N. 7 LUGLIO/AGOSTO 2011 Organo ufficiale dei paracadutisti ... · nucleo cinofilo antimina in...

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N. 7 LUGLIO/AGOSTO 2011Organo ufficiale deiparacadutisti d’Italia

Come FOLGORE dal cielo, come NEMBO di tempesta

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RIVISTA DELL’ASSOCIAZIONENAZIONALE PARACADUTISTI

D’ITALIA (ANPd’I)

MENSILE DI INFORMAZIONEASSOCIATIVO, TECNICO E POLITICO-CULTURALE

… voi siete gli arditidel cielo e della terra

LUGLIO/AGOSTO2 0 1 1 S O M M A R I O

SIT.REP. 3Attualità 4Speciale Afghanistan 16Storia 26Reparti in Armi 27Competizioni 28Addestramento 29Ultimo lancio 31

COPERTINAAlzabandiera ad Herat (foto di Walter Amatobene)

Testata a perenne ricordo del Foglio di Campodei Paracadutisti d’Italia, 1943-46, fondato daAlberto BECHI LUSERNAdirettore Umberto BRUZZESEriattivato e diretto da Giovanni PICCINNIin Firenze dal 1956 al 1962.

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Anno LXVIII dalla fondazioneNumero 7-8, Luglio/Agosto 2011

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SIT.REP.di Aldo Falciglia

ltri due militari italiani, Gaetano Tuccillo e Roberto Marchini, il secondo era paracadutista, sono

caduti in missione. Altri due soldati italiani, operando in terraafghana, hanno pagato con la loro vita l’impe-gno assunto verso la nazione.È difficile commentare ogni volta questi fatti

così tragici, così personali, così delicati. Il rischio è cadere nella retorica o peggio, per scru-polo di sensibilità, di trattarli superficialmente col risultato di sembrare quasi indifferenti. Perquesto ci limitiamo, su queste colonne, quasi sempre, a riportare solo la nuda cronaca, fattadi rabbia, dolore, compassione ma anche tanta compostezza. La compostezza dei loro cari, che seppur affranti dal dolore, non rinnegano le scelte effet-tuate dai loro congiunti. La compostezza espressa dai loro commilitoni, i quali mai, e sotto-lineo mai, si sono lasciati prendere da sentimenti di rivalsa o peggio di vendetta; ma che por-tano nel loro cuore un dolore che nessuno potrà comprendere o descrivere; e nonostanteciò continuano a comportarsi da professionisti quali essi sono, tra i migliori al mondo.Questo il «paese» reale lo percepisce, al di là di sterili e alquanto inutili e controproducentidiscussioni politiche, fatte solo per avversare l’antagonista di turno. L’esempio di quanto affermo è stato dato dalla popolazione della città di Torino che haaccolto i paracadutisti in congedo e le altre Associazioni d’Arma, nel 3° raduno Assoarma,con applausi non certo pilotati, parole d’affetto e d’incitazione, che provenivano dai loro sen-timenti più puri. Applausi rivolti a noi che sfilavamo ma sicuramente indirizzati a chi nonpoteva esserci perché impegnato in Afghanistan, Libano, Bosnia, cioè agli uomini e alledonne di una delle poche Istituzioni che in questi anni si è guadagnata, sul campo, anche conil sacrificio dei suoi caduti, il rispetto di tutti: le nostre Forze Armate.

A

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A l suo ultimo giorno di missione, prima di rientrare per una

breve licenza, il primo caporal-maggiore Roberto Marchini, 28anni, originario di Caprarola (Vi-terbo), geniere-paracadutistadell’8° Reggimento genio gua-statori «Folgore» di Legnago, èmorto in Afghanistan in seguitoall’esplosione di un ordigno ar-tigianale improvvisato (IED) acirca 3 chilometri a ovest dalla«Fob Lavaredo», la base avan-zata del contingente italianonel distretto di Bakwa, nellaprovincia di Farah.Marchini faceva parte di unteam per la «bonifica degli iti-nerari» inserito in un dispositi-vo più ampio, di 56 militari, tut-ti della Task Force South-East:c’erano anche un plotone di fu-cilieri paracadutisti, un team

sanitario e un team interforzeper il controllo aereo. Insieme agli italiani – che era-no a bordo di 13 veicoli «Lin-ce», un «Buffalo» e un «Co-guar», tutti mezzi con particola-ri protezioni antimine – anche30 militari dell’Esercito afga-no, su altri sei veicoli.Soldati italiani ed afgani stava-no conducendo un’operazionedi ricognizione finalizzata all’in-dividuazione di un’area idoneaalla realizzazione di una basepermanente delle Forze di sicu-rezza afgane lungo la strada n.515, nel tratto compreso tra gliabitati di Bakwa e Farah. La base, che sarà realizzata daun reparto del Genio statuni-tense, è ritenuta strategicaperché dovrebbe consentire ilcontrollo di un’arteria moltoimportante in un’area «sensibi-

le, oggetto negli ultimi tempi dinumerosi attacchi e ritrova-menti di IED». Alle 7,00 locali circa (le 4.30 inItalia), a circa 3 chilometri emezzo dalla base avanzata «La-varedo», proprio lungo la stradan. 515, il team per la bonifica iti-nerari ha fermato il convoglio a100 metri da un punto ritenutopericoloso. I militari sono scesidai mezzi, assumendo una for-mazione «a V rovesciata», con ilnucleo cinofilo antimina in testa.Durante il controllo dell’area ilteam ha individuato tre possibiliIED nei pressi del punto perico-loso: è stata quindi messa in si-curezza la zona e chiesto alla ba-se l’intervento degli artificieri,giunti sul posto alle 7.55.

Mentre il team di artificieri ini-ziava l’intervento, il team di bo-nifica degli itinerari continuavale attività per la messa in sicu-rezza della zona e per l’indivi-duazione di un passaggio sicu-ro che evitasse il punto perico-loso.È stato proprio nel corso diquest’attività, alle 8,00 circa,che il caporal maggiore Marchi-ni, che si trovava alle spalle delnucleo cinofilo per assicurarnela protezione, «veniva investitodall’esplosione di un ordigno,presumibilmente una mina an-ti-persona, perdendo immedia-tamente la vita».Il parà di Viterbo «è il ventiquat-tresimo soldato italiano mortoin Afghanistan a causa di unoIED», ha detto il Ministro dellaDifesa La Russa, aggiungendoche dei 40 militari italiani mortidal 2004, quando è cominciata

ATTUALITÀ

Deceduto in Afghanistanil 1° c.le maggiore, geniere

paracadutista, Roberto MarchiniGuastatori paracadutisti ricercano ordigni

Roberto Marchini a bordo di un veicolo «Lince»

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la missione Isaf della Nato, «30sono stati vittime di atti ostili,gli altri di incidenti o malori».

LEGNAGO: IL DOLORE DEI COLLEGHICommozione e profondo dolo-re tra i commilitoni dell’8° Reg-gimento guastatori di Legnago,in provincia di Verona. Era giun-to a Legnago il 2 agosto del2005. «Una persona eccellen-te. Un ragazzo d’oro sempre al-legro» è il suo ricordo in caser-ma. Marchini era molto legatoalla divisa, «attaccato al suodovere», e sul piano professio-nale è ricordato come un «ec-cellente guastatore» facenteparte di un team specializzatoproprio nell’opera di ricognizio-ne e individuazione degli ordi-gni.Lorenzo Biffoli, il capitano del-la compagnia dell’8° Reggi-mento genio guastatori, di cuiMarchini faceva parte, lo de-scrive come un paracadutista«dedito al suo lavoro e alta-mente specializzato». «Marchi-ni era di stanza nel nostro reg-gimento da cinque anni – spie-ga il capitano –. Faceva partedi una componente d’élite.Aveva già altre missioni allespalle, in Libano e in Afgani-stan. Era un militare eccellen-

te, dal punto di vista professio-nale e umano». Marchini avevasuperato tutti i corsi di specia-lizzazione da lui svolti, sia il Mi-nex che l’Acrt (Advanced Com-bact-Engineer ReconnaissanceTeam), entrambi per il tratta-mento e la bonifica degli ordi-gni improvvisati.LUTTO - Il Presidente della Re-pubblica Giorgio Napolitano haespresso «la gratitudine e ilprofondo cordoglio del Paese»

per la morte del caporalmag-giore Marchini. Lo stesso hafatto, tra gli altri, il ministro del-la Difesa Ignazio La Russa.

SCHIFANI: NON SARÀ DIMENTICATO«Signor Generale, è con il piùprofondo dolore che ho appre-so della morte del Primo Capo-ralmaggiore Roberto Marchinicaduto oggi in un agguato men-tre era impegnato in una mis-sione a Bakwa. Ancora una vol-ta, purtroppo, dobbiamo pian-gere il sacrificio di un coraggio-so soldato, impegnato a difen-dere la sicurezza internaziona-le e la pace. È un ennesimo cri-mine contro i militari italiani,un sacrificio che non deve es-sere dimenticato e che meritail più alto rispetto da parte del-le Istituzioni e di tutti i cittadi-ni». Così il Presidente del Se-nato, Renato Schifani, «In que-sto triste momento – concludeil presidente del Senato – laprego di far giungere, a nomemio personale e dell’Assem-

blea di Palazzo Madama, allafamiglia del Caduto e a tutte leForze Armate le mie più since-re condoglianze e la mia più af-fettuosa vicinanza»GRANDE COMPOSTEZZA – «Igenitori di Roberto Marchini, ilpadre Francesco e la mammaPina, hanno reagito con grandecompostezza e dignità alla no-tizia della morte del proprio fi-glio, di appena 28 anni, avve-nuta in Afghanistan» ha detto ilgenerale Giuseppe Pilosio, vi-cecomandante del Comandomilitare della Capitale. È tocca-to a lui, informare la famigliadell’uccisione del militare.CAPRAROLA: LUTTO CITTADI-NO – Da casa Marchini è uscitoin lacrime il sindaco di Capraro-la, Eugenio Stelliferi: «Robertoera un ragazzo semplice, rispet-toso, onesto, leale con tutti. Ungrande lavoratore che non si ti-rava mai indietro e nei momentiliberi aiutava il padre artigiano.La notizia della sua morte ad-dolora tutta la comunità». «Loconoscevo – ha aggiunto – e co-

ATTUALITÀ

L’arrivo della salma a Ciampino

I familiari e i paracadutisti accompagnano Roberto Marchini nel suo ultimo lancio

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nosco bene tutta la sua fami-glia. È brava gente, semplice.Per tutto il paese è un giorno tri-stissimo, di lutto e di dolore».Sono tutte a mezz’asta le ban-diere negli edifici pubblici di Ca-prarola: «Il giorno dei funerali –ha aggiunto – verrà proclamatoil lutto cittadino. Inoltre verrà al-lestita una camera ardente do-ve tutti i cittadini di Caprarolapotranno rendere omaggio allasalma di Roberto». Circa dueanni e mezzo fa, il Comune diCaprarola aveva premiato conuna medaglia ricordo tutti i mili-tari residenti in paese che ave-vano partecipato a missioni al-l’estero. In quei giorni RobertoMarchini si era appena arruola-to nell’Esercito.L’ARRIVO DELLA SALMA – Inun clima di silenzio e di profon-

da commozione, il feretro, av-volto nel tricolore, è stato fattoscendere dal C130 da 6 com-militoni del primo caporal mag-giore, Roberto Marchini, comelui dell’8° Reggimento GenioGuastatori di Legnago (Vero-na). Pochi istanti dopo la bene-dizione da parte dell’Ordinariomilitare, arcivescovo VincenzoPelvi, e l’omaggio del MinistroLa Russa che ha toccato la ba-ra con la mano destra la bara.Subito dopo, sulle note del «Si-lenzio» gli onori militari resi dalpicchetto dell’8° ReggimentoGenio Guastatori di Legnago eda un picchetto Interforze. Tra ipresenti ad accogliere la sal-ma, anche il sindaco di Capra-rola Eugenio Stelliferi ed il par-roco, Don Mimmo Ricci. Affran-ti dal dolore, stretti l’un l’altro

il padre, la madre e la sorella,hanno seguito il feretro e il cu-scino rosso con le decorazionie il basco amaranto portato daun commilitone di RobertoMarchini. LE ESEQUIE – La bara, dopo glionori militari, è entrata all’in-terno della basilica a spalle dasei commilitoni e sistemata da-vanti all’altare. Sopra, una fotocon la faccia sorridente del gio-vane parà dell’8° ReggimentoGenio guastatori di Legnago,che avrebbe compiuto 29 annitra qualche giorno. La Basilicaè gremita di militari e disemplici cittadini ve-nuti a dare l’ultimosaluto al paracadu-tista originario diCaprarola, in pro-vincia di Viterbo.

«Roberto resta messaggero dipace, discepolo di quella civiltàdell’amore, che rende possibileciò che è giusto. L’amore lo hachiamato in un deserto». Monsi-gnor Vincenzo Pelvi, ordinariomilitare, nella sua omelia ricor-da così il caporal maggiore Ro-berto Marchini ucciso martedìscorso nell’esplosione di un or-digno in Afghanistan. Ai funeralidi Stato nella Basilica di SantaMaria degli Angeli, a Roma, tra ipresenti, in prima fila, anchel’on. Gianfranco Paglia, giàparacadutista della Folgore, ilpresidente del Senato RenatoSchifani, il presidente della Ca-mera Gianfranco Fini, il sottose-gretario alla Presidenza del Con-siglio Gianni Letta, il ministro

della Difesa Igna-zio La Russa

ed il mini-stro dellaFunzionePubblica,RenatoBrunet-ta.

ATTUALITÀ

Il 1° c.le magg.guastatore

paracadutistaRoberto Marchini,

di pattuglia in Afghanistan

Un commilitone di Marchini porta il suo basco amaranto e le sue decorazioni

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ATTUALITÀ

N ei giorni 2 e 3 luglio scorsi il terzo radu-no nazionale AS-

SOARMA (Consiglio NazionalePermanente delle Associazionid’Arma) ha avuto il suo culminenella splendida città di Torino,con la partecipazione di nume-rosi paracadutisti, intervenutida ogni parte d’Italia.

Il Consiglio Nazionale opera dal15 dicembre 1998 ed ha perso-nalità giuridica dal 21 aprile2008. A oggi fanno parte delConsiglio 34 Associazioni cherappresentano circa un milionedi iscritti di tutte le Forze Arma-te e Corpi Armati dello Stato.Si è trattato del 3° Raduno, or-ganizzato dal Consiglio, dopo

quelli di Gorizia il 15-16 settem-bre 2001 e di Trieste l’1 e 2 no-vembre 2008 (90° della primaRedenzione della città). Il Radu-no ha concluso formalmente eanche simbolicamente tutti i ra-duni militari che si sono svilup-pati a Torino nel primo seme-stre del 150° Anniversario del-l’Unità Nazionale, allo scopo di

evidenziare nella prima Capitaled’Italia il contributo militare allaformazione e crescita della Pa-tria di tutti.Per la verità i paracadutisti del-la sezione di Torino avevano giàcominciato da mesi ad attivarsiper fornire appoggio ai lorocommilitoni che sarebbero in-tervenuti; fornendo inoltre un

(Servizio fotografico Massimiliano Silva)

L’inaugurazione del monumento al paracadutista di Torino da sinistra: il Cons. Naz. Guglielmo Marra, la contessa Lodovica Marenco, il Pres. Naz. Giovanni Fantini, il presidente del Consiglio comunale Giovanni Maria Ferraris e Bruno Giaretto

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ATTUALITÀ

Roma, 3 luglio 2011 – Il Presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano, in occasione del terzo raduno del Consiglio NazionalePermanente delle Associazioni d'Arma, organizzato a Torino nella ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, ha inviato al Pre-sidente, gen. Mario Buscemi, un messaggio in cui esprime il suo «deferente omaggio a quanti, servendo il Paese, sono caduti nel-l'assolvimento del proprio dovere. Le Associazioni d'Arma, custodi di valori e tradizioni e depositarie della memoria dei più nobiliesempi di amor patrio, costituiscono costante riferimento e fonte di ispirazione per gli uomini e le donne in uniforme che prestanola propria opera al servizio delle istituzioni democratiche per la salvaguardia della sicurezza e della pace. Il raduno, tradizionale oc-casione per un proficuo confronto tra appartenenti alle varie armi, specialità e corpi armati dello Stato, in servizio ed in congedo,sia anche occasione quest'anno per riaffermare la crescente importanza del legame fra cittadini e istituzioni militari nella nostrasocietà in rapida trasformazione, nel cui ambito le Forze armate svolgono, ormai quotidianamente, un ruolo costruttivo indispensa-bile. Nell'esprimere il mio apprezzamento per l'opera compiuta dal Consiglio e dalle singole Associazioni aderenti, desidero far per-venire a tutti i convenuti il più caloroso saluto e l’augurio per la piena riuscita dell’evento».

grande contributo all’or-ganizzazione di AS-SOARMA. GuglielmoMarra insieme a DarioPonzetto e a molti para-cadutisti piemontesi, sisono prodigati perchétutto si svolgesse per ilmeglio e ci sono egregia-mente riusciti.Per prima cosa hannopartecipato con diversomateriale espositivo, ori-

ginale, ad una mostra tematicanel palazzo della Regione, dedi-cata alle Associazioni d’Armache avrebbero partecipato al ra-duno. Poi, con una brillanteoperazione, sono riusciti, intempi ridottissimi, ad inaugura-re un bellissimo monumento alparacadutista, che nella cittàdella Mole era ancora assente.Madrina dell’inaugurazione la

Il saluto del Presidente della Repubblica on. G. Napolitano

I paracadutisti dell’ANPd’Iatterrano davanti alle tribunecon una spettacolarefumata tricolore

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contessa Lodovica Marenco fi-glia del capitano conte EmilioPaolo Marenco di Moriondo, co-mandante della sesta compa-gnia «Grifi» a El Alamein; accom-pagnata da Bruno Giaretto figliodella Medaglia d’Oro al VolorMilitare di El Alamein, sergenteMario Giaretto, anch’egli torine-se, la cui effige al momento dellancio, è raffigurata sul monu-mento.La manifestazione finale dome-nica 3 luglio ha raccolto a Tori-no migliaia e migliaia di rappre-

sentanti delle 34 Asso-ciazioni delle Forze Ar-mate e dei Corpi Armatidello Stato con i loro fa-miliari, che hanno tintole vie e le piazze della cit-tà dei variopinti coloridelle loro mostrine e del-le divise di tutte le armi especializzazioni di Eserci-to, Marina, Aeronautica,Carabinieri, Guardia di Fi-nanza, Polizia e di tutte lerealtà associative militaridi categoria.I paracadutisti con in testa

il loro Medagliere Nazionale e ilPresidente, gen. Giovanni Fanti-ni, hanno partecipato, comedetto numerosi, oltre un mi-gliaio la stima approssimativa.Tra loro una rappresentanza diparacadutisti francesi, che han-no voluto condividere con i loro«camerades» questa bellissi-ma festa.Il numeroso pubblico ha moltogradito i lanci organizzati dal-l’ANPd’I che hanno dato inizioal defilamento di tutte le asso-

ciazioni, dopo le allocuzioni del-le Autorità tra cui il generale diC.A. Biagio Abrate, Capo di Sta-to Maggiore della Difesa, cheha avuto parole di elogio per leAssociazioni d’Arma, tutta l’or-ganizzazione e il suo presiden-te, il generale C.A. (ris.) paraca-dutista, Mario Buscemi.Il passaggio dei paracadutisti èstato contrassegnato da scro-sci di applausi e attestati di sti-ma, da parte del numerosopubblico presente, che ha salu-tato «gli emblemi e i volti di unItalia che ha servito e che ser-ve…».

Aldo Falciglia

ATTUALITÀ

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I n occasione del 18° anni-versario dei combattimen-ti al check-point «Pasta» di

Mogadiscio, la Provincia di Mila-no ha promosso una cerimoniain memoria di tutti i militari ita-liani caduti in missione di man-tenimento della pace, davanti alcippo che li ricorda ai giardinidel «Verziere» situato in pienocentro a Milano. Il combattimento ricordato perl’occasione, fu il primo che l’E-sercito Italiano sostenne dopo ilsecondo conflitto mondiale. Co-stò la vita a Pasquale Baccaro,

del 186º Reggimento della Bri-gata paracadutisti «Folgore», An-drea Millevoi, sottotenente delReggimento Lancieri di Monte-bello, e Stefano Paolicchi, ser-gente maggiore del 9º Reggi-mento paracadutisti d’assalto«Col Moschin»; tutti decorati diMedaglia d’Oro al Valor Militare.Oltre a numerosi feriti e mutilatitra i quali il maggiore paracadu-tista Gianfranco Paglia anch’es-so decorato di M.O.V.M.Presenti alla cerimonia il presi-dente della Provincia di Milano,On. Guido Podestà, rappresen-

tanti del Comune di Milano ilpresidente del Consiglio provin-ciale, Bruno Dapei, e gli asses-sori regionale e comunale allaSicurezza, Romano La Russa eMarco Granelli.Tra le autorità militari il generaledi C.A. Giorgio Battisti coman-dante del Comando di corpod’armata NATO di reazione rapi-da di Solbiate Olona e il Genera-le di Brigata Camillo De Milatocomandante militare dell’Eserci-to in Lombardia. Presente an-che il Presidente Nazionale del-l’ANPd’I generale Giovanni Fanti-

ni, il Medagliere Nazionale deiparacadutisti d’Italia, accompa-gnato da un buon numero diparacadutisti lombardi.Dopo gli onori ai caduti e le allo-cuzioni, il gen. Fantini ha letto lapreghiera del paracadutista e ri-cordato il sacrificio dei nostri mi-litari, con particolare riferimentoai combattimenti della Somaliada lui vissuti in prima personaA seguire, il presidente Podestàha consegnato, presso la SalaAffreschi di Palazzo Isimbardi, ri-conoscimenti a: Luca Barisonzi(la madre, signora Clelia Novel-la, ha ritirato la targa), alpinodell’8° Reggimento gravementeferito lo scorso 18 gennaio in Af-ghanistan e tuttora ricoverato al-l’ospedale di Niguarda a Milano;al maresciallo paracadutistaGiampiero Monti, Medaglia d’Ar-gento al Valor Militare, ricevutaproprio per la sua partecipazio-ne alla missione italiana in So-

ATTUALITÀ

Alcuni dei paracadutisti dell’ANPd’I che hanno reso onore ai caduti

Milano ricordai militari caduti

in tempo di pace

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malia, dove rimase gravementeferito, durante i combattimenticitati.Nella sua allocuzione il presi-dente Podestà ha ricordato an-che l’ultima vittima, tra i militariitaliani in missione: «La mortedel caporal maggiore dell’Eser-cito Gaetano Tuccillo, ucciso sa-bato scorso in Afghanistan, ciunisce oggi nel ricordo dei tantimilitari caduti nelle missioni dipace. Tuccillo costituisce, cometanti donne e uomini con le stel-lette, un esempio per l’impegnoe il coraggio finalizzati al ripristi-no della democrazia, della civil-tà e della pace nei territori mar-toriati da feroci guerre. La no-

stra presenza presso alcuni sce-nari difficili del versante interna-zionale è, d’altra parte, caratte-rizzata dalla sensibilità che con-traddistingue l’operato dei no-stri soldati».Al termine delle cerimonie il Pre-sidente Nazionale, gen. Fantini,ha consegnato, a nome di tuttal’Associazione Nazionale Para-cadutisti d’Italia una somma indenaro alla signora Clelia Novel-la, madre dell’alpino Luca Bari-sonzi, quale contributo alle in-genti spese di degenza che sop-porta, a testimonianza della fra-tellanza che accomuna tutti i mi-litari di ogni Arma e specialità.

Aldo Falciglia

ATTUALITÀ

Le autorità presenti ai giardini del Verziere

Il m.llo Monti con il Presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà

Il Presidente Fantini consegna alla Sig.a Novella un contributo,donato da tutti i paracadutisti dell’ANPdI, all’alpino Luca Barisonzi

A margine della cerimonia due vecchi commilitoni si rincontranoper commemorare i caduti lasciati in terra somala. A sinistra il m.llo Monti a destra il m.llo Scorrano, all’epoca dei fatti giovani sottufficiali del 183° Rgt. «Nembo» a Mogadiscio

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S abato 9 luglio gior-nata intensa e all’insegna della me-

moria paracadutistica nelleMarche. Il mattino alle ore10.00 presso il passo del Bi-dollo, sulla riva destra del fiu-me Chienti, semplice ma in-tensa e significativa cerimo-nia in memoria dei paracaduti-sti del Nembo caduti nel giu-gno 1944 nell’azione risoluti-va dell’attraversamento delChienti ultimo importanteostacolo per la conquista del-la Città di Macerata.Davanti al monumento dedi-cato ai Caduti e alla presenzadel Prefetto di Macerata, diSindaci delle città di Tolentinoe Macerata con i loro gonfalo-ni, di rappresentanti delle au-torità militari, dei labari delleassociazioni d’arma, dell’As-sociazione Nembo, delle dele-gazioni straniere dell’UNP diThionville (Francia) e dei Para-commando di Arlon (Belgio) esopratutto di alcuni inossida-bili reduci del Nembo dopol’alzabandiera, la deposizionedi corone d’alloro e la benedi-zione del parroco don Silvanoè stato eseguito in un clima digenerale commozione l’appel-lo dei caduti. I discorsi cele-brativi delle autorità convenu-te hanno concluso la cerimo-nia impeccabilmente presen-ziata da un picchetto in armidel 183° Reggimento Paraca-dutisti Nembo venuto apposi-tamente da Pistoia con il Co-mandante del distaccamentoTen.Col. par Maurizio Zanchi.

Il pomeriggio a Filottrano lecelebrazioni del 67° Anniver-sario della Battaglia, organiz-zate come di consueto di con-certo con l’AmministrazioneComunale e con il patrocinio

della Provincia di Ancona,hanno avuto inizio con il radu-no dei partecipanti in Piazzadel Comune, lo schieramentodel picchetto del 183° Rgt.Par. «Nembo» e la descrizione

dei fatti salienti negli otto gior-ni di battaglia con la conqui-sta di Filottrano il 9 luglio1944 da parte dei paracaduti-sti della Divisione Nembo chepagarono il pesante tributo di

ATTUALITÀ

I paracadutisti ricordano i fatti d’arme di Filottrano

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ATTUALITÀ

135 caduti e 287 feriti. Dopol’alzabandiera e la deposizio-ne di una corona di alloro al-l’interno del loggiato del Co-mune davanti alla lapide che

riporta i nominativi dei 135, ilcorteo si è mosso percorren-do le principali vie della cittàdeponendo corone di alloro almonumento dedicato ai Cadu-

ti di tutte le guerre, al monu-mento dei 10 Fucilati il 30 giu-gno 1944 e al Cippo dedicatoalla Nembo davanti al quale sisono tenuti i discorsi celebra-tivi. Particolarmente intensa etoccante è stata l’allocuzionedel reduce Vandalo Mei cheinsieme agli altri reduci pre-senti ha fatto dono alla cittàdi Filottrano, nelle mani delSindaco avv. Francesco Cop-pari, dell’ormai mitico striscio-ne «Divisione ParacadutistiNembo l’Eroica» da collocarenel Memoriale dedicato allaBattaglia. La Santa Messa insuffragio dei Caduti concele-brata da don Giuseppe Carne-

vale, 98 anni, all’epoca unodei cappellani militari della Di-visione Nembo, alla qualehanno partecipato le autoritàpresenti ed in particolare il vi-ceprefetto di Ancona, ha chiu-so la parte ufficiale della Ceri-monia che ha visto intervenirein massa la popolazione dellaCittà di Filottrano. La serata ècontinuata con un «rancioparacadutista» presso un lo-cale nella campagna di Filot-trano in uno spirito di grandecameratismo tra paracadutistiin armi, reduci, soci delle va-rie sezione ANPd’I intervenutee popolazione filottranese.

Mauro Piccioni

14 LUGLIO/AGOSTO 2011

ATTUALITÀ

«C hi non vive per servire, non serve per vive-

re» è la frase scolpita sul cippodi pietra dedicato al geniereguastatore paracadutista Ales-sandro Di Lisio, caduto a Bak-wa il 14 Luglio del 2009. Lastele è stata scoperta nel giar-dino alle spalle del monumen-to ai caduti della città natale diAlessandro, Campobasso, e-sattamente due anni dopo lasua scomparsa (vedi «Folgore»n. 7 del luglio 2009).Il monumento, realizzato dalmaestro Mario D’Alessandro,avvolto nel tricolore, è statoscoperto alla presenza delleautorità militari, civili e politi-che, benedetto dal cappellano

militare monsignor GabrieleTeti. Deposta una corona d’al-loro. Le lacrime e la commozio-ne di tutti, di mamma Dora,del papà di Alessandro, Nun-zio e le sorelle. C’era anche ilnipotino, di appena un anno.Assenti il Sottosegretario allaDifesa, On. Crosetto e il Capodi Stato Maggiore dell’Eserci-to, generale Valotto, trattenutinella capitale per l’altro luttoche ha di nuovo colpito l’8°Rgt. Guastatori paracadutisti.Il sindaco di Campobasso,Sen. Luigi Di Bartolomeo nonè riuscito a trattenere l’emo-zione. «Questo monumento ri-cordi ai giovani che lo guarda-no, in un luogo dove si ritrova-no, come la libertà di cui godo-

no, il benessere e la serenità,sono anche frutto del sacrifi-cio di ragazzi i quali fanno il la-voro di Alessandro» ha detto. Tra i partecipanti, intervenuti,

a titolo personale, affrontandoun viaggio di oltre 1.400 chilo-metri, anche alcuni guastatoriparacadutisti dell’8° Rgt. Fol-gore di Legnago, il suo reggi-

A Campobassoscopertauna stele

per AlessandroDi Lisio(foto cortesia Gino Calabrese –

con il contributo di redazione informaMolise)

Mons. Teti benedice il monumento dedicato a Alessandro Di Lisio

LUGLIO/AGOSTO 2011 15

ATTUALITÀ

mento. Tra loro, purtroppo an-cora su una sedia a rotelle, ilpar. Simone Careddu, accom-pagnato dal ten. par. GiacomoDonato Bruno, entrambi sul

mezzo di Alessandro quando èavvenuto l’attentato. Amiciche non lo dimenticherannomai, soldati che fanno il pro-prio dovere rischiando la vita,come ha sottolineato il coman-dante regionale dell’Esercito,generale, Aldo Piccotti. «Nontutti sono disposti a rischiarela vita per gli altri».La commemorazione di Ales-sandro Di Lisio è avvenuta nel-lo stesso giorno in cui la sal-ma di un altro soldato, Rober-to Marchini, anche lui geniereparacadutista dei guastatori

Folgore di Legnago (28 anni,anche lui caduto in Afghani-stan), rientra in Italia. In sera-ta i funerali. La madre di Ales-sandro ha voluto così manife-stare la sua vicinanza allamamma di Roberto: «Un ab-braccio a te che condividi ilmio stesso dolore. Un doloreforte e inconsolabile». Monsignor Gabriele Teti, cap-pellano militare, nella suaomelia si è così espresso: « Mipiace sottolineare, infine, co-me Alessandro ha consegnatoa tutti i nostri giovani, molti ve-

ramente seri e motivati, unafiaccola da alimentare nel cam-mino bello e complesso del no-stro tempo: non esiste altrosegno dell’amore, se non quel-lo di chi dona la propria vita perle persone più povere e deboli,con una fiducia senza riserve.Caro Alessandro, ai tuoi cari,ai tuoi colleghi, a noi tutti haiaffidato una delicata e lungimi-rante consegna: ci hai dettoche la vita richiede senso di re-sponsabilità, spirito di dovere,dedizione continua (anche senon sempre riconosciuta!), te-stimonianza di valori vissuticon intelligenza e grande gene-rosità e, a volte, anche con ilsacrificio supremo di se. Quin-di, per tutto questo, e dal pro-fondo del cuore, grazie Ales-sandro».

In alto: il par. Careddu accompagnato dal padre di Alessandro Di Lisio e dal ten. par. Donato Bruno saluta il Sen. Luigi Di Bartolomeo, sindaco di Campobasso

A fianco: il Sig. Prefetto di Campobasso, Dr. Stefano Trotta, legge le parole di Alessandro scolpite sul cippo

16 LUGLIO/AGOSTO 2011

SPECIALE AFGHANISTAN

NOTIZIE DAL TEATRO DELL’AFGHANISTANServizio fotografico cortesia: ISAF e P.I.O Herat

30 giugno fonte ANSA

Afghanistan: Isaf, ucciso uncapo Haqqani Gruppo considerato responsabile attacco Intercontinental KabulIsmail Jan, numero due del net-work Haqqani in Afghanistan èstato ucciso in un raid mirato incui sono morti diversi altri tale-bani. Lo annuncia l’Isaf. La reteHaqqani è considerata respon-sabile dell’attacco all’Intercon-tinental di Kabul che ha causa-to 12 morti. Jan è stato uccisoieri in un bombardamento mira-to nella provincia orientale af-ghana di Paktiya, recita il comu-nicato dell’Isaf. La rete Haqqaniè basata in Nord Waziristan, inPakistan.

2 luglio fonte ANSA

Afghanistan: Caghaz, esplosione – deceduto un militare italianoUn militare italiano è rimastoucciso in un attentato nei pres-si del villaggio di Caghaz, (16chilometri a ovest di Bakwa) inAfghanistan. Si tratta del capo-ral maggiore scelto GaetanoTuccillo. Il soldato era a bordodi un mezzo investito dall’esplo-sione di un ordigno posizionatolungo la strada. Nell’attentato èrimasto ferito a una gamba unsecondo militare, un parà del186° Reggimento Folgore diSiena, che non è in pericolo divita.Il mezzo su cui viaggiavano ilmilitare italiano ucciso in Afgha-nistan e il ferito era un autocar-ro pesante (Aps) che faceva

parte dell’aliquota logistica delcontingente, come ha detto loStato maggiore della Difesa, ag-giungendo che «il mezzo in que-stione stava rientrando daun’attività di ricognizione con-giunta con l’esercito afgano».L’autocarro, ricostruiscono alloStato maggiore, è stato coinvol-to nell’esplosione di un ordigno«posizionato lungo la strada»,nei pressi del villaggio di Ca-ghaz, nella parte orientale deldistretto di Farah.Il caporalmaggiore scelto Gae-tano Tuccillo, di 29 anni, era na-to a Palma Campania (Napoli).Sposato con una infermiera dinazionalità olandese, abitava aTreviso. Appartenente al Batta-glione logistico della Brigata«Ariete» di Maniago, in provinciadi Pordenone, ex volontario, erarimasto nell’esercito per pas-sione e aveva già svolto altremissioni all’estero.

3 luglio fonte ANSA

Afghanistan: La Russa, graduale rientro completo disimpegno anche delle prime linee entro il 2014ZOAGLI (GE) – A fine anno è inprogramma «il graduale rientrodei soldati italiani in più» dall’Af-ghanistan, afferma il ministrodella Difesa La Russa. Contia-mo di completare il disimpegnoanche delle prime linee entro il2014. In questa fase – aggiun-ge riferendosi alla morte di unmilitare a Farah – i pericoli nondiminuiscono anzi possono au-mentare. Ma il quadro comples-sivo ci consente di essere otti-

misti rispetto ai tempi di ricon-segna delle responsabilità poli-tiche e militare agli afgani.

Notizia dal Teatro del 11 luglio2011 fonte EI

Afganistan: operazione congiunta delle forze di sicurezza afgane e dei militari italianiSulla base delle informazionifornite dalle forze di sicurezzaafgane e a seguito delle richie-ste scaturite nel corso degli in-contri che il Comandante dellaRegione Ovest ha avuto negli ul-timi giorni con le autorità gover-native locali, è stata concepita,organizzata e condotta un’ope-razione congiunta in un’area aduna trentina di chilometri ad estdella città di Herat con lo scopodi garantirne la sicurezza.Quasi 700 uomini fra forze spe-ciali e forze di sicurezza afgane,

forze speciali di Isaf e Paraca-dutisi della Folgore, con l’impie-go di elicotteri per il trasportodelle truppe ed il supporto e lasicurezza aerea, hanno operatoper ristabilire le condizioni di si-curezza in alcuni villaggi dellaProvincia di Herat nei quali erastata segnalata la presenza diinsurgents.Mentre i militari italiani garanti-vano la sicurezza dell’area, leforze afgane hanno controllatodiversi villaggi dando così prontarisposta e dimostrazione dellacapacità di controllo del territorio

12 luglio fonte ANSA

Reportage dall’Afghanistan: Enormi problemi, polizia non decolla. Manca tutto, processo di transizione allo stallo di Gina Di MeoPASAB (KANDAHAR) – Non

Il 1° c.le magg. Gaetano Tuccillo,39° militare italiano deceduto in Afghanistan

LUGLIO/AGOSTO 2011 17

SPECIALE AFGHANISTAN

hanno equipaggiamento, muni-zioni, sono quasi tutti analfabe-ti, nonché corrotti; vivono e la-vorano ammucchiati in pochimetri quadrati. È lo stato in cuiversa la polizia afghana, l’Anp(Afghan National Police), che in-sieme all’Ana (Afghan NationalArmy) è tra le principali forze disicurezza del Paese. Sono lorola chiave per far sì che il proces-so di transizione raggiunga i ri-sultati sperati: ma lo scenarioche si prospetta è tutt’altro chepromettente. È la solita mattinaincandescente dell’estate af-ghana. Gli uomini della TaskForce Spartan, X Divisione dellaMontagna di Fort Drum NewYork, decidono di far visita aduna stazione della polizia di-stante pochi chilometri – ‘clic’,come dicono in gergo – dallabase avanzata Pasab. Sono so-lo 2 chilometri, ma la strada è adir poco accidentata e all’inter-no dei Cougar, gli Mrap, i mezziresistenti alle mine, si percepi-sce un movimento ondulatorioe sussultorio. Ci si impiega cir-ca mezzora a percorrere una di-stanza così irrisoria. La stazio-ne si trova in un’area totalmen-te scoperta e uno dei soldatiamericani ci esorta a non indu-giare troppo con le foto, perchépotrebbero arrivare i colpi deicecchini.È la desolazione quelle che ci siprospetta non appena superatala soglia della stazione di poli-zia. Per terra, grosse chiazze disangue: il capo della polizia diceche la notte scorsa si sono fattivivi i talebani. Hanno ferito unuomo e hanno cercato di abbat-tere la torretta di controllo. Gliamericani chiedono informazio-ni sulle condizioni dell’agenteferito, ma sembra sia scompar-so nel nulla. Tutti gli agenti dellestazioni registrate sono scheda-

ti per cercare di limitare le infil-trazioni. Apparentemente ci so-no nuovi arrivi, così la primaoperazione degli americani èquella di fotografare con il nomele nuove reclute. La stazione hain forza una quindicina di uomi-ni, ma metà di loro al momentoè via, probabilmente per un li-cenza. Le condizioni igienichesono catastrofiche. In pochi me-tri quadrati, si mangia, si dor-me, si lavora e si fanno i propribisogni. Non c’è acqua corren-te, non ci sono frigoriferi; il ciboè lasciato all’aria aperta e al so-le rovente per giorni, finché nonarriva il prossimo rifornimento.«Cerchiamo di farli riposare inun dormitorio non lontano daqui – ci dice il maggiore Mat-thew Graham, a capo della Sta-bility Transition Team – ma sem-bra un’impresa impossibile.Cerchiamo anche di equipag-giarli con scarponi e uniformi,ma alla fine li troviamo semprein pantofole. La maggior partedelle volte, vendono il loro equi-paggiamento per arrotondare».In verità non hanno nemmeno ilcarburante per riempire le tani-che: probabilmente hanno ven-duto anche quello, quindi per lo-ro è molto più conveniente vive-re nella stazione. Non che ci siaun vero letto o una brandina: ilmassimo che si può usare èuna coperta buttata per terratra i rifiuti. «Abbiamo le armi, cidicono, ma non abbiamo le mu-nizioni. Come facciamo ad usar-le? Oggi sono sobri – continua ilmaggiore Graham – è un buonrisultato». In realtà sembranoappena risvegliati da un sonnoprofondo o in uno stato di ‘as-senza’. Sono palesemente sot-topeso, quasi non si reggono inpiedi e i loro sguardi sembranopersi. Chissà se la loro mentetratterrà qualcosa della veloce

lezione che i soldati americanihanno tenuto su come impu-gnare un fucile e come rispon-dere, in caso di attacco. La mat-tinata con l’Anp passa presto esulla strada del ritorno il mag-giore Graham si lascia andarein un’esternazione: «Forse civorranno generazioni, prima chele cose possano cambiare».

12 Luglio 2011 fonte quotidiano AVVENIRE«i miei italiani, soldati e figli eccezionali» Da HERAT intervista al generale

C. Masiello è comandante dellaBrigata Paracadutisti Folgore,da tre mesi nuovamente in Af-ghanistan per comandare il set-tore Ovest di Isaf, con base aHerat.

Iniziamo purtroppo dall’atten-tato i cui ha perso la vita il ca-poralmaggiore Gaetano Tuccil-lo: è la prima volta che un uo-mo sotto il suo comando perdela vita? Si è la prima volta che uno deimiei uomini perde la vita duran-te una operazione.

Paracadutisti in operazione di controllo e perlustrazione

Ufficiali della Guardia di Finanza mentre istruiscono personale delle Forze di Sicurezza afghano

18 LUGLIO/AGOSTO 2011

SPECIALE AFGHANISTAN

Che cosa prova un comandan-te in situazioni come queste? Dolore ed un senso di impoten-za. Ciò detto gli uomini sotto ilmio comando sono professioni-sti eccezionali e svolgono il lorolavoro spesso ben oltre il sensodel dovere. Molti di loro, peretà, potrebbero essere i miei fi-gli per cui, come comandante eprima di tutto come padre pos-so solo dire che sono fiero di lo-ro. Vorrei rivolgere un pensiero

di gratitudine e stima a tutte lefamiglie dei nostri militari ed inparticolar modo a quelle dei no-stri caduti. Quanti uomini ha sotto il suocomando?Circa 8.000, metà dei quali ita-liani. Poi ci sono circa 2.000americani e 2.000 spagnoli, ol-tre a contingenti più piccoli pro-venienti da altri Paesi. Qui nella base di Herat le con-dizioni di vita sembrano sparta-ne ma confortevoli, avete risto-ranti, una palestra. Ma comesono le condizioni di vita dellebasi avanzate? Molto diverse. Abbiamo basiavanzate nelle quali si trovanoraggruppamenti più piccoli, finoa una squadra di una decina dielementi. Vivono in condizionidure e operano in situazioni am-bientali molto aspre. Devonopattugliare il territorio e cercaredi impedire che gli insorgenti

possano tentare di farvi ritorno. Quanto tempo vi restano? Sei mesi, ininterrotti.Parliamo delle forze afghane.Com’è il loro livello di efficien-za?Intanto i numeri sono significati-vi. Nel mio settore operano già9.000 soldati e 7.000 poliziottiafghani. Dal punto di vista quali-tativo, poi, dopo aver sviluppatola componente della fanteria,stiamo provvedendo a formareartiglieri e genieri, così da ren-dere le loro unità sempre menodipendenti dal sostegno Isaf.E in termini operativi?Nessuna operazione militare ècondotta senza il coinvolgimen-to massiccio di truppe afghane.Ormai l’Ana (l’esercito afghano)dispone di un numero significa-tivo e crescente di forze specia-li di ottimo livello.Che tipo di operazioni svolge-te?Quello su cui ci concentriamo ètenere aperte le vie di comuni-cazioni intorno alla higway nu-mero 1 (l’anello, che collegatutto il Paese), la zona della cit-tà di Herat con l’aeroporto e levie di comunicazione verso Irane Turkmenistan. E oggi, qui, as-sistiamo soprattutto ad attac-chi mordi e fuggi, suicidi o conbombe sulla strada.

Vittorio E. Parsi

Notizia dal Teatrodel 12 luglio 2011 fonte EIAfghanistan: Bakwa. Esplosione – deceduto un militare italianoNella mattinata di oggi a circa 3chilometri a ovest della ForwardOperating Base «Lavaredo» neldistretto di BAKWA (Provincia diFarah) un militare italiano è de-ceduto a seguito dell’esplosio-ne di un ordigno. Nell’esplosione, la cui natura è

in corso di accertamento, è de-ceduto il primo caporal maggio-re Roberto Marchini di Viterbo,appartenente all’8° Reggimen-to Genio Guastatori Folgore diLegnago (VR), nato nel 1983.La famiglia del militare è stataavvisata.

14 luglio fonte ANSAAfghanistan: gen. Branciforte,siate prudenti non vogliamoeroi. 422 fucilieri San Marcopartono per missione, saluto a Brindisi«Siate prudenti, non date mainulla per scontato. Noi non vo-gliamo eroi. Vogliamo soltantoche torniate a casa tutti sani esalvi tra qualche mese. In boc-ca al lupo». È l’invito rivolto dalCapo di Stato Maggiore dellaMarina Militare, ammiraglio disquadra Bruno Branciforte, ai422 fucilieri di Marina del reggi-mento San Marco che si appre-stano a partire per l’Afghani-stan da dove continuano ad ar-rivare notizie di attentati e ten-sioni. Il reggimento opererà nel-la task force «Leone» a cui siaggiungeranno altri gruppi tatti-ci dell’Esercito italiano.

14 luglio fonte ANSAGiunta a Roma la salma del pri-mo caporal maggiore RobertoMarchiniÈ giunta a Roma la salma delprimo caporal maggiore Rober-to Marchini, ucciso martedìscorso nell’esplosione di un or-digno in Afghanistan. In un cli-ma di silenzio e di profondacommozione, il feretro, avvoltonel tricolore, è stato fatto scen-dere dal C130 da 6 commilito-ni del primo caporal maggiore,Roberto Marchini, come luidell’8° Reggimento Genio Gua-statori di Legnago (Verona). Po-chi istanti dopo la benedizione

Il generale Carmine Masiellocomandante della BrigataParacadutisti e delle ForzeISAF del RCWEST in una «shura» con «elders» dei villaggi

Il 1° c.le magg. guastatore paracadutista Roberto Marchini, 40° caduto italiano in Afghanistan

LUGLIO/AGOSTO 2011 19

SPECIALE AFGHANISTAN

da parte dell’Ordinario militare,arcivescovo Vincenzo Pelvi, el’omaggio del Ministro La Rus-sa che ha toccato la bara conla mano destra la bara. Subitodopo, sulle note del ‘Silenzio’gli onori militari resi dal Pic-chetto d’onore dell’8° Reggi-mento Genio Guastatori di Le-gnago e da un picchetto Inter-forze.

15 luglio fonte ANSA

Ultimo saluto al parà: monsignor Pelvi in omelia, Roberto seminava amoreIl basco amaranto dei parà dellaFolgore appoggiato sul Tricoloreche ricopre il feretro, le note delSilenzio: l’ultimo saluto al primo

caporalmaggiore Roberto Mar-chini, morto in Afghanistan duegiorni fa in seguito all’esplosio-ne di un ordigno nel distretto diBakwa, si è tenuto nella chiesadi Santa Maria degli Angeli a Ro-ma alla presenza delle massi-me cariche dello Stato ad ecce-zione del presidente della Re-

pubblica Giorgio Napolitano, im-pegnato a Zagabria.

18 luglio fonte ANSA

Afghanistan: Petraeus lascia comando nato ad Allen: sarà a capo CIA al posto di Pa-netta ora a capo difesa USAKABUL – Dal comando Nato diKabul al quartier generale dellaCia, a Langley, in Virginia, a po-chi chilometri dalla Casa Bian-ca: il generale Usa David Pe-traeus, figura simbolo dell’ulti-ma fase della guerra in Afghani-stan, nel corso di una cerimo-nia ufficiale ha oggi passato uf-ficialmente la mano al suo suc-cessore, il generale dei Mari-nes John Allen e si prepara a

tornare a Washington. Petraeuslascia l’Afghanistan dopo un an-no trascorso a capo dell’Isaf, laforza di coalizione internaziona-le a guida Nato, dove s’era in-sediato in sostituzione del gen.Stanley McChrystal, costretto adimettersi dopo un’incauta in-tervista a Rolling Stone piena di

critiche verso il «comandante incapo», Barack Obama.Petraeus assume la guida dellaCia al posto di Leon Panetta,che da settimane è il nuovo ca-po del Pentagono. Il suo trasfe-rimento coincide con la fine del-la fase di combattimenti sulcampo contro i talebani e l’ini-zio del ritiro delle forze occiden-tali, avviato alcuni giorni fa colritorno a casa dei primi 800 sol-dati Usa. Una fase, quella deldisimpegno militare da partedei 140 mila militari Nato anco-ra di stanza in Afghanistan, chesi completerà nel 2014, con ilpassaggio pieno di tutti i poterinelle mani delle autorità locali.Ma il suo addio a Kabul cade inun momento delicatissimo perl’Afghanistan.L’attività di addestramento del-le forze di sicurezza afgane con-tinua senza sosta e dà buonifrutti. Tuttavia le violenze sistanno intensificando. A ricor-darlo c’è stato pochi giorni fal’omicidio del fratellastro delpresidente Hamid Karzai, Ah-med Wali, e lo stillicidio di at-tentati suicidi che continua a in-sanguinare il Paese. Malgradol’impegno occidentale, apparechiaro a tutti che la lotta controi ribelli sarà ancora dura e il esi-to è ancora incerto. «Siamo ri-usciti a ottenere importanti ri-sultati – ha detto Petraeus nelsuo intervento di saluto a Kabul– grazie alle nostre campagnemilitari. Noi, Forze Nato, assie-me ai nostri partner afgani, ab-biamo bloccato l’espansione ta-lebana e assicurato un futuronella stragrande maggioranzadel territorio afgano». Petraeusha quindi sottolineato i progres-si della coalizione nelle provin-ce del sud, e la forte riduzionedegli attacchi ribelli nell’ultimoanno. «Tuttavia – ha aggiunto –

nonostante queste buone noti-zie, frutto di enormi sforzi, an-che durante il processo ditransizione del potere dobbia-mo tenere gli occhi bene apertidi fronte alle sfide del futuro».Anche il segretario generale del-la Nato, Anders Fogh Rasmus-sen, ha reso omaggio a Pe-traeus, lodando da Bruxelles ilsuo «eccezionale contributo»che ha fatto dell’Afghanistan unPaese «più forte rispetto a quel-lo che aveva trovato». «Lo rin-grazio per il suo instancabile im-pegno nei confronti della nostramissione», ha detto Rasmus-sen che ha al tempo stesso haaugurato «ogni successo» alsuo successore, John Allen. «Ilfuturo dell’Afghanistan – haconcluso il capo della Nato – èchiaro: un Paese guidato dagliafghani, difeso dagli afghani eche lavora a beneficio degli af-ghani. Gli insorti potranno cer-care di ostacolare questo pro-cesso, ma non riusciranno afarlo fallire», ha ribadito Ra-smussen. E proprio oggi, il se-gretario dell’Alleanza partecipaad una discussione con i mini-stri degli esteri Ue sul futurodell’Afghanistan e le relazionicon il Pakistan.

Il generale dei Marines John Allen nuovo comandante di ISAF

Il generale John Allen a sinistra con il generale Petraeus, nuovo Capo della Cia, ricevono a Kabul Leon Panetta nuovo capo del Pentagono

20 LUGLIO/AGOSTO 2011

SPECIALE AFGHANISTAN

CON LA FOLGORE A HERAT E NEI FORTINI

L’ATMOSFERA DEI PLOTONIDELLA FOLGORE: «UNA PER TUTTI QUELLA DEL PLOTONE ZELIG»La guasconeria dei paracaduti-sti serve per esorcizzare faticae pericolo. C’è dai tempi di Tar-quinia e ne sanno qualcosa iferrovieri di quel tempo che ri-portavano alla scuola i paraca-dutisti dalla libera uscita. Nonc’è nulla di male, quindi, adevidenziare una «vena zelig» diun plotone della V Compagniadel 187° Reggimento. Mi servi-rà per spiegare come sono fattii Paracadutisti di oggi, che han-no – come mi aspettavo – unamarcia in più. Il «PLOTONE ZE-LIG», con tutto il rispetto, è co-stituito dai mortaisti della VCompagnia pipistrelli, del187°. Li ho conosciuti con uninvito a bere il loro caffè «estre-mo», una sera, dopo la giorna-ta passata sul Lince. Ho scrittoche ogni tenda di plotone hauno specialista della «moka»,ma i mortaisti – devo ammet-terlo – fanno un caffè da diecie lode, con cremina shakerata:da vera università del chicco.Se è vero che ognuno dei«compound» ha un «moka-se-greto», qui siamo un passetti-no avanti. Il mago è un paraca-dutista che ha pure una venaartistica con chitarra, musica epoesia. Sono entrato nella lorozona mentre stavano riepilo-gando il numero di T-SHIRT da

ordinare; una loro invenzione,che da uno scherzo ha raggiun-to ordini a due cifre. Tutti la vo-gliono, me compreso (tre pez-zi). Sul retro c’è stampato unomino con l’ombrello e soprasi vede una bomba in arrivo.Chiude in basso la scritta in in-glese che dice più o meno: finedelle bombe, siamo tornati.Durante il conteggio dei pezzida ordinare in Italia, si scam-biavano battute scherzose sulfuturo industriale dell’impresae si distribuivano i compiti tramarketing, delivery e consulen-te del look, con buonumore etanta simpatia. Sono molto af-fiatati e ognuno fa da spalla al-l’altro, lanciando battute chefanno ridere davvero, e tanto.Partecipo volentieri anche io.Poi arriva la canzone del magodel caffè. Insomma: uno spet-tacolino in piena regola. C’èuna sola donna in tutta la com-pagnia, che è addetta al pezzo.Nessuna volgarità tra loro egrande rispetto, mi dice il capo-ralmaggiore Maria Chiarappa.E ride anche lei in compagnia.Da come ne parlano i suoi col-leghi, capisco che si è «guada-gnata» la stima sul campo. Unbell’ambiente, insomma, doveil giovane maresciallo DanieleViceconte – uscito dalla Scuoladi Viterbo – fa da punto di riferi-mento. Dopo lo scherzo e lebattute, quando le mie doman-de diventano più tecniche e

cerco di parlare della superiori-tà degli artiglieri paracadutisti,viene fuori la loro professionali-tà e la conoscenza di ciò chefanno. Il sorriso si spegne e lefrasi diventano precise. Lorohanno sparato con colpi veri ein situazioni di stress. Sono«veterani», e hanno perlopiùmeno di 30 anni. Conflitti a fuo-co e missioni. Noi «anziani» glidobbiamo lo stesso rispettoche loro hanno nei nostri con-fronti. Ho iniziato a parlarglidella storia della Folgore: mihanno ascoltato volentieri. Vo-gliono approfondire e mi chie-dono che libri potrei consigliareloro, oltre a quelli che già cono-scono. Poi è toccato al proget-to El Alamein: nel silenzio tota-le, erano attentissimi. Tutti se-guono il sito e vorrebbero par-tecipare alle missioni.Si fa tardi: loro, che sono in al-larme H24, sono abituati a fa-

re le ore piccole. Di comune ac-cordo con i suoi uomini, il co-mandante di plotone decide difare un’esercitazione in bian-co, per farmi vedere le loro mo-dalità operative. Orgoglio dibatteria. A mezzanotte passa-ta, quindi, scatta un «allarme»silenzioso, che li fa passare dacanottiera e pantaloncini a mi-metica e stivaletti, schierati inmeno di dieci minuti. Le trepiazzole sono pronte, mentresia il tavolettista che il coman-dante della linea di tiro eranogià «istantaneamente» al loroposto.Velocità, affiatamento, pochechiacchiere. Anzi: silenzio rottosolo dagli ordini dati a voce fer-ma e le risposte dei capo-ar-ma.La «batteria» aveva già battutoi falsi scopi (roba da artiglieri,ndr) appena arrivati alla FOB,settimane prima, così in caso

Seconda ed ultima parteDal nostro inviato Walter Amatobene

– Ove non specificato fotografie dell’autore –

LUGLIO/AGOSTO 2011 21

SPECIALE AFGHANISTAN

di necessità vengono illuminatida una piccola luce dal coman-dante e si risparmia tempo peril puntamento. È meglio delGPS, ma richiede capacità tec-nica. Lui è in possesso anchedelle coordinate dei quadrantida dove potrebbe giungere laminaccia, tagliando minuti pre-ziosi per la reazione.L’osservatore si era posiziona-to immediatamente in un pun-to rialzato e comunica le primecifre topografiche. In pochi se-condi arrivano direzione e di-stanza dal tavolettista. «PEZZOPRONTO» (forse «ARMA PRON-TA»?, non ricordo), in meno di60 secondi. Pronti al fuoco: treThomson da 120mm sono unabella – e micidiale – difesa,usata da loro. Si simula l’avvi-cinamento alla volata del razzoilluminante e si mimano le pro-cedure di sparo. Un bel confet-to. Ci fermiamo, ovviamente.La notte è stellata ma total-mente buia. I ragazzi hanno la-vorato con le pile frontali. Sonoquesti i paracadutisti della«Folgore» del 2011: giovani,

esperti, motivati, con alcunemissioni sulle spalle. Forsenon li conosciamo abbastanza.Forse pensiamo che sianotroppo «professionisti» e non èdel tutto vero. I loro ideali co-stano lo stesso sacrificio deinostri vent’anni e quando è ilmomento, la squadra si muo-ve, agisce, è unita come «aivecchi tempi». Ognuno di loro –molti sono del sud – ha sceltodi stare lontano da casa pertanto tempo, in Toscana. Conlo «svecchiamento», viene of-ferta la possibilità a chi ha piùdi dieci anni di servizio di avvi-cinarsi a casa. «Non ci pensonemmeno», mi dice un caporal-maggiore. «Non adesso», ri-sponde un altro al dodicesimoanno. «Non lascio la Folgore»,chiude un terzo.Lo stesso discorso l’ho sentitonegli altri tre plotoni che avevovisitato poche ore prima.C’è chi va, naturalmente, per-chè la famiglia è importante ela vita operativa lascia diversiacciacchi, ma tanti scelgono dirimanere. Devo ammettere,

con una punta di «rammarico»(scherzo!), che “sti’ mortaisti esti’ fucilieri assaltatori son bra-vi come gli artiglieri paracaduti-sti!”. Il loro comandante diCompagnia, il capitano SimoneDiridoni e quello di Reggimen-to, colonnello Gian Marco Ba-dialetti fanno bene ad esseresoddisfatti di loro. Detto da unartigliere paracadutista in con-gedo vale di più. Un saluto e un augurio di buonlavoro a: M.O. Viceconte Da-niele – serg. Zoccarello Cri-stian – Serg Montini Luca –Cmc Barbuscia Giancarlo – 1°cm Campochiaro Fabio – 1° cmSpera Giuseppe – cm Forastie-ro Antonello – 1° cm Converti-no Silvio – 1° cm Altamura Giu-seppe – cm Chiarappa Maria-cm Scarpello Giuseppe – cmTriglia Daniele – cm CoroneseAntonio – cm Lupi Gianluca –cm Filippone Fabio. Un arrive-derci anche a: capitano Simo-ne Dirindoni, maresciallo ordi-nario Domenico Masdea (3°plt), sergente Maggiore Sas-setti (2° plt), Maresciallo Fran-cesco Caon (1° plt).

IV COMPAGNIA FALCHI – OPERATIVI COME SEMPRE Rientro a Farah dopo tre ore diLince con i Pipistrelli. I mezzi ri-entreranno in serata. Qualcunoandrà in licenza: otto giorni inItalia. Sarà la IV CompagniaFalchi, secondo plotone, aprendermi a bordo per condur-re una operazione di assisten-za medica e «delivery» – comele chiamano in ISAF – di benialla popolazione. Il villaggio sichiama BARANG TUNE e lo ab-biamo raggiunto attraversandola città di Farah, passando inmezzo al centro storico, traffi-cato e caotico. Di tanto in tan-to, raramente per la verità, in-

vece dei saluti qualche bambi-no lanciava sassi contro il blin-dato urlando qualcosa. Gliadulti ci seguono con lo sguar-do, impenetrabili, a volte ac-cucciati a bere in crocchio, op-pure lavorando sotto il sole afare mattoni, riparare motovecchissime e scalcinate oppu-re auto o dietro i banchetti delbazar. Pochissimi i burka, anzioggi non ne ho visto nemmenouno. Le bambine, sempre bellee coloratissime, non portanonulla fino a quando sono gran-dicelle, come da tradizione, maanche di alcune adolescenti di-stinguo occhi e volti bellissimi,solo incorniciati e non nascostidal velo. Vedo qualche fabbro,in ciabatte e camicione immor-chiato, che produce cancella-te. Tanti i bambini che portanomeloni, presidiano bancarelle,pompano benzina da taniche diplastica (i loro distributori), fan-no rotolare pneumatici per aiu-tare gli adulti in officina.Vecchio e nuovo, cellulari e pie-di scalzi, parabole satellitari suedifici semidiroccati. Contrastifortissimi che fanno rifletterenoi occidentali. Dov’è la chiavedel problema: perchè non pro-grediscono? Colpa dei Russi,dei Talebani? Dell’Occidente,come dicono gli integralisti, de-monizzando il nostro mondo?

IL MOVIMENTO DEI LINCE: MOMENTO DELICATO DELL’OPERAZIONELa radio amplificata nell’abita-colo mi permette di ascoltarele conversazioni di alcuni pezzidella maglia radio. I 6 blindati el’ambulanza si muovono in mo-do coordinato: «a sinistra c’èferma una motocicletta con unindividuo con una bombola», di-ce il Lince scout. Potrebbe es-sere un suicida? I «warning» ne

Primo a sinistra accosciatol’autore con il plotone mortai della 5ª compagnia

parlano frequentemente. An-che oggi c’è pericolo di incap-pare in una banda di trenta ele-menti che l’intelligence localiz-za a qualche decina di chilome-tri da noi. Ci fermiamo e cam-biamo percorso. Poteva essereun semplice gruppo pacifico? Equello con la bombola nel cofa-no sarebbe così riconoscibile e«suicida»?Il capo team del mio blindatodice al rallista di rientrare, ac-cucciandosi per qualche se-condo, mentre ordina di au-mentare la distanza tra i mezzie sfilare velocemente, allar-gando e puntando le armi in di-rezione.Entriamo verso la montagna ele abitazioni diventano case difango con la classica cupolettae il muro a secco. Il fango è lamateria prima per i più poveri.Gli abitanti sono artisti nelmettere a piombo la costruzio-ne. I muri sono lisci e stabili: ilsole che raggiunge una tempe-ratura fino a 55/60 gradi al-l’ombra in certi periodi, farà daforno di cottura. Nemmeno lepiogge torrenziali, che ogni tan-to cadono, li danneggiano.Molti edifici nuovi e tanti ca-mion ci fanno capire che ISAFche dà lavoro alle imprese cit-

tadine porta nuova ricchezza.L’impressione è di una cresci-ta disordinata e anarchica. Lestrade cittadine hanno ancorafogne a cielo aperto, bazar fati-scenti anche se coloratissimi eognuno considera la via pubbli-ca come l’unico luogo dove la-vorare, sedere, dormire e but-tare rifiuti. Un contrasto nettocon i villaggi periferici, lindi eordinati nonostante la povertàche si tocca con mano. Vedo

poliziotti sdraiati sotto gli alberioppure direttamente sotto unabancarella che osservano in si-lenzio, affranti dal caldo.Tanti bambini si affacciano coni loro visetti furbi dalle portici-ne dei vialetti che percorriamodopo avere abbandonato, lastrada principale. Intravedoqualche brullo cortiletto. Pas-siamo a filo di specchio retrovi-sore tra le mura di recinzionedelle case. Sono precauzioniche il capo team decide all’ulti-mo momento, allontanandosida percorsi che potrebbero es-sere scontati e facendone al-cuni a sorpresa.Siamo diretti ad una scuola peradolescenti, maschi la mattinae femmine il pomeriggio. Arri-viamo mentre i ragazzi giocanoa pallone. Il capo team affidavia radio i compiti di protezionedell’area. I blindati si dispongo-no secondo schemi precisi. Ilcapo macchina e i «minimisti»scendono e controllano accura-tamente il terreno. Solo a quel

punto mi autorizzano a scende-re. Un paracadutista deve rima-nermi vicino e seguirmi neglispostamenti all’interno del pe-rimetro di sicurezza. I ragazzisono tutti sorridenti, così an-che i loro insegnanti che ciaspettavano.Con noi c’è la Tenente MedicoFarina, proveniente dalla Sani-tà Militare, non paracadutista,che inizia a incontrare adulti ebambini che chiedono un con-trollo. Si tratta di visite somma-rie, naturalmente. Qualche far-maco e un saluto, raccoman-dando al direttore della scuoladi segnalare se, e quando, cisaranno casi più gravi per inter-venire.I paracadutisti della IV Falchiscaricano penne e merendine,che il direttore decide di distri-buire solo parzialmente per te-nere qualche oggetto per gli as-senti. L’edificio di circa 300metri quadrati ha pavimentisconnessi e non tutte le aulesono funzionanti. Da noi laLa bandiera della 4ª cp. «Falchi» garrisce tra i monti dell’Afghanistan

L’alba vista dalla torretta Est di Bala Baluk: una notte passata senza attacchi

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SPECIALE AFGHANISTAN

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SPECIALE AFGHANISTAN

chiameremmo miseria, ma qui,avere una scuola in muratura èun lusso. Ci dice l’interpreteche le lezioni avvengono anchenelle tende: 700 ragazzi e 500ragazze non ci starebbero nem-meno schiacciati ad acciuga.Chiedono di intervenire con gliorgani centrali perché hannobisogno di un nuovo edificio.Gli insegnanti sono anziani, di-messi, con barbe lunghe, co-me da tradizione. Capisco chefanno sforzi a dare una educa-zione (la loro).Per motivi di sicurezza la dura-ta della «delivery» è di solitobreve. Queste presenze sul ter-reno, che sempre più spessoavvengono insieme alle forzedi polizia locali, servono a «te-nere» il territorio e la loro im-portanza va ben oltre le pennebiro (donate da una aziendaitaliana, ndr) e le merendinedonate dai paracadutisti.Il viaggio di rientro è più acci-dentato, traversando una cam-pagna piena di buche e fossatidi irrigazione e villaggi dove ilblindato sfiora le cime degli al-beri. Meglio non fare la stessastrada. All’ingresso del campoè obbligatorio controllare le ar-mi, togliendo i caricatori e diri-

gendo le canne contro una pa-rete attrezzata. Il soldato ame-ricano alza la sbarra e ci fa en-trare.Routine. Ogni giorno sembrauguale, ma potrebbe essere«diverso», trasformandosi in unincubo. Non a caso, in virtùdell’allarme «CHARLIE», hannochiuso il mercatino davanti alla

base e non entrano più civili,nemmeno quelli che lavoranoalla nuova base.Saluto la mia scorta dandogliappuntamento al pomeriggioper raggiungere un’altra areaai piedi delle montagne. Alle11.30 ora locale, la temperatu-ra è di 35° ed il sole è impieto-so sulla testa.Alle 15.00, con 45 gradi di ca-lore, si riparte con la IV Falchi.Obbiettivo è quello di «censire»un villaggio a circa 40 chilome-tri (foto accanto). Per farlo cisono volute sei ore di Lince,per trovare anche una «via difuga» alternativa ed evitare lastrada – anzi il sentiero – prin-cipale. L’elder, l’anziano, non èdei nostri e si dimostra freddoe quasi scontroso: accettamalvolentieri i regali, anzi man-da un incaricato a ritirarli. I ta-lebani sono nei dintorni e po-trebbero fare rappresaglie.L’oppio è stato appena raccol-

to e le trattative sul pizzo dapagare e vendere ai trafficantisono in corso. C’è via vai di in-surgents, di sicuro e il villaggionon vuole rappresaglie. Con-quistare la loro fiducia è il veroobbiettivo del comando RCWEST e ISAF. «Succede, di tan-to in tanto, di trovare acco-glienze neutre o fredde se nonaddirittura a due facce», dice ilCapitano De Vitali, comandan-te della IV compagnia Falchi.Inserirò questo villaggio nell’a-rea “rossa” di una mappa chestiamo via via componendo peridentificare le zone che neces-sitano di un lavoro più inten-so». Non sono soddisfatti dellavoro di oggi. Lo intuisco. An-che questa giornata è costatafatica e stress. Sono distruttomentre vado a cena. Meno ma-le che la mensa fa dimenticarele fatiche del giorno. Linguineal sugo di seppia e fritto mistodi pesce. Una pacchia.

Nei villaggi in missione per assistenza medica e «delivery»

Un plotone della 15ª Compagnia, 186° Reggimento a Bakwa, Gulistan (Foto MG)

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SPECIALE AFGHANISTAN

I GUASTATORI PARACADUTISTIA partire dallo scorso 4 aprile,in Afghanistan, insieme ai col-leghi del 183°, 185°, 186° e187mo Reggimento ci sono iguastatori paracadutisti dell’8°Reggimento, con sede in Le-gnago (VR).Costituiscono l’ossatura dellaTask Force Genio, comandatadal Colonnello Pasquale Vare-sano. Tra i suoi ranghi c’è an-che personale non apparte-nente ai paracadutisti, maugualmente indispensabile perassolvere ai compiti assegnati.Si tratta di uno degli assetti più«pregiati» del contingente na-zionale.Dispone degli specialisti nellaricerca, disarticolazione e di-struzione dei micidiali ordigniesplosivi improvvisati (team Ex-plosive Ordnance Disposal –EOD e team Improvised Explo-sive Device Disposal – IEDD);di unità cinofile dedite alla ri-cerca di esplosivi (binomi ingrado di sfruttare la capacitàolfattiva di cani particolarmen-te selezionati ed addestrati alriconoscimento di innumerevolitipologie di manufatti esplosi-vi); di equipaggiamenti in gradodi effettuare ricognizioni anche

in ambienti con un’elevata pre-senza di ordigni esplosivi im-provvisati (guastatori qualifica-ti Advanced Combat engineerReconnaisance Team – ACRT).I guastatori muovono su mezzispeciali enormi, pesantissimi,i «Mine Resistant Ambush Pro-tected» (MRAP), veicoli in gradodi resistere anche a violenteesplosioni sotto scafo. Lastruttura di tali veicoli, infatti,permette una notevole «disper-sione» dell’onda d’urto provo-cata da una esplosione che siverifica al di sotto del mezzo.Tale dispersione è dovuta prin-cipalmente a tre caratteristi-che costruttive del MRAP, lapresenza di idonee protezionibalistiche, lo scavo a «V» e lanotevole altezza dal suolo delcitato scafo. Dall’interno di taliveicoli i guastatori «osserva-no», possono «interrogare»Il presunto artifizio esplosivo epossono «confermarne» la pre-senza.A questo punto, il guastatoreesce di scena per far posto al-l’operatore IEDD che avrà ilcompito di disarticolare e/o di-struggere la minaccia esplosi-va. Sia i guastatori, sia gli ope-ratori EOD ed IEDD dispongonodi materiali sofisticati e parti-

colarmente idonei per la lottaalla micidiale minaccia, dai ro-bottini di ultima generazionead altre – e più riservate – tec-nologie.Attraverso le loro azioni e le lo-ro interpretazioni del territorio,i dubbi che li inducono ad ap-profondire un controllo, garan-tiscono la sicurezza del contin-gente e della popolazione afga-na.Il ritrovamento di un ordigno odi un deposito di materialeesplodente e/o di armi, la pre-sa in consegna di materiale pe-ricoloso consegnato dalla po-polazione, fatto sempre più fre-quente, la cooperazione con leunità guastatori afgane, sonosegni evidenti del progressodella missione italiana e deinostri guastatori.

UN SALUTO AI REGGIMENTI IN GULISTAN E A BALA MURGHABDurante i miei spostamenti nel-le basi, ho incontrato paraca-dutisti in transito del 183° edel 186° Reggimento, dislocatiin due zone che visiterò presto:a Bala Murghab e in Gulistan.Due aree difficili, calde non so-lo metereologicamente, infe-state di insorgenti, dove i Para-cadutisti lavorano duro, anzidurissimo, fino al punto di sca-vare a pala e piccone le proprietrincee di protezione. Le «bolledi sicurezza» inventate dallaFolgore, lì sono pane quotidia-no e sanno bene cosa signifi-chi ampliarle: per sottrarre ilterritorio agli insorgenti (traffi-canti, delinquenti comuni e ta-lebani, ndr) palmo a palmo, civogliono ore e ore di pattuglie,scontri a fuoco, fatica, incontricon la popolazione e opereconcrete a loro favore. Anchescaricare un camion di aiuti,

con 45 gradi di caldo, equipag-giato e con l’elmetto mi sem-brerebbe già una bella fatica, eho descritto solo un centesimodi ciò che fanno. Se pensoquanto è stato sfibrante perme passare qualche giorno tratenda, calore e Lince, riesco aimmaginare cosa voglia dire farsei mesi così. Penso ai COM-BAT OUT POST dove vengonoinviati i plotoni del 183° di Pi-stoia e del 186° di Siena, chespaventano per come sono di-stanti e per come il territorio èostile. Non c’è stato il tempo diportar loro il nostro saluto dipersona, ma ci impegniamo afarlo presto e di parlare di loroogni mese sulla rivista Folgoree ogni giorno con il sito. «A cia-scuno il suo» dice il motto dellaquindicesima compagnia del186° di Siena. E così faremo.Per tutti quelli che – per dirlacol Ministro La Russa – fannoogni giorno e per davvero il lorodovere, come glielo ha chiestola Nazione.

Il MRAP cat 1, di imminenteintroduzione in teatro, dopo un favorevoleimpiego in Iraq

Dalla base di Bala Murghab i tiratori sceltidel 183° Rgt. fanno buona guardia (foto ISAF)

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REPARTI IN ARMI

I l paracadutista Antonio Bettelli con anzianità pri-mo luglio 2011 è stato

nominato Generale di Brigata.Pubblichiamo un breve curricu-lum e formuliamo i nostri mi-gliori auguri.Il Generale di Brigata AntonioBettelli è nato a Modena il 31dicembre 1961 ed ha frequen-tato il 163° Corso dell’Accade-mia Militare di Modena nel’81-’83 e la Scuola di Applica-zione di Torino, ove è stato no-minato Tenente di Fanteria ne-gli alpini nel 1985. È laureatoin Scienze Strategiche. Ha co-mandato Plotone e Compagniapresso il Btg alpini di Feltre e ilBtg alpini «Tirano» di MallesVenosta, la Compagnia mortai«Morbegno» di Vipiteno ed hafrequentato il corso di per fe-zionamento sciistico presso laScuola Militare Alpina e il 32°Corso Piloti di Elicotteri dell’EIdi Viterbo.Nel 1996, quando si decise lacostituzione del Battaglione al-pini paracadutisti «Monte Cer-vino» per elevazione di rangodella preesistente Compagnia,gli fu affidato il Comando qua-le primo Comandante; in quelperiodo ha conseguito la quali-fica di paracadutista militare.Ha frequentato diversi corsi diStato Maggiore, conseguendoil titolo ISSMI; quale Ufficialedi Stato Maggiore ha rappre-sentato l’Esercito Italiano

presso l’Army Aviation Centerdi Fort Rucker in Alabama, fre-quentando l’Air Assault Coursepresso la 101° Airborne Divi-sion di Fort Campbell nel Ken-tucky.È stato impiegato all’esteroquale Ufficiale pianificatore/collegamento per l’operazione«Enduring Freedom» presso ilCoalition Coordination Center-CENTCOM di Tampa-Florida.Nel 2003 ha ricoperto l’incari-

co di Capo di Stato Maggioredella Brigata Aeromobile «Friu-li» in Bologna e nel 2004 hapoi ricoperto il prestigioso in-carico di Chief of Staff dell’Ita-lian Joint Task Force Iraq aNassirija nell’ambito dell’ope-razione «Antica Babilonia».Dal 10 Ottobre 2005 al 07 Di-cembre 2007 è stato Coman-dante del 66° Reggimento Fan-teria Aeromobile «Trieste» diForlì.

Dal Settembre 2008 il Gen. B.Bettelli è Addetto Militare perla Difesa presso l’AmbasciataItaliana di Beirut-Libano.Il Gen. B. Bettelli ha consegui-to 6 volte il Deutsches Spor-tabzeichen-DSA ed è l’unico Uf-ficiale Generale ad essere sta-to nominato Prüfer (esaminato-re/validatore) dal DeutschesOlimpischer Sportbund-DOSB(Ente federale sportivo edolimpico tedesco).

Il Gen. Bettelli in una foto di repertorio quando era al comando del 66° Rgt. f. aeromobile «Trieste»

Promosso a Generale di Brigata, il paracadutista,

Antonio Bettelli

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STORIA

C on sentito traspor-to ho letto l’articolo di Walter Amatobe-

ne sul convegno «Eroi Romaniad El Alamein» e le iniziative«Progetto El Alamein».La delucidazione sul progettoha destato vivo interesse, per-ché a tanti era sconosciuto eper il momento storico che ri-corda. A me ha suscitato forte

commozione perché esalta unpatrimonio di fede, d’amore edi onore alla patria. Tutti i com-ponenti dell’organizzazione rac-colgono questi valori e ne fannoun simbolo da tramandare.I «ragazzi» di El Alamein hannoavuto come forza interiore nelvessillo del tricolore, della no-stra bandiera, della nostra pa-tria lo spirito con il quale han-no affrontato il nemico.Grazie, a tutti, per quello chestate facendo. I «ragazzi» ve nesono riconoscenti, io in modoparticolare.Un motivo ha però turbato lamia coscienza di uomo e di pa-rà: il non aver sentito nomina-re tra i decorati di medagliad’oro il c.le magg. MisservilleClinio! Chi era? Uno dei tanti ragazzi di Roma.Un atleta, generoso, semprepronto al servizio e semprepronto al «comandi». Era il pri-mo a partecipare a tutte le ini-ziative che animavano il ploto-ne ed i compagni. Era nell’or-ganico della 185° Compagniadivisionale Artieri Minatori(c.te il cap. Loffredo) inquadra-to nel 2° plotone, comandantiten. Gallina e poi il ten. Colli;rientrati quest’ultimi dal fronteper malattia, fui nominato c.tedel plotone. Al fronte fui asse-

gnato al 2° Btg. – c.te maggio-re Zanninovich – a supportodella IV compagnia – c.te capi-tano Mainetto – nella zona delpasso del Cammello. Qui sioperava allo sminamento dellazona e, nota particolare, al re-cupero delle mine ed al loro ri-collocamento.Come in ogni fronte il compitodei Genieri è sempre svolto insilenzio, senza proclami, alservizio di tutti e per ogni esi-genza operativa: realizzareponti e collegamenti radio,scavare trincee, posti d’osser-vazione, trasporti, campi mi-nati e sminamenti. Purtroppoa volte si dimentica il contribu-to che i Genieri danno ad ogniazione operativa di guerra.

Alla fine di Agosto al 2° Btg. fuordinato di spostarsi a presi-dio della Zona di Naqb Rala.Appena arrivati il magg. Zanni-novich dispose le posizioni del-le Compagnie e la immediatasostituzione di un reparto dibersaglieri che occupavano ilmammellone dell’Himeimat.La sostituzione doveva avveni-re al mattino del giorno se-guente con percorso semina-scosto al tiro degli Inglesi (SudOvest dell’Himeimat). Presoatto del compito da svolgere,formai una squadra di otto pa-rà volontari. Prima che venissenotte giunsi sul posto. All’albadisposi lo schema di smina-mento (tre di punta a triango-lo, ricercatori disinnescatori, e

Riceviamo e pubblichiamo un toccante scritto, inviatoci dal tenente, geniere paracadutista, Raul Di Gennaro M.A.V.M. a El Ala-mein, sulle vicende eroiche di un suo sottoposto: il guastatore paracadutista MO.V.M. Clinio Misserville. L’odierno momento dilutto rende ancora più struggente quanto scritto da Raul Di Gennaro e rivela quanto impegnativo e rischioso sia sempre stato illavoro del Genio paracadutista.La tecnologia ha fatto passi da gigante e le tecniche di approccio, disinnesco e rimozione di ordigni, cambiate, ma una cosa ècerta il coraggio, la fermezza e la stoica abnegazione dei genieri paracadutisti si perpetua dalle sabbie di El Alamein a quelledell’Afghanistan.

A.F.

«Eroi romani ad El Alamein» RICORDO DOVUTO

Squadra di genieri in azione di sminamento nel deserto di El Alamein

Il ten. g. par M.A.V.M. Raul DiGennaro al Convegno sugli eroiromani a El Alamein svoltosi aRoma nel mese di febbraio

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STORIA

tre a seguire, raccoglitori di mi-ne). Misserville si offrì comepunta più avanzata, io ed ilsergente Recchia eravamo ap-pena dietro Misserville. Purtroppo chi legge ora, nellafreddezza della descrizione,può rimanere distaccato aquesta operazione. Immagina-te, invece, lo strisciare nellasabbia come serpenti nel mez-zo del deserto con il sole co-

cente ed il caldo soffocantedel mese di Agosto – vedi foto-grafie allegate – (In base allasua esperienza il magg. Zanni-novich aveva scelto bene ilpercorso della pista, zona se-micoperta dal tiro degli «88»inglesi). Immaginate la tensio-ne nervosa per la ricerca di mi-ne antiuomo coperte dallasabbia. Immaginate l’ansia ela responsabilità di dover farpresto per permettere il pas-saggio dei parà.Da questo quadro, appena ab-bozzato, potete ben renderviconto dello stato d’animo concui si operava.Il percorso era privo di mineanticarro ma cosparso di mineantiuomo. Tante furono disin-nescate. Non mancava moltoper arrivare alle pendici dell’-Himeimat quando si udì unfragore e una nuvola di sabbiasi innalzò nell’aria: era scop-piata una mina. Poi, piegatosulle ginocchia, comparveMisserville. Accorsi immedia-tamente e lui con un filo di vo-ce mi disse «Sor tenè… ora sipuò passare». Una mascheradi sangue sul viso, una mano

a brandelli e da questo ragaz-zo non uscì un lamento ma so-lo quelle parole. Aveva fatto ilsuo dovere.

UN QUADROINDIMENTICABILEMomenti terribili che vorrei di-menticare ma non posso. Misentii sprofondare in un dolo-re di colpevolezza. A vent’annimi trovavo di fronte ad unatragedia, che non avrei maipensato di dover vivere e chepurtroppo, nel prosieguo del-la guerra, non sarebbe rima-sta isolata. Prestate le primesommarie cure subentrò poi ildilemma di come trasportareil ferito in pieno giorno sino alcomando, lontano circa duechilometri. Ma i parà, ricchi didoti particolari che vanno aldi là della semplice formazio-ne (intuizioni immediate sulda farsi, soluzioni ad ogni pro-blema, capacità di agire subi-to e di superare gli ostacolicon la determinazione interio-re di…), anche in questi mo-menti critici trovarono la solu-zione. Con un paio di pantalo-ni ed una giacca fecero una

barella ed in quattro lo tra-sportarono al Comando. Non seppi più nulla di lui.Al ritorno dalla prigionia, dopoalcuni anni, mi venne a trovare.Era accompagnato su una car-rozzina, cieco da entrambi gliocchi, pieno di schegge sul vi-so, senza una mano e con unaparte della scatola cranicamancante.E, pensate, era venuto a rin-graziarmi per quello che avevofatto per lui in quel tragico mo-mento. Invece mi sarei dovutoinchinare io per la sua gioven-tù distrutta nel compimentodel dovere, per una vita ormaifinita e dedicata alla Patria.È mio dovere ricordarlo ora esempre.Un esempio da ammirare cheesprime onore alla Patria. Lostoicismo che i paracadutistihanno nella forza dell’animo. Scusami Clinio se ti ho ricorda-to tardi e non abbastanza e miauguro che nessuno potrà maidimenticarti.

Il Tuo «Sor tenè»(come mi chiamavi) par. Raul Di Gennaro

Orafo specializzato, venne chiamato allearmi per la guerra nel gennaio 1941nell’8° Reggimento genio. Nel gennaio1942, a domanda, fu inviato alla Scuolaparacadutisti di Tarquinia per frequentar-vi il 22° corso e, qualificato paracaduti-sta, venne destinato alla 185ª Compa-gnia minatori guastatori della Divisione«Folgore». Partito nella luglio dello stessoanno per l’A.S., raggiunse il fronte di ElAlamein e rimase gravemente ferito il 10settembre successivo mentre apriva unvarco in un campo minato. Rimpatriato,dopo lunga degenza in luoghi di cura, fucollocato in congedo assoluto nell’aprile1943 ed iscritto nel R.O. Fu nominatosottotenente di cpl. nell’Arma di fanteriaR.O. nel 1957. Il 18 luglio 1962 decede-va a Firenze in seguito ad un intervento

operatorio. Di seguito la motivazione del-la sua Medaglia d’Oro al Valor Militare:Clinio Misserville nato a Roma nel 1921,paracadutista, guastatore del genio,185° compagnia minatori artieri Divisio-ne Folgore.«Paracadutista, guastatore del genio,sempre volontario per tutte le impresepiù rischiose, trovatosi con elementi ditesta di una colonna arrestata da uncampo minato e tormentata da violentotiro, si offre volontario per aprire un var-co e avanza da solo per compiere la peri-

colosa missione. Nonostante la reazioneavversaria rimuove, con la calma che gli èabituale, tutte le mine, ad eccezione diuna di natura sconosciuta che dovrebbeessere esaminata con cura. Ma il varcourge, tutta la colonna attende che la suaaudacia, il suo coraggio non vengono me-no, che il suo sacrificio, se necessario,apra la strada. Cosciente del pericolomortale si pone all'opera, ma l'ordignoscoppia: lacerato da oltre 60 ferite, conle mani a brandelli, con le orbite vuote persempre trova ancora nel suo cuore indo-mito la forza di dire al tenente accorso alsuo fianco: «Signor tenente, si può passa-re, non c'è più pericolo». Altissimo esem-pio di superbe virtù militari, di supremadedizione al dovere». – A.S.10 settembre1942 –

ClinioMisserville

Il geniere guastatoreparacadutista Clinio Misserville

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COMPETIZIONI

N ell’aeroporto di Vercelli si è tenuta l’attesissi-ma finale della «Coppa

Italia 2011» nella specialità dellaPrecisione in Atterraggio che havisto la presenza di otto squadreagguerritissime che hanno datovita, nel week end del 28-29 mag-gio, ad una splendida gara nonpriva di colpi di scena.Dopo le esaltanti otto manche digara hanno visto prevalere per po-chi centimetri la squadra militaredel CISM Svizzera su Scuola Na-zionale e Free Team, risultato cheha permesso alla squadra svizze-ra di aggiudicarsi anche il trofeodella Coppa Italia 2011. Per l’indi-

viduale maschile, dopo una splen-dida sfida, la vittoria ha premiatoil portacolori della SCUOLA NA-ZIONALE Vittorio Guarinelli sui

Campioni del Mondo, in carica.del C.S.E. lgt. Giuseppe Tresoldi eFrancesco Gullotti. Per la femmi-nile la portacolori del C.S.E. Mile-

na Zanotti ha prevalso su NadiaMonica (scuola nazionale) e Fran-ceschetti Morena. La somma delle tre gare del cir-cuito hanno incoronato vincito-re nell’individuale maschile Vit-torio Guarinelli (con un 1° edue 2° posti) secondo lgt. Giu-seppe Tresoldi e terzo ClaudioBorin.Non resta che fare i complimentiagli organizzatori di questo minicircuito che hanno messo in cam-po una grande passione e compe-tenza con la speranza che questasplendida esperienza sia di stimo-lo per i prossimi anni.

Claudio Borin

Finaledi coppa Italia

2011a Vercelli

Podio individuale, trofeo Coppa Italia 2011,al centro Vittorio Guarinelli a sinistra

il lgt. Giuseppe Tresoldi e a destra Claudio Borin

1° podio squadre

Podio ind. maschile gara Vercelli, Vittorio Guarinelli al centro,

a sinistra il lgt. Giuseppe Tresoldi e a destra Francesco GullottiPodio ind. femminile, gara Vercelli, al centro Milena Zanotti,

a sinistra Nadia Monica e a destra Franceschetti Morena

LUGLIO/AGOSTO 2011 29

ADDESTRAMENTO

Lancio in acqua dei paracadutisti di Lecco

I l 2 giugno scorso si è svolta, presso il poligono del TSN di Tradate (VA) la

sesta edizione della gara di ti-ro, tecnico militare, per pistolae carabina, organizzata dallesezioni di Saronno, Varese,Tradate, Monza e Busto Arsi-zio dedicata alla memoria diArturo Deiana, paracadutistasaronnese, deceduto nel tragi-co incidente delle acque dellaMeloria l’11 novembre 1971. In data 10 luglio 2011 a Ver-curago, sul lago di Garlate,antistante la locale spiaggia,e di fronte alla «manzoniana»Rocca dell’Innominato, si èsvolta la manifestazione avio-lancistica organizzata dall’As-sociazione Nazionale Paraca-dutisti d’Italia sezione di Lec-co.La manifestazione è iniziataalle ore 14.00, per un totaledi quattro decolli, nei qualiogni singolo passaggio a vi-sto il lancio di 4 paracadutisticon paracadute emisfericoapertura fv e relativo atterrag-gio in acqua.Per tutta la durata della mani-festazione, è stato presenteanche lo stand della SezioneParacadutisti con foto e ma-teriale informativo sulle varieattività sportive e militari.La giornata ha registrato il co-involgimento di numerosispettatori, che hanno assisti-to entusiasticamente dall'e-vento.Al termine della manifesta-zione aviolancistica, il Presi-

dente dei Paracadutisti diLecco, Arnaldo Tavola, haconsegnato un attestato dipartecipazione ai paracaduti-sti che hanno effettuato illancio in acqua, ed espressopiena soddisfazione per l’ele-vato grado di competenza eabilità dimostrato dai paraca-dutisti. Inoltre ha voluto rin-graziare tutto il personale egli Enti che hanno reso possi-

bile l’evento. Nell’ordine: laProvinciale nella persona delsuo Comandante Dott. Raf-faella Fomi, che con i suoiuomini a permesso uno svol-gimento regolare della mani-festazione in stretta collabo-razione con L'ANPANA LeccoServizio di Polizia EcozoofilaProvinciale. Un apporto signi-ficativo anche alla Associa-zione Lario Rescue che si so-

no prodigati professional-mente nell'assistenza lacua-le, ai paracadutisti impegnatinell’aviolancio, con mezzi euomini addestrati alle emer-genze.Da ultimi l'organizzazionepubblicitaria della Pro Loco diVercurago S. Gennaro, e laProtezione Civile, nella perso-na di Kristian Pelà, per la fat-tiva collaborazione.

In alto a sinistra: il lancio nel lago dei paracadutisti di Lecco

In alto a destra: il Presidente ArnaldoTavola mentre consegna l’attestato di partecipazione ai paracadutisti che hanno partecipato al lancio

A fianco: lo stand espositivo installato sul lungo lago.Al centro il par. Murelli,Pres. Onorario della sez. di Lecco e veterano della battaglia di El Alamein

Servizio fotografico Efisio Secci

30 LUGLIO/AGOSTO 2011

ADDESTRAMENTO

L a sezione Basso Vero-nese ha organizzato in data domenica 10

luglio il Primo Trofeo trivene-to di Tiro a Segno a Cereaprovincia di Verona, a cuihanno partecipato 40 para-cadutisti iscritti ANPd’I deltriveneto e alcuni da fuori re-gione.

Giorgio Munerati

Primo trofeodel Triveneto

di Tiro a Segno

PRIMO CLASSIFICATO:Pellegrino Mauro, sez. nord Friuli

SECONDO CLASSIFICATO:Marchesini Marcello, sez Lazise

TERZO CLASSIFICATO:Giacometti Renato, sez. Berica

PRIMA CLASSIFICATA DONNE:Zanni Celeste, sez. basso Veronese

PRIMO CLASSIFICATO FUORI REGIONE:Ragusa Giancarlo, sez. Ascoli Piceno

PRIMA SEZIONE CLASSIFICATA:Basso Veronese, a cui è stata consegnatala targa della presidenza nazionale al presi-dente della sezione dal consigliere nazio-nale parà Guido Barbierato.

QUESTE LE CLASSICHE

Il primo classificato della gara individuale Prima classificata cat. femminile

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ULTIMO LANCIO

ULTIMO COLPO

Il 13 giugno «Ultimo Colpo»al secolo Bruno De Camil-lis ha raggiunto quell’ango-lo di cielo riservato ai mar-tiri e agli eroi.Bruno De Camillis nasce inEritrea nel 1919 dove ilpadre era governatore adAsmara, rientrato ancorafanciullo in Italia si arruolanella nascente DivisioneFolgore con il grado ditenente paracadutista,controcarrista, inquadratonel 186° Rgt. in seguitooperativo sulla linea ad ElAlamein.

Il sopranome appena citato se lo guadagnò durante l’operazione diripiegamento dalla linea di El Alamein, caduto il comandante dellasua compagnia ne assunse il comando e con la caparbia ostinazio-ne che fu di tutta l’eroica Divisione trascinò, lui insieme ai suoi sot-toposti, il pezzo anticarro e 3 granate con le quali ormai solo,essendo i serventi nel frattempo caduti, la mattina del 6 novem-bre, circondato dalle soverchianti forze nemiche sparò questi ulti-mi colpi centrando un Breen-Carrier. Furono gli ultimi colpi dellaDivisione Folgore. Per questa azione dove dimostrò una grandevolontà combattiva ed un «elevato spirito di sacrificio si guadagnòla seconda medaglia d’argento al valore militare».Personaggio schivo e poco propenso a rimembrare il passato (iparacadutisti savonesi non sapevano di avere un concittadino disimile statura) nella vita civile era un’ingegnere e anche nella suaprofessione si è fatto onore. Infatti dopo gli anni di prigionia pro-getta il porto nelle acque profonde di Mogadiscio e ancora il portoatlantico di Mohammedia in Marocco, dove per quest’ultimo lavo-ro viene insignito dell’onorificienza Officier de l’Ordre WissanAlaoulite del Marocco rilasciata personalmete da Re Hassan, ilquale attesta «per l’impeccabile realizzazione» del porto di Moham-media. In seguito, sempre per questo lavoro viene onorato nel1986 del Premio Grande Fiera di Milano perché la progettazionedel Porto di Mohammedia rappresenta un’esemplare episodio direalizzazione all’estero di una grande opera italiana.Un’articolo di Marzio Breda sul Corriere della Sera datato 1°marzo2002 riporta un’intervista a lui: «che faccia ha un soldato che vaa cercare la bella morte? È vero che ha una strana luce dentro percui si intuisce ciò che gli capiterà? Quelli che non ce l’avrebberofatta li vedevi la sera prima: gli diventava il naso sottile e le orec-chie di carta velina, trasparenti, diventavano agitati, febbrili…maper quanto incredibile senza paura.Io l’Ultimo Colpo della Folgore di El Alamein ho sempre impresso ilvolto dei miei compagni la sera prima che cadessero».Bruno De Camillis, sono certo che in quell’angolo di cielo ora liavrai ritrovati.

L’ULTIMO LANCIO DI REMIGIO ROSSI PRESIDENTE ONORARIO DELLA SEZIONE DI GORIZIA

Il 22 luglio 2011, dopo avertelefonato ad un amico peralcune questioni per le qualidovevo risolverle per contoRemigio Rossi, ero prontoper andare da lui a riferiredell’esito positivo. Nel men-tre, il genero, dirigente del-l’azienda «Monfalmarmi» delComm. Remigio Rossi, mitelefona per informarmi cheRemigio, il suocero appun-to, poco prima se n’eraandato causa un infarto. Adir poco, sono rimastosenza parole. Due giorniprima ero da lui e insieme

abbiamo conversato per un’ora soprattutto di particolari que-stioni associazionistiche paracadutistiche e, oggi, il discorsoavrebbe dovuto continuare.Remigio Rossi, classe 1921, per i paracadutisti del Triveneto ènoto per aver scritto un libricino con i suoi ricordi di El Alamein.Negli ultimi giorni della battaglia dopo indicibili peripezie, fufatto prigioniero e nonostante le lusinghe non ha inteso collabo-rare con gli alleati, pensando a coloro che avevano da-to la vitaper la Patria.Nel libricino, tra le altre cose, Rossi racconta il momento dell’in-contro, dopo 67 anni dalla separazione per la prigionia, con ilsuo Ten. Franco Slataper. L’uno e l’altro avevano fatto dellericerche per ritro-varsi, senza esito. Entrambi credevano di nonrivedersi più in questo mondo. Ad ogni modo, il dott. Comm. Franco Slataper M.A.V.M., alla finedi ottobre del 2009, si recò presso la famiglia Rossi di Monfal-cone per avere notizie di un certo Remigio che lui sapeva esse-re di Torreano di Cividale. Così dopo tanti anni si sono riabbracciati commossi e fino adoggi non si sono persi più di vista.Anche Rossi era stato insignito dell’onorificenza di Commenda-tore per i suoi meriti nel campo dell’artigianato: fondatore del-l’azienda «Monfalmarmi» di Monfalcone, per sessant’anni fu aivertici della Confederazione Provinciale dell’Artigianato conincarichi di grande responsabilità; ormai, era Presi-dente onora-rio Provinciale della C.N.A. di Gorizia.Rossi ha voluto che il diploma della prestigiosa onorificenza diCommendatore, che sia appeso in Se-zione con la dedica: «…ai commilitoni che sono rimasti nelle Sabbie del Deserto ed acoloro che sono rientrati in Patria ma non hanno avuto la fortu-na di riuscire nella vita…».Rossi, è stato socio della sezione ANPd’I di Gorizia per 63 anni.Per i suoi meriti, qualche anno fa, l’Assemblea di Sezione l’ave-va proclamato Presidente onorario.

Rossi ripreso presso il CAPAR di Pisa