Natura e Origine Del Linguaggio__Piaget, Chomsky, Tomasello

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    Scuola Superiore IUSSScuola Superiore IUSSScuola Superiore IUSSScuola Superiore IUSS

    Matteo GrassanoMatteo GrassanoMatteo GrassanoMatteo Grassano

    Quinto anno di corsoQuinto anno di corsoQuinto anno di corsoQuinto anno di corso

    Classe accademica di Scienze UmaneClasse accademica di Scienze UmaneClasse accademica di Scienze UmaneClasse accademica di Scienze Umane

    Natura e origine del linguaggioNatura e origine del linguaggioNatura e origine del linguaggioNatura e origine del linguaggio

    Piaget, Chomsky, TomaselloPiaget, Chomsky, TomaselloPiaget, Chomsky, TomaselloPiaget, Chomsky, Tomasello

    Prof. Paolo Ramat e Prof. Tomaso Vecchi

    Anno Accademico 2011/2012Anno Accademico 2011/2012Anno Accademico 2011/2012Anno Accademico 2011/2012

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    IntroduzioneLa natura e lorigine del linguaggio umano, considerati sia da un punto di vista ontogenetico sia

    da uno filogenetico, costituiscono una questione controversa sulla quale si riacceso e sviluppato ildibattito tra gli studiosi nel Novecento. In questo breve intervento si vogliono, innanzitutto,ripercorrere le posizioni divergenti di due importanti personalit, Noam Chomsky e Jean Piaget,fondatori, rispettivamente, della linguistica generativa e dellepistemologia genetica, vale a dire di

    due sistemi concettuali che hanno ispirato e continuano a ispirare innumerevoli lavori scientifici intutto il mondo. Come noto, il confronto tra Chomsky e Piaget non rimase confinato sui libri, ma siconcretizz in un dibattito tenutosi tra il 10 e il 13 ottobre 1975 nellabbazia di Royaumont aAsnires-sur-Oise. Gli interventi che i due autori fecero in quelloccasione1rendono subito evidentii nodi cruciali del discorso e rappresentano il punto di partenza di questo lavoro. Naturalmente, ilconfronto tra differenti approcci al problema linguistico proseguito nei decenni successivi,arricchendosi con nuove proposte e nuovi contributi. Lo stesso Chomsky, pur rimanendo fedele alcosiddetto nucleo duro della sua teoria, a pi riprese ritornato sulla questione, apportandovidelle modifiche. Trattando la prospettiva innatista si cercher, dunque, di tenere presente questeinnovazioni, facendo anche opportuni riferimenti alle ricerche della scuola chomskiana italiana. Si deciso, infine, di concludere il lavoro prendendo in considerazione e commentando le posizioni

    dello psicologo e linguista Micheal Tomasello, le quali possono essere viste sotto alcuni aspetticome una rivisitazione delle teorie piagetiane.

    1. Jean Piaget: il costruttivismoLa riflessione di Piaget sul linguaggio umano si inserisce e mostra il suo vero significato

    allinterno di un pi ampio programma di ricerca scientifica di cui occorrer, dunque, tracciaresubito le linee essenziali. Per far questo possibile ripercorrere il suo intervento prefatorio allaconferenza di Royaumont, La psicogenesi delle conoscenze e il suo significato epistemologico, incui Piaget spiega i punti fondanti del suo costruttivismo. Vorrei ricordare che, essendo morto pochianni dopo, la relazione di Royaumont si configura per molti aspetti come unottima sintesi del suopensiero e delle ricerche cui lo psicologo svizzero dedic la propria vita.

    1.1. Tra empirismo e innatismoIl costruttivismo si configura come una terza via, come unalternativa rispetto alla prospettiva

    empirista e a quella razionalista-innatista.La critica dellempirismo deriva dal fatto che nessuna conoscenza dovuta alle sole percezioni,

    perch queste sono sempre dirette e inquadrate da schemi di azione. Per Piaget la conoscenzaprocede dallazione, ed ogni azione che si ripete o si generalizza per applicazione a nuovi oggettiper questo stesso motivo genera uno schema. Il legame fondamentale costitutivo di ogni conoscenzanon , dunque, una semplice associazione tra oggetti come vorrebbero gli empiristi , poich

    questa nozione trascura la parte di attivit dovuta al soggetto, bens lassimilazione degli oggettiagli schemi di questo soggetto. Lassimilazione cognitiva un caso particolare di assimilazionebiologica in quanto processo funzionale di integrazione. In compenso, quando gli oggetti sonoassimilati agli schemi dellazione, vi lobbligo di un accomodamento alle particolarit di questioggetti, e questo accomodamento risulta proprio dallesperienza. La riserva, dunque, nei confrontidella tesi empirista sta nel fatto che laccomodamento non esiste allo stato puro o isolato, poich sempre laccomodamento di uno schema di assimilazione: questultima, dunque, che resta ilmotore dellatto cognitivo.

    Anche la tesi innatista, a favore della preformazione delle conoscenze e su cui si ritorner megliopi avanti, viene criticata da Piaget in vario modo. Per esempio, attenendosi ai fatti dellapsicogenesi, lesistenza di stadi successivi e sequenziali per lo psicologo svizzero non

    1Si vedaLinguaggio e Apprendimento. Il dibattito tra Jean Piaget e Noam Chomsky, Introduzione, postfazione e curadi Massimo Piattelli-Palmarini, Jaca Book, Milano 1991.

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    concretizzando una possibilit aperta da questultimo.5Un buon esempio di tutto ci quello delpassaggio dallazione alla rappresentazione, grazie alla formazione della funzione simbolica.

    Lassimilazione sensomotoria assimila gli oggetti a degli schemi di azione, mentre quellarappresentativa assimila gli oggetti gli uni agli altri, da cui la costituzione degli schemi concettuali.Ora, questa nuova forma di assimilazione gi virtuale nella forma sensomotoria, ma percompletarsi ha bisogno della formazione di uno strumento specifico come la funzione semiotica

    (imitazioni differite, gioco simbolico, immagine mentale, linguaggio gestuale ecc., oltre allinguaggio vocale e appreso). La funzione semiotica inizia quando i significanti sono differenziatidai significati e possono corrispondere a una molteplicit di questi ultimi. Si vede allora, concludePiaget, che tra lassimilazione degli oggetti tra loro e la semiotizzazione c una mutua dipendenzae che entrambi derivano da una generalizzazione costruttiva dellassimilazione sensomotoria.

    1.3. Le radici biologiche della conoscenza: autoregolazione, necessit ed equilibrazionePiaget consapevole che occorre ricercare le origini del suo costruttivismo e dei suoi

    meccanismi basilari a livello dellorganismo, poich una successione di costruzioni non potrebbecontemplare un inizio assoluto. Una spiegazione biologica delle costruzioni cognitive servirebbetra laltro a rendere pi strutturata e fondante la sua epistemologia. Nellintervento prefatorio alla

    conferenza di Royaumont, che si sta seguendo in questa parte del nostro lavoro, Piaget affrontadunque il problema delle radici biologiche della conoscenza e, oltre ad avanzare la propria proposta,coglie loccasione per criticare anche su questo punto la soluzione innatista e le teorie neo-darwiniane (che trovano nei concetti di selezione, ereditariet e mutazione i loro fondamenti). Larisposta che la scuola chomskiana propone per il linguaggio umano, sulla quale si ritorner piavanti, appare a Piaget del tutto inadeguata per almeno due ragioni:

    1)Biologicamente la mutazione propria della specie umana per il linguaggio postulata daChomsky inspiegabile. Non si capisce perch la casualit delle mutazioni renda lessereumano adatto ad apprendere un linguaggio articolato.

    2)Attribuire alluomo linnatezza di una struttura linguistica razionale equivale a sottovalutarequestultima, sottoponendo questa stessa struttura ad una tale casualit e facendo della ragioneuna collezione di semplici ipotesi di lavoro.

    Piaget esprime poi la propria concezione, sottolineando che:

    ci che gli innatisti sembrano dimenticare in modo sorprendente, che esiste un meccanismo cosgenerale quanto lereditariet e che in un certo senso la regola: si tratta dellautoregolazione, che gioca unruolo su tutti i livelli, a partire dal genoma, un ruolo tanto pi importante quanto pi ci si avvicina ailivelli superiori e del comportamento.6

    Lautoregolazione, le cui radici sono organiche, comune ai processi vitali e mentali, e le sueazioni hanno, in pi, il vantaggio di essere direttamente controllabili: , dunque, in questa direzioneche per Piaget conviene cercare la spiegazione biologica delle costruzioni cognitive. Di

    conseguenza quello che nella scuola innatista il nucleo fisso innato pu per Piaget mantenere lesue caratteristiche senza essere innato, ma essendo il risultato necessario delle costruzioni propriedellintelligenza sensomotoria, precedente al linguaggio e frutto di autoregolazioni sia organiche siacomportamentali che determinano questa epigenesi.

    Detto questo, resta da capire perch le costruzioni richieste dalla formazione della ragionedivengano progressivamente necessarie. Lipotesi di Piaget che questa necessit progressiva derividalle autoregolazioni e si manifesti mediante unequilibrazione egualmente progressiva dellestrutture cognitive. A questo proposito Piaget distingue tre forme di equilibrazione:

    1) La pi semplice e la pi precoce quella dellassimilazione e dellaccomodamento. Dal5 Ivi, p. 55.6 Ivi, p. 57.

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    livello sensomotorio, uno schema di azioni applicato a nuovi oggetti deve differenziarsi infunzione delle loro propriet; da ci deriva un equilibrio tendente sia a conservare lo schemache a tenere conto delle propriet delloggetto, ma che pu dare luogo alla formazione di unsottoschema o anche di un nuovo schema, che avranno bisogno della loro specificaequilibrazione.

    2) Una seconda forma di equilibrio si impone tra i sottosistemi (come per esempio tra isottoschemi in uno schema di azione), perch possibile che tra questi si generi un conflitto.3) La terza forma di equilibrazione poggia sulla precedente, ma si distingue per la costruzionedi un nuovo sistema complessivo: quella di cui ha bisogno lo stesso processo didifferenzazione dei nuovi sottoinsiemi, forma che ha, dunque, bisogno di un momentocompensatore di integrazione in una nuova totalit.

    Lequilibrazione cognitiva , quindi, accrescente, nel senso che gli squilibri non determinano unritorno alla forma precedente di equilibrio, ma a una forma meglio caratterizzata dallaumento dellemutue dipendenze o delle implicazioni necessarie:

    La conservazione la norma suprema dellequilibrio fisiologico. Mentre al contrario, non appena siaffronta il terreno del comportamento, questo persegue due obiettivi: il primo lestensione

    dellambiente, cio superare lambiente nel quale lorganismo attualmente immerso per mezzo diesplorazioni e ricerche in nuovi ambienti; il secondo il rafforzamento dei poteri dellorganismosullambiente.7

    Riassumendo, si pu ribadire che uno dei temi fondanti del costruttivismo piagetiano senzadubbio quello dellequilibrio. Intorno a questo centro ruotano altri importanti temi come quellidelladattamento, dellassimilazione, dellautoregolazione, ecc.. Tutto ci riporta allipotesidirettrice, al nucleo duro da cui deriva lintero programma dellepistemologia genetica:

    I processi cognitivi appaiono quindi nello stesso tempo come la risultante dellautoregolazione organicadi cui riflettono i meccanismo adibiti a questa regolazione nellambito delle interazioni con lesterno, in

    modo tale che nelluomo finiscono per estendere le interazioni allintero universo.

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    Poste queste premesse, la visione costruttivista pu aprire delle prospettive sorprendenti, ma

    passibili di confutazione. Come nota Massimo Piattelli-Palmerini, linterpretazione pi forte allaquale Piaget sembra indurci costituita dal fatto che gli schemi di regolazione, cos come lestrutture concrete che li realizzano sono inglobati dallorganismo, a proprio vantaggio, a partiredagli elementi presenti nellambiente, attraverso una catena di operazioni. La domandafondamentale che si pone : sono possibili dei trasferimenti di strutture dallambienteallorganismo? Piaget tende a rispondere affermativamente a questa domanda.

    1.4. La funzione simbolica e lo sviluppo del linguaggio

    Tracciate le linee essenziali dellepistemologia piagetiana, ora possibile affrontare direttamentela questione del linguaggio. Nei paragrafi precedenti9 gi si detto qualcosa a proposito delpassaggio dallazione alla rappresentazione, grazie alla formazione della funzione simbolica.Riprendiamo qui il discorso, dal momento che questa costruzione che per Piaget alla basedella comparsa del linguaggio. Il passaggio dalla logica dellazione alla logica concettuale, checomprende rappresentazione e pensiero, avviene tramite una trasformazione dellassimilazione.Lassimilazione sensomotoria assimila gli oggetti a degli schemi di azione, mentre quellarappresentativa, che permetter la logica concettuale, unassimilazione tra gli oggetti; in altreparole, gli oggetti saranno assimilati direttamente gli uni agli altri, cosa che permetter lestensione.

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    JEAN PIAGET, Osservazioni introduttive, in Linguaggio e Apprendimento. Il dibattito tra Jean Piaget e NoamChomsky, p. 91.8JEAN PIAGET,Biologia e conoscenza, Einaudi, Torino 1983, p. 32.9 Vedi fine 1.2. p. 3.

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    Ma perch questo accada, richiesta la necessit di evocare, cio di pensare a qualcosa che non effettivamente e percettivamente presente. Da dove proviene allora questa evocazione? qui che sivede costituirsi la funzione simbolica o semiotica. Questa si sviluppa intorno al secondo anno di etdel bambino ed di grande rilevanza. Il linguaggio dice Piaget ne un caso particolare, maniente di pi di un caso particolare, molto importante ma limitato nellinsieme delle manifestazionidella funzione simbolica.10

    La funzione simbolica assume, dunque, varie forme e si manifesta in vari modi. Per esempionella forma di imitazione interiorizzata che costituisce lo sviluppo dellimitazione motoria.Limmagine mentale, sostiene Piaget, altro non allinizio che unimitazione interiorizzata chegenera delle rappresentazioni. Unaltra forma di funzione simbolica il gioco simbolico, ossia ilgioco che evoca una situazione non attuale, non percettibile, mediante i gesti; o ancora limitazionedifferita che in psicologia definisce quellimitazione che inizia in assenza di un modello.

    Questo il contesto in cui comincia il linguaggio. Concludo, riportando le parole di Piaget cheriassumono bene la sua ipotesi:

    Le condizioni del linguaggio fanno parte di un sistema pi ampio, preparato dai diversi stadidellintelligenza sensomotoria. possibile distinguerne sei, notevolmente differenti per le loro

    acquisizioni successive, ma ho ritenuto che bastasse caratterizzare sommariamente la logica sensomotoriae poi la comparsa di questa funzione simbolica. a questo punto che compare il linguaggio, e pu quindibeneficiare di tutto ci che stato acquisito mediante la logica sensomotoria e la funzione simbolica, nelsenso ampio che do a questo termine, di cui il linguaggio solo un caso particolare. Ritengo dunque chevi sia una ragione per questo sincronismo e un legame tra lintelligenza sensomotoria e la formazione dellinguaggio; la formazione della funzione simbolica, che un derivato necessario dellintelligenzasensomotoria, permette lacquisizione del linguaggio, ed questo il motivo per cui, da parte mia, nonvedo la necessit di conferire linnatezza a quelle strutture (soggetto, predicato, relazioni, ecc.) cheChomsky chiama nucleo fisso.11

    2. Noam Chomsky: razionalismo e innatismo

    Il nucleo fisso del programma chomskyano, che gi stato pi volte citato in questo lavoro, senza dubbio costituito dalla nozione classica di razionalismo. La fedelt di Chomsky nei confrontidi questa forma della mente, che fu gi quella di Cartesio, di Leibniz e di molti altri filosofi, presente in tutte le sue opere, e proprio al linguista americano va il merito di aver riproposto nelNovecento una prospettiva filosofica che per molti aspetti appariva ormai superata.

    Il presupposto fondante del programma razionalista consiste nel non attribuire alcuna strutturaintrinseca allambiente. Tutte le leggi dordine provengono dallinterno; ogni struttura legata allapercezione, indipendentemente dalla sua origine biologica, cognitiva, linguistica o altra ancora, imposta allambiente dallorganismo, e non ricavata da questultimo. Le leggi di questo ordine sonoconcepite come specie-specifiche, invarianti nel tempo, tra gli individui e le culture. La ricerca di

    ogni programma razionalista orientata verso lo studio esaustivo e puntiglioso della strutturainterna di un soggetto universale (per Chomsky il parlante ideale), a partire dai dati empiriciraccolti e organizzati mediante astrazioni pertinenti. Leuristica positiva del razionalismo parte dallaconstatazione che la teoria in gioco sin dallinizio, dal momento in cui si comincia ad operare unaprima selezione tra osservazioni pertinenti e il cosiddetto rumore di fondo. Certo, nonostante le sueposizioni possano apparire estreme, Chomsky non nega che il linguaggio e la conoscenzarichiedano molto di pi: in particolare una cultura, interazioni sociali, una dimensione emozionale,ecc.. Lapproccio innatista non nega limportanza di questi fattori, ma stabilisce in terminicategorici una frontiera netta tra quanto pertinente alla risoluzioni dei problemi (scoprire la

    10JEAN PIAGET, Schemi dazione e apprendimento del linguaggio, inLinguaggio e Apprendimento. Il dibattito tra JeanPiaget e Noam Chomsky, p. 218.11Ivi, p. 220.

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    struttura del soggetto universale astratto) e tutto il resto.12Il razionalismo si fonda su una concezione regionale: vale a dire sullipotesi che i processi

    mentali siano numerosi, distinti tra loro e, in linea di principio, isolabili. La struttura interna delparlante ideale, o del soggetto universale della conoscenza, deve essere concepita come specificatanto nella sua totalit che in ciascuna delle sotto-strutture nella quale la si pu scomporre. Lastrategia di questa separazione consiste nel circoscrivere i differenti domini delluniverso mentale,

    separarli uno ad uno al fine di ridurre al minimo, o di annullare addirittura, ogni interazione, quindistudiarne le strutture di base mediante dei metodi specifici ed efficaci. In una tale prospettiva illinguaggio uno di questi domini indipendenti, quello a cui Chomsky ha dedicato cinquantanni diricerche e a proposito del quale ha sviluppato la teoria della Grammatica generativo-trasformazionale basata sullidea di una Grammatica Universale.

    2.1. La Grammatica Generativo-trasformazionale e la Grammatica UniversaleCome gi stato detto, le teorie chomskyane hanno subito unevoluzione nel corso del tempo

    pur rimanendo fedeli agli assunti di base. Si cercher qui di riassumere i punti fondamentali dellaGrammatica Generativo-trasformazionale.Questa teoria linguistica stata sviluppata da Chomsky a partire dagli anni Cinquanta. Il termine

    generativo-trasformazionale rimanda a due aspetti fondamentali di innovazione di questa teoria:da una parte, sottolinea che la descrizione di una lingua deve fornire, in maniera esplicita epredittiva, una caratterizzazione di ogni sequenza appartenente a quella lingua (generare vieneinteso appunto nel senso logico-matematico di definire esplicitamente), con una particolareattenzione per la sintassi, in genere trascurata nelle scuole linguistiche precedenti; dallaltra parte, siriferisce al formalismo proposto per questo scopo che forse stato maggiormente e pi facilmenterecepito, quello dellapparato trasformazionale, che mette in relazione i diversi livelli dirappresentazione sintattica di una frase: la struttura profonda e la struttura superficiale.

    Mentre limpostazione generativa rimasta immutata in tutta la ricerca seguente, laspettotecnico delle trasformazioni ha via via perso centralit, per cui ci si riferisce ora a questa teorialinguistica semplicemente con Grammatica Generativa.

    Fin dalle sue prime enunciazioni, risultano ben chiari gli obiettivi della teoria:1)Innanzitutto la teoria linguistica vuole descrivere la grammatica delle singole lingue, che

    generi tutte e solo le frasi grammaticali della lingua. Questo equivale a caratterizzare lacompetenza del parlante/ascoltatore (idealizzato), cio la conoscenza implicita che il parlanteadulto ha della propria lingua materna. Dal momento che il parlante in grado dicomprendere e produrre, nonch di giudicare come grammaticali o meno, un numero infinitodi frasi della propria lingua, la grammatica deve essere formulata in modo tale da permettereun uso infinito a partire da un insieme finito di elementi. Essa deve essere un sistema formale,che contiene regole ricorsive e produce descrizioni strutturali che si possano applicare a unnumero infinito di frasi.

    2)La teoria linguistica deve anche stabilire gli aspetti che sono intrinseci al linguaggio, quellepropriet universali, comuni a tutte le lingue, di cui sono composte le grammatiche dellesingole lingue (appunto i cosiddetti universali linguistici che costituiscono la GrammaticaUniversale). In questo senso, si vuole determinare il concetto di lingua umana biologicamentepossibile, vale a dire distinguere tra i processi grammaticali che si possono trovare nellelingue naturali e quelli che non possono mai verificarsi. La Grammatica Universale stabilisce,dunque, i limiti entro i quali le lingue del mondo possono differire tra loro. La ricercalinguistica si trova perci di fronte a due compiti, solo apparentemente inconciliabili: spiegaregli aspetti universali del linguaggio e spiegare la variazione linguistica.

    Valutando il modo in cui il parlante acquisisce la conoscenza della propria lingua madre,

    12MASSIMO PIATTELLI-PALMARINI, Premessa al dibattito, inLinguaggio e Apprendimento. Il dibattito tra Jean Piaget eNoam Chomsky, p. 33.

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    Chomsky sottolinea che gli aspetti universali e astratti della lingua non sono deducibili dai dati checostituiscono la sua esperienza linguistica: questi aspetti, devono essere innati, parte della dotazionebiologica della specie umana. Largomento della povert dello stimolo sostiene lipotesidellesistenza di una predisposizione innata allacquisizione della lingua, specifica della facolt dellinguaggio. I tempi e i modi dellacquisizione sono, infatti, eccezionali: il bambino impara la sualingua con estrema rapidit e in unet ben precisa (non oltre il periodo della pubert), senza

    insegnamento esplicito e sulla base di dati finiti e frammentari, con una esperienza del tuttopersonale e, dunque, parzialmente diversa dagli altri appartenenti alla stessa comunit linguistica,ma seguendo stadi analoghi e arrivando alle stesse intuizioni linguistiche.

    La linguistica moderna si propone di spiegare lapprendimento del linguaggio da parte del bambinoipotizzando una guida biologicamente determinata, una sorta di intelaiatura o di griglia che forniscesolo i gradi di libert entro i quali lesperienza, individuale (e di conseguenza collettiva) pu muoversi.13

    Inizialmente, la differenza tra le lingue era attribuita allesistenza, accanto alle regole universali,di regole particolari a ciascuna lingua. In particolare gli studi svolti su lingue diverse dallinglese,quali il francese e litaliano, hanno poi condotto ad una concezione parzialmente diversa della

    Grammatica Universale, che viene a configurarsi come un sistema di principi e parametri: iprincipi rappresentano quanto vi di invariante tra le lingue, i parametri sono invece responsabilidella variazione linguistica. I principi della grammatica, in quanto esprimono caratteristicheuniversali, sono per ipotesi innati. Nellipotesi che anche i parametri, di numero finito eabitualmente considerati binari, siano definiti dalla Grammatica Universale, lambito di variazionetra le lingue non infinito, ma anchesso conseguenza di una necessit biologica. La grammatica diogni lingua particolare risulta, da una parte, dallapplicazione dei principi invarianti dellaGrammatica Universale e, dallaltra, dalla scelta di un particolare valore per ciascuno dei parametri.

    Dato il modello dei principi e parametri, emerge di conseguenza anche una nuova concezionedellacquisizione linguistica. Essa consisterebbe non pi nella scelta tra un numero potenzialmenteinfinito di grammatiche possibili, bens nel fissare i parametri: sulla base dellesperienza linguistica

    cui esposto, il bambino seleziona, tra i possibili valori di variazione, quello compatibile conquesta esperienza.

    2.2. Linguaggio e neuroscienzeIl moderno studio del linguaggio in contesto biologico inizi a prendere forma negli anni

    Cinquanta del Novecento, e ben presto vennero poste le basi concrete per questa disciplinaemergente (si pensi ad esempio al volume, ormai divenuto un classico, I fondamenti biologici dellinguaggiodi Eric Lenneberg, pubblicato nel 1967). Eppure fino a un periodo relativamente recente,la prospettiva biolinguistica come stata chiamata questa disciplina rimase in larga misurasolo allo stato di quadro ideale e di cornice generale di riferimento entro cui stabilire i problemi edaffrontare la ricerca su di essi. Lo sviluppo delle tecniche di neuroimmagini ha offerto nuovistrumenti di lavoro, ed proprio in questa direzione che si mossa la ricerca del linguista AndreaMoro, di cui possiamo vedere i risultati nella seconda parte del suo libroI confini di Babele.

    Moro uno studioso di fede chomskyana ed dunque convinto che il linguaggio umano abbia unfondamento biologicamente determinato. Come ogni innatista, Moro crede che di innato non vi sianelluomo solo la capacit cognitiva ad apprendere il linguaggio, ma molto di pi. Luomo predisposto biologicamente al linguaggio e ha quindi a livello neuronale delle strutture innate especifiche per questa funzione. Si tratta, dunque, di individuare queste strutture e di mostrare la loroautonomia. questa la meta cui tenta di avvicinarsi il linguista nei suoi due esperimenti riportati ne

    I confini di Babele. Uno dei punti di partenza delle sperimentazioni consiste nella distinzione traregole grammaticali possibili e regole impossibili. Se, infatti, vi una Grammatica Universale che

    risponde a determinati principi (gli universali linguistici), il gruppo delle lingue umane non

    13ANDREA MORO,I confini di Babele, Longanesi, Milano 2006, p. 47.

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    infinito: solo alcune lingue, con determinate regole, sono possibili. Si possono per inventare,tramite regole immaginarie, delle lingue impossibili e utilizzarle a livello sperimentale.

    Il primo esperimento vuole dare una prova della natura autonoma della sintassi rispetto alle altrecomponenti grammaticali e al complesso delle attivit cerebrali, isolando una rete neuronalededicata. Per verificare lautonomia della sintassi vengono usati errori selettivi in tutti icomponenti (sintassi, morfologia, fonologia) e viene verificato se la reazione corticale al

    riconoscimento di errore sintattico diversa o meno da quella di altri tipi di errore. Il risultato cheil riconoscimento dellerrore di tipo sintattico coinvolge una rete complessa che non si riscontranegli altri tipi di errori e tale rete si presenta come un insieme integrato di zone diverse.14

    Il secondo esperimento tenta di mostrare come tale rete neuronale sia in grado di riconosceresolo regole grammaticali possibili, ignorando ossia non attivandosi quelle impossibili.Lesperimento consiste nellelaborare delle regole che violino il principio di dipendenza dallastruttura e di nasconderle ai soggetti tra regole naturali per verificare il loro comportamentonellapprendere tali regole, e successivamente misurare le attivazioni corticali relative ai diversicompiti. Il risultato che il cervello ha, per cos dire, smistato i dati sintattici (senza che isoggetti ne avessero coscienza) e ha fatto elaborare solo le frasi che preservano la dipendenza dallastruttura dallarea naturalmente predisposta per i compiti sintattici (larea di Broca);

    nellelaborazione di frasi che non rispettano la dipendenza dalla struttura, invece, lattivit nellastessa area diminuisce progressivamente.15

    Moro presenta questi risultati come prove a favore dellipotesi di una guida biologicamentedeterminata per la sintassi. Tuttavia gli esperimenti, per quanto interessanti, possono anche essereinterpretati diversamente: la presenza di una rete neuronale autonoma e le sue modalit diattivazione possono essersi costruite quando, da bambini, i soggetti hanno appreso la loro lingua(la quale presenta tra gli altri il principio di dipendenza dalla struttura).

    2.3. Una risposta a PiagetRitornando ora alla conferenza di Royaumont del 1975 da cui eravamo partiti, vediamo la replica

    di Chomsky a Piaget.Contro la concezione chomskyana Piaget aveva presentato due argomenti fondamentali: 1) le

    mutazioni, specifiche delluomo, che potrebbero aver dato origine alle strutture innate postulatesono biologicamente inspiegabili; 2) ci che pu essere spiegato sul presupposto delle strutturefisse innate pu essere ugualmente spiegato come il risultato necessario di costruzionidellintelligenza sensomotoria.

    Per quanto concerne il primo argomento, Chomsky sostiene che di certo lo sviluppodellevoluzione biologicamente inspiegato, ma ci non significa che sia biologicamenteinspiegabile. possibile fare la stessa affermazione riguardo agli organi fisici del corpo il cuisviluppo evolutivo biologicamente inspiegato proprio nello stesso senso. Questo parallelo non casuale: Chomsky considera, infatti, la facolt linguistica come un organo mentale che va studiato

    nello stesso modo delle strutture fisiche sviluppate dal corpo. Si pu, certo, proporre unaspiegazione del modo in cui questo sviluppo si sia potuto verificare, ma non si pu fornire unateoria per indicare leffettiva linea di sviluppo, scartando le altre che sembrano non menocompatibili con i principi avanzati sullevoluzione degli organismi. Quindi, conclude Chomsky:

    Nonostante sia vero che non abbiamo alcuna idea su come e perch mutazioni a caso abbiano dotatoluomo della capacit specifica di apprendere un linguaggio umano, anche vero che ignoriamougualmente come e perch mutazioni casuali abbiano determinato lo sviluppo di strutture particolaridellocchio dei mammiferi o della corteccia cerebrale.16

    14

    Ivi, p. 189.15 Ivi, p. 210.16NOAM CHOMSKY,Le strutture cognitive e il loro sviluppo: una risposta a Piaget, inLinguaggio e Apprendimento. Ildibattito tra Jean Piaget e Noam Chomsky, p. 63.

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    Preso atto di questa impossibilit, si capisce perch gli innatisti abbiano sempre prestato scarsointeresse allo sviluppo filogenetico del linguaggio e si siano limitati a postulare sul piano evolutivouna o pi mutazioni casuali specifiche per il linguaggio.

    Dello stesso parere risulta anche Moro il quale sintetizza in questo modo la questione neI confinidi Babele:

    [...] dobbiamo rassegnarci a non vedere nelle lingue delluomo un perfetto sistema di comunicazione,ma il risultato di una storia genetica complessa che ha dato luogo a una mutazione puntuale e nonsvantaggiosa, probabilmente non progettata per finalit alcune e verosimilmente non per finalit dicomunicazione.17

    Moro, in realt, si spinge poi leggermente oltre. Interpretando il fatto che non vi siano patologieselettive per la sintassi, avanza la seguente ipotesi:

    Una possibilit interessante potrebbe essere quella di ammettere che i geni che concorrono a dotarelorganismo delle strutture corticali adatte allapprendimento del linguaggio siano contemporaneamenteespressi anche nella costruzione di organi vitali. [...] Un simile intrico tra grammatica e organi vitaliporterebbe con s infatti un vantaggio importante: quello di non poter avere mutanti umani senzalinguaggio, cio individui della stessa specie delluomo uguali in tutti meno che nella capacit diesprimersi utilizzando le regole sintattiche.18

    Per quanto concerne il secondo argomento di Piaget, Chomsky si mostra anche qui indisaccordo. Il linguista americano spiega come le proposte che implicano delle costruzionidellintelligenza sensomotoria non danno speranza di spiegare i fenomeni del linguaggio ancorainspiegati. Riconosciuto che accadono un certo numero di cose prima dello sviluppo del linguaggio, importante capire qual la relazione, se ce n una, tra queste cose e il sistema linguistico cheaffiora. Chomsky non vede naturalmente le prove per sostenere questa relazione e spiega che intutti i casi in cui vi sia un principio che sembra plausibile, concernente la natura di questo sistema[linguistico e biologicamente determinato], questo principio non ha relazioni dimostrabili (osoltanto indicative) con le costruzioni dellintelligenza sensomotoria.19 Di conseguenzalapproccio pi ragionevole per lui supporre che i principi di organizzazione che determinano lestrutture specifiche del linguaggio siano parte dello stato iniziale dellorganismo, ossia siano innati.In conclusione:

    Come nel caso degli organi fisici, sembra non vi sia la possibilit di spiegare il carattere e lorigine distrutture mentali fondamentali in termini di interazione organismo-ambiente. Sia gli organi mentali chequelli fisici sono determinati, sembra, da propriet geneticamente determinate specie-specifiche anche sein entrambi i casi richiesta linterazione con lambiente per innescare la crescita e influenzare e darforma alle strutture che si sviluppano.20

    3. Michael Tomasello: Constructing a LanguageSi pensato di concludere questo lavoro dando conto in modo sintetico delle posizioni sulla

    natura e lorigine del linguaggio dello psicologo tedesco Micheal Tomasello, esposte nel volumeConstructing a Language. A Usage-Based Theory of LanguageAcquisition.21 Il titolo del volumerimanda immediatamente evidente al costruttivismo piagetiano, ed , dunque, interessante

    17ANDREA MORO,I confini di Babele, p. 226.18Ivi, p. 217.19NOAM CHOMSKY,Discussione, inLinguaggio e Apprendimento. Il dibattito tra Jean Piaget e Noam Chomsky, p. 223.20

    NOAM CHOMSKY,Le strutture cognitive e il loro sviluppo: una risposta a Piaget, inLinguaggio e Apprendimento. Ildibattito tra Jean Piaget e Noam Chomsky, p. 78.21M ICHAEL TOMASELLO, Constructing a language: A usage-based theory of language acquisition, Harvard universitypress, Cambridge 2003.

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    vedere come Tomasello rivisiti e riproponga le teorie dello psicologo svizzero. Si deciso diprendere in considerazione e di ripercorrere qui il secondo capitolo del volume di Tomasello,Origins of language, mantenendo la macro-suddivisone proposta dallautore tra originifilogenetiche e origini ontogenetiche del linguaggio.

    3.1. Il linguaggio

    Prima di iniziare a trattare le origini filogenetiche in modo specifico, necessario fare unapremessa, ossia dire qual la concezione generale del linguaggio umano di Tomasello; questo sarun punto di partenza fondamentale da tenere sempre presente. Per lautore tedesco lacomunicazione linguistica delluomo si differenzia da quella animale grazie a due caratteristichefondamentali:

    1) simbolica. Linguistic symbols are social conventions by means of which one individualattempts to share attention with another individual by directing the others attentional ormental state to something in the outside world.22 Le altre specie animali non comunicanousando simboli linguistici, perch, continua Tomasello, molto probabilmente noncomprendono che gli altri individui della specie hanno degli stati attenzionali e mentali chepotrebbero essere influenzati. Dunque, i segnali animali sono indirizzati a influenzare gli stati

    comportamentali degli altri individui, mentre la comunicazione simbolica umana si fondasugli stati attenzionali e mentali. Questa prima caratteristica permette di notare comelattenzione alla dimensione simbolica del linguaggio sia strettamente legata allusolinguistico e alla interazione tra i parlanti, come era anche per Piaget.

    2) grammaticale. Human beings use their linguistic symbols together in patterned ways, andthese patterns, known as linguistic constructions, take on meanings of their own derivingpartly from the meanings of the individual symbols but, over time, at least partly from thepattern itself.23 Le costruzioni grammaticali, che sono frutto di processi storici, donanoancora maggiore forza ed efficacia comunicativa al linguaggio umano.

    3.2. Le origini filogenetiche

    Lindagine filogenetica presenta purtroppo dei limiti evidenti. Lunico fossile linguistico secos lo si pu chiamare , da cui possibile dedurre che luomo ha avuto una lingua, e di che tipo,in una certa epoca storica, la scrittura. Le testimonianze scritte pi antiche risalgono per al IVmillennio a.C. (con il cuneiforme e il geroglifico egiziano per esempio). Conosciamo, dunque, conbuona precisione circa 6000 anni di storia linguistica, che sono poco su scala evolutiva e non certosufficienti a mutamenti biologici importanti. Si aggiunga a tutto questo che le lingue pi antiche dicui siamo a conoscenza presentano una complessit pari a quella delle lingue moderne e che,dunque, se vi fu unevoluzione linguistica, questa dovette verificarsi molto prima del IV millennioa.C.. Non abbiamo, quindi, sicuri elementi empirici sui quali fondare una storia filogenetica dellafacolt di linguaggio.

    Per avanzare delle ipotesi, possibile comunque rifarsi a prove di tipo indiretto, tra cui lo studioe il confronto con i sistemi linguistici dei primati.Nel confrontare la comunicazione linguistica delluomo con quella degli altri primati, Tomasello

    si sofferma su un caso particolare, considerandolo emblematico, ossia quello dei cercopitechi verdi.Nel loro ambiente naturale dellAfrica orientale questi primati utilizzano tre diversi tipi di alarmcalls per segnalare il pericolo di tre diversi predatori: un suono forte e squillante per la presenza dileopardi o altri felini; un suono corto per quella di due specie di aquile; e infine un altro tipo digrugnito per una variet di serpenti pericolosi. La cosa estremamente interessante poi che ad ognisegnale di pericolo corrisponde una reazione comportamentale differente da parte del gruppo: alsegnale di pericolo di un leopardo, i cercopitechi salgono sugli alberi; a quello di unaquilaguardano in alto e a volte corrono nei cespugli; e infine a quello di un serpente guardano in terra e si

    22Ivi, p. 8.23 Ibidem.

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    alzano in posizione bipede.A prima vista questo tipo di comunicazione potrebbe sembrare molto simile al linguaggio

    umano. Tomasello per convinto che le differenze siano molte e sostanziali, infatti:1)Nonostante lapparenza, non sicuro che vi sia lintenzionalit di chi emette il segnale di

    pericolo di modificare gli stati attenzionali e mentali degli altri individui, di dirigere la loroattenzione verso qualcosa che gli altri non percepiscono in quel momento. A questo proposito,

    si ricorda anche come i cercopitechi abbiano altri tipi di grugniti che utilizzano per regolarevarie situazioni sociali e come questi non presentino caratteristiche simboliche o referenziali.2)Segnali di pericolo diversi per differenti predatori sono diffusi nel mondo animale; ma

    nessuno considera, per esempio, il linguaggio degli scoiattoli o dei polli simbolico comequello umano.

    3)I segnali linguistici e i gesti dei cercopitechi non sono appresi attraverso limitazione, comeavviene invece per luomo; ma by a process of ritualization in which individuals mutuallyshape one anothers behaviour over repeated social interactions.24

    Tomasello conclude dicendo che Overall, because they are not used referentially, not usedsimply to share attention with others, and not learned from others via imitation, the communicativesignals of nonhuman primates do not seem to be socially shared in the same way as human

    linguistic symbols.25I primati non umani non usano, dunque, i segnali linguistici per trasportare significati o per

    riferirsi a cose o per dirigere lattenzione degli altri individui, ma li usano per influenzaredirettamente il comportamento dei propri simili.

    Tornando alla prospettiva filogenetica, Tomasello spiega come da un lato sia possibilerintracciare le pi profonde radici del linguaggio umano nei tentativi dei primati di influenzare ilcomportamento degli altri individui; ma come dallaltro lato il linguaggio simbolico umano sicollochi a un livello decisamente superiore e successivo su scala evolutiva e abbia dellecaratteristiche proprie.

    3.2.1. Lipotesi di Tomasello e il confronto con la teoria innatista

    Lipotesi di Tomasello che il linguaggio simbolico umano sia il risultato indiretto di unadattamento biologico avvenuto circa duecentomila anni fa, il quale riguard

    a new kind of social cognition more generally, in which human beings understood one another for thefirst time as intentional and mental agents which then led them to attempt to manipulate one anothersintentional and mental states for various cooperative and competitive purposes.26

    Lo sviluppo di queste nuove abilit sociale-cognitive condusse cos alla comparsa di unlinguaggio di tipo simbolico e referenziale, molto diverso da quello degli altri primati. Laconseguenza pi importante di questipotesi che

    The emergence of grammar is a cultural-historical affair involving no additional genetic eventsconcerning language per se.27

    chiaro che la teoria usage-based proposta da Tomasello in contrasto con i punti fondamentalidella teoria chomskiana che sono stati precedentemente esposti.

    Tomasello molto critico nei confronti di questa prospettiva. Egli, infatti, da un lato crede che laGrammatica Generativa si concentri esclusivamente sulla grammatica, e non dia il giusto peso alladimensione simbolica del linguaggio, alluso, alla interazione tra i parlanti; tutte cose che sonoinvece prioritarie in una teoria usage-based. Dallaltro ritiene che The alternative is the usage-

    24

    Ivi, p. 11.25Ibidem.26Ivi, p. 12.27Ivi, p. 9.

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    based view, in which there is no need to posit a specific genetic adaptation for grammar becauseprocesses of grammaticalization and syntacticization can actually create grammatical structures outof concrete utterances and grammaticalization and syntacticization are cultural-historicalprocesses, not biological ones.28

    Ricapitolando, dunque, Tomasello avanza lipotesi che nel corso dellevoluzione ci sia stato unadattamento riguardante determinate capacit cognitive e sociali delluomo. Questo sarebbe poi

    stato alla base della nascita del linguaggio simbolico che di per s un prodotto puramente culturalee storico.

    3.2.2. La dimensione storica del linguaggio: la grammaticalizzazioneA questo punto lautore prosegue nella sua argomentazione concentrandosi sulla dimensione

    storica del linguaggio. Viene messo in evidenza come le varie costruzioni grammaticali checaratterizzano una lingua non nascano di punto in bianco e una volta per sempre, ma siano il fruttodi lunghi processi e di modificazioni successive, e di come siano destinate a loro volta a mutareancora. Ogni lingua infatti costantemente percorsa da processi di grammaticalizzazione che sirinforzano e si fanno strada nelluso. La grammaticalizzazione si verifica a livello:

    1)delle parole, ossia morfologico. Gli esempi sono numerosi: basti pensare a espressioni comeon the top ofe in the sideche si sono evolute in on top ofe inside. Altro esempio famoso quello del marcatore futuro inglese gonna, una fusione di goinge to.

    2)delle costruzioni, ossia sintattico. Qui invece di avere serie di parole che diventano una parola,si hanno intere frasi, generalmente sciolte, che divengono strutture sintattiche pi strettamenteorganizzate.

    La grammaticalizzazione , come stato detto, un processo storico, il quale si basa a sua volta sututta una serie di processi psicologici e di comunicazione sociale, come lanalogia o la rianalisifunzionale.

    Concludendo varr ancora riproporre un confronto con la grammatica generativa. Il punto inquestione la necessit da parte di una teoria linguistica di poter spiegare contemporaneamente lesomiglianze e le differenze tra le lingue. La teoria chomskiana dei principi e parametri, come stato gi detto, ha proprio questo obiettivo: da un lato si postula lesistenza di principi universalicomuni in tutte le lingue; e dallaltro quella dei parametri che permettono ad ogni lingua di faredelle scelte, in genere a carattere binario, e di sviluppare determinate caratteristiche.

    Alla proposta chomskiana Tomasello oppone una teoria usage-based della grammaticalizzazioneche sembra essere in grado di spiegare in modo meno schematico e artefatto differenze esomiglianze tra le varie lingue:

    Grammaticalization theory is able to account both for similarities among the worlds languages basedon species-wide skills of cognition, vocal-auditory information processing, and pragmatic inferencing,along with commonalities among peoples in social and communicative goals and for fundamentaldifferences in these languages, as different speech communities use and grammaticalize different

    discourse sequences.29

    3.2.3. Gli universali linguisticiLultimo paragrafo di questa prima parte del secondo capitolo dedicata da Tomasello alla

    questione degli universali linguistici. Questo punto di cruciale importanza e ripropone il confrontotra teoria innatista e modello basato sulla grammaticalizzazione.

    Tomasello inizia la sua argomentazione facendo una lunga critica alleurocentrismo. Spiega,infatti, come per millenni si siano considerati universali linguistici tutta una serie di categorie ecostruzioni grammaticali definite, a partire dai greci e dai romani, su alcune lingue dellEuropaoccidentale. Queste categorie, considerate universali, sono state poi a lungo utilizzate per studiarelingue extraeuropee. Si forzavano cos queste lingue in uno schema eurocentrico e chiaramente

    28Ivi, p. 13.29 Ivi, p. 17.

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    fallace.Se bisogna guardarsi da considerare la maggior parte delle categorie e costruzioni grammaticali

    degli universali linguistici, questo non significa per, sostiene Tomasello, che questi non esistano.Anzi, di sicuro ci sono universali linguistici.

    It is just that they are not universals of form that is, not particular kinds of linguistic symbols or

    grammatical categories or syntactic constructions but rather they are universals ofcommunication and cognition and human physiology.30

    Dal momento che le lingue sono utilizzate dagli esseri umani in contesti sociali simili, tutte lepersone hanno bisogno di risolvere nelle loro lingue certi tipi di compiti comunicativi, come riferirsia entit specifiche o predicare cose circa queste entit. Allo stesso tempo tutti gli esseri umanihanno anche gli stessi mezzi per portare a termine questi compiti, e certe procedure digrammaticalizzazione sembrano ricorrere abbastanza spesso al servizio di questi compiti. Tutto ciconduce ad alcuni universali linguistici come nome, verbo o espressioni di referenza e predicazione.Questi universali, conclude Tomasello, non sono altro per che fenomeni emergenti basati suuniversali generali di tipo cognitivo.

    Ci troviamo ancora una volta molto distanti dalla posizione innatista e, infatti, Tomasello loricorda: There is a very little evidence in the typological literature for the existence of contentfullanguage universals of the type one would normally associate with an innate universal grammar.31

    Nella grammatica generativa, infatti, gli universali linguistici non sono solo di tipo cognitivo, masoprattutto di tipo formale e hanno, in un certo senso, un contenuto. Si leggano a questo propositoqueste parole di Chomsky:

    Ci sono certi universali linguistici che pongono limiti alla variet del linguaggio umano. Tali condizioniuniversali non vengono imparate; esse forniscono [] i principi organizzativi[]; attribuendo taliprincipi allo spirito, quale propriet innata, diventa possibile spiegare [] che il parlante conosce moltecose che non ha imparato.32

    3.3. Le origini ontogeneticheDa una prospettiva ontogenetica Tomasello si colloca in una posizione di compromesso fra due

    estremi, ovvero si inserisce fra lapporto di Chomsky, che subordina gli stimoli linguistici esterni aregole innate presenti nella mente del parlante, e una concezione del linguaggio come ereditstorica. Secondo Tomasello, infatti, esiste una predisposizione ad acquisire il linguaggio, ma nonesiste una capacit specifica per lesclusiva elaborazione dellinput linguistico.

    Tomasello elabora una teoria ontogenetica che pone particolare attenzione al background socialee psicologico del bambino, mostrando il suo debito a uno psicologo e pedagogista come Piaget e adaltri studiosi della cosiddetta Teoria della Mente, ossia la teoria secondo cui nel tempo il bambinodiventa in grado di sviluppare la capacit di attribuire stati mentali diversi alle altre persone.

    Lacquisizione del linguaggio, intesa come un processo subconscio e automatico che avviene neiprimi 12 anni det, si basa principalmente sulla lettura delle intenzioni comunicative altrui,sullinstaurazione di unattenzione condivisa, sulla capacit di rovesciare i ruoli comunicativi e sumeccanismi estrattori di strutture o patterns. Tutte queste capacit, che precorrono la facolt diacquisire costruzioni grammaticali e perci di comunicare mediante simboli, sono presenti nelbambino a circa un anno di et: The human adaptation for symbolic communication emerges inhuman ontogeny quite predictably across cultures at around 1 year of age.33

    La posizione di Tomasello , come si capisce, in contrasto con la teoria innatista. SecondoChomsky le basi ontogenetiche del linguaggio non possono essere apprese dallesperienza, ma sono

    30

    Ivi, p. 18.31Ivi, p. 19.32NOAM CHOMSKY, Filosofia del linguaggio. Saggi linguistici, vol. 3, Boringhieri, Bologna 1969, p. 97.33 MICHAEL TOMASELLO, Constructing a language: A usage-based theory of language acquisition, p. 19.

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    conosciute inconsciamente.

    Che i principi del linguaggio e della logica naturale siano conosciuti inconsciamente e che siano in granparte una precondizione per lacquisizione del linguaggio, piuttosto che una questione di istruzione o diapprendimento, il presupposto generale della linguistica cartesiana.34

    Questa posizione esclude la possibilit di un contributo centrale dellinterazione bambino-adultoal fine di uno sviluppo linguistico, necessario invece secondo Tomasello.

    3.3.1. Prerequisiti per la produzione linguisticaA 4-5 mesi un bambino ha gi costruito quei concetti che hanno a che vedere con oggetti ed

    eventi semplici, in grado di riconoscere elementi sonori quando sono associati a diversi oggetti ed in grado di associare esperienze uditive e visive. Inoltre sin dallinizio del suo sviluppo unbambino in grado di riconoscere le fisionomie dei volti umani, pu imitare alcuni movimenti delcorpo e compie tentativi di instaurazione di una sorta di protocomunicazione con ladulto. Non ,per, in grado di comprendere o produrre stringhe linguistiche. Questo significa che, secondolanalisi di Tomasello, il bambino possiede delle forme di elaborazione cognitiva, nonostante

    inizialmente non sia in grado di elaborare stringhe linguistiche, ovvero gi in grado di pensare benprima di iniziare a parlare.Per arrivare a produrre le prime stringhe linguistiche il bambino attraversa una serie di fasi nelle

    quali diventa essenziale il rapporto triadico bambino-adulto-oggetto/evento. La capacit diinstaurare un rapporto di questo tipo si riscontra a 9-12 mesi det nel momento in cui il bambinoguarda flessibilmente dove guarda ladulto, usa ladulto come punto di riferimento sociale, usa glioggetti come li usano gli adulti e considera le altre persone come agenti intenzionali.

    Il percorso che porta un bambino a comunicare e usare la parola come simbolo prevede tre tappeimprescindibili: linstaurazione dellattenzione condivisa, la comprensione delle intenzionicomunicative proprie ed altrui e il rovesciamento dei ruoli.

    1)Attenzione condivisa. Al primo anno di et il bambino interagisce con ladulto con lamediazione di un oggetto. Entrambi rivolgono lattenzione verso un oggetto e luno versolaltro: condividono, cio, un comune fuoco di attenzione esterno alla diade mantenendo altempo stesso un coinvolgimento sociale reciproco. Questo momento definisce il terrenocomune (ovvero il ci che stiamo facendo) nel quale si pu instaurare la comunicazionebambino-adulto e la comprensione da parte del bambino di nuove stringhe linguistiche.

    2)Comprensione delle intenzioni comunicative. I bambini iniziano a comprendere le azioniintenzionali di altre persone negli ultimi mesi del loro primo anno di vita, ossia prima dellacomparsa di evidenze linguistiche. Il bambino osserva che le proprie e altrui intenzionicomunicative si rivolgono verso un altro individuo che possiede a sua volta delle intenzioni.Pertanto un suono indifferenziato diventa lingua nel momento in cui il bambino capisce cheladulto sta emettendo un suono con lintenzione di comunicare qualcosa (ed quindi unagente intenzionale). Inizialmente il bambino segue i livelli intenzionali delle altre personeverso gli oggetti esterni e partecipa alle attivit di attenzione. Questo costituisce limpalcatura(un terreno intersoggettivo comune) per lattivit che coinvolge lattenzione e perlacquisizione linguistica.

    3)Rovesciamento dei ruoli. I bambini capiscono che le altre persone hanno relazioni intenzionalicon il mondo simili alle proprie. Prestano quindi particolare attenzione alle strategiecomportamentali che le altre persone utilizzano per raggiungere uno scopo, e imitano cosqueste azioni.

    Il processo di produzione di atti comunicativi simbolici simile a quello della produzione diazioni intenzionali per imitazione. Ladulto sposta lattenzione del bambino verso un oggettoattraverso una nuova parola. Il bambino, per apprendere questa nuova parola, non pu

    34 NOAM CHOMSKY, Filosofia del linguaggio. Saggi linguistici, p. 100.

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    semplicemente sostituirsi alladulto, ma deve imparare a usare il simbolo linguistico in direzionedelladulto cos come ladulto lo ha usato nella sua direzione. Deve quindi rovesciare i ruoli diemittente e destinatario.

    Il bambino capisce a questo punto di aver appreso un simbolo linguistico che socialmentecondiviso, nel senso che presuppone che nella maggior parte delle situazioni comunicativelascoltatore pu sia comprendere che produrre lo stesso simbolo.

    Unulteriore capacit che i bambini possiedono prima di produrre stringhe linguistiche e che necessaria per comprendere la dimensione grammaticale della comunicazione linguistica labilitdi trovare con estrema facilit degli schemi di sequenze acustiche o visive. Il neonato nasce con unapredisposizione innata a sintonizzarsi sulla lunghezza donda dei suoni linguistici e gi a 2 giorni sadiscriminare tra la lingua materna e una lingua straniera, mai sentita prima di allora. Inoltre perprogredire il bambino deve determinare quali suoni hanno valore distintivo nella propria lingua. Ineonati nascono, infatti, con labilit di discriminare una vasta gamma di contrasti di suoni. Sottolinfluenza dellinput, tale abilit viene mantenuta per quei contrasti che hanno valore distintivo inuna data lingua, mentre ridotta o addirittura persa per quei contrasti che non hanno valoredistintivo.35 Questa abilit non per sufficiente a rendere un bambino in grado di processare

    strutture linguistiche reali.Un altro elemento gioca un ruolo fondamentale nella produzione linguistica, cio il desiderio di

    comunicare con le altre persone e di imitarle. Assieme alla presenza di un apparato neurologico ebucco-fonatorio-respiratorio anatomicamente e funzionalmente abile, a uno sviluppo emotivo ecognitivo adeguato, lemergere della voglia di interagire un prerequisito imprescindibile per losviluppo del linguaggio. Per questo motivo, Tomasello attribuisce un ruolo fondamentale alcontesto sociale e relazionale nel quale in bambino cresce.

    Queste osservazioni di Tomasello si discostano, quindi, dal pensiero chomskiano secondo ilquale ci che i bambini conoscono viene acquisito del tutto indipendentemente da qualsiasiistruzione esplicita e la stimolazione esterna mette solo in funzione meccanismi innati. Chomskyattribuisce una funzione secondaria alla stimolazione proveniente dal contesto sociale assegnandoun ruolo predominante a quel sistema innato che consente unacquisizione linguistica veloce e privadi un insegnamento esplicito.

    Daltra parte la capacit di individuare degli schemi nellinput non , secondo Tomasello,unabilit acquisita ma gi presente dal bambino sin dalla nascita. A questo livello vi un punto dicontatto tra Chomsky e Tomasello. Chomsky, infatti, postula lesistenza di universali linguistici iquali forniscono i principi organizzativi che rendono possibile lacquisizione del linguaggio. Questacapacit di organizzare gli stimoli esterni e individuare schemi a partire dallinput riconosciuta,perci, sia da Tomasello che da Chomsky.

    3.3.2. I gesti del bambino e le olofrasi

    Gi a partire dai primi mesi di vita il bambino produce, secondo lanalisi di Tomasello, tre tipi digesti: gesti rituali, gesti deittici e gesti simbolici. Questi tre tipi di gesti sono il presupposto per lacomparsa delle prime parole e delluso simbolico del linguaggio. Anche Tomasello, cos comeaveva fatto Piaget, mette, dunque, in evidenza limportanza dellintelligenza sensomotoria al finedellapprendimento del linguaggio.

    1)Gesti rituali. I gesti rituali sono rappresentati da quelle procedure che un bambino mette inatto allo scopo di ottenere qualcosa. Questo tipo di gesti non sono simbolici in quanto nonviene veicolato nessun significato ulteriore, ma lunico scopo dei gesti un determinatoeffetto a seconda delle aspettative del bambino.

    2)Gesti deittici. I gesti deittici sono gesti che il bambino compie nel momento in cui dirigelattenzione delladulto verso entit esterne mostrando un particolare oggetto, per esempio

    indicandolo. Questo gesto coinvolge una triade: ladulto (o un altro bambino), loggetto e il

    35MARIA TERESA GUASTI,Lacquisizione del linguaggio. Unintroduzione, Raffaello Cortina Editore, Milano 2007.

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    bambino, il quale indica sia per ladulto che per s stesso. Alcuni bambini usano questo gestodeittico come gesto rituale, ovvero associano unazione allottenimento di qualcosa. Altribambini, invece, indicano per imitazione, ossia dopo aver visto ladulto fare lo stesso con loroallo scopo di focalizzare lattenzione su qualcosa.

    3)Gesti simbolici. I gesti simbolici sono atti comunicativi associati a un referente in modometonimico (per esempio rapporto di causa-effetto) o iconico (di somiglianza formale). I

    bambini imparano a compiere gesti simbolici per imitazione delladulto attraversolinversione dei ruoli, nel momento in cui lo scopo comunicativo lo stesso.

    Verso la fine del sesto mese il neonato in grado di coordinare i movimenti fonatori e inizia aprodurre suoni simili a quelli del linguaggio; tra i 6 e gli 8 mesi ha inizio la lallazione, unaproduzione che consiste nella ripetizione continua di sillabe uguali o simili. Questa produzione disuoni permette al bambino di ascoltarsi mentre produce i suoni e cos di adattare la sequenzaarticolatoria per produrre i suoni che sente nel proprio ambiente linguistico.

    Le prime parole di un bambino, sulle quali si concentra Tomasello, sono singole parole chevengono pronunciate per assolvere la funzione di frase e spesso sono idiosincratiche, ovverofortemente contestualizzate. Queste parole sono chiamate olofrasi e i bambini se ne servono per

    parlare di situazioni salienti, come la presenza/assenza o il movimento di persone e oggetti, o diattivit fisiche/mentali.

    I bambini controllano la funzione comunicativa dellolofrase anche tramite lintonazione: dopoaver sentito unespressione usata per una certa funzione con una specifica intonazione sono a lorovolta in grado di cambiare lintonazione per mutarne la funzione.

    La maggior parte dei bambini, quindi, acquisisce la lingua imparando espressioni degli adultisenza analizzarle, come olofrasi. Estrarre ununit funzionale da una sequenza significa saperidentificare le funzioni pi elementari. Una volta che questa analisi stata compiuta, il bambino puestendere lunit appresa per creare categorie e costruzioni pi o meno astratte (ed a questo puntoche compie errori di ipercorrettismo comepiangiutoanzichpianto).

    In conclusione, dunque, lanalisi dellontogenesi del linguaggio sviluppata da Tomasello, lasciaintravedere innanzitutto il debito dellautore nei confronti delle teorie piagetiane. Allo stesso modo,proprio per linsistere sul contesto relazionale, sulluso linguistico, sullimportanza della funzionesimbolica e sul concepire lapprendimento come una costruzione, appare altrettanto chiara ladistanza, sulla quasi totalit degli aspetti, dalle posizioni chomskyane.

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    BIBLIOGRAFIA

    JEAN PIAGET,Lo sviluppo mentale del bambino e altri studi di psicologia, Einaudi, Torino 1967.

    NOAM CHOMSKY, Filosofia del linguaggio. Saggi linguistici, vol. 3, Boringhieri, Bologna 1969.

    NOAM CHOMSKY,La conoscenza del linguaggio, Mondadori, Milano 1989.

    Linguaggio e Apprendimento. Il dibattito tra Jean Piaget e Noam Chomsky, Introduzione,postfazione e cura di Massimo Piattelli-Palmarini, Jaca Book, Milano 1991.

    NOAM CHOMSKY, On nature and language, Cambridge University Press, Cambridge 2002.

    MICHAEL TOMASELLO, Constructing a language: A usage-based theory of language acquisition,Harvard university press, Cambridge 2003.

    ANDREA MORO,I confini di Babele. Il cervello e il mistero delle lingue impossibili, Longanesi,

    Milano 2006.

    MARIA TERESA GUASTI, Lacquisizione del linguaggio. Unintroduzione, Raffaello CortinaEditore, Milano 2007.