N.4 ANNO 100 DICEMBRE-2019 · 2019-12-19 · la nostra appartenenza con la frase di rito, e che ci...

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N.4 ANNO 100 DICEMBRE-2019 Rivista della Federazione Italiana Exallievi ed Exallieve di Don Bosco SPECIALE 100 anni della rivista

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  • N.4ANNO 100

    DICEMBRE-2019

    Rivista della Federazione ItalianaExallievi ed Exallieve

    di Don Bosco

    la BuonASTAMPA

    SPECIALE 100 anni della rivista

  • editoriale

    3 Ci vuole coraggio per frequentare il futuro

    4 lettera del presidente

    formazione del delegato

    5 Il Natale dell’Exallievo tra corsi e ricorsi della storiaimpegno sociale

    impegno sociale

    7 Il giudizio di Dio prima del giudizio degli uomini

    speciale 100 anni

    8 La Buona Stampa – significato, attualità e futuro

    15 Cento anni e non sentirli

    16 ”Ancora un giro di giostra” educare alla vita nel cortile salesiano

    18 Voci Fraterne: per essere segni nella società e nella Chiesa

    donne

    19 Fresia, la ragazzina presa per mano da Don Bosco

    testimoni

    20 L’ultimo testimone del Concilio Vaticano II sulla Chiesa del futuro

    impegno sociale

    23 Saranno ancora capaci di sognare?

    vita associativa

    24 Meeting europeo dei Presidenti e Delegati nazionali

    26 Conferenza dei Presidenti ispettoriali

    27 Notizie dalle Unioni

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    Sommario

    ottobre-dicembre 2019 numero 4

    N.4ANNO 100

    DICEMBRE-2019

    Rivista della Federazione ItalianaExallievi ed Exallieve

    di Don Bosco

    la BUONASTAMPA

    SPECIALE 100 anni della rivista

    N.4diCembre

    2019«Cari Exallievi, fate che la gente, domandando chi siete, possa

    sentirsi rispondere stupefatta: è un figlio di Don Bosco» (MBVIII, 166).

    DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE:Via Umbertide 11 - 00181 roma - CeLL 366.2045556

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    FederaZioNe itaLiaNa eXaLLieVi di doN boSCo

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    Proprietà ed editore: associazione Federazione italiana exallievi/e don bosco

    Questo numero di “Voci Fraterne” è stato chiuso e stampato in 11.000 copie nel mese

    di dicembre 2019

    www.exallievidonbosco.itFederazione italiana exallievi ed exallieve di don bosco

    GLI EXALLIEVI NELLA FAMIGLIA SALESIANA - Il movimento degli antichi alunni di Don Bosco sorse spontaneamente per la nota iniziativa di Carlo Gastini a Torino il 24 giugno 1870; la Federazione Italiana Exallievi di DonBosco è sorta nel 1912 su ispirazione di Don Filippo Rinaldi. Don Bosco diceva agli Exallievi: «Io vedo Iddio con voi e in voi»; e i suoi successori, Don Rua li chiamò «suoi fratelli»; Don Albera: «gli Exallievi sono il più belloe vero monumento di Don Bosco»; Don Rinaldi li definì: «Salesiani nel mondo»; Don Ricaldone: «direttori di una piccola casa salesiana»; Don Ziggiotti: «combattenti in ogni campo del bene con la missione di diffonderelo spirito di Don Bosco nella vita, nella famiglia e nella società»; Don Ricceri definì l'associazione: «nucleo animatore delle altre forze spirituali e apostoliche della Famiglia Salesiana»; Don Viganò: «ogni Exallievo sirapporta alla Famiglia Salesiana attraverso la sua associazione» (Lettera agli Exallievi del 19/3/1987). L'art. 5 delle attuali «costituzioni salesiane (1984)» dichiara che: «gli Exallievi fanno parte della Famiglia Salesiana».

  • avanti, in virtù di quell’educazione ri-cevuta che ha lasciato un forte segnonella nostra vita, che ci ha plasmato econtagiato al punto da non vergo-gnarci, in nessun luogo, di proclamarela nostra appartenenza con la frase dirito, e che ci identifica, “anch’io sonoun Exallievo di Don Bosco, anch’io hofrequentato i salesiani”.Ciascuno di noi, dal momento in cui èentrato a contatto con il carisma di DonBosco, ha siglato un patto di fedeltà conla congregazione: coltiviamo ed annun-ciamo agli altri questo segno di fedeltà

    mente verso la direzione del fare in uncontesto sociale precario e senza puntidi riferimento. Ciascuno di noi è chia-mato, a tutti i livelli, a dare il propriocontributo, secondo le proprie possibi-lità, all’Unione di appartenenza ed alcontesto politico a cui fa riferimento;non possiamo rimanere a guardare!Voglio farvi un appello: non mollate!Non molliamo proprio alla vigilia delSanto Natale, poiché dobbiamo ancoraesserci per raccontare la nostra frater-nità, la nostra appartenenza, il fonda-mento della nostra fede cristiana. La

    che ci rende “umili, forti e robusti”.Siamo coscienti della complessità dellarealtà, della forte società dell’odio cheavanza ma dobbiamo distinguerci daglialtri per il nostro rispetto verso l’altro,verso la verità! Ecco il mio augurio dibuon natale e felice anno nuovo, a cia-scuno di voi, al vostro patto siglato conDon Bosco, alla vita! �

    realtà che viviamo quotidianamentenon possiamo guardarla solamentedall’alto, dal balcone e da spettatori,ma dobbiamo immergerci in essa permigliorarla, per portare avanti la gioiasalesiana, che vince e avvince. Ab-biamo un oceano di bene da raccon-tare e riguardano tutte quelle piccoleazioni che quotidianamente portiamo

    l futuro non è solo storia perbambini, cari amici Exallievi, èanche la nostra storia. Dob-

    biamo riprendere ad avere il coraggiodi frequentare il futuro: il convegno na-zionale sulla buona stampa ne è statol’esempio; ricominciamo a comandare inostri lavori, i nostri pensieri, le nostrericerche, le nostre azioni, il nostromodo di vivere che è quello di esserebuoni cristiani e onesti cittadini: “Siafatta la tua volontà, come in cielo cosìin terra”, ci ricorda nella nuovastrenna il Rettor Maggiore.

    Il coraggio è la virtù umana che fa sìche chi ne è dotato non si sbigottiscadi fronte ai pericoli, affronti con sere-nità i rischi, non si abbatta per dolorifisici o morali e, più in generale, af-fronti a viso aperto la sofferenza, il pe-ricolo, l'incertezza e l'intimidazione;non lasciamoci intimidire dall’attualesuperficialità imperante degli uomininel portare avanti la nostra exallie-vità, il nostro amore verso la vita, lanostra testimonianza, credibile ed at-tendibile.Ci stiamo provando a passare dai sogniai segni poiché il nostro impegno daexallievi deve andare obbligatoria-

    ottobre-dicembre 2019 numero 4 3

    di Valerio MartoranaEditoriale

    I

    Ci vuole coraggio per frequentare il futuro

    Ciascuno di noi ha siglatoun patto di fedeltà

    con la congregazione: coltiviamo ed annunciamo

    agli altri questo segno di fedeltà che ci rende“umili, forti e robusti”.

  • nel corso della recente conferenza dei presidenti ispettoriali abbiamo dato vita a una

    riflessione sul senso dell’appartenenza. Voglio riportarvi alcune annotazioni e

    sottolineature, visto il tema di primaria importanza per il buon prosieguo della vita

    delle Unioni locali.

    Sappiamo che Il senso di appartenenza a un gruppo o a un organismo o a

    un’associazione, per quanto possa essere un bisogno dell’uomo sociale, si sviluppa solo

    se si verificano quelle condizioni a contorno che lo alimentano e lo rinvigoriscono.

    E mi riferisco, innanzitutto, al sentirsi accettati per quello che si è. Per fare in modo che

    questo accada basta mettere in campo l’accoglienza tipica degli ambienti salesiani che

    abbiamo sperimentato sin dal primo contatto con la casa di Don Bosco.

    Secondo: è fondamentale sentirsi connessi gli uni agli altri. In questo senso dovremmo sfruttare al massimo i mezzi

    della moderna comunicazione per approfondire condivisione e partecipazione reciproca.

    Infine ci si sentirà parte di un gruppo quando saremo certi che i nostri difetti sono accettati. A questo scopo dovremmo

    ancora una volta guardare a Don Bosco e apprendere da lui la cordialità e la neutralità con cui si poneva di fronte a un

    giovane, senza pregiudizio alcuno verso la sua estrazione e le “storie” del suo passato.

    Solo seguendo questo percorso il senso di appartenenza diventa identificazione e condivisione di valori. Pertanto,

    questo è atto primario per operare da buoni cristiani e onesti cittadini e farlo - come ha ricordato recentemente il

    presidente confederale - non solo nella nostra vita personale in famiglia, ma anche in quella professionale sul luogo di

    lavoro, negli altri che frequentiamo e, soprattutto, in quella pastorale affidataci da nostro Signore, attraverso Don Bosco.

    Ma abbiamo un compito in più. Il vero impegno oggi va dimostrato trasferendo il senso di appartenenza ai giovani. Per

    questo, ancora una volta, dobbiamo ricorrere a don Bosco che raccomandava ai primi salesiani “amate ciò che amano i

    giovani affinché essi amino ciò che amate voi”. Anche il Rettor Maggiore, nella presentazione della Strenna 2020, ci

    invita ad andare incontro ai problemi reali dei giovani e, per questo, ci indica diversi sentieri da percorrere per

    creare esperti altamente formati. Mi piace sottolinearne tre: la sensibilità e la corresponsabilità dei movimenti di

    migrazione, la cura della casa comune e la difesa dei diritti umani, specialmente di quelli dei minori.

    Abbiamo tanto da fare per assicurare un lungo futuro alla nostra associazione a partire dalla consapevolezza

    di essere ancor prima una comunità dento la comunità. Sono certo che tutte le realtà locali accoglieranno

    l’invito del Rettor Maggiore per l’attenzione a queste tematiche tanto care ai giovani e che insieme

    percorreremo ancora una strada comune per assicurare alla nostra Associazione un domai certo e sempre di

    maggior valore.

    Giovanni Costanza

    In più parti in questo numero, specie nelle parole dei nostri Delegati, troverete un continuo e ricorrente richiamo

    all’ascolto attento e amorevole. Questo invito, anche in considerazione di quanto emerso nella riflessione sul senso

    di appartenenza e riportato sopra, mi stimola a seguire per primo questa strada dell’ascolto.

    Pertanto, vi invito a condividere le vostre impressioni, a donare i vostri suggerimenti o anche le critiche

    costruttive, a segnalare argomenti da trattare o approfondire. Sono certo che non resterò deluso dall’interesse e

    dalla collaborazione di ciascuno di voi.

    Grazie anticipatamente.

    [email protected]

    Lettera del Presidente

    Carissimi Exallieve ed Exallievi di Don Bosco,

    4 ottobre-dicembre 2019 numero 4

  • 5ottobre-dicembre 2019 numero 4

    sono distrutti, ma riadattati e trasfor-mati in chiese. Con la nascita di Gesùgli dèi sono diventati inutili e superflui,perché il Dio vero che gli uomini ave-vano cercato fin dagli albori della storia,ora è venuto Egli stesso ad abitarenelle vicinanze dell’uomo, manifestandoil suo vero volto, che è quello dell’Amore. Il Natale dà inizio a una nuova società,nella quale non trovano più spazio igiochi gladiatori, scompare il dirittoda parte del padre di uccidere un figlionato storpio ed è abolita la legge chefa lapidare le adultere. Con la venutadi Gesù nasce un uomo nuovo che vedenell’altro non un nemico da eliminare,

    ma un fratello da amare. L’esortazionedi Gesù, “ogni cosa fatta al più piccoloè fatta a me”, nei secoli diventa semprepiù fonte d’ispirazione per la difesadei diritti di tutti, permettendo ancheai più poveri della terra di avere strade,acquedotti, ospedali e scuole. Purtroppo, oggi, viviamo in una societàche vuole emarginare Dio. Ma l’uomo,separato dalla sua radice, vive spaesatoe disorientato, in balia dei nuovi idoli,che fanno dipendere la felicità da unat-shirt firmata o dal possesso dell’ultimosmartphone; un uomo che si commuoveper una balena spiaggiata, ma restaindifferente di fronte a migliaia di

    ingresso di Dio nella storia fada spartiacque tra ciò che èprima e ciò che sarà dopo Cristo.

    Pur dando inizio a una nuova era, l’in-carnazione di Gesù non distrugge ilpassato, ma lo assume e lo rinnova.Nei primi secoli del cristianesimo, in-fatti, le celebrazioni pagane non sonoabolite, ma trasformate: la festa dellaprimavera confluisce nella Pasqua,quella del Sol Invictus nel Natale, leliturgie spettrali dei morti acquistanouna nuova luce con la solennità ditutti i Santi e i riti orgiastici dei lu-percali sono corretti con la celebrazionedella candelora. I templi pagani non

    L’

    Il natale dell’Exallievo tra i corsi e i ricorsi della storia

    Formazione del Delegato Don antonio D’angeloDelegato nazionale

  • 6 ottobre-dicembre 2019 numero 4

    stro fratello. Questo ha fatto don Boscoe questo è il compito di ogni Exallievo.Un impegno che evidentemente non èpossibile realizzare da soli, ma insieme.La voce del singolo è debole, ma unitaad altre voci, nelle varie Unioni locali,diventa una forza straordinaria checrea cultura e stili di vita nella società.Alla scuola del santo educatore abbia-mo imparato a non disprezzare il mon-do, ma ad amarlo. L’Exallievo, per-tanto, tratta tutti con benevolenza epratica il confronto cordiale anche conchi ha idee diverse dalle sue. Nonostenta la forza del potere o la certezzaarrogante di chi alza barriere, perchéi sentieri che passano per Valdocco econducono a Betlemme sono quellidell’umiltà, della carità e della mitezzadi cuore. Non condanna o rifiuta certemanifestazioni storiche, anche se con-trarie al suo credo religioso, ma coltivauna vicinanza gentile e amorevole, sa-pendo scorgere “il punto accessibile al

    bene” anche in quegli eventi che aprima vista sembrano contrastare colvangelo. Agisce così perché sa coglierela presenza dello Spirito che, come ilvento, soffia dove e come vuole, e cheper questo può manifestarsi anche inpersone o eventi che sembrano a primoacchito lontani da Dio. Nello stesso tempo, il cristiano non siadegua supinamente alla mentalità

    dominante, ma pungola l’uomo, aiu-tandolo a vedere nel prossimo non unsemplice mezzo per trarne un profitto,ma un fratello da accogliere ed amare;lo esorta a non sentirsi predone e pa-drone del creato, ma difensore e custodedella casa di tutti. Alla scuola di donBosco, l’Exallievo testimonia al mondoche la gioia cristiana è un antidoto alpessimismo e alla disperazione; an-nuncia che il vangelo è una forza checi permette di rialzare sempre la testadopo ogni sconfitta. Il cristiano rivelaall’uomo di oggi che solo Dio ci offre lasperanza più grande di ogni attesaumana, che è quella di vivere con co-raggio e senza paure, perché neppurela morte ha potere su di noi. I dottori della legge, al tempo dellanascita di Gesù, erano religiosissimi,ma non si recarono alla grotta di Be-tlemme perché non credevano in unDio che usciva fuori dai loro schemi eche si faceva bambino tra luridi pastori.Non cadiamo nello stesso errore. OggiDio continuerà a sorprenderci per lasua libertà di manifestarsi nei postipiù impensati. Simili ai re magi, met-tiamoci in cammino per comprendereil luogo e il tempo della sua nascita eper aiutare l’uomo di oggi, troppo ri-piegato su se stesso, ad alzare lo sguar-do verso gli orizzonti di luce che si ir-radiano dalla grotta di Betlemme. �

    fratelli lasciati morire in mare; un uomoche fa battaglie ideologiche e pseudo li-bertarie per il crocifisso nelle aule, mapoi chiude gli occhi di fronte alla violenzasu cristiani e non, torturati e uccisi; unuomo che, spesso, di fronte al profittonon si cura del pianeta che si ammala. L’indifferenza nei confronti di Dio haun riflesso anche sulle feste che, dacristiane, ritornano a essere pagane:quella di tutti i Santi è inghiottita dairiti macabri di halloween e il Natalesi riduce spesso a una frenetica corsanei supermercati. Sembra profilarsioggi la profezia di Vico, quando affer-mava che il corso storico di una civiltàverso l’ideale, a un certo punto, entrain crisi, perché i valori e gli stili divita si indeboliscono e si corrompono.Se in questo frangente, continua il fi-losofo napoletano, l’umanità si mostraincapace di rinnovarsi, si intravede ladrammatica prospettiva di un regressoo ricorso della storia, una specie di

    nuova barbarie, nella quale si ripro-ducono le forme di vita e di comporta-mento proprie dell’età dei primitivibestioni. L’uomo oggi è indifferente a Dio, maDio non è indifferente all’uomo, anzicontinua a cercarlo e ad amarlo. E lofa attraverso noi cristiani! Infatti, conil Natale, Dio ci invita a imitare il suometodo, facendoci prossimi a ogni no-

    Formazione del Delegato

    La voce del singolo è debole, ma unita

    ad altre voci, nelle varieunioni locali, diventa una

    forza straordinaria che crea cultura e stili di vita nella società. Alla scuola del santo educatore abbiamo

    imparato a non disprezzareil mondo, ma ad amarlo

  • 7ottobre-dicembre 2019 numero 4

    Impegno Socialedi giovanni Capurso

    bagattelle!... Cerchiamo pure di na-scondere e di orpellare con altri nomiquesta fiacchezza, questa viltà, mainvano... Noi temiamo le censure delmondo, degli increduli, degli empi,degli ignoranti, degli accidiosi, dei dis-soluti... Noi temiamo di acquistarcinome di spiriti deboli e pregiudicati,se pratichiamo la religione; e non ve-diamo che somma debolezza è nonpraticarla. Qual cosa più vergognosae più degradante, che la vergogna dicomparire quello che si deve essere?Siamo canzonati; ma cosa vi è di piùfrivolo che le beffe? Chi è che si burladi noi? Quale ne è il merito, il credito,la scienza, la virtù? E noi osiamo van-tarci coraggiosi, di animo grande, dicarattere generoso?.E anche san Josemaría Escrivá de Ba-laguer ha avuto parole dure contro ilrispetto umano: Quando è in gioco la difesa della verità,come si può desiderare di non dispiacerea Dio e, al tempo stesso, di non scon-trarsi con l'ambiente circostante? Sonocose contrapposte: o l'una o l'altra! Ènecessario che il sacrificio sia olocausto:bisogna bruciare tutto..., persino il“che cosa diranno”, persino la cosiddettareputazione». Ovviamente, l'intentodella Chiesa nel mettere in guardia ifedeli contro il rispetto umano è quellodi aiutarli nella loro crescita spirituale;ma poiché la persona è una unità, undifetto spirituale non può non avereconseguenze sugli altri aspetti dellapersona, compreso quello psicologico.Questa morbosa attenzione può essereuno dei più pericolosi attentati allanostra vita spirituale. Dunque, cariamici exallievi/e guardiamoci dal nonperdere il senso della nostro cammino,quello di essere sale della terra.

    pidi, insignificanti. Per questo motivonelle scuole sono spariti i presepi e icanti natalizi, nei luoghi pubblici vedereun crocefisso è sempre più difficile, eparlare in pubblico della morale ses-suale cattolica sta diventando addi-rittura oltraggioso: per “non urtare isentimenti” di musulmani, atei, agno-stici, relativisti, e così via, il consiglioè quello di non esprimere se stessi.

    A tal proposito il gesuita belga Cornelioa Lapide scriveva: Cosa indegna e vile è il rispetto umano,e non ve n'è altra che tanto degradi,abbassi e disonori l'uomo... Colui chene è schiavo, non merita più il nomedi uomo, ma il suo luogo è tra le ban-deruole che segnano la direzione deiventi; poiché non sa fare altro chequesto... Una tale persona è somma-mente spregevole... Che cosa è che latrattiene? Un motto, un sarcasmo, unabeffa, un segno... Oh! che piccolezzadi spirito, che viltà di cuore! Ne arros-siamo noi medesimi in segreto, e nonci sentiamo l'animo di superare simili

    mici lettori di Voci Fraterne,amici Exallievi/e, anche noi cri-stiani ci stiamo mondanizzando.

    Uno dei segni del nostro tempo in me-rito alla perdita della fede riguarda ilvivere in funzione di quello che glialtri pensano di noi o di quello chepossono dirci. Ecco perché in questonumero voglio fare un appello accorato:cerchiamo il giudizio di Dio prima delgiudizio degli uomini. Qualcosa rispetto a cui il Vangelo cimette in guardia: “Guai quando tuttigli uomini diranno bene di voi” (Lc 6,26). Ecco, fare il ben non sempre, oquasi mai, coincide con ciò che appare. Detto altrimenti, fare il bene è difficile:sentiamo il peso dei giudizi altrui checi spingono a guardare la nostra vitasulla base delle reazioni immediate.C'è l’eccessiva soggezione nei confrontidelle opinioni altrui perché tutti vo-gliamo, anzi, abbiamo bisogno di essereamati. A volte temiamo così tanto ilgiudizio degli altri da rinunciare adesprimere noi stessi, ciò che pensiamo,ciò che vogliamo, per timore di perderela loro stima. Succede quando ci sen-tiamo inadeguati rispetto alle situazioniquotidiane e in tal senso la dipendenzadal giudizio altrui è legata all'autosti-ma: se pensiamo di non poter essereapprezzati per quello che siamo in-dossiamo la maschera che crediamoci renda più graditi, così da assecondarele logiche e le mode dominanti.Ma si tratta di una strategia che portaa un vicolo cieco: innanzitutto, perchéè assolutamente impossibile piacere atutti; e poi perché la stima “comprata”non è quella che vale veramente. Infattila dipendenza emotiva è spesso unitaa una grossa sofferenza psicologica. Ciò porta noi cristiani ad essere insi-

    A

    Il giudizio di Dio prima del giudizio degli uomini

    Sentiamo la gravità della terra che ci spinge a guardare la nostra vitasulla base delle reazioni

    immediate. C’è l’eccessivasoggezione nei confronti

    delle opinioni altrui perché tutti vogliamo,anzi, abbiamo bisogno

    di essere amati

  • 8 ottobre-dicembre 2019 numero 4

    SPECIALE 100 AnnI

    la BuonASTAMPA

    Significato, attualità e futuro

    Il tavolo dei relatori: (da sinistra) Valerio Martorana, Vincenzo Morgante, Vania De Luca,

    Giovanni Costanza, Andrea Tornielli e Carlo Verna

    di Valerio Martorana

    Essere “buona stampa” per continuarea promuovere la libertà e il rispetto deivalori irrinunciabili di vita, famiglia eeducazione. Con questo scopo gli Exallievidi Don Bosco hanno dato il via alle cele-brazioni per il centenario di “Voci Fra-terne”, rivista apparsa per la prima voltanel giugno del 1920, che si è fatta stru-mento per diffondere non solo notizierelative alle attività nei centri localidiffusi in tutta Italia, ma soprattuttoper fornire alla società tutta quegli spunti

    di formazione permanente tanto amatida Don Bosco e tanto raccomandati aisuoi figli che hanno operato, negli anni,come “buoni cristiani e onesti cittadini”. Il patrimonio di “Voci Fraterne” – conall’attivo circa mille numeri e oltre 20milapagine – e il tema della buona stampasono stati al centro di un evento dedicatovenerdì 8 novembre nella sala della Re-gina di Palazzo Montecitorio, a Roma.Ha aperto l’appuntamento la prolusionesulla comunicazione nel pensiero diPapa Francesco di Andrea Tornielli,direttore editoriale del dicastero per

    la comunicazione sociale presso laSanta Sede, che ha partecipato anchealla successiva tavola rotonda sullostato di fatto e sul futuro della stampacattolica insieme a Vania De Luca,presidente nazionale della stampa cat-tolica italiana; Vincenzo Morgante, di-rettore di Tv2000 e Radio INblu eCarlo Verna, presidente del consiglionazionale dell’Ordine dei Giornalisti.Le conclusioni sono state affidate adon Bruno Ferrero, direttore del Bol-lettino Salesiano. Ospite della giornatadi approfondimento è stato Marcello

  • 9ottobre-dicembre 2019 numero 4

    Marcello Cirillo legge Don Bosco

    Il pubblico degli Exallievi

    Cirillo, già nei panni di Don Bosco nelmusical a lui dedicato. L’attore ha lettoalcuni brani di Don Bosco.

    L’ATTESALa preparazione di un grande eventorichiede obbligatoriamente un gioco disquadra ed è quello che è riuscito ametter in campo il presidente GiovanniCostanza; mesi di preparazione, con-tatti, telefonate, confronti ed alla fineil risultato. Sino alla vigilia dell’eventoc’è stato qualcosa da limare, da mo-dellare, da modificare per ottenere unprodotto perfetto.

    Il saluto del PresIdenteÈ vicino a noi anche il Rettor Maggioredei Salesiani, don Angel Fernandez Ar-time, decimo successore di don Bosco,che si trova a Buenos Aires per il Con-gresso internazionale di Maria Ausilia-trice, convocato dall’ADMA per tutta laFamiglia salesiana. Visto il fuso orario,tra qualche ora celebrerà la Santa Messanella basilica di Maria Ausiliatrice dovefu battezzato Jorge Mario Bergoglio,oggi Papa Francesco. Mi ha assicuratoche ci ricorderà nella preghiera perchél’evento di oggi sappia rendere bene ilcarisma del nostro fondatore, Don Bosco,quello che abbiamo respirato sin da pic-coli e che ispira il nostro impegno, ancheattraverso la buona stampa. Come sem-pre con la propria saggezza il RettorMaggiore ha magistralmente concentratoin poche parole lo scopo di questa nostroincontro.Don Bosco, grazie alle innate straordi-narie doti di educatore universalmentericonosciute, ha rivoluzionato innanzi-tutto la comunicazione interpersonale,proponendo e attuando nel suo oratorioun nuovo modo di stare insieme, valo-rizzando il gioco, la musica, il teatro, learti domestiche e professionali. Ma haanche contribuito allo sviluppo dellacomunicazione sociale, promuovendoquella che definiva la “buona stampa”e cimentandosi persino nella difficilestrada dell’editoria cattolica.

    Questa attenzione la troviamo già nellafondazione della Congregazione religiosadei Salesiani. All’art. 6 delle Costituzionidella società di San Francesco di Salesinfatti si legge: “Fedeli agli impegniche Don Bosco ci ha trasmesso siamoevangelizzatori dei giovani, specialmentedei più poveri; abbiamo una cura parti-colare per le vocazioni apostoliche; siamoeducatori della fede negli ambienti po-polari, in particolare con la comunica-zione sociale; annunciamo il Vangeloai popoli che non lo conoscono.”

    Come sempre in Don Bosco non solopensiero ma, soprattutto, azione. Nel1853 Don Bosco inizia a pubblicare leLetture Cattoliche, che sono proprio l’in-carnazione del suo pensiero di buonastampa, da diffondere tra il popolo conlinguaggio semplice e messaggi facilmentecomprensibili. Quasi 10 anni dopo, dal1862, inizia a stampare il periodico inproprio nelle officine impiantate nell’ora-torio di Valdocco. Nel 1877 nasce il Bi-bliofilo cattolico, un organo di informazionee coordinamento dell’ormai vasto e nu-

  • 10 ottobre-dicembre 2019 numero 4

    SPECIALE 100 AnnI

    meroso stuolo di figli di Don Bosco, sparsinelle varie parti del mondo. Il notiziarioeditoriale si trasforma poi in Bollettinosalesiano, subito diffuso a larghissimoraggio, tradotto in molte lingue e, ancoraoggi, distribuito gratuitamente.I numeri di Voci Fraterne sono numeriimportanti. Sono quasi 1.000 ad oggi lepubblicazioni della rivista che, nel tempoha avuto dimensioni, consistenza e com-posizioni differenti. Oltre 20.000 le pa-gine andate in stampa. Un vero e propriopatrimonio culturale, ma anche storicoe socio-politico, che non può apparteneresolo agli Exallievi: merita di essere va-lorizzato e messo a disposizione dell’in-tera collettività.Per questo, in occasione del centenariodella rivista e in linea con i tempi, ab-biamo approntato un progetto per “di-gitalizzare” Voci Fraterne, renderla fa-cilmente disponibile su web dando lapossibilità di leggere tutti i numeri dal1920 ad oggi.Poco più di un mese fa, accogliendo irappresentanti dell’Unione CattolicaStampa italiana guidati dalla presi-dentessa Vania De Luca, Papa Francesco

    ha citato la parresia e cioè il coraggiodel giornalista di dire la verità in modosempre rispettoso e mai arrogante. IlSanto Padre ha invitato alla libertàdall’audience, con l’uso dello stile evan-gelico del “sì, sì” “no, no”, ha parlato dicomunicazione fatta di parole vere inmezzo a tante parole false. In questiconcetti ci riconosciamo. Questo è lostile con cui è stata condotta negli annila nostra rivista, che ha camminato in-sieme e dentro la Chiesa cattolica e laFamiglia salesiana per offrire testimo-nianza dell’essere – lo voglio ribadire –buoni cristiani e onesti cittadini.Eco affermava che per proseguire effi-cacemente il cammino tracciato da DonBosco occorre “un gruppo con la stessaImmaginazione Sociologica, lo stessoSenso Dei Tempi, la stessa InventivitàOrganizzativa”. Noi Exallievi vorremmoessere parte di questo gruppo di persone,anche attraverso la nostra rivista perchéquesta, insieme alle nostre azioni suiterritori, si ergano come il vero monu-mento a Don Bosco: “sono certo chevoi continuerete ad essere la con-solazione di don Bosco”.

    L’INTRODUzIONE DEL DIRETTOREDELLA RIVISTAPremesso che la comunicazione è al ser-vizio della comunione e della verità eche l’immagine ha un valore primordialecome elemento di comunicazione; con-statato che ormai la diffusione dellastampa cattolica deve considerarsi comeun apostolato (perché il pregare, comeci ricordano Don Bosco e Papa Francesco,non deve essere scompagnato dall’ope-rare), vogliamo adesso confrontarci sulsignificato, l’attualità ed il futuro dellabuona stampa. Papa Francesco ci ricordache la “tradizione è come le radici, cheti danno il succo per crescere. E tu, enoi (aggiungo io), non diventerai comele radici, no: tu fiorirai, noi fioriremo,l’albero crescerà, darai dei frutti e semi,daremo dei frutti e semi, e sarannoradici per gli altri”.Buono vuol dire conforme a ciò che è ri-tenuto il bene morale, probo, retto, be-nevolo, ben disposto nei confronti deglialtri, generoso. Ecco, riparto da que-st’ultimo termine, generoso, per esor-tarvi, data l’eccezionalità del luogo incui siamo presenti a celebrare il cente-

    Il presidente porge il saluto ai presenti

  • 11ottobre-dicembre 2019 numero 4

    100 anni. Una lunga storia fatta di nomi,di iniziative, di momenti felici, di risultatiraggiunti. Se ripensiamo al tempo tra-scorso, quanto abbiamo magistralmentevissuto durante la giornata di giorno 8 èsenza dubbio poco. Ma è stato bellissimoprenderne atto, sentirci dire dell'impor-tanza di quanto fatto ma soprattuttoavere parlato del futuro. Ed averne di-scusso facendo risuonare da tutti i magi-strali relatori l'importanza fondamentaledel ruolo di noi Exallievi nella società di oggi pervasa da tanto male,da tanta violenza, da tanta avversione alla vita. E il tutto mentreMarcello Cirillo da par suo ci faceva commuovere rileggendo duedelle più belle lettere scritte dal nostro Padre e Maestro. In sintesi:lodissime a chi ha voluto questo evento, a chi lo ha organizzato inmodo encomiabile, a chi ci ha incoraggiato e spronato. E per tuttiuna sola parola : Adelante siempre con coraje.

    Francesco MuceoPresidente emerito della Confederazione Mondiale

    nario della nostra rivista, a ricordaredegnamente tutti quei servitori dellostato che sono stati generosi con i citta-dini del popolo italiano, a tal punto dasacrificarvi la loro vita. Alla memoriadi Antonio Candido, 32 anni; MarcoTriches, 38 anni e Matteo Gastaldo, 46anni, deceduti nell’esplosione di unacascina a Quargnento, nell’alessandrino.Non sono vittime del dovere Antonio,Marco e Matteo: sono vittime della ge-nerosità verso il popolo italiano. E ri-torniamo a noi, alla buona stampa, aquesta giornata che ci vedrà protagonistiindiscussi del fare, così come voleva ilnostro Padre, Maestro ed Amico DonBosco. “La mia politica è quella delPadre Nostro”: lo disse Don Bosco a chilo voleva coinvolgere in una scelta dipartito. Può suonare come un non volersimescolare nel confronto che ha luogonella società. Tutt’altro: è un’afferma-zione proprio in senso contrario! Ed èquello che cercheremo di fare oggi, at-traverso questa qualificata chiacchierata.Don Bosco, fuori da ogni attivismo ideo-logico, ha partecipato alla politica e lanostra presenza, in questa sede, vuolsignificare proprio questo. Don Bosco

    ha lavorato per il bene della societàeducando i giovani ad essere onesti cit-tadini che lievitassero il corpo sociale.Partiamo da un punto e da un’esorta-

    zione: l’opera umana più bella è quelladi essere utile agli altri.

    la ProlusIoneProssimità e dialogo: la comunica-

    zione secondo Papa Francesco

    L’attitudine di Francesco alla comuni-cazione rientra nella sua definizione diumiltà. Infatti, per il Papa essere umilisignifica “avvicinarsi bene agli altri”, esiccome lui “vuole che la Chiesa sia vi-cina alle persone lì dove si trovano”,“per far questo esce per strada. Tra levie che percorre ci sono anche quelledigitali”. Per il Santo Padre il primatodella colloquialità, dell’accessibilità,della chiarezza e della bellezza, attra-verso la parola che subito apre, illumina.La capacità di mostrare la prossimità ècomunicare il Vangelo attraverso ungiornalismo di pace, che non dimentichil’uomo. Il Vangelo secondo Luca ci pre-senta la figura di zaccheo (19,1-10).Entrato Gesù a Gerico, zaccheo desideravederlo. Essendo piccolo di staturapensa bene di salire su un sicomoro.

    Il presidente si complimenta con Andrea Tornielli

  • 12 ottobre-dicembre 2019 numero 4

    SPECIALE 100 AnnI

    Quando Gesù giunge sotto l’albero, siferma e dice: “zaccheo scendi subito,perché oggi devo fermarmi a casa tua”.zaccheo lo accoglie in casa e si converte,promettendo a Gesù: “Ecco, Signore, iodo la metà dei miei beni ai poveri; e seho frodato qualcuno, restituisco quattrovolte tanto”. Cosa vuol dirci? Che nondobbiamo balconare, non possiamo starealla finestra senza partecipare a ciòche accade. La logica di Papa Francescoattraverso due episodi evangelici (zac-cheo e Lebbrosi) ha ricaduta sul rac-contare poiché il buon comunicatore silascia commuovere. C’è un oceano dibene, ma chi lo racconta? Per dialogaredobbiamo dire chi siamo, l’umiltà è allabase del dialogo tra gli uomini, è farsitutti in tutti.

    la tavola rotondaDi seguito una sintesi delle risposte datealle domande che ho posto agli ospiti.Come raccontare le buone notizie?“Sono quelle che generano amicizia”sottolinea Vania De Luca; “e non sono

    Negli anni immediatamente successivi allaconclusione della tragica prima guerramondiale – con il tessuto sociale delle na-zioni immiserito e lacerato dalle tensioniseguite al massacro di massa che gli eventibellici avevano provocato – il mondo cattolico(che si era diviso sul neutralismo e sullapartecipazione alla guerra) si dovette in-terrogare sul destino che attendeva i popolie sul ruolo che i credenti erano chiamatiad assolvere. Nel 1918 era stata costituitala Confederazione Italiana dei Lavoratori, nel 1919 venne fondato ilPartito Popolare Italiano, nel 1920 la Federazione Italiana degliExallievi di Don Bosco promuoveva e diffondeva il suo organo di co-municazione, Voci Fraterne, per ricostruire e mantenere viva la retedi coloro che dai cortili, dalle scuole, dagli oratori erano stati segnatidalla spiritualità e dall’azione sociale del Padre e Maestro dellaGioventù, giovani per sempre, educati e segnati dal carisma e dallapaternità di San Giovanni Bosco. La CIL ed il PPI furono esperienzegloriose ma si conclusero, Voci Fraterne eleva ancora la sua voce innome di una fraternità radicata nel comune Padre.

    Giuseppe acocellaPresidente dell’Osservatorio di Bioetica degli Exallievi

    L’on. Azzurra Cancelleri, Segretario del Consigliodi Presidenza della Camera dei Deputati, porta ilsaluto delle istituzioni ai presenti

    Un gruppo di giovani Exallievi presenti

  • 13ottobre-dicembre 2019 numero 4

    le statistiche” ribadisce Vincenzo Mor-gante; “le buone notizie si possono rac-contare, vedi ciò che è successo a Genovanel 2001”, afferma Andrea Tornielli;“bisogna amare la verità: non solo rac-contarla, ma viverla. La buona notiziaè la verità” conclude Carlo Verna.Qual è il significato, l’attualità e ilfuturo della buona stampa?“Bisogna distinguere attraverso un’ope-ra di discernimento” ribadisce VaniaDe Luca mentre Vincenzo Morgantesottolinea come ormai “i giornali e glispettatori dei Tg sono in calo poiché viè una evidente stanchezza di un’infor-mazione ansiogena. Il futuro è miglioreperché c’è bisogno di una buona stampa;su Tv2000 abbiamo annullato lo spotdi Hallowen su richiesta dei nostri te-lespettatori”. “Dobbiamo uscire fuoridall’autoreferenzialità e dobbiamo pren-dere sul serio – sottolinea Andrea Tor-nielli – i nuovi social ed abitarli. Ancheli c’è del bene da raccontare”. “La stam-pa – conclude Vania De Luca – viveun momento difficile; bisogna capiregli scenari e agire di conseguenza”.ai tempi dei social, qual è il ruolodei giornalisti, chi è il mio prossimonell’ambiente digitale? la rete èun collegamento di fili o di persone?Chi certifica ormai le notizie?“Siamo membra gli uni degli altri –sottolinea Vania De Luca – usandotwitter ho scoperto altre mie capacitàe doti; come tutti gli strumenti possonoavere effetti positivi o negativi: internetè il modo più facile per giungere aglialtri, ma anche il più pericoloso”. “Siamoimmersi ormai – conclude VincenzoMorgante – nell’agorà telematica: glisviluppi nel campo delle telecomuni-cazioni e della trasmissione a distanzadelle informazioni attraverso i sistemipiù diversi dal telefono al cavo coassiale,dalle fibre ottiche fino alle onde radio,segnano un notevole mutamento nellaqualità e quantità delle comunicazionie degli scambi rendendoli più veloci,intensi, flessibili e frequenti con unaenormità di scambi”.

    L’evento ha permesso di evidenziare, conl’apporto di autorevoli esponenti del mondodel giornalismo laico ed ecclesiale, l’im-portanza e la valenza culturale della “buo-na stampa” oggi. Sono emersi i componentibasilari della comunicazione intesi noncome “esibizione spettacolare” ma quali-ficati nella sobrietà e nella capacità dellainnovazione. È emersa l’esigenza di unasempre più qualificata professionalità chedia una informazione “pensata e pesata”evitando il facile protagonismo, con la capacità di essere dentro lanotizia, ma nel contempo oltre la notizia.Inoltre, per la stampa cattolica è emersa l’esigenza di visibilizzarecon sempre maggiore coraggio la propria identità nel solco delle sol-lecitazioni di Papa Francesco.Non ultimo va sottolineata la felice intuizione di far svolgere l’eventonella cornice di Palazzo Montecitorio, sede del Parlamento italiano,a significare la dimensione pubblica sociale e civile di una testata,quale Voci Fraterne, che pur nella sua identità ecclesiale si radicanel tessuto socio culturale civile del Paese.

    Michele PanajottiDirettore emerito della rivista “Voci Fraterne”

    Il gruppo folcloristico Gazzara di Caltavuturo

  • 14 ottobre-dicembre 2019 numero 4

    SPECIALE 100 AnnI

    Come possiamo creare un nuovoclima di pace politica e non di con-tinua politica dello scontro, delcontro?“La logica della contrapposizione èusuale – afferma Andrea Tornielli – equesto ora avviene sui social e ciòviene sfruttato dai politici. Dobbiamostare sui social ma con un diverso at-teggiamento. La Chiesa deve usare lalogica di “Et, et” e non quella di “Aut,aut”. Dobbiamo continuare ad avereun contatto reale con la gente”.“L’unico rimedio al giornalista è il gior-nalista. Le fake news – conclude CarloVerna – sono sempre esistite, oggi sonomolto più veloci e molto diffuse per ilmezzo su cui viaggiano. La deontologiadel giornalista spesso è in contrastocon la logica delle testate. Non si puòpensare ad un piano Marshall di difesadal Web, pertanto occorre ricorrere allaresponsabilità”.

    ConClusIonI“Non potendo venirvi a trovare tutti dipersona…” è la prima frase nel BollettinoSalesiano che fece scrivere Don Bosco,grande comunicatore. Bisogna esserciin questa società, per questa ragione viesorto, cari Exallievi, a non mollare.Dobbiamo comunicare con tutte le per-sone e raccontare. La visibilità del bene

    è necessaria – conclude don Bruno Fer-rero – perché bisogna farlo conoscere,senza paura, come ha fatto Don Bosco”.

    I rIConosCIMentIAl termine dell’incontro, prima del-l’esibizione del gruppo folcloristicoGazzara di Caltavuturo, il presidenteGiovanni Costanza ha consegnato at-testati di benemerenza agli Exallieviche hanno diretto la rivista “Voci Fra-terne” nell’ultimo ventennio: EnricoGreco, Michele Panajotti e ValerioMartorana.tutto ciò che non viene donato vaperduto.

    Bernardo Cannelli, presidente emerito, consegna l’attestato di benemerenza a Michele Panajotti

    Fernando Nuñez Arce, consigliere confederale, consegna l’attestato di benemerenza a Enrico Greco

    Don Bruno Ferrero, direttore del Bollettino Salesiano, consegna l’attestato di benemerenza a Vale-rio Martorana

  • 15ottobre-dicembre 2019 numero 4

    l’apertura all’altro.L’obbiettivo di Voci Fraterne è stato quello di costituireuna identità degli Exallievi chiamati ad essere nella societàe nei diversi ambienti di vita, capaci di vigilanza profeticae costruttori di una città terrena in cui far regnare la giu-stizia, la pace, l’amore.In sostanza, recuperare il significato autentico dell’espres-sione “Buon cristiano e onesto cittadino”, enunciazione sin-tetica del manifesto educativo del nostro Don Bosco, Padree Maestro della gioventù.Buoni cristiani, avendo come saldi riferimenti della propriavita tre Persone, Gesù Eucarestia, Maria Ausiliatrice, il Papa.Onesti cittadini per rispondere concretamente ad alcunedomande cruciali ed affrontare le molteplici sfide dellasocietà complessa.Sfide quali il futuro della famiglia, l’impegno nell’ambito

    di don Mario Pertile

    Nelle linee programmatiche presentate al Consiglio Nazio-nale di Bocca di Magra, poi confermate dalla nuova Presi-denza, eletta nel 2000, uno dei punti qualificanti era ilrilancio di Voci Fraterne per un nuovo protagonismo deicattolici nel cantiere del progetto culturale della Chiesaitaliana e nell’impegno socio-politico.Il ruolo di Voci Fraterne doveva consentire una più appro-fondita comunicazione tra centro e base degli iscritti edessere strumento importante per offrire contributi di ideeed iniziative da parte di tutti gli Exallievi.Partendo dalla constatazione che nella società italiana moltisoggetti culturali fanno proposte che tendono a distanziarsidalla prospettiva evangelica, si rendeva necessario rafforzareil legame storico tra Exallievi, comunità ecclesiale e societàper farci carico della vicenda sociale e culturale italiana.I responsabili della Rivista hanno ritenuto fondamentalepartire dall’ascolto della Parola e dalla Persona del BuonPastore. L’ascolto, infatti, consente la lettura dei segni deitempi, si traduce nell’invito a scendere da cavallo e achinarsi sulla persona ferita, scartata, sui giovani, permette

    CEnto AnnI E non SEntIrLI

    Don Mario Pertile

    don MarIo PertIle

    Nasce a Tradate (VA) il 4 marzo 1954, frequenta lescuole elementari a Penango (AT) e le medie a Ivrea(TO), consegue la maturità classica nel 1974 a TorinoValsalice, ma già tre anni prima ha emesso la primaprofessione religiosa a Monte Oliveto (Pinerolo).Viene ordinato sacerdote nel 1983 a Cascine Vica(Rivoli) e inizia a insegnare al CFP di Torino Rebau-dengo, mentre è pure incaricato del biennio della co-munità vocazionale dal 1984 al 1988. Successivamenteinsegna nella Scuola media e nel Liceo scientifico diIvrea dal 1988 al 1998, nel frattempo si laurea inLettere moderne indirizzo storico nel 1989. Dal 1998al 2000 è Direttore della Casa salesiana di Cumiana.Nel 2000 il trasferimento a Roma, dove fino al 2006assolve a incarichi a livello nazionale nella ComunitàSan Lorenzo presso il Sacro Cuore di Roma. Traquesti quello di Delegato nazionale della FederazioneItaliana Exallievi di Don Bosco.Rientrato in Piemonte, dal 2006 al 2012 è Direttoredella Casa salesiana di Torino Rebaudengo, quindidal 2012 al 2016 Direttore della Casa salesiana di Castelnuovo Don Bosco (Colle Don Bosco). Incaricatodell’Oratorio di San Benigno Canavese e insegnantepresso il CFP dal 2016 al 2017 e, infine, incaricato

    della Infermeria di Torino Valdocco dal 2017 ad oggi.

  • 16 ottobre-dicembre 2019 numero 4

    SPECIALE 100 AnnI

    di don Enrico Peretti

    Sono passato pochi giorni fa all’oratorio di San Donà diPiave, dove sono cresciuto: tutto bello e rinnovato, con icampi in erba sintetica al posto della sabbia e i cortili rin-novati, ancora vivace di colori e di attività! Eppure non sembra cambiato di molto…! I ragazzi, è vero, non sono più gli stessi di quando eroragazzo, vestono bene, hanno tante cose, e i salesiani nonhanno più la tonaca, ma il cortile è sempre quello, animatoe pieno di vita, la giostra gira ancora, come tanti anni fa…! Mi sembra ieri quando venivo a giocare nel cortile! Ed èbello sentire persone di tutte le età raccontare la lorostoria, verificare che la memoria dei nonni si confonde conil racconto appassionato dei nipoti. Come se soltanto un giro di giostra separasse l’esperienzadelle diverse generazioni.Credo che gli Exallievi siano i testimoni felici di questastoria educativa, i depositari di un’esperienza da condividere,da non lasciar passare fra le tante che il tempo consuma,ma da proporre nuova ai ragazzi e ai giovani di oggi. In questo centenario di “Voci Fraterne”, mi auguro che pervocazione tutti ci sentiamo in dovere di raccogliere labellezza che abbiamo vissuto nell’esperienza salesiana eche conserviamo nei nostri ricordi e illumina lo sguardo nelfar memoria degli anni giovanili, in oratorio, a scuola e incollegio: una storia sacra che ci ha coinvolto nella passionesalesiana per i giovani come al tempo di don Bosco.È questo l’impegno che ci fa ”onesti cittadini”, perché

    “AnCorA un gIro DI gIoStrA”EDuCArE ALLA vItAnEL CortILE SALESIAno

    educativo e formativo, avendo come criterio guida il sistemapreventivo basato su ragione, religione e amorevolezza,per formare personalità forti e responsabili, capaci di sceltelibere e giuste e in grado di incidere nella società.Voci fraterne, oltre a comunicare le esperienze delle Unionie dei convegni annuali basati su due momenti, quellointerno riservato agli iscritti e quello esterno aperto alleistituzioni presenti sul territorio e alle realtà associative,

    ha indicato le linee operative e percorsi virtuosi per aiutarel’Exallievo ad essere segno credibile dell’amore di Dio e diDon Bosco per ogni persona, soprattutto per i più poveri edemarginati.Posso testimoniare che ci siamo impegnati, con generositàe senso di responsabilità, per esprimere gratitudine perl’educazione ricevuta e per restituire almeno un po’ di queltanto che abbiamo ricevuto.

    Don Enrico Peretti

  • 17ottobre-dicembre 2019 numero 4

    educati a essere “buoni cristiani” come ci voleva don Bosco,per costruire la nostra vita e la storia con responsabilità efar rivivere la passione di chi crede nell’educazione deiragazzi e dei giovani come migliore risorsa per costruire ilfuturo, come ancora ci ricorda papa Francesco. Scrivevo così in un articolo per un libro sul mio oratorio fo-tografando in qualche modo il cortile animato: “Fossero ilcanto, la partita, il correre “furibondi” per i cortili o lalezione di catechismo, tutto profumava di famiglia. L’ordineregnava nei cortili in un incredibile rincorrersi di palloni edi parole, di sabbia e di vento, sotto lo sguardo paterno efraterno dei salesiani. E quando d’estate, alle cinque delpomeriggio, tutti si fermavano per un momento di preghiera,la classica buonanotte di don Bosco anticipata per gli ora-toriani, sudati e scomposti nei panni essenziali del tempo,ci raccoglievamo vicino alla giostra, dove il don di turnoguidava le brevi preghiere e il sermoncino… E dopo lecorse nel cortile ci si sedeva sulla giostra, in compagniadegli amici. E c’era sempre un salesiano seduto che sgranavail rosario, lo sguardo sereno e vigilante, il volto paziente ela parola buona. Quanti discorsi e quanti dialoghi…! E chepartite a carte, a dama e a scacchi! E lì per lì la parolabuona, quella giusta che richiama al proprio dovere, l’invitopiù diretto alla confessione, il richiamo sereno alla pre-ghiera… Sembrava sempre che la sera arrivasse troppopresto. Ci avremmo volentieri messo le tende in oratorio e,ritornati a casa per la cena, il classico rimprovero di averpreso la casa come un albergo, non ci feriva più di tanto.Perché per noi era vero: la casa dei nostri giochi era ilcortile dell’oratorio”!Credo che l’appartenenza degli Exallievi alla Famiglia Sa-lesiana, debba per questa storia costruirsi sempre piùcome riconoscenza, corresponsabilità e condivisione. La riconoscenza per la passione educativa che ci ha accom-pagnati a diventare uomini: un impegno a fare memoriadel bene ricevuto nel cammino di formazione nostro e deinostri amici. E riconoscenza per i tanti educatori salesianiche la Provvidenza ci ha donato. La corresponsabilità che ci porta a essere a fianco di tutticoloro che operano per il bene dei giovani, la manieraconcreta per dare oggi quanto a noi è stato donato. È una vi-cinanza che sa farsi carico di quanto necessario, nella com-petenza professionale che abbiamo acquisito e nel sostegnoanche materiale per rendere possibile ancora il bene. Nella condivisione della memoria e degli affetti che comefamiglia di don Bosco ci costruisce ancora. Nella gioia del-l’incontro rinnovato nelle case in cui siamo cresciuti e cheancora sono le nostre. Nelle celebrazioni di famiglia cherinnovano e nutrono la nostra identità. Nella gioia di diree sentirsi dire che siamo figli di don Bosco. Una bella testimonianza dell’appartenenza alla famiglia

    salesiana di don Bosco ci viene da Niccolò Pagani, insegnantealla scuola media salesiana di San Benigno che in unalettera ha scelto le parole migliori per concludere la suaesperienza televisiva a “L’Eredità” programma di Raiuno.«Il mio posto è là, tra i miei ragazzi: ogni mattina in primalinea nella missione quotidiana dell'educazione e dell'onestà,dimostrando ai giovani, anche grazie a questo programma,che la gentilezza vince sulla violenza, la cultura vince sul-l'ignoranza, il sorriso sconfigge la rabbia e l'ironia battel'odio; insegnando loro a non impugnare i coltelli ma i libri,a sostituire gli spintoni con gli abbracci. Soprattutto questoè il compito preziosissimo e fragile della scuola. E comeogni creatura fragile anche la scuola va protetta e curata.Per questo starò sempre dalla parte di quegli insegnanti,preparati e costanti, che ogni giorno con amore fannoquesto mestiere. A cominciare da tutti i miei colleghi diSan Benigno Canavese che dividendosi le supplenze (tante)mi hanno permesso di essere qui».Riconoscenza, corresponsabilità e condivisione: grazie atutti gli Exallievi che coltivano queste virtù. Ci dia donBosco di essere capaci di educarle anche nei giovani exallievi. E grazie a Voci Fraterne che ci tiene uniti e coltiva lanostra appartenenza: auguri per i primi cento anni!

    don enrICo PerettI

    Nasce a San Donà di Piave (XX) l’11 giugno 1956,consegue la maturità classica a Castelfranco Veneto.A la vocazione studia Pastorale presso lo studentatoteologico di Torino Crocetta e consegue la licenzabiennale in Spiritualità Salesiana presso l’UPS diRoma, Emette la prima professione a Trento il 7 ot-tobre 1977 e viene ordinato sacerdote a San Donà diPiave il 9 marzo 1985 per mano di S.E. mons.Eugenio Ravignani, vescovo di Trieste. Dal 1986 al 1992 è nella casa di Udine come incaricatodi Oratorio e insegnante di lettere nella scuola media.Dal 1992 al 1998 è delegato di Pastorale Giovaniledell’allora Ispettoria Veneta Est.Dal 1998 al 2004 è direttore della casa di San Donàdi Piave e dal 2004 al 2006 catechista presso il CFPdi Udine.Nel 2006 viene chiamato a Roma per incarichi na-zionali quale vice presidente della SCS e Delegatonazionale degli Exallievi di Don Bosco, che svolgesino al 2012.Rientrato in Veneto è nominato direttore della casa

    di Mestre dal 2012 al 2015. Dal 2015 è direttore generale del CNOS-FAP.

  • 18 ottobre-dicembre 2019 numero 4

    SPECIALE 100 AnnI

    voCI FrAtErnE: PEr ESSErE SEgnInELLA SoCIEtà E nELLA ChIESA

    genere, che giunge non solo agli associati, ma a tutta la Fa-miglia Salesiana, ai Vescovi italiani e in molti ambiti ecclesiali.Passa una posizione valoriale ferma nei valori della fede, an-corata alla roccia di Pietro, moderata, dialogica, rispettosadel cammino delle persone, aperta al futuro con speranza. Ilfatto che da molti anni si è dato un “Osservatorio di Bioetica”(prima che vi arrivassi io), ha spinto alla elaborazione di do-cumenti e pareri che aiutano a orientarsi in un campo com-plesso, ma molto concreto, che interessa le persone dall’inizioalla conclusione della vita. Voci Fraterne c’è stata nelle vicende sociali ed ecclesiali diquesti suoi primi 100 anni, rimane oggi come un faro dipresenza e come mano tesa di Don Bosco verso tutti, ci saràper essere “segno” di quell’amorevolezza incontrata alla scuoladel padre e che è ritenuta il modello trasformativo della storia.

    di don Gianni Russo

    Gli Exallievi e le Exallieve di Don Bosco sono un grandepopolo di credenti, che hanno imparato alla scuola deiSalesiani a porsi in prospettiva dialogica nella cultura enella società. Il loro tratto caratteristico è uno sguardosimpatico sul mondo, che vedono come il campo dei sogni, illuogo dell’incontro, della fraternità, dell’amicizia. Come DonBosco sentono che è bello impegnarsi per un mondo miglioree per la trasformazione positiva della società. Oltre alla te-stimonianza personale, che è il valore fontale per il cambia-mento, sanno che bisogna attrezzarsi come Don Bosco distrumenti e mezzi comunicativi, e tra questi giocano unruolo importante i mass media. Voci Fraterne è in questaprospettiva: è sia un organo di comunicazione e formazioneinterna all’associazione, sia uno strumento per essere “segniprofetici” nella società e nella Chiesa. La mia esperienza di questi sei anni mi ha fatto incontrarefigli e figlie di Don Bosco dinamici e straordinari, coraggiosinell’impegno culturale attraverso la rivista. I temi sono i piùattuali e i più importanti: l’impegno socio-politico, la famiglia,le attuali sfide dell’etica e della bioetica, le donne, i giovani,l’educazione, la fedeltà al Papa e al Magistero della Chiesa.Ma ciò che mi ha sempre commosso è l’affetto al padre, DonBosco, il bisogno di conoscerlo e di farlo conoscere sempremeglio, attraverso articoli specifici sulla spiritualità, la pe-dagogia, il messaggio delle Strenne del Rettor Maggiore.Voci Fraterne è una rivista di tutto rispetto, unica nel suo

    don GIannI russo

    Nasce a Riesi (CL), consegue la laurea in Pedagogia(indirizzo psicologico) presso la Università Statale diMessina, quindi il Dottorato in Teologia Morale, spe-cializzazione Bioetica, presso la Pontificia AccademiaAlfonsiana di Roma e si perfeziona in Bioetica pressola Georgetown University di Washington, DC (U.S.A).È stato Presidente della Società Italiana di Bioeticae Sessuologia, componente per 14 anni del ComitatoEtico per la Sperimentazione Clinica dei Farmacidel Policlinico Universitario di Messina, direttoredella rivista scientifica “Itinerarium”. Attualmente è professore Ordinario di Bioetica, pressol’Istituto Teologico “S. Tommaso” di Messina (aggregatoall’Università Pontificia Salesiana), di cui è statoPreside per due mandati, al cui interno ha fondato edirige la Scuola Superiore di Specializzazione inBioetica e Sessuologia. È membro della Pontificia Ac-cademia per la vita del Vaticano e membro Ordinariodella Accademia Peloritana dei Pericolanti. Ha pub-blicato alcune decine di volumi, ha curato diversecentinaia di pubblicazioni scientifiche e ha diretto laNuova Enciclopedia di Bioetica e Sessuologia (2004

    e 2018). È stato Delegato Nazionale degli Exallievi/edi Don Bosco per due mandati dal 2013 al 2019.

    Don Gianni Russo

  • 19ottobre-dicembre 2019 numero 4

    Donnedi nicoletta IulIano

    ci ha promesso pane, lavoro e paradiso.Siamo chiamati a condividerne la mis-sione, a lavorare per migliorare le con-dizioni di migliaia di bambini e giovaniche si trovano in situazioni di rischioed esclusione sociale. La seconda, invece,è un memorandum. Nel 2020 celebre-remo i “primi” 150 anni della nostraassociazione, occasione speciale per rin-graziare Dio per l'educazione ricevuta.Dobbiamo comunicare che facciamo par-te di una famiglia numerosa, presentein 130 paesi.In conclusione, la nostra vicepresidentemondiale ci ricorda che “è sempre ilmomento giusto per incontrare Don Bo-sco”, ma anche che “mai nessun Exal-lievo dovrebbe sentirsi solo”.Buona vita e buona missione a tutti! �

    far parte della Confederazione Mondialee fu chiesto loro di collaborare all'orga-nizzazione delle Scuole di Leadership,rivolte ai giovani Exallievi dell'AmericaCentrale. Da vicepresidente giovanedel suo paese, raccolse con entusiasmola sfida e dal 2012 al 2015 organizzòincontri G.Ex in El Salvador, CostaRica e Guatemala. Poco dopo, i consiglieri mondiali uscentila invitarono a presentare la candidaturacome giovane consigliera mondiale perl’America. All’inizio era titubante, nonsi sentiva pronta ad assumere una re-sponsabilità così grande ma a convincerlafurono le parole di don José Pastor Ra-mirez, allora delegato confederale: “Nondire che non sono preparato, al contrario,perché Dio ti sta chiamando, allenatialla missione". Fu così che si candidò epoi venne eletta nel corso dell’AssembleaMondiale del 2015. Da allora la suavita è cambiata, ha avuto l’opportunitàdi viaggiare, condividere esperienze efare amicizia in molti paesi. Ha raccoltole testimonianze di salesiani e laici edha sperimentato l’accoglienza in ognunadelle case salesiane che ha visitato.Nulla di ciò è stato facile. È risaputoche organizzare lavori e/o eventi ha isuoi ostacoli, ostacoli che aumentanoquando si lavora a livello nazionale omondiale. In molti casi, il ritmo concui gli eventi scorrono non è quello chesi sperava, ma l’amore per ciò che si faripaga, senza dubbio, degli sforzi.Con il suo lavoro, Fresia vuole motivaretutti i giovani Exallievi ed le giovaniExallieve affinché siano presenti nelleloro realtà, cercando di emergere comeleader all’interno della nostra associa-zione.Inoltre, ci tiene a condividere due sot-tolineature. La prima è che Don Bosco

    resia, Exallieva originaria delCosta Rica, da pochi mesi è lavicepresidente giovane delle

    Confederazione Mondiale. Aveva 12 anni quando entrò per la pri-ma volta in una casa salesiana, rima-nendo positivamente colpita dell'atmo-sfera di gioia e dalla dedizione di sale-siani e professori che operavano in que-gli ambienti. In quei luoghi Fresia èandata a scuola ed ha vissuto anni in-tensi partecipando a molte attivitàquali quelle sportive, religiose, scienti-fiche e culturali. Le più intense, senzadubbio, sono state quelle vissute con ilmovimento giovanile, che le hanno per-messo di conoscere tante persone e diinstaurare amicizie che durano neltempo.Già durante quegli anni, tanta era lavoglia di imitare i suoi educatori. Sentivadi essere stata scelta da Don Bosco, diessere stata presa per mano. Dopo il li-ceo, ha cercato di tenere i contatti con isalesiani e fu allora che conobbe larealtà degli Exallievi. A quel tempo,però, non era molto attiva nel suo paese.Nel 2007, tornò in Costa Rica per ilCongresso latinoamericano degli Exal-lievi con l’intento di rilanciare l’asso-ciazione. Dopo solo 2 anni, entrarono a

    Fresia, la ragazzina presa per mano da Don Bosco

    F

    Riunione nazionale dei GEX. Costa Rica 2018

    Riunione dei Presidenti e Delegati dell’America. Brasile, 2016

  • 20 ottobre-dicembre 2019 numero 4

    serva e povera” stipulato il 16 no-vembre 1965, in quello stesso luogo,qualche settimana prima della con-clusione dell’assise. lei vi partecipògiovanissimo. Quel è il suo signifi-cato e perché è stato rinnovato?Dirò che di quello del Concilio sono ri-masto l’ultimo dei quarantadue pre-senti allora. Fu voluto dai vescovi per-ché il movimento della “Chiesa dei po-veri” voleva delle affermazioni più forti

    nel Concilio. E Paolo VI - c’era laguerra fredda - aveva paura che unaaccentuazione della Chiesa dei poverisembrasse prendere delle posizionicontro l’Occidente. Fece una Enciclica, la Populorum pro-gressio, che prese l’orientamento sullapace piuttosto che sulla chiesa dei poveri. La sede del “movimento per la chiesadei poveri” era il collegio belga. Eallora dal collegio belga venne l’idea

    ttendo pazientemente nella sa-crestia della parrocchia dovemons. Bettazzi terrà il primo

    del suo giro di presentazioni per tuttala Puglia di un suo libro. Dopo un po’compare dietro altri due sacerdoti:mole imponente sorretto da un bastone,ma con uno sguardo vispo e attentoda perforare l’intimo di chiunque. Siavvicina un collaboratore e gli parlasottovoce: “C’è un giornalista che devefarle l’intervista. Va bene se la facciamoadesso, prima dell’incontro?”. Non risponde. Poi si siede. Io mi avvi-cino e mi presento: “Buonasera mon-signore.”Mi guarda e mi dice: “Che vuoi da me,sono vecchio.” Le sue parole mi spiazzano, non capiscose stia scherzando o stia parlando ve-ramente. Rispondo con la prima ba-nalità che mi viene in mente: “La suasaggezza è sempre preziosa”.Va a rifocillarsi e, al rientro, ci rechiamoin una stanza appartata. Ma prima diiniziare aggiunge ancora. “Beh, mi rac-comando, non fare furbate”.“Cioè?”“Non mi fare domande a trabocchet-to… Vi conosco, siete tutti uguali” einizia a sogghignare.Rido anche io. Ecco, mi era giuntavoce del suo proverbiale senso del-l’umorismo. Penso che è quello il se-greto della sua straordinaria longevità.La cosa mi rilassa e cominciamo. Il 20 ottobre 2019 nelle Catacombedi domitilla è stato solennementerinnovato il “Patto per una Chiesa

    Mons. Luigi Bettazzi, 96 anni tra qualche giorno, vescovo emerito di Ivrea e già presidente internazionale di Pax Christi

    testimoni

    A

    L’ultimo testimone del concilio vaticano II sulla chiesa del futuro

    Mons. Luigi Bettazzi ePapa Francesco

  • 21ottobre-dicembre 2019 numero 4

    nanze a laici fidati. Ecco, in quaranta-due firmammo, ma poi fu sottopostoanche ad altri vescovi e amici e il car-dinal Lercaro consegnò al Papa oltrecinquecento firme. Io credo che se aves-sero chiesto anche ad altri le firme sa-rebbero state molte di più. Questo fuil Patto di santa Domitilla. Il senso fu quello di dire noi ci impe-gniamo anche noi personalmente sulpiano dell’ecologia, della difesa di

    e il comunismo era molto forte, e ilPapa aveva paura che parlare di Chiesadei poveri fosse interpretato come unatto contro l’Occidentale atlantico ecapitalista.secondo lei c’è ancora una spintadel Concilio vaticano II, e soprat-tutto su quali temi?Ha ancora molto da dire. Un famosopadre domenicano disse che per capirebene un Concilio e per metterlo in

    pratica ci voglio cinquant’anni. PapaFrancesco che al Concilio non c’era,per esempio, sta mettendo due dellecose che il Concilio aveva seminato:primo la vicinanza ai poveri. Non chenon avessimo in passato aiutato i po-veri, ma loro ci devono aiutare a capirecosa è l’umanità. Perché i ricchi e i po-tenti vedono l’umanità dal loro puntodi vista. Invece i poveri ci fanno capireche ci dobbiamo aiutare gli uni con glialtri, il volto della solidarietà, non chechi ha di più cerchi di avere sempre di

    più. Ma se qualcuno ha di più deveaiutare chi è in disagio. L’altra cosa èquella che in Concilio chiamavamo lacollegialità e oggi la sinodalità, cioèchi è a capo non è un dominatore. Di-ceva Gesù il più grande è colui cheserve. Allora la sinodalità è consultaree poi il Papa darà la sua parola. Delresto quando il Concilio Vaticano I de-finì che il Papa quando parla di fede emorale è infallibile lo dice perché espri-me l’infallibilità della Chiesa. In che senso?È la Chiesa che è infallibile e il Papa,che parla a suo nome, prima di espri-mersi sente la voce e il sentimento deifedeli. Quindi deve consultarsi. Io facciosempre un esempio: quando Pio XIIdefinì che la Madonna è assunta in

    di prendere degli impegni al di là delleaffermazioni formali del Concilio. Spar-sero la voce e ci trovammo in quaran-tadue in maniera occasionale per ce-lebrare una messa alle catacombe diDomitilla. Alla fine della celebrazionedi un vescovo belga presentammo que-sto documento che venne definito “Pattodelle Catacombe”, in cui ci impegna-vamo noi vescovi a vivere più sempli-cemente anche nelle abitazioni, nell’usodei mezzi di trasporto, nell’essere piùvicini ai lavoratori e nell’affidare le fi-

    tribù antiche, contro le ingiustizie,sulle deformazioni del terreno. Il sensoè appunto questo: il Papa darà le sueindicazioni al sinodo par tutta la Chie-sa, ma noi ci impegniamo in primapersona. È anche vero che al Concilio siparlò poco di questi temi, soprat-tutto della povertà…Allora Paolo VI era molto preoccupato,non voleva che venisse trattato in ma-niera esplicita. Come detto c’era laGuerra fredda, c’era l’Unione sovietica

    di giovanni Capurso

    Giovanni Capurso e mons. Luigi Bettazzi

    Papa Francesco che alConcilio non c’era, peresempio, sta mettendo

    due delle cose che il Concilio aveva seminato:

    primo la vicinanza ai poveri. L’altra cosa

    è quella che in Conciliochiamavamo la collegialità

    e oggi la sinodalità, cioè chi è a capo

    non è un dominatore.

  • 22 ottobre-dicembre 2019 numero 4

    agisce nella Chiesa, ma poi la gerarchiaha il compito di regolare. Poi riguardagli ordini religiosi, i movimenti religiosi.Pensiamo ai Focolari di Chiara Lubich.Nasce nella Chiesa, lo Spirito Santolavora nella Chiesa e la gerarchia devegarantire che tutto sia fatto nel modomigliore. Mi pare una cosa molto interes-sante. Quindi è un bene che laChiesa abbia perso il potere tem-porale…Quando furono fatti i cent’anni del-l’unità d’Italia in Campidoglio andòl’allora arcivescovo di Milano, Montini,il quale disse “ringraziamo il Signoreche non abbiamo più lo Stato pontificio”.Certo, quando entrarono il Papa dovettescomunicare lo Stato piemontese dopoPorta Pia. Ma effettivamente dobbiamoringraziare il Signore per questo perchéil Papa non ha più questo carattere didominio. Sì, c’è lo Stato Vaticano, maper modo di dire; oggi il Papa può mo-strarsi pienamente come un rappre-sentante religioso.sul sinodo dell’amazzonia comevede la questione dei viri probatie il diaconato femminile.

    Sui viri probati si voleva presentarela questione già durante il Concilio,ma Paolo VI non gradiva. Ma ci sonogià di fatto i viri probati in Italia, inCalabria, a Lungro: essendoci il ritoorientale si possono ordinare preti uo-mini sposati. Non diventano vescovi,ma a Lungro su una sessanta pretiabbiamo trenta famiglie. C’è già in-somma. Io credo che si arriverà e po-trebbero aiutare noi celebi. Se lorohanno l’esperienza dell’amore umanopossono arrivare più facilmente al-l’amore divino. E per noi possono esseredi grande aiuto.Per il diaconato delle donne il CardinalMartini insisteva parecchio. Noi nondiamo il sacerdozio alle donne perchénon c’erano? Ma c’erano le diaconesse.È chiaro che per battezzare le donneche andava con un vestito bianco nel-l’acqua erano necessarie le diaconesse.E nella lettera ai Romani san Paolodice “Vi raccomando Febe, nostra so-rella, che è diaconessa della chiesa diCencrea” (Romani 16,1) E allora è op-portuno dare questo riconoscimentoalle donne che sono di fatto impegnatein tanti servizi nella Chiesa. In una sorta di memorandum pub-blicato di recente lei parla dei gio-vani che si sentono soli e senzaprospettiva…Loro hanno un aiuto nel cellulare, mahanno anche un pericolo, quello di nonavere più un dialogo con un’altra per-sona perché parlano senza… Io credoche dovremmo anche aiutarli a mettersia tu per tu con la gente e a verificarele loro idee non su telefonino, ma conil confronto di idee. Ci sono per fortunatanti settori di giovani, di volontariato,di servizio, ma dovremmo incoraggiarei giovani ad essere più aperti al dialogoa prescindere dal telefonino.lei parla anche del forte indivi-dualismo presente nella nostra so-cietà, del venir meno della solida-rietà…Sì, sì, ma per me il pericolo è quellodella chiusura nel proprio io. Sei tuche puoi andare qua e là senza unconfronto vero. �

    Cielo, lo fece il primo novembre 1950:prima consultò tutta la Chiesa, e sirese conto che la Chiesa credeva chela Madonna è assunta in Cielo. Manon riuscì a definire se l’assunzionefu prima o dopo la morte. Tantissimipensano dopo morta, ma non è così si-curo come avvenne l’assunzione, infattinel documento viene detto “la madonnagiunta al termine della vita”. L’assun-zione è un fatto fede, che sia dopo lamorte è invece l’opinione più diffusa,ma non c’è unanimità. e allora perché si è arrivato adaffermare così tardi questa con-clusione come anche quella del-l’Immacolata concezione? Vedi vale lo stesso discorso anche perl’Immacolata concezione. Il Papa siaccorse che la gente ci credeva e glisembrò opportuno affermare questaverità. È anche da dire che prima, il fatto cheil Papa fosse re, determinava una si-tuazione di dominio. Perduto lo Statopontificio si è arrivati più facilmentea determinate conclusioni. “È servodei servi di Dio” dice Gregorio Magno.Questo ci dice che lo Spirito Santo

    testimoni

    Mons. Luigi Bettazzi

  • 23ottobre-dicembre 2019 numero 4

    che un carisma, è una vocazione, fatta dicomprensione, rispetto, ecc.; una missionedi amore soprattutto. Ma di quale amore?Quello che tante volte avremo riposto inloro come espressione di egoismo ed au-toreferenzialità inavvertiti? “L’educazione– ci ha insegnato Don Bosco – è soprattuttoaffare di cuore!”. Di quello però che riescea sintonizzarsi coi battiti dei giovani,nella globalità dei loro bisogni ed interessi.Non basta perciò un dialogo in superficiené vale limitarsi a diagnosticare la fugadi tanti nostri ragazzi dalle varie agenzieeducative che pretendono di avvicinarli,Unioni comprese. Perché? Cosa c’è negliadulti che a loro parere non va? Forse lamancanza di vera fiducia o ancora l’inca-pacità di uscire dallo steccato e mettersiin prima linea al loro fianco, per fareazione di contrasto e con ogni mezzo aduna società che ne minaccia costantementel’animo e la genuinità indifesa dei senti-menti. Fuori da ogni dubbia manifesta-zione di simpatia radicata in iniziativeormai desuete, spesso inadeguate a quelleche oggi sono le istanze delle nuove gene-razioni. Non sempre sufficientemente at-trezzate! Senza un’autentica fiducia, laloro giovane età li porta presto a scorag-giarsi, vedendo anche venire meno l’au-tenticità degli affetti nella precarietà dellaloro condizione sociale e senza la pro-spettiva di un lavoro, che dia ad essi di-gnità e li riapra alla speranza! Ma, stanchidegli spettacoli di ridicole beghe tra partiti,fazioni e gruppi di potere, con Marco con-tinueranno forse a sussurrarci: “Purchéci si dia fiducia, desideriamo impegnarcie lottare finché ne avremo possibilità eforze. Costi quel che costi!”. Questo ilnostro migliore augurio di Natale. �

    mente essi vedono purtroppo delusa! Sisentono incompresi ed avvertono sulleloro ‘stravaganze’ il peso dei pregiudizi dinon pochi adulti! Da qui il diritto adubitare con Marco del neo-romanzo:“Chissà se gli adulti impareranno mai afidarsi di noi!”. Convinti pure che lestesse attività di volontariato, talvolta insé precarie e non per colpa loro, “nonsono sufficienti, per non vederli poltrire(a dire degli adulti) su un divano dicomode certezze!”. Di fatto tanti giovanirestano soli ed in simile contesto, quantivolessero pure tentare di introdursi ovun-que, nel mondo della politica più che al-trove, a portarvi rinnovamento, pulizia ecoerenza, non raramente “finiscono coldiventare preda di facili entusiasmi edesprimere soltanto le segreterie dei partiti,per diventarne comodi amplificatori!”.Con l’amaro in bocca di scoprirsi impotenti“di fronte alle ingiustizie sociali, le maga-gne, il menefreghismo ed altro”, con cuiogni giorno si trovassero a cozzare comeostacolo ai loro buoni propositi.Stando così le cose, saranno ancora capacidi sognare? Capire i giovani, prima ancora

    erché, nonostante l’impegno pro-fuso da tanti di noi, ci si trovaspesso davanti a giovani in diffi-

    coltà, incapaci di sognare? Come cioè serispetto alle generazioni di una volta,avessero perso smalto, vigore e grinta daspendere in energie positive e vivere pie-namente la propria giovinezza. Distrattipiù da altro che proiettati con serenitàverso un futuro aperto alla speranza! Colrischio pure talvolta di metterci davantia spiacevoli sorprese! Perché?“È difficile oggi essere giovani, mi creda!Tanti pregiudizi sulla nostra stravaganza!Assai spesso ci sentiamo mancare il re-spiro!”…“Debbo ancora considerarla unarichiesta di aiuto la tua od un’accusasevera ed indiretta a certo andazzo?!?!”:così il dialogo culminante tra il giovaneconsigliere comunale di Mandorleto, Mar-co, ed il ragioniere Giovanni Allegra, unodei suoi più attenti estimatori. Sviluppatoa pag. 86 e segg. di un romanzo recente-mente apparso a Roma [“La protesi mo-bile” (sottotitolo: ‘I sopravvissuti’], essopresenta battute abbastanza attuali perchiunque abbia oggi a che fare col mondogiovanile, educatori e non, pedagogisti omeno. “E difficile oggi essere giovani!”:proprio così! Questa la loro sensazione,nonostante il convincimento contrario ditanti! Ma sono le contraddizioni socialidalle quali anche noi adulti siamo co-stantemente soffocati e messi in crisi afarcelo capire: dagli ambienti più vicinial nostro fino a quello della politica. Am-bienti coi quali i giovani stessi si trovanoquotidianamente a confrontarsi! A veri-ficarne autenticità e valori con cui farepure i conti, al fine di potersi mettere ingioco con una disponibilità, che non rara-

    SArAnno AnCorA CAPACI DI SognArE?

    di alfredo sCaglIaImpegno Sociale

    P

    È difficile oggi essere giovani

    “L’educazione – ci ha insegnato Don Bosco – è soprattutto affare dicuore!”. Di quello però

    che riesce a sintonizzarsicoi battiti dei giovani,nella globalità dei loro

    bisogni ed interessi

  • vita Associativa

    nizzativi per i due prossimi eventi di carattere transnazionale: l’Euro-Bosco 2020, che si celebrerà a Torino dal 25 al 28 giugno 2020, el’Assemblea Mondiale che si terrà sempre in Italia nell’ottobre 2021e che prevede anche il momento elettorale.Non si può non menzionare il momento della buonanotte, affidata alDelegato italiano, don Antonio D’Angelo, che grazie ad una collaudata

    Ospiti prima della casa ispettoriale di Lisbona e poi dell’immensastruttura polifunzionale salesiana di Manique, provenienti daAustria, Belgio, Irlanda, Italia, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia,Spagna e Ucraina, responsabili e delegati si sono riuniti per l’annualemeeting europeo.Nel pomeriggio di giovedì 17 ottobre dopo i saluti di rito, Pedro MotaSoares, Exallievo impegnato in politica, già ministro della solidarietàdel governo portoghese dal 2011 al 2015, oggi presidente dell’as-semblea di Cascais, ha dato testimonianza di come sia possibilefare politica per migliorare la qualità della vita del popolo, rendendoun servizio che è stato definito il più alto servizio di carità.I lavori del mattino di venerdì 18 sono stati dedicati ad approfondiree condividere gli aspetti relativi all’anno giubilare 2020. Innanzituttoil Presidente confederale, Michal Hort, ha guidato una riflessionesul significato della celebrazione nel ricordo di un inizio, masoprattutto nel rinnovo dell’impegno per la prosecuzione dellamissione. Un impegno cui ciascuno deve rispondere innanzituttonella sfera personale, ma anche in quella professionale e soprattuttoin quella pastorale. Questa come le altre sessioni di lavoro sonostate proseguite in gruppi linguistici. In questa prima si è tentato difocalizzare gli aspetti fondanti dell’anno giubilare, traducendoli inpossibili iniziative, in funzione delle varie realtà territoriali. Lerisultanze sono state immediatamente condivise e commentate inun momento assembleare.Il pomeriggio è stato dedicato quasi totalmente ad evidenziare le ca-ratteristiche fondamentali e determinare i conseguenti aspetti orga-

    Lisbona, 17-20 ottobre 2019

    MEEtIng EuroPEo DEI PrESIDEntI E DELEgAtI nAzIonALI

    24 ottobre-dicembre 2019 numero 4

  • 25ottobre-dicembre 2019 numero 4

    vita Associativa

    che, dopo aver tracciato un quadro della società in cui visse DonBosco e delle risposte che egli offrì con il “da mihi animas, caeteratolle”, ha tracciato possibili percorsi per continuare anche oggi adessere buoni cristiani e onesti cittadini.Nella seconda parte del mattino il tesoriere confederale, BryanMagro, ha illustrato la situazione finanziaria. Successivamente sonostati esposti i vari progetti della confederazione mondiale: il progettoErasmus+ MentotPower, promosso dalla Federazione maltese cuiha partecipato anche l’Italia; il Boscobase, un archivio in via disviluppo per cui sono iniziati i primi test, che ha l’intento di riunire inun unico grande database gli Exallievi e le loro attività; il Don BoscoMarket, già in parte attivato con lo scopo di promuovere prodotti diaziende che rispettano la sostenibilità e la dignità dei lavoratori(sono stati offerti prodotti portoghesi e slovacchi, realizzati conmaterie prime dell’Ecuador). Anche l’Italia è promotrice di unprogetto, denominato MentorPower 2 in prosecuzione del precedente,da finanziare con la linea dell’Erasmus+ sulla specificità dell’animazionein oratorio.Nel pomeriggio trasferimento a Fatima per una visita ai luoghi deitre pastorelli e delle apparizioni, seguita dalla celebrazione eucaristica,dalla recita serale del rosario e dalla successiva processione dellecandele.Domenica 20 sessione conclusiva dei lavori a Estoril, ospiti dellalocale associazione degli Exallievi che gestisce in proprio e conottimi risultati una scuola dell’infanzia, riuscendo ad essere unapresenza significativa dei figli di Don Bosco.

    salesianità arricchita dall’innata comunicatività tipicamente napoletana,ha catturato l’attenzione dei presenti comunicando buoni sentimentie buoni propositi con leggerezza e significatività.La prima sessione del mattino di sabato 18 è stata dedicata al com-mento alla Strenna del Rettor Maggiore “Buoni Cristiani e OnestiCittadini”, tenuto dal delegato confederale, don Jayapalan Raphael

  • 26

    vita Associativa

    ottobre-dicembre 2019 numero 4

    Il sabato mattina l’assemblea dei presenti ha rivisitato i progettiportati a termine dell’Associazione, ha ricevuto notizie su quelli incorso e ha assunto decisioni su quelli da attuare, determinandoanche il calendario degli eventi per il prossimo anno 2020.Sono seguiti gli interventi dei responsabili delle singole realtà territorialicon un breve resoconto delle principali iniziative. Ancora una volta siè constatato come in tante parti d’Italia si realizzino lodevoli attività.Occorre segnalarle e valorizzarle, anche tramite la rivista.Ha concluso la riunione il segretario nazionale comunicandoopportune raccomandazioni in merito alle procedure per il tesseramentoe al rispetto della normativa sulla privacy.

    Nel pomeriggio di venerdì 8 novembre u.s. ha avuto iniziol’annuale Conferenza dei Presidenti ispettoriali, incontro dei re-sponsabili locali con la Presidenza nazionale.Dopo la preghiera iniziale il Delegato nazionale, don Antonio D’Angelo,ha illustrato la Strenna 2020 del Rettor Maggiore “BUONI CRISTIANIE ONESTI CITTADINI”, soffermandosi sull’ambiente in cui ha operatoDon Bosco per esplicitare la ‘politica del Padre nostro’ e ricavare diconseguenza le manifestazioni e i campi in cui oggi si può rispondereall’impegno affidato dal Fondatore.Il Presidente nazionale ha, poi, introdotto una riflessione sul SENSODI APPARTENENZA. Sono emersi i diversi livelli a cui può essere in-dividualmente sentita l’appartenenza a Don Bosco e, soprattutto, idiversi campi in cui si può dare senso a tale valore. In particolaresono state indicate le strade da percorrere per far emergere osviluppare il senso di appartenenza nei giovani, individuando lasensibilità verso la migrazione, la cura del creato e la difesa deidiritti, specie quelli dei minori. Sono seguiti diversi interessantiinterventi dei presenti.Il 2020 è stato dichiarato dalla Confederazione Mondiale ANNOGIUBILARE per gli Exallievi di Don Bosco, in memoria del 24 giugno1870. Sono stati illustrati quelli che saranno i momenti di riflessione,i progetti, ma soprattutto i momenti di festa. Il momento giubilarecomune degli Exallievi d’Italia sarà celebrato con la partecipazioneall’EUROBOSCO 2020, che si terrà a Torino dal 25 al 28 giugno2020 (notizie e dettagli nei prossimi numeri ndr).

    roma, 8-9 novembre 2019

    ConFErEnzA DEI PrESIDEntI ISPEttorIALI

    Giovanni Costanza, presidente nazionale della nostra Associazione,è stato nominato quale rappresentante della C.N.A.L. (ConsultaNazionale delle Aggregazioni Laicali) presso il ConsiglioNazionale della Caritas Italiana per il prossimo quinquennio.La designazione, inattesa ma gradita, è stata accettata dal pre-sidente quale riconoscimento rivolto all’intera Associazione degliExallievi di Don Bosco.All’amico presidente gli auguri per una partecipazione attivache produca uttifere ricadute sulle potenzialità dei buonicristiani e onesti cittadini, figli di Don Bosco, affinché essi si im-pegnino e incidano sempre più nella vita sociale, specie con leiniziative di solidarietà.

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    vita Associativa

    Ennesimo grande lustro per la famiglia salesiana di BarcellonaPozzo di Gotto, reso visibile dalla presenza nella città del Longanodi don Eusebio Muñoz Ruiz, delegato del Rettor Maggiore per laFamiglia salesiana. Su invito degli Exallievi dell’oratorio “San MicheleArcangelo”, fatto proprio in seguito da tutte le altre componenti, ilsacerdote spagnolo, appositamente venuto in terra siciliana, haincontrato le famiglie barcellonesi e della Sicilia orientale per relazionaresul tema: “In Famiglia con stile Salesiano – Riflessioni a confronto”.Tanti gli spunti e le idee che don Muñoz ha donato a tutti gli intervenutipresso il Salone Teatro “Vittorio Currò” della casa salesiana di Barcellona,sviscerati e approfonditi nel dibattito finale. Dopo la celebrazioneeucaristica e il pranzo insieme, la giornata si è conclusa con il pellegri-naggio e la preghiera mariana in uno dei posti più belli del comprensoriotirrenico, il santuario della Madonna Nera del Tindari. Gioia, festa etanto amore hanno caratterizzato i meravigliosi momenti in un incontrospeciale, quello con don Eusebio Muñoz Ruiz che, sulle orme di DonBosco, ha seminato davvero tanto nel cuore di tutti gli intervenuti.

    UNIoNE DI BArCELLoNA Pozzo DI Gotto

    InContro Con Don EuSEBIo Muñoz ruIz

    ottobre-dicembre 2019 numero 4

    l’aiuto del Salesiani di Vallecrosia, perché fossero di esempio soprattuttocon la Pastorale giovanile”.Dopo la celebrazione della S. Messa, con il ricordo delle missioni edei missionari, la rituale foto di gruppo e il pranzo fraterno, nellesale dell’Oratorio, dove facevano bella mostra di se i pannelli con lefoto degli anni passati e nelle quali tanti degli Exallievi convenuti sisono ritrovati. Nel pomeriggio abbiamo visitato il primo piamo delnostro Istituto dove avrà inizio una nuova attività per i ragazzi con par-ticolari problemi di disagio e di povertà. Un centro diurno e un dopo-scuola per tutti. La giornata si è conclusa con una visita alla Chiesettadegli “Angeli Custodi”, nelle vicinanze dell’Oratorio, dove Don Boscocelebrò la S. Messa, come ricorda la reliquia del Santo per cuiabbiamo celebrato un momento di venerazione, impreziosito daltradizionale canto “Giù dai colli”. Pochi o tanti, non conta il numero.Quando gli Exallievi si riuniscono, si sente clima di famiglia e amoreper Don Bosco. Con grande fiducia e speranza continuiamo cosi.

    Gli Exallievi di Vallecrosia.

    Domenica 20 ottobre 2019 si è svolto il Convegno annuale degliExallievi di Vallecrosia. Da alcuni anni abbiamo ripreso lariunione che richiamare i cari Exallievi alla terza Domenica di ottobreper passare una giornata insieme.Quest’anno abbiamo avuto in dono la presenza di mons. Alberto MariaCarreggio, Vescovo emerito della Diocesi di Sanremo/Ventimiglia, cheha tenuto una conferenza su: “Il mio Don Bosco: passato, presente efuturo del carisma salesiano”. Con parole semplici e familiari haraccontato l’importanza della presenza di Don Bosco nella sua famiglia,nella sua giovinezza e nella sua vocazione. Si è poi soffermato sullabellezza e sulla necessità della missione salesiana in favore dei giovani,indispensabile e vera opera di carità. “Quando ero Vescovo di questaDiocesi – ha affermato mons. Carreggio - ho sempre cercato e chiesto

    UNIoNE DI VALLECroSIA

    MonS. CArrEggIo AL ConvEgno AnnuALE

  • 28 ottobre-dicembre 2019 numero 4

    Dante Romanin è mancato il 19 settembre, a dieci giorni dalcompimento dei 97 anni. Nato a San Quirino ha studiato pressoi salesiani di Venezia (Coletti) ed è stato presidente della Federazioneispettoriale Vemeta Est dal 1986 al 1994. Sposato con Franca, haavuto tre figli in oltre settant’anni di matrimonio.“Caro Dante, noi Exallievi ed Exallieve di Pordenone ti ricordiamocome uomo di intelligenza pragmatica. Attento e sensibile osservatore;rispettoso e affabile in ogni situazione, sempre incline a trovare lasoluzione per il massimo bene anche di fronte a situazioni delicate ecomplesse. Un efficace senso pratico ispirato da principi solidi eduraturi e impreziosito da una fede incrollabile verso Gesù e Maria Au-siliatrice e un amore incondizionato verso Don Bosco, ma anche da unaffetto sincero e trasparente verso la congregazione salesiana … Sei stato modello, per molti e in molti contesti, di come sia efficacel’atteggiamento di ascolto e accoglienza, segno di umiltà, unito allaforza d’animo di sostenere i valori in cui si crede. Per noi Exallievi eriuna delle persone più sagge. È ancora vivo e limpido il tuo esempiodi uomo retto, con un atteggiamento sobrio e conciliante, sempreaperto al confronto costruttivo, di stimolo e motivazione sinceraverso le nuove proposte, soprattutto quelle provenienti dai giovani. Ciao Dante, la Grazia di Dio ha voluto che ti incontrassimo nelnostro cammino. Gli Exallievi tutti abbracciano commossi questoautentico figlio di Don Bosco!

    Gli Exallievi di Pordenone

    vita Associativa

    UNIoNE DI PorDENoNE

    IL rICorDo DI DAntE roMAnIn

    del tutto i giovani, tranne uno. Pochi i presidenti presenti. E idelegati? Chi li ha visti! Interessante e stimolante l'argomentotrattato nei tre giorni: "Abbiate il coraggio di essere felici" (papaFrancesco). Guidati magistralmente da don Giuseppe Buccellatosdb, e con la presenza del delegato ispettoriale don Enzo Giammello.Al termine, dopo la celebrazione Eucaristica presieduta dal neoispettore di Sicilia, don Giovanni D'Andrea, hanno avuto luogo ilavori del consiglio ispettoriale di programmazione, con la parteci-pazione del presidente nazionale Giovanni Costanza, presiedutidal neo presidente ispettoriale, Giuseppe Puglisi, con la presenzadei presidenti, dei distintivi d'oro e di alcuni giovani giunti per l'oc-casione.

    Lillo Milazzo

    Puntualmente, come ogni anno, si sono svolti gli Esercizi Spiritualidegli Exallievi/e Don Bosco di Sicilia. Nuova la sede: non piùl’albergo salesiano "Emmaus" a Zafferana ormai indisponibile, ma lacittadella dell'Oasi Maria SS.ma, complesso turistico