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Come abbiamo già visto nello scorso anno, il Seicento non è propriamente un secolo tranquillo: alleanze insolite, mirate a guerre per interessi economici o dinastici, e mire espansionistiche di molti stati europei non danno tregua agli esseri umani. Ne segue una tendenza alla contrazione demografica anche se si registra una leggera crescita in Inghilterra, nei Paesi Bassi e nell’Europa Nord-Orientale. Le cause del ristagno della popolazione sono la peste, le guerre (con le conseguenti carestie con associate malattie) l’aumento della mortalità per denutrizione, l’elevata mortalità infantile (solo 6 bambini su 10 arrivano a 15 anni e solo 4 maschi su 10 arrivano a superano i 50 anni), l’aumento dell’età media al matrimonio e la diminuzione delle nascite. 1 Anno 3 Lez 1

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Page 1: nell’Europa l’aumento l’aumentodell’età · Prussia) ha la Pomerania Orientale e altri territori (tra cui il ducato di Cleves). I Paesi Bassi, la Svizzera e il Portogallo

Come abbiamo già visto nello scorso anno, il Seicento non è propriamente un secolo tranquillo:

alleanze insolite, mirate a guerre per interessi economici o dinastici, e mire espansionistiche di molti

stati europei non danno tregua agli esseri umani.

Ne segue una tendenza alla contrazione demografica anche se si registra una leggera crescita in

Inghilterra, nei Paesi Bassi e nell’Europa Nord-Orientale. Le cause del ristagno della popolazione sono

la peste, le guerre (con le conseguenti carestie con associate malattie) l’aumento della mortalità per

denutrizione, l’elevata mortalità infantile (solo 6 bambini su 10 arrivano a 15 anni e solo 4 maschi su 10

arrivano a superano i 50 anni), l’aumento dell’età media al matrimonio e la diminuzione delle nascite.

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Questa è la carta degli Stati europei dopo la pace di Westfalia (Münster e Osnabrück, 15 maggio e 24

ottobre 1648 ) che pone fine alla Guerra dei 30 anni, iniziata nel 1618, e anche alla guerra che durava

da 80 anni tra la Spagna e le Province Unite. Si può dire che con questa pace finisca il lungo periodo di

guerre di religione.

Continua però la guerra tra Francia e Spagna (nella quale è coinvolto anche i Ducato di Savoia come

alleato della Francia) che si concluderà solo nel 1659 con la pace dei Pirenei.

Sulla questione religiosa la pace di Westfalia conferma quella di Augusta del 1555. In Germania cessa

la persecuzione religiosa verso i Luterani e si estende la tolleranza anche ai Calvinisti; si stabilisce il

rispetto da parte dei sovrani delle minoranze religiose, ma i beni ecclesiastici incamerati non devono

più essere restituiti alla Chiesa cattolica; si stabilisce anche che se un Principe tedesco si fosse

convertito ad altra religione, non avrebbe più avuto alcun diritto sulle proprie terre (misura atta a

controllare la diffusione della Riforma).

Riguardo all’ordinamento interno del Sacro Romano Impero, è riconosciuta ai Principi la piena

sovranità territoriale e il diritto di stringere alleanze, purché non siano contro l’Imperatore e l’Impero.

Le più importanti variazioni territoriali in seguito alla pace di Westfalia: la Francia incorpora territori

della Lorena (compresi i tre vescovati di Metz, Toul e Verdun) e i territori asburgici dell’Alsazia (ma

non la città di Strasburgo); la Svezia ottiene (oltre a un risarcimento in denaro) la Pomerania anteriore e

altri territori a nord, rafforzando la sua egemonia sul Baltico. Il Palatinato è diviso tra il suo Elettore e il

Duca di Baviera Massimiliano I (che conserva anche il titolo di Elettore). Il Brandeburgo (futura

Prussia) ha la Pomerania Orientale e altri territori (tra cui il ducato di Cleves). I Paesi Bassi, la Svizzera

e il Portogallo sono riconosciuti stati sovrani e indipendenti.

La pace di Westfalia, come vedremo nel seguito, non assicurerà però un lungo periodo di pace.

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Nonostante in tutta l’Europa continuino le guerre, per il Ducato i due decenni che seguono il 1660 sono

periodo di relativa pace (a parte la breve e sfortunata guerra contro Genova) cosa che permette lo

sviluppo urbanistico della città di Torino.

Alla morte di Carlo Emanuele II, avvenuta a Torino il 12 giugno 1675 all’età di 41anni, Giovanna

Battista di Savoia-Nemours diviene la reggente del Ducato per l’unico figlio Vittorio Amedeo di soli 9

anni.

Come vedremo nelle lezioni successive, la seconda Madama Reale rimarrà reggente fino al 1684,

quando il figlio Vittorio Amedeo II, a 18 anni, la metterà da parte e prenderà il potere.

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Vedremo la situazione di queste nazioni nel corso di questo incontro. In blu

quelle di maggior rilevanza

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Con Filippo IV (1605-1665) la Spagna entra in un periodo di decadenza causata da gravi limiti interni e

dalle forti spese militari.

Il Re, incapace di governare personalmente, affida la gestione dello stato ai primi ministri (validos) tra i

quali spiccano Gaspar de Guzmán (il conte-duca di Olivares) e poi Luis Méndez de Haro, suo nipote.

La recessione economica che ha colpito gli Stati europei per le continue guerre è ancora più sentita in

Spagna: la sua economia, basata soprattutto sulla vendita dei metalli preziosi del Sudamerica, che

cominciano a scarseggiare, è in totale sfascio.

Alla decadenza spagnola concorrono la cronica insufficienza produttiva, la povera ed abbandonata

l’agricoltura, l’incapacità di mettere in atto una politica mercantilistica che difenda i propri spazi

commerciali per il godimento dei proventi economici degli ancora sterminati possessi coloniali, la

povertà di risorse della Castiglia, le difficoltà della raccolta fiscale, i privilegi parassitari

dell'aristocrazia e le autonomie dei diversi regni della corona.

Nel 1643, quando il disastro è inevitabile e Olivares deve dimettersi, Filippo IV non è in grado gestire

la situazione e lascia al nuovo valido de Haro il compito di governare.

La Spagna perde il Portogallo in seguito alla rivolta del 1640.

Nel 1640 si ribella anche la Catalogna: solo con la presa di Barcellona (1652) da parte dell’esercito

guidato da Don Juan Josè de Austria (figlio legittimato di Filippo IV) Madrid riesce a riprendere il

controllo della regione, ma il Rossiglione, prima facente parte della Catalogna e dove sono arrivati i

Francesi chiamati dagli insorti, diverrà definitivamente francese con la pace dei Pirenei (1659).

La Spagna deve domare anche la rivolta di Napoli nel 1647 (quella inizialmente guidata da Masaniello)

cosa che avviene senza troppe difficoltà in circa un anno. Vedremo che più tardi, nel 1674, dovrà anche

affrontare la rivolta di Messina.

La Spagna non aderisce al trattato di Westfalia e resta in guerra con la Francia, con poco successo. Nel

1659 Filippo IV si convince alla pace (Trattato dei Pirenei del 1659) e al matrimonio della figlia Maria

Teresa con Luigi XIV (1660).

Filippo IV muore nel 1665.

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Nel 1665 diviene re di Spagna Carlo II (4 anni) unico figlio maschio sopravvissuto di Filippo IV e della

sua seconda sposa Marianna d'Austria, sua nipote (essendo morto – forse appendicite- nel 1646, a 17

anni, l'erede Baltasar Carlos, avuto dalla prima sposa Elisabetta di Borbone). Carlo è malaticcio e di

debole costituzione, che deriva dalla pratica dei matrimoni tra consanguinei in casa Asburgo.

Nella minore età del Re la reggenza va alla madre; il governo è affidato dapprima al gesuita Juan

Everardo Nidhart, confessore della Regina madre.

Don José Juan (figlio legittimato di Carlo IV) si oppone e nel 1669 ottiene la sua cacciata. Il governo è

poi affidato a Fernando de Valenzuela, che si attira il malcontento della nobiltà spagnola ed è cacciato

nel 1677 da don Juan José Juan che lo rimpiazza come primo ministro.

Nel 1679, morto don Juan José (forse avvelenato), è primo ministro il duca di Medinaceli (dal 1680 al

1685), poi il governo passa al conte di Oropesa (dal 1685 al 1691).

Nel 1679 Carlo II sposa Maria Luisa di Orléans, nipote di Luigi XIV (e sorella di Anna Maria, sposa

nel 1684 di Vittorio Amedeo II) che muore nel 1689 senza figli. In seconde nozze, nel 1689, Carlo II

sposa Maria Anna del Palatinato-Neuburg, che ha forte influenza su di lui. Dopo la caduta del primo

ministro Oropesa, grazie alla Regina la carica tocca all'arcivescovo di Toledo, il cardinale Luis

Fernández de Portocarrero.

Come vedremo, con la guerra di Devoluzione (1667-68) Carlo II dovrà cedere alla Francia alcune città

delle Fiandre; nella Guerra Franco/Olandese (1672-78) combatterà ancora contro la Francia e sarà

costretto a cederle la Franca Contea.

Carlo II muore senza eredi nel 1700, nominando successore Filippo d'Angiò, nipote di Luigi XIV (che è

suo nonno) e della regina Maria Teresa (sua nonna e sua zia) sorella di Carlo II. L'estinzione della casa

di Asburgo di Spagna sarà l'elemento scatenante per la Guerra di Successione Spagnola (1700 - 1713)

che vedremo nel corso di quest’anno.

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Messina nel XVII secolo è una fiorente città portuale su una rotta importante per i traffici del

Mediterraneo.

Sotto il governo spagnolo gode di particolari privilegi politici ed economici, che suscitano l’invidia dei

nobili di altre città siciliane, soprattutto di Palermo; questi convincono la corona di Spagna a una revoca

parziale dei privilegi. Un periodo di carestie e pestilenze e alcuni tentativi di rivolte popolari soffocati

dagli spagnoli, accrescono poi il disagio dei messinesi.

Nel luglio del 1674, in seguito a nuove carestie, il popolo insorge contro i nobili e, per rendersi

indipendente dalla Spagna, chiede aiuto a Luigi XIV, in quel momento in guerra contro la Spagna nel

contesto della Guerra d'Olanda. Questi manda a Messina il generale delle galere Louis Victor de

Rouchechouart de Montemart (1636-1688), fratello di madame de Montespan, al comando di una flotta.

Questi giunge nel febbraio del 1675, caccia gli Spagnoli e si dichiara Viceré. Non tutte le città della

zona di Messina sono favorevoli ai Francesi: Milazzo resta filo-spagnola e così Taormina, che è presa

però dai francesi nel 1676.

La condizione economica di Messina sotto i Francesi non migliora, a causa dei loro abusi contro gli

abitanti. Nel 1677 scoppia anche qualche moto popolare contro i Francesi.

Come vedremo, nel 1678 Francia e Spagna firmano il trattato di Nimega che pone fine alla guerra

d’Olanda; in seguito a questo trattato di pace, nell’aprile del 1678 i Francesi (comandati in quel

momento dal visconte de La Feuillade, padre del futuro comandante francese all'assedio di Torino del

1706) lasciano improvvisamente Messina, abbandonando la città al suo destino.

Messina deve subire una durissima ritorsione spagnola: è dichiarata morta civilmente e perde ogni

privilegio. Nella città è edificata una cittadella (garanzia per gli Spagnoli contro altre eventuali

insurrezioni) e i promotori della rivolta sono condannati a morte; molti cittadini fuggono e i loro beni

sono confiscati. Da questo momento la città di Messina entra sostanzialmente in una fase di decadenza

dalla quale non si risolleverà più.

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Nel dicembre 1640 il Portogallo ha cacciato gli Spagnoli che se lo erano annesso dal 1580: una rivolta

guidata dai nobili portoghesi ha deposto e allontanato la viceregina Margherita di Savoia ed ucciso

l'uomo che per conto dell'Olivares, primo ministro di Filippo IV, esercitava il potere effettivo. Il duca di

Braganza è nominato Re con il nome di Giovanni IV (1604-1656).

La Spagna al momento della rivolta è impegnata nella Guerra contro la Francia ed è costretta ad

accettare l’indipendenza portoghese. Dal 1659, dopo la pace dei Pirenei, la Spagna tenterà invano di

riconquistare il Portogallo, aiutato dagli Inglesi; dopo alcune sconfitte, con la pace di Lisbona (1668)

deve riconoscerne l’indipendenza.

Giovanni IV riconquista l’Angola e tutta la parte del Brasile occupata dagli Olandesi.

Morto nel 1656 gli succede il figlio Alfonso VI (1643-1683) semiparalizzato, impotente, malato di

mente. Non ancora maggiorenne è sotto la reggenza della madre Luisa di Guzmán. Nel 1662, al

18esimo anno di età, finita la reggenza, il governo è gestito dal conte di Castelmelhor, che gode la

fiducia del re folle e che, nonostante le numerose critiche, assicura l’indipendenza del paese contro la

Spagna. Si sviluppano alleanze con Francia e Inghilterra.

Nel 1665 Alfonso VI è fatto sposare a Maria Francesca Elisabetta di Savoia-Nemours (1646-1683)

sorella minore della Seconda Madama Reale. Il matrimonio non consumato è annullato due anni dopo.

Nel 1667 Pietro, fratello di Alfonso, fa firmare al Re un atto di abdicazione, assume la reggenza e poco

dopo sposa Maria Francesca Elisabetta; Alfonso termina la propria vita in stato di semi-prigionia fra le

isole Azzorre ed il castello reale di Sintra (non lontano da Lisbona) nel 1683.

Nel 1669 Maria Francesca Elisabetta dà alla luce una figlia: Isabella Luisa di Braganza (la principessa

che, come vedremo, la seconda Madama Reale cercherà di dare in sposa al figlio Amedeo II)

Alla morte di Alfonso (1683) Pietro diviene Re (Pietro II); nello stesso anno muore la sua giovane

sposa. Nel 1687 Pietro II si risposa con Maria Sofia del Palatinato-Neuburg: hanno 8 figli tra cui il

successore Giovanni V.

La sorella di Alfonso e di Pietro, Caterina di Braganza, ha sposato nel 1662 Carlo II d’Inghilterra.

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Nel Seicento la Francia è lo stato dominante in Europa, con oltre 20 milioni di abitanti. (Fino al 1795 la

Francia sarà il paese più popolato d'Europa, anche davanti alla Russia e due volte più della Gran

Bretagna o dell'Olanda), L’Italia ha 13-11,5 miloni di abitanti, in calo da inizio secolo.

Luigi XIV diviene re di Francia nel 1643 (a soli 5 anni) alla morte del padre Luigi XIII; è posto sotto la

reggenza della madre Anna d’Austria, assistita dal cardinale Mazzarino.

Come abbiamo visto, la guerra tra la Francia e la Spagna non cessa con la fine della guerra dei 30 anni

(Trattato di Westfalia del 1648).

Abbiamo anche visto che il regno di Francia è turbato, negli anni 1648-53, dalle vicende della Fronda:

rivolte, prima del parlamento e poi di alcuni importanti aristocratici contro Mazzarino.

La guerra favorisce la Francia (che si è addirittura anche alleata con l'Inghilterra del riformato e

repubblicano Cromwell). Filippo IV si convince infine alla pace. Le trattative di pace si svolgono su un

isolotto del fiume Bidasoa, al lato nord del confine fra i due Stati (Isola dei Fagiani). La Pace dei

Pirenei che chiude la guerra tra le due potenze è sottoscritta dal card. Mazzarino e dal generale

spagnolo don Luis de Haro il 7 novembre 1659.

La Spagna cede alla Francia alcune terre ai confini tra la Francia e i Paesi Bassi Spagnoli, oltre ad

accettare la definitiva acquisizione da parte francese del Rossiglione (occupato dalla francai durante al

rivota della Catalogna alla Spagna). La catena montuosa dei Pirenei è così la nuova frontiera che separa

la Spagna dalla Francia.

Inoltre è deciso un matrimonio che dovrebbe consolidare l'unione fra le due Corone: la figlia del re di

Spagna Filippo IV, Maria Teresa (1638-1683) sposa nel 1660 Luigi XIV. Questo patto comporta la

rinuncia al trono di Spagna da parte di Maria Teresa, mentre Filippo IV promette alla sposa una dote

assai elevata: 500.000 scudi d'oro!

Nel 1661 muore il cardinale Mazzarino

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Luigi XIV è Re nel 1643 (a 5 anni); la made Anna d’Austria regge il governo, assistita dal card.

Mazzarino. Alla morte di Mazzarino (1661) Luigi XIV assume in prima persona il potere: non lo

delegherà mai a un primo ministro, come il padre con Richelieu e la madre con Mazzarino. È il Sole al

centro di un sistema i cui pianeti sono i cortigiani e la nobiltà, i suoi funzionari e i ministri, la famiglia e

le amanti, la borghesia e il popolo. Tutto è sotto il suo controllo, tanto da affermare “Lo Stato sono io”.

Secondo il suo maligno biografo Saint-Simon il Re Sole non è dotato di particolare intelligenza, ma è

serio e determinato in tutto ciò che fa: ha una capacità di lavoro inesauribile e partecipa ogni giorno alle

riunioni del Consiglio con i ministri da lui stesso scelti, abili e devotissimi, provenienti dal ceto medio.

Il suo esercito diviene uno dei più formidabili in Europa, sotto il comando di grandi generali.

Il suo sfarzo non va addebitato a frivolezza ma a un attento calcolo di potere: Luigi ha spogliato i nobili

delle loro rendite sul territorio, delle loro truppe e del loro potere; li strappa dai loro territori e li vuole a

corte (Versailles); li risarcisce dando loro dolce vita e amori, nonché redditizie cariche nell’esercito,

nella chiesa e nella burocrazia. In tal modo tiene sotto controllo ogni possibile opposizione e intrigo.

Nei primi anni del suo regno effettivo si tiene fuori dal guerre, guadagnandosi il favore del popolo, ma

poi si butta in una serie di guerre che metteranno spesso in difficoltà la Francia e lo faranno odiare da

molti dei sui sudditi. Queste guerre, delle quali ci occuperemo nel seguito, sono:

- 1667 Guerra di Devoluzione

- 1672 Guerra d'Olanda

- 1688 Guerra della Lega di Augusta (o dei 9 anni)

- 1700 Guerra di Successione Spagnola

Le prime due non interessan il ducato di Savoia, mentre le altre due lo coinvolgeranno profondamente.

Considerandoli scomodi oppositori di uno stato cattolico, Luigi XIV perseguiterà gli Ugonotti francesi.

Nel 1685 arriverà a revocare l'editto di Nantes, che concedeva loro una certa libertà di culto, azione che

si rivelerà un grosso errore.

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Maria Teresa d’Asburgo, infanta di Spagna, figlia di Filippo IV e di Elisabetta di Borbone (sorella di

Luigi XIII) sposa nel 1660 il re di Francia Luigi XIV. Le nozze sono celebrate per procura in terra

spagnola il 3 giugno 1660 e in forma ufficiale mercoledì 9 giugno 1660.

Non è certo un matrimonio d’amore, ma un’unione politica per sancire la pace tra Francia e Spagna. I

cronisti dell’epoca ci descrivono la Regina come piuttosto brutta, piccola, goffa e grassa, non

particolarmente intelligente (in tutta la sua vita non imparerà ad esprimersi correttamente in francese).

Scrive al re Luigi, prima del matrimonio, l'amata Maria Mancini: “non vi vergognate che vi si voglia

dare in sposa una donna così brutta?”.

Luigi XIV mostrerà sempre una certa tenerezza verso Maria Teresa, che sarà sempre molto affezionata

lui. Per un po’ il Re è assiduo presso di lei, ma presto si stanca e volge le sue attenzioni alle molte

amanti. Maria Teresa soffrirà in silenzio questa situazione per tutta la sua vita.

Maria Teresa darà al re sei figli. Fra loro solo il primogenito, Luigi "le Grand Dauphin", nato nel 1661

quando il padre prende il potere, raggiunge l’età adulta (ma morirà di vaiolo nel 1711 prima del padre);

gli altri cinque muoiono bambini.

Maria Teresa muore nell’estate del 1683 per un'infezione derivata da un ascesso bubbonico. Una

memorialista (madame de Caylus) scrive che “il Re fu più intenerito che afflitto”; quando fu davanti al

cadavere della regina disse “Gentile e paziente amica! Questo è il primo dolore che mi hai dato in

vent’anni”.

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Luigi di Borbone, detto il Gran Delfino (1661-1711) è il primogenito e quindi l'erede potenziale del re

Luigi XIV (l'appellativo Gran Delfino gli è dato dagli storici per distinguerlo dal figlio). Di carattere

indolente e pigro Luigi non ricoprirà mai un ruolo importante nella politica francese ma, essendo l'erede

al trono di Luigi XIV, è spesso oggetto delle trame di palazzo per il suo futuro ruolo.

Nel 1680 il Re lo fa sposare con la principessa Maria Anna Cristina Vittoria di Wittelsbach (in Francia

è conosciuta come Delfina Vittoria): è la figlia primogenita di Ferdinando Maria, Duca di Baviera e di

sua moglie Enrichetta Adelaide di Savoia. I nonni materni di Maria Anna sono dunque Vittorio

Amedeo I di Savoia e Cristina di Borbone.

Dal matrimonio nascono tre figli:

- Il primogenito Luigi, duca di Borgogna, che sposerà Maria Adelaide figlia primogenita di Vittorio

Amedeo II e di Anna Maria d’Orléans. I due sposi moriranno prematuramente nel 1712 lasciando un

unico erede: il loro terzogenito, nato nel 1710, che sarà il futuro re Luigi XV.

- Il secondogenito Filippo, duca d’Angiò, diverrà re di Spagna nel 1700 con il nome di Filippo V e

sposerà nel 1701 la secondogenita di Vittorio Amedeo II e di Anna Maria d’Orléans: Maria Luisa

Gabriella.

- Il terzo figlio, Carlo duca di Berry, morirà anche lui prima del nonno Luigi XIV.

Il Gran Delfino, come già detto, resta ai margini della vita politica, e preferisce dedicarsi a più piacevoli

svaghi: è stimato per la sua magnifica collezione d'arte che raccoglie a Versailles e nei suoi

appartamenti privati. Muore per cause naturali all'età di 50 anni nel 1711, precedendo di cinque anni il

padre Luigi XIV.

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Filippo, duca d’Orléans (1640-1701) è il fratello minore di Luigi XIV.

Alla nascita è duca d'Angiò, ma nel 1660, alla morte dello zio Gastone d'Orléans, eredita il titolo di

duca d'Orléans.

La madre lo educa in modo da farne un bambino effeminato, per evitare una situazione simile a quella

che aveva segnato il burrascoso rapporto tra Luigi XIII e il fratello Gastone d'Orléans, desideroso di un

maggior potere.

Di carattere volubile e capriccioso, amante dell'abbigliamento femminile, dei trucchi e dei gioielli,

Filippo intreccia sin dalla giovinezza numerose liaisons con cortigiani che ne traggono spesso vantaggi.

A Versailles Filippo vive dedicandosi al cerimoniale di corte, tra ricevimenti e banchetti nelle sue

residenze tra le quali preferisce il castello di Saint-Cloud (circa 10 km ovest di Parigi) da lui risistemato

nel 1658. In gioventù Filippo sa però anche destreggiarsi in battaglia, guidando truppe nella guerra

franco-olandese e sconfiggendo le truppe di Guglielmo d'Orange (1677).

Filippo vuole garantirsi una discendenza e, nonostante le tendenze omosessuali, si sposa due volte. La

prima moglie è la cugina Enrichetta Anna Stuart (Minette) figlia di Carlo I d'Inghilterra e di Enrichetta

Maria di Borbone, sorella di Luigi XIII. Dal matrimonio, infelice e con infedeltà reciproche (si dice che

Enrichetta sia amante dello stesso Re Sole) nascono due figlie: Maria Luisa (1662-1689) che diverrà

regina di Spagna e Anna Maria (1669-1728), che sposando Vittorio Amedeo II sarà duchessa di Savoia.

(Sarà madre del re Carlo Emanuele III e nonna materna del re di Francia Luigi XV).

Morta Enrichetta nel 1670, l'anno successivo Filippo sposa Elisabetta Carlotta di Baviera (Liselotte),

figlia dell'Elettore Palatino (detta Madame Palatina), dalla quale ha tre figli: il primo morto fanciullo,

poi Filippo II d’Orléans (1674-1723) comandante dell’Armata francese nella Battaglia di Torino e

futuro Reggente nella minore età di Luigi XV, e infine Elisabetta Carlotta (1676-1744) che sposerà il

duca Leopoldo di Lorena.

Filippo I d'Orléans muore per un colpo apoplettico nel 1701, nel Castello di Saint-Cloud, pianto da

Luigi XIV che in fondo lo aveva amato.

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Luigi XIV si circonda di pochi ministri, capaci e fedeli.

Imprigionato nel 1661 il predecessore Nicolas Fouquet (1615-1680), nomina sovrintendente alle

finanze il “borghese” Jean Baptiste Colbert (1619-1683): uno dei più grandi uomini di Francia.

Colbert incoraggia lo sviluppo industriale, soprattutto del lusso, e militare; incentiva la produzione

nazionale con il contributo dello Stato, che controlla le manifatture Reali: modernizza le finanze,

raggiungendo il pareggio del bilancio dello Stato, pur ostacolato dalle enormi spese belliche. La politica

di Colbert è considerata una delle più genuine interpretazioni del mercantilismo. Con Colbert lo Stato è

governato dal centro: sul territorio gli aristocratici sono estromessi a favore degli intendenti, funzionari

borghesi, nominati con criteri meritocratici. Modernizza l'amministrazione finanziaria e riduce il costo

dell'esazione dei tributi. Colbert dal 1669 è ministro della Marina: dà impulso alla marina mercantile e a

quella da guerra e cura i collegamenti con le colonie, per dotare la Francia di sbocchi commerciali e di

fonti di materie prime. Sviluppa il commercio interno, con strade e canali e potenzia i servizi postali.

Arricchisce il Louvre di opere d’arte, aiuta uomini di lettere (Molière, Racine, Corneille) e scienziati

(Huygens, Cassini), creando l'immagine aurea della Francia del Re Sole.

Il ministero della Guerra è dato al clan dei Le Tellier, famiglia della borghesia commerciale; prima a

Michel marchese di Barbezieux e poi al figlio François Michel marchese di Louvois (1641-1691),

uomo intransigente e spietato. A lui si devono il potenziamento dell’esercito francese, che diviene il più

organizzato e addestrato d’Europa, e lo sviluppo del sistema difensivo dei confini, basato su una serie di

fortezze inespugnabili, progettate dal mago delle fortificazioni, l’ingegnere militare Vauban. E’

l’organizzatore delle guerre francesi di fine secolo, muore in carica nel 1691 durante la guerra della

Lega di Augusta.

Il ministero degli esteri è affidato al fine diplomatico Hughes de Lionne (1611-1671) e poi a un altro

buon diplomatico Simon Arnauld de Pomponne (1618-1699).

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Luigi II di Borbone - Condé (1621-1686), 4° Principe di Condé. Nella Guerra dei 30 anni sconfigge

gli Spagnoli nella battaglia di Rocroi (1643). Partecipa alla Fronda contro Mazzarino, arrestato passa un

anno in prigione, dopo il quale passa con la Spagna ed è sconfitto dal Turenne, nell'aprile 1652 a

Blénau. Sei anni dopo è ancora sconfitto dal Turenne a Dunkerque. Nel 1659, dopo la pace dei Pirenei,

può tornare in Francia e ottiene vittorie in Franca Contea contro la Spagna (1668). Guida, con Turenne,

gli eserciti contro l'Olanda e nel 1675 difende l'Alsazia minacciata dagli imperiali di Montecuccoli.

Muore a 65 anni nel castello di Chantilly, dono del Re.

Henri de La Tour d'Auvergne-Bouillon, visconte di Turenne, (1611-1675). Nella Guerra dei 30 anni

collabora con il Gran Condé. Entra nella Fronda ma si riconcilia con Mazzarino e comanda le armate

reali. Batte due volte il Gran Condé a Bléneau e alle Dune. Nel 1660 è Maresciallo di Francia. Nella

Guerra d'Olanda si scontra più volte contro gli imperiali di Montecuccoli; devasta il Palatinato (è detto

il macellaio del Palatinato) su ordine del Louvois. Non esita ad attaccare d'inverno vincendo

sorprendendo gli avversari. Nel 1675 nella battaglia di Salzbach è ucciso da una cannonata. Luigi XIV

lo fa seppellire nell'Abbazia di Saint-Denis, con i re di Francia. Napoleone, che lo ammira, porta le sue

spoglie nella chiesa di Saint-Louis des Invalides a Parigi.

François-Henri de Montmorency, Maresciallo di Luxembourg (1628-1695), successore del Gran

Condé, del quale è cugino. E’ nella Fronda ed è perdonato nel 1659 da Luigi XIV. Combatte al fianco

del cugino nella Guerra di Devoluzione, alla conquista della Franca Contea. Nella guerra d'Olanda è

nominato Governatore dell'omonima provincia. Implicato nell’affare dei veleni è rinchiuso alla

Bastiglia. Rientrato nelle grazie del Re, allo scoppio della Guerra dei nove anni, Luigi XIV lo ritiene

l’unico generale in grado di contrastare il Principe di Orange. Combatte e vince fino al l 1694 nelle

Fiandre; a fine anno si ammala e muore. Per la quantità di stendardi trofei di guerra che porta in

Francia è detto le Tapissier de Nôtre-Dame.

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Sébastien Le Prestre (1633-1707), marchese di Vauban, è stato uno dei più grandi ingegneri militari di

tutti i tempi. Maresciallo di Francia dal 1703.

Di famiglia appartenente alla piccola nobiltà di campagna, fa i primi studi presso i Carmelitani dove

acquisisce solide basi scientifiche e matematiche. A 17 anni fa le sue prime azioni militari nell'esercito

frondista del Gran Condé; impegnato nell’assedio di Sainte-Menehould in Champagne è catturato e

“convertito” alle ragioni del Re da Mazzarino, che ne intuisce le doti e la serietà. Da allora (1653) tutta

la sua vita è dedicata alle res militaris: divenuto ingegnere del Re nel 1655, dà un contributo

fondamentale alla "poliorcetica", cioè a quello specifico settore dell’arte della guerra che si occupa di

fortezze e assedi.

Vauban gode di grande prestigio presso il Re e il ministro Louvois. Nominato nel 1678 Commissario

Generale delle Fortificazioni, dirige molti assedi utilizzando tecniche innovative; contrario agli attacchi

di massa indiscriminati, che causano molte perdite, è convinto che le fortezze si debbano prendere più

con la vanga che con la spada.

Nell'assedio di Maastricht (1673) mette a punto il sistema delle trincee parallele, approccio che verrà

applicato sistematicamente anche nei secoli seguenti, insieme con tutti gli altri suggerimenti per

assediare o difendere con efficacia una fortezza.

Vauban costruisce e/o migliora la maggior parte delle piazzeforti francesi. Si calcola che in 30 anni

abbia percorso più di 180.000 km par voies et par chemins sulla litière o chaise de poste, una carrozza

a due ruote biposto trainata da due muli, entro la quale Vauban continuava a lavorare con il suo

assistente. Per le note raccolte nei suoi viaggi, Vauban è anche uno considerato uno dei maggiori

geografi francesi

Muore a Parigi di polmonite nel 1707. sepolto a Bazoches-du-Morvan, dove aveva acquistato un

castello che usava anche come Cabinet de travail. La sua tomba è violata durante la rivoluzione, ma il

suo cuore, ritrovato nel 1808, per ordine di Napoleone è deposto all'Hôtel des Invalides.

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Con le prime guerre del Re Sole si intensifica il sistema di difesa dei confini della Francia (Hexagone)

basato su piazzeforti e sistemi di fortificazione.

Vauban è l’ingegnere militare incaricato dal Re di procedere alle opere di difesa.

Particolare attenzione, durante e dopo la guerra con l’Olanda, è dedicata alle frontiere nord-orientali

(Paesi Bassi spagnoli, Fiandre, Hainaut e Artois francesi).

Durante i suoi giri d’ispezione, Vauban ha visto che alle frontiere nord-orientali le fortificazioni amiche

e nemiche si mescolano più volte nel giro di pochi chilometri, rendendo difficoltoso il presidio della

frontiera. Ecco allora il progetto del Vauban, “il pré carré” ("prato quadrato" o "aiuola", ma

l’espressione usata potrebbe anche derivare dal diritto privato come accorpamento di proprietà) che

coinvolge 250 km di frontiere tra Dunkerque e le Ardenne, e tra Lorena e Alsazia.

Il progetto di Vauban si fonda sull’idea di regolarizzare le frontiere e mettere a punto una gigantesca

trace italienne (fortificazione all'italiana o alla moderna: un tipo di fortificazione elaborato a partire dal

XV secolo in Italia, per ovviare al problema posto dallo sviluppo dell'artiglieria) tra il Mare del Nord e

la Mosa. Il sistema comprende la costruzione (o il miglioramento) di una doppia cerniera di fortezze

(13 per ogni cerniera) a regolare distanza tra di loro, strettamente collegate, ma prevede anche la

demolizione delle piazzeforti isolate o al di fuori di una organica linea di difesa. Questo sistema

garantisce la protezione dell’Ile de France e quindi di Parigi, priva di mura, ma consente anche di

utilizzare le fortificazioni come base operativa offensiva; il sistema pianificato non sarà completamente

realizzato a causa degli eventi bellici successivi (guerra della Lega di Augusta e Guerra di Successione

Spagnola).

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Luigi XIV, che in gioventù era anche un uomo decisamente di bell'aspetto, ebbe molte amanti, alcune

delle quali esercitarono un grande ascendente sugli intrighi politici, ma anche sulla cultura del loro

tempo.

Di lui fu scritto: “Luigi XIV è stato un grande amatore. Ci si dimentica di quello che ha fatto per la

Francia ma ci si ricorda dei suoi amori”.

Il memorialista Primi Visconti, contemporaneo del Re Sole scrive: “Tutte le donne di Francia volevano

diventare le amanti del Re. Un gran numero di donne, sia sposate sia nubili, mi hanno detto che questo

non offenderebbe né i loro mariti né i loro padri e nemmeno Dio stesso”.

Tra i primi amori sono sicuramente due nipoti del Cardinale Mazzarino: prima Olimpia Mancini, sua

compagna di adolescenza (lei sposerà poi Eugenio Maurizio di Carignano e sarà madre del grande

Principe Eugenio) e poi Maria Mancini, per la quale il giovane Re ebbe una vera passione.

Probabilmente vi sono poi la bella cognata Enrichetta Anna Stuart e Charlotte Catherine de Gramont

(1639-1678) principessa di Monaco (sposa di Luigi I di Monaco) e certamente molte altre ancora.

Ma le tre più importanti ed “ufficiali” favorite in ordine cronologico sono: Madame de La Vallière,

Madame di Montespan e Madame de Maintenon che diverrà moglie morganatica di Luigi XIV nel

1683, alla morte della regina Maria Teresa.

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Louise la Baume le Blanc de la Vallière (1644-1710) è la prima favorita di Luigi XIV, dopo la breve

parentesi di Maria Mancini. Di nobili origini, nata a Tours e presto orfana di padre è allevata presso il

convento delle orsoline. Nel 1661 entra a far parte della corte di Madame Enrichetta Anna Stuart

(moglie del fratello di Luigi XIV, Filippo d'Orleans) che in quel periodo frequenta assiduamente il Re

(appena sposatosi con Maria Teresa).

La madre del Re, Anna d’Austria, ordina ad Enrichetta di stare lontana da Luigi; non potendo

disubbidire alla regina, Enrichetta escogita un piano per poter vedere ancora il suo innamorato: Luigi

dovrà fingere di essersi infatuato di una delle sue dame di corte, così avrà la possibilità di passare del

tempo con la cognata in tutta tranquillità. La scelta cade sulla bella, timida e riservata Louise che ha

appena 17 anni. Luigi inizia a corteggiarla e presto, cacciate tutte le altre rivali compresa Enrichetta, nel

1671 la sceglie come amante ufficiale.

Non saranno anni sereni per Louise che, inizialmente ammirata e rispettata, è poi odiata da tutta la

corte. Nel 1664 dopo una caduta da cavallo e un'operazione mal eseguita che la rende claudicante si

chiude nella sua casetta di Versailles e non si fa quasi più vedere.

Ha 6 figli dal re: 4 muoiono in tenera età e i 2 sopravvissuti sono legittimati

Dal 1668 Louise, stanca e derisa da tutti perché il Re non la ama più, è costretta a vivere a fianco della

nuova rivale, la bella Madame de Montespan. Così nel 1674 si ritira nel convento carmelitano delle

Figlie di Santa Maria di Challot per non uscirne più. Prima di partire saluta con commozione Luigi XIV

e la Regina, che tanto aveva fatto soffrire ma che la perdona, e persino la sua rivale.

Muore nel 1710, nel convento dove si è chiusa 36 anni prima.

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Françoise Athénaïs de Rochechouart de Mortemart di Montespan (1640-1707) è la seconda

favorita di Luigi XIV.

Di nobili origini, nel febbraio 1663 sposa il marchese Louis di Montespan, a cui dà due figli.

Nel 1664 è ammessa a corte come dama d'onore della regina Maria Teresa. Molto bella d'aspetto (è

chiamata la Venere di Versailles) e ricca d'ambizione, nel 1667 riesce a diventare la favorita del

sovrano, anche se questi per diversi anni non cessa i rapporti con la precedente amante, Louise de La

Vallière.

Esercita una notevole influenza su Luigi XIV e sulla politica francese del suo tempo.

Dalla sua relazione con Luigi XIV Madame de Montespan sa trarre innumerevoli vantaggi per sé e per i

figli da lui avuti, che sono 8, sei dei quali legittimati (tra questi il duca del Maine, Mademoiselle de

Nantes, Mademoiselle de Tours, Mademoiselle de Blois ed il conte di Tolosa).

Nel 1680, quando il Re si è gia raffreddato con lei, si trova pericolosamente coinvolta nell’Affare dei

Veleni (una vicenda che suscita grande scalpore a Parigi: una serie di nobili dame sono accusate di

frequentare una fattucchiera esperta non solo in filtri d'amore, ma anche in veleni). Il suo potere decade

rapidamente, tramontando poi del tutto a causa dell'influenza esercitata sul sovrano da Françoise

d'Aubigné (poi marchesa de Maintenon).

Nel 1691 la Montespan lascia Versailles e si ritira nel convento parigino di Saint-Joseph, da lei stessa

fondato. Muore nel 1707.

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Madame de Maintenon nata Françoise d'Aubigné (1635-1719) è la terza amante ufficiale e poi sua

moglie morganatica segreta.

Nasce nella prigione di Niort, dove è imprigionato il padre (come falsario) segue i genitori nelle Antille,

e questo soggiorno le vale l’appellativo di Belle Indienne. Rientrata in Francia con la madre nel 1645,

Françoise si ritrova in miseria ed è accolta con due fratelli dalla zia ugonotta.

A 17 anni sposa nel 1652 il poeta Paul Scarron (1610-1660) più vecchio di lei di 25 anni, malconcio in

salute. Il matrimonio dura fino al 1660, anno in cui il marito muore; in questo periodo Madame

Scarron, diviene l'animatrice del salotto letterario e mondano aperto dal marito e frequentato dagli

intellettuali più famosi dell'epoca. Scarron le insegna tutto; lei per parte sua tesse in quel salotto una

solida rete di relazioni mondane e intellettuali, tra le quali vi è quella con Madame de Montespan,

favorita di Luigi XIV.

Alla morte della Regina madre, Madame de Montespan sceglie Madame Scarron come governante dei

figli avuti con il Re. Così nel 1667 Françoise incontra per la prima volta il Re, e nel 1673 si trasferisce a

Versailles; Luigi XIV si fa catturare dal fascino della pur non più giovane governante, dolce e

disponibile quanto la Montespan è egoista e collerica. La loro relazione inizia nel 1675, e il Re le fa

dono di una somma importante, per acquistare la proprietà di Maintenon, della quale diviene Marchesa.

Nell'ottobre del 1683, caduta in disgrazia Madame de Montespan e morta la regina Maria Teresa, il Re

decide di sposare la Maintenon con una cerimonia segreta, facendone la propria moglie morganatica.

Cattolica fervente nonostante l'educazione ugonotta (è talvolta ritenuta colpevole, probabilmente a

torto, di aver convinto il Re a revocare l'editto di Nantes) nel 1686 Madame de Maintenon fonda a Saint

Cyr la Maison royale de Saint-Louis, un collegio dove sono educate fanciulle nobili di scarsi mezzi.

Gli ultimi anni della vita di Madame de Maintenon sono consacrati alla scuola da lei creata e alla

salvezza delle anime, in particolare di quella del Re. Tre giorni prima della morte del Re nel 1715 si

ritira a Saint-Cyr, dove resta fino alla morte nel 1719.

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Luigi XIV inizia nel 1661 la costruzione della reggia di Versailles (situata a 17 km sud-ovest di Parigi)

poco dopo la morte di Mazzarino. Sarà il suo capolavoro. E’ un’opera personalissima del Re Sole: nulla

vi è fatto senza che il Sovrano lo progetti, lo studi, lo discuta e lo approvi.

La reggia è costruita per ampliare il piccolo castello voluto dal padre Luigi XIII e utilizzato come

residenza di caccia. Ma la struttura era troppo limitata per ospitare una corte affollata e Luigi XIV

decide di costruire una reggia fastosa, investendo una gran quantità di denaro. Si affida a nomi famosi:

l’architetto Louis Le Vau (1612-1670) e poi Jules Hardoin Mansart (1646-1708), il pittore Charles Le

Brun (1619-1690), lo scultore Antoine Coysevox (1640-1720) e il giardiniere André Le Nôtre (1613-

1700).

Il luogo scelto non è particolarmente salubre; scrive Madame de Sévigné, memorialista: “Una grande

mortalità affligge gli operai. Ogni notte carri carichi di morti sono portati via come da un ospedale

durante una pestilenza: queste malinconiche processioni sono tenute segrete il più possibile, per non

allarmare gli altri operai”. Primi Visconti nei suoi Mémoires sur le Cour de Louis XIV scrive “L’aria

qui è pessima. Le acque putride la infettano al punto che d’agosto tutti si ammalano. Ma il re

follemente insiste a vivere qui come se fosse un paradiso”.

Versilles diviene il centro del potere di Luigi XIV. Lì, su invito del Re, acquistando terreni attorno alla

reggia e facendo costruire proprie residenze, si trasferisce la nobiltà francese, allontanandosi dai propri

territori.

L’inaugurazione della reggia avviene nel 1664 con una grande festa dedicata alla favorita di turno

Louise de La Vallière. Il Re vive quasi sempre a Versailles, soprattutto nell’ultimo periodo della sua

lunga vita.

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A metà del Seicento l’Inghilterra conosce il suo unico e breve periodo di stato repubblicano: nel 1649

Carlo I Stuart è decapitato dinanzi alla residenza reale, il palazzo di Whitehall, su ordine di Cromwell,

che si farà proclamare Lord Protettore dell’Inghilterra fino alla sua morte nel 1658.

Nel 1651 Cromwell fa votare dal suo Parlamento un "Atto di navigazione" che vieta l'accesso in

Inghilterra di qualsiasi merce che non sia trasportata o da naviglio inglese o da naviglio appartenente al

Paese di provenienza delle merci stesse. Questo è chiaramente rivolto contro gli Olandesi, per i quali il

trasporto delle merci di altri paesi (con tariffe di competitive e non imponendo dazi come gli Inglesi) è

una delle principali attività.

La prima guerra tra Inghilterra e Olanda (1652 al 1654) si scatena quando, nella Manica, una flotta

olandese, incrociando una flotta britannica, non ammaina le bandiere in segno di saluto o meglio di

deferenza, come richiesto da Cromwell. Dopo diversi scontri navali, inizialmente favorevoli agli

Olandesi, la guerra ha termine con la vittoria dell’Inghilterra. Nell’ambito di questa guerra si ricorda la

battaglia di Livorno sulla costa italiana: una squadra inglese è bloccata a Livorno dagli Olandesi; una

seconda squadra la soccorre, ma è sopraffatta dagli Olandesi, che risultano vincitori. Chiude questa

guerra il trattato di Westminster (1654) col quale gli Olandesi riconoscono il Commonwealth (termine

coniato da Cromwell che significa benessere comune) e accettano l'Atto di navigazione.

L'Inghilterra assume un posto di grande rilievo fra le potenze europee e conquista il primato come

potenza marinara.

La guerra è ufficialmente finita ma la rivalità commerciale tra le due nazioni non è risolta. In particolar

modo nelle colonie (entrambe hanno vasti imperi oltremare). Le ostilità continuano tra le compagnie

commerciali, che hanno navi da guerra e truppe proprie: si sta preparando la seconda guerra anglo-

olandese che scoppierà 10 anni dopo.

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Carlo II, figlio di Carlo I Stuart e di Elisabetta Maria di Francia, diviene per i lealisti Re nel 1649 quando

il padre è decapitato. Dopo la sconfitta finale dei suoi sostenitori (Worcester settembre 1651) è costretto a

lasciare l'Inghilterra e si rifugia per i nove anni che seguono tra Francia, Olanda e Paesi Bassi Spagnoli.

Dopo la morte di Cromwell, nel 1658, e il breve periodo di potere del figlio Richard, il nuovo Parlamento

inglese restaura la monarchia e Carlo II è incoronato re d’Inghilterra nel 1661. Carlo II promette il

mantenimento di un Parlamento libero, che rappresenti il popolo e la tolleranza religiosa.

Il 1665 è un anno funesto per Londra: scoppia la "Grande Peste", con migliaia di vittime ogni settimana. Il

2 settembre 1666 inizia il "Grande Incendio di Londra" che devasta gran parte della città, ma pone fine al

diffondersi della peste. Il fuoco brucia 13.200 case e 87 chiese, inclusa la cattedrale di St. Paul. Il popolo

incolpa i cospiratori cattolici, in realtà mai esistiti. La città, è ricostruita dall’architetto Wren.

Dopo attacchi nelle colonie olandesi in Africa e America, gli Inglesi danno inizio alla Seconda Guerra

Anglo-Olandese (1665). Gli Olandesi sono ora più preparati: l'ammiraglio Ruyter ha addestrato la flotta a

navigare in "linea di battaglia" così che tutte le navi abbiano il campo di fuoco libero, copiando la tattica

dell'inglese Blake. Lo scontro sul mare assume dimensioni mai viste: la battaglia dei 4 giorni (1666) vede

84 vascelli inglesi con 4600 cannoni e 22000 uomini opposti a 78 vascelli olandesi con 4500 cannoni e

21000 uomini. I cannoni sono in ferro fuso, meno costosi, anche se meno affidabili, di quelli in bronzo.

La guerra sul mare si svolge con vicende alterne; ma quando gli Inglesi, convinti di aver vinto la guerra,

mettono in disarmo flotta, gli Olandesi attaccano la flotta inglese portata in secco alla foce de Tamigi:

molte navi sono distrutte, l'ammiraglia, Royal Charles, è catturata e rimorchiata in Olanda.

Londra, anche perché appena uscita dal Grande Incendio e dalla peste, sceglie la pace, desiderata anche

dagli Olandesi, allarmati per l'invasione francese nei Paesi Bassi Spagnoli (guerra di devoluzione) appena

iniziata. Il Trattato di Breda (1667), che sigla la pace tra le due nazioni, concede agli Inglesi di mantenere

i territori attorno a Nuova Amsterdam (che gli Inglesi chiameranno New York, in onore del duca di York,

Giacomo, fratello di Carlo II), gli Olandesi hanno in cambio il Suriname (piccolo territorio sulla costa

nord-occidentale dell’America del Sud). La pace non durerà a lungo: l'Inghilterra si unirà alla Francia per

attaccare i Paesi Bassi nel 1672, dando il via alla Guerra d'Olanda.

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Carlo II è ricordato come il Merrie Monarch (Monarca allegro) a sottolineare il clima gioioso della sua

corte e il sollievo procurato dal ritorno alla normalità dopo la severa esperienza repubblicana.

Carlo II con la Dichiarazione d'Indulgenza (1672) in favore dei cattolici, suscita l’ostilità di parte del

Parlamento che vede in questi provvedimenti la volontà del Re di reintrodurre il cattolicesimo nel

Paese. Il Re è costretto a revocarlo e promulgare il Test Act che favorisce la Chiesa Anglicana.

Prende provvedimenti per contrastare la crisi economica, del 1660-1670. Tra altre cose è fondata la

Royal African Company che ha come principale attività il lucroso commercio verso le colonie

britanniche di schiavi prelevati dall'Africa.

Nel 1672 Carlo II accetta le proposte di Luigi XIV per un patto contro l'Olanda: nel 1672 scoppierà così

la Guerra d'Olanda, della quale parleremo in dettaglio. Nel 1674 Carlo II uscirà da questa guerra,

ancora in corso, anche perché il Parlamento non approva l'appoggio alla cattolica Francia.

Nel 1662 Carlo II ha sposato Caterina di Braganza, figlia di Giovanni IV re del Portogallo, che porta in

dote il porto di Tangeri e alcune isole indiane vicino a Bombay, ma non gli darà eredi: ben quattro

gravidanze falliscono (ma Carlo ha 12 figli da 7 diverse favorite, e quasi tutti ricevono contee o ducati).

L'erede designato di Carlo II è il fratello Giacomo, duca di York: uno dei membri più impopolari della

famiglia reale perché di fede cattolica. Giacomo ha numerosa prole, ma solo le due figlie Maria e Anna

arrivano all'età adulta (vedremo che entrambe saranno regine d’Inghilterra). Per rassicurare Parlamento

e popolo, Carlo II fa sposare la prima, Maria, al protestante Guglielmo d'Orange, Statholder d'Olanda,

per dare a Giacomo eredi non cattolici. Una parte del Parlamento resta però contraria ad avere Giacomo

come futuro Re, e cerca invano di far passare un atto che lo escluda dal trono.

Nel 1685 Carlo II muore e il fratello diviene Giacomo II d'Inghilterra (e re Giacomo VII di Scozia). Il

Duca di Monmouth, uno dei figli naturali di Carlo II, capeggia qualche mese dopo una rivolta contro lo

zio per prendersi il trono, ma è sconfitto, catturato e condannato a morte. Vedremo però che il regno di

Giacomo durerà solo sino al 1689, quando sarà cacciato.

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L’Impero è il primo protagonista della guerra dei 30 anni e ne è la vera vittima. Dopo i trattati

di Westfalia (1648) l'Impero non è più forte e compatto: ha perso l’Alsazia a favore della

Francia, ha perso alcuni territori del nord a favore della Svezia, vede aumentata l’autonomia di

diversi principi dell’Impero.

Nel 1657 a Ferdinando III succede il figlio Ferdinando IV; a lui, morto di vaiolo dopo solo un

anno, succede il fratello Leopoldo I (1640-1705).

A Leopoldo I daranno grossi problemi i Turchi: pur se il loro stato è già in decadenza per

l’instabilità interna, ogni tanto riescono a mettere in campo grandi eserciti e a minacciare gli

stati europei. Ovviamente, come vedremo, avrà anche problemi con la Francia.

Leopoldo I, figlio di Ferdinando III e di Maria Anna di Asburgo (sorella di Filippo IV e di

Anna d’Austria, regina di Francia) è statista attento e scrupoloso, ma non è un genio e

tantomeno un condottiero, alla vita militare preferisce la caccia e l'equitazione; ha anche gran

gusto per le arti, soprattutto e per la musica: compone molti "Oratori" e "Suites" di danza.

Si sposa tre volte:

- nel 1666, con la nipote Margherita Teresa (1651-1673) figlia di Filippo IV e di Marianna

d’Austria, che è sorella di Leopoldo. Hanno diversi figli, ma nessun maschio sopravvive al

padre;

- nel 1673, con Claudia Felicita d’Austria (1653-1676). Hanno due figlie, che vivono poco;

- nel 1676, con Eleonora di Neuburg (1655-1720). Hanno una decina di figli, tra i quali

Giuseppe (1678-1711) e Carlo (1685-1740): tutti e due diventeranno imperatori.

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Con l’Elettore Federico Guglielmo di Hoenzollern (1620-1688) ha inizio l’ascesa del Brandeburgo (uno

dei principati dell'Impero) che costituirà il nucleo del futuro regno di Prussia.

Alla morte del debole padre Giorgio Guglielmo nel 1640, il ventenne principe trova uno stato rovinato

dalle guerre: le città spopolate, il commercio ristagnante, le industrie distrutte, le campagne incolte, la

popolazione decimata dagli eserciti e dalle epidemie. Berlino conta poche migliaia di abitanti.

Federico Guglielmo conclude un armistizio con la Svezia, restando neutrale fino al 1648, quando con la

Pace di Westfalia gli sono assegnati la Pomerania occidentale e alcuni territori intorno al Brandeburgo.

Riprese le ostilità contro la Svezia nel 1655, riesce a uscirne bene.

Con il Trattato di Oliva (1660) ottiene il pieno titolo di duca della Prussia, terre degli Hoenzollern

situate all'interno della Polonia, svincolandosi dal legame di vassallaggio con Varsavia e riuscendo a

dare coerenza amministrativa a tutte le sue terre, pur situate in stati diversi (Impero e Polonia).

Federico Guglielmo ripopola le regioni colpite dalla guerra, anche accogliendo i vari esuli delle nazioni

confinanti (in particolare nel 1685 accoglierà molti Ugonotti francesi). Rimette a posto l'economia,

promuove la costruzione di industrie, strade, dighe e canali; bonifica le paludi per promuovere

l'agricoltura; rafforza la burocrazia e rinforza l'esercito raddoppiando gli effettivi.

All'aristocrazia concede latifondi, incarichi militari e in uffici pubblici; sottomette così alla sua volontà

i bellicosi Junker (i nobili latifondisti tedeschi).

Dopo queste fondamentali riforme, nel corso della Guerra d'Olanda, Federico Guglielmo fa di nuovo

guerra agli Svedesi (con la battaglia di Fehrbellin, nel 1675, riesce a conquistare anche la Pomerania

orientale, ma deve poi lasciarla con il Trattato di Saint-Germain-en-Laye del 1679.

Gli succede nel 1688 il figlio Federico I, che sarà il primo Hoenzollern con il titolo di “Re in Prussia”,

riconosciutogli dall’imperatore Leopoldo I nel 1701.

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L’Olanda del Seicento è una Repubblica Federale, composta dalle sette province (è perciò detta anche

Repubblica delle Province Unite) che si erano proclamate indipendenti dalla Spagna nel 1581; a queste

si aggiungono il Drenthe e il territorio degli Stati Generali, possedimento comune alla sette repubbliche.

Delle sette repubbliche quella propriamente detta Olanda è la più ricca e potente, soprattutto per la

ricchezza che le derivava dal commercio marittimo; le altre sono prevalentemente agricole.

Con la Guerra dei 30 anni, l’Olanda è riconosciuta come indipendente anche dalla Spagna. Il sistema

politico è complesso; due sono le cariche che contano: il Grande Pensionario, una sorta di segretario

della repubblica di Olanda (quella più importante) che agisce anche come ministro degli esteri per tutta

la federazione, e lo Stathoulder, una sorta di capo dell’esecutivo, con poteri militari (ogni repubblica ne

ha uno, ma le cariche della varie repubbliche spesso per convergono su un’unica persona). Tra le due

cariche, e relativi partiti, è sempre presente una forte rivalità. Il partito del Grande Pensionario è

composto da borghesi moderati e favorevoli alla impostazione federalista dello stato. Il partito dello

Stathoulder, dominato dalla famiglia degli Orange, è sempre pronto alla guerra, incline al fanatismo

religioso, calvinista, antispagnolo e favorevole alla stretta unione delle Repubbliche.

Alla fine delle Guerra dei 30 anni prevale il partito del Grande Pensionario, che sarà a lungo (1652-72)

Johan de Witt, uomo molto colto e amante della pace; come vedremo riuscirà anche a superare bene

due guerre con l’Inghilterra, ma sarà travolto dai fatti quando nel 1672 Luigi XIV attaccherà l’Olanda

Nel Seicento gli Olandesi dominano il commercio mondiale, agendo secondo il principio della libera

concorrenza. Nel 1602 è fondata la Compagnia Olandese delle Indie Orientali che per due secoli sarà la

più grande impresa commerciale e nel 1609 nasce la Borsa di Amsterdam (un secolo prima di quella di

Londra). Le colonie olandesi, presenti in tutti i continenti, sono punti di approdo, senza una precisa

organizzazione territoriale, come invece è in quelle inglesi. Gli Olandesi dominano anche il commercio

in Europa. Grande espansione hanno diverse industrie (cantieri navali, raffinerie di zucchero, ecc..) e

forte è lo sviluppo scientifico e artistico. Solo nel Settecento la supremazia commerciale e marittima

olandese declinerà rapidamente.

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La Svezia nella prima metà del secolo, con re Gustavo Adolfo, è cresciuta enormemente conquistando

un territorio molto esteso, diventando così una delle principali potenze del continente. I domini svedesi

nella loro massima espansione includono quasi tutto il Baltico e la Finlandia: un impero che manca

però di saldezza e coerenza e finirà per disgregarsi.

Nel 1654 sale al trono Carlo X Gustavo, cugino e successore di Cristina, la figlia di Gustavo Adolfo che

sceglie di abdicare.

Nel 1655-56 Carlo X combatte per impadronirsi della la Polonia, sfruttando anche le dissidie interne di

quel paese, ma alla fine deve rinunciare.

Nel 1657 inizia una sanguinosa guerra contro la Danimarca, nella quale ottiene diversi successi e alla

quale pone fine verso il 1660.

Muore improvvisamente nel 1660, lasciando il trono al figlio Carlo XI.

Carlo XI deve difendersi (1675) dall'attacco della Danimarca (guerra di Scania); chiude la guerra con

successo nel 1679 ottenendo definitivamente la Scania (punta più meridionale della penisola

scandinava).

Carlo XI muore nel 1696 lasciando il trono al figlio Carlo XII che combatterà con poca fortuna

continue guerre contro gli stati vicini (Russia, Sassonia, Danimarca, Norvegia). Alla sua morte, nel

1718, l'impero svedese si è dissolto e la Svezia esce in pratica dalla scena delle grandi potenza europee.

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Il regno di Danimarca (elettivo e controllato da un consiglio), che comprende anche la Norvegia (sarà

così sino all'epoca napoleonica) sotto il re Cristiano IV esce sostanzialmente sconfitto dalla guerra dei

30 anni, della quale è stato uno dei protagonisti.

Alla morte di Cristiano IV, nel 1648, gli succede il figlio Federico III.

Il nuovo sovrano è un principe colto e attento, ma politicamente non molto abile. Nel 1657 provoca la

Svezia, scatenando con questa nazione una guerra che va male per il suo regno, tanto che anche la

capitale Copenhagen si salva a stento dall'invasione.

Con i trattati del 1660 la Danimarca deve cedere territori alla Svezia, ma Federico III è comunque visto

come un salvatore della patria. La tradizionale lealtà alla borghesia danese si trasforma in entusiasmo

per il Re, che Federico III sfrutta per convertire il sistema politico, elettivo e controllato da un

Consiglio, in una monarchia assoluta.

Federico III muore nel 1670; gli succede il figlio Cristiano V (1646-99) despota debole che sperpera le

risorse del Paese riprendendo la guerra contro la Svezia (guerra di Scania del 1675-1679) conclusa con

una sconfitta.

A Cristiano V, nel 1699 succede Federico IV, sovrano intelligente. dal 1670 sino al 1721 sarà ancora

impegnato in guerre contro la Svezia, in seguito farà rifiorire il commercio e la cultura del suo Paese.

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A inizio Seicento la Polonia, confederata con la Lituania, è una monarchia elettiva di primaria

importanza nella politica europea: ben più vasta della Polonia attuale, comprende Lituania, Bielorussia

ed Ucraina. Ha però una scarsa coerenza interna: è un regno, ma il Re viene eletto dai nobili che spesso

sono in forte disaccordo tra loro.

La Confederazione Polacco-Lituana deve affrontare una lunga serie di incursioni tartare, il cui scopo è

principale è quello di catturare schiavi; inoltre sino a metà del Seicento nel regno si verificano diverse

rivolte cosacche. Poi gli Ucraini si pongono sotto la protezione della Russia (1654). Questo porta a una

guerra russo-polacca (1654-1667) alla fine della quale l’Ucraina orientale passerà alla Russia, ma con

un alto grado di autonomia interna.

Figura importante nella seconda metà del Seicento è re Giovanni III di Polonia (Jan Sobieski 1624-

1696) sul trono dal 1674 al 1696. Prima di diventare Re ha combattuto al servizio del re Giovanni II

Casimiro contro Cosacchi, Tartari, Russi e Svedesi di Carlo X.

Durante il suo regno conduce guerre offensive e difensive per tutelare i confini della nazione

dall'ingerenza russa ed ottomana.

Come vedremo, Sobiesky interverrà in aiuto dell'imperatore Leopoldo I contro le forze ottomane,

sconfiggendole sotto le mura di Vienna (1683), con una manovra geniale della sua cavalleria da lui

stesso condotta.

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La Russia nel Seicento inizia a diventare una grande potenza europea.

Nel 1613 l'assemblea dei boiari elegge zar Michele III Romanov (1596 - 1645); è il primo Romanov a

capo del Regno russo. Il nuovo Zar ha solo 17 anni; nel 1619 il padre, Filarete Romanov patriarca della

Chiesa ortodossa appena rientrato in patria dopo essere stato per nove anni ostaggio del re di Polonia,

diventa il vero governante della Russia, dirige la politica del figlio fino al 1633, anno della sua morte.

In politica estera preme innanzi tutto a conseguire la pace con i nemici confinanti: sono siglate la pace

con la Svezia e, in seguito, con la Polonia. In politica interna tenta di riordinare lo Stato, effettuando

interventi (peraltro a tutto vantaggio della Corona) sul fisco e sulla struttura dell'esercito. Tali interventi

aumentano però la distanza sociale ed economica tra la corte e le classi artigiana e commerciale,

oberate da imposte e schiacciate dalla concorrenza straniera; i contadini sono ridotti a una servitù

sempre più pesante.

Il successore di Michele nel 1645 è Alessio I (1629-1675); cerca la pace con la Polonia ed evita

complicazioni con l'impero dei Turchi. Tre dei suoi figli divengono zar (due della prima moglie e uno

della seconda):

- Il primo, Fedor III (1661-1682) zar dal 1675, è uomo moderato e pio come il padre

- Il secondo, Ivan V (1666 -1696) zar dal 1682 è mentalmente labile e di salute cagionevole, sarà sotto

tutela dalla sorella Sofia.

- Il terzo, Pietro I (1672-1725) zar dal 1689 (soppiantando la Reggente) sarà ricordato come Pietro il

Grande. Grande riformatore, sempre in movimento, per certi aspetti folle, si ispira alla civiltà delle

nazioni occidentali e riuscirà ad avvicinare la Russia all'Europa. Di lui parleremo più in dettaglio nella

penultima lezioni di quest'anno.

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Pochi anni dopo la pace dei Pirenei del 1659, la Francia inizia una nuova guerra contro la Spagna: la

cosiddetta "Guerra di Devoluzione".

Il nome di questa guerra deriva dalle rivendicazioni di Luigi XIV sui Paesi Bassi Spagnoli, in base alle

antiche leggi del Brabante; queste sancivano che i Paesi Bassi Spagnoli dovevano essere "devoluti" ai

figli di primo letto di Filippo IV, l'unica superstite dei quali è in quel momento Maria Teresa (per la

verità tale diritto sembra però riguardasse solo i patrimoni privati). Quando Filippo IV muore nel 1665,

gli avvocati di Luigi XIV reclamano quelle terre, asserendo che i Paesi Bassi Spagnoli devono essere

"devoluti" alla sua sposa, quindi alla Corona francese; questa posizione è ovviamente contestata dalla

Spagna.

Nel maggio del 1667 un'armata francese, riorganizzata dal Colbert (l’ha portata da 50.000 a 80.000

uomini) e agli ordini di Turenne passa il confine e invade i Paesi Bassi Spagnoli.

Senza nessun esercito nemico capace di opporsi all'avanzata francese (sarà definita una "passeggiata

militare", per la sua facilità) le fasi iniziali del conflitto vedono una serie di vittoriosi assedi contro le

roccaforti spagnole: immediatamente si arrendono Bergues, Furnes, Ath, Charleroi, Tournai, e Douai,

poco dopo cadono Courtrai, Oudenaarde e Alost; solo Lilla, posta d'assedio il 28 agosto, resiste fino al

25 settembre.

L'architetto militare Vauban, che già aveva progettato una cintura di fortezze lungo i confini francesi, è

incaricato di iniziare subito la costruzione di una cittadella nella città di Lille.

A fronte di una simile prova di forza, la Spagna sembra disposta a cedere e tratta con la Francia,

attraverso l'imperatore Leopoldo I.

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I successi francesi e l'arrendevolezza della Spagna allarmano le altre potenze europee. Gli Olandesi, gli

Inglesi, alcuni stati Tedeschi e la Svezia, preferirebbero che l'importantissima area strategica dei Paesi

Bassi meridionali restasse nelle mani della Spagna, ormai un debole regno incapace di costituire una

minaccia per loro, piuttosto che in quelle della Francia, stato potente ed aggressivo.

Pertanto l'Olanda pone termine alla seconda guerra in corso contro l'Inghilterra (1665 - 1667) e nel

gennaio del 1668 crea insieme con la Svezia e l’Inghilterra un'alleanza antifrancese, detta Triplice

Alleanza dell'Aja. Questa si dichiara pronta a concedere alla Francia alcuni territori, ma minaccia un

intervento a supporto della Spagna.

Intanto le truppe francesi comandate dall'abile Condè nel febbraio 1668 hanno lanciato una vittoriosa

spedizione nella Franca Contea (altro territorio spagnolo) prendendo Besançon.

Luigi XIV, vista la minaccia della Triplice Alleanza, preferisce evitare una guerra europea e inizia a

trattare una pace, che è poi firmata il 2 maggio 1668 ad Aquisgrana: dal punto di vista territoriale la

situazione è poco cambiata: si lasciano alla Francia dodici piazzeforti (tra le quali Lilla) così da

permettere alla Francia di completare il sistema difensivo progettato da Vauban alla frontiera nord-

orientale, ma il resto dei Paesi Bassi e la Franca Contea rimangono in mani spagnole.

I Francesi si sentono traditi dall'Olanda, che avevano aiutato nelle guerre di indipendenza. Ma già da

tempo, per ragioni di rivalità economiche (anche in campo coloniale e doganale) tra Francia e Olanda si

è aperto un solco che si approfondisce sempre più. Lo stesso Colbert spinge il Re contro gli Olandesi,

giudicati pericolosissimi concorrenti delle manifatture francesi

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Dopo la guerra di devoluzione Luigi XIV, con l’obiettivo di conquistare il resto dei Paesi Bassi

Spagnoli e soprattutto per colpire l'Olanda, si muove per smantellare la Triplice Alleanza.

Oltre ai dissidi economici con l'Olanda, vi è il fatto che il trattato di Aquisgrana ha tracciato un confine

tra Francia e Paesi Bassi Spagnoli molto frastagliato, con numerose enclave che sono continua fonte di

dispute e che rendono insicura la frontiera settentrionale del Regno.

Tutti i ministri e i generali francesi sono favorevoli a una nuova guerra. Luigi XIV invia segretamente a

Londra la cognata Enrichetta Stuart per trattare con re Carlo II, suo fratello. Gli sforzi di Enrichetta,

accompagnati dalla promessa di un emolumento annuo di tre milioni di lire, che consentirebbe al Re

una certa indipendenza finanziaria dal Parlamento inglese, portano al trattato di Dover del giungo 1670.

Con questo trattato Carlo II si impegna a togliere la sua protezione all'Olanda e a appoggiare i Francesi

nella guerra che stanno per lanciare contro di essa; Luigi XIV da parte sua si impegna ad aiutare il

cugino nel far avvicinare il popolo inglese al Cattolicesimo, religione avversata in territorio inglese sin

dal regno di Enrico VIII.

L'anno successivo (1671) è il turno della Svezia; qui Luigi XIV invia l'ambasciatore Simon Arnauld de

Pomponne. In aprile il re di Svezia Carlo XI, allettato da una rendita annua di 600.000 scudi, si

impegna a intervenire in aiuto della Francia se i principi tedeschi avessero aiutato l'Olanda (cosa che

farà il principe elettore di Brandeburgo).

Nel novembre 1671 Luigi XIV si assicura anche la neutralità dell'imperatore Leopoldo I.

Anche la Spagna si muove, e conclude un trattato di mutua assistenza con l'Olanda: il grande nemico di

un tempo.

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Il risultato immediato dell’accordo franco-inglese è la dichiarazione di guerra all'Olanda da parte di

Carlo II, nel marzo 1672. (Perciò questa guerra è chiamata talvolta terza guerra Anglo-Olandese).

Il 6 aprile 1672 Luigi XIV apre le ostilità. La campagna inizia bene per i Francesi: il Condé entra il

territorio olandese: prende Orsoy, Wesel, Rhinberg, Burick; il maresciallo di Luxembourg occupa

Zwolle e Groninga, il Turenne occupa Arnhem e Nimega. La strada per Amsterdam, la città con il porto

più ricco dell'Olanda è sembra ormai a portata di mano.

La flotta congiunta anglo-francese è stata però battuta in giugno a Solebay dalla flotta olandese

dell'ammiraglio Ruyter (1607 -1676) che salva così il suo paese da un attacco anche via mare.

Spaventati dalla situazione, gli Stati Generali d'Olanda offrono alla Francia la cessione di Maastricht,

delle città fortificate sul Reno già conquistate dai Francesi, di parte del Brabante e delle Fiandre

olandesi, più un'indennità di 10 milioni di lire.

Ma Luigi XIV non accetta: vuole acquisire più territori (in particolare le città di Nimega e Grave),

pretende che in Olanda sia concessa la parità giuridica ai cattolici e chiede un'indennità di 24 milioni di

lire. Vorrebbe inoltre l'abolizione delle misure adottate contro le merci francesi quali ritorsioni a quelle

adottate da Colbert in Francia nei confronti delle merci olandesi.

Queste richieste paiono troppo esose agli Olandesi, che decidono di respingerle e resistere

militarmente: il 24 giugno aprono le dighe di Muyden allagando le terre intorno ad Amsterdam e

rendendole impraticabili agli eserciti francesi. A questi non resta che attendere la stagione fredda,

sperando che il gelo renda i pantani delle pianure allagate sufficientemente compatti da permettere il

transito a carriaggi e cavalli.

In Olanda vi è inoltre un importante mutamento: il Gran Pensionario Johan de Witt, che per anni ha

governato saggiamente cercando la pace e portando l'Olanda alla prosperità, è accusato di essere troppo

accondiscendente con la Francia: come traditore è rimosso dalla sua carica, e poi addirittura

ferocemente assassinato dalla folla, insieme con il fratello. Il potere passa a Guglielmo d'Orange, che

dal 1672 è comandante militare (lo Stathoulder) e che sarà l'avversario più accanito di Luigi XIV nei

successivi trent'anni, anche quando diventerà re d'Inghilterra.

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A questo punto le altre potenze europee, che hanno assistito sbalordite alla fulmineità dell'azione

francese e ai risultati concreti ottenuti, temono che la Francia possa divenire, con l'acquisizione

territoriale che si prospetta, troppo potente.

Il primo a intervenire è il principe elettore di Brandeburgo Federico Guglielmo I: poiché i Francesi,

nella loro marcia verso l'Olanda hanno invaso alcune sue terre in Westfalia, nel luglio del 1672 stringe

un'alleanza militare con l'Olanda.

Altrettanto fa (in agosto) l'imperatore Leopoldo I, che firma anche un trattato con la Spagna e con il

Ducato di Lorena, rompendo la promessa di neutralità fatta a Luigi XIV.

Il governatore dei Paesi Bassi Spagnoli invia in appoggio a Guglielmo d'Orange un contingente delle

sue truppe.

Intanto, nonostante il sopraggiungere dell'inverno, il gelo non si fa sentire e i piani per occupare

Amsterdam non possono essere attuati.

Anche un tentativo francese di prendere L'Aja fallisce per le difficoltà di manovra su un terreno reso

nuovamente fangoso da un disgelo improvviso.

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Nel giugno 1673 il Turenne, inviato a fermare il principe di Brandeburgo lo sconfigge in battaglia, ma

a sua volta è respinto dalle truppe imperiali del Montecuccoli.

Sempre in giugno, un altro esercito francese di circa 30.000 uomini si muove verso i Paesi Bassi

Spagnoli (il che provoca l'immediato rientro delle truppe spagnole nelle loro nelle fortezze) ma si tratta

solo di una manovra diversiva: l'obiettivo francese è la città fortificata olandese di Maastricht, che dopo

22 giorni di assedio, cade, soprattutto per merito del Vauban, nelle mani dell'esercito francese guidato

dallo stesso Re. La presa di Maastricht consente ai Francesi il controllo della linea della Mosa, e apre le

comunicazioni con il Reno.

A guastare la festa ai Francesi giunge la notizia che l'ammiraglio olandese Ruyter ha nuovamente

sconfitto, e per ben due volte nel giro di due mesi, la flotta anglo-francese: prima a Walcheren (in

giugno) e poi a Texel (in agosto).

Le rapide conquiste francesi stupiscono le altre potenze europee e accelerano il loro processo di

convergenza contro la Francia. Il 30 agosto l'Olanda, l'Imperatore, la Spagna e il Ducato di Lorena

(nella persona di Carlo IV di Lorena) formano a L'Aja la Grande Alleanza contro Luigi XIV.

In settembre, dopo un assedio di un mese, i francesi occupano Treviri, città in posizione strategica sulla

linea difensiva orientale; perdono però la città di Bonn ad opera delle truppe imperiali comandate dal

Montecuccoli e dal principe di Orange. I Francesi ritirano l'esercito dai Paesi Bassi Spagnoli,

attestandosi su Maastricht.

La situazione strategica è ora fortemente mutata, come scrive Luigi XIV: «I miei alleati stavano

diventando miei nemici e tutti si proponevano di mandare in fumo le mie imprese.»

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Nel febbraio del 1674 Carlo II, spinto anche dal Parlamento che vede male l'appoggio alla cattolica

Francia, sulla via di diventare troppo potente, si ritira dalla guerra firmando una pace separata con

l'Olanda.

Nel luglio del 1674 il Brandeburgo scende in guerra contro Luigi XIV.

In primavera, la Franca Contea, le cui difese la Spagna non si è preoccupata di rafforzare, è facilmente

conquistata da un esercito comandato direttamente dal Luigi XIV con il fratello il duca d'Orléans e con

il Maresciallo di Luxembourg. Nel maggio è occupata la sua capitale, Besançon.

Il Turenne fronteggia gli eserciti Imperiali e di Carlo di Lorena: li batte più volte e devasta il Palatinato,

ma non riesce a impedire che gli Imperiali entrino in Alsazia (francese) e lì si attestino per svernare. In

pieno inverno però il Turenne, contro le regole, li attacca di sorpresa e li caccia, ma i nemici ritirandosi

devastano l'Alsazia.

Il fronte a Nord è sorvegliato dalle truppe del Condé, che fronteggia gli Olandesi e, in agosto sbarra a

Seneffe (Vicino a Bruxelles) la via di Parigi al principe di Orange. Ma Olandesi e Spagnoli incalzano e

ottengono anche qualche successo.

Il commercio marittimo francese è fortemente ridotto a causa delle incursioni sulla costa atlantica della

flotta olandese al comando dell'ammiraglio Cornelis Tromp.

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A inizio 1675 la Svezia entra in guerra a fianco della Francia e attacca il Brandeburgo ma le sue truppe

sono respinte in luglio dai Brandeburghesi di Federico Guglielmo, che occupa poi la Pomerania

svedese.

Nella primavera 1675 Luigi XIV guida di persona l’esercito francese in una nuova campagna di guerra.

Prende alcune piazzeforti olandesi; poi parte dell’esercito va a Sud per difendere l’Alsazia dal ritorno

degli Imperiali.

Nel luglio 1675, nel Baden-Baden mentre fronteggia il Montecuccoli, una palla di cannone uccide il

Turenne. La perdita del grande generale getta nello sconforto l'esercito francese. In Francia la sua morte

è percepita come un lutto nazionale. Luigi XIV fa inumare il suo corpo nella chiesa reale di Saint-

Denis. Nel 1800 i suoi resti saranno portati all’Hotel des Invalides per volontà di Napoleone.

Dopo la morte di Turenne, si apre un periodo nero per le armate francesi, che subiscono sconfitte dagli

Imperiali.

Sui mari invece la flotta francese ottiene dei successi: conquista la preminenza sul Mediterraneo

occidentale, e può permettersi di appoggiare la rivolta di Messina contro la Spagna (della quale

abbiamo già parlato).

A fine anno il Condé si ritira dall'attività militare; in campo avverso, altrettanto fa il Montecuccoli.

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Nel 1676 Luigi XIV decide una nuova spedizione verso l'Olanda e i Paesi Bassi Spagnoli. In primavera

sono prese delle piazzeforti e altre sono assediate. Poi il Re lascia la guerra ai generali e torna a

Versailles.

Un corpo d’armata francese accorre in difesa di Maastricht assediata dal principe d’Orange

costringendolo al ritiro.

Più a Sud, in Renania, il duca Carlo di Lorena, con gli Imperiali, prende Philipsburg.

Luigi XIV a questo punto comincia desiderare la pace: lo sforzo bellico comincia a diventare troppo

pesante. Anche l'Olanda (a parte Guglielmo d’Orange che chiede guerra a oltranza) vorrebbe la pace,

ora che il pericolo di occupazione francese è scongiurata, per poter rilanciare il commercio.

Con la mediazione inglese si costituisce una commissione delle nazioni belligeranti che si riunisce a

Nimega, per studiare come uscire dalla guerra in atto.

Nel 1677: i Francesi riprendono le operazioni, con diversi successi nelle Fiandre e in Alsazia.

Anche la Svezia si prende la sua rivincita sconfiggendo i Branderburghesi il 24 luglio.

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La guerra riprende a inizio 1678, con diversi successi francesi.

Ormai i negoziatori di Nimega, al lavoro da più di un anno, sono quasi giunti a un accordo; si superano

infine le ultime difficoltà, legate al trattamento da riservare alla Svezia, alleata della Francia e che la

Francia non vuole veder penalizzata. Luigi XIV su diversi punti riesce a imporre la sua volontà.

Trattato di Nimega: è siglata la pace della Francia con l'Olanda (agosto 1678) e con la Spagna

(settembre 1678). Nell'anno seguente firmano il trattato anche l'Impero (febbraio 1679), il Principe

Elettore di Brandeburgo (giugno 1679), la Danimarca (settembre 1679) e la Svezia (novembre 1679).

Punti fondamentali del trattato, nel complesso favorevole alla Francia, sono:

- Maastricht e altri territori Olandesi occupati dai Francesi tornano all'Olanda

- Le terre di Paesi Bassi Spagnoli ancora in mano francese tornano alla Spagna

- La Francia riceve dalla Spagna la Franca Contea e alcune fortezza dei Paesi Bassi Spagnoli, così da

poter realizzare il prè carrè: la cintura di fortezze prevista dal Vauban

- La Francia riceve dall'Impero la città di Friburgo, mentre Leopoldo I ottiene Philipsburg

- La Svezia si riprende la Pomerania, ma il principe di Brandeburgo avrà un indennizzo annuo di

100.000 lire per 10 anni

- Abolizione delle tariffe doganali speciali istituite da Colbèrt

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Come abbiamo già detto, nel novembre 1677, appena prima del trattato di Nimega, ha avuto luogo il

matrimonio tra Guglielmo III d’Orange e Maria Stuart.

Guglielmo III d’Orange, Stathoulder d’Olanda, è figlio di Guglielmo II e di Maria Enrichetta Stuart,

una delle due sorella di Carlo II d’Inghilterra (l'altra, Enrichetta Anna è la sposa del duca di Orleans, il

fratello di Luigi XIV).

Maria Stuart è figlia di Giacomo, duca di York, fratello minore di Carlo II, e di Lady Anna Hyde, prima

moglie di Giacomo.

I due sposi sono dunque cugini primi.

Non avendo Carlo II figli legittimi, Maria II Stuart è, dopo il padre, l'erede presuntiva al trono inglese.

Nel 1689 la ‘Gloriosa Rivoluzione’ porterà alla deposizione di Giacomo II d'Inghilterra e alla sua

sostituzione con Guglielmo III e la sua sposa Maria Stuart. Non avranno figli, il trono inglese passerà

alla sorella di Maria, Anna; successivamente, non avendo neppure lei figli, passerà al lontano cugino

Giorgio I, del casato di Hannover

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Mentre si svolgono le azioni descritte in precedenza, continua la spinta de Turchi verso l'Europa, che si

manifesta soprattutto con attacchi verso l'Impero. (In questa lotta la Francia ha spesso una posizione

ambigua, appoggiando ufficialmente la Cristianità, ma aiutando spesso sottobanco i Turchi).

Nel 1648 a Costantinopoli il sultano Ibrahim detto “il folle” è strangolato dai suoi Giannizzeri e

sostituito dal figlio Mehmed IV: segue una breve ripresa delle fortune ottomane sotto la guida del Gran

Visir Mehmet Köprülü e del suo successore e figlio, Köprülü Fazil Ahmet.

Da oltre 60 anni Impero e Turchi sono in pace: la situazione precipita nel 1660 quando il Principe di

Transilvania Giorgio Rákóczy è dichiarato deposto, e poi ucciso in battaglia, dai Turchi. La sua

successione crea una vertenza tra Impero e Ottomani per il controllo della regione ricca e strategica. Il

gran visir Köprülü Fazil Ahmet invade l’Ungheria e poi marcia verso Vienna con oltre 100.000 uomini.

Con il nemico alle porte i Viennesi lasciano la città. Leopoldo I è in gravi difficoltà con un esercito

dissanguato dalla guerra dei 30 anni (gli restano solo 15.000 uomini), ma nel 1663 diversi Principi

tedeschi, i Polacchi, e persino Luigi XIV (con 6000 uomini) raccolgono la sua richiesta di aiuto.

Il comando è affidato a un uomo eccezionale: il maresciallo Raimondo Montecuccoli (1609 - 1680)

modenese, grande tattico e condottiero. Nell’estate 1664, con 25.000 uomini, mentre l’armata ottomana

avanza verso Vienna lungo il fiume Raab, Montecuccoli marcia sull’altra sponda, in attesa del

momento favorevole per colpire, cosa che avviene il primo agosto presso il villaggio di San Gottardo

(Szentgotthárd) al confine tra Austria e Ungheria. Nella battaglia il Montecuccoli ha la meglio, e i

Turchi sono messi in fuga. Nella battaglia si distingue la cavalleria francese, corpo di "eroi in

parrucca" o "damigelli" come li chiamano i Turchi.

Dopo la battaglia, cessato il pericolo, gli alleati lasciano praticamente solo l'Imperatore, che così firma

con i Turchi la tregua di Vasvár (o Eisenburg), con la quale si torna praticamente allo status quo ante

guerra e si riconosce il controllo dei Turchi sull'Ungheria.

Pur con condizioni non brillanti per il vincitore, la tregua ha effetto positivo per il futuro dell'Austria,

che si affretta fortificare Vienna: sarà così in grado di resistere all'assedio turco del 1683. Montecuccoli

riceve grandi onori da Leopoldo I ed è nominato Presidente del Consiglio Aulico di guerra.

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Nella prima metà del Seicento, l’isola di Creta (chiamata allora dai Veneziani "Candia", come la sua

capitale) è una base strategica importante per Venezia che la possiede dal 1204.

Un incidente causato dai Cavalieri di Malta, che nel 1644 catturano un convoglio turco con alti dignitari

(alcuni sono uccisi, altri fatti schiavi) e poi si rifugiano a Creta, vanifica gli sforzi veneziani per una

politica di pace con i Turchi, che dura dai tempi della battaglia di Lepanto (1571).

Nella primavera del 1645 la Sublime Porta raduna sul Bosforo 400 galere con 50.000 uomini, al

comando di Jussuf Pascià, che, con sorpresa dei Veneziani, si presenta il 25 giugno 1645 davanti alla

fortezza di La Canea, che in soli due mesi è occupata. Quindi i Turchi prendono la fortezza di La Suda

e si dirigono verso Candia, città capitale dell'isola, pensando a una facile conquista; la città invece

resiste. Nonostante la dura risposta navale di Venezia, dal 1648 Creta è quasi tutta in mano turca,

esclusa Candia.

Per i successivi 22 anni i Turchi assediano la città, difesa da Francesco Morosini, senza riuscire a

piegarla. Il Gran Visir Salith Pascià che aveva promesso di prendere Candia velocemente paga il suo

errore con la vita. Nel 1667 giunge a Candia il suo successore: il Gran Visir Ahmed Köprülü.

Rispondendo agli appelli del Senato veneto, e soprattutto del Papa, alcune nazioni inviano truppe di

soccorso, trasportate dalle galee maltesi e pontificie (1663). Anche il duca di Savoia, altri principi

italiani e Luigi XIV inviano uomini. Nel 1669, arrivati altri 6000 Francesi comandati da François de

Vendôme duca di Beaufort, con un attacco francese da terra e della flotta veneziana dal mare si tenta

invano di spezzare l'assedio.

Il 5 settembre 1669, dopo 22 anni di assedio, con la guarnigione ridotta al minimo e la città

semidistrutta, il Capitano Generale da Màr Francesco Morosini, comandante delle forze veneziane,

firma la resa con l'onore delle armi e la possibilità per tutti i cristiani di lasciare la città. La firma della

resa da parte di Morosini, senza la preventiva autorizzazione del Senato veneziano, gli costa non poche

difficoltà al rientro in patria e nella successiva carriera politica; saprà poi riscattarsi nella Guerra di

Morea, sino a guadagnarsi il soprannome di Peloponnesiaco e a diventare Doge.

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Il 1683 è ancora oggi ricordato a Vienna come "l’anno dei Turchi", ed è certamente l’anno in cui si

gioca il destino della capitale imperiale e dell’intera Europa.

Assedi precedenti dei Turchi a Vienna ("Porta dell'Europa cristiana") vi erano stati negli anni: 1529,

1532, 1566 e 1596.

La situazione è favorevole ai turchi perché i Balcani e buona parte dell’Ungheria sono già sotto il

controllo ottomano. Al Gran Visir Köprülü, morto nel 1680, succede il cognato Kara Mustafa Pasha

uomo ambizioso e avido.

L'Impero di Leopoldo I non è in una situazione troppo favorevole, con i principi tedeschi sempre

irrequieti e le continue tensioni con la Francia.

A offrire ai Turchi il casus belli per muovere guerra all’Impero è una sollevazione in Ungheria dei

Protestanti contro l’assolutismo dell’Imperatore cattolico; gli insorti chiedono la protezione dell’Impero

Ottomano.

Il 31 marzo 1683 il sultano Mehmed IV invia a Leopoldo I la dichiarazione di guerra e muove da

Istanbul un esercito con 160.000 uomini. Il 3 maggio l’esercito ottomano raggiunge Belgrado, poi il

Sultano torna a Istanbul, lasciando il comando al Gran Visir Kara Mustafa.

La minaccia per Vienna è gravissima e Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi) pontefice di grande rigore

morale e strenuo difensore dell’Europa cristiana, mette in moto la diplomazia vaticana per cercare di

formare una Lega Santa di principi cristiani. La missione di ricreare la Lega Santa è affidata a un frate

cappuccino di grande personalità e carisma: Marco d’Aviano, ben conosciuto presso le principali

capitali europee per le sue doti di predicatore.

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Il 14 luglio 1683 la grande armata turca arriva davanti a Vienna per stringerla d’assedio.

Una settimana prima l’Imperatore e la corte sono fuggiti a Passau, lasciando la difesa al comandante

della piazza militare di Vienna: il conte e feldmaresciallo Ernst Rüdiger von Starhemberg (1638 - 1701)

con circa 20.000 uomini.

Starhemberg rifiuta la capitolazione della città; conta sia sull’arrivo di un esercito di soccorso, sia sulle

solide mura difensive della città, rafforzate considerevolmente dopo i precedenti assedi.

Kara Mustafa per accelerare le operazioni di assedio commette un errore fatale: rinuncia all’artiglieria

pesante, che sarebbe stata molto utile per piegare le difese di Vienna. Così dopo oltre un mese e mezzo

di assedio la città continua a resistere e Kara Mustafa, disperando di prenderla per fame, dopo aver fatto

saltare un tratto delle mura ordina il 4 settembre un assalto generale. I Turchi irrompono nella città

attraverso la breccia, ma i difensori tengono duro e vanificano il loro attacco.

Il pericolo resta però grande: molti difensori sono morti, feriti o ammalati; le scorte di piombo e polvere

si stanno esaurendo e la “dissenteria rossa” infuria. Una sola speranza anima gli assediati: l’arrivo di

un’armata di soccorso.

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Il padre cappuccino Marco d’Aviano è riuscito a coalizzare le potenze cristiane nella Lega Santa. Le

sue perorazioni e il denaro elargito da Innocenzo XI hanno indotto diversi principi a inviare contingenti

militari.

Il principale alleato dell'Impero contro i Turchi è il re di Polonia Jan III Sobieski. Egli non simpatizza

per l’Imperatore, in quanto Leopoldo I era stato contrario alla sua elezione a re di Polonia preferendogli

Carlo V di Lorena, ma dimostra nell'occasione una lungimiranza rara per i re dell'epoca. Benché

impegnato in dure guerre contro la Svezia e la Russia, accetta poiché ha capito che la caduta di Vienna

avrebbe spalancato ai Turchi le porte della Germania, ancora devastata dalla recente guerra dei 30 anni;

e una volta in Germania, nessuno avrebbe potuto fermare l'espansionismo ottomano in Europa.

Inoltre gli Ottomani sono nemici anche dei Polacchi, e la presenza dei Turchi nel cuore dell'Europa

interromperebbe le vie commerciali che giungono in Polonia.

Soprattutto il re polacco vuole imporre il suo prestigio all'interno ed all'esterno della sua nazione per

rendere possibile l'elezione al trono di suo figlio (il trono polacco è elettivo) e la stabilizzazione

dell'esercito, endendolo permanente.

Alla fine di agosto le truppe imperiali (Austriaci, Italiani e Tedeschi) al comando di Carlo V di Lorena,

si riuniscono a Tulln, sulla riva destra del Danubio a 30 km da Vienna, in attesa dell’arrivo del

contingente polacco.

Sobieski varca il Danubio il 6 settembre su un ponte di barche costruito dalle truppe imperiali a Tulln, e

l’8 si riunisce con gli Imperiali formando una grossa armata di circa 75.000 uomini.

Non altrettanta lungimiranza mostra Kara Mustafa, che non fa nulla per motivare il suo esercito e

cementare insieme le truppe non turche che ne costituiscono la maggioranza. Un altro suo errore è

quello di non fortificare le colline a nord di Vienna, lasciando così scoperti i passi che dal Nord

conducono alla città, interamente costruita sulla riva Sud del Danubio.

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Le forze della Lega Santa si riuniscono l'11 settembre sul Kahlenberg (collina a nord di Vienna). Sono i

Turchi ad aprire le ostilità all'alba del 12, nel tentativo di interrompere il dispiegamento di forze della

Lega Santa. Carlo di Lorena ed i Tedeschi rintuzzano l'attacco in attesa che Sobieski ed i suoi siano

pronti.

Sul vastissimo campo di battaglia migliaia di uomini combattono furiosamente per tutto il giorno

spostandosi in grandi masse con esito incerto. A risolvere la battaglia, nel tardo pomeriggio, è Sobieski,

il quale lancia la sua cavalleria (circa 3000 “ussari alati”) contro i Turchi. La carica sbaraglia

definitivamente l'esercito turco, mentre gli assediati escono e raggiungono i rinforzi che già inseguono

gli ottomani in rotta.

I Turchi perdono circa 15000 uomini, i cristiani 2000. Kara Mustafa il 25 dicembre, per ordine del

Sultano, sarà strangolato a Belgrado.

Dopo la vittoria Jan Sobieski entra trionfalmente in Vienna, irritando Leopoldo I che giunge solo il 14

settembre.

Papa Innocenzo XI fa dono Jan Sobieski dello stocco (spada) pontificio e gli dedica una stanza nei

Musei Vaticani. Il Papa, per ricordare la vittoria sui Turchi, proclama la giornata del 12 settembre festa

del Santissimo Nome di Maria. Marco d’Aviano nel 2003 sarà proclamato Beato da papa Giovanni

Paolo II.

Alla battaglia di Vienna partecipa anche il giovanissimo principe Eugenio di Savoia, al suo il primo

combattimento. Eugenio è giunto da poco in Austria fuggendo da Parigi, dopo il rifiuto di Luigi XIV di

arruolarlo e si è messo al servizio dell’Imperatore, sostituendo il fratello maggiore Luigi Giulio caduto

il 7 luglio 1683. Oltre a Eugenio, il Ducato di Savoia è rappresentato da pochissimi ma qualificati

personaggi: il marchese Carlo Emilio San Martino di Parella, suo cognato Francesco II Provana di

Leynì (Conte di Frossasco e Barone di Alpignano) e il Conte Pierre Lucas de la Roche et d’Alery

(futuro comandante della fortezza di Verrua e poi della Cittadella di Torino durante l’assedio del 1706).

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