Natale 2012

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LEDUE ANTE N A T A L E 2 0 1 2 S DIO SI È FATTO COME NOI Parrocchia Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa BRESCIA

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giornale della comunita delle 2 sante

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LEDUE ANTEN A T A L E 2 0 1 2S

DIOSI È FATTO COME NOI“

Parrocchia SanteBartolomea Capitanioe Vincenza Gerosa

BRESCIA

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Festivo Invernale 08.00 10.00 11.15 18.30Estivo 08.00 10.30 - 18.30

Prefestivi e Sabato Invernale 08.00 18.30Estivo - 18.30

FerialeInvernale 08.30 18.30 (da lunedì a giovedì)Invernale - 20.30 (venerdì)Estivo 08.30 - (da lunedì a giovedì)Estivo - 20.30 (venerdì)

Segreteria Parrocchiale Suor Antonietta 030 2301955Sagrestia Franco Perna 340 3726777Cons. affari economici Natale Cosatto 030 2310214Cons. Pastor. Parrocch. Daniela Sandonà 030 2306717Commissione Liturgica Francesca Bottari 030 2304064Commissione Famiglia Italo e Giulia Crema 030 2304541Commissione Oratorio Flavio Nicassio 030 2311412Commissione Cultura Laura Di Palma 030 2319767 Franca Crescimbeni 030 2310173Gruppo Missionario Marida Canori 030 2310253e Commissione CaritàEquipe Battesimi Salvatore e 030 2319777 Margherita Giuffrida Iniz. Cristiana Genitori Franco e Cristina 030 2319893 Mandonico Catechisti/Animatori Don Andrea 030 2301793Piccolo Clero Don Andrea 030 2301793 Davide Riccardi 030 2319767Terza età Etiene Bicelli 030 2306347 Gruppo Pensionati Guido Masserdotti 030 2304297 Volontari Villa Elisa Etiene Bicelli 030 2306347Atelier Betania Maria Mottinelli 030 2310206Caritas Carla Ghidini 030 2304526 Coro adulti Antonio Idra 030 2306229Coro Voci dal cuore Alessandro Zanardi 030 2301535 Ass. dilettantisticasezione calcio Luca Papa 366 6350878sezione pallavolo Alex Guizzo 340 5818707 Gruppo Teatro Giamba Zambelli 030 3531228Redazione Marcello Bonomi 030 2306317Giornalino parrocchiale Laura Di Palma 030 2319767

Don Tino 030 2301955 [email protected] Andrea 030 2301793 [email protected] Domenico 030 2306876

I NOSTRI SACERDOTI

OPERANO NELLA COMUNITÀ

ORARIO DELLE SANTE MESSE

Un anno con Luca per accogliere il seme della parola

Suora di carità

IL PARROCO 3

IL CURATO 4

IL PIAMARTINO 5

LA DIOCESI 7

IN RICORDO DI... 10

L’APPROFONDIMENTO 11

L’APPROFONDIMENTO 12

L’APPROFONDIMENTO 13

TESTIMONI DELLA FEDE 15

L’APPROFONDIMENTO 16

L’APPROFONDIMENTO 16

IN COMUNITÀ 19

VOLONTARIATO 20

VOLONTARIATO 20

L’APPROFONDIMENTO 22

IN COMUNITÀ 23

IN RICORDO DI... 23

SOMMARIO

Chiesa chi sei? Dove vai?

San Giovanni Battista Piamarta

Torniamo bambini

La gioia di credere

Il Natale di Benedetto XVI

Il Natale di Paolo VI

I dieci comandamenti

Le stelle di Natale

Il mito di Babbo Natale

Marriage course

Volontari in festa a Villa Elisa

Come il buon samaritano

Come evangelizzare oggi

Anagrafe parrocchiale

Una vera signora nella fede

In redazioneLaura Di Palma,Marcello Bonomi,Loredana Mantovani,Delia Richiedei, Dino Matesich,Suor Antonietta Castelli, Suor Elisabetta Buffoli,Davide Riccardi

Hanno collaborato a questo numeroDon Tino Decca,Don Andrea Dotti,Padre Domenico Fidanza,Etiene Bicelli, Angioletta, Marita,Claudia, Marco, Antonio Idra,Elena, Marida Canori,Giulia e Italo Crema, Don Piero Bonetta

Natale 2012

In copertina:“The Christmas Cross” di Steve Hunt(2010)

“Le due Sante” trimestrale della Parrocchia Sante Capitanio e Gerosa - Brescia Dir. resp. Don Tino Decca (ODG elenco speciale) Aut. Trib. di Brescia - n. 46 del 23-11-2007PRIVACY E CERTIFICATI. La raccolta e il trattamento di qualsiasi tipo di dato personale, sia esso scritto o fotografico, è per esclusivo uso interno alla parrocchia e al giornalino par-rocchiale. L’interessato cui si riferiscono i dati personali ha il diritto in qualunque momento di ottenere la conferma dell’esistenza o meno dei medesimi dati e di conoscerne il contenuto e l’origine, verificarne l’esattezza o chiederne l’integrazione o l’aggiornamento, la rettifica oppure la cancellazione secondo quanto riportato nell’art. 7 D.lgs. n. 196/03. I certificati richiesti verranno forniti alcuni giorni dopo tale richiesta e saranno consegnati solo ed esclusivamente a chi compare nel certificato o, nel caso di minorenni ai genitori di tali.

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Parrocchia SanteBartolomea Capitanioe Vincenza Gerosa

BRESCIA

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IL PARROCO

È l’unico anno che inizia che non è segnalato dai calendari come invece lo

sono altri inizi. Per noi cristiani è importante perché nell’avvicen-darsi dei tempi e delle stagioni attendiamo la manifestazione del nostro Salvatore.Maranathá, diciamo nella Mes-sa, “Vieni Signore Gesù”. Atten-diamo questo arrivo e con la preghiera desideriamo che sia presto.In ogni anno liturgico un evange-lista ci accompagna nella narra-zione della vita di Gesù, secon-do la sua testimonianza. E così, di anno in anno, leggiamo tutti e tre i Vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca) e il Vangelo di Giovanni.Il nostro compagno di viaggio per l’anno in corso sarà Luca. Questo Luca è un medico, che, dopo l’ascensione di Gesù, Paolo prende con sé come compagno di viaggio. Egli scrisse in nome proprio e secondo il suo punto di vista. Infatti non aveva visto personal-mente Gesù Signore nella car-ne. Luca è presentato come un

intellettuale, un medico. Egli è attento alle persone che soffro-no; si preoccupa della loro gua-rigione sia fisica che spirituale.Luca ci presenta Gesù che vie-ne a liberare l’uomo dalle sue contraddizioni: la morte, il pec-cato, la malattia. Gesù è l’auto-re della vita che ridà all’uomo la salvezza. Certo è che noi di soli-to leggiamo a pezzi il Vangelo e non riusciamo a coglierne l’uni-

cità e l’unità. Se provassimo a leggerlo di seguito,

magari con gli Atti, secondo volume de-gli scritti lucani, ci accorgeremmo che esiste un filo narrati-

vo molto bello.Quando Luca inizia la

sua opera vede la chiesa in pro-fonde trasformazioni. Iniziano ad affacciarsi i primi pagani che iniziano a credere e non hanno bisogno di ricevere la circonci-sione che li avrebbe “arruolati”

nel popolo d’Israele. Il cristia-nesimo si emancipa così dal cammino del popolo ebraico: si distacca dalla sinagoga. Gesù è il compimento del cammino del popolo d’Israele. Ed è pro-prio Gesù che inaugura i tempi nuovi. L’annuncio di Gesù inau-gura tempi nuovi per ciascuno di noi…Ecco Luca accoglie il seme della Parola che è stato sparso e de-sidera narrarne il processo. Anzi narra la storia di uomini e donne che sperimentano la novità di Gesù e poi la annunciano con la Parola. E in questo processo è interessante notare che tutto dice ordine a trasmissione.Anche Luca prende mano per narrare. Si accorge delle trasfor-mazioni in atto e le narra sotto-lineando sempre di più la conti-nuità. Il vangelo di Luca è come un trittico. Gesù è in Galilea, con i vangeli dell’infanzia; Gesù

UN ANNO CON LUCAPER ACCOGLIERE IL SEMEDELLA PAROLA

GESÙINAUGURA

TEMPI NUOVIPER CIASCUNO

DI NOI

Carissimi in Cristo Gesù,la prima domenica di Avventoha segnato l’iniziodi un nuovo anno liturgico.

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inizia il suo cammino verso Ge-rusalemme e, infine, la presen-tazione del Mistero pasquale. In tutto questo notiamo il traspari-re di una profonda teologia della storia. Nella storia vi è il luogo dove Dio incontra l’uomo. Luca, tante volte, usa il termine “Av-venne”.La vita di Gesù è un evento sto-rico, un avvenimento accaduto nella storia, con date precise. Da qui l’altra espressione di Luca:

‘Oggi’ … È l’oggi della storia della salvezza. Questo “oggi” rende contemporaneo Gesù al lettore del Vangelo. Nell’oggi si attualizza la salvezza. Ma in que-sto ‘oggi’ la rivelazione di Dio è l’Amore.Luca è l’autore delle parabole della misericordia, del buon Sa-maritano. E fin dall’infanzia di Gesù ci trasmette la sua grande attenzione ai poveri, agli esclu-si, agli emarginati. Inoltre Luca

ci fa la catechesi nella preghiera cristiana. Infatti è Gesù il Mae-stro.Ecco, cari fratelli, piccole pillo-le per entrare in questo gran-de Vangelo. Accogliamo chi ce lo trasmette. Ma il Vangelo è Gesù, ben più importante di chi ce lo trasmette; e anche noi fac-ciamoci narratori di questo Van-gelo a tutti.BUON NATALE a tutti.

Don Tino

Il dono della nascita di Gesù trasforma la nostra vita e la rende comunione con il figlio

di Dio. Questo straordinario pri-vilegio ci stupisce. Dio che non ha bisogno di niente sceglie di diventare un bambino, uno che ha bisogno di tutto. Entra nella famiglia umana entrando in una vera famiglia. Il primo sguardo del Figlio di Dio è uno sguardo da figlio. Questo bambino desti-nato a ricostruire l’andamento della storia deviato dal peccato di Adamo apre gli occhi per in-crociarli con quelli della tenerez-za di Maria, della premurosità di Giuseppe. Porta con sé la novità di un Dio che non si impone, ma si propone. Un Dio da prende-re in braccio, da coccolare, da nutrire... Un Dio così è la no-stra più grande provocazione.

Il mondo ha bisogno di un Dio così per riconciliarsi con Lui, perché quella frattura provoca-ta dall’orgoglio dell’uomo fosse guarita dall’umiltà di Dio. Questo anno per la Chiesa è de-dicato alla fede. Ecco la nostra fede, l’incarnazione di Dio per-ché fossimo coscienti di quanto ci ama. A noi è chiesto di esser-ne testimoni e per esserlo con efficacia occorrerà essere evan-gelizzatori su modello di Gesù bambino, non imponendo, ma proponendo la nostra fede den-tro un linguaggio che è quello

della Santa Famiglia fatto di te-nerezza, premurosità, povertà, affetto, umiltà.Ancora una volta contemplan-do il presepe guardiamo al mi-racolo più grande della Storia e come i Magi togliamo le corone del nostro orgoglio per metterci al servizio del Re dei re certi che se serviamo Lui saremo vera-mente realizzati. Ci auguriamo così in questo Natale che ogni cristiano della nostra comunità assomigli sempre più a Gesù bambino. Santo Natale.

Don Andrea

IL CURATO

TORNIAMO BAMBINI

Entriamo nel Natale considerando quella che è l’esperienza di essereuna comunità di fede.

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Il vescovo di Cremona Ge-remia Bonomelli, carissimo amico di don Giovanni Batti-

sta Piamarta, così conclude una sua lettera:“Piamarta è il prete dei tempi moderni! Quanti gio-vani ha ricondotto sulla retta via! Quante lacrime ha asciuga-te! Quanti genitori ha consolati, restituendo loro i figli riabilitati con il lavoro e con la pietà cri-stiana”; il vescovo sottolinea in Padre Piamarta, la forza riabili-tante del lavoro, della sua po-tenzialità di ricostruzione della persona del giovane specie se associata alla pietà cristiana; d’altro canto i suoi ragazzi, di-ventati padri di famiglia, confer-mavano le parole del vescovo Bonomelli, quando gli scrive-vano “per esprimere il debito di incancellabile riconoscenza per i saldi principi, la saggia parola, il suo esempio, la vita esemplare, per i benefici rice-vuti, per i mezzi d’imparare un mestiere”. È questo il testimo-ne della santità sociale che San Giovanni Piamarta oggi lascia a sacerdoti, laici, genitori ed edu-catori simpatizzanti del suo ca-risma che desiderano rinnovare il volto della società con uno sguardo fiducioso sul mondo

della gioventù a partire da una testimonianza personale e co-munitaria proponendo uno stile di vita trasparente e credibile; solo in questo modo sarà pos-sibile “combattere” quella che tutti oggi chiamano “emergen-za educativa” perché la nostra società ha sete di testimoni e non di maestri. Il Piamarta non è stato un teorico dell’educa-zione, ma un educatore che riflette sulla sua peculiare mis-sione di dare dignità attraverso il lavoro a giovani che partivano sfavoriti nella vita senza futuro e senza speranza; il suo itine-rario di formazione partiva dalla esperienza lavorativa, facendo intuire che il lavoro ben fatto li

gratificava e facendo scoprire che il “saper fare un mestiere” avrebbe permesso loro di farsi una posizione dignitosa nella vita. Faceva crescere nei ragaz-zi il desiderio di faticare e per-severare per ottenere dei buoni risultati, aiutava a mettere in evidenza la necessità di formar-si un carattere forte, che non si lascia demoralizzare dalle pic-coli e grandi difficoltà, ma che permette di diventare grandi. Dall’esperienza lavorativa na-sceva la necessità di costituire una coscienza: è la formazio-ne all’onestà, a non approfitta-re della posizione di vantaggio per rovinare l’altro, al tener presenti i bisogni e le difficoltà

IL PIAMARTINO

SAN GIOVANNIBATTISTAPIAMARTA

Uno stile educativo unico

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altrui. Alla base di tutto vi era la formazione religiosa che illu-mina la coscienza e permette di rendere grazie a Dio per i ta-lenti ricevuti sapendoli mettere al servizio degli altri. L’esperien-za del lavoro è miglioramento della persona e della società, è occasione di scoprire e di appli-care le proprie capacità, è fon-te di soddisfazione quando è ben fatto. Attraverso il lavoro ci si realizza, specie quando il lavoro corrisponde alle proprie attitudi-ni. “Ogni giorno, quando passo a visitare le offici-ne dei tipografi, fabbri, falegnami, sarti, panettieri, cal-zolai ecc., il mio cuore si riempie di gioia nel vedere tanti ragazzi che si preparano alla vita. Il pensiero che mol-ti di essi sono stati tirati fuo-ri dalla strada e da ambienti malsani corporalmente e spiri-tualmente, mi ripaga assai dei notevoli sacrifici che dobbiamo affrontare per loro. Il quotidia-

no contatto con la loro fatica nell’ apprendere bene un mestiere, mi

obbliga a spiega-re il significato del

lavoro, che sarà parte essenziale della loro esistenza”. (Dal Diario Spirituale di Padre Piamarta). Questo stile educa-tivo è possibile contemplarlo nell’esperienza della Famiglia di Nazareth; Gesù è un “arti-gianello”, è un tecnico che nella bottega di Giuseppe ha vissuto la maggior parte della vita sot-

to lo sguardo di Dio, crescen-do in età, sapienza e grazia, imparando un mestiere e gua-dagnandosi il pane col sudore della fronte; il Figlio di Dio è cresciuto come uomo lavoran-do, per mostrare come l’uomo che lavora può crescere nella statura di Figlio di Dio. Il lavoro, che fa parte della vita umana, lo innalza ad altezze vertiginose quando è unito alla volontà del Signore, perché, come dice S. Agostino, permette al “divino Architetto di costruire una casa eterna, attraverso impalcature provvisorie”. Affidiamo all’inter-cessione di San Giovanni Batti-sta Piamarta la nostra passione per la gioventù e il nostro agire educativo pregando insieme con lui: “Oggi, Signore, ti prego per i miei ragazzi. Io ho fatto per loro quel poco che potevo e Tu fa per loro tutto quello che credi necessario. Non abbandonarli a loro stessi o alle forze del male, talora tanto seducenti. Fa’ loro comprendere che quello che facciamo per loro è per prepa-rarli alla vita. Rendili contenti quando fanno del bene, quando sono laboriosi e onesti, quando onorano il nome cristiano. Met-ti nel loro cuore una sana in-quietudine quando fanno cose errate. E ridona loro la pace quando riconoscono d’aver sbagliato e riprendono il giusto cammino. Manda il tuo angelo perché il loro piede non inciam-pi, ma prosegua sicuro sulla via che porta alla meta, dove Tu ci attendi.” (Dal Diario Spirituale di Padre Piamarta)

Padre Domenico

HO FATTOPER I RAGAZZI

QUEL POCO CHEPOTEVO

S.Giovanni Piamarta”“

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Il nostro Vescovo Luciano, nella celebrazione della Messa Cri-smale, il 5 aprile 2012, Giovedì

Santo, parlando ai sacerdoti riuniti in Duomo spiegava loro i contenu-ti del 29° Sinodo Diocesano sulle Unità Pastorali, quale passo fonda-mentale per il rinnovamento della Chiesa Bresciana alla luce del Con-cilio Vaticano II. Iniziava la sua ome-lia esprimendosi così: «Vorrei che il nostro piccolo Sinodo apparisse come un modo di obbedire a quan-to il Concilio ci ha insegnato sulla Chiesa come comunione e sulla corresponsabilità di tutti i battezzati nella Chiesa. Considero il Sinodo diocesano una forma insieme so-lenne e normale nel funzionamen-to della Diocesi: “solenne” perché coinvolge tutti nella consultazione e perché si esprime anche in una dimensione liturgica; “normale” perché ritengo che una convocazio-ne sinodale non sia un evento raro, ma una funzione “fisiologica” della vita della diocesi. Attraverso il Sino-do desidero che molti bresciani si sentano parte attiva nella vita dio-cesana e quindi partecipino attiva-mente al travaglio che viviamo nella ricerca delle vie per dire il Vangelo al mondo contemporaneo; e desi-dero valorizzare le esperienze, le intuizioni, i desideri di tutti in modo che le decisioni più importanti siano costruite insieme dopo un ascolto

più attento possibile di tutti coloro che desiderano farsi sentire».Concetti, questi, più volte emersi anche durante la celebrazione del Sinodo stesso.Anche la nostra parrocchia, in co-munione con le altre della diocesi, è stata chiamata a questo momen-to di grande coinvolgimento re-sponsabile, sia a livello di Comunità parrocchiale, sia a titolo personale, attraverso il lavoro fatto sulle sche-de di consultazione che ci sono state offerte dalla diocesi stes-sa. Un cammino durato quasi un anno e mezzo, nel corso del quale la Chiesa bresciana in tutte le sue componenti, ha avuto modo di ri-flettere e di interrogarsi sulla nuova prospettiva delle Unità Pastorali, nella convinzione che in questo nostro tem-po, è quanto mai urgente progettare insieme per dare risposte pastorali più adeguate alle esigenze di una realtà più comples-sa del passato e alla quale la par-rocchia da sola, non è più in grado di far fronte.E così siamo arrivati al “grande evento sinodale” che ha visto sa-cerdoti, religiosi/e e laici, impegnati nella sua celebrazione, in due diver-se sessioni: la prima nelle giornate

di sabato e domenica, 1 e 2 dicem-bre; la seconda in quelle di sabato 8, festa dell’Immacolata Concezio-ne e domenica 9, presso il Centro pastorale Paolo VI.Il Sinodo, con i suoi 385 delegati chiamati a parteciparvi, ha avuto inizio con la solenne celebrazione nella Cattedrale, presieduta dal Ve-scovo. Con il canto del Veni Creator Spiritus, si è ancora una volta sotto-lineata la consapevolezza che sen-za la presenza dello Spirito Santo, vano sarebbe tutto il nostro opera-re. Alla celebrazione hanno parte-cipato alcuni rappresentanti delle altre confessioni cristiane presenti sul territorio. Al termine ci siamo

poi recati al Centro Paolo VI per iniziare i lavori. Mol-

ti laici hanno preso la parola presentando la loro esperienza, i loro sogni, la loro disponibilità, la loro preparazione. Il Ve-

scovo Luciano li ha invitati più volte a met-

tersi in gioco, ringraziandoli per la loro presenza ed il lavoro fat-to. I sacerdoti, a loro volta, duran-te i diversi interventi, hanno fatto trapelare un cuore aperto al cam-biamento, desiderosi di vivere in comunione con il loro Pastore, ma anche di capire bene che cosa la Chiesa bresciana, nella particolarità

CHIESACHI SEI? DOVE VAI?

Dalla Parrocchiaalle Unità Pastorali

DESIDEROVALORIZZARE

LE ESPERIENZE,LE INTUIZIONI,

I DESIDERI DI TUTTI

Vescovo Luciano”“

LA DIOCESI

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dell’ oggi, stia loro chiedendo. Ultima, certamente non per impor-tanza, la presenza della vita consa-crata, maschile e femminile, pronta a donare il proprio carisma ripen-sandolo nell’ “oggi” della Chiesa in cui si trova inserita, nella fedeltà al Vangelo, verificando se davvero la nostra vita (dico “nostra” perché anch’io ero presente, e comunque sono donna ‘consacrata’) espri-me ancora il primato di Dio, cioè se ancora siamo “lievito” e come potremmo essere sempre più pre-senze “lievitanti”!Una presenza simpatica ed accolta con gioia, è stata quella di un ex-tracomunitario cattolico che, nel suo intervento, ha raccontato al Vescovo del suo impegno di colla-borazione all’interno della propria comunità parrocchiale , non trascu-rando il fatto che “da quattro anni, fa anche uno dei Magi nel presepio vivente!”. La seconda e conclusiva sessione ha avuto inizio sabato 8 dicembre, con il saluto della Pastora valdese Anne Zell, la quale, dopo aver salu-tato e ringraziato il vescovo Lucia-no per averla invitata, ha ricordato ai presenti come il Sinodo sia un evento fondamentale nella chiesa di un popolo chiamato a camminare

ins ieme.

Ha pure sottolineato il fatto che esso si svolga nel tempo di Avven-to, ricordando che non siamo solo noi ad andare verso Dio, ma che è Dio stesso che viene a visitarci in Gesù Cristo. I Sinodali, dopo aver pregato l’ora media ed ascoltato la meditazione del Vescovo, si sono trovati impegnati nell’ascolto del-la presentazione della bozza del “Documento finale”, nella sua lettura individuale e nei successivi inter-venti assembleari. Nella quarta giorna-ta di domenica 9, i lavori sono ripresi con il canto del Veni Creator, la recita dell’ Ora media, seguita dalla meditazione propostaci dal vescovo Luciano e, quindi, dalla vo-tazione sulle singole parti del Docu-mento Finale e, in seguito, di tutto il Documento.Il Documento votato dall’ assem-blea è ora nelle mani del Vescovo, al quale compete l’emanazione del-le direttive da Lui stabilite, essendo il compito dei sinodali quello di “of-frire” al loro Vescovo suggerimenti per decisioni il più possibile condi-vise. Mons. Monari ha apprezzato il pro-fondo vincolo di unità che ha favori-to la capacità di ascoltarsi a vicenda con attenzione e rispetto. Ha pure sottolineato il clima di comunione, rispettoso e dialogante, che si è venuto a creare, favorendo una più profonda consapevolezza della ne-cessità di passare dalla “collabora-zione” alla “corresponsabilità”. «In queste giornate abbiamo impa-rato - ha detto il vescovo Luciano – l’etica del dialogo: ascoltare, tace-re, cercare di capire … Le forme di UP possono e devono essere mol-

teplici. Occorre procedere con gradualità e flessibilità. Ciò che a me interessa è soprattutto la comunione

nel presbiterio e in tutta la Chiesa bresciana.» Questa esperienza è stata per me un dono di particolare di grazia e di fede che infonde il coraggio alle scelte. Un’ulteriore opportunità per sentirmi Chiesa; per vivere un tempo di verità e di discernimen-to, ampliando gli orizzonti non solo dello sguardo, ma anche del cuore;

una occasione in più per rin-novare la mia passione

pastorale con un più consapevole senso di responsabilità, all’interno della co-munità parrocchia-

le in cui mi trovo ad operare.

Al termine dei lavori, i Sinodali hanno sentito l’esi-

genza di inviare a tutti i membri della chiesa bresciana, il seguente messaggio: «Riuniti attorno al nostro Vescovo Luciano, noi partecipanti al XXIX Sinodo diocesano sulle Unità pa-storali, coscienti e lieti di rappre-sentare i laici, i sacerdoti e i con-sacrati della Chiesa bresciana, nel desiderio di camminare insieme, dedichiamo un pensiero alla città e a tutti i Comuni della diocesi. È un pensiero carico di affetto, sim-patia e fraterna amicizia verso tutte le donne e gli uomini che vivono e operano in questa terra bresciana. Il nostro impegno sinodale ha ri-guardato il futuro della missione della nostra Chiesa bresciana, pro-spettando una rinnovata azione pastorale basata sulla comunione, collaborazione e corresponsabilità fra le varie comunità parrocchia-li. Vogliamo condividere il nostro sguardo al futuro con tutti, anche con coloro che si sentono lontani dalla vita ecclesiale, ma che hanno a cuore il bene comune, il sereno domani delle generazioni più giova-ni, orizzonti di pace, giustizia, pro-gresso e lavoro per tutti.

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Cogliamo questa occasione per esprimere pubblica gratitudine per gli esempi di civiltà, umanità, dedizione professionale e onestà che troviamo al di fuori delle espe-rienze ecclesiali. Come cattolici, praticanti e impegnati nelle parroc-chie e nelle aggregazioni o istituzio-ni ecclesiali, ci sentiamo vicini e partecipi alla vita e alle quotidiane vicende di tutti i nostri concittadini, particolarmente in questo tempo di grave crisi economica, sociale e culturale.Raccogliendo volentieri una pre-ziosa eredità che ci viene da un passato lontano e recente, possia-mo dire che essere cattolici non ci impedisce di essere cittadini italiani che vogliono il bene e la libertà di tutti (Giuseppe Tovini). Ribadiamo volentieri, pur consape-voli dei nostri limiti, che la nostra

appartenenza ecclesiale non ral-lenta ma rafforza la coscienza della nostra responsabilità civile. Fedeli alla Dottrina sociale della Chiesa, vogliamo essere cittadini onesti e liberi, leali e rispettosi della legali-tà, dediti con passione al bene co-mune della nostra città e dei nostri paesi. È in nome di questo indissolubile legame che ci sentiamo, nell’at-tuale e difficile stagione, singolar-mente vicini a tutte le famiglie, ai lavoratori e ai giovani che soffrono a causa della crisi economica. E, con indistinta solidarietà, guardia-mo alle famiglie di stranieri che, venuti da lontano con le loro diver-sità di cultura e di fede, sono ormai nostri concittadini che partecipano allo sviluppo del nostro territorio.Per queste ragioni dobbiamo sen-tirci tutti più uniti e in un rapporto di

dialogo costante e costruttivo, ar-ricchendoci gli uni gli altri dei nostri specifici contributi, nel percorrere in particolare tre sentieri che pos-sono portarci a migliori previsioni e situazioni.Prima di tutto il sentiero, tanto rac-comandato anche dal Magistero della Chiesa, del rinnovamento so-ciale che presuppone necessaria-mente una visione vera e alta della politica: un servizio alla comunità, svolto con onestà, saggezza, disin-teresse, competenza, scelte illumi-nate e condivise. In secondo luogo la salvaguardia e la promozione del valore del-la famiglia, cellula fondamentale della società e piccola Chiesa do-mestica. Credenti e non credenti abbiamo la necessità e il dovere di promuovere il ruolo della comunità familiare che è il fondamento delle relazioni sociali.Infine non possiamo tacere il valo-re dell’educazione in un momento di emergenza che preoccupa per il futuro dei nostri giovani. Nella ter-ra bresciana che ha donato all’Italia e all’Europa, un patrimonio di idee e strumenti per l’educazione delle giovani generazioni, questa dimen-sione rimane una priorità per tutti. Facciamo nostra la convinzione di Giuseppe Tovini, pubblico ammi-nistratore, sposo e genitore: i fi-gli senza la fede non saranno mai ricchi, colla fede non saranno mai poveri.Il nostro saluto vi giunga rammen-tando le parole di Giovanni Paolo II ai bresciani, ribadite anche da Bene-detto XVI: E tu Brescia, fidelis fidei et iustitiae, riscopri il patrimonio di ideali che costituisce la tua ricchez-za più vera, e sarai capace di esse-re centro vivo di irradiazione della nuova civiltà, la civiltà dell’amore, auspicata dal tuo grande figlio Pa-olo VI».Brescia, 9 dicembre 2012

Suor Antonietta

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Come un fulmine a ciel sereno, mentre mi preparavo ad organizzare la “Bancarella” delle Amiche del giovedì, mi è giunta la notizia della morte di Suor Laura. Un grande do-lore ha riempito il mio cuore e ho condiviso quasi subito il pianto con mio marito Azio. Insieme abbiamo ricordato i lunghi anni di collaborazione, forte, reciproca e sincera, con la nostra Suor Laura. Rileggiamo le sue parole su biglietti augurali e capiamo quanto ci stimasse, quanto bene ci vo-lesse e quanta fiducia riponesse in noi.Suor Laura era una persona speciale, carismatica. Aveva costruito la sua vita aggrappandosi a Gesù, roccia sicura; si era donata totalmente a Lui e trasmetteva la sua fede testimoniandola in ogni occasione: nel modo di accostarsi alle persone, nel creare comunione nel gruppo delle Ami-che, nello spronarci alla preghiera, annunciando il vangelo ogni giorno. Aveva una parola di comprensione e di conforto per tutte e creava intorno a sé un clima di amore reciproco. Era appassionata di ricamo. Guardando i suoi capolavori si intravvedeva la delicatezza e la finezza della persona: sem-plicità, umiltà e grandezza interiore. Una grande educatrice!Cara Amica del giovedì ci hai lasciato nello sgomento e nel pianto. Veglia su di noi. Ti terremo sempre cara nel ricordo e cercheremo di continuare la tua testimonianza nel quotidiano.

Etiene

SUORA DI CARITÀ“La luce che si sprigiona dal Risorto illuminiil nostro cammino, rischiari la vita di ciascuna e la trasformi in novità perenne.” Suor Laura

Ci piace pensare suor Laura nell’abbraccio del Si-gnore, per la sua risposta costante con l’”Eccomi”. Un eccomi che attraverso la sua operosità genero-sa ed accattivante si faceva presente nelle situa-zioni varie ed impreviste della giornata di suore di carità di Maria Bambina. Alle persone che hanno goduto della sua presenza nell’attività educativa, negli impegni in parrocchia, nelle telefonate alle “sue amiche della terza età”, a quanti in altri modi l’hanno conosciuta, la vogliamo ricordare ancora così con la stessa sollecitudine verso tutti. Un gra-zie per la dimostrazione di stima, una particolare riconoscenza ai Sacerdoti che hanno seguito ed accompagnato il suo cammino spirituale, a don Tino per la costante presenza e per la vicinanza alla comunità nei giorni del lutto e a don Andrea. A P. Enzo Turriceni, Superiore dei Padri di Piamarta che da anni la conosceva, a tutti i Sacerdoti conce-lebranti al suo funerale nella Parrocchia delle San-te e in quella di Nova Milanese nel cui cimitero è sepolta. A lei chiediamo di accompagnare tutti.La ringraziamo anche per l’ultimo messaggio:“Sono pronta, state pronti”.

Suor Elisabetta

Il 3 dicembre scorso è venuta a mancare la nostra suor Laura dopo più di 50 anni di vita religiosa. Le reazioni sono state le più diverse: dal profondo dispiacere, al senso di vuoto per la scomparsa di una persona grande che

sapeva incoraggiare chi incontrava rendendo visibili preziose doti altrimenti nascoste. Mi scorrono davanti agli occhi tanti momenti stupendi nei quali suor Laura ha espresso la sua meravigliosa

maternità verso chi della madre ne era stata prematuramente privata; la carezza furtiva all’ado-lescente un po’ triste prima di prendere sonno, la correzione ferma ma sempre accompa-gnata dallo sguardo di comprensione. Il carisma del suo Istituto si è nel frattempo adattato

alle esigenze del nostro tempo, ed ecco suor Laura che, con la stessa “Benedetta carità” si china sui bimbi tanto bisognosi di affetto e alle loro mamme troppo provate nel corpo e nello spirito. La sua presenza nella nostra Parrocchia, nel gruppo della terza età, ha trasmesso la

gioia e l’entusiasmo nei cuori, quella sua gioia dell’essere il più aderente possibile allo sposo Gesù, al quale aveva detto e ogni giorno rinnovava il suo “Sì totale”. La sua preoccupazione

più grande è sempre stata: “rendere vera e toccante la tenerezza e la gratuità di Dio”. Come ci ha ricordato don Tino, suor Laura, andava e veniva tra convento e Parrocchia con sporte più o meno grandi. Erano ricami che realizzava su lini preziosi rita-gliandosi spazi dal suo tempo tutto vissuto nella carità. La nostra Parrocchia gliene sarà sempre grata, sicura che la sua preghiera tanto intensa, conti-nuerà ancora e soprattutto ora che si trova fra le braccia del Padre, a Lui per

intercessione della Madonna Bambina presenterà, ormai ben allenata, le sporte delle nostre intercessioni. Ciao sr. Laura.

Delia

IN RICORDO DI...

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NATALE 2012 | 11

Ci siamo chieste che cosa significhi credere in Dio Padre e recitare CON

FEDE queste parole che pronun-ciamo all’inizio del CREDO e che tante volte avremo forse ripetuto meccanicamente, durante la ce-lebrazione eucaristica. Sembra sempre difficile parlare di DIO PADRE, l’Essere supremo, l’On-nipotente, il Creatore del cielo e della terra: proviamo a riflettere.È il DIO PADRE che ci conosce tutti per nome; che, come fa il Buon Pastore con la pecorella smarrita, viene a cercarci se ci perdiamo (Ez 34,11 e Lc 15,4-7); che ci ama di un amore incondi-zionato, tanto da mandarci il Fi-glio (1Gv 4, 9-10); che ci ha do-nato le famose “Dieci Parole” per indicarci il giusto percorso della vita e renderci liberi e felici (Es. 20, 1-17); che ci concede il suo perdono come accade nella “Pa-rabola del Padre Misericordioso” (Lc 15, 11-32).Ma qual è il volto di questo Dio, Padre di tanti figli così diversi tra loro? Non dobbiamo fare confu-sione: il nostro Dio è quello che Gesù ci ha raccontato e rivelato.Lo dice il Vangelo che qui citiamo:“Chi ha visto me, ha visto il Pa-dre” (Gv. 14,9) ed ancora “Nessu-no conosce il Figlio se non il Pa-dre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e coloro ai quali il Figlio vorrà rivelarlo” (Mt. 11,27).È proprio la nostra esperienza vera e vissuta nella quotidianità che ci aiuta a sentire la presenza

del Padre; è nel trascorrere delle giornate, più o meno gioiose o fa-ticose, che Lui si rivela a noi, con la grandezza del suo amore.Nella nostra vita noi abbiamo sperimentato l’amore paterno e materno di Dio, oltre che nella quotidianità, in tante occasioni speciali, quando lui ci ha mostra-to il suo volto con chiarezza.Lo abbiamo visto nelle persone che, nei momenti di lutto da noi vissuti, sono state conforto sin-cero, e nella Comunità Parroc-chiale, che si è stretta attorno a noi in un abbraccio veramente fraterno.Lo abbiamo sentito quando nei momenti di recente difficoltà, per la perdita del lavoro, gli amici sono diventati provvidenza pater-na e sostegno affettuoso.Lo abbiamo scoperto nei medici che si sono presi cura del nostro Francesco con competenza, pre-mura ed affetto e che ancora lo aiutano a superare via via le dif-ficili prove che la sua malattia gli pone dinanzi.Lo incontriamo nei sacerdoti che ci parlano del PADRE, ci spiegano la Bibbia e ci aiutano ad operare un giusto discernimento fra la Pa-rola di uomini e la Parola rivelata.Dove dunque manifestiamo la nostra “Gioia di credere”? Lo facciamo nel quotidiano, nel nostro ambiente di vita e di la-voro, partecipando con gioioso entusiasmo a tutte le occasioni di preghiera e formazione che la nostra Comunità Parrocchiale ci

offre: l’Adorazione eucaristica, le catechesi, il cammino delle Die-ci Parole, le Comunità Familiari, i seminari, i momenti di Riconcilia-zione, facendo diventare “cuore di tutto” l’Eucaristia domenicale, che ci raduna attorno alla mensa, come tanti figli chiamati a raccol-ta da un unico Padre.“Lode e gloria a Te, Signore, per-ché ci hai fatti tuoi figli, perché ci accompagni nel cammino e ci aspetti a braccia aperte, pronto a donarci sempre il tuo perdono”.

Angioletta e Marita

L’APPROFONDIMENTO

LA GIOIA DI CREDERE“Credo in un solo Dio, Padre onnipotente….”

CREDOSimbolo degli Apostoli

Io credo in Dio, Padre onnipotente,creatore del cielo e della terra;

e in Gesù Cristo,suo unico Figlio, nostro Signore,

il quale fu concepito di Spirito Santo,nacque da Maria Vergine,patì sotto Ponzio Pilato,

fu crocifisso, morì e fu sepolto;discese agli inferi;

il terzo giorno risuscitò da morte,salì al cielo, siede alla destradi Dio Padre onnipotente;

di là verrà a giudicare i vivi e i morti.Credo nello Spirito Santo,la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi,

la remissione dei peccati,la risurrezione della carne,

la vita eterna. Amen.

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12 | NATALE 2012

L’atmosfera che si respira in città e in famiglia nei giorni che precedono il

Natale, liberata dal frastuono che proviene dalle esigenze del consumismo proprio del nostro tempo, è ricca di fascino emo-zionale, difficile da tradurre in parole. Di essa fa parte sia la romantica nostalgia del passa-to che provano gli adulti, sia la dolce aspettativa dei piccoli. Per tutti il Natale è il “luogo dell’ani-ma” per eccellenza, fatto di ri-cordi, magica attesa e stupore per il profondo sentimento di speranza che riempie l’animo per il futuro. Il Natale tuttavia non può essere solo questo soprattutto per i credenti che hanno bisogno di risposte certe alla domanda che da sem-pre si fanno: “Chi è veramente Gesù e in quale misu-ra la sua venuta può influire nella nostra vita?”. Ad essa ha risposto il Pontefice attuale con il terzo volume della sua opera Gesù di Nazareth: L’infanzia di Gesù, che Lui stesso definisce una sala di ingresso all’intera trilogia. Era necessario liberare la nascita di Gesù da tutto quello che rima-

neva nel vago, senza togliere ad un evento così straordina-rio le emozioni e il fascino che da sempre lo accompagnano. Siamo nell’anno dedicato alla fede ed è proprio la nostra fede a richiedere una conoscenza chiara e profonda di quello che costituisce la base di ciò in cui crediamo: Gesù Cristo, non per-sonaggio di favole ma persona storica, realmente vissuta e di cui si hanno documenti impor-tanti come i Vangeli. “I Vangeli, afferma il Papa, non raccontano

storie ma una storia reale in cui tempo e spazio

sono determinabi-li con precisione”. Egli sviluppa que-sto concetto at-traverso i quattro capitoli del suo

libro dedicati alla genealogia di Gesù

per la sua collocazione di uomo nella storia; alla nascita di Giovanni Battista e all’avven-to del Nazareno con l’annuncio a Maria; alla nascita nella grotta di Betlemme durante l’impero

romano di Augusto; alla prima Epifania con l’adorazione dei Magi. L’opera si conclude con la discussione di Gesù nel Tem-pio. Al Natale e all’evento di Betlemme è riservato il centro del terzo capitolo dove si tro-vano le parti più belle ricche di fascino ma anche di storicità. Si cita infatti un contesto storico: l’impero romano sotto Augusto che estendendosi da oriente ad occidente era sinonimo di uni-versalità. Proprio la sua dimen-sione universale consente la pienezza dei tempi. Il Papa pre-cisa: ”Solo in questo momento, in cui esiste una comunione di diritti e di beni su larga scala, ed una lingua universale permette ad una comunità culturale l’inte-sa nel pensiero e nell’agire, un messaggio universale di salvez-za, un universale portatore di salvezza può entrare nel mon-do. È difatti la pienezza dei tem-pi.” Altro dato certo è la genea-logia del Salvatore riportata dai Vangeli di Matteo e Luca, nella quale vengono esaminate le fi-gure chiave nella vita di Gesù:

L’APPROFONDIMENTO

IL NATALE DI BENEDETTO XVI

Gesù è l’universale portatore di salvezzache entra nel mondoper indicare a noila strada.

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Maria e Giuseppe. Quest’ulti-mo è lo sposo di Maria. Il Papa lo descrive così: ”Uomo giu-sto, persona profondamente attenta al Divino, dotata di una particolare sensibilità per Dio”. Per la genealogia degli uomini Giuseppe è giuridicamente il padre di Gesù che secondo la legge appartiene legalmente alla tribù di Davide. I credenti però conoscono bene che solo Dio è suo Padre per la duplice origine di Gesù vero uomo e vero Dio. La madre, Maria, è una semplice ragazza di Naza-reth. Scrive Benedetto XVI: ”È stata una donna coraggiosa, una donna di grande interiorità e una donna che tiene insieme il cuore e la ragione“. Attraverso il suo obbediente ma libero “sì” una vergine diventa il nuovo in-gresso di Dio nel mondo per li-berare l’umanità dal peccato. La scena dell’annunciazione con l’immagine meravigliosa del cielo e della terra che trattengo-no il fiato in attesa della libera risposta di Maria è emozionan-te. Anche noi tratteniamo il fiato perché solo grazie all’assenza di

Maria può cominciare la storia della nostra salvezza. La vedia-mo con gli occhi della mente mentre attende Gesù e mentre lo accudisce appena nato e lo posa in fasce nella mangiatoia. È un’immagine propria della tra-dizione del Natale anche se di essa non fanno parte elementi a noi cari come il bue e l’asino. Il Papa infatti afferma che nei quattro vangeli “certificati” mai si fa menzione della presenza di questi animali. Tuttavia ha per loro parole di simpatia di-cendo :”nessuna raffigurazione del presepe rinuncerà al bue e all’asino”. Del resto nel Vecchio Testamento il profeta Isaia ne parlava e la loro presenza nella scena della Natività è arrivata fino a noi dalla più antica rap-presentazione del presepe che si trova in un antichissimo fram-mento di un sarcofago copto che risale al II secolo d.c. Altro elemento caro e immancabile alla tradizione è la stella cometa sulla quale sono stati fatti studi ed esistono ipotesi controver-se. Nel suo commento al fatto il Papa nell’intento di sostenere

l’ipotesi della storicità, ricorda gli studi di Keplero e le tavole cronologiche cinesi secondo cui l’effetto luminoso di una su-pernova potrebbe essere stato simile alla luce della stella che indicò la strada ai Magi perché andassero ad adorare il Re dei Giudei appena nato. Al di là del-la storicità della stella è confor-tante la sua riflessione: ”Non è la stella a determinare il destino del Bambino, ma è il Bambino a guidare la stella.” La chiave di lettura che mi è sembrata ap-propriata e adatta al momento di crisi che stiamo vivendo è che chiunque cammina verso Gesù Cristo non deve temere nulla, perché la sua strada è stata tracciata da Gesù con la sua venuta. Ogni oscurità che comporta difficoltà, delusioni e dolori sarà illuminata dalla luce della fede che sostiene i cre-denti. È questo l’intento di Be-nedetto XVI che offre il suo libro nella speranza, come scrive, che molte persone ne traggano aiuto nel loro cammino verso Gesù.

Loredana

IL NATALE DI PAOLO VIIl Natale della famiglia cristianaè carità e condivisione.

L’APPROFONDIMENTO

Leggendo “L’infanzia di Gesù” che Benedetto XVI definisce un testo

per aiutare le persone a com-prendere il sentiero tracciato da Gesù con la sua venuta, mi

è venuto spontaneo associarlo ai vari scritti sul Natale di Pao-lo VI. Tra tutte le sue omelie e i messaggi natalizi, le parole ri-volte ai fedeli durante l’udienza generale del 18 dicembre 1963

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mi sembrano quelle più adatte ad un confronto se non altro per la somiglianza dell’intento. An-che Paolo VI desidera esser di aiuto ai credenti che attendono il Natale. Sono passati quasi cin-quanta anni eppure le ”paterne esortazioni per una migliore celebrazione del Natale” del Pontefice sono attualissime. Si tratta di tre consigli offerti con la dolcezza di un padre amoroso verso i figli, un padre che riflet-te sulla realtà del tempo e sulla società di allora che non sono per nulla cambiati. Il santo Pa-dre li definisce profani ed insen-sibili al senso e al valore delle feste cristiane. Ecco pertanto la prima esortazione: ”Il vostro Natale: vogliate innanzitutto ce-lebrarlo religiosamente”. Queste parole vogliono dire che dobbia-mo riservare tutti i sentimenti dell’anima non solo alle forme esteriori per quanto tradizionali e pie come il presepio, ma alla profondità del mistero della na-scita di Gesù Cristo, l’incarna-zione del Verbo di Dio. Riporto di seguito le parole significative di Paolo VI: ”Il Natale vi trovi tut-

ti presenti di persona e di spirito alle Sacre Funzioni e vi imprima nell’anima pensieri e propositi degni di cristiani che celebrano il primo e commovente incontro con Gesù, fatto piccolo e povero per essere no-stro fratello, nostro esempio e nostro salvatore”. La se-conda esortazione è: ”Conservate al vostro Natale il suo carattere di festa do-mestica”. Dio si è fatto uomo nascendo da Maria che con Giuseppe aveva costituito una famiglia, la Sacra Famiglia, e ha santificato così tutte le famiglie e la vita familiare con gli affetti più cari ma anche con prove e dolori che se condivisi con Gesù diventano meno pesanti. Il Pon-tefice consiglia: ”Fate di gode-re il vostro Natale, per quanto possibile con i vostri cari; date loro il dono della vostra affezio-ne, della vostra fedeltà a quella famiglia da cui avete ricevuto l’esistenza e certo con essa l’iniziazione cristiana”. La terza esortazione riguarda il ricordo

dei poveri. “La beneficienza na-talizia - afferma - è un segno di bontà cristiana e di civiltà”. Il ter-mine civiltà, credo significhi tra-dizione, uso, abitudini di vita dei

cristiani che fin dai primi anni del cristianesimo

si distinguevano dai pagani per la cari-tà, la condivisione e il sostegno reci-proco. Il Pontefice

ce lo ricorda così: ”Anche voi, ne siamo

sicuri, nel giorno in cui ado-riamo il Signore fatto povero per amor nostro, vi ricorderete con premura spontanea e gentile di coloro che hanno bisogno di aiuto… Due raccomandazioni complementari: che la vostra carità comporti qualche sacrifi-cio, qualche rinuncia ed abbia così il valore e il merito delle cose che costano; e che la com-piate, la vostra carità, per amore del Signore: questo è il motivo che le dà una dignità superio-re ed un titolo alla ricompensa divina. Così il Natale sarà bello veramente!”

Loredana

”“IL VOSTRONATALE: VOGLIATE

INNANZITUTTOCELEBRARLO

RELIGIOSAMENTE

Paolo VI

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TESTIMONIdella FEDE

Dal mese di febbraio scorso la no-stra comunità sta vivendo un’espe-rienza nuova e molto intensa: le

catechesi sui 10 comandamenti.L’interesse per questi incontri è stato da subito molto forte, sia all’interno della parrocchia sia da parte di tante persone che provengono da altre realtà della dio-cesi.Chi si aspettava di esaurire le catechesi in pochi incontri si è dovuto ricredere; ab-biamo appena affrontato il quarto coman-damento, che si è concluso con un ritiro il 15 e 16 dicembre, e il 23 dicembre inizie-remo la quinta parola.L’equipe che affianca i sacerdoti ha il com-pito principale di pregare ed invocare lo Spirito Santo affinché scenda su tutti co-loro che partecipano agli incontri e porti i suoi doni nel cuore di ciascuno.Queste “10 parole” ci stanno facendo ca-pire che il Signore ci ha dato delle leggi -comandamenti, appunto- non per pu-nirci o per limitare la nostra libertà, anzi! L’unico modo per essere davvero liberi è proprio seguire queste parole, che sono parole d’amore!Entrando nel profondo di ciascun coman-damento, ci rendiamo sempre più conto di quanto la nostra vita sia piena di ido-li che ci danno l’illusione di essere felici, ma che in fondo ci lasciano con l’amaro

in bocca.Il Signore invece vuole farci riscoprire il gusto di una vita nuova, di una fede libera e gioiosa!Siamo tutti alla ricerca di una vita felice e piena. Dobbiamo imparare a guardare nella direzione giusta e a tenere lo sguar-do fisso sulla croce, il trono di un Re che ci ha amati fino alla morte! Solo guardan-do a Lui e ascoltando le sue parole sapre-mo dare un senso vero alla nostra vita e conoscere i 10 comandamenti ci aiuta in questo percorso.Stiamo camminando insieme, alla sco-perta dell’Amore di Dio.

Claudia

I DIECICOMANDAMENTI

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Naturalmente ci si può chiedere se i bambini sentano ancora la magia di un tempo e, per i più grandi, se anche San-

ta Claus non sia solo un pretesto per scambiarsi regali, un’illusione inaridita dal consumismo.Tutto nasce a New York nel Natale dell’anno 1822, quando il professor Clement Clarke Moore compo-se la poesia “Una visita di San Nicola”.Una volta pubblicata, ebbe un grandissimo succes-so. Il professore non inventò niente di originale o di non conosciuto; il Santo era già da tempo venerato, poiché in vita aveva compiuto veri e propri miracoli e aiutato molti bisognosi, gettando doni nelle fine-stre delle loro case. La tradizione di San Nicola, che era anche il protettore dei marinai, si diffuse con il commercio fino in America, dove il nome del Santo, che gli emigrati olandesi chiamavano Sinte Niklaas, si trasformò in Santa Claus.Circa le renne, Moore si ispirò ad una leggenda fin-

landese, se-

condo cui a dicembre

scendeva dai mon-ti l’Uomo Inverno, a bordo di una slitta trainata da renne. Quanto poi alla discesa dal caminetto, venne presa dai Lapponi le cui case erano interrate e dove perciò si entrava normalmente dall’unico foro pos-sibile, il camino appunto, parcheggiando la slitta sul tetto.E i regali? Sono davvero importanti? Direi proprio di sì, visto che in origine l’usanza natalizia era lo scam-biare doni.Le popolazioni nomadi, che vivevano allevando be-stiame e rapinando, quando si fermarono e inizia-rono a coltivare i campi, generarono un surplus di produzione. Giunti al periodo che oggi chiamiamo natalizio con le scorte di cibo che erano state fatte, le famiglie celebravano feste scambiando i prodotti delle loro dispense. Successivamente, papa Giulio I, alla metà del IV secolo, fissò il 25 dicembre quale data di nascita di Gesù e consentì la lettura in chiave

cristiana delle varie feste pa-gane d’inver-no.Successi-vamente, il consu-

L’APPROFONDIMENTO

IL MITO DI BABBO NATALE

Il mito di Babbo Natalefunziona ancora,soprattutto sull’infanziache rende purotutto ciò che tocca.

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Una delle immagini più belle della Bibbia è quella di un Dio che conta le stelle e le chia-ma per nome, come un pastore con le sue

pecore: avere un nome infatti vuol dire esistere. Ed ecco alcuni dei nomi che gli uomini hanno dato alle stelle:Sirio (in greco significa ardente) la più brillante di tutte, nota su tutta la terra con 50 nomi diversi, Vega (in arabo aquila) la futura stella polare, Capella (in latino capretta) dal bel colore giallo-bruno, Rigel di colore bianco-azzurro (quindi giovanissima), Procio-ne che in Egitto preannunciava la piena del Nilo, i gemelli figli di Zeus Castore e Polluce, poi Mizar, Betelgeuse, ecc. In questo periodo a ridosso del Natale (in verità anche in estate, ma assai prima dell’alba) tutte queste ed altre ancora appaiono una dopo l’altra dopo il tramonto, ognuna inserita nella propria costellazione, la più appariscente delle quali è Orione (quella del T di santa Teresa), che domine-rà il cielo fino a primavera. Da sempre le stelle su-scitano stupore e ammirazione. Anche il più grande poeta italiano, Dante Alighieri, non seppe resistere al fascino del cielo stellato, tanto da chiudere con la parola stelle, come un autografo, ciascuna delle tre cantiche del suo poema, la Commedia, definita poi divina in quanto metafora del nostro difficile cam-mino verso la perfezione, cioè verso Dio. Ecco i tre endecasillabi: … E quindi uscimmo a riveder le stelle. (Inferno)… Puro e disposto a salire alle stelle. (Purgatorio)

… L’amor che move il sole e l’altre stelle. (Paradiso)Il primo verso rappresenta l’inizio del nostro cammi-no verso quel cielo che sta sopra di noi; il secondo esprime la condizione indispensabile per prosegui-re il nostro viaggio, cioè la purificazione; il terzo, sicuramente il più bello e conosciuto, rappresenta il raggiungimento della nostra meta ed è quasi la definizione di Dio stesso: AMORE. Un altro gran-de italiano, Galileo Galilei, non si è mai stancato di scrutare il cielo, anche da vecchio e quasi cieco,

L’APPROFONDIMENTO

mismo si impossessò dello spirito cristiano; infatti nel 1931, la Coca-Cola decise di adottare Babbo Na-tale come testimonial delle sue campagne pubblici-tarie (fino a quel momento Santa Claus era apparso vestito di pelli oppure con i calzoni verdi o celesti e berretti di ogni foggia). Da quella data, l’immagi-ne disneyana si impose all’immaginazione collettiva con i colori del suo prodotto: rosso e bianco.Personalmente credo che un avvenimento felice e

sereno come quello del Natale sia autentico nella misura in cui lo si viva nel presente e profondamen-te immersi nel mistero dell’incarnazione di Gesù. Se si desidera essere buoni, lo si diviene non per-ché lo impone un’usanza, ma perché ci si esercita nella carità che è di Dio, in comunione con gli altri, facendo di ogni giorno “Natale di amore fraterno”.

Marco

Il Presidente del Borgorosso Football Club

LE STELLEDI NATALEOvvero il cielosopra e dentro di noi.

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scoprendo tra l’altro con il suo piccolo cannocchiale che anche la via Lattea, da sempre conside-rata poco più di un difetto dell’at-mosfera terrestre, è invece “un ammasso di innumerevoli stelle che non è possibile distinguere singolarmente a occhio nudo”. In quel modo egli toglieva il velo che ci nascondeva l’infinito, con-sentendoci di viaggiare con lo sguardo e con la mente attraver-so “interminati spazi e sovrumani silenzi (G.Leopardi)... ove il cor per poco non si spaura”.La Terra in effetti, seppur piccola e fragile, grazie alla trasparenza della sua atmosfera è un pianeta fortunato, forse più d’ogni altro: di giorno i suoi abitanti vedono la stella che li nutre, il Sole, e di notte tutte le al-tre stelle. Non tutte ovviamente, ma solo quelle di una piccola par-te dell’universo. Ora in verità non si parla più di un solo universo (la parola significa “unica direzione”),

ma di molti universi (multiverso), ciascuno con le proprie leggi e un numero infinito di stelle che na-scono, si espandono, esplodono e si estinguono nel tempo, come le bolle di sapone che i bambini soffiano per gioco nell’aria.Talvolta il cielo stellato ha su-scitato e suscita tuttora nell’uo-mo stupore smarrimento, come quando appaiono le cosiddette stelle chiomate, o comete, in re-altà nient’altro che agglomerati di ghiaccio sporco che evapora nelle vicinanze del nostro Sole. Forse una di loro, la grande cometa di Halley (da noi occidentali cono-sciuta anche come la cometa di Giotto), fu quella che condusse i re magi alla grotta di Gesù. Da un semplice calcolo a ritroso nel tempo l’ipotesi appare non del tutto inverosimile: l’ultima appari-zione è del 1986, la prossima tra 50 anni...Purtroppo le stelle sono quasi del tutto scomparse dai

nostri cieli cittadini e per questo ci stiamo abituando a guardare sempre meno verso l’alto. Ma non è sempre così: a volte anche i nostri orizzonti sono limpidi, e l’inverno è la stagione più favore-vole per l’osservazione del cielo. La prossima vigilia di Natale, ...se seren sarà, anche la luna (torna-no alla mente le parole di papa Giovanni) brillerà quasi piena nel bel mezzo del cielo, affiancata dal pianeta Giove, il gigante del siste-ma solare, ben visibile a occhio nudo in questo periodo come una stella di prima grandezza: verso sera spunta dietro la Maddale-na, durante la notte attraversa lentamente tutto il cielo e nelle prime ore del mattino tramonta a occidente. Concludiamo con una riflessione di un altro grande pen-satore italiano, Luigi Pirandello, che in tempi non meno infelici dei nostri (la prima guerra mondiale) scriveva in uno dei suoi quaderni: “A quanti uomini, presi nel gorgo di una passione, oppure oppressi, schiacciati dalla tristezza, dalla mi-seria, farebbe bene pensare che c’è, sopra il soffitto, il cielo, e che nel cielo ci sono le stelle... Con-templandole, s’inabissa la nostra inferma piccolezza...”Ci auguriamo tutti che almeno qualcuna di queste stelle si chia-mi fiducia, speranza, lavoro, spe-cialmente per i più giovani.

Antonio

Piante e Fioridi Casa d’Este

Via Giorgione, 7 - Tel. 030 2304185Centro Comm.le Margherita d’Este

BRESCIA

FORNITORE UFFICIALE DELLA NOSTRA PARROCCHIA

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NATALE 2012 | 19

RitrovarSI + SpoSI è la versione italiana del Marriage Course, ide-

ato oltre un decennio fa dal pastore anglicano Niky Lee e dalla moglie Sila. Innovativa la struttura del Marriage che pre-vede otto cene a cadenza set-timanale, ospitate all’interno della casa di una coppia che a sua volta ha partecipato a un Marriage e ha poi scelto di aprire la propria abitazione ad altre coppie, perché anch’esse possano trarre beneficio dal corso. Ogni incontro comincia dunque con una cena e prose-gue con la visione di un video. Nel corso del video sono previ-sti dei momenti di confronto e condivisione sempre e solo tra i due “sposi” (ai quali viene la-sciato spazio personale) e mai a livello di gruppo. I temi trat-

tati nel corso degli otto incon-tri sono i principali della vita di coppia: 1) costruire fondamenta solide2) l’arte della comunicazione 3) risolvere i conflitti4) la potenza del perdono5) la famiglia tra passato e pre-

sente6) la bellezza della sessualità7) l’amore in azione8) verso la pienezza di vita.Il corso non costa nulla ma è previsto un rimborso spe-se di euro 20 a coppia, per il materiale che verrà distribuito: le prime sette cene verranno offerte dalla coppia ospitante, tenendo conto delle eventua-li necessità di chi partecipe-rà al corso, mentre nel corso dell’ultimo incontro, ognuno dei partecipanti porterà con sé qualcosa da condividere con

gli altri, affinché l’ottava cena diventi un momento di agape fraterna e una sorta di festa fi-nale del corso. Oggi il matrimonio è sotto at-tacco (da più fronti) e sono sempre meno le persone che credono nell’importanza di questo sacramento; aumenta-no i divorzi e i pochi matrimoni registrati vengono celebrati in un contesto civile; tuttavia, il sacramento del matrimonio è di importanza vitale per l’intera società e per questo motivo è bene investire tempo ed ener-gie per la propria relazione!Un motivo in più per pensare di prender parte al Marriage! Per informazioni su RitrovarSI + SpoSi contattare don Tino.

Laura

MARRIAGE COURSE

IN COMUNITÀ

Prenderà il via a breve, anche nella nostra parrocchia, un nuovo corso dedicato alle coppie (siano esse sposate, conviventi, separate, divorziate, risposate…).

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In occasione del prossimo Santo Natale, i responsa-bili di Villa Elisa hanno or-

ganizzato una festa, venerdì 30 novembre per ringraziare i Volontari che, con regolarità, prestano la loro opera in tale struttura. È stata una bella occasione per incontrarci, noi volontari della Parrocchia per stare in compagnia con gli ospiti. I nostri giovani hanno

fatto un figurone; quello che meritavano, perché per loro è più difficile dedicare un po’ del loro tempo ai nostri anziani con una tenerezza che com-muove e che deve essere di esempio a noi adulti. Non è mancata la musica, che ha al-lietato l’incontro, un bel rinfre-sco (che non guasta mai) e dei fiori di cui ci hanno fatto dono. Fa piacere che si apprezzi la

nostra disponibilità e il nostro impegno, anche se è solo una goccia nel mare di bisogni dei nostri nonni. Colgo l’occasio-ne per lanciare un appello a chi dispone solo di un’ora a setti-mana per entrare nel nostro giro: non è tempo perso, ma guadagnato.Provare per credere.

Elena Gruppo Villa Elisa

VOLONTARI IN FESTAA VILLA ELISA

IL VOLONTARIATO

Nella nostra parrocchia il servizio alla carità viene svolto da Carla che, in

un piccolo locale dedicato, con-serva con ordine gli abiti donati e i generi alimentari che Marida e Stefano vanno periodicamen-

te a ritirare al magazzino del Banco Alimentare di Muggiò (Mi) a cui la nostra parrocchia è iscritta da due anni. Due mattine alla settimana, escluso il solo mese di agosto, vengono distribuiti abiti e generi

alimentari alle famiglie bisogno-se della parrocchia e di alcune zone limitrofe per un totale di circa 120 persone all’anno.La carità non è però solo compi-to di pochi e generosi volontari, ma come il vescovo ci ricorda

IL VOLONTARIATO

COME IL BUON SAMARITANO

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nella preghiera per il sinodo, in uno spirito di comunione e cor-responsabilità deve coinvolgere tutta la comunità, consapevole che l’attuale crisi economica sollecita continue risposte ai bisogni, sempre in aumento, di famiglie sia straniere che italia-ne. La nostra comunità è stata in-vitata ad un gesto di solidarietà sabato 8 e domenica 9 dicem-bre: donare generi alimentari, un gesto molto semplice che ci rende più consapevoli che l’Amore di Cristo ci invita a con-siderare gli altri uomini nostri fratelli e ad amarli come noi stessi prendendoci cura di loro come ci insegna la parabola del Samaritano.La risposta è stata molto gene-rosa, tutti si sono sentiti chia-mati ad una spesa solidale e tanti sacchetti colmi di pasta, riso, olio, tonno, fagioli, piselli, latte, biscotti, ecc sono compar-si accanto al fonte battesimale e saranno presto distribuiti.Questa semplice e concreta azione ci ricorda il compito del-la Chiesa, come famiglia di Dio: portare nel mondo il suo Amo-re, la sua Luce, la sua Speranza.

Marida

SPAZIO GIAMBA

GIORNI DI DISTRIBUZIONE VIVERI E ABITImartedì e giovedì dalle ore 7 alle ore 8

PER APPROFONDIMENTIwww.bancoalimentare.it - www.brescia.caritas.it

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La Chiesa ha sempre evangeliz-zato da quando Gesù stesso ha comandato ai suoi discepoli, te-stimoni della sua resurrezione, di annunciare la sua parola a tutte le genti: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni cre-atura“ (Marco 16,15) ed il Vangelo è lo stesso ieri, oggi e sempre, come Cristo.Perché allora oggi si parla di “Nuo-va Evangelizzazione”? Non è un nuovo Vangelo che va annunciato ma siamo noi come diceva Gio-vanni XXIII che nell’avanzare della storia e con il rinnovarsi della Pen-tecoste comprendiamo meglio il Vangelo e troviamo la forma per ogni tempo e luogo perché per ogni uomo possa avvenire l’incon-tro con il Dio vivente.L’indifferenza domina la nostra epoca e sono in prevalenza que-sti “indifferenti“ i destinatari dell’evangelizzazione e tra questi occorre mettere i cristiani stessi: “Se e quando i cristiani non san-no gioire dell’evangelo ricevuto,

non crescono nella conoscenza di Cristo, non arrivano a desiderare che altri si rallegrino di essere cri-stiani, allora questi devono essere considerati come non sufficien-temente evangelizzati e devono essere evangelizzati con urgenza”.Il contenuto dell’evangelizzazion-ne è essenzialmente adesione a Gesù Cristo, è fare esperienza di un Dio invisibile ma vivente.L’evangelizzazione è predicazione della conversione e della remis-sione dei peccati a tutte le genti perché il cristiano crede in Cristo che è risorto dai morti e ha vinto la morte per tutti e per sempre. Paolo VI nella Evangeli Nuntiandi metteva in evidenza che il primo mezzo di evangelizzazione è “la testimonianza di una vita autenti-camente cristiana”, una vita fedele al Signore Gesù, una vita segnata dalla povertà, dalla gratuità, dalla libertà, una vita giustificata “dalle ragioni della speranza”. Evangelizzazione è il render conto della speranza che è in noi a quelli

che ce ne chiedono la ragione vi-vendo accanto a noi, vedendoci e ascoltandoci quotidianamente là dove viviamo, lavoriamo, ci ri-posiamo. Trasmettere la propria esperienza di fede attraverso l’in-dispensabile contatto personale è il modo più fecondo di consegna-re l’evangelo all’altro.Questa breve riflessione che ab-biamo tratto da “Come Evange-lizzare oggi” di Enzo Bianchi ci ha fatto riflettere sul nostro essere cristiani, su di noi che spesso ci siamo … ma che facciamo molta fatica ad annunciare, adagiati nel-le nostre tradizioni e convinzioni.Eppure il Signore si è fatto incon-trare anche da noi, ci ha amati per primo e ci ha accompagnato nel-la nostra vita, ci ha sorretto in 32 anni di matrimonio e Lui ci chiede ogni giorno di essere pienamente uomo e donna, di amare e di es-sere amati, di testimoniare nella carità e nella speranza la fede che ci ha donato. Ci chiede di trasmet-tere quello che abbiamo ricevuto, ma spesso la nostra vita è luogo di incongruenze e le parole man-cano. Ma è proprio di noi “vasi di argilla” che il Signore si fida ed affida la sua Parola. A noi non resta che pregare lo Spi-rito perchè, nonostante le nostre incapacità, riusciamo a testimo-niare la gioia dell’incontro col Cri-sto qui ed ora in cammino con la nostra comunità.

Giulia e Italo

COMEEVANGELIZZAREOGGI

L’APPROFONDIMENTO

Partendo da una riflessionedi Enzo Bianchi.

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IN COMUNITÀ

ANAGRAFEPARROCCHIALE

>>> RINATI DALL’ACQUA E DALLO SPIRITO SANTO

>>> MORTI IN CRISTO GESÙ

“Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua Parola

e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre”.

Alessandro Di Meo (di Daniele e Angela)Pietro Bonati (di Paolo e Barbara)

Romano PatelliMario GoffiMario Fenaroli

Adelaide FerlesiGianluigi DamioliAgnese Prada (suor Laura)

Carlo Ferrini

“Io credo: il Signore è risorto e vive e un giorno anch’io risorgerò con Lui”

IN RICORDO DI...

La scomparsa della cara Marta Mondini mi ha rattristato ma nel-lo stesso tempo ho provato un immenso piacere nel leggere, sul bollettino parrocchiale “Le 2 Sante” le note che la riguardava-no. Ho assecondato così l’impul-so di esprimervi alcuni pensieri per sostenere quanto avete già pubblicato avendo condiviso an-che con lei più di tre anni della mia vita quando ero al servizio della vostra Parrocchia. Marta, come bene avete scritto, era una vera signora e lo era oltremodo nella vita di fede: ha curato con attenzione e saggezza la sua vita, nonché vitalità, spirituale. Pure di fronte all’abbandono e alla sof-ferenza si è posta come obbe-diente alla volontà di Dio. Vederla partecipare alla Santa Messa era una cosa assai commovente, noi che dall’altare avevamo la pos-sibilità di incrociare i suoi occhi. Questi ultimi erano l’epifania di

quello che partecipava: sembra-va toccasse con mano l’Evento che si stava celebrando. Era una donna dolce nel parlare, fiera nell’aspetto, gentile nel tratto: la sua pacatezza ti invogliava a de-siderare la sua stessa tranquillità d’animo. Confermando nuova-mente tutto quanto avete scritto su di lei desidero aggiungere altri due aspetti di non poco conto. Il primo riguarda la sua genero-sa attenzione nei miei confron-ti. Chi di voi ricorda quei tempi saprà che il sottoscritto non ha mai goduto di una salute solida e, quindi spesso, purtroppo, do-veva riposare per mancanza di forze: Marta senza tanto rumore spesso e volentieri si preoccu-pava di preparami del buon tira-misù che mi faceva trovare sulla soglia della porta d’ingresso del mio appartamento. Francamen-te devo dire che ne ho mangiati tanti. L’altro aspetto è la sua Arte.

Marta Mondini era una gran-de artista, la sua umiltà copriva questo fatto, un’artista nel vero senso della parola: non si saprà mai quante tele abbia dipinto perché molte sono in case priva-te, molte le ha regalate, due le ha donate pure a me, parecchie le ha date alla sua Parrocchia, che ha servito con tanto amore e passione in qualità di sacrista, perché fossero vendute a be-neficio delle opere della Parroc-chia stessa. Dipingeva i diversi soggetti con tanta leggerezza e delicatezza, maestria e capacità. Metteva nei suoi quadri parte di sé, della sua personalità umana e spirituale: quanta serenità offre la visione delle sue opere. Avrei ancora tante cose da dire ma non è giusto che occupi troppo il vostro tempo. Solo un’altra cosa: quando la andavo a trovare si preoccupava di assicurarmi della sua preghiera e questo mi riem-piva di una grande gioia.

Don Piero

UNA VERA SIGNORA NELLA FEDE

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Nella notte, su nel cielo,mentre l ’aria è più segreta,delicata come un veloè comparsa la cometa.Osservata dai sapienti,dagli astronomi annunciata,rende tutti assai contenticon la coda illuminata.Ecco parton dall ’Orientetre Re Magi sui cammelli,l ’han seguita lentamentecon dei doni molto belli.Giungon presso una capanna,poverissima davvero,senton già una ninna nannache risuona sul sentiero.Vedon lì, tra paglia e fieno,un bambino sorridente:e d’amore si fa pienoogni cuore di credente.S’ inginocchiano pianinoporgon tutti i loro doniadorando quel bambinogià diventano più buoni.Poi ripartono feliciannunciando con ardoreai parenti ed agli amici“Oggi è nato il Salvatore!”E sapete dov’è andatala cometa luminosa?Sorridendo si è posatasu ogni casa generosa.

laCometa

La fatina della buona stella