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“Nuova Island” è un circolo Arci tutto particolare. Si trova a Perugia, in via Magno Magnini, angolo via Gallenga, sotto la Biblioteca delle Nuvole, e da qualche anno è il cro- giolo delle giovani generazioni più libere,indipendenti e creative del ca- poluogo umbro. Un’oasi di contem- poraneità meticcia e metamorfica. Uno spazio che si propone come centro di produzione allargato e co- me isola di ri-creazione socializzata, punto di riferimento e di ospitalità per un numero impressionante di realtà e gruppi o anche singoli, che di volta in volta, a seconda di interes- si e inclinazioni, propongono stage di tango argentino o corsi di foto- grafia, cene etniche e selezioni cine- matografiche a tema, laboratori in- formatici e seminari di approfondi- mento con relatori senza etichette, spettacoli teatrali e concerti di grup- pi emergenti, e cento altre iniziative (perfino messe cristiane evangeliche) piccole e grandi, in connessione con eventi internazionali o esigenze su scala locale. Il P.O.I. (Project on A Perugia c’è un luogo dove si mescolano linguaggi, forme artistiche e tensioni avveniristiche. Nuova Island è un circolo Arci tutto particolare, un’isola di ri-creazione, un’oasi di contemporaneità meticcia e metamorfica. Cosa è? Ce lo spiega Giacomo Oliva | 76 | · GENNAIO 2006 GUSTIBUS DE Quando l’arte è u n flusso ( d’acqua ) FLUSH ART Guido Maraspin Giacomo Oliva, artista ed eclettico manipolatore di suoni e segni, unico firmatario delle opere che compongono il ciclo di “Flush Art”, che traccia anche la storia del locale Island) è un po’ il “braccio” operati- vo e la fucina organizzativa dove si discutono e si vagliano le proposte da realizzare,dove si mescolano i lin- guaggi, le forme artistiche e le ten- sioni avveniristiche della program- mazione del circolo. Una delle ulti- me e più apprezzate “performance” è stata quella messa in cantiere lo scorso anno e ribattezzata “Flush Art”, che tradotto in italiano suone- rebbe come “L’arte dello sciacquo- ne”. Un intervento di recupero e ri- qualificazione del luogo per defini- zione più bistrattato e negletto di ogni locale pubblico: quello che ospita i servizi igienici, i bagni in- somma. Un intervento che è diven- tato una sorta di “mostra permanen- te”, e che ha consentito di ri-abitar- ne gli spazi, di riconnetterne i lembi con il resto del locale, con l’hacklab (il laboratorio digitale) e con il bar, con i tavolini dove si gioca a carte e con la sala prove. Come trasformare, cioè, un non-luogo in uno spazio ar- tistico e fruibile dal pubblico in ma- niera meno rozza e banale. Una mis- sione quasi impossibile condotta con grande carica autoironica e anticele- brativa, che merita qualche parola in più e una riflessione ponderata. Ne parliamo con Giacomo Oliva, una delle menti più fervide del P.O.I.,ar- tista ed eclettico manipolatore di suoni e segni, conosciuta ed apprez- zata presenza della scena perugina da diversi anni, oltre che unico firmata- rio delle opere che compongono il ciclo di “Flush Art”, che traccia an- che la storia del locale. Quando è nato questo posto? Intorno ai primi anni ’90. Noi ci stiamo da tre anni e mezzo. Per un po’ è stato il classico circolo di quar- tiere con gestioni che lo hanno fatto funzionare a periodi alterni. All’ini- zio c’erano dei giocatori di freccette, poi gli appassionati di carte, un grup- GENNAIO 2006 · | 77 | GUSTIBUS DE uno spazio che si propone come centro di produzione allargato, come punto di riferimento e di ospitalità per un numero impressionante di realtà e gruppi o anche singoli

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GUSTIBUS GUSTIBUS Quando è nato questo posto? Intorno ai primi anni ’90. Noi ci stiamo da tre anni e mezzo. Per un po’ è stato il classico circolo di quar- tiere con gestioni che lo hanno fatto funzionare a periodi alterni. All’ini- zio c’erano dei giocatori di freccette, poi gli appassionati di carte, un grup- DE DE Guido Maraspin | 77 | | 76 | GENNAIO 2006 · · GENNAIO 2006

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“Nuova Island” è un circolo Arcitutto particolare. Si trova a Perugia,in via Magno Magnini, angolo viaGallenga, sotto la Biblioteca delleNuvole, e da qualche anno è il cro-giolo delle giovani generazioni piùlibere, indipendenti e creative del ca-poluogo umbro. Un’oasi di contem-poraneità meticcia e metamorfica.Uno spazio che si propone come

centro di produzione allargato e co-me isola di ri-creazione socializzata,punto di riferimento e di ospitalitàper un numero impressionante direaltà e gruppi o anche singoli, chedi volta in volta, a seconda di interes-si e inclinazioni, propongono stagedi tango argentino o corsi di foto-grafia, cene etniche e selezioni cine-matografiche a tema, laboratori in-formatici e seminari di approfondi-mento con relatori senza etichette,spettacoli teatrali e concerti di grup-pi emergenti, e cento altre iniziative(perfino messe cristiane evangeliche)piccole e grandi, in connessione coneventi internazionali o esigenze suscala locale. Il P.O.I. (Project on

A Perugia c’è un luogo dove si mescolanolinguaggi, forme artistiche e tensioni

avveniristiche. Nuova Island è un circoloArci tutto particolare, un’isola di ri-creazione,

un’oasi di contemporaneità meticcia e metamorfica. Cosa è?

Ce lo spiega Giacomo Oliva

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GUSTIBUSDE

Quando l’arte è u n flusso (d’acqua)FLUSH ART

Guido Maraspin

Giacomo Oliva, artista ed eclettico manipolatore

di suoni e segni, unicofirmatario delle opere che

compongono il ciclo di “Flush Art”, che tracciaanche la storia del locale

Island) è un po’ il “braccio” operati-vo e la fucina organizzativa dove sidiscutono e si vagliano le proposteda realizzare, dove si mescolano i lin-guaggi, le forme artistiche e le ten-sioni avveniristiche della program-mazione del circolo. Una delle ulti-me e più apprezzate “performance”è stata quella messa in cantiere loscorso anno e ribattezzata “FlushArt”, che tradotto in italiano suone-rebbe come “L’arte dello sciacquo-ne”. Un intervento di recupero e ri-qualificazione del luogo per defini-zione più bistrattato e negletto diogni locale pubblico: quello cheospita i servizi igienici, i bagni in-somma. Un intervento che è diven-tato una sorta di “mostra permanen-te”, e che ha consentito di ri-abitar-ne gli spazi, di riconnetterne i lembicon il resto del locale, con l’hacklab(il laboratorio digitale) e con il bar,con i tavolini dove si gioca a carte econ la sala prove. Come trasformare,

cioè,un non-luogo in uno spazio ar-tistico e fruibile dal pubblico in ma-niera meno rozza e banale. Una mis-sione quasi impossibile condotta congrande carica autoironica e anticele-brativa, che merita qualche parola inpiù e una riflessione ponderata. Neparliamo con Giacomo Oliva, unadelle menti più fervide del P.O.I., ar-tista ed eclettico manipolatore disuoni e segni, conosciuta ed apprez-zata presenza della scena perugina dadiversi anni, oltre che unico firmata-rio delle opere che compongono ilciclo di “Flush Art”, che traccia an-che la storia del locale.

Quando è nato questo posto?Intorno ai primi anni ’90. Noi cistiamo da tre anni e mezzo. Per unpo’ è stato il classico circolo di quar-tiere con gestioni che lo hanno fattofunzionare a periodi alterni. All’ini-zio c’erano dei giocatori di freccette,poi gli appassionati di carte,un grup-

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uno spazio che si proponecome centro di produzioneallargato, come punto di riferimento e di ospitalitàper un numeroimpressionantedi realtà e gruppi o anche singoli

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Flush Art, che tradotto in italianosuonerebbecome “L’arte dellosciacquone”, è un interventodi recupero eriqualificazionedel luogo perdefinizione piùbistrattato enegletto di ognilocale pubblico:quello cheospita i serviziigienici

po di Ultras del Perugia, poi ci fuuna gestione che affondò economi-camente il posto per cui venne fattoun bando che tre anni e mezzo fanoi vincemmo anche per la qualità ei contenuti della nostra proposta.

In questo posto coesistono due realtà chenon sembrano avere molto in comune:una il pomeriggio, con le persone anzianedel quartiere, ed una serale dove il pub-blico è più giovane…Diciamo che è uno spazio con dellecaratteristiche più da laboratorio chedi luogo di intrattenimento: di po-meriggio ci sono i giocatori di car-te, e poi ci sono le attività del labo-ratorio di fotografia e il laboratorioinformatico che coinvolgono altri ti-pi di persone, più che altro studentiuniversitari o anche perugini inte-ressati, ma effettivamente le relazionisi limitano alla mescita del bar e po-co più.

Qui una volta c’era anche una radio chetrasmetteva in Internet…Sì, per due anni c’è stata RadioZDR, Zona Derattizzata, che era ilprimo gruppo che ruotava intornoal primo hacklab perugino. Adessonon facciamo più le trasmissioni, maabbiamo attivato una collaborazionecon Radio Galileo di Terni per cuitutti i lunedì mandiamo una strisciaradiofonica che parla di “diritti digi-tali”. Ogni settimana, per dieci mi-nuti, attiviamo un ponte streaming eda qui andiamo in onda su RadioGalileo.

L’hacklab organizza anche corsi di alfa-betizzazione informatica. Un laboratorioche coinvolge diverse persone a diversi li-velli…C’è un gruppo di 3-4 programma-tori che tengono le fila dell’organiz-zazione tecnica. Poche settimane fa,

ad esempio, c’è stato un corso ad usointerno che si chiamava “Istruzioniper l’uso dell’hacklab”, che dovevaservire alla gente che usa il circolo,fotografi e altra gente, per muoversinella stanza dei computer senza faredanni. A scadenza periodica faccia-mo delle iniziative formative versol’esterno, oppure partecipiamo an-che ad eventi fuori Perugia, ai varihackmeeting che ci sono stati, pre-sentando lavori o cose così. Uno deimomenti di maggiore apertura di-vulgativa è la tre giorni del “FreeMedia Days”, arrivata nel 2005 allaseconda edizione, un workshop conincontri a tema sulla comunicazione,la rete e le nuove tecnologie.

Avete anche una forte interazione conesperienze artistiche di varia estrazione,anche all’esterno del circolo.Gli eventi or-ganizzati alla Casa dell’Associazioni-smo di via della Viola, le kermesse multi-mediali e interattive…Quello era un percorso iniziato pri-ma di prendere in gestione il circolo,quando avevamo deciso di rinuncia-re alla convivenza in posti occupati

con gruppi un po’ troppo “vetero”,situazioni locali un po’ asfissianti, percui ci mettemmo nell’ordine di ideedi utilizzare in maniera anomala la si-tuazione della città. In pratica non èche inventammo niente, però deci-demmo all’inizio di organizzare unaserie di singole serate che poi si tra-sformarono in microfestival e si chia-marono prima “Saldi” poi “Immora-lia”. Una creazione di Yzu Sellu ingran parte, serate in cui nel corso del-

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spettacoli teatrali e concerti di gruppiemergenti, e cento altre iniziative (perfino messe cristiane evangeliche)piccole e grandi, in connessione con eventiinternazionali o esigenze su scala locale

Il “cunello”, che è unaadorazione del coniglio,figura molto amata e rappresentata

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Direi che si tratta di una installazione…Non esattamente. Si potrebbe defi-nire una mostra permanente d’arte,chiaramente in senso ironico. È statapubblicizzata in questa maniera per-ché avevamo un grosso problema distile nel nostro circolo: i bagni siriempivano di scritte demenziali, ti-po inneggiamenti alla squadra di cal-cio, alla birra, al sesso, alla droga, edaltre cose così che però non ci pia-cevano. Una volta, per cancellare lescritte coprendole con la vernice, honotato che prendeva forma unachiazza il cui disegno si poteva sfrut-tare nell’immediato, e ciò che misuggeriva la forma li facevo diventa-re degli animali. L’arte è entrata inquesto gabinetto per la prima voltagrazie alle fotografie di Fabrizio Bel-lini con la sua micro-personale di fo-tografia “Riflessi”. Sono tutte foto diriflessi che lui ha fatto durante unviaggio in Germania con la sua

compagna e fotografa Meri Valenti.È stata la prima volta che qualcunoha voluto esporre le sue opere al ba-gno del Circolo.

Ci puoi descrivere quello che si vedeesposto?Nel primo bagno figure di pesci.Alcentro la rappresentazione primitiva

del Cosmo. Universi pre-tolemaiciin cui la Terra veniva rappresentatacome un cerchio circondato da del-le acque. C’era un serpente che simangiava la coda che racchiudeva trale sue spire tutta la Terra: il mito delSerpente. In questo disegno c’è losciacquone che fa la funzione del-l’acqua e della terra e il serpente cheracchiude tutto l’Universo, moltocosmogonico. Come tecnica ho usa-to la pittura a tempera e matita lapis,in progress.Nel secondo bagno figu-re misteriose: questo è un “cunello”,che è una adorazione del coniglio, fi-gura molto amata e rappresentata.Poi ce ne sono altri datati 2003:han-no retto un anno senza che nessuno

ci si accanisse con le scritte e oggi,dopo aver capito che la seduzionefunzionava, possiamo affermare chel’arte è rispettata e i muri bianchi no.Nel terzo bagno verdino abbiamoancora un “cunello” con 3 occhi e 3denti incisivi con creature d’acquamutanti, situazione molto marina, ti-po pesci degli abissi. ■

lo stesso evento potevi sentire rea-ding di poesia,concerti di musica,ve-dere mostre di fotografia o assistere aproiezioni. In queste manifestazioniaperte al pubblico abbiamo cercatodi non offrire soltanto il mero con-certino ma anche momenti moltodiversi tra loro durante l’intera serata.

Tra elaborazioni fotografiche e arti visua-li avete riempito un sito dove si può na-vigare in mezzo a centinaia di bellissimeimmagini che derivano da diversi studi ediverse intenzionalità…Sì, all’indirizzo http://gallery.ozio-si.org si può visitare la sezione “gal-leria di immagini” che è un open pu-blishing, per cui registrandosi unopuò iniziare a gestire album fotogra-fici in maniera autonoma. Il contri-buto più articolato è quello di Fran-co, che ha pubblicato sia sue perso-nali elaborazioni di immagini siafoto di documentazione di cose chelui ha seguito, tipo ilworkshop che abbiamorealizzato per “Fuori dal-le Scatole!” con le asso-ciazioni a Ponte SanGiovanni con un corso dispray e stencil per bambi-ni di 10-12 anni, ma an-che altri eventi e manife-stazioni. La sezione “Di-vano dell’Ozio” è inveceuna sezione più di intrat-tenimento e poi il sitocontiene altri album per-sonali.

Questa galleria rappresenta un po’ lo spi-rito del “Nuova Island”…Diciamo che abbiamo sempre conce-pito questo posto come un contenito-re.Soprattutto nell’ultimo anno siamoriusciti a farlo diventare un contenito-re di cose anche molto diverse daquelle che noi fondatori abbiamo

portato, tipo il corso di Tango, gestitoda una ragazza che ha fatto la propo-sta all’inizio dell’inverno. Oppure laMessa celebrata da una comunità ni-geriana tutte le domeniche mattina.Inpratica c’è un Reverendo che si chia-ma Bright, il Pastore Bright, un nige-riano 35enne che ha fondato unaChiesa Evangelica nigeriana:era da unanno e mezzo che girava posti a Peru-gia che gli venivano dati e regolar-mente tolti, dove faceva messe canta-te, mangiate. Sono eventi che duranodalle 9.30 della domenica mattina finoalle 2 e mezzo del pomeriggio, in cuisuccedono varie situazioni: preghiera,canto collettivo, una sorta di dibattito,per cui insomma la domenica mattinac’è anche la Messa evangelica.Una si-tuazione davvero fuori genere, moltoroots, molto di quartiere. Per noi, sem-pre tacciati di intolleranza, chiusura,estremismo, questa è stata una dimo-strazione anche all’esterno di massima

apertura a nuovi tipi di contatti e cul-ture.

La mostra che presentiamo in queste pa-gine si chiama “Flush Art”: è la tradu-zione di “flusso d’arte”?No,“Flush” in inglese è lo sciacquo-ne del gabinetto e indica sì, diciamo,anche un flusso d’acqua…

una sorta di “mostra

permanente”,che ha

consentito di ri-abitarne

gli spazi, di riconnetterne

i lembi con il resto del

locale, conl’hacklab

(il laboratoriodigitale) e con

il bar, con itavolini dove

si gioca a cartee con la sala

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NUOVA ISLANDVia Magno Magnini, angolo via GallengaPerugiahttp://gallery.oziosi.org

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trasformare un non-luogo in uno spazioartistico e fruibile dal pubblico in manierameno rozza e banale. Una missione quasiimpossibile condotta con grande caricaautoironica e anticelebrativa

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