n.9 del 2010

24
Periodico di informazione e cultura Dicembre 2010 n.9

description

La rivista trimestrale "Voci dal San Vicino" rivolge l'attenzione verso le iniziative connesse con il territorio della vallata di San Clemente (APIRO-MC), con argomenti che Vanno dalla cronaca, alla cultura, alla tradizione.

Transcript of n.9 del 2010

Page 1: n.9 del 2010

Periodico di informazione e cultura Dicembre 2010 n.9

Page 2: n.9 del 2010

2

Voci dal San VicinoPeriodico trimestrale di informazione e cultura - dicembre 2010 - n° 9Direttore Responsabile - Luigi TALIANIAutorizzazione Tribunale di Ancona n° 19-08.Sede: Ctr. S. Francesto, 28 - 62021 Apiro (MC) Supplemento al numero 25 del quindicinale GeronimoEmail: [email protected] [email protected]: www.castripirivalles.itTel. 0733-611126Tipografia GRAFOSTIL via A. MERLONI, Matelica (AN)

Una copia: € 3.00;Abbonamenti:Ordinario: €10,00; Sostenitore: €20,00; Benemerito: €30,00.È possibile abbonarsi presso:Uffici Postali: C.C.P. 1443307 intestato a SFORZA ELVIOSportelli della Banca CC di Filottrano;“Barbara Casalinghi e Ferramenta” Piazza Baldini, 6 ApiroPresso la Vs. Banca - Bonifico sul CC intestato a Casti Piri VallesIban: IT83 Y08549 68800 000090100662

NOVITAʼ: Abbonamento a Geronimo e Voci del san Vicino € 37,00

LA PANATTA SPORT OFFRE ALLE SUE MAESTRANZELʼABBONAMENTO ANNUO A “VOCI DAL SAN VICINO”

NELLʼINTENTO DI VALORIZZARE LA CONOSCENZA DEL TERRITORIO

DOVE E` NATA

Page 3: n.9 del 2010

Separati in vicinanza Viviamo in un epoca strana dove le "distanze fisiche" sembrano essersi accorciate ma si vive sempre più separati. E' scontato dire che tutti i mass media da internet, facebook, televisione,giornali,telefono ci fanno sentire abitanti di un unico villaggio cosiddetto globale dove secondo alcuni osservatori sociali, ci sono processi di omologazione culturale con il rischio di mortificare abitudini, usanze e perfino i menù della nostra alimentazione nati da lunghe tradizioni legate profondamente al territorio. Viene fuori da tutto ciò una trasformazione a livello antropologico,sociologico ed esistenziale. Basti pensare come la stessa televisione che ha mosso i primi passi in Italia nel lontano 1954 ha sprovincializzato il nostro paese in alcune abitudini secolari come ad esempio nel vivere alcuni passaggi esistenziali diffusi prevalentemente in un società molto diversa da quella in cui stiamo vivendo. L'uomo sta vivendo delle appartenenze sempre più deboli con il rischio di incorrere in quella che oggi viene ritenuta la malattia più grave della nostra epoca: la solitudine. Diceva un antropologo francese, André Malraux, che uno dei bisogni fondamentali della persona è l'appartenenza senza la quale si cade in un profondo disorientamento e smarrimento. Per essere cittadini protagonisti e attivi nel sesto continente che potremo chiamare i mezzi di comunicazione sociale è necessario in una società complessa dar voce a tutte le esperienze. Ecco allora il valore e l'esigenza di mezzi di comunicazione, compresa la carta stampata, che siano veramente legati al territorio. La funzione della stampa locale sia che riguardi il nostro “Voci dal San Vicino” sia il quindicinnale Geronimo con cui ci siamo da poco gemellati rispondono a questa esigenza di dar voce a tutte quegli avvenimenti che spesso non trovano spazio nella grande stampa ma che costituiscono il tessuto connettivo della nostra società, del nostro ambiente. Ultimamente la stampa periodica ha subito un forte aumento dei costi legati alla spedizione postale. Sembra che sia un attacco alla democrazia quando si rischia di spegnere le voci libere del territorio che come nel nostro caso da Matelica ad Apiro, Camerino e Cingoli, San Severino Marche e altri centri vogliono ricostituire e potenziare rapporti significativi tra comunità che hanno tradizioni e radici molto profonde nella storia di questo territorio. Foto di personaggi del passato, luoghi importanti per la nostra storia, episodi sono veicoli importanti per trasmettere messaggi rilevanti per le nuove generazioni.

Luigi Taliani

In questo numero:Il dopo seminario: l̓azione... 4Gli interventi nella Sala 5La pratica crematoria 8LʼEsino fuori dagli argini 10La cena di un venerdì memorabile 11Agropontino 12Istantanee dal seminario 14Dagli archivi: curiosità. 15

La memoria del futuro 16Guido Leoni, soldato in Russia 17Apiro: festa dei “focarelli”. 19Salute e benessere 20Lo spazio dei Migrantes. 20Natale in poesia 22... per pensare! 23

3

Con rammarico e scusandoci con Voi prendiamo atto che le attività programmate dalla nostra Associazione da Settembre a Dicembre hanno subito una pesante stasi.Comunque ci consola l’incremento degli abbonamenti alla VSV, la collaborazione a Geronimo-notizie fre-sche ogni quindici giorni per Apiro e dintorni, l’aumento dell’interesse da parte degli sponsor, il migliora-mento nella distribuzione della Rivista ed i lavori di sistemazione della strada di accesso alla barriera inna-turale/scalinata per S.Salvatore; la sistemazione dell’impianto elettrico ed antifurto è conclusa e la pratica per l’acquisizione dello Steinway è in dirittura di arrivo.Si è riaperta anche la speranza del gemellaggio con Villa S.Angelo in Abruzzo, paese terremotato e non ri-costruito.Quando ci leggerete, forse avremo anche dato vita alle luminarie del Natale in S.Salvatore ed abbozzato il presepe all’aperto.Notizie a venire dopo le feste natalizie.Grazie per la vostra attenzione

Il Presidente della CPVLuigi Taliani–Direttore; Amedeo Virgili–Segretario e Redattore; Stefano Romagnoli – Progettista e Grafico; Giovanni Loccioni -

capocomico teatro; Elvio Sforza – Presidente della CPVArticolisti – Collaboratori- Abbonati

Page 4: n.9 del 2010

Il dopo seminario: lʼazione...

4

Dopo il convegno di settembre siamo in marcia:

La Fondazione va. Pronto il preven-tivo per la campana: raccolti € 550,00,

la sottoscrizione è aperta.Attivata la bicicletta, allestita ed

elettropilotata per le vie del paese.Completati i lavori per l’istallazione

dell’antifurto, ora perfettamente funzio-nante: si avvicina sempre più l’evento-

concerto di inaugurazione del pianofor-te.

SABATO 25 - DOMENICA 26 SETTEMBRE 2010

SEMINARIO PROPOSITIVO DI STUDIO

CONOSCERE, INFORMARE, PROPORRE

Ah, se il campanile potesse far

rintoccare una campana...

CASTRI PIRI VALLES - ASSOCIAZIONE CULTURALE

AREA PRIVATA DI S. SALVATORE - SANCTA MARIA AD NIVES

- PROGRAMMA -

SABATO 25 SETTEMBRE 2010

ORE 8:00 APERTURA DELL’AULA

... VEDERE, OSSERVARE, PAROLE IN LIBERTÀ ...

SALUTO DELLE AUTORITÀ

9:00 OMAGGIO AI MORTI

AVV. MORENA SOVERCHIA

“LA PRATICA CREMATORIA NELLA STORIA, NELLA CULTURA,

NELL’ATTUALITÀ”

BONDONI - UNA CASA DEL COMMIATO

E. SFORZA - UN COMODATO SCOMODO

E.LOCCIONI - UNA FONDAZIONE PRO-SAN SALVATORE

Testimonianze - chiarimenti - risonanze - proposte

PARRINI - OTTAVIO TURCHI AD UN ANNO DAL CONVEGNO

COMMENTI MUSICALI A CURA DI F. FRONTALINI E M: FIORANI

(DAL VIVO - MUSICA BAROCCA)

OMAGGIO AD O. TURCHI - CHIESA COLLEGIATA DI S. URBANO

DOMENICA 26 SETTEMBRE 2010 - GIORNATA DEI MIGRANTI -

ORE 8:00 APERTURA DELL’AULA

TENDA DI ABRAMO - (AL BAR RISTORO IN PIAZZA)

ORE 10:00 GIRO TURISTICO - EXTRA MOENIA ET INTRA MOENIA -

PAROLE IN LIBERTÀ... A VARIE LINGUE

ORE 16:00 S.SALVATORE

ESPOSITORI, PRODUTTORI, COLLEZIONISTI, RADIOAMATORI, HOBBISTI SI

PRESENTANO ... E PRESENTANO

TUTTI SIAMO INVITATI!

L’AULA OSPITA: - MOSTRA “TESTI DELLA CULTURA MARCHIGIANA”

- MOSTRA “LA MEMORIA DEL FUTURO”

Con

trib

uisc

ono:

F.ll

i V

AL

OR

I (A

piro

); A

gritu

rism

o C

OL

LE

VE

RD

E (A

piro

); M

US

ICA

VIV

A (F

abri

ano)

; TE

CN

OG

OM

ME

(Ros

ora)

; Scu

ola

guid

a T

OM

AS

SO

NI

(Api

ro)

Con

trib

uisc

ono:

Ris

tora

nte

“D

a E

nzo

” (A

piro

); V

ET

RE

RIA

VA

L M

US

ON

E (L

oret

o); M

AN

CIN

I L

UIG

I - d

istr

ibut

ori m

acch

ine

caffè

; Ris

tora

nte

“L

’Oa

si”

(Ang

eli d

i Ros

ora)

.

Salvatore sarà presto liberata dalle scale fatte con traversine della ferrovia, che impediscono l’accesso ai portato-ri di handicap.Come si vede infatti nella foto, volontari specializzati nell'asfalto, capeggiati dall'infaticabile Giovanni, hanno iniziato ad eliminare le barriere architettoniche di accesso a San Salvatore. Siamo agli inizi.

-San Salvatore-Missione: abbattere

le barriere architettonicheGià più volte detto, anche nel corso degli ultimi incontri del mese di settembre, la chiesa di San

Page 5: n.9 del 2010

Gli interventi nella Sala GLI INTERVENTI IDEATI PER MIGLIORARE LA FRUIZIONE DELLA NOSTRA SEDE.

5

L’ACUSTICA NELLA EX CHIESA DI SAN SALVATORE- Una nuova veste per una “vecchia” signora -

L’ antica chiesa di San Salvatore presenta, allo stato attuale, un ambiente poco propenso all’intelligibilità della parola pronunciata o cantata ed è quindi necessario individuare ed eliminare, per quanto possibile, eventuali “difetti acustici proponendo interventi che adattino e migliorino la qualità sonora dell’ambiente ma che siano poco invasivi, ciò al fine di rispettare la configurazione originale dell’edificio.

Qualsiasi chiesa al pari di un auditorium, e/o teatro che dir si voglia, è un locale dove l'obiettivo principale è la comuni-cazione che ha origine da una sorgente sonora (un cantante, un attore teatrale, un relatore etc.) diretta ad un gruppo di ascoltatori e questi ultimi devono essere in grado di sentire e capire il messaggio che viene loro inviato. Il successo o il fallimento di simili edifici è determinato dalla loro forma, dalle dimensioni, dalla correlazione spaziale tra sorgente so-nora ed ascoltatori oltre che dalle superfici che circondano questi ultimi. Il problema fondamentale è rappresentato dal fatto che in questi ambienti c'è troppo suono che va nelle direzioni sba-gliate con il risultato finale rappresentato dal fatto che la voce dell’oratore sembra mancare di articolazione nei toni più bassi oltre alla presenza di un borbottio vocale facilmente percepibile dagli ascoltatori, tanto che solitamente una oratri-ce è più facile da capire. In ogni caso, a causa dei battimenti di eco che interferiscono con l'ascoltatore, chi siede dietro generalmente non percepisce i fenomeni di eco ma difficilmente capisce il suono, mentre chi siede davanti percepisce bene il suono ma i fenomeni di eco presenti complicano l'intelligibilità del segnale. La posizione di ascolto migliore in tal caso è quella centrale ma questo comunque limita la disponibilità di posti.

- LA PAROLA -Iniziando con il segnale sonoro costituito dal parlato, ad esempio di un attore teatrale o di un relatore, possiamo affer-mare che il grado di intelligibilità dipende dalla differenza in livello sonoro del segnale e il rumore di fondo ambientale a ciascuna frequenza dello spettro da 250Hz a 4000Hz.Quando in qualche range di frequenza il livello sonoro viene sommerso dal rumore ambientale di fondo, l'ascoltatore inizia a perdere l'intelligibilità del segnale. Tale perdita di “chiarezza” del suono, considerando i livelli sonori tipici di rumore di fondo, aumenta notevolmente per distanze di oltre i 10 metri tra sorgente ed ascoltatore; quindi possiamo dire che oltre questa distanza, le superfici inter-ne (quelle che circondano l'ascoltatore) hanno la funzione di ridistribuire utilmente l'energia sonora irradiata dalla fonte, se ben progettatePer una buona intelligibilità l'ascoltatore deve essere in grado di capire il segnale in un tempo massimo di 50 millise-condi per cui il suono riflesso dalle superfici deve arrivare all'incirca con 30 millisecondi di ritardo dal segnale diretto all'ascoltatore stesso (ritardi uguali e/o superiori ai 50 millisecondi provocano nell'ascoltatore una sensazione negativa di isolamento).

- LA MUSICA -Parlando di musica possiamo dire che le frequenze coinvolte in questo caso partono da 30Hz per arrivare a 10000Hz (il range del segnale in questo caso dipende dagli strumenti musicali utilizzati). Il processo di ascolto è simile a quello che abbiamo citato sopra a proposito del "parlato" ma ci sono alcune differenze; infatti nella "musica" come nel "parlato" il

Page 6: n.9 del 2010

6

suono deve essere udito in sequenza e con sufficiente risoluzione ma la durata di un suono musicale è generalmente più lunga del suono originato durante il "parlato".

A questo punto gioca un ruolo fondamentale anche il tempo di riverberazione in quanto i piccoli ritardi delle riflessioni del segnale sonoro operato dalle superfici interne del locale forniscono un essenziale rinforzo del segnale diretto al-l'ascoltatore, ma il processo di riflessione non si arresta subito; infatti, dopo che le prime desiderate riflessioni hanno raggiunto l'ascoltatore, le onde sonore continuano ad essere riflesse continuamente dalle superfici interne del locale fino a quando esse non perdono frazione per frazione, ad ogni riflessione, tutta l'energia acustica che possiedono (l'ef-fetto finale è un'uniforme distribuzione del suono riverberante attraverso tutto il locale). Si può quindi concludere asserendo che per ogni applicazione vi è un valore del tempo di riverberazione da considerare ottimale: per il "parlato" si considera ottimale un valore di circa 1 secondo; per strumenti musicali e musica da camera un valore che va da 1 secondo fino a 1,5 secondi; per musica sinfonica si considera un valore che va da 1,5 fino a 2,0 secondi mentre per la musica da chiesa si considera ottimale un valore variabile da 2,0 fino a 2,5 secondi. Generalmen-te valori più lunghi del tempo di riverberazione sono accettati in sale di dimensioni più grandi.

- IL CASO SAN SALVATORE -Date le notevoli differenze esistenti tra le due sorgenti sonore: “oratore” e “strumenti musicali”, sia per caratteristiche spettrali che per gamma dinamica e direttività, nonché le differenti necessità di ascolto di una conferenza rispetto ad una esecuzione musicale, le migliorie acustiche della sala sono state pensate per venire incontro a queste molteplici esigenze.Come molti ambienti destinati al culto anche l’ex chiesa di San Salvatore presenta lunghi tempi di riverberazione ed una chiarezza insufficiente; di conseguenza l’intervento è rivolto soprattutto a correggere questi difetti. Ciò si può ottenere riducendo il cammino percorso dalle onde sonore e convogliando l’energia delle prime riflessioni nelle zone occupate dal pubblico in modo da aumentare la quota di energia diretta verso la platea (che è anche la su-perficie a maggior assorbimento acustico), inoltre, nel rispetto del carattere storico ed artistico dell’edificio, si è scelto di massimizzare l’efficienza delle superfici assorbenti esistenti.

A livello progettuale, si è pensato di creare un allestimento che, oltre a correggere i parametri che mostrano i valori più sfavorevoli, fosse di facile montaggio e smontaggio e si inserisse nell’ambiente senza snaturarne la percezione globale.Sono state elaborate delle proposte di intervento, dedicate sia alle esigenze di ascolto della musica che del parlato, per-fettamente integrate e convergenti in un allestimento costituito da:

• Tendaggi in tessuto pesante con funzione fonoassorbente sulla parete di fondo della sala e stesi a chiudere le aperture laterali durante le esecuzioni musicali, raccolti durante le conferenze.

Page 7: n.9 del 2010

.

7

• Conchiglia acustica formata da una serie di moduli facilmente posizionabili e collegabili tra loro, con la possibilità di realizzare differenti configurazioni.

• Pannelli mobili in materiale fonoassorbente da disporre lungo il perimetro della sala ed utilizzabili come “espositori” durante le conferenze o per poter creare dei percorsi di esposizione per mostre

• Sistema di amplificazione elettroacustica del suono, da utilizzarsi nel caso di conferenze.

Alla luce di queste considerazioni si può concludere che le condizioni acustiche della ex chiesa sono attual-mente sufficientemente buone (tali da permetterne un uso come già fatto in recenti conferenze e concerti); tale situazione potrà comunque essere migliorata con il tempo in quanto pochi semplici interventi permetteranno di raggiungere il target proposto.

Ing Sergio Scortichini

Page 8: n.9 del 2010

La pratica crematoria

8

La cremazione consiste nella pratica di ridurre, tramite il fuoco, un cadavere nei suoi elementi di base (gas e frammenti ossei).

Solo negli ultimi decenni lo Stato Italiano si è interessato della pratica della cremazione emanando una norma-tiva atta a darle pari dignità rispetto alle altre pratiche “mortuarie” (l’inumazione, la sepoltura della salma in terra in un campo comune o in concessione, e la tumulazione, la sepoltura della salma in loculo o tomba).

Importanti, in tal senso, sono state alcune leggi promulgate tra il 1987 e il 1990 e soprattutto la legge n. 130 del 2001.

La cremazione è un servizio pubblico a domanda individuale ai sensi dell'articolo 12, comma 4 del D.L. 31 agosto 1987, n. 359 convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1987, n. 440. Tale servizio era gratuito per i cittadini nel senso che le spese erano sostenute dal comune di residenza fino alla legge 28 febbraio 2001, n. 26 che lo ha reso oneroso.

A livello normativo si parlava però di cremazione già nel Testo Unico delle Leggi Sanitarie approvato con R.D. 27 luglio 1934, n. 1265. Recitava, infatti, l'articolo 343 che "la cremazione dei cadaveri è fatta in crematori autorizzati dal prefetto, sentito il medico provinciale. I comuni debbono concedere gratuitamente l'area necessaria nei cimiteri per la costruzione dei crematori."

La legge n. 130 del 2001 dà indicazioni alle amministrazioni locali per la costruzione dei crematori, e istituisce il divieto di trarre lucro dalla dispersione delle ceneri. All'articolo 6, si dispone che "…le regioni elaborano piani re-gionali di coordinamento per la realizzazione dei crematori da parte dei comuni, anche in associazione tra essi, tenen-do conto della popolazione residente, dell'indice di mortalità e dei dati statistici sulla scelta crematoria da parte dei cittadini di ciascun territorio comunale prevedendo, di norma, la realizzazione di almeno un crematorio per regione." Il secondo comma dell'articolo 6 dispone poi che "la gestione dei crematori spetta ai comuni, che la esercitano attra-verso una delle forme previste dall'articolo 113 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali… Agli one-ri connessi alla realizzazione ed alla gestione dei crematori si provvede anche con i proventi derivanti dalle tariffe di cui all'articolo 5, comma 2.". E' dunque da considerarsi implicitamente abrogato l'art. 343 del R.D. n. 1265/34 laddove si prevedeva la concessione a titolo gratuito dell'area per la costruzione dei crematori.

Oggi, in Italia la cremazione è praticata in circa il 10% dei casi dei decessi, anche per l’assenza di strutture at-trezzate, presenti solamente in una quarantina di province sopratutto al Centro – Nord. .

Ogni persona ha il diritto di scegliere se farsi cremare o no. L'interessato, nello scegliere la pratica della crema-zione, può avvalersi di due modalità.

Può fare testamento pubblico, segreto od olografo (artt. 602 e ss. c.c.) - con l'avvertenza che gli ultimi due do-vranno essere pubblicati per acquisire efficacia - o può aderire ad una associazione riconosciuta avente tra i propri scopi statutari quello della cremazione. Si tratta del fenomeno associativo noto come SO.CREM. (Società di Crema-zione). In tal caso è sufficiente una dichiarazione autografa scritta e datata dall'interessato, convalidata dal presidente dell'associazione.

Qualora il defunto non abbia in vita espresso volontà cremazionista i familiari possono esprimere la propria volontà. Innanzitutto il coniuge, in sua mancanza tutti i parenti di primo grado e così via fino al sesto grado, sono esclusi gli affini. I parenti esprimono tale volontà in forma scritta e la sottoscrizione deve essere autenticata da pubblico ufficiale oggi nelle forme di cui al D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445 recante "Testo Unico sulla Documentazione Am-ministrativa".

Espressa la volontà cremazionista sarà necessario acquisire il certificato medico da cui risulti escluso che la morte è dovuta a causa violenta o sospetta di esserlo, a reato o che sussista sospetto di reato. Si tratta di un certificato che deve rilasciare il medico curante o il necroscopo in caso di morte senza assistenza medica. La sottoscrizione va autenticata dal coordinatore sanitario della ASL.

Nel caso, invece, in cui la morte sia dovuta a reato o vi sia sospetto di reato, o a causa violenta o sospetta causa violenta, il certificato del medico curante sarà sostituito dal nulla osta dell'autorità giudiziaria (art. 79 del D.P.R. 285/90). Tale disposizione va coordinata con l'articolo 116 del d.lgs 28 luglio 1989, n. 216 dove si dispone che in caso in-dagini sulla morte di una persona per la quale sorge sospetto di reato la sepoltura non può essere eseguita senza l'ordine del procuratore della Repubblica.

L'articolo 79, comma 5 del D.P.R. n. 285/90, richiede il nulla osta dell'autorità giudiziaria, anche in caso di morte improvvisa. La morte improvvisa, però, rileva più sotto il profilo sanitario che giudiziario specie in riferimento all'accertamento dell'effettività della morte.

Con la legge n. 130 del 30 marzo 2001 viene modificato l’articolo 411 c.p., consentendo così la dispersione delle ceneri in spazi aperti (mare, bosco, montagna, campagna,…), in aree private, oppure in spazi riservati all’interno dei cimiteri.

Nel nostro paese tale pratica non era possibile in quanto l'art. 411 del codice penale - Distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere - dispone che "1. Chiunque distrugge, sopprime o sottrae un cadavere, o una parte di esso, ovvero ne disperde le ceneri, è punito con la reclusione da due a sette anni. 2. La pena è aumentata se il fatto è com-messo in cimiteri o altri luoghi di sepoltura, di deposito o di custodia."

Page 9: n.9 del 2010

9

La legge 30 marzo 2001, n. 130 recante "Disposizioni in materia di cremazione e dispersione delle ceneri" ha modificato all'articolo 2, l'articolo 411 del codice penale aggiungendo ai commi sopra riportati altri due. La nuova for-mulazione della norma è la seguente: "3. Non costituisce reato la dispersione delle ceneri di cadavere autorizzata dal-l'ufficiale dello stato civile sulla base di espressa volontà del defunto. 4. La dispersione delle ceneri non autorizzata dall'ufficiale dello stato civile, o effettuata con modalità diverse rispetto a quanto indicato dal defunto, è punita con la reclusione da due mesi a un anno e con la multa da euro 2.582 a euro 12.911".

La dispersione delle ceneri non è più reato dunque, a meno che non sia stata autorizzata dall'ufficiale di stato civile o che sia effettuata con modalità diverse da quelle volute dal defunto. La volontà del defunto può essere provata in tre modi: con dichiarazione scritta del de cuius; con manifestazione scritta dei familiari che riportano la volontà del de cuius; con prove testimoniali attraverso sentenza del giudice.

La dispersione delle ceneri è vietata nei centri abitati (e per la definizione si fa riferimento al codice della stra-da). La dispersione in mare, nei laghi e nei fiumi è consentita nei tratti liberi da natanti e da manufatti.

La lettera d) del citato articolo 3, comma 1 della legge 130/01 dispone che la dispersione delle ceneri è eseguita dal coniuge o da altro familiare avente diritto, dall'esecutore testamentario o dal rappresentante legale dell'associazione cremazionista cui era iscritto il defunto o, in mancanza, da personale autorizzato dal comune.

Altra novità della legge 130/01 è la possibilità di affidare l'urna ai familiari che potranno, ad esempio, interrar-la nel giardino di casa o tenerla in una stanza della casa.

L’interesse crescente per la cremazione è testimoniato anche dal proliferare di legislazioni regionali cresciute sulla spinta delle istanze cremazioniste per la dispersione e per l’affidamento familiare o personale delle ceneri.

L’avvio è stato dato dalla Regione Lombardia con la legge regionale del 18 novembre 2003 n. 22, poi la regio-ne Piemonte, Toscana, Umbria e nel 2005 anche la regione Marche con la legge regionale 1 febbraio 2005 n.5, “Norme in materia di attività e di servizi necroscopici, funebri e ciminerali”.

La finalità di citata legge regionale è quella di disciplinare le attività e servizi correlati al decesso di ogni citta-dino, nel rispetto della dignità e delle diverse convinzioni religiose e culturali di ciascuna persona, con le finalità di tutelare l’interesse degli utenti dei servizi funebri, anche tramite una corretta informazione, e di improntare le attività di vigilanza sanitaria a principi di efficacia e di efficienza.

All’articolo 6 la citata legge regionale dispone che l’autorizzazione alla cremazione è concessa nel rispetto dei principi e delle modalità di cui alla legge 30 marzo 2001 n. 130, e richiama l’articolo 3 della citata legge per indicare i luoghi dove procedere alla dispersione delle ceneri a cura dei familiari o dell’esecutore testamentario.

Al secondo comma, la legge regionale dispone che la Zona territoriale dell’ASUR competente per territorio autorizza l’uso di feretri legno dolce non verniciato al fine di ridurre sia i fumi inquinanti che i tempi di cremazione. La consegna dell’urna cineraria è effettuata previa sottoscrizione di un documento nel quale i familiari o l’esecutore te-stamentario dichiarano la destinazione finale dell’urna o delle ceneri; tale documento, conservato in copia presso l’im-pianto di cremazione e presso il comune in cui è avvenuto il decesso, costituisce il documento di accompagnamento obbligatorio nelle fasi di trasporto delle ceneri.

Il Comune di Apiro, con delibera del Consiglio Comunale n. 69 del 23.12.2009, ha approvato il regolamento comunale di polizia mortuaria. Tale regolamento, all’articolo 1, contiene la definizione di Polizia Mortuaria Comunale, la quale comprende tutte le funzione svolte dal Comune in relazione alle morti delle persone, ai trasporti funebri, alla sepoltura, alla gestione dei Cimiteri Comunali, alla vigilanza sulle sepolture private e sui sepolcri privati ed ogni altra analoga, non specificamente attribuita ad altri enti o organi.

Le funzioni della Polizia Mortuaria di competenza del Comune sono esercitate dal Sindaco, quale Ufficiale di Stato Governo e Autorità Sanitaria Locale, per mezzo degli uffici e servizi amministrativi e tecnici del Comune e del Servizio di Igiene Pubblica o del coordinatore sanitario dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale, per quanto di compe-tenza.

Le funzioni e l’organizzazione degli uffici comunali in materia di polizia mortuaria e di attività comunque connesse con i cimiteri sono determinate con il regolamento di cui all’articolo 89 del D. lgs. n. 267/2000.

Indicativamente tali funzioni sono così ripartite: l’Ufficio Servizi Demografici provvede agli adempimenti amministrativi in materia di polizia mortuaria e cimiteriale, esclusi gli atti contrattuali, contabili o tecnici, attribuiti agli uffici competenti; l’Ufficio di Segreteria provvede agli atti contrattuali; l’Ufficio di Ragioneria provvede agli atti con-tabili; l’Ufficio Tecnico Comunale provvede agli adempimenti di natura tecnica, alla costruzione, ampliamento, manu-tenzione e gestione dei Cimiteri, al personale addetto ai Cimiteri e alla loro custodia, e ad ogni altro adempimento.

Il Regolamento comunale di polizia mortuaria stabilisce all’articolo 19, che l’autorizzazione di cui all’articolo 79, 1° comma del D.P.R. n. 285/90, è rilasciata a richiesta dei familiari o di loro incaricato, in presenza delle condizioni ivi indicate. Inoltre, le modalità operative nel caso che la manifestazione di volontà alla cremazione sia espressa dal coniuge o, in difetto, dal parente più prossimo o, nel caso di concorrenza di più parenti nello stesso grado, da tutti gli stessi sono determinate dal Capo dell’ufficio preposto al rilascio delle autorizzazioni.

Avv. Morena Soverchiawww.studiolegaleserrini.it

Page 10: n.9 del 2010

L’Esino fuori dagli argini.

10

Ripeto cose che tutti sanno, che tutti dovrebbero sapere, ma per negligenza o tornaconto non ricordano e fanno finta di non sa-pere; i nostri fiumi non sono lunghi ma tortuosi, a regime torrenti-zio, con un piccolo bacino idrografico, non sono alimentati da ghiacciai, ma da notevoli centri urbani: un grosso temporale, si gonfiano a dismisura, dopo qualche giorno sono di nuovo in secca; per capire se sono pericolosi basta guardare i monti, se piove sopra la neve, l’Esino diventa impetuoso, i suoi argini non riescono a contenerlo; non sono state molte le piene, nel 1930-1935-1992- e due nel 2010 a distanza di pochi giorni.La più rovinosa quella del’’92; dopo anni di piogge regolari, creb-bero alberi lungo il letto del fiume; erano tantissimi e da anni non si tagliavano; il disastro iniziò con lo sradi-camento degli alberi nel letto del fiume che andarono ad impigliarsi su quelli sugli argini; la forza dell’acqua che aveva reso molli gli argini sradicò anche questi ultimi che, trascinati dalla corrente, intaccarono i piloni dei ponti facendoli crollare o lesionandoli… sembrava un campo di battaglia, ma nessuno aveva combattuto.Il copione è sempre quello: 24 ore di pioggia con 2 metri di neve ininterrotta nel ’92, e quasi 1 metro di neve nei giorni successivi.Nelle alluvioni Serra Sanquirico se l’è cavata bene, direi, per questo un grazie affettuoso al Sindaco pro tempo-re Gianni Fiorentini che incurante delle solite proteste sterili, dei soliti protestanti non ha voluto sentire ragioni e ha fatto ripulire l’Esino e sistemare gli argini.Con la piena del 1 dicembre, che è stata superiore alle altre, l’Esino si è adagiato sui campi, ma senza far dan-

ni.Poco più a valle, dove non era stato toccato, forse perché ritenuto abbastanza profondo o per non finire nelle ire dei protestanti, il fiu-me è straripato per finito nei campi e nelle sedi di tre imprese rima-ste isolate. In prossimità della frazione Falcioni, per la piena è stata chiusa anche la superstrada Ancona/Roma, e l’Esino è andato a scorrere nella carreggiata stradale. La zona industriale di Serra era piena di mezzi parcheggiati nell’attesa che le acque si ritirassero e permettessero di viaggiare verso Fabriano e l’Umbria.Nessuna delle autorità si è ricordata che nei primi anni ‘50 la NATO finanziò e fece costruire una strada alternativa a quella della Gola

della Rossa, ritenuta strategica ma vulnerabile, senza ponti e senza limite di tonnellaggio, per i carri armati e autobotti, valicando il Monte Murano.Ritorniamo all’Esino: facendo un giro per documentazione fotografica, incontrai l’attuale Sindaco, compia-cendomi per il lavoro fatto dal suo predecessore – niente differenze politiche, ambedue di sinistra- lamentando che non si era seguito l’esempio…Mi sono sentito rispondere:”Ma ha piovuto tanto, anche a Moie, Jesi e giù è tutto così!”“Certo, vero, ma gran parte dell’Esino ha il letto del fiume più alto dei campi, le politiche ambientali fatte ma-le, fanno male…” – rispondo.A noi popolo non rimane altro che il poter protestare poi, comunque, pagare i danni; non possiamo prendercela sempre con il Padreterno, dobbiamo saper prevenire ciò che abitualmente si manifesta. È troppo comodo dire “Ha piovuto tanto”… tanto sì, ma non troppo: se ce la prendiamo sempre col Padreterno, non impariamo mai. Fortunato Lui che è risorto, ma è anche vero che ad un suo discepolo e papa, Formoso, non risparmiò la peni-tenza.Infatti i successori lo riesumarono e lo misero seduto su una sedia da tribunale, fu processato e le sue ossa get-tate nel Tevere, sempre in piena!!!

Giovanni Loccioni

Page 11: n.9 del 2010

La cena di un venerdì memorabileGERONIMO E VOCI DAL SAN VICINO SI INCONTRANO, UNITI NON SOLO A TAVOLA.

.

11

Allegria e socialità alla cena con gli amici di “Geronimo”

Esanatoglia – Un sodalizio che si rafforza quello tra l’Associazione Castri Piri Valles e la Redazione del quindicinale Geronimo. Si sa che in compagnia e die-tro un buon piatto caldo affiancato da un bicchiere di vino, riescono anche i piccoli miracoli sociali umani, ma la cena di fine anno svoltasi venerdì 17 dicembre scorso presso il Ristorante “Grill Cross” di Monte Porro di Esanatoglia (dove il titolare Roberto Todini, oltre a garantirci un ottimo pasto, ha mantenuto l’in-credibile “promessa” di liberarci dai disagi delle neve caduta nei giorni precedenti...), è stato qualcosa di più. Innanzi tutto un’occasione per conoscersi e rendere

più affiatato il gruppo, inoltre un modo per capire in che direzione si sta andando e “studiare” nuo-ve strategie editoriali. Ospiti eccezionali della bella serata, sono stati Don Luigi Taliani, direttore del settimanale “Emmaus”, Mons. Gianni Chiavellini, economo della Diocesi di Fa-briano – Matelica e del settimanale fabrianese “L’Azione”, Don Nazzareno Binanti, parroco di Frontale. Tra ottime pietanze e bellissimi doni (molto gradite da tutti le salcicce in versione “na-talizia” offerte dalla macelleria “Tipici Sapori” di Bartocci di Apiro), allegria ed interventi di pre-sentazione, si è conclusa la conviviale. Appunta-mento per tutti la prossima Pasqua ad Apiro per

una nuova cena sociale per tutti quanti!

Matteo Parrini

Page 12: n.9 del 2010

Agropontino

12

Cari amici dell’Agro Pontino...

pensiamo di farvi un bel regalo ricordandovi nella

storia dei vostri padri che nacquero nelle Mar-che, immortalata dal fa-moso album conservato in qualche vecchia casa di Sermoneta, di Aprilia, di Latina e di altri paesi,

ormai città, dell’Agro Pontino.

Lo abbiamo collocato nel bel mezzo della no-stra rivista, nel posto

d’onore, del trimestrale che vogliamo farvi cono-

scere.Siete originari di Apiro, di Matelica, di Ficano o

di altri paesi?Siete marchigiani e que-

sto basta!Il Sanvicino ci tiene tutti sotto il suo cappello e ci invita a ricordare le no-stre origini e tradizioni.

Page 13: n.9 del 2010

13

Se lo vorrete, ben volentieri pubbli-cheremo i vostri ricordi, le foto dei

vostri padri e quanto altro vorre-ste che si conosca, per non perdere il sapore delle nostre

belle tradizioni.I mezzi per contat-tarci li conoscete.Il meglio sarebbe che vi abboniate

alle nostre riviste – il quindicinale “Ge-

ronimo” e “Voci dal Sanvicino”.E tanto altro che vorrete suggerirci

Buone Feste a Tut-ti!!!

Dalle redazioni di Geronimo e Voci

dal Sanvicino

Page 14: n.9 del 2010

Istantanee dal seminario

14

Grazie ai maestri musici,il seminario ha rivisitato il barocco nellʼarte musicale e lʼinteresse degli api-

rani alla storia ed alla conservazione della memoria viva del futuro.

Page 15: n.9 del 2010

Dagli archivi: curiosità.

15

QuadrodelCrocifisso

Ciaoatu(.OrmaipassomoltotempotralaCollegiatadiSant’UrbanoelealtreChiesedelcircondario,perricostruirelaprovenienzaditu=oilmaterialecustoditonellaraccoltadiSant’Urbano.Peresempio,unadelledifficoltàincontrateèquelladipoteridenCficareconprecisioneglialtaridellechiese,quandoèscri=o“ilprimoadestra,oasinistradell’altaremaggiore”oppure,comescrivevanounavolta:“Cornuevangeli”o“cornuepistolae”.UnavoltaglialtarieranorivolCver‐sol’absidedellachiesa,poisonostaCgiraCversoilpubblico,cambiandolaposizionedelvangeloedel“librodellele=e‐re”.Traivariscri=orinonhoriscontratolostessometododivalutazionedelladestraesinistradell’altaremaggiore.NellanostrachiesadellaCollegiatadiSant’Urbanoqualcunohapensatobenedinumerareglialtari,partendodall’altareMag‐gioren.1,proseguendoversol’altaredelSS.Sacramenton.2ecosìvia,finoalnumeronove.

Inquellachiesal’altaren.3èdedicatoaSanGiuseppe,contantodistatuadicartape‐stadiLecce,donodellafamigliaPomponi;anCcamente,finoal1886l’altareapparte‐nevaallafamigliaMoriconiederadedicatoalSS.Crocifisso.Nonsapevocosacifossesull’altare,finoaquando,neigiorniscorsi,controllandode=agliatamentealcunefoto‐copiedidocumenCfornitemidalmaestroLivioZamponidiBologna,hoindividuatodegliappunCmanoscri(diDonFilippoAndreani,uncanonicodellacollegiatachequalcunoancoraricorda.Ilprete,nel1911,facendol’inventariodellachiesadellaMa‐donnadellaFigura,descrivevacosìlatelapostadietrol’altareprincipale:“UnatelarappresentanteilCrocifissocongliapostoliPietroePaolo(?),nell’altareMaggiore,toltadaunaltaredellaCollegiata,oveoratrovasilastatuadiSanGiuseppe.Taletelanonsisasesiastatadonata…”ContentodiquestanoCzia,sonoandatonellachiesadellaMadonnadellaFiguraedhotrovatolateladietrol’altareMaggiore.RappresentailCrocifisso,conso=otrefiguremaschili:unarecainmanolechiavi,comedisolitoèrappresentatoSanPietro;laseconda,piùcheSanPaolo,sembraSanGiovannielaterzafigura,unfrate,cheabbraccialacroce,probabilmenteSanFrancesco.

Puravendogrosseperplessitàhopensatochefosseilquadrodell’altaren.3dellaColle‐giata,alqualeunamanoavevaaggiuntosuccessivamentelafiguradiSanFrancesco.Tregiornifa,conCnuandonelmiogirodellechiesedelcircondario,sonocapitatoinquel‐ladiMontalvello,dedicataalSS.Crocifisso,comehoappresodallaSignoraAntoniaTara‐bello.Lastessamihariferitochelatelapostasull’absideè“anCcaerappresentailCro‐cifissoconso=ol’ApostoloPietroedaltrafiguramaschile,coninmanounapalladifuo‐co,chediconosiaSanPaolo”.AlloramisonosorCdeidubbi:Saràquestalatelacheall’inizioeranell’altaren.3dellachiesadellaCollegiatadiSant’Ur‐bano,poierapassataall’altareprincipaledellachiesadellaMadonnadellaFiguraesuc‐cessivamentealachiesadiMontalvello?Chiedoaiutoaile=ori,peraverequalchesuggerimento.

Ermete Mariotti

Chiesa di S. Urbano: scomparso lʼaltare di proprietà Turchi, dove fu sepolto Mons. GENTILIMons.Quinto Domizi , noto storico e ricercatore ci invia una notizia, già pubblicata a suo tempo ma di attualità per noi che cerchiamo di essere esau-rienti ( quando ci riusciremo data la mole dei documenti rinvenuti?) sulla famiglia Turchi e la famiglia Fedeli di Apiro

“Le spoglie di Mons.Giovanni Gentili vescovo hanno riposato dal 1859 al 1949 nella chiesa di S.Urbano di Apiro”“….Colpito da apoplessia nel1849 e nel 1852 reso inabile all’apostolico ministero, rinunziò il vescovado e si restituì al suolo natio.Di là, nell’aprile 1858, venne in Apiro, e seguendo la sua nepote Antonia, fatta sposa di Antonangelo Fedeli, e nel dì 22 aprile 1859, munito di tutti i sacramenti della nostra santa religione, passò agli eterni riposi.Nel giorno 25 del mese stesso venne il di lui corpo trasportato nella chiesa Collegiata, coll’intervento del capitolo, della magistratura, delle corpora-zioni religiose e di tutte le confraternite del paese, facendo seguito alla funebre pompa il Cittadino Concerto e numeroso popolo, dove si celebrarono all’estinto solenni esequie con musica.Finalmente la sera del dì successivo fu composta l’urna, che racchiude le ceneri dell’illustre Prelato, in un se-polcro appositamente scavato a sud della colonna, che divide la cappella del SS.Crocifisso da quella di S.Ottavio, nella nave destra.”Sin qui “Memorie manoscritte inedite di Angelo Pelagalli”.Nel 1949 il Vescovo Longinotti di S.Severino volle trasferirlo a Sanseverino, nella cripta per i Vescovi che aveva costruito sotto la nuova cappella del santo Patrono nel duomo a Castello.

Page 16: n.9 del 2010

La memoria del futuroNEGLI ANNI “40 CHI PARTIVA PER LA GUERRA E CHI PER I COLLEGI

.

16

Zio Ivo

Nacque a Poggio S.Vicino, a quel tempo sotto il comune di Apiro.Visse per molti anni qui a Poggio dove ora abi-to con il suo carissimo “zio Marino”, a cui era legato da grandissimo affetto; andò quasi bambino con tanti nel 1942 al Collegio di Ronzano dei Servi di Maria (Bolo-gna), trasferito poi a Montefano di Macerata con gruppo marchigiano dei probandi, come sfollato.Fu ordinato sacerdote nel 1955. I 20 anni di Brasile nelle Favelas tra i più poveri dei poveri gli rimasero sempre nel cuore; quando racconta-va, io e Minuccio ci incantavamo a sentire quelle favole vere di bambini come noi, ma molto molto più sfortu-nati.Quando era a San Paolo ci scrivevamo regolarmente; conservo alcune lettere, per me reliquie del grande frate che io chiamavo zio Ivo.Ricordo quando all’apparire della malattia che lo ha portato alla morte lo andai a trovare a Roma, a casa di sua sorella Bruna; stetti con lui due giorni e parlammo a lungo; mi confidò cosa lo tormentava e quanto gli man-cassero i poveri delle Favelas, dove aveva lasciato il suo grandissimo cuore.Quando lo andai a trovare nel 2005 con altri parenti, per festeggiarlo all’Eremo di Ronzano per il 50.mo di sa-cerdozio, vidi un uomo spento, triste, senza voglia di parlare né di ricordare: gli regalai il libro” Apiro-Album di Famiglia” edito da don Elvio, suo amico e confra-

tello che aveva condiviso con lui anni di vita collegiale; iniziò a sfogliar-lo… alla pagina con foto di gruppo dei tempi di Monte-fano 1943, elencò tutti i fotografati uno ad uno, mi guardò, mi fece un gran sorriso, con le lacrime agli occhi mi ringraziò, prese il libro, se lo strinse a sé e andò silenziosamente a chiudersi nella sua stanza.Il giorno del funerale, ac-canto al corpo composto sul letto, sul comodino, no-tai... notai che c’era ancora quell’albo.

Rosalba(Poggio San Vicino)

Page 17: n.9 del 2010

Guido Leoni, soldato in RussiaRacconta in un dettagliato diario

17

10/07/1942 Un brutto posto, però abbiamo l'acqua vicino ed è anche buona per bere, sicché anche un buon bagno non fa male. Facciamo anche un gran bucato, ed ora che ho tutta la biancheria a posto mi sembra di avere tanti pensieri in meno, per oggi null'altro di nuovo.

11/07/1942 Alle ore 6 parto con la mia macchina per portare la truppa ai lavori lungo la strada, tornando subito indietro e vado alla spesa viveri a Stalino è un viaggio che veramente desideravo, anzitutto perché mi piaceva vedere questa città. Di bello nulla mi è rimasto impresso, ho fatto un giro nella via centrale e ciò che ho visto e che un po' meritava era l'ingresso d'un teatro, altri palazzi discreti, ma quasi tutti aveva segni di qualche bombardamento subito,vi è anche qualche tratto di linea tranviaria ed ancora vi è delle carrozze ma che ora non è più in funzione, per come sembra Stalino dev'essere centro di smistamento e difatti posso raccontare che c'è un grande movimento di macchine da non credere, sembra di vedere Roma in piena libertà di circolazione di automezzi e vetture.

12/07/1942 Dopo tanto attendere oggi si riceve posta sarà portatrice di felicità? Ma per me oggi non troppo, mi affretto subito di leggere notizie della mia cara Nena che la sorella mi aveva scritto in data 30/06/1942 dove leggendo lo scritto mi faceva perdere ogni speranza per ciò che riguardava la guarigione della mia cara. Penso ha lei tanto profondamente e pensavo che lei stava soffrendo tanto, mi mise un gran dolore nel mio cuore e piangendo fortemente cercai di sfogarmi un po' e riprendere normalmente senza che nessuno abbia a capire del mio dolore, certo che ora non vivo più tanto tranquillo, solo la sua guarigione mi potrà riportare la vita speriamo. E' possibile che il buon Dio debba darmi un castigo così grande?

13/07/1942 Questo giorno per me è un po' turbevole mi sento un gran male ad un orecchio e perciò ha abbassato molto il mio morale, sicché quasi tutto il giorno lo passo nel mio lettino in macchina, verso sera viene l'ordine che domani si parte ed allora prepariamo le nostre macchine al carico.

14/07/1942 Durante la notte poco ho potuto riposare dato che l'orecchio mi dava un fortissimo male, ma ecco che viene l'alba e di nuovo al volante per prepararci in colonna, il sottoscritto sempre in testa alla colonna con assieme il nostro capitano, durante il viaggio si è fatto qualche piccola sosta ed ogni volta che si sostava un nostro ufficiale mi veniva vicino a domandarmi come stavo, la prima volta non ci feci caso ha questa domanda perché sapevo la confidenza che si aveva, ma siccome più volte mi rivolse questa domanda, mi fece allora nascere un sospetto, ma quale sospetto? Neanche io saprei. Arriviamo al posto dove è stabilita la tappa, l'orecchio mi dava sempre un fortissimo male, ed quasi abbandonato dalle mie forse mi coricai nel mio lettino, cercai di assopirmi nel sonno ma un continuo battito di questo orecchio non mi lasciava riposare, dopo circa due ore di questo chiamiamolo così riposo provai ad alzarmi ed ecco di nuovo questo stesso ufficiale viene ha domandarmi come andava, gli ripeto che ho un fortissimo dolore ha questo orecchi ed allora lui stesso chiamò l' infermiere per farmi fare alcune lavande, difatti misi a scaldare un po d'acqua e mi feci fare queste lavande, mi fece molto bene, anche perché venne fuori molto cerume di cui si era formato, intanto si sta facendo sera ed ecco di nuovo questo bravo ufficiale a domandarmi come va, gli rispondo molto meglio e lui m'incoraggiò dicendomi forza Leoni che adesso una buona gavetta di pastasciutta ti rimette a posto, ecco che la tromba suonava l'adunata rancio e tutti ci affrettiamo con la gavetta in mano verso la cucina, mi rivede di nuovo questo mio ufficiale e subito mi fa prendere questa buona pastasciutta, anzi una razione abbondante perché mi disse che una buona mangiata mi rimetteva apposto, difatti di fame me ne sentivo ed una buona gavetta me la mangiai con gusto, ora me ne stavo comodamente fumando un buona sigaretta, ed in lontananza sentii chiamare il mio nome, domando chi mi cerca? Ti vuole il signor Tenente,

Page 18: n.9 del 2010

18

corro in fretta da lui di cui trovai, il signor Tenente Scarpellini, il signor Tenente Liberatore ed altri 4 miei amici cioè: , Brino, Bartomioli, Latini, Biciuffi, domando io cosa c'è Signor Tenente, lui con tutte le più soavi parole mi risponde, senti Leoni quanto tempo è che non hai notizie da casa? E' pochi giorni, cosa ti dice? A questa domanda pensai subito alla mia cara Nena ed immaginai che qual cosa doveva esserci di nuovo, ed allora risposi perché queste domande cosa c'è di nuovo forse ho avuto qualche disgrazia? Mi risponde niente di tanto grave, non devi impressionarti per questo, senti Leoni ieri ci è giunto un fonogramma dove dice che la tua moglie è grave, non te lo abbiamo comunicato subito perché nessuno di noi si sapeva come fare per darti questa notizia, me lo immaginavo risposi, ma perché devo essere così disgraziato? Rimasi un po' freddo come se non avessi più parola, tutti cercarono di confortarmi, io veramente non mi sentivo troppo abbattuto, perché credevo ancora che fosse stata ancora ammalata, nella mia testa però si formava di continui nuovi brutti pensieri e dicevo fra me è possibile che io debba sopportare un si forte dolore? Ma poi pensavo e se fosse vero? Si riprese il discorso e mi dice che già aveva parlato con il signor Generale e che mi aveva concesso alcuni giorni di licenza, io gli risposi ma no signor Tenente non vado, cosa sarebbe al mio arrivo? E qui sento le lacrime incominciava a scorrere nel mio viso, e ognuno mi rispondeva ma sei matto di rifiutare questa licenza? Non sai che è tanto bello ritornare in Italia, lo so miei cari ma se voi sapeste come mi trovo, Forza forza Leoni con te poi c'è anche Biciuffi va in Congedo e così farete il viaggio insieme, perciò preparati la robettina che credi necessaria per il viaggio e domani mattina alle ore 3 partirete per prendere la tradotta alla stazione di (Yassinovataia) incominciai un po' a pensare poi mi decisi di andare, perché immaginavo che la mia Nena mi avrebbe visto tanto volentieri e che forse il mio ritorno vicino a lei avrebbe riportato la sua guarigione, dopo aver fatti ancora tanti altri discorsi ci salutammo molto calorosamente ce ne andiamo ognuno a dormire, ritornai alla mia macchina e mi preparai l'utile per il lungo viaggio ed ora anch'io vado un po' a riposare, ma ditemi voi come si può dormire quando si ha per la testa queste brutte notizie?

(continua...)Guido Leoni

Page 19: n.9 del 2010

Apiro: festa dei “focarelli”. 10 dicembre 2010

19

Seguendo la tradizione, che ha origini fin dal XV secolo, nella nostra regione, il 9 dicembre di ogni anno, vigilia della festa della Madonna di Loreto, i fedeli ac-compagnano il viaggio della ca-setta di Nazareth, illuminando il percorso accendendo fuochi nelle campagne o in grandi spazi nei centri abitati. Attorno ai “focarel-li” si radunano le famiglie per pregare. Una volta i piccini si di-vertivano a stuzzicare il fuoco per far salire in alto le faville; gli uo-mini esplodevano in aria colpi di fucile; i più temerari saltavano attraverso il fuoco per purificarsi; altri facevano i “chioppi”, utiliz-zando un barattolo con acqua e carburo, o con una mistura di zolfo e potassio. Anche io ricordo, quando negli anni sessanta mi recavo nella farmacia, situata nella piazza principale di Apiro, per acqui-stare il “colorato” (clorato di potassio), che mischiavo allo zolfo che mio padre usava per le viti ed ot-tenevo la micidiale miscela. I più ingegnosi avevano il “mortaletto”: un tondino di ferro pieno, lungo circa 15 cm. e dal diametro di circa 3 cm., dove in cima veniva praticato un foro del diametro di circa 1 cm e la profondità di circa 4 cm. Nel foro veniva messa la miscela di zolfo e clorato di potassio, poi vi si appoggiava una vite sporgente che veniva battuta violentemente al muro. Altri invece mettevano la miscela su una grossa pietra levigata, poi vi appoggiavano sopra un sasso. Quindi salivano con un tal-lone sopra il sasso e con l’altro piede davano un colpo secco. Quando la carica era troppo forte, il sasso

si spaccava e a volte partiva anche il tacco della scarpa. Anche quest’an-no, la tradizione dei focherelli si è ripetuta, il 9 corrente, ad Apiro e dintorni. I “chioppi” sono stati pro-dotti con i mezzi più moderni: tric-trac e botti con la miccetta, preludio a quelli di fine anno. Contempora-neamente, alle ore 17,30, una pro-cessione è partita dalla chiesa della Madonna della figura, con la casetta e la statua della Madonna di Loreto, raggiungendo la chiesa parrocchiale della perinsigne collegiata di san-t’Urbano, dove don Elvio Sforza ha celebrato la Sta Messa.

Ermete Mariotti

Page 20: n.9 del 2010

La tradizione dei nostri avi insegnaSalute e benessere

Lo spazio dei Migrantes.Gli emigrati si incontrano, si riconoscono e si apprezzano; cronaca di una iniziativa memorabile avvenuta nel 2005, grazie al racconto che ci viene dalla Svizzera...

20

Eccomi con questo numero di nuovo a voi; come al solito cercherò di dare piccol i , semplic i

consigli per i più comuni problemi di salute.

Chi non ha mai sofferto o soffre di “seborrea”?

L’eccessiva produzione di grasso da parte del cuoio capelluto non è un problema dei capelli; questi sono l’espressione di uno squilibrio già presente nel-l’organismo.Risultati transitori si ottengono con l’uso di shampoo o lozioni, magari acquistati in farmacia.La pelle è uno degli organi di depurazione del corpo.

Il fegato è deputato come il rene alla eliminazione di sostanze tossiche e potrebbe essere sovraffaticato da eccessi di proteine e grassi o da carenze vitaminiche (A,B6,H) e da bevande alcoliche.Quindi occorre rendere più sana l’alimentazione pri-vilegiando frutta,verdure, riducendo i grassi, fritti, formaggi stagionati, insaccati”macinati”.Regolarizzare l’intestino, bevendo molta acqua e fa-cendo moto.In pratica: frizionare il cuoio capelluto con succo centrifugato di cavolo, attendere 15 minuti e poi la-vare i capelli con uno shampoo a PH neutro a base di ortica.Gli alimenti consigliati: carciofo,cavolo, cipolla, me-la, uva, lievito di birra.

Dr. Andrea Borgoforte Gradassi

Nel cimitero di un paesino del Canton Ticino in Svizzera, mio paese natale e dove sono cresciuta, è sepolto mio nonno Aurelio. Sorrido sempre nel pensarlo italiano in mezzo agli elvetici, anche qui, nel camposanto, come lo fu in vita. Già, perché il nonno, sino alla fine non volle acquisire l’ambitissimo passaporto rossocrociato, rinunciando così a molte agevolazioni di carattere economico e sociali.Con una caparbietà che faceva arrabbiare la nonna (svizzera-doc), amava ripetere con un cipiglio tragi-comico che lui era nato italiano e italiano sarebbe morto.Proveniva da un paesino dell’Emilia Romagna e a 4 anni si trasferì con mamma Adelina e papà Leopoldo nella città di Lugano. Storie di emigranti, come tante altre, che portano bagagli di immensi dolori, di distacchi e miserie.Infatti papà Leopoldo era un trovatello, uno di quei neonati abbandonati sulla ruota di un convento, e cresciuto all'orfanotrofio con il cognome di Casadei, cognome scomodo poiché rivelava al mondo da dove venivi. Cognome che appena possibile si fece cambiare all’anagrafe, commutando-lo in Bica, (sembra che in dialetto romagnolo vuole dire covone). Così la famigliola partì per la Svizzera, un pò per sfuggire alla mise-ria, un po’ per sfuggire al passato. La mam-ma Adelina trovò lavoro come lavandaia nel-le case dei facoltosi, lavoro che svolgeva con tale diligenza che fu benvoluta e rispet-tata da tutti e da subito. Di poche parole e con il sorriso sempre sulle labbra, inginoc-chiata sulle rive del lago di Lugano e nelle lavanderie private delle case, con il suo duro lavoro, oggi impensabile, crebbe i suoi figli con tanto pane di sudore. Da anziana, le

Page 21: n.9 del 2010

.

21

sue mani erano come radici, consumate dall’artrite.. Il papà Leopoldo non si abituò mai alla Svizze-ra. Il suo carattere oramai era stato segnato e alternava momenti in famiglia con rientri in patria, do-ve comunque non riusciva a trovare una stabilità. Per un pò Adelina lo seguì, poi lei rimase stabil-mente qui, poiché il lavoro a lei non mancava e i figli crescevano… Leopoldo morì a Cesena, du-rante un bombardamento, e così Adelina rimase sola a Lugano . Questo é il pezzo più triste della nostra storia familiare, storia che comunque voglio raccontare per omaggiare e non dimenticare questa gente forte che non ebbe vita facile.

I figli cresciuti in Svizzera, mio nonno Aurelio e fratelli, crebbero e si fecero le loro famiglie.Malgrado tutto la loro vita fu all’insegna della tranquillità e si amalgamarono al popolo svizzero gradatamente e con successo. Non dimenticherò mai come era benvoluto nonno Aurelio . Svolse numerosi lavori, taxista, giardiniere, e camionista. Sempre all’opera e genero-so fino all’inverosimile con tutti, tanto da condividere con tutti gli amici l’unico pentolone di minestra per il pranzo di Natale. Le mie figlie, adesso nell’ora dell’opulenza neanche credono a que-ste storie.

Ma che rapporto abbiamo noi, oramai svizzeri con la vostra bella Italia ?Prima di tutto, personalmente, conservo nel mio cuore tutte queste vicende familiari le quali già da giovanissima mi hanno portato a visitare il paese natale dei miei avi ed essere riconoscente a loro per avermi trasmesso una parte di sangue italiano di cui vado fiera.

Da diversi anni, però, certe amicizie ci hanno portato più a sud, cioè nelle Marche.Vorrei parlare della prima amicizia, quella con Don Elvio Sforza, di Apiro. Durante un viaggio in Ro-mania, abbiamo avuto il privilegio di conoscere questo simpaticissimo sacerdote e la sua gradevole compagnia, ci ha spinto a visitarlo nella sua terra.Abbiamo potuto conoscere storia e cultura del territorio che per noi, ora, é diventato meta di visite semestrali. Non dimenticheremo mai come ci siamo divertiti al penultimo forum mi-grantes tenutosi ad Apiro, con rievo-cazione storica sulla piazza del paese. Durante la stessa manifestazione ab-biamo scarpinato anche noi, in allegra e grande compagnia, attraverso il ter-ritorio, visitando chiesette e cappelle disperse nella campagna circostante, veri gioiellini di fede. E da ultimo, rin-fresco sul sagrato della chiesa, sulla piazza centrale. Grandi risate e poi via, da Enzino a mangiare le sue ma-gnifiche tagliatelle. Abbiamo pernottato al San Vicinio, che ci ha ricordato le nostre montagne, in un ambiente semplice e cordiale.

Page 22: n.9 del 2010

Natale in poesiaPer il Natale vi proponiamo una bellissima composizione in Vernacolo settempedano di

DO.MA.NI, al secolo Don Massimo NARDI.Ringraziamo Don Quinto Domizi che ci ha inviato lo scritto.

22

E ora vorrei parlare della seconda amicizia, che ci ha spinto per anni a frequentare le Marche. Abbiamo conosciuto Don Elia Bellebono in Svizzera, nella nostra parrocchia, ospite per pochi giorni. Don Elia risiedeva abitualmente a Fano, all’Eremo di Montegiove, dai camaldolesi. Sacer-dote carismatico, meriterebbe un intero volume di presentazione, C’è già chi ha pensato di scrive-re la sua autobiografia e sull’operato che è stato chiamato a compiere: la realizzazione di un San-tuario dedicato al Sacro Cuore di Gesù in Urbino che vorrei segnalare a tutti i marchigiani e non. Recentemente è stato posato il portale d’ingresso, magnifico nel suo genere, rappresentante il firmamento. Questo Santuario ha una storia speciale, affascinante, dove l’uomo incontra Dio e quindi luogo particolarmente privilegiato..È per noi un piacere scendere ogni anno per la festa del Sacro Cuore in giugno, ed è bello per noi constatare che ogni anno la schiera degli amici di Don Elia diventa più grande., anche se lui è morto nel l996 e non tutti hanno potuto ascoltare le parole profonde che ti arrivavano diritte al cuore.Con questa nostra testimonianza, della sottoscritta, di mio marito Marzio e delle mie cinque figlie, termino questo scritto che dedichiamo a tutti i lettori.

Mirella Grisoni

La stella che guidava li Re Masci era sparita tutta de' 'na bbòtta.

-Mó che se fa -dice unu- quasci quascime so' stufatu de stu trotta trotta! -Non fai che domannà quanno se ria!Ammàppete che lagna, mamma mia! Risponne l'andri, menzi sizzatelli -No' vidi ch’ è riata 'na città?Ammó calìmo tutti dai camelli e po' a quargunu se domannerà se do' se pò troà stu re ch'è natu;basta che tu sparagni un po' de fiatu! E fatti cento passi verso destrase tròano davanti 'n granne spiazzu; la luce che vinìa da 'na finestra‘llumenava de fronte 'n gran palazzu. Co' la speranza de 'na spiegazióproàrno 'n po' a bussà lì lu portó. Quillu vicchjìttu che je venne a uprìvorze sapé chi era e chi non era,da do' vinìa, a che fà, perché, co' chi e po' li fece 'ntrà co' gni manieradicenno: -Questa è casa de Re Rode.

Li camelli sgrullavano le códe.

S'era missu a fa cena probbio allora! Quanno vedde illi tre arzò la testa e désse: -Ma ve pare questa l'ora de gì a disturbà 'n re? Ve pare questa?E dittu questo seguitò a magnà. Un ré magnava e tre statìa a guardà.-Scusa, Maestà, ma nuàndri se sapamo

che c'eri tu, 'n c'arémo mai bussàtu.A falla córta nuandri voleàmosapé se do' se tròa stu re ch'è natu. -È natu 'n re? -Eh scì! -Ma no!-Ma sci! -Su raccontàte che ve sto a sintì!

-Arcune notte fa, ce fu 'nnunziàtu da l'àngiuli de Dio,che da ‘ste parte era natu 'n gran re; n'imo spettatu mancu 'n minutu e sùbbitu se parte pe vinìllu a vedé, e notte e dì‘na stella cià guidàtu finu qui; ma 'mmó è sparita e nu 'n sapìmo a strada;vidi de dàcce quarghe spiegazzió. -Beh, cercherò de fa come ve ’ggràda basta che me spettéte qui 'n moccó. E dittu questo lassò gì a magnà e gette me 'na sala, lì de là. E lì, chiamati tutti li dottori, vòrze sapé chi era 'llu sovranu de lu quale parlava 'lli signori che ce s'era partiti de lontanu. Sapùtulu lo gétte a rifirì ai Masci ch'era stufi de sta lì.-A dì la veretà io no 'o sapìa perché no scàppo da Gerusalemme; ma, come dice, è natu o duvirìaesse natu gioppe Bettelemme.

Stroàtilu e rpassate qui da mePerché anch’io lu voglio gì a vedé.Ma quello che dicìa mica era vero!Perché Rode era probbio ‘n disgraziatu!Issu proava a fàllu prigionieruE cuscì dopo l’avirìa ‘mmazzatu.

Brutt’assassinu! –Ah donche è natu ‘n re!- Gìa rognechènno Rode tra de sé.

Li Masci appena 'rmìssisi 'n viaggiu vede la stella ch'ancò li 'ccompagnae dopo du ore vede 'n granne raggiu de luce probbio 'n mezzu a la campagna!Se cridìa de troà lu Vambinellu in un palazzu granne murdu vellu. Je pare che 'n je dice vero l'ócchi a vedé l'animali, la cappanna, 'na donna che se tene sui ginocchi ‘n munillìttu e je fa ninna-nanna.Un re cuscì purittu 'n putìa nasce: armeno ce duvìa avé du fasce! Ma la stella s’è fermata probbio lì! Po' li pastori, l'angiuli che canta,fa capì ai Masci che quìllu frichì

è il Redentore co' la Madre santa. Pjini de gioia j'offreno li doni e je promette d'esse sempre vóni. Lu vàsciano e pó' rpartono conténti pe lu paese de do èra vinuti pe’ gìllo a raccontà a tutti i parénti.

Rode spettava che fosse rvinuti.Aìa tempo a spettà 'lla gatta morta,Li Masci era passati pe 'na scórta!

DO.MA.NI

Page 23: n.9 del 2010

... per pensare!

23

... ABBÒNATI A “VOCI DAL SAN VICINO”...ORDINARIO € 10,00SOSTENITORE € 20,00BENEMERITO € 30,00

CAMPAGNA ABBONAMENTI 2010 (INFO A PAG. 2)

“Staccia Stacciola” AA.VV pag 175

Gran parlà e gran fadiga pe a mmon-

nezza! Se dice che pe-ro’ a remmucchia!

... I vistu e noità?All’Apiro se ‘rcoglie

deferenziatu, ‘n giornu sci e cingue

no!!

Page 24: n.9 del 2010

24

Accoglienza e ospitalitàin Apiro

[email protected]. +39 0733 611256

mob. +39 338 4295448

AZIENDA VINICOLA

Borioni Gianni&C.PRODUZIONE PROPRIA

Contrada S. Isidoro - APIRO (MC) - Tel.0733.611460

cell: 335 5344564