Nella Nebbia #27

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Nella Nebbia Mensile Gratuito di Arte & Cultura Numero 27 Settembre 2010 Bolidi d’altri tempi Il Genio Manoel de Oliveira In questo numero:

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Rivista mensile con uno sguardo trasversale sull’arte

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Il Genio Manoelde Oliveira

In questo numero:

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NellaNebbiaEditore:

p.zza Risorgimento, 1213100 Vercellitel. 0161 1850396

Redazione Novara Via Giovanni De Agostini, 2 28100 Novara tel: 0321. 393756 email: [email protected]

Registr. Tribunale di Vercellin.347/2008 del 15/04/2008

N.27 Settembre 2010Rivista MensileDirettore ResponsabileAndrea Bellavita

Editor Testi:Eliana Frontini

Hanno collaboratoLaura Albergante, Alessandro Barbaglia, Fulvio Borro, Mattia Campo, Eliana Frontini, Serena Galasso, Veronica Gallo, Roberta In-vernizzi, Elena Leone, Gianluca Mercadante,

Ordine Psicologi Piemonte, Simon Panella, Marco Pozzo, Michele Trecate,

Concessionaria pubblicitariaStudioKaboom s.n.c. / Ufficio CommercialeCristiano Carpocell. 366 1689727tel. 0161 [email protected]

Ufficio Commerciale NovaraRoberto Pronzello cell 347.2225068 [email protected]

Stampa:SarnubVia Santhià, 58 13881 Cavaglià (BI)

Con il patrocinio di

Mensile Gratuito di Arte & Cultura

PROVINCIADI VERCELLI

www.nellanebbia.it

EditorialeSettembre e si riparte!

Si ricomincia con il lavoro, gli impegni e la voglia di fare, di incuriosirsi e scoprire nuovi artisti e nuovi argomenti per regalarvi un altro anno di, si spera, piacevole intrattenimento.

Stiamo anche lavorando per migliorare Nella Nebbia e renderla sempre più vicina e familiare, e proprio in questa direzione stiamo sviluppando un paio di idee: incominciamo col chiedervi di raccontarci le vostre vacanze… ovviamente correlate da fotografie. Insomma un vero reportage dei luoghi che avete visitato e delle esperienze fatte in questo periodo estivo, ne nascerà un simpatico gioco che nei prossimi numeri scopriremo insieme.

Buona Lettura

Studio Kaboom

SommarioSettembre 2010

bolidi d’altri tEmpiun rEportagE doublE facE

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il gEnioio SErgE, tu janE

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rubrichEpEnSiEri, idEE E StravaganzE

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fumEtto23

agEndacomE, dovE E quando

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la carica dEi 101Singolarita’ di manoEl dE olivEira

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clandEStinita’Enaiatollah E iSmaEl, bambini con la forza di ESSErE uomini

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a cErano chi c’E’ c’E’25/26 SEttEmbrE c’E’ StrEEt art

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dbolidi d’altri tEmpi

un rEportagE doublE facEa prima volta che ci ho messo piede avevo 11 anni, rombavano auto di F1 spinte da potentis-simi motori turbo e su una scarsissima Toleman correva un brasiliano di 24 anni che prometteva proprio bene, un certo Ayrton Senna. Negli anni, il GP d’italia per me e i miei amici è diventato un appuntamento immancabile e, armati di tende e

griglia, passavamo un folle weekend di motori e birra!

Mai stata a Monza, né per le auto né per altro. Mi beo della mia igno-ranza e gusto ogni passo. Il vialone che conduce all’autodromo è un maestoso annuncio; sulla sinistra la cappella di San Rocco, sempre lì, presso adrenaliniche sfide alla sorte (alla morte), pronta ad assor-bire preghiere e lacrime.

Oggi questo straordinario tempio della passione è popolato da bo-lidi d’altri tempi… da quelle bellezze che hanno affascinato i nostri genitori prima di noi, ma anche da quelle che vedevo io da picco-lo in tv. Splendide auto di F1,prototipi per gare di durata, auto da gran turismo… tutte rigorosamente anni ‘60, ‘70 e ‘80. Immancabile il mercatino per i collezionisti che come me si ritrovano a sbavare davanti ad un retrovisore di una Lancia Fulvia.

L’ambiente è informale e c’è posto davvero per tutti: famigliole, bi-ciclette, ragazzi in infradito da spiaggia, anzianotti con e senza cuffie antirumore, comitive che armeggiano con attrezzature da campeg-gio e da grigliata, collezionisti di lungo corso e hostess stragnocche da urlo.

E poi la pista, il circuito, quella striscia d’asfalto che come poche al

mondo sa esaltare il talento e la meccanica. Un circuito costruito ne-gli anni‘ 20 e che fa parte del calendario delle corse di Formula Uno sin dalla prima edizione. Veloce, anzi velocissimo (360 km/h di pun-ta massima sul rettilineo di partenza) ed è qui, alle porte di Milano. Oggi, come vi dicevo, ad esibirsi sono vecchie glorie, delicate e tirate a lucido per l’occasione, ma il 12 settembre questo scenario ospiterà il consueto GP d’Italia.

Che strani meccanismi… Scopro che la parabolica non è affatto pa-rabolica, perché quella vera, oggi tagliata fuori da percorso di gara, ha tutto un altro aspetto: è lì, monumento all’ardire d’altri tempi, l’asfalto ormai sedotto dalle erbacce. Scopro anche che Lesmo (Le-smo, non Lesbo!), cui sono intitolate ben due curve, è (banalmente) il nome del paese confinante con quel versante dell’autodromo, e non (più romanticamente) il nome di un pilota, come invece imma-ginavo.

Curiosando qua e là, la scorgo circondata da meccanici che la acca-rezzano senza dire una parola... me la ricordo guidata da Nigel Man-sell e Elio DeAngelis... nera, bellissima.

Siamo appena entrati nel box della Lotus: un silenzio ovattato e fre-sco regna sovrano nella penombra, come di fronte ad una reliquia. Ancora oranti, beati da tanta beltà, usciamo dopo pochi minuti e qualche foto.

Coppa Intereuropa, questo è il nome della manifestazione: com-prende prove e gran premio per Formula Uno, ma non solo, e la quantità di auto da corsa ospitate nei paddock è incredibile. Ci sono carrozzerie in vetroresina un po’ ovunque, gomme piccole e gom-

RISTORANTE DUE CUORIaperto a pranzo e cena

chiuso il lunedì

P.zza Cisterna, 11/A - 13900 Biella Piazzo (BI)tel. 015.30145

sport eleggenda

testo: roberta Invernizzi e Marco guerrierifoto: Fulvio Borro

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me molto grandi, profumo di benzina e macchie d’olio... un vero paradiso!

Sotto l’esercito di gazebo a pagoda riposano, coccolatissime dai ri-spettivi proprietari, macchine di ogni foggia ed età, color maione-se, bigbabol, erbetta fresca o piastrelle da bagno. Una ha gli occhi chiusi, due tappi bianchi le serrano i fanali anteriori e mi sale la ma-linconia a pensare che dicono del coprifuoco che quell’arzilla brum brum è costretta a rispettare...

Le gare sono serie: nessuna parata puramente folkloristica, si cor-re per vincere, ognuno vuole dare il meglio di sé. E per gli amanti delle cifre la pole position, ottenuta con una stupenda Brabham del 1981, è di 1,31,05, a 14 secondi dai record attuali. Certo però che le pancette e gli occhiali da vista dei piloti, braccati impietosamente nei box, ci fanno capire che lo spirito competitivo ha comunque una serie di ovvi limiti.

Ammiro questi gioielli, così diversi fra loro, sciorinati in pista come sul bancone di un orafo; ascolto il loro rombo, a volte limpido, altre un po’ stentato. Ed ecco che un bolide incespica, tossisce e infine, disperato, fuma bianco, come un vecchio testardo che vuole bal-lare a tutti i costi il tip tap, come ai bei tempi, ma poi finisce per rovinare al centro della pista, spezzandosi fatalmente il femore.

Certo però che vedere in pista la Lotus con cui Mario Andretti vin-se il mondiale nel 1978 combattere ruota a ruota contro March, Wolf, Toleman, Tyrrell, Brabham e McLaren mi fa salire scariche di adrenalina incontenibili. Ad aiutare questo fenomeno biologico è l’assordante rombo che queste auto sprigionano. Impongo alla mia compagna il divieto a munirsi di tappi salva timpani e passiamo la giornata spostandoci in fretta dalla variante Ascari, alla Roggia, alla Parabolica, approfittando dei tempi tra una sessione di prove e l’altra.

Sulla pista spargono il filler. Il mio compagno mi spiega che le ru-ghe non c’entrano nulla (meno male: con testardaggine continuo a ignorare il problema, alla faccia dell’anagrafe): è una specie di super-borotalco, tutto sta nell’assorbire l’olio che ha perso l’auto infortunata. Nel frattempo, scopri di avere miei gusti inconsape-volmente raffinati: ogni auto che mi colpisce e indico con il dito chiedendo “che cos’è?” è una Maserati…

Come sia possibile non gustarsi ogni secondo di questo spettacolo proprio non lo capisco...

Ma fra tanta beltà c’è anche spazio per il rito della salamella, imper-dibile: niente peperone, un’ombra di formaggio, ma il suino doveva essere una gran bella bestia. Birra ghiacciata e via, il tour prosegue! L’abbiocco (per me...) è altrettanto rituale: le gradinate sono coper-te, il caldo sale... insomma, m’inclino inesorabilmente e solo il rom-bo di una Ferrari mi sveglierà.

Ci sarebbero ancora un paio d’ore di prove libere, ma ritengo di essermi già giocato tutti i bonus di sopportazione che la vita di coppia mi ha messo a disposizione per oggi… quindi brillantemen-te propongo di ritornarcene a casa, ormai pago dello spettacolo. Magari si ritorna per il GP!

Sulla via del ritorno, ritengo doveroso ricordare al mio compagno che sotto il sedere ha una pseudomacchina della Daewoo immatri-colata più di dieci anni fa. La sosta in quel non-luogo sempre affa-scinante che chiamiamo autogrill si rende necessaria per esigenze fisiologiche esasperate dalla temperatura (quante bottigliette d’ac-qua mi sono scolata???). Usciamo in un tripudio di Hello Kitty di peluche, plastica, gomma, tascabili, enormi, ripiene di ogni ogget-to immaginabile, edibile e non, sempre e comunque inespressiva prezzemolina che speriamo venga presto travolta dal carillon delle mode sciocche… Hello, stucchevole Kitty. Hello e bye bye, grande Monza!

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ici Il Genio e pensi a Pop Porno: l’equazione è di quelle scritte a fuoco nell’immaginario collettivo. Dici Il Genio e vedi Alessandra Contini, moderna lolita appoggiata ad un vetusto juke box, caschetto nero, sguardo morbido da

Valentina degli anni zero, e la sua metà, Gianluca De Rubertis, novello eroe post-moderno alla James Dean dal piglio un po’ burbero, sigaretta in bocca e nuvole di fumo azzurrino.Il duo salentino è molto di più una hit sciocchina che gioca irresistibilmente con i luoghi comuni: è yin e yang, maschio e femmina, dolcezza e durezza, semplicità e sofisticatezza. Un delicato pastiche spruzzato di atmosfere sixties, frutto della finta ingenuità di chi è cresciuto troppo in fretta sognando il passato tra i suoni della propria adolescenza evaporata negli anni Ottanta di plastica. La coppia ideale formata da Jane Birkin e Serge Gainsbourg, la più “perversa” e sulla bocca di tutti della swinging Francia degli anni Sessanta, fa capolino tra le pieghe del nuovo disco, Vivere negli anni X, che sorprende per freschezza e tenera vitalità. La voce sussurrata di Alessandra inocula piccoli brividi ipodermici che lasciano il segno lungo i dodici soffici brani, gonfi di inni alla gioia sensuale e non. Fortunatamente Il Genio non è caduto nella tentazione di scrivere una Pop Porno in chiave minore: il nuovo singolo, Cosa dubiti, potrebbe far parte della colonna sonora di una spy-story in bianco e nero. Raggiungo Alessandra al telefono: le parole scorrono veloci, punteggiate dalla sua timidezza.

Vivere negli anni X è il vostro secondo album: ce lo puoi presentare? Il titolo stesso ha una doppia lettura, cioè può essere inteso come “vivere negli anni Dieci”?Sì, il titolo è stato pensato come “vivere negli anni Dieci”, visto che ci troviamo nel primo decennio del Duemila; l’abbiamo scritto con il numero romano perché ci piaceva l’idea di una doppia lettura, appunto, “vivere negli anni X”. Il significato è molteplice: chiunque può vivere nell’epoca in cui sente di stare. E’ un titolo molto contemporaneo, in ogni caso, dato che il disco parla proprio del particolare momento storico che stiamo vivendo.

Cosa c’è di nuovo in questo album, rispetto al precedente?Difficile rispondere a questa domanda. Non abbiamo cercato di aggiungere nulla di esplicitamente nuovo rispetto al nostro debutto. L’unica differenza tra i due album sta nella maggiore consapevolezza che abbiamo avuto nel lavorare alla nostra seconda prova. Pop Porno ci ha permesso di fare un secondo album: nel momento in cui, tre anni fa, abbiamo caricato questo brano su myspace, c’è stato un immediato interessamento di quella che poi è diventata la nostra casa discografica, la Disastro Records, e da lì ci siamo messi a scrivere canzoni per completare il primo album, Il Genio. Vivere negli anni X, invece, è stato fatto con più serenità, senza correre troppo, meditando più a lungo sugli arrangiamenti.

A proposito di Pop Porno, che rimane uno dei vostri pezzi più noti: quali sono state le reazioni del pubblico alla sua presentazione dal vivo? Avevate già intuito le potenzialità di questa canzone,

d

MusIca

testo e foto: laura albergante

io SErgE, tu janE

il gEnio

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diventata successivamente una hit a livello nazionale?In realtà no. Pop Porno è nata come gioco tra me e Gianluca durante gli spostamenti in auto molto prima che uscisse sul mercato discografico. Io e Gianluca abbiamo condiviso casa, quindi iniziato a suonare insieme. Ci siamo detti: “perché non aggiungere una base?”. Abbiamo caricato il pezzo su myspace. Proprio su myspace ci siamo accorti, al di là del primo live in cui è stata proposta, che Pop Porno funzionava perché veniva cliccata e ascoltata con grande frequenza. In quel momento abbiamo immaginato quello che sarebbe potuto accadere, anche se, chiaramente, non si può mai avere la certezza di quello che succederà. Sono le persone a scegliere: se ci fossero delle sicurezze in questo campo opteremmo solo per i percorsi più azzeccati, ma evidentemente non è così facile!

La grande popolarità che vi ha dato Pop Porno (le ospitate da Simona Ventura, high rotation sui maggiori network televisivi e radiofonici nazionali) vi ha cambiati? Come avete affrontato il successo improvviso?No, cambiati no, però è capitato tutto così in fretta...da un momento all’altro ci hanno chiamato per suonare in mille posti diversi; quando poi ci hanno contattati per l’ospitata in RAI a Quelli che il calcio...non avevamo neanche il tempo di riflettere, abbiamo accettato e basta. Abbiamo comunque continuato con i nostri live, non siamo diventati personaggi della televisione. Direi che non è cambiato niente. E’ stato solo un modo per presentare “al top” uno dei pezzi che aveva maggiori possibilità di successo. Pop Porno è stato per noi anche un passaggio difficoltoso: arrivare dall’underground, dalla scena musicale indipendente, e avere un pezzo così facile, così orecchiabile, quasi “osceno”...poteva comportare una lettura sbagliata nei nostri confronti, ed è ciò che è accaduto. Si sono dette di noi cose ben poco carine. Secondo me è un pezzo innocuo e anche originale, a suo modo. Quando ci siamo accorti che poteva essere frainteso ci siamo detti “ma che importa, non si devono fare le cose sempre in maniera talentuosa o precisa”! Abbiamo molto altro da dire, questo

è certo: il secondo album si allontana da ciò che è stato Pop Porno, che in ogni caso ci ha permesso di metterci “in vetrina”.

Quali sono i vostri “eroi” musicali? A chi vi ispirate per comporre i vostri brani?Diciamo che di “eroi” non ne abbiamo: siamo abbastanza grandi! Certamente molti nostri ascolti si sono sedimentati nel tempo. Cose ascoltate a quindici anni, i Beatles, i Rolling Stones, tanta musica degli anni Sessanta ci ha portato a scegliere il pop-rock come forma di espressione. Credo che per ogni musicista più che di ispirazione si tratta di essere impregnati da un certo tipo di musica a tal punto che entra a far parte del tuo senso estetico. Siamo stati paragonati moltissime volte a Serge Gainsbourg e Jane Birkin, forse per l’uso delle voci. E’ vero, li abbiamo ascoltati tantissimo: probabilmente siamo stati “contaminati” nel momento in cui abbiamo iniziato a lavorare alle nostre canzoni. E’ un immaginario che diventa parte di te e che viene indossato di volta in volta a seconda del pezzo su cui lavoriamo.

Avete altri progetti oltre a Il Genio?Per il momento non ho progetti paralleli: prima lavoravo come scenografa, ora mi sto dedicando quasi esclusivamente a Il Genio. Gianluca, invece, viene dagli StudioDavoli (band nata a Lecce nel 2001 con l’intento di coniugare sonorità anni sessanta con l’elettronica eighties, nda) e ha un nuovo gruppo chiamato I Calamari, un insieme di amici musicisti che consiglio di vedere dal vivo, sono divertentissimi!

Quali sono i vostri interessi oltre alla musica?Il cinema e la lettura sono due delle nostre passioni. Ci piace viaggiare, conoscere nuovi posti. Per me viaggiare è modo per sentirmi molto viva. Gianluca legge tantissimo e dipinge. Ma nessun altro nostro interesse è paragonabile all’amore intenso che abbiamo per la musica.

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cIneMa

testo: serena galassofoto: Mattia campo

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Singolarit� di manoEldE olivEirala carica

dEi 101S tresa, esterno notte. Un’auto di lusso entra nel

cortile del Regina Palace. Si ferma, la portiera po-steriore si apre ed esce dalla vettura Manoel De

Oliveira. È questo il primo approccio con il regista portoghese, un uomo che con la sua esperienza e alla sua

veneranda età non attende che gli si apra lo sportello, ma scende da solo e con grande agilità. Il maestro del cinema internazionale arriva a Stresa il 18 giugno 2010 per ritirare il Cigno d’Oro Speciale che gli Incontri Cinematografici di Stresa gli conferiscono per “l’ineguagliabile contributo alla storia del cinema, la straordi-naria originalità della sua opera e l’inestinguibile passione di narratore di storie esemplari”.

E di storia del cinema si può davvero parlare: De Oliveira, nato a Oporto nel 1908, figlio di un agiato industriale, abbandona l’azienda paterna per dedicarsi allo sport e al cinema, realizzan-do a proprie spese un documentario muto, Duoro, ansa fluviale, dedicato alla vita dei portuali di Oporto. Il film viene dotato di una colonna musicale e presentato al pubblico. Divenuto nel frattem-po corridore automobilistico, realizza altri documentari e solo nel 1942 il suo primo lungometraggio, Aniki-Bobó, film ambientato interamente in esterni a Lisbona e interpretato da ragazzi di stra-da. Scompare poi dai set cinematografici per molti anni e vi riap-pare nel 1956 con Il pittore e la città, un documentario invitato alla Mostra di Venezia. Da quel momento lavora ininterrottamente

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realizzando un cospicuo numero di film (con attori del calibro di Marcello Mastroianni, Catherine Deneuve e Michel Piccoli), che lo rivelano come uno dei più inimitabili e sorprendentemente gio-vani paladini del cinema.

Ha gli occhi sempre vispi e sorride sempre, sorride tanto. Manoel De Oliveira è una scoperta costante ogni secondo che passa. La sensazione che si ha quando arrivi davanti a un colosso del cinema internazionale e ai suoi 101 anni compiuti è di aver avuto una gran-de fortuna. Fortuna di averlo potuto incontrare, di avergli stretto la mano, di aver potuto carpire dai suoi movimenti il segreto della sua vivacità e del desiderio di vivere ancora, nonostante la – si può dire – venerabile età. Nel suo soggiorno stresiano in tanti gli si avvici-nano per cercare di strappargli anche solo una battuta e il maestro non rifiuta mai un sorriso o una bacio alle tante belle donne che lo salutano.

“Sono le donne ad avermi permesso di arrivare fino a questa età e ancora così attivo”, ammette il maestro. Ma non è una frase detta con tono ammiccante. Sono le donne nel senso assoluto, la bellezza delle donne, la poesia dentro le donne. C’è davvero da credere che sia così, almeno da un punto di vista cinematografico, come dimo-strano gli ultimi due lavori del maestro (uno datato 2009 e l’altro 2010), entrambi dedicati all’universo femminile: Singularidades de uma rapariga loura e Angelica. Il primo è il film per il quale è premiato a Stresa “e che – dicono gli organizzatori – quando era stato scelto per la proiezione era il suo ultimo film”, diventato penultimo nel giro di pochi mesi: all’ultima edizione del festi-val del cinema di Cannes presenta Angelica, infatti. Singolarità di una ragazzina bionda (questo il titolo in italiano) narra la storia di Macàrio, un giovane ragazzo che lavora per suo zio, dalla veranda dell’ufficio può vedere nella stanza dell’apparta-mento di fronte una bellissima ragazza bionda, che restituisce per nulla imbarazzata lo sguardo. Una storia d’amour fou a 101 anni, in cui si evidenzia come per amore di una donna spesso la vita venga stravolta.

E poi Lo strano caso di Angelica. In una notte di pioggia il giovane e appassionato fotografo Isaac viene chiamato per scattare l’ultima foto a una morta: Angelica, che apre gli occhi e sorride mentre Isaac scatta. Da quel momento per il giovane ha inizio un’ossessione amorosa. Agli incubi si alternano momenti di profonda gioia quan-do vede la fanciulla comparire davanti a lui come uno spirito carico di positività. La sottile membrana che divide la vita dalla morte è qui rappresentata dalla bellezza di un cadavere che suscita desiderio. E sul tema della donna va ricordata anche La Lettera, premio della giuria al Festival di Cannes del 1999: esplorazione nel territorio degli amori che non giungono a compimento. La signorina di Char-tes è sposata col signore di Cléves, ma s’innamora di un cantante rock. Non cederà però, neppure dopo che è rimasta vedova, poiché teme che realizzare l’amore lo diminuisca.

Sono davvero le donne le muse di De Oliveira, le sue eroine, ma quella amata è una sola: la moglie, di 97 anni, con la quale è sposato da quasi 70. “Non c’è più la passione di una volta, ora quello che at-tendiamo è di poter stare accanto l’uno all’altra nel momento in cui uno dei due se ne andrà. Speriamo che il nostro passaggio verso la fine della vita sia reso meno doloroso dalla presenza dell’altro”. Fa commuovere quando dice questa frase, perché parlare di amo-re e morte con tanta naturalezza può riuscire solo a chi la vita l’ha vissuta tutta e veramente e non ha paura, né attende con ansia l’arrivo del futuro.

Durante l’intera permanenza al festival, quasi nessuno parla con De Oliveira dei suoi film. E come si fa? È molto più interessante sape-re dell’uomo piuttosto che del regista. I suoi film sono capolavo-ri internazionali, sono perle di cinema e saggezza, sono catalogati, recensiti, visionati e studiati. Ma l’uomo è il mistero, la leggenda. L’uomo che anche a 101 anni è ancora in grado di girare più di un film l’anno e di essere presente, a distanza di pochi mesi, a Cannes e poi a Stresa con due film diversi. L’uomo che viaggia in Economy da Oporto con il nipote, suo attore feticcio, l’uomo che sorseggia vino rosso a ogni pasto e beve un caffè americano ogni due ore. È bana-le, ma viene da chiedersi: non si dice che certi vizi fanno male?

I due giorni di permanenza al festival di Stresa stanno terminando, tra conferenze, interviste e visite alla città. Arriva il momento della cerimonia di consegna del Cigno d’Oro. De Oliveira arriva, senza panama, senza sciarpa, senza camicia a maniche corte, ma con un abito scuro da gran gala. Con passo svelto (davvero svelto, non è un modo di dire) attraversa la hall dell’albergo e sotto gli occhi di pubblico e fotografi si dirige verso la Sala Tiffany, dove lo attendo-no per il ritiro del premio e la visione del film. Un altro momento emozionante, un altro nodo alla gola quando, ringraziando, rac-conta ancora momenti della sua vita straordinaria. Una vita fatta di conversazioni con Luigi Pirandello durante i festival della critica e di rapporti di amicizia con Josè Saramago, scomparso proprio il 18 giugno scorso, mentre il maestro era sul lago Maggiore.

In tanti gli chiedono quando e se si fermerà, e lui risponde: “Smet-terò di girare quando morirò. O forse morirò quando smetterò di girare”.

il vEro lavoro di un rEgiSta �

laSciarE EvolvErE lE coSE, Sia chE

funzioni E lE coSE

vadano bEnE, o non

lo faccia E lE coSE

vadano malE… non Si pu� filmarE il

pEnSiEro, coS� comE non Si poSSono filmarE i Sogni.

E adESSo mi ritrovo a filmarE

il paSSato

da

lo s

tran

o ca

so d

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persone

testo: alessandro Barbaglia

10Enaiatollah lo incontriamo a Novara, in mano ha il li-bro che ha scritto con Fabio Geda, Nel mare ci sono i coccodrilli, una favola da mille e una notte per la sopravvivenza. Ha neri capelli pre-cisi, occhi scolpiti nelle rughe che un ragazzo di 21 anni non dovreb-be avere così fonde. E una dignità infinita, sempre.

Ena (ci permette di chiamarlo così, meglio di quel Giorgio che gli ha imposto la questura di Torino quando gli ha fatto il permesso di sog-giorno e ha dovuto, per forza, renderlo più italiano), Ena la tua storia comincia quando avevi circa 6 anni, tuo padre, un commerciante afghano, viene ucciso dai banditi. E qui inizi a fuggire. Tua madre per evitare che tu finisca nelle mani dei commercianti o in qualche scuola coranica, ti nasconde ogni notte in una buca. Poi però la buca diventa troppo piccola, o tu troppo grande, e allora, con un atto d’amore estremo, cosa succede? Ena sorride. Lo fa sempre e non è un vezzo, è il suo modo di ri-spondere alla vita. “Succede che mia mamma mi porta a Quetta, in Pakistan. E mi lascia lì. Nel giro di una notte divento adulto, e clan-destino”.

Perché tua madre ti porta in Pakistan? “Per salvarmi. Tutto il mio viaggio è un viaggio di salvezza, se fossi rimasto in Afghanistan, orfano e con un debito nei confronti dei mercanti per cui lavorava mio padre, non avrei avuto alternative, mi avrebbero ucciso, o avrei finito per uccidere qualcuno” (il debito consta nel fatto che il padre fu ucciso e derubato; i mercanti consi-derarono responsabili della perdita del carico i figli maschi, appunto Enaiatollah).

In Pakistan sei clandestino, come vive un bimbo senza mamma, in una terra straniera? “Si fa forza e lavora. In Pakistan ho fatto di tutto. Per un mercante locale mi sono messo a vendere merendine: mi avvicinavo alle si-gnore con i bambini, davo loro un pizzicotto leggerissimo e quando si mettevano a piangere dicevo: Signora, suo figlio ha morsicato la mia merendina, ora deve comprarla”.

E funzionava? “Ho vissuto così per qualche mese. Sì”.

Poi però bisogna scappare anche dal Pakistan. Tu dici una cosa mol-to dolce: “Il Pakistan aveva un rumore diverso dall’Afghanistan, ogni nazione ha il proprio rumore”. Che rumore fa uno Stato da cui bisogna scappare? “Vedi, durante tutto il viaggio qualche volta sono stato male e nes-suno poteva portarmi all’ospedale o da un dottore. Il più grande problema d’essere clandestini è questo: sei illegale anche nella salu-te. E dove i suoni raccontano questa storia qui, uno non può sentirsi a casa”.

Dal Pakistan vai in Iran, e dall’Iran alla Turchia. Mi racconti cosa acca-de sulle montagne al confine tra Iran e Turchia? “Certo ma prima voglio raccontarti un’altra cosa. In Afghanistan andavo a scuola. Poi sono arrivati i talebani, hanno ucciso il nostro maestro davanti ai nostri occhi e hanno chiuso la scuola. E lo sai per-ché?”

S

Una trama, due storie. Anche il destino è all’incirca lo stesso, segno del fatto che se un destino c’è, non ha poi troppa fantasia nel farsi sofferenza. La trama è quella di un trauma, quella di un bambino che non ha il diritto di esserlo, deve scappare, nascondersi, lavorare e viaggiare con un solo compagno di viaggio: la morte. La trama è quella di un bambino clandestino che per qualche inspiegabile metamorfosi della sorte, durante un viaggio che lo farà uomo, finirà in Italia. E tornerà bambino, come merita. Le storie, invece, sono due. Una è quella di Enaiatollah Akbari, che dall’Afghanistan scappa a 10 anni per non essere ucciso dai talebani o finire in una scuola coranica dove avrebbe imparato a uccidere. Enaiatollah arriverà a Torino, dopo otto anni di viaggio, e della sua vita racconterà in un libro. L’altra è quella di Ismael, 16 anni o poco più, marocchino in Spagna, salito su un camion per scappare al reato genetico d’essere clandestino e finito a Novara rischiando l’assideramento. Due storie, una trama. Due incontri difficili da percepire perché i clandestini sono pallidi fantasmi. Di più, sono pallidi fantasmi sfumati nella nebbia.

clandEStiniEnaiatollah E iSmaEl, bambini con la forza

dEll’ESSErE uomini

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No, Ena, perché? “Non bisogna confondere gli afghani con i talebani, sono due cose diverse. I talebani sono ignoranti di tutto il mondo, che impedisco-no ai bambini di studiare perché temono che possano capire che non fanno ciò che fanno nel nome di Dio, ma per i loro affari. È importante che si sappia, come è importante scrivere che un bam-bino è costretto a scappare non perché ne ha voglia, ma perché non può fare diversamente. Se vuole vivere. Sulle montagne della Turchia ho trascorso 27 giorni. Ero con un gruppo di 70 profughi, ne sono morti 12. Camminavamo a piedi e a un certo punto incontrai alcune persone sedute. Sulle rocce”.

Si riposavano? “No, erano morti. Congelati. Erano lì chissà da quanto. Io avevo pro-messo a mia madre, la sera prima che mi abbandonasse, che non avrei mai rubato. Ma le mie scarpe erano distrutte, e loro morti. A un morto le scarpe non servono. E a me invece servivano per vivere”.

E così con le scarpe prese sui monti turchi arrivi fino in Grecia. Lì ti imbarchi su un traghetto. Dove volevi andare? “Volevo andare in un paese in cui mi potessero dare il permesso di soggiorno e io potessi vivere. Non sapevo dove sarei andato a finire, Italia, Francia, Svezia, Inghilterra. Rischiavo di ritrovarmi ancora in Turchia”.

Il traghetto finisce a Venezia, da lì vai a Roma e poi a Torino. Hai avuto paura? “Ho avuto sempre paura, ma ero costretto a viaggiare per cercare una vita migliore”. E a Torino l’hai trovata? “All’Italia ringrazierò sem-pre una cosa: di avermi concesso il permesso di soggiorno. Impor-tantissimo. Me lo porterò dappertutto, anche in paradiso”.

Ena, in paradiso secondo me ti fanno entrare anche senza... “E non lo so. Meglio averlo comunque”.

Come hai fatto a Torino a farti concedere lo status di rifugiato poli-tico e farti affidare a una famiglia? “Dalla commissione che doveva valutare il mio caso mi sentivo do-mandare sempre le stesse cose: cosa sei venuto a fare in Italia, non potevi stare in Afghanistan? Allora io gli ho fatto vedere il giornale di quel giorno che riportava la notizia dell’uccisione dell’interprete del giornalista Daniele Mastrogiacomo, sgozzato da un bambino. Ho detto solo così: se rimanevo in Afghanistan, o mi uccideva-no oppure quel bambino avrei potuto essere io”.

Enaiatollah Akbari mi guarda e il suo sguardo è un’esperienza di liberazione, sono occhi liberi dalla condizione di clandestino, e oc-chi che liberano dalla montagna di pregiudizi che si affollano sulle esistenze di chi vediamo entrare in quella che con troppo orgoglio chiamiamo casa nostra. Grazie di tutto Ena, e benvenuto.

ismael ha 16 anni. È poco più che un bambino. Lo sappia-mo perché in questura, a Novara, prima di uno dei tanti tentativi falliti di rimpatriarlo gli hanno fatto una radiografia ossea per stabi-lirne l’età. Di lui è l’unica cosa certa che sappiamo. Già, perché di lui nessuno sa nulla, e lui di sé parla poco, in modo confuso. Perlopiù in arabo. A raccontare quel che è, sono i documenti che non ha: niente permesso di soggiorno, niente passaporto, niente documenti ma-rocchini, nemmeno un certificato di nascita. Nulla.

È clandestino. Non solo, è un clandestino che, quando l’abbiamo incontrato, stava male fisicamente ed era mentalmente sotto shock per una serie di fattori che racconteremo. A marzo viene soccorso a Novara, in via Sforzesca, quasi in fin di vita. Viene aiutato, legal-mente, civilmente e umanamente da una famiglia di novaresi che si prende cura di lui e che in tutti i modi cerca di farlo rimpatriare. Sarà tutto inutile e, giorno per giorno, si scivola in una spirale di paradossi e contraddizioni che trovano una sola spiegazione: l’insostenibile situazione umana del clandestino. Di colui che non ha patria, che inevitabilmente viene rifiutato da tutti, da chi dovrebbe assisterlo, curarlo e pure rimpatriarlo. Vediamo di rac-contarne la storia.

Ismael è a Novara da chissà quanto, ma di lui nessuno sa nulla, è un fantasma, finché durante lo scorso gelido inverno, quasi assiderato, nel buio del parco di via Sforzesca si accascia sull’erba. Ed è lì che lo

trova un gruppo di residenti del quartiere. Intervengono subito. Gli salvano la vita. “Lo abbiamo trovato in condizioni disperate”, ci racconta Stefano, uno dei protagonisti di questa storia incredibile, colui che ci farà sempre da interprete mentre parliamo con Ismael. “Era praticamen-te assiderato: lo troviamo sdraiato per terra con le gambe piene di bruciature, per resistere al freddo si scaldava con un accendino e si era ferito in più punti delle gambe”. E cosa vi racconta? “Inizialmente nulla. Non parlava, era sotto shock. Poi lentamente, solo in spagnolo e arabo, riesce a spiegarci qualco-sa”. E così scoprite chi è. “Ci dice di essere marocchino, di essere nato a Tangeri e di essersi trasferito a 14 anni a Barcellona per lavoro”. Per il lavoro minorile... E a Novara come ci arriva? “Su un camion, da Barcellona: è salito come abusivo quando in Spagna stavano per arrestarlo. Si è nascosto nel rimorchio ed è arrivato da lì. Il camion l’ha scaricato a Novara, probabilmente ad Agognate”.

I motivi della fuga di Ismael dalla Spagna nessuno li sa e lui non li racconta. “Facevo il saldatore – ci spiega in ospedale a Novara – ed ero bravo. Ma in Spagna non potevo più stare, ho preso il primo camion, una settimana di viaggio. Eccomi qui”. Forse gli era scaduto il permesso di soggiorno. “Ci racconta subito di non avere i documenti, di aver perso an-che i documenti marocchini, ma dopo quasi una giornata passata a recuperare le forze ci mostra un foglio di via della questura di No-vara”. E lui che fa, scappa dal provvedimento? “No, lui ha tutte le inten-zioni di farsi rimpatriare, anzi si mette a disposizione e chiede a noi di aiutarlo a tornare a Tangeri”. E voi come agite, che fate? “Chie-diamo un parere ai carabinieri, che ci dicono di portarlo a Malpensa e di consegnarlo alla polizia di frontiera”. Peccato che poi però que-sto non accada e che per Ismael cominci una serie incredibile di rifiuti d’accoglienza e di rimpatrio. “Lo portiamo a Malpensa, gli diamo un po’ di soldi e lo affidiamo alla polizia di frontiera. Di lui non ne vogliono nemmeno sapere, ci dicono che non possono rimpatriarlo. Il foglio di via non basta, ci vuole anche il passaporto e il biglietto d’aereo è a spese del clan-destino”. E così lo riportate a casa. “Cerchiamo di contattare la Caritas, di tro-vare un centro che si occupi di Ismael, anche perché più passano i giorni più il ragazzo si riprende fisicamente, ma mostra vari se-gnali di squilibrio mentale. Secondo uno psicologo che consultia-mo potrebbe essere affetto da una sindrome psicotica dovuta allo stress”. Insomma Ismael sta male e a Novara non c’è chi sia in grado di rimpatriarlo né chi se ne possa occupare. “Andiamo al consolato marocchino a Milano. Lì il ragazzo si dimostra ancora più confuso. Crede di essere ancora in Spagna, perde un po’ di lucidità mentale e non sa bene cosa dire. Spiega solo che vuol tornare a casa. In Ma-rocco. Dal consolato però non possono far nulla. Senza documenti, anche marocchini, non possono accertare l’identità e non possono rimpatriarlo. Ci consigliano di consegnarlo alla questura che si oc-cuperà di portarlo in un centro di permanenza temporanea e poi di farlo rimpatriare”. E voi così fate. “Prima però cerchiamo di trovargli una sistemazione di accoglienza. Ismael continua a non stare bene. Ma non c’è stato nulla da fare, per tutti è un fantasma, di un clandestino non si può occupare nessuno. E allo sconforto si aggiunge l’amarezza. Anche all’ufficio immigrazione Ismael non viene riconosciuto e la risposta è tagliente: senza documenti non possiamo riconoscerlo né rimpatriarlo”.

È vero, tutto si basa su quel che Ismael dice di sé. “Inizialmente vorrebbero rimandarlo per strada. Ci siamo opposti”. In che senso? “Non era possibile che Ismael venisse rifiutato anche dall’ufficio im-migrazione perché clandestino. Il ragazzo andava aiutato”. La storia si complica e Ismael viene trattenuto in questura. Per tre giorni di lui non si saprà più nulla. Poi lo incontriamo ancora: derubato, malme-nato e abbandonato alla periferia della città.Lo raggiungo in ospedale, chiacchieriamo a lungo. Mi racconta del camion che ha preso a Barcellona, della sua vita di bambino finita nell’istante in cui si è trovato ad essere clandestino. Non pian-ge mai, ride. Ma non è un buon ridere. Oggi Ismael è salvo. Dal-l’ospedale di Novara è stato affidato a una comunità di assistenza. È ancora qui. Ride sempre, e qualche sorriso lo strappa anche a noi.

Una trama, due storie. Ismael e Enaiatollah. Bimbi spezzati, con la forza dell’essere uomini.

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testo: serena galasso

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il 25 E 26 SEttEmbrE cE’ StrEEt fEStival

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a cErano chi cA CE’ c’�

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ettembre è spesso un mese di malinconia... Si rientra dalle vacanze, si riprende con il lavoro, si torna sui

banchi di scuola, le giornate si accorciano, arriva l’autun-no, l’abbronzatura se ne va... Insomma, tanti motivi per chiudersi in casa e sentirsi un po’ giù di morale. Ma non quest’anno. Da Nova-ra, anzi da Cerano, cittadina a pochi chilometri dal capoluogo, arriva per fine mese una manifestazione colorata e divertente. Si chiama Ce’ Street Festival.

Agli appassionati dei festival di musica in strada questo nome suo-nerà familiare: il Ce’ Street Festival riprende la strada interrotta nel 2008 dal Novara Street Festival e torna a portare in strada musi-ca, giocoleria, danza, teatro... Tutto rigorosamente dal vivo, tutto rigorosamente Street!

La manifestazione si svolge nel fine settimana 25-26 settem-bre e vede il susseguirsi nelle piazze e nelle vie di Cerano di più di 40 spettacoli all’aperto dalle 17 alle 24. Tanti i nomi degli artisti previsti dal cartellone come invitati, tanti coloro che si sono accreditati per la formula “a cappello”. Ecco qualche anticipazione su quello che si vedrà e si udirà al festival.

Benjamin Delmas, attore parigino cresciuto in Inghilterra, ha alle

spalle un’esperienza decennale come artista di strada ed è vinci-tore di numerosi premi di clownerie e di valorizzazione dell’arte di strada. Dalla clownerie alla musica con il Trio Radio Marelli, gruppo bo-lognese formato da tre musicisti nipoti di alcuni orchestrali del-l’Orchestrina jazz Tumbuctu, che furoreggiava in Italia durante gli anni Trenta. Il trio reinterpreta e arrangia il repertorio dei nonni, portando avanti un progetto di recupero dello spettacolo d’intrat-tenimento d’inizio Novecento.

Da un trio di uomini a un quartetto tutto femminile. Arriva a Cera-no la musica klezmer del Nuages Ensemble. Appassionate dalle melodie accattivanti, coinvolgenti e caratteristiche della musica klezmer, Les Nuages Ensemble desiderano contribuire ad ampliare la diffusione di questo genere grazie all’utilizzo di strumenti gene-ralmente impiegati nella musica classica.

Tante atmosfere, tanti colori, tanta diversità. In questo senso ben si collocano l’Orkestra Zbylenka e Luigi Lullo Mosso con il suo Mototrabasso: un viaggio teatrale tra le musiche del mondo con questo strumento-veicolo che permette di viaggiare spostandosi tra una canzone e un’altra in tutto il mondo della musica e in tutte le musiche del mondo.

Spazio, come sempre ai più piccoli, con prestigiatori e clown e con il fiabesco racconto Historia de un abrazo della Compagnia Dro-mosofista, un giovane connubio di figli d’arte provenienti da Italia e Argentina, tra i quali spicca Santiago Facundo, che durante il weekend darà anche sfoggio della sua capacità di hombre orque-stra: tanti strumenti ai quali ha affidato il compito di rispolverare le vecchie canzoni del repertorio sudamericano.

E poi due ritorni noti ai frequentatori del festival novarese: Valter Tessaris, musicista che si dedica alla tecnica del fingerpicking, per-correndo le piazze d’Europa, e Maurizio Stefanizzi, in arte Mimito, l’uomo nel vento, che passeggia per le vie della città e ne osserva i dettagli, i palazzi, la gente, i bambini, gli animali e si sofferma laddove incontra una reazione, per saziare la sua sete di vita. Un sorrydista, che significa: “scusa se ti faccio ridere”.

Ce n’è per tutti i gusti, e a proposito di gusti c’è anche un’Osteria del Festival, dove sia sabato sia domenica si può cenare in compa-gnia di amici e artisti, e dove domenica ci si prepara per la grande festa di chiusura. “A Cerano il 25 e 26 settembre chi Ce’ c’è” di-cono gli organizzatori (l’associazione culturale Novara Street Festival). Si consiglia di portare qualche monetina per i cap-pelli degli artisti.

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Steccherino

Haec herba est bona ad vulnera sanan-do/ Ad moroidas/ Ut non timeas eos qui cibum retinere/ Ut non timeas venenum in toto anno/ Ad fluxum ventris/ Ad dolorem dentium...

Da un Testo antico

Accadeva sempre. La incon-trava e starnutiva. Una volta, due volte, più volte. Ripetutamente.«Salute!» Senza fermarsi, gli passava accanto e proseguiva con passo spedito, ticchet-tando sui tacchi di quelle francesine strampalate di velluto.«Grazie!» e riaprendo gli occhi la segui-va con lo sguardo, voltando la testa in quella direzione.«Non c’è di che» sorrideva, ancheggian-do e lasciando dietro di sè quello strano profumo, un leggero aroma canforato.Stordito, sotto ai portici di quella via, rimaneva incantato, senza pensieri, fin-ché si soffiava il naso, scuoteva la testa senza capire perché si sentisse strana-mente così libero da ogni malanno, come se avesse ritrovato la giovinezza di un tempo. La sensazione era molto simile a quando un’emicrania forte e persistente, improvvisamente va scom-parendo. Si sentiva leggero e leggero si allontanava, riprendeva la strada, la seguiva, cercando di tornare alla nor-malità.Il ricordo di lei non lo abbandonava per diversi giorni: era alta, angolosa, ai suoi occhi pubescente, indossava gonne di stoffe colorate che sembravano foglie di colore verde scuro, sèssili, lineari, lunghe e seghettate. Una cintura, che rendeva sensuali i suoi fianchi, lega-vano una giacca aderente di spesso tartan scozzese in tinta marrone, con fantasia di fiorellini tubulari e bianchi, con tanti bottoncini d’argento a fare da pistilli sulle corolle. Infilava la grossa chiave nella serratura, un giro, due giri, più giri..., fin-

ché il portone con un click clack si apri-va e lei entrava, veloce, senza voltarsi indietro. Il cartello di legno decorato tutt’intorno da una ghirlanda di fiori secchi, batteva più volte sul portone. Lui si fermava a guardarne il movimen-to, una, due, più volte... poi leggeva la scritta «La fata dei bottoni».La fata dei bottoni, replicava mental-mente. Sì, si chiamava così la bottega di cui lei era titolare, una piccola bottega di sartoria, dove lei, Achillea, non solo era sarta, ma creatrice di abiti e scicco-serie, e in cui era davvero una fata av-volta di magia. D’altra parte lei lo dice-va spesso: «Non è solo una questione di dimestichezza con abiti e tessuti, è l’ar-te del cucire. Anche attaccare un bot-tone è arte, è espressione di fantasia, è cultura dei popoli - e amava spiegare che, per quanto possa sembrare strano, non tutti sanno attaccare un bottone - Chissà quanti si sono sentiti dire alme-no una volta Non sei neppure capace di attaccare un bottone!» Achillea era fatta così e i bot-toni rappresentavano il suo arcano, la sua massima espressione, quelli d’ar-gento poi erano la sua seconda pelle:

non aveva giacca, pantaloni, abiti che non avessero asole con bottoni d’ar-gento. Per chi la conosceva, lei non si chiamava più con il suo nome reale, ma semplicemente Bottone d’argento; quell’argento che rifletteva i raggi del sole, quand’era all’aperto, che faceva da specchio a chi se la trovasse di fron-te, quell’argento così efficace contro gli esseri maligni, che non potevano nep-

pure desiderare un suo sguardo... Seduta al tavolo da lavoro,

sceglieva con cura i bottoni da cucire su ogni capo d’abbigliamento. Utilizza-va il filo ritorto per occhielli di seta e di cotone, con un ago da ricamo a cruna larga, in modo da poter inserire diretta-mente il filo doppio.Per evitare che lo stesso si arrotolasse, durante questa operazione, annoda-va prima di tutto l’estremità dei capi e passava il filo sulla cera della cande-la bianca che teneva sempre accesa, quasi fosse la sua fonte d’ispirazione. Inseriva l’ago nella parte dritta della stoffa, nel punto esatto dove voleva at-taccare il bottone; dava qualche punto, dopodiché infilava il bottone nell’ago. Tenendolo ben dritto, faceva passare il filo almeno un paio di volte in ogni foro, senza tirare troppo.Con i bottoni a quattro fori, faceva un procedimento differente, cuciva cioé con due gugliate diverse, in questo modo, se il filo si fosse rotto, l’altro avrebbe tenuto fermo il bottone, evi-tando che andasse perduto.

A seconda dell’umore, li cu-civa a croce, a quadrato, oppure a due

linee parallele, o ancora a tridente, dira-mandoli da uno dei fori.Rinforzava poi sempre i bottoni sulle stoffe sottili e delicate, come quelle de-gli impermeabili o soprabiti, questo per evitare che la stoffa si strappasse: siste-mava un bottoncino piatto nella parte interna dell’abito, cucendolo insieme al bottone esterno. Sulle stoffe d’abiti molto pesanti e spessi, invece, fissava

il filo, inserendo il bottone, e cuciva un punto lungo passando attraverso tutti i fori, facendo in modo che il filo formas-se un gambo. A questo punto, inseriva uno stuzzicadenti tra i fili, fra il bottone e la stoffa, e proseguiva con altri tre o quattro punti in ogni foro. Toglieva lo stuzzicadenti e avvolgeva il filo attorno al gambo, fissandolo poi con parecchi piccoli punti.

Achillea era unica nel suo ge-nere. Non tanto per alcune sue strane superstizioni e per quei calcoli che la portavano sempre ad attaccare i botto-ni in numero di 1 1 2 3 5 8 13 21 34..., più che altro era il suo linguaggio a in-curiosire. A volte ai più diventava persi-no incomprensibile: «Bottoniamoci. Sai che cosa si intende in botanica? – esor-diva a volte - Si dice che un albero co-mincia a bottonare, quando i suoi bot-toni da legno o da frutto danno segno di protuberanza, quando le loro scaglie si separano, e lasciano vedere l’origine delle foglie o dei fiori sotto un colore turchiniccio, verdognolo o rossiccio. Anche l’uomo dovrebbe imparare non solo ad abbottonarsi, ma anche a bot-tonarsi.»Si diceva poi che sapesse curare le persone, bastava varcare quella soglia e respirare quello strano profumo nel-l’aria, simile all’artemisia per guarire da un turbamento - guarigione spirituale dunque – oppure da un reale malanno, quale il mal di denti, le ragadi, le alce-razioni da varici ed emorroidi, qualche signora aveva persino dichiarato che calmava gli spasmi uterini, le emorra-gie da piaghe, la diarrea. Tutto per via di quegli strani e decisamente insoliti starnuti.

Chi entrava nella sua bottega, starnutiva e, quando usciva, quasi sem-pre rimaneva affascinato da Achillea, impressionato o per lo meno confuso, come capitava a lui, ogni volta che la incontrava.Accadeva sempre. La incontrava e star-nutiva. Una volta, due volte, più volte. Ripetutamente. Lui però davanti a quel portone si fermava...

Federica Pegorin, laureata in let-tere e insegnante, tiene seminari di scrittura creativa e poesia lirica, ma frequenta anche la musica e il canto. Tra i fondatori dell’Associa-zione VoiceArt, collabora al portale www.voiceart.net; è presidente del-l’Associazione culturale di volontaria-to Amporium - www.amporium.it.Con lo pseudonimo di Steccherino scrive nel suo sito-blog www.stecche-rino.it.Ha pubblicato il cd audio-letterario “Immagina un bosco” (2003), per attività didattiche e di mediazione educativa, il volume “Francesco Guc-cini. Cantore di vita” (Effatà, 2006) e “Incontri di parole e terra - Lo gnomo Steccherino è uscito dal web” (Editrice Zona, 2009).Ha scritto alcuni testi - “Metaparo-le” - per il booklet dell’album “Po-sitive Consciousness” del cantante Albert Hera (2005). Un suo racconto - “Il Conte” - appare nell’antologia “Le fiabe di Gramos” (Lulu.com 2007).Collabora al giornale vercellese “La Sesia” e alla rivista “Kurtz”, legata ai Presìdi del libro di Vercelli.È autrice e curatrice del volume “Lam-poro sulla Via Francigena” (Ampo-rium 2009) che, oltre al suo saggio “Lo straordinario cammino delle per-sone comuni”, contiene gli interventi di Alessandra Cesare e Massimiliano Caldera, Giorgio Massola, Carlo Ma-rone.

Fuori tempo massimo. Così si intitolerà l’articolo per questo splendido mese di settembre per la mia rubrica Terapie e borsette. Sempre se qualcuno lo leggerà, proprio perché giunto in redazione ftm. E perché vi chiederete voi visto che pro-durre una paginetta con ben due mesi di tempo (ad Agosto tutti in ferie) non era citata fra le fatiche erculee né presuppo-ne competenze da Nobel? Ebbene per-ché la sottoscritta si sente quanto meno poco modaiola e non entra in uno store di moda da almeno 40 giorni. Sono gua-rita penserete voi, ho abbracciato una religione fatta di privazioni e sofferenza, mi sono convertita all’ecologia estrema

per cui un vestito in più rappresenta chili di rifiuti per il mondo? No sono incinta! O meglio essendo incinta di appena 4 mesi, ma avendo messo su almeno 7 kg, e non partivo proprio da una taglia mi-nima diciamola tutta, non solo non en-tro in alcun capo che mi piaccia, soffoco persino ad entrare in un camerino!Ma come voi direte, la fase dell’attesa è un tripudio di abiti premaman, attrezza-tura per il pupo, cameretta da arredare e regali da ricevere. Bè non a 4 mesi: in questa fase qualsiasi cosa compri per il bebé, il quale detto per inciso nonostan-te abbia più ecografie lui/lei di foto di nozze io, non palesa il suo sesso, porta

male e per quanto riguarda la puerpera, anzi come dice la mia cartella “primipa-ra attempata” (a 35 anni, ma se sono un fiore!), gli abiti per l’attesa sono ancora larghi e le taglie “normali” strette.In effetti lo ammetto la maggior parte della gente che mi vede pensa sia sem-plicemente ingrassata, forse perché ho quello che chiamano “bambino diffuso”: parte nella pancia, parte nelle cosce, un po’ nelle braccia, qualcosina al doppio mento e (grazieSignoregrazie) una stra-tosferica quinta misura di reggiseno.Tutto questo per giustificarmi del ritardo assurdo con cui consegno questa cartel-la, sentendomi davvero poco poco gla-

mour. Vi chiederete quindi da dove mi viene l’ispirazione questa mattina? Dalla mia amica Valeria, che oggi si sposa e dalla mise, anzi dalle mise che mi per-mette di indossare l’occasione. Il bello degli abiti eleganti è che il loro taglio sartoriale e la loro esclusività per-mette anche a chi è nella mia situazione di cavarsela alla grande. Valeria si sposa di mattina per cui ecco appesa nella mia stanza dei vestiti (che dovrò salutare vi-sto che diventerà la cameretta del pupo, quanti sacrifici) la mise di giorno: abito rosa chiarissimo con taglio ad impero anti pancia e copri spalle anti braccia molli, cappello a larghe falde (sotto un

poncio maron... no questa è un’altra canzone) rosa, ballerine con fiore e bor-sina coordinata... un bon bon di 72 kg! E per la sera, percé Valeria darà anche una festa che le permetterà di invitare altri amici, ed a me di sfoggiare un secondo abito (geniale) una specie di sari/peplo sui toni delle spezie che secondo me maschera molto bene, secondo altri mi dà un’aria da Marta Marzotto a Portofi-no, ma tant’è saranno le vitamine gli or-moni o la seta ma io oggi mi sento un babà.Un babà... che voglia chissà se ce l’hanno giù in pasticceria…

Terapia e borsette di Veronica Gallo

Fuori tempo massimo (con giustificazione)

Scrittori Nella Nebbia a cura di Gianluca Mercadante

La fata dei bottoni di Federica Pegorin

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Nella Nebbia 17

“LIBERO ARBITRIO!! LIBERO ARBITRIO!!”Kilgore Trout

Se ci si muove dall’Italia verso nord, senza utilizzare come unico strumento di percezio-ne la guida turistica o il navigatore satellitare ma, ad esempio, la vista, accompagnata da un minimo di circospezione, si notano molto sovente incroci e spazi pubblici senza segna-letica stradale, né verticale (cartelli, semafo-ri) né orizzontale (linee di mezzeria, o limiti di stop...). Questo sistema viene utilizzato normalmente in aree urbane a scarso traffi-co per tenere alta l’attenzione dei guidatori.

Però ci sono una dozzina di cittadine di me-die o grandi dimensioni in Nord Europa, soprattutto in Olanda e Germania, in cui si sta portando avanti un esperimento ai con-fini della realtà: progressivamente in tutto il centro abitato - quindi anche incroci ad alta densità di traffico - sono stati eliminati i se-gnali stradali e i semafori. Via! spariti! puff..... un incantesimo ben fatto e decine, centinaia di pezzi di ferro sono scomparsi dalla vista dei passanti.

Questo è solo l’aspetto più evidente di un progetto supportato dalla UE chiamato shared spaces in cui si vuole ristudiare il rapporto fra cittadini e mobilità, sulla base della constatazione che i guidatori prestano più attenzione a ciò che succede intorno a loro quando non possono contare su rigide regole del traffico che abbattono la loro per-cezione del pericolo. Pare che laggiù al nord i cittadini, all’avvicinarsi degli incroci (dove ovviamente il codice della strada è ancora e sempre in vigore) vengano sopraffatti da un rigurgito di senso civico e rallentino esage-ratamente, non si sa se per timore o (come

non vorrebbero gli psicanalisti) per il supe-ramento dell’inclinazione primordiale alla prepotenza.Lo scopo finale è quello di restituire all’uso collettivo una spropositata porzione di spa-zio che normalmente è utilizzata esclusiva-mente dai veicoli.

Al momento gli interventi si stanno moltipli-cando anche nelle grandi città, soprattutto inglesi, ma nella cittadina di Drachten, in Olanda, dove per la prima volta nel 2000 si è realizzato questo esperimento, gli incidenti stradali si sono ridotti a zero (ZERO virgola ZERO!?!).Questo aspetto, pur essendo probabilmente il più importante, non è quello che tormenta di più il mio blando senso etico.Shared spaces, con i suoi marciapiedi infiniti, le panche in centro alle rotonde, le differenti pavimentazioni che voglio far capire al gui-datore di essere in una strada che sarebbe preferibilmente riservata ai pedoni, lascia senza parole perché mira a far passare l’inte-ra comunità ad un grado superiore di civiltà: riconoscendo che i veicoli (sia automobili che biciclette) NON sono più importanti dei pedoni si tenta di abrogare la legge del più forte e di conseguenza dimostrare che è possibile convivere utilizzando il buonsenso invece dell’istinto bestiale. E’ un po’ come cerca di spiegarci Arthur C. Clarke in 2001 odissea nello spazio quando fa calare il mo-nolite di metallo lucido in mezzo agli scim-mioni: uno spazio urbano ben fatto può far scattare il dubbio dell’intelligenza anche in chi va a far la spesa con un SUV da 400 CV.

Il progetto, visto anche il suo carattere un po’ borderline, non prevede solo l’eliminazione della segnaletica ma consiste in un ridisegno

molto raffinato e poco vistoso delle strade e degli incroci e gli esperimenti finora realiz-zati stanno funzionando grazie alla capacità dei progettisti.Bisogna riconoscere però che alla base della buona riuscita c’è una politica di disincenti-vazione dell’uso dell’automobile all’interno dei centri urbani, per la quale, come ama sostenere Beppe Grillo, l’Italia è ancora una volta in “lievissima controtendenza”.Mente in tutto il mondo si lavora per svi-luppare i mezzi di trasporto collettivi che disincentivino l’uso e la proprietà dell’au-tomobile, in Italia, non solo si costruiscono quantità di parcheggi nei centri urbani (se un’automobile arriva in centro deve poi an-darsene e quindi crea ingorghi in un senso e nell’altro), ma, con trovate tipo ecopass o autovelox, si fa dipendere l’economia dei co-muni dall’abbondante transito delle auto...

Il feroce scrittore Kurt Vonnegut, nel suo ro-manzo cronosisma, racconta di una società nella quale l’universo ha una crisi di autosti-ma e decide di interrompere la sua espansio-ne e tornare indietro di dieci anni. Tutti si tro-vano a rifare le stesse cose che avevano già fatto e a riprendere le stesse decisioni senza possibilità di uscire da uno schema già vis-suto. Quando si ritorna all’esatto istante da cui si era partiti nessuno pare più in grado di usare la propria intelligenza e affrontare i normali eventi della vita: così gli autobus finiscono fuori strada e le persone si scontra-no sui marciapiedi. Per fortuna c’è qualcuno come il protagonista Kilgore Trout che si sbraccia correndo per le strade e ripetendo a tutti: LIBERO ARBITRIO!! LIBERO ARBITRIO!!!

http://shared-space.org/

UN ARGOMENTO SCABROSOTelefono Amico per non fare gli struzzi di fronte al dolore, anche estremoSono un volontario di Telefono Amico e mi è accaduto di alzare la cornetta, dire la mia formula di accoglienza e incontrare la dispe-razione. Letteralmente, intendo: l’assenza di speranza, la voglia di morire, senza attendere malattie, destino o gesti altrui. Il desiderio di uccidersi, insomma. Immagina lacrime, parole di rabbia o stanchezza, severe auto-critiche o accuse spietate, racconti anche mi-nuziosi di funesti propositi, ma anche silenzi. Confrontarsi con il silenzio a volte è proprio difficile: sembra una scatola vuota, anche se sai che non lo è affatto… Prendo tutti sul serio, sempre: perché magari non è vero che ha una pistola in mano come dice, ma sicu-ramente ha nel cuore un turbamento grande che gli fa raccontare questa immagine così forte. E io sono con il suo cuore turbato. Devo essere proprio lì. Ascolto… Quello spazio è tutto suo, mi faccio da parte: “stare con” non vuol dire “stare sopra”; “stare vicino” non vuol dire “mettersi al posto di”. Nessuna formula consolatoria, nessuna pacca sulla spalla che rischia di banalizzare, di far sentire l’altro pic-colo piccolo. Nessun superbo ‘ti capisco’, così paternalista. Nessuna comparazione: l’altro

vuole e ha bisogno di essere riconosciuto nella sua unicità e irripetibilità. Come tutti noi. Come me. A volte “sputare il rospo” aiu-ta chi telefona a far scendere la temperatura emotiva, a volte il fiume è in piena davvero e gli argini sembrano essere sul punto di cede-re. In ogni caso, chiamare, cercare una rela-zione, una voce, è vita. Eccome!Poso la cornetta. Penso a quante baggiana-te si dicono sul suicidio, come la convinzio-ne per cui chi ne parla non lo farà davvero. E poi le idee sciocche per cui chi ci pensa è un debole, uno che non ha capito niente del valore delle cose, un viziato o un malato di protagonismo. Quanti giudizi presuntuosi, quante informazioni non corrette, leggende metropolitane, cronache morbose e sempli-cistiche… Lo psichiatra che dirige il Diparti-mento di Salute Mentale di Biella ci ha aiutato a capirne di più, ci ha spiegato come essere di aiuto alle persone che manifestano, anche in modo indiretto, le loro fantasie di morte, i loro progetti di fine. Altre associazioni si sono interessate alla nostra idea di costruire una rete di soccorso, nell’emergenza ma soprat-tutto nella prevenzione, anche a partire da lontano, fin dai primi segnali di rischio.Le persone che chiamano sono tante e noi non siamo mai abbastanza, a rispondere. Nel

2009, 500 uomini e donne, da tutta Italia, hanno espresso a Telefono Amico le loro in-tenzioni suicide. È importante non lasciar soli loro e chi vive disagi diversi, come la solitudi-ne, che può essere soffocante, che può por-tare a pensieri così cupi... La scelta per la vita può essere fatta esclusivamente da ciascuno, per se stesso. Ogni giorno, senza possibilità di delega. Ma non sentirsi soli nella scelta può aiutare molto.

Il 10 settembre di ogni anno è la giornata mondiale per la prevenzione del suicidio; info: www.iasp.info; www.prevenireilsuicidio.it.Per sapere cosa si sta facendo nel Biellese sul tema e per sentire testimonianze: mercoledì 15 settembre 2010, h 21.00, Sala Convegni Biverbanca, Via Carso 15, Biella; info: 393 9052992.Per info su TELEFONO AMICO e per diven-tare volontari: [email protected]; 347 6006273; www.telefonoamico.it.

Telefono AmicoUn argomento scabroso

Abitare sostenibile di Marco Pozzo

Spazio, ultima frontieraLo Sportello del Consumatore

Associazione Consumatori

ItaliaESEmpI dI mAtErIE trAttAtE

Investimenti(Bond Argentini, Global portfolio, Cirio, ecc...)

Utenzeturismo

risarcimenti

orArILUn: 08.30 - 12.30

mAr: 08.30 - 12.30 / 14.30 - 18.30

mErC: 08.30 - 12.30

GIo: 08.30 - 12.30 / 14.30 - 18.30

vEn 08.30 - 12.30

Corso risorgimento, 15 13900 Biella

tel: 015.401444 / 015.8461457

dA vEntAnnI In dIFESA dEL ConSUmAtorE

Page 18: Nella Nebbia #27

ruBrIche18 “On the road” con compagni di viaggio speciali

NOME E COGNOME: “On the road”. È il nome che rag-gruppa tutte noi airbag scoppiati, mandati in pensio-ne dal destino e trasformati in borse, portafogli, bor-sone da palestra, borselli, zaini. Siamo dieci modelli, dieci fratelli moltiplicati per “n” esemplari, sempre unici e diversi.SEGNI PARTICOLARI. Indistruttibile: sono di nylon e nato per essere resistente pressoché in eterno. Mul-ticolor: forse vi aspettereste un bianco costante, in-vece spazio dal panna, al bianco ottico, al rosa, con impunture rosse, arancio, nere…! Unico: ognuno di noi ha una triste e almeno un po’ violenta storia alle spalle, che subito dimentichiamo nel momento in cui la mamma ci salva dal carrozziere (che altrimenti ci butterebbe via!), ci sterilizza con il napisan a 90° e ci regala una nuova vita, abbracciandoci con le cinture di sicurezza, coccolandoci con accessori da cruscotto e poi assegnandoci un numero che garantisce la no-stra autenticità e irripetibilità.La mia MAMMA si chiama Rita, ha due grandi occhi nocciola e mille idee. Faceva la disegnatrice tessile, la modellista e l’insegnante di moda, poi nel 2000 ha deciso di creare qualcosa di tutto suo: così è nata MA-SALA, che si legge con l’accento sulla seconda “a” e che (mi hanno detto) è il nome di un misto di spezie

piccanti per condire le pietanze. Eccola che, con gli Skunk Anansie a manetta o con Mozart di sottofon-do, in un laboratorio-magazzino gonfio di scampoli variopinti, fili elettrici, oggettini apparentemente (apparentemente…) inutili, nel seminterrato biellese, inventa cappelli e borse e bijoux che non puoi trova-re altrove. Pensa, ha inventato anche borsette da sera ispirate alle protagoniste delle opere di Puccini! E poi il copricapo speciale, alla Audrey Hepburn (uno dei miti della mia mamma), che una ballerina della Scala un giorno le commissionò, dopo tante peregrinazio-ni, disperando ormai di poterlo avere: che felicità ve-dere il suo sogno materializzarsi dopo poche parole di spiegazione!SCOPI. Il nostro principale obiettivo è raccogliere e custodire il tuo mondo portatile con la discrezione un po’ ruvida che ci contraddistingue (non dimenti-carlo, siamo gente di strada, noi). Ma contribuiamo anche ad una buona causa. Il 21 gennaio 2010 abbia-mo fatto da “guest star” in un evento al Mirafiori Mo-tor Village, con un partner importante, Fondazione F.O.R.M.A. Onlus (Fondazione Ospedale Infantile Re-gina Margherita), alla quale va parte del nostro costo di vendita. L’underground locale è insospettabilmen-te vitale, popolato da personaggi variopinti che in diurna si camuffano da grigi uomini qualunque; alcu-

ni dipingono parafanghi d’auto e fanno murales, altri ballano hip hop e break dance, suonano fusti di me-tallo come tamburi, sfrecciano su roller e skate e bmx e soprattutto sono bravissimi ad attivare un rapido tam tam fra loro per mettere insieme uno spettacolo travolgente. La serata è stata strepitosa, un inno alla libertà di espressione e movimento urlato a squarcia-gola fra cubi di carcasse d’auto compattate e attorno a un pickup Dodge superaccessoriato che ormai è la mascotte preferita della mia mamma. E adesso, urge una replica nelle nostre zone. Quindi…A.A.A. CERCASI SPONSOR PER EVENTO BENEFICO, DUE ORE DI CONTAMINAZIONI ARTISTICHE SENZA TREGUA IN AMBIENTAZIONE UNDERGROUND. OR-GANIZZAZIONE E SQUADRA… PRONTE!P.S.: Rita ha anche due figli in carne ossa e fantasia, Rachi e Greg: 9 e 5 anni di avventure nell’atélier della mamma, sotto lo sguardo un po’ inquietante ma in fondo bonario dell’Assistente Brando…

MASALA Accessori –[email protected]; 338 8217046Riconosciuta Artigiana d’Eccellenza dalla Regione Piemontewww.fondazioneforma.it

Arte artigiana

Non sono mica (+) un air bag!

Premio NazioNale d’arte Città di Novara

2000 - 2010 edizioNe del deCeNNaledirezioNe artistiCaviNCeNzo sCardigNo

Pittura, sCultura, grafiCa e teCNiChe iNCisorie, fotografia, video

-tre sezioNi sPeCiali: giovaNi uNder 30, studeNtidegli istituti d’arte, artisti del territorio Novarese-uN’ aPPosita sezioNe su iNvito-isCrizioNe al Premio iNterameNte gratuita

le PriNCiPali Novità 2010

Per sCariCare o riCevere il regolameNto:www.artaCtioN.it / [email protected] (+39) 347 2536848

COMUNEDI

OLEGGIO

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ORTA S. GIULIO

Page 19: Nella Nebbia #27

Parola alla psicologaFantasie sessuali? Si grazie!“…E qualche volta fai pensieri strani... con una mano, una mano ti sfiori… Tu sola den-tro una stanza e tutto il mondo fuori...” (Alba-chiara, Vasco Rossi)Vi è mai capitato di fare “pensieri strani”? Oppure, per definire meglio quello di cui ci occuperemo, vi è mai capitato di farvi trasportare da fantasie sessuali? La sessua-lità è un tema che ci riguarda tutti, poiché tutti abbiamo un corpo sensibile a carezze e baci. Brett Kahr, psicoterapeuta inglese, attraver-so una ricerca pubblicata nel libro “Indovi-na chi viene a letto? Il mondo segreto delle fantasie sessuali”, tenta un viaggio nell’in-timità britannica, analizzando le fantasie

di oltre 19.000 adulti e definendole come “sogni ad occhi aperti” di carattere perso-nale. Ad esempio, la maggior parte delle persone preferisce fare l’amore a luci spen-te non solo per non mettere in evidenza imperfezioni estetiche che possono creare disagio, ma soprattutto perché una camera da letto buia permette di dare vita alla pro-pria fantasia. Oggi si parla molto di sessualità e di fanta-sie sessuali ma è necessario distinguere tra

le fantasie narrabili, quelle che si possono definire ironicamente “chiacchiere da bar” di cui non ci si vergogna perché, se raccon-tate, non scatenano particolari conseguen-ze, e altre invece, più private, che possono suscitare sentimenti di imbarazzo o di col-pa.Ma che differenza c’è fra uomini e donne rispetto alle fantasie sessuali? Potremmo genericamente rispondere che entrambi fantasticano in egual misura, tuttavia le donne sono più restie ad ammetterle e a raccontarle. In generale, le fantasie sono una miscela tra caratteristiche personali e ruolo sociale e si fanno tanto più com-plesse quanto più la quotidianità si tinge

di grigio. Ad esempio, la fantasia maschile di avere un harem potrebbe rappresentare il desiderio di sperimentare ruoli differenti e più fantasiosi di quelli del “capofamiglia responsabile”, mentre la fantasia femminile di sottomissione potrebbe esprimere il bi-sogno della donna di incontrare la propria parte più passiva.Un altro elemento che emerge è che nelle proprie fantasie quasi tutti tradiscono. Le “infedeltà mentali” permettono l’appaga-

mento dei desideri e la possibilità di gioca-re ruoli diversi. Chi non ha mai immagina-to un incontro al buio durante una noiosa lezione di storia o di matematica (non ce ne vogliano gli insegnanti…) o una lunga riunione di lavoro? Ci si può chiedere qual è la funzione di tali fantasie. Per alcuni è una pillola antidepres-siva che solleva lo spirito quando si è tristi; per altri rappresenta un’evasione creativa dalla quotidianità. In ultimo, ma non per importanza, le fantasie stimolano il desi-derio e l’attività sessuale e possono essere utili per accrescere l’intimità della coppia. Sottolineiamo, infine, che diverse dalle fan-tasie sono le perversioni sessuali, caratte-

rizzate da pensieri ma soprattutto da com-portamenti e agiti distorti rispetto al senso comune della sessualità che, al di fuori di un rapporto consensuale, sono generalmente considerate spiacevoli e indesiderabili. Ma questa è tutta un’altra storia…

PUNTO INFORMATIVO DI VERCELLIORDINE DEGLI PSICOLOGI DEL PIEMONTE

Nella Nebbia 19

Premio NazioNale d’arte Città di Novara

2000 - 2010 edizioNe del deCeNNaledirezioNe artistiCaviNCeNzo sCardigNo

Pittura, sCultura, grafiCa e teCNiChe iNCisorie, fotografia, video

-tre sezioNi sPeCiali: giovaNi uNder 30, studeNtidegli istituti d’arte, artisti del territorio Novarese-uN’ aPPosita sezioNe su iNvito-isCrizioNe al Premio iNterameNte gratuita

le PriNCiPali Novità 2010

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ORTA S. GIULIO

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18

Michele Trecate

www.vercellink.com

E-mail: [email protected]: www.informagiovanivercelli.it

INFORMAGIOVANI CITTA’ DI VERCELLIC.so Libertà, 300 - 13100 VercelliTel. 0161.25.27.40 - Fax 0161.54.384

“Cultura”da Lun. a Ven. alle ore 17.40

“Segnalibri”da Lun. a Ven. alle ore 18.40

9 giovedìFolkRecettoSagra della Spalla, giunta alla 25a edizioneParco comunalePer info:0321/836119.

SozzagoSagra della melaFino al 12 settembrePer info: 0321/70176.

VercelliSagra dell’AgnolottoRione Cervetto - p.le MontefibreOre 19.30 fino al 13 settembrePer info: Rione Cervetto Onlus Tel. 339 88 58 233 o www.cervetto.it

CinemaPollone Rassegna “Giornate del Cinema Sportivo” Piazza del municipioOre 21.15Per info: [email protected]

10 venerdìMusicaNovara“In concerto sotto la cupola”Basilica di S.Gaudenzio Ore: 21.00 Per info: Associazione I Gaudenziani, tel. 0321/661644.

Vigliano BielleseReload Sound FestivalPiazza Martiri PartigianiFino al 12 settembrePer info: Comune di Vigliano Biellese Tel. 015 512041

EventiSordevoloAnfiteatro Giovanni Paolo II - “Passione di Cristo 2010” Per info: Associazione Teatro Popolare di Fino al 12 settembreSordevolo - Tel. 015 2562486www.passionedicristo.org [email protected]

Novara“Novara Danza Festival” Piazza MartiriOre15.30 fino al 12 settembre

IncontriBiella“Biella Estate” Giardini del Fondo Edo TempiaDalle 18.00Per info: Ufficio Cultura del Comune Tel. 015 4507212www.eventi.comune.biella.itpalazzoferrero@comune.biella.it

CandeloSerata culturaleOre 21.00Per info: Ufficio accoglienza turistica - Tel. 015 2534203www.comune.candelo.bi.it

BiellaProiezione “Da Lourdes a Santiago de Compostela” Via Q.Sella 12Ore 21.00Per info: Servizio Cultura della Provincia di Biella Tel. 015 84 80 899 – 646www.provincia.biella.it - www.francigenasigerico.it - www.camminidelluomo.

VercelliUno sguardo sull’Antico EgittoMuseo Leone Ore 18.00

Per info: Museo Leone Tel. 0161.253204

11 sabatoArteVacciago di Ameno Mostra Collezione CalderaraFino al 15 settembrePer info: 0322 998192

Tornaco“Cantieri d’arte”. Villa MarzoniFino al 10 ottobrePer info: 0321/846118.

MercatiniVercelliMercatino Art & DecoupagePiazza CavourDalle 8.00 alle 19.00Per info: Confesercenti Tel. 0161 50 15 95

NovaraPiazza Puccni mostra mercato di prodotti provenienti da Chiavari

MusicaCoggiolaXIII Festival Internazionale Storici Organi del BielleseChiesa di S. GiorgioOre 21.00Per info: Associazione Culturale Storici Organi del Piemonte - Tel. 015 [email protected]

PettinengoArie d’Europa a Villa PiazzoOre18.00Per info: Associazione Pacefuturo - Tel. 015 [email protected] Soriso“Un paese a sei corde”, ciclo di concerti di chitarra. Parrocchiale di San GiacomoOre 21.00Per info:0322/96333

Arona (NO)“Concerto Sacro - Lirico” con accompagnamento al pianoforte Amadeus Kammerchor Direttore Gianmario Cavallaro Chiesa San GrazianoOre 21.00Per info: www.comune.arona.no.it

IncontriBiella25° Meeting di Atletica Leggera “Per non essere diversi” Stadio Pozzo La MarmoraOre20.00Per info: Ufficio Sport della Città di Biella - Tel. 015 3506612/[email protected]

BiellaCelebrazioni Dolciniane 2010 Chiesa Valdese di via Fecia di CossatoOre 17.00Per infoCentro Studi Dolciniani - Tel. 015 94271

NovaraLa battaglia della Ariotta - Novara 1513Parco dell’Allea - zona fontanaSabato 20, domenica dale 10.30 fino al 12 settembre Per info: 0321513657 Novara“Corso di 1° livello di lettura espressiva per educatori e genitori”Biblioteca Negroni in c.so Cavallotti 6Dalle 9.30 alle 12.30 Per info: 0321/ 3702813

Teatro

Miasino “Agire il paesaggio”: teatri, pensieri, politiche del “luogo” Villa NigraDalle 10.00 alle 18.00 Per info: Teatro delle Selve 0322/969706

San Nazzaro Sesia (NO)Teatro da GustareRassegna teatrale itineranteOre: 21.00Per info: www.turismonovara.it

SordevoloSpettacolo itinerante “ La Passione secondo l’Asina”Ore 9.00Per info: Tel. 349 3269048 – 015 2568107

12 domenicaMusicaArona (NO)Chiesa Monastero della VisitazioneConcerto Mariano, “Stabat Mater” e della “Salve Regina” Ore16.30Per info: www.sonataorgani.it

Gozzano (NO)Oratorio Madonna di LuzzaraUn Paese a Sei Corde, Giulia Ballarè e Mariangela PastanellaOre 21.00Per info:www.unpaeseaseicorde.it

NovaraPiccolo CocciaSeminario di tecnica vocale GospelPiazza MartiriDalle 9.30 alle 17.30Per Info:www.novaragospel.it

VercelliPomeriggio in musicaAlle 17.00 in P.za Cavour esibizione del gruppo “Luna Nova” con canti piemontesi.Per info:Comune Tel. 0161 5961

Teatro San Maurizio d’Opaglio (NO)Teatro delle Selve, Il Camminante Antica Via degli Scalpellini, tra San Maurizio e AlzoOre 15.30Per info:www.teatrodelleselve.it

BiellaPiazzale Città Studi Spettacoli “Umberto da Crema” e “I cavalieri della tavola rotonda”.Dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 17.00 alle 18.00Per info: ARS Teatrando - Tel. 333-5283350

IncontriVercelliLa Cooperfisa apre i battentiPer info: Cooperfisa Tel. 0161 39 21 15

VercelliVisita guidata al Cimitero Ebraico Ore 14.30, 15.30, 16.30, 17.30Per info: Comunità Ebraica Tel. 339 25 79 283

Santuario di Oropa“Biella Estate”Raduno Alpini della Valle Oropa.Per info: Ufficio Cultura del Comune - Tel. 015 4507212www.eventi.comune.biella.itpalazzoferrero@comune.biella.it

Biella“Pietro Micca Day” Dimostrazioni sportive delle diverse Sezioni dell’APD Pietro Micca Via Italia e Giardini ZumagliniDalle 13 alle 19Per info: Ufficio Sport della Città di Biella Tel. 015 3506612/[email protected]

Oropa, Lago del MucroneLagolf Challenge ad Oropa

Inviaci le tue segnalazioni a:[email protected]

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Page 21: Nella Nebbia #27

Nella Nebbia 21

Dalle 10.00Per info: www.jeunesse.it

Vicolungo (NO)New Fantasy BarSaturday night summer, ArtemistaPiazza Mazzini, 6Ore22.30

15 mercoledìMusica NovaraAuditorium f.lli Olivieri del ConservatorioFesta Madonna del Bosco: Concerto del pianista Simone Pedronilargo Sante ColonnaOre 21.15Per info: www.madonnapellegrina.org

ArteAronaDa oggi alla fine del mese al Salone Merzagora sarà visitabile la Rassegna “Giovani artisti in mostra”Per info: 0322 – 231269

EventiBiellaXXIII edizione del Festival Internazionale delle Arti “Differenti Sensazioni” Fino al 18 settembrePer info: Stalker Teatro - Tel. 011 [email protected]

16 giovedìFolk VercelliSagra d’la Pulenta e dal MarlusRione Porta TorinoOre 19.00 Fino al 19 settembrePer info: Rione Porta Torino, Tel. 0161 26 16 00

EventiOrta San Giulio OrtaCirkos, Kermesse di Circo ContemporaneoPiazze e vie di Orta San GiulioDalle 18.00 alle 24.00Per info: www.ortacirkos.it

17 venerdìMercatiniNovaraCuriosità a Novarac.so Mazzini e P.zza GramsciDalle 9.30 fino al 18 settembre Per info: www.comune.novara.it

Biella“Biella Estate”Mercato dei Sapori.Via ItaliaFino al 19 settembre Per info: Ufficio Cultura del ComuneTel. 015 4507212www.eventi.comune.biella.itpalazzoferrero@comune.biella.it

Musica Novara‘In concerto sotto la cupola’: Concerto per pianoforte e violino S.GaudenzioOre: 21.00 Per info: 0321 661644

Eventi SordevoloSordevolo, Anfiteatro Giovanni Paolo II “Passione di Cristo 2010”Fino al 19 settembrePer info: Associazione Teatro Popolare di Sordevolo

Tel. 015 [email protected]

NovaraChiesa della Madonna del BoscoFesta Madonna del Bosco: Narsil - Los Chitaronescorso Vercelli, 108Ore 21.15Per info: www.madonnapellegrina.org

Cinema CandeloCinema Verdi Via Marco Pozzo 2Film Sala 1, Orso Lindo: “London River” Fino al 22 settembrePer info: 015 [email protected]

ArmenoFestival cinematografico “Corto & fieno” è il titolo della prima edizione del festival internazionale di cinema rurale Ore19.00Per info: 340/3405184

TeatroBorgomaneroSpettacolo dal titolo “Garbüj, danèe e un para da mièe” Teatro NuovoOre 21.00Per info: 0321/659.558 - 340/8761258

18 sabatoEventiNovaraA Porta Mortara Facciamo Notte Insieme Edizione 2010Corso XXIII Marzo e strade adiacentiDalle ore 16.00 all’01.00 Per info: 0321 397248

Arona (NO)Arona con GustoPiazza del PopoloDalle 10.00 alle 20.00Info: www.lacompagniadeisapori.it

Biella“Biella Estate” InGiardino: la quarta edizione della manifestazione dedicata alla sostenibilità ambientaleFino al 19 settembrePer info: Ufficio Cultura del ComuneTel. 015 4507212www.eventi.comune.biella.itpalazzoferrero@comune.biella.it

MusicaVercelliofficine SonoreReparto in concertoDalle 22.00Per info: www.officinesonore.org

Pogno (NO)Sala PolivalenteUn Paese a Sei Corde, Carlo Pestelli e Alex Gariazzo Ore 21.00Per info: www.unpaeseaseicorde.it

Vicolungo (NO)New Fantasy BarSaturday Night SummerLakura in concertoOre 22.30

VercelliXIII Viotti Festival Cortile juvarriano del Seminario Arcivescovile esibizione della Camerata Ducale.Ore: 21.00Per info: Ass. Camerata Ducale Tel. 011 75 57 91 CamandonaLa Corale “I Cantori di Camandona” assieme ad altre prestigiose corali piemontesi.

Per info: Comune di Camandona Tel. 015 748257

TeatroTriveroTeatro Giletti, p.za XXV AprileLa Compagnia di Operetta Alfa Folies presenta “La vedova allegra”Ore 21.00 Per info: Tel. 015 75340www.operette.it

Mercatini ViveroneMercatino dei prodotti tipici Lungo LagoFino al 19 settembrePer info: Comune di ViveroneTel. 0161 987021

ArteNovaraSala Paolo VI parrocchia della Bicocca5° Concorso Fotografico Bicocca Fino al 19 settembrePer info: www.concorsofotograficobicocca.net

19 domenicaFolkGrignasco (NO)Glareascum, Festa medievaleVie del centro storicoPer info: www.comune.grignasco.no.it

Musica Pella Alzo (NO)chiesa S. Giovanni Un paese a sei corde, Reno Brandoni e Giorgio CordiniOre: 21.00Per info: www.unpaeseaseicorde.it

VercelliPomeriggio in Musica Alle 17.00 in P.za Cavour esibizione del gruppo “I tali e quali” Per info: Comune Tel. 0161 5961

PralungoXIII Festival Internazionale Storici Organi del Biellese Chiesa di S. Maria della Pace Ore: 21.00Per info: Associazione Culturale Storici Organi del PiemonteTel. 015 [email protected]

IncontriNovaraMuseo di Storia Naturale Faraggiana FerrandiLa domenica al Museo Faraggiana Ferrandi via G.Ferrari, 13 Dalle 10 alle 12; dalle 15 alle 17Per info: 0321 3702755

Biella Chiavazza, Cossato, Valdengo e Vigliano BielleseIl biellese di corsa “Insieme alla Sclerosi Multipla per la popolazione di Haiti”Dalle 09.00Per info: Ufficio Sport della Città di Biella Tel. 015 3506612/[email protected]

21 martedìIncontriNovara Saletta Fondazione FaraggianaLombroso oggi: dal personaggio al museovia Bescapè, 12Ore 18.00 Per info: www.fondazionefaraggiana.it

AUTORIPARAZIONE di Marco RippaTel. e fax 0161.923811C.so XXV Aprile, 22/c 13048 SANTHIA’ (VC)

Restauro Porche e Volkswagen d’Epoca

Passioned’epoca

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24 venerdìMusicaNovaraBasilica di S.Gaudenzio‘In concerto sotto la cupola’: Concerto per organo al monumentale Ore 21.00Per info: 0321 661644

IncontriBiellaPalazzo Ferrero“Biella Estate”Torneo di Scacchi organizzato dalla Federazioni Scacchistica ItalianaFino al 26 settembrePer info: Ufficio Cultura del ComuneTel. 015 4507212www.eventi.comune.biella.itpalazzoferrero@comune.biella.it

CandeloPuliamo il mondoIn collaborazione con le scuole e Legambiente.Fino al 26 settembrePer info: Ufficio accoglienza turisticaTel. 015 2534203www.comune.candelo.bi.it

VercelliUno sguardo sull’Antico EgittoMuseo Leone Ore 18.00Per info: Museo Leone Tel. 0161.253204

ArtePolloneMostra disegni di Placido Castaldi su “Le Terre Magellaniche” Biblioteca B. CroceFino al 3 ottobrePer info: Comune di PolloneTel. 015 [email protected]

25 sabatoEventiCerano (NO)Ce’ Street FestivalMusica e arte in stradaOre 17.30 – 24.00 Fino al 26 settembre

Per info: www.streetfestival.it

VercelliGiornate a porte aperte: fai un salto nei Musei e in SinagogaDalle 14.30 alle 18.00 sabato attività presso il Museo Borgogna e il Museo del Tesoro del Duomo, domenica presso il Museo Leone e la Sinagoga.Per info: Museo Borgogna Tel. 0161 25 27 76

IncontriCandelo, RicettoXVII Edizione di Vinincontro al RicettoFino al 26 settembrePer info:Pro Loco Candelo - Tel. 015 [email protected]

VercelliFesta dei Popoli - II edizionePresso il Sagrato del DuomoDalle 15.00Per info: ACVS Tel. 0161 50 32 98

VercelliBookcrossingP.za Cavour. Dalle 9.00 alle 20.00Per info: Comune Tel. 0161 5961

VercelliCampagna Amica - il tipico delle terre d’acquaIn piazza Cavour dalle 8.00 alle 19.00Per info:Tel. 0161.261600

Pallanza (VB)Archivio di Stato IL BOSCO TRA PAESAGGIO ED ECONOMIAVia Cadorna, 37Ore 10.00 – 15.30 Fino al 3 ottobrePer info: 0323 501403

Pallanza (VB)Villa Giulia10° RASSEGNA EDITORIA E GIARDINIInaugurazione ore 10.30. Fino al 3 ottobrePer info: www.editoriaegiardini.it

MusicaTriveroChiesa di S. Sebastiano - XIII Festival Internazionale Storici Organi del BielleseDalle 16.30Per info: Associazione Culturale Storici Organi del Piemonte - Tel. 015 [email protected]

Vercelliofficine SonoreNADINE KHOURIDalle 22.00Per info: www.officinesonore.org

NovaraAbbazia San Nazzaro della CostaConcerto: Orchestra Barocca, Alessio Molinaro Tromba, Daniele Moretto Trombaviale Curtatone, 46Dalle 21.00Per info: www.comune.novara.it

Romagnano Sesia (NO)Concerto per pianoforte del duo Bruno Canino e Massimo Giuseppe BianchiChiesa della Madonna del Popolo, Ore 21.15Per info: 0163/826869

TeatroNovaraTeatro CocciaLe Nozze di Figarovia Rosselli, 47Ore 21.00Per info: www.ilnodo.com

26 domenicaMercatiniBiellaMercatino dell’Antiquariato Minore Quartiere RivaIl mercatino si svolgerà anche in caso di maltempoPer info: Ufficio Polizia Urbana e Commercio Tel. 015 3507224 o 015 [email protected]

BiellaBiella e Buona il Mercato del ContadinoDalle 9 alle 13Per info: Provincia di BiellaTel. 015 8480611www.provincia.biella.it

IncontriMasseranoCastelli barocchi del BiellesePercorso che fa parte del programma Gran TourDalle 08.00Per info: Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti (SPABA) (dalle 15 alle 18) tel 011 8179451, Infopiemonte Torinocultura dalle 9

alle 18 - Tel. , 800329329

Roppolo, Castello Visite guidate alla dimora storica del Castello di RoppoloPer info: Enoteca Regionale della SerraTel. 0161 [email protected]

Vercelli L’arte si fa sentireAppuntamenti al Museo Borgogna“Sensi. Viaggio nell’arte tra poesia, musica e visione”Ore 18.00Per info: Comune Tel. 0161 5961

Vercelli L’Isola c’è - Ippica & artigianatoRione Isola emozioni del RodeoDalle 9.00 alle 20.00Per info: ASCOM Tel. 0161 25 00 45

Biella“La Corsa della Speranza” piazza Vittorio VenetoOre 10.00 Per info: Ufficio Sport della Città di Biella - Tel. 015 3506612/[email protected]

MusicaCavagliàXIII Festival Internazionale Storici Organi del Biellese Chiesa di S. Michele ArcangeloDalle 21.00Per info: Associazione Culturale Storici Organi del Piemonte - Tel. 015 [email protected]

28 martedìIncontriNovara Saletta Fondazione Faraggiana‘Facce da criminale’ Storia e scienza di Cesare Lombrosovia Bescapè, 12Ore 18.00 Per info: www.fondazionefaraggiana.it

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Le Macchine della MeravigliaLanterne magiche e film dipinto

400 anni di cinema

Per informazioni e prenotazioni+39 011 4992333www.lavenaria.it

www.museocinema.it

Le Sale delle ArtiPiani Alti della Reggia

22 luglio7 novembre 2010

ALLA REGGIA DI VENARIA

Una produzione