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CENTRO ANFFAS
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"Giulio Locatelli”
Musicoterapia
Centro ANFFAS “Giulio Locatelli”
Pordenone
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“La musica ci coinvolge nella maniera più totale.
Ciascuno di noi ha dentro di sé la propria musica:
si tratterà, in terapia,
di trovare musiche che ben si accordino con la
personale musicalità dell’individuo”.
Anonimo
ASSOCIAZIONE FAMIGLIE DI DISABILI INTELLETTIVI E RELAZIONALI
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PORDENONE
La musica non conosce confini di Stato, razza o religione.
La musica è profezia, fa ascoltare il mondo,
che a poco a poco diventerà visibile.
La musica ti porta al di là della fisicità di ogni individuo,
non solo è l’immagine delle cose,
ma il superamento del quotidiano,
l’annuncio del loro avvenire.
Il presente lavoro è stato realizzato dalla dott.sa Michela Codognotto Centro ANFFAS ONLUS “Giulio Locatelli” di Pordenone Via Tiro a Segno, 3/a 33170 Pordenone Si ringrazia per la lettura delle bozze e gli utili suggerimenti
• S. Mazzon, referente attività di Musicoterapia • F. Latino, referente attività di Musicoterapia • C. Francescutti, referente attività di Musicoterapia
Si ringrazia inoltre Loredana Boito per il contributo che ha dato valorizzando questo lavoro attraverso una testimonianza della sua esperienza personale e professionale.
Elaborazione, collaborazione, composizione grafica Claudia Fabbro
Ogni parte del presente lavoro può essere riprodotta, previo consenso della Direzione del Centro Anffas “Giulio Locatelli”,
e citandone la fonte.
Edizione 2006
INDICE
1. Premessa 3
1.1. Finalità e obiettivi 4
1.2. Il Musicoterapeuta 5
2. Metodologia 6
2.1. L’anamnesi 6
2.2.L’osservazione 6
2.3. Il progetto e la verifica 7
3. L’attività di musicoterapia 7
3.1. Il setting terapeutico 10
4. Un’esperienza viva con i miei ragazzi
di Loredana Boito, Musicoterapista 12
1. Premessa
La Musicoterapia è una risorsa terapeutica che va ad integrare le discipline riguardanti la
prevenzione, il trattamento e la riabilitazione di diverse forme di disabilità, come pure il
campo della salute mentale.
La Musicoterapia può essere definita come una tecnica che utilizza la musica e i suoi
elementi (ritmo, suono, melodia, armonia) come strumenti per aprire dei canali di
comunicazione.1
In questo senso l’intervento di Musicoterapia porta, oltre che ad ascoltare, anche a
costruire strumenti empirici di comunicazione –
linguaggio verbale o non verbale/musicale, per fare
in modo che i mondi a cui la persona appartiene
interagiscano in modo soddisfacente e costruttivo.
L’idea è quella di operare mediante la relazione
musicale con la persona disabile, perché il suo
sistema di riferimento possa attivarsi nel modo più
economico e funzionale possibile. Nel nostro caso, questo significa essenzialmente
lavorare in modo diretto con il disabile.2
Attraverso le onde sonore, qualsiasi emozione o stato d’animo scaturisce fuori e dentro di
noi; ognuno di questi movimenti emozionali, va visto e ascoltato, osservato con
immediatezza, riconoscendo in esso la comunicazione non verbale che i pazienti vogliono
esprimerci. Attraverso il suono, niente è impossibile, il più piccolo gesto, la più flebile
occhiata, il più leggero sospiro, va letto come un valore culturale di quello che il paziente
rappresenta e che vuole dire, senza parlare.3
1 Ducourneau, G., “Elementi di Musicoterapia”, 2001, Ed. Cosmopolis. Pag. 2 e 21 2 Benenzon, R., “Ambienti Sonori: progetto di Musicoterapia rivolto a disabili”, Internet 3 Goti, S., “Musicoterapia: un linguaggio universale”, Speciale Convegno Livorno, pag. 14
1.1. Finalità e Obiettivi
Quello che la musicoterapia si propone come obiettivo principale è il dare la possibilità alla
persona di trovare la sua modalità espressiva individuale, attraverso la quale mettersi in
rapporto con il mondo. La musica quindi si propone come mezzo per contribuire allo
sviluppo della personalità, permettendo al paziente di scaricare le tensioni emotive.
“Mossi dal ritmo musicale ci rilassiamo, ci emozioniamo, e ci
creiamo relazioni speciali che si ripropongono in laboratorio di
Musicoterapia. Tutti noi siamo accomunati da un coinvolgimento di
ritmo, relazione e gioco, in totale libertà di espressione corporea e
verbale.” (Sonia, referente laboratorio di Musicoterapia).
All’interno del confine dato dalla disabilità è possibile lavorare sul benessere, sulla
socializzazione e sull’integrazione, attraverso diversi ambiti di intervento:
1. Creare ambienti sonori: produrre attraverso la musica contesti e spazi di proprietà
della persona disabile, in grado di gestirli e modificarli.
2. Progettare lo sviluppo della sensorialità: significa che lo sviluppo cognitivo è in
stretta relazione con la sollecitazione delle facoltà sensoriali; la musica stimola
sensorialmente non solo l’udito ma anche il corpo, attraverso le vibrazioni.
3. Sottolineare il ruolo centrale del linguaggio:
utilizzare la “parola”, intesa come qualunque
sistema simbolico che organizzi l’esperienza
relazionale. La musica è un ponte comunicativo
che può riuscire laddove il linguaggio ordinario è
insufficiente.
4. Incentivare l’attività motoria: agevolare le
attività di coordinazione locomotoria come
modo per vivere lo spazio fisico in funzione dello sviluppo cognitivo.
5. Procurare benessere: la musica, come spazio individuale è in grado di contenere
ansie e dare armonia psicofisica al soggetto in ascolto.4
4;5 Benenzon, R., “Ambienti Sonori: progetto di Musicoterapia rivolto a disabili”, Internet
1.2. Il Musicoterapeuta
Il musicoterapeuta, utilizza la musica e le sue componenti costitutive come risorse
essenziali per il conseguimento di obiettivi terapeutici, tanto a livello psicologico che a
livello fisico.5
In primo luogo il musicoterapeuta deve
vagliare la sensibilità musicale del
soggetto, quindi scegliere il tipo di
musica adatto e preparare il soggetto
all’ascolto, in modo opportuno. Questo
permetterà al terapeuta di individuare il
tempo mentale del paziente, per poi
accordarvi un determinato tempo
musicale o sonoro,con l’obiettivo di
aprire un canale di comunicazione
attraverso il quale operare.6
Tale comunicazione è di tipo non verbale, a volte semplicemente vocale (vocalizzi, ecc.), e
a volte si può manifestare anche con disturbi comportamentali. Il musicoterapeuta potrà
riprodurre in musica e giochi sonori, proprio le caratteristiche comportamentali del
paziente. Attraverso i silenzi, ed esplorando i suoni verso cui il paziente è più attratto,
potrà entrare in relazione con lui.
Per questo è importante che il musicoterapeuta proponga una musica che permetta al
paziente di esprimersi e di essere se stesso.
2. Metodologia
In Musicoterapia, la metodologia, con le sue naturali differenziazioni, a seconda del
contesto applicativo, è importantissima.
6 Ducourneau, G., “Elementi di Musicoterapia”, 2001, Ed. Cosmopolis. Pag. 2 e 21
2.1. Anamnesi
S’intende l’analisi e la storia sonoro-musicale del paziente, sia quella remota, sia quella
personale e recente. Le tradizioni musicali del luogo d’origine del soggetto e dei suoi
genitori, le ninne nanne ascoltate, le canzoni o i cori, sono tutti parte di quello che viene
definito “imprinting musicale”.
“Riproponendo odori e luci (ad es. candele
profumate o essenze), adeguati alla musica,
riscopriamo le nostre emozioni, i nostri ricordi
personali, e scopriamo nuove sensazioni. La
cadenza di ritmi conosciuti, ci porta a rivivere gli
spazi a noi familiari e le canzoni che ci hanno
accompagnato nelle esperienze vissute con le
persone a noi più care” (Sonia, referente laboratorio di Musicoterapia)
non vanno poi trascurati i suoni domestici, il rapporto con il silenzio e con la propria voce, i
suoni naturali, ma anche le preferenze musicali del paziente. Si può quindi facilmente
capire come, un’attenta anamnesi da parte del musicoterapeuta, risulti particolarmente
importante prima di intraprendere un intervento musicoterapico.
2.2. Osservazione
E’ prima di tutto una tecnica che utilizza la comunicazione non verbale;può prevedere
l’osservazione del paziente partecipe, oppure senza interazione, ma anche la presenza di
un osservatore esterno che può concentrarsi più liberamente sulla relazione.
L’osservazione può essere fatta secondo differenti modalità:
1. Presenza senza prendere appunti, solo osservando;
2. stesura di un protocollo di osservazione;
3. discussione del protocollo con l’equipe musicoterapeutica.
I tempi dell’osservazione possono e devono essere decisi, anche se essa non termina
mai, perché gli obiettivi possono essere di volta in volta modificati per la buona
continuazione del progetto.
2.3. Il progetto e la verifica
E’ un vero e proprio trattamento che prevede, per il raggiungimento degli obiettivi, la scelta
della tecnica musicoterapeutica utilizzata, del setting, della musica e degli operatori
coinvolti. Vi sarà, inoltre, un periodo dedicato alla programmazione e alla successiva
supervisione e verifica degli obiettivi raggiunti. La verifica in particolare, potrà riguardare:
- la sintomatologia,
- le relazioni,
- le performance sociali,
- l’autonomia personale,
- la qualità della vita.7
3. L’attività di musicoterapia
L’intervento musicoterapeutico si avvale essenzialmente di due approcci:
1. La musicoterapia ricettiva che si muove sul fronte dell’ascolto, del relax e del
massaggio sonoro.
2. La musicoterapia attiva, caratterizzata da un sostanziale impiego del corpo in
movimento e nella produzione sonora.
All’interno del laboratorio di musicoterapia, vengono
utilizzati entrambi gli approcci. Attualmente le tre
referenti di laboratorio (Sonia, Cristiana, Francesca),
si alternano nella conduzione della seduta di
musicoterapia, sempre accompagnate da un altro
operatore. Vi è la presenza di 3 gruppi di
musicoterapia già consolidati da lungo tempo,
mentre altri 3 gruppi sono in via di definizione e di
aggiustamenti.
In ognuno dei tre gruppi consolidati vi sono 6 utenti e
2 operatori (1 referente di laboratorio e 1 operatore
di supporto). Ognuno dei tre gruppi ha una propria
storia musicale che tendenzialmente si ripropone ad
ogni seduta:
7 Castrovilli, D.; De Lucia, F.; “Il nuovo manuale di musicoterapia”, 2004, Xenia Edizioni, Milano. P 98 –107.
1. Il primo gruppo si ritrova il lunedì mattina, e la terapia si avvale principalmente di un
utilizzo attivo della musica, con un sostanziale impiego del corpo, di oggetti familiari e di
strumenti musicali. È una seduta orientata maggiormente su di un versante ludico-
terapeutico, che viene comunemente definita come Musicagioco.
La musica in questa seduta è molto ritmata (Country e Latino-Americana), e gli obiettivi
principali sono essenzialmente tre:
- Relazione con lo strumento musicale,
- Relazione tre i ragazzi,
- Relazione con l’operatore.
2. Il secondo gruppo, che si ritrova il mercoledì mattina,
invece si basa su di un approccio ricettivo della musica,
che induce l’utente al relax e ad un massaggio sonoro.
Per questo la musica utilizzata in questa seduta è molto
più rilassante (Classica, New Age, o leggermente
ritmata). L’utilizzo di questa musica si propone per
questo laboratorio una:
- Relazione con l’operatore.
- Comunicazione dei livelli di gradimento.
Entrambe le sedute, sia del lunedì che del mercoledì, sono sedute che durano circa 1
ora/1ora e 15 minuti.
3. La seduta che si tiene il giovedì pomeriggio dura circa
2 ore, è una seduta molto più lunga e più impegnativa,
per questo motivo è essenzialmente divisa in due parti,
separate dalla pausa per il thè.
Nella prima parte viene applicato un approccio ricettivo
della musica; è quindi più centrata sul rilassamento e
sullo scaricare le tensioni emotive da parte dell’utente
(musicoterapia).
La seconda parte, invece, utilizza un approccio attivo della musica (musicagioco).
Essenzialmente, questa lunga seduta si propone il raggiungimento di differenti obiettivi:
- Socializzazione tra gli utenti,
- Relazione interpersonale,
- Riconoscimento del ritmo di alcuni brani musicali,
- Movimento libero quindi comunicazione corporea.
Specificatamente, la parte dedicata alla
musicagioco si avvale anche dell’utilizzo di
oggetti familiari che favoriscano la relazione ed il
contatto, in tre differenti modi:
1. relazione con oggetti conosciuti
quotidianamente (olio, talco, ecc.) che
permettano all’utente di entrare in contatto con il
proprio corpo e di conoscerlo.
2. relazione e contatto corporeo con l’operatore attraverso l’utilizzo di creme profumate e
di massaggi, che l’operatore fa all’utente. Questo per permetter la relazione con l’altro.
3. odori familiari per entrare in relazione con l’ambiente. Utilizzando candele profumate,
essenze e thè aromatici, si cerca di ricreare un ambiente familiare e di evocare nell’utente
immagini appartenenti alla sua storia personale.
3.1. Il setting terapeutico
Il setting terapeutico va inteso come la cornice all’interno della quale si dovrà svolgere la
terapia; comporta delle regole di tempo, di luogo, della durata del trattamento, contatti con
l’operatore che rappresenta il contenitore e garantisce stabilità e sicurezza.
È molto importante la preparazione che l’utente ha rispetto all’inizio della seduta di
musicoterapia. Si è, infatti, constatato che portare i ragazzi nella stanza in cui si svolgerà
la seduta, prima dell’inizio della stessa, permette un migliore adattamento all’ambiente, e
permette all’utente di passare in modo adeguato e tranquillo dalla confusione del mondo
esterno alla tranquillità della musicoterapia.
Un altro elemento fondamentale per un setting terapeutico, è quello di individuare la
posizione giusta per ognuno degli utenti che partecipano alla seduta. Questa viene definita
in base a diversi criteri:
1. piacevolezza dell’ambiente (con possibilità di osservare, sperimentare, ecc.)
2. situazione fisica: a seconda della diversa disabilità e della gravità della stessa, è da
valutare l’utilizzo di un dondolo o di un tappetino morbido.
3. favorire una possibile interazione tra i ragazzi. Ad esempio mettere vicino due
persone che amano lo stesso strumento musicale, lo stesso gioco o comunque uno
stesso oggetto, per favorire l’interazione con l’altro.
Infine, si preferisce utilizzare sempre la stessa musica sia per l’inizio che per la fine della
seduta, in modo da creare, anche attraverso il suono, uno spazio ben definito in cui potersi
esprimere e rilassare.
Un’esperienza viva con i miei ragazzi
di Loredana Boito, Musicoterapista
L’esperienza che vado a descrivere, è l’esperienza della seduta di musicoterapia
settimanale con quelli che ormai definisco i miei ragazzi, la mia grande famiglia, che una
struttura come l’ANFFAS mi ha dato la possibilità di fare.
Ci incontriamo il venerdì pomeriggio e alla seduta di musicoterapia partecipano dei
ragazzi con diverse gravi problematiche psico-fisiche che, però, non intaccano
minimamente i nostri lavori, anzi sembra quasi che passino in secondo piano grazie anche
alla collaborazione dei vari operatori che ciclicamente partecipano alle sedute.
Lavoro utilizzando la tecnica della musicoterapia attiva ossia una attiva stimolazione del
ragazzo attraverso l’uso di strumenti musicali a percussione, vedi lo strumentario ORFF e
l’utilizzo della voce.
La musicoterapia ORFF così definita è una terapia che va a stimolare tutti i sensi.
L’impiego dei vari strumenti, della parola in senso ritmico- fonetico, il ritmo libero e
obbligato, il movimento, il melos nel linguaggio e nel canto, sono strutturati da
corrispondere a tutti i sensi.
Questa stimolazione multisensoriale va a intervenire anche dove un senso o più sensi
sono danneggiati o mancano.
Nella collaborazione che si sviluppa durante le sedute, il ragazzo si esprime liberamente,
esprime le sue emozioni, le sue tensioni, usa la sua espressione attraverso lo strumento
per comunicare con gli altri, quindi socializzare e stare bene con se stesso e poi con gli
altri.
Un grosso merito della musicoterapia in questi casi, è il suo potere socializzante.
Nel gioco-suono e nel clima acustico che viene a crearsi, il ragazzo va a consolidare la
propria personalità, la comprensione per l’altro e quindi l’integrazione sociale. L’esprimersi
attraverso il suono unifica, porta tutti sullo stesso piano e rende fluida e omogenea la
comunicazione con l’altro.
Lo strumento musicale è l’intermediario tra musicoterapista e ragazzo, crea il dialogo non
verbale, quindi da l’avvio alla comunicazione, pur mantenendo all’inizio il giusto distacco
per non mettersi subito in discussione.
Ma veniamo ora a descrivere lo svolgimento della nostra seduta di musicoterapia.
Il nostro setting è una palestra dove gli strumenti vengono sistemati in posizione centrale
sopra dei tappeti così da creare una volta arrivati i ragazzi e fatti sedere o distendere in
cerchio attorno agli strumenti la posizione “del focolare”, una posizione circolare appunto
che aiuta il contatto e crea una situazione di intimità fra loro soprattutto quando scelgono
di suonare insieme uno strumento o di avere contatti fra loro o gli operatori.
L’entrata e l’uscita sono caratterizzate da un momento di rilassamento dove tutti si
distendono e ascoltano della musica che improvviso al flauto traverso, questo momento è
molto gradito ai ragazzi dimostrato dal fatto che sono rilassati, sorridono e lo stato
muscolare è elastico, sono in uno stato di benessere psico-fisico.
Momento successivo l’iniziare la comunicazione attraverso gli strumenti che oramai
scelgono da soli e spesso vengono usati più strumenti contemporaneamente.
Inizio una ritmica di base sulla quale si inseriscono insieme o individualmente a seconda
del loro momento comunicazionale che intendono avviare. Presto sempre massima
attenzione a ognuno di loro, a quello che mi vogliono comunicare durante il loro intervento,
soprattutto quando c’e’ l’impossibilità a usare lo strumento da soli, ecco che allora lo
strumento usato tramite l’operatore va a coadiuvare la difficoltà oggettiva del suonare,
diventando per il ragazzo un unico strumento per esprimere le sue emozioni e che lo
mette sullo stesso piano degli altri.
Altro momento molto bello è l’utilizzo della voce supportata da esclusivi strumenti
percussivi. Su base ritmica e utilizzando due intervalli discendenti e modulati con una
semplice “ O “ abbiamo sostituito il canto inteso nella sua forma tradizionale, ma siamo
comunque riusciti a utilizzare la voce come momento espressivo e d’unione fra ritmo,
corpo e voce. E’ un momento di rilassamento e spesso vengono chiesti massaggi o piccoli
toccamenti sul corpo proprio per continuare questo stato di benessere. E’ molto importante
il contatto fisico per far sentire che ci siamo, che siamo uniti in un momento di benessere
psico-fisico.
Alterno sempre momenti di crescendo ritmico a momenti melodici per non stancare i
ragazzi, anche se spesso sono loro stessi a stimolare con le percussioni il momento
ritmico in modo da continuare su ritmiche forti che piacciono e che li fanno stare bene non
sentendo la stanchezza del percuotere gli strumenti.
E’ un’esperienza che li sta facendo crescere dal punto di vista umano, comunicazionale e
emotivo, crea benessere e soprattutto da loro la possibilità di comunicare attraverso una
parola che non è intesa dal punto di vista classico, ma è una parola filtrata attraverso
l’emozione ed espressa attraverso il suono.