabili del futuroVIENNA, 1. «Un momento storico»:così è stata definita la firma, daparte di cinque leader religiosi au-striaci, di un documento comune afavore della protezione del creato econtro i cambiamenti climatici. In

tal modo, ha dichiarato pochi gior-ni fa il cardinale Christoph Schön-born durante la conferenza stampadi presentazione dell’iniziativa nellacapitale austriaca, i rappresentantidelle principali religioni hanno di-mostrato di voler «proteggere il fu-t u ro » .

Accanto all’arcivescovo di Vienna,erano presenti gli altri firmatari: ilvescovo evangelico luterano MichaelChalupka, il vescovo ortodosso ser-bo Andrej Ćilerdžić, il presidentedella comunità ebraica in AustriaOskar Deutsch, quello della comu-nità musulmana Ümit Vural e il re-sponsabile della Società religiosabuddista austriaca Gerhard Weis-sgrab.

«Negli ultimi decenni, abbiamosfruttato il mondo e le sue risorsenaturali oltre misura», ha commen-tato il cardinale Schönborn, ricor-dando che «in tutto il mondo si av-vertono con dolore le conseguenze»di questo atteggiamento. Da quil’accorato appello del porporato allaresponsabilità di ogni singola perso-na «per invertire questa tendenza,lavorando per la protezione dellacreazione, una maggiore giustiziaclimatica e un’economia sostenibi-le». L’arcivescovo di Vienna ha pro-seguito riprendendo l’intervento delclimatologo tedesco Hans JoachimSchellnhuber in occasione del Sino-do sull’Amazzonia di ottobre 2019,il quale affermava che «la distruzio-ne della foresta pluviale amazzonicasignifica distruzione del mondo».Solo nel 2019, ha ricordato il cardi-nale austriaco, undici milioni di et-tari di foresta amazzonica sono statieliminati.

Dal canto suo, il vescovo Cha-lupka ha ritenuto necessario, al finedi ottenere concreti risultati a livel-lo politico, effettuare «un’analisichiara e scientificamente valida»della situazione, identificando lemisure essenziali da prendere. Per il

teologo luterano la crisi legata alladiffusione del coronavirus in tuttoil mondo ha dimostrato che è pos-sibile suscitare reazioni molto rapi-de se si raggiungono i «cuori e lementi» delle persone, un risultatorealizzabile grazie all’impegno dellere l i g i o n i .

Il vescovo Ćilerdžić, alla guidadell’eparchia d’Austria e di Svizzeradella Chiesa ortodossa serba, haanche sottolineato la necessità chele comunità religiose lavorino insie-me per la protezione del clima:«Alla luce della complessità dellanostra realtà sociale, ecologica espirituale, il requisito della coope-razione ecumenica è diventato evi-dente, specialmente nelle questionietico-so ciali».

Per il responsabile ortodosso,l’amore per la creazione e l’a m o reper Dio non vanno mai separati, mavissuti insieme». Ćilerdžić si è poirallegrato che le principali religioninel paese alpino si dimostrino unite«per discutere con responsabilità diquesto problema che riguarda tuttele generazioni».

Pochi giorni fa, al termine dellaloro assemblea plenaria nel santua-rio mariano di Mariazell, i vescoviaustriaci avevano già evocato il te-ma della protezione dell’ambiente,ribadendo che «a lungo termine, leconseguenze del cambiamento cli-matico globale saranno molto piùdevastanti di quelle dell’attualepandemia» di coronavirus. Eccoperché a loro avviso è necessario in-coraggiare la diffusione di uno«spirito di consapevolezza e deter-minazione». «Siamo convinti — af-fermavano — che la crisi può avereun effetto positivo in Austria e nelmondo solo se porta a cambiamenticoncreti e fondamentali dello stiledi vita, in modo che la famigliaumana possa vivere bene in pace egiustizia nella casa comune dellacreazione donata da Dio».

In un video della Conferenza delle Chiese europee la condanna di odio e intolleranza

Come gocciolinedi veleno

GINEVRA, 1. «L’intolleranza religiosaè in aumento in molti paesi delmondo: ebrei, musulmani, cristiani epersone appartenenti ad altri gruppireligiosi, in particolare le minoranze,stanno subendo sempre più discri-minazioni, violenze e persino perse-cuzioni. Discorsi di odio sono sem-pre più diffusi, in particolare sui so-cial media. Per i responsabili religio-si del vecchio continente, questo èun momento pericoloso»: il monitoviene dai membri della Conferenzadelle Chiese europee (Cec) che inquesti giorni hanno diffuso un vi-deo che riassume i contenuti dellasesta edizione della Summer schoolon human rights tenutasi lo scorsoanno a Lisbona. Il filmato presentai commenti dei partecipanti a questainiziativa estiva ospitata dal Consi-glio cristiano delle Chiese portoghe-si (Copic), durante la quale sonostate affrontate diverse tematichescottanti, come ad esempio in cosaconsiste il discorso di odio, perchésta diffondendosi, come è coinvoltala religione e — ed è questo l'argo-mento più rilevante — come porre

fine al discorso dell’odio in quantocomunità religiose.

Come individuare un discorso diodio, quindi? Il video della Cecprova a rispondere a questo interro-gativo già nell’introduzione, ricor-dando che «il 18 giugno 2019, il se-gretario generale dell’O rganizzazio-ne delle Nazioni Unite, AntónioGuterres, ha avviato una strategia eun piano di azione contro i discorsidi incitamento all’odio». Questastrategia dell’Onu non definisce le-galmente cosa sia un discorso diodio e ammette che ci sono contro-versie sul concetto stesso del termi-ne “o dio”. Tuttavia, il documentoenumera ogni tipo di comunicazio-ne orale, scritta o comportamentaleche attacca qualcuno o usa un lin-guaggio dispregiativo o discriminan-te che faccia riferimento ad una opiù persone. «In altre parole — evi-denzia il video della Cec — sulla ba-se della loro religione, etnia, nazio-nalità, colore, origine, genere o qua-lunque altro fattore di identità».

Ad intervenire nel filmato c’è lateologa greca ortodossa, Vassiliki

Stathokosta, che ha cercato di di-mostrare quanto possa essere perico-loso un discorso basato sull’o dio,paragonandolo a «goccioline di ve-leno in grado di intossicare la nostravita in tutti i suoi aspetti». Dal suocanto, il reverendo Patrick RogerSchnabel, della Chiesa evangelicatedesca, ha spiegato che l’escalationdell’odio nasce dal sentimento di in-sicurezza sperimentato da moltepersone, perché «il vecchio mondosta andando via, ma non sappiamoquale sarà il nuovo mondo».

Pertanto, cosa devono fare i cri-stiani per eradicare il discorso diodio? Per Torsten Moritz, segretariogenerale della Commissione delleChiese per i migranti in Europa, «inun mondo dove si diffondono teoriedel complotto o fake news (...) dob-biamo essere in grado di contrap-porre esempi concreti permettendoalle persone di incontrarsi, andared’accordo, capirsi a vicenda». È ne-cessario anche «educare la gente adevitare questi discorsi, insegnando ilrispetto, l’apertura e l’inclusione».In particolare, le Chiese devono es-sere «in prima linea nel contestarealcuni discorsi politici».

«Noi crediamo alla diversità — haaffermato il vescovo anglicano por-toghese, Jorge Pina Cabral — p en-siamo che essendo insieme possiamocondividere i nostri valori». Ognipaese in Europa, sostiene il vescovo,«può a modo suo costruire una so-cietà democratica e partecipativa».Infine, il presidente della Cec, il pa-store francese Christian Krieger, harivolto ai cristiani un appello ad«accogliere nelle nostre Chiese lepersone che subiscono questi discor-si di odio» e far sì che venga com-preso che loro «sono i nostri fratellie sorelle in Cristo».

La scuola estiva della Cec 2020,che doveva tenersi a Berlino, si svol-gerà in modalità online a causa del-la pandemia di covid-19, dal 7 al 10luglio e affronterà il tema: «Sfideper i diritti umani ai tempi di coro-n a v i ru s » .

VARESE, 1. «Più di duecento strut-ture hanno deciso che almeno que-st’anno non accoglieranno gruppireligiosi e turisti, per non metterea repentaglio la salute di ospiti ecollaboratori. Un altro centinaioha già avviato le procedure peruna chiusura definitiva. Una su tresta aspettando l’evolversi della si-tuazione per prendere una decisio-ne». Sostanzialmente, solo la metàdelle quattromila case che in Italiaaccolgono pellegrini è sicura diriaprire quest’estate. Nel decretorilancio, inoltre, non compare l’an-nunciata estensione agli enti reli-giosi della garanzia statale per i fi-nanziamenti tramite gli istituti dicredito. Una situazione particolar-mente delicata quella descritta inun comunicato da Fabio Rocchi,presidente dell’Associazione ospi-talità religiosa italiana (Ori) emembro dell’Ufficio nazionale perla pastorale del tempo libero, turi-smo e sport della Conferenza epi-scopale italiana, diretta conseguen-za dei limiti e delle restrizioni im-posti dal coronavirus.

Dati preoccupanti, emersi da unsondaggio condotto dall’Ori, chesi ripercuotono inevitabilmente sui287 mila posti letto che il mondoreligioso mette quotidianamente adisposizione di tutti in case per fe-rie, istituti, ostelli, conventi, mona-steri, foresterie e studentati. «Unpatrimonio culturale e sociale tipi-camente italiano e ineguagliabilenel mondo», ha evidenziato Roc-chi nella nota, costituito nel detta-glio da 1.818 strutture gestite diret-tamente da religiosi e religiose,1.487 di proprietà religiosa con ge-stione dell’accoglienza affidata ailaici mentre, per quanto riguardale strutture laiche, sono 189 quelleno-profit di matrice cristiana e 447le case specializzate nell’accoglien-za di gruppi religiosi. Tuttavia, no-nostante i mancati introiti e le spe-se extra da affrontare per le sanifi-cazioni, si precisa nel comunicato,«metà delle case che aprirannohanno deciso di mantenere invaria-ti i livelli occupazionali di collabo-ratori e dipendenti, nonché di la-sciare inalterate le tariffe, se nonaddirittura diminuirle per incenti-vare l’arrivo di ospiti. E questo no-nostante per il 2020 tre strutture

su quattro prevedano perdite tra il40 e il 90 per cento.

La questione fa sorgere pertantomolti interrogativi sul futuro delleattività di ricezione religiosa senzaun adeguato sostegno economico,ha sottolineato il presidentedell’Ori, convinto che di fronte atale emergenza, senza significativiinterventi governativi, si potrà fareben poco. «Le maggiori spese —ha osservato — verranno dalla puli-zia e sanificazione degli ambienti,dalla dotazione di dispositivi diprotezione individuale e dalla ri-programmazione di tutte le zonecomuni. A tutto ciò si aggiunge-ranno i minori introiti per il perio-do di chiusura in corso, per la ra-refazione dei posti letto e per unastagione estiva che non potrà rag-giungere i livelli degli anni prece-denti». Senza dimenticare che, adifferenza del sistema turistico al-berghiero, tali strutture di ospitali-tà sostengono il peso economicodelle attività caritatevoli di parroc-chie, diocesi e ordini religiosi inItalia e nel terzo mondo: un dan-no che durante il lockdown haprovocato perdite stimate in circacinque milioni di euro al giorno.Ecco perché è quanto mai fonda-mentale adottare provvedimentimirati senza i quali, ha conclusoRocchi, «sarà ben difficile salvarequesta millenaria tradizione diospitalità del nostro Paese, fatta diamore per l’accoglienza e accetta-zione a braccia aperte del prossi-mo».

Un’accoglienza che l’Asso ciazio-ne ospitalità religiosa ha tradottonegli anni anche in alcuni progettiumanitari come ad esempio«Ospitalità misericordiosa», inizia-tiva lanciata per il Giubileo straor-dinario della misericordia e que-st’anno riproposta, con il patroci-nio dell’Ufficio nazionale per laPastorale del tempo libero, turi-smo e sport della Conferenza epi-scopale italiana: viene offerta perl’estate una settimana di soggiornogratuito nelle residenze religiose eno-profit a persone o famiglie me-no abbienti, a genitori single configli a carico, seguendo le indica-zioni di Papa Francesco per una“misericordia creativa”.

†La Segreteria di Stato partecipa al lut-to per la morte di

Monsignor

GEORG RAT Z I N G E R

Fr a t e l l odi Benedetto XVI

Nell’esprimere al Sommo PonteficeEmerito sentimenti di profondo cordo-glio, i Superiori, gli Officiali e tutto ilpersonale della Segreteria di Stato edel Servizio Diplomatico della SantaSede elevano preghiere di conforto esuffragio affidando alla misericordiadel Padre l’anima di questo suo servobuono e fedele.

†La famiglia del Governatorato delloStato della Città del Vaticano,l’Em.mo Card. Giuseppe Bertello, Pre-sidente della Pontificia Commissioneper lo Stato della Città del Vaticano,Mons. Fernando Vérgez, SegretarioGenerale, i Direttori, i Capi Ufficio edil personale tutto sono vicini al SantoPadre Benedetto XVI per la scomparsadell’amato fratello

GEORG RAT Z I N G E RPossa il Signore accoglierlo tra le

sue braccia paterne al termine del pel-legrinaggio terreno, concedendo allasua anima la ricompensa promessa aiservi fedeli.

Città del Vaticano, 1° luglio 2020

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 giovedì 2 luglio 2020

La figura della regina Ester nella Bibbia

Eroina di liberazionedi ADRIANA VALERIO

Può una donna mettere in scac-co il potere degli uomini esalvare il popolo dallo stermi-

nio? Nel V secolo, durante i solenniriti di ordinazione delle regine Fran-che, veniva invocato il nome dellaregina Ester e nella Chiesa visigoti-ca si richiamava proprio la sua figu-ra autorevole quando veniva impo-sta la mitria sul capo delle badesse.Eroina della liberazione, di cui Diosi era servito per salvare il suo po-polo dai nemici, Ester diventa dun-que nella storia della cristianità unevidente richiamo simbolico del po-tere femminile, garante di pace e dip ro t e z i o n e .

Ma come viene presentata questaaffascinante regina nella Bibbia?

La giovane Ester, grazie alla suabellezza, viene scelta come sposadal sovrano persiano Assuero che laincorona regina, ignaro della sua

appartenenza al popolo ebraico. Mail primo ministro Aman odia i giu-dei e convince il re a emanare unalegge che ne decreta lo sterminio.Ester, allora, per salvare il suo po-polo, con grande coraggio, si pre-senta al cospetto del re, rivela leproprie origini ed evita il massacro.

Questa eroina biblica, dunque,viene presentata nel testo sacro co-me uno strumento di salvezza e, inun mondo di violenza e di mortegovernato da un potere maschile,arrogante e vacuo — descritto attra-verso la pomposa corte persiana e ilcrudele e vanesio dignitario —, sim-boleggia, con la sua grazia e la suadeterminazione, gli oppressi e la lo-ro speranza. I perseguitati, infatti,con un rovesciamento delle sorti,trovano salvezza per mano di lei,donna saggia e giusta. In un cre-scendo di consapevolezza, Ester in-carna quella saggezza che sa oppor-tunamente valutare le scelte da com-

piere nelle difficili situazioni concre-te e che sa calibrare il proprio na-scondersi e disvelarsi. Davanti al pe-ricolo dello sterminio, per salvare ilsuo popolo, anche a rischio per lapropria vita, trasgredisce la leggepresentandosi al cospetto di Assuerosenza essere da lui convocata.

Ma non solo. La sua storia è indi-rizzata anche a coloro che, come gliesiliati giudei del tempo, hanno dif-ficoltà ad assimilarsi in terra stranie-ra, ed esorta affinché si abbia fidu-cia e speranza nelle situazioni diffi-cili rimanendo fedeli in qualsiasicondizione di diaspora, di esilio o,persino, di persecuzione. Proprioquando la morte appare l’unico de-stino possibile — così come era acca-duto durante la schiavitù in Egitto edurante la persecuzione di AntiocoIV Epifane, epoca durante la qualeforse il testo è stato composto — in-terviene una persona giusta, che, co-me Ester, pur nella fragilità dellacondizione femminile, diventa stru-mento di salvezza e di riscatto.

Il racconto ha anche rappresenta-to per gli ebrei una fonte di ispira-zione sia per i temi legati all’assimi-lazione e alla possibilità di vivere interra straniera conservando la pro-pria identità, sia per il forte messag-gio di resistenza nei momenti piùbui della loro storia. Il testo, infatti,ha dato sollievo e coraggio nelle oc-casioni più dolorose, offrendo digni-tà e identità a un popolo senza terrae, soprattutto, ricordando che, mal-grado una vita all’ombra della mi-naccia, Dio non permetterà che ilsuo popolo possa essere annientato,ma ribalterà le sorti avverse a favoredegli oppressi. Per questo motivo,anche durante la persecuzione nazi-sta, il libro risultò di grande confor-to e speranza e la stessa Edith Steinsi sentì profondamente legata alla fi-gura della regina: nel testo poeticoIl Dialogo notturno (1941), la prota-gonista è proprio Ester pronta a im-plorare la salvezza per il suo popo-lo.

La festa ebraica di Purim ancoraoggi ricorda quegli episodi: unagioiosa ricorrenza piena di colori edi allegria nella quale si fa memoriadello scampato pericolo e del ribal-tamento dei destini avvenuto graziea una donna: Ester.

di GI A M PA O L O MAT T E I

«T utti con la stessa digni-tà»: le parole scelte daPapa Francesco, il 20

maggio scorso, per lanciare l’astasolidale We Run Together sono lelinea-guida per testimoniare la pos-sibilità di un nuovo modo di faresport. «Tutti con la stessa dignità»:il campione olimpico e il ragazzinocon disabilità che fatica a uscire dicasa e trova proprio nello sport — ein testimoni concreti come Alex Za-nardi — il “super eroe” in sedia a ro-telle da imitare.

Per questa ragione We Run Toge-ther non è solo una iniziativa in fa-vore del personale degli ospedali diBergamo e Brescia: finora, in tresettimane, sono stati raccolti oltre60.000 euro. In realtà gli atleti e lesquadre che, in numero sempremaggiore, stanno rispondendo al-l’appello di Francesco stanno anzi-tutto raccontando storie di solidarie-tà e di inclusione. Fino all’8 agostogli oggetti e gli allenamenti comuniofferti dai campioni si alternerannoogni 10 giorni.

Nel quarto lotto dell’asta — dal 1°al 10 luglio — c’è anche il quartodono personale di Papa Francesco:la maglietta di campione del mondo

di ciclismo di Peter Sagan, che il ti-tolo iridato lo ha vinto per ben trevolte consecutivamente. Con tantodi dedica al Papa. Il primo oggettomesso all’asta, l’8 giugno scorso, èstata proprio la bici donata da Sa-gan a Francesco: è stata venduta a30.000 euro.

Un punto fermo del progetto WeRun Together è — secondo le indi-cazioni del Papa — la partecipazio-ne, in primissima fila, degli atletiparalimpici. È scesa così in campoMartina Caironi — donando unapettorina da gara — con i suoi 3 orie un argento alle Paralimpiadi (Lon-dra 2012 e Rio de Janiero 2016), 5titoli mondiali e 4 europei. Tra 100metri e salto in lungo. Alla Caironinel 2007 è stata amputata la gambasinistra dopo un incidente in moto.Corre con una protesi fissata almoncone.

Particolarmente emozionante, poi,sarà l’allenamento comune che haofferto Annalisa Minetti. Oltre a es-sere una cantante (ha vinto il festi-val di Sanremo nel 1998), la Minettiinfatti ha scelto di praticare l’atleti-ca, non facendosi spaventare dallamancanza della vista. E in pista havinto il bronzo nei 1500 metri alleParalimpiadi di Londra con il re-cord del mondo e poi, nel 2013, è

stata campionessa del mondo sugli800 metri. Molto vicina alle attivitàsolidali di Athletica Vaticana, la Mi-netti punta decisamente alle prossi-me Paralimpiadi con l’aiuto di Ste-fano Ciallella, suo atleta-guida. Exatleta e oggi coach delle FiammeAzzurre, Ciallella collabora conAthletica Vaticana per iniziative diinclusione, attraverso lo sport, dellepersone con disabilità.

Massimiliano Rosolino non havoluto limitarsi a donare la sua sto-rica cuffia da nuotatore autografata:ha offerto anche una giornata di al-lenamento insieme nel Centro Spor-tivo delle Fiamme Gialle a Castel-porziano (tra piscina, palestra e pi-sta di atletica). Anche Rosolino —campione olimpico a Sydney 2000 emondiale nel 2001, con oltre 60 me-daglie in manifestazioni internazio-nali — è un amico di Athletica Vati-cana: lo scorso 1° novembre, primadel “via” della Corsa dei Santi, hapartecipato alla “preghiera del mara-toneta” in piazza San Pietro

In questo quarto lotto entra inscena anche il tennis con FlaviaPennetta: la vincitrice degli UsOpen 2015 e di 4 Fed Cup (la Cop-pa Davis femminile), e anche nume-ro uno al mondo in doppio, ha au-tografato il suo cappellino.

Sempre di altissimo livello la par-tecipazione del mondo dello sci:stavolta tocca a Christof Innerhoferche ha messo la sua firma sulla suatuta da gara e sul suo casco perso-nalizzato. Campione del mondo2011, 2 medaglie olimpiche e mon-diali, “Inner” è uno degli atleti piùamati per le sue acrobazie sugli scinelle discese libere.

Presente anche uno sport “di fati-ca” come il canottaggio con due op-portunità. Più volte campione delmondo (e bronzo olimpico a Rio),Giuseppe Vicino ha messo a dispo-sizione, con autografo, il suo bodyda gara e la polo di rappresentanzadella Nazionale italiana. E c’è anchela possibilità di un weekend di alle-namenti di canoa e canottaggio nelCentro Sportivo delle Fiamme Gial-le a Sabaudia, quartier generale perpreparare Olimpiadi e Mondiali.

Infine il fascino della velocità edei marchi italiani è presente, nelquarto lotto, con l’offerta di un wee-kend alla guida della supercar Lam-borghini Huracan Evo. MentreGiorgio Armani ha messo in palio ilkit EA7 Italia Team olimpico (ma-glietta, tuta, giacca, zaino, borsa),insieme agli inviti per una sua sfila-ta di moda.

Prosegue l’asta We Run Togheter sostenuta da Papa Francesco

Tu t t icon la stessa dignità

Il Circolo San Pietro celebra la festa del patrono

Una mano tesa durante l’e m e rg e n z aOnline

UN SITO ALLA SETTIMANAa cura di FABIO BO L Z E T TA

Associazione SS. Pietro e Paolo

«Raccogliere l’eredità di ideali della Guardia Palatina d’Onore di SuaSantità» dopo lo scioglimento avvenuto nel 1970. Per volontà di sanPaolo VI è nata, l’anno seguente, l’Associazione SS. Pietro e Paolo, chesi avvicina ora alla ricorrenza dei primi cinquanta anni di vita. Ne fannoparte volontari che desiderano «rendere una particolare testimonianza divita cristiana, di apostolato e di fedeltà alla Sede Apostolica» mediante«attività culturali, caritative e di servizio, principalmente nella BasilicaPapale di San Pietro in Vaticano e in occasione di celebrazioni liturgichepontificie», offrendo un servizio di accoglienza e vigilanza per i fedeli.

Il sito internet dell’Associazione, sviluppato nel 2013, riceve più di180.000 accessi annuali da parte di 15.000 utenti. Al primo posto l’Italia,con oltre la metà, e a seguire Russia e Germania. Sono raccolte le attivi-tà delle tre sezioni (Liturgia, Cultura e Carità), approfondimenti storicisulla Guardia Palatina e i numeri del periodico istituzionale «Incontro».Durante la pandemia, con la pubblicazione di meditazioni settimanali eproposte di esercizi spirituali, il portale web «ha rappresentato uno deiprincipali canali di comunicazione con tutti i membri dell’Asso ciazio-ne».

http://pietro epaolo.org

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«Creati a immagine e somiglianzadi Dio, noi uomini non giungiamoa compimento, non ci realizziamo,se non in un movimento d’amore diuscita da noi stessi, per incontrarel’altro e vivere la comunione conLui. Siamo chiamati a vivere questoin famiglia, in parrocchia e nei no-stri quartieri». A partire dalle lineeguida per il cammino pastorale2020-2021 consegnate alla Chiesa diRoma dal cardinale vicario AngeloDe Donatis, monsignor Franco Ca-maldo, assistente ecclesiastico delCircolo San Pietro, ha esortato l’as-semblea riunita in occasione dellamessa per la solennità dei santi apo-stoli Pietro e Paolo ad «essere ecamminare con la diocesi».

Nella basilica di San Giovanni inLaterano, soci, volontari e amici delsodalizio romano sono stati invitatida monsignor Camaldo ad «abban-donare le nostre false sicurezze, i

nostri nidi — come li chiama il Papa— per incontrare gli altri dove si tro-vano e non aspettare che venganoloro da noi, per abbracciare tutti inun impeto di solidarietà e di affetto.Prima di ogni cosa, noi dobbiamoannunciare la nostra fede, la fede inGesù Cristo, la fede che ci è statatrasmessa dai nostri genitori, quellafede annunciata, ma anche vissuta.Abbiamo bisogno di sentirci fortes infide: abbiamo bisogno di assaporarequanto sia meraviglioso sentirsi par-te di un unico corpo che è la Chie-sa».

Anche il presidente Niccolò Sac-chetti nel suo discorso — il primo ri-volto personalmente ai soci dopol’insediamento del 21 febbraio — hafatto riferimento ai mesi di lock-down durante i quali il Circolo SanPietro ha continuato a prestare ilsuo servizio nella diocesi del Papa,potendo contare su quella «mano

che ci guida dall’alto, di quella Ma-ria Salus populi Romani, a cui ci sia-mo consacrati proprio una settimanaprima della pandemia e che il SantoPadre ha portato a San Pietro peraffidarLe le sue e le nostre preghie-re. Quella mano, appunto, si è fattacosì evidente — ha continuato il pre-sidente — che ho capito quanto que-sto periodo, come peraltro ogni pro-va, ogni sofferenza e ogni difficoltàdella vita, sarebbe stata strabordantedi grazie per il nostro Circolo. Horealizzato chiaramente che sarebbestato un periodo incredibilmentefertile sia spiritualmente che nelleop ere».

Il riferimento del presidente è an-che al successo riscontrato dallacampagna #IONONHOCASA, lanciataa metà marzo, e a risultati impor-tanti quali sono stati i «12.000 pastidistribuiti presso le nostre Cucine divia della Lungaretta e via Adige, glioltre 600 pacchi alle famiglie e par-rocchie in difficoltà, gli enormiquantitativi di frutta e verdura do-nati». Nel giro di pochi giorni, in-fatti, il Circolo si è dimostrato ingrado di far fronte all’e m e rg e n z a«mantenendo aperta la Casa fami-glia di via della Lungaretta — ha ri-cordato in conclusione il presidente— e trovando una soluzione per isenzatetto dell’Asilo notturno inmodo che non restassero fuori di ca-sa nemmeno una notte».

Nel rispetto delle misure di sicu-rezza adottate per la pandemia, hapartecipato alla messa per i festeg-giamenti del santo patrono soltantoun numero ristretto di soci e amiciprevia prenotazione in segreteria.(marco chiani)

Tita Gori, «Ester»

Nomina episcopalein Brasile

Severino Clasenarcivescovo di Maringá

È nato il 10 giugno 1954 in Petrolân-dia, nella diocesi di Rio do Sul,Stato di Santa Catarina. Ha com-piuto gli studi di Filosofia pressol’Istituto di filosofia dei Francescania Curitiba, Stato del Paraná, e quel-li di Teologia presso l’Istituto fran-cescano di Teologia a Petrópolis,Stato di Rio de Janeiro. Inoltre, hafrequentato corsi di specializzazionee di aggiornamento sulle Fonti fran-cescane ad Assisi (Italia) e sulla Sa-cra Scrittura in Terra Santa. Il 18aprile 1981 ha emesso la professionereligiosa nell’ordine dei Frati minorifrancescani e poi è stato ordinatosacerdote il 10 luglio 1982. Nel corsodel suo ministero ha svolto i se-guenti incarichi pastorali: vicarioparrocchiale di Nossa Senhora doRosário a Concórdia, Stato di SantaCatarina; guardiano e parroco diNossa Senhora do Rosário a PortoUnião, Stato di Santa Catarina; se-gretario del settore vocazionale dellaprovincia; assistente della fraternitàdi Santa Clara dell’Ordine france-scano secolare; parroco e rettore del-la parrocchia-santuario di São Fran-cisco de Assis a São Paulo. L’11maggio 2005 è stato nominato ve-scovo di Araçuaí e ha ricevuto l’or-dinazione episcopale il 25 giugnosuccessivo. Il 6 luglio 2011 è statotrasferito a Caçador. Nell’ambitodella Conferenza episcopale brasilia-na è stato presidente della commis-sione episcopale pastorale per il lai-cato e attualmente è presidente delRegionale “Sul 4”, che comprendele circoscrizioni ecclesiastiche delloStato di Santa Catarina.

Papa Francesco riceve da Peter Saganla maglia di campione del mondo di ciclismocon dedica autografa