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NEWSLETTER 06-2012 ________________________________________________ NOTIZIE DALLEUROPA E DAL MONDO NON CON I NOSTRI SOLDI di Franca Rame Seguendo il servizio giornalistico “C’era una volta un cavallo ” di Stefano Maria Bianchi e Giulia Bosetti trasmesso da Servizio Pubblico di Michele Santoro, io e Dario siamo rimasti scioccati dalla storia di una banca che nega il supporto a un piccolo imprenditore che ha difficoltà a incassare i crediti. Invece di aiutarlo a stare a galla lo mandano in fallimento e poi gli sequestrano la casa, che viene messa all‟asta a un prezzo decisamente inferiore al suo valore. Ci ha molto addolorati vedere una famiglia distrutta. Crediamo che l‟attuale situazione di disastro economico abbia visto un‟enorme responsabilità delle banche, che hanno guadagnato cifre colossali di denaro giocando partite rischiosissime e poi lasciando che fossero i risparmiatori e tutta la società a pagare il conto. Chi ha collaborato a costruire i disastri dei titoli argentini, della Parmalat e di tutto quello che è successo dopo non è stato in nessun modo penalizzato. Anzi, vediamo in tutto il mondo che i manager che hanno causato danni per miliardi di euro e hanno costretto gli stati a salvare le banche, hanno poi avuto la faccia tosta di distribuirsi centinaia di milioni di premi. Premi per cosa? Per averci fatti tutti fessi! Crediamo proprio che le banche si siano comportate e si comportino tutt‟ora, troppo spesso, in modo indecente. Ma di chi sono le banche? In realtà sono di tutti i risparmiatori che possiedono azioni delle banche ma che non si interessano di come il gestore del loro denaro agisca, lasciando che manager afflitti da logiche predatorie si comportino in modo moralmente ingiusto e disastroso per la società. Se questi risparmiatori si rendessero conto di come vengono usati i loro soldi potrebbero imporre alle banche di cambiare comportamento: non dimentichiamo che siamo i primi responsabili di come vengono investiti e usati i nostri denari. Ci sono troppi pacifisti che investono in banche che poi finanziano il traffico di armi e troppi ecologisti che investono in aziende che poi distruggono l‟ambiente. Negli Usa il movimento “Occupy Wall Street” ha lanciato con successo la proposta di mostrare il dissenso chiudendo i conti correnti e trasferendoli presso banche etiche che seguono strategie diverse. Credo che in Italia dovremo fare lo stesso. Per quanto ci riguarda abbiamo quindi deciso di agire in questa direzione innanzi tutto chiudendo i nostri conti correnti, e trasferendoli presso una banca etica che segue principi diversi nella gestione del credito. (da BancanotE NEWS di Banca Etica - febbraio 2012) PANE AL PANE. I SEGRETI DELLA BUONA PANIFICAZIONE "Un pane ben fatto è un miracolo di armonia, il risultato che pochi equilibristi sanno realizzare, una poesia che tutti vorremmo divorare". Come realizzare dunque un pane ben fatto? Ce lo spiega Mario Apicella.

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________________________________________________

NNOOTTIIZZIIEE DDAALLLL‟‟EEUURROOPPAA EE DDAALL MMOONNDDOO

NON CON I NOSTRI SOLDI di Franca Rame

Seguendo il servizio giornalistico “C’era una volta un cavallo” di Stefano

Maria Bianchi e Giulia Bosetti trasmesso da Servizio Pubblico di Michele

Santoro, io e Dario siamo rimasti scioccati dalla storia di una banca che

nega il supporto a un piccolo imprenditore che ha difficoltà a incassare i

crediti. Invece di aiutarlo a stare a galla lo mandano in fallimento e poi gli

sequestrano la casa, che viene messa all‟asta a un prezzo decisamente

inferiore al suo valore. Ci ha molto addolorati vedere una famiglia distrutta.

Crediamo che l‟attuale situazione di disastro economico abbia visto

un‟enorme responsabilità delle banche, che hanno guadagnato cifre

colossali di denaro giocando partite rischiosissime e poi lasciando che

fossero i risparmiatori e tutta la società a pagare il conto.

Chi ha collaborato a costruire i disastri dei titoli argentini, della Parmalat e di tutto quello che è

successo dopo non è stato in nessun modo penalizzato. Anzi, vediamo in tutto il mondo che i

manager che hanno causato danni per miliardi di euro e hanno costretto gli stati a salvare le

banche, hanno poi avuto la faccia tosta di distribuirsi centinaia di milioni di premi. Premi per

cosa? Per averci fatti tutti fessi! Crediamo proprio che le banche si siano comportate e si

comportino tutt‟ora, troppo spesso, in modo indecente.

Ma di chi sono le banche? In realtà sono di tutti i risparmiatori che possiedono azioni delle

banche ma che non si interessano di come il gestore del loro denaro agisca, lasciando che

manager afflitti da logiche predatorie si comportino in modo moralmente ingiusto e disastroso

per la società. Se questi risparmiatori si rendessero conto di come vengono usati i loro soldi

potrebbero imporre alle banche di cambiare comportamento: non dimentichiamo che siamo i

primi responsabili di come vengono investiti e usati i nostri denari.

Ci sono troppi pacifisti che investono in banche che poi finanziano il traffico di armi e troppi

ecologisti che investono in aziende che poi distruggono l‟ambiente. Negli Usa il

movimento “Occupy Wall Street” ha lanciato con successo la proposta di mostrare il dissenso

chiudendo i conti correnti e trasferendoli presso banche etiche che seguono strategie diverse.

Credo che in Italia dovremo fare lo stesso.

Per quanto ci riguarda abbiamo quindi deciso di agire in questa direzione innanzi tutto

chiudendo i nostri conti correnti, e trasferendoli presso una banca etica che segue principi

diversi nella gestione del credito.

(da BancanotE NEWS di Banca Etica - febbraio 2012)

PANE AL PANE. I SEGRETI DELLA BUONA PANIFICAZIONE "Un pane ben fatto è un miracolo di armonia, il risultato che pochi equilibristi sanno

realizzare, una poesia che tutti vorremmo divorare". Come realizzare dunque un pane

ben fatto? Ce lo spiega Mario Apicella.

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“Un pane ben fatto è un miracolo di armonia, il risultato che pochi equilibristi sanno realizzare"

Quando capita di assaggiare un pane ben fatto è inevitabile

soffermarsi sul suo profumo, serve immaginare i gesti ancestrali

che lo hanno prodotto, è bello pensare al fuoco che lo ha cotto,

bisognerebbe ricordare il contadino che ha scelto la varietà del

grano, capire come lavora un mulino a pietra.

Un pane ben fatto è un miracolo di armonia, il risultato che pochi

equilibristi sanno realizzare, una poesia che tutti vorremmo

divorare. In realtà per produrre un pane ben fatto, come per tutte le produzioni artigianali,

serve passione e perseveranza, umiltà e orgoglio, costante apprendimento ed esercizio,

coscienza dei risultati sempre diversi che si potranno ottenere in funzione non solo delle farine

usate, ma anche della luna e dell‟orario, degli umori e delle stagioni, della motivazione con cui

lo si produce e dell‟energia quindi che con tale motivazione si trasmette al cibo ed a chi se ne

alimenta.

Soffermandosi con attenzione dunque non bastano gli standard numerici per definire le

caratteristiche qualitative di un prodotto, questi parametri anzi ne appiattiscono il valore e ne

limitano a dismisura le potenzialità. Oggi per fortuna vengono sempre più usati dei concetti di

valutazione tridimensionali, in cui più che alle fredde misure matematiche (percentuale di

umidità massima, percentuale di glutine, farine raffinate 00, ecc.) si dà valore all‟indagine

sensoriale ed esperienziale (profumo, sapore, conservabilità, digeribilità, ecc.), mentre in

molte sensibilità inizia ad affermarsi anche l‟importanza della dimensione spaziale chilometro

zero, produzioni locali, filiera corta) e della dimensione temporale (grani antichi, ricette

tradizionali, conoscenze tramandate).

Un importante contributo per una oggettiva valutazione qualitativa è stato dato, grazie a

Rudolf Steiner, dall‟Agricoltura Biodinamica e dall‟Antroposofia che la sottende, con i metodi

per immagini, come la cristallizzazione al cloruro di rame, per rilevare il grado di vivificazione e

di organizzazione delle sostanze vegetali.

Per l‟ottimo pane così introdotto serve richiedere il massimo da tutte le quattro fasi della filiera

che, dalla terra all‟intestino, permettono a questo alimento basilare di nutrirci anziché di

avvelenarci: 1) coltivazione e relativa scelta della varietà di cereale, 2) molitura tradizionale a

pietra, 3) panificazione previa appropriata lievitazione, 4) utilizzazione finale comprensiva della

conservazione e della stessa masticazione. I cereali per oltre 10 millenni sono stati selezionati in funzione della digeribilità e del sapore, della produttività e della conservabilità, del loro adattamento ai diversi territori ed alle stesse cure colturali.

I cereali

Il pane si produce con i cereali che contengono due distinte

proteine che in presenza di acqua e movimento formano il

glutine, una importante proteina che rende elastico l‟impasto,

amalgamando in una rete filamentosa le sostanze nutritive

presenti nelle farine e negli stessi microrganismi che ne

provocano la fermentazione, con l‟indispensabile contributo che il germe e gli strati esterni del

chicco, compresa la buccia, forniscono all‟intero processo digestivo……continua QUI la lettura

dell’articolo

(dalla Newsletter de Il Cambiamento - gennaio 2012)

Isabella e Diego – amici da lunga data e soci del Tamiso - Vi invitano alla serata

informativa sulla campagna di Obbedienza civile per l’acqua pubblica e sugli aumenti della tariffa dei rifiuti che si terrà mercoledì 15 febbraio alle ore 21 nella saletta Carlo Goldoni a Bagnoli di Sopra (Padova).

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Questi i temi dell‟incontro:

ASPORTO RIFIUTI: CON LA NUOVA GESTIONE, AUMENTI TRA IL 15 E IL 40%

Il Comune di Bagnoli ha affidato l‟asporto e lo smaltimento dei rifiuti alla società Bacino Padova

Tre: il costo di questo servizio, in 15 anni, è aumentato a dismisura (da circa 37 € agli attuali

100 € per abitante, in media).

A questi vanno aggiunti i costi sopportati dal fallimento, lo scorso anno, della società Trasporti

Ecologici, di cui il comune deteneva quote. In questi anni, con l‟introduzione della raccolta

differenziata porta a porta, le famiglie bagnolesi si sono trasformate in vere e proprie riciclerie,

dove separano i materiali riciclabili (oltre il 70%), raccolti e poi venduti dal consorzio Padova

Tre. Anche l‟umido e il verde sono trasformati in biogas e fertilizzante dalla Sesa di Este. Il

rifiuto secco non riciclabile è inviato all‟inceneritore di Padova gestito da APS, che produce

energia elettrica per decine di milioni di euro annui.

Da questo ciclo virtuoso dei rifiuti, e redditizio per qualcuno, i costi per le famiglie dovrebbero

diminuire! Lo scorso anno il Sindaco di Bagnoli e il responsabile del Bacino Padova Tre avevano

previsto per il 2011 aumenti contenuti tra il 2 o 3%, non è andata così. Per lo stesso servizio

gli aumenti sono stati tra il 15% e il 40%.

Alcuni esempi:

Una famiglia di due persone che fa il compostaggio domestico di umido e verde, non

superando gli svuotamenti minimi, passa da 160 a 190 €;

Una famiglia di due persone che consegna umido e verde passa da 160 a 230 €.

ACQUA PUBBLICA: PERCHÉ NON SI APPLICA L‟ESITO DEL

REFERENDUM, PERCHÈ LE TARIFFE AUMENTANO?

Il Comune di Bagnoli ha affidato il servizio idrico alla società CVS:

anche le tariffe dell‟acqua sono raddoppiate in pochi anni. L‟ultimo

aumento approvato dall‟assemblea dei sindaci, Bagnoli compreso,

risale a un mese fa.

Oltre 27 milioni di italiani - di cui 1800 bagnolesi - con il referendum

dello scorso giugno hanno votato contro la privatizzazione dell‟acqua,

escludendo la remunerazione garantita del capitale investito dai privati

che fanno parte delle società che gestiscono il servizio idrico.

In pratica CVS sta prelevando dalle bollette il 15,23% in più del dovuto.

Per questo i comitati promotori del referendum (a cui hanno aderito Il Moraro e la Lista Terra)

stanno organizzando un‟iniziativa chiamata “Campagna di obbedienza civile”, per

raccogliere le adesioni dei cittadini che vogliono presentare reclamo a CVS e chiedere

l‟adeguamento (diminuzione) delle bollette dell‟acquedotto.

Associazione Il Moraro - Lista Terra

ARRIVA IL PRIMO REGISTRO ITALIANO DEI „LOBBISTI‟ GRAZIE AL

MINISTRO DELL‟AGRICOLTURA 2.0

Dopo aver messo a punto le garanzie a tutela dei produttori

agro-alimentari nei confronti della GDO, il Ministro delle

politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania introduce

ora il registro dei lobbisti. All‟insegna della trasparenza, del

dialogo e dell‟efficacia dell‟Amministrazione.

Il 7 febbraio Catania ha presentato il nuovo decreto ministeriale:

“Abbiamo adottato questo provvedimento per rendere

completamente trasparente l‟attività di interazione tra il

Ministero e il mondo delle lobby”, ha spiegato.

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Una vera novità per l‟Italia, ove ancora si guarda con sospetto alle figure professionali che si

interfacciano con l‟Amministrazione e la politica, anche grazie ad alcuni pessimi esempi di

malaffare e corruzione che talora affiorano nelle cronache giudiziarie. La registrazione dei

portatori d‟interesse è invece una prassi consolidata in UE, come in diversi suoi Stati membri. E

così, precisa il Ministro, “Per raggiungere questo obiettivo verrà istituito un registro dei lobbisti

e tutti quelli che vorranno interagire con l‟Amministrazione dovranno risultare iscritti.

L‟elenco sarà consultabile da chiunque, sul sito internet del

Ministero. “Con le nuove norme, quindi, introduciamo precise

disposizioni per regolamentare i rapporti che intercorrono tra il

Ministero e i rappresentanti di particolari interessi e istituiamo il

nucleo centrale che coordinerà queste fasi, „l‟Unità per la

Trasparenza‟, un ufficio specifico che comprenderà personalità ad

hoc.”

L‟Unità per la Trasparenza sarà destinataria di copia di tutti i documenti prodotti dalle „lobbies‟

(come ad esempio proposte, studi, documenti, ricerche) e provvederà alla loro pubblicazione

sul sito web del Ministero. E i lobbisti registrati avranno obbligo di presentare una relazione

annuale sui rapporti da loro intrattenuti con il Ministero, a pena di venire esclusi dall‟elenco.

Ma se qualcuno sospettasse in nuovi aggravi per le finanze pubbliche? “Tengo a sottolineare”,

ha precisato il Ministro, “che tutto sarà a costo zero, non ci sarà nessuna remunerazione per gli

appartenenti all‟Unità che conterà su membri interni all‟Amministrazione e su eventuali

soggetti esterni che presteranno servizio a titolo gratuito.” E‟ proprio un nuovo registro, quello

di Mario Catania, potremmo forse soprannominarlo “il Ministro 2.0”?

AIAB PORTA AL BIOFACH 2012 LE ECCELLENZE ITALIANE DEL BIO Dal 15 al 18 febbraio AIAB sarà presente al Biofach, il

salone internazionale dedicato al biologico, che si terrà

presso il polo fieristico di Norimberga.

Il Biofach si conferma come il più importante

appuntamento fieristico mondiale riservato agli operatori

del bio.

Nell'edizione 2011, il comprensorio fieristico di Norimberga ha ospitato 44.592 visitatori,

confermando il trend positivo degli ultimi anni, così come l'internazionalità del pubblico,

proveniente da 131 Paesi (migliorando i numeri 2010: 119). Per la Germania erano presenti

24.954 buyer del ramo, ma è stata consistente anche la partecipazione di operatori provenienti

da Austria (1.795), Italia (1.417), Francia (1.344), Paesi Bassi (1.233) e Svizzera (906).

I 2.544 espositori provenivano invece da 86 Paesi, con una quota internazionale del 70%.

Accanto alla Germania, con 752 az iende, hanno convinto con una forte partecipazione l'Italia

(419 espositori, più di 45 dei quali presenti nell'area collettiva AIAB), la Spagna (181), la

Francia (184), l'Austria (104) e i Paesi Bassi (86). L'evento è stato interessato da una capillare

copertura mediatica: circa 1.150 esponenti dei media da 37 Nazioni hanno informato il mondo

intero.

E anche per l'edizione 2012 sono previsti numeri da capogiro: complessivamente Biofach e

Vivaness attendono ancora una volta oltre 2.500 espositori e 45.000 visitatori professionali,

caratterizzando l'evento con una forte internazionalità. L'ente patrocinatore dei saloni Biofach

nel mondo, l'International Federation of Organic Agriculture Movements (IFOAM), nonché

l'ente promotore nazionale, l'Unione Tedesca degli operatori economici del settore ecologico

alimentare “Bund Ökologische Lebensmittelwirtschaft" (BÖLW), hanno deciso di dedicare il

Biofach 2012 al tema della sostenibilità ecologica, sociale ed economica del settore.

Forte del successo delle edizioni precedenti e coerentemente con l‟obiettivo di promozione

delle realtà associate, AIAB ha investito decisamente nel settore fieristico, in particolar modo

nel Salone Biofach.

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AIAB va a Norimberga con un un‟area espositiva superiore ai 500 metri quadri, ricoprendo una

posizione di primissimo piano tra gli espositori provenienti da tutto il mondo, al primo posto tra

gli espositori italiani, e proporrà un articolato programma culturale che prevede workshop,

incontri, seminari, degustazioni guidate, presentazioni di prodotti ed aziende.

Per la prima volta nella storia di AIAB, però,

l‟organizzazione della partecipazione all‟evento è stata

curata da un'associazione regionale: l'AIAB Calabria.

Un fatto di grande rilevanza, che dimostra quanto AIAB e

le sue compagini regionali possano contribuire ad un ulteriore sviluppo del comparto biologico

italiano.

L‟area collettiva AIAB, posizionata nel padiglione 1, stand 340-440-540-640, del polo fieristico

di Norimberga, ospiterà oltre 30 aziende biologiche che rappresentano le eccellenze italiane del

settore.

(da Bioagricultura Notizie - febbraio 2012)

RICOMPOSIZIONE RIONALE Dal mini-saggio originale di Gabriele Righetto:

“Dalla riconformazione rionale ai giardini produttivi in un paesaggismo induttore di nuova ricchezza”

(scarica qui l‟originale)

Esiste una precisa correlazione tra edificato e popolazione (…). I luoghi hanno bisogno di una

continua aggiunta di vita a livelli evolutivi rispetto alle pratiche esistenziali raggiunte e rese

operative. Un primo tratto vitale è “esercitare l‟aver cura”, cioè portare la carica della

contemporaneità dentro i luoghi; ciò significa non solo conservarli, ma immettervi quel tasso

d‟innovazione che l‟esistenza in atto reca sull‟uso e gestione della materia, sull‟impiego

dell‟energia e sulla conduzione ed interpretazione della carica d‟informazione che i luoghi

contengono e possono avere (…).

I luoghi possono esprimere anche una dimensione vasta che fa riferimento alle comunità

estese e in tal caso dovremmo parlare non tanto e non solo di luoghi, ma di Perluoghi, ossia di

contesti territoriali e culturali caratterizzati da un‟identità condivisa (…). Attuare la

riconformazione rionale significa ripensare una netta ed innovativa connessione e convivenza

tra vivente e costruito; occorre quindi ricostruire a valenza architettonica e paesaggistica, ossia

produttrice di luoghi e Perluoghi (…).

La presenza dei giardini di rione e di isolato significa riportare equilibri di microclima e

riparametrazione energetica tra rione e contesto generale, secondo una visione scalare del

pianeta che in modo integrato va dal locale al globale, secondo la prospettiva che viene

definita “Lobal” (locale integrato nel globale).

Nella riconformazione rionale va compreso un aumento di territorio aperto, una connessione

più ampia e continua con i cunei verdi e una compensazione tra aumento del territorio aperto a

livello rionale e un equilibrato mutamento dell‟edificato in termini di verticalità non impattante.

(…) Un capitolo di rilievo va riservato alla lettura dell‟urbanistica dei trasporti, poiché essa

dovrebbe significare anche la rivalutazione dell‟attuale impianto di vie e strade di tipo radiale e

la riapplicazione della presenza di territorio aperto tra radiale e radiale con il mantenimento o

la reintegrazione dei cunei verdi, con promozione e tutela dei corridoi ecologici.

Si tratta delle tre strategie base da considerare strumenti territoriali e paesaggistici da inserire

come fondamentali e come fattori strutturali di ogni PAT e PATI.

Nella ricostituzione evolutiva dei corridoi paesaggisti è rilevante il recupero dei corridoi fluviali,

aspetto di rilievo per una regione dei fiumi qual è il Veneto, non soltanto nella loro valenza

terapeutica per i paesaggi „malati‟, ma come investimento anche economico volto alla

promozione turistico culturale.

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Nella strategia della rigenerazione urbana un piano fondamentale va assegnato alle zone

produttive industriali che sono luoghi di lavoro, ma anche luoghi di vita e potremmo

sintetizzare tale condizione avanzata nella modalità dei giardini industriali o, meglio, giardini

produttivi.

Cioè attuazioni concrete che abbandonano (o, più propriamente, riconvertono) la sterile via

dell‟edilizia dei capannoni, introducono l‟architettura come modalità costruttiva di qualità, cioè

produttrice di luoghi significativi e funzionali e non genericamente di spazi soltanto

cubometrici, con il massimo uso dell‟architettura a scopi energetici, con la correlazione dovuta

che almeno abbiano tutte le superfici potenzialmente radianti come fonti energetiche (…).

Ciò comporta un valore patrimoniale e immobiliare elevato in quanto aperto alla flessibilità

d‟uso, alla riconversione rispetto ai mutamenti sociali, tecnoscientifici e produttivi. Insomma un

salto dalle zone produttive intese come vuoti a perdere o disagi ambientali emersi

nell‟indifferenza, per passare invece a luoghi vivibili, durevoli e perciò mutabili in senso

evolutivo e incrementatori di ricchezza socioambientale.

Gabriele Righetto - Direttivo Legambiente Padova

(da Ecopolis Newsletter - febbraio 2012)

IL 75% DEI CONSUMATORI ITALIANI LEGGE LE ETICHETTE

Sono sempre di più gli italiani che leggono l‟etichetta di un alimento

prima di acquistarlo, ma devono „scontrarsi‟ con etichette poco chiare

o addirittura illeggibili: parte da qui il progetto di “Etichet-ti-amo,

l‟importanza di una corretta lettura delle etichette alimentari”

organizzato da Nestlè, e che ha avuto l‟onore di essere inaugurato al

Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano.

L‟iniziativa fa parte di un progetto più ampio, chiamato “Food

Coaching”, che ha l‟obiettivo di allenare le persone a mangiare sano e

vivere meglio, rendendo ciascuno un “personal trainer alimentare” di

sé stesso. Le premesse sono comunque buone: tre quarti dei

consumatori dichiarano di leggere le etichette alimentari: il 90% lo fa per leggere la data di

scadenza ed il 70% circa controlla la lista degli ingredienti e la tabella nutrizionale.

Più del 50% degli italiani, poi, controlla che il prodotto sia „naturale‟ (inteso come senza

conservanti, o coloranti e aromi artificiali, senza grassi idrogenati eccetera).

Grazie a questo progetto, le famiglie potranno discutere con gli esperti e capire il linguaggio

delle etichette alimentari, anche alla luce delle modifiche che avverranno con il nuovo

regolamento dell‟Unione Europea. E avranno l‟opportunità di confrontarsi con esperti di

dietetica e nutrizione e con i rappresentanti dei consumatori.

Nella sede del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano è in esposizione la mostra

internazionale „Buon appetito. L‟alimentazione in tutti i sensi‟, dove attraverso giochi e pannelli

interattivi si ripercorrono i temi della sana e corretta alimentazione.

ma…… LE ETICHETTE ALIMENTARI SONO POCO ACCURATE E DIFFICILI

La Global Nielsen Survey 2011 di Nielsen ha condotto una indagine

statistica intervistando oltre 25.000 navigatori internet in 56 Paesi del

mondo e ne è emerso proprio questo: i consumatori sono scettici e

non credono più di tanto all‟accuratezza e alla credibilità di alcune

indicazioni sulla salute che trovano sulle etichette dei prodotti

alimentari.

Gli intervistati sono scettici sull‟accuratezza e sulla credibilità delle

indicazioni sulla salute che trovano sugli alimenti, come “basso

contenuto di grassi” e “tutto naturale”.

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Ad esempio, su 10 categorie di indicazioni (che vanno dalle vitamine alle calorie,

dall‟indicazione che si tratta di prodotti importati o freschi alla presenza di grassi) più dei due

terzi dei consumatori in tutto il mondo dichiara che le informazioni nutrizionali non sono mai, o

sono solo qualche volta, degne di fiducia.

Le informazioni considerate più affidabili sono quelle sulle calorie – il 33% degli intervistati

ritiene che il conteggio delle calorie sia sempre preciso e il 58% le trova talvolta accurate –

seguite dalle indicazioni su vitamine e grassi. I consumatori italiani considerano accurate le

informazioni relative alla freschezza (31%), all‟importazione (28%) e alle vitamine (27%).

Ma capire nel dettaglio quel che scrivono sulle etichette è un‟impresa: il 59% dei consumatori

in tutto il mondo dichiara che ha difficoltà nel comprendere i valori nutrizionali presenti sulle

confezioni dei prodotti alimentari. Il 52% le capisce solo in parte. Il 41% afferma di

comprendere “la maggior parte” dei valori nutrizionali presenti in etichetta. E ben il 7% dice,

senza dubbio, di non comprenderle affatto.

In Europa la media di chi dichiara una “forte comprensione” dei valori nutrizionali è del 45%,

ma con punte che vanno dal 60% del Portogallo al 31% della Francia, mentre i consumatori

italiani si piazzano sopra la media con un buon 59% che afferma di comprendere appieno le

informazioni sulle etichette dei prodotti alimentari.

(da le News di Garantitaly - febbraio 2012)

NEVE E GHIACCIO, AIUTIAMO GLI ANIMALI Appello del WWF e degli ornitologi: i cittadini possono aiutare gli uccelli affamati.

Mangiatoie “fai da te” con il riciclo, briciole sui balconi: tanti i modi per sostenere i piccoli passeriformi.

L‟ondata di maltempo sta mettendo a durissima prova anche gli animali in

tutta Italia. Per questo il WWF e gli ornitologi della Stazione Ornitologica

Abruzzese, attivi in una delle regioni più colpite, lanciano un appello

affinché i cittadini aiutino, quando possibile, gli animali in difficoltà sul

territorio nazionale.

Anche piccoli gesti, come lasciare sui balconi e nei giardini in aree non

bagnate briciole di dolci e biscotti, possono sostenere i piccoli uccelli in un

momento così critico. In questo momento di freddo anomalo in cui gran

parte del terreno è coperto dalla neve le Oasi del WWF rivestono un ruolo di rifugio ancor più

determinante, non solo perché offrono aree tranquille in cui gli animali possono rifugiarsi, ma

qui possono trovare cibo grazie al personale del WWF che sta provvedendo a rifornire le

mangiatoie.

Avere la possibilità di rifugiarsi in aree protette e di disporre facilmente di cibo può far la

differenza tra la vita e la morte per molti animali dopo il grande dispendio di energie procurato

dal gelo, dice Fabrizio Bulgarini, Responsabile conservazione del WWF Italia.

Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF Italia:

'Periodi di freddo estremo sarebbero fenomeni naturali, uno dei

tanti fattori di selezione naturale che agiscono sulla fauna.

L‟avifauna italiana è, però, già sotto forte stress per la

cementificazione del territorio e per un‟attività venatoria

insostenibile che si è appena conclusa. Inoltre, a causa

dell‟eccessiva antropizzazione, sono scomparse quelle aree

litoranee e di fondovalle in cui trovavano rifugio queste specie nei

periodi più freddi.

Basti pensare alla conurbazione della costa adriatica colpita in queste ore dal maltempo, che

ha soppiantato decine di migliaia di ettari di aree umide che accoglievano questi uccelli in

periodi critici come questi oppure alle aree di fondovalle e gli stessi corsi d‟acqua ormai

lastricate di capannoni industriali, superstrade e cementificato.

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Inoltre i fenomeni estremi collegati ai cambiamenti climatici causati dall‟uomo stanno

diventando sempre più frequenti e costituiscono un‟ulteriore minaccia. Per questo riteniamo di

dover lanciare un appello ai cittadini affinché aiutino l‟avifauna in questo periodo di grande

difficoltà'.

Dichiara Augusto De Sanctis, presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese: 'Questa ondata

di maltempo arriva in un momento assai delicato per molte specie che si stavano

predisponendo alla migrazione verso nord oppure alla nidificazione. Le nostre città sono

letteralmente invase da piccoli passeriformi, come pispole, pettirossi, verzellini e addirittura

allodole che cercano rifugio anche nelle aiuole spartitraffico. I cittadini possono aiutare questi

animali in palese difficoltà in maniera molto semplice, lasciando ad esempio sul balcone briciole

di dolci e biscotti oppure frutta secca. Anche appendere pezzi di lardo agli alberi di un giardino

è un modo semplice e molto efficiente per rifocillare animali come cince e pettirossi.

Chi vuole può anche pensare di riciclare bottiglie di plastica riempiendole di semi oppure di

costruire una mangiatoia di legno. E‟ importante che i punti dove si lasciano semi e briciole

siano protetti dall‟acqua e ovviamente siano lontane da aree frequentate dai gatti'.

DETTAGLI SULLE OASI WWF SU: www.wwf.it/oasi

Informazioni utili sulla costruzione e l‟uso delle mangiatoie le trovate nel Quaderno di

Educazione ambientale di Guido Ceccolini, visualizzabile su questo link

(dal Bollettino Bio di Greenplanet - febbraio 2012)

GAS, L'EFFICIENZA ENERGETICA DELLE CASE È IL VERO “GIACIMENTO NASCOSTO”

Programmando un intervento decennale di efficientamento nel settore civile si potrebbe risparmiare il 10% del gas consumato in Italia ogni anno.

Lo spiega ad Eco dalle Città Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club

Avere a disposizione riserve di gas pari al doppio di

quelle attuali nel giro di 10 anni, anche in assenza di

nuovi giacimenti: non solo non sarebbe impossibile,

ma si tratterebbe di una operazione molto vantaggiosa

dal punto di vista ambientale, economico e

occupazionale.

In che modo? Migliorando l'efficienza energetica degli

edifici italiani, a cominciare da quelli destinati ad uso abitativo. Eco dalle Città ha raggiunto al

telefono Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, per chiedergli, in questi giorni di

preoccupazione per l'approvvigionamento di gas naturale dalla Russia, quali benefici

potrebbero derivare dall'efficientamento delle case degli italiani.

«Con una politica decennale che preveda un taglio annuo dei consumi energetici dell'1,5% nel

settore civile – dichiara l'ingegnere - si potrebbe arrivare, tra 10 anni, a risparmiare circa 8

miliardi di metri cubi di gas all'anno, pari a oltre il 10% del consumo nazionale complessivo e,

soprattutto, equivalenti alla produzione interna annua di gas». Non era un'iperbole, dunque: le

nostre case, che dal punto di vista energetico sono degli autentici “colabrodo”, nascondono un

vero e proprio giacimento paragonabile, per capacità, all'insieme delle risorse minerarie

nazionali.

Ma quali sarebbero i costi di un intervento del genere? «Difficile azzardare delle stime, perché

la spesa varia molto a seconda del tipo di intervento che si decide di realizzare su un edificio –

continua Silvestrini – ma si tratterebbe in ogni caso di investimenti su tecnologie locali, che,

oltre a ridurre le importazioni di gas dalla Russia, danno posti di lavoro e sono anche coerenti

con gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni e aumento dell'efficienza energetica al

2020». il bilancio costi-benefici, insomma, sarebbe di certo in attivo, anche dal punto di vista

strettamente economico e occupazionale.

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Del resto, il comparto abitativo assorbe ogni anno più del 35% della domanda nazionale di

energia (dati: Politecnico di Milano, Energy efficiency report, novembre 2011), e per quanto

riguarda nello specifico i consumi di gas, la percentuale è ancora più alta.

Secondo i dati ufficiali del ministero dello Sviluppo Economico, nel 2009 (l'ultimo anno per cui

sono disponibili le informazioni) l'Italia ha consumato complessivamente 78 miliardi di metri

cubi di gas, dei quali quasi 32, pari a circa il 41%, sono serviti per il settore residenziale e il

terziario. Secondo il primo rapporto nazionale sull'efficienza energetica dell'Enea, inoltre, nello

stesso anno i consumi complessivi di gas per il solo comparto abitativo sono aumentati del 5%

rispetto all'anno precedente, mentre nell'ultimo decennio (anni 2000-2009) le case italiane

hanno ridotto il proprio fabbisogno energetico solo di 2,5 punti percentuali, a fronte di una

media europea intorno al -11%.

Tutti gli altri grandi paesi Ue, nello stesso periodo, hanno fatto meglio di noi, riducendo il

consumo del settore residenziale di percentuali che oscillano tra il 16% del Regno Unito e il 4%

della Spagna. Le potenzialità del risparmio energetico nel comparto domestico, dunque, sono

enormi. Sfruttarle al massimo, o almeno un po' meglio di quanto abbiamo fatto finora, non

basterebbe ad affrancarci dalla dipendenza dal gas russo e algerino, ma potrebbe consentirci di

accumulare riserve maggiori per affrontare i picchi di consumo come quello di questi giorni,

evitando il rischio di tagliare una parte, pur piccola, delle forniture aziendali.

È l'eterna scelta tra la cicala e la formica, solo che in questo caso la cicala non rischia di morire

di fame, ma di freddo.

(da www.ecodallecitta.it - febbraio 2012)

COM‟È BELLO NASCERE A LONDRA

La settimana scorsa nostra figlia Vittoria ha compiuto 6 mesi.

Vittoria è nata a Londra, nella nuovissima Maternity Wing -

dello University College London Hospital - intitolata a

Elizabeth Garret Anderson (1836-1917), la prima donna

diventata medico in Inghilterra, ai tempi in cui diventare

medico per una donna era considerato indecente.

Con stupore di tutti i nostri amici italiani, noi non avevamo un

“nostro ginecologo” privato da cui farci seguire sin dal primo

momento per il pacchetto completo gravidanza-ecografie-parto-5.000Euro-prezzo scontato. Né

una clinica privata. Siamo stati seguiti in ospedale dalle ostetriche e ginecologi del Sistema

Sanitario Nazionale.

In più, abbiamo anche beneficiato di un po‟ di controlli extra visto che abbiamo accettato di

partecipare ad un trial clinico – uno studio che cerca di chiarire i meccanismi che causano

alcune complicanze della gravidanza. Ne trarranno vantaggio le future mamme, ma va

benissimo anche a noi, consci del fatto che spesso l‟eccellenza nelle cure si raggiunge proprio

in quegli ospedali che sono più attivi nella ricerca.

Per il parto, abbiamo potuto scegliere tra parto in acqua, parto tradizionale nel “birth centre”,

in reparto ospedaliero o a casa, e tra analgesia con gas o epidurale. Sempre servizio sanitario

nazionale. Dopo il parto, abbiamo avuto visite periodiche domiciliari di ostetriche e operatrici

sociali che ci hanno consigliato e guidato in tutte le necessità e i dubbi delle prime settimana,

dall‟allattamento al monitoraggio del peso, dalla temperatura giusta della camera alla posizione

nella culla. Ho inoltre gradito particolarmente i 15 giorni di “Paternity leave”, ferie pagate di

”paternità“, che mi hanno permesso di essere accanto a Vittoria e mia moglie 24 ore su 24.

Dopo le prime settimane sono iniziati gli appuntamenti periodici nella “Baby Clinic” dal medico

di famiglia, a cui afferiscono tutte le mamme del quartiere. La baby clinic è uno strumento

efficacissimo non solo per monitorare la crescita del bambino, rispondere alle domande dei

genitori e risolvere dubbi, ma anche per facilitare la creazione di un network sociale di mamme

e genitori.

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Dopo i primi mesi poi si iniziano tutta una serie di attività di gruppo finalizzate primariamente

alla stimolazione fisica e neuro-sensoriale dei bambini, ma anche a supportare la vita sociale e

il ritorno in forma delle mamme. Baby swimming (bagno in piscina riscaldata), monkey music

(stimolazione visiva e sonora con musica e pupazzi), pushing mothers (spingere la carrozzina

correndo nel parco), baby rhymes (canzoncine per bambini), sono solo alcuni esempi: tutte

attività gratuite o a prezzi accessibilissimi.

Certo Londra non è la città perfetta, e adesso che la mamma tornerà a lavorare, Vittoria avrà

bisogno di un nido privato o una babysitter a pagamento. I costi sono alti, anche se l‟offerta è

vasta: c‟è solo l‟imbarazzo della scelta. Se mi fermo a guardare indietro, devo dire che siamo

molto soddisfatti di questa esperienza di genitori Londinese, della rete capillare di strutture per

il supporto della maternità, della paternità e della prima infanzia.

Sicuramente i ricchi Bankers della City possono beneficiare di ospedali privati, baby-sitters, di

appuntamenti privati con i migliori primari ospedalieri. Ci sono anche queste realtà a Londra.

Ma io ho sempre pensato che il grado di civiltà e equità di un Paese sia direttamente legato alla

possibilità di garantire un servizio di buona qualità per tutti. Tutti. Indipendentemente dal

reddito o dal privilegiato accesso ad un servizio migliore. E sono felice che mia figlia sia nata in

un paese più civile ed equo dell‟Italia.

scritto da Stefano Fedele, Professore Associato allo University College di Londra

(da Il Fatto Quotidiano - febbraio 2012)

QUANTITÀ

La perdita della “misura” è uno dei problemi che sconvolgono la vita degli individui e,

a quanto sembra, degli Stati nazionali contemporanei. Quali siano le cause di questa “acquisita incapacità” non è cosa semplice da definire.

Qualcuno può ritenere che la causa sia il fenomeno della globalizzazione che, rompendo i confini tradizionali degli Stati, delle dogane, imponendo la “libera”

circolazione delle merci, ha rotto un rapporto, quasi visibile, tra merci e territorio.

L‟inganno, il trucco illusorio, sta nella definizione di “libera” a una cosa che per propria natura

non può esserla: sia la “circolazione” sia le “merci” sono per definizione imbrigliate,

eterodirette, incanalate, condizionate, spesso imposte. Assistiamo alla scomparsa dei limiti,

che nel secolo scorso erano evidenti: ideologici oltre che fisici, territoriali e culturali, mentre

ora sembrano, solo a pronunciarli, blasfemi.

Qualcosa di nuovo sta avvenendo nell‟evoluzione umana, una sorta di sconfinamento: alla

scomparsa dei limiti corrisponde una perdita della “misura”, così connessa con la visione

scientifica del mondo. Solo ciò che è misurabile è concreto e verificabile, contrapposto al vago

sogno o all‟ancor più indefinibile visione spirituale, spesso sinonimo di illusione, oppio, cibo per

allocchi. Eppure il dominio incontrastato della quantità governa il mondo, ma è senza limiti,

misurabile all‟infinito, teoricamente, in eterno.

Il Denaro quando non è dentro un sistema chiuso, un corpo sociale, un territorio, una nazione,

una federazione, una organizzazione mondiale, un pianeta, governato in modo da impedire che

si accumuli e al contempo garantendone la circolazione e il valore, in corrispondenza alle leggi

economiche, diventa una mostruosa divinità, un demone scatenato.

Rudolf Steiner paragona il denaro al sangue nel corpo umano, pregi e difetti sono simili. Se si

accumula eccessivamente in un organo provoca anemia all‟intero organismo e necrosi, se esce

dal corpo, ugualmente il sangue denaro provoca la morte. Il denaro è pericoloso come il

sangue. Il Denaro-sangue, può diventare come una divinità, assolutista, piramidale, crudele,

terribilmente sanguinaria; può annullare ogni pietà, ogni altro valore che non sia se stesso,

provocando morte e/o esaltazione ossessiva, in ogni uomo che ne sia dominato.

Facilmente, quando l‟uomo subisce l‟alienazione tipica del Denaro, perde il contatto con la

realtà, la natura delle cose e sentirsi, esso stesso, una divinità sentendosi senza limiti, sopra

ogni legge, come il suo padrone (simbiosi possessore posseduto), oppure, alla sua perdita

(distacco più o meno momentaneo dal Denaro), schiacciato, portato alla disperazione e al

suicidio, per la perdita di “valore” quantitativo.

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L‟alterazione che è evidente, nell‟attuale stato di crisi mondiale, è la disperazione dei ricchi più

che dei poveri. Certo, chi non possiede non è posseduto, protesta, sciopera, manifesta

sostanzialmente per la vita, non tanto per il denaro.

In una società in cui la piramide dei valori è quantitativa, la base quasi senza quantità, a

un‟ulteriore perdita, si sente espulsa dal contesto sociale. Il dramma è esaltato dalla

contraddizione tra l‟inerzia consumistica esasperata oltre ogni limite, per garantire la ricchezza

di pochi e la pochezza dei mezzi concreti per garantire i consumi minimi indispensabili a molti.

Come uscire senza cambiare paradigma? Il nostro pianeta è tondo non infinito.

La quantità è limitata. Dobbiamo liberarci dai demoni possessivi. Tornare alla natura e crescere

sì ma in coscienza. La misura umana è la salvezza, ma non la troviamo in banca, non è

acquistabile in nessun mercato globale. La lucidità necessaria per contrapporre alla quantità la

qualità deriva dalla sobrietà dei gesti quotidiani. Come mangiamo, come vestiamo, abitiamo, ci

moviamo: domandiamoci se sono degni dell‟uomo o di un posseduto?

(da La Biolca Informa - febbraio 2012)

IL MERDELLUM

Il Pdl e il Pdmenoelle si sono incontrati per evitare la

"frantumazione elettorale" e per portare a compimento il

"bipolarismo": in sostanza per avere solo due partiti in

Parlamento.

E' il superamento del "Porcellum", il "Merdellum": Berlusconi

e Bersani vogliono alzare lo sbarramento, forse all'8%,

tagliando fuori i partiti minori e il MoVimento 5 Stelle.

Si rischia che il 50/60% degli elettori, includendo coloro che non andranno a votare per la

nausea, quindi la maggioranza del Paese, non abbia propri rappresentanti in Parlamento. La

fine certificata della democrazia. Dal Partito Unico di Mussolini ai Due Partiti Gemelli della P2.

Questi individui che hanno distrutto la Nazione e straparlano di "frantumazione elettorale" mi

hanno frantumato i coglioni. Di che "frantumazione" parlano? In Parlamento sono state elette

due coalizioni, Pdl e Lega, e Pdmenoelle e Idv, e l'Udc di cuffariana memoria elettorale, Due

più uno. Di che aritmetica stanno cianciando La Russa e Violante? L'appello per il tavolo di

discussione è arrivato da Berlusconi, il più squalificato politico dell'intero globo.

Il Pdmenoelle ha subito risposto come la più vogliosa delle escort. Quando deve darla non si

tira mai indietro. Escludere il Paese dalla rappresentanza per riproporre le stesse facce in

Parlamento che lo hanno affossato e impedire l'ingresso ai movimenti è un atto grave che può

portare a conseguenze imprevedibili soprattutto con lo sviluppo della crisi.

Questi, lo abbiamo capito da tempo, non se ne vogliono andare. Per loro la democrazia è un

optional. Non sono soggetti alla legge e neppure alle ordinanze delle Procure quando viene

richiesto l'accesso al conto corrente del partito, come è avvenuto per la Margherita e Lusi ieri

al Senato.

Io pretendo che i conti dei partiti siano disponibili on line con l'evidenza di ogni singolo

movimento. Io pretendo che i soldi non spesi per i rimborsi elettorali siano restituiti allo Stato.

Una parte di questi soldi sono dovuti anche alle mie tasse. La stampa titola di accordi elettorali

in pompa magna, come se fosse una vittoria e non una sconfitta della democrazia.

Ci sono giorni in cui mi chiedo chi me lo fa fare. Qualche volta non mi so rispondere, mi

guardo, un po' più vecchio e stranito allo specchio. Oggi però non ho dubbi, la risposta è la

rabbia. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure, Ci vediamo in

Parlamento se non fanno una legge elettorale per impedirlo.

(dal Blog di Beppe Grillo - febbraio 2012)

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CAMBIEREMO IL MODO DI VIVERE DEGLI ITALIANI scritto da Marco Cedolin

Non era certo il caso di scomodare la prima pagina del Time,

mentre sarebbe bastata una passeggiata all‟interno di un mercato

rionale, ma forse per la prima volta da quando esercita il ruolo di

presidente del Consiglio, il golpista Mario Monti si è prodotto

in un‟esternazione di adamantina genuinità.

Il modo

di vivere degli italiani è senza dubbio già cambiato e cambierà

radicalmente nel corso dei mesi a venire, in modo molto più

profondo rispetto a quanto l‟opinione pubblica oggi possa prevedere. Si lavorerà

saltuariamente, poco e male, con retribuzioni talmente basse che solo qualche anno fa

sarebbero sembrate fantascienza. Si continueranno a pagare i contributi Inps, senza però più

avere diritto a maturare una pensione. Si venderanno le case di proprietà (quando non ci

penserà Equitalia prima di noi) per far fronte ai debiti e continuare a mangiare un paio di volte

al giorno.

Si pagherà la benzina a peso d‟oro, ma non dovremo preoccuparcene, perché viaggeremo tutti

con i taxi low cost guidati da disperati, ma con il marchio Fiat, avendo dovuto vendere le

nostre auto. L‟obesità scomparirà come per incanto, dal momento che il desco sarà sempre più

asfittico e saltare i pasti diventerà lo sport più in voga, smetteremo perfino di fumare…..

perché un pacchetto di sigarette costerà come una cena al ristorante di qualche anno fa.

Saremo sempre più pendolari, perché il lavoro (o quello che ne resta) necessita di flessibilità.

Faremo sempre meno figli e smetteremo di carezzare il sogno di costruire una famiglia, perché

tanto i figli quanto la famiglia costano e non avremo in tasca il becco di un quattrino.

Cambieremo casa ogni 4/5 mesi per inseguire il contratto a termine del momento, ma non sarà

un‟operazione complessa, perché dovremo trasportare ben poche cose.

Saremo un popolo “ad interim” che camminerà come un gambero, vivrà di precarietà e di

rimpianti del passato, mentre tenta di escogitare qualche sistema per riscaldarsi durante

l‟inverno. Un popolo che avrà cambiato il proprio modo di vivere così radicalmente da

trasformarlo anche lessicalmente in “sistema per sopravvivere”, con buona pace dell‟usuraio

che nel frattempo sarà tornato in banca, e pure del Time.

Ma se Berlusconi o Prodi (per citare i due personaggi che nell‟ultimo ventennio hanno

governato di più) avessero tirato nel corso dei loro mandati la metà delle bastonate dispensate

da Monti in solo un paio di mesi cosa sarebbe accaduto?

Ricordiamo che il salapuzio di Arcore, nel 2001 rischiò una vera e propria insurrezione

popolare, con gli scioperi generali che fioccavano come la neve in quel di Cesena, per il solo

fatto di aver ventilato una possibile soppressione dell‟art.18 e il professor mortadella ci andò

altrettanto vicino a fine 2006, quando in risposta alla sua finanziaria (che altro non era se non

un puffetto sulla guancia) oltre un milione di persone invasero Roma, strepitando contro le

nuove tasse che avrebbero ucciso i cittadini.

Per quale ragione oggi Monti ed i suoi ministri possono permettersi di aumentare le tasse,

sopprimere i diritti, mandare in rovina e pure sbeffeggiare in TV, milioni d‟italiani, senza che

esista nessuna seria risposta popolare ad intaccare una “pace sociale” che in Italia non sembra

mai essere stata così solida? La ragione in fondo è di una semplicità disarmante: avete mai

visto dei cittadini andare a protestare, senza essere stati chiamati a farlo da qualcuno?

Che si trasse di un partito, di un sindacato, di un‟organizzazione, di un movimento o di un

comitato, alla base di qualsiasi protesta c‟è sempre stato un soggetto che chiamava il popolo a

raccolta…..continua QUI la lettura

(da Il Corrosivo - febbraio 2012)