n. 1 - GENNAIO 2015 Elisabetta, Solennità Mariane di ... · negli ultimi anni viene registrato con...

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n. 1 - GENNAIO 2015 POSTE ITALIANE SPA Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CN/AN Elisabetta, prima e ultima Solennità Mariane di dicembre a Loreto d a l C e n t r o G io v a n n i P a o l o l l i n s e r t o g i o v a n i

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  • n. 1 - GENNAIO 2015POSTE ITALIANE spa

    Spedizione in abbonamento postaleD.L. 353/2003

    (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 1, CN/AN

    Elisabetta, prima e ultima

    Solennità Mariane di dicembre a Loreto

    dal Centro Giovanni Pa

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    inse

    rto giovani

  • ORARI

    Basilica della Santa Casaore 6.15-20 (aprile-settembre)ore 6.15-19 (ottobre-marzo)La Santa Casa rimane chiusa tutti i giorni dalle 12.30 alle 14.30.

    Sante MesseSabato e giorni ferialiore 7, 9, 10 ,11 (7.30 in S. Casa)ore 17 e 18.30 (aprile-settembre)ore 16.30 e 18 (ottobre-marzo)Rosario: ore 18 (17.30 ottobre-marzo)Domenica e giorni festiviore 7, 8, 9, 10, 11, 12ore 17, 18, 19 (aprile-settembre)ore 16, 17, 18 (ottobre-marzo)

    ConfessioniGiorni ferialiore 7-12.10ore 16.00-19 (aprile-settembre)ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)Giorni festiviore 7-12.30ore 16-19.30 (aprile-settembre)ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)

    Adorazione eucaristica quotidianaLunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12

    Sagrestia BasilicaDalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19.Prenotazioni Sante Messe, stesso orario.

    Celebrazione BattesimoPrima domenica di ogni mese:ore 17 (Basilica Santa Casa).

    Celebrazione CresimaPrimo sabato di ogni mese:ore 18 (ore 18.30 aprile-settembre)Presentarsi un’ora prima per la regi-strazione dei documenti.

    Celebrazione MatrimonioInformazioni presso il Parroco della Santa Casa: ore 10-12.

    Congregazione Santa Casa-Negozio(a sinistra della facciata della basilica).Ufficio accoglienza pellegrini e informa-zioni, prenotazione guide turistiche, con negozio ricordi e stampe del santuario, abbonamento alla rivista e iscrizioni alle Messe Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.30-18.30 (15-19 giu gno-settembre).

    Ufficio Postale LoretoOrario: 8-13.30; sabato 8-12.30.

    INDICAZIONI UTILI

    [email protected]@delegazioneloreto.it

    TELEFONI

    Sagrestia Basilicatel. e fax 071.9747.155

    Parroco della Santa Casatel. 071.977130

    Congregazione Santa Casatel. 071.970104 - fax 071.9747.176

    Segreteria arcivescoviletel. 071.9747.173 - fax 071.9747.174

    Curia Prelatura Santa Casatel. 071.9747.242

    Rettore Basilicatel. e fax 071.9747.155

    Archivio-BibliotecaSanta Casatel. 071.9747.160

    Libreria Santa Casatel. 071.9747.178

    Casa accoglienzamalati e pellegrinitel. 071.9747.213

    Albergo Madonna di Loretotel. 071.970298 - fax 071.9747.218

    Museo-Antico Tesorotel. 071.9747.198.Lunedì chiuso.Da martedì a venerdì: ore 10-13; 15-18.Sabato e domenica: ore 10-13; 15-19.

    Guide turistichetel. 071.970104

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    COME RAGGIUNGERCI…

    LoretoLoreto

    AutostradeBologna-Ancona-Bari e Ro ma-Pescara-An co na: uscita Loreto.

    Linee ferroviarieMilano-Bologna-An-cona-Lec ce con disce sa

    alle stazioni di Lo re to e Ancona, e Roma-Fal co-nara-Anco na, con ser-vizio di au tocorriere da

    Anco na *.Aeroporto “R. San-

    zio” di Ancona-Fal co-na ra, 30 km da Lo re to.

    Mensile del santuario di Lo reto

    Delegazione Ponti fi ciaCongregazione Uni ver sa le del la Santa CasaP.zza della Madonna, 1 - 60025 Loreto (AN)

    Registrazione Tribunale di Anconan. 7 del 12/08/1948

    Iscritto nel ROC con il numero 2120

    Diret tore responsabile ed editorialePadre Giu seppe San ta relli

    Consiglio di redazioneDon Andrea Principini

    Don Paolo VolpeDott. Vito Punzi

    Suor Barbara Anselmi

    SegretarioFra Samuele Casali

    Revisione dei testiRoberto Stefanelli

    Imprimi potest+ Mons. Giovanni Tonucci,

    Delegato PontificioLoreto, 20 dicembre 2014

    Questo periodico è associato all’USPI(Unione Stampa Periodica Italiana)

    La collaborazione alla rivista è gratuita

    StampaIndustria Grafica Bieffe S.p.A., Recanati (MC)

    Tel. 071.7578017 - Fax [email protected] - www.graficabieffe.it

    “Il Messaggio” esce anche in inglese:

    IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA

    THE SHRINE OF THE HOLY HOUSE

  • SOMMARIO

    Anno 135°n. 1 - GENNAIO 2015

    “Loreto, dopo Nazaret, è il luogo ideale per pregare meditando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio.”

    Benedetto XVI

    27 29

    5 23

    In copertina:Francesco Montelatici, detto Cecco Bravo (+ 1661), attribuzione, Madonna con il Bambino, Loreto, Atrio del Tesoro. Il dipinto, esprime la maternità divina di Maria - di cui si celebra la festa il l° gennaio - come allude lo stesso Gesù Bambino che punta l’indice verso il cielo ad indicare che proviene dall’alto.

    IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015 3

    4EDITORIALEI musulmani devoti della Vergine LauretanaP. Giuseppe santarelli

    5LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVOElisabetta, prima e ultimamons. Giovanni tonucci

    6 LETTERE AL “MESSAGGIO”

    7SPIRITUALITÀFamiglia, speranza e futuro per la societàDon valentino salvolDi

    9 La festa dei santi sposi Maria e Giuseppep. tarcisio stramare12 Loreto, un grande laboratorio delle anime!père marc Flichy13 La preghiera nella sofferenza: far battere il cuore al ritmo del Suo (21)

    paolo Giovanni monFormoso

    15 Oltre il tempo e lo spazioDon Decio cipolloni

    16 La guarigione di Sultana RizziproF. Fiorenzo miGnini

    18OGNI SANTITÀ PASSA A LORETOSan Nicola Saggio da Longobardi (1649-1709)p. marcello montanari

    19 Inserto giovani

    23IL “MESSAGGIO” INTERVISTAIntervista a Emma Morosinivito punzi

    24I VANGELI DELL’INFANZIA NELL’ARTE LAURETANAUn’annunciazione attribuibile a Giovanni Baglioni (6)p. Giuseppe santarelli

    25 Quinta edizione del libro La Santa Casa di Loreto

    26LORETO NEL MONDO Preziosa medaglia lauretanaritrovata nel Parco Nazionale dello Stelvio

    27 La testimonianza di M. Gabriella Gardini

    29 Solennità Mariane di dicembre a Loreto

    31 Lorenzo Lotto e dintorni

    32 Dalla Via Lauretana ai Cammini Lauretani

    34 Missione mariano-lauretana ad Adria36 NOTIZIE FLASH

  • P. GiusePPe santarelli - Direttoreeditoriale

    Non è raro il caso di vedere, nel santuario di Loreto, musulmani entrare in Santa Casa per pregare con atteggiamento rispettoso e devoto. E’ noto per altro che la persona di Maria esercita una

    sorta di fascino sul mondo dell’Islam. I seguaci di Mao-metto designano Maria con il nome di «Maryam» e ta-lora la dicono «Sayydda», nome che significa Padrona, Signora. Questo fascino è legato alla considerazione che i musulmani hanno verso il Figlio di Maria, Gesù, ritenuto il maggiore dei Profeti dopo Maometto. Per loro Maria costituisce l’unico caso in cui una vergine dà alla luce un grande Profeta per diretto intervento di Dio, e si configu-ra come un modello a motivo della sua fede assoluta e della sua totale sottomissione alla volontà divina.

    Tra le manifestazioni di questa loro devozione verso Maria si pone anche la frequenza ai santuari a lei dedica-ti. E’ risaputo, ad esempio, che la Casa venerata a pochi chilometri da Efeso (Turchia) come abitazione di Maria nel tempo in cui lei seguì Giovanni evangelista in quel-la regione, è luogo di pellegrinaggio dei musulmani che talora raggiungono il sessanta per cento delle presenze.

    Anche la Santa Casa di Loreto è frequentata dai mu-sulmani, che vi transitano o vi sostano in compunto at-teggiamento, con grande discrezione. Questo fenomeno negli ultimi anni viene registrato con maggiore intensi-tà, a motivo dell’aumento del flusso emigratorio in Italia da vari Paesi dell’Islam.

    Gli antichi storici del santuario danno risalto a un miracolo ottenuto intorno al 1562-1565 per intercessione

    della Vergine Lauretana da un «bassà» turco, chiamato Corcuto. Era tormentato da un male che i greci denomi-navano postema (ascesso), con febbre fortissima per cui, essendo anche sofferente di un tumore al fegato, «quasi stravolgeva il viso per il dolore». Ridotto in fin di vita, fu vivamente consigliato da uno schiavo cristiano di ri-volgersi all’intercessione della Madonna di Loreto per ottenerne la guarigione. Egli promise allo schiavo che, se fosse stato esaudito, lo avrebbe liberato. Ottenne un’im-mediata e prodigiosa guarigione. Fedele alla sua pro-messa, liberò lo schiavo cristiano e lo inviò a Loreto con l’incarico di portare ricchi doni alla Santa Casa.

    Il Torsellini nel 1597 riferisce che un altro bassà dei turchi nel 1529 spedì a Loreto un uomo con un palio vergato d’oro e tempestato di perle, con questa motiva-zione: «Affinché noi intendiamo che Maria è di tutte le genti, le quali vogliono avvalersi della sua difesa, cle-mentissima ed insieme potentissima avvocata».

    La spontanea e serena devozione dei musulmani ver-so la Madonna può costituire - come è stato messo in evidenza in autorevoli pubblicazioni e in convegni - un trait d’union tra loro e i cristiani, alimentando un mutuo rispetto ed evitando gli eccessi e le cruente violenze, di cui purtroppo si è spettatori ai nostri giorni.

    La Santa Casa di Loreto, in quest’ottica, può costituire un punto di riferimento importante, perché, secondo la tradizione, proviene da Nazaret, custodita gelosamen-te dai cristiani fino alla sua traslazione in Occidente nel 1291, ma ben nota anche ai musulmani che nel medioe-vo occuparono la Terra Santa, compresa Nazaret.

    I musulmani devoti della Vergine Lauretana

    Giovane donna musulmana, durante una manifestazione per la Pace in Pakistan, mostra il libro del Corano, nel quale si leggono espressioni di grande riverenza verso Maria, madre del «Profeta» Gesù.

    4 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015

  • Mons. Giovanni tonucci - Arcivescovo Di Loretola parola dell’arcivescovo

    »

    Il primo personaggio femminile che incontriamo nel Nuovo Testamento ci è presentato già nel 1° capitolo del Vangelo di Luca, ed ha il nome di Elisabetta. Di lei sappiamo che è la sposa di un sacerdote, chiamato Zaccaria. L’evangelista sottolinea la bontà dei due sposi: “Erano giusti davanti a Dio, osser-vavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore”. Subito dopo però Luca aggiunge un dato di grande importanza: “Non avevano figli, perché Elisa-betta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni”. Questa situazione era causa di sofferenza per i due sposi: Zaccaria pregava il Signore perché facesse loro il dono di un figlio; Elisabetta sentiva la sua condizione come una vera e propria vergogna. Ambedue si sentivano come un ramo ormai avvizzito, e quindi inutile per contribuire allo svolgimento del grande piano di salvezza, che Dio avrebbe compiuto a favore del Popolo da lui eletto.

    Se ricordiamo casi simili, che abbiamo visto nell’Antico Testamento, sappiamo però che questo dettaglio doloroso sta preparando la venuta al mondo di una persona del tutto speciale, chiamata a svolgere una missione importan-te. Così è stato per Sara, madre di Isacco; così per Rebecca, madre di Giacobbe; così per la madre di Sansone; così per Anna, la madre di Samuele. E così sarà per Zaccaria ed Elisabetta, chiamati ad essere i geni-tori di Giovanni, il pre-cursore di Gesù.

    Quando Zaccaria è nel tempio di Ge-rusalemme, ed ha l’occasione, forse unica nella vita di un sacerdote, di offrire l’incen-so all’interno

    del Tabernacolo, in quella parte chiamata “il Santo”, un angelo gli appare e gli annuncia la nascita di un figlio, a cui è riservato un grande destino: “Sarà grande davanti al Signore; sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre; camminerà davanti a Dio con lo spirito e la forza di Elia”. Zaccaria non si sofferma neppure sul senso del-le promesse dell’angelo, e pensa soltanto alle difficoltà di cui era ben cosciente. Per questo ricorda all’angelo la sua età e la vecchiaia di sua moglie. Ma Gabriele – è questo l’angelo che gli parla – conferma le sue parole e gli lascia un segno: per il suo dubbio, resterà muto fino alla nascita del bimbo.

    Una volta terminato il periodo del suo servizio, Zac-caria, insieme con gli altri membri della sua classe sa-cerdotale, torna a casa, in un villaggio presso Gerusa-lemme, identificato con la località di Hein Karin. Non sappiamo se Zaccaria, che non poteva parlare, abbia po-

    Elisabetta,prima e ultima

    Pomarancio, Visitazione, Loreto, Sala del Tesoro (1605-1610). A sinistra i due anziani Elisabetta e Zaccaria, a destra la giovane Maria e Giuseppe: il Vecchio e il Nuovo Testamento si incontrano e si «abbracciano».

    IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015 5

  • Mons. Luigi Mazzetti, al presente canonico penitenziere nella cattedrale di Lugano, alla fine del 1969 inviò una testimonianza a questa rivista, pubblicata nel n° di gennaio 1970, p. 27, descri-vendo una segnalata grazia ricevuta in Santa Casa per interces-sione della Madonna. Ora, dopo molti anni, in età avanzata, torna sull’argomento con una lettera del 29 ottobre 2014 che vogliamo fare conoscere a edificazione dei lettori.

    «Descrivevo quanto ritenevo ottenuto in Santa Casa nel pomeriggio del 5 novembre 1969, giorno anniversario della morte di mia madre, dopo lunghi anni che era stata para-lizzata e non vedente. Da circa 20 anni soffrivo di dolorosi e improvvisi disturbi intestinali, che avevano richiesto pa-recchie operazioni: a Lugano, a Zurigo e a Milano presso l’ospedale Fatebenefratelli.

    Alcuni amici, prima di un ulteriore intervento, mi ave-vano portato a Loreto. Durante la celebrazione eucaristica in Santa Casa tutto improvvisamente scomparve. Anche a Milano i medici non riscontrarono più nulla; da allora sono 45 anni! Mai più nulla di quei dolori e inconvenienti.

    Ho continuato il mio ministero a Novazzano fino al 1975, poi presso il santuario di Santa Maria dei Miracoli di Mor-bio Inferiore dal 1975 al 1995. Dopo di che sono stato chia-mato a Lugano, in cattedrale, come canonico penitenziere e ancora oggi sono rettore della chiesa dell’Immacolata. Dun-que ora sono 45 anni dal grande dono della Madonna di Lo-reto. Da quell’anno venni a dirLe grazie cento e una volta, in particolare con padre Ruffino, cappuccino del convento di Recanati. […] Ogni giorno un «Magnificat» per dire gra-zie alla Vergine di Loreto!»

    Mons. Luigi Mazzetti

    tuto spiegare ad Elisabetta qualcosa di quello che gli era accaduto nel tempio. Forse ha potuto soltanto far capire che era successo qualcosa di straordinario, ma certamente non ha potuto raccon-tare in dettaglio quello che Gabriele aveva detto circa il destino riservato al bimbo che sarebbe loro nato.

    Quello che però sappiamo è che, a suo tempo, Elisabetta si rese conto di essere in attesa di un figlio. La pro-messa di Dio si stava realizzando e la gioia dei due anziani sposi dovette es-sere immensa: nella loro tarda età, an-ch’essi avevano la grazia di diventare genitori. La situazione umiliante nella quale si erano trovati fino ad allora, quasi che Dio non li guardasse con be-nevolenza, era ormai superata.

    Elisabetta vive con profonda com-mozione questa sua nuova condizio-ne, e la sente come un dono speciale da parte del Signore, di cui ella riconosce l’intervento: “Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini”.

    Ecco quindi una madre in attesa, che vive con sentimenti di gratitudine la sua gestazione. Ancora una volta ci è presentata una donna che aveva grande desiderio di diventare madre, ma ne era impedita da uno stato triste di sterilità ed anche, ormai, di età trop-po avanzata. Ancora una volta Dio ha superato i limiti della natura, per ri-spondere alle invocazioni di un coppia di sposi, che, nella loro bontà e rettitu-dine, meritavano di essere ascoltati, e che hanno ricevuto un figlio speciale, a cui sarebbe stata affidata la grande missione di annunciare al mondo la venuta del Messia.

    Elisabetta, quindi, è la prima donna del Nuovo Testamento, ma è insieme l’ultima donna dell’Antico Testamento a ricevere da Dio il dono della materni-tà, nonostante la sterilità e la vecchiaia. Ultima dell’Antico Testamento: perché da ora in avanti, nel progetto nuovo di Dio, non più una donna anziana e sterile, ma una giovane donna vergine sarà la portatrice delle promesse di sal-vezza per il mondo.

    Ogni giorno un «Magnificat» per dire grazie alla Vergine di Loreto !

    lettere al Messaggio

    Foto degli anni Settanta con l’interno della Santa Casa e con un sacerdote che vi celebra la Santa Messa.

    6 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015

  • »

    “L’uomo, non il matrimonio è in crisi”

    Questo era il titolo di un articolo che scrissi poco più di due anni fa, con lo scopo di mettere in luce che il matrimonio deve essere visto come un percorso, una costruzione, un progetto comune e che la crisi di quel momento poteva diventare una opportunità di purifi-cazione e uno stimolo ad essere seri nella formazione integrale della persona. Invitavo a non parlare di crisi dell’istituto matrimoniale, ma di crisi dell’uomo: crisi antropologica, mancanza di punti di riferimento, man-canza di fede nei valori.

    Sociologi e teologi, attualmente - oltre a ribadire que-ste idee – parlano apertamente di crisi del matrimonio, accentuandone la sua drammaticità: Il mo-mento attuale - si legge nel documento fi-nale della XLVII Settimana Sociale dei Cat-tolici italiani (2014) - «non è un momento normale, né per la vita del Paese né per la vita della Chiesa né in particolare per la vita delle famiglie». È in atto una crisi so-ciale e civile che ci riporta alla memoria «la situazione dell’Italia alla fine della Secon-da Guerra Mondiale».

    Si parla di una realtà «durissima, sco-nosciuta e imprevista». Chi ha stilato il documento afferma: «Non abbiamo paura di chi pone il problema della identità e del ruolo pubblico della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna». Il vero pericolo è rappresentato da «chi vuole imporre una soluzione evitando che la questione sia pubblicamente discussa e che le alternative in gioco e le loro prin-

    cipali implicazioni appaiano per quello che sono». C’è da aver timore soprattutto di chi «minimizza la scala dei problemi che coinvolgono la famiglia e anche di chi strumentalizza le questioni familiari riducendole a ban-diera ideologica».

    Convinzione comune dei partecipanti al convegno: se la politica non va incontro alla famiglia, è inevitabile che «la famiglia divenga anche e immediatamente questione politica, con ricadute economiche di non poco conto». In nome del bene comune è «necessario e urgentissimo» diminuire la pressione fiscale e attuare cambiamenti «in modo da riconoscere lo specifico e costoso contributo che l’istituto familiare fornisce alla collettività».

    Diamo inizio a una serie di articoli sulla famiglia, tema di vitale importanza per la società e per la Chiesa, già dibattuto nel Sinodo Straordinario dei Vescovi nell’ottobre 2014 e in

    procinto di essere approfondito nel prossimo Sinodo Ordinario a ottobre 2015.

    Famigliasperanza e futuro per la società

    Don valentino salvolDispiritualità

    «L’uomo, non il matrimonio è in crisi».

    IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015 7

  • “La famiglia fa differenza”

    Si sottolinea la differenza fondamentale tra una so-cietà aperta alla relazione plurale e una società chiusa in un individualismo autosufficiente. Si mette in evidenza quanto sia deleteria la crisi dei valori, senza dei quali nulla più tiene.

    Angoscianti sono molte affermazioni diffuse dai mass media che non fanno altro che riportare notizie negati-ve, senza avere il coraggio di dire che siamo arrivati a questa situazione proprio perché si fa sempre meno ri-ferimento all’etica; si ha paura a parlare di morale, onde evitare di essere giudicati bigotti; si fa appello al “po-liticamente corretto”: espressione contraddittoria, citata per giustificare l’ingiustificabile e per affermare tutto e il contrario di tutto.

    La crisi sarà destinata a peggiorare se sbagliamo nel fare analisi, se non cogliamo l’essenziale del vivere umano e se perdiamo quel riferimento alla Verità e a Dio, senza del quale la società non ha basi su cui costruire l’armonia del tutto.

    Sant’Agostino, nel De civitate Dei, parla di due città: «…l’una è formata di uomini che vogliono vivere secon-do la carne, l’altra di quelli che vogliono vivere secondo lo spirito […] Due amori hanno quindi costruito due città: l’amore di sé spinto fino al disprezzo di Dio ha costruito la città terrena, l’amore di Dio spinto fino al disprezzo di sé la città celeste. In ultima analisi, quella trova la gloria in se stessa, questa nel Signore. Quella cerca la gloria tra gli uomini, per questa la gloria più grande è Dio, testimone della coscienza».

    La città terrena che si erge a legge di se stessa è de-

    stinata al fallimento, perché il peccato originale -indipen-dentemente da quello che insegna la Chiesa - è la realtà più tristemente sperimenta-bile da tutti, come afferma-va San Paolo: confessava di vedere il bene, di approvar-lo, ma poi di seguire l’incli-nazione al male, di vivere secondo la carne anziché secondo lo spirito.

    Su questo tema ricorre di frequente papa Francesco, scandendo un principio: «Tut-to si tiene insieme». Principio spiegato dal sottosegretario della CEI, Domenico Pompili: «Non si può parlare di famiglia semplicemente a partire da una descrizione astratta e avul-sa dal contesto storico-sociale,

    ma neanche lasciarsi schiacciare solo sui presunti dati di fatto, a cui sarebbe giocoforza conformarsi» .

    Convinto che «tutto si tiene insieme», papa Francesco, in un incontro con il presidente Napolitano, ha indicato il cammino obbligatorio per uscire dall’attuale crisi: «Al centro delle speranze e delle difficoltà sociali c’è la fami-glia. Con rinnovata convinzione, la Chiesa continua a promuovere l’impegno di tutti, singoli e istituzioni, per il sostegno alla famiglia, che è il luogo primario in cui si forma e cresce l’essere umano, in cui si apprendono i valori e gli esempi che li rendono credibili. La famiglia ha bisogno della stabilità e riconoscibilità dei legami re-ciproci, per dispiegare pienamente il suo insostituibile compito e realizzare la sua missione. Mentre mette a disposizione della società le sue energie, essa chiede di essere apprezzata, valorizzata e tutelata».

    Proposte

    I cattolici riuniti a Torino per la Settimana Sociale hanno insistito soprattutto sull’urgenza di affrontare la crisi attuale della famiglia con almeno tre punti fissi: riconoscere all’istituto familiare un ruolo pubblico, dan-do a quest’ultimo aggettivo un significato più ampio di statale; invertire la tendenza di uno stato sociale senza sussidiarietà, di uno stato che, dovendo compiere tagli profondi e dolorosissimi, non abbia come priorità la fa-miglia; ridare spessore alla libertà educativa in modo che alle famiglie sia data la possibilità di una nuova e concorrente offerta scolastica senza sostenere per que-sto carichi ingiusti e insopportabili.

    Papa Francesco si intrattiene amabilmente con una famiglia

    8 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015

  • In diverse parti del mondo cattolico si celebra, il 23 gennaio o nella data pastoralmente più opportuna, la “Festa dei Santi Sposi Maria e Giuseppe”, conosciuta anche come “Sposali-zio di Maria SS. con S. Giuseppe”. Non si tratta di una con-correnza alla giusta attenzione che oggi viene data all’anniversario dei matrimoni o alla festa degli sposi “santi”, ché, anzi, il matrimo-nio di Maria con Giuseppe ne giustifica l’impegno e ne costituisce il fondamento”, essendo esso un “mistero salvifico”, quale prima realtà umana assunta nel mistero dell’Incarnazione. Un’eventuale sorpresa di fronte a questa affermazione è dovuta solo all’insuffi-ciente approfondimento dei misteri della vita di Cristo, che richie-derebbero un più ampio spazio nei programmi scolastici.

    Il suo fondamento biblico, oggi tanto ricercato e richiesto, è chiaramente presente nei racconti evangelici, che sottolineano la realtà e l’importanza del matrimonio della Madre di Dio con san Giuseppe. Per quanto riguarda l’insegnamento dei SS. Padri, basti citare sant’Agostino, che se ne occupa ampiamente. San Tommaso, tra i teologi, considerando “l’entrata del Figlio di Dio nel mondo”, ossia l’incarnazione del Verbo, si interroga in primo luogo pro-

    prio circa lo sposalizio della Madre di Dio, ponendosi due quesi-ti: “Se Cristo dovesse nascere da una donna sposata” e “se ci sia stato vero matrimo-nio tra la Madre del Signore e Giuseppe” (Summa Theologiae, III, q. 29). A questo punto, lo stupore non dovrebbe riguardare la sua trattazione, ma piuttosto la sua assen-za nell’insegnamento. L’iniziativa della sua celebrazione liturgica, che risale già all’inizio del secolo XV, è perciò ragionevole e ampia-mente giustificata.

    Giovanni Paolo II, dopo aver ricordato nell’Esortazione apo-

    La festa dei santi sposiMaria e Giuseppe

    Si impegnerà ad attualizzare que-ste proposte, a vantaggio personale e comunitario, chi ha il dono della fede. Di quella fede che fa sperimentare al credente la verità dell’affermazione di papa Francesco: «Con Dio nulla si per-de, ma senza di Lui tutto è perduto». Con Dio si raggiungono vette sublimi, là dove chiama e conduce la fede.

    Queste idee sono espresse nel se-sto paragrafo del citato documento della Settimana Sociale: «Chi crede in Gesù si è affidato all’amore di cui lui è il sacramento [… ] Quando la convi-venza umana si incrina per fallimenti e ingiustizie, quest’amore ci aiuta a non disperare, a guardare verso il fu-turo; nei momenti in cui la nostra vita cristiana attraversa difficoltà e cadute questo stesso amore ci spinge a tornare alla radice. Lo stesso amore le illumina e ci consente di viverle. Questo amore si fa Vangelo: annunzio buono ed ef-ficace di una vittoria già irreversibile anche se non ancora portata a termine. […] È un amore che rende più liberi e più forti, svela una dignità, purifica, chiama alla continua conversione e alla responsabilità […]

    La Chiesa non è il perimetro o peg-gio il confine di questo amore, bensì è il luogo in cui è custodito e offerto il nome più vero dell’amore e alla cui fonte inesauribile è sempre possibile tornare nuovamente».

    Ecco il grande contributo che la Chiesa offre alla società per risolvere la crisi della famiglia, presentata come il luogo dove l’amore è custodito, of-ferto e reso fecondo. Un amore che dona e che perdona.

    I credenti sono chiamati a una vita cristiana che - come disse papa Paolo VI - «deve aprirsi più ai suoi motivi so-prannaturali che a quelli naturali». La fede li aiuterà a rinnovare la società e ad essere rivoluzionari, perché - dice ancora papa Francesco - «siamo stati rivoluzionati dalla iniziativa della gra-zia e della misericordia».

    P. tarcisio straMarespiritualità

    Federico Zuccari, Sposalizio (particolare), Loreto, Cappella dei Duchi di Urbino (1583).

    IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015 9

  • stolica “Redemptoris custos” che “gli evangelisti, pur affermando chiaramente che Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo e che in quel matrimonio è stata conservata la verginità (cf. Mt 1, 18-25; Lc 1,26-38), chia-mano Giuseppe sposo di Maria e Maria sposa di Giusep-pe (cf. Mt 1, 16. 18-20.24; Lc 1,27; 2,5)”, ritiene che “anche per la Chiesa, se è importante difendere il concepimento verginale di Gesù, non è meno importante difendere il matrimonio di Maria con Giuseppe, perché giuridica-mente è da esso che dipende la paternità di Giuseppe. Di qui si comprende perché le generazioni sono state elen-cate secondo la genealogia di Giuseppe” ( n.7). “Perché non lo dovevano essere attraverso Giuseppe?”, si chiede sant’Agostino, che spiega: “Non era forse Giuseppe il marito di Maria? La Scrittura afferma, per mezzo dell’au-torità angelica, che egli era il marito. ‘Non temere’, dice, ‘di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo’”; e ancora: “A motivo di quel matrimonio fedele meritarono entrambi di essere chiamati ‘genitori’ di Cristo, e non solo lei, ma-dre, ma anche lui, suo padre, allo stesso modo che era coniuge di sua madre, padre e coniuge per mezzo della mente, non della carne”.

    E’ impossibile fare una “Cristologia” senza la pater-nità di Giuseppe, “figlio di Davide” (Mt 1,20), perché è da lui che deriva a Gesù il suo riconoscimento come “Cristo”. E’ ugualmente impossibile riconoscere la pa-ternità di Giuseppe senza il matrimonio con Maria, suo fondamento giuridico, dal momento che “la paternità di Giuseppe, una relazione che lo colloca il più vicino pos-sibile a Cristo, termine di ogni elezione e predestinazio-ne, passa attraverso il matrimonio con Maria”.

    Essenziale sotto l’aspetto cristologico, il matrimonio di Maria e Giuseppe non lo è meno sotto l’aspetto salvi-

    fico, a motivo della sua relazione con l’ordine della creazione e conseguente-

    mente con quello della redenzione. Per quanto riguarda l’ordine della creazione,

    è conosciuta la catechesi di Giovanni Pao-lo II sulla “Genesi”: la funzione “sacramen-

    tale”del corpo, maschio e femmina, “imma-gine di Dio” (1,27), il suo significato “sponsa-

    le”, ossia la sua capacità di esprimere l’amore, che si realizza nel ‘donarsi’, ossia “esistendo

    ‘con qualcuno’ e, ancor più profondamente e completamente, esistendo ‘per qualcuno’”; “Co-

    munione delle persone significa esistere in un re-ciproco ‘per’, in una relazione di reciproco dono”.

    In questa luce, il matrimonio di Maria e Giu-seppe non è solo la cornice dell’Incarnazione, la

    necessaria struttura storica e culturale nella quale si è voluto inserire il Verbo fatto uomo, ma costituisce

    parte integrante del “mistero dell’incarnazione” ed è esso stesso mistero, sia in quanto condizione richiesta per la realizzazione del disegno divino, sia in quan-to fondamentale realtà umana, “assunta” per essere purificata e santificata.

    Gesù, il Verbo di Dio incarnato, disceso dal cielo per riportare al progetto iniziale l’opera divina, deturpata dal peccato, ne inizia il restauro incominciando proprio dalla coppia, che rimane pur sempre nel creato l’imma-gine dell’amore di Dio. Poiché nell’opera della creazione l’unione matrimoniale è, attraverso il dono sponsale di sé, il segno o sacramento dell’amore divino, l’opera re-dentrice di Gesù deve iniziare proprio dal matrimonio, quello di Maria e Giuseppe, che storicamente è la prima realtà “assunta” dal Verbo al momento stesso dell’incar-nazione. L’intima relazione del matrimonio di Maria e Giuseppe con l’umanità di Gesù, “strumento efficace della divinità in ordine alla santificazione degli uomi-ni”, e, inoltre, il significato che il matrimonio stesso ha nell’ordine e nella finalità della creazione fanno sì che proprio questo matrimonio sia la prima opera della sal-vezza. Lo troviamo esplicitamente affermato da Giovan-ni Paolo II nella “Redemptoris custos”: “Nel momento culminante della storia della salvezza, quando Dio ri-vela il suo amore per l’umanità mediante il dono del Verbo, è proprio il matrimonio di Maria e Giuseppe che realizza in piena ‘libertà’ il ‘dono sponsale di sé’ nell’ac-cogliere ed esprimere un tale amore” (n.7). Lo aveva già insegnato Paolo VI. contestualmente citato: “In questa grande impresa del rinnovamento di tutte le cose in Cristo, il matrimonio, anch’esso purificato e rinnovato, diviene una realtà nuova, un sacramento della nuova alleanza. Ed ecco che alle soglie del Nuovo Testamento, come già all’inizio dell’Antico, c’è una coppia. Ma, men-tre quella di Adamo ed Eva era stata sorgente del male che ha inondato il mondo, quella di Giuseppe e di Maria

    Pomarancio, Sposalizio, Loreto, Sala del Tesoro (1605-1610).

    10 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015

  • costituisce il vertice, dalla quale la santità si espande su tutta la terra. Il Salvatore ha iniziato l’opera della sal-vezza con questa unione verginale e santa, nella quale si manifesta la sua onnipotente volontà di purificare e san-tificare la famiglia, questo santuario dell’amore e questa culla della vita”.

    La teologia del matrimonio non può ignorare que-sto matrimonio, certamente “singolare”, ma altrettanto “grande” e, quindi, appunto per questo, punto di rife-rimento “obbligato”. Ignorarlo, come spesso avviene, equivale alla pretesa di produrre del vino senza uva. Ciò appare tanto più evidente se consideriamo il matri-monio, come fa Paolo, in relazione al “grande Mistero”, ossia “in riferimento a Cristo e alla Chiesa” (Ef 5,31-32). Alla luce di quanto abbiamo esposto, è evidente, infatti, che nessun matrimonio possiede la “piena” libertà del dono per riflettere degnamente il “mistero”. L’unico matrimonio in grado di farlo è proprio e solo quello di Giuseppe e di Maria, come riconosce san Tommaso, che fa suo il pensiero di sant’Agostino: “perché tale matri-monio è simbolo della Chiesa universale, la quale, pur essendo vergine, è, tuttavia, sposata a Cristo, suo unico sposo, come dice Agostino nel libro ‘De sancta virginita-te’”. Anche nella “Redemptoris custos”, dopo aver ricor-dato che “nella Liturgia Maria è celebrata come ‘unita a Giuseppe, uomo giusto, da un vincolo di amore sponsa-le e verginale’”, Giovanni Paolo II commenta: “Si tratta, infatti, di due amori che rappresentano congiuntamente il mistero della Chiesa, vergine e sposa, la quale trova nel matrimonio di Maria e Giuseppe il suo simbolo” (n.20). Nell’esprimere il mistero della Chiesa concorro-no evidentemente non solo gli sposi , ma anche le per-sone consacrate, come appare dal continuo riferimento sponsale che incontriamo, ad esempio, nell’Esortazione apostolica “Vita consecrata”.

    La natura di un articolo non ci consente di entrare nei dettagli dell’argomento, che si rivela molto vasto, ma già quanto abbiamo esposto è sufficiente per farne comprendere l’importanza mon solo dottrinale ma an-

    che pastorale. A chi obiettasse che esiste già la festa del-la Santa Famiglia, dovrebbe ormai apparire chiaro che non si tratta di un doppione, perché le due realtà sono differenti, come lo sono il fiume e la sua sorgente; la fa-miglia, infatti, “nasce” dal matrimonio, come il fiume dalla sorgente. La festa dei Santi Sposi riguarda appunto la sorgente, che sgorga direttamente da un mistero della vita di Cristo. Chi continuasse a considerarla una sem-plice “devozione”, evidentemente si sbaglia. Per quanti lo desiderano, sono disponibili i testi liturgici (Messa e Liturgia delle Ore) debitamente approvati.

    Ludovico Seitz, Sposalizio, Loreto, Cappella Tedesca (1892-1902).

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    IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015 11

  • La concentrazione delle forze…

    La concentrazione delle forze è necessaria per attirare gli uomini. Il principio vale in tutti i campi : riflessione, scienza, commercio, arte… La vita spirituale non si sottrae a questa legge.

    Gli asceti generano gli asceti, i santi fanno venire i santi, i profeti attirano i profeti… A Loreto, 200 beati o santi sono venuti a causa di Maria, ma anche per tuffarsi nel bagno di fervore creato dalla presenza delle persone di preghiera. Questo fenomeno nasce specialmente nel secolo XVI.

    Il secolo XVI

    Nel secolo XVI, secolo dell’umanesimo, del Cogito di Cartesio e della Riforma protestante, l’attenzione si concentra sull’uomo e la sua soggettività. Questo cambiamento di prospettiva colpisce anche la spiritualità. La spiritualità del Medioevo è molto oggettiva, orientata verso la Liturgia, la Parola di Dio, la contemplazione del Verbo Incarnato. Nel secolo delle grandi scoperte, la psicologia entra nella vita spirituale.

    San Ignazio contabilizza, verifica, discerne le azioni umane grazie al suo « Discorso del Metodo » : gli Esercizi Spirituali. Santa Teresa d’Avila delimita con precisione gli stati mistici e i gradi d’unione a Dio nel Castello interiore.

    Nella stesso tempo, San Giovanni della Croce

    definisce le varie tappe della progressione dell’anima con una chiarezza che fa definitivamente autorità e si dimostra severissimo contro i carnali direttori delle anime (VF, str 3, 31).

    Il secolo XVI a Loreto

    Il secolo XVI è il secolo dello sviluppo di Loreto. L’essenziale della struttura della basilica è terminata nell’anno 1500. I Papi Giulio II, Leone X, Clemente VII, Paolo III, Gregorio XIII, Sisto V… coprono Loreto di favori. Roma manda i più grandi artisti per abbellire il santuario. Il culto della Santa Casa, come reliquia, è la ragione di tutto questo grande investimento.

    L’impatto gesuita

    L’arrivo dei Gesuiti nel 1554, secondo Lucetta Scaraffia, opera una rivoluzione copernicana:

    « Da questo momento, il pellegrinaggio alla Santa Casa non sarà più centrato sul contatto con la reliquia, sulla richiesta di grazie, ma sulla confessione generale che si svolgerà al cospetto dei più preparati e agguerriti confessori del tempo, nella lingua natale del pellegrino » (Loreto, Un lembo di Terra Santa in Italia, p.82).

    Troviamo la stessa analisi nel capolavoro di Bercé (ormai tradotto in italiano da Valentina Larotonda, ed. ControVento) :

    Père Marc FlichyL’angolo di Père Marc Flichy

    Loreto deve diventare un grande laboratorio delle anime!

    Interno della Santa Casa ripreso dall’altare. «Il culto della Santa Casa, come reliquia, è la ragione di tutto questo grande investimento».

    12 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015

  • »

    “Quando mi è stato prospettato di andare a Lo-reto ho pensato ad uno scherzo, a qualcosa di irrealizzabile. Qualche mese dopo ero in viaggio, dalla Sardegna, verso la Santa Casa. A fine maggio, il mese di Maria: non era così casuale.

    Durante gli spostamenti pensavo che ci doveva essere un motivo se la Vergine, nelle tappe importanti della vita, mi chiamasse a Sé. É stato così nel ‘78, quando ho camminato da Varsavia a Czestochowa per incon-trarLa; facevo anche annualmente il pellegrinaggio a Nostra Signora di Castro, nostra antica sede vescovile, sinché le forze me lo hanno permesso.

    Il dolore, lo squarcio dove entra Dio

    La preghiera nella sofferenza: far battere il cuore

    al ritmo del Suo (21)

    «L’ordine (dei gesuiti) si ancorò immediatamente a questo luogo particolare ; in modo significativo impose l’obbligo del pellegrinaggio ad alcuni penitenti e previde un passaggio a Loreto per i suoi novizi al termine del periodo di formazione. A partire dal 1567, l’ordine stabilì l’usanza di accogliere a Loreto, oltre ai padri residenti, ormai una trentina, altri religiosi giunti principalmente per studiare lo stile delle confessioni e la grande diversità dei casi di coscienza che si potevano riscontrare. Loreto diventava, una sorta di laboratorio della condotta delle anime» (Loreto nel XVI e XVII secolo, p.275).

    I gesuiti hanno lasciato Loreto nel 1773, ma la tradizione della direzione spirituale, della « cura animarum » ri-mane forte a Loreto e fa parte del ca-risma dei cappuccini. La presenza di sacerdoti-esorcisti, incaricati dall’Ar-civescovo, la seduta annuale (gennaio) dei Simposi per Penitenzieri significano il desiderio di mantenere questa tradi-zione. E, nel futuro, si potrebbe imagi-nare a Loreto una cellula permanente di riflessione sulla vita interiore, sul combattimento spirituale, sulla spiri-tualità italiana e sulla risurrezione dei carismi nella Chiesa moderna.

    Loreto deve attirare le anime d’orazione

    Da tempo le Carmelitane e le Pas-sioniste sono venute a Loreto per cir-condare Maria di una corona di pre-ghiera e di suppliche per la conversione dei pellegrini. Possiamo trasporre ques-ta aspirazione nel futuro.

    Per edificare la Nuova Loreto, il pri-mo prodotto d’importazione auspica-bile sono le anime d’orazione.

    La nostra responsabilità è di creare questo clima di fervore che faccia ve-nire a Loreto i «pazzi di Dio»: predi-catori infiammati d’amore, pellegri-ni eroici, uomini e donne convertiti, anime privilegiate chiamate al silenzio o alla testimonianza.

    La Chiesa è fatta per incoraggiare i carismatici e i profeti e far crescere tutto nel divino ordine dello Spirito Santo.

    Paolo Giovanni MonForMosospiritualità

    Le figure di S. Ignazio da Loyola e di S. Filippo Neri in un mosaico esposto nella prima cappella laterale della navata sinistra della basilica di Loreto, desunto da un dipinto di Cristoforo Unterberger (1732-1798). S. Ignazio è raffigurato in piedi con una scritta, leggibile solo in parte, che dice: Ad maiorem Dei gloriam (Alla maggior gloria di Dio). Fu S. Ignazio a inviare nel 1554 i gesuiti al servizio del santuario di Loreto, dove restarono fino alla loro soppressione (1773).

    IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015 13

  • Le lacrime, dopo una lunga e faticosa camminata notturna, vistosamente claudicante, mentre, col nuovo peso della croce, varcavo il recinto del santuario, si facevano evidenti…

    E mi ha chiamato anche nel 2006, quando costretto in car-rozzina dall’immobilità sono stato a Lourdes. E ancora una nuova chiamata!

    La nostra era una famiglia semplice e umile, con una vita profondamente radicata ai valori cristiani, grazie ai quali è stata capace di superare numerosi ostacoli, e mi auguro di averne raccolto la preziosa eredità, anche se i tempi per le fa-miglie sono sensibilmente mutati.

    Ma perché proprio io?Ho avuto la conferma sul perché di quest’ultima ulterio-

    re chiamata, quando siamo entrati nella Santa Casa, sotto lo sguardo misericordioso della Vergine Lauretana e tra quei muri che trasudavano di santità e storia. Piccole epifanie, ri-velazioni vissute.

    Non ero andato per implorare la grazia della guarigione, Lei sa di cosa hanno bisogno i Suoi figli!

    Nel silenzio, dettato dalla condizione, ma ben cercato, mi sono abbandonato al Suo abbraccio, subito mi sono sentito colmare da una sensazione di sicurezza e certezza, che ultima-mente avevo smarrito. Ho affidato i miei cari alla Sua prote-zione, i nostri limiti e cadute; non desideravo che l’intensità di quell’incontro avesse fine, ma la certezza che non saremmo stati mai soli e la fede nella speranza, hanno fatto in modo che il distacco fosse avvolto dal Suo manto.”

    Leggendo la storia di Angelo, che ben conosco es-sendo uno di coloro che gli ha proposto il viaggio a Loreto, dall’entroterra di Sassari a Loreto, sono due i brani del Vangelo che gli possono offrire una bella cornice; vediamoli:

    Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò». Ma il centurione riprese: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va’, ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa». All’udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande… E Gesù disse al centurione: «Va’, e sia fatto secondo la tua fede». In quell’istante il servo guarì. (Mt 8, 5-13)

    In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zac-chèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare

    di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Si-gnore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a sal-vare ciò che era perduto». (Lc 19, 1-10)

    Quando ho incontrato per la prima volta Angelo, ma-lato SLA totalmente immobile, tracheotomizzato ed al-lettato, lì a casa sua in Sardegna, non gli chiesi neppure come stava. Subito, sapendo del suo desiderio di anda-re a Loreto, dalla Mamma in Santa Casa, non facemmo che parlare di come fare per andarci, davanti alla moglie attonita ed al suo medico anestesista-rianimatore che, invece, non vedeva l’ora di partire. Lo facevamo, di par-larci, lui grazie al comunicatore alfabetico ed io a voce… Dunque non gli chiesi: “Come stai?” per maleducazio-ne, ma perché come stesse era visibile; dunque era più importante parlare di un domani in comune, piuttosto che di un oggi che, nella carne, ci divideva. Sì, perché a di-videre i sani dai malati è proprio la carne malata piuttosto che quella sana, ma non lo Spirito: lì siamo uguali. Lì, il comune amore per Maria e Suo Figlio ci rende identici. Alla pari era-vamo Angelo ed io, figli e fratelli dello stesso Padre. Per questo pur essendo la prima volta ci parlavamo come fossimo intimi amici da sempre. Ed è così: da sempre e per sempre fratelli, da sempre e per sempre figli Suoi, fratelli in Cristo.

    (continua-)

    Giovanni Paolo Monformoso (a sinistra), fondatore e moderatore dei «Laboratoranti nel Sì», con Angelo, malato di Sla e totalmente immobile.

    14 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015

  • Don Decio ciPollonispiritualità Papa Francesco, tra «gli abominevoli volti della schiavitù», elenca, in primo luogo,

    «il traffico di esseri umani».

    Oltre il tempo e lo spazio

    Ci impressiona sempre di più lo scorrere del tempo, nei suoi giorni e nei suoi anni, men-tre inesorabilmente la nostra esistenza si ap-pesantisce di affanni, la storia si arricchisce di eventi lieti e tristi, la scienza si esalta per le sue strabi-lianti conquiste. Pensiamo all’ultimo lancio nello spazio della navicella SOYUZ, con a bordo la prima donna ita-liana Samantha Cristoforetti.

    Nonostante tutto questo, si resta impotenti di fronte alla violenza della morte che in modo drammatico do-mina incontrastata lo spazio e il tempo.

    “Nel mondo molteplici sono gli abominevoli volti della schiavitù: il traffico di essere umani, la tratta dei migranti e della prostituzione, il lavoro-schiavo, la mentalità schiavista nei confronti delle donne e dei bambini”. Sono parole che Papa Francesco ha gridato nel messaggio per la Giorna-ta della Pace di questo 2015.

    Oltre il tempo e lo spazio, per molti può esserci il nul-la, per noi che celebriamo il Natale da duemila anni, c’è Lui, Dio, l’eterno, l’infinito, l’immenso avvolto oltre che in panni, nelle fragili membra di un bambino, perché il nostro vivere non fosse consumato dal tempo, i nostri anni non spegnessero l’amore, la nostra fatica non an-nullasse il merito, la malattia non piegasse la volontà alla disperazione, la morte non chiudesse per sempre nel buio la nostra vita.

    Oltre il tempo che tormenta chi soffre, perché non gli passa mai, che affanna chi gode, perché non gli basta mai, c’è la nostra vita nella sua misteriosa avventura umana, segnata da Dio che non ha legato al tempo e agli anni che passano la dignità della persona, lascian-dola integra e santa dal grembo di nostra madre, fino a quando un altro grembo, quello della terra, accoglierà il nostro corpo mortale, mentre Dio accoglierà lo spirito.

    Oltre il tempo ci siamo noi, in tutta la nostra gran-dezza di uomini, sia quando l’esuberanza della vita ci portava a sognare e costruire una esistenza degna di noi, sia quando la maturità degli anni ci gratificava per

    quello che avevamo realizzato, sia quando il peso della vecchiaia ci farà guardare verso l’alba definitiva, di una luce senza tramonto.

    Oltre il tempo questa sarà la luce che ci attende, men-tre ora nel presente e nella storia essa è avvolta dalle ombre; la vita è ancora fatica, l’amore è ancora povero, il dolore è ancora insopportabile e i drammi umani pe-sano tremendamente sul vivere quotidiano.

    Si dice che al chiudere di ogni anno vanno fatti i bilan-ci, come all’inizio del nuovo si sognano fortune e succes-si. Con immutata fiducia, ma anche con sano realismo, che non vuole indulgere al pessimismo, ma alla verità, voltandoci indietro sull’anno che si è chiuso tra luci e ombre si è dipanata la nostra vita.

    La luce del bene incommensurabile, che lontano dai riflettori della cronaca quotidiana, ha segnato ogni am-bito e situazione della società, nei gesti più nascosti, ma più sorprendenti dell’amore che genera eroismo; come i padri e le madri che si consumano per i figli; giovani e meno giovani che si sono immersi nel cuore della gente, distrutta dai cataclismi oppressa dalla miseria, mentre altri sono restati a guardare indifferenti davanti al dram-ma umano.

    Le luci di una Chiesa, schierata dalla parte dei poveri, madre generosa da imbandire mense, da sostenere fami-glie in crisi, da recuperare quanti sono finiti sulle strade della perdizione. Anche però le ombre di una Chiesa attraversata da contro testimonianze, che possono aver offuscato la sua immagine, ombre che se hanno sbiadito la santità di alcuni sacerdoti, nella grazia di tanti altri, consumati dall’amore per la gente ha ritrovato consenso e incoraggiamento.

    Ci basti intravedere ancora le luci della purezza dei giovani, della santità degli sposi perché sia ancora più edificante l’appartenere a questa Chiesa.

    Oltre il tempo dunque e lo spazio ci siamo noi, chia-mati ad amare e servire la vita. Per questo e non altro ci viene regalato il 2015.

    IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015 15

  • L’Osservatorio Medico “Ottaviano Paleani” è stato stabilito presso la Santa Casa di Loreto il 2 Febbraio 2012 al fine di consta-tare, raccogliere i fatti ed effettuare la valutazione di ciascun caso di guarigione apparentemente inspiegabile, nonché di monitorarne l’evoluzione per almeno un anno attraverso un’attività professionale qualificata. Il materiale proposto in questa rubrica proviene dall’archivio dell’osservatorio. Per ulteriori informazioni si può consultare il sito: www.osservatorioloreto.org

    Sultana Rizzi, di Sasso Marconi (BO), era una ra-gazza alta e florida che nella primavera del 1943 aveva compiuto da poco i vent’anni. Allegra e comunicativa, appena terminate le tre classi di avviamento al lavoro aveva sostituito la sorella maggiore Flora, prossima alle nozze, al bar che i suoi genitori ave-vano aperto a Sasso Marconi in piazza Roma. Abitava al piano di sopra, di fronte c’era la Chiesa di San Pietro. Sul-tana attendeva la fine della guerra e pesava, allora, ses-santa chili. Un giorno si mise a letto con il mal di gola, ma quel mal di gola si complicò ben presto con una parotite epidemica (“orecchioni”); subito dopo l’addome della ra-gazza aveva incominciato a gonfiarsi e spesso a irrigidirsi. Il Dr. Aldrovandi, giovane medico che non aveva ancora la condotta di Sasso, chiama il Dr. Annibale Clo della vi-cina Pontecchio che aveva al suo attivo mezzo secolo di esperienza; il Dr. Clo non ebbe dubbi nel diagnosticare una peritonite tubercolare e aggiunse al suo registro: “con piastrone addominale estremamente dolente”. La diagno-si venne poi confermata a Bologna, a Venezia e a Cortina d’Ampezzo. Dopo undici anni («undici anni e tredici gior-ni» precisa lei quando racconta l’accaduto, «alla dodice-sima Pasqua della malattia»), pesa 26 chili; è un mucchio d’ossa immobile in un letto. Da cinquantasei giorni non tocca cibo e sta distesa e immobile sulla schiena con una benda sugli occhi, mai abbastanza coperti per non soffrire, offesa dalla luce, anche quella del pallido riverbero di un lampione notturno filtrante attraverso l’imposta.

    Per undici anni un’ostinata fiducia aveva sostenuto Sultana, ma adesso l’aveva completamente abbandonata. Nessuno era più in grado di aiutarla; i medici non poteva-no fare più nulla per lei.

    A mezzanotte del 28 Aprile 1954 Sultana manda a chia-mare il Medico; si era appena riavuta da uno svenimento e non riusciva a parlare. Esprime al Medico il desiderio

    di recarsi a Loreto l’indomani e il Dr. Ipo Aldrovandi le assicura il tra-sporto in barella fino al Santuario. Alle 3,20 della not-te Sultana Rizzi si trasforma da un mucchio d’ossa immobile in un letto in una creatura capace di alzarsi e gridare: «La Madonna, la Madonna». Pochi attimi prima infatti le era apparsa la Madonna di Loreto, con la Dalma-tica, recante in braccio il Bambino. La Madonna, guardan-dola, le aveva detto: «Meriti il mio aiuto e la mia benedi-zione» - aggiungendo poi - «Ci vedremo tra due mesi». Amabile Rizzi, la madre di Sultanina, si reca sconvolta a casa del Dr. Aldrovandi urlando «Dottore, Sultanina è guarita». Una pena profonda si impadronisce del giovane medico pensando alla morte di Sultanina e al fatto che la mamma non aveva saputo resistere alla terribile sventura. Anche il parroco, Don Niso, che era stato chiamato d’ur-genza, era convinto che Amabile Rizzi avesse perduto la ragione. I due uomini, incapaci di pronunciare una sola parola, si misero al fianco di Amabile, entrarono con lei nel portone della sua casa e dietro di lei incominciarono a salire le scale. Ma dopo la prima rampa una voce acu-ta e trionfante li raggiunse all’improvviso: «Dottore, Don Niso, venite! Sono guarita! Sono guarita!». E fu proprio lei ad accoglierli, in piedi in mezzo alla stanza. Camminava a piedi nudi gridando confusamente che era guarita e che la Madonnina le aveva fatto Grazia.

    Sull’ultima parte del discorso della Vergine nacquero discussioni. Alcuni la interpretarono come l’annuncio di una prossima apparizione, altri come una «chiamata dalla

    ProF. Fiorenzo MiGniniguarigioni a Loreto

    Sultana Rizzi

    Immagine della Vergine Lauretana, di autore ignoto degli inizi del secolo XX, in stile liberti-floreale. A Sultana Rizzi apparve «La Madonna di Loreto con la dalmatica, recante in braccio il Bambino».

    16 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015

  • Resoconto 2014 dei pellegrini malati a Loreto

    Madonna»; Sultana rispondeva con semplicità: «Che fra due mesi muoia o sopravviva non mi importa». E la ma-dre aggiunse: «Se anche muore, oramai so che la Madonna la prenderà per mano». Una vecchia signora disse: «Ve-drete quanti eretici si convertiranno!».

    Sabato 8 maggio 1954 Sultana Rizzi parte da Sasso Mar-coni per recarsi al Santuario di Loreto a sciogliere il voto. Nella notte precedente, tre pullman, organizzati dalla par-rucchiera del paese, partono da Sasso Marconi carichi di pel-legrini per Loreto che, insieme a Sultana, entrano in Basilica.

    Sultana venne poi attentamente visitata dai Professori Bacialli e Salvioli del Sant’Orsola di Bologna. Il Prof. Sal-

    violi, Direttore della Clinica Pediatrica e studioso di atro-fie muscolari, dichiara che è miracoloso il solo fatto che la paziente possa reggersi e camminare avendo i muscoli delle gambe quasi completamente atrofici. Il Prof. Bacialli, Direttore della Clinica Ostetrica, ha solo dichiarato che ad un esame clinico non è emerso «nessuna dato di affezione ginecologica in atto». Nel giugno 1943 la stessa clinica del Sant’Orsola aveva dimesso Sultana Rizzi con diagnosi di flogosi annessiale destra di probabile natura tubercolare. La stessa diagnosi si era ripetuta sostanzialmente nelle al-tre cliniche che, a vari intervalli, l’avevano ospitata.

    SEZIONE UNITALSI SACERDOTI MEDICI DAME BARELLIERI MALATI PELLEGRINI TOTALE

    TOSCANA 4 4 86 56 111 51 312

    TOSCANA 8 25 28 42 34 137

    LOMBARDA 1 1 61 66 77 135 341

    ROMANA LAZIALE 1 1 46 28 66 11 153

    MARCHE 2 3 90 37 111 15 258

    EMILIANO ROMAGNOLA 2 1 27 12 34 14 90

    EMILIANO ROMAGNOLA 6 3 50 35 35 136 265

    ROMANO LAZIALE (dellla gioia) 5 4 129 66 98 167 469

    TRIVENETA 7 3 116 94 84 60 364

    UMBRA 2 2 29 25 34 16 108

    MOLISANA 1 1 24 20 44 18 108

    MARCHE (Pesaro, Fano, Urbino) 2 1 68 38 130 239

    MARCHE (Jesi, Senigalli) 1 4 117 85 129 23 359

    MARCHE (Ascoli, S.Benedetto) 2 2 54 56 75 5 194

    MARCHE (Fermo) 1 2 55 42 50 54 204

    LOMBARDA 6 7 67 53 69 121 323

    LAZIALE E PUGLIESE 3 4 80 50 60 70 267

    CAMPANA 3 5 82 44 150 17 301

    ROMANA LAZIALE 4 2 26 14 21 9 76

    TOT. SEZ. UNITALSI (1) 61 50 1232 849 1420 956 4568

    ALTRE ASSOCIAZIONI

    USTAL 9 1 32 30 25 66 163

    UAL 1 4 45 18 41 81 190

    OFTAL 3 1 16 15 24 19 78

    SMOM 42 50 526 653 222 127 1620

    SILOE 1 170 171

    TOTALE ALTRE ASS.NI (2) 55 57 619 716 312 463 2222

    TOTALE (1) + (2) 116 107 1851 1565 1732 1419 6790

    IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015 17

  • San NicolaSaggio da Longobardi (1649-1709)

    Una stella dei Minimi

    Nicola Saggio da Longobardi è stato proclamato san-to da papa Francesco lo scorso 23 novembre 2014.

    Figlio di poveri contadini calabresi, per parecchi anni ha aiutato il padre nel lavoro dei campi conducendo una vita pia e austera. Era devoto di s. Francesco da Paola, assai conosciuto nel paese natale per la presenza di un convento di Minimi. A venti anni andò a bussare alla porta di questo convento per farsi religioso come fratel-lo oblato. Esercitò gli umili uffici di cuoco, giardiniere e questuante in vari conventi calabresi del suo ordine dove si fece ammirare per la sua vita esemplare, lo spiri-to di devozione e la laboriosità.

    Nel 1681 fu chiamato a Roma al convento dei Monti, dove fu prima sacrista e poi portinaio fino al 1693. Fu favorito da Dio con grazie e doni celesti che lo fecero crescere nella vita mistica: estasi e visioni erano assai frequenti. La fama di santità, alimentata anche da pro-digi, non tardò a diffondersi in città e il convento dei Monti divenne meta di ogni sorta di persone che desi-deravano incontrarlo. Dal 1697 fino alla morte visse il secondo periodo di vita romana edificando tutti con il suo contegno umile, pio ed estatico: era sempre con la mente assorta in Dio.

    Quando parlava della Vergine Maria gli brillavano gli occhi e gli s’infiammava il volto. Nutriva grande fiducia in lei. Ne celebrava le feste con solennità preparandovisi con profondo raccoglimento e varie penitenze. Fu con-fortato e consolato anche da speciali grazie e apparizioni della Vergine.

    Andò a Loreto ‘buono’ e ritornò ‘santo’

    Fu probabilmente nel 1687 che da Roma intraprese il pellegrinaggio alla Santa Casa di Loreto. Così racconta il biografo mons. Perrimezzi:

    “Si accinse a quel viaggio, che fece a piedi tanto nell’andata come nel ritorno. Ma ritornò tutt’altro da quello che vi era andato. Al vederlo, al parlargli, al trat-

    tarlo, tutti i religiosi del convento romano attestavano concordemente che fra Nicola non era più fra Nicola. Era andato a Loreto buono, ma era tornato a Roma san-to. Egli, infatti, aveva concepito sentimenti così forti di devozione nel vedersi tra quelle mura, che seriamente aveva proposto di mutar vita non contentandosi del me-diocre, ma tendendo al sommo nell’esercizio delle virtù e nel cammino della perfezione”.

    Tanto aveva deciso a Loreto e tanto in realtà fece nel resto della sua vita: si diede a maggior rigore di vita, di orazione e di penitenza.

    P. Marcello Montanariogni santità passa a Loreto

    Dipinto che raffigura san Nicola Saggio in preghiera davanti all’immagine della Madonna di Loreto.

    18 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015

  • Cari amici,in questi primi mesi di vita al Centro, insieme all’equipe, tra i vari lavori di organizzazione per vivere ed attuare al meglio le attività pastorali, abbia-mo svolto il grande impegno di ri-cercare, riordinare ogni documento, testimonianze o scritture private di chi mi ha preceduto e di alcuni ex di-rettori del SNPG (Servizio nazionale di pastorale Giovanile) che oggi sono “eccellenze” e che hanno visto il Centro dal suo nascere e che ad esso hanno amorevolmente dato l’importanza che gli spetta realmente. Da ciò, tenendo conto dell’idea originaria di Giovanni Paolo II per questa “casa”, dello storico ricostruito e degli obiettivi a cui tale servizio deve tendere e conseguire, è nato il Documento di intenti per la realizzazione del Progetto Pastora-le e la gestione del Centro Giovanni Paolo II – “Ecco la vostra casa”.Non è un progetto ma delle linee guida per arrivare, dialogando con la Chiesa delle Marche e in modo particolare con quella Nazionale, a concretizzare nel tempo progetti che corrispondano alle finalità proprie e peculiari di quest’o-pera che la Provvidenza ha ispirato papa Woytjla ed essere così davvero la CASA DEL PAPA PER I GIOVANI. «… “Da Loreto questa sera abbiamo compiuto un singolare pellegrinaggio dall’Atlantico agli Urali, in ogni angolo del Continente, dovunque si trovano giovani in cerca di una “casa comune”. A tutti dico: ecco la vostra Casa, la Casa di Cristo e di Maria, la Casa di Dio e dell’uomo! Giovani dell’Europa in marcia verso il 2000, entrate in questa casa per costruire insieme un mondo diverso, un mondo in cui regni la civiltà dell’amore!”. Era il 9 settembre del 1995. Giovanni Pa-olo II era venuto a Loreto in occasione del pellegrinaggio dei giovani d’Euro-

    pa. In quest’occasione definiva Loreto “capitale spirituale dei giovani d’Europa” consegnando, di fatto, il mandato per sviluppare un progetto che vedesse sin da subito come protagonisti i giovani. L’idea di rispondere all’appello del Papa iniziò a rendersi concreto pensando, sin da subito, a una struttura di pasto-rale giovanile di respiro nazionale e con orizzonti europei. La zona individuata è di proprietà della Delegazione Pon-tificia, come a tutt’oggi, situata in una locazione denominata «Montorso di Loreto» sovrastante la grande spianata che accolse lo stesso Papa Wojtyla dalla quale pronunciò le parole rivolte ai gio-vani sopra citate… Dalla sua ideazione a oggi il Centro si è caratterizzato come un luogo (una casa concreta), un tempo organizzato e un laboratorio pastorale per l’accom-pagnamento umano, spirituale e voca-zionale di giovani. Supportati dalla ma-ternità della Chiesa e in un confronto con l’esperienza di Maria di Nazareth, i giovani che passano per il Centro pos-sano esprimere liberamente il proprio “si” a Dio e all’uomo in un’esperien-za di vita modellata su Gesù Cristo e la sua sequela».

    È un piccolo stralcio dei paragrafi del Documento che riguardano la premessa e la natura del Centro: è da qui che vogliamo partire ed è qui che,

    con voi volgiamo arrivare!Buon cammino a voi! Buon cammino a tutti coloro che ci hanno dato fiducia!Buon cammino a coloro che ce la daranno e un grazie anche a chi, può darsi, non ce la darà mai!In Gesù, per Maria!

    “Ecco la vostra casa, la casa di Cristo e di Maria, la casa di Dio e dell’uomo”

    EDITORIALEDon Paolo VolPe, Direttore Del centro Giovanni paolo ii

    Preghiera e formazione

    Da Lunedì al VenerdìOre 8,00 LodiOre 19,00 EucarestiaOre 19,30 Vespri

    Ogni GiovedìOre 19,30 Adorazione e Vespri

    SabatoOre 8,00 Eucarestia e Lodi

    DomenicaOre 11,00 Eucarestia

    I° Martedì ore 21,15Adorazione Eucaristica Vocazionale

    II° e IV° Venerdì del mese ore 21,15Lectio divina sul Vangelo di Luca

    III° Martedì del mese ore 21,15Preghiera Mariana

    dal Centro Giovanni Pa

    olo ll

    inse

    rto giovani

    dal Centro Giovanni Paolo ll • Gennaio 2015

  • Cari amici ed amiche lettrici del Messaggio della Santa Casa, è con immensa gioia che il Centro Giovanni Paolo II. Ecco la vostra casa, torna ad aprire la sua finestra su questa rivista Ci racconteremo, insieme rifletteremo soprattutto in quello spazio delicato ed affascinante che è la vita dei giovani. Io sono il direttore nuovo del centro e mi voglio subito pre-sentare attraverso un’intervista che appena uscita la nomina, il settimanale Emmaus della diocesi di Macerata mi ha rivolto e che, gentilmente, mi concede di girare anche ad ognuno di voi per farmi conoscere…

    Sono don Paolo Volpe, nato e cresciuto a Loreto; ho 36 anni e da 9 sono prete della Prelatura di Loreto. Dall’ordinazione (2005) ad oggi ho svolto l’incarico di Viceparroco prima e parroco fino ad un mese fa nella Parrocchia del sacro Cuore

    di Gesù in Loreto e, sempre dall’Ordinazione, sono stato re-sponsabile diocesano di Pastorale Giovanile.Oggi – su accordo dei vescovi delle Marche e per nomina del mio vescovo Giovanni Tonucci – continuo a servire la Chiesa come Direttore del Centro Giovanni Paolo II di Montorso

    Dalla parrocchia Sacro Cuore in centro città al Centro Giovanni Paolo II a Montorso: cosa porta in questa nuova avventura dell’esperienza maturata in questi anni come parroco (e come responsabile della pastorale giovanile della prelatura di Loreto)? Porto con me innanzitutto il sostegno e la preghiera di una comunità che per 8 anni ho guidato e che con una forte fede ha capito questa nuova scelta avvenuta da parte dei supe-riori: l’affetto e l’amore fraterno costruito attorno a Gesù

    condivisi in questi anni li sento fortemente oggi. Da quel-la esperienza a questa nuova porto un giovane diventa-to nel tempo uomo, un prete secondo manuali e libri di teologia ad un prete che ha la voglia di sporcarsi le mani fino ad arrivare ad odorare di gregge (per usare un’espres-sione forte di papa Francesco). Porto, inoltre, l’amicizia, la gioia, le paure, le insicurezze e le speranze dei giovani che ho affiancato in parrocchia e in PG pronto a costruire con tutti quelli che stabilmente o no arriveranno al Centro o che incontrerò fuori di qui.

    Accoglienza, spiritualità mariana e vicinanza ai gio-vani sono i tre aspetti principali che caratterizzano il Centro. E’ una realtà articolata e viva quella che va a dirigere: quali sono, secondo lei, gli aspetti da valoriz-zare e promuovere? A riguardo cito quanto ho scritto nella presentazione del-la pagina e del gruppo Face book del Centro: “Subito un grazie di cuore ai miei predecessori, don Francesco Pier-paoli (al quale succedo direttamente) e Padre Alfredo Fer-retti, pioniere di questa magnifica opera che è il Centro, nato dal cuore e dall’anima del grande Santo Giovanni Paolo II; a tutti voi non posso far altro che ridire ancora ECCO LA VOSTRA CASA. Lo dico specialmente ai giovani, soprattutto a coloro che si percepiscono “timidi” nei con-fronti di Dio, diffidenti nei confronti della Chiesa... A chi non sa ancora, nella sua vita, che cosa vuole fare da gran-de... a chi ha bisogno di dialogo, di confronto, di una spal-la per appoggiarsi e piangere, della complicità di un sorri-so e perché no, anche di un calcio nel “di dietro” per essere

    IL NUOVO TEAM

    dal Centro Giovanni Paolo ll • Gennaio 2015

  • spronato a prendere in mano le redini del-la propria vita e della propria storia: una storia, sicuramen-te, intrisa di amore... dell’Amore di Dio che è di molto più buono dell’uomo e ancora più buono degli “uo-mini di Chiesa”, che a volte ne deturpano l’immagine autentica Siamo qui: tutta la co-munità è al completo e tutti insieme ci fac-ciamo vostri compa-gni di strada, sotto lo

    sguardo materno e benedicente di Maria e del Santo Papa di cui portiamo il nome. Buon cammino!!!”. Ecco: penso che renda bene l’idea…Eccomi! Questo sono io e questo in poche battute è lo spi-rito con quale inizio questo ministero che condivido con la comunità delle Figlie della Sapienza (o suore “Monfortane”). Anche loro hanno risposto alla chiamata e all’esigenza di ac-compagnare ed incontrare i giovani portando avanti il sogno di san Giovanni Paolo II su questa casa e su Loreto. “Ecco la vostra casa”, disse nel ’95 ai giovani d’Europa proprio qui a Montorso… LA CASA DEL PAPA PER I GIOVANI.Due di esse le avevate già conosciute ad ottobre dello scor-so anno: la superiora della comunità, Suor dell’Incarnazione; valtellinese di origine che con la sua esperienza e creativi-tà, con la sua gioia e il suo ardore accompagna, ascolta ed anima i giovani nell’incontro con Gesù e Maria. Poi c’è Suor Anna di origine marchigiana che dopo 53 anni ritorna nella sua regione (nativa di Ascoli Piceno); sempre disponibile e sorridente, con tanta esperienza di vita e che con la sua man-suetudine ci testimonia l’amore e la gioia con cui la vita va vissuta. E infine, la più giovane, la “new entry” del Team Mon-torso, Sr Marija, neo professa dal 7 maggio di quest’anno e di

    nazionalità Croazia. È lei stessa sa dir-vi: sono contenta di stare nella casa dove i giovani di tutto il mondo si possono incontrare e poter far parte del sogno di tante per-sone che passano di qua”.Eccoci, quindi: tutta la famiglia al com-pleto e tutti pronti

    a farci compagni di cammino a Montorso. E cos’è Montorso? Lo leggiamo da “Documento di intenti per la realizzazione del Progetto pastorale e la gestione del Centro Giovanni Pa-olo II – Ecco la vostra casa, 21 ottobre 2014”: “Un luogo - una casa concreta -, un tempo e un laboratorio pastorale per l’ac-compagnamento umano, spirituale e vocazionale di giovani. Supportati dalla maternità della Chiesa e in un confronto con l’esperienza di Maria di Nazareth, i giovani che passano per il Centro possano esprimere liberamente il proprio si a Dio e all’uomo in un’esperienza di vita modellata su Gesù Cristo e la sua sequela”.

    Don Paolo Volpe e Suor Marija

    Volete scriverci?Volete mettervi in comunicazione coi vostri coetanei attraverso que-

    sto giornale? Allora mettetevi in contatto con noi.

    Don Paolo [email protected].

    Centro Giovanni Paolo IIVia Montorso n.3 - 60025 Loreto (AN)

    tel. 071.7501552 [email protected]

    Per saperne di più, visitate il sitowww.giovaniloreto.it

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    Centro Giovanni Paolo II – Loreto

    dal Centro Giovanni Paolo ll • Gennaio 2015

  • SIl tema della Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno è: “Gesù disse: «Dammi da bere»”. (Gv 4,7) L’opuscolo annuale preparato e congiuntamente con il Consiglio pontificio per l’unità dei cristiani, la Congregazione per la Dottrina della Fede e Concilio Mondiale delle Chiese offre un commento molto interessante.Sottolinea innanzitutto l’aspetto dialogico dell’incontro, e la re-ciprocità del dono interpretandolo come invito a cercare l’acqua anche da pozzo diverso dal nostro e nel contempo a offrirne un po’ della nostra, arricchendoci reciprocamente nella diversità.Invita poi a fare della settimana di preghiera un’occasione per riconoscere la ricchezza e il valore che sono presenti nell’altro, nel diverso, e chiedere a Dio il dono dell’unità.E’ il cammino di ecumenismo che ci viene proposto ed è parti-colarmente bello ritrovare negli aspetti evidenziati le caratteri-stiche del cammino che il Campo Giovani Ecumenico Europeo sta facendo.

    Credo sia impossibile, per chi ha vissuto l’ottobre scorso l’incon-tro di preparazione del prossimo Campo che si terrà al Centro Giovanni Paolo II di Montorso dal 29 luglio al 5 agosto 2015, non sentire riecheggiare l’augurio fatto da Mons. Virgil Bercea, Ve-scovo di Oradea (Romania): “Approfondite le vostre convinzioni, i vostri valori, la vostra fede, solo in questo modo realizzare un vero dialogo e un arricchente scambio”.In questa nostra società così globalizzata, dove tutto sembra debba essere omologato, il cammino ecumenico ci invita al dialogo schietto, allo scambio fiducioso nella verità e ricchez-za della propria identità, non mascherata, né ostentata, ma di-sponibile al confronto.L’episodio dell’incontro di Gesù con la Samaritana ci vien det-to afferma l’importanza per ogni persona di conoscere e capire la propria identità affinché l’identità dell’altro non sia vista come una minaccia. Se non ci sentiamo minacciati, saremo in grado di fare esperienza della complementarità degli altri: da sola, una persona o una cultura non è sufficiente!  “Dammi da bere” è un’immagine di complementarità: bere ac-qua da qualcun altro; un primo passo verso un altro modo di essere. Lo scambio dei doni arricchisce; dove i doni degli altri sono rifiutati molto danno è fatto alla società e alla chiesa.“Dammi da bere” presuppone che sia Gesù e la Samaritana chiedano

    ciò di cui hanno biso-gno gli uni dagli altri.“Dammi da bere” ci costringe a ricono-scere che persone, Comunità, culture, re-ligioni ed etnie hanno bisogno dell’altro.Possiam ben dire che anche questo scam-bio si sta intensifican-do, richieste e offerte avvengono con estre-ma semplicità. Anche nel soggiorno in Ro-mania è venuta spon-tanea una richiesta di conferenza presso il Collegio Nazional Traian Lalescu sul tema “Amarsi e cercare la propria vocazione è il modo per trovare la felicità”.Marco Sanchioni, Don Giorgio Paolini ed Elena Ranocchi han-no dato una bella ed apprezzata testimonianza, forti della loro competenza, ma anche arricchiti dall’aver approfondito e fatto proprio il messaggio di Papa Francesco ai giovani “Abbiate il co-raggio della vera felicità! Dite no alla cultura del provvisorio, della superficialità e dello scarto, che non vi ritiene in grado di assumere responsabilità e affrontare le grandi sfide della vita!”Che la settimana di preghiera renda tutti più disponibili perché come ha detto Papa Benedetto XVI: «Il dialogo ecumenico avanza non solo mediante uno scambio di idee ma condividendo doni che ci arricchiscono mutuamente. Un’idea è finalizzata al raggiun-gimento della verità; un dono esprime l’amore. Ambedue sono es-senziali al dialogo.

    Suor Dell’Incarnazione

    UN PERCORSO DELL’UNITÀ… Un pozzo pieno d’acqua

    dal Centro Giovanni Paolo ll • Gennaio 2015

  • È arrivata a Loreto, pellegrina come tanti, da Castiglione delle Stiviere (Mantova), ma a piedi, dopo tre settimane di cammino. Emma Morosini, 90 anni, non ha famiglia e dopo una vita dedicata alla missione di infermiera da 20 ha deciso di compiere ogni anno almeno un pellegrinaggio a piedi in un santuario mariano (finora ha percorso circa 30.000 chilometri). La chiamano “la maratoneta”, ma si capisce subito che quell’esile corpo in salute è solo lo strumento per testimoniare la grande domanda di verità che ogni volta la sollecita a percorrere chilometri in solitudine verso i luoghi più significativi della fede cristiana.

    Che cosa l’ha spinta quest’anno a dirigersi verso il santuario della Santa Casa?

    Un anno fa ho avuto un brutto incidente e ho rischiato di rimanere in carrozzina. Alla fine tutto si è risolto bene e volevo ringraziare. Per questo ho deciso di mettermi in cammino verso Loreto, per ringraziare la Madonna, perché dopo sei mesi d’ospedale mi è stata ridata la vita, in tutti i sensi.

    Come affronta i pellegrinaggi, vista la Sua età, e che li affronta sempre da sola?

    Riesco a percorrere in media 25 chilometri al giorno. Per dormire in genere non programmo, e non l’ho fatto neppure questa volta. Busso alle porte delle parrocchie e devo dire che ho sempre trovato ospitalità, anche in quest’ultimo pellegrinaggio. Devo dire che ho incontrato comprensione e bontà anche da persone che non frequentano la Chiesa. Ovviamente, avendo loro di fronte una vecchietta un po’ strana, ogni volta devo spiegare chi sono ecc. ecc. Ma alla fine una buona accoglienza non mi è mai mancata. Questa volta, a causa della lunga degenza, non potevo trascinare pesi particolari, così avevo con me solo un cambio, acqua e pane. Ho rinunciato perfino a un paio di ciabatte. Devo dire che anche il tempo è stato clemente. Il Cielo mi ha sorriso.

    Si fermerà qualche giorno a Loreto, per riposare e pregare. Come rientrerà a casa?

    Sono felicissima d’essere qui, tanto che, sentendo-mi così bene, anche fisicamente, a un certo ho pensa-to di proseguire per Roma…ma non si può abusare della Provvidenza, così tra un paio di giorni tornerò verso casa, in treno.

    il “Messaggio” intervista…vito Punzi - ufficio stAmpA sAntuArio Di Loreto

    Emma MorosiniIntervista a

    Emma Morosini con la sua attrezzatura da viaggio a piedi, il

    6 ottobre 2014, all’arrivo a Loreto. Foto Montanari.

    UN PERCORSO DELL’UNITÀ… Un pozzo pieno d’acqua

    IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015 23

  • Nel santuario lauretano si con-servano quattro dipinti, in distinte sedi, quasi tutti del-le medesime dimensioni (cm 140x85), raffiguranti la Natività della Vergine, l’An-

    nunciazione, la Visitazione, pesantemente ritoccata, e il Natale, usciti probabilmente da una stessa mano.

    Si legge nella Relazione istorica delle prodigiose traslazio-ni della Santa Casa di Vincenzo Murri, arricchita da Lu-cio Gianuizzi e ripubblicata nel 1874, che le quattro tele «sono credute dello Schidone ed anche il Lanzi le ripor-tò per sue, additandole come rare» (p. 104).

    Per la Natività della Vergine esiste anche una nota d’archivio, redatta il 2 giugno 1797, relativa ai quadri trafugati dai francesi, la quale, quanto all’autore, conferma il giudizio dell’autorevole storico dell’arte Luigi Lanzi (1732-1810). Altri, invece, come il Molaioli e il Rotondi (1936), la considerano copia del secolo XVII di un esemplare perduto, sempre dipinto da Bartolomeo Schedoni (1576-1615), mentre riferiscono genericamente le altre tre tele alla maniera della scuola romana del secolo XVI, copiate da altrettante analoghe pitture.

    Ad avviso dello scrivente, esclusa la Visitazione, gli altri tre dipinti sembrano rivelare una stessa mano, sciolta e abile, che perviene a esiti apprezzabili. Essi si possono attribuire timidamente al pittore romano Giovanni Baglioni o Baglione (1573-1644), che potrebbe esserne o il copista dei supposti originali o il vero ideatore ed esecutore. Qui egli sembrerebbe accostarsi anche ai modi caravaggeschi, per alcuni elementi alquanto realistici, di simpatico tepore domestico.

    Comunque sia, oggi sembra assodato che si tratti di quattro dipinti di scuola romana del secolo XVII.

    Nell’Annunciazione, custodita nel Museo-Antico Tesoro, il pittore ha raffigurato la Vergine su un basso inginocchiatoio, con il consueto libro nella mano

    sinistra. Maria si volge da tergo, come sorpresa, verso il nunzio celeste, che irrompe dall’alto, appoggiando i piedi su un globo di nubi. Nella mano sinistra l’arcangelo reca il rituale giglio, simbolo della maternità verginale di Maria, e con l’indice della mano destra indica lo Spirito Santo, figurato in alto nelle sembianze di una colomba, dal cui becco si dipartono alcuni raggi che giungono su Maria, la quale mostra un dolce volto e tradisce un’amabile sorpresa.

    Questa tipologia icono-grafica fa venire in mente le parole di Gabriele alla Vergine: «Lo Spirito San-to scenderà si di te» (Lc 1,35). Esse rassicura-no Maria che conce-pirà il Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo, senza cono-scere uomo.

    P. GiusePPe santarelli I vangeli dell’infanzia nell’arte lauretana

    Un’annunciazione attribuibile

    a Giovanni Baglioni (6)«lo spirito santo scenderà su di te»

    24 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015

  • Sul piano stilistico, è da dire che l’autore, entro un ristretto spazio, im-posta sapientemente la scena in senso diagonale, plasticamente definito da un lungo raggio che parte dalla colom-ba dello Spirito Santo e, sovrastando il capo dell’angelo, va verso Maria, im-maginata come un’elegante fanciulla dalla bionda chioma che le fluisce sul copioso manto azzurro, il quale in bas-so lascia intravedere un tratto della ve-ste purpurea.

    La scena, inondata da una satura cromia, è animata da accenti manie-ristici, contaminati da alterazioni di segno accademico, tipici della scuola romana, ai quali fu sensibile anche il pennello del Baglioni, che resta l’ipote-tico autore della tela.

    Dopo lunga attesa, è uscita la quinta edizione dello stu-dio critico-storico, intitolato La Santa Casa di Loreto - Tra-dizione e ipotesi, scritto dal padre Giuseppe Santarelli. Si tratta di un testo molto richiesto dagli studiosi e dai lettori, perché fa il punto sulla vexata questione lauretana e propone nuove piste interpretative, sul paino critico-storico, della traslazione della dimora di Maria da Nazaret nell’antica Illiria e di qui a Loreto.

    Rispetto alle precedenti edizioni, questa risulta aggiornata e arric-chita e qua e là leggermente modificata. Registra, infatti, i nuovi con-tributi sull’argomento e apporta precisazioni e nuovi dati, soprat-tutto nel capitolo quinto della parte terza, riconfermando, con sicuri dati e solide argomentazioni, l’autenticità del f. 181 del cosiddetto Chartularium Culisanense, e inserendo nel discorso generale la lapi-de scoperta da Haris Koudounas, attestante la Santa Casa a Pili, tra Tessaglia ed Epiro, nell’ambito dei domini degli Angeli Comneno, prima di essere trasportata in Italia. Lo studio, come è noto, attraver-so una nuova lettura delle fonti scritte e iconografiche tradizionali e l’acquisizione di nuovi indizi documentali, avanza l’ipotesi di un trasporto della Santa Casa via mare, su iniziativa umana, con una speciale assistenza dall’alto, significata dagli angeli: divinitus, direb-be Pio IX («Per volontà divina»).

    La Presentazione di mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo di Lo-reto, introduce alla lettura di questo libro con oculate osservazioni, precisando che, in merito alla questione lauretana, la «libertà che la Chiesa lascia è assoluta e ciascuno può guardare ad essa nella più completa libertà di coscienza». E aggiunge: «interrogata a questo proposito, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha conferma-to che non esiste un pronunciamento che possa permettere di indica-re il trasporto angelico della Santa Casa come definito dal Magistero ordinario e straordinario della Chiesa».

    Scrive ancora l’arcivescovo Tonucci: «Il volume di P. Giuseppe Santarelli, che è ora presentato in una nuova e aggiornata edizione, aiuta il lettore ad acquistare un’esauriente comprensione del San-tuario, esaminando dati storici, conosciuti da tempo e di più recente scoperta, che sono offerti alla nostra analisi critica. Sono anche espo-sti in maniera attenta e completa, i risultati delle precedenti ricerche archeologiche, con una specifica attenzione al significato dei graffiti, identificati su alcune pietre della Santa Casa».

    Il libro, pubblicato dalle Edizioni Santa Casa, conta 476 pagine e 111 illustrazioni, con ricco indice dei nomi. E’ al prezzo di € 18,00 e può essere richiesto alla Congregazione Universale della Santa Casa (tel. 071.970104; fax: 071. 9747176; e mail: [email protected]).

    Lo studio scientifico più compLeto suLL’argomento

    Quinta edizione del libro La Santa Casa di Loreto

    bibliografia

    Giuseppe Santarelli

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    ISBN 8887651175

    9 7 8 8 8 8 7 6 5 1 1 7 1

    IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2015 25

  • Padre Giulio Crimine-si, ministro provin-ciale dei cappuccini delle Marche, il 30 ottobre 2014 ha comunicato uffi-cialmente la nomina a vice parro-co della parrocchia dei cappuccini di Pesaro di padre Marcello Mon-

    tanari, segretario della Congregazione Universale della Santa Casa e redattore di questa rivista. Padre Marcello ha ricoperto tali incarichi a Loreto in periodi diversi: dal 1988

    al 2000, dal 2003 al 2010 e dal 2013 al 2014. Nel contempo, il provinciale ha chiamato fra Samuele Casali a succeder-gli nei due uffici.

    A padre Marcello un grazie sin-cero per la dedizione e la com-petenza con cui ha svolto il suo duplice incarico e a fra Samuele l’augurio più sentito per il suo nuovo mandato.

    Una piccola medaglia con l’effigie della Madonna di Loreto è stata rinvenuta a m. 2600 sulla Cresta di Ercavallo, a nord del Passo del Tonale, nel Parco Nazionale dello Stelvio.La medaglia è stata trovata da Ezio Gosetti di Mezzana in Val di Sole. Ha detto Gosetti: «Sono anni che perlustro le alte quote con gli amici Claudio Ridolfi, Gian-

    franco Bortolameolli e Enzo Ravelli. Una passione che abbiamo in comune è il recupero di oggetti abbandonati lungo il confine austro-ungarico divenuto, con la Grande

    Guerra, un fronte particolarmente ostile con una sommatoria di avvenimenti tragici. In questi anni, con lo scioglimento delle nevi perenni, è facile il ritro-

    vamento di reperti bellici e di oggetti di vita quotidiana. Questa piccola me-daglia della Madonna di Loreto – continua Gosetti – l’ho trovata nell’agosto 2012 sul versante lombardo del Passo del Tonale, sulla Cresta di Ercavallo, vicino al Corno dei Tre Signori, al confine tra la Val Camonica e la Val di Sole, in quello che fu il fronte italiano. Sono stato fortunato a trovare la me-

    daglia, perché un oggetto così piccolo facilmente si confonde tra le pietre».In occasione dei 100 anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale, i quattro

    amici hanno allestito a Mezzana di Trento un’accurata ed interessante Mostra di reperti, completata con cartoline, foto, mappe, lettere dal fronte, documenti ed

    oggetti raccolti presso le famiglie della zona.In una bacheca di vetro sono sistemati oggetti - simbolo di fede cristiana che i giovani soldati morti al fronte

    portarono con loro in segno di quella speranza che ponevano in Dio. La medaglia di Loreto ha nel dritto l’immagine della Madonna e nel verso la traslazione angelica della Santa Casa.

    nel

    Prez