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• Nel documento sui requisiti minimi degli interventi nei casi di violenza assistita elaborato dal Cismai si fa riferimento a quattro fasi/funzioni: • Rilevazione; • Protezione; • Valutazione; • Trattamento.

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• Nel documento sui requisiti minimi degli interventi nei casi di violenza assistita elaborato dal Cismai si fa riferimento a quattro fasi/funzioni:

• Rilevazione;• Protezione;• Valutazione;• Trattamento.

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Percorso di protezione e di sostegno alle vittime di violenza assistita

Il Servizio Sociale, attraverso la figura dell’assistente sociale, è generalmente il primo interlocutore coinvolto nella presa in carico.• Come e da chi?

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Servizio sociale

Dalla donna

Dal PRONTO SOCCORSO

scuola/volontari

ato

TribunaleCentri

antiviolenza

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• I pronto soccorso sono i primi luoghi a cui accede una donna vittima di violenza

• A seguire:• Centri antiviolenza• Consultori• Servizio sociale• Forze dell’ordine

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• Domanda diretta:

La donna vittima di violenza chiede aiuto e protezione

Apparentemente situazione semplice ma.. verificare capacità di tenuta;

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Percorso di protezione e di sostegno alle vittime di violenza assistita

• Domanda indiretta:• Attraverso la richiesta di un contributo

economico (decodificazione della domanda)• Richiesta di aiuto per generici «problemi

familiari»• L’operatore deve tenere presente l’eventualità

di fare domande mirate alla rilevazione della violenza domestica

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• Ostacoli al mancato riconoscimento:• Insufficienti strumenti;• sentirsi inadeguati per intervenire;• Eccessivo carico di lavoro;• Eccessivo carico emotivo;• Povertà di risorse (pressione responsabili)

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• Per decodificare occorre avere un quadro completo della situazione attraverso l’analisi della situazione personale e l’individuazione dei fattori sociali di rischio che sono:

• Carenti supporti familiari;• Isolamento relazionale;• Scarsa capacità di instaurare rapporti sociali;• Scarsa consapevolezza del clima di violenza

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• Situazione socio-economica difficoltosa e precaria;

• Scarso livello di istruzione;• Lavoro squalificante;• Storia familiare di violenza;• Passaggio dal sottosistema

coniugale/genitoriale• Ostilità nelle relazioni sociali

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• Discriminazione razziale;• Diversa provenienza culturale;• Matrimoni interculturali;

• Scarsa consapevolezza dei danni riportati ai bambini

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• Indirettamente:• Attraverso la scuola che ha «intuito» o

ricevuto confidenza;• Attraverso la scuola che ha osservato nel

bambino dei segnali di sofferenza;• Attraverso dei familiari o vicini di casa

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• Dalla magistratura che • chiede un’indagine psico-sociale• Emissione di un provvedimento di

collocamento del minore «possibilmente con la madre»

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• Se l’operatore sospetta che la donna sia vittima di violenza deve esplorare la situazione e offrire un aiuto

• L’aiuto può essere rifiutato;• L’aiuto può essere accettato;• L’aiuto può essere in un primo tempo

accettato, poi rifiutato perché la situazione….

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• Il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico esercizio, quindi tutti gli operatori dei servizi scolastici e socio-sanitari

hanno l’obbligoDi denuncia dei reati perseguibili d’ufficio quali …e ogniqualvolta siano coinvolti delle/i minori

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• Occorre mettere in atto un progetto di protezione, segnalando che la presenza dei minori obbliga l’operatore pubblico ad intervenire.

• Formulare il progetto con la donna:trasferimento presso parenti/amiciTrasferimento presso struttura Denuncia alle forze dell’ordine

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• Le vittime (generalmente le madri) raccontano lunghe storie di violenze ma il figlio/i:

• Solo qualche volta ha assistito;• Non se n’è accorto, era in un’altra stanza,

dormiva;• Non posso allontanare i figli dal padre, come

padre è bravo

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• Occorre valutare il rischio, la pericolosità e il livello di paura della donna;

• Occorre valutare quando intervenire con urgenza;

• Occorre interrompere il ciclo della violenza• Chi valuta? ….

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• Quando la donna chiede espressamente e accetta l’aiuto?:

quando è intenzionata ad uscire dal circuiito della violenza;

Quando inizia a temere per i figli;Quando comprende che la situazione sta

diventando dannosa psicologicamente per i figli

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• Quando la donna rifiuta l’aiuto;• Non è consapevole dei danni che subiscono i

figli;• Teme le conseguenze;• Teme l’intervento del servizio sociale che aiuta

ma «porta via i bambini»• Teme l’intervento dell’autorità giudiziaria• Teme che il percorso di autonomizzazione sia

troppo lungo e faticoso

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• Assenza o povertà di reti sociali di sostegno• Difficile accesso alle risorse della comunità• Difficile accesso/assenza di servizi/strutture

adeguate• Mancanza di coordinamento delle reti di

accesso

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Nodi critici

Le donne straniere presentano maggiori difficoltà:

Tortuosi percorsi burocratici per accedere ai servizi socio-sanitari;

Difficoltà linguistiche;Tempi di attesa;Scarsa consapevolezza dei propri diritti;Diffidenza verso gli operatori;Paura delle conseguenze;Temono le reazioni dei familiari

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• La preoccupazione delle madri, sia italiane che straniere, è il dover lasciare

• la propria abitazione • Il proprio lavoro• Le proprie abitudini• I tempi lunghi• E di essere sottoposta all’osservazione degli

operatori

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• Per interrompere il ciclo della violenza occorre chiamare in causa la Magistratura, anche quando la donna è consenziente e chiede protezione

• Perché?• Il decreto provvisorio emesso dal TM ha un

effetto «terapeutico»

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• Il dispositivo prevede che:• «il minore/i sia allontanato possibilmente con

sua madre, se consenziente» …non c’è spazio per la minimizzazione e per la negazione

• Il collocamento della madre con i minori consente una presa in carico multidisciplinare e l’avvio di un percorso di cura

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• Spesso l’assistente sociale è sola ad affrontare la complessità

• Come bilanciare gli interessi fra protezione del minore e aiuto al genitore?

• Come affrontare problemi in un quadro non univoco e omogeneo?

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• Nella situazione di violenza assistita il minore è più restio, ha più difficoltà a raccontare perché deve rappresentare un genitore vittima e un genitore aggressore;

• Non può lamentare il comportamento dei genitori, non sono collocati simmetricamente;

• Deve allearsi, l’uno contro l’altro

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• Sente l’impotenza, la colpa, ma non ha fiducia che gli «estranei» possano intervenire;

• Gli è stato chiesto il silenzio;• Se i genitori litigano la valutazione è equanime

«sono due testoni»• Se un genitore maltratta, l’altro non protegge

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• Se la mamma è picchiata da un uomo diverso dal padre: rabbia e impotenza

• Se la mamma è picchiata dal padre; rabbia, impotenza, molta sofferenza. Sono immagini che vorrebbe cancellare

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• Cosa dicono i padri:• Le ho dato solo una volta una sberla• Ce le siamo date, ma noi non veniamo ad

esibire i lividi, i morsi• Io avrò offeso ma sa quanti «figlio di puttana o

bastardo mi sono preso?»• Quando ho ecceduto è stato per difendere mio

figlio

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• E’ fondamentale avere un approccio integrato alla protezione sia dell’adulto vittima che del minore

• I servizi per la tutela deli minori si confrontano con tre sistemi:

• La famiglia e il suo divenire;• Il sistema dei servizi;• Il sistema giudiziario

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• La tutela è garantita mediante la rete dei diversi servizi;

• Servizi sociali;• Servizi sanitari: consultori, NPI, psichiatrici,

pronto soccorso, ospedali, pediatrici,• Servizi scolatici (dai nidi alle medie)• Forze dell’ordine• Magistratura minorile e ordinaria

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In pratica• Dagli anni 2000; ritiro delle deleghe (ex art. 23

d.p.r. 616/77) e smantellamento delle équipes tutela minori.

• Conseguenze: si è perduta una consolidata capacità di lavorare in sinergia fra professionisti;

• Si è perdita la possibilità di attivare velocemente percorsi di cura degli adulti (sert, ospedale, ecc)

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• Si è perduta una maggiore stabilità del servizio e una certa indipendenza dalla politica

• Oggi;• I servizi oggi presentano conformazioni

eterogenee;• Si assiste ad una sostanziale spaccatura fra

servizi sociali e servizi psicologici (consulenza al bisogno?)

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• La logica del contenimento della spesa prevale sui contenuti;

• Gli interventi sono sempre più legati a soggetti del terzo settore;

• Nella crisi del welfare prevale la logica managerialista vs personalizzazione degli interventi;

• L’ottica managerialista prevede la standardizzazione degli interventi e le procedure di assessment finalizzate a valutare i requisiti di accesso

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• Quando il trasferimento della madre con i figli avviene in una struttura protetta fuori dal comune di residenza si apropono problemi burocratici a non finire (chi fa la terapia?), chi paga? Chi accompagna?

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• In molte realtà territoriali di piccole dimensioni;

• Non ci sono strutture di accoglienza• Non ci sono operatori particolarmente esperti

(mancano équipes specializzate)• anche le Forze dell’Ordine non hanno

formazione specifica• Il sindaco interviene

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• Tutto questo incide sul trattamento• Chi prende in carico dal punto i vista

terapeutico la coppia madre- bambino?• I tempo di risposta sono compatibili con i

bisogni?

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• Secondo i dati pubblicati dalla casa delle donne di Bologna:

• Anno 2013 665• Donne seguite dall’anno precedente 70• Segnalazione da pare di terzi 285

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63% italian

e

37 % (+ 5%)

72% ha figli (+

6%)

21% ha fatto

denuncia