Nel vecchio borgo della Villa, a S.Sebastiano Po, vivevaTalin, un vecchietto molto povero che in...

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Nel vecchio borgo della Villa, a S.Sebastiano Po,

vivevaTalin, un vecchietto molto povero che in passato

era stato il campanaro del paese. Costui non avendo una

casa, dormiva per strada o sotto la ginkobiloba nella

collina dietro al castello ormai disabitato e riguardo al

quale circolavano delle strane voci.

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Si diceva che nella prigione del castello dimorassero ancora

le anime dei ladri e degli assassini che vi erano stati

rinchiusi, ma lui non si dava pensiero, erano solo delle voci;

e poi, chi avrebbe potuto prendersela con un poveraccio

come lui?

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Una sera d'estate,mentre Talin già si era accovacciato

sotto l'albero,tuoni e fulmini presero a squarciare il

cielo e Talin per non bagnarsi, dopo aver esitato a

lungo, si dovette rifugiare nel castello.

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Dentro era pieno di spifferi ,si udivano persiane che

sbattevano e porte cigolanti, che ad ogni passo facevano

sussultare il pavimento. Ad un tratto un tonfo: il pesante

portone si chiuse alle sue spalle, quasi fosse stato azionato

da mani invisibili.

Un brivido di paura percorse Talin dalla testa ai piedi, per

qualche minuto rimase immobile.

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Quando gli passò la

tremarella cominciò a girare

per le stanze per cercarsi

un giaciglio per dormire,

mentre andava in giro di

stanza in stanza ne trovò

una davvero spettrale, al

centro della stanza c’era un

letto polveroso, nell’angolo

del soffitto pendevano

grandi ragnatele dalle quali

facevano capolino dei ragni

grandi come il pugno di una

mano.

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Mobili e specchi erano coperti da grandi teli bianchi. Curioso ne

tolse uno, scoprendo un grande specchio impolverato, passò

la mano per togliere un po’ di polvere e impallidì, si strofinò

ripetutamente gli occhi: nello specchio si vedeva un cadavere

che galleggiava nel Beubi, il laghetto lì vicino al castello.

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Impaurito, col respiro

bloccato in gola,Talin si

avvicinò lentamente alla

finestra,guardò giù verso il

laghetto; era buio,ma la

superficie dell’acqua era

debolmente illuminata dalla

luce di un vecchio

lampione: un’ombra

galleggiava nell’acqua. Si

scostò impietrito dalla

finestra e poi si riavvicinò

per guardare meglio,si

trattava proprio del corpo di

una persona...Classe V San Sebastiano

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Talin impaurito e allo

stesso tempo curioso,

uscì dal castello e

corse al laghetto

sperando che la

persona fosse ancora

viva. Senza esitare

afferrò il corpo e lo

riportò a riva. Si

accorse che era privo

di sensi, cercò di farlo

riprendere

schiaffeggiandolo, ma

non accadde nulla.

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Si ricordò di aver visto un film dove il medico praticava un

massaggio cardiaco e allora ci provò. L'uomo aprì gli

occhi e riprese conoscenza.

Disse di chiamarsi Leilani e raccontò di essere un

giornalista con il compito di scrivere un articolo su

quell'inquietante castello: doveva accertarsi che fosse

proprio vera la presenza di anime e fantasmi... Aggiunse

di aver voluto lui stesso l'incarico per dimostrare ci suoi

colleghi di essere coraggioso.

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L'aspetto di Leilani era orripilante: gli

occhi spalancati e cerchiati, i capelli

abominevolmente sporchi e i vestiti

strappati. Talin gli domandò quale evento

terrificante fosse accaduto. Leilani respirò

profondamente e cominciò a raccontare:

"Ricordo di essermi seduto proprio vicino

a quest'albero per osservare il castello e

ho visto nei paraggi un grosso e feroce

rotweiler che ringhiava. Poco dopo mi

sono avvicinato con cautela al lago e nel

silenzio una voce profonda ha sussurrato:

"Fai un solo movimento e ti ammazzo!"

Terrorizzato mi sono immobilizzato e

qualcosa mi è arrivato in testa ."

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Al termine del racconto Talin disse che era meglio

entrare nel castello per cercare con l'aiuto di una torcia

degli indizi per scoprire gli aggressori di Leilani.

Cercando di farsi coraggio spinsero il portone con le

mani che sudavano, il cuore che batteva all'impazzata e

le gambe tremanti. Mentre cercavano di stanza in stanza

udivano urli, passi e ululati. Finalmente trovarono il

primo indizio: impronte infangate che conducevano al

secondo piano del castello. Il giornalista e il campanaro

seguirono le orme e arrivarono vicino ad una stanza con

la porta socchiusa da cui provenivano voci di una

conversazione animata.

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Cercando di non far rumore

si avvicinarono e videro due

uomini che frugavano

dentro cassetti, armadi e

mobili con impazienza.

Raggiunsero i due

delinquenti alle spalle con

un movimento rapido li

legarono. Ad uno dei due

furfanti cadde

un'audiocassetta. "Bravo

furbo! Sei proprio uno

sciocco!"

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I due iniziarono a litigare

e il giornalista dalle loro

parole capì che cosa

stava accadendo in quel

castello e disse:

"Rassegnatevi con questa

cassetta vi inchioderemo!

Era davvero un piano

ingegnoso spaventare le

persone con sussurri e

gemiti, registrati e

amplificati con uno

stereo! Ma quello che non

è ancora chiaro è il

perché. Che cosa stavate

cercando?"

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Ormai scoperti Giacomo Contini e Maurizio Morri

spiegarono che stavano cercando un grande tesoro,

nascosto da uno degli antichi proprietari del castello. Era

l'alba e Leilane cominciò scattare fotografie da pubblicare

insieme all'articolo sul giornale presso il quale lavorava.

Con le prove raccolte i due ladruncoli furono processati per

direttissima e condannati a svolgere lavori nei centri per

anziani.

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Talin rimase per un po' nel

castello e rovistando tra le

fotografie impolverate scoprì

di appartenere agli antenati

che avevano vissuto nel

castello e decise di rimanere

a vivere lì come il custode

della Villa.

Classe V B Chivasso A. Dasso

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