n.10 del 2011

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La rivista trimestrale "Voci dal San Vicino" rivolge l'attenzione verso le iniziative connesse con il territorio della vallata di San Clemente (APIRO-MC), con argomenti che Vanno dalla cronaca, alla cultura, alla tradizione.

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Voci dal San VicinoPeriodico trimestrale di informazione e cultura - marzo 2011 - n° 10Direttore Responsabile - Luigi TALIANIAutorizzazione Tribunale di Ancona n° 19-08.Sede: Ctr. S. Francesto, 28 - 62021 Apiro (MC) Supplemento al numero 7 del quindicinale GeronimoEmail: [email protected] [email protected]: www.castripirivalles.itTel. 0733-611126Tipolito ILARI S.N.C. loc. Cerrete Collicelli, Cingoli (MC)

Una copia: € 3.00;Abbonamenti:Ordinario: €10,00; Sostenitore: €20,00; Benemerito: €30,00.È possibile abbonarsi presso:Uffici Postali: C.C.P. 1443307 intestato a SFORZA ELVIOSportelli della Banca CC di Filottrano;“Barbara Casalinghi e Ferramenta” Piazza Baldini, 6 ApiroPresso la Vs. Banca - Bonifico sul CC intestato a Casti Piri VallesIban: IT83 Y08549 68800 000090100662

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La Panatta Sport di Apiro ofrece la colaborazione en el intento de valorizar el conocimiento humano y cutural del territorio donde opera y produce.

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Il Gruppo Loccioni integra idee, persone, tecnologie per valorizzare e sviluppare la conoscenza umana e culturale del nostro territorio.Loccioni integrates ideas, people, technologies to enhance and develop the human and cul-tural value of our territory.El Grupo Loccioni integra ideas, personas, tecnologìas para valorizar y desarrollar el cono-cimiento humano y cultural de nuestro territorio.

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Non basta vivere di emozioniSfoglio il Corriere della sera di qualche giorno fa e cerco qualche notizia sull'evoluzione degli effetti di-sastrosi del terremoto in Giappone. Trovo un paio di facciate dedicate all'evento a pagina 35, fino a quel punto l'argomento predominante e direi esclusivo è dedicato alla guerra che investe il mediterra-neo. Mi chiedo se per caso i problemi creati dall'evento sismico in estremo oriente siano stati risolti, purtroppo non è così, come stiamo vedendo dalle immagini che ci vengono riversate dai nostri tele-schermi nelle nostre case.Allora cosa prevale? Una osservazione attenta e razionale degli avvenimenti che accadono oppure una emotività che ci guida nel nostro vissuto quotidiano? Tragici e drammatici fatti di cronaca riguardanti la scomparsa di minori del nostro paese occupano gli spazi televisivi dei nostri pomeriggi e delle nostre serate. Gli antichi romanzi "gialli" che ci tenevano con il fiato sospeso per settimana o mesi interi alla ricerca di chi era il colpevole o l'innocente delle varie vicende oggi sono sostituiti da queste nuove vi-cende. Si sta con il fiato sospeso per mesi e mesi. Viviamo in un epoca in cui come dicono molti osser-vatori la ragione è stata mandata in soffitta, dopo vari secoli un cui dominava la dea ragione. Credo che oggi la ragione e i sentimenti possano e debbano convivere. Il trionfo esclusivo dei sentimenti spesso ha delle tragiche ricadute nel nostro vissuto quotidiano. La precarietà di molti rapporti affettivi stanno a confermare la "liquidità" dell'amore. Tutto diventa provvisorio schiacciato sul presente senza prospettive future. La crisi dei matrimoni è sotto gli occhi di tutti. Spesso non ci si chiede dove abbia origine un tale fenomeno. Giustamente si va in soccorso o in aiuto di persone che vivono con difficoltà il loro stato di vita matrimoniale. Sono necessarie e lodevoli tutte le strutture,vedi ad esempio i consul-tori familiari o i vari incontri che si fanno in preparazione al matrimonio o iniziative per coppie di sepa-rati o divorziati, ma se non ci si preoccupa dell'habitat culturale in cui le diverse persone vivono tutto diventa poco efficace. Viviamo in un mondo che non solo cambia ma che è già cambiato notevolmente e questo richiede di approntare nuove strategie e nuove visioni. Ciò che era ritenuto sacro e quasi in-toccabile nel passato anche recente oggi va ripensato e vanno inventate forme nuove.Riscopriamo la ragione. Questo è l'augurio che mi faccio e faccio a tutti noi. Diversamente è in pericolo il futuro dell'umanità in questa particolare stagione storica dove sembra aggirarsi in tutti gli uomini un senso di catastrofismo che spesso atrofizza ogni sospiro o desiderio di vita. La paura del domani. so-spetti reciproci, scenari nuovi che presentano o lasciano abbondantemente intravedere qualcosa di inedito sono tutti stati d'animo figli di una emotività spesso incontrollata. Non si possono lasciare le emozioni orfani della ragione nella scoperta anche di un mondo inedito e direi anche di un universo inedito tutto da scoprire e da valorizzare. Chi ha la fede sa che Dio il mattino si alza un minuto prima del sorgere del sole. Quanto basta per darci serenità nei confronti di tutto ciò che può apparire sor-prendente e non programmato.

Luigi Taliani

In questo numero:Uno “straniero”, ci dice... nella sua lingua. 8Lo spazio dei migrantes 9La famiglia Zannini a colloquio 10Dalla penna di un lettore... 11La memoria del futuro 12Una comunità eco-sostenibile per progettare in-sieme il futuro 13Trucchi e consigli contro il fumo 15Salute e benessere 15I Rustici 15I teatranti all̓opera 16Grazie Padre Claudio 19La Fondazione in atto 21... per pensare! 23

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Luigi Taliani–Direttore; Amedeo Virgili–Segretario e Redattore; Stefano Romagnoli – Progettista e Grafico; Giovanni Loccioni - capocomico teatro; Elvio Sforza – Presidente della CPV

Articolisti – Collaboratori- Abbonati

Dopo l’Unità d’Italia si continuò a mangiare polenta.

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Unʼazienda agricola vecchio stampo

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Dove la qualità è di casa

Apiro – Una società agricola all'avanguardia di tutto rispetto quella di Vito Celeste & C. in località Certine, presso la frazione Domo di Serra San Quirico. Merita una visita un’azienda come questa, dove l’agricoltura e l’allevamento vengono svolti e vissuti ancora come un tempo, accompagnandoli alla ristorazione ed alla vendita di pro-dotti sani e genuini. A raccontarci come è nata questa realtà impor-tante che oggi conta ben 10 dipendenti tra camerieri, operai, stallieri ed addetti ai trasporti, è stato il titolare Arturo Valentini, un uomo vecchio stampo di quelli che basta guardarlo in faccia e stringergli la mano per coglierne l’operosità e l’onestà umana. Come i patriarchi di una volta, ogni giorno si ritrova con tutti i suoi dipendenti, i fami-liari ed i suoi cani a condividere il pasto insieme e a discutere delle varie questioni del giorno. «Voglio stare con loro – afferma Arturo – perché è il modo più semplice per confrontarsi e discutere di ogni cosa come si fa in una vera famiglia». Arturo proviene da una famiglia che da generazioni ha lavorato nell’allevamento e nella macelleria, tanto che sostiene che «deve essere un po’ scritto nel DNA se uno come me, che ha lavorato fuori tanti anni con la Multiservizi e collaborato con varie attività artigianali, è tornato poi ad occuparsi di animali e di attività agricole. Nonostante infatti lavorassi come dipendente di giorno, la sera andavo a portare l’acqua alle 100 pecore che

avevo sulla Castelletta». Una serie di inconvenienti gli impedi-rono poi di portare avanti quella vita e così giunse alla svolta. «Poco dopo sposati – dichiara Arturo – io e mia moglie deci-demmo di fare un allevamento di polli per la ditta Garbini (l’atti-vità durò solo 10 anni) e di pecore per fare il formaggio». Una storia appassionante quella che ci racconta Arturo, perché è il frutto del lavoro di una famiglia che ha saputo unire spirito im-prenditoriale e sani principi, diventando pionieri nel loro settore. «Questa azienda – continua Arturo – , che di fatto vive da tre generazioni, è stata acquistata da me nel 1984: questa era già stata proprietà di vari imprenditori agricoli, così quando arri-vammo cercammo subito di poter vivere anche noi con le attività di questo fazzoletto di terra che consisteva in 2 ettari e 3000 me-tri. Abbiamo poi aggiunto altri 1500 metri quadrati per gli alle-vamenti, poi altri 2500 mq; nel 2002 abbiamo fatto un salto di qualità, triplicando le produzioni. Infine nel 2008 abbiamo fatto un altro acquisto che ha interessato tre proprietà confinanti, ac-

corpando altri 58-60 ettari di terra. Nel settore agricolo poi abbiamo circa 200 ettari di superficie coltivata tra proprietà ed affitti, dove produciamo il 70-75% del prodotto alimentare dell’azienda. Siamo in questo settore una delle poche aziende che può permettersi tanto, con una regimentazione in asciutta per particolari produzioni dove non sono previsti pastoni ed altro: le uniche cose che noi acquistiamo sono il mais ed un po’ di soia perché purtroppo è necessaria nel-l’alimentazione». Oggi la società agricola Vito Celeste & C. all’allevamento di pecore affianca quello bovino, con la razza Jersey, «il cui nutritivo e composto del latte – ci spiega ancora Arturo – è molto simile a quello prodotto dalla pe-cora, che è molto più richiesta sul mercato. Abbiamo cominciato nel 2002 con 7 vacche e 6 vitelle della razza Jersey di ceppo danese, di cui ci siamo poi innamorati, tant’è che oggi ne posse-diamo 320 capi (da sommare ai 350 capi ovini). Questo latte vaccino ha 6 di grassi ed un 4,20 di proteine come il latte di pecora nel periodo di primavera». I suoi prodotti sani e genuini possono essere acquistati però solo attraverso la vendita diretta in azienda, oppure attraverso i gruppi di acquisto esistenti sul territorio, come quello di Matelica dove passa ogni settimana. «Ho fatto questa scelta drastica – sostiene Arturo – di non ri-fornire più supermercati e negozi, quando ho visto che i nostri prezzi rin-caravano dal 60 all’80%, un po’ per le tasse e l’IVA, un po’ perché c’è chi se ne approfitta troppo... D’altra parte mangiar sano non costa di più, basta fare un minimo di sacrificio e spostarsi, anziché andare nei super-mercati dove ti vogliono affibbiare di tutto».Il segreto per riuscire a fare tutto questo? Arturo sorridendo sornione conclude: «Mettere tanto amore in quello che si fa».

Matteo Parrini

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Uno “straniero”, ci dice... nella sua lingua.

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La sintesi dell’articolo in inglese “ad sensum” cioè cercando di rispettare il pensiero dell’autore, è quello riportato; quello che manca, fatelo voi, coi vostri figli o nipoti che vanno a scuola. Bello sarebbe se racco-gliessero l’idea di avere amici in lingua diversa dalla loro… una visita alla lingua inglese non fa poi tanto male, nel vissuto dell’oggi.L’amico Bryan Randolph ALLCOTT-BRYCE, vive da molti anni in Europa, quasi “clericus vagans medieva-le”, ma fedele In breve, tenta di dirci.Il monte San Vicino si può rassomigliare ad un magnete, è ricco di storia, ha un passato, dei retroscena stolti e pregiudizi; si distingue tra gli altri, svetta; i Piceni peraltro ebbero gloria in guerra contro i Romani.Nell’area permangono solide le tradizioni, ma con tendenza alla disintegrazione. Le municipalità (es. Cupramon-tana, Cingoli ed altre) sono ricche di storia e di energie produttive. La vita viene arricchita da immigranti e da as-sociazionismo; nell’oggi è scomparsa la frugalità... si tende al lusso. Nei luoghi pubblici ed all’uscita delle Chiese, si moltiplicano commenti, non solo parole; si esaltano sempre i “nostri” prodotti. Non si può non amare questi luoghi ed i suoi abitanti.

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Lo spazio dei migrantesIl Beato Manfredo

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“Il piccolo Italiano che moltiplicò il pane per gli Svizzeri”

Gli emigranti, di solito, portano nel cuore, ovunque vadano, i santi delle loro terre.Per i napoletani, San Gennaro, per tutti gli italiani San Francesco ed altri, per gli irlan-desi San Patrizio. Per me, ne carne ne pe-sce (3/4 svizzera, 1/4 italiana), la scelta è più difficile. Così, avendo tante simpatie, potrei ricordare S. Nicola della Flüele, pa-trono svizzero , uomo di grande statura, ma….a intrigarmi di più, mi “tormenta” un piccolo italiano, molto tosto, che ha cattu-rato la mia attenzione da diversi anni. Spesso vado a trovarlo, anche perché le sue spoglie si trovano non lontano da casa mia, a Riva San Vitale, un delizioso pae-

setto sulle rive del Ceresio. Il suo piccolo corpo riposa nella chiesa parrocchiale , incastonato come un gioiello dietro l’altare maggiore, cuore pulsante della fede della gente dei dintorni, amatissimo da tutti. Il Beato Manfredo Settala, questo è il suo nome, proveniva da una prestigiosa e nobile casata di Milano, da cui uscirono molti uomini illustri. Preferì consacrarsi a Dio, lasciando le agiatezze da VIP , come diremmo oggi. Dopo molti anni passati come parroco nelle province vicine, volle ritirarsi sul Monte S. Giorgio, in territorio Svizzero, per staccarsi ulteriormente dal mondo, distacco che pe-raltro aveva già iniziato quando aveva scelto il sacerdozio. Ma la sua fama di santità lo prece-deva tanto che la tradi-zione orale e alcuni scritti ci dicono che operò cose incredibili per la gente del luogo, che allora era ve-ramente miserabile.Dall’orzo maturato pochi giorni dopo la seminagio-ne in un campo denomi-nato tuttora “Campo del Beato”, ai pani moltiplicati in un forno alla perfetta guarigione di storpi ed emoroisse, di individui posti in pericoli gravissi-mi, da cui furono liberati ricorrendo al nostro Servo di Dio. Non da ultima, la peste, debellata dopo la sua intercessione; que-sti furono i doni mandati dal Cielo, grazie a lui. Morì nel 1217 e la tradizione racconta che le campa-ne si misero a suonare da sole.Interpretato da tutti come avvenimento straordinario si pensò alla morte del servo di Dio e il paese intero, corso al suo eremitaggio, constatò la morte del loro maestro e consigliere.Si possono ammirare bellissimi affreschi all’interno della chiesa che raffigurano la vita del Santo.

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Prosegue in questo numero, come ormai accade costantemente, la conoscenza delle realtà interessanti sul territorio.

Ecco a voi quanto ci ha raccontato una donna di carattere...

La famiglia Zannini a colloquio

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Mi commuove , sempre, quello ricorda la benedizione del campo, da cui l’orzo scaturì miracolosamente dopo pochi giorni. Chi conosce i ritmi della natura e le seminagioni sa che bisogna avere pazienza….allora non si poteva aspetta-re ….la gente moriva davvero .Il Beato è ritratto nell’atto di imporre le mani sul terreno. Un uomo semplicemente vesti-to, grandi mani con grandi falangi, abituate ad allungarsi verso l’alto, per toccare il cuore di Dio. Le stesse, lunghis-sime falangi che si possono osservare guardando il suo scheletro,che ogni volta mi affascina poiché pur nella rigidi-tà della morte, irradia un senso di Mistero e di luce.Per ricordare questa figura di uomo che con la sua mitezza, e la sua umiltà ha saputo fare da ponte tra Dio e gli uomini, il calendario liturgico lo festeggia il 27 gennaio. Verranno recitati i vespri per l’intera settimana, e la vigilia della festa, sono distribuiti in suo ricordo dei pani benedetti che la gen-te di Riva San Vitale procura sempre con rinnovato spirito di gratitudine.La nostra Svizzera, indicata da tutti come paese dei baloc-chi (ma non per tutti, credetemi) ha ospitato in passato figu-re di uomini e donne veramente eccezionali e l’eco delle loro opere è arrivato fino a noi. Di tutti questi ho scelto “Il Beato Manfredo”, poiché, inspiegabilmente lo sento vicino e non solo fisicamente, non solo perché “emigrante“ come i miei avi.

Sensazioni che nessuno mai potrà spiegare e che restano un mistero anche a me stessa.Mirella Grisoni – Castel San Pietro (CH)

Siamo in Apiro, in Viale Trieste. Nel complesso edilizio dei fratelli Ciattaglia, un ampio locale che si sviluppa su due piani, il piano terra di circa 250 mq adibito ad esposizione e punto vendita, e il primo seminterrato di circa 150 mq ad uso magazzino, specialmente di saccati e reti, ospita un grande negozio di ferramenta con ogni tipo di merce attinente all'edilizia, arredo bagno, casalinghi, idraulica, elettricità, giardinaggio, caminetti e chi più ne ha più ne metta.

E' un'attività a conduzione familiare con a capo la Sig.ra Rosalba Delsere.E' questa una donna sulla cinquantina, non molto alta ed imponente, ma tutta energia, con straordinaria forza di

volontà ed entusiasmo. E' molto preparata nel settore, lo si deduce dal linguaggio sempre attinente e, se vogliamo, forbito, per cui lasciamo che sia lei a parlare.

D - Quando ha iniziato a lavorare nella ferramenta?R. - Ero giovane, quando ero socia presso una ferramenta in declino di Cingoli, nelle vicinanze di Porta Pia, dopo

un anno di società l'ho rilevata e nel 1990 l'ho trasferita nella nostra abitazione in via G. Cerquetelli nei pressi dei Cappuccini.

D - Ha, dunque, un altro esercizio a Cingoli?R. - Sì, certo. L'attività è cresciuta continuamente negli anni, fino a quando è sorta l'esigenza di un altro ambiente,

perché il magazzino richiedeva un fatturato maggiore non raggiungibile a Cingoli, dove ci sono troppi esercizi per il mercato cingolano.

D. - E questo tutto da sola?R - Da sola, finché i figli erano piccoli. Mio marito, in società con i fratelli in un'impresa edile, mi aiutava nel poco

tempo a disposizione: il sabato, la domenica e la sera fino a tarda ora. Il grosso del lavoro, compresi il sollevamento di pesi ed il trasporto di materiali non sempre leggeri, gravava su di me. Si possono immaginare le difficoltà, le rinunce ; mai un viaggio, una vacanza..

D. - Poi?R. - Due dei quattro figli, Morena e Manuela, conseguito il diploma di 3° media, hanno iniziato a collaborare

entrando a far parte dell'équipe, lo scorso anno si è unita a noi Loretta, laureanda in Architettura.

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Dalla penna di un lettore...

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D. - Dunque Loretta , studentessa e collaboratrice?R. - Sì, lei ha permesso con la sua disponibilità di estenderci in Apiro dove,

nel frattempo, si era chiuso l'unica ferramenta presente, anche per rispondere alla necessità di ampliare il fatturato, come ho già detto.

D. - L'altro figlio?R - Graziano si è recentemente laureato in biotecnologie agrarie e

vegetali, un corso di laurea presente in poche città e sperimentale quando egli si è iscritto, per ciò ulteriori oneri economici.

D - Come si trova in Apiro e con gli apirani?R - Nonostante la crisi in atto, l'avventura intrapresa lo scorso anno ha un

buon riscontro per la ferramenta in genere, mentre alcuni settori dell'arredo e dei caminetti devono ancora partire. Non ci è facile rispondere sempre alle esigenze degli acquirenti, abituati come erano a doversi spostare per soddisfare le loro necessità. Gli apiresi sono affabili, aperti, disponibili a fornire consigli, lasciando libertà di scelta, noi dobbiamo cercare di comprendere le loro esigenze per rispondere alle richieste pur non sovraccaricando la nostra attività.

D. - Nel corso degli anni ha incontrato difficoltà, scoraggiamenti?R. - Eh, più di una volta, la più grande delusione l'ho provata quando la

finanza mi ha imposto una grossa multa del tutto infondata. Comunque è risaputo che la giustizia non è per noi piccoli in questo mondo. Se non avessi avuto il supporto delle figlie che con il loro aiuto e sostegno mi hanno spinto ad andare avanti, avrei davvero mollato tutto buttando alle ortiche i sacrifici, la fatica, le rinunce di tanti anni di lavoro.

D - Ha progetti per il futuro?R. Si pensa ad un piazzale che permetta di usare il muletto indispensabile per il carico e lo scarico dei materiali

più pesanti. In Apiro abbiamo solo piccole quantità per le richieste meno impegnative, il grosso è a Cingoli. I negozi esigono un minimo di 2 persone per ovviare a lunghe attese da parte dei clienti; per ora non possiamo permettercelo dal momento che le figlie hanno ciascuna due bimbi piccoli che necessitano di cure e di attenzioni. Quando questi saranno cresciuti un po' potremmo contare su più personale.

D. Non può avere un aiuto esterno?R.Ho pensato sì ad un operaio, ma il fatturato attuale non lo permette.D - Anche la famiglia e la casa hanno richiesto e richiedono la sua presenza, dato che tante persone

ruotano intorno a lei R. - Direi proprio di sì: ai figli da crescere e da fare istruire debbo aggiungere la lunga malattia dei genitori da

curare ed assistere e bisognava lavorare perché le tratte vanno pagate. Chiuso il negozio, di notte, pulire, lavare, stirare e pensare ai clienti insolventi, a come raggiungerli, perché ci sono stati e ci saranno sempre anche quelli. Noi siamo persone aperte, diamo fiducia e a volte rimaniamo truffati.

Certo non posso non restare sconcertata ed ammirata ad una storia di famiglia così interessante e ricca. In un epoca in cui si vorrebbe tutto e subito senza tanto impegno e fatica, la signora con i suoi figli ci fornisce un esempio di laboriosità ostentata da entusiasmo e tenacia senza i quali non si va da nessuna parte.

Allora grandi auguri e sempre avanti con il medesimo entusiasmo costante, nonostante tutto.

Peppina.Un vivo ricordo di Bartocci Giuseppa, che il Signore ha chiamato a se il 24 gennaio u.s., è di un giorno ormai

lontano, quando, per salutarla, mi fermai accanto a lei lungo la strada della Contrada S. Francesco. Quel giorno lei, cecuziente da non riconoscere più le persone se non da molto vicino, aveva in lontananza chi

blaterava bestemmie, voce che lei aveva ben riconosciuto e che feriva profondamente il suo cuore, perché lei voleva molto bene al Signore e a tutto il vicinato. Così stava cercando, chiamandolo forte e per nome, di fargli giungere la sua disapprovazione invitandolo alla ragione.

Mi venne in mente il racconto del miracolo del cieco nato, quando la gente domandò a Gesù: “Signore, chi ha peccato per meritare questa condizione?” e Gesù rispose: “Ne’ lui, ne’ i suoi genitori!”: anche questa volta erano proprio diverse le persone di chi faceva il male e di chi portava la profonda sofferenza della cecità.

Quarant’anni fa, Peppina, era presente ad ogni funzione religiosa e allietava la Chiesa e le case di canti e di preghiere, con la memoria delle “laudi” del passato, ma cogli anni non le bastò più la pila elettrica per muoversi lungo i cigli delle strade e fu costretta sempre più in casa, fino all’infermità completa resa più terribile dalla sordità to-tale.

Peppina, nella sua contrada e in quasi tutto il paese, era “di casa” con un bel posto nel cuore di tutti. E’ stata certamente una benedizione di Dio per tutti coloro che l’hanno conosciuta ed oggi non ci dimentica certamente presso il Signore.

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La memoria del futuroLA STORIA A PUNTATE DI FRONTALE - APIRO - POGGIO SAN VICINO

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CosìcominciaillibrodelcanonicoO1avioTurchi(1694‐1769),sullaStoriadiApiro;inquellachesipuòchiamarelapre‐fazione,l’autoreme1einevidenzailfa1ochenonsidevetramandarelastoriasolodelleci1àillustri,maanchequelladeicastelliedelleterre,anchesesono“menoconsiderate”.

Questobrano,manoscri1o,ineditodiO1avioTurchi,èstatotrascri1odalmaestroLivioZamponi:“Agli eruditi

lettori. Non è già vero che delle sole illustri Città abbiasi a posteri a tramandare le memorie, e di queste unica-

mente a raccogliere la Istoria. Egualmente che la rosa e i gigli pompeggiano negli orti le umili viole. Le provin-

cie, e li regni sono belli floridi, e popolati non tanto per le cittadi, che vi splendono, quanto per le Castella, e per le

terre, che li popolano e riempiono. Sono quelle più illustri, ma sono più rade, queste meno considerate, ma non

sono spreggievoli “.

Daunpo’ditempomioccupodell’archiviodellaperinsignecollegiatadiSant’UrbanodiApiroepiùdiunannofasonostatoconta1atodalmaestroLivioZamponidiBologna,ilquale,leggendounmioarVcolo,hamessoinevidenzaalcuneimprecisionistoriche,emihainvitatonellasuacasadiBolognapermostrarmiilsuolavoro.

Il29marzo2010,accompagnatodallacaraAndreinaBorioniMario[,,misonorecatoaBologna,dovesonostatoaccoltodalmaestroLivioZamponi,edallasuasignora,VeliaBorioni,chemihapreparatounpia1oditagliatelleallabolognesechenonportòmaipiùscordare.Poimihamostratolasuabibliotecae,congrandemeraviglia,hovistolastoriadiApiroscri1adalcanonicoO1avioTurchi,agliinizidel‘700,daAngeloPelagallinel1872,daDonAlbertoBevi‐lacquaeArmandoMagginellaprimametàdel1900.PraVcamentequellochenoneroancorariuscitoatrovarenellabiblioteca,eraaBologna.ChiaramenteaBolognahotrovatosololetrascrizionieffe1uatedalbravomaestroLivioZam‐poni,chemiharegalatounacopiadiognisuolavoro.

RientratoadApiro,hotrovatodiversefotocopiedeglioriginalidellastoriadiApiro,cosìsapientementetrascri[daLivioZamponi,volumisuiqualistoancoralavorando.

HorivistoilmaestroLivioZamponiil18agosto2010,quandohaaccompagnatolasuacaramoglieVelia,ritor‐nataallacasadelpadre,nell’ulVmoviaggioaFrontalediApiro.Poi,l’horivistoanovembre,quandoètornatoafarvisi‐taallamoglie.NonabbiamopiùparlatodellastoriadiApiro.

Grazie,maestroLivio,pertu1oiltempochehaidedicatoaricostruirelastoriadiApiro.LeggendoituoilibrisonoriuscitoacollegarelaraccoltadiSant’UrbanocontanVfa[storicieadareamolVpezzidellaraccoltaunprecisopuntodiriferimento.

Successivamente,conl’aiutodiDonElvioSforza,sonoriuscitoavisionarealcunilibrichetra1anodipersonaggiedellastoriadiFrontaleePoggioSanVicino.Sperandodinondare“fas/dio”anessuno,nelprossimofuturocommen‐teròiracconVinediVdellastoriadellanostraterra.

Ermete Mariotti.

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Una comunità eco-sostenibile per progettare insieme il futuro

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L’impresa sostenibile

Oggi si parla molto di energia, di ambiente, di sostenibilità, argomenti spesso visti come problemi, difficoltà da risolvere. Questo è vero se si guarda il bicchiere mezzo vuoto: è vero che la temperatura della terra sta aumentando in modo preoccupante, che il pianeta sta entrando in sofferenza, che stiamo consumando più risorse di quante la natura possa rigenerarne. Ma è vero anche che si può fare tanto per invertire la rotta e ogni contributo è prezioso. Le imprese possono fare tanto in questo senso, impeg-nandosi in un percorso di sostenibilità e di sviluppo che può essere di esempio e di beneficio per tutti.Da più di 40 anni il Gruppo Loccioni opera nel nos-tro territorio e in tutto il mondo, sviluppando compe-tenze e soluzioni per migliorare la qualità della vita, con soluzioni tecnologiche per misurare la qualità degli elettrodomestici che stanno nelle nostre case, dei componenti che stanno nelle nostre auto, moni-torando la qualità dell’aria che respiriamo o dell’ac-qua che utilizziamo. Nell’ambito dell’energia e della sostenibilità, la collaborazione ventennale con un gruppo come ENEL ha permesso di sviluppare soluzioni e competenze per affrontare queste tematiche in modo propositivo e con fiducia.Per migliorare bisogna innanzitutto misurare e attraverso la misura individuare gli sprechi e le inefficienze nell’utilizzo dell’energia, per potervi porre rimedio e dimostrare che tecnologia e ambiente possono e devono andare nella stessa direzione. Il Gruppo Loccioni ha voluto approfondire questi temi aggregando intorno a se’ una rete di competenze altis-sime: tra gli altri Gennaro de Michele, Direttore Ricerca di ENEL, l’Architetto Thomas Herzog, che da 30 anni lavora sulla sostenibilità, il Prof. Federico Maria Butera del Politecnico di Milano, uno dei massimi esperti di tecnica fisica ambi-entale italiani. Con loro, il Gruppo Loccioni ha innanzitutto guardato indietro, alle sue radici, per riscoprire che nella cul-tura contadina la casa, gli edifici vivevano in perfetto equilibrio energetico, perché l’energia era rappresentata dall’uomo e dalla natura. E’ iniziata così nel 2008 una nuova avventura del Gruppo Loccioni, una sfida alla crisi energetica e ambi-entale con l’obiettivo di dimostrare che attraverso la tecnologia oggi la natura può e deve tornare di nuovo al centro della vita dell’uomo, che è possibile vivere in modo più pulito e più sostenibile.

La Leaf CommunitySi chiama Leaf Community (che vuol dire Comunità Foglia) ed in tre anni ha portato in visita nel nostro territorio oltre 8000 persone: è la prima comunità eco-sostenibile d’Italia, progettata e realizzata dal Gruppo Loccioni ad Angeli di

Rosora. Come una foglia, la Leaf Community trae energia per le sue attività dagli elementi naturali (sole, acqua, terra) e controlla il suo impatto sull’ambiente. Nella Leaf Community si vive in una casa a zero emissioni di CO2, ci si muove con mezzi elettrici, si portano i bambini in una scuola ad energia solare e si lavora in edifici industriali energeticamente efficienti ed alimentati da energie rinnovabili. Ma soprat-tutto nella Leaf Community il comfort e il be-nessere delle persone è nettamente migliorato, a testimonianza del fatto che risparmiare ener-gia non significa sacrificio e privazione, ma al contrario miglioramento della qualità della vita. La Leaf Community è il traguardo e il nuovo punto di partenza di un percorso che ha visto il Gruppo Loccioni partire negli anni ’70 con un’attività di impianti elettrici su edifici indus-triali, passare alle tecnologie per l’automazi-one dei processi industriali e arrivare alla misura per il controllo della qualità di processi e prodotti: una serie di sfide raccolte con entusiasmo, che hanno permesso al Gruppo di sviluppare competenze e reti scienti-fiche di altissimo livello sul tema della qualità

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della vita. Misurare per migliorare, trasformando i dati in valori: è questa la missione del gruppo Loccioni e con questo impegno il Gruppo torna ad occuparsi degli edifici industriali, oltre che di processi e prodotti, misurandone i flussi energetici e focalizzando 44 anni di esperienze e saperi nel trasformare la qualità in sostenibilità.

Loccioni Energy Technologies

Nasce così Loccioni Energy Technologies, un nuovo team all’interno del Gruppo Loccioni che in due anni ha già offerto opportunità di lavoro e di crescita a oltre 60 ragazzi del ter-ritorio. “L’obiettivo principale del fare impresa è quello di creare lavoro e permettere ai giovani di crescere e sviluppare la propria identità intorno ad un progetto innovativo, nobile e appas-sionante.” Dichiara Enrico Loccioni. “I temi della sostenibilità, dell’efficienza e dell’autosufficienza energetica, gli obiettivi di Europa 2020, sono grandi opportunità per le imprese, in termini di innovazione, lavoro, benessere; ma soprattutto testimoniano l’impegno più nobile del fare impresa, che è quello di contribuire a costruire un futuro migliore per i nostri figli e per le generazioni future, proprio come i nostri padri hanno fatto per noi.”

Il primo obiettivo del team Energy Technologies è offrire le proprie competenze integrate agli attori presenti sul territo-rio, che condividono con il Gruppo Loccioni un approccio integrato alla sostenibilità. Fileni, Elica, Pieralisi, Sige, sono solo alcune delle imprese che hanno deciso di investire nell’efficienza energetica e nell’autoproduzione di energia da fotovoltaico. Hanno scelto il Gruppo Loccioni per la sua capacità di integrazione e l’intelligenza delle tecnologie, perché investimenti di lungo periodo sono più sicuri con un’impresa che da oltre 40 anni è sul mercato, perché la misura delle performance attese, il monitoraggio continuo e la manutenzione a lungo termine (di un impianto fotovoltaico o di un in-tervento di efficienza energetica) garantiscono il ritorno dell’investimento. Soprattutto hanno condiviso con il Gruppo Loccioni una linea guida di responsabilità sociale che vede nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica non un’occasione speculativa, ma un’opportunità di migliorare le proprie prestazioni pensando al mondo che sarà domani, di migliorare il comfort degli ambienti lavorativi per i propri collaboratori evitando allo stesso tempo di sprecare soldi, di tu-telare e far crescere la propria impresa indipendentemente dal costo dell’energia, avendo così l’opportunità di progettare scenari sicuri e sostenibili che dipendono solo da noi.

La bellezza dell’energia

Quando si parla di energia e di impatto ambientale una grande attenzione va posta sul tema della bellezza, oltre che della sostenibilità; nei suoi impianti fotovoltaici integrati, Loccioni Energy Technologies si preoccupa di progettare tanto la performance ed il ritorno dell’investimento, quanto l’aspetto del miglioramento estetico e della bellezza della quinta facciata. Come gli edifici del Gruppo Loccioni così molte delle nostre imprese si trovano a fondo valle e le loro coperture entrano nella visuale di un paesaggio straordinariamente bello. Per questo è importante che l’intervento di rinnovamento della copertura industriale migliori non solo le prestazioni, ma anche l’aspetto dell’edificio e il suo impatto sul paesaggio. La bellezza è un altro dei valori della sostenibilità.

ll Gruppo LoccioniIlGruppoLoccioniricerca,proge1aesviluppasoluzioniintegratepermigliorarelaqualità,l’effi‐cienza elasostenibilitàdiprodo[eprocessiindustrialiedegliedificineiqualivengonosvilup‐paV.Sistemidi misuraecontrolloqualitàvengonosviluppaVperiprodu1oridiautoedielet‐trodomesVci,perilmonitoraggioambientaleeperilmondomedicale.Inumeri:

• 330collaboratori• 55%diplomaV• 45%laureaV• 33annietàmedia• 55milioni€difa1uratoconsolidato• 43Paesidiesportazione• 5%delfa1uratoinvesVtoinRicercaeSviluppo• 5LaboratoridiR&D• 1LaboratoriodiResearchforInnovaVon• 23breve[suproge[diricerca• 7%delcostodelpersonalededicatoallaformazione• 8000orediformazioneannue• 1000studenVospitaVinorientamentoognianno

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Trucchi e consigli contro il fumoSalute e benessere

I Rustici

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Il fumo ,si sa, è deleterio per la salute e smettere di fumare è un imperativo per chi già

soffre di malattie delle arterie(coronarie in

particolare). I metodi che promettono di liberarsi dal fumo in modo semplice, rapido e senza sforzi sono ingannevoli, inutili e dispendiosi per le tasche di chi li adotta. Il taglio netto è il più efficace, si sceglie una certa data dopo la quale non si toccano più sigarette. Contemporaneamente si deve seguire un'alimentazione adatta, evitare le “tentazioni”, riempire i momenti vuoti con l'esercizio fisico o qualunque altra attività e soprattutto essere coerenti con la propria scelta. Bisogna solo convincersi che smettendo con il vizio ci si guadagna in salute (il

cancro al polmone molto spesso non perdona), in qualità di vita (ci si sente meno affaticati, la pelle diviene più bella, tesa, elastica) e in durata della vita. La dieta giusta è :

1. consumare alimenti alcalinizzanti: frutta,verdura, fagioli, fichi, uva passa, carote, sedano.

2. Ridurre alimenti acidificanti: carni, zuccheri, pane, prodotti da forno, uova, formaggio.

3. Ingerire almeno 2 litri di acqua al giorno e anche di succhi di frutta.

La sindrome di astinenza si può frenare sgranocchiando semi di girasole, carote e sedano crudi. Conviene poi ridurre il consumo di alcol e di caffeina perché aumentano il desiderio di fumare, mentre l'esercizio fisico aiuta a combattere la sindrome di astinenza.

Dr. Andrea Borgoforte Gradassi

A ridosso della strada del mulino, tra le contrade di Favete, Cardinali e S. Francesco, una novità.

FutesVmonedivita persecoli,losterratoormaisemiabbandonatoche fungeva da raccordo per i contadini dei dintorni dell'abbazia diS.Urbano,strada perandareamacinare al mulinodel Cotonee percom‐merciarealmercatodelMassaccio.AneddoVanonfinire hannoregistrato,popoloe terre,anche il sanguediqualchecoltellata,leorecchie dei dirimpe1aiedi passanVeliVperconfi‐ni,bestemmieedenunce.L’educazione della strada insomma ha funzionato cosl, venuta, comesempreprimadiquelladellefamiglieedellechiese.I pochi passanVdell’oggi,oltrea contadini armaVdi tra1ori,ma resi “ma‐gri”–essi e i campi ‐da inconsulte poliVche che,partoevidente,ci hannoregalato,dopoaversfamatotantegenerazioni,incuranzae rassegnazione,s'imba1ono,ororainun“frustolodiparadiso”.Notoancheormeumanesullasoffice neve;qualcuno,oltrecinghiali evolpiera andato…esostatodavanVallanicchia di legno,incastrata inunbosche1odinoccioli.Vigile,una casacolonica,de1a“deZeppò”exte‐nutadeiGallostarisorgendo.A1orno,bencuraV,spaziarricchiVdiarboscelli,messidirecenteadimora.Chi ha redentoil luogoe scarrozza suegiùdaApiro,si ferma volenVeri a conversaresuquestopezzodi terraedice,condevozioneaDioedallaMadonna:“Prima negli anni ’80 la statuina, anch’essa messa a dimora, fu ogge9o di devozione nella Chiesa diS.Francesco,quivicino,nelmesedimaggioepertu9ol’annoancheadoperadiPeppina,dicuipoteteleggereinquestarivista”.

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I teatranti allʼopera

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Prossimamenteal Teatro Enrico Mestica - Apiro

Per il compleanno dell’Italia.

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COMPAGNIATEATRALEPOCOSTABILE C0NTRIBUTOCONOSCITIVOECRITICOPERLECELEBRAZIONI del150.mo DELL’ITALIAUNITA

Acuradell’Ass,CASTRIPIRIVALLES‐APIRO

PRIMOEPISODIO(Bozzadicopionedarielaborare)“IMIEIPASSARONOILFOSSOEDIVENTARONOCITTADINIDELPAPAECITTADINID’ITALIA”

Personaggi : ROSA®, ANNA(A),NUNZIA,ANTOʼ, GIOACCHIʼ (G)ʼʼ PROGETTATA‐STUDIATA‐PERILTEATROMESTICADIAPIRO–16APRILE2011

… di là del FOSSO SI ERA STRANIERI

G - Anna, ho conosciuto un ragazzo, intendo sposarlo, non so come dillo a bab-bu. A - che bella notizia, tu sei il secondogenito, ti è concesso di sposarti; nostro padre ne sarà contento, mamma ne sarà entusiasta; chi è.-…. . Come si chiama? G – Rosa…… Rosa Bonci… Rosa de…. boncio A – Non la conosco…oddio….non la conosco. Non dirmi che no è dell’Apiro!!! G – Sììì ….è da fuori; e dal castello di Rotoscio A – Oddio !!!! non ce n’era una Che ti piacesse da Apiro? Poi, proprio a Rotoscio; sai dei contrasti avvenuti tra Apiro ed i feudatari di quel Castello per motivo dei confini; nostro padre non ti darà mai la sua benedizione! G – Farò a meno della sua benedizione, s enecessario; se non vorrà sentire ra-gione, di notte, attraverso l’Esinante, e una volta di là non potrà piu dirmi niente nessuno. A – Come vuoi, parlerò io a babbo, è bene che non coinvolga la mamma: nostro fratello Gioà ci potrebbe aiutare; tu sai come la pensa con quelli di là dl fosso; ma Luigi non lo disturbiamo, a lui è negato il matrimonio. G – Non voglio rompere con la mia famiglia, cerca di parlare con babbo.

Esce Gioacchino , entra la Antonio

ANT. – Anna, portami un fiasco di vino, ho sete , sssi munelli ancò nse so arza-ti???? A – E’ in giro fuori, mamma sta giù l’orto, assieme a Luì, ; Gioacchì e Gioà sta giù a stalla; ma avrà finitu co è bestie; Babbo, a proposito, te vojo dì na cosa, però promittime che non nte ncazzi! An – dimme que m’hai da dì…basta che no me dici che è mortu u porcu. (pausa) A – Gioacchino se rfattu a ragazza, se vole sposà A – Nbè… me pare ora …no…e pe quesso me devo nncazza??? A – No!!! Per carità; ma sai… non è dalla’Apiruuuu… A – e do diaulo se l’è gitu a cerca???? Stu mattu! DE do è?… de giò san’Orbàààà! A – Un pò più in là; è de Rotoscio!!!

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An – DE rotoscio? U mazzo piuttosto che faie pija una de Rotoscio; è stato sem-pre npò svitatu, ma mo u sistemo io;, e che ha già 20 anni, me devo accià anchi a cintura, sepija una di là de u fossu, nò u rispetto più da fiju!!! A – Babbo, cerca de ragjionà npò, tutto sto casino perché sta poretta è da Roto-scio?! An – Non voglio stranieri a casa mia , eppù… una de Rotoscio? Chiamilu , fallu venì su , cuscì chiarimo sta fecenna na volt per tutte.

ESCE Anna e rientra Gioacchino

Ant – Soreta m’ha dittu che te voli sistema…. È vero? G – Beh! Babbo, è ora , spero ; ho conosciuito na certa Rosa de Boncio, me piace e ce vojo fa famija. Chiedo la vs. benedizione. An- De do è ? G - Du Castellà, de dissotto Rotoscio. An – Te voli pija na stranierà? E io te devo pure a benediziò. Te do ncarcu de botte, sci non ta lei subito da a testa! Figlimu che se pija una de Rotoscio… ma do sta scrittu? E ce hai pure a faccia tosta de chiedeme a venediziò…..a venediziò t’ha sono io co a bigonza…! Va fori, va a fadigà…. Lazzarò

ESCE GIOACCHINO ED ENTRA SUA MOGLIE NUNZIATA

N – Antò , non fa u mattu….lascia perde ssu munellu. Mo sci quella è de Rotoscio che male c’è? An – Che male c’èèèèè???? Vi di, il Padreterno cià fattu pure a RIBBA pè spartic-ce mejo!!! Io je darò a venedizio No bastava u fossu….e io je devo dà pure a venedizio……! Io je darò a vene-diziò quanno quilli de là de u fossu è come nua…….. praticamente , mai

VOCE Gioacchino non riesce a rappacificarsi con la famiglia ; l’amore per Rosa .Così una notte……Gioacchino attraversa l’Esinante…. Rosa lo aspetta di là….

G – Ce l’ho fatta, finalmente, potrò stare con te per sempre! R – Si caro, maledetti confini, è mai possibile che questo torrentaccio deve divi-dere tanta gente… noi due andremo avanti…anche la mia famiglia si è opposta!... G – Abbiamo voluto superare questo confine, con mille difficoltà.(proiezione…Esinante) avremo vita dura , ti prometto che ti sarò sempre vicina.

VOCE E vissero sempre insieme, superando mille difficoltà: Il destino si accanì su di lo-ro; dei loro 8 figli, 5 morirono fanciulli; Francesco, unico maschio sopravvissuto diede origine a quel ramo dei LOCCIONI da Rotorscio detti “Parolò”.

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Grazie Padre Claudio

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Caro Padre Claudio,Ti ricordo col sorriso sulle labbra che ti ha contraddistinto, perenne, per tutta la fanciullezza e con cui hai girato con tutto quello che girava a quei tempi nel mondo di Apiro.Quando mi sei venuto a trovare, il sorriso era ancora quello, e mi hai consegnato del materiale mediatico compresso, il succo della tua vita a favore degli altri. Come ti spiegavo, il tecnico che ci accompagna mi ha spiegato sul farsi; di più tuoi amici, ce ne hai tanti, hanno applaudito all’idea con entusiasmo. Ce la metteremo tutta… sarai spalmato nelle ns. testate con il tuo consenso e con il tuo apporto. Abbiamo bisogno di sapere quello che nessuno dice, o se lo dice in modo e tempo sbagliato. Tu sei per noi sia chi si allenava, rambo, il capellone non spensierato. Tutti sperano in una ricarica veloce della batteria che ti dia la possibilità di continuare a consumarti per i tuoi ideali.

Riportiamo uno stralcio del tuo diario, chepubblicheremo di volta in volta nella nostra rivista.

Diario d’infanzia... non è facile ricordare, a distanza di anni, fatti importanti della nostra vita, quelli che hanno cambiato in una maniera radicale la nostra esistenza. Fatti lontani ma che, allo stesso tempo, rimangono sempre con noi facendo parte della nostra vita. Visto però che alcune persone me l'hanno chiesto con insisten-za, cercherò di scrivere alcune cose con la speranza che possano servire a qualcuno.Sono nato il 01\07\ 56 in Apiro (MC) ulti-mo di una famiglia numerosa, nove figli, povera ma felice e molto unita. avevo cir-ca dodici-tredici anni quando, trovandomi immerso in mezzo a una splendida pineta, in Apiro, rimasi meravigliato nel vedere il bellissimo paesaggio circostante: i monti, le col-

line, l'azzurro del cielo e il cinguettio di alcuni uccelletti. Tutto mi diceva che doveva esserci “qualcuno” che lo aveva creato e che quel “qualcu-no” doveva essere molto buono. Cosa dire poi delle serate passate con gli amici a guardare le stelle? Tutto questo confermava in me la certezza che niente era nato per caso, ma era frutto di un amore immenso. All'età di diciotto anni i mie familiari mi dissero cosa volevo per regalo, io chiesi una bibbia.E la bibbia arrivò. Decisi di leggerla tutta, dall'inizio alla fine. Così la se-

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ra, terminato il lavoro, dopo cena, passavo il mio tempo libero per meditarne alcune pagine. Sembrava proprio scritta per me. Era come se qualcuno mi insegnasse a capire molte cose. Fu veramen-te un periodo molto bello. Nonostante tutto mi sentivo sempre in-soddisfatto. Continuavo a cambiare mestieri: muratore, imbianchi-no, poi arrivò l'età del servizio militare. Decisi di passare la “leva” nei vigili del fuoco. Terminato il servizio nei vigili del fuoco ritornato ad Apiro presi la patente d e così feci altro mestiere: camionista di tir. Ma sentivo che non era quella la mia strada. “Qualcuno” voleva che mi dedicassi ad altre cose. Mi arruolai pure negli agenti di cu-

stodia (oggi polizia penitenziaria) con la fortuna di fare servizio proprio nel carcere più vicino a casa mia: Ancona. Fin da ragazzo mi dedicai alla pratica di vari sport: patti-naggio e culturismo erano i miei preferiti. tutto questo chissà, forse per seguire un so-gno che ancora non era molto chiaro per me. Passano gli anni e dopo tante esperienze ti accorgi che devi prendere una decisione, non puoi continuare a vivere così. Durante un turno di servizio nel carcere di Ancona, accompagnando il cappellano in un reparto, gli manifestai tutti i miei sentimenti chiedendogli di indicarmi qualcuno che potesse aiu-tarmi a vedere meglio dentro di me. Mi diede un indirizzo, quello dei missionari save-riani di ancona e il nome di un sacerdote: padre nando mencarelli. Il giorno dopo decisi di andare a trovare quel sacer-dote ma la paura non me lo permise. Si, paura! Pensavo in-fatti: “e dopo, cosa succederà?”. Così misi da parte l'idea di an-dare a trovare padre nando e feci passare alcune settimane. ma quel pensiero che dovevo dedicarmi ad altro mi tormenta-va. Allora chiesi prima a un altro sacerdote e poi a un mio amico chi poteva darmi un consiglio. Entrambi mi diedero lo stesso indirizzo e lo stesso nome: mis-sionari saveriani di ancona, pa-dre nando mencarelli. A questo punto non potevo tirarmi indie-tro e mi dissi: “succeda quel che succeda, ma io devo parlare con quel padre saveriano”. Così, dopo una settimana, feci una visita ai saveriani. Appena entrai nella loro casa, mezza diroccata a causa della famosa frana di Posatora, subito mi sentii libero da un peso che trascinavo da anni e pensavo :”questo è il mio posto”. Per circa un anno, nei giorni liberi, partecipavo della comunità saveriana e approfon-dendo il carisma; ebbi anche l'occasione di conoscere vari giovani (novizi) che avevano iniziato la strada della missione; consacrati a vita per la missione. decisi così di lasciare tutto per iniziare un cammino che mi avrebbe portato, dopo dieci anni e vari studi di fi-losofia e teologia, ad essere ordinato sacerdote per poi partire in missione. un progetto che, considerando le mie poche qualità, sembrava semplicemente assurdo. Avevo tren-tuno anni.

Padre Claudio

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La Fondazione in atto

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CHIESA MONUMENTALE DI S.SALVATORE O DI SANCTA MARIA AD NIVES – APIRO

Chi ci legge si presume che abbia seguito il lungo ed estenuante lavoro della nostra As-sociazione CPV per acquisire l’immobile e creda che valorizzare questi monumenti, non ristabiliti per sicura morte, come avvenne nei secoli anche a S.Salvatore e tanti altri, possano e debbano risorgere.Chi volesse vederci meglio e conoscerci sul modo di porci, lo faccia attraverso i nostri siti ed ed eviti chiacchiericcio da paese , non sempre benevolo, che , oltre ad essere di cattivo gusto, non porta da nessuna parte Gli addetti ai lavori, formula ampia per defi-nire chi detiene redini borsa, idee e fatti, talvolta riduce e limita concetti basilari ine-renti al territorio che il Padreterno e la Storia ci hanno donato.A settembre , a S.Salvatore si tenne un seminario di studio e si disse di una Fondazione per … Da quel girono – in sei mesi ecco cos’è avvenuto, in breve

1) E’ partita, per volontà di chi vuole far memoria l’inizitiva “Una campana S.Salvatore”

2) L’aula è stata resa pronta per ricevere lo Steinway, come richiesto3) Si è dato inizio ai lavori per risanare quanto di errato, nel grave e nel leggero

nell’opera di restauro4) E’ operativa la commissione ad hoc per definire “diritti e doveri” dei comoda-

tari che dove destreggiarsi tra Uffici, privati, memoria e reticenze. Le sorprese non mancano; come non mancano “tremori” di chi nei secoli “fece scempio” dell’area in barba ad ogni legge.

5) Sono state acquistate le sedie per il primo concerto dello Steinway ed è stato istallato l’allarme come richiesto La Fondazione promessa dunque è operati-va;manca la codificazione giuridica che sarà rogitata quanto prima.

Grazie per la vostra attenzione, per il supporto operativo e quant’altro ci donate.Buona Pasqua

Il Presidente ad tempus Sforza Elvio

Donazioni per la campana✓ dal pranzo degli invitati al seminario, relatori

euro 560,00✓ A.M. dei morti n.n. euro 100,00✓ fam. Bartocci Franco, i.m. di Peppina euro

100,00✓ varie incasso nostre pubblicazioni euro 250,00✓ sconto lavori “Ditta Paladini” euro 100,00✓ altre donazioni Cave Gola della Rossa: n. b.

Nel prossimo numero, preventivo per una “campanella da suonare a mano dell’esterno”.

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PreghieradegliasiniDacci,Signore,dimantenereipiedisullaterraeleorec‐chiedrizzateversoilcielo,pernonperderenulladellatuaparola.Dacci,Signore,unaschienacoraggiosa,persopportaregliesseri

umanipiùinsopportabili.Dacci,Signore,dicamminaredri[,disprezzandolecarezzeadulatorieelefrustate.NonVchiediamodifarcievitarelesciocchezze,perchéunasinofaràsempredelleasinerie.Dacci,Signore,dinondisperaremaidellatuamisericordiacosìgratuitaperquegliasinicosi’disgraziaVchesiamo,aquantodiconogliesseriumani.TucheseifuggitoinEgi1oconunodeinostrifratelliEchehaifa1oiltuoingressopro‐feVcoaGerusalemmeSullaschienadiunasino

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... per pensare!

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... ABBÒNATI A “VOCI DAL SAN VICINO”...

ORDINARIO € 10,00SOSTENITORE € 20,00BENEMERITO € 30,00

CAMPAGNA ABBONAMENTI 2011 (INFO A PAG. 2)

“Staccia Stacciola” AA.VV pag 175

ho sintuto strom-bazzà; non so bbocca-tu… cose che nomm’e-ra piaciute, quarghe orda, e po’ era fritu, so ggitu a casa…ma l’anno è lungu, se ve-drà quarcghe cosa de nou!!!

... ma,,, ssi bersaglieri

corre tantu?!.... sarà rigati i todeschi?!...ah!!! li vedo bboccà su

sant’orbà.

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