N. 3 Marzo 2012 Organo ufficiale dei paracadutisti d’Italia · scelta e sperando che questi tre...

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N. 3 Marzo 2012 Organo ufficiale dei paracadutisti d’Italia Come FOLGORE dal cielo, come NEMBO di tempesta RIVISTA MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARACADUTISTI D’ITALIA (ANPd’I) - Via Sforza, 5 00184 Roma - Spedizione in abb. postale - Art. 1, Comma 1, D.L. 24.12.2003, convertito in Legge 27.2.2004, n. 46 - DCB Roma

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N. 3 Marzo 2012Organo ufficiale deiparacadutisti d’Italia

Come FOLGORE dal cielo, come NEMBO di tempesta

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RIVISTA DELL’ASSOCIAZIONENAZIONALE PARACADUTISTI

D’ITALIA (ANPd’I)

MENSILE DI INFORMAZIONE

ASSOCIATIVO, TECNICO E POLITICO-CULTURALE

… voi siete gli arditidel cielo e della terra

MARZO2 0 1 2 S O M M A R I O

65ª Assemblea Nazionale: il Saluto del Sindaco di Tarquinia 3La Presidenza informa 4Attualità 5Speciale Tarquinia (inserto staccabile) I-XIIReparti in Armi 33Brevi e liete 34Attività delle Sezioni 34Ultimo lancio 38

COPERTINATarquinia 1941: rara foto a colori di paracadutisti del 1° Btg, appena atterratidopo un lancio, mentre recuperano le loro armi e si riordinano

Testata a perenne ricordo del Foglio di Campodei Paracadutisti d’Italia, 1943-46, fondato daAlberto BECHI LUSERNAdirettore Umberto BRUZZESEriattivato e diretto da Giovanni PICCINNIin Firenze dal 1956 al 1962.

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Anno LXIX dalla fondazioneNumero 3, Marzo 2012

Direttore editoriale: Aldo Falciglia

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Capo redattore:Nuccia Ledda

Inviato speciale:Valter Amatobene

Corrispondenti:Claudio Borin, Raul Di Gennaro,

Paolo Frediani, Annamaria Martella,Efisio Secci, Sandro Valerio

Amministrazione: Antonio Gremese

Chiusura redazionaleil 30 Marzo 2012

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Pro prie tà let te ra ria, ar ti sti ca e scien ti fi ca ri ser -va ta. Per ri pro du zio ni, an che se par zia li, dei te -sti, è fat to ob bli go di ci ta re la fon te.

I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamenteper l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo (legge31-12-96 n.675 «Tutela della privacy»)

con orgoglio e piacere che quest’anno Tarquinia ospita la 65ª Assemblea Nazionale deiParacadutisti d’Italia.Grande è l’onore per tutti noi, vista anche la ricorrenza annuale che puntualmente,grazie al concittadino e Presidente dell’ANPd’I di Tarquinia Giulio Maria Ciurluini,

ossequiamo celebrando il ricordo del Comandante Baudoin sepolto nel nostro cimitero, perché altropunto di onore per la nostra città è quello di essere stata la prima ad avere una Scuola di Para-cadutismo Militare: il mito della Folgore, dunque, ha avuto origini proprio qui, nella ridentecittadina tirrenica.

Ringraziando il Presidente Nazionale, Generale di Brigata, paracadutista Gianni Fantini per lascelta e sperando che questi tre giorni siano occasione per Voi tutti di poter godere dell’ospi-talità di Tarquinia, del clima e delle nostre bellezze artistiche,

Buona permanenza,Il Sindaco

Mauro Mazzola

ÈI l s a l u t o d e l S i n d a c o d i Ta r q u i n i a

4 MARZO 2012

N.DELIBERA ARGOMENTO VOTI

1/2012 Approvazione verbale Consiglio Nazionale del 17 dicembre 2011 125/1442/2012 Ratifica decisione GEN: argomenti da inserire all’Ordine del giorno della

Assemblea Nazionale 144/1443/2012 Regolamento Nazionale Protezione Civile ANPd’I 144/1444/2012 Bilancio Associativo (consuntivo 2011 e preventivo 2012): approvazione 144/1445/2012 Convenzione con CAPAR anno 2012 144/1446/2012 Pagamento al CAPAR della quota ispezione

alle Scuole di paracadutismo anno 2012 144/1447/2012 Incompatibilità per le cariche nazionali, per le quali è previsto non assumere

altre cariche/incarichi, di avere delega per votare in Assemblea Nazionale 144/1448/2012 Rimborso da parte della Presidenza Nazionale alle Cariche Nazionali

che partecipano all’Assemblea Nazionale: uguale ai Presidenti di Sezione (viaggio FFSS in 2^ classe Sezione-Tarquinia ) 120/144

9/2012 Regolamento Associativo: inserimento Art. 96/bis delle norme transitorie 144/14410/2012 Nomina Commissione Verifica Candidature Nazionali (paracadutisti:

Tocchi,Benatti, Gaini, Russo riserva) 144/14411/2012 Designazione Generale M.O.V.M. Ferruccio Brandi

quale Presidente Onorario dell’ANPd’I 144/14412/2012 Impiego paracadute direzionali nei lanci di abilitazione:

confermate disposizioni in vigore 124/14413/2012 Lascito “Martinotti” alla Sezione di Milano: lettera a Par. Macchi Dario 144/14414/2012 Premi intermediati: lettera a Par. Mearini Paolo 144/14415/2012 Sezione di Lario: ratifica chiusura della Sezione 144/14416/2012 Costituzione Sezione di Matera: rimandata per mancanza numero minimo soci 144/14417/2012 Costituzione nuova Sezione di Catanzaro: approvata 144/14418/2012 Incarico al Segretario Tecnico Nazionale di approntare proposta di varianti

alla Circ. 1400 secondo indicazioni IV Gruppo Regionale 144/14419/2012 Direttiva per iniziativa pro-Marò 144/14420/2012 Costo massimo lancio con paracadute emisferico fdv 90/144 (°)

(°) la votazione ha solo un valore indicativo, nella considerazione che non essendo l’argomento all’ordine delgiorno dovrà essere votato nel prossimo Consiglio Nazionale che definirà anche le modalità esecutive.

LA PRESIDENZA INFORMA...

Delibere emanate dal ConsiglioNazionale del 10 marzo 2012

MARZO 2012 5

ATTUALITÀ

I l 26 marzo scorso, il pre-fetto di Livorno, Eccellen-za Domenico Mannino, ha

consegnato l’onorificenza diCavaliere della Repubblica Ita-liana al tenente colonnello,paracadutista, Alessandro Al-bamonte, 42 anni, già Capo diStato Maggiore della Brigataparacadutisti «Folgore», feritogravemente il 31 marzo del2011, dopo aver aperto unpacco bomba indirizzato a lui e

recapitato alla sede del Co-mando Brigata «Folgore» pres-so la caserma «Ruspoli» di Li-vorno. L’esplosione, come det-to, ferì gravemente l’ufficiale egli provocò l’amputazione di al-cune dita della mano destra, ol-tre a ferite alle gambe e al voltoche gli hanno fatto perdere l’u-so dell’occhio sinistro. L’atten-tato è stato rivendicato da ungruppo di terroristi che si rico-noscono nella sigla Fai, (fede-

razione anarchica informale).La quale, nello stesso giorno,fece esplodere altri due pacchibomba in Svizzera e in Grecia.A un anno esatto dal vile atten-tato il tenente colonnello Ales-sandro Albamonte ha indirizza-to una lettera a tutti i paraca-dutisti che gli sono stati vicino,fattaci pervenire dal maggioreMarco Amoriello P.I.O. Brigataparacadutisti «Folgore».Ringraziamo il Ten. Col Alba-

monte per il pensiero che haavuto e possiamo essere testi-moni delle centinaia di comuni-cazioni di solidarietà che sonopervenute, quando fu grave-mente ferito nell’attentato ter-roristico. I paracadutisti d’Italia sarannosempre spiritualmente vicini aLui, uno degli uomini miglioridella «Folgore» e delle Forze Ar-mate.

A.F.

Il Ten. Col. Albamonte cavaliere della Repubblica

L’Eccellenza Domenico Mannino, mentre consegna l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana al tenente colonnello Alessandro Albamonte

Fratelli Paracadutisti,un anno non è stato sufficienteper ritrovare le capacità sottrat-temi dalla bomba. Le attuali li-mitazioni mi accompagnerannofino alla fine dei miei giorni.Ma un limite fisico non può es-sere un condizionamento perchi sceglie di sacrificarsi perun’idea o per i colori non sbia-diti della propria bandiera, perchi preferisce alla logica di po-tere e allo stolto senso dell’ap-

parire concetti eterei ed impal-pabili come lealtà, onore, spiri-to di corpo, per chi esalta ilproprio rendimento nelle avver-sità, per chi sorride e non si di-spera innanzi al destino beffar-do, per chi accoglie la pauraconsapevole di saperla gesti-re, per chi divora in silenzio ildolore e non ha il tempo di ver-sare lacrime per i propri caduti,per chi è consapevole che larabbia sottrae lucidità, per chi

conosce l’inquieto fremito cheprelude allo scontro, per chiscava nell’anima del proprioavversario guardandolo negliocchi, per chi accetta il dialogopur essendo preparato allacontesa, per chi sa di dover im-boccare sempre il percorso piùimpervio nel gelido della notte,per chi divide con gioia l’ultimopezzo di pane, per chi indossacon leggerezza i panni pesantidell’esempio, per chi scava bu-che e riempie sacchetti quan-do per gli altri suona la ritirata,per chi affida la propria vita auna fune, per chi gareggia solocontro i propri limiti, per chi ri-sparmia l’ultimo sorso dellaborraccia per il coppio, per chipulisce l’arma prima di man-giare o dormire, per chi si ad-destra nel calderone bollentedella sofferenza, per chi voltale spalle ai parolai, per chi de-cide di rischiare la vita purodiando gli sprechi, per chi nonsi dà per vinto perché ha il do-vere di vincere, per chi appen-

de l’uniforme senza mai sve-stirla. Seppure colpiti, la mia sedianon è mai rimasta vuota, laBrigata ha continuato a funzio-nare senza soluzione di conti-nuità. Dietro di me c’è statosubito un altro paracadutistache ha raccolto la mia sfidasenza tentennamenti. Tutta-via, il futuro ci darà altri morti,altri mutilati. È nella nostrastoria. Ma il nostro spirito so-stenuto da una fede incrollabi-le sopravviverà dimostrandoche le avversità possono scal-fire solo il senso materiale del-le nostre carni. Del resto, la via ci è stata indi-cata dai leoni morti che si so-no fatti seppellire armi in pu-gno nelle sabbie africane. Essici rammentano che arrendersied indietreggiare non è nel no-stro credo, ci esortano a guar-dare al futuro con rinnovatasperanza e fiducia, voltandociverso il passato solo se su diesso possiamo costruire qual-cosa di positivo. Ringrazio la schiera di baschirossi per il costante sostegnosilenzioso. È stato ed è il brac-cio saldo del camerata chenon ti abbandona nel buio.Auguro ai nostri figli di racco-gliere un futuro di pace. Al nostro Signore Gesù Cristochiedo di salvaguardare la sa-lute dei miei nemici, affinchépossa conservare in eternol’opportunità di combatterli.Sono fortunato. Quando il miotempo finirà, potrò dire: “hocombattuto e al mio fiancoc’era un paracadutista dellaBrigata Folgore”.

Cieli blu, zaini affardellati e ar-mi sempre efficienti. A presto.

Alessandro Albamonte

6 MARZO 2012

ATTUALITÀ

Al centro il Ten. Col. Albamonte e Signora, accompagnato a sinistra dal Gen. Massimo Mingiardi,comandante della Brigata paracadutisti «Folgore», e seguito dal Magg. Marco Amoriello

Una drammatica istantanea del 31 marzo 2011: il Ten. Col. Albamonte mentre viene trasportato d’urgenza in ospedale

MARZO 2012 7

ATTUALITÀ

DUE MARINAI DEL SAN MARCOPRIGIONIERI IN INDIA

I l gravissimo atto coercitivo,compiuto nei confronti didue sott’ufficiali della Mari-

na Militare italiana, fucilieri delReggimento «San Marco», il ma-

resciallo Massimiliano Lator-re e il Sergente Salvatore Gi-rone, illegalmente detenuti inIndia, non si è ancora risolto.Sabato 17 marzo, su iniziati-va del Consiglio Nazionaledell’Associazione, numerosiparacadutisti delle sezioniANPd’I, con i loro Labari, sisono riuniti sotto le prefetture

di molte provincie italiane, perconsegnare due missive, a fir-ma dei paracadutisti d’Italia, dafar recapitare, una ai due sot-t’ufficiali prigionieri e una al Sig.

Presidente del Consiglio dei Mi-nistri.Dell’iniziativa è stata data noti-zia da numerose testate giorna-listiche e televisive, ottenendocosì lo scopo prefissato: mante-nere costante l’attenzione sulcaso e sollecitare le preposteAutorità affinché non sia lascia-to niente di intentato, nell’azio-ne volta a far rientrare in Patria inostri due militari.Purtroppo, di rinvio in rinvio, lamagistratura indiana, sta ritar-dando l’esame dei relativi espo-

sti presentati dalla nostra diplo-mazia e dai legali incaricati di di-fendere i due marò.Questa presidenza ritiene cheoccorre mantenere viva l’atten-zione dell’opinione pubblica sul-la vicenda, per questo scopo, alvaglio, vi sono ulteriori iniziativeche verranno comunicate allesezioni; per far si che i due “ma-rò” rientrino, quanto prima, inItalia e affrontino un eventuale eregolare giudizio.

Il Presidente NazionaleGiovanni Fantini

Di seguito si pubblicano le fotografie pervenute in redazione da alcune Sezioni ANPd’Idell’iniziativa di sabato 17 marzo scorso, significando che l’iniziativa è stata comunque portata avanti

da altre Sezioni delle quali non ci è giunta documentazione fotografica

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8 MARZO 2012

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ATTUALITÀ

Fra i diversi messaggi di soli-darietà giunte alla redazione,si è scelto di pubblicare quelladel generale, incursore para-cadutista (r) Luigi Lupini. Il ge-nerale Lupini arruolatosi nel1973, ha prestato servizio nel9° Reggimento paracadutistid’assalto “Col Moschin”, di Li-vorno, per ben 23 anni, pren-dendo parte a numerose mis-

sioni di mantenimento dellapace dell’Esercito Italiano, dalLibano nel 1982, all’Iraq nel2006. Successivamente haprestato servizio in qualità diVice Comandante e in seguitodi Comandante del Centro Ad-destramento Paracadutismodi Pisa, concludendo, di re-cente, la sua esperienza nelservizio attivo, ricoprendo un

alto incarico all’Istituto Geo-grafico Militare di Firenze. Unparacadutista con un bagagliodi esperienze militari, profes-sionali, umane di grande rilie-vo che merita tutta la nostraattenzione.Ecco come accompagna il te-sto della sua missiva, inviataanche ad alcuni quotidiani na-zionali:

Carissimi,Il basso profilo adottato dallamaggior parte di media e istitu-zioni sull’evento, particolarmen-te delicato, dei militari del SanMarco, sta toccando gli animidelle persone più sensibili e at-tente della società. Ho scrittouna lettera con delle riflessionisull’argomento e l’ho inviata adalcuni giornali nella speranzache la ritengano meritevole di at-tenzione. La inoltro, per informazione, an-che alla Vs redazione sottoli-neando che, quando ero in servi-zio al “Col Moschin” (23 anni),ho lavorato diverse volte con re-parti o singoli rappresentanti del“S.Marco” e posso confermareche il livello di preparazione, se-rietà, affidabilità e lealtà sonostati sempre esemplari. Quindinon solo perchè oggetto di so-prusi, non solo perchè italiani,non solo perchè militari ma an-che perchè sono veramente de-gli ottimi professionisti, dobbia-mo sostenerli in tutti i modi.Cordiali salutiLuigi Lupini incs. par.

PER CHIDue militari italiani arrestati inIndia, siamo alle solite, un’enne-simo episodio che mette in evi-denza il singolare senso dellostato in animo a coloro che inquesta nazione gestiscono poli-tica, economia, cultura e infor-

mazione. I nostri militari, che dadecenni sono costantementeimpegnati a tenere alta la ban-diera e l’onore dell’Italia, ri-uscendoci, continuano ad esse-re trattati come “figli di nessu-no”. A nulla valgono i risultati ottenu-ti, i riconoscimenti delle popola-zioni di ogni etnia ed estrazione,gli apprezzamenti delle autoritàin ogni angolo del mondo, il sa-crificio estremo, la professionali-tà, l’equilibrio, la dignità e l’orgo-glio di essere italiani con i qualiessi operano. Tutto inutile, tuttoinvisibile, tutto impalpabile. Possibile che non interessi anessuno mettere in luce quelloche c’è di buono in questa bi-strattata Italia. No, non interes-sa, o forse fa paura scoprire chequelli che da un’agguerrita mino-ranza – ideologicamente domi-nante – sono ritenuti degli ottusiesecutori agli ordini di pericolosiguerrafondai, sono in invece una(non la sola per fortuna) dellerealtà più vive, efficienti e virtuo-se della Nazione, dove vengonocoltivati valori e ideali universal-mente riconosciuti, indispensa-bili per determinare i principi cheguidano azioni nobili e condivi-se.Purtroppo è accaduto anche dipeggio! Quanto fango è statogettato su alcune operazionicondotte all’estero e su alcunireparti delle nostre FF.AA.? Fan-go gratuito, frutto di incontinen-

za ideologica o di speculazionemediatica. Puntualmente losporco gioco è stato scoperto, epuntualmente il fango puzzolen-te è stato rimosso solo da chi hacontinuato a lavorare con umiltàe determinazione, nel fango,quello buono, quello fertile, nelquale possono nascere i fiori,dove sudore, senso del dovere eprofessionalità camminano in-sieme.Ora abbiamo due ragazzi che peraver fatto il proprio dovere, nel ri-spetto delle regole, in nome del-l’Italia e non solo, visto che era-no li anche per tutelare legalità,libertà, principi e... interessi nonpersonali, rischiano di essere“giustiziati”.In un qualsiasi paese d’oltralpe,a tutela dei propri militari e delladignità nazionale si sarebbe sca-tenata un’offensiva implacabileda parte dei rappresentanti del-la politica, dell’economia, dellacultura e dell’informazione; in al-tri paesi anche del sud del mon-do, la popolazione si sarebbe“indignata” con marce, sit-in eaccampamenti improvvisati nel-le piazze, davanti alle ambascia-te o alle sedi istituzionali, maga-ri bruciando qualche bandiera. Eda noi?... Il nulla. Quello che è successo la nottedel 15 febbraio 2012 dentro efuori del mercantile Enrica Lexie,spiegato nei minimi particolari,dovrebbe essere a conoscenzanon solo degli organi istituzionali

competenti ma, vista la delica-tezza della vicenda, anche degliitaliani che magari si preoccupa-no maggiormante di questi ra-gazzi che delle intercettazioni te-lefoniche, più o meno bollenti,che riempono pagine intere deinostri giornali.Sarebbe interessante saperechi e perchè, con irresponsabiledabbenaggine, ha permesso laconsegna dei due Marò nellemani di un paese che con l’in-ganno stava palesemente vio-lando le regole del diritto inter-nazionale, o perchè la diploma-zia ufficiale è intervenuta sola-mente quando la situazione eragià compromessa. Dilettantismo, menefreghismo,superficialità, ingenuità? Co-munque un’ingiustificabile com-portamento. Mentre state leggendo, migliaiadi ragazzi con le stellette impe-gnati in Italia o all’estero, i colle-ghi dei due militari “rapiti”, stan-no svolgendo il loro lavoro, comesempre, giorno e notte, al caldoe al freddo, vicino ai rischi e lon-tano dagli affetti, lo fanno condedizione, sapendo per qualenobile causa si impegnano,ma... forse... dopo questa enne-sima manifestazione di latitanzadello spirito di corpo nazionale,si chiederanno ...PER CHI.

Livorno 6 marzo 2012

Luigi Lupini incs. par.

Approvato il Regolamento della Protezione Civile ANPd’I

10 MARZO 2012

ATTUALITÀ

N ell’ultimo Consiglio Na-zionale, svoltosi a Ro-ma, il 10 marzo scor-

so, su proposta del consiglierenazionale del 2° Gruppo Lom-bardia, all’unanimità, è statoapprovato il regolamento nazio-nale di protezione ANPd’I, aconclusione di un iter di appro-fondimenti e verifiche duratocirca un anno e mezzo. La necessità di costituire unastruttura organizzata di Prote-zione Civile (P.C.) in seno all’As-

sociazione, scaturiva da molte-plici esigenze: un preciso arti-colo dello Statuto, e l’analisidell’ultima esperienza nell’im-piego di alcuni nuclei già costi-tuiti, senza precisa regolamen-tazione, all’interno di alcune no-stre sezioni. Il riferimento all’ultima espe-rienza sopra citata è quello del-l’emergenza in Abruzzo, in oc-casione del terremoto dell’apri-le del 2009. In quella circostan-za l’iniziativa, mise in luce le ot-

time qualità espresse dai para-cadutisti impegnati, che ricevet-tero il plauso di tutti. Nel con-tempo mostrò tutti i limiti di unoperazione di livello nazionalegestita, quanto meno operativa-mente, in modo arbitrario da ununico personaggio (il fiduciariodi un nucleo). Inoltre, la maggio-ranza dei nuclei di sezioni, inter-venuti nelle operazioni di soc-corso, erano del tutto privi dellenecessarie autorizzazioni, tra lequali: l’iscrizione al Registro delVolontariato tenuto dalla Regio-ne di appartenenza ai sensi edin ottemperanza di quanto dis-posto dalla legge n. 266/91, el’iscrizione all’Albo regionaledel Volontariato di P.C. e dallalegge n. 225/92, del decretolegislativo 112 del 31 marzo1998 e dalle relative leggi re-gionali. Dette autorizzazioni fu-rono poi rilasciate nella prose-cuzione dell’intervento. Per quanto sopra appare evi-dente che: sia per ottemperareintegralmente a quanto previstodal nostro Statuto, sia per rego-larizzare e coordinare le attivitàdi nuclei già esistenti o costi-tuendi in seno alla nostra Asso-ciazione; occorreva dotare siala Presidenza Nazionale che leSezioni interessate ad aderireall’Organizzazione di P.C., diuna adeguata struttura organiz-zata di P.C., la quale ha comecompiti principali:1) essere in grado di coordinareoperazioni di intervento su sca-la nazionale, e supportare quel-le su scala locale, qualora ri-chiesto;

2) evidenziare al Dipartimentodi P.C. presso la Presidenza delConsiglio dei Ministri, le pecu-liarità che i nostri soci hanno ri-spetto ad altre squadre di pro-tezione civile, quali ad esempio:la capacità di approntare campidi atterraggio di velivoli compre-si gli elicotteri, o la gestionedella fonia TBT;3) elaborare e successivamen-te proporre l’impiego di nuovespecializzazioni gestite fin ora,in abito protezione civile, dalleForze Armate o dal Ministerodegli Interni (Polizia, VVFF e Fo-restale); come l’avio rifornimen-to o l’utilizzo di velivoli ultraleg-geri per l’osservazione e/o ilcollegamento e la lista degliesempi potrebbe continuare, Per tutto quanto sopra, esseresupportata da riferimenti nor-mativi precisi e integrati con ilnostro Statuto e il suo regola-mento, che le consentissero dioperare nella trasparenza e nel-la piena legalità.Tutto ciò allo scopo di coordina-re e gestire situazioni d’emer-genza che rientrino nel compitodi un Organismo di ProtezioneCivile, con rapidità, competenzaed elevate specificità tipichedei paracadutisti, esaltandonele loro peculiarità. Con l’obietti-vo minimo di dotare l’ANPd’I,delle capacità di poter impianta-re e gestire un campo di soccor-so. All’interno del quale il no-stro personale dovrà essere ingrado di cucinare/confezionarei pasti degli occupanti, approvvi-gionandoli altresì di acqua pota-bile, fornire l’energia elettrica

MARZO 2012 11

ATTUALITÀ

necessaria, e assistenza medi-ca ai suoi occupantiIl regolamento votato è quindi ilfrutto delle lezioni apprese sulcampo, dell’analisi di esperien-ze simili già attuate da altre As-sociazioni d’Arma, soprattuttoquella degli Alpini (precursori everi professionisti in questo ti-po di attività); dello studio dellanormativa vigente in Italia, ef-fettuato con professionisti delsettore; e l’armonizzazione ditutto ciò con il nostro modellodi Statuto non federativo. Il qua-le pone dei limiti ben precisi cir-ca l’autonomia gestionale dellesezioni e di conseguenza deinuclei di protezione civile.Lo schema di struttura dell’ Or-ganizzazione di Protezione Civi-le dell’ANPd’I contenuto in que-sto regolamento prevede: l’isti-tuzione dei Nuclei di P.C. all’in-terno delle sezioni che aderiran-no al progetto. Questi nuclei po-tranno avere, al loro interno, ap-

posite squadre specializzate invari settori elencati nel regola-mento, e si interfacceranno congli appositi organismi locali diP.C. I nuclei di sezione apparte-nenti alla stessa regione o pro-vincia autonoma, verranno co-ordinati, a livello di interventoregionale, dalla figura di un Co-ordinatore Regionale, nominatodalle Consulte di Gruppo. Dettocoordinatore andrà a far parte,con i suoi colleghi delle altre re-gioni o provincie autonome, del-la apposita Commissione Na-zionale di P.C., organo tecnicodi attuazione e verifica delle li-nee guida associative in temadi P.C., composta da:a) Presidente: il CoordinatoreNazionale della protezione Civi-le ANPd’I (CNPC) del Centro Co-ordinamento Interventi Operati-vi (CCIO) da individuarsi in unsocio avente le necessariecompetenze (nominato dal CNsu indicazione del Presidente

Nazionale dell’Associazione);b) Membro: un rappresentantedella Commissione Tecnica Na-zionale (nominato dal CN su in-dicazione del Segretario Tecni-co Nazionale);c) Membro: un Revisore deiconti (nominato dal CN su indi-cazione del Collegio Nazionaledei Revisori dei Conti);d) Membro, il Consulente legaledell’Associazione;e) Membri, i Coordinatori Regio-nali e i Coordinatori di provincieautonome Come si nota dall’organigram-ma, il regolamento prevede lanomina anche di un Coordinato-re Nazionale, al quale spetteràil compito di mantenere contattidiretti con il Dipartimento dellaP.C. presso la Presidenza delConsiglio dei Ministri e rappre-sentare il Presidente Nazionalenel Comitato Nazionale del Vo-lontariato di P.C.; coordinandotutte le attività di P.C. all’internoed all’esterno dell’ANPd’I, oltreche indirizzare, coordinare econtrollare tutte le attività svol-te dal Centro Coordinamento In-terventi Operativi (CCIO). Il qua-le sarà la struttura dell’Organiz-zazione Nazionale della P.C.ANPd’I incaricata di dirigere lesue attività operative e adde-strative; attuando le disposizio-ni del Presidente Nazionale e

del Consiglio Nazionale, atti-nenti l’impiego in emergenza ditutta l’Organizzazione di P.C.ANPd’I.Per la scadenza del mandatodel Presidente Nazionale in cari-ca, il Consiglio Nazionale ha de-ciso di soprassedere, momen-taneamente, alla nomina delCoordinatore Nazionale dellaprotezione Civile ANPd’I, inquanto detta nomina è fatta suproposta appunto del Presiden-te Nazionale. Pertanto al primoConsiglio Nazionale utile, dopol’elezione alle cariche nazionali,che avverrà a Tarquinia il 21 e22 aprile prossimi, si provvede-rà a tale nomina.In questo modo sarà possibileiniziare il lavoro di censimentodelle strutture esistenti, nomi-nare i Coordinatori Regionali edi provincie autonome, e proce-dere alla verifica operativa, del-l’impianto normativo dell’orga-nizzazione stessa; apportando-vi, se necessario, le modificheoccorrenti. Per chi volesse ap-profondire il regolamento, lostesso è già a disposizione deiPresidenti di Sezione, e a brevesarà disponibile, in versionescaricabile, nell’area riservatadel sito internet associativowww.assopar.it

Il Presidente NazionaleGiovanni Fantini

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I l 15 e il 16 di Marzo haavuto luogo, nel suo paesenatio, a S. Severo di Fog-

gia, la seconda edizione delPremio intitolato al sergentemaggiore, acquisitore obbietti-vi, paracadutista Salvatore Mar-racino, deceduto in Iraq, duran-te una missione di manteni-mento della pace, nel 2005.Da una idea dei genitori e deiparenti di Salvatore, è nato unbellissimo evento dedicato aigiovani, per sviluppare la loroconoscenza – e il rispetto – deiruoli che l’Esercito svolge in Pa-tria e quelli a favore delle popo-lazioni deboli nel mondo.Il bando di concorso recita: Indata 15 marzo 2012, nel VII an-niversario della scomparsa delSergente Paracadutista Salva-tore Domenico Marracino del185° Reggimento RicognizioneAcquisizione Obiettivi “Folgo-re”, sarà organizzata una gior-nata dedicata all’Esercito Italia-no. In tale occasione gli alunnidelle quinte classi delle scuoleprimarie dei Circoli Didattici diSan Severo riceveranno 10 per-sonal computer.La manifestazione ha comescopo quello di trasmettere aglialunni valori e principi civici at-traverso la conoscenza dell’E-sercito Italiano: la Sua storia, leSue tradizioni, i Suoi ideali diPatria, le attività svolte in Italia

e nel mondo, gli uomini e ledonne che vi appartengono ecoloro che vi sono appartenuti.La traccia: l’argomento ha co-me titolo “L’Esercito Italiano ela pace nel mondo”. Agli alunniè chiesto di descrivere con untema ed un disegno come l’E-sercito Italiano può contribuiread aiutare le popolazioni di pae-si stranieri per garantire il piùpossibile la pace e la stabilitàin quei territori.Il sindaco e i Parenti di Salvato-re hanno accolto la massimaautorità militare regionale, il ge-

nerale di brigata paracadutista(inc) Emanuele Sblendorio, in-sieme al comandante del 185°Reggimento, colonnello Ales-sandro Grassano, il sottouffi-ciale di Corpo, luogotenenteMessina e alcuni colleghi acqui-sitori.Il premio, consistente in altret-tanti computers, è stato asse-gnato a dieci studenti, cinqueper i migliori temi e altrettantiper i disegni. Il Colonnello Gras-sano ha incontrato il giorno do-po, insieme ai suoi uomini, glialunni della scuola primaria De

Amicis presso il quale è stataposata nel 2006 una lapide a ri-cordo dello sfortunato Paraca-dutista, che lì aveva studiato.Una splendida iniziativa che hacertamente gettato qualche se-me fruttuoso nel cuore dei gio-vani studenti di San Severo.Pubblichiamo, uno per tutti, iltema di un giovane studenteMarco Vinci – II Circolo Didatti-co “S. Francesco D’Assisi” «Michiamo Marco e ho 10 anni. Perme parlare di mantenimentodella pace nel mondo è moltodifficile, perché noi bambinispesso giochiamo a fare laguerra, ma i grandi purtroppo lafanno davvero, senza preoccu-parsi delle conseguenze. Sonoil figlio di un maresciallo del-l’Aeronautica Militare. Il mio pa-pà in questo momento non è inmissione, ma ci sono tanti suoiamici che si trovano in Afghani-stan. Molti dei nostri soldatihanno perso la vita in quella ter-ra. Un giorno ho chiesto a papà– Ma che ci vanno a fare se ven-gono uccisi? – Non mi ha rispo-sto subito, siamo andati alcomputer e mi ha fatto vederele foto. Erano foto di una cittàdell’Afghanistan che aveva in-viato un suo amico che si trova-va lì. Sembrava tutto un deser-to, le strade non erano asfalta-te, i bambini erano scalzi e ve-stiti di stracci, le donne porta-vano il burka: erano tutte coper-te dalla testa ai piedi. Non c’e-rano supermercati, ma botte-ghe all’aperto dove si vendevadi tutto, dalla carne tagliata apezzi, a scarpe usate e vecchieecc. Una cosa mi ha colpito, ibambini delle foto sorridevano.

ATTUALITÀ

A San Severo di Foggiail premio Salvatore Marracino

In alto a sinistra il sottoufficialedi Corpo, luogotenente Messina,con alcuni colleghi e i bimbi chehanno partecipato al concorso

Il colonnello Alessandro Grassano con gli insegnanti e gli alunnidelle quinte classi delle scuole primarie dei Circoli Didattici diSan Severo di fronte alla targa che ricorda Salvatore Marracino

San Severo di Foggia: al centro il generale di brigataparacadutista (inc) Emanuele Sblendorio, alla sua sinistra il comandante del 185° Reggimento, colonnello Alessandro Grassano, con le Autorità civili

MARZO 2012 13

Mi sono chiesto come fanno asorridere in un posto così brut-to? Papà mi ha risposto che an-che un pezzo di pane o una ca-ramella per loro è motivo digioia. I nostri soldati sono anda-ti per aiutarli, perché è un Pae-se dove non c’è democrazia,

dove le donne e i bambini nonhanno diritti e i prepotenti usa-no la violenza verso i più deboli.I nostri militari operano in tan-tissimi Paesi del mondo, nonsolo per portare la pace ma an-che per portare aiuti in posti do-ve manca tutto: strade, scuole,

ospedali. Essi aiutano questepopolazioni a vivere meglio, ri-schiando la vita e lasciando lapropria famiglia anche per pa-recchi mesi. Dietro le divise cisono tanti papà come il mio,che non lo fanno solo perché èil loro lavoro, ma sperano di po-

ter cambiare qualcosa; portareun po’ di pace e aiuto a questepopolazioni e questo li rendespeciali. Noi siamo fieri di que-sti giovani coraggiosi che spes-so offrono la loro vita diventan-do dei veri e propri eroi».

Walter Amatobene

ATTUALITÀ

D alla fine del mese di no-vembre 2011 al mesedi marzo corrente, la

sezione ANPd’I di Monza è stataprotagonista di una serie di im-portanti eventi. Per rendergli ilgiusto riconoscimento, e lo spa-zio che meritava, si è deciso diraggruppare le notizie per fornir-vi un resoconto completo diquanto avvenuto, descritto dalleparole del Presidente di sezioneFranco Crippa e dei suoi paraca-dutisti. Per quanto riguarda i duelibri presentati se qualcuno desi-derasse riceverli può rivolgersidirettamente alla sezione diMonza.

26 NOVEMBRE 2011 APERTU-RA E INAUGURAZIONE NUOVASEDE: Sabato 26 novembrescorso, al termine di un lungoperiodo di impegno, lavoro e pre-parazione, è stata inaugurata lanuova sede della sezione diMonza. Tutto è iniziato con unacerimonia tenutasi al cimitero diMonza davanti al nostro monu-mento. Tra i primi ad arrivare, al-l’appuntamento, il PresidenteNazionale dell’AssociazioneGen. Giovanni Fantini accompa-gnato dal Cons. Naz. Aldo Falci-glia, Walter Amatobene, il “folgo-rino” e monzese di nascita CarloMurelli e insieme al nostro Pre-sidente Onorario Giovanni Fos-sati, sono arrivati il reduce delRgt. Folgore della R.S.I. GiorgioGreguoli e la carissima WandaBertoni ausiliaria della R.S.I. Al-le ore 16, come da programma,

ha avuto inizio la cerimonia diinaugurazione della nuova sede.Tutti inquadrati nel cortile dellapalazzina, paracadutisti, autori-tà ed amici, hanno ascoltato leparole di ringraziamento che ilpresidente di sezione Crippa harivolto ai presenti nominandoli

uno ad uno e ringraziandoli peressere intervenuti in questa im-portante giornata.La presenza dei picchetti avevail significato di evidenziare tuttele anime che compongono la no-stra comunità, devono fare datraino per la nostra Associazio-

ne. Le attività tecnico-militariperchè rappresentano il mante-nimento e la creazione di una Ri-serva selezionata e preparata eperchè sono il naturale prose-guimento per chi ha vestito unadivisa (ma anche per chi per varimotivi non ha potuto). Le missio-

Sezione di Monza: «un riferimento per

i paracadutisti dell’ANPd’I»

Resa degli onori al monumento del paracadutista

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ni del Progetto El Alamein per-chè rappresentano un impegnodi altissima idealità riportandociin quel luogo a noi sacro ove inostri “Ragazzi della Folgore” siimmolarono e scrissero pagineindimenticabili di gloria e onore.Gli allievi del 66° Corso perchèrappresentano la continuità e ilfuturo della nostra specialitàpartendo sempre da una prepa-razione militare.Alle ore 16,30 ha fatto il suo in-gresso la nobil donna Anna Cac-cia Dominioni, madrina dell’e-vento e ospite sempre tanto gra-dita nella nostra sezione. Essaha voluto sottolineare il grandeaffetto che la lega ai Paracaduti-sti monzesi e presentare un ri-cordo del padre che ha volutodonare alla nostra sezione. Unafoto che ritrae Paolo Caccia Do-minioni mentre estrae dalla sab-bia di El Alamein i resti di un sol-dato caduto. Un gesto di grandeamicizia che i paracadutisti mon-zesi non dimenticheranno e dicui saranno sempre orgogliosi.Il Presidente Nazionale Gen.

Fantini ha salutato tutti i presen-ti ringraziando la sezione di Mon-za per la bella cerimonia e per illavoro svolto in questi anni chel’hanno portata ad essere consi-derata (parole sue) una sezionedi riferimento per tutta l’Associa-zione. A questo punto, tanto at-teso, è arrivato il momento del-l’Alzabandiera che ha sancito uf-ficialmente l’apertura della nuo-va sede. Un alzabandiera, effet-tuato dal Par. Andrea Cavallaro,accompagnato dall’inno di Ma-meli cantato da tutti i circa 200presenti. Prima del “rompete lerighe” i paracadutisti monzesi,seguiti dai tanti baschi amaran-to e verdi convenuti, hanno volu-to salutare e ringraziare gli ospitiintonando la loro canzone “...Suimonti e sui mar”. Terminata lacerimonia, le autorità, precedutedai numerosi giornalisti presentisono saliti al primo piano dellapalazzina e hanno assistito al ta-glio del nastro da parte dellacontessa Anna Caccia Dominio-ni (che era accompagnata dalbellissimo figlio Paolo France-sco) a cui ha fatto seguito la be-nedizione di Padre Marino. Aquesto punto ha avuto inizio unvero e proprio “assalto” di tutti iconvenuti che oltre ad un riccorinfresco hanno potuto ammira-re la nuova sede. Una festa du-rata poi fino alle 20 circa e cheha “battezzato” nel migliore deimodi la nostra nuova “casa”.Un' altra bellissima e importan-tissima giornata da aggiungereall' album dei ricordi. Album nelquale avevamo riposta, anche lanostra vecchia sede alla qualerimaniamo sentimentalmente le-gati e dalla quale abbiamo por-tato via tutti quei momenti belli(innumerevoli) e brutti (legati al-la scomparsa dei nostri fratellinel corso degli anni) che sono

ATTUALITÀ

La nobil donna Anna Caccia Dominioni con il Pres. Crippa mentre inaugura la sede

Parte dei paracadutisti presenti all’alzabandiera presso la nuova sede

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SPECIALE TARQUINIA

S e Castelbenito rappre-sentò per il paracaduti-smo militare italiano la

sua genesi promettente, Tarqui-nia significò senza dubbio alcunola fucina, la certezza del domani,la convalida di una giovane Spe-cialità delle FF.AA. che si è fattastrada prepotentemente nelle tra-dizioni, bruciando i tempi, presen-tando credenziali inoppugnabili,mettendosi così in primo pianosempre, comunque e dovunque.Anche oggi.Non ebbe certamente vita facileperché nata anch’essa da uncompromesso, non ebbe incorag-giamenti per l’indifferenza alle no-vità dei vertici delle FF.AA., dovet-te soffrire a lungo, superare crisiprofonde, vincere difficoltà di ognisorta organizzative, logistiche,tecniche, strutturali, ambientati,morali, psicologiche e non man-carono anche, incomprensioni eostracismo.La nascita ufficiale di Tarquiniacome Scuola Militare di Paraca-dutismo della R.A. si colloca alladata del 15-10-1939 del Mini-stero dell’Aeronautica qualeconseguenza della legge n. 220del 1937.Un iter burocratico lungo e difficol-

toso, irto di gelosie, costellato diremore e di esempi come il lanciodimostrativo. del 1937 del Gen.Valle sull’aeroporto di Viterbo, fat-to soprattutto per convalidare il di-ritto istituzionale all’Aeronauticanella citata legge n. 220. Risoltegiuridicamente e istituzionalmen-te tutte le difficoltà, altro tempovenne speso per trovare la sedeidonea all’installazione di unascuola di paracadutismo all’inse-gna della vastità, ambientazione,situazione meteo e cronografica,operabilità incondizionata: requi-siti «sine qua non» per tale tipo diattività.Mentre Castelbenito, come giàdescritto, nasceva «arbitrariamen-te» per volontà di Balbo realizzatoda un tacito «modus vivendi» fraEsercito e Aeronautica, con unnecessario compromesso di col-laborazione interforze ma comun-que all’insegna dell’italico arran-giamento, per Tarquinia non fupossibile adottare inizialmente al-cun accordo né cominciare colclassico «volemose bene»: si ave-va un regio decreto legge che sta-biliva precise attribuzioni, c’erauna priorità istituzionale da salva-guardare giuridicamente, esiste-vano «sulla carta» gli strumenti

per cominciare nella piena osser-vanza delle leggi. In realtà la si-tuazione contingente era ben di-versa; l’Aeronautica (e ovviamen-te l’Esercito) non avevano specifi-che esperienze lancistiche peraviotruppe, non avevano prece-denti didattici in materia (Castel-benito viveva una sua vita propria)i risultati del paracadutismo libicorisultavano insoddisfacenti permateria di studio e perfeziona-menti tecnici; mancavano inoltre,regolamenti, istruzioni codificate,manuali addestrativi, materiali di-dattici, addestrativi, prelancistici,attrezzature specifiche, idoneoequipaggiamento. Non era suffi-ciente indicare un aeroporto fra itanti disseminati in Italia, qualesede della costituenda scuola diparacadutismo, nominare quindiun responsabile e dire comincia-te, se venivano a mancare l’orga-nizzazione, un corpo istruttori, imateriali necessari, le attrezzatu-re, i paracadute e tutto il resto in-dispensabile al funzionamentodella scuola ed attendersi in se-guito probanti risultati. Era certa-mente importante cominciare afar qualcosa e presto, ma biso-gnava iniziare bene, con razioci-nio, con una visione chiara del da

farsi, con un programma, lascian-do immaginazioni e arrangiamential di fuori della concretezza. l’e-sempio della Libia, lodevole, edammirevole come inizio ma irra-zionale come istituzione, non do-veva trovare secondo i responsa-bili fertile terreno se non inqua-drato in un rigido percorso chestabiliva con serietà d’intenti,mezzi sufficienti e volontà la ri-uscita ottimale dell’iniziativa, diper se invisa, indifferente ai molti,inserita marginalmente per dove-re d’ufficio fra molteplici problemiche assillavano i vertici delleFF.AA. italiane alla vigilia dell’en-trata in guerra.La scelta della sede per la scuoladopo aver preso in esame Aviano,Grottaglie, Viterbo tutti dotati divaste superfici e ampia possibili-tà di manovra, cadde sul piccoloaeroporto «sostegni» di Tarquiniae lo SM/RA nominò come coman-dante e responsabile della scuolail Col. pilota Giuseppe Baudoin,già comandante della Scuola diOsservazione Aerea di Cerveteri,il quale aveva come esperienzalancistica un lancio fatto nel lonta-no 1927 a Montecelio, un lanciocol personale della 25 a sqd. daricognizione ad Aviano nel 1930,

In questo inserto speciale dedicato alla Scuola di Paracadutismo Nazionale di Tarquinia (come allora venne chiamata) abbiamo volutoinserire un articolo, del Gen. pilota e par. Giuseppe Baudoin de Gilette, primo comandante della Scuola di Tarquinia, apparso nel dicem-bre del 1960 sulla rivista Ali Nuove, e riproporre un elaborato di Nino Arena già condirettore della rivista Folgore, apparso sulla nostra ri-vista nell’aprile maggio del 1986.Scrivere un articolo «ex novo» non avrebbe avuto gran che senso, e avrebbe aggiunto pochi particolari, nemmeno tanto significativi.Rendere il doveroso omaggio a due importantissimi personaggi del paracadutismo militare italiano, che attraverso i loro scritti rendono,a loro volta, omaggio a tutti i colleghi e i gregari che contribuirono a creare la fucina di paracadutisti di Tarquinia, ha un forte senso, so-prattutto di riconoscenza.

Aldo Falciglia

LA SCUOLA NAZIONALEDI PARACADUTISMO DI TARQUINIA

II MARZO 2012

lancio questo che costava la vitaal Serg. Angelo Da Rol per manca-ta apertura del paracadute Salva-tor.Ma alla modesta esperienza per-sonale di lanci col paracadute,che però aveva influenzato indub-biamente lo SM/RA nella scelta,Baudoin univa una eccezionalepersonalità, uno straordinarioascendente, una vivace fantasia,un anticonformismo inconsuetonella statica e conservatrice ge-rarchia militare italiana: tutte qua-lità che sorprendevano gli ufficia-li, entusiasmavano, invitavanoper imitazione, a creare i presup-posti .di una comune, collettiva ediversa personalità che ebbe in-dubbiamente la sua importanzanella formazione caratteriale diquanti frequentarono Tarquinia esubirono il fascino e l’ascendentedi Giuseppe Baudoinin indimenti-cabile comandante della scuola.A questa scelta felice ma isolata,si contrapponeva infelice designa-zione come sede di Tarquinia: unamodesta spianata di m. 350 x700 (un campo di fortuna) unapiccola aviorimessa, alcuni mode-sti edifici, la manica a vento eduna piccola baracca in legno sededel custode che sorvegliava ilcampo: tutto qui!La prima ispezione compiuta daBaudoin a Tarquinia apparente-mente deserta fu deprimente eavvilente; dalla baracca uscì unometto che disse: «sono il custo-de del campo». Chiunque altroche non fosse Baudoin, al cospet-to di tanta miseria e di fronte adun simile deserto sarebbe torna-to a Roma di corsa e presentan-dosi al Reparto 20 dello SM/RAavrebbe detto: «signori, vi ringra-zio della nomina ma visto comestanno le cose rassegno imme-diatamente l’incarico», come sisuol dire di fronte all’impossibilitàdi concludere qualcosa. Da pochigiorni, si era nel settembre 1939,era iniziata la 2° guerra mondiale,

i tedeschi inauguravano la «BlitzKrieg», lanciavano battaglioni diFallschirmjager su Radom e Ka-lisz in Polonia e l’Italia, dopo annidi discussioni, litigi, risentimenti,ripicche e gelosie costituiva la pri-ma sede della futura scuola diparacadutismo militare su un pic-colo e dimenticato aeroporto ido-neo per aerei leggeri, privo, diogni infrastrutture, attrezzature,personale. L’inizio non era certa-mente incoraggiante.

Nasce TarquiniaLa scelta di Tarquinia non avven-ne come ogni aspetto logico face-va supporre sulla scorta delle ca-ratteristiche che una scuola mili-tare di paracadutismo dovevapossedere in pectore: eccellentesistemazione ambientale e oro-grafica, conoscenza e direzionedei venti dominanti, capacità ri-cettiva e di manovra, ampie zonedi lancio, disponibilità di infra-strutture e tutto il resto, ma fudettata soprattutto da motivi poli-

tici e quindi estranei al buon fun-zionamento della scuola: vicinan-za con Roma, sede dei principalicomandi, possibilità di effettuarecontrolli e ispezioni, soluzione diproblemi immediati ed altri motivipiù o meno teoricamente validi aifini amministrativi ed esecutivi,ma che in definitiva provocarono ilcollasso quando l’attività lancisti-ca raggiunse il suo acume e Tar-quinia andò in «tilt».Mentre l’Aeronautica esordiva co-sì infelicemente come scelta dellascuola, l’Esercito non aveva dalcanto suo perso tempo affrontan-do il problema paracadutisti conmaggiore impegno e serietà. Sindal 28-8-1939 aveva diramatouna circolare firmata dal Capo diSM Gen. Pariani dal titolo: «Corsoallievi paracadutisti per ufficiali esottufficiali» con cui si invitavanogli appartenenti alle varie armi,corpi e servizi del R.E. a presen-tarsi volontariamente per diventa-re paracadutisti nella nuova spe-cialità che si affiancava ai bersa-

glieri, alpini, granatieri. Durata delcorso 3/4 mesi. Il programma erail seguente:1) addestramento pre-lancistico,

lancistico, tattico.2) conseguimento del brevetto di

paracadutista militare e dirittoa fregiarsi del distintivo appro-vato (piccolo paracadute in oroda portare sul braccio) con di-segno e dimensioni prestabili-te. Successivo rientro ai repartidi appartenenza ad eccezionedi un nucleo effettivo alla scuo-la che diverrà il Corpo Istruttori.

3) impegno quadriennale per ibrevettati con richiami annuinecessari per allenamenti noninferiori ad un mese. Indenni-tà di volo, soprassoldo, assi-curazione antinfortuni (polizzaassicurativa di Lit. 10.000 perdecesso; Lit 15.000 per inva-lidità permanente)

4) assegnazione effettiva allascuola di coloro che risultava-no transitati nel Corpo Istrutto-ri. Seguivano i necessari requi-siti per l’ammissione ai corsi:a) precedenti morali, professio-nali, disciplinarib) qualità psico-fisichec) attitudine agli esercizi fisici,ginnastica, atleticad) vivacità di mente, intuitopronto, spirito d’iniziativa.

Erano concetti preliminari e deltutto normali per dare inizio al pro-gramma addestrativo, ma sor-prendeva l’assenza, nella circola-re, della prevista o futura costitu-zione di reparti paracadutisti,quasi che l’acquisizione del bre-vetto fosse una cosa a se stante,un corso di specializzazione qual-siasi come «specialista in fornellida mine», «abilitato alla requisizio-ne di alloggi» ed altro ancora. Inbreve, dopo il corso, i neo paraca-dutisti rientravano al corpo con ta-le qualifica e come tali rimaneva-no ad esempio: nel 17° Rgt. Ftr.«Acqui», nel 13° Rgt. Art. «Grana-tieri di Sardegna» o nel 2° Rgt. Ge-

SPECIALE TARQUINIA

ALLA PORTA! a Tarquinia nasce la prima scuola di paracadutismo in Italia

MARZO 2012 III

nio Minatori. Eravamo alla vigiliadi quel fatidico 1° settembre chedoveva scatenare il 2° conflittomondiale ma in alto non si aveva-no ancora idee chiare per il futurodelle Aviotruppe. Restavano co-munque altri problemi da risolverecui doveva provvedere lo SM/RA,che, sollecitato a definire l’impo-stazione e le prerogative istituzio-nali, emanava nel mese di set-tembre lo schema del programmadi massima così impostato:1) addestrare i militari della R.A. e

del R.E. al lancio con paracadu-te (tipo frenato e dall’aeropla-no)

2) costituire reparti d’intervento3) studiare e determinare in rela-

zione allo specifico impiego ein parallelo all’attività addestra-tiva, quei perfezionamenti allatecnica dei lanci e del materia-le adoperato

4) progettare eventualmente,nuovi mezzi d’impiego per re-parti, paracadutisti. Le normeche regolavano l’attività in co-mune della scuola ebbero co-me conseguenza un deciso in-tervento da parte dello SM/REche pretese ed ottenne unasorta di supervisione per i re-parti in addestramento, richie-sta questa che venne giusta-mente considerata e valutatacon la nomina di un vice co-mandante della scuola da trar-re fra gli ufficiali superiori delR.E., in possesso del brevettodi osservatore di aeroplano,unico punto questo di contattocon la nascente specialità.

La scuola sarebbe dipesa da di-versi enti e precisamente: SM/RAReparto 2° Addestramento, Co-mando Generale Scuole dellaR.A., Comando 3a Z.A.T.; per l’E-sercito dallo SM/RE - Reparto Ad-destramento per l’aspetto squisi-tamente tattico, dal ComandoAviazione ausiliaria per il R.E.(Esercitavia) per il controllo ispet-tivo mediante l’Ufficio «Aviotrup-

pe» dal Col. Giacinto Valente.L’ordinamento si articolava in talmodo: Comandante (Ufficiale Su-periore R.A./R.N.),V. Comandante(Ufficiale Superiore R.E./C.A.)Servizi aeroportuali (R.A.) ServiziGenerali (misti) Servizio Sanitario(C.S.A.) Reparto volo (R.A.), Re-parto Servizi (misti) RepartoIstruttori (R.E./R.A.) Reparto Allie-vi (FF .AA. varie) Amministrazione(competenza delle varie FF.AA.),Addestramento pre-lancistico/lancistico (R..A.) A d -destramento individuale, di repar-to, tattico/terreste (R.E.)I problemi in comune sarebberostati risolti con opportuni accordi

a livello di S.M. salvando l’esecu-tività delle disposizioni inerentil’attività alla esclusiva prerogativadell’Aeronautica.L’esperienza di Castelbenito erastata determinante per limare in-comprensioni, mitigare attriti, va-lutare richieste, contemperare iprincipi.Sulla carta tutto sembrava quindirisolto ma sussistevano gravissi-mi altri problemi, considerandoobiettivamente: l’insufficienzatecnica, organizzativa, ammini-strativa, professionale dell’Aero-nautica in materia, necessaria-mente surrogata, compensata ointegrata da una maggiore pre-senza dell’Esercito ben più inte-

ressato agli aspetti pratici del pro-blema «aviotruppe» che a fumosequestioni istituzionali ormai supe-rate dalla realtà contingente.Quali primi provvedimenti fu ne-cessario reperire: attrezzaturespecifiche (inesistenti o scono-sciute) requisire locali per allog-giare il personale, allestire barac-camenti, creare depositi, magaz-zini, provvedere all’approvvigiona-mento dei paracadute e degli altrimateriali, creare servizi igienici,cucine da campo, infermerie, col-legamenti, mezzi di trasporto.Si attuava quindi gradualmenteuna specie di amministrazione in«condominio» e fu con questa ge-

stione in comune che Tarquiniainiziava a muovere i primi passinell’inverno 1940.I materiali vennero reperiti da di-verse ed eterogenee provenienze:teloni a scivolo prestati dal CorpoNazionale VV.FF. attrezzature gin-niche e pre-lancistiche ordinate aditte private, 50 tavoli da ripiega-mento rivestiti in linoleum costrui-ti da una falegnameria umbra, tor-re metallica da addestramentocon braccio a «falcone» prelevatadalla piazza d’armi di Villa Glori etrasportata a Tarquinia per essererimontata. Era alta 52 m.; dispo-neva di motore «formavento» pergonfiare la calotta del paracadutefrenato con qui l’allievo si lascia-

va cadere nel vuoto trattenuto dauna fune metallica; un primostock di paracadute Salvator tipoD. 37/D.39 (gli stessi di Castel-benito) che in numero di 900 furo-no forniti dallo SM/RA, alcuni Ca.111 e 3 Ca. 133 (ex bombardieriormai obsoleti declassati al tra-sporto e al supporto dei reparti divolo), alcuni Ca. 164, e Ca. 100per collegamenti e rilievi tecnici.Questo primo lotto di materialivenne approvvigionato sotto l’ur-genza delle direttive dall’alto allavigilia dell’entrata in guerra dell’I-talia, che dalla condizione di «nonbelligeranza» attendeva il momen-to opportuno per entrare al fiancodella vittoriosa Germania.All’inizio della primavera venivanoufficialmente nominati i titolari deivari servizi della scuola e precisa-mente: Comandante-Col. AA/RNGiuseppe Baudoin, V. Comandan-te ten. Col. O.A. Augusto Saltala-macchia (R.E.), Capo RepartoStudi/Esperienze Ten. Col. (g.) Al-berto Bettica (R.E.), Servizio Sani-tario Cap. C.S.A. Polistena (R.A.),Ufficiale di collegamento SM/REMagg. Lo Bianco (R.E.), Repartodi volo Cap. AA/RN Dante Salve-tat, Reparto Ripiegatori M.llo 3aclasse Spec. Francesconi (R.A.)Il 13-3-1940 il Ministero dellaGuerra con circo. n. 4900 preci-sava le norme per il reclutamen-to di allievi paracadutisti con lerelative competenze amministra-tive suddivise fra Esercito e Aero-nautica. Non fu possibile rispettare la pre-vista data del 15-2-40 come iniziodei corsi e solo il 28 marzo conl’arrivo a Tarquinia del primo nu-cleo di 60 volontari provenienti datutte le armi, corpi e servizi delR.E., iniziò ufficialmente a funzio-nare la scuola. Si trattava di ungruppo di pionieri fra ufficiali esottufficiali (3 Capitani, 13 Tenen-ti, 2 S. tenenti, 2 M.lli, 34 S.M.)destinati allo Corso allievi Istrutto-ri Paracadutisti. Ecco i nomi di

SPECIALE TARQUINIA

Tarquinia: i paracadutisti si allenano alla tecnica dell’atterraggio

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quei primi precursori della Scuoladi Tarquinia cui molto deve loro ilparacadutismo militare italiano:Verando, Caratti, Cosso, Appoggi,Capua, De Santis, Fasoli, Girardi,Loffredo, Prieri, Turrini, Verna, Le-porace, Mancuso, Ronchitelli, Vio-la, Camurani, Argento, Toffoletti,Bilo, Biscardo, Bruno, Caratti,Callegari, Cenati, Checcucci,Cioncolini, Curcio, Dessy, Ferrari,Foschi, Frontori, Galli, Gentile, LoManto, Maggiorini, Nardino, Na-stasi, Padovan, Pedone, Paesa-no, Perra, Piraino, Pontiroli, Ro-mano, Sarnis, Tacconi, Vana, Vil-lari, Scaffidi, Triburzio, Zini, Zam-borlin.Il Corso d’istruzione previsto do-veva avere la durata di 8 mesi. Laguerra si sarebbe però incaricatadi sconvolgere ogni previsione alriguardo.Per l’istruzione lancistica loSM/RA delegò ancora una voltail Ten. Col. Prospero Freri col suobagaglio personale arricchito dal-le recenti esperienze di Castel-benito: nozioni semplici, movi-menti elementari, alcuni consigli,

comportamento in volo e atter-raggi come suggeriva l’impiegodel modello Salvator.Non appena iniziato il corsoistruttori il Ministero della Guerradava corso al reclutamento degliallievi paracadutisti, che, a diffe-renza dell’assenteismo dimo-stratosi in Libia, registrò un con-siderevole afflusso di volontariprovenienti da tutte le unità del-l’Esercito.Si era detto e scritto in più occa-sioni, che i paracadutisti, elevatial rango di Specialità alla pari dibersaglieri e alpini, dovevano rap-presentare qualcosa di più deifanti piumati e delle penne nere,dovevano essi fornire prestazionidi ordine superiore poiché allanormale capacità addestrativa dispecialità, essi esibivano qualitàparticolari come l’ardire di lanciar-si dal cielo e il relativo bagaglio dipreparazione. Dovevano rappre-sentare un corpo d’élite, il megliodel meglio del soldato, l’espres-sione più elevata dell’audacia, delcoraggio, dello spirito di sacrificio;uomini a cui affidare missioni im-

possibili o comunque difficili, difronte o dietro alle linee nemiche,con l’ordinare loro di risolvere sulcampo di battaglia o nelle retroviesituazioni compromesse o deter-minare con l’azione irruente e ve-loce l’ottenimento del successo.Con queste superlative premessecoloro che affluivano per assimi-lare a Tarquinia dovevano quindipossedere in pectore qualità indi-viduali, morali e spirituali non co-muni; niente superman tanto perintenderci, ma sicuramente nondifettare come uomini, di quelleattitudini necessarie per realizza-re il miglior risultato, valorizzando,educando e affinando le caratteri-stiche individuali per formare unottimo soldato, preparato ad ognievenienza, psicologicamente for-te, moralmente saldo.La circolare n. 5.400 del Ministe-ro della Guerra fu invece interpre-tata capziosamente all’opposto diquanto si richiedeva nella sua es-senza; fu l’occasione attesa damolti comandi per liberarsi dellescorie, dei riottosi, degli indiscipli-nati. Ma una dura sorpresa atten-

deva a Tarquinia gli scarti dei reg-gimenti che furono ben presto in-dividuati ed eliminati, respinti erinviati come indesiderabili ai re-parti di provenienza con la dizio-ne: «non idoneo per insufficienzagenerale a frequentare il corso al-lievi paracadutisti».Le prove attitudinali (tests psicofi-sici direbbero oggi) prevedevanoesami molto severi da superareper l’ammissione ai corsi: accura-te visite mediche, controlli dell’e-quilibrio, lunghe corse a tempo,salti da diverse altezze ed infine ilsalto dalla terribile torre svettantee ondeggiante nel cielo dellascuola, incubo e timore anche deipiù forti, vero banco di prova di ar-dimento individuale: una provainappellabile che non tutti riusci-vano a superare, anche soldativalorosi col petto cosparso di az-zurri nastrini. Vincere l’istintivadiffidenza, il gesto innaturale e ir-razionale di saltare nel vuoto suquel telo a scivolo posto così inbasso furono gli elementi incon-sci che provocarono una così ele-vata falcidia di aspiranti, poichémolti preferivano mille volte salta-re da un aereo che trovarsi al cu-spide di quel traliccio metallicoche oscillava al vento, strumentodi morte per alcuni colti da vertigi-ne, che freddamente eliminava eselezionava senza appello gli irre-soluti, i pavidi, i meno forti comeun giudice terribile, come potran-no ricordare tutti coloro che ebbe-ro la sorte di transitare per Tarqui-nia per rimanervi o per esserneesclusi.Delle decine di migliaia di aspiran-ti a divenire paracadutisti avviati aTarquinia, il 60% fu quindi elimina-to e rinviato ai reparti. Tarquiniaesigeva il meglio del meglio dellagioventù italiana, anche se per co-loro che rimanevano pendevasempre l’incubo delle successiveprove da superare prima di giun-gere al momento della verità: illancio dall’aeroplano !

SPECIALE TARQUINIA

Tarquinia: alcuni ufficiali istruttori a cui il paracadutismo italiano deve molto. Da sinistra in alto Ten. Luigi Maramotti, Ten. Leonida Turrini, Ten. Felice Loffredo, Cap. Giovanni Verando,Ten. Lorenzo Prieri. In basso da sinistra Ten. Ruggero Martinotti, Ten, Luigi De Santis, S.Ten. Amborgio Camurani, e S. Ten. Franco Pagliari

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L’Attività addestrativa pre-lancisticaMentre il 1° Corso per allieviistruttori procedeva con una certaregolarità compatibilmente con lecarenze didattiche, teoriche, tec-niche che via via insorgevano nel-la vita della scuola, applicata conla severità e la serietà che l’espe-rimento imponeva per dare i nata-li alla nuova e rivoluzionaria spe-cialità. Era questo un impegnograve che richiedeva nuove e pre-murose attenzioni mentre iniziaval’afflusso dei primi volontari percostituire il 1° Btg. d’istruzione,ora che lo SM/RE si era convintodella necessità di non lasciareinutilizzati istruttori ed esperienzema di procedere alla costituzionedi reparti sempre più consistenticome organici, senza tuttaviaspecificarne l’entità ma comun-que non inferiori al livello di com-pagnia e forse di battaglione.L’addestramento del Btg. d’istru-zione sarebbe iniziato dapprimacon la preparazione formale e fi-sica, e man mano che venivanoabilitati gli istruttori, con l’adde-stramento specifico del paraca-dutista sino al momento del lan-cio. Nel termine previsto di 4/6mesi i reparti costituiti ed adde-strati sarebbero stati consegnatiallo SM/RE per il successivo in-quadramento di reparto, sareb-bero quindi affluiti nuovi volonta-ri ed il ciclo addestrativo sarebberipreso senza soluzione di conti-nuità. A questo punto – maggio1940 – sorse nell’ambito delloSM/RE il quesito sull’entità deireparti da costituire: Btg, Rgt,G.U. aviotrasportate? Sulla suc-cessiva necessità di preparazio-ne tattica da svolgere presso lasede di Tarquinia oppure in sedediversa? Tarquinia doveva limi-tarsi alla sola preparazione lanci-stica o poteva surrogare anchealla vera e propria preparazionemilitare? Prevalse logicamentela soluzione di fare tutto a Tarqui-

nia per ovvie ragioni: assistenza,problemi tecnici, disponibilità dimateriale lancistici e aerei, espe-rienze, collaudo materiali e infinela necessità di sperimentare «sulvivo» l’operazione di aviolancio ela susseguente azione tattica(anche con interventi reali di fuo-co con armi individuali e di repar-to). Questa decisione comportò altriproblemi fra cui la formazione direparti speciali di supporto: arti-glieria CC., mortai da 81, genieriper collegamenti, artieri, minatori,reparti questi che presupponeva-no l’afflusso di altri volontari e

l’insorgere di nuovi problemi qualiad esempio l’azione di un repartoparacadutisti in operazione tatticaa diversi livelli d’intervento: com-pagnia, battaglione, reggimento.Non esisteva al proposito nulla dicodificato se non su basi elemen-tari, con insufficienti nozioni d’im-piego e limitata interpretazione.Questa lacuna addestrativa ven-ne affrontata e risorta dal Capo diS.M. Giovanni Verando che in bre-ve approntò il manuale d’istruzio-ne dal titolo: «organizzazione edimpiego tattico dei reparti paraca-dutisti» approvato ufficialmentedallo SM/RE con circolare n.

3.949 del 27-7-1940. Un’altro im-portante passo in avanti.A quella data i paracadutisti tede-schi avevano già sbalordito ilmondo intero e rivoluzionato mol-te teorie tattiche e strategiche at-tuando le operazioni di aviolancioin Danimarca/Norvegia (9-4-40Operazione «Weserubung»), l’oc-cupazione di aeroporti, ponti eopere fortificate. In Olanda/Bel-gio (1-5-40 Operazione «FastungHolland») occupazione con aliantid’assalto del complesso fortifica-to di Eben-Emael. L’emozione pertali audaci operazioni fu grandissi-ma. In Italia i responsabili si scuo-tono gradualmente dal torporedall’indifferenza; il paracadutismomilitare acquista di colpo impor-tanza e considerazione e da Ro-ma giungono importanti e freneti-ci messaggi a Tarquinia: «prepara-te al più presto battaglioni e reggi-menti di paracadutisti». Ma lascuola con le sue modeste di-mensioni non è attrezzata per fa-re miracoli: fa quello che puòcompatibilmente, con la sua ca-pacità organizzativa e ricettiva,poiché a Tarquinia la vita non eracertamente facile né semplice edil programma andava eseguito co-sì come era stato articolato: mar-ce, corse, esercizi ginnici, adde-stramento prelancistico molto fa-ticoso e impegnativo. Modesta enon sempre adeguata la razionealimentare, spartana la sistema-zione degli alloggi (castelli ancheper 3 militari), scarsi i motivi disvago e ricreazione, appagati ra-ramente da brevi permessi a Ro-ma distante 100 km. Dura espossante la preparazione tatticacon faticose marce diurne e not-turne, con materiali in spalla, tiricon tutte le armi, esercitazioni afuoco. Difficoltà innumerevoli,spesso insuperabili con fondatimotivi di preoccupazione per lapreparazione dei reparti a livelloottimale.Fu necessario indire un secondo

SPECIALE TARQUINIA

La torre di addestramento che, con i suoi 52 metri di altezza,svettava sul campo

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corso per allievi istruttori cui par-teciparono 40 fra ufficiali e sot-tufficiali i cui nomi riportiamo do-verosamente: De Paoli, Loda,Pompei, Milani, Baggioni, Marti-notti, Vianello, Smerilli, Tudisco,Prati, Stefani, Zarotti, Achilli,Baccani, Pizzo, Del Giudice, Zap-pi, Regoli, Carrasi, Beltramo,Dell’Orsina, Cucchiara, Baiardo,Brera, Bahini, Maramotti, Ferret-to, Salvaneschi, Pecoraro, Galva-ni, Caffaretto, Belli, Pastorboni,Marchetti, Rappazzo, Monti, In-som, Matteucci, Di Giovanni,Bordogna, Jubini, Pasqualino, DeGregorio, Casini, Magri, Tonin,Uvanici, De Giorgio, Ferrero, Zor-zin, Caracristi.Il 1° luglio il Comando Generaledell’Arma dei CC.RR. reclutavaun battaglione allievi paracaduti-sti da inviare a Tarquinia, mentreun secondo battaglione venivacostituito dall’Esercito che por-tavano a tre i battaglioni in adde-stramento alla scuola. Da 3 set-timane l’Italia era entrata nelconflitto e gli unici reparti prontiall’impiego erano in Libia col 1°Btg. Fanti dell’aria e col Btg. na-zionale paracadutisti. Le espe-rienze raccolte a Castelbenitofra il 1938 e il 1940 vennero re-cepite in Italia in misura molto ri-dotta; parte vennero accettate,altre contestate, altre ancora ri-fiutate., I motivi di tale selezionesperimentale non ci sono noti;forse indifferenza al problemaparacadutisti, mancanza di spe-cifico ente di studio in materia,latitanza di responsabili al pro-blema, presupposto di rifiuto adapprossimazioni e ad arrangia-menti di emergenza, ad ogni su-perficialità non codificata da leg-gi e regolamenti. Tarquinia dove-va avere una sua origine ben de-finita, una spiccata ed autono-ma personalità come istituto d’i-struzione, uno stile diverso e in-confondibile, un esempio d’im-postazione istituzionale che do-

veva rifuggire ogni precedenteesperienza. Nella realtà sfortu-natamente non fu così.Si iniziò con l’accettare i paraca-dute Salvator che avevano già da-to in Libia negativi risultati condecine di morti per mal funziona-menti. Non si provvedette tempe-stivamente a dare una uniformedi lancio agli allievi che iniziaronoi lanci in piena estate con divisein panno grigioverde, fasce gam-biere, scarponi chiodati d’ordi-nanza, bustina regolamentare,camicia e cravatta. Si ignorò la tu-ta usata dai libici e dai nazionaliche dava un tono di praticità euniformità ai paracadutisti e si vi-dero sui baveri mostrine reggi-mentali, cappelli alpini, fez bersa-gliereschi. Tarquinia iniziò così;senza uniformi, senza indumentiprotettivi, senza casco. La tecni-ca di lancio ricalcava quella di Ca-stelbenito: uscita dall’aereo abraccia conserte, mano destrasull’impugnatura della manigliain caso di mancato spiegamentodella calotta con la fune di vinco-lo dell’apertura automatica. Ini-zialmente un regresso anziché unprogresso.I trimotori Ca. 133 avevano ca-pienza all’incirca uguale a quelladegli SM. 81 della Libia, avevanoperò inferiore velocità di stallo emigliori condizioni di uscita, facili-tà di decollo da campi di ridottedimensioni e con pista erbosa.L’aspetto positivo, dopo averelencato gli elementi negativi del-

la scelta, risiedeva nel carattereculturale, storico, archeologicodella piccola, millenaria cittadina,culla della civiltà etrusca, che as-sisteva incredula e sbigottita atutto quel fervore che accadevalaggiù verso il mare, fra PortoClementino e le saline, e i tarqui-niesi, dall’alto delle turrite murache cingono il colle, vivevano in-consapevolmente una meraviglio-sa avventura che un giorno nonlontano avrebbe dato maggior lu-stro ed accresciuto prestigio allaloro città.Nasceva lentamente una leg-genda moderna e irripetibile, ri-voluzionaria e feconda di proge-nie. ma occorreva ancora opera-re, soffrire, gioire e sperare perrealizzare questa saga dei giorninostri.Coloro che vissero a Tarquiniaquel meraviglioso e indimentica-bile periodo, fecero di tutto percolmare lacune e handicap chedividevano ancora la nuova spe-cialità dalle altre onuste di tradi-zioni secolari, di gloria e di valore.Superarono con l’intelligenza, lafantasia, l’entusiasmo, la volon-tà, l’ascendente e l’esempio deicapi ogni remora, nella consape-volezza di far presto e bene, ap-plicando raziocinio e realtà con-tingente, spesso in antitesi fra diloro, anche quando ogni sforzosembrò confluire nel vicolo buiodella disperazione e dell’impo-tenza annullando ogni speranza ecompromettendo ogni risultato. A

Tarquinia stava veramente na-scendo un nuovo stile, un armo-nioso confluire di vitalità che uni-va ceti sociali diversi, aristocraticie professionisti, ufficiali di carrie-ra (pochi in verità) e volontari a«contratto» come quelli d’Africa edi Spagna, pluridecorati al valoree semplici soldatini, giovani entu-siasti selezionati dal meglio dellagioventù italica. Si bandiva ogniretorica, anche se di facile assi-milazione, si scherzava giornal-mente col pericolo, ci si prepara-va ai più impegnativi confronti.Una strada lunga da percorrere,irta di ostacoli, ancora in partesconosciuta attendeva quei ra-gazzi. Sarebbe stata lastricata dasacrifici e da numerosi caduti.Il 24 luglio veniva dato finalmenteinizio agli attesi lanci ed il giornosuccessivo a frenare il sorgenteentusiasmo, si registrava inopi-natamente il primo caduto: il Ten.Adolfo Angeloni morto per man-cata apertura del D. 39 fu unochoc tremendo per tutti! Si ripre-sero i lanci col cuore serrato daldolore e dall’emozione ma il 26morivano gli allievi Montagnai Ari-stide e Pasquale Caimi per glistessi motivi e si uccideva caden-do dalla torre il carabiniere Verri-co Alice. 4 morti in due giorni.Una percentuale troppo elevataper passare inosservata e da Ro-ma giunse perentorio l’ordine disospensione dei lanci. Tarquiniasi blocca, il meccanismo messoappena in movimento s’inceppae l’afflusso, la sistemazione,l’addestramento, l’abilitazione, lapreparazione tattica s’interrom-pono. Ancora una volta il D.39 ri-vela le sue lacune per lanci pro-lungati ad uso aviotruppe. Bau-doin forte delle sue amicizie adalto livello, corre a Roma, parlacon Mussolini, fa presente chesiamo in guerra e che certi sacri-fici rientrano statisticamente neipericoli insiti della nuova Specia-lità, ma lo SM/RE non recede dal

SPECIALE TARQUINIA

Paracadutisti si imbarcano sulla «Vacca»così come era soprannominato il velivolo Ca 133

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suo diniego. Occorre attendere epazientare. due lunghi mesi disnervante attesa, di sofferenzemorali, di tediose giornate, pas-sate per tenere comunque impe-gnati gli uomini (circa 2.000 allie-vi) tenere alto il morale, non smi-nuisce la fede, distrarre gli animi,preparare fisicamente gli uomini.L’ufficio studi ed esperienze simette al lavoro per realizzare unparacadute ad hoc, una missionesi recava in Germania per cono-scere il materiale dei paracaduti-sti tedeschi osservò il modelloRechlin Baumster R.Z. 16 in do-tazione ai reparti e che poco do-po servirà come ispirazione tec-nologica al progetto italiano.Migliorava nel frattempo l’equi-paggiamento di lancio: assegna-zione di una tuta per servizi colorgrigio topo, scarpette da ginnasti-ca, caschetto in stoffa tipo pilota.Si costituivano i primi battaglioni:1 ° Ten. Col. (Ftr.) Camillo Benzi(poi diventato 3°), 2° Magg. (Cav.)Mario Zanninovich, Btg. CC.RR.Ten. Col. Bixio Bersanetti (poi l°).Viene avvicendato il Ten. Col.Benzi sostituito dal Magg. (Cav.)

Valerio Pignatelli di Cerchiara asua volta avvicendato dal Magg.(Ftr.) Guido Lusena al comandodel 3°.Migliorava e si potenziava il Re-parto volo della scuola con l’as-segnazione di ben 19 Ca. 133che diverrà il velivolo standard diTarquinia e si guadagnerà per ilsuo generoso lavoro, modestoma onesto, l’affettuoso appellati-vo di «vacca» datogli dai paraca-dutisti per la sua pazienza e affi-dabilità. Gli iniziali 50 Salvator D.39 venivano integrati da 200paracadute della versione D. 40che portavano a circa 400 gliesemplari delle versioni D.37/39/40 in carico alla scuola.Il 20 settembre, a due mesi esat-ti dalla cessazione dei lanci, arri-vava finalmente da Roma l’ordinedi riprendere l’attività. L’entusia-smo saliva nuovamente alle stel-le e si riprendeva con maggiorelena per recuperare il preziosotempo perduto. Il 22 settembreper mancata apertura del D. 40si uccideva il Serg. allievo Di Bat-tasta Luigi e il 27 moriva per ana-logo incidente il fante allievo Giu-

seppe De Pandis. Ancora incer-tezza, perplessità, l’attività ral-lenta il suo ritmo in parte per mo-tivi prudenziali, in parte per il mal-tempo, che per oltre un mese}blocca tutto e impone necessa-riamente una pausa di riflessio-ne. La guerra procede ormaistancamente da 4 mesi sui frontiitaliani dalla Libia all’Etiopia, suicieli, nel Mediterraneo ma la pre-parazione dei reparti paracaduti-sti è paralizzata dagli incidenti,da remore psicologiche, da incer-tezze a livello superiore, da per-plessità nei responsabili dellascuola. Baudoin insiste, Romanicchia, il tutto si trascina pesan-temente mentre le esigenze diguerra da prioritarie passano insecond’ordine. Si accertano al-cune delle cause che hanno pro-vocato gli incidenti: moschettoniinadatti; funi di vincolo non suffi-cientemente robuste, errato fis-saggio a bordo dei sistemi di ag-ganciamento automatico. Ai primidi novembre un miglioramentodel tempo e l’attenuazione dei di-vieti consentivano una gradualeripresa dei lanci ma, quasi per un

diabolico disegno del destino, ilgiorno 10 moriva il fante AndreaImperiali (mancata apertura delD. 39) e il 27 dello stesso meseper identico malfunzionamento siuccideva il M.llo dei CC.RR. Gen-naro Ventura. Ancora profondacosternazione, avvilimento, sfidu-cia. Ancor prima di aver dimostra-to con i fatti una convincente vali-dità istituzionale, Tarquinia dove-va annoverare la dolorosa perditadi 8 allievi paracadutisti (1 uffi-ciale, 2 sottufficiali, 5 militari ditruppa). Un evento gravissimoche metteva in forse e pregiudi-cava ogni ulteriore possibilità disussistere. Era necessario reagi-re e subito!Fu in questo difficile momentonascente della vita della Scuola,che Tarquinia e coloro che crede-vano nel paracadutismo, vollerodimostrare con la fermezza, conrinnovata fede, con grande e am-mirevole volontà l’intenzione diproseguire il cammino, di non fer-marsi per le avversità.All’inizio del 1941 il nuovo par-cacadute approntato dalla scuo-la e denominato IF.41/SP (Im-bracatura per Fanteria/Modello1941/Scuola Paracadutisti) erafinalmente pronto. Dopo diversilanci sperimentali con manichi-no (il famoso «Sigismondo») e in-dividuali da parte del Cap. Leoni-da Turrini, il nuovo paracaduteviene omologato e convalidatoufficialmente, ordinato in unaprima serie di 2.500 esemplarie successivamente da una 2a di6.000 pezzi.Costruito con calotta in seta na-turale di mq. 56, fascio funicola-re unico (con attaccatura dorsalepriva di bretelle di sospensione)fune di vincolo con moschettonee nuovo sistema di apertura ri-spetto al Salvator. Cambiava colnuovo paracadute la tecnica dilancio dall’aereo (posizione abraccia e gambe divaricate detta«ad angelo») l’atterraggio con ca-

SPECIALE TARQUINIA

Sui campi di Tarquinia si lanciano i futuri paracadutisti della “Folgore”

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povolta a causa della posizioneobliqua in assetto di caduta edaltri particolari che modificaronosostanzialmente la precedenteistruzione prelancistica.L’IF.41/SP era quindi da conside-rarsi come un modello sostanzial-mente nuovo, inedito come con-cezione costruttiva e funziona-mento, dotato di elevato stan-dard di sicurezza. Era stato realiz-zato dopo un non felice tentativodi estrapolazione dal Salvator D.40 (mod. IF/ 40/SP) non risulta-to perfettamente rispondente al-le esigenze delle aviotruppe.Con l’adozione dell’IF.41/SP siverificarono nuovi miglioramentinell’equipaggiamento, nelle uni-formi, nell’armamento. Venneadottato il casco metallico protet-tivo (elmetto per paracadutistimodo 1941) munito di doppiosoggolo e imbottito con paranu-ca, una tuta da lancio mimetica3/4, ginocchiere protettive im-bottite, una speciale uniformeper paracadutisti con mostrinedella Specialità (rettangolari conala e gladio dorati) di colore az-zurro e stellette regolamentari. Ilcopricapo rimase quello classicocon bustina del R.E. ma i paraca-dutisti ebbero scarponcini da lan-cio a gambaletto per evitare dis-torsioni.L’armamento rimase quello clas-sico standard dell’Esercito Italia-no: moschetto modo 91, fucilemitragliatore Breda mod. 30, mi-tragliatrici Fiat modo 35, Bredamod. 37, mortaio d’assalto Bri-xia da 45, CEMSA da 81 mm.,cannoni controcarro Breda mod.37 da 47/32. Agli ufficiali, sottuf-ficiali e capi arma fu assegnata lapistola Beretta modo 34 e pertutti fu dato il pugnale d’assaltomod. MVSN.La vita di Tarquinia, eccettuato ilbreve e drammatico scorcio del2° semestre 1940, iniziava inpieno nella primavera del 1941con l’afflusso di nuovi volontari,

la formazione di altri battaglioni,la costituzione dei primi reggi-menti preludio ad una G. U. diaviotruppe prevista dallo SM/REnell’ordinamento 1941.La dotazione della scuola si arric-chiva inoltre di 1.600 avioconte-nitori leggeri modo Bordini concalotta da mq. 11 e 60 per ar-mi/materiali da mq. 30; il repar-to studi/esperienze realizzavauna speciale bomba a mano, unlanciarazzi portatile controcarrotipo «Bazooka» (si era nel 1941)affluivano marinai per un btg. diNuotatori/Paracadutisti, avieriper un Btg. d’assalto Paracaduti-sti, si costituivano reparti specia-li di genieri per collegamenti, ar-tieri, minatori, zappatori, compa-gnie controcarro mortai pesanti,addetti alle operazioni di aviolan-cio. In relazione alla presenza inaddestramento di reparti per leG.U. previste, si verificò parados-salmente un incremento straordi-nario di forza in rapporto di 1 :30in contrasto con uno sviluppo li-mitato della scuola e delle infra-strutture di solo l: 5 e si cominciòa studiare la possibilità di decen-trare i reparti un pò ovunque persfollare la congestionata scuola.Nell’aprile del 1941 una Cp. del

2° Btg. al comando del magg.Zanninovich effettuava la primamissione di aviolancio dei para-cadutisti italiani della 2a G.M.,occupando l’isola di Cefalonia esuccessivamente, con sbarchi, leisole di Zante e Itaca. Una in-cruenta operazione fatta all’inse-gna dell’approssimazione orga-nizzativa ma conclusasi positiva-mente.Sempre in primavera veniva co-stituito il l° Rgt. Paracadutisti(Col. Riccardo Bignami) il Btg. NP(T.V. Giulio Cesare Conti), in esta-te nasceva il 2° Rgt. (Col. PietroTantillo) e le compagnie genieri,mortai e cannoni.Nel frattempo la scuola perfezio-nava la sua capacità didatticaistituendo il reparto direttori dilancio (dapprima con istruttori)portava a 140 gli istruttori e a120 i ripiegatori. Nel 1941 si eb-bero solo 2 incidenti mortali dicui uno per rottura del moschet-tone che provocava la morte del-l’allievo Mario Brancaleone e l’al-tro per mancata apertura dellacalotta (Serg. Bruno Peirani). Maall’attivo della scuola erano alcu-ne decine di migliaia di lanci ef-fettuati senza alcun inconvenien-te. In luglio partiva per la Libia il

1° Btg. CC.RR. Paracadutisti(Magg. Edoardo Alessi) che sibatterà a terra con grande impe-gno nell’offensiva inglese di fineanno. Le nuove esigenze modifi-cavano i termini previsti per i cor-si addestrativi riducendo da 8 a 4mesi i corsi per istruttori/ diretto-ri di lancio, e da 6 a 4 mesi quellipreparatori per l’abilitazione albrevetto.Fra la fine del 1941 e la primave-ra del 1942 veniva collaudato aTarquinia il paracadute a velocitàvariabile tipo Lisi, un modello chepermetteva la discesa evitando iltiro mirato e la possibilità di sce-gliere il terreno d’atterraggio. Nelcorso di una prova rimaneva gra-vemente infortunato il paracadu-tista collaudatore civile Ivo Vi-scardi, cui si era inceppato ilmeccanismo che regolava duran-te la discesa la chiusura e la ri-apertura della calotta.Nel 1942 si costituiva il 3° Rgt.Paracadutisti (Col. Giannetto Pa-rodi) e con la riunificazione dellecompagnie cannoni nasceva ilRgt. Artiglieria Paracadutisti (Col.Ernesto Boffa) creando tutte lenecessarie premesse per forma-re la 1a Divisione Paracadutistisu 3 reggimenti di fanteria, uno diartiglieria, reparti minori e servi-zi. si era finalmente compreso,anche in alto, l’importanza di dis-porre di una speciale G. U. avio-trasportata, ora che con la previ-sta occupazione di Malta (Opera-zione C.3) si affidavano ai para-cadutisti compiti di grandi impor-tanza e responsabilità.L’assegnazione di comando del-la nuova G. U. non fu facile, poi-ché tutti i generali dello SM/REinterpellati per l’assunzione delcomando rifiutarono con svaria-ti pretesti e il Gen. Roatta, nontrovando un divisionario dispo-sto a «rischiare la carriera» conun incarico che non promettevanulla di buono, non garantiva nélustri o riconoscimenti particola-

SPECIALE TARQUINIA

Uscita a “angelo” sulle baracche dell’aeroporto A. Sostegni

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ri a comandare soldati come iparacadutisti, sostanzialmentedisciplinati se ben comandati,ma con caratteristiche di spic-cata personalità, un po’ per in-nata esuberanza turbolenti im-prevedibili, estrosi, si trovò inpalese difficoltà.Molti benpensanti a disposizionenon vollero correre l’alea delle in-cognite e i rischi che comportaval’acquisizione del brevetto daparacadutista. Mancava all’epo-ca la vocazione! Si offrì volontarioun non più giovane generale ad-detto allo SM/RE; un uomo co-raggioso che portava il «pincenez» e poteva volendo, evitare ta-le prova; proveniente dal genio econ modeste esperienze di co-mando operativo, era convintotuttavia che la nuova Specialitàmeritava fiducia e incoraggiamen-ti ma soprattutto persuaso chebisognava dare un esempio dal-l’alto: il Generale Enrico Frattini,«visto che nessuno vuole andar-ci», disse Frattini al Gen. Roatta,«ritengo mio dovere offrirmi per ilprestigio dell’Esercito» e con que-ste lapidarie parole Frattini si sot-topose al duro tirocinio prepara-torio, cambiò i «pince nez» conocchialini in gomma ricavati dauna maschera antigas e si fece isuoi lanci regolamentari brevet-tandosi paracadutista. Aveva su-perato da tempo i cinquantanni !Nell’estate, la 1a Divisione Para-cadutisti, ristrutturata su 2 reggi-menti ora denominati 186°/187° e col 185° Rgt. Art. si tra-sferiva in Africa settentrionale colnominativo di copertura di «Divi-sione Cacciatori d’Africa», orache sfumata l’occupazione diMalta i paracadutisti venivanomandati nel deserto a logorarsifra la sabbia e a coprirsi di gloria.La divisione «cacciatori» si tra-sformerà più tardi in «Folgore» egli estrosi, riottosi e imprevedibiliparacadutisti, così temuti daglialti comandi di Roma, si guada-

gneranno ad El Alamein 3 meda-glie d’oro per tutti i reggimentidella divisione e 27 individualiconcesse a caduti e viventi con-quistando un eccezionale recorddi valore negli annali delle FF .AA.italiane. Al Gen. Frattini, unita-mente al vice comandante della«Folgore» Gen. Bignami e al Capodi SM. Magg. Verando, verrà con-cessa la, massima onorificenzadell’Ordine Militare di Savoia. Nocomment !Nello stesso 1942 veniva adotta-to il nuovo elmetto per paracadu-tisti modo 42, il corsetto portaca-ricatori per MAB, il mitra Berettamodo 38 e sul finire dell’anno ilbasco classico copricapo dei pa-rà di tutto il mondo.Si costituivano nel frattempo aTarquinia le Cp. paracadutisti delX Rgt. Arditi, si completava l’orga-nico del direttori di lancio che ve-niva portato prima a 220 elemen-ti poi a circa 300 con l’immissio-ne di ufficiali da O.A. e della R.A.,il Reparto volo aumentava a 33Ca. 133, 2 SM. 82,2 SM. 81 eaerei leggeri la sua potenzialità, ilanci giornalieri oscillavano fra i600/700, l’attività diventava fre-netica, multiforme, incontrollabi-le nella previsione di costituireuna seconda G.U. (la «Nembo»),altri battaglioni per l’Aeronautica(ADRA) e per il X Rgt. Arditi.Il 16 marzo si verificava il più gra-ve disastro nella storia di Tarqui-nia allorché in fase di decollo ilCa. 113 pilotato dal S.M. Ginter,entrava in collisione con quellodel S.M. Palloniano e i due aereiprecipitavano al suolo provocan-do la morte di tutti gli occupanti edegli equipaggi; morivano 6 avia-tori, due direttori di lancio Ten.Verna e Tudisco e 19 ufficiali al-lievi paracadutisti. I caduti per in-cidenti di lancio furono nel corsodell’anno il Ten. Alessandro Scal-co, il S.Ten. Walter Facchinetti, ilCap. Magg. Antonio Maggioni egli allievi Rizzieti Arrigo e Felice

Sala. A dicembre, il Col. Giusep-pe Baudoin che aveva organizza-to dal nulla la scuola di Tarquiniadando gli una personale improntae facendone una magnifica fuci-na di ardimentosi soldati, lascia-va Tarquinia per altro incarico edal suo posto subentrava il Col.AA/RN Renato Di Jorio. Quasicontemporaneamente per fron-teggiare il grande afflusso di al-lievi, lo SM/RA in armonia conl’Esercito costituiva una secondascuola di paracadutismo militarea Viterbo nominandone coman-dante il Col. pilota Luigi Gori-Sa-vellini.Veniva formato un nuovo repartovolo al comando del Cap. pilotaCarlo Gerosa composto da 9 Ca.l13/P, 1 SM. 81, 2 SM. 82, 1Cant. 1007 Bis e aerei leggeri.Appena iniziata l’attività lancisti-ca anche Viterbo pagava il doloro-so scotto in sacrifici come acca-duto a Tarquinia, perdendo per in-cidente di lancio il Cap. Magg.Giuseppe Mascherpa.Alla fine del 1942 l’attività di Tar-quinia si poteva estrinsecare coni seguenti riferimenti statistici:Militari delle FF.AA. abilitati al lan-cio n. 10.728, lanci umani effet-tuati n. 56.170 (mediamente 5,2a persona), lanci di materiali n.5.134, lanci sperimentali n.5.871, voli di ambientamento n.1.395, lanci di materiali pesantin. 995 (cannoni, materiali), eser-citazioni di caricamento su SM.82 n. 456, voli speciali con proi-bitive condizioni (atmosferiche(pioggia, nebbia, foschia, scarsavisibilità) n. 125, lanci in forma-zione di reparti paracadutisti n.68 (a livello Cp. Btg.).All’inizio del 1943 i due coman-danti delle scuole invertivano iruoli di comando: il Col. Gori-Sa-vellini andava a Tarquinia mentreil Col. Di Jorio subentrava a Viter-bo. Nel nuovo anno Tarquinia ini-ziava a scadere gradualmente co-me importanza rispetto a Viterbo,

in cui giocava a favore di que-st’ultima scuola una capienza, ri-cettività, disponibilità di spazio emovimento. A questo fenomenod’inversione tendenziale avevanocontribuito la presenza a Tarqui-nia di reparti operativi (dapprimail 102° Gruppo Assalto, poi il 97°Gruppo Caccia Intercettori), la co-struzione di una pista in maca-dam per migliorare l’operativitàdel campo ma limitava per lavoril’agibilità; lo sfollamento di partedelle attrezzature, di servizi, delreparto volo verso la sede di Vi-terbo anche se in quest’ultima lo-calità la situazione non era fra lepiù idonee per la presenza sulcampo del 9° Stormo da Bombar-damento, di un gruppo da batta-glia tedesco, della locale SRAM,del reparto volo della scuolaparacadutisti. Non meno di uncentinaio di velivoli che si am-massavano sull’aeroporto congrave pericolo in caso di attacchiaerei.L’attività a Tarquinia nei primi seimesi del 1943 fu rivolta all’adde-stramento di reparti della «Nem-bo», dell’ADRA (Ten. Col. EdvinoDqlmas), del reparto comple-mentare di Btg. di Cp. del X Rgt.Arditi, di reparti speciali del SIMed NP. mentre a Viterbo si com-pletavano altri reparti della«Nembo» e si iniziava la costitu-

SPECIALE TARQUINIA

Gli specialisti della RegiaAeronautica in sala ripiegamento

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SPECIALE TARQUINIA

zione di una terza G.U. di Avio-truppe la «Ciclone» destinata arimpiazzare la perduta «Folgore».Fra le novità di rilievo avvenute aTarquinia erano da annoverare lacostituzione di un nucleo paraca-dutisti del Comando Generale delPNF, di una Cp. di paracadutistiindiani ex prigionieri di guerra, diun reparto allievi paracadutistidella GIL. In estate erano in avan-zata fase di preparazione fra ledue scuole non meno di 6/8.000allievi anche se parte dei reggi-menti della «Nembo» erano statidecentrati in Toscana (e succes-sivamente in Sardegna) o, si tro-vavano in zona d’operazioni co-me il 185° impegnato in missioniantiguerriglia in Venezia Giulia.Anche nel 1943 si dovettero regi-strare altri caduti. l’8 febbraiomoriva cadendo dalla. torre diesercitazione per vertigine l’allie-vo paracadutista Dante Elvazia eil 20 aprile per mancata aperturadel paracadute si uccideva il Cap.Magg. Marino Palamidessi.Iniziava nel frattempo a farsi più ,grave la minaccia di attacchi ae-rei nemici che interessavano or-mai tutta l’Italia e le isole. Il 191uglio, a sera, la RAF bombarda-va l’aeroporto di Tarquinia dan-neggiando aviorimesse, depositi,magazzini, incendiando 3 Ca.133 e causando un morto e 14feriti fra il personale del campo.La notte successiva altro attaccoalle ore 00.44 con gravi danni al-le infrastrutture, baraccamenti,magazzini (un deposito carburan-te incendiato) e a 2 Ca. 133. Ilgiorno 21 era la volta di Viterboad essere attaccata dall’USAAFcon un pesante bombardamentodiurno che causava gravissimidanni, la distruzione di 15 aerei(10 tedeschi 5 italiani) morti e fe-riti. Il 29 luglio alle ore 14.10nuovo attacco a Viterbo da partedi 54 «Fortezze volanti» con danniimmensi, 55 morti e 155 feriti,una decina di aerei distrutti.

Il 16 agosto altro attacco su Vi-terbo dell’aviazione americanacon morti e feriti. Nella notte sul30 agosto era la volta di Tarqui-nia ad essere nuovamente attac-cata fortunatamente con lievidanni materiali ma nessuna vitti-ma. Il 5 settembre ennesima in-cursione su Viterbo di 130 «For-

tezze» che lanciavano 179 tonn.di bombe mettendo fuori usol’aeroporto, distruggendo edifici,depositi, magazzini, aerei, connumerosi morti e feriti.L’ultimo reparto ad abbandonareTarquinia ormai sgomberata einefficiente, fu il Btg. ADRA invia-to a Roma a presidiare l’aeropor-to di Centocelle per ordine delloSM/RA. In quello scorcio del1943 così drammatico e distrutti-vo, Tarquinia aveva brevettato al-tri 2.600 militari tra ufficiali, sot-tufficiali e militari di truppa inseri-ti nei corsi preparatori 15°/16°,nel 34° corso ADRA, nel 39° cor-so Guastatori, nei corsi45°/46°/47°/48° complementiper il Btg. ADRA, il Btg. NP, la Div.«Nembo», l’Art. divisionale, non-ché il 49° corso misto per canno-ni CC, mortai da 81, genieri, mi-natori, artieri, divisionali.A Viterbo erano in addestramentoreparti della «Nembo», i Btg.17°/18°/19°/20° della Div. «Ci-

clone», il Gruppo artiglieria divi-sionale, il Btg. allievi paracaduti-sti della GIL. La scuola di Tarqui-nia si scioglie. Restano soltantopochi fedelissimi: il Col. Saltala-macchia, una decina di ufficiali,una cinquantina di sottufficiali emilitari dei servizi. Finis Tarqui-niae!

Anche Tarquinia, come già fattoper Castelbenito, merita una do-verosa conclusione e qualchecommento.Anzitutto è necessario, pensareai tre anni di vita della scuola aciò che si è fatto per dare alleFF .AA. italiane consistenti re-parti di paracadutisti (27 btg., 7Gr. di artiglieria, reparti minoriper circa 20.000 uomini) nonpossono considerarsi modestiin relazione al tempo disponibi-le, alle difficoltà veramenteenormi incontrate e superate, aiproblemi connessi con l’attivitàdelle scuole, al tempo perduto(circa 4 mesi di inattività). Diquesti uomini appena il 2,5%venne impiegato dal cielo con-tro il nemico fra il 1941/1943:una percentuale irrisoria e avvi-lente. Ma la responsabilità diquesti non va certamente attri-buita ai paracadutisti semprepronti a fare il loro dovere co-munque, ma alla insipienza di

chi, preposto al loro impiego,volle scientemente sacrificarli aterra snaturandone le caratteri-stiche e distruggendo insensa-tamente ciò che era costata allanazione la loro preparazione incosti finanziari, morali, sacrifici,morti, aspettative, speranze.In contrapposizione a questo ne-gativo aspetto della guerra italia-na, c’è da valutare nella scala deivalori umani e delle virtù militari,ciò che fecero i paracadutisti an-che se sacrificati a terra. Episodicome Eluet el Asel e Lamluda, ElAlamein, Takrouna, Djebel Abyod,Beni Mansour, Benina ed altre lo-calità che li videro in azione ono-rerebbero qualsiasi altro esercitoa dimostrare come sul campo dibattaglia i paracadutisti italianihanno ampiamente meritato laloro fama battendosi «in uno con-tro venti» al punto da conquistarel’ammirazione dell’avversario co-me attestano le pagine della sto-ria. In questo onorevole aspetto,Tarquinia ha la sua parte di meri-to: ha creato uno stile, ha inse-gnato un modo di vivere diverso,ha impresso a coloro che ebberola ventura di viverci al suo internouna regola indelebile di compor-tamento, di orgoglio, di nobiltàmilitare, creando con il sacrificioe l’impegno di tutti una leggendache ancora resiste. Se è vero co-me dicono i testi militari, che ilparacadute è solo il mezzo perraggiungere a battersi contro l’av-versario, concetto questo ancoravero e attuale, questo prevedibilerisultato se paragonato limitata-mente al solo impatto col nemicoè stato realmente raggiunto daiparacadutisti italiani nella scaladegli affetti; la sola che conti ve-ramente ed ottenuto, con ampiae riconosciuta prova dei valoriumani e militari dell’avversario: lasola attestazione che vale nel-l’impegnativo confronto del com-battimento.

Nino Arena

Gli adolescenti della Gioventù Italiana del Littorio con i loro istruttori

NASCE TARQUINIA

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È giusto, e per non pochicommovente, che «ALInuove» – rivista pretta-

mente aviatoria – abbia volutocompiere, con sì squisita sensibili-tà, il nobile gesto di dedicare que-sto suo numero al XX anniversariodella fondazione della Scuola Para-cadutisti di Tarquinia che della Re-gia Aeronautica faceva parte, cosìcome erano organismi dell’ArmaAzzurra le Scuole paracadutisti diViterbo e di Tradate che alla primasuccedettero, sia pure, a causadella piega presa dalla guerra, perbrevissimo periodo di tempo econseguente modesta attivitàquantitativa.Tarquinia: semenzaio di supremadedizione alla Patria, culla di ardi-mento, fucina di eroi. Mi è stato im-posto, sia pure affettuosamente,di parlarne: come sempre, obbedi-sco. Ma, ancora come sempre, ob-bedisco a mio modo, e cioè secon-do coscienza, col preventivo bene-stare di nessuno, senza dover ren-der conto del mio dire a chicches-sia, salvo che, eventualmente, almagistrato, e, certamente, a Dio.Non citerò alcun nome, perchè tutticoloro che passarono attraverso laScuola furono e sono, per me,uguali; essi furono e sono degli Ita-liani puri. Li ebbi, questi uomini, liconservo, li conserverò tutti e persempre nell’affetto di cui il mio vec-chio ma ancor valido cuore è capa-ce, e terminata la mia giornata ter-rena, se, come fermamente credo,la vita dello spirito continuerà, e seil Signore mi giudicherà degno evorrà ascoltarmi, io Lo pregherò in-cessantemente di benedire i para-cadutisti d’Italia – tutti i paracaduti-sti d’Italia – e di tenerli sempre nel-la Sua buona e santa guardia. Mi è stato chiesto di dire come fu

istituita la Scuola di Tarquinia. Ec-cone, in rotondo italiano, la gene-si: il Capo del Governo del tempo,nel novembre del 1925, affermòche sarebbe stata istituita unaScuola paracadutisti; la legge 22febbraio 1937, n. 220, all’articolo34 sancì che della Regia Aeronau-tica facevano parte le Scuole para-cadutisti; verso la fine del 1937 ilCapo di Stato Maggiore dell’Aero-nautica informò un ufficiale cheegli era stato prescelto per crearela Scuola (Giuseppe Baudoinn.d.r.); al 28 settembre 1939 ilsupplemento n. 12 del Foglio d’or-dini ministeriale dell’Aeronauticaannunziava che il susseguente 15ottobre si costituiva in Tarquinia laScuola Paracadutisti; il 28 marzo1940 – 74 giorni prima dall’entra-ta in guerra dell’Italia e dopo 14anni e mezzo trascorsi in sterili dis-cussioni – giunsero definitivamen-te a Tarquinia 60 fra ufficiali e sot-tufficiali, che dopo un corso delladurata di otto mesi sarebbero statinominati istruttori di un solo – dicouno solo – Battaglione Paracaduti-sti il quale, di conseguenza, avreb-be dovuto affluire alla Scuola, peristruirvisi, il 29 novembre 1940,cinque mesi e diciannove giornidopo l’inizio delle ostilità.Cosa accade presso la Scuola diTarquinia allorché l’Italia entrò inguerra? Si fu costretti ad abbrevia-re il corso indetto per ufficiali e sot-tufficiali allievi istruttori della spe-cialità – le colonne vertebrali del fu-turo paracadutismo militare nazio-nale – portandone la durata da ottoa soli due mesi; di conseguenzasui 60 allievi istruttori, non più di36 potettero essere abilitati adesplicare le mansioni loro deman-date. Gli eventi precipitarono. Qual-che solone si sarebbe accontenta-

to e cercò di dar vita unicamente adue Battaglioni; in via del tutto ec-cezionale se ne poteva tollerare lacostituzione di un terzo, formatoesclusivamente da Carabinieri, nonsi sapeva però a qual fine. Il Co-mandante della Scuola, sul qualein quel tempo, essendo egli Co-mandante di corpo dei Battaglioni,gravava anche responsabilità ope-rativa, inoltrò alle supreme gerar-chie militari un rapporto sulla situa-zione, che terminava con questeparole «non aver pronti per l’impie-go entro novembre otto battaglioniparacadutisti, significa tradire laPatria». Nulla da fare; allorchè giun-se quel mese di novembre del1940, esistevano in Italia un Batta-glione impiegabile, uno metà adde-strato, uno che era agli albori del-l’addestramento.Avendo avuto all’epoca conoscen-za completa del problema logisticoed operativo e della situazione no-stra e del nemico, ho la possibilità,e quindi il diritto ed il dovere, di af-fermare categoricamente che senel novembre 1940 avessimo avu-to otto Battaglioni paracadutistipronti all’impiego, il tricolore d’Ita-lia in quel mese avrebbe sventola-to su Malta, e forse l’esito dellaguerra – certamente di quella con-dotta nel Mediterraneo – sarebbestato diverso da quello che fu; edal lontano 1925, allorché il Capodel Governo del tempo confermòla necessità di costituire una scuo-la paracadutisti, al 10 giugno1940 – data della nostra entrata inguerra – e con l’esperienza da altriacquisita in merito non gli otto Bat-taglioni che un solitario invocavaper il novembre, bensì trenta di taliunità avrebbero potuto con ogni fa-cilità essere approntati; ventiduebattaglioni in più, cioè, di quanti si

stimava per il momento occorres-sero. Amen.Rivelare in particolare come effetti-vamente nacque la Scuola di Tarqui-nia, come essa crebbe e si svilup-pò? No; pur possedendo una preci-sa e tremenda documentazione inmerito, mi rifiuto di sviluppare que-sto tema. Nella mia lunga vita nonho mai taciuto la verità, ma ho an-che imparato che talvolta un supe-riore dovere verso la Patria imponedi rimanere silenziosi, soprattutto ri-evocando taluni episodi di un pas-sato troppo vicino. Dirò solo, quindi,che la Nazione deve essere grata aqualche generale, a qualche ammi-raglio, a qualche ufficiale di StatoMaggiore, sparuta pattuglia, que-sta, di uomini i quali – anteponendoil dovere verso la Patria ad ogni altraconsiderazione; spesse volte quasigiocando la propria carriera; agendooso dire clandestinamente perchècosì purtroppo allora di fronte all'in-credulità, all'invidia, all'ignavia epeggio, bisognava operare – fecerosì che il Comandante della Scuolapotesse combattere – ed alfine vin-cere – una durissima battaglia.Uguale gratitudine della Nazione de-ve andare a quei privati cittadini –sia pure grandi, ma disinteressati,industriali – che italianamente do-

SPECIALE TARQUINIA

Ritratto del Col. Pilota par. Giuseppe Baudoin de Gilette

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narono denaro e materiali, preziosi,per numero e qualità, alla Scuola diTarquinia affinché essa potesseadeguare le sue attrezzature, affin-ché essa potesse lavorare con unminimo di serietà. Nella sua trien-nale vita effettiva, dopo d’aver scar-tato per molteplici motivi – quasitutti d’ordine fisico o volitivo – il58,2% degli elementi presentatisi,la Scuola di Tarquinia brevettò para-cadutisti 10.728 uomini delle treForze Armate; per ottener ciò, essafece eseguire 56.170 lanci umani,5.134 lanci di materiale bellico,5.871 lanci sperimentali. Quellaparte dell’organizzazione cui era de-mandato il compito delle ricerchetecniche, d’impiego, logistiche edaddestrative, d’indagine nel campopsicofisiologico, pose le basi di ciòche divenne la formazione e l’impie-go delle truppe paracadutiste italia-ne. Il reparto studi ed esperienzedella Scuola creò, modificò od adat-tò materiali bellici e d’ogni natura,atti ad essere impiegati dalla spe-cialità. A vent’anni di distanza, ma col me-desimo slancio affettivo di allora – emi sia consentita l’orgogliosa pre-sunzione d’esprimere con le mie pa-

role i sentimenti di tutti gli Italiani de-gni di questo nome – voglio dire «gra-zie» ad ognuno dei militari dell’Eser-cito, della Marina, dell’Aeronautica,ed ai giovinetti non ancora soldati,che volontariamente accorsero qualiallievi alla Scuola di Tarquinia, ivi ac-cettando, con virile fermezza, la duravita necessariamente a tutti impo-sta affinché quegli uomini potesserodiventare paracadutisti e servire laNazione in guerra in una nascentespecialità d’avanguardia. Grazie perla loro costante perfetta disciplina;grazie per aver sopportato con fran-cescana serenità durezze e sacrifici;grazie per non aver mai dubitato eper aver sempre tenuto il morale adun livello altissimo, e grazie – soprat-tutto – per aver essi dimostrato cheancora viva ardeva negli Italiani (sa-rei indotto a dire in alcuni Italiani) lafiamma dell’amore di Patria.Chi furono questi allievi, questi uo-mini dal cuore immenso, dalla fer-rea volontà? Essi furono i paracadu-tisti d’Italia: ufficiali, appuntati, scel-ti e carabinieri del I Battaglione; icinque generali, i colonnelli, gli uffi-ciali superiori ed inferiori, i sottuffi-ciali, graduati e soldati delle Divisio-ni «Folgore» e «Nembo»; i militari

d’ogni grado delle Compagnie 101e 111 del X Reggimento Arditi; i sot-tufficiali e graduati del Servizio In-formazioni delle Forze Armate; gliufficiali di Vascello e delle Armi, isottufficiali, capi, sottocapi e comu-ni del Battaglione San Marco dellaMarina; gli ufficiali, graduati ed avie-ri dei battaglioni I ed Adra dell’Aero-nautica; i giovinetti della G.I.L.Cosa fece per questi uomini laScuola di Tarquinia? Essa ebbe l’o-nore di addestrarli, di prepararli e –sopratutto – d’infondere loro lo spi-rito paracadutistico, quello spiritoche portava l’amor di Patria e leespressioni volitive alle più eccelsevette di ogni umana possibilità, eche perciò fece di ognuno di essiun eroe su tutti i campi di battaglia:a Cefalonia; fra le infernali dune diEl Alamein; nella disperata difesadi Dema; nella Sirtica ed in Tripoli-tania; in Tunisia ove più speranza divittoria non v’era; nel vicino Oriente;e nuovamente in Cirenaica, Tunisiaed Algeria; in Corsica; in Sicilia; peimonti, nelle valli e sulle pianure delpatrio continente; nelle vie e sullepiazze d’Italia. Quello spirito para-cadutista che fece sì che in ogniluogo, in ogni circostanza – non im-

porta se talvolta al di qua od al di làd’un’artificiosa iniqua barriera,peccaminosamente fatta erigereper divider i fratelli dai fratelli – que-sti soldati purissimi combatteronosempre e solo per l’onore di ciòch’essi ritenevano fosse la loro Pa-tria; combatterono – se si vuole perl’onore di due Patrie, contraddistin-te da opposti punti cardinali, manulladimeno per una sola Madrecomune che si chiamava ed ancorsi chiama Italia, in nome della qua-le oggi, a vent’anni di distanza dallaloro nascita – sopra ogni meschini-tà, sopra ogni interesse singolo ocollettivo sopra ogni passione diparte, sopra ogni ideologia – essi sisono imposti all’amore o all’ammi-razione, oppure al reverente rispet-to di ogni cittadino nelle cui venescorra il sangue buono della nostrastirpe, così, come per il loro subli-me valore essi s’imposero al ri-spetto – ed all’ammirazione – delnemico di un tempo ormai lontano.Mai dimentichino gli Italiani – soprat-tutto quelli delle nuove generazioni –la lezione d’incrollabile fede imparti-ta alla Nazione dai suoi paracaduti-sti, i quali credono, fermamente cre-dono, di non avere, in nessuna cir-costanza, seminato invano.Ed in questo ventennale, dica il Pae-se il suo grazie non al fondatore del-la Scuola di Tarquinia il quale altronon fece che obbedire al comanda-mento della Patria in guerra, maesprima la Nazione la sua gratitudi-ne a tutti coloro che fecero parte deiquadri permanenti della Scuola, uffi-ciali, sottufficiali, graduati di truppa,soldati, marinai ed avieri; furono es-si istruttori di paracadutismo o piloti,cappellani, medici, tecnici, speciali-sti od addetti ai servizi di ogni ordinee categoria, i quali, in umiltà, in si-lenzio, con fermezza – e senza mer-cede –dal nulla crearono a Tarquiniaun’organizzazione formidabile, e cheivi per tre anni e mezzo combattero-no la più dura ed ingrata delle batta-glie, nel nome santo d’Italia.

Giuseppe Baudoin

SPECIALE TARQUINIA

Tarquinia visita del Capo del Governo, al suo fianco il Col. Giuseppe Baudoin de Gilette. Primo a sinistra il Ten. R. Martinotti

MARZO 2012 27

per noi motivo di orgoglio perquello che abbiamo saputo faree di sprone per quello che inve-ce dovremo realizzare. Da que-ste pagine porgiamo un ulterioreringraziamento a tutti coloro chehanno presenziato alla cerimo-nia e che ci hanno onorato dellaloro presenza e un ringraziamen-to particolare a tutti quei soci(ordinari, aggregati, simpatizzan-ti) che dal giorno del trasferi-mento dalla vecchia sede (2 no-vembre) si sono prodigati e im-pegnati per allestire e prepararela nostra nuova “casa” per que-sta indimenticabile giornata

19 GENNAIO 2012, PRESENTA-ZIONE DEL LIBRO “PRIGIONIE-RO DELL’ONORE”. A cura deipar. Francesco Crippa e ClaudioFerrari, e alla presenza di un fol-to pubblico, è stato presentatoun volume contenente i ricordi diguerra e di prigionia del par. Gio-vanni Fossati Presidente onora-rio della sezione di Monza.A commento della serata di pre-sentazione del libro “Prigionierodell’Onore” si pubblica la bellis-sima lettera che il par. GabrieleStefanoni ha inviato al Ten. Par.Francesco Tomasina, classe1921, ultimo ufficiale ancora vi-vente del Rgt. Arditi Paracaduti-sti “Folgore” della RepubblicaSociale Italiana: Ciao Tom, ti mando qualche rigasulla serata della presentazionedel libro di Fossati “Prigionierodell’Onore”. È stata una seratamemorabile, il capiente salonedella nostra Sezione era gremitodi persone,un centinaio che han-no assistito alla breve presenta-zione di Fossati, un ragazzo di85 anni, e alla proiezione di unbellissimo filmato fatto con oltre500 foto dell’epoca, quasi tuttescattate dal paracadutista Gian-

ni Greguoli che le ha montatecon altre foto storiche che vannodall’inizio, ovvero dalla liberazio-ne di Mussolini a Campo Impe-ratore sul Gran Sasso, inizio set-tembre 1943, alla fine della Re-pubblica Sociale con la vostraresa con onori militari resi dagliamericani e la seguente vostraprigionia a Coltano di Pisa.Un documento storico preziosis-simo e inedito che è stato segui-to da tutti in religioso silenzio eche alla fine è stato applauditocalorosamente per diversi minuti(6 o 7) da tutti i presenti in piediche hanno tributato il doverosoomaggio a Fossati a Greguoli e alnostro bravo Presidente FrancoCrippa coadiuvato nella stesuradei ricordi dal paracadutistaClaudio Ferrari autori del libroche ha la postfazione dello scrit-tore storico e anche tuo amico ilParacadutista Nino Arena recen-temente scomparso a 85 anni.Tra il folto pubblico erano pre-senti oltre che a paracadutistidella Sezione e della nostra zo-

na e loro famigliari, numerosefamiglie e persone che per la pri-ma volta sono venute a cono-scenza di una verità negata esottaciuta dalla storiografia uffi-ciale, e dalla nebbia in cui sonostate relegate importanti veritàcome la vostra: avete combattu-to per i vostri ideali di amor pa-trio contro il tradimento e soloper l’Onore d’Italia pagando unenorme tributo di morti, feriti edi prigionia oltre che di carcerealla fine delle ostilità belliche.Ancora oggi non si può parlare diquesto periodo controverso del-la nostra recente storia, e a qua-si 70 anni dalla fine della guerrasono la menzogna e la strumen-talizzazione politica a farla dapadrone, tanto che, ancor oggi,non vi viene riconosciuta vostragiusta qualifica di soldati com-battenti per l’Esercito dellaR.S.I. a fianco dell’alleato tede-sco, contro gli eserciti Alleati An-glo-Americani, Russi, Polacchietc. etc.La vostra fu una scelta di co-

erenza che si può non condivide-re ma va rispettata, come vi han-no rispettato gli Americani allavostra resa con onore delle armiin Valle d’Aosta, dove avete dife-so in confini con la Francia e co-me sul fronte orientale avete di-feso la Patria dalle orde Titineappoggiate dal partigiani comu-nisti italiani che volevano inva-dere e sovietizzare l’Italia.Ci hanno veramente onorato del-la loro presenza: l’ausiliaria delReggimento Wanda Bertoni, checome ben sai ha raccolto suicampi di battaglia le salme deiparacadutisti italiani caduti dientrambi gli schieramenti, voiper il nord e quelli che combatte-rono per il sud fedeli al re d’Ita-lia e con gli anglo-americani, sal-me che riposano insieme nel no-stro Sacrario al cimitero di Tra-date sede del Reggimento.La vedova del paracadutista Fu-setti, Berticelli Pierluigi, figliodel paracadutista GianpeppinoBerticelli e nipote del paracadu-tista Pierluigi Berticelli prigionie-

ATTUALITÀ

Da destra il Pres. Crippa, il Pres. On. Giovanni Fossati, e il par. Claudio Ferrari

segue da pagina 14

28 MARZO 2012

ro nel famigerato Campo di Pri-gionia P.O.W. di Hereford nel Te-xas assassinato da un altro pri-gioniero italiano il 9 maggio del1945 come descritto nel libro diFossati (Giampi Berticelli ha da-to il nome del fratello al figlio)Janice Scotti Benasedo, figliadel paracadutista Renzo Scotticombattente ad El Alamein,trombettiere del reparto coman-dato dal maggiore paracadutistaAurelio Rossi M.O.V.M. a cui èintitolata la nostra sezione .Nel pubblico vi erano anche al-cuni giornalisti della carta stam-pata e di tv locali per fare i loroservizi sull’evento.Tom, spero che tu possa venireuna di queste sere in Sezioneper un incontro con i nostri ra-gazzi ed amici. Un grande ab-braccio e chiudo con il nostrogrido di FOLGORE!!!

paracadutistaGabriele Stefanoni

10 MARZO 2012 CONFEREN-ZA / MOSTRA SUL “PROGETTOEL ALAMEIN”. Un grande suc-cesso la conferenza/mostra chesabato 10 marzo la nostra se-zione ha organizzato sul “Proget-to El Alamein”. Un progetto questo che la sezio-ne di Monza ha sposato dall’ini-zio senza indugi e questa giorna-ta ha rafforzato nei soci dellanostra sezione la convinzioneche momenti come questi sianodi fondamentale importanza perla nostra Associazione e perognuno di noi.Tanti e tutti di grande valore gliospiti.La nobil donna Anna Caccia Do-minioni, da qualche giorno nomi-nata socio onorario della nostrasezione, ha fatto ancora una vol-ta da “madrina” e ha consegna-to ai “folgorini” e alle vedove dialtri nostri “folgorini” le spillecommemorative che l’organizza-

zione del “Progetto El Alamein”ha creato appositamente per ri-cordare i “Ragazzi della Folgore”.Proprio gli ideatori e realizzatori diquesto meraviglioso Progetto so-no stati i protagonisti di questagiornata. Il Prof. Aldino Bondesanha letteralmente catturato l’at-tenzione di tutti i circa 80 presen-ti con una bellissima presentazio-ne, storica/operativa del “Proget-to El Alamein”. Precisa al limitedella perfezione ma al tempostesso emozionante la presenta-zione, della durata di circa 80 mi-nuti, è stata per tutti noi una verae propria lezione che difficilmen-te dimenticheremo.Insieme al Prof. Bondesan era-no presenti Lamberto Fabbruccie Nicola Petrella che già cono-scevamo molto bene per esserestati nostri responsabili scienti-fici durante le Missioni nel de-serto.Presente anche Walter Amato-bene, direttore del sito di riferi-mento per i paracadutisti conge-datifolgore.com e anche lui “mo-tore” di questo Progetto.Molto gradita anche la presenzadell’Assessore (ed amico) allosport e al turismo del Comune diMonza, Andrea Arbizzoni, che havoluto salutare i presenti e rin-graziare i relatori, dicendosi ono-rato e orgoglioso di poter parte-cipare ad incontri come questi.Tanta emozione per i saluti alle

signore Gremignani e Lioci moglidei nostri amati ed indimentica-bili Franco ed Edgardo, per lapresenza del “folgorino” CarloMurelli e del reduce della Divi-sione “Ariete” Carlo Volontè.Un benvenuto particolare lo ab-biamo riservato a Biagio Villa.classe 1921, anche lui reducedella divisione “Folgore” che perla prima volta è arrivato nella no-stra sezione e che dovremo farin modo di avere sempre piùspesso con noi.Carlo Setti, figlio del Sgt AzioSetti e Janine Scotti Benasedo,figlia di Carlo Scotti entrambi“folgorini” hanno ricevuto un lun-go applauso in memoria dei lorocari.Così come un lungo applauso ipresenti lo hanno riservato al fil-mato (creato appositamente perl’occasione dal par. Andrea Fof-fano) con le immagini dei paraca-dutisti della nostra sezione chein questi due anni hanno parteci-pato a ben 4 missioni e ad en-trambe le “staffette dei Leoni”.È stata consegnata una spillaanche ad Anna Caccia Dominio-ni che è rimasta veramente af-fascinata da quello che, ungruppo di persone, sorrette so-lo dall’entusiasmo e validamen-te appoggiati, dalla Presidenzanazionale e dai soci dell’ANPd’I,sono riusciti a realizzare in que-sti 3 anni.

VENERDI’ 23 MARZO PRESEN-TAZIONE DEL VOLUME “SCONO-SCIUTI”: Un altro importante ap-puntamento si è svolto venerdì23 marzo scorso, presso la sezio-ne di Monza: la presentazione delvolume “Sconosciuti”.Il volume, che entra di diritto inquelle pubblicazioni che voglionofar luce sulle ancora troppe pagi-ne oscure della guerra civile italia-na, assume per Monza e Brianzaun’importanza quasi “storica”. Sitratta infatti della prima pubblica-zione che si occupa di ben 200casi di soldati e civili scomparsi ocomunque mai riconosciuti dallastoriografia solo perché soldatidella R.S.I., militi delle formazioniRepubblicane o parenti degli stes-si, abitanti o di origine brianzola.Un lavoro durato diversi anni chel’autore, Norberto Bergna, ha por-tato a termine con grande doviziadi particolari.Ogni vicenda è stata seguita edapprofondita. Il volume, nel suocomplesso, rappresenta un veroe proprio squarcio di luce nellanebbia che ancora avvolge il pe-riodo che va dal Settembre del1942 fino all’autunno del 1946.Anche la Brianza fu teatro di ven-dette e rappresaglie di cui, lamaggior parte, a guerra finita emai nessuno fin ad ora se ne eraoccupato in maniera così appro-fondita e passionale.La sezione monzese dell’ANPd’Iche da è sempre promotrice di ini-ziative che riguardano pagine del-la nostra storia e ha voluto forte-mente tenere a battesimo questaimportante iniziativa libraria.Un filmato storico e l’intervento dialcuni presenti hanno arricchito laserata che ha visto una buonapartecipazione di pubblico.Tanti apprezzamenti e complimen-ti per Norberto Bergna ormai dicasa nella sezione e che sarà pre-sente anche al prossimo Radunodei Baschi Verdi.

par. Francesco Crippa

ATTUALITÀ

Serata Progetto El Alamein, da destra il Pres. Crippa, Anna Caccia Dominioni, il Prof. par. Aldino Bondesan e il Dr. par. Lamberto Fabrucci

MARZO 2012 29

D opo diverse missionidi studio e di ripristi-no delle postazioni,

meno di un anno fa partiva laprima missione di posa deicippi del Parco Storico delcampo di battaglia di El Ala-mein. È stato un anno densodi lavoro e di risultati, grazieanche alla generosità di quasicento donatori, tra sezioniANPd’I, istituzioni e privati cit-tadini, e di altrettanti volonta-ri, quasi tutti paracadutistiANPd’I, che hanno provvedutoalla posa sotto la guida delcomitato organizzatore che siè costituito attorno al ParcoStorico, formato da Universitàdi Padova, Siggmi, www.conge-datifolgore.com e ANPd’I.Sono infine ben cinque i parla-mentari italiani che hannovoluto aderire con il loro perso-nale contributo alla posa di uncippo. Con la partenza della XII mis-sione del Progetto El Alamein,prevista per la fine del mese dimarzo, saranno posati altri 18cippi, per un totale di 48, checonsentiranno di completare i5 itinerari previsti per l’area

meridionale del campo di bat-taglia. Sono esattamente i luo-ghi nei quali la Folgore scrisseuna gloriosa pagina di storiacombattendo, invitta, controuna preponderante massa diuomini e di mezzi corazzati bri-tannici. I prossimi cippi saran-no posati nel settore setten-trionale dove combatterono ledivisioni di fanteria e quellecorazzate. Ogni sito di posa dei cippicoincide con un luogo che harivestito un’importanza parti-

colare nel corso degli scontriarmati; la targa apposta ricor-da il luogo o il reparto che lì hacombattuto, mentre uno spa-zio è stato riservato ai nomidei donatori e ad una frasecommemorativa. Questo hagenerato un intreccio virtuosodi dediche e luoghi, così che,ad esempio, si può oggi trova-re un cippo dedicato ai carristiin un’area presidiata allora daiparà della Folgore, oppure ilcippo di una sezione ANPd’I inuna postazione di artiglieria,

dei bersaglieri o degli alloraalleati tedeschi. Questo èstato il modo migliore per ono-rare non uno specifico repartoo una singola azione, ma tuttigli Italiani che indistintamentehanno combattuto e sonocaduti a El Alamein, evidenzia-no ancora una volta, se ce nefosse bisogno, lo spirito dilealtà e di superiore amor diPatria dei Paracadutisti.I 5 itinerari del settore meri-dionale sono stati distintisecondo una lettera dell’alfa-beto ed un colore. Ciascun iti-nerario si riferisce ad un setto-re geografico sul quale eranoschierati i reparti italiani e chesono stati interessati dal con-flitto. Itinerario A: Lo scontro sulNaqb Rala - Si tratta del setto-re più meridionale dello schie-ramento difensivo italianooccupato dal V Btg. del 186°Rgt. Div. Folgore. I ripiani strut-turali che si elevano per circa200 m sul livello del mare,costituiscono un baluardonaturale sul quale il Col. Izzo,comandante del battaglione,aveva minuziosamente schie-

ATTUALITÀ

IL PROGETTOEL ALAMEIN

Completata l’area meridionale del parcostorico di El Alamein

L’area di intervento del Progetto El Alamein

30 MARZO 2012

rato circa 350 paracadutisti.Qui nella notte del 23 ottobre1942 furono respinti dai para-cadutisti, a costo di gravi per-dite, due battaglioni della Bri-gata Francia Libera supportatida uomini e armamenti pesan-ti britannici. Lo scontro avven-ne in corrispondenza delPasso Rala (Naqb in arabosignifica passo) che taglia ibassi rilievi delle propagginiorientali dell’Altopiano di ElTaqa. La difesa fu favoritadalla conformazione del terre-no che obbligò i reparti franco-britannici ad incanalarsi all’in-terno di un ampio corridoio,noto come “la rampa”, dove iparacadutisti, separatisi in pic-coli gruppi, poterono contras-saltare sfruttando i modestirilievi e le roccette che affiora-no su questo settore. I 10cippi memoriali posati indica-no la disposizione delle com-pagnie (13-14-15) e deicomandi qui dislocati.Itinerario B: Q. 105: assaltoal Raggruppamento Ruspoli -Quota 105 costituisce unavasta e uniforme piana roccio-sa che si sviluppa in corri-spondenza di una superficiestrutturale calcarea di età plio-cenica. Il fronte a est, verso lo

schieramento inglese, e i mar-gini settentrionali e meridiona-li del settore, sono marcati dauna modesta scarpata chepresenta un dislivello di alcunimetri, incisa da uadi che siirradiano secondo una direzio-ne centrifuga verso i settoricontermini. Il Raggruppamen-to Ruspoli era costituito dal VIIe VIII battaglione integrato dauna compagnia del II, dai gua-statori del 31° battaglione diPaolo Caccia Dominioni, daalcune batterie del Raggruppa-mento Tattico di Artiglieria Fol-gore e rinforzato durante laterza battaglia da elementidella Pavia. La concentrazionedello schieramento difensivoin questo punto fu condiziona-ta da precisi elementi geologi-co-geomorfologici determinatiprincipalmente dalla presenzadi una superficie rocciosa checonsentiva una elevata traffi-cabilità dei veicoli e dei mezzicorazzati, che infatti fu sceltacome principale direttrice diattacco da parte dei britannici,e dalla quota lievemente piùalta rispetto ai settori contigui,in grado di garantire ai difen-sori una sia pur modesta posi-zione di vantaggio; a nord, lasuperficie del deserto risulta-

va più articolata in bassi rilievie piane sabbiose, meno facil-mente percorribili e difesa dalpiù esteso campo minato delfronte di El Alamein: la saccaminata di El Munassib, largaquasi 5 km. Qui Montgomeryesercitò la massima pressio-ne per attuare lo sfondamentodel fronte meridionale durantela Terza battaglia. Dopo duegiorni di duri combattimenti(dalla notte del 23 al 25 otto-bre 1942) che, dopo lo sfon-damento della linea di sicurez-za, portarono all’annientamen-to di diverse compagnie dellaFolgore, l’attacco britannico siinfranse sulla linea di resisten-za. I reparti nemici si ritiraro-no, spostando a nord l’attaccoprincipale durante l’operazio-

ne Supercharge. L’itinerario èorganizzato secondo le trelinee principali che si riferisco-no ai comandi e alle artiglierieposizionate sulle immediateretrovie, alla linea di resisten-za, in posizione arretratarispetto alla seconda fasciaminata, e infine alla linea disicurezza in prima linea, difronte ai campi minati colloca-ti sul fronte britannico.Itinerario C: La Folgore resistea Deir El Munassib - Deir ElMunassib è la principaledepressione eolica che attra-versa il fronte e assieme aDeir Alinda e Deir El Qattaraforma un corridoio con asseest-sud-est/ovest-nord-ovest.Costituiva un saliente nellelinee britanniche rappresen-

ATTUALITÀ

Il cippo n. 10 A, sullo sfondo Naqb Rala

Foto aerea del ripristino di un caposaldo

tando una minaccia per Mont-gomery, che a più ripresetentò di conquistarlo. Falliti gliattacchi a meridione, la pres-sione britannica si esercitò apartire dal 26 ottobre sul IVbattaglione Folgore schieratosul fianco meridionale delladepressione, lungo due latiesposti a nord e a est. Quiripetuti attacchi di fanterie e dicorazzati determinarono graviperdite tra i paracadutisti (maancor maggiori agli attaccan-ti), che sia pur ridotti ad unpugno di uomini riuscirono acontrastare e respingere l’of-fensiva britannica. Anche quila geomorfologia ha condizio-nato in maniera forte il dispo-sitivo difensivo italiano. Il fian-co meridionale della depres-

sione ha consentito di mante-nere una posizione dominantesugli attaccanti e gli affiora-menti rocciosi hanno fornito

una sia pur modesta protezio-ne. Sul fronte a est, difeso daun’aliquota dell’11a e dalla12a compagnia, le postazionisono allineate sul margine deirilievi, che si elevano moltogradatamente da pochi metriad una decina di metri suicampi minati frontali che sepa-ravano le linee italiane dall’VIIarmata inglese.L’itinerario comprende lepostazioni della 26a compa-gnia che presidiava a tergo laSacca Minata, i comandi e leartiglierie di supporto dellaTrieste e della Pavia, le posta-zioni del II Battaglione schiera-to a ovest di Deir El Munassibe dagli schieramenti della 10ª,11ª e 12ª compagnia del IVBattaglione.Itinerario D: El Taqa Plateau –Il fronte meridionale – Il Pla-teau di El Taqa si sviluppa percirca 20 km a partire dal notorilievo di Qaret El Himeimatfino al Passo del Carro e alPasso del Cammello. Si trattadi un altopiano composto daterrazzi a varia quota e delimi-tato a sud da sistemi di scar-pate molto ripide, interrottosolo dal varco di Naqb El Kha-dim. Qui arrivarono i primireparti della folgore nell’ago-

sto del 1942. Il settore fu con-quistato nel corso della Batta-glia di Alam Halfa tra la fine diagosto e i primi di settembre equindi occupato dai fanti dellaPavia che lo presidiò fino allaritirata di novembre. L’altopia-no chiude a meridione loschieramento dell’ACIT e perla sua stessa conformazionecostituisce un impenetrabileostacolo naturale ai veicoli edai mezzi corazzati. L’itinerario è stato organizzatoall’estremità orientale dell’al-topiano, tra Naqb El Khadimed El Taqa, lungo le postazioniche danno sulla Depressionedi El Qattara e verso nord sulloschieramento italiano.Itinerario E: L'operazioneBeresford – Lo scenario dell’o-perazione Beresford appartie-ne alle fasi finali della Batta-glia di Alam Halfa quando, neltentativo di chiudere la ritirataalle colonne italo-tedesche,Montgomery cercò di occupa-re Deir El Munassib con unattacco da nord da parte della5a brigata neozelandese,132ª britannica e 46° e 50°Royal Tanks. La Folgore e laRamke, schierate sul marginesettentrionale di Deir ElMunassib, a Deir Alinda e aDeir El Ankar, respinsero l’at-tacco, a prezzo dell’annienta-mento del X battaglione Folgo-re che non fu più ricostituito.Anche qui la disposizione delledepressioni eoliche determinòlo sviluppo del dispositivoitalo-tedesco lungo i marginidegli avvallamenti.L’itinerario interessa i diversireparti che hanno combattutoin questo settore nei primigiorni del settembre 1942,compresi i paracadutisti tede-schi della Brigata Ramke.

A. Bondesan, W. Amatobene,L. Fabbrucci e N. Petrella

MARZO 2012 31

ATTUALITÀ

A Lo scontro sul Naqb Rala

B Q. 105: assalto al Raggruppamento Ruspoli

C La Folgore resiste a Deir El Munassib

D El Taqa Plateau - Il fronte meridionale

E L’operazione Beredsford

N. ITINERARIO

Mappa delle postazioni e dei cippi istallati sui diversi percorsi storici predisposti

32 MARZO 2012

ATTUALITÀ

È stato recentemente pubblicatoun nuovo tipo di catechismo ri-volto ai giovani, YOUCAT. Esso

si articola in una serie di domande e ri-sposte che esplicitano i contenuti dellaDottrina Cattolica in modo più appro-priato ad essere compreso dai giovani,servendosi di una serie di esempi cherendono comprensibili alcune veritàche, spiegate con termini teologici,seppure corretti, sarebbero “astratte”e quindi lontane dalla immediatezza dilinguaggio e di comprensione delle no-stre giovani generazioni.Nel Terzo capitolo, «La risposta dell’uo-mo a Dio», al punto 21, c’è la domanda«Fede – che cos’è?» e YOUCAT, per ri-spondere si serve del seguente esem-pio: «Quando un paracadutista chiedeall’addetto dell’aeroporto: “il mio para-cadute è stato confezionato bene?”, equello risponde trascuratamente: “Oh,credo di sì”, questo non basta, perchéil paracadutista vorrebbe conoscere

davvero la risposta a questa domanda.Ma se egli ha chiesto a un amico diconfezionare il paracadute, la rispostaalla stessa domanda sarà: “Certo, l’hofatto io di persona. Puoi fidarti di me!”.Al che il paracadutista dirà: “Sì, ti cre-do”. Questo credere è molto più di unsemplice sapere, indica la certezza:questa è la fede che fece partire Abra-mo verso la terra promessa, questa èla fede che ha fatto perseverare i marti-ri sino alla morte... una fede che coin-volge l’uomo nella sua interezza».Credo, come paracadutista e comecappellano militare che miglior esem-pio non poteva trovarsi.Il paracadutista, infatti, è una personache, come il cristiano, inizia un cammi-no perché si fida di chi prima di lui si è“lanciato”; dopo avere esperimentatopersonalmente che “funziona” diventaa sua volta testimone e annunciatore diquello che ha esperimentato, invitandoaltri a fare altrettanto.

Ed è assolutamente credibile perchénon enuncia teorie apprese su libriscritti da altri, ma “c’è”: è la sua vita,la sua esperienza che parlano e certifi-cano per lui.Inoltre, come fra i cristiani alcuni diven-gono catechisti o presbiteri, tra i para-cadutisti si diventa istruttori o si assu-mono incarichi che servono a guidarecoloro che intraprendono lo stessocammino, per cercare di portarli al pro-prio livello di preparazione, fermo re-stando l’attitudine di ognuno a cresce-re a livelli più alti o a fermarsi al mini-mo, che tuttavia è già tanto di più di chinon è “parà”.Grazie per lo spazio che potrete o vorre-te concedermi, Vi saluti, Vi benedico edapprofitto per augurare a tutta la Reda-zione una Santa Pasqua.Folgore! Nembo!

Cappellano Militare Capo Paracadutista

Don Alfio Spampinato

Il paracadutismo ed i paracadutisticitati come esempio

nel catechismo dei giovani

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REPARTI IN ARMI

L ivorno – Santuario diMontenero 27 marzo2012. Questa mattina,

come ormai in atto da qualcheanno, nel Santuario della Ma-donna Protettrice della Tosca-na, è stato celebrato il Precet-to Pascquale con la BrigataParacadutisti Folgore, con lerappresentanze dei suoi Reg-

gimenti, Comandanti in testa;naturalmente spiccava anchela nutrita presenza del 1° Reg-gimento Carabinieri Paracadu-tisti “Tuscania” e del suo Co-mandante, Col. Paolo Nardo-ne. L’invito al precetto del no-stro Padre Vincenzo, Cappella-no della Folgore, non è passa-to inascoltato tra i ranghi sem-

pre serrati del personale mo-mentaneamente disponibile.Alle ore 10.00, con un San-tuario colmo di bella gioventùcome nelle meglio occasioni,il Cappellano in apertura havoluto rivolgere un pensierodoveroso verso tutti i caduti ei loro familiari ancora nel vivodel dolore, successivamente

con i due Padri: Alessandro eLuca è stata concelabrata laS.Messa. Nell’omelia, Padre Alessandroha raffigurato l’attuale mo-mento uguale a quello passa-to dagli ebrei nel Deuterono-mio: “molti sono gli ostacolied i pericoli da affrontare daparte dei militari, non solo da-gli ostacoli naturali ma soprat-tutto da parte dei nemici piùsubdoli, quelli che sanno ma-scherarsi da amici”. “Il para-cadutista si può raffigurarenella missione di Gesù – haproseguito l’anziano PadreAlessandro – che cerca di pre-servare tutto il suo gregge dalmale, perciò gli dobbiamochiedere continuamente diproteggerci per sostenere eportare a termine la pericolo-sa missione affidatavii”.Il Gen. Mingiardi, al termineha ricordato la motivazione digratitudine verso i Padri delSantuario, che sempre ci so-no vicini negli anni, e con taliparole ha consegnato il crestdella Brigata al parroco, infineringraziando i tutti presenti harivolto parole di affetto verso il1° Reggimento “Tuscania”,augurandosi che in un prossi-mo futuro il Reggimento torninel seno della Brigata “Folgo-re”.In chiusura, Padre Luca harammentato a tutti, che a scio-glimento di un voto fatto aSanta Gemma, in merito ad unmiracolo ricevuto da Michele,figlio piccolo di un maresciallodel “Tuscania”, il giorno 28aprile, con partenza di primomattino dal Santuario si mette-ranno in cammino con lui i fa-miliari di Michele e sicuramen-te una nutrita pattuglia di para-cadutisti per raggiungere ilSantuario dedicato alla giova-ne Santa nella città di Lucca.

Paolo Frediani

Precetto pasquale della Folgore

34 MARZO 2012

BREVI E LIETE

SEZIONE ANPd’I IMPERIA-SANREMOATTIVITA LANCISTICA 2° CORSO 201

Domenica 25 marzo u.s. nei cieli dell’aeroporto di Novi Ligure laSezione paracadutisti di Imperia-Sanremo ha brevettato il liceale,classe ’93, Alberto Ferrando che con decisione e padronanza ha ef-fettuato tre perfetti lanci con paracadute tondo “MC1” dall’aereo«Cessna 250» dalla quota di 1430 piedi. Bravo Alberto! Insieme adAlberto si è lanciato l’ormai esperto Giacomo Palagi. Un ringrazia-mento particolare all’Istruttore Massimiliano Norberti che con me-ticolosità professionale e costanza ha portato a termine, dopo tan-te peripezie, questo 2° Corso. Complimenti a tutti e appuntamentoal prossimo corso si terrà a maggio.

Cav. Tommaso RUSSO

SEZIONE ANPd’I CASTELLAMMARE DEL GOLFO8° CORSO DEDICATO AL FANTE DELL’ARIA TEN.COL. GIUSEPPE ALOI

Il sogno di ogni uomo che sceglie di indossare una divisa è quello diappartenere ad un corpo d’elite di antiche tradizioni, la cui famanon conosce confini, la cui unione sia cosi forte da creare lo spiritodi un vero guerriero. Questo è il messaggio che lasciano i grandi co-me il Fante dell’aria Ten.Col. Giuseppe Aloi, che i neo paracadutisti

di Castellammare del Golfohanno voluto ricordare coni lanci di brevetto nell’avio-superficie di Fermo. Saba-to 31 marzo battesimo del-l’aria, il grande salto concoraggio e determinazione,ma la cronaca di questagiornata, già straordinaria

per le condizioni meteo, deve riferire un momento di intesa traistruttori e allievi (Istruttori di Velletri e Castellammare) dove si è di-mostrato come sempre spirito di aggregazione e cameratismo. L’a-drenalina era alta la tensione a mille, ma è stata la concentrazionea vincere e sbalzare dall’aereo. I neoparacadutisti sono: LombinoGiuseppe, Di Marzo Giuseppe, De Vita Giacomo, Saladino Michelee Natalia Antonio.Ringraziamenti a Marco Andreani per la sua professionalità e acco-glienza, nonché a Marco Bernardi, Lorenzo Palazzi e Ilario Mastrellaper l’amicizia e cameratismo.

Par. Tommaso Pisciotta

BASSO VERONESE: È ARRIVATA LA CICOGNA

È nata la nuova «ASPIRANTE PARACADUTI-STA» MIRIAM, nipote del Parà Mario Persi,consigliere della sezione Basso Verone-se.I nostri auguri alla piccola Miriam e felici-tazioni al nonno Mario.

DUE BAMBINI SULLE ORME DEL NONNO

Francesco e Enrico hanno indossato il ba-sco rosso del loro nonno Luigi Giuliani,paracadutista della Folgore nel 3^ cont.’66, prima a Pisa e poi a Livorno nel Ploto-ne comando del Btg. Sabotatori Paraca-dutisti. I due bambini sperano, anche loroun giorno, di diventare paracadutisti.

ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

MARZO 2012 35

ATTIVITA DELLE SEZIONI

SEZIONE ANPd’I CAGLIARI - 1° CORSO FV 2012

È iniziato tra la nuvole il 2012 per la Scuola di Paracadutismo «Sar-degna», che nei giorni 18 e 19 febbraio, dopo un proficuo ed inten-so corso, ha visto «alla porta» i 4 neo promossi paracadutisti Cam-pus Valeria, Secchi Sara, Sciola Stefano e Lamon Paolo. Il corso, in-titolato alla M.O.V.M. S.Ten. Stefano Cioglia, è stato tenuto dal no-stro Istruttore Mario Sollai, coadiuvato dagli istruttori Franco Man-ca, Sergio Magrin e dall’aiuto istruttore Vincenzo Varuni.L’attività di lancio è stata interrotta a causa del forte vento che do-po il secondo decollo del 18 febbraio è arrivato a farci visita.Il giorno seguente, di buon mattino, il CESSNA 207, pilotato dal no-stro pilota Franco Manca, ha raggiunto la quota di 600 metri dove ilDL Gianfranco Cogotti ha dato il «VIA» regalando emozioni e soddi-sfazioni ai nostri nuovi paracadutisti.Tante congratulazioni ai 4 paracadutisti ...e che sia per loro solo uninizio. FOLGORE!

Par. Vincenzo VARUNI

SEZIONE ANPd’I LAGO D’IDRO

La sezione ANPd’I Lago d’I-dro “par. Badini Giambatti-sta”, è situata in una zonadelle valli bresciane dalpaesaggio tipico caratteriz-zato dalle montagne circo-stanti che ci rappresenta-no, con sede sulle rive dellago in una stanza presso

la “Casa delle Associazioni” messaci a disposizione dal Comune diIdro, composta per la maggioranza da paracadutisti di vecchia datache vorrebbe vedere pubblicato per la prima volta, un articolo sullarivista «Folgore», ed essendo io uno dei tesserati più giovani e abilecon il pc, è stato dato a me il compito di “pubblicizzare” la sezionesotto questo punto di vista, cominciando da facebook dove ho aper-

to la nostra pagina ufficiale. Nasce nel 1995 inizialmente come Nu-cleo ANPd’I Lago d’Idro da una idea di Antonio Porta, che ne diven-terà, prima fiduciario e poi presidente e il par. Badini Giambattista,per mantenere uniti gli ex commilitoni e gli appassionati della spe-cialità, mentre nel dicembre 2004 la presidenza con tutto il Consi-glio direttivo Nazionale dell’ANPd’I, delibera la costituzione della se-zione ANPd’I Lago d’Idro intitolata al par. Badini Giambattista socioe fondatore del nucleo, scomparso improvvisamente per un fulmi-neo malore all’età di 47 anni.Questa piccola ma laboriosa Sezione, gemellata con un gruppo al-pini della zona, collabora incessantemente con sezioni di zone limi-trofe quali, Lazise, valle Seriana ecc.ecc., aggregandosi alle loromanifestazioni lancistiche, mentre vanta annualmente alcune pro-prie iniziative come il lancio sul lago di Idro, solitamente 2 decollicon paracadute emisferico e un decollo con paracadute ad ala, nelmese di luglio, lanci da un elicottero e giri turistici durante una fe-sta paesana nel mese di agosto, la messa a disposizione di un vei-colo per trasferimento in aeroporto per coloro volessero provare unlancio in tandem e la pulizia di un tratto di sponda del lago, utiliz-zando le proprie 4 imbarcazioni atte al recupero dei paracadutisti inacqua, e da quest’anno, l’idea di allestire sulla spiaggia un minicampo di addestramento per bambini e adolescenti, nell’intento ditrasmettere ai ragazzi i valori di fratellanza e correttezza che dasempre contraddistinguono noi paracadutisti, con il desiderio di av-vicinare con interesse più persone possibili.Una piccola Sezione di un piccolo paese ma con tanta voglia di fa-re, sostenuta dagli stessi soci e dal Comune di Idro che, insiemead altri paesi circostanti il lago, partecipa attivamente alle iniziativerilasciando permessi vari per le imbarcazioni di proprietà della se-zione con motori troppo potenti per il limite di cavalli imposto nelleacque del lago e facendo una donazione annuale.

Gallini Piermattia

SEZIONE ANPd’I BASSO VERONESE

Domenica 25 marzo a Vigasio (VR) la sezione Basso Veronese haorganizzato con la collaborazione dei Nuclei di Isola della Scala e

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

Ronco all’Adige la Festa della Solidarietà per i ragazzi diversamenteabili che è stata arricchita dalla presenza dei Paracadutisti della Se-zione. Nella tensostruttura che ha ospitato l’evento sono stati, in-fatti, esposti un Paracadute Tricolore per ricordare i 150 anni del-l’Unità d’Italia ed un manichino in divisa lancistica dei Paracadutistiin missione di pace. Spiega il parà, referente per Vigasio, MarioPersi: «Abbiamo aderito con grande piacere alla Festa organizzatadall’Associazione Nomadi Fans Club Vivo Forte di Vigasio.Il programma ha visto la celebrazione della Messa quindi il pranzoed un pomeriggio di animazione. Il ricavato è andato esclusivamen-te alle Associazioni che si occupano di handicap. «La Festa – con-clude il Paracadutista Persi – ha superato le mille unità di presen-ze». La sezione Basso Veronese è guidata dall’attivo Presidenteparacadutista Giorgio Munerati ed ha come referenti i paracadutistiFrancesco Falsiroli e Mario Persi del Nucleo di Isola della Scala.

ROMA: BASCHI AMARANTO PER NIKOLAJEWKA

Quest’anno la celebrazione a ricordo della Battaglia di Nikolajewkaha avuto qualcosa di speciale: il Monumento Nazionale ai caduti diRussia, inaugurato l’anno scorso, ha fatto da sfondo alla manife-

stazione che si svolge a Roma, via Cassia 737 al Giardino dei Ca-duti sul Fronte Russo, la quarta domenica del mese di gennaio diogni anno. È stata una giornata piena di emozioni che si rinnovanoormai da 12 anni, da quando per iniziativa dell’alpino artigliere Sil-vano Leonardi, Matteo Baiocco, Antonio Verona è stato costituito il“Comitato Nikolajewka” con il proposito di mantenere vivo il ricordodella epica, quanto tragica, campagna di Russia degli anni 1941-1943 e che da alcuni anni vede anche la partecipazione di numero-si paracadutisti in particolare quelli della sez. di Velletri motivati edincitati dal Presidente Livio Colonnelli.La cerimonia è iniziata, dopo l’ammassamento, con l’ordinata sfila-ta lungo la via Cassia pavesata per l’occasione di bandiere tricolori,aperta da quattro Carabinieri a cavallo e da un reparto storico deiLancieri di Montebello e poi le corone di alloro in particolare quelladel Comune di Roma Capitale e del XX° Municipio, labari, primo tratutti quello del Comitato per Nikolajewka, la bandiera donata dall’e-merito presidente Ciampi, la bandiera donata per l’occasione dalPresidente della Repubblica Giorgio Napolitano portata con orgo-glio da un figurante garibaldino, il mitico Pasetta, a sottolineare an-cora una volta i 150 anni dell’unità d’Italia appena trascorsi. Parti-colarmente significativa la presenza di alcuni reduci della Campa-gna di Russia a bordo di una jeep civile. Tra i numerosi labari, quel-lo della Associazione Nastro Azzurro, dell’UNIRR, dei Lancieri diMontebello, dei Bersaglieri, della Marina, dell’Arma Aeronautica,dei Volontari di Guerra portato da un paracadutista, dell’Associazio-ne Nazionale Alpini, Carabinieri, Artiglieri, la bandiera dei “Cadutisenza Croce”, numerosissimi gruppi dell’Associazione NazionaleAlpini, tante penne nere, esponenti della Associazione Carabinieri,della Guardia di Finanza, della Forestale, dei Vigili del Fuoco, CroceRossa. Inoltre, tra i labari, due in particolare: quello della Associa-zione Nazionale Paracadutisti d’Italia sez. di Roma accompagnatodal Presidente Adriano Tocchi e quello della sez. di Velletri, que-st’ultimo scortato da un drappello di 11 baschi amaranto portaticon orgoglio da Palazzi Mireno, Marco Bernardi, Maurizio Romagno-li, Ilario Mastrella, Mario Cirillo, Fabio Massimo Bernardi, Massimi-liano Fava, Matteo Muscedere, Francesco Battistini, Roberto Mar-gani, Antonio Atripaldi. Il corteo, al suono scandito dal “trentatre”della fanfara dell’ANA di Borbona, in provincia di Rieti, ha sfilatocon ordine fino al Giardino Caduti sul Fronte Russo, assistito dallaProtezione Civile, anche a cavallo e dal Comitato di Quartiere. Anche quest’anno ha partecipato la fanfara dei Bersaglieri di RomaCapitale che è arrivata di corsa nel Giardino tra gli applausi dei nu-merosi cittadini che hanno voluto assistere e partecipare alla so-lenne cerimonia. La sfilata è stata chiusa da dodici bandiere tricolo-ri portate dai ragazzi della protezione civile provenienti dalla Sabi-na, a ricordare gli anni trascorsi dalla costituzione del Giardino.La cerimonia ha avuto inizio con un gesto molto significativo che va-le la pena di ricordare: alcuni bimbi, hanno lanciato sul prato dovepoggia il Monumento, manciate di semi di girasole a rappresentarele sterminate coltivazioni di queste piante che tanto hanno colpito emeravigliato i nostri soldati. Su tre cuscini sono stati portati con rispetto tre oggetti simbolici: loscarpone ritrovato in terra di Russia, la bandiera per il pennone, lagavetta originale raccolta sui campi di battaglia con inciso “mamma

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

vado e torno – Bepi – 1943”, successivamente posta sull’altarecon dentro tre rose: una verde, una bianca ed una rossa.La Martinella, la campana di guerra, posta a fianco del Monumentoha battuto 10 rintocchi a ricordo delle 10 Divisioni inquadrate neiCorpi di spedizione italiani in Russia per dare inizio alla cerimonia.Al suono dell’Inno nazionale c’è stata l’alzabandiera poi la deposi-zione delle corone, mentre veniva suonata la Leggenda del Piave esuccessivamente il suono struggente del silenzio da parte dallatromba dei Lancieri di Montebello, brevi discorsi, testimonianze e laSanta Messa. L’addetto Militare presso l’Ambasciata Russa, pre-sente in divisa anche quest’anno, ha voluto con un mazzo di fiorirendere omaggio ai nostri caduti e con un breve ma sentito discor-so di fratellanza fra i popoli ha voluto testimoniare il proprio senti-mento che oggi unisce Russia ed Italia. Una rilevante presenza dalgrande valore simbolico e di assoluto rispetto verso i caduti italianiuna volta nemici. Il Gen. Antonino Torre, ha portato il saluto del Sin-daco di Roma Capitale ed il presidente del XX Municipio su cui insi-ste il Monumento, Gianni Giacomini ha rappresentato la vicinanzadi tutto il quartiere. Il cons. Giuseppe Calendino ha ricordato l’eroi-smo e il sacrificio dei nostri ragazzi in grigioverde che, ubbidendoagli ordini ricevuti, hanno assolto al loro dovere con abnegazione,sacrificio, rinunce in un mondo ostile oltre qualsiasi immaginazio-ne, in una terra lontana migliaia di chilometri dalla madrepatria edagli affetti. La Santa Messa, arricchita dal Coro Malga Roma e dal Coro di Bre-ganze, sez. di Bassano del Grappa, è stata celebrata come consue-tudine da mons. Giacomino Feminò che, come noto, ha collaboratocon S. E. Arrigo Pintonello, capo dei Cappellani in Russia, per il pie-toso recupero dei caduti e la loro sepoltura. Particolarmente toccante la lettura da parte di un alpino della pre-ghiera del Disperso in Russia e la preghiera dell’Ardito Paracaduti-sta recitata con particolare sentimento dal paracadutista istruttoreMarco Bernardi, dedicata ai caduti di tutte le guerre e quale omag-gio ai nostri soldati che qualche mese prima dei fatti di Nikolajewkacapitolavano con valore in terra d’Africa ad El Alamein.In chiusura tre fumogeni dai colori bianco, rosso e verde hanno cir-condato tutta l’area del Giardino, coinvolgendo in un unico corpo ilcuore e l’animo di tutti i partecipanti a significare l’unità di una na-zione orgogliosa comunque del proprio passato.Con il tradizionale rancio al campo, si è conclusa anche quest’annocon qualche pacca sulla spalla, abbracci e le immancabili lacrimedei più emozionati, la manifestazione 2012. “Zaini a terra, un toz-zo de pan, un gavettin de vin…! e… zaino in spalla al 2013”.

Marco Fabrizio

LA SEZIONE ANPd’I VALLESERIANA PER I MARO’

La Sezione nell’occasione della cena annuale che si è tenuta saba-to 31 marzo, ai cinquanta presenti ha offerto una spilla con un na-strino giallo: «Il nastro giallo è il simbolo che viene usato quando cisono militari prigionieri che non possono tornare a casa, un segnodi vicinanza e di solidarietà ai nostri maro’». Anche il nostro sindaco

dott. Riccardo Cagnoni che gentilmente è passato a salutarci ha in-dossato questa spilla augurandosi che questi nostri soldati torninoa casa presto.

Il presidentePar. Davide Bressan

SEZIONE ANPd’I PRAIA A MARE – XIII CORSO ALLIEVI

L’8 gennaio presso l’aeroporto di Pontecagnano, dopo un breefingeffettuato presso la stessa scuola, la Sezione di Praia a Mare habrevettato sei nuovi paracadutisti che avevano frequentato il XIIICorso Allievi intitolato al Col. Giorgio Ganzini. Il presidente Carloma-gno che è anche istruttore IP ANPd’I, ha profuso un ottimo lavoro dipreparazione, permettendo a questi nuovi paracadutisti di acquisi-re tutte le tecniche necessarie per effettuare in sicurezza i lanci dibrevetto. Ci piace segnalare che tra i nuovi brevettati vi è anche Ya-smine Fiaschi di appena 17 anni, diletta figliola del par. Demetrio inservizio nell’Arma dei Carabinieri. Gli altri brevettati rispondono ainomi di: Chiarelli Giacomo appuntato dell’Arma dei Carabinieri, Ca-tonio Vito, Aversa Gianvito figliolo del par. Leonardo, Maresciallodell’Arma dei Carabinieri, Pisciotta Antonello, Fedele Alfredo Mare-sciallo dell’Arma dei Carabinieri.

par. Pasquale Luongo

A sinistra il Sindaco dott. Riccardo Cagnoni di Vertova (BG)a destra il Presidente Valleseriana par. Davide Bressan

38 MARZO 2012

ULTIMO LANCIO

LA SEZIONE DI TARANTO COMUNICA LA SCOMPARSA DEL PAR. OVIDIO BERTOTTO

Il 12 febbraio 2012 dopo una lunga malattia, il par. Ovidio Bertot-to, classe ’22, ci ha lasciati.Bertotto era stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Re-pubblica assegnatagli per meriti acquisiti in combattimento con ireparti della «Nembo» nella battaglia di Filottrano. Ovidio Bertottopresidente della sezione di Taranto per circa un trentennio, pos-siamo considerarlo colonna del paracadutismo in terra Jonica.Paracadutista tutto d’un pezzo, concreto senza fronzoli, e propriograzie a questa sua caratteristica la sezione di Taranto ha ottenu-to risultati più che soddisfacenti portando un certo incrementodel numero di iscritti. La sua indiscussa autorità testimoniata in-nanzitutto dalla sua persona costituiva unico riferimento semprecon la barra a centro e senza sbandate né a destra né a sinistra.Ultimamente, anche se impossiblitato dalla malattia, per telefonofaceva sentire la sua presenza esortando, spronando e talvoltaanche ammonendo. Noi tuttiquindi dobbiamo veramente essere agrati a Ovidio Bertotto per aver speso la sua vita per il paracaduti-smo e per i suoi ideali. Viva l’Italia, viva i Paracadutisti. Folgore!Nembo!

Il presidenteFranco Cardone

ULTIMO LANCIO DEL N.P. MARIO BERNÈ

I paracadutisti della sezione diGorizia comunicano che il Nuo-tatore Paracadutista MarioBernè, loro Presidente Onora-rio, ha effettuato il suo ultimolancio.Mario Bernè, (classe 1921) fudapprima N.P. del Reggimento“San Marco” della Regia Mari-na (1941) poi passato nelle fi-le della Decima MAS (Gr. Cec-cacci). Catturato dagli inglesioltre le linee insieme a altridue NP, dopo 47 mesi di guer-

ra, trascorse la prigionia in Inghilterra nelle gabbie di Sua MaestàBritannica e poi in vari campi in Italia, ultimo dei quali quello di Mi-ramare Rimini, dal quale il nostro evase nel settembre del 1946.Figura di eccezionale umiltà e modestia, fu protagonista di variepisodi di eroismo (distrusse un intero aeroporto alleato a Biser-ta in Tunisia) e fu infine catturato nel porto di Bari, dopo aver mi-nato e affondato tre navi da guerra inglesi; per evitare inutili spar-gimenti di sangue, dopo aver minato le navi avvertì le autorità por-tuali affinchè provvedessero all’evacuazione degli equipaggi a bor-do, che non era loro intenzione colpire inutilmente, a differenzadel naviglio che rappresentava l’unico obiettivo utile. Non fu certo

ripagato con la stessa moneta da quegli inglesi cui risparmiò la vi-ta. Bernè ottenne, nel corso del suo servizio, ben 4 promozioniper meriti di guerra, fino a raggiungere, partendo da Sergente ilgrado di Sottotenente di Vascello! Per uno scherzo del destino, aneddoto che amava spesso condivi-dere in alcuni particolari momenti con i paracadutisti della Sezio-ne, il suo nome figurava tra quelli dei Marò - N.P. della R.S.I. fucila-ti a S. Angelo in Formis dagli anglo-americani. Dopo la guerra si dedicò all’insegnamento, e fu tra i soci fondatoridella Sezione Paracadutisti di Gorizia, collaborando come istrutto-re fin dagli albori.Dal 2010, subito dopo la scomparsa di Bruno Bean (socio fonda-tore della Sezione, Ufficiale paracadutista decorato di M.B.V.M.nella difesa di Roma con Mario Rizzatti) fu proclamato “per accla-mazione” Presidente Onorario della Sezione, insieme all'ultimoLeone della Folgore, Remigio Rossi, scomparso qualche mese fa.Ora sicuramente i nostri tre “padri” ci staranno guardando daquell’angolo di cielo, dove si saranno ritrovati in spirito assiemeagli altri Camerati, uniti ora come allora...Nuotatore Paracadutista Mario Bernè: PRESENTE!

Sezione di Gorizia

LA SEZIONE DI PRAIA A MARE PERDE IL PAR. SANTA FARACE

Con profondo e immenso dolore annunciamo la scomparsa delpar. Sante Farace vice presidente della nostra sezione. Il 7 feb-braio andante accompagnato dallo sventolio del Labaro di Sezio-ne e da tanti baschi amaranto, con tanta commozione abbiamosalutato il suo ultimo lancio nella chiesa di Scalea. Il par. Faracenegli anni ’70 aveva servito la Patria nelle aviotruppe conseguen-do il brevetto militare n. 31055. Da anni era diventato un punto diriferimento per le nostre interminabili riunioni di consiglio. Presen-te a tutte le manifestazioni patriottiche, lascia un vuoto profondoper tutti noi che ne abbiamo sempre apprezzato le virtù. Ciao San-te, sarai sempre nei nostri cuori.

par. Pasquale Luongo