Why Marche N.01 9/2010

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n. 01 1 ,00 Marche WHY MARCHE MAGAZINE - N.01 NOVEMBRE 2010 - MENSILE - ANNO I - € 1,00 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, CN/AN www.whymarche.com Ludica Gioco, quindi sono. Ludica REGALARE UN SOGNO? Strabordo ci prova rendendo accessibile il turismo ai disabili tutte le declinazioni della nostra Regione IL PIACERE DI RUBRICA re Una riflessione a “penna aperta” AMIAMO DAVVERO LA NOSTRA REGIONE? O DOVREMMO FINALMENTE IMPARARE A FARLO? Uniche Imprevedibili Non etichettabili Le Marche del Presidente SPACCA VOLTO E ANIMA DI UNO DEI PRESUNTI COLPEVOLI DELLA STRAGE DI BOLOGNA SERGIO PICCIAFUOCO Il Magazine Made in Marche ISSN 9772-0387 9 7 7 9 7 7 2 0 3 8 0 0 9 0 1

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Why Marche Il Magazine Made in Marche on-line, la voce delle Marche e dei marchigiani; un viaggio alla scoperta delle Marche tra economia cultura, turismo, enogastronomia etc...

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MarcheWHY MARCHE MAGAZINE - N.01 NOVEMBRE 2010 - MENSILE - ANNO I - € 1,00

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REGALAREUN SOGNO?Strabordo ci provarendendo accessibileil turismo ai disabili

tutte le declinazionidella nostra Regione

IL PIACERE

DI RUBRICAre

Una riflessione a “penna aperta”

AMIAMO DAVVERO LA NOSTRA REGIONE?O DOVREMMO FINALMENTE IMPARARE A FARLO?

UnicheImprevedibili

Non etichettabili

Le Marchedel Presidente

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VOLTO E ANIMADI UNO DEI PRESUNTI

COLPEVOLI DELLASTRAGE DI BOLOGNA

SERGIOPICCIAFUOCO

Il Magazine Made in Marche

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MarcheWHY MARCHE MAGAZINE - N.01 NOVEMBRE 2010 - MENSILE - ANNO I - € 1,00

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LudicaGioco,

quindi sono.

Ludica

REGALAREUN SOGNO?Strabordo ci provarendendo accessibileil turismo ai disabili

tutte le declinazionidella nostra Regione

IL PIACERE

DI RUBRICAre

Una riflessione a “penna aperta”

AMIAMO DAVVERO LA NOSTRA REGIONE?O DOVREMMO FINALMENTE IMPARARE A FARLO?

UnicheImprevedibili

Non etichettabili

Le Marchedel Presidente

SPACCA

VOLTO E ANIMADI UNO DEI PRESUNTI

COLPEVOLI DELLASTRAGE DI BOLOGNA

SERGIOPICCIAFUOCO

Il Magazine Made in Marche

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Cari lettori, quella che state per sfogliare è una scommessa, che avremo vinto solo se ognuno di voi alla fine della lettura dirà “Bello! Mancava qual-cosa così!”, se ognuno di voi avrà trovato qualcosa

di interessante, se i vostri occhi saranno stati affascinati dalle immagini che abbiamo deciso di creare ed utilizzare. Perché decidere di far nascere un nuovo progetto editoriale in un momento in cui la tanto, forse troppo, temuta crisi rende le scelte imprenditoriali terribilmente difficili, è come puntare tutto in una mano di poker: devi essere sicuro del punto che hai in mano – e noi lo siamo per professionalità, idee, passione che contraddistingue tutti i nostri collaboratori – ma non puoi controllare le variabili esterne, gli altri giocatori, e allora puoi solo decide-re se rischiare o no. E noi abbiamo voluto farlo, perché per sfruttare un’opportunità spesso devi creartela; l’attesa passi-va non porta mai a niente di buono!Why Marche è la nostra creatura, una saggia com-mistione tra la parte migliore dell’editoria legata alla carta, quella che punta sull’emozione antica che solo il rumore di una pagina sfogliata sa creare, ed alla fantasia che solo i colori delle fotografie sanno suggerire, e il futuro rappresentato dalle immense possibilità legate al web e ai nuovi sistemi mobile.

Con Why potrete riscoprire il piacere di riporre sul vostro scaffale numero dopo numero una rivista che diventerà un vostro gradito ospite, un amico che viene a trovarvi una volta al mese per tenervi compagnia con informazioni, curiosità, racconti di storie ed avvenimenti legati al nostro territorio regionale e non oppure decidere di immergervi in un mondo nuovo da scoprire per tanti ma già popolato da milioni di utenti. Un mondo fatto di colle-gamenti ipertestuali, di link a siti e contenuti multimediali, di congegni come l’ipad che offrono la possibilità di una consultazione completa ed interattiva. WM

Tra passato e futuro...per scrivere il presente!Un magazine da sfogliare, un portale web, applicazioni per smartphone, tablet e versioni digitalitutto questo è Why Marche e se avrete la voglia di conoscerlo scoprirete che è anche molto di più!

Maria Pettinari

5Whymarche.com

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Da 60 anni a fianco degli artigiani edelle piccole imprese marchigiane

CONFARTIGIANATO IMPRESE PESAROStrada Statale Adriatica, 35 - 61100 Pesaro

Tel. 0721 4371 - Fax 0721 401245Email: [email protected]

CONFARTIGIANATO IMPRESE MACERATAVicolo Santa Croce, 11 - 62100 Macerata

Tel. 0735 81195 - Fax 0735 [email protected]

CONFARTIGIANATO IMPRESE ANCONAVia Fioretti 2/A - 60131 AnconaTel. 071 22931 - Fax 071 2868470Email: [email protected]

CONFARTIGIANATO IMPRESE MARCHEVia Fioretti 2/A - 60131 Ancona - Tel. 071 2900134 - Fax 071 2900135 - Email: [email protected]

CONFARTIGIANATO IMPRESE ASCOLI PICENO E FERMOVia del Commercio, 70 - 63100 Ascoli PicenoEmail: [email protected]

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AGORA’8 · Delle Marche ci si innamora

TURISMO12 · A bordo di un sogno 14 · Vacanze e disagi16 · Alla scoperta di…

INTERNAZIONALIZZAZIONE18 · Marchigiani nel mondo22 · Free Zone24 · Il network di Marchet

UNIVERSITA’25 · Studiare all’estero? Si deve!

ESTERO32 · Quando Londra diventa marchigiana

IMPRESE36 · L’impresa che aiuta le imprese

SOCIALE37 · Pas des cadeaux

38 · WHY...

FORMAZIONE42 · A scuola di design

CONSUMATORI44 · Adiconsum per voi

ECONOMIA E FISCALE46 · Guida alla nuova IVA48 · Prima casa: conosci le opportunità?

ASSOCIAZIONISMO50 · Duchenne Parent Project

ENOGASTRONOMIA52 · Piceno tra Sorsi&Morsi

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Da 60 anni a fianco degli artigiani edelle piccole imprese marchigiane

CONFARTIGIANATO IMPRESE PESAROStrada Statale Adriatica, 35 - 61100 Pesaro

Tel. 0721 4371 - Fax 0721 401245Email: [email protected]

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AMBIENTE E ENERGIA54 · Il fotovoltaico è davvero “green”?

HI - TECH58 · La punta di diamante Apple54 · Le nuove piazze virtuali

FOLKLORE64 · Notti di musica

MODA68 · Lo stile d’autunno

ARTE E CULTURA72 · Parole e musica

Perche?

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Con Gianmario Spacca, Presidente della Regione, parliamo delle Marche, dei tesori e delle criticità della nostra terra,

dell’onere e dell’onore dell’esserne Presidente, per arrivare alla fine ad una conclusione:

“DELLE MARCHE CI SI INNAMORA”

Il progetto Why Marche è nato per cercare di dare una risposta a questo quesito: perché conoscere, vivere, amare le Marche? Questa stessa

domanda, Presidente, la giriamo a Lei: ci dia il suo perché.“Perché le Marche sono uniche, impreve-dibili, non etichettabili secondo i normali cliché. Riservano sorprese a ogni angolo, in ogni settore: vengono continuamente scoperte e apprezzate per aspetti diversi. Ognuno può trovare ciò che cerca e ancora di più. Tutto questo viene certificato dai numerosi indicatori – sociali ed economici – che pongono la regione ai vertici nazionali per qualità di vita. Sono una continua e piacevole sorpresa per chiunque abbia la curiosità di visitarle o di familiarizzare con i marchigiani. In pochi chilometri quadrati è possibile ammirare paesaggi montani, scenari marini, ambienti naturali suggestivi, respirare cultura in ogni paese e città che costellano un territorio in perenne equili-brio tra presente e passato, dove innovazio-ne e futuro non si declinano a scapito delle tradizioni più genuine e dell’umanità delle persone.”Cosa significa essere Presidente della Regione Marche? Quali sono state le motivazioni che l’hanno portata a candi-darsi per due mandati?“Innanzitutto significa avere una grande responsabilità. Significa essere al servizio della comunità, guidarla con passione per

conseguire risultati che aiutino a far cresce-re la coesione e il benessere. È un impegno che credo di assolvere con determinazione, coerenza e trasparenza, profondendo tutte le energie di cui dispongo. E ritengo che se i cittadini marchigiani hanno scelto di riconfermarmi alla guida della Regione per il secondo mandato consecutivo, questa determinazione, coerenza e trasparenza siano state riconosciute. Essermi ricandi-dato dopo un primo mandato già denso di soddisfazioni, ha un preciso significato: anche se molto era stato fatto nei cinque anni precedenti, c’erano progetti che, per la loro complessità, necessitavano di più tempo per essere portati a compimento. Penso ad esempio alla riforma della sanità che, avviata nella passata legislatura, ha già prodotto importanti risultati sul piano finanziario (con il riordino dei conti che fa delle Marche una delle regioni più virtuose a livello nazionale); ora vogliamo prose-guire con la riorganizzazione e il maggior efficientamento del sistema.”Ci dica un punto di forza ed un punto di criticità della nostra Regione a suo parere.“Un punto di forza sono sicuramente le nostre bellezze paesaggistiche, ancora più belle perché tutte da scoprire. Un punto di debolezza, finora, è stato il decennale isola-mento infrastrutturale del nostro territorio. E’ per questo che ci siamo impegnati con determinazione, in questi anni, per colmare

questo deficit di infrastrut-ture. Oggi si vedono i risul-tati: attualmente ci sono 5 miliardi di euro di lavori in corso che ci consentiranno di rendere le Marche più aperte e più facilmente raggiungibili.”Quali sono le priorità che cercherà di rea-lizzare in questo suo secondo mandato?“Prima di tutto il lavoro e la tutela di tutte le fragilità. Stiamo vivendo un momento ancora molto difficile e la Regione, già dai primi mesi in cui si è evidenziata in tutta la sua dramma-ticità la crisi economica mondiale, ha avviato una serie di misure di difesa ed attacco che sono state in grado di limitarne gli effetti nelle Marche. Tanto che, dati Istat alla mano, siamo tra le regioni in cui il tasso di disoccupazione è più basso e in cui l’occupazione è rimasta sostanzialmente stabile. C’è poi il diritto alla salute in cima alla lista delle priorità. Dopo la fase del risanamento dei conti, che ci ha portato ad essere in cima alla lista delle regioni più virtuose in Italia, stiamo passando alla fase del rilancio e della riqualificazione dell’offerta. Pur con le difficoltà di avvio, oggi in gran parte superate e in costante miglioramento, il Cup unico, in grado di abbattere a regime le liste d’attesa, va in questa direzione. L’integrazione tra cultura, ambiente e turismo per un nuovo motore di sviluppo da affiancare al più tradi-zionale manifatturiero, che continueremo con forza a sostenere, è un altro dei nostri obiettivi

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principali, accanto allo sviluppo della green economy.”La floridità economica è spesso la base per una buona qualità della vita. Quanto crede che questa crisi abbia influito sul benesse-re dei cittadini? Si sente di poter dire che stiamo iniziando a risalire la china?“Gli indicatori del Bil (il Benessere interno lordo che il premio Nobel Stiglitz ha affiancato al meno indicativo Pil, prodotto interno lordo) testimoniano come le Marche siano una regione dall’elevata qualità della vita. E’ pur vero che la crisi economica esplosa nel 2008 non sarà senza ferite: certo, il fatto di poter vantare, come lei giustamente sottolinea, una floridità economica di base accompagnata da una forte coesione sociale della nostra comunità, ha limitato i danni. Nonostante siano ancora aperte di-verse crisi aziendali e molte imprese stiano ancora ricorrendo alla cassa integrazione, possiamo dire che i segnali sono positivi: siamo cauti, ma ci sono indubbi segnali di fiducia che confermano la vitalità, l’impren-

ditorialità e la resistenza della comunità regionale, accanto alla bontà delle politiche di protezione del lavoro che la Regione ha messo in campo. Ora è vietato abbassare la guardia, ma i dati e il confronto con le altre regioni italiane ci confortano. Nel II trimestre del 2010 nella regione l’occupazione cresce di +0,6% (+4.000 unità) rispetto allo stesso periodo del 2009, mentre cala a livello nazio-nale di -0,8% (-195.000 unità). Nelle Marche, sempre nel II trimestre 2010, gli occupati sono in crescita anche rispetto al trimestre precedente. Il trend positivo è confermato anche dal tasso di disoccupazione: scende al 5,4%, rispetto al 6,3% dello stesso periodo dell’anno precedente e al 5,6% del trimestre di inizio 2010. Un dato che pone le Marche in cima alla classifica tra le Regioni a statuto ordinario. A livello nazionale il tasso di disoc-cupazione si attesta all’8,3%.”Se le chiedessi di farci un “identikit” del mar-chigiano doc, cosa mi risponderebbe?”“Laborioso, con grande forza d’animo, umile, ingegnoso. Tutte caratteristiche che hanno

portato noi marchigiani ad emergere in molteplici campi – dall’arte alla scienza, dall’industria alla medicina – in tutto il mondo. Ma proprio uno di questi punti di forza si trasforma, se portato all’eccesso, in una criticità: l’umiltà, spesso, diventa ritrosia e questo fa sì che le tante ricchezze ed eccellenze del nostro territorio, i primati che in molti campi (dal made in Italy alle bellezze paesaggistiche alla virtuosità del nostro sistema sanitario) possiamo vantare, restino confinati nel nostro territorio e non vengano sufficientemente “promossi” all’esterno. Ed è proprio su questo aspetto che la Regione sta lavorando, per far uscire le Marche da quel cono d’ombra nel quale per troppo tempo sono rimaste confinate. Un impegno che ci sta premiando e il fatto che da qualche tempo a questa parte il nome della nostra regione sia sempre più riconosciuto all’estero e che tanti stranieri scelgano di visitare e spesso di trasferirsi a vivere nella nostra regione, ne sono la testimonianza.” WM

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IL MARCHIGIANO D.O.C.LABORIOSO, CON GRANDE FORZA D’ANIMO, UMILE E INGEGNOSO

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Problemi di personalità per l’unica regione

al plurale? Prendi per esempio il brodetto. Noi qua a San Benedetto ci mettiamo i peperoni verdi e l’aceto, voi là cambiate ingrediente. Anche se il

brodetto lo chiamiamo tutti allo stesso modo non ce n’è due che lo facciano uguale. Anche se abitano porta a porta e la sera le vecchie prendono il fresco insieme con la sedia sul marciapiede.Vuoi prendere i dialetti? Gli studiosi ti dicono che le Marche sono divise in due se non tre famiglie di dialetti, che sembrano le costarelle del maiale, attaccate all’Adriatico come se fosse la spina dorsale. Mentre noi che stiamo qua, lo sentiamo il dialetto come cambia di colle in colle, curva dopo curva e casa dopo casa.Così guardiamo i nostri campanili che si alzano e ne facciamo bandiere da portare allo

stadio o al palazzetto, a dirci in faccia che sia-mo delle Marche sporche o mezzi romagnoli, pesciaroli o montanari. Noi marchigiani, tra noi, non ci trattiamo granché bene.Guido Piovene se n’è accorto, è da lui che abbiamo imparato che siamo “l’Italia in una regione”. Ad essere precisi non ci ha detto che abbiamo raccolto solo i pregi degli Italiani. Vincenzo Cardarelli invece ha detto a tutti che d’essere marchigiani bisogna meritarselo. Non come uno si merita una condanna, immagino, ma come uno si merita l’accesso ad un paradi-so. Cose scritte oltre cinquanta anni fa.Da quanto tempo non passate un pomerig-gio seduti in piazza a guardare l’orologio del comune che va avanti, mentre il cameriere vi porta qualche oliva verde? Vedreste passare alla spicciolata piccoli gruppi di nuovi marchi-giani i cui dialetti non sappiamo riconoscere.

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Da grande voglio fare il marchigiano

veneto, è stato uno scrittore e corrispondente estero per diversi giornali. “Viaggio in Italia”, in cui dà la celebre definizione delle Marche, è del 1957. Vincenzo Cardarelli (1887-1959) è stato poeta, prosatore e giornalista, nato e vissuto nel Lazio, ma da famiglia di origini marchigiane.

GUIDO PIOVENE(1907-1974)

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Non sappiamo dire se siano di Valona o di Scutari, biondi viaggiatori d’Olanda o giunti da qualche nazione mai incontrata nelle avventure di Martin Mystére. Un amico toscano che mi accompagnava nell’entroterra si chiedeva dove fossero finiti i boschi. Noi marchigiani le nostre colline le abbiamo lavorate a fondo. Ab-biamo rimosso albero dopo albero, fino al limitare dei fossi e dei calanchi, come si rosicchia la costarella fino all’osso. Abbia-mo dato vita ad un’agricoltura che è un giardino all’italiana, in cui l’ordine imposto dall’uomo piega la natura alla sua volontà.Ogni frutto che ricaviamo dalla terra lo lavoriamo, secondo tradizioni conservate tra le mura dei paesi come in scrigni. Con-ta, se ti riesce, quanti tipi di dolci le nostre nonne sapevano preparare, colle dopo colle, curva dopo curva, casa dopo casa.Qual è l’ultimo viaggio che hai fatto nelle

Marche? Sei andato a passeggiare in Piazza del Popolo ad Ascoli o a guardare il tramonto dal faro di Ancona, quando il sole finisce in acqua davanti a Falconara Marittima? L’hai visto ad Urbino il quadro della Città Ideale? Una tavoletta di legno mezza tarlata su cui un pittore sconosciu-to ha dipinto il sogno del Rinascimento, prima che il Rinascimento esplodesse a Firenze e Venezia e Ferrara.Dovremmo conoscerci più in profondità, essere più consapevoli di questa Regione che ancora non ci siamo meritati. Perché la promozione del territorio non passa tanto attraverso un manifesto o uno spot televisivo, ma soprattutto dal senso di di-gnità e di appartenenza delle persone alla propria storia. Non per tornare a fare gli esattori per il Papa o i boia come Mastro Titta, ma dovremmo smettere di negarlo, d’essere marchigiani. WM

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Da grande voglio fare il marchigiano

GIOVANNI BATTISTA BUGATTIconosciuto come Mastro Titta, è diventato sinonimo stesso di boia del Papa. Nacque a Senigallia, dove si ritirò in pensione fino alla morte.

IL FENOMENOdel tramonto sul mare

PER GLI STUDIOSIdei dialetti italiani

è insolito per il versante italiano dell’Adriatico, ma nel periodo del solstizio d’estate è real-mente possibile ammirare il sole che entra in acqua andando nella zona del parco del Cardeto di Ancona.

L’area si sviluppa alle spalle della caserma Villarey e comprende il faro ottocentesco e uno dei forti della città. Dal faro si sovrasta la cattedrale di San Ciriaco e si ha un punto di vista privilegiato sul porto e sulla città vecchia. Alle spalle del faro si trova poi il cosiddetto campo degli Ebrei, un cimitero monumentale risalente al secolo XV che testimonia l’importanza di questa comunità nei secoli passati. Il parco del Cardeto è aper-to tutto l’anno, dal mattino al tramonto, e di domenica è possibile visitare il faro.

le Marche sono attraversate da due isoglosse: sono linee di confine che aiutano a de-scrivere territori con i medesimi fenomeni linguistici. Lungo la costa, da nord a sud, l’isoglossa del Romagnolo si ferma a Senigal-lia e procede verso l’entroterra. Da qui inizia l’isoglossa dei dialetti centro-marchigiani, che arriva fino al fermano. I dialetti marchi-giani del sud, quelli del Piceno, presentano invece una continuità con quelli del nord dell’Abruzzo. Dante Alighieri nel “De Vulgari Eloquentia” fu il primo a classificare e valu-tare i dialetti d’Italia: considerava il dialetto della Marca d’Ancona secondo in bruttezza solo a quello di Roma.

A MONTECANEPINO......frazione di Potenza Picena, si trova Villa Bonaccorsi. Pur essendo quasi sconosciu-ta ai marchigiani è uno degli esempi più importanti e meglio conservati di giardino all’italiana, disposto su terrazze con aiuole ordinate attraversate da vialetti, con fonta-ne e giochi d’acqua segreti. Statue e grotte artificiali contribuiscono all’imitazione di una natura idealizzata. Il giardino ven-ne costruito alla metà del 1700 da Pietro Bernasconi, allievo di quel Carlo Vanvitelli che ad Ancona aveva realizzato la Mole pentagonale del porto. La villa è tuttora proprietà privata e il solo giardino è aperto al pubblico nei mesi estivi.

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STRABORDO I SOGNI DIVENTANO REALTà

Ma com’è nata Strabordo? Ci risponde la presidente dell’associazione Valeria Poeta, fi sioterapista e diri-

gente di area riabilitativa a Fabriano.“L’idea è nata dopo aver partecipato con dei disabili a un viaggio in Tunisia, organiz-zato da un’associazione di Senigallia nel 2005. Una fi sioterapista di Civitanova in seguito mi ha parlato di una sua paziente, aff etta da sclerosi multipla, che sognava di andare sul “tetto del mondo”. Abbiamo così cercato qualcuno che potesse aiutarci e abbiamo trovato la “Tilicho”, un’associa-zione di Roma che opera da più di venti anni in Nepal. Il presidente, un medico, ha accettato la sfi da con entusiasmo. Era

il 2006. Ci siamo costituite in un’associa-zione spontanea per partecipare, insieme alla Tilicho, all’organizzazione del viag-gio. Abbiamo realizzato un fi lmato che raccontava l’esperienza e che ha riscosso molto consenso tra le persone disabili che ritenevano impossibile viaggiare in certi paesi se non a prezzo di enormi costi.”Le tre fondatrici di Strabordo sono Vale-ria Poeta - impegnata principalmente in progetti inerenti al turismo accessibile sul territorio -, l’attuale vicepresidente Stefania Cipolletta - biologa, si occupa del sito, delle interviste e dei convegni - , la logopedista Paola Benvenuti che ha il compito di tenere i contatti con soci e amici e di costituire i gruppi che parte-

ciperanno ai viaggi, facendo da tramite tra i partecipanti e l’agenzia. Ma, qual è la particolarità di Strabordo?“Quello che ci ha caratterizzato fi n da subito è stata l’idea che la persona disabile e quella abile potessero condividere la stessa passione per il viaggio. Nei nostri tour, infatti, non ci sono persone assistite e assistenti, ma tutti sono partecipi allo stesso modo.” Dal 2006 a oggi l’associazione ha visto cre-scere i propri iscritti in maniera costante: oggi ne conta 109, soprattutto dopo la partecipazione alla trasmissione Alle falde del Kilimangiaro, condotta da Licia Colò su Rai 3, che l’ha fatta conoscere in tutta Italia. Dato l’interesse suscitato in moltis-

“Un sogno diventato realtà”, questa frase ricorre più spesso delle altre nei racconti di viaggio dei disabili che sono partiti per esplorare il mondo insieme a Strabordo, un’associazione che si è guadagnata il favore di tante persone che, per problemi diversi, avevano messo nel cassetto il loro sogno di riuscire a viaggiare.Il nome stesso dell’associazione, Strabordo, nasce dall’espressione “straordinari a bordo di un sogno”: quello di continuare a viaggiare nonostante le indubbie diffi coltà che uno stato di disabilità più o meno grave può causare; quello di continuare a crescere attraverso l’esperienza totalizzante del viaggio, di riuscire a superare le barriere, architettoniche ma soprattutto psicologiche, nascoste in ognuno di noi; quello di azzerare le diversità immergendosi in nuove realtà più o meno diff erenti rispetto al nostro quotidiano.

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Al di là dell’organizzazione dei viaggi, Strabordo è apprezzata anche per aver assunto l’ importante ruolo di punto di incontro e di aggregazione, nonché per aver assottigliato le distanze tra abili e disabili. Un’ulteriore testimonianza dell’ottimo lavoro svol-to dall’associazione la si ottiene scorrendo i commenti entusiasti degli “strabordisti” pubblicati sul sito:“La gente pensa che un viaggio insieme alle persone disabili ser-va soltanto per dar loro un aiuto materiale e che si tratti in fondo di compiere una “buona azione”. L’esperienza di quelle persone che hanno partecipato a tali iniziative invece è servita – e a dirlo sono proprio i protagonisti - ad arricchirle e a smantellare i propri reticolati mentali in cui i “normali”, spesso per mancata conoscenza diretta delle cose, confi nano i disabili. Francesco.”

STRABORDO I SOGNI DIVENTANO REALTà

Turismo accessibile: è marchigiana l’associazione

che fa viaggiare abili e disabili insieme

sime persone, nel 2010 Strabordo ha potuto favorire l’organizzazione di otto viaggi a cui hanno partecipato complessivamente più di 100 persone, un risultato ottenuto soprattut-to grazie alla bella idea e alla dedizione delle tre fondatrici e alla fortunata collaborazione con l’agenzia viaggi Movimondo di San Seve-rino Marche. Tale iniziativa continua a dare i suoi frutti anche senza la ribalta televisiva:“Negli anni passati abbiamo incontrato altre associazioni e abbiamo visitato le principali Unità Spinali (strutture sanitarie per le perso-ne aff ette da lesione midollare, ndr.) d’Italia per farci conoscere. In seguito ci sono stati dedicati diversi articoli su giornali e riviste. Momentaneamente abbiamo deciso di sospendere le apparizioni in tv ma le persone

vengono comunque a conoscenza dell’asso-ciazione grazie ad internet... le notizie corro-no sul web! Continuano infatti a pervenirci richieste di iscrizioni alla newsletter, una deci-na nell’ultimo mese. Il web resta sicuramente il modo migliore per raggiungere tutta l’Italia ma è molto importante anche il passaparola: chi ci conosce ne parla con gli amici.”Come rimanete in contatto con i vostri iscritti e come organizzate un nuovo viaggio?“Di solito usiamo l’e-mail, ma spesso ci sentia-mo anche per telefono, soprattutto con chi è più interessato alla vita associativa. Per quan-to riguarda i nuovi viaggi, una volta scelta la meta - perché ci piace particolarmente o tramite i risultati dei sondaggi fatti tra i nostri

contatti - , il viaggio lo “proviamo” noi: con un piccolo gruppo facciamo “prescouting” sia per vedere quali diffi coltà riserva, sia per dare suggerimenti e informazioni utili all’agenzia di viaggi e ai futuri partecipanti.”Ma Strabordo non si limita a organizzare viaggi, dedica le sue energie anche a creare occasioni d’incontro tra soci e simpatizzanti. Il 2009 è stato l’anno del 1° Strabordoraduno a Castelraimondo. Nel 2010, per favorire la partecipazione di chi abita lontano, sono stati organizzati incontri a Piacenza, a Ostia e il 2° Strabordoraduno: tre giorni tra San Severino Marche, il lago di Fiastra e l’Abbadia di Chiaravalle di Fiastra. All’incontro hanno partecipato circa novanta persone prove-nienti da tutta Italia. WM

ASSOCIAZIONE STRABORDO VIA DON MINZONI, 98 60044 FABRIANO (AN) - TEL: +39 340 0576401 FAX: +39 0732 226021WWW.STRABORDO.ORG - [email protected] CC POSTALE 89588230 - COORDINATE PER BONIFICI BANCARI: IT 48 K 07601 02600 000089588230E’ POSSIBILE DESTINARE IL 5 X 1000 ALL’ASSOCIAZIONE STRABORDO USANDO IL CODICE FISCALE 90019430421

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Le travagliate vacanze di Portonovo

Molti gli intoppi burocratici e pratici

per il progetto di riqualifi cazione

della Baia … con disagi per operatori

e turisti

Portonovo, gioiello naturale di ineguaglia-bile bellezza, dovrebbe essere non solo valorizzato ma anche meglio protetto: ad esempio dall’annoso problema dell’ero-

sione del litorale. I fenomeni di mareggiata infatti, che avvengono soprattutto in inverno, sono comuni nella zona: tolgono e restituiscono spiaggia, ma senza bar-riere idonee a frenare la furia del mare provocano danni agli stabilimenti e all’ambiente.Il problema dell’erosione era già stato preso in esame con un piano preliminare commissiona-to dal “Consorzio Baia di Portonovo”nel 2001. Successivamente si è resa necessaria un’ulteriore integrazione, rappresentata dal Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere - datata 2005 - all’in-terno del quale gli accurati studi di idrodinamica costiera venivano supportati da quelli ambientali, socio-economici e culturali. Dopo questa breve panoramica, arriviamo ai

giorni nostri: 9 Maggio 2010.E’ già caos con le auto in coda verso la Baia, per godere della prima domenica di sole e assistere alla rievocazione storica della battaglia del 1811.A seguito di questo primo intoppo, una dele-gazione di operatori della Baia ha chiesto ed ottenuto un incontro con il Sindaco di Ancona, Fiorello Gramillano, il quale ha assicurato loro che il ripascimento sarebbe avvenuto in tempi brevi, vista anche l’imminente possibile assegnazione a Portonovo della Bandiera Blu. Un mese dopo però non si erano ancora registrati cambiamenti nella situazione tanto che si rendeva necessario l’intervento dell’Assessore Regionale all’Ambien-te, Sandro Donati, per convincere il sindaco di Grottammare, Luigi Merli, a concedere i ciottoli promessi per il ripascimento – a causa di un inop-portuno ripensamento determinato dall’avvio della stagione balneare iniziata - con la garanzia di tempi brevi di messa in opera.

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PORTO NUOVO 1811

Ricostruito l’episodio del tentativo di sbarco delle truppe inglesi nella Baia di Portonovo, la vicenda fu narrata dall’abate Leoni nel 1830 nel libro “Storia di Ancona”. La rappresentazio-ne è stata resa quanto più fedele possibile grazie all’utilizzo di costumi d’epoca e spari a salve d’artiglieria. Le buone con-dizioni climatiche hanno poi garantito la presenza del Caicco “Udachi” e di altre antiche imbarcazioni dell’Adriatico. Per l’occasio-ne sono state inaugurate mostre e presentate opere di pittori e scultori locali.

>>> www.youtube.com/watch?v=AA95QXNVEFc

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Lo scopo del “Progetto di riqualificazione ambientale della spiaggia di Portonovo e relativo studio di impatto ambientale” è di ricostruire lo scenario idrodinamico e sedimentologico di 50 anni fa (con interventi che interessano il tratto di costa compreso tra la Chiesetta e Mezzavalle per circa 2400 metri di costa). La ricostruzione delle spiagge permetterà di proteggere Portonovo dalle frane inserendo tra la futura spiaggia e il piede della falesia una serie di massi e scogli ecocompatibili per bloccare l’abrasione e rendere i franamenti retroattivi. Anche la spiaggia emersa verrà ricostruita per 20 mt. di larghezza e 2 mt. di spessore consentendo di riqualificare un turismo più compatibile con lo scenario della Baia. Per la salvaguardia della Chiesetta romanica di S. Maria di Portonovo è in programma la ricostruzione di due calette, ad oriente e occidente, contenute da speroni. Stesso procedimento sarà utilizzato anche per la protezione della Torre Papalina, aggiungendo la ricostruzione dello sperone antistante il muro delle terrazze. A difesa del Fortino Napoleonico verrà ripristinata una robusta spiaggia di massi e ciottoli. In questo tratto di mare, fino all’inizio di

Mezzavalle, verranno ricostruite le secche prece-dentemente distrutte. La loro assenza infatti ha permesso la violenta aggressione del moto ondoso verso costa con conseguente scalzamento del piede della falesia e innesco di sistemi franosi. Il progetto dovrebbe essere terminato nel giro di tre anni. La Legge Regionale n. 15 del 14.07.204 “Disciplina delle funzioni di difesa della costa” recita all’art.1: “La Regione, nell’esercizio delle competenze di cui all’art. 51 della legge regionale 17 maggio 1999 n. 13, adotta il Piano di gestione integrata delle aree costiere, di seguito denominato Piano, al fine di promuovere la tutela e la razionale utilizzazione della zona costiera e delle sue risorse. A seguito di tale legge è stato redatto ed approvato dal Consiglio Regionale con D.C.R. n. 169 del 02.02.2005.”Il progetto fa parte del Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere e ne costituisce uno stralcio funzionale come Unità Fisiologica n. 13.

IL PROGETTO

Data indicata per il completamento dei lavori il 20 Giugno 2010; verrebbe tristemente da dire “ovvia-mente”, non rispettata a causa dei consueti ritardi che hanno trascinato i lavori fino a fine mese.Una volta ultimate le operazioni, le problematiche non accennavano però a finire…anzi! I ciottoli arriva-ti, misti a terra, pagliuzze e pezzi di legno raccolti alla foce del fiume Tesino, rendevano l’acqua torbida e i bagnanti furiosi. Lo stesso problema si era verificato proprio a Grottammare durante il prelievo, il sindaco si era trovato a dover revocare l’autorizzazione per-ché le operazioni avevano sporcato il litorale. >>> www.youtube.com/watch?v=cIdYoKIW1E8Questo stop ha impedito ai mezzi di recuperare tutto il materiale necessario, lasciando la Baia con un lavoro incompleto a stagione inoltrata.Nonostante la situazione descritta, la Baia di Por-tonovo ha comunque riconquistato quest’anno la Bandiera Blu, dopo ben 8 anni di astinenza, anche se

offuscata dalle polemiche.E quello del ripascimento non è purtroppo l’unico problema della Baia.La messa in opera del parcheggio nell’area dell’ex Campeggio Adriatico fa parte di un complesso siste-ma di interventi compreso nella riqualificazione della Baia. Questo, in particolare, tratta della bonifica e am-pliamento del lago Grande, con arretramento della strada dello stabilimento Franco e della Cooperativa pescatori, per consentire lo scambio di acqua tra il lago e il mare, così come 50 anni fa. Il parere favore-vole del Parco del Conero e della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Marche e l’approvazione della Giunta Comunale hanno dato l’avvio ai lavori per il parcheggio provvisorio. Anche se l’inizio era previsto entro la fine del mese di aprile i lavori hanno avuto il via solo la seconda settimana di maggio a Bandiera Blu già issata. Le operazioni comprendevano la sistemazione delle staccionate, degli arredi e del verde con spese pari a 50mila euro. Anconambiente si è occupata di posizionare i corpi illuminanti, anch’essi in versione provvisoria. Gran parte del materiale impegnato, al termine della sta-gione, potrà essere riutilizzato altrove. L’area avrebbe dovuto ospitare 160 posti, con una perdita di qualche decina di posti auto rispetto agli anni passati per limitare l’inquinamento nella baia e valorizzare il parcheggio a monte.I lavori sarebbero dovuti terminare in tempi brevi, ma i primi di giugno il parcheggio era ancora in costruzione e la prima domenica di sole è stata tempestata da una pioggia di multe per tutte quelle auto in sosta lungo la carreggiata che non avevano trovato posto né a valle né a monte, nel parcheggio scambiatore. La domenica successiva, nonostante l’inaugurazione del Park Lago Grande, si registrava il tutto esaurito, ma di nuovo pioggia di multe a monte. Ovvio allora che si vogliano evitare per la prossima stagione gli stessi problemi. Come ci si sta muovendo?E’ del 23 settembre l’assemblea che ha riunito i rappresentanti del Comune di Ancona e della Porto-novo Srl per confrontarsi in merito al divieto posto dall’articolo 23-bis, comma 9 della legge 133/2008. Secondo tale norma “i soggetti titolari della gestio-ne di servizi pubblici locali non affidati con gara non possono acquisire la gestione di servizi ulteriori o in ambiti territoriali diversi, né svolgere servizi o attivi-tà per altri enti pubblici o privati, né direttamente, né tramite loro controllanti o altre società che siano da essi controllate o partecipate, né partecipando a gare”. La Portonovo Srl potrebbe quindi non occuparsi più della gestione dei lavori, ma Marcello Nicolini, titolare del ristorante “Il laghetto” rassicura in merito al fatto che questo non causerà ritardi, ma prima di qualsiasi opera bisognerà decidere chi prenderà in mano la situazione. Rimangono ancora molti dubbi quindi rispetto all’organizzazione della prossima stagione. WM

PORTO NUOVO 1811

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Fichi secchi, mandorle, noci, farina, zucchero e cacao: gli ingre-dienti semplici della tradizionale “pizza fi cata”, dolce natalizio che non manca mai sulle tavole degli abitanti di Moresco.Accanto a questo dessert unico, la cucina del luogo propone le pietanze tipiche del piceno; vinci sgrassi, cremini fritti e le imman-cabili olive all’ascolana.

Moresco A TAVOLA

Le morricine in dialetto del luogo sono le pietre. E proprio su blocchi di pietra si erge il simbolo di Moresco: l’imponente castello che domina la

valle sottostante.Borgo di nascita medievale, il paese si svi-luppa intorno alla fortezza contraddistinta da torri di avvistamento e difesa costruite per essere la roccaforte strategica dell’antico Comune di Fermo.A distinguere questo da tutti gli altri castelli di epoca medievale, l’inconsueta Torre Eptagonale: 25 metri di altezza per sette lati, dalla sommità dei quali nei giorni di cielo limpido si arriva a scorgere il Monte Conero, il Gran Sasso e perfi no le coste dell’Albania.Vero e proprio gioiello della Val d’Aso, More-sco si fa ricordare anche per alcune bellezze artistiche, prima tra tutte la sala consiliare arricchita dalla pala d’altare fi rmata da Vincenzo Pagani che ha regalato alla città anche un meraviglioso aff resco dipinto sotto il portico della piazza principale.Nutrire la propria cultura e la propria anima è assolutamente possibile in questo incan-tevole borgo, visitando ancora la chiesetta di S. Francesco Borgia o la chiesa di S. Sofi a così come ammirando il palazzo di Patrizio Gennari e quello del cardinale Capotosti. Ma altrettanto importante è nutrire il proprio corpo, con piatti tipici della cucina mar-chigiana oppure con la deliziosa frutta del luogo, che rappresenta senza dubbio uno dei vanti della Valle tutta. WM

MORESCOla meraviglia della Val D’Aso

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I marchigiani nel mondoper non perdere l’ identità nativa

Presidente Berionni, l’immagine dell’emi-grante nell’immaginario comune è quello del lavoratore di media-basse estrazione sociale che non trovando opportunità nella terra d’origine sceglie suo malgra-do di andare all’estero. Troppe tracce di bianco e nero in questa foto, cerchiamo di tracciarne una a colori, più veritiera: quali sono i Paesi che maggiormente i nostri conterranei hanno scelto come “seconda patria” e che tipologia di lavoro svolgono?“In realtà, di giovani emigranti ce ne sono pochi anche perché il grande spostamento è avvenuto o nel primo novecento oppure nel secondo dopo guerra e comunque è finito con gli anni ’70. Oggi chi decide di spostarsi all’estero lo fa per motivi diversi: prima si cercava di fuggire alla fame, adesso si cerca una realizzazione professionale maggiore. Sono due mondi distinti che dif-

ficilmente si incontrano. Anche per quanto riguarda i Paesi di approdo le differenze sono importanti. Il flusso migratorio fino agli anni ’70 era rivolto soprattutto verso le Americhe, in particolar modo il Sud Ameri-ca, alcuni Paesi dell’Europa, come il Belgio o la Germania, e l’Australia. Oggi spostarsi all’interno dei confini europei è divenuto usuale, l’Europa è percepita come un giardi-no domestico, e ci si rivolge a Paesi ad alto contenuto tecnologico e culturale come il Nord America.L’emigrazione attuale è molto più evoluta ed affermata. Nella prima metà del secolo scorso, ci si spostava per svolgere lavori di manodopera perché appunto nel territorio d’origine non si riusciva a provvedere alla propria famiglia. Oggi non è più così! I mar-chigiani all’estero si sono saputi affermare come professionisti, avvocati, imprenditori, ricercatori. Dove c’è stata negli anni una

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diL’obiettivo delle Associazioni dei marchigiani all’estero è mantenere il legame tra le Marche e gli emigranti, per non dimenticare ma arricchirsi della diversità. Ne parliamo con Emilio Berionni, Presidente della Consulta dei marchigiani all’estero

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vera integrazione è anche diffi cile ricono-scerli, ormai sono parte del tessuto sociale del Paese in cui si sono trasferiti, seppure rivendicano l’esigenza di non perdere le proprie origini e per questo decidono di asso-ciarsi insieme per tenere forte il ricordo delle loro tradizioni,per non perderle e non farle perdere ai loro discendenti.”Dal 2000 lei è il Presidente della Consulta Regionale dell’Emigrazione, oggi Consi-glio dei Marchigiani all’Estero. Che cosa signifi ca per lei ricoprire questo ruolo?“Io ho un passato da Amministratore Regio-nale e dal 1995 fi no al 2000 ho svolto anche compiti relativi alla “questione emigrazione”. In questo periodo ho costruito dei rapporti che mi hanno portato nel 2000 a godere della fi ducia di chi ha lavorato con me, tanto da eleggermi come Presidente. Per me è stata un’importante conferma, ribadita ancora nel momento della seconda elezione e che a breve sarà di nuovo messa alla prova, dato che sono in “prorogatio” per qualche mese. Il mio è un incarico totalmente volontario, che ha come fi ne quello di fare da mediatore tra le Istituzioni regionali e le Associa-zioni di marchigiani nel mondo; io sono un loro rappresentante, non ho compiti esecutivi né operativi, ma cerco di contribuire con le indicazioni del Consiglio alla defi nizione di politiche che siano eff ettivamente in grado di promuovere l’Associazionismo all’estero e le Marche stesse.” Se un marchigiano, dotato di una determinata professiona-lità pensasse di voler svolgere il proprio lavoro fuori dall’Italia, ma avesse bisogno di informazioni particolari, potrebbe rivolgersi a voi?“Quelle dei marchigiani all’estero non sono

Associazioni professionali, per cui è possibile che in alcune parti del mondo ve ne siano alcune in grado di dare informazioni “tecni-che” , ma non è il loro compito principale. Il loro obiettivo è quello di far sentire queste comunità di marchigiani emigrati all’estero come facenti parte della comunità regiona-le, anche se vivono al di fuori dell’Italia: la comunità è fatta anche da chi vive all’estero, da chi è fi glio di un emigrante ma comunque sente un legame con la sua terra d’origine. Le Associazioni sono un luogo di iniziativa, di solidarietà, di cultura regionale. E’ fondamen-tale che questo pezzo di nostra storia non venga perso, che si conservi un legame con l’economia, la cultura, la lingua.”Quali sono le iniziative che avete promos-so a “tutela” dell’identità marchigiana

all’estero?“Le politiche regionali in favore degli italiani all’estero sono attive dagli anni ’70, quando i nuovi Enti hanno iniziato a prendersi carico della situazione; le attenzioni erano rivolte ad aiutare questi lavoratori a rientrare nei loro territori d’origine. A partire dagli anni ’80 si è avuto un primo momento di cambiamento: chi era voluto tornare ormai lo aveva fatto; chi era rimasto aveva fatto una scelta defi nitiva e aveva bisogno di altre tipologie di intervento. Ci si è allora concentrati sul sostegno all’associa-zionismo come strumento per non perdere il contatto con la propria Regione, chiedendosi: come si può instaurare una relazione duratu-ra tra le Marche ed i marchigiani all’estero? Si sono intraprese politiche atte a spingere un associazionismo attivo che si facesse promo-

tore delle Marche come luogo di accoglienza turistica, della cultura passata ma anche presente. Dagli anni ’90 in poi, si è assistito ad un ulteriore cambiamento: era il momento di preoccuparsi del rinnovo generazionale. Il grande fl usso migratorio si è concluso negli anni ’70, quindi dopo 20/30 anni i soggetti con i quali si doveva cercare un dialogo non erano più soltanto gli emigranti, ma anche i loro fi gli o nipoti. Si è cercato di appassio-nare questa seconda generazione facendo in modo che potessero conoscere la terra dei loro genitori o dei loro nonni. Abbiamo organizzato dei viaggi di una settimana in cui circa 300 ragazzi hanno potuto visitare le Marche, incontrare loro parenti, vedere per la prima volta i luoghi nativi dei loro cari. E’ qualcosa di estremamente toccante da un

punto di vista umano oltre che importantissimo per creare un legame. Ora l’o-biettivo è fare in modo che nel territorio regionale non si dimentichi chi è partito in un momento molto diffi cile, rinunciando a vivere dove era nato. Stiamo portando avanti l’idea di istituire un museo nel quale raccoglie-re testimonianze, lettere, manifesti, documenti delle biblioteche e degli archivi comunali che ricordino le storie degli emigranti e ne mantengano forte la memoria.”I marchigiani che da anni vivono all’estero,hanno una certa “nostalgia” o ormai considerano la loro

vita fuori dalle Marche?“Chi si è fatto una famiglia nel Paese d’ap-prodo ormai viene in Italia sporadicamente, quando può, magari per trovare i genitori. Dopo 30 anni di vita passati in un certo posto, alla fi ne si instaurano una serie di relazioni, amicizie, rapporti di lavoro che non si ritroverebbero se si tornasse nel proprio paese nativo; e soprattutto per chi ha dei fi gli, l’idea di portali via da quella che è casa loro è impensabile. Certo, a fronte di queste situa-zioni ve ne sono altre in cui si è vissuta tutta una vita con il solo scopo di poter ritornare a casa. In generale comunque una certa nostal-gia è presente … ma la sua funzione è senza dubbio positiva: diffi cilmente l’immagine che hanno della loro terra sarebbe rispettata dalla realtà, quindi meglio forse conservare quel ricordo romantico!” WM

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Primi del 900: testimonianze di emigrazione

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Per saper fare qualcosa, bisogna prima conoscerla nei minimi dettagli, capirne i punti di luce e di ombra, le alternative a disposizione e le strategie vincenti

IMPORTAZIONIESPORTAZIONI

INVESTIMENTI DIRETTI ALL’ESTERO (IDE) MODALITà COLLABORATIVA CON ACCORDI DI LICENZA

JOINT VENTURE

Con il termine investimenti diretti all’estero (FDI – Foreign Direct Invest-ment) si intendono gli investimenti internazionali effettuati da un’impresa verso la Nazione in cui risiede un durevole interesse. A seconda che ciò avvenga mediante la costituzione ex-novo di una business unit o viceversa con l’acquisizione di una già esistente, tale processo si definisce “diretto con costituzione” o viceversa “diretto con acquisizione”. La caratteristica fonda-mentale, rispetto alle altre strategie di internazionalizzazione, è la natura durevole e profonda dell’interesse verso uno specifico mercato (Paese).

Si tratta di una strategia collaborativa fra due imprese, una estera e l’altra locale (con riferimento ad uno specifico mercato) nella quale l’azienda locale produce un determinato bene o servizio utilizzando sot-to licenza conoscenze, soprattutto tecnologiche, sviluppate dall’azienda estera. Tale accordo consente ad un’impresa di ottenere benefici dall’utilizzo oltre confine del proprio know how senza sostenere ingenti investimenti (cfr. IDE) né tantomeno condividere risorse e strutture (cfr. Joint Venture).

Internazionalizzaziamo!Ma sappiamo veramente come?

Oggi più che mai la spinta delle azien-de verso i mercati esteri diventa di cruciale importanza per la crescita e il successo del

proprio business. Il tema dell’interna-zionalizzazione, sia in periodi di prospe-rità che durante momenti di crisi, è sempre un argomento di forte attualità. Ma cosa si intende esattamente con il termine internaziona-lizzazione? In cosa consiste e come si sviluppa? Con il termine internazionalizzazione si intende il processo di crescita – da parte di una azienda domestica – sui mercati esteri. Da questa semplice definizione si può intuire come tale processo possa essere analizzato sia sul lato dei costi che su quello dei ricavi. Tutti gli strumenti e le tecniche a disposizione di un’impresa possono essere adottate sia in fase di approvvigionamento dei fattori produttivi, sia in fase di allocazione e vendita dei prodotti. Lo studio sistematico del processo di internazionalizza-zione nasce negli anni ’60 del XX secolo, con il contributo di Stephen Hymer. Prima di allora l’attenzione a questo

fenomeno veniva posta a livello di Nazione piut-tosto che di impresa, considerando i

flussi di beni e capitali scollegati dalle attività aziendali. La spiegazione di tali movimenti

trovava fondamento teorico nel divario esistente tra le diverse Nazioni. I modelli classici del “Vantaggio Assoluto” (Smith,

1776) e del “Vantaggio Comparato” (Ricar-do, 1817; Heckscher e Ohlin, 1933) si basano

infatti sul concetto legato all’esportazione, da parte di una Nazione, dei soli beni che vengono

prodotti localmente ad un costo inferiore - assoluto o relativo - , rispetto a tutte le altre Nazioni.

L’economista canadese Hymer fu il primo teorico sull’in-ternazionalizzazione delle imprese, e nel 1960 arrivò alla conclusione che gli investimenti operati sui mercati esteri non dovessero essere considerati come meri flussi internazionali di capitale, bensì come un insieme com-plesso, coordinato ed organizzato di transazioni operate da imprese interessate in uno specifico mercato. Il ruolo svolto dalla sua analisi fu così innovativo e stravolgente che tutta la produzione letteraria successiva al suo lavoro ne venne influenzata. Di seguito una sintesi delle principali strategie e moda-lità di internazionalizzazione a disposizione di una impresa:

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Tale strategia consente ad una impresa di accelerare l’ingresso in un mercato estero in

quanto si fonda sulla collaborazione con un’azienda locale (Co-Venturer) ben insediata nel mercato in

oggetto. Oltre al superamento delle barriere legate al divario tecnologico e culturale, la joint venture garantisce una riduzione

dei tempi di insediamento ed una riduzione dei costi di investimento.

Insieme di beni e servizi che vengono trasferiti da una nazione ad un’altra. Tale metodologia può essere condotta sia monitorando tutte le fasi che intercorrono dal momento in cui il prodotto/servizio esce dall’azienda produttrice sino a quando risulta disponibile all’acquirente, oppure esternalizzando in outsourcing tutte le fasi.

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MODALITà COLLABORATIVA CON ACCORDI DI LICENZA

on-lineIl vademecum delle Marche.

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Che cos’è una free zone? Semplicemente una seduzione dovuta accelerata alla globalizzazione e ai risparmi promessi da manodopera a basso costo, oppure un’opportunità da non farsi sfuggire, un’altra via per rispondere in maniera importante a questo momento di crisi prolungata, un modo di fare business

alternativo che si fonda su concetti diversi, o su concetti cari anche in patria – come quello della rete – ma sicuramente di più facile applicazione in queste zone del mondo?Partiamo da una definizione chiara che sicuramente potrà aiutare a fare un minimo di luce sulla questione.Parlando di zona economica speciale – o Free Trade Zone come viene indicata nell’universale inglese - si intende una specifica area all’interno del territorio di una

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Una possibilità operativa che

l’imprenditore non può fare

a meno di valutare per internazionalizzare

in modo oculato

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>>> www.wepza.orgsito dell’associazione mondiale delle zone economiche speciali

>>> www.chineseftzportale che da notizie sulle zone franche cinesi

>>> www.gafinet.orgsito dedicato alle opportunità in Egitto

FREE ZONEun’opportunità da conoscere

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Nazione all’interno della quale il Governo centrale ha deciso di concedere misure agevolate per l’insediamento di attività impren-ditoriali con la precisa finalità di attirare sul suolo nazionale investitori stranieri.Tra i vantaggi che più degli altri hanno attirato l’imprenditoria italiana, così come quella di tutto il mondo, vi è senza dubbio l’esenzione fiscale totale per un periodo di anni variabile da Paese a Paese ma co-munque ottimo per supportare lo start-up aziendale e l’eliminazione dei dazi sulla riesportazione delle merci, pratica grazie alla quale il risparmio ottenuto producendo in zone dove il costo di materie prime e manodopera è minore, non viene vanificato con i costi del passaggio doganale.A differenza di quanto si possa erronea-mente pensare, non sono solo le grandi imprese che decidono di creare una loro base in queste convenienti aree, ma anche le Pmi se guidate da imprenditori lungimi-ranti ed attenti possono godere di impor-tanti benefici. Anzi, proprio soggetti che non hanno a disposizione ingenti capitali troveranno enorme guadagno dal poter lavorare a regime fiscale ridotto e avendo a disposizione una rete di “simili”, un cluster, una comunità di imprese che hanno in comune non il settore merceologico ma un concetto di business ben preciso, quello che fa della vocazione all’esportazione il proprio faro.Ma come scegliere quale area può essere più fiorente per la propria impresa?La risposta più semplice sarebbe rifarsi alle

classifiche che annualmente i “guru” dell’e-conomia mondiale pubblicano su riviste specializzate di settore, come ad esempio quella che si può consultare sul magazine del Financial Times. Ma ovviamente avere idea della concentra-zione di imprese in una determinata zona o della “ricchezza” prodotta dalle stesse può non bastare.La scelta migliore è allora orientarsi in base ai potenziali mercati di sbocco dei prodotti.

Ma soprattutto bisogna essere capaci di decidere in tempi brevi, ovviamente dopo aver ef-fettuato le valutazioni del caso.Arrivare in tempo sui mercati di volta in volta emergenti, ponen-dosi in una condizione di precur-sori e non tentando di entrare in un mercato già più o meno saturo, rappresenta la vera sfida.

Una sfida che si può vincere solo se si sviluppa una nuova mentalità, una nuova attenzione, una nuova abilità: quella di guardare lontano cercando di vedere allo stesso tempo nella maniera più chiara possibile, cercando di superare barriere che molto spesso sono prima di tutto culturali se così si può dire.Ad esempio, se si pensa alle Free Trade Zone il 90% della popolazione informata in tema citerà come “paradiso” Dubai, gli Emirati Arabi in generale. Pochissimi invece hanno approfondito la tematica tanto da sapere che le migliori opportunità di stan-no aprendo nei Balcani e nel Continente Africano, così come pure in Iran. E pratica-mente nessuno se non i veri esperti sanno quanto importanti sono le zone create in Bangladesh, nelle Filippine, in Thailandia o in Togo.Potremmo dire che c’è un mondo dietro Dubai, un mondo che deve essere cono-sciuto per potervi scovare le vere opportu-nità.Un primo aiuto lo si può avere dal sito www.wepza.org il cui unico “limite” alla consultazione consiste nel fatto che tutto il testo è in inglese e non vi è al momento possibilità di traduzione.Da tenere particolarmente in considera-zione, per tornare molto più vicini ai nostri

confini, la Macedonia che ha attivato ben quattro aree speciali con agevolazioni molto convenienti tanto che proprio il Mi-nistero dello Sviluppo Economico ha deciso di finanziare “la settimana della Pmi italiane in Macedonia” che si è tenuta tra il 19 e il 23 Ottobre scorsi. WM

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>>> www.freezones.org>>> www.ice.gov.itportale dell’istituto nazionale per il commercio estero

VANTAGGI OFFERTIEsenzione fiscale, totale per un determinato tempo e poi parziale, sul reddito societario SEMPRE e personale a volteEliminazione dei dazi sulla riesportazione delle merci prodotte all’interno dell’areaConcessione di terreni e uffici a prezzi agevolatiPiena proprietà dell’impresa senza obbligo di stipulare joint venture con soggetti localiPossibilità di usufruire immediatamente delle varie infrastrutture e dei servizi logisticiForniture di elettricità, gas e acqua a prezzi agevolati

Molte Nazioni prevedono al loro inter-no una o più free zone, che l’Associa-zione Mondiale delle Zone Economi-che Speciali (WEPZA) divide in quattro differenti categorie:Area Ampia: ampie zone con una popolazione residente, come le Zone economiche speciali cinesi o di nuove città.Area Piccola: zone che sono gene-ralmente più piccole di 1000 ettari, normalmente circondate da un recin-to. Gli investitori riceveranno benefici solo operando esclusivamente all’in-terno della zona. Non vi è una popo-lazione residente, anche se possono contenere dormitori dei lavoratori.Industrie specifiche: zone che ven-gono create per supportare le esigen-ze di un settore specifico come quel-lo bancario, dei gioielli, di petrolio e gas, elettronico, tessile, turismo, ecc. Le aziende che hanno investito nel-la zona possono essere posizionate ovunque e ricevere benefici. Gli esem-pi includono la Zona dei Gioielli in In-dia e molte zone off-shore banking.Prestazioni specifiche: zone che am-mettono soltanto gli investitori che soddisfano determinati criteri di rendi-mento come il grado di esportazioni, il livello di tecnologia, le dimensioni di investimento, società, ecc. ma posso-no essere situate ovunque. Gli esempi includono le fabbriche orientate verso l’esportazione in India, il programma Messico Maquila, un parchi di ricerca.

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Sono le parole di Gordana Gnesutta, Direttore di Marchet - Azienda Speciale della Camera di Commercio di Ancona, per l’internazionalità delle PMI – a far trapelare la professionalità e l’organizzazione del network internazionale creato da Marchet

Volete internazionalizzare? Fatevi guidare da

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GIà NELLA DEFINIZIONE “AZIENDA SPECIALE” è NASCO-STO UN DESTINO PARTICOLA-RE: QUELLO DI FARE QUALCO-SA IN PIù, DI DIVERSO. E CHE COSA è QUESTO QUALCOSA IN PIù DI MARCHET?“Credo che il lato speciale di Marchet sia il modo con cui ogni giorno portiamo avanti il nostro lavoro: orientamento al risultato, pas-sione e determinazione. Nel tempo, abbiamo instaurato un rapporto di fiducia e dialogo con le imprese locali, le associazioni di categoria e le istituzioni; questo ci ha permesso di capire più approfonditamente le loro esigenze. Lo stesso succede con i nostri partner e così sia-mo riusciti a creare un vero e proprio network di persone, capaci e motivate che supportano operativamente le PMI sia a livello locale che all’estero. Lavorare con l’estero significa avere spirito di adattamento, grandi capacità organizzative e relazionali nonché di problem solving; nei mutevoli contesti internazionali dobbiamo esprimere al massimo queste qualità e tali valori, che appartengono allo staff di Marchet e ai suoi collaboratori sui mercati esteri.”

QUALI SONO LE OPPORTUNITà CHE METTETE A DISPOSIZIONE DELLE AZIENDE? E PER I LAVORATORI?“Oltre alle numerose iniziative promozionali in-ternazionali che organizziamo, le imprese locali possono usufruire di diversi servizi. Cito per pri-me le opportunità commerciali estere che ogni mese pubblichiamo nell’omonima sezione del

nostro sito www.marchet.it. Oltre a queste informa-zioni, gli impren-ditori possono attingere ai servizi personalizzati che eroghiamo attra-verso la rete dei

nostri desk all’estero e con il “servizio internazio-nalizzazione” per un’assistenza personalizzata su tutti i mercati. Abbiamo potenziato molto il settore della for-mazione con corsi di specializzazione destinati a giovani che vogliono lavorare nel settore export e con quelli di aggiornamento che vedono la partecipazioni di chi già lavora nelle imprese. Inoltre organizziamo anche seminari tecnici riguardanti tematiche importanti per l’interna-zionalizzazione.”

C’è SECONDO VOI UNA REALE CAPACITà DI FARE RETE TRA I SOGGETTI ECONOMICI E POLITICI DELLA NOSTRA REGIONE? E CHE COSA COME AZIENDA SPECIALE VORRESTE FARE PER MIGLIORARE QUESTO DIALOGO?“La capacità di fare rete c’è e Marchet l’ha dimo-strato ampiamente nel corso del 2010. Infatti grazie al coordinamento con le varie istituzioni del territorio sono state organizzate iniziative congiun-te che hanno raggiunto risultati notevoli, come quelli ottenuti in Cina e negli Emirati Arabi.In questi anni gli enti e le istituzioni locali hanno svolto un buon lavoro grazie alla volontà di apri-re nuovi mercati per le PMI, ma credo che per

raggiungere risultati ancora più importanti ogni componente di questa squadra debba avere un ruolo più chiaro e definito riconoscendo sempre di più il valore degli altri.”

QUANT’è IMPORTANTE RIVOLGERSI AI MERCATI ESTERI? QUALI SONO I CONSIGLI CHE POTRESTE DARE?“Rivolgersi ai mercati esteri è diventata quasi una necessità per molte piccole e grandi imprese locali per rimanere concorrenziali sul mercato o per acquisire nuovi spazi e clienti. Un consiglio che vorrei dare a tutti gli imprenditori è di non improvvisare l’internazio-nalizzazione del proprio business, ma seguire una corretta programmazione e pianificazione rivolgendosi ad esperti del settore che a seconda delle esigenze possono consigliare un corretto approccio onde evitare gli insuccessi delle inizia-tive sporadiche e non coordinate. “

IL 2010 STA PER FINIRE. PROVIAMO A GUARDARE UN PO’ PIù AVANTI: QUALI SONO GLI OBIETTIVI CHE VORRESTE RAGGIUNGERE NELL’AN-NO A VENIRE?“Il 2011 sarà l’anno del consolidamento di quei mercati in cui abbiamo lavorato e creato un siste-ma per le nostre imprese. Tra questi c’è sicura-mente la Cina, Paese in fortissima crescita e con ampie possibilità di investimento. Qui, lavoriamo molto anche grazie ai nostri desk, dislocati su tre diverse province del Paese. Molto interesse sarà rivolto anche al mercato interno dell’UE, ai Paesi dell’area Balcanica e a quelli che si affacciano sul bacino del Mediterraneo.” WM

Marchet!Marchet�–�Azienda�Speciale�

della�Camera�di�Commercio�di�Ancona�per lʼInternazionalità delle PMI

Piazza XXIV Maggio, 1 – 60124 AnconaTel:�071�2072913Fax:�071�5898265

[email protected]

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Page 25: Why Marche N.01 9/2010

Gli Atenei italiani hanno una storia ricca di successi, di giovani menti plasmate per essere ricordate per le loro scoperte, per le loro abilità, per

le loro qualità. Un passato ricco di fasti dunque che però è stato messo a dura prova negli anni da una politica poco attenta a finanziare progetti di ricerca, a dare sbocco alle idee. Il sistema sco-lastico tutto ed universitario in particolare è stato oggetto di più di una revisione che però mai è stata in grado di creare un’importante inversione di tendenza.La propensione a investire sulle giovani leve è sempre minore: non si da tempo di crescere,

si preferisce un risultato sicuro seppure mino-re ora alla possibilità di qualcosa di importan-te domani.Ecco allora che per chi sceglie di seguire un percorso universitario può diventare fondamentale iniziare ad avere un contatto con l’estero ancora prima della laurea per conoscere il mondo al di fuori dell’Italia, per padroneggiare perfettamente le lingue che sono il passaporto senza il quale nessun viaggio – che sia di piacere o professionale – è ormai possibile, per confrontare il mercato del lavoro extra italiano con quello locale. E poter poi avere la possibilità di scegliere, veramente!

Le università sono ovviamente attente a questo aspetto, perché tra le finalità educa-tive che si pongono, c’è ovviamente quella di forgiare personalità e mente, di dare gli strumenti non solo culturali ma anche, se vo-gliamo caratteriali, per poter essere la classe dirigente del futuro.Sensibili dunque alle criticità sopra esposte, da anni ormai si sono attivati programmi per facilitare lo scambio interculturale che renda-no possibile compiere parte dei propri studi in atenei europei e non, aprendo le porte ad esperienze che comunque permetteranno di arricchire in modo significativo il bagaglio dello studente e della persona. WM

permette agli studenti che ne fanno parte di frequentare per un determinato periodo accademico i corsi di Atenei situati in diversi Paesi della Comunità Europea, a seconda delle convenzioni attivate dall’Università di provenienza. Gli esami sostenuti in lingua saranno poi riconosciuti in Italia; il trasferi-mento di tali crediti può essere automatico, mediante l’applicazione dell’Ects - European Credit Transfer Scheme - oppure concordato prima della partenza con i singoli docenti.Il programma dà diritto all’esonero dal paga-mento delle tasse universitarie dell’ateneo ospite e ad un contributo per le spese sup-plementari.

è attivato dall’Unione Europea sul fronte della formazione professio-nale; finanzia progetti specifici per obiettivo, contenuto, destinatari e durata del periodo di studio all’este-ro, oppure per un’ esperienza di lavo-ro svolta in un’impresa o in un istituto di formazione. Viene data ai giovani la possibilità, attraverso l’erogazione di una borsa di mobilità individuale, di studiare all’estero e di compiere un’esperienza di formazione e lavoro in uno dei paesi membri dell’Unione Europea o nei Paesi dell’AELS-SEE : Islanda, Liechtenstein, Norvegia.

è atto a incentivare gli studenti ad intraprendere un pe-riodo di studio all’estero finalizzato al miglioramento della qualità dell’istruzione superiore europea e allo sviluppo della comprensione interculturale. I corrispettivi italiani dell’istruzione superiore europea così come intesa dalla Comunità Europea sono i corsi di laurea magistrale e formazione post laurea. Questo progetto si caratterizza per offrire un programma integrato di studi di alta qua-lità, con uno specifico “valore aggiunto europeo”: i corsi inseriti faranno accumulare da 60 a 120 crediti Ects e sono caratterizzati dalla piena integrazione del curriculum, dal-la mobilità in almeno due Istituzioni del consorzio in due differenti Paesi Europei, dalla garanzia del rilascio di un titolo congiunto o doppio o multiplo e dal pieno ricono-scimento nei Paesi interessati del titolo rilasciato.

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Decidere di compiere parte del proprio percorso di studi all’estero potrebbe rappresentare il modo grazie al quale orientare all’eccellenza la propria carriera?

Studiare all’estero:semplice opportunità o necessità?

IN PROPOSITO, COSA POSSONO DIRCI LE UNIVERSITà MARCHIGIANE? SONO TUTTE POSSIBILITà ATTIVE NEI NOSTRI ATENEI? COME CI SI ACCEDE? QUALI ALTERNATIVE CI POSSONO ESSERE? E SOPRATTUTTO, QUANTO CONTA POTER VANTARE UN’ESPERIENZA COME QUESTA NEL MOMENTO DI ACCEDERE AL MERCATO DEL LAVORO?

IL PROGETTO ERASMUS IL PROGETTO LEONARDO IL PROGETTO ERASMUS MUNDUS

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Rettore: Prof. Luigi Lacchèwww.unimc.itPiaggia della Torre, 8 – 62100 Maceratatel. 0733/2581Anno di fondazione: 1.290Iscritti: circa 13.000Facoltà: EconomiaBeni culturali (sede distaccata di Fermo)GiurisprudenzaLettere e filosofiaScienze della comunicazioneScienze della formazioneScienze politicheSedi distaccate: Civitanova Marche: c.so di laurea in Me-diazione linguisticaFermo: Facoltà di Beni culturaliJesi: corsi di laurea in Consulenza del lavoro e per l’impresa e Operatore giudiziarioSpinetoli: curriculum “Educatore sociale” (F. di Scienze della formazione) e corsi in video conferenza della Facoltà di Scienze politiche.

ContattiArea Diritto allo Studio - Segreteria Stu-denti, Via Piave, 42 - 62100 Macerata, tel 0733 2582000, fax 0733 2586025, email [email protected]

Centro Orientamento e Tutorato, Via Piave, 42 - 62100 Macerata, tel 0733 2586005, fax 0733 2586032, email [email protected]

Cetril (Centro per i Tirocini, i Rapporti con le Imprese e il mondo del Lavoro), Via Piave, 42 – 62100 Macerata, Tel. 0733 258.6008, e.mail: [email protected]

UNIVERSITA’ DIMACERATA

L’internazionalizzazione è una stella polare dell’Università di Macerata. Per quanto riguarda gli studenti, grazie al Centro Rap-porti Internazionali, Unimc offre ampie e

diversificate opportunità di studio e di stage all’e-stero, nonché percorsi formativi rispondenti alle esigenze di un mercato del lavoro competitivo e proiettato nel contesto transnazionale. L’Ateneo si rivolge non solo ai Paesi dell’Unione Europea, ma anche ai Paesi in via di sviluppo - quali l’Est-Europeo, il bacino del Mediterraneo (Tunisia, Palestina), l’Asia (Cina,

India) - ed ai Paesi ad alto sviluppo scientifico etecnologico (Usa e Canada). Il Centro cura i programmi di mobilità, fornendo supporto nelle pratiche amministrative: l’Erasmus, per il quale quest’anno sono state bandite 533 borse per studiare in una delle 123 università europee partner, 24 le nazioni tra cui scegliere; l’Erasmus Placement, per il quale sono in palio 33 borse per stage in Europa; il programma Leonardo, che prevede 86 borse di mobilità per tirocini forma-tivi all’estero. Unimc offre soggiorni di studio finanziati all’estero anche in Paesi extra-Ue grazie ad accordi bilaterali - Canada, Australia, Russia, per citarne alcuni – e ospita Summer School per studenti delle Università di Murdoch, Australia, e della prestigiosa Università di Princeton, Usa , oltre a una Summer e Winter school aperta a stu-denti di tutto il mondo. L’internazionalizzazione, infine, è uno dei principi della Scuola di Studi Su-periori ‘Giacomo Leopardi’, che consente ai propri allievi di confrontarsi con i docenti stranieri e promuove soggiorni presso le migliori Università e Centri di ricerca internazionali. Per maggiori informazioni, si rimanda al sito www.cri.unimc.it.

“Ho deciso, in un momento non certo facile per le Università italia-ne, di assumere la responsabilità di guidare l’Università di Macerata perché è la mia Università, il luogo nel quale mi sono formato e sono ritornato dopo un periodo di formazione e di insegnamento all’estero all’inizio della mia carriera. Unimc mi ha dato molto, mi ha offerto im-portanti occasioni di crescita intellettuale e professionale. Per questa

ragione vorrei che molti altri giovani, oggi e in futuro, possano avere le stesse opportunità, in un clima sereno di studio, di vera prossimità alle attività di ricerca e di partecipazione ad una didattica moderna e stimolante. Credo che Macerata pos-sa essere la scelta giusta per costruire il proprio futuro. L’Università di Macerata coltiva la sua antica e for-te vocazione umanistica perché è convinta che i suoi saperi sono utili e fanno innovazione al pari delle tecnologie. Vorrei poter dare, attraverso la mia Università, un contributo allo sviluppo e all’innovazione della società che ci circonda”.

Luigi LacchèIl Contributo del rettore

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www.unimc.it

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L’Università degli Studi di Urbino nasce nel 1506 su decreto di Guidubaldo da Montefeltro, figlio del grande condottiero e mecenate Federico II. I cinquecento anni trascorsi uniscono idealmente le due figure-simbolo della città, dopo il mezzo secolo di rettorato di Carlo Bo a cui è intitolato l’Ateneo e agli architetti-urbanisti che hanno forgiato Urbino così com’è oggi: una città in forma di palazzo, un ateneo in forma di città. Questa ri-nascimentale “città campus”, nominata dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità, accoglie attualmente circa 15.000 studenti i quali, oltre a giovarsi dell’accoglienza degli altrettanti cittadini, hanno a disposizione 1.590 alloggi nei collegi progettati e realizzati dall’architetto Giancarlo De Carlo e gestiti dall’ERSU delle Marche che ogni anno eroga circa 1.600 borse di studio. I corsi sono distribuiti su 10 Facoltà: Economia, Farmacia, Giurisprudenza, Lettere e Filosofia, Lingue e letterature straniere, Scienze della Formazione, Scienze e tecnologie, Scienze Motorie, Scienze Politiche, Sociologia. L’offerta formativa prevede 19 lauree triennali, 20 speciali-stiche, la laurea magistrale di Giurisprudenza, 3 lauree quadriennali e quinquennali a ciclo unico, 20 master e 17 corsi di perfezionamento.

UNIVERSITA’ DIURBINO

Il nostro Ateneo offre una vasta gamma di opportunità per gli studenti interes-sati a trascorrere periodi di studio o di tirocinio all’estero, attraverso le borse

Erasmus, Erasmus Placements, ISEP e accor-di di cooperazione internazionale.Il bando Erasmus viene pub-blicato ogni anno a gennaio e scade il 15 marzo. E’ diviso in tre parti: norme generali di partecipazione, elenco delle borse di-sponibili - diviso per facoltà - informazioni utili sulle università straniere comprese nel bando.Il bando Erasmus placements viene pub-blicato di solito nel mese di ottobre, scade dopo 30 giorni e permette agli studenti del nostro Ateneo di trascorrere 3 mesi presso un’azienda dell’Unione europea scelta dallo studente, con l’aiuto dell’ufficio tirocini di facoltà.

Il bando ISEP permette ai nostri studenti di trascorrere un semestre presso un ateneo statunitense (la lista è dispo-nibile nel sito: www.isep.org); la borsa comprende esenzione dal pagamento delle tasse, vitto e alloggio. Il bando viene di solito pubblicato a settembre e scade a novembre.Attraverso gli accordi di cooperazione internazionale i nostri studenti hanno la possibilità di trascorrere periodi di studio presso Università australiane (University of the Sunshine coast e Macquarie University di Sidney) e statunitensi (State University of New York, college at New Paltz e Rutgers University). Sono in preparazione accordi con Università argentine e brasiliane.Oggi un curriculum che non comprenda esperienze anche minime all’estero è inevitabilmente carente. Non soltanto per

quanto riguarda la conoscenza delle lingue ma verrebbe da dire soprattutto per la dimostrazione in sé di apertura mentale, di disponibilità all’accrescimento dei propri confini mentali e culturali, e dunque conse-guentemente per l’esperienza di vita oltre-ché di studio e per lo scambio dei punti di vista che tutto ciò porta con sé. Dunque un vantaggio anche di tipo formale oltre che sostanziale, che sempre di più potrà fare la differenza in un mondo che si sta votando a quegli aspetti positivi della competizio-ne che sono rivolti alla valorizzazione del merito e delle competenze.

La decisione di candidarmi a ricoprire il ruolo che fu di Carlo Bo in tempi di grande difficoltà per l’università italiana e ancor più per Urbino, non fu certo presa a cuor leggero. Ma la sfida aveva un fascino irresistibile proprio in quell’eredità e nell’ambizione di avere idee, passioni e professionalità per governare e rilanciare l’ateneo attra-verso il coinvolgimento di tanti amici capaci e motivati che ci vivono e lavorano.L’assunzione di responsabilità sociale dell’Università è fondamentale per rafforzare il rapporto con il personale e con gli studenti, migliora la fiducia e il mantenimento di buone relazioni, sviluppa il dialogo con le Istituzioni e la Pubblica Amministrazione, instaurando in defini-tiva un rapporto di confronto, mutua collaborazione e arricchimento. Dopo anni di autoreferenzialità che ha in buona parte nuociuto agli atenei, alla loro immagine e soprattutto ai loro bilanci c’era bisogno di una massic-cia dose di immissione di partecipazione alle decisioni che contano. E dopo un anno di rettorato posso dire che anche se ancora ce n’è di strada da fare, i risultati si vedono. In seguito a modifica statutaria, ora tre membri esterni di grande professionalità siedono nel Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo nominati su proposta di un Tavolo di Consultazione aperto a tutte le forze sociali che ha appena prodotto la Carta dei Servizi. Con essa la città si apre e declina organicamente, in un documento condiviso e diffuso congiuntamente, tutti i servizi e sconti riservati agli studenti in più di cento esercizi commerciali.La pretesa che ho, ma mi vien da dire abbiamo, sarebbe quella di riprodurre come università lo spirito che fu di Federico da Montefeltro nel creare una piazza palazzo a tre pareti, votato umanisticamente all’apertura ai cittadi-ni: oggi quella piazza è rappresentata dal coinvolgimento costante dei cittadini alle attività dell’ateneo grazie a una informazione diffusa e aperta sui media, sul web e sui social network. Nella speranza che l’Italia riparta investen-do sul sapere.

Stefano PivatoIl Contributo del rettore

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www.uniurb.it

Page 28: Why Marche N.01 9/2010

Cogli le opportunità.Noi ti garantiamo il credito.Da oltre 35anni la garanzia al fi nanziamento per le imprese marchigiane

Il primo Confi di della Regione Marcheiscritto dalla Banca d’ Italia nell’elenco degli Intermediari Finanziari

20.000 soci

750 milioni di euro garantiti

5.000 operazioni all’ anno60 collaboratori nel territorio regionale

www.fidimpresamarche.it

In tutte le sedi CNA della Regione

Page 29: Why Marche N.01 9/2010

29Whymarche.com

Il 23 Settembre l’Istat ha pubblicato i dati trimestrali riguardanti i livelli di occupazione/disoccupazione in Italia e nelle varie Regioni.

A partire dalle informazioni contenute nel documento, sembra di poter dire che la nostra Regione stia piano piano iniziando a risalire la china dopo il momento più grave della crisi.Lo stesso Gian Mario Spacca, Presidente della Regione, si è trovato a commen-tare con soddisfazione questi dati che evidenziano un trend positivo sul piano occupazionale, soprattutto se confrontato con quanto accade nelle altre regioni e con la media del nostro Paese: le Marche risaltano infatti al primo posto per il basso tasso di disoccupazione pari al 5,4% - in discesa rispetto al 6,3% dell’anno passato - a fronte del 8,3% come media nazionale.Ancora buone notizie vengono dall’indice

che calcola l’occupazione, anch’essa in cre-scita rispetto allo stesso periodo del 2009 passando dal 63,8% di occupati al 64,1%.Questi dati assumono ancora più rilievo se confrontati con il panorama generale dell’Italia, in cui la situazione si dimostra contraria, con una diminuzione del tasso di occupazione che passa dal 57,5% al 57,2%.Ovvio che non si possa ancora gridare al miracolo, perché per poter parlare di effettiva ripresa questo andamento positivo deve essere confermato nel corso dell’anno. D’altra parte però rappresenta un forte segnale di fiducia sia per i lavora-tori marchigiani che per gli imprenditori: entrambi questi soggetti hanno saputo far fronte alle difficoltà, scommettendo su se stessi, sulla propria professionalità, sulle idee e sulla vitalità di un sistema econo-mico come quello della nostra Regione

che da sempre è stato foriero di ottime opportunità.E’ per questo motivo che saranno assoluta-mente necessari investimenti, sia da parte dei privati che delle Istituzioni regionali e provinciali, che possano continuare a fornire ossigeno puro grazie al quale far re-spirare il nostro tessuto imprenditoriale e finanziario. E questo non può essere valido solo per settori come il manifatturiero che da sempre rappresentano la base-lavoro marchigiana, ma anche per quelli chepossono rappresentare nuovi sbocchi, non ancora saturi, come i servizi alle aziende o alla persona, la comunicazione, l’enoga-stronomia, il turismo, l’hi-tech e tanto altro ancora.Ci vuole uno sguardo aperto, in grado di abbracciare orizzonti che gioco forza devono allargarsi per poter riparare agli ingenti danni comunque creati dalla crisi mondiale…anche per evitare di ritrovarsi un’altra volta a dover gestire un collasso come quello a cui abbiamo appena assisti-to. Cerchiamo allora di scendere più in pro-fondità, di confrontare la realtà Provincia per Provincia, chiedendo direttamente alle amministrazioni di fotografarci la situazione: com’è il livello di occupazione effettivamente percepito? Quali profes-sionalità maggiormente sono richieste? Quali politiche si stanno seguendo a livello istituzionale? WM

Dai dati trimestrali Istat, un vento finalmente positivo sembra soffiare sulla nostra Regione…possiamo iniziare a respirare?

Lavoro

Marche Italia

Tasso di disoccupazione totale

Media 2009 II° trim 2010 Media 2009 II° trim 2010

6,6% 5,4% 7,8% 8,3%

+0,9% -0,9% +1,1% +1,0%

-0,3% +0,6% -1,6% -0,8%

63,8% 64,1% 57,5% 57,2%Tasso di occupazione

Variazione in punti % rispetto allo stesso periodo anno precedente

Variazione degli occupati % rispetto allo stesso periodo anno precedente

MARCHE... l’isola“felice” dell’occupazione?

Cogli le opportunità.Noi ti garantiamo il credito.Da oltre 35anni la garanzia al fi nanziamento per le imprese marchigiane

Il primo Confi di della Regione Marcheiscritto dalla Banca d’ Italia nell’elenco degli Intermediari Finanziari

20.000 soci

750 milioni di euro garantiti

5.000 operazioni all’ anno60 collaboratori nel territorio regionale

www.fidimpresamarche.it

In tutte le sedi CNA della Regione

Page 30: Why Marche N.01 9/2010

Un’istantaneaper provincia

30 Whymarche.com

Il mercato del lavoro non si è fermato, ma rispetto al pas-sato è diminuito il “movimento” complessivo e soprattutto sono diminuiti i contratti stabili. Quest’anno, rispetto al 2009, risulta un aumento dei contratti di lavoro flessibili, in particolare del contratto di lavoro cosiddetto “intermittente” e del lavoro accessorio, prevalente nel settore alberghie-ro e del commercio. I settori che registrano un maggior numero di assunzioni sono quelli dell’alberghiero e della ristorazione, poi il manifatturiero e a seguire il commercio e i servizi. A trovare le maggiori difficoltà di un rapporto di lavoro stabile sono soprattutto i giovani senza esperienze professionali, le donne che hanno difficoltà nel conciliare i tempi di vita familiare con le esigenze richieste dal mercato del lavoro ed infine le persone non più giovani che per cause contingenti e di crisi economica si trovano improv-visamente disoccupate. Le professionalità maggiormente richieste sono sempre più figure specializzate: cuochi, cuci-trici, saldatori, orlatori di calzature, elettricisti, manutentori. In misura marginale vengono richieste figure professionali generiche e, comunque, legate esclusivamente a contratti di apprendistato.

La Provincia interviene annualmente sulla “questione occupazione” con vari progetti investendo rilevanti quote del Fondo sociale europeo. Tra questi figurano soprattutto le “borse lavoro” e gli “assegni di ricerca (un milione e 700 mila euro negli ultimi due anni) finalizzati ad avvicinare neo diplomati e neo laureati al mondo del lavoro. Con queste iniziative si permette ai giovani di fare esperienze dirette in aziende del territorio, creando le condizioni per far nascere rapporti lavorativi duraturi. Per l’occupazione femminile sono stati messi a bando “vou-cher” per circa 350 mila euro finalizzati a finanziare le spese che molte donne sostengono per far assistere figli minori o anziani non autosufficienti durante la loro assenza da casa per motivi di lavoro. Inoltre, si è appena concluso un progetto della Provincia che ha permesso di stabilizzare 50 lavoratori: 25 uomini, tra cui 3 “over 45”, e 25 donne. Attra-verso degli incentivi economici alle imprese (circa 300 mila euro) sono stati trasformati contratti di lavoro “atipici” in contratti a tempo indeterminato. E’ ancora in corso, infine, un ulteriore bando di 140 mila euro con il quale la Provincia incentiva le imprese a creare nuovi posti di lavoro.

Sui cittadini e sugli enti locali grava l’intero peso della crisi economica perché su di essi si riversano i tagli di una manovra che deve rimettere ordine nei conti dello Stato. Intanto, le Province vedono la fila agli sportelli dei Centri per l’impiego allun-garsi sempre più, mentre fra i lavoratori si insinua un sentimento di incertezza non ancora attenuato dai segnali di ripresa, seppur lievi, dell’occupazione. Certamente la Provincia di Ancona non abbandona il suo senso di responsabilità nell’affrontare una congiuntura davvero difficile. Solo ieri (ndr 27 Ottobre 2010) presentavamo un “Piano provinciale del lavoro e della formazione” da 16 milioni di euro. Risorse provenienti soprattutto dal Fondo sociale europeo, destinate al sostegno a fondo perduto della creazione d’impresa,

a borse lavoro e di ricerca, alla riqualificazione e formazione professionale, alla conciliazione dei tempi delle donne, all’inse-rimento di soggetti svantaggia-ti e alla cassa integrazione. Sì, i Fondi sociali europei, da sempre destinati alle politiche attive del lavoro, per la prima volta copriranno una buona parte delle politiche passive del lavoro. Di fatto, non riuscendo a ga-rantire la copertura totale della cassa integrazione, il Governo ha ottenuto dall’Unione europea che dal Fondo sociale se ne prelevasse una parte consistente. Oltre ai tagli diretti agli enti locali, si presentano dunque anche quelli indiretti. Non meno pesanti.

Ancora una volta a carico delle fasce da tutelare. Senza voler fare ca-tastrofismo, i cittadini non possono certo essere incoraggiati all’ottimismo se, pure sul fronte della pubblica amministrazione, i ministri Gelmini e Brunetta annunciano centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio da qui a un paio d’anni. Mentre aspettiamo che il

Governo elabori una politica di sviluppo, continueremo a stringere la cinghia, tamponando emergenze e preparando la ripresa insieme a tutti i soggetti del territorio.

INTERVENTO DEL COMMISSARIO PREFETTIZIO DELLA PROvINCIA DI MACERATA SANDRO CALvOSA

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA PROvINCIA DI ANCONAPATRIZIA CASAGRANDE

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31Whymarche.com

Il territorio della provincia di Pesaro e Urbino, caratterizzato da piccole e micro imprese (il 90% del tessuto economico), ha risentito pesantemen-te della crisi. Se prima la disoccupazione qui non esisteva, attestandosi su un tasso del 3,5%, nel 2009 si è registrato un 5,9%, anche se i nuovi dati Istat relativi alle Marche fanno ben sperare in un miglioramento pure nelle singole province. Timidi segnali di ripresa in effetti ci sono,

con meno iscrizioni nelle liste di mobilità ed una riduzione del ricorso alla cassa integrazione (nonostante quella “in deroga”, che riguarda

soprattutto le piccole e medie imprese, sia superiore al resto delle Marche). Qualche nota positiva anche nelle assunzio-

ni: il nostro “Ufficio mercato del lavoro” ne ha registrate 30.300 nel primo semestre 2010, contro le 53mila di

tutto il 2009, con richieste in particolare nel commer-cio, servizi alla persona, area amministrativa e finan-

ziaria, ambito socio-sanitario, anche se i contratti sono per lo più precari. Ed è proprio questa pre-carietà che genera incertezza e sfiducia. Di fronte alla crisi, ci siamo dati fin da subito due parole

d’ordine: resistere e innovare. Sul primo versante, siamo intervenuti in aiuto delle famiglie in difficoltà (accordi con gestori di servizi per agevolazioni tariffarie acqua e rifiuti, abbonamenti trasporto scolastico, acquisto libri di testo, corsi di riqualifi-cazione con indennità di frequenza per disoccupati senza ammortizzatori sociali ecc.), così come a favore delle imprese, con-correndo al “fondo regionale di solidarietà” e prendendo parte attiva nelle situazioni più difficili, favorendo incontri per il mantenimento dei posti di lavoro. Abbiamo anche utilizzato gli strumenti messi a disposizione dal fondo sociale europeo, come “borse lavoro”, “assegni di ricerca” per giovani laureati, “sostegno alla creazione d’impresa”, consulenze e check – up aziendali. Per quanto riguarda l’innovazione, i settori della green economy e del turismo sono quelli a cui stiamo guardando con attenzione, visto che il nostro territorio ha forti potenzialità.

La crisi economica ha colpito più duramente il Piceno rispetto alle altre realtà della Regione con un aumento considerevole del numero dei lavoratori in mobilità e un incremento del ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria. Grandi realtà produttive sono entrate in crisi delocalizzando altro-ve gli stabilimenti sul territorio. Uno scenario complesso in cui la Provincia di Ascoli Piceno si è mossa puntando al lavoro e alla formazione come elementi essenziali per superare la crisi e creare nuove opportunità d’occupazione. In particolare, l’Ente utilizzerà 8 milioni di euro di Fondi europei della programmazione 2010 -2011 per finanziare gli ammortizzatori sociali in deroga e favorire l’innovazione nelle piccole e medie imprese attraverso il co-finanziamento di studi e consulenti direttamente all’interno delle realtà imprendito-riali. Non solo, i fondi saranno anche impiegati per sostenere gli spin-off aziendali con la creazione di

nuove realtà imprenditoriali, soprattutto di carattere intellettuale. Oltre al comparto manifatturiero, il Piceno possie-de asset formidabili (storici, artistici, paesaggistici, sociali, culturali) che il turismo può contribuire ad esaltare anche attraverso specifiche figure profes-sionali. A tale riguardo la Provincia attiverà un corso per operatore dell’accoglienza, bed and breakfast, country house e strutture ricettive. Infine, con l’obiettivo di attrarre nuovi investimenti e coordinare le azioni a sostegno delle imprese e dell’occupazione, la Provincia ha elaborato un Piano di Marketing Territoriale in stretta sinergia e condivi-sione con tutte le forze economiche e sociali locali. Fra le priorità di intervento c’è quella di individuare un “marchio per il Piceno”, identificativo delle “eccel-lenze” del territorio, in grado di promuovere l’identi-tà dello stesso a beneficio degli operatori turistici e, più in generale, del mondo imprenditoriale.

La crisi che sta attraversando la nostra economia richiede un impe-

gno straordinario da parte degli Enti Locali. In particolare, la Provincia di Fermo

ha fatto del sostegno al reddito, all’occupazione e alle imprese una priorità assoluta. Lo dimostrano le numerose iniziative poste in essere, i progetti avviati e quelli in fase di elaborazione.Nella prima fase ci siamo fatti trovare pronti per sostenere la cassa integrazione in deroga (circa 4 milioni di euro), vale a dire quella destinata alle imprese con meno di 15 dipendenti, e ci siamo mossi anche attraverso l’attivazione di voucher formativi ai lavoratori in cassa integrazione per oltre 1 milione di Euro. Successivamente abbiamo dato la possibilità ai piccoli Comuni sotto i 2.000 abitanti

di usufruire di 11 borse lavoro (per oltre 120.000 Euro), le cosiddette work experience, che si aggiungono alle 150 borse finalizzate alla realizza-zione di progetti di ricerca per laureati ed esperienze lavorati-ve per diplomati, inoccupati o disoccupati, presso le piccole e medie imprese del territorio provinciale.L’ultima, significativa azione in ordine di tempo è il Progetto Colombo per la creazione di nuove imprese, con la firma di un protocollo d’intesa con Camera di Commercio, Cosif, Fondazione Cassa di Risparmio di

Fermo, Gal Fermano e 11 Associazio-ni di Categoria, per un investimento complessivo di 1.430.000 Euro.Infine, non posso non ricordare le decine di iniziative nel settore culturale ed in quello turistico che, se da un lato ci hanno permesso di garantire servizi e strutture fondamentali per i nostri Comuni, dall’altro ci aiutano ad accendere i riflettori nazionali ed internazionali su una terra che, del lavoro e della propria creatività, continua a vivere

orgogliosamente, attraverso una sinergia tra tutti gli attori protagonisti, a partire dall’Amministrazione Provinciale che mi onoro di guidare.

INTERVENTO DI MATTEO RICCI, PRESIDENTE DELLA PROvINCIA DI PESARO E URBINO

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA PROvINCIA DI ASCOLI PICENO PIERO CELANI

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA PROvINCIA DI FERMO FABRIZIO CESETTI UNA TERRA ChE VIVE DEL PROPRIO LAVORO

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Porchetta, olive all’ascolana e crescia calda: con un bicchiere di vino anche Londra diventa marchigiana

Sembrava Faleronee invece era LondraUna fi era è una fi era, se ne fanno

di continuo. Una fi era è un rito conosciuto, dalla progettazione di stand sempre più lineari ed

essenziali alla disposizione della merce sugli scaff ali, ricordando di mettere tanti biglietti da visita in tasca o nel portafo-glio. Biglietti da visita che si scambiano e collezionano come fi gurine, attenti a ricordare un dettaglio di quella persona, di quel possibile cliente. Facce che si ammas-sano nella stanchezza che viene a sera, in albergo, per essere dimenticate una volta rientrati a casa. Una fi era è una fi era, se ne fanno di continuo.Alla fi era Speciality and Fine Food di Londra (5-7 settembre) quest’anno gli stand erano quasi tutti bianchi. Molto alti e articolati quelli nazionali di Spagna, Francia, Irlanda, di regioni come Scozia e Galles. Bianchi pannelli di plastica con fotografi e di barattoli e bottiglie giganti. Banconi dietro i quali gli operatori erano concentrati e professionali come commes-si in una boutique di scarpe.Poi c’era, là nel mezzo del centro fi ere di Olympia, un pezzo di casale marchigiano. Con l’intonaco rosa e i mattoni a faccia-vista e le tavole di legno scuro e i tavoli segnati e le sedie di paglia e gli sgabelli. E la gente che debordava, seduta e in piedi, fi no ad occupare il corridoio. Con i respon-sabili della sicurezza dell’organizzazione a chiedersi il perché di tanto aff ollamento.Allo stand di Marche’s si stava esibendo lo chef Gennaro Contaldo. Nel momento in cui Gennaro alza in aria le tagliatelle appena preparate, per mostrarle al pub-blico che gli si è fatto intorno, scatta un applauso. Un attore non avrebbe saputo far meglio, per portare i presenti verso la tradizione della gastronomia marchigiana. Gennaro è famoso al pubblico inglese, sia perché conduce programmi per la BBC, sia perché è considerato il maestro di Jamie

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Oliver, una star internazionale dei fornelli.Per l’esordio di Marche’s era diffi cile preve-dere una riuscita così forte e signifi cativa. Un progetto avviato di recente per la promozio-ne delle migliori produzioni enogastrono-miche regionali attraverso il racconto di ciò che fa la diff erenza rispetto ad un prodotto standardizzato e ripetitivo: il rapporto col territorio. Vino e formaggi, olio e tartufo e salumi e preparazioni di pesce, trovano forza presentandosi insieme, permettendo di costruire un abbinamento che non è solo nel piatto a tavola, ma nella radice stessa della cultura alimentare.Quando a tavola arrivano le tagliatelle al ragù bianco di agnello e verdicchio dei ca-stelli di Jesi, preparate dai cingolani Andrea Tantucci e Diego Ciciliani, i presenti non stan-no solo assaggiando dell’ottima cucina, ma sperimentano di persona quelle sensazioni che noi diamo per scontate. Se non tutta la settimana, almeno la domenica. Dentro la “piazza” organizzata da Marche’s si

è radunata una piccola comunità di italiani residenti a Londra, operatori dell’enoga-stronomia, fornitori di ristoranti prestigiosi e negozi selezionati, giornalisti di settore. Mancherebbe un mazzo di carte per una par-tita a scopone. Gli aff ari, il business, si fanno sicuramente meglio quando si può sorride-re, si può ragionare con un calice in mano cercando una relazione onesta e rilassata, personalizzata.Dietro i fornelli passa anche Franco Taru-schio, originario di Montecassiano e oggi Uffi ciale dell’Impero Britannico per i meriti nella gestione del suo ristorante in Galles. Per ricordare le sue radici Franco prepara piatti con la sapa e l’agresto, un aceto aromatico presente nella più antica tradizione contadi-na e che oggi viene prodotto ancora a Serra de’ Conti.A tenere ordine in questa cucina vissuta, è stato chiamato il giovane (classe ‘89) Claudio Illuminati, chef marchigiano che sta costruendo la sua carriera proprio a Londra.

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Sembrava Faleronee invece era Londra

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JAMIE OLIVER ha trentacinque anni e da una decina d’anni è uno dei personaggi televisivi più conosciuti del Regno Unito. È stato testimonial della campagna per la trasformazione dei menù delle mense scolastiche e oggi collabora con Michelle Obama nella campagna contro l’obesità.

L’11 novembre un rappresentante di Marche’s è invitato da gennaro Contaldo e Jamie Oliver alla “Big Night Out with Jamie”, cena di raccolta fondi organizzata da Fifteen. Fifteen è una catena di quattro ristoranti con

una forte propensione al sociale: la brigata di cucina è composta da giovani tra i 18 e i 24 anni con gravi problemi personali, a cui viene off erta la possibilità di imparare il lavoro e costruire il proprio futuro.

attraverso una aff ermazione più gene-rale dei valori di qualità di un territorio, di una sua riconoscibilità ampia, si può veramente pensare di trovare una propria dimensione. Per questo chi insiste su una ulteriore parcellizzazione delle iniziative promozionali, mettendo le diverse aree della regione a confronto, rischia di inde-bolire questo duro processo. Una fi era è una fi era, se ne fanno di continuo. Le fi ere servono a tirare le fi la, a darsi un appunta-mento, a creare un picco d’attenzione in-torno ad un lavoro che dura mesi, se non anni, attraverso iniziative continue. Anche quando va bene, come questa volta, una fi era è solo una fi era. WM

Ci sono energie, voglia di fare e nessun timore reverenziale nel confrontarsi con un contesto così competitivo e contemporaneamente attento.Questa mancanza di timore è la stessa del ri-storante Rossodisera, che prova a fare da testa di ponte della marchigianità a Londra. Allestito a Covent Garden con i mattoni e le travi di una vecchia casa di Ponzano di Fermo, piano piano sta facendo scoprire al pubblico che si aff retta verso i teatri della zona che un po’ di ciauscolo e un po’ di rosso Conero possono farti gustare meglio anche un musical celebrato come Chicago.La promozione delle nostre produzioni alimentari ed enogastronomiche deve allearsi

con la promozione turistica e artigianale, in un progetto ampio di marketing del territo-rio. Soprattutto in mercati maturi e che già conoscono da tempo il Made in Italy, non ci si dovrebbe limitare a proporre i nostri prodotti agli importatori o ai grandi distributori. Pro-babilmente conoscono già la lacrima di Morro d’Alba o il rosso Piceno, il formaggio di fossa o il salame di Fabriano. Il lavoro più importante da fare è quello con i clienti fi nali, perché al tavolo possano chie-dere uno dei nostri rossi invece che un vino toscano, siciliano o piemontese. La regionaliz-zazione del prodotto, in una prima fase, può anche essere un valore aggiunto per i curiosi che vogliono esplorare, sperimentare. Solo

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NUOK microcosmo italiano

nella grande mela

Respirare l’aria creativa di New York ed esserne parte integrante ed attiva: è questa l’esperienza che Alice Avallone ha condiviso con noi

Lasciare il proprio Paese per iniziare una vita nuova in una nazione scono-sciuta: tanto da conoscere ma anche tante difficoltà da affrontare. Lei lo ha fatto Alice, decidendo di trasferirsi a New York. Ci parli un po’ della sua esperienza.

“Due estati fa, ho deciso di farmi un regalo: un mese di vacanza a New York. Una sera ho incontrato il mio fidanzato, Leonardo, a Brooklyn. Tra il colpo di fulmine, una inaspettata prospettiva di lavoro e la decisione di trasferirmi, è passato un mese. A fine settembre 2009 sono tornata negli States, ed ho iniziato a seguire un corso intensi-vo di inglese. Oggi vivo in uno dei quartiere più giovani ed in fermento a Brooklyn: Williamsburg. Gallerie d’arte, hipsters con le camice a quadretti ed i pantaloni stretti, ristorantini eccezionali, ed una vista mozzafiato su Manhattan.”Come le è venuta l’idea di creare Nuok? E come la sta “facendo crescere”?“Come raccontavo, nell’agosto 2009 sono partita per New York come turista. Ho cerca-to in lungo ed in largo informazioni in rete accurate, aggiornate ed originali, purtroppo senza successo. Così, una volta arrivata a New York, ho iniziato a tenere un diario: Nuok. Negli stessi giorni, ho iniziato a conoscere alcuni creativi italiani e da un semplice blog personale, Nuok si è trasformato in pochissimo tempo in un portale dedicato ai giovani talenti nostrani a New York. Nell’ottobre successivo decisi di trasferirmi nella Grande Mela, ed eccomi ancora qui, a distanza di un anno. Io, Annamaria, Leonardo, Francesca, Elisa, Valentina e Lorenzo, anche grazie all’aiuto di tanti collaboratori, stiamo crescendo Nuok con tantissima cura ed amore. Mi piace definirci “emigranti di lusso”: non abbiamo valigia di cartone e scarpe rotte, ma un buon bagaglio culturale ed artistico tutto made in Italy.La più grande soddisfazione? Vincere con Nuok il World Summit Young Award quest’an-

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A questa curiosità, così ha risposto a Nuok Tommaso Majon-chi : ”C’è il culto degli Italiani a New York: siamo visti come i veri artisti, capaci di dare una visione umanistica a qualsiasi cosa. In effetti noi europei (come gli asiatici) abbiamo una vi-sione più aperta e personale, mentre gli americani hanno una tecnica incredibile ma spesso si incanalano in stili omogenei.”

“Come sono visti gli italiani in America?”

no, il premio patrocinato dalle Nazioni Unite per i migliori progetti digitali.”Chi sono gli italiani d’America? Quali professioni svolgono, quali sogni hanno, quanto sono riusciti ad integrarsi nella cultura americana?“E’ una domanda che richiederebbe una risposta molto complessa. Quello che posso constatare, è che le vecchie generazioni non sono riuscite ad integrarsi nella cultura americana. Bensonhurts, una delle più grandi comunità di italiani della prima generazione, conta più di sessanta mila persone, e più di un terzo di loro, secondo il censimento del 2000, parla solo italiano. E’ anche la più grande comunità di italiani che parla italiano di tutti gli States: incredibile. In compenso, gli americani amano gli italiani: cibo, moda, vino. In questo mio primo anno a New York ho notato una cosa curiosa: la maggior parte degli

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Alice Avallone è nata ad Asti nel freddo 15 dicembre 1984, alle 2.05 di notte. Da piccola, faceva collezione di mine di matita colorate. Da grande, racconta alle persone il mondo che vede. Ama giocare, indossare le righe, spiare la gente ed imbottigliare le nuvole. Vive a New York da più di un anno, ma sta già pensando alla prossima meta.

CHI E’ALICE AVALLONE?

americani con cui sono entrata in contatto, mi hanno detto di avere una qualche improbabile parentela italiana. Quasi a dire: anche io sono un po’ italiano!Per quanto riguarda le nuove generazioni, c’è sicuramente totale integrazione, ed è quasi impossibile rintracciare una vera e propria zona comune. Il sogno condiviso? Quello Americano, con la A maiuscola.”Come sa, il punto focale di Why Marche è conoscere e far conoscere la “marchigia-nità”. Quindi le chiedo: e i marchigiani a New York, ci sono? Ci racconti qualcosa di loro se ne ha conosciuti.“Grazie a Nuok ho potuto intervistare alcuni ragazzi molto in gamba di Fano: il pluripremiato regista Andrea Lodovichetti, la fotografa Giulia Piccari, ed Andrea Vitali, alla direzione vendite wholesale e stampa per una piccola società di scarpe a Soho. Ma ho incontrato personalmente anche altri marchigiani che più semplicemente sono venuti a contatto con la città di New York per motivi di studio, come Tommaso Majonchi.”

Tra le storie che ha conosciuto attraverso questo particolare social network, ce n’è una che particolarmente l’ha colpita?“Tra le storie dei marchigiani venuti a contatto con Nuok, mi ha colpito molto la storia di Ca-milla Fucili, di Urbino. Si è presentata a noi così:“100% italiana ma ufficialmente americaniz-zata da un paio d’anni. Urbino e’ stata la mia prima casa, poi è venuta Firenze dove mi sono laureata in Disegno Industriale nel 2007 e un mese dopo New York.”Camilla sta terminando gli studi in una delle più prestigiose scuole di Industrial Design, e c’è da credere che farà tanta strada, e porterà alto il nome delle Marche anche in America.”Un’ultima domanda prima di salutarci: ci pensa mai a tornare in Italia? Perché?“Sì, ci penso sempre. Amo molto l’Italia e sarà per sempre la mia vera “casa”. Allo stesso tem-po però, amo viaggiare e regalarmi nuove esperienze all’estero. Sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli, ma ho spesso bisogno di tornare in Italia. Per me è come ricaricare le batterie, per ripartire ancora più consapevole e serena.” WM

Mi piace definirci “emigranti di lusso”: non abbiamo valigia di cartone e scarpe rotte, ma un buon bagaglio culturale ed

artistico tutto made in Italy

Scan with yoursmartphone

www.nuok.it

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IL MERCATOAttualmente GWC opera in prevalenza in Medio Oriente, Gulf Area e Nord Africa. Per quanto riguarda il mercato delle Green Energy e dei Biocombustibili una forte attenzione è riservata al mondo delle colture energetiche e dei biocombustibili liquidi, focalizzando l’attenzione su Paesi come la Malaysia, l’India, il Sud America e l’Africa Centrale.Global World Consulting accompagna i propri clienti nello sviluppo di strategie personalizzate per l’ingresso in nuovi mercati e la valorizzazione di tutte quelle piccole e medie aziende italiane che hanno grandi competenze e prodotti eccellenti, ma che spesso da sole non riescono a beneficiare appieno delle opportunità offerte dal mercato globale.

& internazionalizzazionePMI

Il processo di globalizzazione è un fenomeno di progressiva crescita delle relazioni e degli scambi a livello mondiale. Ciò comporta per le aziende

italiane la necessità di internazionalizzare i propri orizzonti per poter affrontare la com-petizione mondiale, cercare nuove risorse, nuovi mercati per la propria produzione, per stabilizzare e rafforzare la propria iden-tità aziendale in ottica globale.Il partner ideale per le imprese che guar-dano oltre il proprio orizzonte è Global World Consulting, società che si rivolge non soltanto al tessuto imprenditoriale marchi-giano, ma collabora a stretto contatto con diverse realtà nazionali, con l’obiettivo di diffondere nel mondo l’eccellenza del Made in Italy.Global World Consulting fornisce alle PMI una pluralità di servizi, tali da permetterne l’internazionalizzazione, intesa non solo

come servizio commerciale e di marketing, ma come servizio strategico mirato alla cre-scita ed allo sviluppo del tessuto impren-ditoriale italiano, in grado di apportare innovazioni indispensabili per sfruttare al meglio le opportunità offerte dal mercato globale. GWC è l’interlocutore ideale per l’impresa italiana che vuole internazionalizzarsi e per l’impresa straniera che intende operare nel mercato italiano, fornendo servizi e assistenza altamente professionali, grazie ad un network di partners e corrispondenti stranieri in continuo sviluppo. I collaboratori esteri operano direttamente in loco, a stretto contatto con la realtà loca-le quotidiana e grazie alla loro esperienza e conoscenza diretta sono in grado di fornire ogni supporto pratico necessario per la rea-lizzazione dei progetti specifici per conto di e in collaborazione con i propri clienti. WM

Global World Consulting vi mostra un nuovo orizzonte. Cogliere nuove opportunità ma anche creare un nuovo modo di fare impresa: questo significa internazionalizzare La GWC accompagna,le imprese marchigiane e non,in questo cammino

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Global World Consultingcollabora con le aziende di diversi settori merceologici, specializzandosi in:

GREENENERGY ARREDAMENTO

FOOD&

BEVERAGE

BIOCONBUSTIBILI FASHION B2B

Tel. [email protected]

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& internazionalizzazione

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si occupa di loro, ovunque essi siano, sostenendo e proteggendo la loro preziosa umanità

Nel suo Centro di Accoglienza a Yakassé-Feyassé (Costa d’Avorio) porta avanti da anni un importante progetto umanitario, “Africa per gli Africani”, strumento di attuazione degli Obiettivi del Millennio fissati dall’ONU

Ogni volta che facciamo un’elemosina,un povero diventa più povero

Ogni volta che offriamo lavoro, un povero si rialza e riprende il dignitoso cammino della sua esistenza

Questo abbiamo imparato dopo tanti anni di attività in Africa: “pas de cadeaux”, basta regali, basta elemosina

Il “Centro di Accoglienza Maria Grazia Balducci” è una struttura Socio-Sanitaria che garantisce alla popolazione locale, con grandi sforzi umani e finanziari:• una costante assistenza medica,• consente ai bambini di frequentare una scuola,• agli adolescenti di formarsi nel lavoro e• agli anziani di affrontare con maggior serenità e meno solitudine la vecchiaia.

Queste sono le premesse necessarie per uno sviluppo sociale ed economico sostenibile che riduca progressivamente la povertà e garantisca il loro diritto ad autonome scelte.

I PROGETTI IN CORSO

• Centro Sanitario: Ospedale Centro Nutrizione Centro Igiene Centro Assistenza Anziani• Infanzia e Alfabetizzazione• Arti e Mestieri• Progetti di Attività Produttive• Micro finanziamenti

[email protected]

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Il mio nome mi piace, è semplice ma allo stesso tempo incisivo. Ma, perdonatemi il gioco di parole, perché “Why”?

“Era un sabato mattina, Novembre di un anno fa, ancora ai primordi dell’idea. Cominciavamo ad avere chiaro che cosa volevamo fare, cosa comunicare, per�no come farlo…ma brancolavamo nel buio per un “dettaglio”: come chiamarti, tu che così tanto ci stimolavi, ci appassionavi? Tra una proposta e l’altra, tutte scartate perché a ciascuna mancava qualcosa, un’anima così come la volevamo noi, sono nate delle domande…e come spesso accade, dal porsi degli interrogativi nascono le soluzioni! “Perché abbiamo scelto il territorio marchigiano con le sue persone e le loro storie, le sue aziende, le sue istituzioni, i suoi usi e costumi, la sua arte, tutto il suo contesto socio-culturale ed economico come faro per orientare il percorso della nostra “creatura”?” E abbiamo deciso che numero dopo numero, post dopo post, avremo cercato di dare un motivo, di dare appunto un perché alla nostra scelta, facendo in modo che ogni lettore trovasse il suo perché. Ed ecco …sei diventato Why!”

Why Marche

Che e�etto vi fa essere parte della mia crescita? Sentite un po’ di responsabilità nel curare la mia buona “formazione”?

Why Marche

Che cosa vorreste comunicare attraverso le mie pagine, i miei video, le mie immagini?

Why Marche

A Lei spetta il compito di indirizzare la mia linea editoriale, cosa ha in mente per me?

Why Marche

Perché �rmare proprio Why Marche? Qual è la mia caratteristica che l’ha portata a dire di sì?

Why Marche

Sicuramente è un progetto particolarmente innovativo. Altrettanto quindi saranno anche le strategie per promuovermi. Tra i vari canali utilizzati, quale pensi sia il più all’avanguardia?

Why Marche

Social network: una parola usatissima quasi più di…casa! Ma in realtà in pochi ne conoscono le vere potenzialità e sono lusingato dal fatto che due dei maggiori esperti della nostra Regione abbiano deciso di occuparsi di me! Come mai questo onore?

Why Marche

Inutile negarlo, l’apparenza conta eccome! Come deciderai quali immagini, e�etti, fotogra�e scegliere per farmi rimanere impresso negli occhi dei lettori e dei visitatori del portale?

Why Marche

Se avessi dovuto rispondere alla domanda precedente, avrei detto che il bello di me è che posso/vorrei essere letto da tutti, perché do notizie ed informazioni interessanti in ogni rubrica…avrei dato una buona risposta?

Why Marche

Se doveste indicare due miei punti di forza a testa, cosa scegliereste?

Why Marche

Cosa vi aspettate da me?

Why Marche

Avete fatto un passo importante puntando su di me. Cosa vi ha convinto a farlo?

Why Marche

Presentandomi dite che sono un progetto di comunicazione integrata, una cosa che a sentirla sembra complessa … ma in realtà non sono poi così di�cile giusto? Basta “conoscermi” per apprez-zarmi!

Why Marche

Silvio e Eleonora

“Ma no, non sei a�atto complicato! Sei semplicemente diverso da quello che nel territorio siamo abituati a vedere e ad avere a disposizione. Ti abbiamo creato con in mente l’idea del network, di una rete che possa collegare varie tipologie di lettori, che possa vantare accessibilità da tutti i punti di vista. La tua natura diversi�cata, merita di essere conosciuta per essere apprezzata. Hai tante sfaccettature, tanti modi di essere. Puoi essere un e-reader all’avanguardia, contando sull’applicazione scaricabile grazie alla quale sarà possibile leggerti su tablet e smartphone. Sei un portale web, concepito per essere semplice e di facile consultazione ma anche ricco di video, video interviste, collegamenti con i social network, possibilità di interagire. E in�ne sei una rivista, per chi ama sentire la carta che scorre tra le dita e so�ermarsi a guardare l’incastro magico di immagini e parole. Tutto questo non ti rende complicato, ti rende completo: sei un nuovo modo di raccontare le Marche e sei �ero di esserlo!”

Silvio e Eleonora

“Ti abbiamo concepito proprio con questa volontà: arrivare a tutti! Per questo motivo abbiamo selezionato diversi canali di distribuzione. Raggiungerai in abbonamento tutte le Istituzioni, Regione e Province, le Università, le Associazioni di Categoria, gli Studi Associati più importanti, le Aziende più grandi. Sarai puntuale in edicola ogni mese, con una copertina sempre studiata e accattivante: vogliamo che tu possa essere appoggiato accanto ai più famosi mensili nazionali senza dover abbassare gli occhi ma sentendoti quasi un loro pari. Ma abbiamo voluto fare anche di più: farti strizzare l’occhio a chi si è annoiato di andare in edicola e uscirne pieno di quotidiani e mensili, a chi vuole avere tutto a portata di clik, che sia tramite un portatile connesso ad internet oppure tramite la magica tavoletta di Apple! E la stessa logica trasversale ci ha orientato anche nell’organizzare il contenuto: “Il piacere di rubricare” nostro e dei nostri redattori, speriamo diventi il piacere di leggere dei marchigiani!Tocchi temi molto diversi tra di loro, per cui è quasi impossibile che non si trovi un articolo di interesse, qualcosa di stimolante, una curiosità su cui cada lo sguardo.”

Silvio e Eleonora

“Vorrei che tu fossi diverso da tutte le altre esperienze di comunicazione/informazione �n’ora attivate sul nostro territorio. Il concetto di “fare rete” è stato usato centinaia di volte, ma poi spesso il campanilismo ha impedito di realizzarlo. Dovrai essere un prodotto marchigiano a tutto tondo, dei marchigiani e per i marchigiani, collegando la Regione dal Nord al Sud, dalla costa all’interno e noi dovremo essere bravi nel riempirti di contenuti che sappiano catturare l’attenzione di tutte le tipologie di lettori. Dotandoti anche di un canale internet e mobile, vogliamo che tu possa essere espressione dei tempi che stanno cambiando, di un’attenzione sempre maggiore a nuovi modelli di comunicazione che usano l’integrazione e non la separazione. Vorrei fare di te qualcosa di stimolante e conosciuto, anche al di fuori dei con�ni marchigiani.”

Maria Pettinari

“I Social Network rappresentano sicuramente lo sviluppo più importante della rete, che si è trasformata negli ultimi anni da luogo di consultazione e lettura a luogo di condivisione. Oggi sempre più assomiglia ad una piazza in cui si incontrano online amici reali o solo virtuali, un posto in cui si rende partecipi dei propri pensieri e delle proprie azioni tutto il nostro network relazionale. Penso che di esperti non si possa mai parlare - soprattutto riguardo le tematiche sociali della rete dove le competenze, per analizzarle, attraversano vari campi - ma semmai di utilizzatori frequenti e quindi, meglio di altri, capaci di comprendere questo fenomeno e di esprimere alcune considerazioni in merito. Sicuramente nelle Marche l'utilizzo di Internet è ancora basso se paragonato a quello di altre regioni e quindi è interessante il progetto Why Marche che tra gli altri �ni si propone di a�rontare le nuove tematiche della rete e fornire una lettura quanto più semplice ed immediata possibile per gli utenti che sono nuovi a questo mondo e allo stesso tempo approcciare con curiosità e dinamismo quanto di nuovo ogni giorno si a�accia sul panorama del web. In questo atteggiamento mi riconosco a pieno e spero di portare un contributo importante e appassionato alla tua causa.”

Omar Ca�ni

“Al centro di San Benedetto c'è una statua molto signi�cativa, che ra�gura una retara. Nel lavoro della pesca le donne stavano a casa, ma avevano il compito fondamentale di costruire le reti. Prendere i cordini e annodarli tra loro, costruendo nodo dopo nodo lo strumento principale dell'attività dei mariti. Non facevano questo

Fabio Curzi

“La prima regola per fare del buon marketing è conoscere sì il prodotto, ma soprattutto il target di riferimento. Sei stato concepito per essere uno strumento a servizio di tutti: il tuo target è ipotetica-mente illimitato e così vogliamo che sia! Ecco perché stiamo cercando di attuare una fusione tra quelli che sono i tre canali fondamentali della comunicazione: la carta, il web, i sistemi mobile. Per promuoverti useremo quindi delle strategie integrate e quella più interessante, perché ancora da scoprire in larga parte, è quella che riguarda web e mobile. Essere a�ancati nel nostro percorso da blogger di rilievo ci permetterà di coinvolgere il popolo dei social network creando attorno a te attesa ed attenzione, puntando sulla pubblicazione di contenuti interattivi che arricchiscano quanto già presente sulla carta. Ma abbiamo voluto fare anche un passo ulteriore, che ti pone alla stregua di grandi testate nazionali: creare per te un’applicazione dedicata che sia scaricabile su tablet e smartphone e che possa permettere agli utenti di questi supporti di sfogliarti, consultarti, usare i tuoi link per collegarsi ad altri contenuti esterni.”

Ra�aella Scortichini

“Perchè nasce da un gruppo di giovani professionisti che hanno messo insieme capacità e competenze. Giovani che hanno s�dato la "congiuntura negativa" con creatività, responsabilità e il coraggio di chi sa di potercela fare. La tua caratteristica? Quella di essere una rivista "integrata" con tutti i mezzi di comunicazione che il nostro tempo ci mette a disposizione, senza perdere di vista la qualità, la sostanza, la bellezza.”

Maria Pettinari

“Di�cile sceglierne solo due! Direi la gra�ca curata in modo veramente “maniacale”, frizzante e mai uguale a se stessa. E la qualità dei contenuti, scritti con passione, da chi in questo progetto crede e ama fare informazione vera, calarsi sul territorio, cercare storie che non sempre sono presenti sui grandi media o raccontare cose già conosciute ma in modo diverso!”

Eleonora

“Tempo fa fantasticavo di creare un progetto di comunicazione che avesse un suo applicativo sull’iPad, smartphone, ePub etc. Ma per�no io pensavo di essere troppo “futuristico”. Ora invece mi rendo conto che quel futuro è oramai diventato presente…e questo presente sei tu, Why. Il tuo dovere ora e la tua forza è creare interazione attraverso i dispositivi di ultima generazione, corrergli a �anco. Puoi andare oltre i limiti della carta, aprendo scenari che solo pochi anni fa erano sconosciuti e che comunque anche ora sono molto meno utilizzati di quanto dovrebbero; con te proviamo a colmare questo gap tra ciò che si può fare e ciò che si fa.”

Silvio

“Per creare qualcosa che possa lasciare un segno bisogna avere a disposizione per lo meno tre ingredienti: idee innovative, professionisti preparati ed entusiasti su cui contare, un pizzico di sana incoscienza! Noi le abbiamo tutte e tre e abbiamo deciso di provare a metterle a frutto per dare vita a te, che speriamo diventerai grande piano piano, un punto di riferimento magari per altri giovani che vogliano investire sul loro intelletto e sulla loro voglia di fare. Probabilmente ha contribuito anche un po’ di presunzione, quella che ci fa dire che la qualità sarà la tua eccellenza, l’integrazione la tua forza.”

Silvio e Eleonora

“Non posso che essere felice ed entusiasta di far parte di “Why”. Perché? Perché sei , e vuoi essere, una progetto giovane, innovativo e capace di abbracciare il panorama marchigiano con un’ottica più ampia e completa. In tempi di crisi ciò rappresenta una s�da, e anche noi della redazione sentiamo il peso della responsabilità, ma “why” non provarci?”

Claudia Cinciripini

“Quando nasce qualcosa in cui credi sei sempre carico di propositi, ma anche di speranze e perchè no, qualche timore, ma per una buona riuscita bisogna buttarsi al 100% su quello che hai deciso di fare.Certo che sento su di me la responsabilità! Sia per le informazioni attendibili che devo fornire ai lettori, sia per la loro leggibilità. Vorrei che ogni articolo fosse un arricchirsi.”

Sara Bolognini

“E' un onore e un piacere essere stata chiamata a far parte dell'avventura di Why Marche: un progetto ambizioso e interessante che coinvolge giovani preparati che, pur in un momento di di�coltà come quello che l'Italia sta attraversando, hanno deciso di dar vita a una nuova creazione e di cimentarsi nel di�cile e in�azionato mondo della comunicazione. Responsabilità? Sì, ma soprattutto entusiasmo per questo nuovo progetto sulla realtà delle Marche: una regione multiforme, ricca e competitiva che tuttavia, per il carattere dei suoi abitanti, rimane uno scrigno di ricchezze a volte un po' in disparte, per intenditori. Per me è senza dubbio stimolante far parte di Why Marche, un magazine moderno e di ampio respiro, che mantiene la forma cartacea classica ma punta anche fortemente sul Web, facendo sua la forza comunicativa della Rete.”

Michela Maria Marconi

“La passione per il "mestiere dello scrivere", che passa inevitabilmente anche per l'esperienza in una redazione giovane come questa.”

Sara Schiarizza

“Attraverso te io vorrei comunicare e basta. Nel senso più originario e più umano della parola. Tu, giovane e tecnologico come sei, non puoi ricordartelo. Comunicare per davvero presuppone che ad un capo e all'altro del �lo della comunicazione ci siano sempre le persone e che come tali entrambe si riconoscano. Che la comunicazi-one sia parlata, scritta, per immagini, per gesti, che tratti di questo o di quello, secondo questa o quella prospettiva, la storia non cambia. La comunicazione vera esige �ducia per l'onestà di chi comunica e rispetto per l'intelligenza e la sensibilità di chi recepisce. Ecco perchè quando alle persone si sostituiscono le "masse", fatto molto frequente nei media, la comunicazione diventa manipolazione.”

Giampaolo Paticchio

“Personalmente mi ritengo soddisfatto di aver preso parte a questo progetto, in quanto collaborare con un'équipe quali�cata e con idee concrete, per un mensile così valido, permette al mio iter culturale e personale di avere una svolta: infatti tu, WhyMarche, sei un progetto completo e innovativo,che pone la sua attenzione ai vari scenari della Regione Marche, riportando con pragmatismo gli elementi che la caratterizzano. Per quanto riguarda invece la responsabilità individuale, credo che questa sia grande, poiché è mio compito assicurarmi di presentare ai lettori brani di qualità sia per ottenere la loro �ducia che per accrescere la tua buona formazione.”

Roberto Ricci

“Grazie a te vogliamo creare un �lo conduttore, un canale alternativo che sia in grado di legare tutto il territorio e tutti i soggetti che ne fanno parte. E vorremo anche che tu rappresentassi una nuova risposta: vero, il momento economico è di�cile, ma come possiamo pensare di superarlo se neghiamo potere alle idee, alla creatività, ai piccoli e grandi sogni? Per noi sei stato una grande scommessa, c’hai fatto passare più di qualche notte insonne, ma abbiamo voluto crederci e portarti a termine! Ora speriamo che tu possa essere un biglietto da visita, per dimostrare che investire in qualcosa di nuovo non è un errore, anzi è il motore che può ridare nuovo slancio alla crescita!”

Silvio e Eleonora

“Why … sai che non sono bravo a parlare ed ora devo anche scrivere! Descrivere di come rimarrai impresso ai lettori è una doman-dona! Ma ci provo. La vera s�da per me è fare e trovare fotogra�e che riescano a raccontare una storia in un’immagine. Per questo non avrà importanza la qualità tecnica e tecnologica o comunque non sarà preponderante, ma l’emozione che ogni foto trasmetterà. Per questo oltre a fare le foto direttamente cercherò nel web o chiamerò amici che mi aiuteranno di volta in volta. Io comunque, interverrò , non sempre, anche con elaborazioni e ritocchi, proprio per far si che le foto vivano da sole nel pezzo scritto. Il riassunto di questa mia �loso�a di lavoro sono queste due frasi. La prima: “un giornalista è tanto più bravo se riesce a farti vedere con le parole, un fotografo se riesce a raccontare con un’immagine.” La seconda: “L’unica vera rivoluzione è la condivisione.”

Max Fabrizi

“Mi piace pensarti come una zona franca del pensiero, una fucina di idee nutrienti e libere, dove anche le realtà più nascoste riusciranno ad avere il giusto spazio. Non voglio smettere di credere nella bellezza delle cose, delle persone: il potere delle immagini e delle parole resta la migliore arma contro tutta la gamma di grigi quotidiani.”

Noemi Tiburzi

lavoro dentro casa, chiuse in una stanza, ma sulla porta sedute una accanto all'altra. Anche le merlettaie di O�da, sedute vicine nonna, madre e �glia, intrecciavano i �li in nodi. Durante questo lavoro costruivano altre reti, altri legami, ma tra persone. Costruire reti tra persone e persone, stendere un �lo che ci lega ad un’ altra persona per catturare insieme degli obiettivi, è uno dei lavori più importanti che possiamo fare oggi. E come potevo perdere l'occasione di stringere nodi con un gruppo così stimolante come quello di Why Marche?”

dall’idea alla

38 Whymarche.com

Page 39: Why Marche N.01 9/2010

Il mio nome mi piace, è semplice ma allo stesso tempo incisivo. Ma, perdonatemi il gioco di parole, perché “Why”?

“Era un sabato mattina, Novembre di un anno fa, ancora ai primordi dell’idea. Cominciavamo ad avere chiaro che cosa volevamo fare, cosa comunicare, per�no come farlo…ma brancolavamo nel buio per un “dettaglio”: come chiamarti, tu che così tanto ci stimolavi, ci appassionavi? Tra una proposta e l’altra, tutte scartate perché a ciascuna mancava qualcosa, un’anima così come la volevamo noi, sono nate delle domande…e come spesso accade, dal porsi degli interrogativi nascono le soluzioni! “Perché abbiamo scelto il territorio marchigiano con le sue persone e le loro storie, le sue aziende, le sue istituzioni, i suoi usi e costumi, la sua arte, tutto il suo contesto socio-culturale ed economico come faro per orientare il percorso della nostra “creatura”?” E abbiamo deciso che numero dopo numero, post dopo post, avremo cercato di dare un motivo, di dare appunto un perché alla nostra scelta, facendo in modo che ogni lettore trovasse il suo perché. Ed ecco …sei diventato Why!”

Why Marche

Che e�etto vi fa essere parte della mia crescita? Sentite un po’ di responsabilità nel curare la mia buona “formazione”?

Why Marche

Che cosa vorreste comunicare attraverso le mie pagine, i miei video, le mie immagini?

Why Marche

A Lei spetta il compito di indirizzare la mia linea editoriale, cosa ha in mente per me?

Why Marche

Perché �rmare proprio Why Marche? Qual è la mia caratteristica che l’ha portata a dire di sì?

Why Marche

Sicuramente è un progetto particolarmente innovativo. Altrettanto quindi saranno anche le strategie per promuovermi. Tra i vari canali utilizzati, quale pensi sia il più all’avanguardia?

Why Marche

Social network: una parola usatissima quasi più di…casa! Ma in realtà in pochi ne conoscono le vere potenzialità e sono lusingato dal fatto che due dei maggiori esperti della nostra Regione abbiano deciso di occuparsi di me! Come mai questo onore?

Why Marche

Inutile negarlo, l’apparenza conta eccome! Come deciderai quali immagini, e�etti, fotogra�e scegliere per farmi rimanere impresso negli occhi dei lettori e dei visitatori del portale?

Why Marche

Se avessi dovuto rispondere alla domanda precedente, avrei detto che il bello di me è che posso/vorrei essere letto da tutti, perché do notizie ed informazioni interessanti in ogni rubrica…avrei dato una buona risposta?

Why Marche

Se doveste indicare due miei punti di forza a testa, cosa scegliereste?

Why Marche

Cosa vi aspettate da me?

Why Marche

Avete fatto un passo importante puntando su di me. Cosa vi ha convinto a farlo?

Why Marche

Presentandomi dite che sono un progetto di comunicazione integrata, una cosa che a sentirla sembra complessa … ma in realtà non sono poi così di�cile giusto? Basta “conoscermi” per apprez-zarmi!

Why Marche

Silvio e Eleonora

“Ma no, non sei a�atto complicato! Sei semplicemente diverso da quello che nel territorio siamo abituati a vedere e ad avere a disposizione. Ti abbiamo creato con in mente l’idea del network, di una rete che possa collegare varie tipologie di lettori, che possa vantare accessibilità da tutti i punti di vista. La tua natura diversi�cata, merita di essere conosciuta per essere apprezzata. Hai tante sfaccettature, tanti modi di essere. Puoi essere un e-reader all’avanguardia, contando sull’applicazione scaricabile grazie alla quale sarà possibile leggerti su tablet e smartphone. Sei un portale web, concepito per essere semplice e di facile consultazione ma anche ricco di video, video interviste, collegamenti con i social network, possibilità di interagire. E in�ne sei una rivista, per chi ama sentire la carta che scorre tra le dita e so�ermarsi a guardare l’incastro magico di immagini e parole. Tutto questo non ti rende complicato, ti rende completo: sei un nuovo modo di raccontare le Marche e sei �ero di esserlo!”

Silvio e Eleonora

“Ti abbiamo concepito proprio con questa volontà: arrivare a tutti! Per questo motivo abbiamo selezionato diversi canali di distribuzione. Raggiungerai in abbonamento tutte le Istituzioni, Regione e Province, le Università, le Associazioni di Categoria, gli Studi Associati più importanti, le Aziende più grandi. Sarai puntuale in edicola ogni mese, con una copertina sempre studiata e accattivante: vogliamo che tu possa essere appoggiato accanto ai più famosi mensili nazionali senza dover abbassare gli occhi ma sentendoti quasi un loro pari. Ma abbiamo voluto fare anche di più: farti strizzare l’occhio a chi si è annoiato di andare in edicola e uscirne pieno di quotidiani e mensili, a chi vuole avere tutto a portata di clik, che sia tramite un portatile connesso ad internet oppure tramite la magica tavoletta di Apple! E la stessa logica trasversale ci ha orientato anche nell’organizzare il contenuto: “Il piacere di rubricare” nostro e dei nostri redattori, speriamo diventi il piacere di leggere dei marchigiani!Tocchi temi molto diversi tra di loro, per cui è quasi impossibile che non si trovi un articolo di interesse, qualcosa di stimolante, una curiosità su cui cada lo sguardo.”

Silvio e Eleonora

“Vorrei che tu fossi diverso da tutte le altre esperienze di comunicazione/informazione �n’ora attivate sul nostro territorio. Il concetto di “fare rete” è stato usato centinaia di volte, ma poi spesso il campanilismo ha impedito di realizzarlo. Dovrai essere un prodotto marchigiano a tutto tondo, dei marchigiani e per i marchigiani, collegando la Regione dal Nord al Sud, dalla costa all’interno e noi dovremo essere bravi nel riempirti di contenuti che sappiano catturare l’attenzione di tutte le tipologie di lettori. Dotandoti anche di un canale internet e mobile, vogliamo che tu possa essere espressione dei tempi che stanno cambiando, di un’attenzione sempre maggiore a nuovi modelli di comunicazione che usano l’integrazione e non la separazione. Vorrei fare di te qualcosa di stimolante e conosciuto, anche al di fuori dei con�ni marchigiani.”

Maria Pettinari

“I Social Network rappresentano sicuramente lo sviluppo più importante della rete, che si è trasformata negli ultimi anni da luogo di consultazione e lettura a luogo di condivisione. Oggi sempre più assomiglia ad una piazza in cui si incontrano online amici reali o solo virtuali, un posto in cui si rende partecipi dei propri pensieri e delle proprie azioni tutto il nostro network relazionale. Penso che di esperti non si possa mai parlare - soprattutto riguardo le tematiche sociali della rete dove le competenze, per analizzarle, attraversano vari campi - ma semmai di utilizzatori frequenti e quindi, meglio di altri, capaci di comprendere questo fenomeno e di esprimere alcune considerazioni in merito. Sicuramente nelle Marche l'utilizzo di Internet è ancora basso se paragonato a quello di altre regioni e quindi è interessante il progetto Why Marche che tra gli altri �ni si propone di a�rontare le nuove tematiche della rete e fornire una lettura quanto più semplice ed immediata possibile per gli utenti che sono nuovi a questo mondo e allo stesso tempo approcciare con curiosità e dinamismo quanto di nuovo ogni giorno si a�accia sul panorama del web. In questo atteggiamento mi riconosco a pieno e spero di portare un contributo importante e appassionato alla tua causa.”

Omar Ca�ni

“Al centro di San Benedetto c'è una statua molto signi�cativa, che ra�gura una retara. Nel lavoro della pesca le donne stavano a casa, ma avevano il compito fondamentale di costruire le reti. Prendere i cordini e annodarli tra loro, costruendo nodo dopo nodo lo strumento principale dell'attività dei mariti. Non facevano questo

Fabio Curzi

“La prima regola per fare del buon marketing è conoscere sì il prodotto, ma soprattutto il target di riferimento. Sei stato concepito per essere uno strumento a servizio di tutti: il tuo target è ipotetica-mente illimitato e così vogliamo che sia! Ecco perché stiamo cercando di attuare una fusione tra quelli che sono i tre canali fondamentali della comunicazione: la carta, il web, i sistemi mobile. Per promuoverti useremo quindi delle strategie integrate e quella più interessante, perché ancora da scoprire in larga parte, è quella che riguarda web e mobile. Essere a�ancati nel nostro percorso da blogger di rilievo ci permetterà di coinvolgere il popolo dei social network creando attorno a te attesa ed attenzione, puntando sulla pubblicazione di contenuti interattivi che arricchiscano quanto già presente sulla carta. Ma abbiamo voluto fare anche un passo ulteriore, che ti pone alla stregua di grandi testate nazionali: creare per te un’applicazione dedicata che sia scaricabile su tablet e smartphone e che possa permettere agli utenti di questi supporti di sfogliarti, consultarti, usare i tuoi link per collegarsi ad altri contenuti esterni.”

Ra�aella Scortichini

“Perchè nasce da un gruppo di giovani professionisti che hanno messo insieme capacità e competenze. Giovani che hanno s�dato la "congiuntura negativa" con creatività, responsabilità e il coraggio di chi sa di potercela fare. La tua caratteristica? Quella di essere una rivista "integrata" con tutti i mezzi di comunicazione che il nostro tempo ci mette a disposizione, senza perdere di vista la qualità, la sostanza, la bellezza.”

Maria Pettinari

“Di�cile sceglierne solo due! Direi la gra�ca curata in modo veramente “maniacale”, frizzante e mai uguale a se stessa. E la qualità dei contenuti, scritti con passione, da chi in questo progetto crede e ama fare informazione vera, calarsi sul territorio, cercare storie che non sempre sono presenti sui grandi media o raccontare cose già conosciute ma in modo diverso!”

Eleonora

“Tempo fa fantasticavo di creare un progetto di comunicazione che avesse un suo applicativo sull’iPad, smartphone, ePub etc. Ma per�no io pensavo di essere troppo “futuristico”. Ora invece mi rendo conto che quel futuro è oramai diventato presente…e questo presente sei tu, Why. Il tuo dovere ora e la tua forza è creare interazione attraverso i dispositivi di ultima generazione, corrergli a �anco. Puoi andare oltre i limiti della carta, aprendo scenari che solo pochi anni fa erano sconosciuti e che comunque anche ora sono molto meno utilizzati di quanto dovrebbero; con te proviamo a colmare questo gap tra ciò che si può fare e ciò che si fa.”

Silvio

“Per creare qualcosa che possa lasciare un segno bisogna avere a disposizione per lo meno tre ingredienti: idee innovative, professionisti preparati ed entusiasti su cui contare, un pizzico di sana incoscienza! Noi le abbiamo tutte e tre e abbiamo deciso di provare a metterle a frutto per dare vita a te, che speriamo diventerai grande piano piano, un punto di riferimento magari per altri giovani che vogliano investire sul loro intelletto e sulla loro voglia di fare. Probabilmente ha contribuito anche un po’ di presunzione, quella che ci fa dire che la qualità sarà la tua eccellenza, l’integrazione la tua forza.”

Silvio e Eleonora

“Non posso che essere felice ed entusiasta di far parte di “Why”. Perché? Perché sei , e vuoi essere, una progetto giovane, innovativo e capace di abbracciare il panorama marchigiano con un’ottica più ampia e completa. In tempi di crisi ciò rappresenta una s�da, e anche noi della redazione sentiamo il peso della responsabilità, ma “why” non provarci?”

Claudia Cinciripini

“Quando nasce qualcosa in cui credi sei sempre carico di propositi, ma anche di speranze e perchè no, qualche timore, ma per una buona riuscita bisogna buttarsi al 100% su quello che hai deciso di fare.Certo che sento su di me la responsabilità! Sia per le informazioni attendibili che devo fornire ai lettori, sia per la loro leggibilità. Vorrei che ogni articolo fosse un arricchirsi.”

Sara Bolognini

“E' un onore e un piacere essere stata chiamata a far parte dell'avventura di Why Marche: un progetto ambizioso e interessante che coinvolge giovani preparati che, pur in un momento di di�coltà come quello che l'Italia sta attraversando, hanno deciso di dar vita a una nuova creazione e di cimentarsi nel di�cile e in�azionato mondo della comunicazione. Responsabilità? Sì, ma soprattutto entusiasmo per questo nuovo progetto sulla realtà delle Marche: una regione multiforme, ricca e competitiva che tuttavia, per il carattere dei suoi abitanti, rimane uno scrigno di ricchezze a volte un po' in disparte, per intenditori. Per me è senza dubbio stimolante far parte di Why Marche, un magazine moderno e di ampio respiro, che mantiene la forma cartacea classica ma punta anche fortemente sul Web, facendo sua la forza comunicativa della Rete.”

Michela Maria Marconi

“La passione per il "mestiere dello scrivere", che passa inevitabilmente anche per l'esperienza in una redazione giovane come questa.”

Sara Schiarizza

“Attraverso te io vorrei comunicare e basta. Nel senso più originario e più umano della parola. Tu, giovane e tecnologico come sei, non puoi ricordartelo. Comunicare per davvero presuppone che ad un capo e all'altro del �lo della comunicazione ci siano sempre le persone e che come tali entrambe si riconoscano. Che la comunicazi-one sia parlata, scritta, per immagini, per gesti, che tratti di questo o di quello, secondo questa o quella prospettiva, la storia non cambia. La comunicazione vera esige �ducia per l'onestà di chi comunica e rispetto per l'intelligenza e la sensibilità di chi recepisce. Ecco perchè quando alle persone si sostituiscono le "masse", fatto molto frequente nei media, la comunicazione diventa manipolazione.”

Giampaolo Paticchio

“Personalmente mi ritengo soddisfatto di aver preso parte a questo progetto, in quanto collaborare con un'équipe quali�cata e con idee concrete, per un mensile così valido, permette al mio iter culturale e personale di avere una svolta: infatti tu, WhyMarche, sei un progetto completo e innovativo,che pone la sua attenzione ai vari scenari della Regione Marche, riportando con pragmatismo gli elementi che la caratterizzano. Per quanto riguarda invece la responsabilità individuale, credo che questa sia grande, poiché è mio compito assicurarmi di presentare ai lettori brani di qualità sia per ottenere la loro �ducia che per accrescere la tua buona formazione.”

Roberto Ricci

“Grazie a te vogliamo creare un �lo conduttore, un canale alternativo che sia in grado di legare tutto il territorio e tutti i soggetti che ne fanno parte. E vorremo anche che tu rappresentassi una nuova risposta: vero, il momento economico è di�cile, ma come possiamo pensare di superarlo se neghiamo potere alle idee, alla creatività, ai piccoli e grandi sogni? Per noi sei stato una grande scommessa, c’hai fatto passare più di qualche notte insonne, ma abbiamo voluto crederci e portarti a termine! Ora speriamo che tu possa essere un biglietto da visita, per dimostrare che investire in qualcosa di nuovo non è un errore, anzi è il motore che può ridare nuovo slancio alla crescita!”

Silvio e Eleonora

“Why … sai che non sono bravo a parlare ed ora devo anche scrivere! Descrivere di come rimarrai impresso ai lettori è una doman-dona! Ma ci provo. La vera s�da per me è fare e trovare fotogra�e che riescano a raccontare una storia in un’immagine. Per questo non avrà importanza la qualità tecnica e tecnologica o comunque non sarà preponderante, ma l’emozione che ogni foto trasmetterà. Per questo oltre a fare le foto direttamente cercherò nel web o chiamerò amici che mi aiuteranno di volta in volta. Io comunque, interverrò , non sempre, anche con elaborazioni e ritocchi, proprio per far si che le foto vivano da sole nel pezzo scritto. Il riassunto di questa mia �loso�a di lavoro sono queste due frasi. La prima: “un giornalista è tanto più bravo se riesce a farti vedere con le parole, un fotografo se riesce a raccontare con un’immagine.” La seconda: “L’unica vera rivoluzione è la condivisione.”

Max Fabrizi

“Mi piace pensarti come una zona franca del pensiero, una fucina di idee nutrienti e libere, dove anche le realtà più nascoste riusciranno ad avere il giusto spazio. Non voglio smettere di credere nella bellezza delle cose, delle persone: il potere delle immagini e delle parole resta la migliore arma contro tutta la gamma di grigi quotidiani.”

Noemi Tiburzi

lavoro dentro casa, chiuse in una stanza, ma sulla porta sedute una accanto all'altra. Anche le merlettaie di O�da, sedute vicine nonna, madre e �glia, intrecciavano i �li in nodi. Durante questo lavoro costruivano altre reti, altri legami, ma tra persone. Costruire reti tra persone e persone, stendere un �lo che ci lega ad un’ altra persona per catturare insieme degli obiettivi, è uno dei lavori più importanti che possiamo fare oggi. E come potevo perdere l'occasione di stringere nodi con un gruppo così stimolante come quello di Why Marche?”

dall’idea alla realtà

LA NASCITA DEL PROG ETTO RACCONTATA ATTRAVERSO GLI OCCHI DEI PROTAGONISTI …

E A FARE LE DOMANDE è DIRETTAMENTE WHY, CURIOSO DI CAPIRE DI PIù DI SE STESSO

39Whymarche.com

Page 40: Why Marche N.01 9/2010

Il mio nome mi piace, è semplice ma allo stesso tempo incisivo. Ma, perdonatemi il gioco di parole, perché “Why”?

“Era un sabato mattina, Novembre di un anno fa, ancora ai primordi dell’idea. Cominciavamo ad avere chiaro che cosa volevamo fare, cosa comunicare, per�no come farlo…ma brancolavamo nel buio per un “dettaglio”: come chiamarti, tu che così tanto ci stimolavi, ci appassionavi? Tra una proposta e l’altra, tutte scartate perché a ciascuna mancava qualcosa, un’anima così come la volevamo noi, sono nate delle domande…e come spesso accade, dal porsi degli interrogativi nascono le soluzioni! “Perché abbiamo scelto il territorio marchigiano con le sue persone e le loro storie, le sue aziende, le sue istituzioni, i suoi usi e costumi, la sua arte, tutto il suo contesto socio-culturale ed economico come faro per orientare il percorso della nostra “creatura”?” E abbiamo deciso che numero dopo numero, post dopo post, avremo cercato di dare un motivo, di dare appunto un perché alla nostra scelta, facendo in modo che ogni lettore trovasse il suo perché. Ed ecco …sei diventato Why!”

Why Marche

Che e�etto vi fa essere parte della mia crescita? Sentite un po’ di responsabilità nel curare la mia buona “formazione”?

Why Marche

Che cosa vorreste comunicare attraverso le mie pagine, i miei video, le mie immagini?

Why Marche

A Lei spetta il compito di indirizzare la mia linea editoriale, cosa ha in mente per me?

Why Marche

Perché �rmare proprio Why Marche? Qual è la mia caratteristica che l’ha portata a dire di sì?

Why Marche

Sicuramente è un progetto particolarmente innovativo. Altrettanto quindi saranno anche le strategie per promuovermi. Tra i vari canali utilizzati, quale pensi sia il più all’avanguardia?

Why Marche

Social network: una parola usatissima quasi più di…casa! Ma in realtà in pochi ne conoscono le vere potenzialità e sono lusingato dal fatto che due dei maggiori esperti della nostra Regione abbiano deciso di occuparsi di me! Come mai questo onore?

Why Marche

Inutile negarlo, l’apparenza conta eccome! Come deciderai quali immagini, e�etti, fotogra�e scegliere per farmi rimanere impresso negli occhi dei lettori e dei visitatori del portale?

Why Marche

Se avessi dovuto rispondere alla domanda precedente, avrei detto che il bello di me è che posso/vorrei essere letto da tutti, perché do notizie ed informazioni interessanti in ogni rubrica…avrei dato una buona risposta?

Why Marche

Se doveste indicare due miei punti di forza a testa, cosa scegliereste?

Why Marche

Cosa vi aspettate da me?

Why Marche

Avete fatto un passo importante puntando su di me. Cosa vi ha convinto a farlo?

Why Marche

Presentandomi dite che sono un progetto di comunicazione integrata, una cosa che a sentirla sembra complessa … ma in realtà non sono poi così di�cile giusto? Basta “conoscermi” per apprez-zarmi!

Why Marche

Silvio e Eleonora

“Ma no, non sei a�atto complicato! Sei semplicemente diverso da quello che nel territorio siamo abituati a vedere e ad avere a disposizione. Ti abbiamo creato con in mente l’idea del network, di una rete che possa collegare varie tipologie di lettori, che possa vantare accessibilità da tutti i punti di vista. La tua natura diversi�cata, merita di essere conosciuta per essere apprezzata. Hai tante sfaccettature, tanti modi di essere. Puoi essere un e-reader all’avanguardia, contando sull’applicazione scaricabile grazie alla quale sarà possibile leggerti su tablet e smartphone. Sei un portale web, concepito per essere semplice e di facile consultazione ma anche ricco di video, video interviste, collegamenti con i social network, possibilità di interagire. E in�ne sei una rivista, per chi ama sentire la carta che scorre tra le dita e so�ermarsi a guardare l’incastro magico di immagini e parole. Tutto questo non ti rende complicato, ti rende completo: sei un nuovo modo di raccontare le Marche e sei �ero di esserlo!”

Silvio e Eleonora

“Ti abbiamo concepito proprio con questa volontà: arrivare a tutti! Per questo motivo abbiamo selezionato diversi canali di distribuzione. Raggiungerai in abbonamento tutte le Istituzioni, Regione e Province, le Università, le Associazioni di Categoria, gli Studi Associati più importanti, le Aziende più grandi. Sarai puntuale in edicola ogni mese, con una copertina sempre studiata e accattivante: vogliamo che tu possa essere appoggiato accanto ai più famosi mensili nazionali senza dover abbassare gli occhi ma sentendoti quasi un loro pari. Ma abbiamo voluto fare anche di più: farti strizzare l’occhio a chi si è annoiato di andare in edicola e uscirne pieno di quotidiani e mensili, a chi vuole avere tutto a portata di clik, che sia tramite un portatile connesso ad internet oppure tramite la magica tavoletta di Apple! E la stessa logica trasversale ci ha orientato anche nell’organizzare il contenuto: “Il piacere di rubricare” nostro e dei nostri redattori, speriamo diventi il piacere di leggere dei marchigiani!Tocchi temi molto diversi tra di loro, per cui è quasi impossibile che non si trovi un articolo di interesse, qualcosa di stimolante, una curiosità su cui cada lo sguardo.”

Silvio e Eleonora

“Vorrei che tu fossi diverso da tutte le altre esperienze di comunicazione/informazione �n’ora attivate sul nostro territorio. Il concetto di “fare rete” è stato usato centinaia di volte, ma poi spesso il campanilismo ha impedito di realizzarlo. Dovrai essere un prodotto marchigiano a tutto tondo, dei marchigiani e per i marchigiani, collegando la Regione dal Nord al Sud, dalla costa all’interno e noi dovremo essere bravi nel riempirti di contenuti che sappiano catturare l’attenzione di tutte le tipologie di lettori. Dotandoti anche di un canale internet e mobile, vogliamo che tu possa essere espressione dei tempi che stanno cambiando, di un’attenzione sempre maggiore a nuovi modelli di comunicazione che usano l’integrazione e non la separazione. Vorrei fare di te qualcosa di stimolante e conosciuto, anche al di fuori dei con�ni marchigiani.”

Maria Pettinari

“I Social Network rappresentano sicuramente lo sviluppo più importante della rete, che si è trasformata negli ultimi anni da luogo di consultazione e lettura a luogo di condivisione. Oggi sempre più assomiglia ad una piazza in cui si incontrano online amici reali o solo virtuali, un posto in cui si rende partecipi dei propri pensieri e delle proprie azioni tutto il nostro network relazionale. Penso che di esperti non si possa mai parlare - soprattutto riguardo le tematiche sociali della rete dove le competenze, per analizzarle, attraversano vari campi - ma semmai di utilizzatori frequenti e quindi, meglio di altri, capaci di comprendere questo fenomeno e di esprimere alcune considerazioni in merito. Sicuramente nelle Marche l'utilizzo di Internet è ancora basso se paragonato a quello di altre regioni e quindi è interessante il progetto Why Marche che tra gli altri �ni si propone di a�rontare le nuove tematiche della rete e fornire una lettura quanto più semplice ed immediata possibile per gli utenti che sono nuovi a questo mondo e allo stesso tempo approcciare con curiosità e dinamismo quanto di nuovo ogni giorno si a�accia sul panorama del web. In questo atteggiamento mi riconosco a pieno e spero di portare un contributo importante e appassionato alla tua causa.”

Omar Ca�ni

“Al centro di San Benedetto c'è una statua molto signi�cativa, che ra�gura una retara. Nel lavoro della pesca le donne stavano a casa, ma avevano il compito fondamentale di costruire le reti. Prendere i cordini e annodarli tra loro, costruendo nodo dopo nodo lo strumento principale dell'attività dei mariti. Non facevano questo

Fabio Curzi

“La prima regola per fare del buon marketing è conoscere sì il prodotto, ma soprattutto il target di riferimento. Sei stato concepito per essere uno strumento a servizio di tutti: il tuo target è ipotetica-mente illimitato e così vogliamo che sia! Ecco perché stiamo cercando di attuare una fusione tra quelli che sono i tre canali fondamentali della comunicazione: la carta, il web, i sistemi mobile. Per promuoverti useremo quindi delle strategie integrate e quella più interessante, perché ancora da scoprire in larga parte, è quella che riguarda web e mobile. Essere a�ancati nel nostro percorso da blogger di rilievo ci permetterà di coinvolgere il popolo dei social network creando attorno a te attesa ed attenzione, puntando sulla pubblicazione di contenuti interattivi che arricchiscano quanto già presente sulla carta. Ma abbiamo voluto fare anche un passo ulteriore, che ti pone alla stregua di grandi testate nazionali: creare per te un’applicazione dedicata che sia scaricabile su tablet e smartphone e che possa permettere agli utenti di questi supporti di sfogliarti, consultarti, usare i tuoi link per collegarsi ad altri contenuti esterni.”

Ra�aella Scortichini

“Perchè nasce da un gruppo di giovani professionisti che hanno messo insieme capacità e competenze. Giovani che hanno s�dato la "congiuntura negativa" con creatività, responsabilità e il coraggio di chi sa di potercela fare. La tua caratteristica? Quella di essere una rivista "integrata" con tutti i mezzi di comunicazione che il nostro tempo ci mette a disposizione, senza perdere di vista la qualità, la sostanza, la bellezza.”

Maria Pettinari

“Di�cile sceglierne solo due! Direi la gra�ca curata in modo veramente “maniacale”, frizzante e mai uguale a se stessa. E la qualità dei contenuti, scritti con passione, da chi in questo progetto crede e ama fare informazione vera, calarsi sul territorio, cercare storie che non sempre sono presenti sui grandi media o raccontare cose già conosciute ma in modo diverso!”

Eleonora

“Tempo fa fantasticavo di creare un progetto di comunicazione che avesse un suo applicativo sull’iPad, smartphone, ePub etc. Ma per�no io pensavo di essere troppo “futuristico”. Ora invece mi rendo conto che quel futuro è oramai diventato presente…e questo presente sei tu, Why. Il tuo dovere ora e la tua forza è creare interazione attraverso i dispositivi di ultima generazione, corrergli a �anco. Puoi andare oltre i limiti della carta, aprendo scenari che solo pochi anni fa erano sconosciuti e che comunque anche ora sono molto meno utilizzati di quanto dovrebbero; con te proviamo a colmare questo gap tra ciò che si può fare e ciò che si fa.”

Silvio

“Per creare qualcosa che possa lasciare un segno bisogna avere a disposizione per lo meno tre ingredienti: idee innovative, professionisti preparati ed entusiasti su cui contare, un pizzico di sana incoscienza! Noi le abbiamo tutte e tre e abbiamo deciso di provare a metterle a frutto per dare vita a te, che speriamo diventerai grande piano piano, un punto di riferimento magari per altri giovani che vogliano investire sul loro intelletto e sulla loro voglia di fare. Probabilmente ha contribuito anche un po’ di presunzione, quella che ci fa dire che la qualità sarà la tua eccellenza, l’integrazione la tua forza.”

Silvio e Eleonora

“Non posso che essere felice ed entusiasta di far parte di “Why”. Perché? Perché sei , e vuoi essere, una progetto giovane, innovativo e capace di abbracciare il panorama marchigiano con un’ottica più ampia e completa. In tempi di crisi ciò rappresenta una s�da, e anche noi della redazione sentiamo il peso della responsabilità, ma “why” non provarci?”

Claudia Cinciripini

“Quando nasce qualcosa in cui credi sei sempre carico di propositi, ma anche di speranze e perchè no, qualche timore, ma per una buona riuscita bisogna buttarsi al 100% su quello che hai deciso di fare.Certo che sento su di me la responsabilità! Sia per le informazioni attendibili che devo fornire ai lettori, sia per la loro leggibilità. Vorrei che ogni articolo fosse un arricchirsi.”

Sara Bolognini

“E' un onore e un piacere essere stata chiamata a far parte dell'avventura di Why Marche: un progetto ambizioso e interessante che coinvolge giovani preparati che, pur in un momento di di�coltà come quello che l'Italia sta attraversando, hanno deciso di dar vita a una nuova creazione e di cimentarsi nel di�cile e in�azionato mondo della comunicazione. Responsabilità? Sì, ma soprattutto entusiasmo per questo nuovo progetto sulla realtà delle Marche: una regione multiforme, ricca e competitiva che tuttavia, per il carattere dei suoi abitanti, rimane uno scrigno di ricchezze a volte un po' in disparte, per intenditori. Per me è senza dubbio stimolante far parte di Why Marche, un magazine moderno e di ampio respiro, che mantiene la forma cartacea classica ma punta anche fortemente sul Web, facendo sua la forza comunicativa della Rete.”

Michela Maria Marconi

“La passione per il "mestiere dello scrivere", che passa inevitabilmente anche per l'esperienza in una redazione giovane come questa.”

Sara Schiarizza

“Attraverso te io vorrei comunicare e basta. Nel senso più originario e più umano della parola. Tu, giovane e tecnologico come sei, non puoi ricordartelo. Comunicare per davvero presuppone che ad un capo e all'altro del �lo della comunicazione ci siano sempre le persone e che come tali entrambe si riconoscano. Che la comunicazi-one sia parlata, scritta, per immagini, per gesti, che tratti di questo o di quello, secondo questa o quella prospettiva, la storia non cambia. La comunicazione vera esige �ducia per l'onestà di chi comunica e rispetto per l'intelligenza e la sensibilità di chi recepisce. Ecco perchè quando alle persone si sostituiscono le "masse", fatto molto frequente nei media, la comunicazione diventa manipolazione.”

Giampaolo Paticchio

“Personalmente mi ritengo soddisfatto di aver preso parte a questo progetto, in quanto collaborare con un'équipe quali�cata e con idee concrete, per un mensile così valido, permette al mio iter culturale e personale di avere una svolta: infatti tu, WhyMarche, sei un progetto completo e innovativo,che pone la sua attenzione ai vari scenari della Regione Marche, riportando con pragmatismo gli elementi che la caratterizzano. Per quanto riguarda invece la responsabilità individuale, credo che questa sia grande, poiché è mio compito assicurarmi di presentare ai lettori brani di qualità sia per ottenere la loro �ducia che per accrescere la tua buona formazione.”

Roberto Ricci

“Grazie a te vogliamo creare un �lo conduttore, un canale alternativo che sia in grado di legare tutto il territorio e tutti i soggetti che ne fanno parte. E vorremo anche che tu rappresentassi una nuova risposta: vero, il momento economico è di�cile, ma come possiamo pensare di superarlo se neghiamo potere alle idee, alla creatività, ai piccoli e grandi sogni? Per noi sei stato una grande scommessa, c’hai fatto passare più di qualche notte insonne, ma abbiamo voluto crederci e portarti a termine! Ora speriamo che tu possa essere un biglietto da visita, per dimostrare che investire in qualcosa di nuovo non è un errore, anzi è il motore che può ridare nuovo slancio alla crescita!”

Silvio e Eleonora

“Why … sai che non sono bravo a parlare ed ora devo anche scrivere! Descrivere di come rimarrai impresso ai lettori è una doman-dona! Ma ci provo. La vera s�da per me è fare e trovare fotogra�e che riescano a raccontare una storia in un’immagine. Per questo non avrà importanza la qualità tecnica e tecnologica o comunque non sarà preponderante, ma l’emozione che ogni foto trasmetterà. Per questo oltre a fare le foto direttamente cercherò nel web o chiamerò amici che mi aiuteranno di volta in volta. Io comunque, interverrò , non sempre, anche con elaborazioni e ritocchi, proprio per far si che le foto vivano da sole nel pezzo scritto. Il riassunto di questa mia �loso�a di lavoro sono queste due frasi. La prima: “un giornalista è tanto più bravo se riesce a farti vedere con le parole, un fotografo se riesce a raccontare con un’immagine.” La seconda: “L’unica vera rivoluzione è la condivisione.”

Max Fabrizi

“Mi piace pensarti come una zona franca del pensiero, una fucina di idee nutrienti e libere, dove anche le realtà più nascoste riusciranno ad avere il giusto spazio. Non voglio smettere di credere nella bellezza delle cose, delle persone: il potere delle immagini e delle parole resta la migliore arma contro tutta la gamma di grigi quotidiani.”

Noemi Tiburzi

lavoro dentro casa, chiuse in una stanza, ma sulla porta sedute una accanto all'altra. Anche le merlettaie di O�da, sedute vicine nonna, madre e �glia, intrecciavano i �li in nodi. Durante questo lavoro costruivano altre reti, altri legami, ma tra persone. Costruire reti tra persone e persone, stendere un �lo che ci lega ad un’ altra persona per catturare insieme degli obiettivi, è uno dei lavori più importanti che possiamo fare oggi. E come potevo perdere l'occasione di stringere nodi con un gruppo così stimolante come quello di Why Marche?”

Questo è l’inizio di ogni cammino: quando si parte per unviaggio, quando si da vita ad una nuova creazione, quando si apre un nuovocapitolo della propria vita professionale o privata, c’è sempre una motivazione dietro, una spinta, un’idea di cambiamento che porta a voler realizzare quel qualcosa

40 Whymarche.com

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Il mio nome mi piace, è semplice ma allo stesso tempo incisivo. Ma, perdonatemi il gioco di parole, perché “Why”?

“Era un sabato mattina, Novembre di un anno fa, ancora ai primordi dell’idea. Cominciavamo ad avere chiaro che cosa volevamo fare, cosa comunicare, per�no come farlo…ma brancolavamo nel buio per un “dettaglio”: come chiamarti, tu che così tanto ci stimolavi, ci appassionavi? Tra una proposta e l’altra, tutte scartate perché a ciascuna mancava qualcosa, un’anima così come la volevamo noi, sono nate delle domande…e come spesso accade, dal porsi degli interrogativi nascono le soluzioni! “Perché abbiamo scelto il territorio marchigiano con le sue persone e le loro storie, le sue aziende, le sue istituzioni, i suoi usi e costumi, la sua arte, tutto il suo contesto socio-culturale ed economico come faro per orientare il percorso della nostra “creatura”?” E abbiamo deciso che numero dopo numero, post dopo post, avremo cercato di dare un motivo, di dare appunto un perché alla nostra scelta, facendo in modo che ogni lettore trovasse il suo perché. Ed ecco …sei diventato Why!”

Why Marche

Che e�etto vi fa essere parte della mia crescita? Sentite un po’ di responsabilità nel curare la mia buona “formazione”?

Why Marche

Che cosa vorreste comunicare attraverso le mie pagine, i miei video, le mie immagini?

Why Marche

A Lei spetta il compito di indirizzare la mia linea editoriale, cosa ha in mente per me?

Why Marche

Perché �rmare proprio Why Marche? Qual è la mia caratteristica che l’ha portata a dire di sì?

Why Marche

Sicuramente è un progetto particolarmente innovativo. Altrettanto quindi saranno anche le strategie per promuovermi. Tra i vari canali utilizzati, quale pensi sia il più all’avanguardia?

Why Marche

Social network: una parola usatissima quasi più di…casa! Ma in realtà in pochi ne conoscono le vere potenzialità e sono lusingato dal fatto che due dei maggiori esperti della nostra Regione abbiano deciso di occuparsi di me! Come mai questo onore?

Why Marche

Inutile negarlo, l’apparenza conta eccome! Come deciderai quali immagini, e�etti, fotogra�e scegliere per farmi rimanere impresso negli occhi dei lettori e dei visitatori del portale?

Why Marche

Se avessi dovuto rispondere alla domanda precedente, avrei detto che il bello di me è che posso/vorrei essere letto da tutti, perché do notizie ed informazioni interessanti in ogni rubrica…avrei dato una buona risposta?

Why Marche

Se doveste indicare due miei punti di forza a testa, cosa scegliereste?

Why Marche

Cosa vi aspettate da me?

Why Marche

Avete fatto un passo importante puntando su di me. Cosa vi ha convinto a farlo?

Why Marche

Presentandomi dite che sono un progetto di comunicazione integrata, una cosa che a sentirla sembra complessa … ma in realtà non sono poi così di�cile giusto? Basta “conoscermi” per apprez-zarmi!

Why Marche

Silvio e Eleonora

“Ma no, non sei a�atto complicato! Sei semplicemente diverso da quello che nel territorio siamo abituati a vedere e ad avere a disposizione. Ti abbiamo creato con in mente l’idea del network, di una rete che possa collegare varie tipologie di lettori, che possa vantare accessibilità da tutti i punti di vista. La tua natura diversi�cata, merita di essere conosciuta per essere apprezzata. Hai tante sfaccettature, tanti modi di essere. Puoi essere un e-reader all’avanguardia, contando sull’applicazione scaricabile grazie alla quale sarà possibile leggerti su tablet e smartphone. Sei un portale web, concepito per essere semplice e di facile consultazione ma anche ricco di video, video interviste, collegamenti con i social network, possibilità di interagire. E in�ne sei una rivista, per chi ama sentire la carta che scorre tra le dita e so�ermarsi a guardare l’incastro magico di immagini e parole. Tutto questo non ti rende complicato, ti rende completo: sei un nuovo modo di raccontare le Marche e sei �ero di esserlo!”

Silvio e Eleonora

“Ti abbiamo concepito proprio con questa volontà: arrivare a tutti! Per questo motivo abbiamo selezionato diversi canali di distribuzione. Raggiungerai in abbonamento tutte le Istituzioni, Regione e Province, le Università, le Associazioni di Categoria, gli Studi Associati più importanti, le Aziende più grandi. Sarai puntuale in edicola ogni mese, con una copertina sempre studiata e accattivante: vogliamo che tu possa essere appoggiato accanto ai più famosi mensili nazionali senza dover abbassare gli occhi ma sentendoti quasi un loro pari. Ma abbiamo voluto fare anche di più: farti strizzare l’occhio a chi si è annoiato di andare in edicola e uscirne pieno di quotidiani e mensili, a chi vuole avere tutto a portata di clik, che sia tramite un portatile connesso ad internet oppure tramite la magica tavoletta di Apple! E la stessa logica trasversale ci ha orientato anche nell’organizzare il contenuto: “Il piacere di rubricare” nostro e dei nostri redattori, speriamo diventi il piacere di leggere dei marchigiani!Tocchi temi molto diversi tra di loro, per cui è quasi impossibile che non si trovi un articolo di interesse, qualcosa di stimolante, una curiosità su cui cada lo sguardo.”

Silvio e Eleonora

“Vorrei che tu fossi diverso da tutte le altre esperienze di comunicazione/informazione �n’ora attivate sul nostro territorio. Il concetto di “fare rete” è stato usato centinaia di volte, ma poi spesso il campanilismo ha impedito di realizzarlo. Dovrai essere un prodotto marchigiano a tutto tondo, dei marchigiani e per i marchigiani, collegando la Regione dal Nord al Sud, dalla costa all’interno e noi dovremo essere bravi nel riempirti di contenuti che sappiano catturare l’attenzione di tutte le tipologie di lettori. Dotandoti anche di un canale internet e mobile, vogliamo che tu possa essere espressione dei tempi che stanno cambiando, di un’attenzione sempre maggiore a nuovi modelli di comunicazione che usano l’integrazione e non la separazione. Vorrei fare di te qualcosa di stimolante e conosciuto, anche al di fuori dei con�ni marchigiani.”

Maria Pettinari

“I Social Network rappresentano sicuramente lo sviluppo più importante della rete, che si è trasformata negli ultimi anni da luogo di consultazione e lettura a luogo di condivisione. Oggi sempre più assomiglia ad una piazza in cui si incontrano online amici reali o solo virtuali, un posto in cui si rende partecipi dei propri pensieri e delle proprie azioni tutto il nostro network relazionale. Penso che di esperti non si possa mai parlare - soprattutto riguardo le tematiche sociali della rete dove le competenze, per analizzarle, attraversano vari campi - ma semmai di utilizzatori frequenti e quindi, meglio di altri, capaci di comprendere questo fenomeno e di esprimere alcune considerazioni in merito. Sicuramente nelle Marche l'utilizzo di Internet è ancora basso se paragonato a quello di altre regioni e quindi è interessante il progetto Why Marche che tra gli altri �ni si propone di a�rontare le nuove tematiche della rete e fornire una lettura quanto più semplice ed immediata possibile per gli utenti che sono nuovi a questo mondo e allo stesso tempo approcciare con curiosità e dinamismo quanto di nuovo ogni giorno si a�accia sul panorama del web. In questo atteggiamento mi riconosco a pieno e spero di portare un contributo importante e appassionato alla tua causa.”

Omar Ca�ni

“Al centro di San Benedetto c'è una statua molto signi�cativa, che ra�gura una retara. Nel lavoro della pesca le donne stavano a casa, ma avevano il compito fondamentale di costruire le reti. Prendere i cordini e annodarli tra loro, costruendo nodo dopo nodo lo strumento principale dell'attività dei mariti. Non facevano questo

Fabio Curzi

“La prima regola per fare del buon marketing è conoscere sì il prodotto, ma soprattutto il target di riferimento. Sei stato concepito per essere uno strumento a servizio di tutti: il tuo target è ipotetica-mente illimitato e così vogliamo che sia! Ecco perché stiamo cercando di attuare una fusione tra quelli che sono i tre canali fondamentali della comunicazione: la carta, il web, i sistemi mobile. Per promuoverti useremo quindi delle strategie integrate e quella più interessante, perché ancora da scoprire in larga parte, è quella che riguarda web e mobile. Essere a�ancati nel nostro percorso da blogger di rilievo ci permetterà di coinvolgere il popolo dei social network creando attorno a te attesa ed attenzione, puntando sulla pubblicazione di contenuti interattivi che arricchiscano quanto già presente sulla carta. Ma abbiamo voluto fare anche un passo ulteriore, che ti pone alla stregua di grandi testate nazionali: creare per te un’applicazione dedicata che sia scaricabile su tablet e smartphone e che possa permettere agli utenti di questi supporti di sfogliarti, consultarti, usare i tuoi link per collegarsi ad altri contenuti esterni.”

Ra�aella Scortichini

“Perchè nasce da un gruppo di giovani professionisti che hanno messo insieme capacità e competenze. Giovani che hanno s�dato la "congiuntura negativa" con creatività, responsabilità e il coraggio di chi sa di potercela fare. La tua caratteristica? Quella di essere una rivista "integrata" con tutti i mezzi di comunicazione che il nostro tempo ci mette a disposizione, senza perdere di vista la qualità, la sostanza, la bellezza.”

Maria Pettinari

“Di�cile sceglierne solo due! Direi la gra�ca curata in modo veramente “maniacale”, frizzante e mai uguale a se stessa. E la qualità dei contenuti, scritti con passione, da chi in questo progetto crede e ama fare informazione vera, calarsi sul territorio, cercare storie che non sempre sono presenti sui grandi media o raccontare cose già conosciute ma in modo diverso!”

Eleonora

“Tempo fa fantasticavo di creare un progetto di comunicazione che avesse un suo applicativo sull’iPad, smartphone, ePub etc. Ma per�no io pensavo di essere troppo “futuristico”. Ora invece mi rendo conto che quel futuro è oramai diventato presente…e questo presente sei tu, Why. Il tuo dovere ora e la tua forza è creare interazione attraverso i dispositivi di ultima generazione, corrergli a �anco. Puoi andare oltre i limiti della carta, aprendo scenari che solo pochi anni fa erano sconosciuti e che comunque anche ora sono molto meno utilizzati di quanto dovrebbero; con te proviamo a colmare questo gap tra ciò che si può fare e ciò che si fa.”

Silvio

“Per creare qualcosa che possa lasciare un segno bisogna avere a disposizione per lo meno tre ingredienti: idee innovative, professionisti preparati ed entusiasti su cui contare, un pizzico di sana incoscienza! Noi le abbiamo tutte e tre e abbiamo deciso di provare a metterle a frutto per dare vita a te, che speriamo diventerai grande piano piano, un punto di riferimento magari per altri giovani che vogliano investire sul loro intelletto e sulla loro voglia di fare. Probabilmente ha contribuito anche un po’ di presunzione, quella che ci fa dire che la qualità sarà la tua eccellenza, l’integrazione la tua forza.”

Silvio e Eleonora

“Non posso che essere felice ed entusiasta di far parte di “Why”. Perché? Perché sei , e vuoi essere, una progetto giovane, innovativo e capace di abbracciare il panorama marchigiano con un’ottica più ampia e completa. In tempi di crisi ciò rappresenta una s�da, e anche noi della redazione sentiamo il peso della responsabilità, ma “why” non provarci?”

Claudia Cinciripini

“Quando nasce qualcosa in cui credi sei sempre carico di propositi, ma anche di speranze e perchè no, qualche timore, ma per una buona riuscita bisogna buttarsi al 100% su quello che hai deciso di fare.Certo che sento su di me la responsabilità! Sia per le informazioni attendibili che devo fornire ai lettori, sia per la loro leggibilità. Vorrei che ogni articolo fosse un arricchirsi.”

Sara Bolognini

“E' un onore e un piacere essere stata chiamata a far parte dell'avventura di Why Marche: un progetto ambizioso e interessante che coinvolge giovani preparati che, pur in un momento di di�coltà come quello che l'Italia sta attraversando, hanno deciso di dar vita a una nuova creazione e di cimentarsi nel di�cile e in�azionato mondo della comunicazione. Responsabilità? Sì, ma soprattutto entusiasmo per questo nuovo progetto sulla realtà delle Marche: una regione multiforme, ricca e competitiva che tuttavia, per il carattere dei suoi abitanti, rimane uno scrigno di ricchezze a volte un po' in disparte, per intenditori. Per me è senza dubbio stimolante far parte di Why Marche, un magazine moderno e di ampio respiro, che mantiene la forma cartacea classica ma punta anche fortemente sul Web, facendo sua la forza comunicativa della Rete.”

Michela Maria Marconi

“La passione per il "mestiere dello scrivere", che passa inevitabilmente anche per l'esperienza in una redazione giovane come questa.”

Sara Schiarizza

“Attraverso te io vorrei comunicare e basta. Nel senso più originario e più umano della parola. Tu, giovane e tecnologico come sei, non puoi ricordartelo. Comunicare per davvero presuppone che ad un capo e all'altro del �lo della comunicazione ci siano sempre le persone e che come tali entrambe si riconoscano. Che la comunicazi-one sia parlata, scritta, per immagini, per gesti, che tratti di questo o di quello, secondo questa o quella prospettiva, la storia non cambia. La comunicazione vera esige �ducia per l'onestà di chi comunica e rispetto per l'intelligenza e la sensibilità di chi recepisce. Ecco perchè quando alle persone si sostituiscono le "masse", fatto molto frequente nei media, la comunicazione diventa manipolazione.”

Giampaolo Paticchio

“Personalmente mi ritengo soddisfatto di aver preso parte a questo progetto, in quanto collaborare con un'équipe quali�cata e con idee concrete, per un mensile così valido, permette al mio iter culturale e personale di avere una svolta: infatti tu, WhyMarche, sei un progetto completo e innovativo,che pone la sua attenzione ai vari scenari della Regione Marche, riportando con pragmatismo gli elementi che la caratterizzano. Per quanto riguarda invece la responsabilità individuale, credo che questa sia grande, poiché è mio compito assicurarmi di presentare ai lettori brani di qualità sia per ottenere la loro �ducia che per accrescere la tua buona formazione.”

Roberto Ricci

“Grazie a te vogliamo creare un �lo conduttore, un canale alternativo che sia in grado di legare tutto il territorio e tutti i soggetti che ne fanno parte. E vorremo anche che tu rappresentassi una nuova risposta: vero, il momento economico è di�cile, ma come possiamo pensare di superarlo se neghiamo potere alle idee, alla creatività, ai piccoli e grandi sogni? Per noi sei stato una grande scommessa, c’hai fatto passare più di qualche notte insonne, ma abbiamo voluto crederci e portarti a termine! Ora speriamo che tu possa essere un biglietto da visita, per dimostrare che investire in qualcosa di nuovo non è un errore, anzi è il motore che può ridare nuovo slancio alla crescita!”

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“Why … sai che non sono bravo a parlare ed ora devo anche scrivere! Descrivere di come rimarrai impresso ai lettori è una doman-dona! Ma ci provo. La vera s�da per me è fare e trovare fotogra�e che riescano a raccontare una storia in un’immagine. Per questo non avrà importanza la qualità tecnica e tecnologica o comunque non sarà preponderante, ma l’emozione che ogni foto trasmetterà. Per questo oltre a fare le foto direttamente cercherò nel web o chiamerò amici che mi aiuteranno di volta in volta. Io comunque, interverrò , non sempre, anche con elaborazioni e ritocchi, proprio per far si che le foto vivano da sole nel pezzo scritto. Il riassunto di questa mia �loso�a di lavoro sono queste due frasi. La prima: “un giornalista è tanto più bravo se riesce a farti vedere con le parole, un fotografo se riesce a raccontare con un’immagine.” La seconda: “L’unica vera rivoluzione è la condivisione.”

Max Fabrizi

“Mi piace pensarti come una zona franca del pensiero, una fucina di idee nutrienti e libere, dove anche le realtà più nascoste riusciranno ad avere il giusto spazio. Non voglio smettere di credere nella bellezza delle cose, delle persone: il potere delle immagini e delle parole resta la migliore arma contro tutta la gamma di grigi quotidiani.”

Noemi Tiburzi

lavoro dentro casa, chiuse in una stanza, ma sulla porta sedute una accanto all'altra. Anche le merlettaie di O�da, sedute vicine nonna, madre e �glia, intrecciavano i �li in nodi. Durante questo lavoro costruivano altre reti, altri legami, ma tra persone. Costruire reti tra persone e persone, stendere un �lo che ci lega ad un’ altra persona per catturare insieme degli obiettivi, è uno dei lavori più importanti che possiamo fare oggi. E come potevo perdere l'occasione di stringere nodi con un gruppo così stimolante come quello di Why Marche?”

41Whymarche.com

Page 42: Why Marche N.01 9/2010

42 Whymarche.com

Buongiorno Amin, la Poliarte ti ha fornito una grande opportunità: cosa ne pensi?“Sono veramente emozionato e

gratificato: quando la Poliarte mi ha propo-sto di realizzare alcune caricature dei redat-tori di Why Marche mi sono entusiasmato all’idea anche perché ho sempre avuto la passione del disegno e dell’illustrazione. Sono un tipo che si butta nelle esperienze nuove e cerca sempre di cogliere le oppor-tunità che la Poliarte mi offre.”Cosa stai studiando alla Poliarte?“Sto frequentando il secondo anno del corso triennale di Industrial design,

per la progettazione di oggetti d’uso e complementi d’arredo; formazione che si realizza in stretta collaborazione con le aziende partner della Poliarte. Avrò anche l’opportunità di partecipare a due Workshop progettuali – grazie ai quali potrò affinare le mie capacità – e a stage formativi presso enti, aziende e istituzioni. Ho già avuto modo di confrontarmi con esperienze di progettazione reale: grazie ai contatti che mi ha procurato il mio Istituto ho realizzato il logo per i paesi balcanici durante un evento organizzato dall’associazione Atopos e da Poliarte, ho progettato la scenografia della sfilata di moda organizzata a Porto Sant’Elpi-dio dall’Unione Stilisti delle Marche alla quale la Poliarte ha partecipato con la collezione completa di abiti realizzata dagli allievi di area fashion. Inoltre negli ultimi due mesi ho partecipato ad un progetto di packaging innovativo …e ho solo frequentato il primo anno di corso! Poi nel secondo e terzo anno i contatti con il mondo del lavoro aumente-ranno.”Perché hai scelto un percorso di studi come questo?“Ho sempre avuto la passione per il disegno a mano libera, per la modellistica ed il 3d ; questo percorso presso la Poliarte mi fornirà l’opportunità di una crescita professionale grazie alle abilità manuali che si coniugano con le conoscenze culturali. Devo dire che finora sono molto soddisfatto della scelta. “ Cosa pensi di fare una volta completato il corso triennale di Product design?“Sono un tipo ambizioso; spero di poter ave-re un curriculum altamente qualificato che mi permetta di lavorare come designer per qualche grande azienda di elettronica; il mio sogno è lavorare per la Apple. Mi piacerebbe poi, dopo un’esperienza professionalizzante presso un’azienda, mettermi in proprio come designer professionista.” WM

Intervista a Mohamed Amin Farah, allievo di secondo anno del corso di Industrial design del Centro Sperimentale di design Poliarte di Ancona, Istituto di Alta Formazione e ricerca attivo ad Ancona dal 1973

42 Whymarche.com

Cinque le macro-aree che permettono di realizzare un percorso completo che va dall’idea progettuale alla realizzazione concreta, dalla ricerca al progetto

Il Centro Sperimentale di design Poliarte di Ancona da anni si posiziona ai vertici nella classifica delle scuole di design non univer-sitarie riconosciute a livello nazionale ed europeo per notorietà, qualità della docenza e collegamento col mondo dell’impresa. L’offerta formativa, ampia e diversificata, si è ulteriormente arricchita grazie alla part-nership con aziende, associazioni ed enti. Elemento distintivo della Scuola è il proprio spirito sperimentale ed innovativo sempre alla ricerca di nuove idee progettuali da proporre alle aziende con le quali la Poliarte collabora attraverso workshop, stage e tesi di ricerca. L’offerta formativa consta di corsi triennali in design:

Il POLIARTE • Interior• Product• Graphic• Fashion • videogame

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quindi sono.

Ludica

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tutte le declinazionidella nostra Regione

IL PIACERE

DI RUBRICAre

Una riflessione a “penna aperta”

AMIAMO DAVVERO LA NOSTRA REGIONE?O DOVREMMO FINALMENTE IMPARARE A FARLO?

UnicheImprevedibili

Non etichettabili

Le Marchedel Presidente

SPACCA

VOLTO E ANIMADI UNO DEI PRESUNTI

COLPEVOLI DELLASTRAGE DI BOLOGNA

SERGIOPICCIAFUOCO

Il Magazine Made in Marche

ISSN 9772-0387

9 7 7 9 7 7 2 0 3 8 0 0 9

0 1

Page 44: Why Marche N.01 9/2010

Le liberalizzazioni rappresentano un processo storico, una nuova stagione di riforme, legate a scelte comunitarie finalizzate a ridare slancio alla concorrenza, alla qualità dei servizi e a nuovi investimenti. Un percorso iniziato negli

anni ‘90 con la riforma del commercio, delle tariffe rc auto, carbu-ranti, telefonia fissa, trasporto aereo, per arrivare a quelle più re-centi che hanno riguardato i più importanti settori dell’economia e del consumo, come il settore bancario, assicurativo, la distribu-zione commerciale e dei carburanti, i servizi di taxi, le professioni, le ricariche dei cellulari, telefonia, energia e servizi pubblici locali.Le diverse misure attuate non compongono però, a nostro avviso, un disegno organico di liberalizzazione dei mercati e di promozione della concorrenza anche a causa della pressione di forti lobby che rappresentano settori e interessi differenti e che hanno operato per influenzare le norme legislative, o addirittura per il non rispetto della legislazione e facendo ricorso a pratiche commerciali scorrette. Basti pensare alla vicenda della portabilità dei mutui o all’opposizione da parte degli ordini degli avvocati del superamento delle tariffe minime.

Da una recente ricerca condotta da alcune Associazioni dei consu-matori, tra cui Adiconsum, è emerso un considerevole consenso dei consumatori per le riforme attuate, soprattutto in un’ottica di necessità di cambiamento, di una più elevata concorrenza e di una maggiore trasparenza, ma anche che l’ampliamento della gamma di proposte, pur rappresentando un elemento fondamentale per la libertà di scelta, non sempre coincide con una maggiore ed ef-fettiva capacità del consumatore di scegliere il prodotto o il bene migliore, nel rapporto tra il prezzo e le caratteristiche qualitative.Se l’azienda produttrice è spinta ad offrire il prodotto più com-petitivo sul mercato, contestualmente può essere anche tentata di escogitare tecniche di marketing non proprio cristalline, che potrebbero indurre in errore il fruitore/acquirente.Purtroppo le informazioni di cui dispongono i consumatori sono ancora molto carenti e limitate per poter assumere scelte di con-sumo consapevoli, che potrebbero rivelarsi costose e/o improprie. A tutt’oggi esiste una forte asimmetria informativa tra consuma-tore e impresa, basti pensare al settore bancario, assicurativo, farmaceutico per citarne alcuni; necessitano quindi interventi che garantiscano al consumatore una maggiore trasparenza e che lo trasformino da soggetto passivo a soggetto attivo e consapevole. Le criticità devono portare a rafforzare gli strumenti che possano garantire il cittadino, a partire dal rafforzamento delle Autorità di controllo: l’Antitrust, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, l’Autorità per le telecomunicazioni, sono organismi di regolazione e di sanzione che debbono essere autonome e indipendenti dalla politica e dallo Stato. Così come auspichiamo il superamento di una pluralità di autorità territoriali per la risorsa idrica (spesso in conflitto d’interesse con i gestori del servizio) per affidarne le competenze ad un’Autority nazionale. WM

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L’Adiconsum ha sempre sostenuto i processi di liberalizzazione anche al fine di recuperare aspetti di efficienza, di funzionalità e di qualità. Ma questi processi sono avvenuti con una anomalia tutta italiana, e i benefici per i consumatori finali (ridu-zione tariffe e qualità del servizio) risultano essere piuttosto scarsi e contraddittori, a fronte di forti aumenti di profitti per le imprese.E’ indispensabile, oggi, anche a seguito delle nuove riforme sui servizi pubblici locali, e con l’esperienza passata, prevedere un coinvolgimen-to e la partecipazione delle forze sociali, a partire dalle Associazioni dei consumatori in merito alle prossime gare per l’affidamento di tali servizi. Costruire a monte, il contratto di servizio, quale parte integrante della gara, significa operare per ottenere regole certe, qualità, risultato, controllo, ed evitare ricadute negative sui consumatori.In una strategia di partecipazione un ruolo determinante può essere svolto dall’Adiconsum, ma dalle Associazioni dei consumatori tutte, nel mettere a disposizione il bagaglio di esperienze e professionalità, anche per contrastare gli interessi delle lobby coinvolte nel cambiamento.

www.dirittoedifesa.itwww.adiconsum.it

[email protected]

Una delle maggiori problematiche rimane l’attivazione contrattuale su registrazione telefonica, senza necessità della sottoscrizione del contratto: una modalità che favorisce in molti casi l’utilizzo di informazioni ingannevoli, incomplete anche sul nome dell’azienda proponente, sulla base delle quali il consumatore aderisce senza essere consapevole delle effettive condizioni

Page 45: Why Marche N.01 9/2010

L’obiettivo principale dell’Adiconsum è: • educare ad un consumo consapevole e responsabile;• fornire informazioni, assistenza e consulenza individuale attraverso pratiche conciliative per la soluzione stragiudiziale delle controversie.”• tutelare interessi collettivi

Il settore dell’energia, tra gli ultimi ad essere stato oggetto di liberalizzazione, è oggi senza dubbio quello in cui il consumatore è disorientato da promesse di risparmio, presenza di marchi similari ma che identificano aziende diverse, passaggi ad altro gestore senza aver mai sottoscritto contratto o fornito alcuna adesione; spesso rischia di non sapere qual è l’azienda da cui gli viene erogata la fornitura

Le liberalizzazioni:una opportunità

45Whymarche.com

L’Antitrust ha emanato una disciplina che individua le pratiche commerciali scorrette, prevedendo sanzioni nel caso in cui vengano eluse le dovute informazioni, o il comportamento del professionista sia contrario a principi di diligenza, correttezza e buona fede

Le maggiori criticità per il consumatore-utente:CRESCITA

DI PRATICHE COMMERCIALI

SCORRETTE, INGAN-NEVOLI ED OMISSIVE (ES. TARIFFE CIVETTA, INFORMAZIONE IN-GANNEVOLE, ETC...)

DIFFICOLTà DI COMPARAZIONE

DEI PREZZI

ELIMINAZIONE DI MUTUALITà E

SOCIALITà

ASSISTENZA POST VENDITA

AFFIDATA A CALL CENTER

DALLE RISPOSTE TROPPO SPESSO

EVASIVE O INTERLOCUTORIE

NORME CARENTI O IMPRECISE CHE

COMPORTANO INTERPRETAZIONI

DIFFERENTI

Page 46: Why Marche N.01 9/2010

NUOVE REGOLE COMUNTARIE COME CAMBIA LO SCENARIO PER I PROFESSIONISTI

Mirano a creare una sempre maggiore equiparazione fra i regimi presenti autonomamente nei Paesi membri in maniera tale da riuscire infine a creare un solo sistema che possa essere funzionante in tutte le Nazioni. Diviene quindi fondamentale comprendere nella maniera più schematica possibile quali sono le differenze, per ciò che concerne il cri-terio di Iva per cassa, tra il regime at-tualmente in uso in Italia regolato dal Dl 185/2008 e il modello comunitario contenuto nella Direttiva 2010/45/Ue.

Compie sempre due azioni, il versamento e la detrazione. Se per il versamento vige in entrambe le legislazioni il criterio di cassa, che considera il ricevimento del pagamento da parte del cessionario, per la detrazione invece risulta un’importante differenza. Sia a livello nazionale che comuni-tario essa è regolata per com-petenza, ma nel primo caso è a prescindere dal pagamento dei propri fornitori, mentre nel secondo risulta solo previo pagamento del fornitore stesso.

PER QUANTO RIGUARDA INVECE LA DETRAZIONE COMPIUTA DAL CESSIONARIO, LA DIFFERENZA STA NEL CRITERIO IN USO: PER CASSA – PREVIO PAGAMENTO DEL FORNITORE IN REGIME DI CASSA - SECONDO LA NORMATIVA ITALIANA, PER COMPE-TENZA – A PRESCINDERE DAL PAGA-MENTO DEL FORNITORE IN REGIME DI CASSA - IN BASE A QUELLA EUROPEA.

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PER RIUSCIRE AD OTTENERLO MOLTE SONO LE MODIFICHE APPORTATE IN TEMA DI ONERI FINANZIARI, INIZIANDO PROPRIO DALL’IVA

LE NUOVE DIRETTIVE DELLA UE IN TEMA DI IVA

Semplificare gli obblighi a carico dei soggetti passivi e contrastare in maniera sempre più

convincente le frodi Iva: due necessità che l’Unione Europea ha posto come punti cardine per una crescente armonizza-zione delle norme tributarie tra tutti i Paesi membri e per una regolarizzazione definitiva della materia contributiva.Una delle maggiori problemati-che in tema è in effetti sempre stata l’incongruenza tra norme tributarie di differenti nazioni, il che apriva la possibilità agli evasori di aggirare gli ostacoli posti dalla normativa naziona-le e trovare all’estero “oasi” in cui mettere al riparo i propri capitali.In ordine temporale la prima normativa ad occuparsi del tema è stata la 162 emanata dalla Unione Europea nel 2009 con lo scopo di porre fine a qualsiasi possibile distorsione in tema di detrazione promi-scua delle spese relative a for-niture di gas e energia elettrica.A riferimento è stata presa la disciplina adottata già nel-la direttiva n° 112 del 2006 della Comunità Europea che in principio riguardava un preciso

ambito applicativo. La decisio-ne di estendere la lettera degli articoli 38 e 39 della stessa anche alle forniture di calore o freddo tramite le relative reti di erogazione, deriva dalla vo-lontà di consentire una sempre più chiara applicazione di un principio fondamentale dell’I-va, cioè quello dell’effettivo utilizzo del bene in operazioni imponibili per poter applicare la detrazione. Ecco allora che, trattandosi di bene immobile in proprietà all’impresa ma destinato ad uso promiscuo, sarà possibile limitare il diritto a detrarre solo alla percentuale effettivamente corrispondente all’uso dello stesso per attività legate alla professione. Il cam-biamento che si profila è dun-que di grandissima importanza e rilevanza per le imprese ed i liberi professionisti che prima potevano detrarre totalmente l’Iva applicata ai beni promi-scui. Il legislatore ha voluto in questo modo togliere un vantaggio definito “ingiustifi-cato” in capo ai soggetti passivi rispetto ai privati, potendo i primi sgravarsi dell’Iva legata alle forniture gas ed energia anche per la parte destinata ad uso personale a fronte di una

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La possibilità di emettere fatturazione semplifi cata è però legata ad un massimale di importo stabilito in 100 euro, elevabile a 400 euro solo previa autorizzazione del Comitato Iva.

La nuova fatturazione semplifi cata

Viene defi nito “bene promiscuo” quello che può essere utilizzato sia per l ’ esercizio dell’impresa o professione che per fi nalità di-verse. Allo stesso modo rientrano in questa particolare categoria le utenze di gas ed elettricità nel caso in cui la sede operativa del professionista/impresa coincida con l’abitazione familiare. A rego-

lare la detrazione dei costi relativi a tali beni è stato fi no a questo momento l’articolo 168 della Direttiva 2006/112/Ce il quale stabilisce che il soggetto passivo può detrarre integralmente l’Iva gravante sui bene acquistati, salvo poi assoggettare ad imposta a titolo di prestazione di servizi l’utilizzo del bene/servizio desti-

nato all’impresa o professione per motivi non collegati all’attività economica in oggetto.La direttiva 2009/162/Ue introdu-ce una fondamentale modifi ca re-lativa a tale disciplina. Infatti, nel caso di un bene immobile facente parte del patrimonio dell’impresa del soggetto passivo e destinato ad uso promiscuo, sarà possibile

detrarre l’Iva sulle spese relative a tale bene solo limitatamente alla parte di utilizzo destinato all’attività dell’impresa. Dunque non sarà più possibile detrarre la totalità dell’Iva pagata a monte e sarà necessario contabilizzare qualsiasi variazione nella propor-ziona di utilizzo del bene tramite meccanismo di rettifi ca.

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incisione immediata e intera dell’Iva per i secondi.Se però questa disposizione incide negativamente sugli imprenditori ed i professionisti, a riportare in pareggio la bilancia è stata l’introduzione della possibilità di emettere una fatturazione semplifi cata. La direttiva 2010/45/Ue infatti ha risposto alle richieste sempre più pressanti dei soggetti economici, prime tra tutte le Pmi, che ponevano il

problema di oneri amministrativi cre-scenti legati al sistema di fatturazione in uso. La risposta data dal legislatore della Ue è stata quella di equiparare le fatture elettroniche a quelle cartacee, che da un lato elimina molti dei vincoli burocratici ed amministrativi che pesavano sulle imprese e dall’altro favorisce anche un ulteriore passo verso l’armonizzazione della disciplina fi scale tra gli Stati mem-bri. Inoltre la direttiva formalizza un mo-

dello uffi ciale di Iva per cassa andando a colmare una lacuna lasciata colpevol-mente aperta da molti Paesi europei.Entrambe le novità richiedono l’adozio-ne di nuovi sistemi e procedure che non potranno essere improvvisate all’ultimo momento ma che dovranno al contrario essere studiate e comprese dalle imprese per poterle padroneggiare nel modo migliore possibile senza incorrere in spiacevoli errori. WM

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DATA DI EMISSIONE

DELLA FATTURA

IDENTIFICAZIONE DELLA TIPOLOGIA

DI BENE O SERVIZIO

CEDUTO/RESO

IDENTIFICAZIONE DEL SOGGETTO

PASSIVO CHE EFFETTUA LA

CESSIONE O LA PRESTAZIONE

IMPORTO DELL’IVA

DA PAGARE E DATI CHE NE PERMETTANO IL RICALCOLO

L’imprenditore o il professionista che intenderà servirsi di questa tipologia di fattura dovrà fare attenzione ad indicare alcuni elementi fondamentali quali:

Page 48: Why Marche N.01 9/2010

Benefici prima casa:fate attenzione al requisito all’acquisto

Non deve avere le caratteristiche di “bene di lusso”, mentre non è rilevante la categoria catastale

Deve essere ubicata nel Comune dove l’acquirente ha la residenza o

dove intende stabilirla entro 18 mesi dall’acquisto oppure dove svolge la

propria attività professionale

Avere a disposizione dei benefici per l’acquisto della prima casa è stata senza dubbio una

possibilità importante creata dal legislatore non solo per incentivare il mercato edilizio e immobiliare che più degli altri ha sofferto – e sta soffrendo - della crisi ma anche per dare respiro alle “tasche” dei cittadini che sempre di più vedevano come impossibile accollarsi una spesa di grandi proporzioni date le più che note difficoltà del mercato del lavoro.Prima di approfondire il tema legato al concetto di “abitazione non di lusso” che è stato una volta e per tutte chiarito dalla sentenza n° 17600/10 della Cassazione, andiamo a rivedere in che cosa consistono questi sgravi fiscali e quali sono i requisiti precisi ai quali si deve rispondere per poterne godere.Specificato che per usufruire delle agevolazioni non è neces-sario che l’immobile acquistato sia destinato ad uso abitativo ma è sufficiente che si tratti di pertinenze limitatamente al caso di cantine o soffitte, box o posto auto e tettoia, le possibilità più rilevanti riguardano il pagamen-to dell’imposta di registro – o dell’Iva - con aliquota ridotta e il fatto che imposte ipotecarie e catastali siano dovute in misura fissa. Alcuni obblighi sorgono anche in capo all’acquirente che deve in primo luogo dichiarare all’atto della compravendita di non essere titolare esclusivo nè

in comunione con l’eventuale coniuge di diritti di proprietà, usufrutto , uso e abitazione di altra casa ubicata nel territorio comunale in cui sorge il nuovo immobile acquistato. Allargando il campo di interesse non più solo al co-mune interessato ma all’intero territorio nazionale, l’acquirente deve dichiarare di non essere titolare di diritti di proprietà o nuda proprietà, usufrutto, uso e abitazio-ne di altro immobile già acquistato con

le agevolazioni per la prima casa. Infine l’acquirente deve impegnarsi a stabilire la residenza entro 18 mesi nel territorio comunale a cui appartiene l’abitazione, nel caso in cui non fosse già ivi residente.A prescindere che l’acquisto sia effettua-to da un privato, da impresa costruttrice o ristrutturatrice, entro 4 anni dall’ul-timazione dei lavori, o da impresa che vende dopo 4 anni dall’ultimazione dei lavoro – categorie per le quali i vantaggi

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Una recente sentenza della cassazione fa luce su un punto oscuro in tema di agevolazioni: il requisito di essere abitazione “non di lusso”

VANTAGGI PER IMPRESA COSTRUTTRICE O RISTRUTTURATRICE

- Iva al 4% invece che al 10%

REQUISITI NECESSARI

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VANTAGGI PER ACQUISTO DA IMPRESA NON COSTRUTTRICE OPPURE COSTRUTTRICE

che vende dopo 4 anni dall’ultimazione dei lavori- Imposta di registro al 3% anziché al 7%- Imposta ipotecaria di 168 euro invece che al 2%- Imposta catastale di 168 euro invece che all’1%

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Quali sono i motivi che determinano la decadenza delle agevolazioni?- False dichiarazioni rese nell’atto di acquisto- Mancato trasferimento della residenza entro i 18 mesi previsti- Vendita dell’immobile prima dei 5 anni a meno che entro un anno non si sia proceduto all’acquisto di un’altra proprietà immobiliareQuali invece le conseguenze?- Pagamento delle imposte in misura ordinaria- Sanzione del 30% sulle maggiori imposte dovute- Pagamento degli interessi di mora quali: il residuo 4% di imposta di registro o 6% di Iva, l’imposta ipotecaria del 2%, l’imposta catastale dell’1%

Se l’acquirente si è trasferito all’estero per lavoro deve essere ubicata nel territorio comunale in cui l’azienda ha la propria sede

Se l’acquirente è cittadino italiano residente all’estero, l’acquisto può essere fatto in qualsiasi Comune italiano

Può essere acquistato con le agevolazioni di cui sopra anche un’immobile destinato all’affitto

sono differenti – il requisito fondamen-tale da rispettare è, come detto all’inizio del nostro excursus, che l’abitazione sia non di lusso. Su questo concetto però si è aperta nel 2001 una vertenza – con-clusasi definitivamente con la sentenza n° 17600 del 2010 della Cassazione - che vedeva un contribuente impugnare per illegittimità l’avviso di liquidazione emanato per revocare le agevolazioni fi-scali di qui avrebbe dovuto godere. Nel caso specifico, il problema riguardava il riferimento del requisito al momento della costruzione dell’abitazione piut-tostochè a quello dell’acquisto da parte del privato.In un primo momento l’autorità competente aveva dato ragione al contribuente stabilendo come norma di riferimento per definire le caratteri-stiche di lusso del fabbricato il decreto ministeriale del 4 Dicembre 1961 poiché l’immobile risultava essere stato costruito prima dell’entrata in vigore del decreto ministeriale del 2 Agosto 1969 che appunto è quello che per la prima volta introduce tale specifica dicitura. Della stessa idea invece non sono stati i magistrati della Suprema Corte che hanno interpretato la lettera della norma agevolativa nel senso che per individuare le caratteristiche delle abitazioni non di lusso ci si deve basare sugli articoli dall’1 all’ 8 del provvedi-mento ministeriale del 1969 i quali si riferiscono tutti al momento dell’acqui-sto dell’immobile. Altra precisazione di cui sarà fondamentale tenere conto sempre per non vanificare la possibilità di accedere alle agevolazioni riguarda la residenza. In modo specifico assume rilievo la residenza anagrafica dell’ac-quirente e non quella fattuale. WM

VANTAGGI PER I PRIVATI

- Imposta di registro al 3% anziché al 7%- Imposta ipotecaria di 168 euro invece che del 1%- Imposta catastale di 168 euro invece che all’1%

REQUISITI NECESSARI

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Cosa fare per migliorare l’integrazione? Le Marche ed altre cinque regioni all’avanguardia col progetto

“Scuola - Famiglie Duchenne in rete”

Scuola-disabilita’

Il 2,3% della popolazione studentesca delle scuole statali italiane, circa 181mila unità, è composto da alunni disabili. Un dato che si

fa ancora più d’impatto se calato sulla realtà delle scuole marchigiane, che registrano 5.395 alunni disabili nel 2010, ovvero 379 in più rispetto all’anno precedente. Tale incremento è stato particolarmente rilevante nella provin-cia di Ancona, pari a 257 alunni, mentre più contenuto seppure significativo è stato quello rilevato nelle province di Ascoli Piceno-Fermo, più 72, e Macerata, più 69. In controtendenza la provincia di Pesaro Urbino dove gli alunni disabili sono leggermente diminuiti; il dato però non tiene conto delle scuole della Val Marecchia.E come si sta lavorando nel nostro Paese per migliorare la situazione di questi “particolari”

alunni?Le politiche proposte dalla scuola statale agli studenti disabili, fondate sui principi dell’inte-grazione e dell’inclusività, sono realizzate gra-zie al delicato equilibrio tra assistenzialismo e valorizzazione della persona. Per i bambini e i ragazzi affetti da patologie particolari, come la distrofia di Duchenne, queste proposte risultano però spesso inadeguate perchè elaborate senza un’effettiva conoscenza delle problematiche relative alla malattia. La conseguenza di questa difficile situazione è che la scuola, principale agenzia responsabile della costruzione del mondo “altro” e comune denominatore per tutte le persone – e quindi anche per i disabili - in età scolastica, non è in grado di favorire un’effettiva integrazione sociale.

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la partecipazione attiva della famiglia per garantire l’integrazione scolastica

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La Distrofia Muscolare di Duchenne e Becker

Parent Project Onlus

(DMD e DMB) è una malattia genetica causata da un’alterazione del gene della distrofia localizzato sul cromosoma X. Nell’età adulta, la degenerazione muscolare determi-na una grave compromissione del muscolo cardiaco, del diaframma e dei muscoli intercostali fino a rendere necessaria l’assistenza respiratoria. Attualmente, non esiste una cura specifica ma un trattamento da parte di una equipe multidisciplinare che ha consentito di migliorare le condizioni generali e raddoppiare le aspettative di vita. Si stima che in Italia siano circa 5.000 le persone affette dalla patologia.

l’associazione di genitori fondata nel 1996, è impegnata nel finanziamento della ricerca scientifica e riveste un ruolo fondamentale nello studio di interventi mirati a sostenere le persone affette dalla distrofia di Duchenne e Becker e le loro famiglie. Dal 2002 ha aperto il Centro Ascolto Duchenne (CAD) che fornisce gratuitamente un servizio di consulenza e del quale possono beneficiare anche gli specialisti interessati all’approfondimento. Il CAD, inoltre, si occupa di aggiornare un data-base che oggi è uno strumento indispensabile per tutta l’equipe multidisciplinare e i ricercatori per monitorare gli sviluppi della patologia. Il CAD ha sede in Lombardia, Piemonte, Marche, Lazio, Puglia, Sardegna, Calabria e Sicilia.

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Maggiori informazioni sul Progetto “Scuola – Famiglie Duchenne in rete” e sulle attività di Parent Project Onlus è possibile richiederle al numero 06 66182811 o visitando il sito internet www.parentproject.it Per contattare il Centro Ascolto Duchenne chiamare il numero verde gratuito 800 943 333Per sostenere le attività con una donazione: c/c postale 94255007 BCC Ag. 19 IBAN IT 38 V 08327 03219 000000005775 intestati a Parent Project Onlus

In Italia circa 4.000 studenti sono affetti dalla distrofia muscolare di Duchenne/Becker, una grave malattia genetica rara che determina una progressiva degene-razione muscolare. I dati, raccolti dall’associazione di genitori Parent Project Onlus, evidenziano che ancora troppe scuole nel nostro Paese, non hanno formulato programmi adeguati a garantire l’integrazione di questi alunni. Per rispondere a questa pressante esigenza, Parent Project Onlus, ha sviluppato il Progetto “Scuola – Famiglie Duchenne in rete”, che consente di avviare un’attività di consulenza che coinvolgerà le scuole di sei regioni italiane: Marche, Lombardia, Lazio, Puglia, Calabria e Sicilia. Grazie al progetto, sarà possibile sviluppare alcune attività sperimentali che, attraverso le conoscenze specialistiche acquisite dal Centro Ascolto Duchenne (CAD), favoriranno un reale per-corso di sostegno e accompagnamento nel processo d’integrazione. Al termine del lavoro che durerà 12 mesi, saranno prodotte le “Linee guida sull’integra-zione scolastica per la Duchenne” che potranno essere un modello importante anche per capire come gestire altre disabilità.L’ obiettivo del Progetto è quello di analizzare pratiche concrete d’integrazione scolastica ripartendo dai punti fermi della legge, rivisitare le pratiche didattiche e ricalibrare gli interventi in modo integrato, secondo

il principio fondamentale che la stretta collaborazione scuola-famiglia sia una condizione imprescindibile per il successo dell’integrazione scolastica. Il percorso di formazione e sensibilizzazione, toccan-do il difficile tema dell’inserimento scolastico dei sog-getti con disabilità motoria, permetterà di affrontare temi di più ampio respiro e di sviluppare buone prassi che possano essere trasferite più genericamente alle problematiche della disabilità nella scuola. Grazie a questo lavoro, inoltre, sarà possibile inter-venire in ambito socio-sanitario con particolare at-tenzione alla diffusione e sperimentazione di idonee pratiche per migliorare la riabilitazione e gli interventi a supporto del piano di vita del disabile Duchenne nel suo complesso. Al Progetto di Parent Project Onlus, finanziato con i fondi della Legge 383/2000 art. 12 / c. 3 del Mini-stero del Welfare, partecipano l’Ufficio Scolastico Provinciale di Pesaro e Urbino, la Provincia di Pesaro Urbino, l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Vittoria (RG), Cittadinanza attiva, Coordinamento Nazionale Scuola, la Provincia di Roma – Diparti-mento IX – Servizi Sociali, la Asl Roma E, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Consorziale Policlinico di Bari, l’Assessorato alle Politiche Educative del Comune di Bari, l’Ufficio scolastico provinciale di Bergamo, Per Mano Onlus. WM

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Piceno, un entroterra da gustare tra Sorsi E Morsi

LASAgNe AL FOrNOrISOTTO AL MeLONeArISTA DI MAIALe CON PATATeArrOSTICINI ALLA grIgLIAINSALATACAFFè (VINI DeLLA CASA)

Un menù TIPICO

C’è chi è rimasto colpito dalle peschette acquavivane con nutella ed alchermes, chi si è innamorato delle tagliatelle alla trota di Arqua-

ta del Tronto, tanti hanno apprezzato il fritto misto all’ascolana o il tartufo di Roccafluvio-ne, altri hanno adorato i funghi porcini di Comunanza o i maccheroncini alla paglia-rana di Spinetoli. E molti hanno pensato, dopo quest’esperienza, di mettere in valigia qualche bottiglia di Rosso Piceno, insieme al Falerio o al Pecorino d’Offida. Queste sono alcune delle tipicità marchigiane che hanno rallegrato i Percorsi di Sorsi e Morsi, le sette visite guidate organizzate dall’Asses-sorato al Turismo della Provincia di Ascoli in collaborazione con l’Unione delle Pro Loco picene. Un’esperienza gratificante sia per il palato che per gli altri sensi, a detta dei tanti turisti della costa che l’hanno vissuta, per nulla pentiti d’aver rinunciato per un giorno alle piacevolezze del mare e alla mondanità offerta dalla riviera, per immergersi nella quiete dei paesini dell’interno. Tra i monti e il mare, infatti, su quella distesa di colline descritta da Crivellucci come “una vasta pianura ondulata”, sono disseminati antichi

borghi che conservano il fascino delle costruzioni medievali e affondano le radici all’epoca dei Piceni. Località che, oltre a go-dere d’un panorama mozzafiato ed un alto indice di vivibilità, custodiscono veri tesori culturali come antiche chiese ben con-servate, castelli, musei e monumenti che testimoniano tradizioni ed un passato poco conosciuti. “Il piceno è un territorio molto variegato, – afferma l’assessore provinciale al Turismo Bruno Gabrielli – che non è fatto solo di mare e balneazione, ma anche di un entroterra ricco di arte, cultura e tradizio-ni enogastronomiche. Con quest’evento

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niSette itinerari alla scoperta dei borghi collinari, tra visite alle bellezze artistiche e assaggi delle specialità enogastronomiche

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LOCALITA’ DA VISITARE

cerchiamo di destagionalizzare il turismo facendolo vivere 365 giorni all’anno”. Petra Pokorna è tra quelli che non hanno saltato neppure un’escursione. Gestisce col marito un residence sulla costa ma per l’occasione ha indossato anche lei i panni della turista: “L’idea ha avuto molto successo – racconta - Chi arriva da noi di solito vede solo San Benedetto e il mare, ma è bello conoscere i paesi dell’interno, entrare a contatto con la gente, gustare i prodotti tipici”. Del resto anche il viaggiatore più curioso ed aperto a nuove alternative difficilmente raggiunge-rebbe certe località nascoste che meritano invece d’essere scoperte, se non altro per l’ospitalità che le caratterizza. È uno dei motivi per cui questi percorsi sarebbero da incentivare, secondo il referente provinciale Unpli Marco Collina: “A Castorano, per fare un esempio, nel giorno in cui è arrivato il gruppo di “Sorsi e Morsi” la Pro Loco ha

inaugurato una bella mostra fotografica, che è stata fruita da molte persone. Senza queste iniziative tanti borghi rischiano di restare nell’invisibilità ed è un peccato”. D’altra parte proprio i paesi meno in vista sono quelli che hanno aperto le porte con più calore. “Ė essenziale far vivere al turista un’emozione, un’accoglienza – afferma Collina - La chiesa, se vuole, la trova sempre aperta. Ciò che occorre e spesso manca è coinvolgere i visitatori in un’esperienza che sia unica ed indimenticabile”. Sì quindi alle guide locali che raccontano aneddoti e sanno appassionare il visitatore, così come i corsi di saltarello e quelli di tombolo, accompagnando il tutto con un buon vino doc. Abbinare il prodotto enogastronomico a un’esperienza o a un’emozione, lo dicono anche gli esperti di marketing, è in fondo la strategia vincente per la promozione turistica. WM

«Ė essenziale far vivere al turista un’emozione, un’accoglienza – afferma Collina - La chiesa, se vuole, la trova sempre aperta. Ciò che occorre e spesso manca è coinvolgere i visitatori in un’esperienza che sia unica ed indimenticabile»

La manifestazione si è svolta

dal 15 luglio al 26 agosto 2010

Ascoli Piceno, Carassai,

Montalto Marche, Venarotta,

Massignano, Ripatransone, Montedinove,

Rotella, Monteprandone,

Castorano, Spinetoli, Castel di Lama,

Acquasanta Terme, Arquata del Tronto,

Montefiore, Force,

Comunanza, Cossignano,

Offida, Castignano,

Acquaviva Picena, Monsampolo del Tronto,

Appignano del Tronto

Ogni percorso prevedeva la visita di quattro località,

l’ultima delle quali era sempre Ascoli Piceno

Denominata la “città del travertino”, pietra utilizzata nelle costruzioni sin

dall’epoca dei Piceni, Ascoli conserva il fascino e l’eleganza dei suoi

duemila anni di storia. Luoghi da visitare: Piazza del Popolo,

Caffè Meletti, Convento di San Fran-cesco, Piazza Arringo, Cattedrale di Sant’Emidio, Palazzo dell’Arengo,

Pinacoteca Civica, Teatro Ventidio Basso, Chiesa di San Gregorio Magno

QUANDO

DOVE

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Piceno, un entroterra da gustare tra Sorsi E Morsi

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54 55Whymarche.com Whymarche.com

Il primo grande interrogativo riguar-da lo smaltimento dei pannelli. Alla stregua di molti oggetti che ci cir-condano in casa, essi vanno smaltiti

nel modo corretto; spesso, se non sem-pre, se ne occupano direttamente le dit-te fornitrici. I pannelli sono attualmente garantiti per 25/30 anni, tuttavia test di laboratorio indicano la loro durata fino a 80 anni, sebbene non vi sia ancora uno storico che possa dimostrarlo. Nel caso in cui le ditte dovessero nel frat-tempo dismettere l’attività, la speranza è quella che venga creato un mercato dell’usato e che le aziende responsabili applichino un piano di recupero ben definito. La Pv Cicle, organizzazione che

si occupa del loro riciclo con numerosi siti di raccolta in Europa, garantisce un recupero del materiale fino all’85%, sot-tolineando che questo procedimento ha

costi pari ad un quinto rispetto a quelli di produzione. La Commissione Europea ha incaricato esperti di settore per assicurarsi che dotarsi di un impianto fotovoltaico non rendesse necessario un investimento maggiore rispetto al ri-sparmio economico prodotto. Lo studio ha dimostrato che il tempo di ritorno energetico oscilla tra 1.5 e 4.4 anni.Ciò che ancora non si conosce riguarda invece i costi di manutenzione dei pan-nelli. Le società installatrici sostengono che siano molto bassi, poiché la pulizia avviene principalmente attraverso venti e piogge. Si reputa comunque utile una manutenzione ogni 2-3 anni per eliminare lo sporco più difficile. Gli stes-

I pericolidel fotovoltaico I pannelli sono costituiti

prevalentemente da silicio (75%), l’elemento più diffuso sulla crosta terrestre dopo l’ossi-geno, alcuni elementi chimici non tossici inseriti nel silicio stesso (gallio e indio) e in quantità assolutamen-te trascurabili, vetro per la protezione fron-tale, fogli di materiale plastico (10%) per la protezione posteriore e alluminio per la cornice (7%). Attenzione ai pannelli che contengo-no Telluro di Cadmio, sostanza tossica e altamente inquinante, in Germania, accortisi dell’errore, hanno subito provveduto alla sostituzione degli stessi.

La costituzionedei pannelli

di S

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Bol

ogni

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Come succede spesso al varo di nuove tecnologie, l’uomo non sempre valuta bene i rischi e le conseguenze delle strade che comincia a percorrere.Andremo quindi ad approfondire le tematiche più importanti e nascoste riguardanti questo tema

SiSilicio

14Numero Atomico

AiAlluminio

13Numero Atomico

GaGallio

31Numero Atomico

InIndio

49Numero Atomico

TeTellurio

52Numero Atomico

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IL CONTO ENERGIALA LOCAZIONE

Nel mese di settembre 2010 nelle Marche, è stato diff uso dall’ammini-strazione Regionale un comunicato riguardante le linee guida sui criteri di individuazione delle aree non idonee all’istallazione di impianti fotovoltaici. L’obiettivo è quello di velocizzare la costruzione degli impianti fotovoltaici a terra nelle aree idonee, affi dando ai Comuni l’individuazione cartografi ca dei siti non adatti. Le amministrazio-ni comunali dovranno realizzare a tal proposito la trasposizione cartografi -ca entro 60 giorni. “La produzione di energia da impianti fotovoltaici”- evi-denzia Donati assessore all’Energia e Fonti Rinnovabili- “ha conosciuto una notevole diff usione sul territorio re-gionale, generando però alcune riper-cussioni negative per il paesaggio e per l’agricoltura. In particolare, la dif-fusione non controllata degli impianti fotovoltaici su suolo agricolo compor-ta consumo di territorio, il potenziale utilizzo di diserbanti, la sottrazione di terreno produttivo (anche in aree di produzione vinicola e agroalimen-tare DOC e DOCG) con la potenziale riduzione dei prodotti agricoli della fi liera corta locale”. L’Assessore au-spica una rapida approvazione per poter conciliare le esigenze di tutela paesaggistica e del territorio con un importante settore della ripresa eco-nomica del paese, quale la Green Eco-nomy. L’Aper però, Associazione Pro-duttori Energia da fonti Rinnovabili, non condivide il contenuto delle linee guida e neanche i metodi con i quali si defi nisce l’individuazione delle aree non idonee per la realizzazione degli impianti. Marco Pigni, direttore APER, sottolinea la natura prematura di un procedimento volto alla individuazio-ne di aree non idonee alla installazio-ne degli impianti a fonti rinnovabili, allorché le linee guida nazionali non sono ancora in vigore.

si tempi possono essere considerati per l’intervento di un idraulico (che controlli i livelli del liquido antigelo) e di un elettrici-sta (che controlli eventuali guasti segnalati dall’inverter) che possono essere della stessa ditta installatrice. I pannelli devono inoltre superare un test di resistenza alla grandine prima di essere commercializzati, per cui non dovrebbero sussistere proble-mi nelle zone soggette a questi fenomeni naturali. Molte ditte stipulano accordi con Compagnie Assicurative all’atto di vendita degli stessi per coprire i pannelli da even-tuali danni accidentali.Fermo restando il periodo di 20 anni stabilito all’interno del Conto Energia per ripagare l’energia prodotta, bisogna anche pensare che dopo tale data l’impianto sarà ancora funzionante e produttivo. Quindi la stessa energia ottenuta con l’impianto costruito con gli incentivi potrà essere uti-lizzata dalla casa o dall’azienda costituen-do un’ulteriore vantaggio nel risparmio economico sulle bollette. I tempi di ritorno economico non superano i 10 anni.Per alcuni la preoccupazione si sposta sui campi elettromagnetici prodotti dai pannelli. Questi funzionano a corrente continua, generando un campo magnetico simile a quello terrestre, ma di migliaia di volte meno intenso. L’inverter ne crea invece a bassa frequenza, simili a quelli prodotti dai grossi elettrodomestici che abbiamo in casa, e comunque la loro potenza decresce molto rapidamente con la distanza.Da ultimo le sempre più sentite preoccu-pazioni per l’impatto ambientale dei cam-pi fotovoltaici che deturpano l’ambiente, anche della nostra regione. Se da un lato queste immense distese aiutano ad abbat-tere in maniera significativa l’emissione di CO2, sono preoccupanti le speculazioni su queste aree rurali e il disfacimento ambientale. Si parla a volte dell’utilizzo di terreni ormai “consumati” dall’agricoltura e quindi non più fertili, ma non c’è un decreto che tuteli le aree rurali coltivabili. Sottolineiamo che aree così vaste sono integrabili sui tetti dei fabbricati agricoli

Il Conto Energia è il programma Europeo di incentivazione alla produzione di energia elettrica da fonte solare attraverso pan-nelli fotovoltaici. Il GSE, Gestione Servizi Energetici, stabilisce che l’incentivo sia proporzionale all’energia elettrica prodotta e ripaga mensilmente per 20 anni privati, imprese ed enti pubblici di tutta l’energia ricavata dall’impianto. Una recente modifi ca del Conto Energia – contenuta nel D.M. del 19 febbraio 2007 – introduce importanti perfezionamenti quali lo snellimento delle procedure burocratiche e l’innalzamento delle tariff e incentivanti. Queste vengono fi ssate entro tre categorie di impianti in base alla taglia - da 1 a 3 kWp (kilowatt di potenza), da 3 a 20 kWp, oltre 20 kWp - privilegiando inoltre l’istallazione architet-tonica “intergrata” sui tetti (dove i pannelli prendono il posto delle tegole), rispetto ai “parzialmente integrati” (con pannelli istallati sopra le tegole) e ai “non integrati” (impianti a terra). Gli incentivi per le varie fasce e tipologie di impianti si aggirano tra gli 0.346€ per kWh prodotto, se non integrato su impianti con potenze superiori ai 20 kWp, e gli 0.470€ per kWh se integrato su impianti con potenze comprese tra 1 e 3 kWp.Per le scuole, gli edifi ci pubblici e gli ospedali pubblici, oltre agli edifi ci con coperture di amianto è stato stabilito un incremento del 5% sulle tariff e incentivanti.

Fonti >>>www.contoenergia.itwww.ecologiae.comwww.aper.itwww.foiv.it

e sulle tettoie. D’altronde il Conto Energia privilegia proprio l’istallazione dei pannelli integrati rispetto alle altre. La Germania, da sempre all’avanguardia nel fotovoltaico, ha recentemente ridotto del 100% il contribu-to per l’istallazione di pannelli nelle aree rurali: ci auguriamo di seguire presto il loro esempio. WM

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Fotovoltaico:per saperne di più

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Incentivi statali, promessa di risparmi e guadagni, investimento anche su un futuro più “green”

Il fotovoltaico è tutto questo, ma ultimamente si sono aperti anche degli interrogativi sul conto di questa metodologia per produrre energia pulita: l’investimento iniziale si ripaga davvero nel tempo? E in quanto tempo? Il problema dello smaltimento come si risolverà? Siamo sicuri che i materiali utilizzati non siano inquinanti?Abbiamo cercato di dare una risposta a questi interrogativi in una chiacchierata con Matteo Antonelli, giovane project manager dell’azien-da Opera Group- www.opera-gruop.it – che ha seguito la realizzazione di un progetto molto importante inaugu-rato alla fine di settembre a Fano: la creazione di un imponente im-pianto a tetto commissionato dalla Profilglass per la produzione di 17,4 Mw/h annui, per inten-derci pari al fabbisogno energetico di 4.500 famiglie.

Grande opportunità? O ennesima folata di vento? Ne parliamo con Matteo Antonelli, Project Manager di Opera Group

Buongiorno Matteo! Aiutaci a capire meglio questo fotovoltaico. Partiamo dalla domanda più veniale, ma anche la più frequente: l’investimento inizia-

le e le spese di manutenzione, riusciamo vera-mente a ripagarcele in breve-medio periodo?“Be, ti dico a livello economico l’unico dubbio che è sorto a noi addetti ai lavori è stato che fosse troppo bello per essere vero! Mi spiego meglio. Inizialmente il tasso di ritorno dell’investimento era pari allo 0,60% agganciato all’Istat: praticamente un Paese dei Balocchi! Ma anche ora che l’indice è sceso, nel 2011 sarà dello 0,31%, comunque garantisce di ripagarsi l’esborso in un tempo molto breve, al massimo 9-10 anni. Per rendere il

tutto più comprensibile ai lettori, ti lascio questo schema: un business plan per un impianto tipo che produca 1000 kw/h.”(vedi tabella a fianco)“Che dici, ce lo ripaghiamo?!” Sì, diciamo che mi sembra un buon investimen-to! Ho un altro interrogativo però da porti: cosa mi dici dello smaltimento dei pannelli?“Questa è un’incognita per il futuro. Al momento nessuno dei materiali con cui i pannelli sono co-struiti crea il minimo problema per lo smaltimento. Vetro e alluminio sono riutilizzabili, così come il rame ed il ferro che anzi possono rappresentare ulteriori fonti di ricavi una volta che si dismetta l’im-pianto perché vengono lautamente pagati dalle ditte che poi li fondono e li rivendono a loro volta.

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Produzione energia Elettrica

Anno 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9

KW - 1.043.700,00 1.033.263,00 1.022.930,37 1.012.701,07 1.002.574,06 992.548,32 982.622,83 972.796,60 963.068,64

Ricavi

Anno 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9

Totale ricavi € - € 564.599,95 € 558.953,95 € 553.364,41 € 547.830,77 € 542.352,46 € 536.928,94 € 531.559,65 € 526.244,05 € 520.981,61

Costi

Anno 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9

Costi operativi € - € 40.780,00 € 41.595,60 € 42.427,51 € 43.276,06 € 44.141,58 € 45.024,42 € 45.924,90 € 46.843,40 € 47.780,27

Rata finanziamento € - € 284.232,43 € 284.232,43 € 284.232,43 € 284.232,43 € 284.232,43 € 284.232,43 € 284.232,43 € 284.232,43 € 284.232,43

Totale costi x anno € 325.012,43 € 325.828,03 € 326.659,94 € 327.508,49 € 328.374,01 € 329.256,85 € 330.157,33 € 331.075,83 € 332.012,70

Flusso di cassa (x singolo anno)

Anno 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9

Flusso di cassa (x singolo anno)

-€ 600.000,00 € 239.587,52 € 233.125,92 € 226.704,47 € 220.322,28 € 213.978,45 € 207.672,09 € 201.402,31 € 195.168,22 € 188.968,91

Flusso di cassa cumulato

Anno 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9

Flusso di cassa -€ 600.000,00 -€ 360.412,48 -€ 127.286,56 € 99.417,91 € 319.740,19 € 533.718,64 € 741.390,73 € 942.793,04 € 1.137.961,26 € 1.326.930,17

Indici finanziari

Anno 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9

VAN -€ 581.395,35 -€ 356.435,61 -€ 144.330,33 € 55.536,76 € 243.754,23 € 420.884,12 € 587.463,12 € 744.003,68 € 890.995,04 € 1.028.904,29

Finanziamento da parte della banca finanziamento equityFinanziamento % 80% € 2.400.000,00 € 600.000,00 Tasso di debito % 3,2% Numero rate annuali 10 Tasso inflazione 2%

Andamento dei flussi di cassa

Per come stanno le cose in questo momento, il fotovoltaico è ecologico anche nello smaltimento.L’unico elemento che potrebbe creare problemi è il silicio, ma ripeto al momento non è considerato una sostanza tossica.La riflessione che mi viene da fare è che però intor-no a questa nuova opportunità ruota un grande business e che così come è accaduto per l’eternit, studi futuri possano denunciarne la tossicità. A quel punto magari si potrebbe essere costretti a smaltire questo specifico materiale solo in 4-5 discariche in tutta Italia e il discorso cambierebbe.Queste però sono solo ipotesi: non è detto che il silicio faccia lo stesso percorso dell’eternit. Al momento non vi sono motivi per preoccuparsi.”Dimmi un motivo, tra i tanti, per cui si dovreb-be decidere di passare al fotovoltaico.“Devo essere poetico? Allora ti direi per avere un mondo più verde e pulito! Ma se devo essere sincero, la motivazione forte è quella economica. Pensa che l’energia fornitaci dall’Enel la paghiamo 0.16 centesimi kw/h annui, mentre grazie agli incentivi GSE con quella prodotta dal fotovoltaico guadagniamo 0,35 centesimi per ogni kw/annuo prodotto: in pratica ricaviamo il doppio di quanto paghiamo! Senza dimenticare poi che l’Enel compra energia praticamente a costo zero e ci fa pagare 1.800 euro solo per fare un preventivo.In altre parole è un ottimo investimento finanzia-rio perché è garantito dallo Stato ed è l’unico che permette lo stesso ritorno economico di investi-menti al alto rischio, a fronte di un rischio invece praticamente nullo. E contribuisce a migliorare il flusso economico del Paese, grazie all’utile prodotto dalle aziende che lavorano in questo settore. Ti rigiro la domanda: dammi un motivo per non farlo!” WM

Opera Energia sta realizzando in collaborazione con Bellariva Energy un impianto fotovoltaico sulle pre-esistenti coperture del complesso industriale della Profilglass di Fano. Il progetto, presentato il 22 Settem-bre 2010 sarà realizzato riconver-tendo e riqualificando 200.000 metri quadri di tetti dell’azienda e bonificando 18.000 metri quadri intaccati dall’amianto. L’impianto avrà una potenza nominale di 16,2 MWp e produrrà 17,4 MWh/anno: una quantità di energia sufficiente a coprire il fabbisogno energetico di 4.500 famiglie, pari a un terzo dell’intera popolazione di Fano.

Opera Energia: “Energia Pulita, cambiamento comincia dall’alto”

CHI E’ OPERA GROUPL’Opera Group Srl - con sede a Lucre-zia (PU) – mira con la sua attività ad ottenere grandi risultati a servizio e beneficio dell’intera collettività. Opera Energia realizza e gestisce per proprio conto e per terzi impianti per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, volti a migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Per quanto riguarda il fotovoltaico, Opera Energia ricerca coperture industriali – proprio come quella della Profilglass – su cui realizzare impianti fotovoltaici. A fronte della concessione del diritto di superficie della copertura, corri-sponde al proprietario un canone annuale di affitto e realizza a proprie spese un impianto fotovoltaico sotto la propria completa disponibilità.

Per conoscere il progetto nella sua specificità >>> http: www.whymarche.com/opera-group.business_plan 57Whymarche.com

[email protected]

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iPhone 4la punta di diamante

“L’App Store è la vera punta di diamante di ogni iDevice. Steve Jobs lo aveva già in mente con l’uscita dell’iPhone 2G nel 2007 e dopo un anno intero di analisi

sul comportamento e sulle abitudini delle persone che acquistano questa tipologia di prodotto, l’11 luglio del 2008 hanno reso pub-blico il negozio di applicazioni per dispositivi mobili più grande del mondo e in continua crescita: l’App Store che vanta ad oggi in soli 2 anni dal suo inizio 5 miliardi di downloads e un milione di applicazioni disponibili tra gratuite e a pagamento da terze parti.”Quanti sono gli utilizzatori dei dispositivi mobile Apple che li sfruttano a fondo, che hanno chiare effettivamente le enormi potenzialità rese possibili dalle applicazioni disponibili nell’ App Store e sanno metterle a frutto? ”Molti utilizzatori di iPhone lo comprano solo per essere alla moda e non conoscono le potenzialità di questo prodotto. In teoria un dispositivo mobile Apple raggiunge le sue massime potenzialità con l’App Store, ma non tutti sono a conoscenza del grande numero di applicazioni presenti sullo Store quindi a

volte non viene sfruttato. Inoltre il software e la sua semplicità d’uso anche nell’acquistare appunto applicazioni li rendono i migliori dispositivi portatili.C’è un “capitolo” ancora per molti scono-sciuto “Il Jailbreak”. Ci puoi spiegare in breve di cosa si tratta? ”Il Jailbreak è stato scoperto poco dopo l’uscita dell’iPhone 2G disponibile solo in Usa e bloccato con l’operatore At&t. Il jailbreak è nato per ovviare a questo blocco e permettere a tutti gli occidentali, di utilizzare l’iphone con sim di altri operatori. Poi si è evoluto portando installer e poi Cydia e permettendo così l’installazione di diverse applicazioni prima e dopo l’uscita di AppStore.”Attualmente sembra sia anche diventato legale… “Io sono contrario al jailbreak del dispositivo, ma non allo sblocco della parte telefonica, perchè se acquisti un iphone sai come è fatto e non dovresti necessitare di applicativi che non sono disponibili in AppStore. Le stesse applica-zioni le ritroviamo nell’ AppStore sotto diverso nome: ecco perchè consiglio di seguire i forum o le community dei dispositivi ad esempio

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R.

Ne parliamo con Cristiano Scarpa, Apple Developer, che ci da anche un’altra chiave interpretativa: “Il Vero successo della Apple è l’App Store!”

Apple?“devo acquistare un iphone. Ma quale? 3GS o 4? O forse e’ meglio un iPad 3G o solo wifi? Così telefono e lo utilizzo anche portatile … oppure meglio l’iPod dato che ho già un iphone 2G per telefonare?”

Domande che per chi non conosce ed usa la tecnologia Apple possono sembrare senza senso ma che invece per chi ci lavora o ne è appassionato ricorrono spesso. Qualunque sia la scelta finale, si finirà per possedere un dispositivo che avrà accesso al “gigante” degli acquisti online: l’App Store, un vero e proprio parco dei divertimenti per tutti i possessori di un apparecchio Apple, il luogo virtuale dove trovare la risposta a tutte le svariate esigenze. Ecco allora perché affermare che “l’App Store è il vero punto di forza di Apple”. Chi meglio di uno degli app developer Apple, che popolano l’App Store con migliaia di applica-zioni nuove ogni mese, potrebbe raccontarci questo “mondo”, svelandocene i retroscena? Diamo quindi la parola a Cristiano Scarpa, developer Apple appunto! Cristiano perchè secondo te è l’App Store la vera punta di diamante della Apple?

Steve Jobs, CEO di Apple, ha commentato: “Tre miliardi di applicazioni scaricate in meno di 18 mesi - niente di simile è mai stato visto prima. Il rivoluzionario App Store offre agli utenti iPhone e iPod touch un’esperienza diversa da quella disponibile su altri dispositivi mobili, e non vediamo alcun segnale del fatto che la concorrenza possa raggiungere questo livello a breve.”

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COS’E’

Un vero e proprio parco dei divertimenti per tutti i possessori di un idevice Apple, il luogo virtuale dove trovare la risposta a tutte le svariate esigenze lavorative, ludiche e di relax. Ad Oggi l’App Store vanta più di 250000 mila applicazioni native, sia per iPad che per iPhone e iPod, disponibili per le varie versioni del sistema operati-vo Apple iOS oggi arrivato alla versione 4.1. per tutti i dispositivi tranne che per iPad, per il quale uscirà a giorni il nuovo software con nuove implementazioni,tra le tanto attese il MULTITASKING

L’APP STORE

www.ispazio.nete www.ipadevice.comSono i due poli di riferimento dei disposi-tivi e ogni giorno recensiscono le nuove applicazioni disponibili nell’App Store”.Parliamo dell’invalidazione. Quali rischi corre un utente che intende fare questo passo? ”Un utente che jailbrekka il proprio dispositivo incorre nell’annullamento della garanzia e in più lascia senza difese il proprio telefono perchè vengono tolti tutti i permessi sui fi le principali che compon-gono la sicurezza del dispositivo, causando la diff usione dei propri fi le personali o ancora peggio cedendo inutilizzabile il dispositivo.”Tornando all’AppStore, esistono altri store dello stesso livello per gli altri dispositivi mobile? ”Come numeri, Apple non la batte nessuno ma adesso sta prendendo piede lo store di Google, Android Store, che non off re però agli sviluppatori i tools che off re Apple e nessuno riesce a rendere così semplice l’acquisto di un’applicazione sia sul terminale sia sul computer. iTunes nel nostro caso è un ottimo programma che interfaccia tutti i dispositive mobili Apple ai nostri computer.”Ti facco una domanda personale, ma che credo molti utenti si stiano facendo da qualche mese: ho un iphone 3gs veramente mi conviene passare al 4?“A mio parere l’iphone è un telefono che va preso ogni due anni così da vedere la

diff erenza fra il vecchio e il nuovo. Quindi consiglio a tutti di attendere l’estate 2011 in cui molto probabilmente uscirà il vero nuovo modello di iPhone.” Mi passa per la testa da mesi il pensiero di acquistare la tavoletta magica di Apple. Ma veramente mi sarebbe utile? Molti utenti come me sono stati delusi dalla tavoletta magica pensando che Apple sviluppasse il dispositivo con il sistema operativo MACos invece cosi non è stato. Come mai secondo te?“Bisogna ammetterlo che tutti i prodotti Apple sono fatti con stile e, almeno per adesso secondo Apple, i dispositivi mobili non devono avere MacOSX ma iOS. Credo che sia anche molto semplice da gestire e funzionale rispetto ad MacOS su un iPad: dispositivo fi sso MacOSX, dispositivo Mo-bile iOS, uniti da un fi lo chiamato iTunes.Il MacOS e’ progettato per i dispositivi fi ssi, per un lavoro più professionale; l’ipad e’ nato per rendere portatile tutto quello di cui non faremmo mai a meno e la sua facilità di utilizzo lo rende adattabile a qualsiasi fascia di età!”. Cristiano ti ringraziamo per la disponi-bilità e alla prossima! “Grazie a voi e al prossimo iApple!”In breve tirando le conclusioni i dispositivi Apple corrono parallelamente all’App Sto-re: se si ha intenzione di acquistarne uno solo per telefonare e utilizzarlo come un semplice GPS non lo si sfrutta abbastanza e quindi forse meglio pensare ad un “sem-plice” smartphone. WM

Apple?

www.scarpasoftware.com

iProxyWhy Marche

L’applicazione Why Marche disponibile per iPhone iPod e iPad

è stata sviluppata da Cristiano Scarpa;

e’ disponibile gratuitamente e consente di visualizzare

in modo interattivo la rivista ed essere costantemente collegato

con il portale on-line

Uncensor

Le applicazioni di Cristiano Scarpa

http://itunes.apple.com/it/app/iproxy

http://itunes.apple.com/it/app/whymarche

http://itunes.apple.com/it/app/xcodeitalia

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I Social Network sono sicuramente il più importante fenomeno del web degli ultimi anni. Il clamoroso successo di Facebook, che in Italia conta una co-

munità numerosissima e che ha raggiunto nel mondo più di 400 milioni di utenti, ha cambiato il nostro modo di utilizzare la rete ed anche come comunichiamo con i nostri contatti siano essi personali o professionali.All’interno di questo mondo di piazze vir-tuali si sta aff ermando una nuova moda, un nuovo bisogno legato alla nostra posizione e a come far conoscere o meno questa informazione al nostro network relazionale.Ciascuno di noi utilizzando diversi stru-menti può oggi far sapere che è entrato in un bar oppure che sta partecipando ad una manifestazione o ancora che è rien-trato a casa dopo una giornata di lavoro. Questo è possibile grazie alla presenza negli smart phones di ultima generazione di gps integrati che forniscono la nostra posizione in qualunque punto del globo ci

troviamo. In mancanza di questi è possibi-le comunque risalire in maniera approssi-mativa alla nostra posizione anche grazie alla connessione 3G, utilizzando i dati delle celle telefoniche o anche sempli-cemente tramite connessione wifi grazie all’indirizzo ip del nostro dispositivo.Perché tanta attenzione sulla geolocaliz-zazione? Perché le aziende la reputano interessante e perché le persone cedono facilmente alla tentazione di far conoscere a tutti i propri amici dove si trovano?

Un nuovo canale di Marketing

Cominciamo analizzando l’aspetto di mar-keting che sta dietro al successo di questa tendenza. Alcune tipologie di aziende, pensiamo ad esempio a catene di risto-ranti o bar, sono sempre in cerca di nuovi clienti e sempre interessate al raff orza-mento del proprio brand soprattutto gra-zie alle dinamiche di condivisione tipiche dei social network. Quando una persona

di O

mar

Cca

fi ni

Nati quasi per gioco, i social sono oggi uno strumento non solo ludico ma promozionale e di marketing. Un’altra fron-tiera superata … ma come gestirli al meglio?

SocialNetworkeGeolocalizzazione

aim

aim

designfloaf

dopplr

face

book

frien

dfee

d

goog

le

last-fm

mixxmys

pace

newsvine

pica

sa

posterous

posterous

rss

stumbleupon

tumblrviddler

virbwordpress

yaho

o!bu

zz

yout

ubeblogger

delicius

diggflickr

flickr

googletalk

linkedin

mobileme

openid

plurk

reddit

skype

technoratitwitter

vimeo

buzz

FOURSqUAREFoursquare è una startup nata a NewYork nel Marzo 2009 e ad oggi conta oltre 3 milioni di utenti in tutto il mondo.

L’applicazione è disponibile nelle piattaforme:- iPhone- Android- BlackBerry

Il suo punto di forza è l’aspetto ludico che se da un lato spinge gli utenti ad utilizzarlo con regolarità, per accumulare punteggio e riconoscimenti, dall’altro fa gola agli esercizi com-merciali per raff orzare il proprio brand e per godere di maggiore visibilità sui social media.

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entra fi sicamente in un locale può decidere di condividerlo ed indirettamente fare pubblicità al locale stesso. In applicazioni mobili come Foursquare (che ha da poco superato i 3 milio-ni di utenti) i locali possono conoscere l’elenco delle persone che hanno eff ettuato il check-in (gergo per indicare che la persona è entrata o si trova in un certo luogo) ed incitare l’utilizzo del servizio ripagando il cliente con sconti od off erte sui propri prodotti.

Ma la nostra privacy è in pericolo?

La nostra posizione è sicuramente un’informa-zione sensibile per ciascuno di noi, e condi-videndola diamo la possibilità ad un certo numero di persone di sapere dove ci troviamo e chi è collegato riceve questa notizia in tempo reale. Il diff ondere pubblicamente la nostra posizio-ne permette a chi la legge di utilizzarla come

preferisce: un utilizzo da “amico” potrebbe essere ad esempio raggiungerci in un locale dove siamo appena entrati, ma dobbiamo an-che pensare a chi saprà che in quel momento non sono più a casa e potrebbe approfi ttare ad esempio per fi ni poco nobili...Dobbiamo infatti considerare che la rete di contatti è qualcosa di più generico rispetto ad una vera amicizia; spesso si annoverano tra “amici” persone che neanche si conoscono e che a loro volta potrebbero conoscere persone che per qualche motivo ci sono ostili. Chiara-mente questo discorso vale per tutte le moda-

lità con cui comunichiamo ma siccome questa rappresenta una nuova opportunità è facile che all’inizio si trascurino alcune considerazio-ni di questo tipo.C’è da dire che possiamo stabilire quali informazioni condividere o meno e anche restringere la cerchia di persone che possono venirne a conoscenza, ma spesso dedichiamo poca attenzione a questi passaggi per pigrizia o per noncuranza non pensando ai possibili “eff etti collaterali”. WM

SocialNetworkeGeolocalizzazione

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reddit

skype

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vimeo

buzz

FOURSqUARE

FACEBOOKPLACES

Facebook Places nasce nell’estate 2010. Il numero potenziale di utenti sono gli stessi di facebook (400 mil-ioni) anche se al momento è utilizzabile solo negli Stati Uniti e in Inghilterra.

L’applicazione è disponibile nelle piattaforme:- iPhone- Android- BlackBerry- Palm

Il suo punto di forza è l’integrazione in facebook che permette di interagire con i propri amici diret-tamente e di alimentare discussioni all’interno del social network più utilizzato al mondo. Pecca ancora di usabilità e funzionalità in parte dovute alla sua nascita recente.

Le più diff use applicazioni per smartphone di ultima generazione sono sicuramente GoWalla e Four-square (entrambe startup americane) che permettono di eff ettuare dei check-in in ogni sito esistente e di aggiungerne di nuovi. Entrambe le applicazioni permettono poi di condi-videre queste informazioni su Twitter o Facebook. La stessa Facebook si è mossa in questa nuova direzione aggiungendo al suo popolarissimo so-cial network l’applicazione Places con funzionalità al momento molto ridotte rispetto a Foursquare e Gowalla, ma ha dalla sua un grandissimo numero di utenti e quindi da un lato un poten-ziale enorme a livelli di marketing e dall’altro rischi ancora più grandi per la nostra privacy. Diversi sono soprat-tutto gli approcci al fenomeno: nelle applicazioni come Gowalla e Four-square, l’enfasi è sull’aspetto ludico - c’è una vera e propria gara a diventare sindaco di un posto, ovvero a essere la persona che vi ha eff ettuato più checkin – mentre in Facebook Places il focus è sul networking generato dal conoscere quali dei nostri amici si trova nello stesso posto e magari stimolare una discussione.

QUALI APPLICAZIONI

ESISTONO

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La voce dei

Wu Ming: chi è costui (costoro)? “Siamo un quartetto di narratori che con voce collettiva o solista si sforza di raccontare la complessità del mondo con ogni mezzo necessario.”Secondo il fi losofo Perniola la comunicazione di massa è smascherata: non serve a creare conoscenza, quanto piuttosto a orientare il consenso, i comportamenti. Avremmo allora bisogno di uno strumento più autentico. Trattato breve, anzi brevissimo, di Wu Ming sul Comunicare, oggi.“Più che smascherata, la comunicazione di massa oggi è in coma irreversibile, perché sta scomparendo il suo soggetto di riferimento, il mittente dei suoi messaggi: il pubblico tende ad essere sempre più attivo e sempre meno audience. La massa è un blocco indiff erenziato che di fronte a qualsiasi contenuto si comporta come un interruttore: è accesa o spenta, compra o non compra, crede o non crede. Oggi le persone hanno molte più possibilità di interagire con i mattoni culturali per costruirsi un immaginario su misura. Credo allora che si debbano scegliere strumenti e messaggi che aumentino questa consapevolezza. Raccontare storie per coinvolgere una comunità e stimolarla a discutere e non per imporre in maniera subdola il proprio pensiero.”Non c’è dubbio, ripercorrendo la vostra storia, che abbiate introdotto nuove modalità di comunicazio-ne, non solo in un senso strettamente letterario ma dalla ricerca alla scrittura, dal web alla promozione diretta dei libri, al rapporto con i lettori. In che consiste, dunque, l’innovazione comunicativa di Wu Ming?“Penso che la si possa riassumere col nostro motto: Opachi per i media, trasparenti per i lettori. Non ci

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Nell’ultimo decennio la comunicazione ha subito un’

irreversibile mutazione. Il mondo delle parole e delle immagini ci è cambiato sotto il naso. Quel

meccanismo travolgente detto comunicazione di massa, che

Chomsky chiama “la fabbrica del consenso”,

non è più un dio onnipotente. Un modo diverso di fruire le

informazioni e la possibilità per tutti di costruire e condividere

le proprie stanno insidiando il monopolio, imponendo nuove

regole. Non solo grazie all’avven-to del web ma anche grazie alla tendenza diff usa a costruire reti tra persone e idee, a praticare

condivisione di opinioni e di conoscenze.

Wu ming può dirci molto a questo proposito.

OPACHI PER I MEDIAtrasparenti per i lettori

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facciamo fotografare, non andiamo in televisione, non partecipiamo a kermesse o premi letterari che si ba-sino soltanto sull’apparire, sull’essere selezionati e andare in fi nale. In com-penso facciamo moltissimi incontri pubblici, vere e proprie assemblee intorno ai temi che ci stanno a cuore, per mettere in discussione quel che facciamo e come lo facciamo. Quasi nessuna di queste attività “on the road” ci viene organizzata dalla casa editrice: facciamo tutto da soli, senza fi ltri, con un indirizzo e-mail diretto, un blog, un sito, un account su Twitter e uno su Anobii. Così, se qualcuno mi riconosce per strada come Wu Ming 2, dev’essere per forza venuto ad ascoltarmi, a in-contrarmi davvero da qualche parte. E’ una persona che sa chi sono, non un perfetto sconosciuto che magari si ricorda della mia faccia perché l’ha vi-sta di sfuggita sul giornale o alla tivù.Il vostro collettivo è stato una presen-za costante nelle reti; sia in quelle reali come, ad esempio, il movimento di Genova, sia in quelle virtuali, vedi la precedente esperienza come Luther Blisset e l’ uso massiccio di Internet, primi forse tra gli scrittori italiani.“Cosa è cambiato nella letteratura con la diff usione del Web?“Moltissime cose, ma ne segnalo due, che mi sembrano fondamentali: primo, è cambiato il modo di scrivere romanzi. Chi lavora con un computer connesso alla rete, vive in simbiosi, per molte ore al giorno, con una sterminata enciclopedia, un cervello collettivo in costante aggiornamento. Di qualsiasi cosa tu voglia raccontare - dalle astronavi alla Lunga Marcia - sul web trovi materiali, approfondimenti, precursori, discussioni, interlocutori, esperti. Jonathan Franzen sostiene che nessuno può scrivere un buon libro se sta attaccato a internet men-tre lavora, ed è senz’altro vero che ci vuole molta disciplina per non farsi distrarre dal cinguettare di e-mail, feed, skype, tweet e compagnia. D’al-tro canto, io mi chiedo come si possa scrivere un buon libro senza Internet, perché per quanto mi riguarda la rete non è solo un serbatoio di dati, ma un forziere di storie e una musa ispiratrice. Secondo, è cambiato il

rapporto con i lettori, al punto che un romanzo diventa la porta d’accesso su un universo narrativo da esplorare insieme, autori e lettori, come abbia-mo fatto per la prima volta con il sito di Manituana e come continuiamo a fare con ogni nostra uscita.”In un saggio molto discusso, specie sulla rete, Wu Ming 1 individua una specie di affi nità elettiva tra opere italiane di scrittori diversi degli ultimi 20 anni. Il vostro uomo le accomuna tutte in una “nebulosa narrativa”, il New Italian Epic, come una corrente letteraria spontanea. Che tipo di dinamica renderebbe possibile questa convergenza di modi e di contenuti? Anche questo è strategia comunicativa?“No, in questo caso non si tratta di strategia comunicativa. Se negli ultimi quindici anni scrittori diversi, senza mettersi d’accordo, hanno prodotto opere simili (come si è simili tra membri di una stessa famiglia), la ragione è soprattutto politica, nel senso più ampio del termine. Questi scrittori hanno reagito alle narrazioni semplicistiche del potere raccontando storie complesse, che interrogassero la complessità sociale. Per farlo hanno utilizzato la cassetta degli attrezzi dei generi popolari - romanzo d’avventura, giallo, picaresco, feuilleton... - e hanno lavorato sulla lingua perché li aiutasse nel compito di non banalizzare il mondo. Da questo intento comune e non dichiarato sono nati libri ibridi, che rifuggono l’ironia postmoderna, azzardano punti di vista obliqui, nascondono la sperimentazione sotto un’attitudine popular, provano a esplorare narrazioni alternative e invitano i lettori a fare altrettanto, in un continuo scambio transmediale e partecipativo. L’allegoritmo comune a questi romanzi, il sentiero nel fi tto dei testi che porta alla loro allegoria profonda, è l’idea che non possiamo continuare a vivere spingendo il pattume (ma-teriale e spirituale) sotto il tappeto. Arte e letteratura devono aiutarci a immaginare vie d’uscita, curando il nostro sguardo e la nostra capacità di visualizzare un altrove.” WM

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Wu Ming è un gruppo di scrittori. Pro-vengono dall’esperienza bolognese del Luther Blissett, una “reputazione aperta” adottata da metà degli anni ’90 da loro e da molti altri artisti europei. Con questo nome, nel ‘99 il collettivo fi rmò il suo primo romanzo, Q. Poi cambiò identità in Wu Ming, “senza nome” in cinese, scrivendo altri 5 romanzi collettivi (Asce di guerra, 54, Manituana, Altai, Previsioni del tempo), tradotti in molte lingue, e altri libri. I WM scrivono anche da “solisti”.

Vita ed opere di WU MING il senza-nome

La comunicazione secondo Wu Ming, collettivo di scrittori

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Un racconto emozionale della 35esima edizione del Festival di Castelfidardo tra musica, suoni e colori

Music Reality Show.Tre artisti vivono chiusi in una casa con due lati trasparenti, un’esperienza di musica e quotidianità a completo contatto con il pubblico 24 ore su 24

I suoni del borgo

Senza indugiare oltre ci si spinge tra le vie di un’inedita Castelfi-dardo, ammirando le merlature guelfe del palazzo comunale

addobbate, non con i soliti striscioni, ma con ghirlande di rapidi fraseggi e con fasce di lunghe ballate dispersi nell’aria dalle sale in cui fisarmonicisti, accorsi da svariate parti del mondo, abbracciati allo strumento figlio di questa città, stan-no incantando spettatori e giuria. Ben presto spuntano fuori note di viole, voci, chitarre, percussioni, tube, sax, clarinetti, flauti e contrabbassi ad arrangiare la colonna sonora di una sera illuminata da

musiche jazz, nostalgiche fanfare, balli popolari, maestosi orchestrali a braccetto con musiche pop e la gialla luce elettrica delle strade di un colle, mai così vivo, sdraiato tra i monti e l’Adriatico calmo e scuro.Siamo al Festival di Castelfidardo, in pro-vincia di Ancona, in cui, ormai per la 35° volta, si celebra lo strumento che deve i suoi natali e la sua diffusione alla capaci-tà imprenditoriale della famiglia Soprani. Ormai conclusa l’edizione di quest’anno (svoltasi dal 5 al 10 Ottobre), si può dire che anche questa volta è stato un evento di respiro internazionale, per musicisti,

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IL PREMIOUn festival che dal 1987 (nasce però nel 1976) richiama centinaia d’artisti da tutto il mondo, da famosi fisar-monicisti come Richard Galliano, Coba, Renzo Ruggieri, Art Van Damme, Marcel Azzola, Kenny Kotwitz, Antonello Salis e molti altri, a personaggi del mondo della canzone e dello spettacolo tra cui Milva, Antonella Ruggiero,

Vinicio Capossela, Demo Morselli e la sua Big Band, Roberto Vecchioni, Roberto Pregadio, Tullio De Piscopo, Samuele Bersani, Angelo Branduardi, Franco De Gemini, Edda dell’Orso.

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“Il cotto cinquecentesco del pavimento, d’intenso grigio ed irregolare, guida il passo tra antiche mura, che abituate alla calma silenziosa delle sere fidardensi, ora sono spettacolo per migliaia di turisti. La folla si fa sempre più numerosa proprio al calare della sera, quando il tramonto accompagna il sole dietro i profili frastagliati degli Appennini, bagnati del viola e del blu del prossimo crepuscolo”.

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esperti del settore e curiosi in cerca di giornate e serate da ricordare. Come ogni anno tutta la cittadina ha preso a roteare intorno all’evento, adibendo numerosi dei suoi palazzi storici, come il Palazzo Mordini, l’Auditorium San Francesco e il suo cinema-teatro Astra, ad ospitare eventi musicali, jam e concorsi che vedevano protagonisti alcuni tra i più bravi artisti di tutto il mondo, nel campo della fisarmoni-ca e non.Ad accogliere i numerosi visitatori anche il fondamentale Museo della Fisarmoni-ca, con un viaggio nella storia tra fatti ed opere d’arte e collezioni private che nel tempo hanno contribuito alla nascita e alla diffusione della fama dello strumento. Non manca un evento perfettamente in linea con i nostri tempi: il Music Reality Show, in cui tre artisti vivono, chiusi in una casa con due lati trasparenti, un’esperienza di musi-ca e quotidianità a completo contatto con il pubblico, 24 ore su 24, anche attraverso streaming e chat. Per i più piccoli, il “Baby Music Club”, in collaborazione con la Scuo-la Civica di Musica Paolo Soprani, propone spazi dedicati a far nascere quell’amore per musica e strumenti che sta sempre più affievolendosi, mentre, per i momenti di pausa tra un accordo e un altro, le porte di tutti i locali della zona sono aperte per rinfrancare anche le bocche con le melodie prelibate della cucina marchigiana, senza dimenticare i numerosi alberghi dispo-nibili per artisti e turisti, trasformati per l’occasione in ritrovi per jam e concerti.Parlando di concorsi, il Premio Città di Castelfidardo vede sotto i riflettori alcuni tra i più virtuosi fisarmonicisti impegnati in un’amichevole lotta all’ultima nota per aggiudicarsi l’ambito riconoscimento. Il premio Voce d’Oro invece è assegnato a chi più di altri si è distinto durante l’anno

per il suo contributo alla valorizzazione dello strumento nel mondo. Molto impor-tanti, infine, le numerose borse di studio e premi assegnati a vario titolo agli artisti da numerosi enti e città, compresa la gemel-lata città tedesca Klinglenthal.Intanto la notte si è fatta fonda, le ultime risate fanno da eco ai passi dei visitatori verso le macchine, e, piano piano, il silen-zio riabbraccia la città, rotto solo da qual-che ultimo rumore dei locali in chiusura. Una coperta di stelle è l’ultimo spettatore rimasto e presto l’ultima notte di fiera s’ad-dormenterà sui ricordi di una settimana che riecheggia come un accordo vibrante. Al prossimo anno. WM

Dibattiti, spettacoli, concerti, espo-sizioni di produttori e mostre a tema, insomma, intere giornate incentrate sulla musica, quella capace di soddis-fare i padiglioni più malinconici e nos-talgici insieme a quella tensione verso il moderno che a volte sembra un po’ lontana dal mondo della fisarmonica.

Un antenato della fisarmonica può essere individuato nell’accordeon, bre-vettato dal viennese Cyrill Demian nel 1829. Nel 1863, un pellegrino austriaco trova ospitalità per la notte nel casolare dei Soprani. In possesso di una copia dell’accordeon, l’austriaco desta subito l’attenzione di uno dei figli di Antonio Soprani: il poi famoso Paolo Soprani, al-lora diciannovenne. Una volta capitone il funzionamento, Paolo diviene capace di costruirne un suo modello e di lì a poco, con l’aiuto di qualche operaio, prende il via la prima attività artigia-nale di produzione di fisarmoniche dei Soprani. Dapprima vendute nelle fiere di paese, soprattutto a Loreto, poi con l’apertura di una fabbrica in viale Um-berto I, le fisarmoniche di Castelfidardo raggiungeranno l’Europa, fino poi a di-ventare il biglietto da visita della città in tutto il mondo. Tutt’ora, nelle periferie del paese, numerosi artigiani lavorano a mano alcune delle componenti fonda-mentali della fisarmonica e le imprese del luogo provvedono all’assemblaggio e la rifinitura di alcuni tra gli esemplari più pregiati dello strumento ad ancia, riconosciuto come il prodotto d’eccel-lenza della città che fu il primo centro industriale delle Marche. Castelfidardo, nel tempo, ha saputo diversificare i settori in cui opera, diventando un po-liedrico polo produttivo di rilievo della zona Ancona sud.

La fisarmonica a Castelfidardo

TIRANDO LE SOMME, UNA SETTIMANA DI CUI DIFFICILMENTE CI SI POTREBBE DIMENTICARE, GRAZIE ANCHE ALL’AIUTO DEI GADGET VENDUTI AL TEMPORARY SHOP APPOSITAMENTE ALLESTITO NELLA CITTà

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Un viaggio alla scoperta dell’antica arte sartoriale, una tradizione che fa spettacolo

Trama e ordito delle meraviglie: come nasce un

Scoprire una sartoria teatrale nel cuore di un polo industriale è un po’ come imbattersi in quelle pic-cole piante che caparbiamente

si fanno strada nel cemento e fi oriscono, incuranti dell’aridità circostante: allo stesso modo, l’ Atelier Arianna è una pa-rentesi di bellezza senza tempo che mai si penserebbe di incontrare nel mezzo del caos cittadino.Tra velluti, broccati e passamanerie, Elvia Mengoni - vivace anima della sartoria - ha costruito una realtà artigianale e storica unica nel suo genere nel territorio marchigiano, un fi ore all’occhiello per il comune di Corridonia.Oltrepassando il laboratorio, attraverso un lungo corridoio tappezzato di boz-zetti e foto di repertorio, si accede infatti ad una vera e propria wunderkammer : la stanza che ospita la collezione privata di abiti originali, datati a partire dal XVII secolo sino alla metà del XX secolo, che rappresentano il fondamentale punto di partenza per alcune delle creazioni. Il lavoro sartoriale non si limita certo ad una semplice imitazione, ma è un’attenta operazione di decostruzione e ricostru-zione di quelle stesse parti che andranno poi a confl uire nei nuovi costumi, spesso degli straordinari pezzi unici. Il taglio storico, dei cui segreti tecnici la Mengoni è una delle poche depositarie in Italia, struttura e caratterizza il vestito, ma anche il linguaggio e la visione del corpo che lo indossa, riconducendoli fedelmen-te all’epoca di riferimento. La storia di questa eccellenza inizia alla fi ne degli anni Sessanta, quando la Men-

goni, conclusi gli studi di alta sartoria, si dedica in un primo momento agli abiti carnevaleschi, manufatti distribuiti in tutte le Marche ed esportati, su commis-sione di clienti esclusivi, anche nei grandi carnevali di Venezia, Cento e Putignano. In quegli stessi anni, padroneggiando ormai pienamente la sua arte, promuove corsi di apprendimento e perfeziona-mento di taglio e cucito, di cui tutt’oggi si occupa personalmente, in collabora-zione con accademie e scuole profes-sionali italiane. Intorno alla metà degli anni Ottanta, l’incontro con Giancarlo Colis, tra i più quotati costumisti italiani di cinema e teatro, segna l’inizio della produzione di abiti storici, in risposta anche all’aumento di manifestazioni e ri-evocazioni a tema nelle Marche e in altre regioni d’Italia: è il trionfo dell’immagi-nario medievale, desunto dallo studio di materiale iconografi co dell’epoca e sup-portato dalle consulenze di storici, registi e sarti provenienti da prestigiose sartorie capitoline e milanesi. Inevitabile, di lì a poco, il debutto anche nel mondo del teatro dell’opera e della prosa, ambienti in cui la professionalità della Mengoni e del suo staff raggiunge la sua massima espressione, dialogando con l’estro crea-tivo di grandi maestri della costumistica quali Massimo Gasparon, dai cui bozzetti nascono i costumi per “Aida” (2007) e “Norma” (2008), in collaborazione con lo Sferisterio Opera Festival di Macerata e sotto la direzione artistica del Maestro Pier Luigi Pizzi, il primo ad intuire il po-tenziale di questa accoppiata di “colossi” artistici. WM

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L’ ATELIER ARIANNA è UNA PARENTESI DI BELLEZZA SENZA TEMPO CHE MAI SI PENSEREBBE DI INCONTRARE NEL MEZZO DEL CAOS CITTADINO

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dispone di un incredibile patrimonio storico: circa 300 pezzi originali, oltre cinquemila riproduzioni, dai costu-mi medievali ai vezzosi capi Liberty, cui vanno ad aggiungersi centinaia di accessori, tra stole, ombrellini e cappelli di ogni foggia. Questa varietà ha permesso all’azienda di diversifi care nel tempo le proprie collaborazioni: fondamentali quelle con numerose manifestazioni storiche, come la “Cavalcata dell’Assunta” di Fermo e le “Serate Estensi” di Modena, per citarne solo due. Da ricordare inoltre, in ambito operistico, il “Nabucco” per i duecento anni della fondazione del Teatro di Piacenza (2004), “Tutti insieme appassionatamente”della Compagnia della Rancia di Saverio Marconi ed infi -ne il “Coriolano” di Shakespeare, regia di Franco Cavosi, con Alessandro Gas-sman protagonista al Teatro Argentina di Roma. Importanti realizzazioni sono state quelle per il Maestro Brockaus, in collaborazione con il Maestro Colis : il “ Prigioniero Superbo”, per la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, mentre “ La Traviata” arriva a calcare il palco del San Carlo di Napoli e del teatro Palau de les Arts di Valencia.

L’Atelier Arianna

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Aurelia Trobbiani, elvia Mengoni, Jonny giancamilli

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[email protected]

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Attraverso un viaggio, tra le passerelle e gli showroom europei degli stilisti più glam,

vi mostriamo le proposte più cool del momento

Benvenuto Autunno!di

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TOTAL REDSI ESPANDE A MACChIA D’OLIO IL ROSSO, DA qUELLO PIù VIVACE A qUELLO SCARLATTO, DAL BORDEAUx AL MAGENTA PER RAVVIVARE GLI OUTFIT pIù chIc.

COLOR CAMMELLONON CITARE qUESTA NUANCE DEL MARRONE SAREBBE UN CRIMINE INGIUSTIFICATO, POIChé è DIVENUTO UN CLASSICO PER L’ELEGANZA E LA raffInatezza aUtUnnale.

A portafoglio oppure a campana, lungo da sirena oppure corto, dovrà essere immancabile nel guardaroba, il capo di vestiario rosso che spadroneggerà nelle serate più eleganti della City.Per gli accessori, meglio optare per un minimal nero per accentuare l’eleganza e la ricercatezza del capo, oppure un raffinatissimo, ma moderato, oro per risaltare la tonalità dell’outfit, senza scadere nel kitsch.Da evitare assolutamente colori vivaci come il giallo, il verde, l’aran-cio e l’azzurro poiché se mal abbinati rischierebbero di mandare in fumo la vostra serata.Per il giorno consiglierei un look più metropolitan, abbinando al colore portante un grigio scuro oppure della pelle nera, utilizzando accessori svariati e pop per rendere frizzanti le vostre giornate; ma attenzione: siate discrete … non vorrete apparire come degli alberi di natale?!

Difficile che appassionati della moda non conoscano il color cammello, ma per tutti i neofiti, questo colore rappresenta la declinazione più scura del beige, altrimenti detta miele.Retaggio del beige estivo, che ha contagiato le passerelle di tutti i grandi stilisti, il cammello assume il total control del guardaroba autunno/inverno, alternando capi estremamente rigorosi a capi molto più urban, divenendo un vero e proprio must.Di qui, il via a tutti i suoi cromatismi e sfumature che trasformano i capi in vere e proprie opere d’arte: come il manteau doppio petto, con cintura e/o bottoni, adatto a qualunque circostanza, oppure come i cappotti, in pelle lucida e bordati di pelliccia, o resi ultra glamour grazie ai revers cuciti sul collo ed impreziositi da pietre.Il cammello non è riservato solo a giacche e pellicce, bensì è adatto a ogni tipologia di abito, come il dolce vita accompagnato da un tailleur a vita alta, o magari il tubino anni ’70 che con la sua fierezza non necessita di alcun ac-cessorio.Gli abbinamenti più in voga sono senza dubbio quelli costituiti dal nero, dal bianco, e chiaramente da tutte le sfumature del marrone, ma non bisogna sminuire il delizioso contrasto che il beige assume con l’azzurro.Da evitare sono gli accostamenti con i colori primari giacché risulterebbero forzati ed inappropriati.

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L’Autunno, la stagione in cui il cielo propone colori scuri, in cui il verde della natura si spegne, in cui diventa un must coprire ogni linea del corpo a causa

dell’abbassamento della temperatura, è ormai alle porte.Sarebbe una tragedia qualora prendessimo in considerazione solo questi elementi negativi; ma come gli alberi perdono le loro foglie, per poi rinascere, così anche il guardaroba saluta i suoi abiti estivi per accogliere il cambiamento.

Beh che dire, da tragico, quest’autunno si è rivelato essere sensazionale e mirabile grazie alle numerose innovazioni apportate dai grandi stilisti alla moda, che sanno rendere ogni capo unico e prezioso

Benvenuto Autunno!

LE PETITE ROBE NOIRE qUANDO MADAME ChANEL, LO INVENTò NON AVEVA IDEA ChE IL SUO LAVORO AVREBBE AVUTO UNA FAMA ED UNA COSTANZA INTRAMONTABILE: è IL CASO DEL tUbInO nerO..

NON CITARE qUESTA NUANCE DEL MARRONE SAREBBE UN CRIMINE INGIUSTIFICATO, POIChé è DIVENUTO UN CLASSICO PER L’ELEGANZA E LA raffInatezza aUtUnnale.

Non esiste altro capo che rappresenti investimento migliore, dal momento che è indubbiamente l’abito più elegante di tutti, l’unico che non teme i cambiamenti di stagione poiché è adatto ad ognuna di esse.Ovviamente, nel corso degli anni ha subito svariate trasformazioni, dalla lunghezza al tessuto, ma senza mai perdere quel “je ne sais quoi” definito classe.In quest’autunno gli stilisti hanno ritenuto opportuno riproporlo in chiave del tutto futuristica: modello anni ’50 rivisitato, è quello com-posto da una gonna rigorosa e da un corpetto very hot, impreziosito da decorazioni ricercate ed etniche; invece per chi punta allo stile romantico come non parlare dell’incantevole tubino con gonna a palloncino, stretto in vita e con scollatura a barchetta.Grandi stilisti propongono anche il look androgino, molto semplice da ottenere, usufruendo di una camicia bianca, di una rigorosissima gonna, e di accessori come cravatte e catene gioiello.Dalla Francia, invece ci raggiungono motivi floreali che accompagna-no la serietà di tale capo, conferendogli una dimensione del tutto naturalistica e giovanile.Per la donna in carriera, costretta ad affrontare giornate di lavoro intense, consiglierei il classico e chic tubino semplice, che rimane perfetto anche dopo diverse ore seduti a tavolino, e ottimo per affrontare la mondanità in un happy hour post-lavoro con l’ausilio di un accessorio come una giacca importante, un copri spalle in paillet-tes, e/o una pochette abbinata alle scarpe.Nel caso del nero non esistono colori da evitare, poiché ogni ab-binamento racconta un look se avvicinato dal nero, ma sconsiglio l’utilizzo di accessori inutili, visto e considerato che esso rappresenta il colore dell’eleganza per eccellenza e pertanto non necessita di ulteriori sovrappesi.

Il Tartan rappresenta il leitmotiv della produzione tessile scozzese, e anche il motivo predominante dell’autunno/inverno 2010-2011.La magnetica fantasia a ‘’quadrettoni’’ in voga in passato, fa il suo ritorno in passerella in grande stile: un vero e proprio revival dei kilt, divenuti sexy, castigati, glam e rock.In precedenza si era soliti prediligere la fantasia a scacchi rossa, ma adesso varie sono le novità, dal verde e blu, blu e nero, nero e grigio, grigio e rosso, rosso e blu.Sfilano gonne più spudorate che mostrano fiere le ginocchia, ma anche pinocchietti più pudici, il tutto accompagnato da cappe over-size, adatte a nascondere ogni piccola imperfezione.Vietati gli accostamenti a motivi floreali, renderebbero questo look glamour pericolosamente carnascialesco!Passionali e sexy possono rivelarsi gli accostamenti con l’eco pelle lucida.

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Il cinema Italianon guarda al futuro

Daniele Gaglianone regista, Francesco Lattarulo,

e Pietro Casella protagonisti

Intervista a Daniele Gaglianone, regista e persona.Non personaggio

Daniele, finalmente!“Eccomi qui. Sono un po’ stanco ma non mi tiro indietro.”Hai lavoranto anche oggi che è domenica?“Sono impegnato con le riprese di un nuovo film. Si chiamerà Ruggine. Abbiamo iniziato il 4 ottobre, a Roma. Una parte invece la gireremo nel quartiere Paolo VI, a Taranto. È paradossale ma per riprodurre un quartiere delle periferie del nord negli anni ’70, siamo dovuti andare così a sud.”Ma tu vuoi incuriosirmi...“Sono appena tornato da Domodossola dove ho incontrato Filippo Timi, che sarà nel film. Poi ci saranno Mastandrea, Accorsi, la Solarino. I veri protagonisti però saranno dei bambini. Sono un po’ teso, sarà un film difficile. Inoltre è la prima volta che lavoro con un cast di questo tipo e qualcuno penserà che Gaglianone è andato a male (come stai pensando tu adesso), mentre qualcun altro invece dice: ecco finalmente è maturato e ha messo la testa a posto. Io sono nel mezzo della tenaglia. Ma so che sarà un film di Gaglianone sino all’ultimo dettaglio.”Sei regista da anni, hai fatto film molto interes-santi, hai vinto premi importanti, eppure è dif-ficile vedere i tuoi film: sei poco prodotto, poco diffuso. Ti senti trascurato?“Sono consapevole di aver scelto un percorso non

facile ma, a conti fatti, mi sento anche fortunato, perchè il mio spazio sono riuscito a conquistarmelo. A volte sì, provo amarezza perchè mi sento oggetto di dimenticanze ingiustificate. Ma alla fine i film restano. Il fatto è che c’è in giro un’idea riduttiva del pubblico, una visione denigratoria degli spetta-tori. La gente viene trattata come poco capace di intendere e di volere, qualcuno seleziona sempre al posto suo quello che deve sapere, vedere. E poi le mie opere sono considerate di difficile collocazione. Fanno difficoltà a trovare dei partners in Italia. Ma un film come I nostri anni, difficile da trovare, mi viene ancora richiesto dopo 10 anni, anche da posti improbabili e sperduti. Le cose che ho fatto non mi hanno arricchito e sono poco conosciute. Ma resteranno.”Cosa non funziona nel cinema italiano. Cosa gli contesti?“Io contesto che, a fronte di una creatività diffusa e sotterranea, ci sia un sistema incapace di farla emergere, crescere. Quanti esordi di registi ci sono in Italia all’anno? Pochissimi. E per esordire, magari a 35 anni, devi farti un culo così. Questo paese non si preoccupa del futuro. Il cinema italiano è ormai indifendibile, vive/sopravvive del finanziamento statale, che è distribuito con criteri assurdi. Pensa che uno dei più finanziati è De Laurentis: siccome

Sono le 22,30 e il primo tentativo di sentirsi va a

vuoto. Daniele è a casa di un suo amico.

Il problema è che l’amico (final-mente ha confessato)

non ha ancora trovato il tempo per riparare o sostituire la cuffia

microfonica, rotta da tempo. Allora ci si da appuntamento

per mezzanotte, quando lui sarà tornato a casa sua.

Alle dodici in punto Skype lancia il suo richiamo. È Daniele

Gaglianone. Come sfondo la sua webcam cattura l’angolo cottura della cucina e questa

volta il microfono funziona.

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C’era una sola opera italiana in concorso quest’anno al Festival di Locarno ed era “Pietro” di Da-niele Gaglianone. Goffredo Fofi ne ha scritto con entusiasmo, indicandolo come un film molto più interessante e coraggioso di tutti quelli (italiani) scelti per Venezia. Pietro è un ragazzo della perife-ria torinese con le caratteristiche dello “sfigato”, condannato a fare il buffone in una corte di gente vociante e disperata, tossici e spacciatori; vive con il fratello eroinomane nell’appartamento dei genitori morti. Deposita volantini sotto i tergicristallo delle auto, per i pochi soldi in nero che gli passa il padrone-aguzzino. È un “penultimo” e si conforma con serialità e remissi-vità al suo ruolo, finchè può. Fino al collasso in azioni eclatanti, fatali.Pietro Casella-l’attore interpreta Pietro Casetta-il protagonista è una grande sorpresa.Nelle sale dalla fine di agosto, purtroppo poco distribuito, il film rimane negli occhi anche dopo la visione.

Il Pietro di Daniele

NELLE FOTO ALCUNI MOMENTI DEL FILM PIETRO

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Il cinema Italianon guarda al futuro

Intervista a Daniele Gaglianone, regista e persona.Non personaggio

incassa molti soldi, lo stato lo premia con altri soldi. Io non ho nulla contro i cine-panettoni ma che ci sia una logica: i produttori come lui potrebbero almeno, in contropartita, impegnarsi a far esordire, che ne so, 3 gio-vani registi all’anno, con un budget di soli 300.000 euro a film. E un giovane, con quei soldi, un film deve saperlo fare, altrimenti meglio che stia a casa. E poi sono realista: in un Paese con una situazione economica da lacrime e sangue, i film da milioni e milioni di euro, con i soldi pubblici non si possono più fare. Tutti quei soldi non rien-treranno mai con il botteghino. Il sistema va rivoltato come un guanto.”Mi dai l’idea di un artista proletario, sen-za divismi, calato nella realtà, prossimo alle cose che racconta. Come mai, invece, generalmente gli uomini di spettacolo o di cultura sono molto capaci di essere personaggi ma non sanno più essere persone?“Coloro che hanno, a vari livelli, dalla politi-ca allo spettacolo, il compito di raccontare la società, sono completamente scollati dalla realtà. Mi piacerebbe realizzare un documentario sulla nostra classe dirigente in senso ampio, in cui a tutti farei la stessa domanda: qual è stata l’ultima volta che ha preso un autobus? A D’Alema, alla Marce-gaglia, a La Russa, ad Umberto Eco, farei quella e solo quella domanda.Dimmi del tuo Pietro, il film che hai por-tato quest’anno al Festival di Locarno. Io non volevo fare una parabola sul Paese ma nel film, nell’atmosfera e nel mondo che racconta non è difficile riconoscere qualcosa che ci riguarda tutti. Ad esempio, si parla anche del mondo del lavoro. Il nostro è un paese dove il caporalato, come il pizzo, sta diventando un pilastro del sistema socio-economico.”Tu non sei un torinese vero. Ho letto da qualche parte che sei nato ad Ancona.“Un po’ della mia famiglia vive da quelle parti. Mia sorella è a Montefano e io laggiù ho passato parte dell’infanzia e delle mie estati. Le Marche sono un punto di riferimento affettivo per me. E non solo affettivo. Quand’ero più giovane le prime scoperte le ho fatte là; ad esempio, molte

delle novità musicali che venivano dall’e-stero passavano prima per le mani di mio cugino Alessandro, a Montefano, e poi tem-po dopo approdavano a Torino. Mi ricordo che addirittura qualcuno gli spediva le registrazioni demo dei DEVO, direttamente dall’Ohio.”Consigliami un film sconosciuto e poi ti mando a letto.“Non lo so. Sono troppo stanco per pen-sarci ora. Ma aspetta, posso dirti una cosa. C’è un film italiano, di 12 anni fa, a cui io mi sento molto vicino. Un film straordinario di un’ autore che dopo non ha più girato nulla e questo la dice lunga sullo stato delle cose; il regista era Giuseppe Gaudino e il suo film, che si chiama Giro di lune tra terra e mare, è pazzesco.” WM

Daniele Gaglianone, torinese dai sei anni, è nato nel 1966 ad Ancona. È, orgogliosamen-te, un regista cinematografico; un talento ancora poco esplorato del cinema italiano, nonostante i vari riconoscimenti raccolti. Dagli anni ‘90 gira numerosi corto-metraggi e documentari, sino al pri-mo lungometraggio, “I nostri anni”, presentato a Cannes nel 2000. “Nemmeno il destino” (2004) fu presentato alle “Giornate degli autori” del Festival di Venezia, dove vinse il Premio Arca Cinema Giovani come miglior film italiano; e in seguito ebbe un Tiger Award al Festival Internazionale del Film di Rotterdam.Nel 2008 dirige il documentario “Rata nece biti” (La guerra non ci sarà), presentato al 61º Festival del Film di Locarno e poi vincitore del Premio Speciale della Giuria al 26° Torino Film Festival. Nel 2009 il film vince anche il David di Donatello per il miglior documentario di lungometraggio.Al Festival di Locarno di quest’an-no, il suo “Pietro” era l’unico film italiano in concorso. E ha vinto il secondo premio della Giuria dei giovani.

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Due. O anche, quando un numero può identificare una produzione fatta di metà che si cercano: parole e musica, introduzione e storia, Met e Kate. Parti

differenti che s’avvicinano, s’incrociano, si compen-sano e alla fine compenetrano in un’unica sfera, doppia anch’essa: fatta di delicatezza e “D’Incanto”. Succede in Carillon, libro + cd che nasce dalla fusione delle varie esperienze artistiche dell’auto-re, Donato Cutolo, compositore e sound engineer casertano al suo esordio in veste di scrittore. Poche pagine e un incontro. Una storia d’amore e un finale aperto, impalpabile come la città che lo ospita, Bloom Alia, all’interno della quale muovono i loro passi i protagonisti, “due solitari provati dagli eventi”. “La loro dignità – scrive nella prefazione Fausto

Mesolella, chitarrista degli Avion Travel che ha scelto di far parte del congegno Carillon redigen-done l’introduzione – è una specie di scorza, una linea scura che ne distingue la sagoma e la stacca dallo sfondo, così che la vediamo meglio”. Parola d’ordine: semplicità. Nessun rettilineo, però: la strada seguita dal libro è fatta di curve a gomito, percorrendo le quali ci si imbatte nelle sfumature di esistenze al limite che si raccontano, si svelano, parlano di solitudini lontane, eppure tremendamente familiari. Del resto, quello tra lontananza e familiarità è il gioco che più si ripete in Carillon. Accade allora che un altro spazio impalpabile, Droma, città del silenzio nella quale gli abitanti hanno facoltà di parola per dodici ore ogni dieci anni, ci ricordi di pensieri taciuti; accade, ancora,

CARILLON una storia d’amore tra parole e musica

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Piccolo grande caso editoriale per un’opera prima che vale doppio

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che il microcosmo più definito, un bar, il “Chio”, si trasformi nel posto meno raggiungibile. Perché è lì che Met, pre-scelto, sfiora Kate, l’angelo. E la sfiora così come la musica sfiora le parole. Come già accennato, al testo si uni-sce infatti un cd, una sorta di colonna sonora onirica che accompagna lo scritto. Si tratta di quattordici tracce - che si avvalgono della collaborazione e del talento del pianista Fabio Tom-masone, altra metà di questo lavoro – in grado di essere, di pagina in pagina, bussola del racconto o catalizzatore di sensazioni. È un mix che fa centro. È un mix che ha trasformato Carillon - citando la casa editrice, La Zona – in un “piccolo grande caso editoriale per

copie vendute”: più di tremila in sei mesi. Il traguardo non è da poco, so-prattutto considerando la particolarità del prodotto editoriale e il fatto che si tratti di una produzione indipendente. Un bel record, insomma, che dimostra come l’accoppiamento tra lettura e ascolto funzioni. D’altro canto – scrive Mesolella - “quella tra testo e musica è qui la vera storia d’amore. I linguaggi di questo lavoro sono nati per stare insieme”. E anzi, a pensarci su, sono prescelti anch’essi, come Met. Desti-nati a fondersi nel metallo che dà vita all’ingranaggio senza il quale il Caril-lon non avrebbe motivo d’essere: la chiavetta da girare, con la dose giusta di forza, per dare la carica. WM

CARILLON una storia d’amore tra parole e musica

Met e Kate vivono a Bloom Alia. Sono due solitari, provati dagli eventi. La loro dignità – come spesso accade a chi ha vissuto certi traumi – è una specie di scorza, una linea scura che ne distingue la sagoma e la stacca dallo sfondo, così che la vediamo meglio. Navigano come scialuppe in un bar vicino al porto, ogni tanto attraccano a un tavolino. Mai vicini, anzi, lontani e quasi sempre di spalle. Questa è la storia del loro incontro. Un incontro magico e imprevedibile.Come il raffinato congegno di questo Carillon.

6 DOMANDEIN CERCA D’AUTOREChi è Donato Cutolo? “Mi definirei un osservatore, attento, di tutto ciò che mi circonda. Elaboro e regolarmente nasce l’esigenza di “mettere su carta”, per poi tornare a casa e cercare suoni che colorino di musica le sensazioni scritte. Segue la parte che più adoro: chiamo Fabio Tomma-sone, il più grande pianista e compositore che le mie orecchie abbiano mai ascoltato - parlo della cerchia che mi circonda, senza fare alcun paragone coi “mo-stri sacri” - ed è lui che per magia riesce ad entrare nella mia testa e a comporre melodie ‘ipnotiche’.”

Cosa spinge uno che s’è sempre occupa-to di musica a raccontare una storia in prosa?“La ‘condanna’ delle rime e delle battute di un testo musicale o di una canzone in sé: troppo brevi. Avevo bisogno di dire/dare di più; avevo accumulato di più.”

Testo e musica ma non solo. Anche tea-tro. Perché Carillon è diventato un even-to live. Raccontaci di quell’esperienza.“Il silenzio: ciò che ricordo dell’evento live è il meravi-glioso silenzio. Era un reading accompagnato da pia-noforte a coda e macchine – Moog con immagini che scorrevano sullo schermo. Si era creato un rapporto così intimo col pubblico che faceva tenerezza.”

Invece ora, fresco d’uscita, un video, il secondo di una trilogia...“Si, Parole |Foto|sensibili #2, secondo video di una Tri-logia, che diventerà in autunno ‘Cortometraggio’, con le musiche e le suggestioni tratte proprio da Carillon. Si tratta di un viaggio - fatto sempre con la collabo-razione di Tommasone e Mesolella - attraverso le suggestioni ‘quotidiane’, i colpi d’occhio fotosensibili che limano l’animo e ne regolano le sensazioni.”

Torniamo a Carillon. Prima che si tra-sformasse nel piccolo, grande caso edi-toriale che è diventato, che pubblico di lettori immaginavi? Aspettative deluse? “La cosa che mi ha impressionato di più è stata la varietà di persone che hanno approcciato col Carillon: praticamente mi trovo a parlarne con ragazzi ado-lescenti così come persone adulte e gli argomenti, gli spunti di dialogo, sono comuni, nonostante la differenza d’età e di generazione. Credo sia una cosa meravigliosa, la cosa che più mi rende fiducioso di tutto quanto fatto.” Chiudiamo così: il tuo personaggio pre-ferito di Carillon?“Mio padre. Nell’epigrafe.”

Sfoglia il trailer del libro >>>http://www.editricezona.it/carillon.htm

Ascolta in anteprima il CD sul sito di Nomìa >>>http://www.nomia.info/

in copertina L’Angelo dell’Apocalisse di Livio Marino Atellano(acrilico su tela)

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In fondo è roba da bambini. Dico giocare, no? Insomma, qua ci sono cose molto più serie da fare: dimenticare il gusto delle cose semplici, rincorrere insensate

priorità, spaccarsi la schiena per niente, stressarsi fino alla malattia, lavorare troppo per ottenere quantità varie di danaro che poi non abbiamo il tempo e il modo di go-derci, imprecare dietro una politica che poi siamo i primi a sostenere, autorizzare e giu-stificare, perdere il tempo e la serenità dietro a multimilionari in calzoncini che poi magari scioperano pure. Poverini. Già, è proprio roba infantile, ma nel senso peggiore del termine, cioè quello che gli danno i grandi, ossia qualcosa di stupido e rumoroso.Ma c’è anche chi si ribella. Eh, già, quelli sì che sono forti. Si fanno, loro, si calano cose colorate, ascoltano rumori senza la neces-sità di cercarci un ritmo (figuriamoci una

melodia!), si ammazzano piano piano, pezzo per pezzo, perché… aspetta, lo sapevo… perché… boh, vabbè, mi arrendo: prendete una manciata qualsiasi della retorica di cui son piene certe canzoni, ce la schiaffate dentro senza troppi complimenti, e improv-visamente sarà tutto chiaro. Almeno credo che funzioni così.Eppure so che mi è sfuggito a lungo qualcosa.Ci ho pensato parecchio e alla fine ho capito che mi è sfuggito che non è tutto qui. L’uomo non è tutto, l’umanità non è tutto, o addirittura è niente. La natura, invece, ci circonda, ci pervade, ci condiziona. Noi stessi siamo la natura, nonostante i nostri innumerevoli tentativi di sentirci diversi, migliori, lontani, autonomi. Ma la natura c’è, la natura accade, persegue, persevera, insi-ste, reagisce, indipendentemente da tutto.

Indipendentemente da noi.Ma non sono qui per parlare esattamente di questo… vorrei, oh se vorrei, ma non qui e non ora. Piuttosto credo che per adesso questa sia stata la giusta premessa per par-lare di un mondo che ci sfugge quotidiana-mente tra le dita, ma che dovrebbe invece permeare ogni nostro respiro. Sto parlando di qualcosa che è talmente importante, ma talmente importante che noi, da bravi esseri umani quali siamo, ce lo siamo perso per strada. Ora, non voglio dire che sto per svelarvi chissà quale segreto ancestrale, né sto per rivelarvi la vera data della fine del mondo (alla faccia dei Maya, o chi per loro), ma sicuramente cercherò di farvi vedere con un occhio diverso un aspetto della nostra quotidianità spesso sottovalutato.Ci sono numerosi nostri atteggiamenti che ci accomunano con molti animali, e uno di

di M

aila

Chi

anci

ani

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questi è il gioco. Sì, avete letto bene: i delfini giocano, i lupi giocano, gli orsi giocano, le cozze… no, quelle no, ma non credo che co-munque avrebbe giovato al nostro discorso. Fatto sta che molti mammiferi giocano, ma tenendo presente che loro in fondo di solito non si perdono in fronzoli (sapete, devono pensare a quisquiglie e pinzillacchere varie, tipo sopravvivere), devo pensare che allora il gioco assume per queste creature una dimensione differente rispetto a quella che gli tributiamo noi, un’importanza decisa-mente più elevata di quella che di solito gli riserviamo, soprattutto quando iniziamo a sentirci grandi.Invece il gioco è apprendimento, sperimen-tazione, simulazione, conoscenza, e magari anche divertimento, che non guasta mai. L’in-teresse che vorrei ricreare attorno a questa rubrica non deve derivare da una presunta

assoluta novità legata all’argomento ludico (novità che ovviamente non c’è, tutti noi si gioca, in un modo o nell’altro), ma piuttosto mi piacerebbe parlare di numerosi giochi poco conosciuti, a volte anche poco diffusi e praticati, ma che nascondono in sé, oltre ad una grande capacità di divertire, anche un’insperata propensione alla didattica, una forma di insegnamento permanente e poliedrico che è adatto a tutte le età. Parlerò anche di giochi che invece hanno un mercato che pare a tutti gli effetti “serio”, ma che possono essere visti con superficialità o dei quali si riesce a cogliere spesso solo ciò che accade nella casa di chi li ha comprati, saltando a piè pari l’immane lavoro che c’è alle loro spalle. La mia intenzione è di toglie-re di dosso a certi giochi quella ingiustificata nomea di “roba da bambini” per promuovere invece una più approfondita cultura ludica,

che sappia guardare con occhio disincantato alle numerose opportunità che ci circondano in questo ambito, per non dimenticare mai che se smetti di giocare, smetti di crescere e se hai smesso di crescere, che campi a fare?Nel corso di questi mesi troveremo il modo di parlare di collezionismo, modellismo, giochi di strategia, simulazioni dal vivo, rievocazioni storiche, teatro interattivo, giochi di immedesimazione e giochi di ruolo, videogiochi, giochi di carte collezionabili, cosplay, giochi da tavolo, giochi di prestigio, arti giocoliere, rompicapi e un mondo di altri divertimenti che dovrebbero essere passati dallo mutua, tanta è la loro importanza per la nostra salute mentale. Cercherò anche di mettere in luce che giocare in questo modo non è frutto di un’alienazione, anche se la tentazione di pensarlo è capitata un po’ a tutti. WM

Buon divertimento, a prescindere.

Ci sono numerosi nostri atteggiamenti che ci accomunano con molti animali, e uno di questi è il gioco

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Confessionidi un capro espiatorio

Sergio Picciafuoco, 14 anni dopo l’assoluzione definitivaper la strage di Bologna, si racconta

Mi chiamo Sergio Picciafuoco e sono stato ladro, ricettatore, detenuto e latitante; ma soprattutto sono stato un capro espiatorio. Oggi

ho sessantacinque anni e un passato deserti-ficato dalle condanne, dal carcere, dai reparti psichiatrici e dallo sguardo ostile delle persone. Il sospetto che ha gravato su di me per quindici lunghi penosi anni, fino all’assoluzione definiti-va dei giudici, è quello che mi voleva tra gli ese-cutori materiali di una strage. Che, detto fuori dai denti, significa essere ritenuto l’assassino di moltissime persone, ammazzate tutte in una volta. Non sono mai stato uno stinco di santo

e non faccio mistero dei continui espedienti e dei piccoli reati di cui ho campato per anni; e per cui ho pagato il mio tributo alla giustizia. Ma non ho mai ucciso nessuno, nè avrei mai potuto solo immaginare di farlo. Per natura. Il giorno più importante della mia vita risale a trent’anni fa. Si tratta del 2 agosto del 1980. E non fu un bel giorno. Quel 2 agosto fu nefasto per tutto il paese. Ma per me lo fu in maniera paradossale, grottesca, come in uno scherzo del destino. Erano le 10,25 di mattina e nella stazione di Bologna fu un attimo lungo e folgo-rante: una bomba deflagrò nella sala d’aspetto di seconda classe e...

Memoria di Sergio Picciafuoco, scritta da Giampaolo Paticchio

continua

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Perche?

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Io sopravvissi, eppure da allora, lungo i mesi e gli anni che seguirono, per me fu un po’ come

essere morto senza essere morto

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Perche?

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ottantacinque persone morirono, mentre duecento rimasero ferite. Io ero lì, quel giorno a quell’ora, all’altezza del quarto binario, seduto a gambe penzoloni sul muretto delle scale per il sottopassaggio. Al quarto binario, a pochi metri dalla morte, che sfogliavo Gente Motori, in attesa di un treno per Milano. Ma - e ancora oggi non so se fu fortuna o sfortuna- io soprav-vissi. Io sopravvissi, eppure da allora, lungo i mesi e gli anni che seguirono, per me fu un po’ come essere morto senza essere morto. Ero latitante allora, scappato 10 anni prima dal car-cere di Ancona, dove mi trovavo per reati con-tro il patrimonio, ed avevo con me documenti falsi che mi spacciavano per Eraclio Vailati, l’alter-ego che ero diventato dopo l’evasione. Ricercato e sotto falsa identità avrei dovuto dileguarmi all’istante, svanire per l’ennesima volta - me lo sono ripetuto per anni - lasciare a tutti gli altri l’orrore di quello spettacolo, come forse avrebbe fatto chiunque si trovasse nelle mie condizioni e fosse dotato dell’istinto di sopravvivenza minimo degli umani. E invece, dopo l’esplosione, non solo rimasi là ma, incre-dulo e allucinato seppure intero, mi diedi da fare per prestare i primi soccorsi. Non ricordo ancora cosa pensai, perchè rimasi. Ma quello che vidi, quello strazio di corpi e di sangue, nella luce diafana della stazione devastata, tra la polvere sospesa, non ha più abbandonato i miei occhi; e avrebbe tolto la pace per sempre anche al più efferato e sanguinario dei terrori-sti. Mi feci medicare, più tardi, le lievi ferite che avevo riportato, fornendo il mio nome falso. Ero troppo sprovveduto per immaginare quan-to mi sarebbe costata quell’ingenuità. Lasciai così una traccia inequivocabile del mio pas-saggio nel luogo dell’attentato, assolutamente inconsapevole di quanto la mia presenza nel posto sbagliato al momento sbagliato sarebbe stata trasfigurata, ben presto, in inequivocabile

segno di colpevolezza. Così, quando nell’aprile dell’81 venni arrestato al confine del Tarvisio, inizialmente fui tirato dentro l’inchiesta solo come testimone; sino a che non mi ritrovai incriminato, come membro dei Nuclei Armati Rivoluzionari, l’organizzazione eversiva di destra ritenuta responsabile della strage, seguendo una dinamica che Marco Bezicheri, il mio legale bolognese, avrebbe in seguito descritto come la “metodologia del sospetto”. I tempi stringevano, le indagini non avevano ancora fatto abbastanza luce sui fatti e la stra-ge urgeva di responsabili ufficiali: il mio profilo si prestava bene per dare un volto verosimile ad un tassello mancante nel mosaico dei pre-sunti terroristi. La mia candidatura a colpevole forse era utile a coprire altre ipotesi, piste più spaventose; era comunque sicuramente adatta a chiudere il cerchio accusatorio che avrebbe placato l’opinione pubblica e additato un altro nome e cognome alla disperazione dei familiari delle vittime. “I tentativi di inserire a forza il Picciafuoco nelle vesti di un elemento clandestino della cosiddetta destra eversiva, si sono ripetuti fino al secondo processo d’Appel-lo, ma hanno dato tutti un ben misero risultato” scriveva il mio avvocato.Ho ripetuto senza mai stancarmi, tutte le volte che mi è stata concessa la parola, che so molto poco di politica, di destra, di sinistra. Che io con i NAR non ho mai avuto niente a che fare. A parte l’origine comune dei miei documenti falsi con quelli di alcuni membri dei NAR, tra cui Giusva Fioravanti. Il che significa solo che gli stessi falsari avevano confezionato anche il loro, oltre che il mio passaporto. Io ero un latitante, l’ho già detto; e mi ero procurato i documenti falsi da gente professionista, in car-cere è facile sapere a chi rivolgersi per queste cose; e quei professionisti avevano il loro giro, io non ero certo il loro unico cliente.

“Ma tu chi cazzo sei?”, questo mi sussurrò proprio Fioravanti, principale imputato insieme a Francesca Mambro, attraverso le sbarre della gabbia in Aula, quasi all’inizio del processo di primo grado, che si concluse nell’88 con una mia condanna come esecutore materiale. Fu solo dopo un mese di udienze, quattro per settimana, e di sguardi pieni di sfida e di sospetto (ero un infiltrato?), che un giorno Fio-ravanti mi rivolse nuovamente la parola, forse dopo aver raccolto le sue informazioni. Fu la prima volta che mi chiamò per nome. “Sei uno sfigato, Sergio. Ecco chi sei”. Da allora quella qualifica mi si è appiccicata addosso e nella Libri e antidepressivi... per sopravvivere

Il 2 agosto 1980, una bomba esplode nella sala d’aspetto di 2ª classe dell’affollata sta-zione di Bologna. Crolla un’ala dell’edificio e il colpo investe anche il treno Ancona-Chias-so, sul 1° binario. Moriranno 85 persone, oltre 200 rimarranno ferite.La pista investigativa più seguita è quella che porta all’eversione di destra e più precisamente ai Nuclei Armati Rivoluzionari. Ma i vari processi lasceranno emergere una vicenda molto più complessa; e l’interesse a depistare le indagini si rivela alto e diffuso. L’alternarsi delle sentenze, lungo i vari gradi, è contraddittorio. E le condanne definitive del 1995 non colpiscono solo Fioravanti e la Mambro (NAR) per la strage, ma anche, stavolta per opera di depistaggio, l’ex agente del Sismi Pazienza e gli ufficiali Musumeci e Belmonte, oltre a Gelli, il capo della P2. Nel ’96 la Corte d’Assise d’Appello di Firenze assolve Sergio Picciafuoco dall’ accusa di strage, ‘’per non aver commesso il fatto’’ e nel ‘97 la Cassazione conferma l’assoluzione. Nel 2000 la corte d’Assise di Bologna emet-terà nuove condanne per depistaggio. Del 2007 è la condanna definitiva per Ciavar-dini, ex NAR. Ma già nel 2005 la procura di Bologna aveva confermato l’apertura di un’inchiesta bis, con al centro la pista palestinese e il terrori-smo internazionale.E le piste investigative non finiscono qui. L’agenzia Ansa ne ha censite almeno 6 tra quelle ipotizzate in 30 anni, tra cui anche la Libica, la Libanese, l’Americana.

La stragenel mistero

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testa, sfigato, fino a sentirla come una specie di apprezzamento, un elemento di resistenza psichi-ca, sicuramente un’alternativa accettabile al ruolo di stragista che tutti gli altri volevano cucirmi addosso. Quelli che mi difendevano non avevano migliore argomento che ribadire che ero solo un balordo, uno sbandato, uno sfortunato. Meglio che un assassino. Fui condannato, dunque. Al car-cere, ma soprattutto alla sfiducia, alla disperazio-ne, allo sconforto davanti a una forza avversa che percepivo spaventosamente più grande di me. Le persone e le cose, tutto mi si accaniva contro. Quasi a prescindere. Il Pubblico Ministero Libero Mancuso, una volta, addirittura azzardò che forse avevo agito sotto ipnosi. Ero colpevole a tutti i costi. Mi chiedo se i giudici avessero avvertito nel mio nome un presagio, un destino, un’attitu-dine originaria a seminare ordigni, ad accendere il fuoco; perchè, per il resto, l’impianto probatorio era debolissimo. Soprattutto, come scrisse ancora l’avvocato, “a nulla valse il ricordare che se Piccia-fuoco avesse avuto una qualche parte nell’esplo-sione alla stazione di Bologna, quale emissario di una occulta organizzazione, avrebbe cercato di sgusciare via subito ed inosservato ed avrebbe evitato di andare a farsi medicare in un posto pub-blico e poi di rimanere per vario tempo presente a Modena e Bologna, frequentando persone con le quali aveva allacciato normali rapporti di amicizia e conoscenza”. Mi ha sempre colpito che gli stessi Mambro e Fioravanti, pur rei confessi di altri omicidi, abbiano tenacemente continuato a professarsi innocenti riguardo a Bologna. Non posso dire se sia così dav-vero, ma non posso nemmeno escluderlo. Negli anni ho dovuto imparare ad affinare lo sguardo e il giudizio, per pura necessità. E dall’interno della mia condizione di presunta colpevolezza e di impotenza, ho intuito, percepito, intravisto che la vicenda tragica di Bologna ha livelli più complessi,

contorni più grandi, collegamenti e coincidenze più inquietanti della pura e semplice violenza ideo-logica di un gruppo eversivo fascista. Lo lasciano sospettare i massicci tentativi di depistaggio che l’inchiesta ha costantemente subito.“L’ imputato è assolto. Per non aver commesso il fatto”. Era il 18 giugno del 1996. Per sentirmi pronunciare questa frase ho dovuto affrontare un doloroso percorso giudiziario, tra condanne e assoluzioni, durante il quale il mio disagio psichico è gradualmente cresciuto; un percorso che mi ha condotto, fino all’ultimo grado del Processo, all’assoluzione definitiva, poi confermata nel ’97 dalla Cassazione.Ma già, a quel punto, molta parte di me era

compromessa. Per un certo periodo, nuovamen-te libero, ebbi anche a commettere altri piccoli reati, rimediando persino un buco nella pancia e rischiando la vita. Ma questa è un’altra storia e all’epoca io già vagavo tra un ricovero psichiatrico e l’altro. Poi fu grazie ad alcuni familiari che le cose presero un altro verso ed io diventai un operaio, una perso-na di poche pretese, domiciliata in una pension-cina. Oggi sono sulla soglia del pensionamento e vivo nelle Marche, dove sono nato. Il mio monolocale è piccolo ma accogliente. Il tempo ha ammorbidito l’effetto velenoso del sospetto altrui, senza mai però spegnerlo. Lo Stato non mi ha mai risarcito per gli errori giudiziari che mi hanno devastato l’esistenza. E nessuno si è fatto mai carico di una mia riabilitazione pubblica, davanti agli occhi del mondo. Oggi, però, malgrado tutto, ho un solo vero desiderio. Vorrei fosse cancellata per sempre anche la sola ombra di quel sospetto e di quelle accuse che per anni mi hanno soffocato e ancora oggi mi tengono sveglio di notte. Vorrei che anche i parenti delle vittime accettassero la mia innocenza, anzi che ne diventassero certi. Vorrei la verità anch’io, in fondo. È paradossale ma vorrei che tutti vedessero, quando mi guardano, lo sfigato, il malcapitato.A Bologna io sono stato l’ennesimo ferito, un ferito non conteggiato. Sono rimasto invalido nell’anima, nella dignità. La mia piaga ha il diritto di rimarginarsi. WM

Negli anni ho dovuto imparare ad affinare lo sguardo e il giudizio, per pura necessità

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www.graficabieffe.itvia Mariano Guzzini, 3862019 RECANATI (MC)

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N° 01 - Novembre 2010

Direttore Responsabile: Maria Pettinari

[email protected]

REDAZIONE

Caporedattrice:Eleonora Baldi

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Responsabile di redazionePaola Solvi

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Responsabile MarketingRaffaella Scortichini

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Direttore ArtisticoSilvio Pandurini

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Responsabile FotografiaMassimiliano Fabrizi

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EditorClaudia Cinciripini

[email protected] Paticchio

[email protected] Marconi

[email protected] Tiburzi

[email protected] Ricci

[email protected] Bolognini

[email protected] Schiarizza

[email protected] Curzi

[email protected] Cafini

[email protected]

Hanno collaboratoRiccardo Barchiesi

Marco BartoliAmin Farah

Ammar HamadnehDajana Petrini

Manila SalvatelliCristiano Scarpa

Giulia Zenni

PROGETTO GRAFICOEraworks10 - www.eraworks.com

ILLUSTRAZIONE DI COPERTINA: Spawn

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Casa Editrice: Theta EdizioniRegistrazione Tribunale di Ancona n° 15/10 del 20 Agosto 2010

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Chiuso in redazione il 28 Ottobre 2010

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Why Marche è FSC

Essere accreditati FSC non è quindi solo un preciso indirizzo di marketing, che permette all’azienda che se fregia di entrare in un elenco internazionale di imprese certificate e di far parte di una nicchia di mercato in forte crescita, ma è una scelta del produttore, responsabile ed attenta nei confronti dell’ambiente, che lo qualifica anche in quanto a responsabilità sociale.

Scegliere di sopportare costi maggiori ma sposare la causa della responsabile salvaguardia delle foreste e dunque dell’ecosistema ci è sembrato quasi scontato. Internazionalizzazione, globaliz-zazione, progresso, concezione di un mondo a misura d’uomo, green economy sono tutte parole altisonanti e conquiste importanti che testimoniano di una crescita e di una innovazione co-stante del genere umano che a volte però dimentica l’importanza di salvaguardare la sua “casa”: ognuno può fare qualcosa per migliorare la situazione e noi di Theta Edizioni abbiamo deciso di muovere i nostri primi passi anche con la giusta attenzione all’ambiente.

L’FSC – Forest Stewardship Councilè un procedimento di certificazione innovativo che garantisce al consumatore la provenienza del materiale utilizzato per il prodotto da foreste gestite in maniera responsabile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico

Le certificazione FSC opera su due livelli :

COME CERTIFICAZIONE FORESTALE, CONCESSA A CHI GESTISCE LA FORESTA O LA PIANTAGIONE, AT-TESTANDO UN ORIENTA-MENTO BASATO SU PRIN-CIPI AMBIENTALI, SOCIALI ED ECONOMICI CORRETTI ED ATTENTI ANCHE ALLA SALVAGUARDI DEL MI-CROCOSMO LOCALE

COME CERTIFICAZIONE DELLA CHAIN OF CU-STODY, RIVOLTA A CHI TRASFORMA LA MATERIA PRIMA REALIZZANDONE PRODOTTI FINITI O COM-PONENTISTICA, AFFER-MANDO CHE LA STESSA RISPETTA GLI ELEVATI STANDARD FSC

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