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SommarioEditoriale Camminare sui carboni ardenti

SportRugby!

ResocontiUn modo diversodi festeggiare il 2 giugno33ª Rassegna di canto e folkloreinternazionale “Cori a Ca’Cornaro”Romano in cima al podioa Città di CastelloSardegna Nostra:l’annuale ritrovo in montagnaIl Palio delle Zattere

AttualitàFukushimaLettera su don Tarcisio

RiflessioniChe forza?Monte Grappa, Sacro alla Patria,nel 150° dell’Unità d’Italia

CulturaPenultima lucertola a destraDesiderata

Notizie in breve

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FILIALE DI ROMANO D'EZZELINO

Via Roma, 6236060 Romano d'Ezzelino (VI)Tel. e Fax 0424 514112

Mensile di informazionee di cultura della Pro Locodi Romano d’Ezzelino

Per la Pro Loco di Romano:Maurizio CarlessoDirettore Responsabile:Dario BernardiSegreteria:Stefania Mocellin

In redazione:Sara Bertacco, Cinzia Bonetto,Maurizio Carlesso,Gianni Dalla Zuanna, Duilio Fadda,Franco Latifondi, Stefania Moccellin,Valeria Orso, Erika Piccolotto,Christian Rinaldo, Silvia Rossi,Maurizio Scotton, Serenella Zen,Giuseppe Bontorin.

Via G. Giardino, 77Romano d’Ezzelino (VI)Tel. 0424 [email protected]

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ccp. n. 93337772Aut. Trib. Bassano del Grappa 2/1975

Tranne gli originali d’epoca,non si restituiscono le foto.

Luglio Agosto2011

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Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 EDITORIALE - PAG. 3

Camminare sui carboni ardentiMaurizio Carlesso

Un ottimo formatore ci ha guidati dalle 9 di mattina alle 20,30 e ci ha preparati a questo percorso, a cosa è servito? È servito a far si che una delle paure che un individuo ha si trasformi in un’energia importan-te che poi contribuisca a farti camminare sui carboni e soprattutto che ciò, non solo non crei nessun pro-blema, ma anzi permetta di capire che se il perché è forte, il come non è un problema. Ripensando alla giornata e trasferendo la metafora nella nostra vita quotidiana a Romano d’Ezzelino, molto spesso mi capita di capire che “camminare sui carboni ardenti” è molto più frequente di quanto non possa sembrare, guidare una Pro Loco, predi-sporre ed organizzare una pubblicazione come il Nuovo Ezzelino, rappresenta sempre un’incognita perché troppo spesso l’interpretazione di un arti-colo, di un approfondimento, di una disponibilità personale che è sempre offerta ad ogni e qualsiasi attività, produce effetti contrari e contrastanti a se-conda di chi la legge ed interpreta. Una sola ma-nifestazione non ci ha visti coinvolti quest’anno e ci chiediamo: quale ombra possiamo produrre che offuschi gli organizzatori? La vostra Pro Loco dal 2006 ad oggi, non ha mai prodotto dalle colonne di questo Notiziario alcu-na valutazione di carattere politico e non lo farà, poiché il 2012 ci porterà nuovamente alle urne per scegliere i nuovi amministratori. Il rispetto dei ruoli è sempre stato il nostro obiettivo. La Pro Loco è un associazione apartitica ed apolitica, ma è una

grande palestra di conoscen-za del territorio e soprattutto delle sue problematiche. “Po-litica” nel concetto più pro-fondo della sua parola, per gli antichi greci culla della civiltà, significava e significa gestire al meglio, unire, collaborare. Non potete immaginare, sapere quali e quante sollecitazioni siano state fatte alla redazione, affinché facesse informazione su molti temi della nostra bella Romano, dalle vicende di Palazzo, alle vicende dell’AC Romano, alle cronache dai consigli comunali, ma ritengo e riteniamo che tali informa-zioni siano reperibili da ognuno di noi se e quanto queste informazioni lo interessano sia dai siti che dalla stampa locale, sia dalla sua personale parteci-pazione attiva e non dal Nuovo Ezzelino. Mi sia permessa una sola considerazione viste le insistenti voci che danno dei componenti la Pro Loco in evidenza politica: quanti amministratori at-tualmente in carica sono stati componenti della Pro Loco? È forse vero che la Pro Loco sia effettivamente una buona palestra? Io sono riuscito a camminare sui carboni ardenti e voi… ci piacerebbe portare all’interno di una mani-festazione organizzata dalla Pro Loco questo splen-dido formatore perché ritengo che molti altri posso-no provare a vincere le proprie paure.

Gentili soci, la metafora del camminare sui carboni ardenti, non è sempre un modo di dire a volte si può fare veramente, magari anche perché si sente o si prova nella propria mente questa sensazione e non c’è nulla che possa frena-re il desiderio di provare la propria forza mentale. Mettete che sia organizzato un corso di condivisione, ricerca e superamento dei propri limiti e che per convinzione od altro si decida di farlo, scoprendo poi al termine della gior-nata che l’ultima prova è effettivamente una camminata sui carboni ardenti, ma non solo, sei tu stesso che prepari la pira di legname, che accendi il fuoco ed attendi pazientemente che il fuoco dirompente lasci spazio a delle belle braci di colore rosso vivo…

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Rugby!

Cerco di spiegarmi: ogni bambino del nostro territorio nasce, bene o male, con il pallone inscritto nel proprio DNA. Nell’adolescenza qualcuno tradisce con il basket e la pallavolo, ma i più rimangono fedeli per tutta la vita. È difficile per noi pensare che esistano paesi in cui Babbo Natale porta ai piccoli un pallone bislungo e dispettoso, che rimbalza a proprio pia-cere, quasi sempre seguendo la direzione contraria a quella desiderata. Questo è il rugby, bellezza, sport di gentiluomini di qualsiasi rango, esclusi i cattivi sportivi di qualsiasi rango!Non sono parole mie, purtroppo, ma il motto dei Barbarians, una delle squadre ad inviti più famose del mondo. Il rugby è lo

sport più democratico che conosco: trovi un ruolo qualsiasi fisico tu abbia. Se sei un ciccione vai bene per la mischia, ad urtare e fare valere i tuoi chili. Se sei leggerino puoi fare l’ala, quella che in gergo è definita cavalleria leggera. Se non sei né grasso né magro hai la possibilità di diventare un estremo o un mediano. Forse parlo di cose che

ai più non dicono molto, ma il rugby è prima di tutto è una disciplina di vita,

molto più di altri sport, più diffusi e popo-lari alle nostre latitudini. È uno sport che sa di forza, ma non di violenza e cattiveria, che profuma di sudore, fatica e impegno. È impastato con il fango, odora di erba e di pomata per i muscoli. Conosce il co-raggio, la disciplina, il rigore tattico, l’ac-cettazione delle decisioni arbitrali, anche quando il direttore di gara è un ometto piccino in mezzo a dei colossi. È uno sport contadino e come tale inventore del terzo tempo, cioè di quel momento in cui, dopo la partita, le squadre si ritrovano davanti a un boccale di birra come vecchi amici. Henri Garcia, noto giornalista francese ha coniato uno slogan che trovo illuminan-te: “Per far rinsavire un insorto, il rugby in generale, la mischia in particolare e la prima linea prima di tutto, sono altamente consigliabili”. Ho un amico ex giocatore del Petrarca Padova che mi ha introdotto nei meandri di questo mondo affascinante,

ma credevo di essere una specie di mo-sca bianca, una rarità in un universo di pallonari. Poi un giorno ho scoperto che a Romano, proprio nel mio paese, c’è un gruppo di tifosi accaniti, genuini, capaci di andare a Londra a vedere il Cinque Na-zioni ben prima dell’ammissione dell’Italia a questo torneo. È stata l’occasione per parlare, scambiarsi le proprie impressioni, creare delle nuove amicizie, suggellate da un boccale di birra. Ora, assieme a loro, seguo spesso le vicende della nazionale e del Treviso, e allo stadio porto anche Alberto, mio figlio, perché spero assimili quel codice di correttezza e di onore che contraddistingue il rugby.Non mi importa se quasi sempre si tratta di partite segnate in partenza e se il bilan-cio tra vittorie e sconfitte pende molto di più verso quest’ultime. Ho capito che la vera grandezza sta nell’accettare la sfida nonostante i propri limiti, dare sempre il massimo senza barare o risparmiarsi, aiu-tare i compagni, fare gruppo e non molla-re mai. Basta si dice solo alla fine e non c’è uno sport di squadra in cui l’affiatamento e l’amicizia siano più importanti che nel rugby. Avanti, allora, come un pacchetto di mischia, nel diffondere la conoscenza di questo sport in un paese come il nostro che, lo dico senza piaggeria, ha in sé mol-te qualità, e forse anche qualche difetto, di questa disciplina. Rugby, e rugby sia!

Se nel lontano 1823 William Webb Ellis, alunno della Rugby School, non si fosse ribellato durante una partita di football e non avesse corso con il pallone in mano, non sarei qui a condividere queste mie impressioni. Perché parlo di uno sport così poco, apparentemente,

connesso nel nostro territorio? Prima di tutto perché è quasi un amore senile e, come tale, tra i più pericolosi.

Gianni Dalla Zuanna

Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 SPORT- PAG. 4

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Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 RESOCONTI - PAG. 5

Un modo diversodi festeggiare il 2 giugno

Il primo anno la dislocazione logistica ha un pò pena-

lizzato la manifestazione, mentre quest’anno lo scenario

di Villa Caffo ha permesso di racchiudere tutte le attività

in un unico contesto. La peculiarità di questa festa è

che ci sono pochi spettatori alla sfilata mattutina, ma

solo perché tutti, ma proprio tutti sono all’interno della

sfilata. Tutti i Rossanesi, infatti, ordinati e rigorosamente

con le proprie divise, creano una lunga fila di persone

che propongono la rappresentazione del volontariato

locale. Bimbi con colorati palloncini che ricostruivano

i colori nazionali, rappresentanti delle varie discipline

che presentano tutti i propri iscritti e condividono una

splendida giornata di aggregazione e collaborazione.

In occasione dello scorso 2 giugno abbiamo avuto

l’onore di aprire la sfilata subito dietro i rappresentanti

della Pro Loco cittadina e con i vessilli consortili e di

ogni singola Pro abbiamo sfilato per testimoniare quan-

to accomuna le Pro del Consorzio Grappa Valbrenta.

Un gruppo veramente interessante ed eterogeneo che

risponde con attenzione alle sollecitazioni che vengono

loro proposte. Dietro di noi la Banda apriva il corteo e

tutti ci siamo recati all’interno del terreno ippico porto

ad ovest di Villa Caffo. Al termine della sfilata tutti sedu-

ti nelle gradi tribune allestite per l’occasione, abbiamo

assistito alla proposta dell’Inno Nazionale da parte della

banda che ci ha accompagnato, a cui si sono uniti tutti

i ragazzi delle scuole ed il pubblico. Molto apprezza-

ta è stata la presentazione del lavoro che gli studenti

della locale scuola media hanno proposto sull’Unità

d’Italia. Non sono mancati i saluti delle autorità presen-

ti, ma ciò che ha contraddistinto la giornata è stato il

pomeriggio durante il quale le pro loco del consorzio,

sotto degli stand

hanno proposto

le proprie specia-

lità offrendole al

pubblico presente.

Par t i co la rmente

apprezzata l’area

da noi organizzata,

perché offriva gra-

tuitamente, ai no-

stri ospiti, tutta una

serie di prelibatez-

ze e riportava ai

sapori d’un tempo.

La produzione dei

sigari direttamente

dalle foglie del tabacco, coltivato nella Valbrenta, arro-

tolati e preparati da mani esperte e veloci, al carretto

del gelataio d’epoca che, vista la giornata caldissima, ha

rinfrescato moltissimi ospiti, grandi e piccini, offrendo

anche dei meravigliosi dolci fatti dalle mani delle non-

ne; alla degustazione del miele sotto tutti i profili ed es-

senze possibili, alla nostra presentazione del Morlacco

abbinato al miele, alle grappe all’essenza d’asparago ed

al salame equino fresco che, appena scottato e servito

con pane caldo, ha riportato alla memoria degli spezzati

di vita rurale, molto belli.

Nel ringraziare da parte nostra per il gradito invito la

Pro Loco di Rossano, speriamo d’avervi incuriositi,

affinché il prossimo anno possiate pensare di essere

anche voi presenti alla bella manifestazione che ha il

sapore dell’Unità.

La vostra Pro Loco ha partecipato il 2 giugno, nell’ambito dell’attività promossa dal Consorzio Grappa Valbrenta, alla manifestazione “Ros-sanesi tutti in piassa”. Tale evento nato lo scorso anno come mani-festazione progettata e voluta dalla nuova Pro Loco di Rossano, nata ed aggiuntasi al gruppo consortile delle Pro Loco Grappa Valbrenta, ha sin da subito mostrato segni di effervescenza e operatività.

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Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 ATTUALITA’ - PAG. 6

A poco più di tre mesi di distanza dal rilascio radioattivo di Fukushima, a Ko-riyama, una città di circa 350.000 abitanti situata a 50 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi molti bambini hanno cominciato a perdere sangue dal naso, ad avere diarrea, ad accusare astenia. All’inizio si pensava che questi sintomi fossero dovuti ad allergie al polline, ma i bambini che pre-sentano questi sintomi sono aumentati e i medici hanno iniziato a sottoporli ad esami del sangue, riscontrando perdite di globuli bianchi. È un chiaro se-gnale tipico dell’esposizione alle radiazioni. Come a Chernobyl.

Il Tokyo Shimbun dice che, a Koriyama, un monitor per determina-re le radiazioni radio-attive, piazzato vicino a un cespuglio basso, misura 2,33 microsievert per ora. La quantità di radiazioni diminuisce man mano che l’appa-recchio viene alzato. Da metà maggio in poi la media delle radiazioni a Koriyama è stata costan-temente di 1,3 microsie-vert, con una spaven-tosa prospettiva di ac-cumulo e nocività per la salute. Come a Chernobyl. Circa 966 chilometri quadrati nei pressi della centrale di Fukushima - una superficie di circa 17 volte le dimensioni di Manhattan - è ormai inabitabile. La zona di esclusione umenta con il passare del tempo. Come a Chernobyl.La Tepco sta pensando di costruire un sar-cofago di protezione a Fukushima. Come a Chernobyl.

Il CTBTO (Comprehensive Tst Ban Treaty Organization) nato per individuare i test di armi nucleari, ha una rete di sensori, sparsa in tutto il mondo, in grado di rilevare e mi-surare con precisione le fonti di radioattivi-tà e la loro intensità, Fukushima compresa. Ad esempio, l’Austria era riuscita a rivelare (tramite i dati del CTBTO) che i primi quat-tro giorni di Fukushima valevano già mez-za Chernoby. E poi basta! I dati aggiornati sono in possesso degli stati membri (182, fra cui l’Italia), ma sono secretati al pubbli-co. Come a Chernobyl.L’appello dei genitori dei bambini am-malati di cancro nel decennale di Cher-nobyl: “Ci rivolgiamo a tutta la gente di buona volontà, a tutti coloro che non sono indifferenti al destino del popolo bielorus-so, a tutti coloro che apprezzano l’allegria ed il sorriso dei bambini bielorussi.Il 26 aprile abbiamo commemorato il de-

cimo anniversario della più terribile data nella storia del nostro paese. Dieci anni fa il disastro di Chernobyl ha brucia-to con la fiamma nucle-are le città ed i villaggi bielorussi.Le conseguenze dell’in-cidente sono diventate la vera tragedia del po-polo bielorusso.Oggi, passati 10 anni ed il ricordo degli eventi re-moti di quel terrificante giorno, una delle più vi-sibile e reali conseguen-

ze della tragedia di Chernobyl entra sempre più frequentemente nelle case bielorusse.

Si tratta del cancro alla tiroide dei bambini. Questa terribile malattia causa uno spaven-toso dolore, sofferenze e disturbi mentali ai bambini ed ai loro genitori.La necessità di lottare per la vita dei nostri figli ci ha riuniti nell’associazione dei geni-tori “Autograph of Chernobyl”. Il nome non è casuale. Chernobyl ha lasciato cicatrici nel cuore e sul collo dei nostri bambini: è il suo autografo per sempre.Al primo gennaio 1996, 424 bambini su un totale di 1012, che erano stati operati nel Centro per la Ghiandola Tiroidea, avevano il cancro tiroideo; i restanti: adenomi ed al-tre patologie.Ogni giorno il numero dei bambini ammala-ti aumenta. Sfortunatamente la maggior par-te dei bambini arriva in ospedale con meta-stasi linfatiche ed ai polmoni. Dopo vari in-terventi chirurgici i bambini devono seguire cicli di radioterapia ogni 3 o 4 mesi. Come risultato ogni bambino riceve una dose di irradiazione decine di volte superiore all’ir-radiazione iniziale. Ciò significa una nuova piccola “Chernobyl” ogni 3 o 4 mesi.…Il danno causato da Chernobyl alla Bie-lorussia può essere calcolato in decine di budgets annuali, ma il danno causato alla salute dei nostri bambini non può essere

calcolato in grafici.Ed oggi, con il destino della nazione bie-lorussa sotto minaccia, perché i leader del mondo stanno zitti e perchè non fanno no-tizia le sofferenze delle madri bielorusse e dei lori figli rovinati dalla catastrofe di Cher-nobyl?Vogliamo che tutte le madri del mondo ca-piscano la tragedia dei nostri figli innocenti. Per favore, guardate i vostri bambini ed i vostri nipoti, guardate i bambini attorno a voi, ricordatevi di quelli bielorussi, vittime di Chernobyl, che soffrono su un tavolo operatorio, in una clinica radiologica o a casa.…Noi esprimiamo la nostra profonda gra-titudine alle persone che già si sono impe-gnate, e a quelle che si impegneranno, alla liquidazione delle conseguenze di Chernob-yl. Inoltre, con grande speranza ci rivolgia-mo alle persone che in futuro non saranno indifferenti alla nostra tragedia.Viviamo tutti sullo stesso pianeta e dobbia-mo fare ogni cosa per lasciare ai bambini il sorriso e la gioia delle loro vite.Noi dobbiamo proteggere il nostro pianeta da enormi sofferenze e pene.Come a Fukushima (e non solo)…tra dieci anni (se non prima)

Le radiazioni uccidono in differita.Durante le prime 10 settimane, successive al disastro di Fukushima, nelle città nord-oc-cidentali degli Stati Uniti (San Jose, Berke-ley, San Francisco, Sacramento, Santa Cruz, Portland, Seattle, e Boise), sulla base di uno studio condotto dal medico Janette Sher-man e dall’ epidemiologo Giuseppe Manga-no, è stato riscontrato un picco del 35 per cento della mortalità infantile riconducibile, con grande probabilità, secondo gli autori, al fall out di Fukushima. Come il fall out di Chernobyl (in Italia per Chernobyl erano stati stimati 3.000 cancri tiroidei).Ricordiamoci che il referendum ha per-messo (per il momento) di non aggravare il danno nucleare, mentre l’eredità nucleare ha tempi infiniti.

Maurizio Carlesso

Fukushima

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Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 RESOCONTI - PAG. 7

Sabato 2 luglio il Coro Ezzelino in occasione dei festeggiamenti per il 40° anno di fondazione ha portato in scena la 33ª Rassegna di canto e folklore internazionale “Cori a Ca’Cornaro”. Una serata ricca di musica e coreografie che si é svolta a Villa Ca’ Cornaro ed ha richiamato il pubblico delle grandi occasioni appagato delle per-formance dei gruppi presenti.

Oltre al Coro Ezzelino del presidente Antonio Bor-dignon che ha fatto gli onori di casa erano presenti all’evento i “Pilgrim Mission Choir” gruppo di profes-sionisti della Corea del Sud diretti dal maestro Jea-Joon Lee che hanno proposto un repertorio misto spaziante tra vari generi. Successivamente è stata la volta di Anna Farronato (figlia di Silvio Farronato fondatore e maestro indimenticato del Coro Ezzeli-no) e Ivano Donazzan che hanno eseguito quattro brani in perfetto stile moderno. Ha aperto le danze il Coro Ezzelino guidato dalla maestra Barbara Baggio che tra i vari canti ha proposto l’Inno di Mameli.Presenti alla serata l’amministrazione comunale con a capo il sindaco Rossella Olivo che hanno preso parte alle premiazioni dei presenti.

Momento toccante sul palco quando il presidente Antonio Bordignon ha voluto ricordare i coristi che non c’erano più tra cui scomparso di recente Andrea Tonin “El Moro Matioi” una presenza costante fin dalla nascita del coro.Giuseppe Latifondi e Ignazio Gloder sono solo alcu-ni dei nomi che avevano ricoperto precedentemente il ruolo di presidente e sono stati nominati durante la serata per ringraziarli del loro operato. Ad Arduino Zonta come da copione che si rispetti é stata affidata la conduzione impeccabile dell’evento.

Christian Rinaldo

33ª Rassegna di canto e folkloreinternazionale “Cori a Ca’Cornaro”

Foto: Antonio Bordin

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Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 RESOCONTI - PAG. 8

Romano in cima al podio a Città di CastelloI nostri studenti ottengono premi come solisti, piccoli gruppi e orchestra

Giulia, Elisa,Ludovica e Beatrice

Straordinaria vittoria della scuola secondaria di I Grado “Monte Grappa” che con un programma inedito incanta la giuria e vince la XIII edizione del Con-corso Musicale “E. Zangarelli”.

Mercoledì 5 maggio, noi ragazzi di II e III F della scuola media “Monte Grappa” siamo partiti alla volta di Città di Castello, per parte-cipare al Concorso nazionale “E. Zangarelli”, una rassegna molto prestigiosa, probabilmen-te la più importante d’Italia per le scuole ad indirizzo musicale.Del resto, proprio grazie a questo concorso, la cittadina umbra è conosciuta anche come la “città della musica”, infatti, da tredici anni ospita la manifestazione a cui partecipano moltissime scuole provenienti da tutta Italia.A questa edizione hanno partecipato 46 scuo-le per un totale di 1800 alunni, per cui erava-mo tutti molto emozionati e spaventati all’idea di dover affrontare una prova di tale spessore, perciò chi avrebbe mai detto che saremmo tornati a casa con un “passeggero” in più? Sì, abbiamo portato a casa la vittoria e ne siamo davvero fieri e orgogliosi, soprattutto perché è stato il frutto di mesi di duro e appassio-nato lavoro, in cui abbiamo anche dovuto fare molte rinunce e sacrifici, imparando che, quando si vogliono ottenere dei buoni risulta-ti, bisogna impegnarsi e lavorare sodo. E noi ci siamo impegnati e, così, i risultati si sono visti: primo premio assoluto all’or-chestra, formata da tutti i ragazzi delle due classi, che hanno eseguito due brani davvero molto difficili, ”Petroushka” di Stravinskij e “Danza Final” di Ginnastera. L’esecuzione dei due pezzi, infatti, è stata molto ostica, anche perché il programma, che tra l’altro non era mai stato presentato prima al Concorso, non è facile per dei ragazzi di scuola media, ma i nostri professori hanno creduto nelle nostre possibilità e ci hanno iscritto proprio con que-sti due difficili pezzi. Certo, dopo quattro mesi di prove lunghe e impegnative, ci sentivamo carichi di speranza e non vedevamo l’ora di partire, ma durante il viaggio e nelle ore immediatamente prece-denti all’esibizione abbiamo iniziato a sentire tutto il peso della responsabilità e così molti di noi erano agitati e preoccupati. Quando,

però, siamo arrivati in Cattedrale per l’esibi-zione, abbiamo messo da parte tutte le nostre ansie e le nostre paure, e ci siamo concentra-ti solo sul brano. Appena il prof. Roncato, il nostro direttore d’orchestra, ci ha “dato il la”, il suono di ciascuno si è fuso in un’unica me-lodia, che sembrava quasi non ci appartenes-se, per quant’era soave. Non è facile spiegare con le parole questa sensazione, bisognereb-be provarla per capire. Qualcuno tentava di scorgere, con la coda dell’occhio, lo sguardo attento della giuria che era tutta concentrata su di noi ma, man mano che le note fluivano, sembrava che i loro volti cambiassero conti-nuamente espressione, per cui non si riusci-va ad interpretarli. Allora abbiamo smesso di preoccuparci di loro e abbiamo pensato solo a dare il meglio di noi stessi. Abbiamo così suonato come non mai, per cui i giudici sono rimasti molto colpiti dalla nostra performan-ce che, nella motivazione della vittoria, che è stata letta durante la serata finale, è stata definita brillante ed emozionante. Non dimenticheremo mai, pertanto, il mera-viglioso momento della premiazione che, un po’ per l’atmosfera magica della cattedrale, un po’ per la forte emozione, si è conclusa con pianti sinceri e liberatori, non solo da parte dei partecipanti, ma anche da parte dei mem-bri della giuria, che si sono vivamente com-plimentati con gli insegnanti per il livello di abilità e per l’impegno che avevamo saputo dimostrare. E’ stata, poi, una vera soddisfa-zione riportare il punteggio di 100/100, con cui abbiamo conseguito una borsa di studio di 700 euro, perché vuol dire che siamo stati davvero dei bravi esecutori.La scuola, però, non è stata premiata solo per l’ orchestra, ma anche per i solisti e per i pic-coli gruppi, conseguendo così altri importanti riconoscimenti: un primo posto con il gruppo da dodici elementi con il brano “West side story”, diretto dal prof. Godi , due terzi posti con i solisti di clarinetto (Giacomo e Davide), un primo posto con un solista di clarinetto (Leonardo), un secondo posto con una soli-sta di pianoforte (Eva), un primo posto con una solista di chitarra (Elisa), un secondo e un quarto posto con altri due solisti di chitar-ra (Diego e Sofia) ed, infine, un primo posto ottenuto dal duo di flauto e pianoforte (Giulia e Giovanna).Suonare da solisti è stato ancora più difficile che suonare nell’orchestra, ovviamente perché si sente maggiormente il peso della prova, per cui è inevitabile farsi prendere dall’emozio-ne. Dobbiamo ammettere, però, che il merito

di questi brillanti risultati non va solo a noi ragazzi, ma anche ai nostri professori che ci hanno preparato con grande professionalità e impegno, incoraggiandoci ogni volta che incontravamo delle difficoltà e sostenendoci nei momenti di bisogno. Un grazie, quindi, al nostro mitico direttore d’orchestra, il prof. Roncato, che si è distinto anche per la sua originale direzione in scarpe da ginnastica, oltre che per la sua travolgente simpatia, ma anche al prof. Godi e alla prof.ssa Zardo, che con la loro ironia e con il loro calore ci hanno spinto verso la meta e hanno riso e pianto con noi per le nostre piccole ma grandi conquiste. Un ringraziamento speciale, però, va al nostro grande insegnante di musica e di vita, il prof. Fraschini che, pur non potendoci accompa-gnare quest’anno, ci ha sempre stimolati ad andare avanti e a credere in noi, trasmetten-doci tutta la sua positività e insegnandoci che le cose bisogna volerle. E noi lo abbiamo vo-luto con tutte le nostre forze e guardate che risultati! Non potevamo, poi, non nominare anche la prof.ssa Giugliano, che quest’anno ci ha portato la sua allegria e anche un po’ di fortuna, e per ultima, ma non meno importan-te, la nostra preside che ci ha accompagnati e che ci è stata molto vicina, conoscendo così meglio il mondo della musica, ma soprattutto avvicinandosi di più a noi ragazzi. Nessuno di noi scorderà mai questi momenti, così carichi di emozioni nuove e meraviglio-se, rese ancora più preziose dal fatto di poter-le condividere con tanti ragazzi, anche di altre scuole, all’incirca tutti della stessa età e tutti con un sogno e una passione comune, quella per la musica.Nel complesso, dunque, è stata un’esperienza davvero indimenticabile per tutti i partecipan-ti, oltre che una bellissima occasione di cre-scita, non soltanto sul piano musicale, ma an-che personale, perché grazie allo studio della musica stiamo capendo l’importanza dell’im-pegno e del sacrificio, stiamo imparando ad essere più concentrati quando facciamo qual-cosa, ma anche che è importante ascoltare gli altri, che bisogna dare sempre il meglio di sé e, grazie all’ esperienza dell’orchestra, stiamo comprendendo quanto sia importante il lavo-ro di squadra e la cooperazione.Siamo, quindi, felici di essere riusciti ad espri-mere il nostro talento, a trasmettere le nostre emozioni e la nostra passione per la musica, che ci ha travolto in un vortice di gioia e feli-cità che non si può spiegare a parole, ma che noi sentiamo vivo ogni volta che facciamo vi-brare il nostro strumento.

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Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 RESOCONTI - PAG. 9

L’annuale ritrovo in montagnaDuilio FaddaCom’è consuetudine, ormai da parecchi anni, in una domenica di luglio si

svolge la classica “scampagnata” degli amici dell’associazione “Sardegna No-stra”, nel massiccio del Grappa. Quando nacquero questi incontri, furono, so-prattutto, per ritrovare fra conterranei un momento di sardità, cucinando cibi della tradizione isolana o riunendosi con qualche coro polifonico proveniente dalla terra natia.

Quest’anno, per motivi organizzativi, abbia-mo rimosso la tradizione della pecora in cap-potto, che ha sempre rappresentato il piatto estivo per eccellenza dei pastori sardi; così, abbiamo cambiato menù, anche per ritrovar-ci con alcuni amici che amano più la com-pagnia, piuttosto che il menù particolare che possono sempre assaporare, privatamente, nei convivi sardo-veneti.La location dove è avvenuta questa cosiddet-ta scampagnata si trova nel Villaggio del Sole in territorio di Solagna presso la proprietà di Mauro Bernardi, componente del coro Bas-sano.E’ stata la disponibilità e la gentilezza di tut-ta la famiglia Bernardi a rendere ancora più gradevole la giornata trascorsa ad oltre 1000 metri d’altitudine, il tutto, suffragato dal bel-lissimo panorama che si può osservare da lassù.La giornata è trascorsa allegramente fin dal primo mattino, specialmente, quando un piccolo gruppo di volontari ha dato inizio ai preparativi per la “merenda”, a base di speck, salamino sardo, Birra Ichnusa e bibite varie per i grandi ed i più piccoli. Questa “merenda” altro non era che un antipasto in piedi, poco prima del pranzo, il quale è risul-tato assai gradito dagli invitati.

Tra gli ospiti erano presenti un gran numero di componenti del coro Bassano accompa-gnati dai familiari che si sono rivelati veri e propri protagonisti di bellissimi momenti di allegria e divertimento. I primi hanno cantato alcuni brani dell’ormai indiscusso repertorio del coro e le seconde (si trattava infatti delle signore) ci hanno deliziato con un balletto in costume (non da bagno, eh!).Durante la mattinata, però, non è passata inosservata l’assenza determinante che, in queste occasioni, faceva sentire il nostro amico Bepi Zilio. Egli era, oltre che un im-portante componente del coro, anche un no-stro fraterno amico e la sua simpatia brillava sempre in queste occasioni; è stato proprio Mauro ad un certo punto a ricordarne la sua figura, specialmente al momento dell’accen-sione del fuoco; era in quei momenti che “lu-cifero” Bepi dava il meglio di sé. Ricordo anche, e ciò non lo dimenticherò mai, quando Bepi alla fine dell’anno scor-so, propose un concerto del coro Bassano, in chiesetta Torre durante la “mostra dei presepi”, della quale io sono uno degli or-ganizzatori. Quella volta, decidemmo e poi organizzammo in tre giorni una splendida serata di musica e solidarietà con il coro po-lifonico bassanese a favore dell’Associazione

progeria Sammy Basso, grazie e soprattutto al contributo di Carla Bordignon con l’UMCE di Romano d’Ezzelino e alle amiche dell’as-sociazione la Costola che in quell’occasione donarono varie opere pittoriche, realizzate durante la mostra. In effetti fu, proprio, Bepi il perno su cui ruotò tutta la manifestazione; era il 30 dicembre del 2010.Tornando alla scampagnata, cioè al pran-zo, abbiamo riscontrato l’apprezzamento che molti commensali hanno fatto per il pane che ha accompagnato il cibo; queste pagnotte che ci ha procurato il nostro ami-co Beppe Andriollo, vengono confezionate dall’Associazione VIA FIRENZE 21 ONLUS di Vicenza. Questa associazione si occupa, soprattutto di disagio giovanile, promovendo fra ragazze e ragazzi delle attività di carattere riabilitativo, fra le quali appunto, confezio-nare il pane in maniera naturale ( preparato con prodotti biologici e cotto con forno a legna). Quando siamo giunti alla fine, cioè nel tardo pomeriggio, con gli ultimi rimasti, dopo aver consumato un pasto frugale ed aver smantel-lato le varie strutture, ci siamo congedati con l’intento di ritrovarci anche il prossimo anno, ma nel frattempo abbiamo deciso di non per-derci mai di vista. A luglio 2012.

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Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 RIFLESSIONI - PAG. 10

Che forza?

Ad esempio sappiamo che l’adulto ha il do-vere di proteggere e aiutare il bambino e che la forza non si rinforza attraverso l’autarchia, ma attraverso l’affetto, la protezione e… la condivisione.Cosa s’intende per “essere forti”? quando no-stro figlio è forte? Il bambino o il ragazzo è forte quando sa ag-gredire? O è forte quando possiede le risorse adeguate per comunicare il proprio vissuto e chiedere aiuto? Quando rispetta l’altro indi-pendentemente da ciò che fa?A questo proposito riporto una parte di un articolo sulla “compassione e rispetto da in-segnare ai figlio”:“Spetta agli adulti insegnare ai più piccoli il significato del pudore, del disgusto e del-

la compassione. Soprattutto la compassione..quella che dovrebbe spingere ognuno di noi ad essere sensibile di fronte alle ingiustizie, a ribellarsi davanti al dolore inutilmente in-flitto, e a non fare mai agli altri quello che non vorremmo che ci fosse fatto… Come fare, però, ad a insegnare la compassione in un mondo in cui la crudeltà viene banalizzata, in cui si impara a farla franca e a restare impuniti e in cui i ragazzi, lasciati soli da-vanti ad Internet e ai videogiochi confondo-no sempre di più la realtà e la fiction? È dif-ficile capire che i propri gesti possono avere delle conseguenze irreparabili. Che la soffe-renza non si cancella come una frase scritta al computer. E che il rispetto e la civiltà sono valori fragili….”

La compassione non è innata. Se non si pren-de la pena di insegnarle ai nostri figli e ai no-stri alunni, sensibilizzandoli alla sofferenza degli altri, spiegando loro la conseguenza di certi gesti, non si potrà fare niente contro la violenza.

La vera forza è quella emotiva e psichica: congratularsi con nostro figlio perché ha ri-dato il pugno a chi è stato violento con lui è cosa assai banale e soprattutto pericolosa… ci si può affidare a delle reazioni più evolute e raffinate… arricchire il bagaglio non solo culturale, ma anche emotivo dei nostri figli. Siamo noi adulti, che con fatica e parsimonia accompagniamo i bambini e i ragazzi verso la crescita.

Un tempo c’era l’idea che il bambino doveva avere la capacità di difendersi da solo per diventare forte. Era abitudine dire: “Ripaga l’altro con la stessa moneta”! oggi non funziona proprio così… non perché siamo di fronte a fenomeni sconosciuti, ma semplicemente perché le linee socio-educative sono leggermente cambiate.

Cinzia Bonetto Psicologa-Psicoterapeuta

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Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 CULTURA - PAG. 11

Luca Allodi, ragazzo del paesino Fossa delle Lucertole. Un padre rapi-togli dalla montagna e una madre, da quel giorno, poco presente nella sua vita. Carriera scolastica così così, da minimo sindacale, staziona stabilmente nel penultimo banco a destra, quello ideale per farsi gli affari propri senza dare troppo nell’occhio dei professori.

Penultima lucertola a destraGianni Dalla Zuanna

Luca è uno di quei ragazzi che molti in-segnanti definirebbero difficili. In realtà lui non è un sacco vuoto da riempire pas-sivamente, ma un fuoco che attende di essere acceso per bruciare e dare calore. È una lucertola che non si muove a co-mando, ma attende l’attimo propizio per spiccare un bellissimo balzo ed afferrare l’incauto insetto che gli passa davanti. È anche un campioncino in erba del cicli-smo con una vera e propria venerazio-ne per Danilo Di Luca, il suo idolo. Il mondo gli crolla addosso quando viene annunciata la positività al doping del suo asso e da lì inizia per lui una discesa che lo porterà anche a varcare le porte del carcere. Grazie all’aiuto di persone come Valentina, la sua ragazza, don Ernesto e Assunta, la sua insegnante, che sanno guardare al lato nascosto, più intimo, del suo animo riuscirà a risorgere. Chi sbaglia deve scontare la pena, ma ha il diritto di rialzarsi. Alla fine Luca tornerà ad esse-re un esempio positivo in un paese dove il partito delle farfalle avrà la meglio su quello dei dinosauri. Sì, è possibile, per-ché, come dice il sottotitolo del libro, la sconfitta è l’arma segreta dei vincitori.

Questa è, in poche righe, la trama del libro “Penultima lucertola a destra” che don Marco Pozza ha presentato presso il Centro Parrocchiale di Fellette l’11 mag-gio, accompagnato dal suo amico Tom Perry, lo scalatore scalzo. Come comunità avevamo lasciato Marco in veste di chie-rico alcuni anni fa e oggi, dopo un per-corso frizzante, a volte fuori dagli schemi, lo ritroviamo prete creativo, dalle mille iniziative: atleta, scrittore, titolare di una

parrocchia virtuale sul web, intitolata a Giovanni Paolo II. Don Teresio, nell’in-trodurre la serata ha citato quanto aveva scritto don Roberto nella cronistoria par-rocchiale riguardo al suo lavoro nella no-stra comunità. Ci piace pensare che Fel-lette abbia, magari anche in piccola parte, contribuito al suo percorso di formazio-ne. La presentazione del suo libro, che è stato scritto per i ragazzi, ma proprio per questo deve essere letto dagli adulti, è stata l’occasione per riabbracciarlo. È stata una serata intensa, che ha toccato il cuore di quanti hanno partecipato, carat-terizzata dalla verve dialettica di Marco, dal suo entusiasmo, ma anche dalla sua visione del mondo giovanile. Sono cam-biati i linguaggi e spesso sembra ci sia un muro a separarci dai ragazzi di oggi, che non si esprimono più con le paro-le e i gesti dei padri. Questo non vuol dire assolutamente che non ci siano più valori, che ci troviamo di fronte ad una generazione impoverita nello spirito. Non si deve buttare quanto fatto finora, dice Marco, che rappresenta comunque una base, ma cogliere questo cambiamento e lavorare per dare un futuro al presente e al passato.La parola d’ordine è quindi accettare di cambiare il modo di porsi per non per-dere la capacità di dialogare con i gio-vani. È quanto fa Assunta, la maestra di Luca nel libro, che arriva a confrontarsi con Facebook, blogs e forum. È quanto faceva, nel ricordo di Marco, il nostro don Antonio, prete anziano da cui anda-vano a confessarsi tanti giovani. Bisogna ritrovare la leggerezza delle farfalle, da contrapporre alla potenza dei dinosauri.

Penultima lucertola è un libro scritto da un prete che ama la sua Chiesa, anche se non è come lui la vorrebbe, e offre molti spunti di riflessione e di approfondimen-to. È un inno alla vita e alla Provvidenza, un messaggio di amore e fiducia, scritto nello stile di Marco.Pur essendo un’opera prima rivela già una grande maturità e un talento da coltivare, del resto tentare di resistere alla dialettica di Marco è come tentare di fermare un fiume in piena col solo uso delle mani. Non solo è impossibile, ma non si può evitare di ritrovarsi bagnati. Non preoccu-patevi comunque: è acqua buona, acqua di vita. “E fu sera e fu mattina: altra vita”.

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Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 RESOCONTI - PAG. 12

Gentili soci, domenica 31 luglio la nostra bella Romano ha fatto armi e bagagli ed è andata a far visita alla ridente Valstagna in occasione della loro festa regina: Il palio delle Zattere.Sin dalle prime battute a Valstagna si respirava una bellissima sensa-zione di coinvolgimento e collaborazione con l’organizzazione e la popolazione del luogo.

Il Palio delle Zattere

Al seguito del Comitato Siriola rappresentato per l’occasione da tutto lo staff diri-genziale, si sono uniti gli sbandie-raori delle con-trade che hanno aperto la sfilata ed accompagnato i fiuguranti delle otto contrade di Valstagna al mo-mento religioso più atteso e cioè la benedizione degli zattieri. Già gli zattieri di Valstagna così famosi in tutto il veneto ed oltre, perché hanno saputo costruire una fiorente atti-vità sin dall’antichità dei secoli. Un duro lavoro invernale che sfruttava le rigide giornate, in cui i corsi d’acqua ghiacciavano e quindi si presta-vano a far scivolare i tronchi in modo ottimale, tale periodo era utilizzato quindi per trasporta-re fuori dei boschi quanto era stato tagliato in autunno per far si che a primavera il legname, stoccato ai bordi del Brenta, potesse essere ca-lato sul fiume e legato realizzando alle menate di tronchi che raggiungevano Venezia attraver-

so la via d’acqua. Molto bello è stato vedere la mostra intitolata “Un fiume di le-gno” che allestita presso la Biblio-teca comunale di Valstagna traccia in modo partico-larmente interes-sante e puntuale tutte le fasi delle lavorazioni, ma soprattutto pone in bella mostra, le ricostruzioni dei canali, utiliz-zati per favorire la discesa del legname a valle, costruiti con gli stessi tronchi che sarebbero poi stati tratti a valle

insieme a tutto il materiale che l’Altopiano do-nava, smontando quindi ogni e qualsiasi opera dell’uomo, non lasciando cioè traccia invasiva sul territorio. Importante traccia è invece stata laciata a pe-renne ricordo nel costruire la Caà del Sasso che consta di 4444 scalini di pietra e di un ca-nale che scorre a fianco utilizzato giust’appun-to per questo antichissimo mestiere. Anche la Calà del Sasso merita da sola una visita, fati-

cosa ma imperggiabile per panorami e luoghi ameni che attraversa. V’invitiamo a visitare la mostra ed insieme il museo etnografico perché sarà bello riscoprire le abitazioni rurali e montane dei nostri nonni e non per ultima, tutta la filiera della coltivazione del tabacco con la riscoperta del contrabbando e delle alte vie dei contrabbandieri. Insomma una visita a Valstagna vale veramente la pena, anche noi di Romano abbiamo con-tribuito all’ottima riuscita della manifestazione poiché se dapprima gli Sbandieratori hanno dato sfoggio di una grande bravura ed hanno intrattenuto moltissime persone con il naso in sù, le nostre contrade, con i loro personaggi hanno invece rapito la scena sia sul fiume che nei borghi della cittadina. La bellezza che ha rappresentato l’anfratto naturale in cui le no-stre “lavandare” si sono potute mettere a lavare i panni in Brenta è stao insuperabile. Un qua-dretto d’altri tempi fatto di massaie e bambini che lavoravano, ma nello stesso tempo canta-vano ed accudivano ai loro figlioli, mentre i mariti rientravano dal lavoro dei campi. Le foto che vi offriamo di cornice vi posso-no solo dare qualche spunto utile a capire l’emozione che Romano ha saputo trasmettere a molti turisti ospiti della ridente sponda del Brenta. La gara ha visto vincitrice Contrà Oliero e la soddisfazione degli zattieri è stata grande, a far da contorno alla giornata uno splendido sole che ha donato la giusta luce alla splendida ri-evocazione. V’invitiamo senz’altro a ricordarvi l’appuntamento del prossimo anno.

Maurizio Carlesso

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Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 RIFLESSIONI - PAG. 13

Purtroppo, non ho memoria di un solo politi-

co che abbia mai preso a cuore questo Sacro

Monte difeso fino all’arma bianca, al grido di

“Monte Grappa tu sei la mia Patria”!

Se a questa Cima è stato dato il titolo di “Monte

Sacro alla Patria”, significa che ne ha avuto il

merito. Allora perché non valorizzarlo e ricor-

darlo con il dovuto rispetto?

Non dimentichiamo che il Grappa, nella fase

finale della Prima Guerra Mondiale, è stato un

caposaldo di determinante resistenza da parte

del nostro Esercito, che valse la Vittoria finale

in quanto il comando austro-ungarico, temendo

lo sfondamento delle linee sul Grappa, trasferì

in questo fronte truppe di rinforzo togliendo-

le dal versante del Piave, con la conseguenza

dello sfondamento delle linee austro-ungariche

che consentirono all’Esercito italiano la vittoria

finale nella famosa battaglia di Vittorio Veneto.

Si è parlato più volte di va-

lorizzazione di tutto il Mas-

siccio del Grappa, nonché

della possibilità che venga

considerato patrimonio

dell’Unesco, ma senza svi-

luppi significativi, malgra-

do le insistenti premure del

Sindaco di Crespano del

Grappa, competente per

territorio sulla cima: “Cer-

tamente avrebbe bisogno

di un serio aiuto da tutti gli amministratori del

circondario, delle Province e della Regione”.

Fino a circa sessant’anni fa, i pascoli sul Grappa

erano gremiti di mucche, tanto che i montanari

si contendevano il territorio a denti stretti. Ora

si è sviluppata l’attività agro-turistica-alberghie-

ra, ma nulla di più. Anche la Strada Provinciale

Bassano - Monte Grappa,

tolto l’asfalto, è la stessa

avuta in eredità dal Gen.

Cadorna, con i pericoli e

i problemi di circolazione

che tutti conosciamo.

È un peccato che questa

Sacra montagna, ricca di

storia e di valori, sia del

tutto dimenticata.

Penso che sia nostro dirit-

to/dovere insistere affin-

ché il Massiccio del Grappa non sia soltanto

custode di piccoli reperti di guerra, gallerie e

trincee da visitare; oppure un’occasione di me-

morie una volta all’anno nella prima domenica

di agosto, ma venga valorizzato per ciò che è

e si merita.

Cordiali saluti.

Nel 150° dell’Unità dell’Italia, mi sembra doveroso ricordare il “Monte Sacro alla Patria”, un titolo che non può essere dimenticato.Questo Monte che con il sacrificio di oltre 22.000 soldati caduti ha difeso la Patria favorendo la vittoria finale nel 1918, respingendo un nemico invasore che intendeva occupare parte o l’intero territorio italiano, non può essere ricordato solo superficialmente per il contri-buto dato a consolidamento dell’Unità d’Italia.

Monte Grappa, Sacro alla Patria,nel 150° dell’Unità d’Italia

Giuseppe Bontorin

È un peccatoche questa Sacra montagna, ricca

di storia e di valori,sia del tuttodimenticata.

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Desiderata“Manoscritto del 1692 trovato a Baltimora nell’antica chiesa di San Paolo”. L’autore è Max Ehrmann, poeta e avvocato dell’Indiana, USA, che visse dal 1872 al 1945. Pochi anni dopo la sua morte, il reverendo Frederick Kates, rettore della chiesa di San Paolo in Baltimora, Maryland, ebbe l’idea di usare la poesia in un libretto di preghiere, in testa al foglio aveva scritto l’annota-zione riferita alla data di costruzione della sua chiesa, “Old St. Paul’s Church, Baltimore A.C. 1692.Quando la poesia apparve a stampa il primo tipografo riferì l’iscrizione alla poesia e non al testo aggiungendovi un gusto di antico nonostante il fatto evidente che lo stile della lingua usata non fosse affatto del tempo. Negli anni la poesia è diventata famosa, insieme al noto slogan degli anni sessanta, in occasione della guerra in Corea “Fate l’amore, non fate la guerra”.

Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 CULTURA - PAG. 14

Procedi con calma tra il frastuono e la

fretta e ricorda quale pace possa esservi

nel silenzio.

Per quanto puoi, senza cedimenti,

mantieniti in buoni rapporti con tutti.

Esponi la tua opinione con tranquilla

chiarezza e ascolta gli altri:

pur se noiosi ed incolti,

hanno anch’essi una loro storia.

Evita le persone volgari e prepotenti:

costituiscono un tormento per lo spirito.

Se insisti nel confrontarti con gli altri

rischi di diventare borioso ed amaro,

perché sempre esisteranno individui

migliori e peggiori di te.

Godi dei tuoi successi e anche dei tuoi

progetti.

Mantieni interesse per la tua professione,

per quanto umile: essa costituisce un vero

patrimonio nella mutevole fortuna del tempo.

Usa prudenza nei tuoi affari, perché il

mondo è pieno d’inganno.

Ma questo non ti renda cieco a quanto vi

è di virtù:

molti sono coloro che perseguono alti

ideali e dovunque la vita è colma di

eroismo.

Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli

affetti.

Non ostentare cinismo verso l’amore,

perché, pur di fronte a qualsiasi

delusione e aridità,

esso resta perenne come il sempreverde.

Accetta docile la saggezza dell’età,

lasciando con serenità le cose della

giovinezza.

Coltiva la forza d’animo, per difenderti

nelle calamità improvvise.

Ma non tormentarti con delle fantasie:

molte paure nascono da stanchezza e

solitudine.

Al di là d’una sana disciplina, sii

tollerante con te stesso.

Tu sei figlio dell’universo

non meno degli alberi e delle stelle,

ed hai pieno diritto d’esistere.

E, convinto o non convinto che tu ne sia,

non v’è dubbio che l’universo si stia

evolvendo a dovere.

Perciò sta in pace con Dio, qualunque

sia il concetto che hai di Lui.

E quali che siano i tuoi affanni e

aspirazioni,

nella chiassosa confusione dell’esistenza,

mantieniti in pace col tuo spirito.

Nonostante i suoi inganni, travagli e

sogni infranti,

questo è pur sempre un mondo

meraviglioso.

Sii contento.

Sforzati d’essere felice.

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Lettera su don Tarcisio

Siamo tra i firmatari della lettera e vorremmo contribuire a mettere fine a questa inutile po-lemica, che è stata lanciata a maggio anche da alcuni articoli del Gazzettino. La lettera in questione è nata ben 15 mesi fa durante un periodo difficile in parrocchia, ed aveva come unico intento quello di iniziare un dialogo con il parroco e gli operatori pastorali su alcune scelte di quel periodo che secondo noi potevano essere discutibili. Abbiamo pro-vato nel modo più onesto e chiaro a raccoglie-re un pensiero comune e a chiedere di aprire un confronto su alcuni temi della pastorale. Tra i firmatari ci sono anche animatori, cate-chisti, membri del consiglio pastorale ed altre persone impegnate in parrocchia.Sarebbe stato molto più facile parlare alle spal-le e lamentarsi delle cose che non andavano. Invece abbiamo avvisato il parroco della no-stra iniziativa, scrivendogli e parlandogli dei contenuti della lettera, spiegandogli con il cuore in mano il nostro tentativo di dialogo, condividendo con lui la difficoltà di vivere un periodo particolare in parrocchia. Abbiamo messo i nostri nomi in calce alla let-tera e l’abbiamo inviata ufficialmente al parro-co e al consiglio pastorale, chiedendo un con-fronto e un incontro, che purtroppo ci sono stati negati. Da alcuni la lettera è stata giudicata troppo forte nei toni, da altri addirittura troppo de-bole. Il parroco ci ha risposto con una lette-ra amareggiata, ma sui contenuti non è stato aperto un dialogo.Ci siamo detti che comunque avevamo fatto un tentativo, secondo noi positivo.

Poi, più nulla per più di un anno. Fino a quando il Gaz-zettino pubblica diversi ar-ticoli che, mescolando date ed estrapolando citazioni per creare titoli ad effetto, riprendono la nostra vecchia lettera e propongono la visione apocalittica di un paese spaccato a metà, indicando nei firmatari della lettera il “partito” contro don Tarcisio, i responsabili della sua partenza. Abbiamo preferito inizialmente non prestare il fianco a strumentalizzazioni di chi eviden-temente non conosce la parrocchia e le sue vicende. Ma ora che la polemica invece di spegnersi viene alimentata anche da un gior-nale del nostro paese riteniamo che sia il caso di far sentire la nostra voce, per evitare che da una notizia non vera nasca una vera divisione nella parrocchia.Ci dispiace che qualcuno, evidentemente non ben informato sui contenuti della lettera, an-che se con la buona fede di voler difendere il parroco dalle maldicenze, accusi di maldi-cenze e di cattiveria chi come noi ha sem-plicemente cercato di dialogare. Ci dispiace che una redazione a cui forse bastava poco per cercare di chiarire la fondatezza di alcu-ne accuse abbia pubblicato una lettera che ci denigra. Ci dispiace anche che da parte del parroco e del consiglio pastorale, di fronte ad articoli che alimentano polemiche in parroc-chia basandosi su notizie non vere, non ci sia stata la volontà di dare segnali di chiarimento sulla vicenda.

Ribadiamo che la nostra lettera non è contro nessuno, non accusa né sfiducia nessuno. Esprimere

un parere diverso da qualcun altro, anche se

questo parere è critico nei confronti di alcune scelte,

non significa attaccare, accusare, sfiduciare, costringere alla partenza le persone che possono aver condiviso queste scelte.La base di ogni dialogo è per definizione lo scambio di pensieri e opinioni, anche diver-se. Se neghiamo questo, ci neghiamo qualsiasi possibilità di crescita.Ringraziamo la redazione se vorrà ospitare il nostro scritto e concludiamo augurandoci di cuore che don Tarcisio trovi nella nuova par-rocchia un ambiente sereno in cui esercitare il suo ministero sacerdotale.

Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 ATTUALITA’ - PAG. 15

Spett.le redazione,siamo rimasti stupiti nel leggere l’articolo apparso a pag. 15 del Nuovo Ez-zelino di Giugno 2011, avente per titolo “Romano d’Ezzelino: parroco sfidu-ciato”. In breve, secondo l’autore dell’articolo, la lettera di una cinquantina di parrocchiani sarebbe un atto di accusa che sfiducia il par-roco, una lettera di maldicenti che con cattiveria hanno costretto il parroco a cambiare parrocchia.

Micaela Zonta e Tiziano Carlesso

Facciamo seguito alla

precedente pubblicazione

dando correttamente voce

a coloro che ritengono di

esprimere un parere diverso

sulla vicenda di don Tarcisio.

La redazione è sempre a

disposizione e da voce ad

ogni richiesta.

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Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 NOTIZIE IN BREVE - PAG. 16

Contrà Pragalera Ai primi di giugno in Contrà Pragalera abbiamo inaugurato la scultura che rap-presenta lo stemma della contrada. Vogliamo ringraziare lo Scultore Gnesotto Gianni (per gli amici Geso) per l’esecuzione dell’opera, i Fratelli Crestani per aver messo a disposizione la materia prima, i Contradaioli di Carlessi e Pra-galera che con l’occasione si sono ritrovati per una Bicchierata, e la Famiglia Donazzan Gianni e Figli per l’ospitalità e materia prima della Bicchierata.

Il Capo Contrada Camazzola Luciano

‘Na storia proprio bea Sabo disdòto giugno noaltri dei carlessi, dopo un paro de mesi de tristessa, se semo catài.Semo stati invitai da Gioele Moda; el ga voesto farne vedar el regaeo de so nonno Giani… Visto che ‘sta storia de Ezzelino a continua, el se ga dato da far e el ga catà i ossi, a manàra e a testa, e così el ga pensà de incoeàrla e fare un monumento… Na roba da andar visitàr e far ‘na bea pasegiata a pìe, visto anca che via Pragalera a xe bea! Però me raccomando da partir da Papi in centro sto-rico (parchè no se poe rovinarlo senò no l’è pi storico) e proseguir pa i carlessi. Desso saèndo tutti bravo el scultore, me racomando Fabio de tenerlo caro! Semo stati contenti, a xe stata ‘na bea serata a pan, sopressa, pansèta, formajo e vin……E così Gioele el compie i anni insieme col regao de so nonno!Grazie per l’ospitalità, e spero che brille presto el sol sui carlessi.

M. Rosa Boaro

SAN GIACOMOIN FESTA PER GRANDI

ANNIVERSARIGià da alcuni mesi a San Giacomo si sta lavorando per la festa patronale

di settembre che quest’anno sarà particolarmente solenne per

la celebrazione di eccezionali anniversari e speciali ricorrenze.

Il Gruppo degli Alpini festeggia il 90° di fonda-zione: dai documenti storici che si stanno racco-gliendo risulta che il gruppo di San Giacomo è stato costituito nel 1921 con il suo primo presi-dente nella storica figura dell’alpino Zen Bernardo Mario; pertanto, esso è stato tra i primi gruppi a formare la Sezione ANA di Bassano. Questo fatto verrà ricordato con una mostra allestita nella Chie-setta Torre dove si potranno ammirare documenti storici di eccezionale valore che illustrano quasi cento anni di storia dei nostri alpini.

La ricorrenza del 90° sarà celebrata soprattutto con l’inaugurazione della nuova sede del Gruppo, ri-cavata, con un paziente lavoro durato tredici anni, nella storica Taverna alla Corte dei Guagni, presso il Cantinon. Durante i lavori di restauro nella parte nord della Taverna, sono state riportate alla luce le fondamenta della famosa Torre del 1300, citata nei documenti storici dell’epoca e che ha dato il nome alla Chiesetta di San Giacomo, chiamata, appunto, Chiesetta Torre.Il Gruppo Alpini di San Giacomo, dunque, avrà finalmente una sede prestigiosa per meglio con-tinuare la sua preziosa presenza nella nostro ter-ritorio.

Un altro importante anniversario sarà quello del Gruppo Donatori di Sangue che ricorderà il 45° di fondazione, mentre la Parrocchia di San Giacomo festeggerà i 40 anni del Comitato Festeggiamenti, costituitosi ufficialmente nel 1971. Inoltre, la Par-rocchia si stringerà attorno al Parroco, Don Paolo Dalla Rosa, per celebrare il suo 55° di Sacerdozio e per ringraziarlo dei 37 anni di attività pastorale svolta a San Giacomo, dove è giunto nel gennaio 1974 da Sant’Eulalia. Assieme a lui si festeggerà anche il giovane cappellano, Don Manuel Fabris, che dopo sei anni lascia la parrocchia assieme a Don Paolo per diventare il più giovane parroco della Diocesi di Padova.

Per celebrare tutte queste ricorrenze si sono for-mati delle apposite commissioni che da parecchio tempo stanno lavorando per dare il giusto risalto ad avvenimenti e persone che hanno fatto la storia della nostra comunità di San Giacomo.

Renzo Zarpellon

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Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 NOTIZIE IN BREVE - PAG. 17

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I cantori di San Giacomo in gita in Val VenostaÈ ormai una tradizione che la corale di San Giacomo organizzi una gita ogni due o tre anni. Quest’anno, il 12 giugno, la meta è stata la Val Venosta con le visite guidate del Castello di Coira, uno dei più antichi e più grandi dell’Alto Adige, e di Glorenza, piccola cittadella medievale con le mura e le case d’epoca ben conservate. C’è stato anche il tempo per una visita al Lago di Resia con lo storico campanile che spunta dall’acqua.Nella foto: il gruppo sul lago di Resia, davanti al famoso campanile.

La classe ‘47 in ToscanaLa classe ’47 del nostro comune ha festeggiato i 64 anni con una gita in Toscana di 2 giorni e precisamente il 28 e 29 maggio u.s.Accompagnati da una guida molto esperta, abbiamo potuto gustare le bellezze artistiche e paesaggistiche di città e luo-ghi molto famosi, come San Giminiano, Monteriggioni, Siena, l’Abbazia di Sant’Antimo, Montalcino e Montepulciano.Nella foto:il gruppo dei partecipanti davanti al Duomo di Siena.

L’11 giugno in Contra’ Castello ci sono stati due begli eventi…Alice Bontorin si è sposata con Simone Bontorin, bellissimo matrimonio reso anco-ra più speciale data la presenza del loro bambino Achille, che con molta naturalezza ha consegnato le fedi nuziali a Don Tarcisio. L’omelia di Don Tarcisio è stata molto significa-tiva ed espressiva. La semplic ità di questo sacerdote nello spie-gare la vita matrimo-niale con tutte le sue conseguenze, ci fa ca-pire quanto importante sia l’amore e la pazienza.

Scrivo questo per collegarmi al secondo evento. Si è svolto nel giardino di Maurizio Camazzola, nel biglietto d’invito c’era stam-pato un bel “Cinquanta”, ma la

verità è che voleva condividere con

amici e parenti un bellissimo

periodo del-la sua vita, con una donna spe-ciale al suo fianco, con il suo bambino Jacopo di diciotto

mesi e l’arrivo tra po-chissimo di Luca.

Io che spesso per espri-

mermi ricorro ai proverbi, in questo caso direi: “La pazienza è la virtù dei forti”, ma tutti noi sappiamo, come dicevo prima, che ci vuole molto di più per costruire una famiglia.Auguro a queste due nuove famiglie tan-ta serenità, tanta felicità e soprattutto tanto amore.

Ornella

Contra’ Castello festeggia…

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Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 NOTIZIE IN BREVE - PAG. 18

Felicitazioni vivissimead Annamaria Meneghettie Gino PerliIl primo maggio 2011, a Fellette di Romano, Annamaria Meneghetti e Gino Perli hanno festeggiato con figli, nipoti, parenti ed amici, l’impor-tante traguardo del 50° anniversario di matrimonio. Aspettando il prossi-mo traguardo ancora tanti auguri!

Suor Caterina Andolfatto, missionaria in IndiaSuor Caterina Andolfatto parte dall’Italia nel 1951. A vent’anni lascia genitori e fratelli per seguire la sua vo-cazione, che la porta lontano. Frequenta molti villaggi, dando aiuto a tanti poveri. Numerosi sono i romanensi che ogni anno le spediscono aiuti concreti per i bisogno-si dell’India. La salute di Suor Caterina è un po’ precaria, ma con l’aiuto di molte persone riesce ancora a dare sollievo a tanti bambini poveri e famiglie bisognose.Vogliamo riportare qui il suo indirizzo postale, che sia un incoraggiamento per noi lettori del Nuovo Ezzelino a sostenerla nella sua missione:

Sr Caterina AndolfattoCanossian ConventMahakali RoadANDERI EASTMumbai 400093INDIA

Nella foto: Suor Caterina, felice dei suoi 60 anni di vita religiosa in India.

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Il Nuovo Ezzelino Luglio Agosto 2011 NOTIZIE IN BREVE - PAG. 19

Ci hanno lasciato

Gabriella Bassoved. Carlesso

74 anni16 giugno 2011

Virginio Bertacco

80 anni5 luglio 2011

Suor Caterina Andolfatto“canossiana”

81 anni8 luglio 2011

Andrea Tonin“Moro Matioi”

78 anni22 giugno 2011

Luisa Gobbatoin Mucelli59 anni

5 luglio 2011

Rosa Pillaved. Guadagnini

89 anni9 luglio 2011

Marcello Chemello

87 anni14 giugno 2011

Maria Zuglianved. Bertagnin

81 anni23 giugno 2011

Elio Cappellaro

88 anni6 luglio 2011

Punti rinnovo sociE’ possibile ricevere il Nuovo Ezzelino, organo ufficiale dei soci sostenitori.La quota associativa è di E 16 per i nazionali e di E 22 per gli esteri.

Sede ProlocoVia G. Giardino 77, San Giacomo

Uffici Postali,Centri Parrocchiali,Banca di Credito Cooperativo.

San GiacomoEdicola Cartoleria Zilio Giovanni,Bar Ca’ Mauri, Bocciofila Ezzelina.

FellettePanificio Bosa,Edicola Cartoleria Brillante,Happy Bar, Trattoria Conte Chantal.

Sacro CuoreSpeedy Bar (Autolavaggio Scotton).

RomanoEdicola Pirandello, Profumeria Elisir,Tabaccheria e Cartoleria Mirò,Mario Bragagnollo (Moletta),Giovanni Bontorin (pittore),Foto Gastaldello / Arduino,Frutta e Verdura da Silvana.

Moro MatioiSe ne andato serena-mente in punta di piedi senza disturbare nes-suno com’era sua con-suetudine lasciando un vuoto incolmabile in chi ha avuto la fortuna di conoscerlo. Andrea Toni el “Moro Matioi” come lo chiamavano gli amici era una perso-na speciale e benvoluta da tutti che si faceva apprezzare per il suo buon cuore e la dispo-nibilità verso il prossimo. Quando fu fondato il Coro Ezzelino nel 1971 assieme a Silvio Farronato fu uno dei primi a prendervi parte come corista ricoprendo il ruolo di tenore secondo. Mai una virgola fuori posto o una parola di troppo per una persona che amava il canto ed aveva trasmesso questa passione al figlio Remigio colonna portante nelle fila dei bassi. Un uomo meravi-glioso che ha lottato fino all’ultimo contro un male che non perdona ma che non gli ha tolto la grande voglia di cantare infatti quando le forze glielo permettevano la sua presenza era una delle tante note felici della serata trascorsa in compagnia.È venuto a mancare un martedì mattina attorniato dai suoi cari consapevole di aver vissuto una vita intensa-mente votata al bene per il prossimo.Al suo funerale celebrato nella chiesa di Romano Alto non sono potuti mancare i suoi colleghi coristi che han-no voluto onorare Andrea cantandogli in chiesa il Si-gnore delle Cime mentre in cimitero poco prima della sepoltura hanno voluto salutarlo con il canto “Amici Miei” dandogli l’arrivederci in paradiso.Lo piangono tutti a partire dai suoi tre figli che lo ricor-dano con immenso rimpianto consapevoli di aver avuto un papà modello che ha lasciato una traccia indelebile nel cuore di tutti.

Christian Rinaldo

“Al mio Amico Moro Matioi ““Caro Moro, in silenzioci hai lasciato,ma non sarai dimenticato!

Anche tu sei andato via,ma rimarrà, la simpatia...

Quante risate in compagnia,donando a tutti l’armonia.

Il tuo viso era sorridente,e ti distingueva dall’altra gente.

Quel tuo sorrisoera speciale,e fino all’ultimoè rimasto tale!

C’è una parolache ti rende onore, ed è l’ONESTÁche avevi nel cuore!

E nel domani che verrà,tutti avranno questa tua eredità!”

Con affetto Chiara Lerna...

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