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    Direttore Luca Beltrami GadolaNumero 26 Anno II131uglio 2010

    www.arcipelagomilano.orgEditoriale - LBG - ARCIPELAGOMILANO E I CANDIDATI

    Approfondimenti - Renata .Lovati - CASCINA ISOLA MARIA. UNA DONNA IN AGRICULTUR4.Ambiente e scienza - Sara Bonanomi - QUALE AGRICOLTURA A MILANO NEL 2015?

    SeuoIa e universita - Giorgio Uberti - UN TAGLIO DOPO L'ALTRO E L'UNIVERSITA. MUOREEconomia - Giuseppe Ucciero - LA CRISI: CRITICA AL PUNTO DI VISTA CORRENTE

    Primo Piano - Valentino Ballabio - RICOMINCIAMO DALL' ABC: ADESSO BASTA CEMENTOUrbanistica - Michele Sacerdoti - NESSUNO SA COSA SIA IL PGT

    Cultura - Martino Liva - IL LIBRO DI NORDIO E PISAPIACitta - Franco D' Alfonso - GIULIANO PISAPIA AL VIA

    Architettura - Antonio Piva - MA SONO PIAZZE?

    VideoGIULIANO PISAPIA: COME MI CANDIDO ALLA PRIMARIE

    MusicaJS BACH: Aria sulla quarta corda.

    Quartetto d'archi di Firenze11magazine offre come sempre le sue rubriche di attualita in

    ARTE & SPETTACOLI

    MUSICA - a cura di Paolo ViolaTEATRO - a cura di Guendalina MurroniCINEMA - a cura di Giulio Rubinelli

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    Quando nel gennaio dell'anno scorsoabbiamo dato vita a questo giornale,avevamo l'ambizione di offrire ainostri lettori un'informazione assolu-tamente libera e che de sse, tenutoconto delle nostre modeste risorse -niente denaro e molto, anzi, tutto vo-lontariato - l' opportunita di favorireil fonnarsi di un'opinione sulle vi-cende milanesi, anche per poter deci-dere consapevolmente a chi dare ilvoto quando fossimo chiamati a far-10 . Ora il primo di questi appunta-menti si avvicina e 1a campagna e1et-torale e certamente cominciata e conessa la ricerca e la scelta di candidatinon solo alla poltrona di sindaco rnaanche a quella di semplici consiglie-fl.Non vorremmo proprio che i riflettorirestassero puntati solo suI primo cit-tadino perche anche se le ultimesciagurate disposizioni legislativehanno in sostanza ridotto a poco ilruolo del consiglio comunale, vittimadi un clamoroso squilibrio di poteri,e vero comunque che li siedeI'opposizione e che a essa e deman-dato il ruolo di vigilanza sull'operatodella rnaggioranza, sia in consiglio

    EditorialeARCIPELAGOMILANO E I CA~1)IDATIL.B.G.

    sia nelle commissioni consiliari.Grande attenzione dunque anche perla fonnazione delle liste elettorali chespesso diventano territorio di scontroall'interno delle singole forze politi-che e sono totalmente sottratte alIacapacita di orientamento delle sceiteche onnai icittadini intendono chia-ramente esercitare: se si e rninoranza,e "capita" di esserlo, il ruolo dei con-siglieri comunali di opposizione eben pin importante di quello dei con-siglieri eli maggioranza, che spessosiedono in consiglio solo per garanti-re il voto quando sia necessario.Tomando al sindaco, ne abbiamo giaparlato molto su queste colonne, Ar-cipelagomilano non vuol venire me-no al ruolo che si e dato e dunque neiprossimi mesi dedichera molto spa-zio a interventi su questa tema, pursenza tralasciare gli altri temi cittadi-ni, come ilPgt e l'Expo che sono nonsolo d'importanza vitale per la citrarna che incrociano inevitabilmente ilprogrannna del futuro sindaco e delleforze che 10 sostengono. Questa set-timana abbiamo puntato la nostra at-tenzione su Giuliano Pisapia, il pri-mo milanese eli spicco ad aver eli-

    chiarato la sua intenzione eli candi-darsi alle primarie. Suo, di la da ognialtra considerazione, ilmerito di aversmosso Ie acque e di aver spinto ipartiti della sinistra, Pd in particolare,a uscire dal sonno che nasconde soloprofondissime lacerazioni al suo in-terno.Noi di Arcipelagomilano abbiamodedicato a Pisapia una videointervi-sta che pubblichiamo su questo nu-mero, oltre ad un intervento a soste-gno della sua canelidatura.Cosi vorremmo fare per tutti i candi-dati e forse anche per qualche candi-data ancora incerto se accettare 0menD Ia competizione delle primarie.Quando diciamo tutti, intendiamoproprio tutti quelli che hanno un mi-nimo di probabilita di successo,compresi i canelidati del centro destrase 10 vorranno.Questo non vuol dire che ilgiornalenon voglia avere alla fine una sualinea precisa e non si schieri: 10 farasenza esitazioni. Vogliamo perc cheanche questa nostra decisione siapresa dopo che il dibattito pubblicoavra chiarito prograrnmi, personalitae impegni futuri eliogni canelidato.

    ApprofondimentiCASCINA ISOLA MARIA. UNA DONNA INAGRICUL TURARenata Lovati

    Sono ancora poche Ie possibilita elilavoro in agricoltura per chi devepartire da zero e la politica dovrebbefarsi carico di agevolare il ritornoalla terra, ora che la ricerca di nuovistili eli vita inverte i flussi migratorifra le citra e le campagne. Dovendoraccontarvi il mio percorso culturalee professionale devo premettere chemi ritrovo in una fase della vita in cuicredo di avere messo in discussionetante certezze, aprendomi a dellescelte un po' incerte rna senz'altromolto stimolanti. Non e facile rias-sumere in poco tempo i1 percorso diuna vita, rna cerchero di farlo in po-che parole, soprattutto per lasciarespazio ad altri interventi. Mi OCCUpoda quasi trenta anni dell'allevamentodella vacca da latte e ho trascorsoparecchio tempo in un mondo preva-Ientemente maschile, questo mi ha

    aiutato a ponni degli obiettivi cer-cando di migliorare Ie caratteristichegenetiche e produttive della miamandria, rna ha anche contribuito adaccettare dei criteri eli produzione eallevamento che negli ultimi anni mimettevano a disagio e rni Iasciavanoinsoddisfatta.D'altronde con tre figli, un manto, inonni da seguire, l' orto, la stalla, unpo' d'impegno sociale e di attenzionealla politica del quotidiano, grossispazi di tempo per ripensare 0medi-tare sulla mia professionalita non nerimanevano.Soprattutto non ricevevo stimoli, erouscita dall 'universita avendo appresoche 1a vacca da latte e una macchinaeccezionale per trasformare erba eforaggi in 1atte e formaggi, rna Ietendenze moderne mi spingevano aprodurre grosse quantita ill trinciato

    di mais, e a produrlo con i mezzi pinmoderni.Apportando concimazioni chimicheal terreno, e lottando contro Ie rnaler-be con 1uso dei diserbanti chimici.Cosi ho incominciato a ripensare aglianni di studio, alla tesi di gruppo cheavevo svolto in Val di Scalve, e misono accorta che i risultati del miolavoro erano gia stati superati dopoqualche anno di pratica agricola.Avevo con i miei compagni avviatola bellissima esperienza eligestire perpochi mesi una piccola stalla in cuisvezzare con un sistema precoce Ievitelle che, degli allevatori esagera-tamente fiduciosi, ci avevano affidatoe alcuni anni dopo, nella mia stalla,ritomavo io stessa a usare il latte divacca nella svezzamento e abbando-

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    La situazione del mercato, le quote,avevano ribaltato in poco tempo irisultati economici della mia tesi.Nonostante un dubbio avesse inco-minciato a farsi strada nella mia te-sta, ho continuato a rincorrere indicigenetici, morfologici, produttivi, acompiacermi dei risultati ottenuti,pero tanto pili le mie vacche diventa-vano produttive pili aumentava il di-vario tra il prezzo del latte e i costisostenuti per produrlo. Avviata lastalla nel 1980 con una ventina diettari siamo riusciti negli anni a rad-doppiare la superficie coltivata pas-sando dall'agricoltura convenzionaleall'integrata, producendo la base fo-raggera della razione ma dovendocomprare all' estemo una grossa quo-ta di mangimi.Con la costante ascesa del prezzo deimangimi, causato in parte dagli effet-ti climatici e dal1e estati siccitose(problemi di aflatossine nel mais) edalle speculazioni finanziarie nell'an-no in cui il petrolio supero i centodollari a barile, la gestione economi-ca della stalla e diventata sempre piuproblematica. In questa situazionemolti allevatori hanno continuato acredere nella crescita infinita, ad au-mentare i capi, altri a chiudere, qual-cuno a cercare a1tre vie. Io cercavofiduciosa di resistere, un po' percheogni tanto guardavo 1afoto della sta1-la di brune dei miei nonni che duran-te i tempi della guerra erano riusciti afar studiare cinque figli mantenendolial collegio, e un po' perche ho sem-pre creduto che la piccola aziendazootecnica costituisca una forma dipresidio e di difesa del territorio.Fu 1a scelta di mio marito di trasfor-marci in azienda agrituristica a inne-scare i1primo cambiamento, e a qua-lificare la nostra attivita avviando deicontatti molti positivi con altre a-ziende.Come spesso succede l'aprirsi a nuo-ve idee e a contatti con l'estemo ar-ricchisce enormemente il proprio ba-gaglio culturale e cosi mentre lui ere-ava un Consorzio Agrituristico e in-cominciava una collaborazione nelcomitato agricolo del Parco Sud, iodecidevo di dedicare del tempo

    all'associazione Donne in Campo ealIa creazione di un distretto equosolidale del Sud Milano (DES).L'incontro con il DES, che ha comesostenitori molti gruppi di acquistosolidali, consumatori che prediligonoil biologico, e la mia partecipazione aun seminario di Terra Madre suicambiamenti climatici e l' agricolturaecocompatibile, ha poi indirizzato lascelta piu recente, e cioe la conver-sione all'agricoltura biologica.Questa scelta comportera da una par-te una riduzione del numero di capiper ridimensionare il peso del caricoanimale sulla superficie coltivata, edall' altra la ricerca di un diversosbocco del latte prodotto che in parteverra probabilmente caseificato econsumato all'interno del distretto.Ma comportera anche la riduzionedella coltivazione del mais, e l'av-vicendamento di nuove colture concui aumentare Ie produzioni protei-che riducendo drasticamente I'acqui-sto dei mangimi. Ce la faranno le mievacche cosi selezionate negli anni?Per adesso almena le asciutte si go-dono i1 pascolo e hanno imparato amangiare I' erba. .. II resto sara unasfida perche se un tempo pensavoche potessero essere biologiche leaziende che territorialmente eranofavorite dall' essere isolate dai grandicentri urbani, ora ritengo che il cerca-re di produrre alimenti biologiciallintemo delle fasce perturbane di-venti una forma di presidio agricolodi fronte all'eccessiva urbanizzazionee al devastante consumo di suolo. E'ormai fondamentale creare sinergiecon i cittadini pin attenti e sensibiliana difesa dei beni comuni primache" 1a citta cancelli 1a campagna ",come ha recentemente scritto in unasua relazione l'urbanista EdoardoSalzano. Certamente, rho capito inquesti ultimi mesi andando a visitareaziende biologiche, questa e unascelta che ancora oggi pochi allevato-ri possono capire, rna certamentemolto si potrebbe fare per cercare didiminuire l'uso delle sostanze chimi-che in agricoltura, concimi, diserban-ti, insetticidi, pesticidi, erbicidi, ra-zionalizzando l'uso dei farmaci e dei

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    presidi sanitari, ma soprattutto moltosi deve fare per ridurre 1' impatto deicombustibili fossili usati in agricoltu-ra.L'agricoltura industrializzata, basatasu11a chimica, sui combustibili fossi-Ii, sui sistemi alimentari globalizzati,che si fondano a loro volta sui tra-sporti ad alta intensita energetica e alunga distanza, ha un impatto negati-vo sul clima. I sistemi agricoli multi-funzionali e biodiversi e i sistemi a-limentari localizzati sono essenzialiper garantire la sicurezza alimentarein uri'era di cambiamento climatico.Le battaglie di Vandana Shiva perdifendere i diritt i dei contadini india-ni nel continuare a prodursi le lorosementi, nel rifiutare le colture OGMe nel richiedere l' accesso all' acqua,non sono poi cosi lontane dalle no-stre realm, perche tutti i difetti dellemonocolture industriali si stanno e-videnziando ormai sempre di piu. Ildiffondersi della diabrotica da unaparte, e 1a moria delle api dall' altrasono segnali preoccupanti di unosquilibrio creato dalla diffusione delseme conciato con prodotti dannosiall'arnbiente e il cui uso, e dimostra-to, e assolutamente inutile adottandotecniche agronomiche appropriate eil ripristino delle rotazioni colturali.La direttiva nitrati, che in Italia comesempre si cerca di rimandare, ci im-pone delle riflessioni profonde suimetodi di allevamento, e sulle scelteprogrammatiche che hanna teso adaccorpare e a ingrandire le aziendeagricole dimenticando nozioni fon-damentali che impongono il rispettodegli equilibri tra la ferti lita della ter-ra, i1 suo sfruttamento e la densita dianimali allevati.Ripensando agli anni dell 'Universitaricordo alcuni insegnamenti fonda-mentali ma I'esperienza pili signifi-cativa e stata senz'altro quella delletesi di gruppo. Ci insegno a lavorareinsieme, a progettare il piano di svi-luppo della Comunita Montana, arapportarci con gli allevatori, a faruscire dalla facolta i docenti pili di-sponibili e portarli sul territorio, amisurare Ie nostre nozioni sulle con-suetudini delle pratiche agricole tra-

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    dizionali, un' es-perienza unica chenon credo sia paragonabile al tiroci-nio che venne poi proposto agli stn-denti prima di laurearsi.Se dovessi dare un consiglio ai ra-gazzi che stndiano oggi agricoltura, liinviterei a rendersi pili partecipi perdifendere i beni comuni che l'am-ministrazione pubblica e la politicagovernativa continua a sacrificare innome di un progresso e uno sviluppoche emargina i pili deboli e arricchi-see sempre gli stessi. Aria, terra, ac-qua, elementi fondamentali per ga-

    rantire il vostro futuro sono semprepili mercificati.L'aria sempre pili inquinata, la terraconsumata, 1'acqua privatizzata, nonscordiamoci che I' agricoltura, con leattivita forestali, e indispensabile allasopravvivenza umana, occorre garan-tire nuovi spazi e con coraggio avvi-cinarsi alle attivita agricole.Vorrei conc1udere con un commentodi Carlin Petrini che proprio all'ina-ugurazione dell'edizione di TerraMadre del 2008 pili 0 meno disse:"Se l'economia mondiale e messa in

    crisi da meccanismi che hanno pre-miato virtuosismi finanziari e accen-tuato i problemi della carenza di ciboe il dramma di intere popolazioni, eattraverso una nuova rivoluzione in-dustriale che si potranno dare nuoverisposte alla crisi dei modelli di svi-luppo fin qui proposti, rna questa ri-voluzione sara fatta dai contadini ditutto i1 mondo che produrranno beninon effimeri riportando la terra e lesue risorse al centro dell' att-enzione.".Da Cascina Isola Maria.

    Ambiente e scienzaQUALE AGRICOL TURA A MILANO NEL 2015?

    Sara BonanomiBasato suI Iegame tra cibo, energia esviluppo sostenibile, il tema dell 'Ex-po 2015 porta Milano, 1a Lombardiae l'Italia a interrogarsi, oggi pili chemai, sul futuro del settore agroali-mentare. L' obiettivo di produrre cibosano, controllato e di qualita, spingea riconsiderare il ruolo dei diversiattori operanti in questo compartoproduttivo, che nel nostro paese, adetta degli esperti, e il migliore e ilpili avanzato al mondo. Delle pro-spettive presenti e future perl 'agroalimentare Italiano ed europeosi e discusso nell 'incontro organizza-to dalla Rappresentanza della Com-missione europea e dall 'Ufficio delParlamento europeo a Milano nellamattinata di lunedi 28 giugno, unatavola rotonda alla quale hanno par-tecipato, oltre a1 sindaco Moratti, e-minenti par1amentari europei e rap-presentanti delle imprese del settore.II vivace dibattito ha messo in 1uce ipunti di forza dell'agroindustria ita-liana, quali la garanzia dei marchiDOP e IGP, la qualita, la sicurezzadei prodctti e 1acapacita di coniuga-re tradizione e innovazione, pur nontacendone al tempo stesso Ie criticita.In particolare, queste u1time com-prendono: l'eccessiva polverizzazio-ne del settore, 1'a11a leva fiscale,l'elevato prezzo dell ' energia rispettoagli aItri paesi europei e un indice didotazione infrastruttnrale basso.

    AHa luce di queste considerazionivorrei proporre una riflessione suIruolo che l'Expo del 2015, con il suotema legato all'alimentazione, po-trebbe, e dovrebbe, svoIgere in vistadi uno sviluppo sostenibile e di unrapporto pili corretto e consapevolecon il consumatore globale. Per que-sto, faccio riferimento al contestoattnale di un mondo che gioca a re-stare in equi1ibrio tra crescita e so-stenibilita, tra l'apertura a nuovimercati e la tntela delle produzioniesistenti, con i grandi organismi so-vranazionali europei impegnati inuna politica comune per ilsettore asostegno della filiera. A questa pro-posito, se, da un lato, va riconosciutol'indubbio valore dei progetti di svi-luppo che l'Unione Europea pro-muove in particolare a sostegno deglioperatori rurali (tra il 2007 e i12013si prevedono 94 diversi programmidi svi1uppo rurale, con 10 stanzia-mento di 230 miliardi di fondid'investimento europei), dall 'altro,c'e da chiedersi come 1'Expo del2015 nella sua natura gloca1e possadare ulteriore impulso alle reti inno-vative e solidali per l'agroindustriagia presenti a 1ivello internazionale,affinche I' esposizione universalestessa non si riveli espressione di unaretorica senza reale progettualita,Con un Masterplan che promette diriprodurre i processi della filiera ali-

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    mentare all'interno della stesso sitoespositivo e di favorire una maggiorearmonizzazione del rapporto tra citrae campagna, tra piccolo e grandeproduttore, l'orto botanico dell'Expo2015 sembrerebbe proprio 10 scena-rio ideale per un futuro all'insegna diun'agricoltura planetaria sostenibilee integrata. Cia che ancora risultadifficile da valutare e 10 spazio e lavisibilita che l' evento lascera ai pic-coli produttori e alle pili ristrette re-alm locali "d'elite" legate a un parti-colare ambito territoriale 0 a pratichespecifiche. Questi ultimi, ognuno conla propria storia, tradizione e valori,risultano spesso annientati dalle di-namiche di un mondo globalizzatoche tende a favorire il prodotto dimassa della grande distribuzione or-ganizzata penalizzando il prodotto"minore" realizzato secondo la crea-tivita e il gusto locali.Del resto, se l'intento delle istituzio-ni e dei principali player territoriali edi stimolare una nuova fase di cresci-ta privilegiando un nuovo equilibriotra tradizione e innovazione e di in-dividuare casi di eccellenza nel setto-re agricolo da comunicare e diffon-dere come buone pratiche nell'am-bito del megaevento Expo del 2015,non bisogna tuttavia dimenticare chegli obiettivi di medio e lungo terminelegati alla manifestazione milanesedevono andare ben oltre Ie logiche di

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    marketing aziendale e riferirsi, pili ingenerale, alle variabili dell' occu-pazione, della crescita, della sosteni-bilita ambientale e dell'inclusionesociale.Tutti noi ci auguriamo che il "megaorto" del 2015 non si trasformi benpresto in un non-luogo a far da im-menso parco desolato rna, al contra-rio, diventi un reale spazio agricoloin cui l'etica possa davvero diventarefondamento del mercato.Con riferimento ai programmi pro-mossi dall 'Unione Europea per favo-rire 10 sviluppo mrale e, al tempo

    stesso, memore del gigantismo trion-fale della Cina e dell' Asia che perso-nalmente ho avuto modo di osservarenel mio recente viaggio in visitaall'Expo di Shanghai, mi chiedo co-me Milano e l'Italia organizzerannoconcretamente l'incontro tra realtaagricole lontane e profondamentediverse e come l'occidente e i paesiEU-27 dialogheranno con le nuoveeconomie emergenti dei cosiddettipaesi BRIC.In unmercato globale in cui 1'Europae l'Italia hanno perso centralita, dovel'economicita dei prodotti provenien-

    ti dalle terre incubatrici delle pili no-te epidemie di "germi globali" haspesso la meglio sull'etica commer-ciale, appare evidente che, per nonrisultare l' en-nesima cattedrale neldeserto, l'Expo di Milano dovra ve-ramente essere una manifestazione"di contenuto", realizzata secondoun'etica equa e sostenibile, che tengaconto di tutte le forze produttive ingioco e delle necessita legate alIa sa-lute e al benessere del consumatore.

    Seuola e universitaUN TAGLIO DOPO L'ALTRO E L'UNIVERSITAMUOREGiorgio Uberti

    La tempesta mediatica sui tagli a se-guito dell'ultima finanziaria si starapidamente esaurendo mentre gliitaliani iniziano a fare i conti nelleproprie tasche. Istruzione, trasporti,welfare locale, sanita e sicurezza;questi i settori pili colpiti e i cui taglisi faranno sentire, specialmente suicittadini della nostra citta i quali sitroveranno con 512 milioni di euro inmeno nei prossimi due anni. Tra itanti settori colpiti non manca, anco-ra una volta, queUo dell'universita edella ricerca. Quando, in molti deipaesi colpiti dalla crisi, si e deciso diinvestire in questo settore, il nostroPaese, come al solito in controten-denza, preferisce demolirlo. Per farechiarezza, uscendo anche dalle solitecritiche demagogiche e ideologiche,abbiamo incontrato Filippo Barberis,dottorando e responsabile Scuola eUniversita del Partito DemocraticoMetropolitano.Questo taglio incide in manieranegativa sul Fondo del Finanziamen-to Ordinario con il quale si manten-gono in vita le universita. Questo fonda viene ridottoprogressivamente fino al 2011 diquasi il 20%. Questa simazione ren-dera insostenibile per gli atenei an-che la sola copertura delle spese peril personale e produrra un buco cal-colato attomo a un miliardo e 250milioni di euro. Per capire di che ci-fra stiamo parlando basta pensare che

    gli stipendi del mondo universitarioammontano ora a 7 miliardi e 700milioni di euro e questa finanziariamette a disposizione poco pili di seimiliardi>>.Questi dati sono facilmente reperibilidallo stesso sito del MIUR. Nonvoglio essere accusato di faziosita -prosegue Barberis - e mi piacerebbequi citare Giuseppe Valditara, il rela-tore del PDL in Senato sulla riforma.Valditara ha detto che i tagli sonoincomprensibili e metteranno gli ate-nei in ginocchio. Questo proprio perusare le espressioni dal presentatoredel ddl in Senato appartenente anamaggioranza di governo>.Esattamente dove si faranno sentirein modo pili incisivo i tagh? FilippoBarberis risponde con sicurezza:.Due anni fa e stata fatta una certaconfusione tra la riforma Gelmini e itagli Tremonti. Attualmente possia-mo riassumere i provvedimenti legi-slativi sull'universita a partire dallalegge 13312008, la famigerata finan-ziaria di Tremonti, che prevede taglicontinui aUe Universita fino al 2011.Seguita poi dal decreta Gelmini18012009 che conteneva i primi ele-menti di riforma e recupero di risorseprovvisorie per reagire alle pesantiproteste, convertito poi in legge112009; II DDL Gelmini 1905/2009,ovvero la proposta completa di ri-forma della quale si discute, di rinvioin rinvio, attualmente in Senato el'attuale legge 78 del 31 maggio2010, la tristemente nota "ManovraTremonti", che prevede blocchi e ri-

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    duzioni di stipendiali, soprattutto perle fasce pili giovani di ricercatori.>.A questo punto dovrebbe essere na-turale aspettarsi una forte presa dicoscienza da parte degli studenti. Leproteste legate a1 movimentodell ",onda" dovrebbero farci pensareall' arrivo di una nuova protesta dimassa? Secondo me siamo moltolontani da una situazione simile per-che c'e un'apatia eccessivamente dif-fusa. Non manca certo l'indignazionerna in molti casi e seguita da rasse-

    gnazione e in questo clima spessohanno pili visibilita i movimenti pilichiassosi ma non necessariamenteefficaci.Questi dati non sono pero in grado diinterpretare in prospettiva futuraquelle che sono le proposte necessa-rie per rilanciare l'universita e garan-tire un livello essenziale di dirittoa110 studio e que11a mobilita deglistudenti che garantiscono un dirittoessenziale anche per una valutazionedal basso degli atenei.Quello che manca e una chiara edesplicita alleanza tra Ie forze cherappresentano gli studenti nelle isti-tuzioni accademiche e gli studentistessi. Non si protesta per difendereil presente, rna per difendere il futurodella nostra universita>>.Non e quindi solo una questione diessere contro 0 a favore delle rifor-me. E' necessario costruire rifonnevalide.Tagliare per reinvestire meglio nelsistema universitario, non tagliareper spostare risorse altrove senza unavisione unitaria. Le rifonne dovreb-bero premiare i migliori e responsa-bilizzare le autonomie in base agliobiettivi che vanno raggiunti , fissatie monitorati dal ministero e non ta-gliare a casu quando mancano le ri-sorse 0 distribuire altrettanto casual-mente quando si vuole investire.

    EconomiaLA CRISI: CRITICA AL PUNTO DI VISTA CORRENTE

    Giuseppe UccieroNegli anni '30 andava forte quel mo-tivetto di Petrolini che faceva "Macos'e questa crisi?", e 10 si canterel-lava con tono leggero, come a dire"mah, alIa fine ne abbiamo viste tan-te, e passed anche questa". In effetti,e passata sulle rovine d'Europa e ditante altre parti del mondo. Di frontealIa nostra crisi, Berlusconi finora hacanterellato anche lui il refraind'antan, coltivando 1a speranza chequa1cuno ce la togliesse di torno:l'importante nel frattempo era far fin-ta di mente. 1\13 ora, le parole sismorzano in bocca e il motivetto sispegne anche tra i pili accaniti fan delCavaliere: la realta presenta il conto.

    A noi di sinistra toccherebbe solo diessere conseguenti al nostro rigore,appoggiando le misure di protezionedai rischi di sistema che incombono.In realta, il margine di manovra poli-tica della sinistra potrebbe essere piuampio se si guardasse alla natura au-tentica della crisi odierna e alle sueimplicazioni polit iche. Per molti, pertroppi, la crisi appare nata e generataunicamente nel grembo immondodella finanza, e pili precisamente del-la sua figlia predi1etta: la speculazio-ne.Questo viene attestato dalla sempliceconstatazione del fatto che a un certopunto non ci sono pili soldi. I soldi

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    sono spariti, e perbacco questa e fi-nanza. In realta, se pure va dato alIaspeculazione c io che e della specula-zione, e non sfugge a nessuno il suosmisurato peso sull' economia globa-Ie, 1a genesi della crisi non derivadalle sue operazioni spericolate eimmorali, ma dall'ineguale distribu-zione della ricchezza che ne ha postole premesse essenziali su scala mon-diale.Riconosco che quest 'affennazionepossa sembrare retro, sindacaleggian-te, per non dire, ahime, comunista,111astiamo ai fatti. Quando si parladei mutui subprime, e degli insoste-nibili castelletti finanziari eretti dalle

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    famiglie americane, ci si deve chie-dere perche la classe media america-na a un certo punto abbia "pensato"di vivere al di sopra delle propriepossibilita. 11 fatto e che 1a classemedia non e che volesse vivere "so-pra le proprie possibilita" rna piutto-sto desiderava mantenere i1 suo sta-tus, l' american way of life, trovandopero sempre pili difficolta a farlo congli stipendi correnti. Tutte Ie statisti-che dimostrano come il reddito degliamericani, dopo 1a ventata liberistadel vecchio Ronnie, si sono progres-sivamente divaricati: da un lato, unafetta minoritaria sempre pili ricca,dall'altra parte la grande maggioran-za del paese con sempre menu reddi-to.L'impoverimento della middle classamericana non solo ha tolto il com-bustibile per fare girare l'economiaamericana, diminuendo la massa mo-netaria per sostenere 1a domanda in-tema di beni e servizi, rna ha inne-scato vere e proprie bombe stmttura-li, nei conti, nelle teste e nei cuoridegli americani.L'enorme crescita di risorse finanzia-rie appropriate dalla minoranza degliiperricchi americani ha riversato nelmondo una quantita sconsiderata dicapitale che cercava di valorizzarsiprevalentemente senza passare dallaproduzione di beni e servizi. Oggi gliattivi finanziari in liberta assommanoall 'astronomica circa di 640 tri1ionidi dollari, mentre il PIL mondiale asoli l50! Questa benzina, questo e-norme surplus monetario privato, haalimentato il primo fuoco della spe-culazione.Dall'altro versante, la middle classha cercato di contrastare l' erosionedel proprio stile di vita. Non poten-dolo difendere con il reddito, l'hadifeso con il debito. Un debito ere-scente che "appariva" sostenuto daun nuovo reddito aggiuntivo, in real-ta del tutto "immaginario", rappre-sentato virtua1mente dall'in-crementoesponenziale dei valori immobiliari aloro volta acquistati a debito. Quindicase a debito, carte di credito a debi-to, auto a debito ... Ma un debito e undebito, e idebiti alla fine si pagano,

    specie se chi ce 10 ha concesso e asua volta indebitato con qualcun al-tro.Questa benzina, l'impoverimentodella classe media americana, ha a-limentato i1 secondo fuoco della spe-culazione. L'ineguale distribuzionedella ricchezza ha posto le premessemateriali per il dilagare senza frenidella speculazione e del resto, peravere la controprova, basta guardareal mondo degli anni '80.Procedendo per schizzi di getto, ve-niamo ai casi italiani. Un primo data:i1 10% della popo1azione ita1iana de-tiene oltre il 40% della ricchezza to-tale del Paese. La questione della de-bo1ezza della domanda intema sem-bra avere sostanza se il 90% dellapopo1azione vi puo destinare solo il60%. Un aItro dato: il debito pnbbli-co italiano assomma attualmente acirca, punto pili 0 punto meno, oltreil 115 % suI PIL nazionale, e questograva sui conti del Paese come unasoma insopportabile. Un ultimo dato,1arghissima parte del PIL ita1iano egenerato dal1e esportazioni: se ladomanda mondiale cade, siamo inbraghe di tela.Eccoci allora ne1 vivo della questio-ne: se la domanda intemazionale e-spressa dai Paesi come Usa e Ger-mania e bassa e rimarra tale, come sene viene fuori? Non certo alzando ildebito pubblico.Quindi non solo niente domanda ag-giuntiva keynesiana, ma come cispiega Tremonti: taglio delle spesedella Stato. Ma, ammesso pure che itagli vengano apportati equamente,cosa di cui si "deve" dubitare, restaoggettivo che tagliare il debito au-mentera pure il nostro rating intema-zionale, ma deprimera ilnostro corsoeconomico.Qui si arriva alIa seconda parte dellaquestione politiea: come possiamoriattivare il ciclo economico, se 1aspesa pubblica resta al palo e 1a do-manda intemazionale latita? Poten-ziando la domanda privata intema:tertium non datur. Solo i consumiprivati, famiglie prima e imprese poi,possono alimentare una nuova corsa,e oggettivo. Ma senza redditi aggiun-

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    tivi le famiglie non spendono e nonalimentano domanda aggiuntiva.Ed anche qui la specu1azione nonc'entra nulla.Centra 1'ineguale distribuzione dellaricchezza: una ricchezza che, per nonessere stata equamente distribuita, edivenuta ricchezza da capita1e, inmoneta, titoli 0 immobili, che si pre-ferisce non reinvestire ne tantomenoconsumare, come quei famosi 100MLD di euro della Scudo Fiscale,"bonificati" da Tremonti, ma certa-mente non rientrati nel circo1odell' economia italiana, che senno sene sarebbe ben visto I'effetto.Veniamo da 20 anni di liberismo, equesta e il risultato e l'insegnamentofinale sotto tutte le latitudini: ricono-sci meno reddito a chi 1 0 produce,direttamente (stipendi) 0 indiretta-mente (tasse per servizi), e avrai me-no domanda monetaria a tutti i livelli,quindi menu consumi e quindi cicloeconomico debole. Ora, se la gente inItalia e nel mondo la riattivazione diun ciclo economico avverra solo serivedremo radicalmente imeccanismidi distribuzione della ricchezza. Que-sta, per quanto apparentemente im-pervia, e 1a strada della sinistra, chesi tratti di tassare le rendite finanzia-rie 0 di re-introdurre 1a patrimonialesecca 0 aItro ancora.Dico apparentemente impervia per-che bruciano ancora gli ultimi fuochidel credo liberista, ma lasciate che lacrisi incida ancor pili nel corpo vivodella societa, e si tocchera con manapresto 1adomanda politica delle clas-si pili tartassate verso provvedimentiredistributivi.Se manchera VISIOn e coraggio, aBersani & Co, non restera altro checantererellare a loro volta "ma cos'equesta crisi?", distinguendosi dalladestra solo per qualche dettaglio distile, nella speranza comune chequalcosa, non si sa cosa, ma qualcosadi grosso, ci spinga fuori dalla crisi.Se questo qualcosa, magari l'I talicoStellone, non si materializzera, sa-ranno tempi durissimi, scenari foschie, se va bene, tanti tanti sacrifici ...quelli dei nostri nonni.

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    Primo PianoRICOMINCIAMO DALL' ABC: ADESSO BASTA CEMENTO

    Valentino BallabioQuantomeno eoneediamoei una so-sta, una pausa di riflessione utiliz-zando l' opportunita offerta dalla"mana invisibile" (can soddisfazio-ne, si spera, pure dei teoriei del mer-eato sempre e comunque) ehe peruna volta si e mostrata. In questa fa-se, non sappiamo fino ache puntocongiunturale, infatti la "mano" eeomparsa a palmo aperto e dita spie-gate indieando un segnaIe inequivo-eabile: alt! Nel momenta in cui si di-scutono i PGT di eentinaia di Cornu-ni - non solo di Milano perquantol'attenzione sia tutta attratta dal "bu-co nero" di una galassia tuttavia unpo' pili ampia - appaiono inadeguatii termini di riferimento ehe dovreb-bero guidare Ie posizioni e Ie seeltedei soggetti politiei e istituzionali re-sponsabili. La forza trainante dellarendita e della finanziarizzazione delmattone sembra infatti avvitata su sestessa.La bolla alimentata dagli interessiimmobiliari e consentita, se non in-eoraggiata, da poteri pubbliei deboli,se non eonniventi, ha prodotto lac1assiea "crisi di sovrapproduzione",La selva di eartelli e inserzioni indi-eanti improbabili "vendesi" e "affit-tasi", nonche Ia vista di eantieri se-miabbandonati, indica una prospetti-va deprimente anehe per il valore de-gli immobili appartenenti a una gran-de maggioranza di famiglie (ora ehesi e inverata l'antica profezia dega-speriana; "tutt i p rop ri et ar i, n on prole-tari!").Coloro che inveee hanno maggioriprobabilita di riparo, 0 addiritturaoeeasione per trarre profitto - inve-stendo a lunga scadenza - sono aneo-ra una volta i poteri forti e - percheno?- gli appetiti della criminalita or-ganizzata.

    II ruolo dei Comuni, un tempo titola-ri della "jus aedificandi", distinto esovraordinato rispetto ai pur legittimidiritti proprietari, si e ridotto alIa par-te di passivi pereettori di tangenti, intermini di oneri di urbanizzazione ebalzelli aeeessori, utilizzate per ri-pianare le poste ordinarie di pili 0menu magri bilanci. La diserezionedi costruire e di fatto passata al priva-to ehe addirittura, nel casu di grossiinsediamenti quali eentri commercia-li, multisale e simili, puo pennettersidi indire un'informale gara di appaltoalla quale i Sindaci, allettati dagli 0-neri, parteeipano al ribasso in con-eorrenza tra di loro.Certamente queste eonsiderazionihanno qulache validita se si prende inesame la dimensione metropolitanadella citra reale, che funziona COInesistema con un mercato immobiliareomogeneo e in parallelo un unieomereato del lavoro: entrambi causaed effetto della mobilita e in partico-lare del pendolarismo. Purtroppo iPGT hanno invece eontomi rigida-mente eomunali mentre i Ioro effettisi sommano fino a eomporre una mi-scela potenzialmente esplosiva ehesfugge a ogni valutazione d'insieme.Del PTC Piano Territoriale di Coor-dinamento affidato alla Provincia,che nel frattempo ha perso un pezzoimportante di territorio metropolita-no, si sono addirittura smarrite Ietraeee!Eppure sana ben evidenti i risultati diuna ventennale deregulation urbani-stiea, gli effetti della rinuncia nondiciamo a1 disegno bensi neppure al-10sehizzo di rnassima dello svi1uppodella citta: eongestione, inquinamen-to, spreeo di suolo, infrastrutturazio-ne insuffieiente, carenza di verde. Inunattivita umana eoseiente I'in-

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    tenzione dovrebbe preeedere I' az-ione; 1a stessa eostruzione di un edi-ficio e neeessariamente anticipata daun progetto che preveda la distribu-zione deg1i spazi e delle funzioninonche 1asostenibilita delle strutture.L'espansione della citra pili ampia einveee avvenuta in modo sostanzial-mente casuale, con un'abnormequantita di edifieato "stravaccata" suIterritorio (per usare un'efficace e-spressione di Giuseppe Boatti ehedeplora una "politica del fare" di im-pronta pili meneghina che milanese).Allora servirebbe proprio una pausadi riflessione, in cui l 'attivita ediliziasia eoneentrata sul reeupero e Ia ri-qualifieazione dell' esistente, e nellaqua1e l'azione politico-ammini-strativa si reinterroghi da prineipiosu i motivi e irnoventi della pianifi-eazione territoriale: dal eonsumo disuolo inteso come "bene comune"(perche non suseita altrettanto allar-me e attenzione presso sinistra e am-bientalisti quanta l'ana-loga questio-ne dell'acqua"), ana valutazione rea-listiea dei fabbisogni, alla rivaluta-zione del vuoto ehe non e il nullabensi il polmone ehe permetteall' organismo di respirare, al contra-sto degli appetiti speeulativi interes-sati solo a diritti volumetrici dacommereializzare dentro un'econo-mia virtuale ehe gia ha mostrato esitieatastrofiei.Tratte le neeessarie eonseguenze(prima 1.,'(1 tutte 1aforma istituziona1eehe devono assumere i pubbliei pote-ri per reggere in modo pertinente enon subaltemo questa sfida) sarebbeforse possibile prefigurare un nuovoparadigma che ponga "la quantita alservizio della qualita" e segni unatraccia rieonoscibile per useire daIlacnsi.

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    ChiamaMilano ha commissionatoall'Ispo di Renato Mannheimer unsondaggio su cosa ne pensano i citta-dini milanesi suI PGT. Sono state in-tervistate per telefono 800 persone,campione rappresentativo di tutti gliabitanti di Milano, tra il 25 e il 28giugno. Solo il 38% dei milanesi hasentito parlare del PGT mentre il62% non ne sa nulla, questa vuol direche la consultazione del pubblicoprevista dalla Valutazione Ambienta-le Strategica e l'informazione da par-te del Comune e della stampa e stataassolutamente insufficiente. D'altraparte e noto che ilComune ha spesopochissimo per effettuare la Vas e igiomali hanno informato molto malela cittadinanza, non concentrandosisui temi pili importanti.Le domande poste hanno comunquecercato di raccogliere l'opinione de-gli intervistati sugli obiettivi princi-pali del PGT. L'obiettivo di portare500.000 nuovi abitanti in citra neiprossimi anni non e condivisoda11'80% dei milanesi (57% per nul-la, 23% poco) e condiviso da solo il19% (3% molto, 16% abbastanza). 1 161% non conosce l'intenzione delComune ill "densificare" la citra, soloil 39 % ne ha sentito parlare. L'ideadi una Milano sviluppata in altezza,con nuovi grattacieli e costruzioni, erespinta dal 79% dei milanesi ed econdivisa da solo il 21% (16% abba-stanza, 5% molto). II sistema dellaperequazione, che d a un indice di e~dificabilita a11earee agricole del par-co sud e consente di trasferirlo in zo-ne gia urbanizzate, non e condivisodalla maggior parte dei cittadini(condiviso dal 23% e non condivisoda168%).Imilanesi ritengono che con questosistema si rischia di avere una cittapili congestionata e inquinata (75%),ehe si avvantaggiano i soliti specula-tori e i grandi immobiliaristi (74%),che con la scusa di salvare le aree

    UrbanisticaNESSUNO SA COSA SIA IL PGT

    Michele Sacerdotiagricole si aumenta la cementifica-zione della citra (68%) mentre i151%ritiene che non sia giusto che i pro-prietari dei terreni agricoli possanotrarre vantaggio economico dalle loraaree e cederle per poter costruire daaltre parti (solo il 42% ritiene che siagiusto).La scomparsa delle destinazioni diresidenza 0 uffici 0 commerciale 0industriale non e condivisa dal 71%dei milanesi e condivisa solo dal21%.La maggioranza dei cittadini e con-traria a un ruolo solo marginaledell' amministrazione comunale nel-l 'edificazione dei servizi ai cittadini(74%) e appare evidente la richiestadi una gestione della citra da partedelle istituzioni. Solo il23% ritieneche non hanno senso limitazioni econtrolli delle istituzioni pubbliche eche bisogna lasciare la crescita di unacitra al libero mercato. Questo son-daggio indica la distanza enonne chec' e tra il consiglio comunale e i mila-nesi e sconfessa le dichiarazionidell' assessore Masseroli sulla condi-visione del PGT da parte della citra,con pochissima opposizione.Anche se 1a maggiore opposizioneviene dagli elettori di centro-sinistra,la condivisione da parte del centro-destra e sempre sotto i1 35%. Unachiara posizione del centro-sinistracontro il PGT e una divulgazione deisuoi contenuti negativi e quindi ingrado di far vincere le prossime ele-zioni comunali, spostando voti dalcentro-destra al centro-sinistra. Pur-troppo una parte dell' opposizionevede favorevolmente il PGT per varimotivi, dalla difesa di interessi parti-colari al timore di bloccare I'attivitaedilizia e il rilancio dell'economia.Ma la politica di "opposizione re-sponsabile nell'interesse della citra"non e in accordo con il parere dei mi-lanesi, come espresso dai sondaggi.

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    Chi preparera il programma del cen-tro-sinistra dovra teneme conto. Ebisognera anche cercare in tutti i mo-di di impedire I'approvazione delPGT prima delle prossime elezionicomunali.Purtroppo invece alcuni consiglieridell' opposizione scrivono sui gioma-li che, con le modifiche ottenute inseguito all'accordo con l'assessoreMasseroli, l'approvazione del PGTporterebbe notevoli miglioramentialIa citra (vedi articolo di CarmelaRozza suI Sole 24 Ore del 7 luglioscorso).Ma i risultati ottenuti sono poca cosae gli aspetti negativi superano di granlunga quelli positivi: l 'housing socia-le e destinate solo per il 5% a chi harichiesto una casa popolare, l'autoritapubblica non tutela dagli effetti per-versi della perequazione, le attivitaindustriali che decidono di rimanereaumentano con un premio la cemen-tificazione della citra, il successodell'emendamento sul Parco Sud di-pende da un accordo di programmacon la Provincia, 1a diminuzionedellindice da 0,20 a 0,15 mq/mq ge-nera ancora cementa sulla citta pari a78 grattacieli Pirelli, la ridnzione del-le volumetrie ottenuta e solo dell'8%,ilverde non e aumentato rispetto agliobblighi di legge per quanto riguardai nuovi abitanti (appena 10mq/abitante), il tunnel Expo-Linatepotrebbe essere ancora approvato coni1 Piano Urbano della Mobilita,l'investimento degli utili delle ferro-vie per ilrafforzamento del node fer-roviario di Milano e stato previsto findai tempi di Albertini, prima con lacreazione del passante ovest, poi conl'acquisto di nuovi vagoni e ora conla circle line.I dettagli del sondaggio sono sul sitohttp://vvww.cbia..mamila...llo.itlmediaJOOfiles/100708ispo.pdf

    http://vvww.cbia..mamila...llo.itlmediajo/http://vvww.cbia..mamila...llo.itlmediajo/
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    C. Nordio - G. Pisapia, "In attesadi giustizia. Dialogo sulle riformepossibili". Negli ultimi tempi, inItalia, sembra essere divenuto diffici-le pater parIare del sistema giudizia-rio, in particolare quello penale, concompetenza, realismo, moderazione eragionevolezza. Fortunatamente que-sto problema non l'hanno avuto Car-lo Nordio e Giuliano Pisapia, autoridel libro "In attesa di giudizio. Dia-logo sulle riforme possibili", scritto aquattro mani dopo aver presiedutoentrarnbi, sotto governi diversi, lacommissione ministeriale per la ri-forma del codice penale. IIlibro dun-que, come scrive Nordio, "nasce dauna delusione perche ne il centrode-stra ne il centrosinistra hanno mostra-to il minima interesse a dare un se-guito a queUe soIuzioni prospettate inmodo bipartisan", e presenta diversimotivi di interesse, a cominciare dalprofilo biografico dei due autori.Nordio infatti e procuratore aggiuntoa Venezia, si definisce liberale e rea-lista, Pisapia invece e avvocato, e-spressione della cuItura deiia sinistraidealista e fu eletto per una legislatu-ra alla Camera nelle liste di Rifonda-zione comunista. Enrrambi, dallapresidenza della Commissione di ri-forma del codice penale, sono giuntialla stessa diagnosi ed hanno prospet-tato terapie simili scontrandosi pen'>con I'incapacita (0 la non volonta)della politica di procedere a riformeserie e ragionevoli. Anzi, da entrambiproviene l'amara constatazione che,sui temi della giustizia, la classe poli-tica sia attenta solamente aIle sensibi-lita dell ' opinione pubblica, oscillan-do in maniera irrazionale tra buoni-smi eccessivi e rigidi pacchetti sicu-rezza.II libro dunque, con il metoda dialet-tieo della maieutica socratica, inter-seca Ia voce dei due autori e prova afar luce nel buio del nostro sistemapenale. La prima parte e dedicata alle"malattie della giustizia", e incomin-cia da una data chiave: il 1989,quando si riformo il Codice di proce-dura penale e si pas so dal sistema

    CulturaIL LIBRO DI NORDIO E PISAPIA

    Martino Livainquisitorio al sistema accusatorio. IImodello accusatorio, che si basa sullaparita delle parti (accusa e difesa) ela formazione della prova in dibatti-mento davanti al giudice terzo e im-parziale, avrebbe potuto snellire ilsistema, ma, ricorda Nordio, " rima-sero immutate le garanzie, soprattuttoquelle relative alla possibilita el i im-pugnare e non si favorirono gli stru-menti deflattivi, quali il patteggia-mento, molto usati nei sistemi accu-satori anglosassoni",Cosi oggi, la lunghezza del processofacilita l'incombenza della prescri-zione e spes so 1'unica pena inflitta amolti imputati e la carcerazione pre-ventiva, rivelandosi quanto mai veri-tiera la frase di Vassalli "sempre dipili il giomo del processo diventa perl'imputato il giomo della liberta". Laragionevole durata del processo edunque l'obiettivo cardine per chevuole riformare il sistema, ma il mo-do, dicono gli autori, non puo esserequello del d.d.l. sul cd. processo bre-ve, che e stato recentemente oggettodi esame in Parlamento. Infatti la purlodevole volonta di dare un terminemassimo alIa durata del processo (ild.d.I, parla di 6 anni) rischia di dareun nuovo impulso alIa prescrizione,"se non aumentano le risorse in ma-niera proporzionale e non si procedea una diminuzione dei reati" (Nor-dio).Una seria depenalizzazione e un'altradelle idee chiave dellibro. Forte e lacritica al panpenalismo che e "solopropaganda, stupida demagogia" (Pi-sapia), e l'auspicio di una rifonna delcodice penale che elimini ' '1' ormaisuperata distinzione tra delitti e con-travvenzioni, sanzionando le secondesolo in via amministrativa" (Nordio)e aumenti i reati perseguibili solo aquerela. L'idea di poter risolvere tut-to con il Codiee Penale permette allapolitica di guadagnare consensi maallo stesso tempo intasa Ie aule giu-diziarie. La seconda parte dellibro sidedica poi alle riforme costituzionalie al complesso rapporto tra politica egiustizia.

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    In particolare gli autori si interroganosulla separazione delle carriere,sull' obbligatorieta dell' azione penalee suI ruolo del Csm. SuI primo puntoIe posizioni sono pressoche identi-che. Pisapia guarda con sfavore a unarbitro che possa indossare una vol-ta la casacca nera e l' altra la divisadel giocatore, e sottolinea, con unpo' di amarezza che su questo tematroppo spesso la cultura democraticadi sinistra sia stata sorda e prevenuta.La separazione delle carriere, che si-gnifica bloccare il transitu automati-co da funzione giudicante a funzioneinquirente e creare due organi di au-togovemo distinti per giudici e Pm, eauspicabile anche per generare mag-giore fiducia dei cittadini verso chiha il compito di giudicare. Impre-scindibile pero, dicono con una solavoce i due autori, e la necessita digarantire sempre l'indipendenza as-soluta del Pm dall'esecutivo.SuI secondo le posizioni differisco-no, perche se da un lato Pisapia vedenell' art. 112 Cost. la garanzia diun' effettiva uguaglianza dei cittadinidavanti alIa legge, Nordio invece te-me che esso garantisca ai Pm una di-screzionalita talvolta esagerata, po-tenzialmente sconfinabile nell'arbitr-io. Il punto e di particolare interessee in evidenza nella recente cronacapolitica. Da un lato infatti l' ob-bligatorieta dell'azione penale puoessere vista come il prezzo che la so-cieta paga a ll ' a ss ol ut a indipendenzadi chi fa le indagini, mentre dall'altro10 si puo considerare un incompren-sibile privilegio che svincola i Pm daogni responsabilita Quasi sorpren-dentemente perc, anche su un temache li divide, i due autori alla fineconcordano: questo sarebbe un falsoproblema se cessasse l'idea del pan-penalismo e si smettesse di crearenuovi (e inutili) reati e i Pm si potes-sero dedicare solo a reati seri, avendotempo per tutti.Necessaria per entrambi e una rifor-ma del Csm, che, amara verita, oggi"sta aIle correnti come il parlamentodella prima Repubblica stava ai parti-

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    ti" (Nordio). E' bene che, nel solcodell'idea voluta dai costituenti, essosia veramente organo di garanzia perimagistrati e tutti i cittadini.Tra gli elementi di maggior interessedel libro, dunque, vi e la constatazio-ne che gli autori, pur partendo da di-versa posizione politica e ruolo pro-fessionale, si confrontano giungendo

    Poco pili di un mese fa scrivevo: sivota per il Sindaco e per il Consigliocomunale, quindi la prima cosa dafare e quells di trovare ua candidateevitando il consueto inutile ballettosul "metodo" (primarie strette, lar-ghe, bislunghe), sul programma e al-tre intempestive questioni quali ilprofilo politico preventivo del candi-dato (cattolico, no laico liberale, nodi sinistra Vera). Il consigiio non estato ovviamente recepito dai partitio dalle parodie di part i to che alber-gano nella sinistra milanese i quali,intimiditi forse dalla situazione, han-no prodotto in misura tutto sommatoridotta il vortice di dichiarazioni deltipo "bene tale, rna meglio tal altrache potrebbe scendere in campo" op-pure" primarie si, rna prima di parti-to oppure no" etc. oppure si sonopersi a vagheggiare, come gli amicidi "Ie ragioni.it" il profilo di un can-didato ideale che pesca voti a destracosi ben fatto da somigliare in ma-niera inquietante al precedente sinda-co di destra Gabriele Albertini.II solo segnale concreto ed effettivo,fra Pomodoro non raccolto, Ambro-soli non disponibile e De Bortoli a-leggiante e stata la chiara disponibili-ta di Giuliano Pisapia. II fuocherellodi fila immediato tendente a identifi-carlo come il candidato della sinistra"radicale" utilizzabile come inutilis-sima bandierina pare non decollato,soprattutto perche 10 stesso Pisapia sie detto chiaramente indisponibile agiocare un ruolo predetenninato incommedia, come quello di Fo alle

    a conclusioni convergenti su moltequestioni spinose.E' vero, vi sono anche delle diver-genze profonde (come Ie analisi sullanecessita 0 meno di una riscritturadella Costituzione) rna, come scriveSergio Romano nella prefazione dellibro, cc se il Pariamento delegasse aun comitato ristretto, composto da

    CittaGIULIANO PISAPIA AL VIA

    Franco D' Alfonsoultime comunali 0 quello di Bertinot-ti alle altrettanto famose e deleterie"primarie" dell'ultimo Prodi. II can-didato Pisapia e entrato in campo conil piede giusto, specificando di esserecandidato a sindaco e non ad altroruolo politico quali il segretario 0 il"federatore" della sinistra ovvero albeneficiario di un'Opa ostile su quelche resta del Pd milanese; di esserepronto a misurarsi con altri candidatiantimorattiani in eventuali primarie;soprattutto di aver iniziato una corsache ha come obiettivo unico PalazzoMarino come Sindaco 0 come capodell' opposizione e non ha interessealle subordinate che hanno ammorbi-dito in termini molto personali lasconfitta degli ultimi candidati; infi-ne, si e detto cosciente della necessitadi costruire una proposta, pili che unacoalizione, che possa interessarequelle aree politiche, culturali e so-ciali diverse dalla sua di origine, qua-li quella laico, socialista, cattolicaliberale che a Milano hanno dato vitaa una maggioranza e a un progetto dicitta prima che a delle giunte che imeno giovani (vale a dire la maggio-ranza dei votanti a Milano ... ) ricor-dana con rimpianto crescente, magarisalutando ancora Carlo Tognoli comecc sindaco " incontrandolo per Ie viedella cittaIn partenza si tratta indubbiamente diun buon candidato: un uomo di sini-stra, con una storia politica, culturalee familiare saldamente "milanese",definita e non dissimulata, una sta-gione da protagonista come operatore

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    Nordio e Pisapia, la ricerca di unasoluzione soddisfacente (ipotesi pur-troppo improbabile), i due autori diquesto libro riuscirebbero a trovarla".Le soluzioni soddisfacenti, infatti,sono il risultato di preparazione especifiche competenze, qualita chesembrano spesso mancare nei palazzidove si amministra la cosa pubblica.

    della giustizia sia nelle aule dei Tri-bunali che in quelle parlamentari nel-la quale ha mostrato fennezza ed e-quilibrio di posizione anche quandoera 10 spirito della "notte di san Bar-tolomeo" a prevalere e l '' 'inquisitelitutti, Dio- Giudice riconoscera isuoi" non era solo il motto del legato"papaldipietrista" Travaglio.La parte pili difficile del compito egia cominciata: il candidato Pisapiadeve mettere in piedi il proprio staffdi riferimento, cominciando a chiari-re con la scelta dei collaboratori ilsuo programma e progetto; deve evi-tare come le pozzanghere sial'assorbimento sia la contrapposizio-ne con organizzazioni e disorganiz-zazioni piccole e grandi, siano esse ilPd 0 pili ristretti circoli e gruppi,peggio se composti da "amici", per-che la logica della candidatura mo-nocratica, ancor di pili se dovessepassare dal confronto "amico" dellaselezione primaria, e molto diversada quella del partito 0 della lista e senon si "bilanciano" attentamente lasconfitta e praticamente certa; deveiniziare una trasparente ma decisaraccolta di fondi, dal cui buon esitodipende gran parte del risultato.La corsa e iniziata, spettatori e com-mentatori della sinistra stile ErnestoCalindri ("Dura minga, dura no, nonpub durare") entrino in campo, an-nuncino che si candidano lora 0 chehanno la disponibilita con nome ecognome e non con identikit di unaltro/a candidata, altrimenti vadanoal bar a ordinare un Cynar .

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    II tema del decoro delle piazze, piaz-zali, larghi, strade pedonali attrezza-te, mi sembra molto spesso disattesoanche perche i termini che definisco-no uno spazio urbano con determina-te caratteristiche funziona1i e archi-tettoniche sono invecchiati e nonrappresentano pili i moli per cui era-no nati. Questa osservazione vorreb-be mettere in evidenza che ogni spa-zio urbano diventa ne l tempo qual-cos'altro che viene assorbito dallacitta a condizione che rappresentiqua1cosa di vivibiIe e di appropriatoin rapporto non solo alle necessitaviabilistiche, commerciali e altro checambiano, rna anche aIle esigenzearchitettoniche che possono offrireconfortevoli appagamenti dell' oc-chio, dell' orecchio e risposte concre-te a tutte le richieste del corpo cherifugge in ogni eta dalle barriere edagli ostacoli.Prendiamo ad esempio piazzale Ca-doma e piazza Cairoli: la prima ta-gliata da via Carducci offre due aree:la prima, occupata da una fontanatriangolare, deIimita aree di scorri-mento veIoce, l'altra , coperta da unastmttura di metallo e vetro, introducealle Ferrovie Nord. La copertura i-gnora chi attende i tram perche nonprotegge dalla pioggia e dal sole, siestende verso via Alemagna. Lo spa-zio ospita negozi di modesta offerta,

    Caro LBG, evidentemente non e ilmio periodo dalle parti di Arcipelagoe non me la posso nemmeno prende-re pili solo con teoHo letto l'interven-to surreale di Laura Censi sul PGT esulla serata alla Casa della Cultura esono rimasto allibito. Cioe - al di ladella ricostruzione sulle contestazionidalla platea : aho, fossero sempre co-si le contestazioni ... - c'e una parte

    ArchitetturaMA SONO PIAZZE?

    Antonio Piva

    un bar cui pochi fanno riferimento,un fiorista non troppo appassionatofra indumenti di bassa qualita. IIpubb1ico presente staziona su tavolisporchi e sedili poco invitanti. IIpiazza1e e generoso nell' ospitare ten-doni per la fiera del libro. Quale fie-ra? L'unita mobile Avis e fantasiosealtre iniziative promettono: cosapromettono? E il piazzale ora e que-sto ora quello nella confusione di-sarmante improvvisata mascherataper raccogliere forse qualche fonda ealtre volte per dare qualche aiuto. IIpiazzale gode di grandi fioriere cheun tempo ospitavano tassi morti stec-chiti. Per molti mesi le fioriere eranodiventate deposito di spazzatura poiall'improvviso sono comparsi nuovitassi cosi piccoli da sfigurare in fio-riere che ce1ebrano piuttosto la gran-deur di questo luogo dove svetta unagrande scultura di acciaio di Rau-scemberg.Ma in pochi giorni, forse per man-canza di acqua, anche questi tassipiccini hanno cominciato a dar segnodi rnalessere e alcuni a morire. Comepotremo chiamare oggi questa piaz-zale da cui si scappa volentieri ina-bissandoci nel mezzanino della MM?Perche si scappa? Non c' e nulla diattraente mentre si e perseguitati dalmalessere che deriva cia questo di-sordine casuale, dalla concentrazione

    Scrive Pierfrancesco Majorinodell'opposizione che e deb ole, tratti-vista, incompresa.Un'altra che porta a casa i risultati - ilmio collega pregevolissimo BasilioRizzo - sull'edilizia popolare e l'hou-sing sociale. Ora mi si perdoni manon capisco dov'e il trucco. Quei ri-sultati, come peraltro aveva ricono-sciuto l'ottimo Basilio, appartengonoa tutti (anzi mi pennetto di dire, nel

    ~ . . ,.LL

    di accattoni assillanti, e a volte anchemolto cortesi, dalla decadenza di tut-to quello che sta intomo al piazzalesenza anima.Piazza Cairoli ha una struttura moltoprecisa. Rappresenta l'inizio e 1a finedi una prospettiva che parte dalDuomo e si conclude con il CastelloSforzesco. La statua di Garibaldi aCavallo e un punto di riferimentoimportante che da alcuni anni ci estato sottratto per un restauro inter-minabile. Anche questo luogo ospitainiziative tra le pili disparate. Merca-ti, mote di luce, zucchero filato,spesso il Castell Sforzesco non e piliraggiungibile da piazza Cairoli per1'ammasso di gente che la domenicasi concentra nei Iuoghi angusti pros-simi alIa fontana che invita a pediluvirinfrescanti. Potrei parlare di PiazzaDuomo, il fiore all'occhiello di Mi-lano, rna e troppo doloroso e forseinutile fare un affondo.Icamion attrezzati per la vendita dipanini e salsicce sta invadendo 1a cit-tao Anche in piazza Leonardo DaVinci, di fronte al Politecnico stazio-nano emanando una scia di odori in-sopportabili di fritto che salgono lescale della Facolta di Architettura evia via entrano nelle aule. Perche, midomando, abbiamo perduto oltre agliocchi anche il naso? Mi sembra im-possibile!

    caso specifico, in particolare al PD).Cioe ai consiglieri comunali che sisono battuti in questi mesi per cam-biare faccia al Piano tra accordi ipo-tizzati, saltati, emendamenti, conflittiin aula, battibecchi con la maggio-ranza e cosi via. Mi preme dirlo nonper una noiosa necessita di fare i pi-gnoli ma perche rifiuto la ricostm-zione ridicola secondo la quale noi

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    eravamo li con il cappello in mana ealtri ottenevano ne1 nome della lotta icambiamenti. Lo stesso Rizzo, peral-tro, col quale sana uscito da PalazzoMarino questa mattina all'alba dopo

    La citra tace, 0 meglio si dedica agliscioperi - certamente sacrosanti , sidiceva, rna forse da reinventare nelleforme - e in provincia si suona. Nonsono sempre ghiottonerie, rna ..."musica vincet semper" e dunqueviva i festival estivi e i concertiall'aperto. Cosi questa settimana re-stiamo nell 'area comasca dove a Vil-la Olmo il ''Como Festival", che lasettimana scorsa ci aveva offerto undelizioso Don Giovanni, ha superatoogni aspettativa affidando a due gio-vanissimi straordinari musicisti - i1cui nome andrebbe memorizzato per-che ce Ii ritroveremo spes so nellemig1iori sale da concerto di tutto i1mondo - un programma shock: il ter-zo Concerto per pianoforte e orche-stra di Rachmaninov (!) e niente dimeno che la Quinta Sinfonia di Bee-thoven. Da brivido.Eppure Aleksander Romanowsky(ucraino, 26 anni, un pianista dallabravura e sopratutto dalla luciditasconvolgenti) e Daniele Rustioni(milanese, 27 anni, una sicurezza eun temperamento musicale incredibi-li) non hanno avuto alcuna difficoltaad affrontare questi due mostri sacri,mentre la bella "Orchestra 1813" sidirebbe che li abbia accompagnaticon grande amore, con quel piaceredi suonare insieme che spesso mancaa orchestre molto collaudate. AHafine del concerto l' applauso dell' or-chestra a solista e direttore, e ancorpili I'abbraccio fra i due ragazzi,hanno spiegato nel modo pili direttoe immediato il segreto di un'e-secuzione tanto ispirata e avvolgente.La sera prima eravamo un poco pili a

    diciassette ore di consiglio comunale,potra confermarlo. Detto questo con-corda su di un punto. M6 le prossimefasi cerchiamo di affrontarle tutti as-sieme, come ho ripetuto ieri di fronte

    RUBR ICHEMUSICAQuesta rubrica e curata da Paolo Viola

    rubriche(marcipelagomilano.orgVilla d'Este

    nord, a Cernobbio, dove si sta svol-gendo la ventinovesima edizione delfestival "Arte e Musica suI Lario"organizzata dal Circolo VincenzoBellini di Moltrasio.Premessa. Nella prima metadell'ottocento l'altro ramo del lago,quello trascurato dal Manzoni, eracelebre fra i musicisti di tutta Europacome luogo ideale d'ispirazione arti-stica, e molti grandi venivano a pas-sarvi vacanze salutari rna anche pro-duttive. A B1evio viveva Giuditta Pa-sta, che condivideva con la MariaMalibran 1a fama di pili grande so-prano di allora, e la sua casa era fre-quentata dai compositori di mezzomondo; nello stesso borgo avevano1a loro residenza storica gli Artaria,gli editori di Mozart e di Beethoven;a Bellagio e nata Cosima Listz, figliadi Franz e poi moglie di RichardWagner; sulla sponda opposta, pro-prio a Moltrasio, ospite di amici inuna famosa e sp1endida villa, per al-mena cinque anni visse lunghi perio-di Vincenzo Bellini e qui scrisseNorma e Sonnambula (chissacom'erano quei viaggi, negli anni '30dell'800, fra Catania e Mo1trasio!).Fra Como e Moltrasio, proprio difronte a Blevio, si trova Cernobbio,quel 1uogo magi co reso famoso dallacinquecentesca Villa d'Este che, natacome sfarzosa residenza estiva delCardinale di Como, e stata recente-mente giudicata dalla rivista Forbes il"migliore albergo del mondo". Que-ste premesse erano indispensabi1i perspiegare come mai un Circolo cultu-ra1e di Moltrasio abbia deciso di inti-tolarsi a Vincenzo Bellini e perche i

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    a Palazzo Marino ai manifestanti(praticamente gli stessi della serataana Casa della Cultura) registrandomi pare un discreto consenso.Pierfrancesco Majorino

    suoi concerti siano tenuti nella comi-ce straordinaria di Villa d'Este affol-lata da turisti americani, cinesi e rus-si, che spendono una fortuna per ce-nare a lume di candela sulla riva in-cantata dellago.Dunque e facile immaginare come intale contesto tutto appaia meraviglio-so, rna vorremmo anche sottolineareche approfittare di questa atmosferamagica per portarvi musica colta none solo cosa garbata e civile, rna ancheopera meritoria perche se e importan-te portare la musica di qualita nellescuole, nelle fabbriche 0 nelle carce-ri, e sicuramente utile farla apprezza-re anche agli opulenti turisti curiosidelle nostre contrade e in cerca diemozioni "alte". L'altra sera, appun-to, il Circolo Bellini presentava inuna bella sala stile impero di Villad'Este un concerto per violino e pia-noforte, in cui due musicisti trentenni- i1 pa1ermitano Davide Alogna e i1varesino Roberto Plano - hanno ese-guito una serie di pezzi che, comespesso accade, partivano da Mozartper arrivare a De Falla.Sappiamo com'e difficile far quadra-re i conti di queste lodevoli iniziativeculturali, e dunque come ci si debbaspesso accontentare; di pili, pensiamoche incoraggiare giovani musicistiportandoli in ambienti di fascino efarli misurare con un pubblico alme-no apparentemente esigente, e unimportante dovere di ogni istituzionemusicale.Forse perc e anche utile spiegare aquesti ragazzi che non s'impaginanoprogrammi a casaccio, senza capo necoda; che non e interessante sentirli

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    raccontare cio che pensano delle mu-siche che si accingono a suonare; chenon basta aver acquisito una buonatecnica per considerarsi musicistimaturi; che per presentarsi decoro-samente come solisti non basta aversuperato gli esami finali del Conser-

    Festival intemazionali. Sempre ilrnassimo. Milioni dati dall'ArtsCouncil della U K per le arti e dunqueuna crescita dal 2003 dell' affluenzanei teatri, pari a una crescita per le"nuove scritture", ovvero quelle gio-vani. Censura in Iran sugli spettacoliche porta i drammaturghi e teatranti acercare nuove vie per mantenere illoro punto di vista politico nel lorolavoro -rl Quale si dirige versoI'astratto. Borse di studio agli svizze-ri aumentare Ia concentrazione sullascrittura, evitando cosi di farli perde-re tempo in mille lavori per pagarsigli affitti. Una spagna arrabbiata epolitica, una Svezia che vuole lavora-re sulla liberta, una Turchia arrivataqualche mese prima dall' Afghani -

    Strano a dirsi, 0 meglio- peccato, mala nuova stagione estiva non ha gran-di film da proporre. Forse avvelenatadal gusto commerciale della vastaaffluenza di pubblico vacanziero. Mail tempo da trascorrere a casa, in fa-miglia 0 da soli, cresce e quindil'invito e alIa visione di un film deltutto particolare, forse sconosciuto aipili. Si tratta di "Non si sevizia unpaperino" di Lucio Fulci, datato1972. Dal titolo bizzarro, questo ca-polavoro del thriller trash made inItaly, risveglia Ie pili insolite temati-che che da un film della sua categoriamai ci si aspetterebbe. DaIle super-stizioni, frutto dell'ignoranza popola-

    vatorio, 0 aver suonato in qualcheorchestra ...Non basta affatto, bisogna ancoralavorare, lavorare e ancora lavorare,e con tanti bravi maestri.Insomma, ragazzi, attenzione a nonfarsi illudere dagli applausi genero-

    TEATROQuesta rubrica e curata da Guendalina Murroni

    [email protected] Europei & co.

    stan.Tutto questo a Interplay Europe2010 a Izmir, Turchia, nel caldo me-se di luglio. Una settimana intera discambi e conoscenze, letture dei pro-pri testi, discussioni con tutor cheprovengono da tutto il mondo e lapossibilita, inoltre, di vedere il pro-prio testa prodotto in un altro paese.La versione europea di Interplay eorganizzata da un'associazione tede-sea, quella mondiale dagli australia-ni, entrambi invitano all 'incirca tren-ta drammaturghi ogni anno, con unproprio testa e altrettanti tutor arriva-no per aiutarli a finirli, migliorarli,studiarli.Questo tipo di evento sarebbe di granlunga una delle cose pili iunovativeper il teatro italiano, capire come al-

    CINEMAQuesta rubrica e curata da Giulio Rubinelli

    Non si sevizia un paperinore, dell'Italia rurale, all'egemoniadella Chiesa nella strutturazione dellacosa pubblica, partendo dall'educa-zione dei bambini fino ad arrivareall'inquisizione vera e propria deimiscredenti, considerati persone sen-za un' anima.Assolutamente sconsigliato agli a-manti dei kolossal hollywoodiani,questa perla del cinema nostrano eriservata a coloro che sanno apprez-zare cio che non e perfetto, (a voltevolutamente) che non e curato neldettaglio, ma che si occupa di fomireun'immagine, una sensazione totaleallo spettatore, coinvolto nella vicen-da gia dai primi fotogrammi della

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    samente elargiti da tanti eleganti si-gnori che chiedono persino il bis,perche la benevolenza verso la gio-vane eta svanisce presto e quando poici si trova a fronteggiare - da adulti -un pubblico appena un po' severo cisi resta male.

    tre nazionalita vivono la propriascrittura, quali argomenti preferisco-no, quali stili nuovi stanno nascendoe chi invece preferisce mantenere lapropria tradizione.La cosa altrettanto interessante escoprire quanto alcune universita eu-ropee aiutano i propri studenti a esse-re pubblicati 0 rappresentati da uneditore.Tutto questo sarebbe una boccatad'aria per una Milano che si affacciaall 'Expo ma anche per una Milanoche offie poche repliche per giovanicompagnie e sicuramente poca atten-zione alle nuove dranunaturgie, 0meglio, meno attenzione al nuovo.Potrebbe servire un po' di competi-zione?

    pellicola in technicolor. I bambini diMonte S. Angelo muoiono uno a unoin circostanze misteriose: strangolatiquando gia morti. Arriva Martelli,giornalista de "Ia Notte" suI posto ariferire. Ipresunti colpevoli cedono ilpas so uno via I'altro a un misterosempre pili profondo. Dapprima 10scemo del villaggio che, trovato unbimbo gia motto, si finge rapitore perchiedere riscatto.Poi la magiara (ndr. maga, 0 strega)del paese, traumatizzata da un aborto,detesta qualsiasi infante, ma anchequesto non fa di lei l'assassina con Iesue bambole woo doo. Poi la giova-ne figlia di u n rieeo del posto eh e e

    mailto:[email protected]:[email protected]
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    stata da lui segregata in paese in se-guito aIle accuse di spaccio. Ma an-che lei non e la colpevole. RimaneDon Alberto, prete di paese, amicodei bambini, perche come lui dice"[...]Gioco a calcio. E i ragazzi sonopiu devoti al pallone che alla chie-sa.[..]." a soffrire in solitudine dellascomparsa dei suoi giovani amici. Difronte a un corpo di polizia ineffica-ce, Martelli si ritrova a gestire ilcasoinsieme alIa ragazza del nord e DonAlberto. La soluzione tarda ad arriva-re, ma appena in tempo.Mediocre prova di recitazione per idue protagonisti interpretati da Flo-rinda Bolkan e Tomas Milian, man-chevole ilmontaggio, di questo film,oltre alIa prestante sceneggiatura ealIa regia classica del trash (ndr. Ca-ratteristici gli zoom a schiaffo) sipossono apprezzare delle trovate piliuniche che rare nella storia del cine-ma. Esempio eclatante e l'uccisionevendicativa della magiara ad opera

    dei genitori dei bambini uccisi. Lostile appartiene inconfondibilmente aquel filone che oggi definirernmo"tarantini ano", rna da cui sicuramen-te 10 stesso Tarantino (per una que-stione di date) ha preso spunto.La scena e infatti sincronizzata con lacolonna sonora a tratti civettuola avolte romantica, tesa a sottolineareuna forte contrapposizione tra imma-gine e suono.Non di meno e totalmente fuori luo-go la canzone: "Quei giomi insiemeate" di Ornella Vanoni. Scelta chesicuramente e voluta, ricercata, comesostenevo in principio per il gustodell'incompletezza e dell'inesattezza.Gusto che ci si ripropone nel finaledel film con l' ormai classica cadutadal dirupo alIa Fulci con close-up suIvolto palesemente finto di una bam-bola (ndr. Stessa bambola utilizzatanella prima scena di "Sette note innero" sempre della stesso Fulci, cin-que anni dopo) che si frantuma in

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    scintille e schizzi di passata di po-modoro.Insomma, quello che di questi tempi,superficialmente, potrebbe veniredefinito un film "bruno", si ripropo-ne nella sua semplicita e auto-ironiaaIle porte di un'estate che non pre-senta grandi capolavori d'autore. Davedere in compagnia di amici nelleore pili calde della giornata, accom-pagnato da buona birra e qualche ri-sata, potrebbe essere l'incipit idealeper una ricerca cinematografica di unperiodo artistico tutto italiano da noidimenticato, che tuttavia qualsiasialtro paese ci invidia. Quello deltrash. Nell'apice di un genere pernulla scontato, ne noioso, ne tanto-meno pretenzioso, "Non si sevizia unpaperino" ha il potere di avvicinarechiunque al cinema e, magari, distuzzicarvi fino a imbracciare la tele-camera e rendere il video delle vostrevacanze meno kafkiano e un po' pilitrash.

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    GIULIANO PISAPIA: COME MI CANDIDO ALLA PRIMARIEhttp://www.youtube.com/watch?v=EmL9vQEkUk&feature=player_embedded

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    http://www.youtube.com/watch?v=EmL9vQEkUk&feature=player_embeddedhttp://www.youtube.com/watch?v=EmL9vQEkUk&feature=player_embeddedhttp://www.youtube.com/watch?v=EmL9vQEkUk&feature=player_embeddedhttp://www.youtube.com/watch?v=EmL9vQEkUk&feature=player_embedded