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MUSEO “MICHELANGELO” Gli strumenti e i modelli per la topografia: tradizione, innovazione, didattica MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico Caserta e Benevento CASERTA 2004 a cura di Pietro Di Lorenzo e Maria Rosaria Iacono Istituto Tecnico Statale per Geometri “Michelangelo Buonarroti” Caserta

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MUSEO “MICHELANGELO”Gli strumenti e i modelli per la topografia:

tradizione, innovazione, didattica

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALISoprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio,per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico

Caserta e Benevento

CASERTA 2004

a cura di

Pietro Di Lorenzo e Maria Rosaria Iacono

Istituto Tecnico Statale per Geometri“Michelangelo Buonarroti”

Caserta

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Museo “Michelangelo”

In copertina: Teodolite, Giuseppe Spano e figlio, 1868

Soprintendente per i Beni Architettonici e il Paesaggio,per il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologicodi Caserta e BeneventoGiovanna Petrenga

Dirigente Scolastico Istituto Tecnico Statale per Geometri“M. Buonarroti” CasertaAntonia Di Pippo

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Ricerche d’archivio e testiPietro Di Lorenzo (Seconda Università degli Studi di Napoli)

SchedePietro Di Lorenzo, Angelo Oliva (schede 50, 51, 52), Alessandro Pascariello (scheda 42).

Collaborazione al censimentoOrsolina Leuci, Angelo Oliva, Alessandro Pascariello

Collaborazione alla schedatura della biblioteca storicaPaolo Nigro, Francesco Menditto, Angelo Oliva, Alessandro Pascariello

Collaborazione alla schedatura degli oggettiAngelo Oliva, Alessandro Pascariello

FotografieLaboratorio fotografico della Soprintendenza BAPPSAD di Caserta e Benevento:Antonio Gentile, Giuseppe Loffredo, Antonio RivettiGianrufo Sparano (documenti dell’Archivio di Stato di Caserta)

Progetto dell’allestimento musealeFrancesco Canestrini, Gilberta Materazzo

Collaborazione all’allestimentoDomenico Nicolas Migliore

Grafica e impaginazione dei pannelliSalvatore Paone

Manutenzione mostraLaboratorio di Restauro della Soprintendenza BAPPSAD di Caserta e Benevento:Luigi Iodice, Francesco Amoroso, Patrizia Arena, Decio Carelli, Antonello Tagliafierro

Percorso e pannelli didatticiPietro Di Lorenzo, Francesca Furia, Maria Rosaria Iacono

Sede del MuseoIstituto Tecnico Statale per Geometri “M. Buonarroti”Viale Michelangelo - 81100 CasertaPresidenza: 0823.359855 Segreteria-fax: 0823.325088e-mail [email protected] www.itgmichelangelo.it

AbbreviazioniASCE, AP = Archivio di Stato di Caserta, Amministrazione ProvincialeASC = Archivio Salesiano CasertaASITG = Archivio Storico Istituto Tecnico per Geometri

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La creazione del Museo “Michelangelo”, che raccoglie strumenti topografici antichi, di notevo-le pregio dal punto di vista storico, documentario e tecnologico risponde sicuramente ad esigen-ze di tipo conservativo e di valorizzazione di un patrimonio altrimenti dimenticato. Ma puòessere altrettanto significativo, se non maggiore, il suo ruolo nell’ambito di una programmazio-ne didattica e formativa in cui la testimonianza concreta degli oggetti collegati al contesto stori-co, culturale, sociale che li ha prodotti può offrire un valido contributo alla formazione neigiovani del senso di appartenenza al proprio patrimonio culturale, rendendoli partecipi dellacomplessa problematica collegata alla conoscenza, conservazione e gestione del proprio patri-monio culturale.La presenza del museo accanto alle classi, ai laboratori, alle aule informatiche, non rispondesoltanto al desiderio di conservare la collezione presso l’istituzione che l’ha prodotta, ma sitrasforma in potente strumento educativo in quanto introduce e rende quotidiano il concetto chela salvaguardia del nostro patrimonio – considerate le numerosissime cause di degrado naturalied umane - non può essere demandato soltanto ai “professionisti” ma deve coinvolgere il pub-blico ed i giovani in particolare. La conservazione non può avvenire “contro” il pubblico ma“con” il pubblico, che da consumatore “predatore” si trasforma in consumatore”protettore”.Pertanto, le istituzioni culturali e quelle scolastiche hanno il compito importantissimo di per-mettere ai giovani di scoprire la storia e la vita degli oggetti e del patrimonio culturale in genere,per riflettere sulla sua fragilità e il rischio di vederlo scomparire se non si adottano comporta-menti adeguati.Queste considerazioni sono alla base della convenzione che la Soprintendenza per i BeniArchitettonici e il Paesaggio, per il Patrimonio Storico Artistico e Demoantropologico di Casertae Benevento ha stipulato con l’Istituto Tecnico Statale per Geometri “M. Buonarroti” di Casertail 25 luglio 2003, finalizzata alla realizzazione del museo.Dando attuazione all’Accordo-quadro fra il Ministero per i Beni e le Attività culturali e il Mini-stero per la Pubblica Istruzione del 20 marzo 1998 e a quanto indicato nell’art. 119 del Codicedei Beni Culturali e del Paesaggio del 22 gennaio 2004, si è realizzata una concreta attività dipartenariato tra la Soprintendenza e l’Istituzione Scolastica. Sono state messe in rete conoscen-ze, strutture, risorse per il conseguimento dell’obiettivo comune di educare i cittadini di domanialla conoscenza e all’uso responsabile del proprio patrimonio.

Giovanna PetrengaSoprintendente per i Beni Architettonici e il Paesaggio,

per il Patrimonio Storico Artistico e DemoetnoantropologicoCaserta e Benevento

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Istituire un Museo in un epoca che si muove ad alta velocità può apparire nostalgico.

E forse un po’ di nostalgia c’è, ma il Museo “Michelangelo” non è solo memoria.

Certamente gli oggetti che vi sono conservati testimoniano un’antica scientifica attenzione

dell’Istituto Buonarroti alla evoluzione tecnologica nel settore del rilevamento topografico e

delle costruzioni ma, al tempo stesso, dimostrano la valenza perenne dei principi fisici e

matematici che supportano la prassi tecnologica, ieri come oggi.

Per altro, alcuni oggetti sono posti in stazione così che il visitatore potrà interagire con lo

strumento uscendo dalla storia per vivere la realtà quotidiana.

L’intera collezione è di così bella fattura che non si può non elevare lode agli artigiani prestigiosi

dai quali è stata prodotta; essa suggerisce spaccati di una significativa vitalità socio-economica

che non deve andare nel dimenticatoio a pena la perdita della identità della Provincia di Terra

di Lavoro.

I manoscritti che accompagnano l’esposizione, cortesemente concessi dall’Archivio di Stato

di Caserta, grazie alla sensibilità della dott.ssa Imma Ascione, attraverso la risalita del suo

albero genealogico, raccontano del profondo radicamento dell’Istituto “Michelangelo

Buonarroti” nella storia della Provincia casertana.

Un grazie speciale per aver potuto ritrovare un tale patrimonio va al preside Michele Scaravilli,

amato fondatore dell’Istituto “Michelangelo Buonarroti” il quale, con accorta lungimiranza e

speciale sensibilità pedagogica, ha saputo raccogliere tanti valori, poi custoditi dai Suoi

successori Dirigenti Scolastici, prof. Domenco Squeglia e prof. Rolando Cusano.

Un grazie dal cuore al dottor Pietro Di Lorenzo, già allievo dell’Istituto, per la sua opera di

catalogazione e schedatura degli oggetti portata avanti con sincero spirito di servizio alla

cultura.

Un grato pensiero alla dott.ssa Giovanna Petrenga, Soprintendente Beni Culturali di Caserta

e Benevento, per l’alta sensibilità con cui ha sostenuto l’iniziativa supportandone costantemente

la realizzazione.

Antonia Di PippoDirigente Scolastico

Istituto Tecnico Statale per Geometri“M. Buonarroti” Caserta

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Quella che si inaugura il 24 maggio 2004 è la sesta manifestazione dedicata alla Settimana della

Cultura. Lo slogan di quest’anno suona così: «Le arti, i monumenti e il paesaggio. Il tesoro degli

italiani». Devo confessare che la frase mi ha un po’ deluso. Dopo tanti anni spesi a far rientrare

(a buon diritto, mi sembra) i beni archivistici e librari nel novero indiscusso dei beni culturali,

essere esclusi dal «tesoro degli italiani», del quale sembra facciano parte solo arti, monumenti e

paesaggio, mi è sembrato francamente un ritorno all’antico.

Per fortuna, non mancano coloro che conservano una sensibilità speciale nei confronti delle

memorie del passato e che sono in grado di trasmetterle alle generazioni più giovani. Mi sembra

questa la chiave di lettura con cui è stato affrontato il bel progetto di costituire un’area museale

all’interno dell’Istituto «Buonarroti». Un’area che riesce a coniugare nella maniera più idonea

non solo il recupero della tradizione “autoctona” (gli strumenti adoperati in passato, l’antica

biblioteca stratificatasi con gli anni), ma anche le fonti di diversa natura che consentono la

ricostruzione dell’antica attività dell’Istituto.

L’Archivio di Stato, quale perenne custode delle memorie della collettività, ha potuto fornire

supporto e aiuto a questa ricerca, così come sempre accade nella ricostruzione del passato. La

collaborazione tra Archivio e Istituzione scolastica non è nuova nell’ambito della tradizione

culturale. E’ nuovo invece il modello presentato dall’Istituto «Buonarroti», perché non è stato

seguito il solco consueto, che si sintetizza nella locuzione di “attività didattica”, ma si è operato

in maniera diversa, di recupero e di “scavo” filologico della memoria, come avviene di solito in

un ambito più avanzato, quello della ricerca scientifica. Credo che questa sia una via da seguire

e da imitare anche da parte di altre scuole, e che può essere di esempio anche al sistema univer-

sitario.

Imma Ascione

Direttore Archivio di Stato di Caserta

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Le strumentazioni scientifiche, i plastici, ipannelli didattici del Museo “Michelangelo”- realizzato grazie alla proficua collabora-zione tra l’Istituto Tecnico Statale per Geo-metri “M. Buonarroti” di Caserta e la Soprin-tendenza per i Beni Architettonici e il Pae-saggio, per il Patrimonio Storico Artistico eDemoetnoantropologico di Caserta e Bene-vento - sono una testimonianza, una occa-sione per la contestualizzazione della storiadella tecnologia e dell’evoluzione degli og-getti, presenti nel territorio casertano.Nell’avvicinarsi ad essi il visitatore, lo stu-dioso, il giovane studente può riconoscerealcuni aspetti delle proprie esperienze inmodo da soddisfare interessi culturali ed in-nescare un originale processo creativo. Esi-stono molti modi diversi per imparare e ilmuseo può diventare uno di quelli, soprattut-to se collegato con altri enti ed istituzioni,offrendo occasioni di apprendimento infor-male e più interattivo della lezione o dellavisita guidata.Posta, dunque, la finalità educativa come lamissione principale del museo, che d’altraparte accoglie oggetti nati per una finalitàdidattica (insegnare agli studenti le tecnicheper la misurazione del terreno) molte sonostate le difficoltà che si sono presentate allepersone (funzionari della Soprintendenza ca-sertana e docenti dell’Istituto scolastico) im-pegnate a lavorare insieme per la realizzazio-ne del progetto: la scelta degli oggetti, rap-presentativi di contenuti e di simboli con iquali confrontarsi; l’individuazione dell’iti-nerario espositivo e del tipo di allestimento;la redazione dei sussidi didattici da affianca-re agli oggetti; la carenza di risorse econo-miche, ecc.Negli anni settanta Andrea Emiliani a propo-sito dei musei italiani scriveva”…Il museoabbisogna di strumenti di corredo, di inter-pretazione, di lettura. Fino ad oggi si è pen-sato quasi sempre che ripulire una sala, darvi

di bianco, appendervi a distanze regolari idipinti fosse il massimo che il conservatorepoteva fare in soccorso del pubblico… ma nonha risolto il vero problema , che è quello di“far parlare” il museo che, per sua condizio-ne, è un’opera muta…”.La difficoltà maggiore è stata quella di tra-sformare una collezione di oggetti in un “mu-seo”, adottando quegli accorgimenti utili arendere accessibili al pubblico più vasto ivalori e i contenuti di ciò che si conserva.A differenza dell’opera d’arte che ha un va-lore intrinseco che le deriva dall’essere un og-getto unico e irripetibile, gli oggetti del no-stro museo, assimilabile ai musei scientifici,sono di natura molto diversa: sono esemplarisì con una propria storia ma che vengonoesposti in quanto “campioni” della specie odella serie cui appartengono. Si è dato perciòall’esposizione un carattere tematico, comeespressione di un discorso e di strumento persviluppare un concetto, trascurando natural-mente l’approccio estetico. Gli oggetti sonostati ordinati per genere, secondo una progres-sione cronologica in modo da comunicare ilprogresso della tecnica e della tecnologia.Il corredo didattico e informativo costituitodai pannelli ricostruisce, mediante l’iconogra-fia storica, i documenti d’archivio ed i testi,l’excursus che ha portato alla formazione del-la raccolta, sottolineando l’uso degli strumenticome supporti didattici in istituzioni scola-stiche che, in un arco di tempo lungo oltre unsecolo e mezzo, hanno subito trasformazionilegate alle complesse vicende del nostro pae-se e all’evolversi delle teorie pedagogiche.Gli strumenti topografici, che appartenevanoall’Istituto Agrario sorto nel 1859, intitolatodall’1882 a Giuseppe Garibaldi e soppressonel 1938, passarono all’Istituto Tecnico Com-merciale e per Geometri “Terra di Lavoro”.Divenuta autonoma la sezione per geometrinel 1963, si trasferì in altre sedi fino a quellaattuale, ereditando gli strumenti per la misu-

Introduzione

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razione del terreno e acquisendo i modelli cherappresentano le macchine, le sistemazionidei terreni, le tipologie costruttive.Il presente catalogo svolge un ruolo impor-tante come corredo dell’esposizione musea-le al fine di evitare, per quanto possibile, unapproccio superficiale o addirittura deviantecon gli oggetti musealizzati. Per questo, ac-canto alla sezione che accoglie le schede de-scrittive degli oggetti, si è ritenuto opportu-no pubblicare gli “approfondimenti” a curadi importanti esperti e studiosi che contri-buiscono alla comprensione del ruolo svoltodalle istituzioni, dagli opifici, dagli uominiche a diverso titolo hanno contribuito allacreazione, attraverso gli anni, della raccolta.Per rendere l’allestimento fruibile ed imple-mentare la sua funzione didattica, accanto almomento puramente ostensivo si sono pre-disposte delle occasioni di interazione con ilpubblico. Una parte espositiva prevede deglispazi funzionali ad alcuni strumenti colloca-ti “in stazione”, in modo che possano “co-municare” la loro destinazione d’uso. E’previsto infatti che il visitatore, durante la vi-sita, non solo prenda visione dell’oggetto edelle diverse parti che lo compongono, ma chesperimenti direttamente le modalità d’uso, conla guida di un esperto, toccando con mano, èil caso di dirlo, la differenza tra gli antichi e imoderni sistemi di misurazione.A questa prima fase, che ha visto la realizza-zione dell’allestimento museale, dovrà segui-re, entro brevissimo tempo, la redazione diuno statuto o di un regolamento, strumentoinsostituibile per l’organizzazione e il fun-zionamento anche di un museo integrato al-l’interno di un’istituzione. Non a caso è que-sto il primo degli standard minimi previstidal Codice deontologico dell’ICOM e il pri-mo ambito di riferimento per la definizionedegli standard museali individuati nell’Attodi Indirizzo sui criteri tecnico-scientifici esugli standard di funzionamento e sviluppodei Musei, del Ministero per i Beni e le Atti-vità Culturali (decreto ministeriale 10 mag-gio 2001).

Nel regolamento andranno indicati, le finali-tà e le funzioni, i compiti e le attività delmuseo, l’organizzazione interna e le risorseumane, stabilendo norme e principi di gestio-ne e cura delle collezioni e di erogazione diservizi al pubblico, in riferimento al contestoterritoriale, nonché nell’ambito di un’even-tuale rete di musei locali.La sua attuazione porta a compimento quan-to indicato negli obiettivi del progetto didat-tico denominato appunto Museo “Michelan-gelo” che prevedeva la catalogazione deglioggetti, la gestione e cura delle collezioni,l’esposizione permanente, l’apertura al pub-blico per renderne possibile la fruizione a sco-po educativo e culturale, la conoscenza e va-lorizzazione del contesto territoriale di riferi-mento come strumento di crescita culturale.Non a caso non sono stati previsti spazi dadedicare alla didattica museale: è tutto il mu-seo che comunica, trasmette cultura, attraver-so gli oggetti esposti.

Maria Rosaria IaconoResponsabile Servizio Educativo

Soprintendenza BAPPSADCaserta e Benevento

Nota bibliografica

Imparare al museo. Percorsi di didattica museale a cura diEmma Nardi. Napoli 1996Prete Cecilia, Aperto al pubblico. Comunicazione e servizieducativi nei musei. Firenze 1998Antinucci Francesco, Comunicare nel museo. Bari 2004

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GLI APPROFONDIMENTI

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Breve profilo storico della città di Caserta dalla metà del XIX agli inizi del XX secoloFelicio Corvese

Istituto Campano per la Storia della Resistenza – Centro Studi Daniele

Nel XIX secolo la città di Caserta si presen-tava con una struttura insediativa duale, ca-ratterizzata da un centro urbano di più recen-te formazione, valorizzato dalla reggia van-vitelliana, e da una costellazione di ville ecasali di più antico insediamento e con carat-teri spiccatamente rurali, disseminati nellafascia pedemontana e nel piano. A partiredalla metà del XIX secolo Caserta subì mo-dificazioni urbanistiche importanti, prima,con l’apertura della maggiore arteria, il “Cor-so Ferdinando”, avvenuta a metà del secolo,poi, con lo sviluppo, nel periodo postunita-rio, di numerose opere pubbliche e la costru-zione, sistemazione e prolungamento di unpiù ampio e razionale sistema di strade citta-dine. Esse segnarono lo sviluppo territorialedella città in direzione Est rispetto alla reg-gia, favorito anche dalla collocazione dellastrada ferrata che spezzava la continuità del-l’asse vanvitelliano. Ciò avvenne con la ri-strutturazione del centro e l’urbanizzazionedella campagna adiacente attraverso un pia-no di successive costruzioni che si aggiunse-ro progressivamente alle precedenti, secon-do uno schema a maglie ortogonali, nel qua-le i singoli spazi edificati, di forma quadran-golare, assunsero la tipica struttura della casa“a corte”. E’ in questa fase che il centro stori-co del capoluogo di Terra di Lavoro acquistòconsistenza e caratteri più “moderni”. Ven-nero costruiti numerosi fabbricati destinati adessere abitazioni per i ceti medi cittadini, conuna tipologia edilizia caratterizzata da palaz-zi a corte chiusa, con giardino posteriore enegozi a fronte strada, che fanno riferimentocon tutta evidenza alle vecchie corti rurali pre-esistenti e che ben mostrano il passaggio diquesti gruppi sociali da funzioni ed attivitàlegate al ciclo agricolo ad un ambito di atti-vità e di affari d’ambito più spiccatamenteurbano. In questi anni acquistava rilievol’aspirazione dei gruppi borghesi ad ottenereprestigio e visibilità sociali attraverso la co-

struzione di residenze signorili collocate inun ambiente decoroso, composto da strade ret-tilinee di ampia sezione, coordinate a piazzesecondo un andamento assiale riscontrabile,nello stesso periodo, anche nella costruzionedi molti quartieri borghesi tardo-ottocente-schi delle maggiori città italiane ed europee.Progressivamente Caserta si dotò di spaziurbani e di edifici monumentali, destinati adaccogliere le nuove strutture amministrativee le attività istituzionali, pedagogiche, eco-nomiche che i governi liberali della Sinistrastorica e, contemporaneamente, la Chiesa, sulpiano del culto e della presenza ecclesiale,promuovevano, come la sistemazione dellapiazza Vanvitelli, con l’erezione del monu-mento dedicato al grande architetto, i fabbri-cati del “Mercato dei Commestibili”, il pa-lazzo dell’Amministrazione Provinciale, e,alla fine del secolo, l’Istituto Salesiano e di-verse costruzioni civili.Notevoli trasformazioni avvennero pure nel-l’assetto sociale dei gruppi borghesi, al cuiinterno tendeva ad emergere con forza unaborghesia degli affari e delle professioni cheaspirava a maggiori riconoscimenti da partedella Corona e ad un ruolo di primo pianonell’amministrazione della città. Nel corsodegli anni Cinquanta, che costituirono pureuna difficile congiuntura economica a causadelle conseguenze della crisi cerealicola del1853 e della stagnazione degli affari legati almercato del grano e ai dazi comunali, si eraaccentuata l’aspirazione dei professionisti acontare di più nella vita pubblica ed ammini-strativa. La “nuova” borghesia aveva compiu-to progressi considerevoli dal punto di vistapatrimoniale e dell’influenza sociale, cui nonaveva corrisposto alcun riconoscimento nel-l’ambito dell’amministrazione pubblica e de-gli incarichi politici. Il tardivo e maldestrotentativo costituzionale di Francesco II, nelpieno della crisi del regno, non aveva con-vinto la borghesia cittadina a rimanere fedele

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alla monarchia borbonica, mentre ben mag-giori prospettive sembrava offrire il sistemaliberale sabaudo. Per questo giovani esponentidel ceto medio (tuttavia molto ristretto rispettoall’insieme della popolazione) andarono adingrossare le file della Guardia Nazionale eda collaborare attivamente con il governatoredella provincia Salvatore Pizzi per consoli-dare con le armi il governo liberale nella cittàe nella provincia di Terra di Lavoro all’indo-mani dell’Unità.Il passaggio alla fase postunitaria coincisedunque con una forte crescita delle attese peruna più ampia partecipazione alla vita pub-blica di frazioni importanti dell’élite. Essoavvenne attraverso l’allargamento del corpoelettorale, l’aumento consistente delle com-petenze e delle funzioni burocratiche delComune e della Amministrazione Provincia-le, una politica di “sbilanci” e di spesa dina-mica senza precedenti ed il progressivo coin-volgimento di nuove forze nell’area del po-tere locale. Con l’unificazione nazionale el’estensione all’ex-regno delle Due Siciliedelle norme che regolavano l’elezione degliorgani di governo locale e con il ruolo im-portante che la Deputazione Provinciale fuchiamata a svolgere, cominciò una nuova fasedella storia di Caserta, non più solo e non piùtanto “città regia”, ma vivace capoluogo diuna delle province più estese d’Italia e nellaquale la parte più in vista del notabilato citta-dino cominciò ad assumere ruoli e funzionidirigenti di maggior peso nell’amministrazio-ne pubblica e nella gestione delle risorse chelo Stato liberale offriva. Nel 1864 raddoppiòil numero degli elettori comunali rispetto alperiodo preunitario, mentre alle sonnacchio-se e burocratiche riunioni dei decurionati sisostituirono le animate e spesso turbolentesedute dei consigli comunali, dove molto at-tivi erano soprattutto gli esponenti delle pro-fessioni, avvocati in particolare, che trovava-no nell’impegno pubblico e nell’attività poli-tica nuove occasioni di affermazione perso-nale e di guadagno.Se la classe dirigente liberale era strettamen-

te legata al passato, essendo molti dei nuovidecurioni figli di esponenti dei gruppi eco-nomici più in vista dei commercianti ed ap-paltatori attivi nel secondo periodo borboni-co, il quadro complessivo, invece, già nei pri-mi anni Sessanta, appariva profondamentemutato per il maggior peso che assumevano ifattori di mutamento e per il perdurare di unacrisi economica e commerciale che la crea-zione di un mercato nazionale contribuiva arendere più acuta.La fase postunitaria, dunque, sia pure con lelentezze che le forti persistenze dovute alladifficile eredità che il decennio 1850-59 ave-va lasciato ai gruppi dirigenti liberali, videun progressivo orientarsi di questi ultimi ver-so la gestione delle risorse che il capoluogo,via via sempre più popoloso, cominciava adoffrire. A calamitare gli interessi dell’éliteerano gli affari legati agli appalti dei dazi, alleforniture, alla compravendita dei suoli ed alsettore edilizio, sia pubblico, per le opere diabbellimento messe in cantiere e l’aperturadi strade e nuovi quartieri, sia privato, lega-to agli investimenti della borghesia cittadinanella costruzione di nuove abitazioni. Aumen-tavano anche l’indebitamento e le politichedi “finanza allegra”, la cui conseguenza ful’aumento dell’imposizione fiscale che, nelcorso degli anni Settanta e fino alla metà de-gli anni Ottanta, aumentò di oltre un terzo,per poi continuare a crescere negli anni suc-cessivi. Parallelamente si accentuò il pesodella popolazione che veniva a risiedere nelnuovo centro urbano e si acuivano i conflitticon la costellazione di villaggi e casali, dal-l’economia prevalentemente agricola, costret-ti a pagare tasse comunali più alte.Con il consolidarsi delle funzioni di capoluo-go provinciale cominciarono a crescere sen-sibilmente nella città anche i servizi e laburocrazia degli impieghi, mentre l’istruzio-ne pubblica subiva un consistente incremen-to. All’Istituto Agrario, una delle poche ini-ziative di fondazione di una nuova scuolavoluta dei Borboni al principio degli anniCinquanta, ma realizzato di fatto solo nel pri-

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mo periodo postunitario, si affiancarono, su-bito dopo, il Ginnasio Giannone, divenutosuccessivamente “Liceo-Ginnasio”, una scuo-la tecnica, poi intitolata a Luigi Vanvitelli, ela Scuola Normale maschile, mentre si svi-luppava il dibattito sulla pubblica istruzionee sull’importanza che veniva ascritta alla for-mazione tecnica e all’istruzione femminile.La pubblica opinione si divise in due orien-tamenti. Uno, tradizionalista, vedeva con so-spetto l’introduzione di indirizzi scolasticitroppo tecnici e l’accesso all’istruzione delledonne; l’altro, più consapevole della neces-sità di istruire quadri tecnici per lo sviluppodel Italia unita, sosteneva le proposte dei go-verni della Sinistra storica ed era favorevoleall’estensione del diritto allo studio.Nello stesso periodo Caserta, continuando inciò una tradizione risalente alla funzione dicittà regia e di presidio, rafforzava la sua vo-cazione di città “militare”. L’esistenza di con-sistenti contingenti di soldati e delle scuolemilitari, anche prestigiose, via via sempre piùpresenti, sia nelle vecchie caserme borboni-che, sia nella stessa reggia vanvitelliana, sianelle nuove caserme costruite alla periferiadelle aree abitate, contribuiva a connotarnein via definitiva la fisionomia sociale ed eco-nomica e a dare alla città quell’immagine, am-piamente presente nell’iconografia otto-no-vecentesca, di ordinata e dignitosa città resi-denziale.Negli anni Ottanta, sull’onda di più generaliorientamenti che si sviluppavano nel Paese,si affermò anche un movimento di coopera-zione economica e di associazionismo ope-raio, con la fondazione nel Casertano di nu-merose banche cooperative e di società dimutuo soccorso, fenomeno destinato tuttaviaad esaurirsi rapidamente, anche per le moda-lità con cui coloro che ne erano promotori,esponenti di punta del nuovo notabilato loca-le, gestivano la struttura associativa e i fondiloro affidati, spesso utilizzati a fini elettorali-stici o per ardite operazioni speculative.Contemporaneamente, molto timidamenteagli inizi, si sviluppò una fase del tutto nuova

di confronto di idee e di dibattito politico, dicui furono testimonianza i periodici che ani-mavano la vita civile e culturale della città.Nacque una prima “pubblica opinione” e siaprirono sedi sociali di confronto delle ideedi cui i quotidiani stampati nel capoluogo era-no espressione. Già alla fine degli anni Set-tanta si assisté alla formazione di schieramentipolitici più definiti che diedero vita a loroorgani di stampa, come “La Verità Costitu-zionale”, vicino alle posizioni della Sinistrastorica, ed il “Patto costituzionale” più mo-derato. Nella distinzione tra “sostenitori delprogresso” e “tradizionalisti” sarebbe inuti-le, tuttavia, tentare di identificare gli “emer-genti” nei primi e i nostalgici del passato re-gime nei secondi. Piuttosto va considerata lacircostanza che i ceti più dinamici erano giàattivi sul piano economico e commercialesotto i Borboni e furono, in generale, questi igruppi inclini ad una politica di spesa e diinvestimento, aspetto quindi nuovo, mentre imoderati erano più presenti all’interno dellapiccola borghesia minuta, meno attiva e piùlegata ai settori più deboli e popolari dellacittà, diffidenti verso il cambiamento e le nuo-ve leadership politiche.L’associazionismo politico e culturale,espressione di orientamenti che tra loro nonpresentavano agli inizi grandi diversità, è in-dicativo di questa nuova stagione di dialetti-ca politica e del formarsi di correnti di opi-nione che proprio attraverso la stampa localemostravano una certa vivacità. Questa fasedi iniziazione alla politica non interruppe,tuttavia, le vecchie e radicate consuetudini deipatronage e delle forme di comparaggio checaratterizzavano la società di ancien régimee vennero più spesso adattate alle nuove esi-genze elettorali e di rappresentanza politicadell’Italia unita, come è possibile costatarequando avvenne l’allargamento del suffragio,in seguito alla riforma del 1882, che quadru-plicò il numero degli elettori allargando la par-tecipazione politica a strati popolari nullate-nenti e poco o nulla alfabetizzati.La nuova élite cittadina, uscita vincente dalla

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difficile congiuntura economica degli anniCinquanta, tese anche ad affermare una suaforte autonomia, opponendo una pervicaceresistenza ai tentativi di controllo e di condi-zionamento del governo centrale e, per que-sto, frazioni importanti del notabilato caser-tano diedero vita a forti e continui conflitticon i prefetti (tra il 1895 e il 1898 se ne avvi-cendarono nella sede casertana ben 13).Sul finire del secolo il progresso incalzava,mentre vecchie questioni, come quella del-l’acquedotto o delle acque piovane, continua-rono per lunghi anni a rimanere irrisolti. Leinnovazioni sulla via della modernità, l’illu-minazione pubblica, le nuove linee ferrovia-rie, i telefoni, l’elettrificazione costituironoargomenti centrali del dibattito e della lottapolitica che divenne, a mano a mano che lamappa degli affari cittadini si faceva più ric-

ca, più aspra, specie per quanto riguardava lagestione della pubblica amministrazione.Alla fine del secolo, in coincidenza con unaulteriore ed acuta crisi economica e sociale,acquistarono rilievo forme di organizzazionepolitica nuova, espressione dei ceti popolari,senza che tuttavia cambiasse in maniera de-cisiva l’assetto complessivo della città, de-stinato a mantenere gran parte delle caratte-ristiche accennate sino agli anni Venti del No-vecento, quando, con il fascismo, questa fasedi sviluppo dello spirito pubblico e del dibat-tito politico fu bruscamente interrotta, cosìcome le aspirazioni ad autodeterminarsi deiceti dirigenti della città capoluogo, che subi-rono una cocente umiliazione ed un definiti-vo ridimensionamento politico con la soppres-sione della Provincia di Terra di Lavoro de-cretata da Mussolini nel 1927.

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Strumenti, uomini e carteVladimiro Valerio

Dipartimento di Storia della Architettura – Università IUAV di Venezia

Misura del territorio e strumenti per effettua-re tali misure sono un binomio inscindibileche, tuttavia, perché non rimanga una dichia-razione assiomatica, necessita di qualcheesemplificazione. Il catalogo degli strumentidel già “Istituto Tecnico Agrario”, ora Istitutoper Geometri “Michelangelo” fornisce un’oc-casione di riflessione su quella felice stagio-ne a cavallo tra Settecento e Ottocento che havisto combinati processi tecnologici, avanza-mento delle conoscenze geografiche ed atten-zione verso le più ampie questioni di svilup-po connesse alla conoscenza del territorio eche Napoli ha attraversato da protagonista.La storia nasce e si sviluppa, come oramaidimostrato da una discreta letteratura sull’ar-gomento, con lo stabilimento per regio decre-to, nel 1781, di una Commissione per la Car-ta geografica del Regno di Napoli, sotto ladirezione scientifica di Giovanni Antonio Riz-zi Zannoni e quella amministrativa di Ferdi-nando Galiani. Intorno al progetto della cartatopografica del Regno da incidersi in scala1:114.000 si svilupparono una serie di attivi-tà indotte che contribuirono a formare unaschiera di specialisti in campo tecnico ed ar-tistico e che si esprimerà compiutamente neiprimi decenni dell’800 con la nascita di atti-vità imprenditoriali di grande qualità nel cam-po della meccanica di alta precisione.Mentre negli anni immediatamente precedentila nascita della Commissione il mercato dellastrumentazione scientifica per osservazioniastronomiche e topografiche era interamentenelle mani di inglesi, francesi e svizzeri, ne-gli anni di realizzazione della carta iniziano avenire alla luce le prime maestranze napole-tane, probabilmente formatesi nel mondo deimeccanici e degli orologiai che lavoravano sucommesse reali ma che iniziarono a cimen-tarsi anche nel più impervio campo della stru-mentazione scientifica di precisione. Così ac-canto ai nomi degli stranieri quali David Gi-roud, orologiaio svizzero, Mr. Martin e Mat-tia Rust commercianti inglesi importatori di

strumenti e di materiale per il disegno e l’in-cisione, compaiono i napoletani DomenicoSalsano e Giuseppe Marchiani che riparanoalcuni strumenti prestati dal Principe di Tar-sia alla Commissione, Giovanni Primavesi,amministratore della Ditta “Primavesi eComp.i” che forniva cannocchiali, per lo piùinglesi, ed il canonico Angelo Cipolla che,nel 1786, oltre ad avere eseguito dei lavorisugli strumenti “matematici” utilizzati dai ge-ografi, accompagnò lo stesso Rizzi Zannoninelle osservazioni astronomiche a Lecce perassisterlo nelle operazioni e per rettificare glistrumenti al termine della missione. Sta difatto che la presenza a Napoli di una vastaproduzione di cannocchiali, orologi, quadrantie sestanti, oggetti per l’incisione e per il di-segno tecnico, sebbene di provenienza stra-niera, porterà dapprima alla necessità di ri-pararli e rettificarli e ben presto ad imitarliper rispondere ad una domanda interna cre-scente.Forse durante il Decennio Francese, periodonel quale il governo mise in atto ogni sforzoper fornire Napoli di una moderna tecnolo-gia – si pensi alla fondazione dell’Istituto diIncoraggiamento, che aveva tra i suoi com-piti statutari quello di incentivare le inven-zioni e le privative – iniziò a svilupparsiun’autonoma produzione di strumenti otticie per le misurazioni topografiche.Il carteggio di Ferdinando Visconti degli annitra il 1817 ed il 1820 – Visconti non a casoera direttore dell’Officio Topografico del Re-gno di Napoli discendente attraverso il Gabi-netto Topografico di Sua Maetà della Com-missione per la carta geografica di Rizzi Zan-noni – ci consente di vedere questo settoreproduttivo al suo nascere. Assistiamo nuova-mente all’incontro tra topografi e costruttoridi strumenti che si sollecitano a vicenda gliuni ponendo problemi, gli altri cercando difornire soluzioni tecnologiche a quei proble-mi. Le istanze di Visconti, alle prese con lamisurazione di una base geodetica e la co-

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struzione di una triangolazione che coprival’intero regno, di Giuseppe Piazzi, che stavadirigendo la costruzione dell’osservatorioastronomico di Miradois a Napoli, vengonoraccolte dai più importanti costruttori stranierie nascono le prime imprese regnicole. Incon-triamo, quindi, Bonaventura Bandieri, costrut-tore di camere lucide e di orizzonti artificialiintorno al 1820 che diventa “Macchinista dicasa Reale e de’ Regj Studi” con laboratorioalla Pietra Santa, Gennaro de Conciliis, pro-fessore di Fisica sperimentale nell’Universi-tà di Napoli, membro dell’Accademia delleScienze di Napoli dal 1811, che produce ca-mere lucide nel 1818 concorrenziali a quelledi Giovambattista Amici, propagandate daltecnico modenese durante un suo viaggio aNapoli nel 1817.Poco dopo nascerà l’officina di GiuseppeSpano, meccanico anche dell’Officio Topo-grafico. Bandieri e de Conciliis si scontreran-no subito sui prezzi per la conquista del pic-colo mercato napoletano in crescita in queglianni. Amici, riuscirà a vendere a Napoli unaventina di camere lucide, attraverso il colon-nello Visconti, agli uomini politici ed agliscienziati più in vista della città, che mirava-no ad arricchire i loro gabinetti scientifici:Koeller ambasciatore austriaco a Napoli,Ramdhor ambasciatore prussiano, il genera-le Nugent capo delle forze armate napoleta-ne, Francesco Ricciardi già ministro di Mu-rat, Oronzo Gabriele Costa zoologo e fonda-tore dell’Accademia degli Aspiranti Natura-listi. Lo stesso Officio Topografico ne com-prò alcune e le mise a disposizione dei suoidisegnatori che iniziarono ad addestrarsi allaripresa del paesaggio en plein-air, dando l’av-vio alla stagione artistica della scuola diPosillipo.

Gli uomini, i costruttori compaiono in quellacorrispondenza a tutto tondo con tutte le lorointemperanze e problematiche esistenziali:nello scrivere a Giovambattista Amici, Vi-sconti nota di non provare “meraviglia cheReichenbach – uno dei più accreditati costrut-tori di strumenti topografici ed astronomicidel XIX secolo – non risponda né agli Astro-nomi di Milano né al vostro per il circolo me-ridiano che gli è stato ordinato pel vostro os-servatorio, e – conclude Visconti – penso chea lui poco importa che gli si tolga la commis-sione” (lettera del 24 novembre 1818). Pocooltre, nella stessa lettera, parlando dell’astro-nomo Xavier de Zach, dopo averlo propostocome possibile intermediario per raggiunge-re Reichenbach, egli osserva che “Zach al suosolito indispone tutti, l’un dopo altro, e sa-rebbe un prodigio se il solo Reichenbach nonavesse incontrata la sorte medesima”. Piazzi,inoltre, “vorrebbe che il mondo s’accomodas-se al suo modo di pensare, invece che dovreb-be egli accomodarsi alle cose del mondo, elasciar che vada come vuole quando non puòegli farlo andare a suo piacimento” (11 ago-sto 1818), mentre Bonaventura Bandieri “èonesto al di là di quel che sono i più onesti,talché la sua onestà degenera in dabbenaggi-ne”, inoltre “non sente amici, e consulta solola sua ombrosa delicatezza … e così si afflig-ge e si tormenta continuamente”.Insomma, uomini così imperfetti e distrattinei rapporti umani e tuttavia così attenti e pre-cisi nel proprio lavoro e nella costruzione distrumenti perfettissimi che noi oggi ammiria-mo.

Le citazioni sono tratte da Ferdinando Visconti, Car-teggio (1818-1847), a cura di Vladimiro Valerio, Fi-renze, Olschki 1995.

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L’immagine “pubblica” della fotografia aereanel campo delle scoperte archeologiche è sta-ta fondamentalmente dovuta alla divulgazio-ne di alcune immagini che mostravano constraordinaria efficacia nel dettaglio più minu-zioso piante di monumenti archeologici se-polti, per nulla visibili sul terreno; ad esem-pio, ricordiamo la fotografia che mostra in tuttii particolari la villa romana ad duas Laurossepolta sotto la pista d’erba dell’aeroporto diCentocelle; tali fotografie hanno colpito im-mediatamente “l’immaginario collettivo”mettendo in ombra, immeritatamente, altre“virtù” tutt’altro che secondarie di questo stru-mento, come per esempio la sua capacità dicostituire una memoria storica, qualche voltasenza alternative.La prima fotografia aerea veniva scattata dauna mongolfiera nel 1858 da Gaspar FelixTounachon (in arte Nadar) e già nel 1879 que-sto tipo di ripresa viene applicato al campodegli studi archeologici per opera del tedescoStolze che rilevò la situazione degli scavi diPersepoli. Al padre Antoine Poidebard, dettoil Prete Volante, dobbiamo le basi scientifi-che della fotointerpretazione archeologica;egli intuì, anche, il rapporto tra le modalitàdella ripresa e la comparsa in campo degliindici rivelatori degli elementi antichi nasco-sti desumendone le prime basilari indicazioniper la ripresa finalizzata all’uso archeologi-co.Analizzando la storia delle applicazioni dellafoto aerea nel campo degli studi di antichità,possiamo tracciare un quadro, sia pure sche-matico e largamente semplificato, di quelli chesono gli usi più diffusi della fotografia aereanel nostro campo di interesse: documentazio-ne semplice, in cui viene sfruttata soprattuttola possibilità della vista d’insieme; lettura inpiano, in cui la foto affianca la carta topogra-fica per tutti gli usi connessi con la ricogni-

La fotografia aerea archeologica e la fotogrammetria finalizzata ai beni culturaliFabio Piccarreta

Seconda Università degli Studi di Napoli Dipartimento di Studio delle Componenti Culturali del Territorio

zione e la localizzazione dei dati; lettura tri-dimensionale, in cui mediante la stereosco-pia si approfondisce la qualità dell’analisidell’immagine; restituzione fotogrammetricafinalizzata, in cui si assommano e si fondonotutti i livelli precedenti per la creazione di unacartografia su misura. Dal nostro punto divista questo mezzo di indagine deve essereguardato come un valido aiuto per quegli stu-di, finalizzati alla conoscenza storica del ter-ritorio, che fanno parte della materia indicatacome Topografia Antica. Allo stato attualedelle cose un atteggiamento equilibrato im-pone di considerare la fotografia aerea allastregua di una delle fonti di informazioni dicui ci serviamo normalmente: non la più im-portante ma certo nemmeno l’ultima. Oggi,se non in casi particolari, non è proponibileun lavoro sul territorio per il quale si sia tra-scurato di cercare il contributo del documen-to aerofotografico.Tra i primissimi a rendersi conto delle possi-bilità della fotogrammetria per il nostro cam-po di studi fu F. Castagnoli che ne aveva fat-to, tra l’altro, esperienza diretta eseguendoinsieme a G. Schmiedt uno studio basilaresulla urbanistica di Norba in cui fu utilizzataper la prima volta questa tecnica a fini squisi-tamente archeologici. L’intuizione del Casta-gnoli fu portata avanti attraverso l’attività dellaboratorio da lui fondato presso l’Istituto diTopografia Antica dell’Università degli Stu-di di Roma nel quale chi scrive ebbe la fortu-na di operare per molti anni. Qui si venneroindividuando i metodi e le procedure per unaefficace finalizzazione all’archeologia di unacartografia non solo su misura per caratteri-stiche di scala, ma anche in grado di rispon-dere alle esigenze tipiche della disciplina to-pografica, che rifugge dalla valutazione deldato archeologico preso per sé stesso, ma neesige la contestualizzazione.

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Il procedimento che consente il rilievo delterreno passa attraverso le fasi di fotoletturae di fotointerpretazione e attraverso la preci-sa comprensione dell’oggetto da rappresen-tare, non diversamente da quel che accade perogni genere di rilievo. In questa applicazioneviene sfruttato al massimo l’aspetto della fo-tografia aerea, come archivio di dati, sia pureun archivio non immediato ma potremmo direquasi “criptato”. La diffusione nel nostro set-tore di questa applicazione è stata dovuta nonsolo all’esigenza di far fronte alla frequentemancanza di cartografie di base di qualitàadeguata alle nostre esigenze, ma ancor piùalla inadeguatezza delle carte topografichedisponibili Nell’insieme attraverso questeesperienze si è arrivati a realizzare una carto-grafia dedicata piuttosto efficace e suscetti-bile di fornire mediante elaborazione al com-puter un vasto spettro di prodotti tematici adue e a tre dimensioni: la procedura necessa-ria alla realizzazione di una cartografia dedi-cata passa a nostro parere attraverso interventisu tre livelli fondamentali: livello planime-trico, nella composizione della planimetriadella carta topografica si opera mediante lascelta degli elementi da disegnare ed il gradodi evidenza da attribuire loro; infatti l’arche-ologo decide quali elementi vadano rilevati econ quale grado di visibilità debbano com-parire tenendo conto delle finalità della cartache va delineando; livello altimetrico, pervisualizzare l’andamento altimetrico dei ter-reni attraverso lo sforzo di renderne punti-gliosamente le caratteristiche morfologichemediante un disegno il più possibile accura-to delle isoipse, tracciate per di più ad equi-distanza molto stretta. sino ad arrivare ad ef-fetti quasi chiaroscurali che sono una sorta di

graficizzazione del microrilievo; la codificaspecialistica, è un aspetto strettamente con-nesso con la fotogrammetria analitica o assi-milata in cui ad ogni oggetto prima della re-stituzione viene attribuita una targa di identi-ficazione consistente in un codice alfanume-rico che ne identifica nelle grandi linee lanatura. Il sistema nato per la cartografia nu-merica ordinaria è stato da noi esteso alla fo-togrammetria finalizzata creando una biblio-teca di codici specialistici adatti agli oggettiarcheologici ed a quanto attiene ai nostri in-teressi. In questi ultimi anni l’interesse perquesta applicazione si è concretizzato attra-verso la costituzione di numerosi laboratoriad essa dedicati di cui si sono dotate: l’Uni-versità di Lecce (Laboratorio di Topografiaantica e Fotogrammetria Università-C.N.R),Bari (Laboratorio Centro Aerofotografico),Potenza (Istituto di Studi Federiciani delC.N.R.), Viterbo (Laboratorio Fotografico eLaboratorio di Registrazione e Documenta-zione Grafica), Seconda Università di Napo-li (Laboratorio di Fotogrammetria Finaliz-zata,); settori analoghi sono anche presso ilMinistero dei Beni Culturali (Laboratorio diTopografia e Fotogrammetria), presso ilC.N.R (Laboratorio di Fotogrammetria fina-lizzata), presso il Centro di Documentazionedella Regione Lazio (Laboratorio di foto-grammetria).

BibliografiaBradford J. S. P. Ancient Landscapes. Londra, 1957;Schmiedt G. Atlante aerofotografico delle sedi umanein Italia, parte II: Le sedi Antiche Scomparse. Firen-ze, 1970; Piccarreta F., Ceraudo G. Manuale di Aero-fotografia Archeologica, metodologia, tecniche e ap-plicazioni. Bari, 2000.

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Il fondo dell’Amministrazione Provinciale nell’Archivio di Stato di CasertaElodia De Gennaro

Archivio di Stato di Caserta

Il fondo dell’Amministrazione Provinciale, dacui sono stati tratti i documenti oggetto dellamostra, fu versato all’Archivio di Stato diCaserta al momento della soppressione dellaProvincia nel 1927. La presenza di questa do-cumentazione nell’Archivio è pressoché ano-mala in quanto gli Archivi di Stato conserva-no solo i documenti degli organi legislativigiudiziari ed amministrativi dello Stato e nondegli Enti locali. Questi atti però furono ver-sati dalla Prefettura al momento della suasmobilitazione in quanto l’AmministrazioneProvinciale fu considerata un ente soppres-so.Le carte conservate nell’Archivio di Statocomprendono tutta la produzione dell’Ammi-nistrazione Provinciale dal 1865 al 1914, conalcuni precedenti che risalgono agli inizidell’800.Le Province già presenti nel periodo france-se ebbero, in effetti, un maggiore assestamen-to nel 1860 quando, il 13 marzo, il Ministrodell’Interno Marco Minghetti presentò al Par-lamento quattro proposte di legge: 1) sullaripartizione del Regno e sulle autorità gover-native; 2) sui consorzi; 3) sull’amministrazio-ne regionale; 4) sull’amministrazione comu-nale e provinciale. Con quest’ultimo proget-to si attribuiva alle Province un ruolo moltoimportante nell’ordinamento amministrativod’Italia; ma solo il 20 marzo 1865 si giunsecon il Lanza all’approvazione della legge.Le attribuzioni date alle Province venivanonotevolmente aumentate rispetto a quelle cheavevano nelle leggi precedenti: avevano per-tinenze in materia di strade, difesa dei fiumie dei torrenti, istruzione secondaria, sanità eterme, discipline per la conservazione dei bo-schi e per gli usi agrari; parte di beneficenzache non è né comunale né di amministrazio-ne privata; ospizi per gli esposti e per i folli;

conservazione dei monumenti. Queste mate-rie attribuite alle Province, rimasero più omeno tali fino al 1934 con il testo unico dellalegge comunale e provinciale.La documentazione dell’AmministrazioneProvinciale, conservata nell’Archivio di Sta-to di Caserta, si avvale come strumenti di ri-cerca di sei inventari che rispecchiano i ver-samenti fatti dalla Deputazione Provincialeall’Archivio Generale della Provincia dal1885 al 1923.Nel primo volume, intitolato “Atti vari”, sipossono ritrovare, un po’ frammisti, argomen-ti relativi a contabilità, pubblica sicurezza,pubblica istruzione, trovatelli ecc. in un arcocronologico che va dal 1822 al 1886.Il secondo volume, invece, riguarda esclusi-vamente le strade, i ponti, i torrenti e gli sta-bilimenti balneari.Nel terzo, oltre alle strade, si possono trova-re oggetti relativi ad altre materie.Il quarto volume, che cronologicamente giun-ge fino agli inizi del 900, è organizzato inmaniera più sistematica. Alla fine dell’inven-tario, infatti, c’è un indice in cui gli argomentisono suddivisi in sette serie e, nell’ambito diciascuna serie, per categoria.Nella prima serie troviamo categorie che ri-guardano: Agricoltura Industria e Commer-cio, musei, onoranze, pubblicazioni di opere,circoscrizioni territoriali, sedi notarili, caser-maggio e affari generali. Nella seconda serieci sono documenti del Consiglio Provincia-le, verbali del consiglio, deputazione provin-ciale, elezioni, concorsi ecc. La terza e laquarta serie sono molto più omogenee rispettoalle altre: l’una si interessa di strade e l’altradi tutto ciò che riguarda i comuni. La quintaserie tratta di beneficenza, folli, ospizi, bri-gantaggio, mendicicomi ecc.La sesta di economato, conti, bilanci, paga-

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menti. La settima solo di Istruzione Pubblica.Il quinto volume contiene “Pratiche antichenon pandettate”. In effetti sono atti ammini-strativi vari che vanno dal 1843 al 1900.L’ultimo volume intitolato “Ufficio tecnico”riguarda essenzialmente le strade, suddivise

per tronconi, e copre un arco di tempo che vadal 1830 al 1900.Per completezza di informazioni si può direche nell’Archivio di Stato di Caserta sonoconservati anche gli “Atti del Consiglio Pro-vinciale” a stampa dal 1861 al 1920.

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Nel 1836, anno d’inizio dell’attività di Giu-seppe Spano, in Napoli il Reale Officio Topo-grafico era in pieno fulgore sotto la direzionedi Ferdinando Visconti e il macchinista Giu-seppe Spano provvedeva alla manutenzionedegli strumenti di cui era dotata la specola diquell’Officio.La famiglia Spano, di origini sarde, si trasferìa Napoli fin dal XVIII secolo ed annoverò trai suoi componenti un Antonio Spano nato nel1743, che fu un celebre fisiologo, ed un Giu-seppe Spano che tenne la cattedra di Antichi-tà Pompeiane presso l’Università di Napoliagli inizi del XX secolo.Giuseppe Spano, costruttore di strumenti ge-odetici e topografici, nacque a Napoli nel1806, e vi morì il 10 giugno del 1873.Versatissimo in matematica, vero genio nel-l’idraulica e nella meccanica, si dedicò consuccesso a costruire e perfezionare strumentidi precisione, fondando quell’Opificio Mec-canico che doveva progredire considerevol-mente raggiungendo in breve tempo vastissi-ma fama.Iniziò l’attività in un piccolo laboratorio inVia Vergini n.32 e successivamente si trasfe-rì in Vico SS. Filippo e Giacomo al n.21, nelcuore della Napoli storica, nell’immediatavicinanza della Regia Scuola di Applicazionedegli Ingegneri, nel chiostro della Chiesa diMonteverginella, dove operò anche il figlioGaetano.L’attività di Giuseppe Spano fu instancabilee ininterrotta: nei giorni festivi, per non in-correre nei rigori della censura e per non ve-nire meno ai suoi principi religiosi, si dedica-va alla costruzione di pregevoli orologi in le-gno che poi regalava ad amici e parenti.Nel 1827, poco più che ventenne, costruì lasua famosa Macchina a Suddividere usata perincidere le graduazioni dei cerchi dei gonio-metri, munita di un grande nonio circolare checonsentiva suddivisioni del cerchio in 40.000

L’Opificio Meccanico Spano in NapoliAntonio Coppola

Università di Napoli “Parthenope”

parti. La precisione era di gran lunga supe-riore a quella conseguibile con le analoghemacchine costruite da Ramsden, Reichenba-ch e Gambey.Per dimostrare la dedizione e il rispetto per ilproprio lavoro, egli pretendeva il titolo dimacchinista e non quello di don, che pur glisarebbe spettato quale appartenente a fami-glia benestante ed essendo egli stesso proprie-tario di diversi immobili.Di Giuseppe Spano è da segnalare, tra gli al-tri, la costruzione dell’orologio installato sullatorre al centro dell’emiciclo vanvitellianodell’allora Largo del Mercatello, oggi piazzaDante, distrutto durante un saccheggio nel1848.Un orologio idraulico, primo del suo generein Italia, fu costruito dallo Spano nella villadel Marchese Santangelo, sita in Pollena, allefalde del Vesuvio; era congegnato in mododa segnare le ore e le sue frazioni fino al quar-to, mediante giochi d’acqua che si attivavanoal loro scoccare.Altro strumento costruito dallo Spano fu ilprimo contatore automatico di persone, in-stallato all’ingresso degli scavi di Pompei.Giuseppe Spano diede il suo contributo an-che per la trasformazione del Sistema Metri-co del Regno delle Due Sicilie nel SistemaMetrico Decimale, poi adottato con la leggeentrata in vigore il 1 gennaio 1841.Tra i suoi lavori di maggiore impegno, chegli valse importanti riconoscimenti nel mon-do scientifico, va ricordata la copia della Tesadi Ertel realizzata nel 1865 su incarico dellaCommissione Internazionale per la Misura deiGradi in Europa. Fu usata per la misura del-l’ultima base della triangolazione del Regnod’Italia, quella di Piombino, nel 1895.L’originale faceva parte dell’apparato di mi-sura delle basi già acquistato dal Reale Offi-cio Topografico nel 1858.La Tesa di Spano è oggi conservata a Firen-

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ze, nel Museo dell’Istituto Geografico Mili-tare, dove, dello stesso autore, sono ancheconservate alcune Tavolette Pretoriane, treesemplari dell’Elioscopio e due piccolissimiTacheometri quasi tascabili databili 1875 cir-ca, costruiti dal figlio Gaetano.L’Officina Spano era specializzata anche nellaproduzione di reticoli per cannocchiali confili di bava dei ragni brasiliani.Nell’autunno del 1845 il fermento delle atti-vità della produzione industriale a Napoliportò alla scelta della città quale sede del VIICongresso degli Scienziati; al congresso,svoltosi sotto il sospetto di essere un incon-tro di sovversivi e pertanto strettamente sor-vegliato dalla polizia, partecipò anche Giu-seppe Spano che durante i moti rivoluzionaridel 1848, combatté sulle barricate erette nel-l’antico borgo dei Vergini.La sua partecipazione prescindeva dagli atte-stati di benevolenza a riconoscimento delmerito tecnico che aveva ricevuti dal Sovra-no e da Maria Cristina di Savoia.Con la repressione, fu imprigionato nelle car-ceri di S. Maria Apparente, ma la sua operafu presto ritenuta indispensabile nel RealeOfficio Topografico e gli fu concesso di lavo-rare in carcere disegnando, progettando e te-nendo contatti con i suoi collaboratori di of-ficina.Il 24 luglio 1850 fu rimesso in libertà su cau-zione e sottoposto a sorveglianza speciale finoal 1856; la vicenda ebbe gravissime ripercus-sioni economiche per la sua numerosa fami-glia formata dalla moglie e da cinque figli.Nel 1851 fornì all’Officio Topografico treplancette (tavolette pretoriane) munite di diot-tra e stadia con cannocchiale a 20 ingrandi-menti e due micrometri, due aste di mira astadia con livelli sferici smontabili, una bus-sola tutta di ottone, una livella a bolla d’ariae due specchi piccoli.La fama dello Spano, quale costruttore di stru-menti topografici, giunse anche a Garibaldiche già aveva visto fallire l’attacco controCapua (7 settembre 1860) per l’inefficienzadelle artiglierie dovuta alla mancanza d’ele-

menti cartografici, asportati da Napoli dalletruppe regie.Garibaldi chiese allo Spano di fornirgli unmezzo utile per regolare con buon successoil tiro dei cannoni in modo semplice ed im-mediato, con precisione sufficiente allo sco-po.Lo strumento, approntato in pochi giorni efondamentalmente costituito da due ottimicannocchiali, era atto a misurare la distanzada un punto ad un’altro inaccessibile, come èuna postazione nemica, senza necessità dimisurare una base lunga; infatti con una basedi soli 65 palmi, potevano essere misuratedistanze fino a due miglia (circa 3,7 km).Le prove di funzionamento furono eseguite,con risultati eccellenti, dal colonnello Orsini,aiutante di Garibaldi, alla presenza di Gaeta-no Spano, nella sua qualità di guardia nazio-nale.Giuseppe Spano ideò e produsse anche unapiccola stadia militare tascabile, a lastrina diottone, che sulla base di elementi semplici enoti quali l’altezza media di un soldato in pie-di, dava modo di determinarne la distanza.Le realizzazioni dell’Opificio del rinomatomeccanico Spano, tra le quali le più famoserestano le Tavolette pretoriane e i Clisigoni-metri, furono presentate in numerose Esposi-zioni, conseguendo due medaglie d’oro, set-te medaglie d’argento e quattro medaglie dimerito.Prima collaboratore e poi continuatore del-l’opera di Giuseppe Spano fu il figlio Gaeta-no, ingegnere, nato a Napoli nel 1835 e mor-to ivi nel 1905, subentrato alla direzionedell’Opificio nel 1868.Il Neo-Clisigonimetro di Gaetano Spano ebbelarga diffusione in tutta Italia, fin dal 1866,anno della sua messa in commercio; oltre chenei rilievi planimetrici consentiva di raggiun-gere ottimi risultati sia nelle livellazioni geo-metriche sia nelle livellazioni clisimetriche,anche su terreni a forte pendenza per cui fuparticolarmente utile nei tracciamenti di stra-de ordinarie e ferrate, all’epoca in grande svi-luppo.

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Tra gli altri strumenti sono anche da ricorda-re una nuova Tavoletta pretoriana, munita didiottra a stadia per distanze fino a 6000 pal-mi, un livello a piattino del tipo Lenoir concannocchiale e stadia con il quale si poteva-no fare livellazioni con la precisione di 15/1000 di palmo (4 mm), una bussola da rilie-vo con cannocchiale e stadia, un livello dapendio con cannocchiale.Dall’Opificio Spano furono prodotti anche,per incarico del Ministero della Guerra, que-gli Eliografi ottici ai quali, nelle iniziali cam-pagne italiane d’Africa, erano affidate le co-municazioni fra truppe operanti a grande di-stanza, prima dell’avvento del telegrafo.Gaetano Spano non si limitò alla produzionedi strumenti, ma fondò anche una specialeScuola-Officina per la Meccanica di precisio-ne destinata alla costruzione di strumenti d’in-gegneria e di fisica, che aveva sede negli stessilocali di vico SS. Filippo e Giacomo.Nel 1895 per poter disporre di più ampi spa-zi, trasferì l’Officina nella sede dell’OperaCasanova, in via S. Sebastiano, poco distan-te, fondata nel 1864 da Alfonso della Valle,conte di Casanova, con la finalità di educare

fanciulli dagli 8 ai 16 anni insegnando loroun mestiere. Fino al termine del secolo XIX,l’Opificio tenne il campo in modo incontra-stato e della sua produzione restano ancoranumerosi esemplari conservati in Istituzionipubbliche ed in qualche collezione privata.La decadenza dell’Opificio Meccanico Spa-no ebbe inizio nel 1905 con la morte di Gae-tano Spano; la definitiva scomparsa fu con-seguenza del radicale cambiamento dei siste-mi produttivi e delle nuove esigenze del mer-cato che caratterizzarono l’avvento dell’epo-ca industriale.

Note bibliograficheAnnali Civili Del Regno Delle Due Sicilie, Napoli,1834, 1853,1854,1858.Coppola A. Due Distanziometri di Ignazio Porro, in“Bollettino della Società Italiana di Fotogrammetria eTopografia”, n. 3/1993Coppola A. Strumenti geodetici e topografici dell’Opi-ficio Meccanico Spano in Napoli, in “L’Universo” n.2/1998, FirenzeGiucci G. Degli Scienziati Italiani formanti parte delVII congresso in Napoli nell’autunno del 1845, Napo-li, 1845.Valerio V. Societa’, uomini e istituzioni cartografichenel mezzogiorno d’Italia, Firenze, 1993

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LA STORIA DELL’ISTITUTO

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Per invito della Preside dell’Istituto Tecni-co per Geometri di Caserta, cercherò di ri-cordare i primi passi dell’Istituto, la cui isti-tuzione, per un caso strano, in qualchemodo è legata alla mia persona.Dalla Sicilia, dove insegnavo e lavoravocome ricercatore nell’Osservatorio Astrofi-sico di Catania, nell’ottobre del 1949, fuiinviato a Caserta, quale vincitore del con-corso per l’insegnamento di Matematica eFisica negli Istituti Tecnici Commerciali eper Geometri; fui assegnato al “Terra diLavoro”, una delle diciotto scuole messe aconcorso, la più vicina alla Sicilia.In detto Istituto ho insegnato dall’ottobredel 1949 al gennaio del 1962, senza assen-ze, come dice il certificato relativo a quelservizio.Nel gennaio del 1962, vincitore del concor-so a Preside, sono stato assegnato all’Istitu-to Tecnico Commerciale e per Geometri diCassino.Nel successivo anno scolastico 1962/1963,fui inviato, in assegnazione provvisoria, aSanta Maria Capua Vetere, per avviarel’Istituto Tecnico di recente istituzione. Ebbila gioia di dargli il nome di “Leonardo DaVinci”, in una solenne cerimonia per la be-nedizione della bandiera, nella cattedrale diquella Città. In quello stesso anno furonoistituiti tutti i laboratori e le sale di macchi-ne contabili; fu scelto anche il suolo per lacostruzione della sede, fu preparato ed ap-provato il progetto relativo.Nell’ordinanza dei trasferimenti per l’annoscolastico 1963/64 risultava libera una sedea Catania; feci subito domanda di trasferi-mento e ritenevo di avere i titoli idonei.Non fui trasferito e la sede fu assegnata adun collega siciliano, con poco rispetto perla graduatoria.Andai al Ministero a presentare le mie con-testazioni, ma fui vivamente pregato di non

L’Istituto Tecnico per Geometri di CasertaMichele Scaravilli

preside a riposo dell’ITG “Buonarroti”

produrre ricorso, per non obbligare l’Ammi-nistrazione a rifare il movimento di tutto ilpersonale interessato, e di segnalare, in al-ternativa, un’altra sede da me preferita. In-dicai Caserta, pur sapendo che non erasede disponibile.Mi fu assicurato che sarei stato accontenta-to; alla mia osservazione sulla mancanza diuna sede in quella città, fu risposto che nondoveva esser pensiero mio.Una sera di fine agosto di quello stessoanno, ebbi una telefonata dalla DirezioneGenerale dell’Istruzione Tecnica: mi si in-formava che era stato emesso il Decreto perl’Istituzione di un Istituto Tecnico per Ge-ometri a Caserta, del quale ero stato nomi-nato Preside. Altri aspiranti a quella sede inCaserta mi seguivano nella graduatoria deitrasferimenti. Fui invitato a presentarmi aNapoli, il giorno successivo, al ConvittoNazionale di Piazza Dante, per concordare,con un Ispettore Ministeriale inviato all’uo-po, tempi e modalità dell’attuazione del de-creto di istituzione già emesso.Andai a quella convocazione insieme con ilProf. Salvatore Di Nardo, Preside dell’Isti-tuto Tecnico “Terra di Lavoro”.Dal “Terra Di Lavoro” venivano staccatetutte le sezioni per geometri, comprese quel-le funzionanti a S. Felice e Cancello e SessaAurunca; era istituito l’ Istituto Tecnico perGeometri, al quale, successivamente, èstata aggiunta anche una sezione staccata aCaiazzo.Le sezioni di Caserta già funzionavano invia Acquaviva, in un palazzo di recente co-struzione, che fu designato dall’Amministra-zione Provinciale come sede del nuovo Isti-tuto. In quella riunione si trattò dell’auto-nomia amministrativa dei due Istituti, dellaripartizione del personale in servizio, docen-te e non docente, del materiale scientificodei laboratori, della biblioteca, dell’arreda-

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mento. Il Preside Salvatore Di Nardo fumolto comprensivo nei confronti del nuovoIstituto; per tanti anni egli aveva insegnatoproprio ai Geometri.Il nuovo Istituto fu solennemente inaugura-to, nella chiesa dei Salesiani; gli fu dato ilnome di “Michelangelo Buonarroti”, di cuiricorreva il 4° centenario della morte; inol-tre si voleva anche additare agli alunni ilvivo interesse dell’artista per la fede, l’arte,la tecnica e la letteratura.Qualche mese dopo, un mio ex alunno del“Terra di Lavoro”, già diplomato geometraed in servizio presso l’Amministrazione Pro-vinciale di Caserta, venne all’Istituto per far-mi vedere una lettera inviata recentementedel Ministero dei Lavori Pubblici all’Ammi-nistrazione. Nella lettera si contestava allastessa Amministrazione che i fondi assegnatiper la costruzione di un edificio scolastico,in via Ceccano, comprendente la sede per unLiceo Scientifico e per un Istituto TecnicoCommerciale, erano stati parzialmente uti-lizzati e soltanto per la costruzione di unsolo lotto del Liceo Scientifico. Non eranostati per niente utilizzati i fondi destinati allacostruzione dell’Istituto Tecnico Commercia-le. Pertanto veniva revocata l’assegnazionedi tali fondi.Chiesi all’Amministrazione Provincialel’autorizzazione di recarmi a Roma, al Mi-nistero, per dare assicurazione di un futuroimpegno per la predetta costruzione, ancheper rendere disponibile una sede per il nuo-vo Istituto, che funzionava in locali presiin fitto, con grossi oneri finanziari per l’Am-ministrazione stessa. Ebbi tale autorizzazio-ne e fui accompagnato dal Segretario dellastessa Amministrazione.Al Ministero fu data assicurazione che lacostruzione dell’Istituto Tecnico sarebbe sta-ta sollecitata in tutti i modi e si chiese che ifondi assegnati a quello scopo, circa ottantamilioni, non fossero revocati. Fu promessodai funzionari un sollecito riscontroInfatti, con successiva lettera, il Ministeroconfermò il finanziamento, che venne anche

incrementato, prima a 120 milioni e poi a150.Tutti i tecnici della Scuola vennero mobili-tati a riprendere il vecchio progetto, ad ap-portare le modifiche più necessarie, anchein relazione alle esigenze del nuovo Istituto,a fare uno stralcio in relazione ai fondi di-sponibili.Furono approntati disegni e calcoli, in aiu-to ai tecnici dell’Amministrazione, per in-viare in tempi brevi il progetto esecutivo eper richiedere le varie approvazioni.Con la somma disponibile, risultò che pote-va essere costruito soltanto un seminterra-to da utilizzare come palestra ed il primopiano dell’edificio. Non c’era la possibilitàdi iniziare l’aula magna (l’attuale audito-rium) ed una palestra da utilizzare insiemecon il Liceo Scientifico.Per la sopraelevazione, per l’aula magna edi laboratori scientifici furono richiesti alMinistero altri contributi; si ebbero suffi-cienti assicurazioni.Fidando su tale impegno, fu iniziata anchela sopraelevazione, senza interruzione deilavori, anche per non dover effettuare unaimpermeabilizzazione provvisoria che, suc-cessivamente, si doveva rimuovere per rea-lizzare l’altro piano. Purtroppo i fondi pro-messi non giunsero con la tempestività assi-curata; ed i lavori furono sospesi con gran-de preoccupazione.Successivamente, il Ministero, riconosciutala necessità e l’urgenza dei predetti lavori,anche per evitare le spese di una coperturaprovvisoria da rimuovere successivamente,concesse i fondi ed autorizzò il completa-mento della costruzione.Per l’Aula magna, la cui costruzione eragià iniziata, fu assicurato un successivofinanziamento. Altro finanziamento, invece,fu concesso per i lavori esterni (campodi atletica, campi pallacanestro, pallavoloetc.).Intanto la cittadinanza faceva pressione perl’istituzione a Caserta di una sede staccatadell’Università di Napoli per la Facoltà di

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Economia e Commercio. Si proponevacome sede quella dell’Istituto Tecnico perGeometri, in via Ceccano, recentemente ul-timato. Il preside ed i professori allarmati,chiesero allora al Ministero la concessionedi un finanziamento per la costruzione di unedificio scolastico specifico per il “Buonar-roti”: l’attuale sede dell’Istituto.Il finanziamento fu concesso ed il Comunedi Caserta deliberò di assegnare per la co-struzione un ampio spazio, adiacente all’at-tuale via Buonarroti, in considerazione del-la necessità di una vasta area, sia per lacostruzione dell’edificio scolastico e dellapalestra, sia per le esercitazioni all’apertodi Topografia e per le piste e i campi spor-tivi.Progettazione e costruzione ebbero un rapi-do sviluppo, anche perla tempestività dei fi-nanziamenti.Quasi ultimata la co-struzione, l’Istituto“Terra di Lavoro“ cheperdeva la sede in Pa-lazzo Reale per i dannidel terremoto, chiesedi occupare il nuovoedificio. Si sostenevache l’AmministrazioneProvinciale avrebbedovuto affrontare no-tevoli spese per i duetrasferimenti: i Geo-metri da via Ceccanoalla nuova sede, il Ter-ra di Lavoro da Palaz-zo Reale a Via Cecca-no.La questione, dopolunghe e animate di-scussioni con le autori-tà scolastiche e provin-ciali, fu così risolta: ladelibera del Comunedi Caserta aveva desti-nato il suolo espressa-

mente per la costruzione dell’Istituto perGeometri, in considerazione delle sue esi-genze strutturali; l’Istituto per Geometri,però, doveva impegnarsi ad effettuare iltrasferimento nella nuova sede senza oneriper l’Amministrazione Provinciale. La qualcosa fu fatta con la collaborazione di tuttoil personale in servizio.Per la nuova sede si ebbero notevoli contri-buti dal Ministero e dall’AmministrazioneProvinciale: per l’impianto di tutti i labora-tori, per le aule speciali di disegno, linguestraniere, informatica, per la palestra, per gliimpianti sportivi e la sistemazione dellearee esterne.Al termine di tutti i lavori e degli impianti,l’Istituto ebbe l’onore della visita di unadelegazione di docenti del Giappone invia-

Cerimonia di benedizione della bandiera, corte interna della Casa Salesiana di Caserta,21 settembre 1963.

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ta dal Ministero. Gentilmente invitato dallaPreside dell’Istituto, ho avuto la grande gio-ia di visitare recentemente la Scuola e diconstatare che tutto è stato ben conservato,anzi notevolmente migliorato e, soprattutto,

Inaugurazione dell’ala nuova della sede di via Ceccano. Si riconoscono da sinistra: il preside Scaravilli, il presidente dellaProvincia on. Dante Cappello, il vescovo di Caserta, mons. Vito Roberti (ottobre 1974).

che il “Buonarroti” è sempre aperto a tuttele nuove tecnologie formative e didattiche.

Al “BUONARROTI” porgo i miei più fer-vidi auguri per i prossimi cinquanta anni.

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L’Istituto Tecnico Statale per Geometri “Mi-chelangelo Buonarroti” è autonomo dal 01/10/1963, con Decreto Ministeriale del 1965.Ma, in modo singolare ed inatteso, affondale sue radici nell’Istituto Agrario, sorto ametà dell’Ottocento. Di questa storia il“Buonarroti” conserva presente la memoriaanche grazie ad alcune preziose reliquie:parte della biblioteca, con testi rari di inizioOttocento di argomento botanico, zoologico,agrario; alcuni strumenti scientifici (per lachimica, la fisica etc), sussidi didattici (mo-dellini, filmati, diapositive, fotografie etc.)ma, soprattutto, la collezione di strumenti to-pografici.Solo quest’ultima è ordinata ed esposta ne-gli strumenti per il rilievo, per la restituzio-

La storia dell’Istituto “M. Buonarroti”Pietro Di Lorenzo

Seconda Università di Napoli

ne dei terreni e dei fabbricati e per il calco-lo numerico ad essi collegati.L’Istituto Tecnico Commerciale e per Geo-metri “Terra di Lavoro” fu fondato nel 1914come istituto professionale. Alla soppressio-ne del “Regio Istituto Agrario Garibaldi”(1938) ne acquisì i beni.Dalla originaria sede in Palazzo Reale, la se-zione per Geometri fu trasferita prima in viaDe Martino, in palazzo Catemario (abbattutoper lasciare il posto al parco SNICER), poiin via Acquaviva, in palazzo Landolfi.Nel 1963 il preside prof. Michele Scaravilliottenne l’autonomia amministrativa dell’Isti-tuto. La benedizione della bandiera avvenneil 21 settembre nella chiesa dell’Immacola-ta dei Padri Salesiani, a cura di S. E. Mons.

La VB durante l’esercitazione di topografia nelle cavallerizza di viale Carlo III (1962-63): si riconoscono (in piedi): l’ing. Noce(rispettivamente), il geom. Inzolia (quarto da sinistra).5

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Vescovo di Caserta, Bartolomeo Mangino,alla presenza del Sindaco di Caserta, Rober-to Lodati1 .Nel primo anno scolastico 1963/64, forseanche grazie alle inserzioni pubblicitarie2 ,risultarono iscritti 381 alunni e 5 alunne se-guiti dai professori: Vincenzo Caprio, Anto-nio De Nicolo, Raffaele Mazzitelli (agrono-mia); Aly Maria, Vincenzo Chirico, CioffiRosanna, Elisabetta Troianiello, Leda Valen-ti Giudicianni (italiano e storia); GiorginaDi Donato Lieto, Magda Simoncelli, AnnaMaria Veccia (matematica e fisica), Arman-do Castelluzzo (diritto); Alfonso Monzillo,Sergio Noce, Giuseppe Valletta (topografia),Orsola Belfiore Soriano, Assunta VigliottaDella Ventura (scienze e geografia), MarioDe Filippo, Silvestro Grassia (disegno),Vincenzo Salvato (chimica), Virgina De Si-mone (francese), Carlo De Simone, Vincen-zo Varone, Felice Vitelli (costruzioni), Giu-seppe Russo (inglese), Pasquale Gaglione,

Roberto Mingione (religione), Maria Ma-stroianni (tedesco), Giuseppe Farina, MarioTella (educazione fisica)3 . Ad essi si ag-giungevano gli Insegnanti Tecnico Praticiper coadiuvare i docenti nelle esercitazionidi laboratorio: Ugo De Crescenzo (costru-zioni), Di Benedetto Bartolomeo, AgostinoDe Crescenzo, Giuseppe Angelo Inzolia(topografia), Antonio Russo (chimica efisica).4

Non è possibile ricordare tutti i docenti, diruolo o supplenti, che hanno lavorato al-l’ITG nei successivi quarant’anni. Sicura-mente la menzione parziale (quelli inservizio nel 1963) fa torto a tanti altri, al-trettanto validi e certamente meritevoli dicitazione.Lo scopo, limitato, di questo lavoro, però,obbliga a sottolineare che, grazie al climafamiliare (caratteristico dell’Istituto “Buo-narroti” e segno di altri tempi della vita nel-la scuola), molti docenti hanno compiuto la

Una classe durante l’esercitazione di topografia sul tetto di palazzo Landolfi (1963-65): si riconoscono (in piedi): il prof. DeNicolo, poi preside dell’ITG di S. Maria C.V., l’ing. Noce (rispettivamente terzo e quinto da destra), il geom. De Crescenzo(quarto da sinistra).6

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quasi totalità del loro servizio d’insegna-mento nel “Geometri”. Tra essi, e proprionella topografia e nel laboratorio ad essacollegato, è il numero maggiore: i geometriDe Crescenzo ed Inzolia e l’ing. Noce. E ciògiustifica anche la conservazione di tantistrumenti.Nel 1970 si ebbe il trasferimento in via Cec-cano, nella sede oggi occupata dal “Terra diLavoro”.Nel 1981, l’istituto giunse nell’attuale sede,progettata dall’ing. Mariani, ingegnere capodel Comune di Caserta. Il “Buonarroti” ere-ditò dal “Terra di Lavoro” due sezioni stac-cate, rispettivamente in San Felice a Cancel-lo e Sessa Aurunca (quest’ultima solo per unanno);poi ne nacquero anche in Caiazzo eMarcianise, oggi tutte aggregate ad altri isti-tuti d’istruzione media superiore o divenuteautonome.

La grande dedizione e l’attenzione quasi pa-terna, con cui il preside Scaravilli (fino al1990) ha seguito la crescita dell’Istituto,hanno portato il “Buonarroti” ad eccellerenegli anni per qualità della didattica, permodernità delle strutture, per qualità e coe-sione del corpo docente. Ne sono testimo-nianza i numerosi laboratori (fisica, chimi-ca, linguistico, agraria, topografia, costruzio-ni, tecnologia, scienze, informatica), la gran-de palestra (indispensabile per l’attività spor-tiva agonistica di molte società sportive ca-sertane negli ultimi venti anni), la bibliote-ca (costantemente aggiornata, tanto da esse-re per anni di valido ausilio per gli studiuniversitari di molti degli ex studenti). Il la-voro del prof. Scaravilli è stato di esempioper i suoi successori alla dirigenza: prof.Domenico Squeglia (1990-2000), prof. Ro-lando Cusano, (2000-2002).

La squadra del Geometri vincitrice del 1° Torneo Studentesco “Salvatore Di Nardo” (aprile 1973).Componevano la squadra: Cirillo, Iorio, D’Agostino, Vitale, Gabriele (poi allenatore della Casertana Calcio), Gaudio, Nasta,Rainone, Ciaramella, Palmieri, Sufuto, Cassano, Rossetti, Vella.

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Le attività interne dell’Istituto, da semprecurate in ogni dettaglio, sono state rivolteanche ad altre scuole.E’ il caso del torneo di calcio “Salvatore DiNardo”, riservato alle rappresentative stu-dentesche degli istituti di Caserta e della

provincia. Istituito nel 1972, e disputato,con regolarità quasi assoluta, fino al 1992,era occasione per ricordare la figura deldott. agronomo Salvatore Di Nardo, primaprofessore e poi preside del “Terra diLavoro”.

Cartolina per l’inaugurazione della sede di viale Michelangelo.

1 ASITG, Atti Amministrativi, 1963, invito cerimonia benedizione bandiera. La foto è pagina 33.2 AS ITG, Atti Amministrativi, 1963, manifesto dell’offerta formativa e articoli su “Il Mattino”, 24 settembre 1964,

anno LXXIII n 254, p. 7.3 AS ITG, Atti amministrativi, 1963, Situazione dell’Istruzione Secondaria.4 AS ITG, Atti contabili, 1963-64, .5 (AS ITG, foto).6 (AS ITG, foto).

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Attuando un’idea esposta anni prima daGaetano Filangieri, nel 1810 GioacchinoMurat creò in ogni provincia del Regno diNapoli le Società di Agricoltura o CamereAgrarie. Nel 1812 esse mutarono il nome inSocietà Economiche. Istituita a Caserta dopoche la nostra città divenne capoluogo dellaProvincia, la Società di Terra di Lavoro benpresto primeggiò sulle altre per attività scien-tifica e culturale. Nel 1852, la sua Bibliotecafu ritenuta la più ricca del Regno, con 201opere specialistiche.Fino al 1853, la Società fu priva di una sedepropria e di un orto sperimentale: in quell’an-no Ferdinando II le assegnò il vasto fondoprospiciente l’Appia, nei pressi dell’attualeOspedale Militare. Forse proprio per l’eccel-lenza dell’istituzione casertana, FerdinandoII già nel 1851 aveva progettato di far nasce-re un Istituto Agrario destinato alla formazio-ne dei giovani “i quali dopo un discreto cor-so di studi teoretici e pratici ritornassero ne’paesi natii apportatori di utili conoscenze, ecolà insegnassero in qual modo ritrar siconvegna il maggior profitto dalle amene edinestancabili terre della Campania”.1 Ma sel’inaugurazione della nuova sede ebbe avven-ne alla presenza del sovrano il 12 gennaio1855,2 l’Istituto Agrario restò ancora per quasiun decennio solo sulla carta.Come da progetto del 1851, alla Real SocietàEconomica dovevano affiancarsi l’Orto Agra-rio e l’Istituto Agrario. Il 24 maggio 1860,negli ultimi mesi di Regno di Francesco II, laR. Società Economica approvò il progetto diregolamento dell’Istituto,3 e il 28 giugno ilGovernatore della Provincia di Terra di La-voro si attivò per richiedere gli atti ufficialialla Società ma gli sconvolgimenti politici edamministrativi seguenti l’impresa di Garibaldie l’annessione al Regno d’Italia bloccaronola realizzazione concreta.Con la nascita delle Camere di Commercio

L’Istituto Agrario di CasertaPietro Di Lorenzo

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nel 1862, le Società agrarie declinarono e, nelcaso casertano, i beni furono acquisiti dallaAmministrazione Provinciale. Fu grazie al-l’intervento dell’Amministrazione Provincia-le, che si fece carico di tenerlo in vita, chel’Istituto Agrario iniziò effettivamente l’atti-vità didattica il 1 novembre 1864.4 La suasede, (contigua a quella della Real Società),in fase di ultimazione nel 1856, fu consegna-ta proprio nel 1864.5 Dal progetto di impian-to di tutto il complesso, si notano la disposi-zione dei due edifici, la struttura dell’orto ela distribuzione degli ambienti e delle fun-zioni all’interno delle due “case”.Nel luglio 1866, l’Amministrazione Provin-ciale deliberò l’istituzione della Scuola Nor-male Maschile, della quale nel 1872 fu di-sposta l’aggregazione6 all’Istituto Agrario, ef-fettivamente operativa dal 1874-75.7 Il con-nubio durò fino al 1882, anno in cui le duescuole si divisero definitivamente. Le moti-vazioni che spinsero ad unificare le due isti-tuzioni furono esclusivamente di ordine eco-nomico. Entrambe pesavano con un passivorispettivamente di lire 27.000 (al netto dei 2/3 delle rette ammontanti a lire 19.000) perl’Agrario e di lire 16.000 per la Normale.8

Nel 1872, con Regio Decreto, nacque anchelaStazione Agraria Sperimentale “di pruova”,istituita sull’esempio di quelle esistenti inPadova e Pisa.9

I suoi scopi istituzionali furono: “a) lo studiogeologico dei terreni coltivati e coltivabilidelle Provincia; b) l’esame chimico e la de-terminazione qualitativa e quantitativa deiprincipali materiali del suolo coltivabile, utilialla vegetazione; c) l’esame chimico e la de-terminazione sperimentale del valore relati-vo delle diverse sostanze adoperate comeconcime, non che delle piante coltivate persoverscio; d) i saggi comparativi della mate-ria tintoriale contenuta nelle robbie, che sicoltivano nei diversi Circondari della

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Provincia; e) le ricerche sperimentali relati-ve, alla viticultura, alla coltivazione dell’Oli-vo e prodotti industriali relativi; f) la propa-

gazione mediante scritti, ed anche con con-ferenze dei risultati delle esperienze fatte”.10

Probabilmente nel novembre del 1882, l’Isti-

Planimetria generale dell’Orto sperimentale e degli edeifici “casa ad uso d’Istituto” e “Casa per Direzione Magazzino Soc.[iet]aEconomica”. (485x370 mm). Lit. Richter e C.i.43 Probabilmente è la stampa del progetto originario del complesso sulla qualevenne tracciato a mano il muro di separazione tra la palazzina della Direzione e il Convitto.

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tuto Tecnico Agrario fu intitolato a GiuseppeGaribaldi, da poco scomparso.11

Nel 1887 fu disposta la “segregazione del-l’Ospedale dall’Orto agrario con un muro, arinforzare il recinto già esistente,12 che si ag-giunse a quello che già dal 1868 separava ilConvitto dall’Orto.13

Nel 1923, l’edificio e parte dell’Orto dell’Isti-tuto furono espropriati a favore della Provin-cia. L’Istituto fu trasferito ed infine definiti-vamente soppresso nel 1938 (con l’attuazio-ne della riforma Bottai).Nel 1939, la proprietà fu venduta dalla Pro-vincia di Napoli (che aveva acquisito il titoloallo scioglimento nel 1927 della Provincia diTerra di Lavoro) all’Istituto Caseario Zootec-nico per il Mezzogiorno. Nel 1967 la granparte del complesso passò all’Istituto Speri-mentale per la Frutticoltura di Roma (Mini-stero per le Politiche Agricole) che ancor oggilo utilizza per gli scopi di ricerca istituziona-li.14 La restante parte è zona militare, forse daallora.L’Istituto Agrario si prefisse un progetto pe-dagogico e didattico di grande attualità, co-stantemente aggiornato in ossequio alle espe-rienze italiane ritenute all’avanguardia e allanormativa emanata nel corso degli anni.La riforma del 1871 abolì il corso preparato-rio15 introduttivo, utile ad equiparare la pre-parazione degli studenti provenienti da diver-se esperienze formative (il corso fu reintro-dotto con la riforma del 1874). Ad esso se-guivano tre anni, ciascuno concluso da unesame di passaggio all’anno successivo.All’atto della proposta di riforma del 1874,l’Istituto Agrario costituiva un occasione diformazione tecnica di livello superiore nel-l’agricoltura, assai migliore delle scuole ele-mentari (o Colonie Agrarie), delle scuole difattori (o scuole mediane), superata solo dal-le due scuole agrarie di Milano e Portici, de-stinate a formare i futuri docenti di agraria16 .L’alunno che completava l’iter formativo con-seguiva il diploma di perito agrimensore agro-nomo.Il diploma così conseguito, fino alla riforma

del 1865, costituiva titolo di preferenza perl’accesso al pubblico impiego. Con la rifor-ma introdotta nel 1865, il titolo di preferenzaperse quasi del tutto il suo valore.17 Tra lesoluzioni individuate dal prof. Ferrero permigliorare il meccanismo formativo dell’Isti-tuto fu la modalità di accesso alla prima clas-se di corso, condizionata per tutti al supera-mento di un esame. Infatti, per Ferrerro contale sbarramento “cesseranno gl’infelici suc-cessi negli esami di passaggio che la statisti-ca ci offre; cesserà quel noviziato che man-tiene alunni per 6 e 8 anni nell’istituto, ces-seranno quelle sessioni di esami nelle qualivi è così scarso numero di approvati, le clas-sifiche scadenti, i resultati mediocri, gli svia-menti; fatti tutti, i quali anziché confortare ilpersonale insegnante, non fanno che aumen-tarne le delusioni”.18 Altra innovazione fu ilprolungamento del corso di studi da 3 a 4 anni.Negli stessi anni fu attuata la trasformazioneda Istituto Agrario ad Istituto Tecnico Agra-rio, sulla scorta di quanto accaduto in Mila-no.La costante crescita nell’importanza e nelladimensione dell’Istituto è documentata dallestatistiche raccolte nel 1881,19 dal prof. Fer-rero, preside dell’Istituto fino al 1900 (annoin cui subentrò Giovanni Musaio).20 Dopo ap-pena un decennio, la scuola casertana risultòla più numerosa d’Italia, per numero di allie-vi.La fama e la considerazione raggiunte dal-l’Istituto casertano furono comunque notevolise la Deputazione di Terra d’Otranto e Lecce(1870) e quella di Bari (1872) chiesero infor-mazioni in merito all’organizzazione e allastruttura della scuola.Ciò nonostante, le lamentele e le insoddisfa-zioni della Provincia da un lato, del corpodocenti e dei presidi dall’altro, segnaronocostantemente la vita della scuola. Lo testi-moniano le numerose commissioni provincia-li nominate per proporre opportune iniziativedi riordino, didattico, strutturale e dirigenzialedella scuola.Nato con un scopo formativo teorico-prati-

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co, originariamente l’Istituto associò le disci-pline dell’agronomia e dell’agrimensura. Inossequio al regolamento del 1876, nel 1877,ottenuto il pareggiamento agli Istituti Tecni-ci del Regno, nacquero due sezioni distinte, :agronomia “destinata a formare gli ammini-stratori rurali e i direttori di aziende agra-rie”; ed agrimensura “per gli aspiranti allaprofessione di periti stimatori di fabbriche edesperti misuratori di campi”.21

L’Istituto fin dalla nascita fu affiancato da unconvitto, cui potevano essere ammessi giova-ni residenti in tutta la provincia di Terra diLavoro ma cui, in breve, concorsero aspirantida tutto il Meridione. Le rette, spesso, eranocoperte, sotto forma di borse di studio, daglienti locali.22 Nel 1869, per esempio, il nume-ro dei convittori-alunni fu di 40 interni, a fron-te dei 25 allievi esterni (non convittori).I convittori furono tenuti a praticare esercita-zioni militari periodiche fino al 28/05/1870,23

data dopo la quale furono ritirati i 49 fuciliivi in deposito. Inoltre, erano obbligati ad in-dossare l’uniforme, mancando la quale eranopassibili di espulsione.24 La vita del Convittofu regolata secondo orari prefissati.25 Per ilperiodo invernale 1869-70, le giornate eranopianificate nel modo seguente:

“Orario Generale Interno [Invernale]5 Sveglia5 – 5 1/2 Vestizione lavanda5 1/2 - 7 1/2 Studio7 1/2 - 8 Colezione8 – 2 Lezioni varie2 – 4 Studio4 – 4 1/2 Pranzo4 1/2 - 6 Ricreazione6 - 8 Studio8 - 8 1/2 Riposo9 1/2 SilenzioVariazione per Giovedì2 – 4 PasseggiataVariazione per la Domenica6 Sveglia7 - 8 1/2 Studio9 1/2 Vestizione9 - 10 Rivista

10 - 11 1/2 Messa12 - 2 Passeggiata2 1/2 - 3 1/2 Studio”.Grande cura era dedicata, e non solo per ra-gioni economiche e di gestione, alla program-mazione del vitto, la lettura dei capitolati perl’appalto del quale consente di ricostruire unospaccato di cultura materiale e di vita quoti-diana di grande interesse.Il Convitto fu soppresso nel 1878, causandocosì, la perdita di alcuni posti di lavoro (cuo-co, prefetti etc.), gli impiegati ai quali in piùriprese sollecitarono la concessione di un sus-sidio.26

Con grande ed inattesa lungimiranza (vistal’epoca), l’attività didattica fu improntata acreare professionalità specialistiche munite diquella formazione di base (teorica e pratica)utile a consentire l’aggiornamento continuo.Nonostante le ripetute riforme le disciplineoggetto di studio variarono assai poco (nel-l’individuazione e nel numero di ore). A tito-lo di esempio, ecco l’elenco delle materie, deirelativi docenti e del loro stipendio annuo, nel1869:27

a) Agronomia, silvicoltura, estimo e compu-tisteria dettate dal Preside Della Fonte(annue £ 3000).

b) Lettere, storia e geografia (ProfessoreStroffolini con annue £ 1400)

c) Diritto (Professore Miraglia £ 1200)d) Fisica, cosmografia e chimica generale

(Giuliani £ 1400)e) Matematiche pure (Masini £ 1200)f) Geometria descrittiva pratica e costruzio-

ne (Huber £ 1500)g) Chimica agraria (Scivoletto £ 1200)h) Storia naturale e zootecnia (Albarella

£ 1200)i) Disegno d’architettura e Topografia (Ber-

nabò £ 1420)Il corso preparatorio preliminare

j) Calligrafia ed aiuto al professore di geo-metria e costruzione (Rispoli £ 400)

k) Storia, lettere e geografia (Garofalo£ 840)

l) Lingua francese (Bianele £ 480)”.

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“Progetto per lo impianto dellaScuola Speciale di Agricoltura edi Silvicoltura”. All’epoca dellarelazione collegata (datata Ca-serta, 20 maggio 1871 e stilatadal docente di storia naturale,prof. Salvatore Albarella D’Af-flitto) “tutto il piano del terrenocoltivabile dell’Orto agrariosperimentale è già diviso in ottograndi appezzamenti fra loro se-parati da passaggi ultimamenteripuliti e rimessi per cura delchiarissimo Cav. Centore”. Inessa è la legenda della pianta:1, 2, 3, 4 “avvicendamento e ro-tazione agraria quadriennale”;5, 6 “acclimatazioni speciali dipiante esotiche, tessili, oleifere,tintoriali …”; 7, 8, 9 “frutteto”;10, 11, 12 “orto irriguo”; 13, 14“orto botanico”; 15, 16, 17, 18,19, 20 “silvicoltura”; 21 “viva-io”. La pianta è firmata “Gae-tano Danese fece maggio 1871”(675x557 mm).44

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L’incremento continuo della biblioteca è in-dice della volontà di stare al passo con l’evo-luzione incessante delle discipline impartitenella scuola.28

Teoria e pratica di laboratorio costituironol’asse portante della didattica. Grandi furonol’apertura alle scienze naturali e la volontà diaggiornare e migliore le dotazioni dei labo-ratori (acquistando anche collezioni antichenapoletane quali quelle dei Barnabiti,29 delCollegio Medico Cerusico,30 etc.).In particolare per la fisica, attento fu l’inte-resse risultano per tutte le esperienze legateall’elettricità, di cui è possibile avere almenouna idea dalla nota di spese.31 Numerosi inquegli anni furono i contatti con opifici e co-struttori di strumenti scientifici; tra gli altriquelli con Giovanni Bandieri, Saverio Gar-giulo, Giacomo Arditi32 e Tecnomasio.33

Per la topografia, a parte due note spese34 perl’acquisto e la manutenzione di strumenti nonè stato reperito un inventario. Fra gli oggttidi cui si conserva la documentazione spicca-no il teodolite Spano (probabilmente da iden-tificarsi con quello di cui alla scheda 39) e ilplanimetro, sempre di Spano (documentatograzie alla fattura ma purtroppo non soprav-vissuto).In particolare, le vicende del teodolite sonodavvero curiose ed illuminano, qualora ce nefosse ancora bisogno, la personalità di Giu-seppe Spano, spirito irrequieto ed indipenden-te, già sulle barricate repubblicane nel 1848,ed incarcerato fino al 1850.35

Nell’ansia di rendere sempre più funzionali ilaboratori, l’Istituto dovè commissionare unteodolite all’Opificio Spano, già nel 1867. Nelmarzo del 1868 l’Istituto richiese un sussidioal Ministero di Agricoltura Industria e Com-mercio, onde acquistare e riparare strumentiper il Gabinetto di Topografia.Il Ministero rispose favorevolmente asse-gnando un importo di lire 1000, da spendersia cura del prof. Comm. Francesco Del Giudi-ce, preside del Real Istituto Industriale e Pro-fessionale di Napoli.36 Il Deputato Provincia-le Giacomo Gallozzi, presidente della Com-

missione di Vigilanza, a fine aprile 1868 co-municò al Prefetto di aver preso i dovuti con-tatti col prof. Del Giudice. Ma ancora il 9maggio Gallozzi lamentò che Spano era in-solvente per la consegna del teodolite “delprezzo convenuto di lire 1000”.37 A metà mag-gio il preside Della Fonte chiese alla Com-missione di Vigilanza di curare una delibera-zione che intimasse la consegna dello stru-mento in giorni 15.38 Appena 4 giorni dopo,gli ingegneri meccanici Giuseppe e GaetanoSpano scrissero al Gallozzi per chiedere unaproroga nella consegna dello strumento, ondeapportare ulteriori migliorie.39 Ma, come la-mentato nella comunicazione del 14/8/68, ilteodolite non risultava ancora consegnato.Solo il 4 ottobre 1869, il presidente dellaCommissione di Vigilanza, Gallozzi poté co-municare al Prefetto la chiusura della verten-za, con piena soddisfazione del preside del-l’Istituto e del professore di Topografia.40

L’episodio non dové, comunque, costituire unincidente di percorso insormontabile: infatti,nella collezione di strumenti sopravvissuti,risultano altri cinque strumenti Spano data-bili con certezza allo stesso periodi o ad annisuccessivi. Segno questo che il costruttore na-poletano continuò a godere stima e fiduciapresso la dirigenza dell’Istituto. Il sostegnoeconomico dell’Istituto fu ottenuto anchemediante la vendita di animali41 e di prodottidell’orto e dell’aranceto, il cui profitto fu uti-lizzato per spese di manutenzione e ripara-zione dei laboratori.42

Dal 1880-81 furono continui, inoltre, i tenta-tivi dell’Amministrazione Provinciale di Terradi Lavoro di “liberarsi” almeno parzialmentedel carico economico dell’Istituto. Il ricono-scimento governativo giunse solo dopo unalunga trafila burocratica e, dal punto di vistaeconomico, si tradusse nella concessione diun piccolo sussidio da parte dello Stato. Aparte gli impegni didattici e formativi inter-ni, l’Istituto Agrario svolse anche attività ri-volte all’esterno di ricerca scientifica, teori-ca e pratica, e di studio. E così per diversianni si realizzarono esposizioni di prodotti

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1 Discorso per la solenne inaugurazione dell’Orto

Agrario Sperimentale della Reale Società Econo-mica di Terra di Lavoro, s.d., s.l.

2 De Nitto G. L’Istituto Tecnico Agrario “G. Gari-baldi”, in De Nitto – Tescione (1995).

3 Progetto di regolamento per l’Istituto Agrario an-

nesso al podere sperimentale della R. Società Eco-nomica della Provincia di Terra di Lavoro, s.d.,s.l.

4 ASCE, AP, b. 516, f. 5727.

Piana di Caserta di Laracca, stampata dallo Stab.[ilimen]to Lit.[ografi]co A. Palma – Napoli. [s.d.] (450x490 mm). E’ l’unicamappa di Caserta in cui compare l’indicazione del sito del “R. Istituto Garibaldi”, in corrispondenza della palazzina, già sededella Real Società Economica di Terra di Lavoro, oggi zona militare. La mappa è probabilmente anteriore al 1896, anno di posadella prima pietra della casa salesiana in Caserta.45

5 ASCE, b. 235, f. 2292. Corpo Reale del Genio Civi-le, Provincia di Terra di Lavoro, Esercizio del 1864.Verbale di descrizione dello Edificio ad Occidentenell’Orto Agrario Sperimentale in Caserta e Con-segna.

6 ASCE, AP, b. 235, f. 2300. Ferrero L. O. Riordina-mento dell’Istituto Agrario e Scuola Normale Ma-schile relazione e proposte della Deputazione alConsiglio Provinciale di Terra di Lavoro. Caserta,G. Nobile e C., 1871.

“agrari industriali” (attestate almeno dal 1862al 1865), esperimenti sulla coltura del cotone(1864-65), indagini sismiche e geologiche sul

terremoto del 1873 in Val di Comino (Frosi-none), tutte documentate grazie ai testi astampa conservati.

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7 ASCE, AP, b. 516, 5726.8 Ibidem. 9 ASCE, AP., b. 235, f. 2300.10 ASCE, AP., b. 235, f. 2300. Ferrero L. O., 1871.11 ASCE, AP, b. 516, f. 572712 ASCE, AP, b. 516, f. 5732.13 ASCE, AP, b. 234, f. 2289.14 La ricerca e la sperimentazione agraria. Roma, 1972.15 ASCE, AP, b. 516, f. 5726.16 Ferrero L. O. (1874). Le scuole Agrarie ed i bisogni

dell’agricoltura proposte rassegnate ai signori com-ponenti la Deputazione Provinciale, la Giunta di Vi-gilanza e il consiglio direttivo dell’Istituto Agrariodella Provincia di Terra di Lavoro dal Preside L.O.Ferrero. Caserta, Nobile e C. ASCE, AP, b. 236, f.2311. E’ in parte trascritto in Appendice (doc. 18).

17 Ibidem.18 ASCE, AP, b. 516, f. 5727.19 ASCE, AP, b. 516, f. 5726. Relazione e proposte

della Commissione nominata dal Consiglio Provin-ciale di Terra di Lavoro per la riforma dell’Istruzio-ne Agraria. Caserta, 1881. Stabilimento tipograficodel comm. G. Nobile e C.°, Corso Campano n° 106.Alcune parti sono trascritte in Appendice (doc. 25).

20 ASCE, AP, b. 878, f. 9699.21 ASCE, AP, b. 516, f. 5727.22 ASCE, AP, b. 2313, 2314, 2315, 2316. Manifesti di

bando per le borse degli anni 1879, 1880, 1881,1882. In Appendice è il doc. 9.

23 ASCE, AP, b. 235, f. 2293.24 ASCE, AP, b. 235, f. 2288. Uniforme degli Alunni

De Simone e Messore. Trascritto in Appendice, doc.15.

25 ASCE, AP, b. 235, f. 2288. Orario Generale Interno[Invernale]. Altri elementi utili a ricostruire la vitadel Convitto sono in Appendice (doc. 16 e 17).

26 ASCE, AP, b. 614, 6754 (doc. 19 e doc. 20).

27 ASCE, AP, b. 234, f. 2288. In Appendice è anchel’orario di lezione del 1869 (doc. 8).

28 ASCE, AP. B. 235, f. 2296. Stato delle opere, rivisteetc. consegnate dal Prof. Della Fonte al Ill.[ust]rePreside Sig. Stroffolini. Caserta, 7 novembre 1870.

29 ASCE, AP, b. 234, f. 2882. Sulle dotazioni dei Gabi-

netti Scientifici altri documenti sono in b. 234, f.2267 (1864), b. 234, f. 2275 (Acquisto macchine,1866), b. 234, f. 2279 (1867), b. 234, f. 2282 (1868),b. 234, f. 2286 (1869), b. 234, f. 2296 (1870/71), b.234, f. 2300 (elenco del Gabinetto di Storia Natu-rale, elenco del Gabinetto di Chimica-Mineralogia-Agraria), b. 234, f. 2302 (1871/72). Alcuni docu-menti (doc. 1 e 2) sono in trascritti in appendice.

30 ASCE, AP, b. 234, f. 2302. Acquisto del Gabinetto

dell’abolito Collegio Medico Cerusico di Napoli,1872.

31 ASCE, AP, b. 614, f. 5725.32 ASCE, AP, b. 235, f. 2303.33 ASCE, AP, b. 614, f. 5723.34 ASCE, AP, b. 235, f. 2302, in Appendice doc. 10.

Altri documenti trascritti (21, 22, 23, 24).35 Spano G. (1938). Giuseppe Spano. Scienziato e

Patriota napoletano dell’Ottocento. Estratto de“La donna italiana”, Nov.-Dic. 1938-XVII.

36 ASCE, AP, b. 234, fasc. 2282 (doc. 3).37 ASCE, AP, b. 234, fasc. 2282 (doc. 4 e 5).38 ASCE, AP, b. 234, fasc. 2282.39 ASCE, AP, b. 234, fasc. 2282 (doc. 6).40 ASCE, AP, b. 234, fasc. 2282 (doc. 7).41 ASCE, AP, b. 198, f. 753.42 ASCE, AP. b. 235, f. 2301. La trascrizione è in ap-

pendice (doc. 12 e 13, 11).43 ASCE, AP, b. 234, fasc. 2285. Segregazione dell’Orto

dal Convitto (5/7/1868).44 ASCE, AP, b. 235, fasc. 2988.45 ASC, b. 12, f. 18.

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E’ costituita da cinque fondi principali, indi-viduati in base alla fonte di acquisizione, eracconta la storia di istituti di ricerca, studioe formazione esistenti a Caserta fin dai primidell’Ottocento1.Il fondo più antico comprende i volumi dellaReal Società Economica di Terra di Lavoro.Infatti, parte dei 324 volumi conservati, se-gnati con il timbro dell’Istituto Tecnico Agra-rio sono di provenienza più antica, appuntodalla Real Società Economica. L’elenco com-pleto delle “Opere esistenti nella Bibliotecadella Real Società Economica di Terra di La-voro”, fu pubblicato ne “La Campania Indu-striale, n° 9” del 1856, periodico edito a curadella stessa società dal 18412 . Solo parte del-le opere di interesse agrario, botanico e tec-nico sono ancor oggi nella biblioteca, essen-do le altre rimaste in gran parte nel “Terra diLavoro”. Tra esse spiccano il Buffon, il Ro-zier (Corso compiuto di agricoltura teorica,pratica ed economica…) il Gera (Nuovo di-zionario universale e ragionato di agricoltu-ra, economia rurale, forestale ...), il “Culti-vateur Anglois” (Le cultivateur anglois, ouoeuvres choisies d’agriculture, et d’economierurale et politique, d’Arthur Young ….) etc.Il secondo fondo, per ordine cronologico diformazione, contiene 386 volumi acquistatidall’Istituto Tecnico Agrario “Giuseppe Ga-ribaldi”, risultato dalla trasformazione del-l’Istituto Agrario in Istituto Tecnico Agararioe dell’intitolazione all’eroe risorgimentale.Alcuni dei testi pervennero per “Dono delMinistero dell’Agricoltura”, come risulta daannotazioni a penna presenti sul frontespizioo sulla prima pagina. Per gli anni dal 1871 al1873 (sono gli anni dell’iter burocratico perottenere la trasformazione dell’Istituto Agra-rio in Istituto Tecnico Agrario) alcuni dei vo-lumi furono timbrati con le insegne della Sta-zione Agraria Sperimentale di Caserta, fon-data nel 18723 .Il terzo corpo della collezione è costituito dai30 volumi provenienti dalla Regia ScuolaNormale di Caserta facenti parte del fondodell’Agrario. La Regia Scuola Normale di

La biblioteca dell’Istituto “M. Buonarroti”Pietro Di Lorenzo

Seconda Università di Napoli

Caserta fu fondata nel 1866 e nel 1875 fuaggregata all’Istituto Tecnico Agrario, da cuisi staccò definitivamente nel 1882. Del peri-odo di fusione resta traccia nella collezionelibraria. Infatti, ci sono volumi, tutti rilegaticon copertine cartonate bianche, recanti suldorso, oltre all’indicazione bibliografica (au-tore, titolo), anche l’acronimo “R.S. N. diCaserta” della Scuola. All’interno è il timbrodella Scuola Normale. In queste tre fondi piùantichi sono presenti anche alcune opere stam-pate in Caserta dalla Tipografia Nobile neglianni ’80 dell’Ottocento.Nel 1938, l’Istituto fu soppresso e i beni con-fluirono nel “Terra di Lavoro”. La biblioteca(già aperta al pubblico nel 1932 nel PalazzoVecchio, attuale sede della Prefettura) fu con-servata nei depositi di Palazzo Reale, da cuila recuperò il prof. Scaravilli, poi preside del-l’ITG.Le quarta sezione della biblioteca è costituitadai volumi acquisiti dall’Istituto TecnicoCommerciale e per Geometri “Terra di Lavo-ro”, qui pervenuti dopo l’autonomia. A que-sta sezione fanno capo numerosi volumi, chefotografano l’interesse dei Dirigenti dell’Isti-tuto nell’aggiornare la raccolta.Nel 1963, la parte d’interesse per il nascente“Buonarroti” fu distaccata ed acquisita perdono all’Istituto come si legge nell’Inventa-rio. Nel seguito, la Biblioteca del “Buonarro-ti” si è incrementata e via via specializzatanei settori d’interesse formativo dell’Istituto.Particolare cura, fino agli anni ’80, è statadedicata dai docenti bibliotecari e dal presi-de Scaravilli all’acquisto di testi adottati neicorsi di laurea universitari, in particolare perle discipline delle scienze (fisica, chimica,matematica, economia) e della tecnica (inge-gneria, architettura).

1 La ricostruzione cronologica analitica delle vicendequi riassunte è in Giuseppe de Nitto. L’Istituto Tec-nico Agrario “G. Garibaldi e la sua Biblioteca. Inde Nitto – Tescione (1994).

2 L’elenco è stato pubblicato in appendice al lavoro dide Nitto.

3 ASC, AP, b. 235, f 2300.

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GLI STRUMENTI

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Le schede degli strumenti

Per ciascun oggetto la scheda riporta: denominazione, datazione, materia, dimensioni,responsabilità della costruzione, numero di inventario generale, identificazione della collezionedi appartenenza. Le misure sono in millimetri ed indicano, nell’ordine, lunghezza, larghezza,altezza, profondità o spessore. Se non indicato, il costruttore è sconosciuto. Le informazionirelative alla custodia e agli altri accessori eventualmente collegati allo strumento (treppiede,custodia del treppiede) seguono rispettivamente i dati sulla materia e sulle misure dello strumento.Per le custodie le misure sono relative all’oggetto chiuso. I numeri all’inizio della scheda diciascun oggetto coincidono con la numerazione assegnata nell’allestimento.L’indicazione “collezione” fa riferimento alla suddivisione in base alla provenienza dell’oggetto.“Garibaldi” indica, tout court, gli oggetti provenienti dal patrimonio dell’Istituto Tecnico Agrario.Purtroppo, non ho potuto consultare né l’archivio storico né l’inventario (prima del 1963)dell’attuale ITC “Terra di Lavoro” per la ripetuta ed inopinata opposizione del preside protempore, prof. Troianiello. Ciò ha impedito un lavoro basato sui documenti storici. Pertanto,l’individuazione proposta è basata sulla datazione degli strumenti e sull’ipotesi che,posteriormente ai primi del ‘900, e comunque dopo il 1914, gli oggetti siano entrati direttamentenel patrimonio del “Terra di Lavoro”.

1.Campione del metro1869Ottone(custodia: legno, metallo, velluto, carta)1078x70x2(custodia chiusa: 1118x220x25)“Giuseppe Spano e figlio”Inv. Gen. 00063Collez. “Garibaldi”

Detto anche tesa campione, ha forma rettangola-re allungata e reca, sulla superficie superiore, 21divisioni principali, indicanti alternativamente(quelle dispari, tranne la prima a sinistra) il valo-re in cifre arabe (10, 20, etc. fino a 100). Per icentimetri, tra ogni coppia di divisioni principali(eccetto la prima) ci sono 4 divisioni secondarie(ciascuna di lunghezza 13 mm), incise parallela-mente alle divisioni principali ma prive di valorenumerico. Solo tra la prima coppia di incisioniprincipali, si leggono 5 divisioni secondarie: laprima coppia è a distanza dimezzata rispetto allesuccessive, che sono incise a 10 mm di distanza.Il primo intervallo della lunghezza di un centime-tro risulta ulteriormente suddiviso in 2 intervallida 5 mm, con suddivisione ancora più fine in mil-

limetri (indicati con 8 piccole incisioni di lunghez-za 8 mm). Il campione presenta una leggera de-formazione nella direzione della larghezza e lasuperficie è in parte ossidata. Reca l’incisione“Campione del metro”, la firma del costruttore ela data. La custodia a cassetta è parzialmente dan-neggiata (principalmente nelle cerniere) e mostradiversi attacchi di tarli.Reca un’etichetta cartacea antica.Il metro campione è stato, fino al 1960 (anno diadozione della nuova definizione del metro line-are), lo strumento indispensabile per la misuradelle lunghezze e, quindi, per la taratura del re-goli e la rettifica degli strumenti.

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3.Triplometro1971-1981 ca.Legno, ottone, vetro, vernice28x28x3000LALALInv. Gen. assenteCollez. “Buonarroti”

Lo strumento, detto anche canna metrica, è com-posto di due parti, avvitabili grazie alla filettaturapresente su entrambe le metà. Ha forma di paral-lelepipedo retto, a sezione quadrata. Lungo duedelle superfici laterali opposte presenta una dop-pia graduazione, con divisioni principali e valoriindicati ogni 5 cm e suddivisioni al centimetro.All’estremità dello strumento ed in corrispondenzadella filettatura (presente sulle due parti) sono re-alizzati rivestimenti cilindrici in ottone. Le gra-duazioni, entrambe comprese nell’intervallo 0-300cm, procedono l’una in senso crescente, l’altra insenso decrescente. All’estremità di una delle dueparti (quindi al centro dello strumento quando

questo è montato), sulla superficie laterale noninteressata dalla graduazione, è posta una livellatorica, inserita in un incavo rettangolare con i bor-di arrotondati, ricavato nel corpo dello strumen-to. Il marchio “LALAL”, inciso sullo strumento,rimanda ad un costruttore, probabilmente italia-no, di cui non si sono trovate notizie.E’ tra i più antichi dispositivi per la misurazionediretta delle distanze. E’ anche utilizzato per li-vellazioni senza visuale con il metodo della col-tellazione unitamente a paline, filo e piombo elivella supplementare (quando non già nel corre-do dello strumento, come in questo caso).

2.DecametroPrima metà sec. XXMetallo10000x98x6Inv. Gen. 00065bCollez. “Terra di Lavoro”

Noto anche come catena in ferro, è costituito dacinquanta maglie rettilinee, raccordate tra loromediante anelli di giunzione. A ciascuna estremi-tà della catena è una maniglia, trapezoidale, conangoli arrotondati, sempre in ferro.

Una delle maglie intermedie è rotta e le superficimostrano lievi fenomeni di ossidazione. Sul col-lare d’aggancio al corpo della maniglia è inciso“DECAMETRO”. Non reca simboli, marchi o

iscrizioni indicanti il costruttore, il luogo o la datadi fabbricazione. La grafia e lo stile dell’incisio-ne presente sono un ulteriore indicatore per la da-tazione proposta.

E’ utile alla misurazione delle distanze con unaprecisione al decimetro. La misura si effettua te-nendo ben tesa la catena per le maniglie econtando il numero di maglie che coprono ladistanza.

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5.Nastro metrico flessibile1964-1970 ca.Metallo, vernice, cuoio, tessuto135x135x15; in estensione è lunga 20 metri“Helvetia Spetial”Inv. Gen. assenteCollez. “Buonarroti”

Lo strumento, noto anche come decametro, è co-stituito da un nastro graduato in tessuto sintetico,con una fibbia metallica utile alla trazione. L’estre-mità vincolata del nastro è agganciata all’avvol-gitore, interno alla custodia a disco, che è la solaparte visibile dello strumento quando esso è com-pletamente avvolto. Una leva metallica, posta alcentro della faccia principale, funge da avvolgi-tore. La superficie della custodia, in cuoio verni-ciato, presenta numerose cadute della vernice, lagraduazione è parzialmente illeggibile, il nastroin più punti è danneggiato o lesionato, la strisciadi cuoio legata alla fibbia, originariamente cucita

per i primi dieci centimetri al nastro è staccata.Sul costruttore “Helvetia”, forse svizzero, non sihanno notizie.Per contenere gli errori di misura l’uso, per il re-sto intuitivo ed immediato, deve essere accom-pagnato da semplici accorgimenti (tenere il na-stro ben teso, possibilmente orizzontale, etc.).

4.Triplometro1960-1964 ca.Legno, ottone3000x23x23Inv. Gen. assenteCollez. “Terra di Lavoro”

Detto anche canna metrica, è composto di dueparti, avvitabili per mezzo di una filettatura pre-sente su entrambe le metà. Ha forma cilindrica, asezione circolare. Lungo la superficie lateralepresenta una graduazione, con divisioni princi-pali e valori indicati ogni 5 cm e suddivisioni alcentimetro. All’estremità dello strumento ed incorrispondenza della filettatura centrale sono due

rivestimenti cilindrici in ottone. Mostra solo qual-che rara abrasione della superficie e qualche puntodi ossidazione delle parti in ottone.

E’ tra i più antichi dispositivi per la misurazionediretta delle distanze con il metodo della coltella-zione.

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6.Nastro metrico metallico1964-1970Metallo, vernice, legno340x180x6BMIInv. Gen. 00059Collez. “Terra di Lavoro”

Noto anche come nastro metrico, ha la fettucciain acciaio che reca la graduazione (estesa su 50metri solo sul lato, quello esterno rispetto all’av-volgimento). Essa è riportata in inchiostro nerosu campo bianco. L’avvolgimento avviene intor-no ad cilindro centrale in metallo, collegato aduna traversa, cui è ancorata una estremità del na-stro. La leva reca un pomello claviforme, impo-stato su un listello, girevole rispetto alla leva. Lostrumento ha un manico in legno, a forma di bul-bo allungato, dipinto di rosso, e terminante in untoro. Presenta numerosi punti di ossidazione, ilnastro metrico è fortemente deformato, la gradua-zione è in più punti illeggibile, la vernice è alte-rata in più punti e la sua superficie mostra graffi.Manca la fibbia che fungeva da tirante del na-

stro. Del costruttore, dal marchio BMI, non è notoalcunché.Il nastro metrico è lo strumento più semplice emaneggevole, anche se di limitata precisione, perla misura diretta di piccole distanze nel rilievodei terreni di estensione ridotta e di edifici. L’uso,intuitivo ed immediato, deve essere accompagnatoda semplici accorgimenti per ridurre gli errori (te-nere il nastro ben teso, possibilmente orizzonta-le, evitare che si disponga a catenaria, etc.).

7.Compasso1960 - 1963Metallo, vernice, legno, plastica, gesso417x31x35Inv. Gen. 00107Collez. “Terra di Lavoro”

E’ costituito da due bracci lignei incernierati aduna estremità mediante una vite a farfalla (che èpossibile anche stringere e bloccare). Il braccioche reca il puntale in metallo (protetto da un gu-scio di plastica verde) è inizialmente a forma co-nica e poi cilindrica per divenire, dopo un allar-gamento ulteriore, a forma prismatica, con glispigoli esterni arrotondati. La parte verso l’altrobraccio è invece piatta e rettilinea. Da essa si staccaun’ala sottile, che si innesta nella cerniera e chescorre nell’incavo corrispondente nell’altro brac-cio. Questo, per una prima parte è cavo (è la parterotondeggiante che funge da cerniera) per acco-gliere l’inserto del braccio puntante, per divenire

poi di forma allungata a sezione prismatica. Sul-la superficie laterale, a circa metà altezza è unincavo ovale che funge da guida per l’apertura ela divaricazione dei bracci. L’estremità di un brac-cio reca un rivestimento metallico dipinto in nero,aperto all’estremità inferiore per ospitare il gessotracciante, che è fermato mediante una vite postasulla superficie laterale.

Il compasso è utile a riportare circonferenze e ar-chi di circonferenza sulla superficie della lava-gna o su piccole estensioni di terreno.

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8.Grafometro1860-73Metallo, vetro, carta220x179x192Giuseppe Spano e figlio - NapoliInv. Gen. 00060Collez. “Garibaldi”

E’ costituito da una corona circolare, graduata,con una traversa diametrale appena più corta chefunge da indice. La graduazione è duplice (ora-ria e antioraria, entrambe sessagesimali). La tra-versa, girevole, monta due pinnule composte(hanno sia la finestra obiettivo sia quella ocula-re), in corrispondenza delle quali sono i nonii perla lettura. All’estremità della traversa del cerchiofisso sono due pinnule rettangolari, composte, fis-se. Il centro dello strumento è l’ampio perno dal-la testa in ottone, ubicato al centro delle traverse.Al disotto è il supporto per accogliere la testa delbastone, con una ganascia e un giunto a sfera. Ledue diottre mobili ruotano con qualche difficoltàrispetto al settore graduato fisso.Conserva la firma dei costruttori. Presenta qual-che incrostazione di sporco e qualche caduta divernice. Le finestre obiettive hanno i fili di colli-mazione rotti o mancanti.

Il grafometro o diottra a traguardi reciproci fuusato fin dall’antichità per il rilievo approssima-to del terreno e la materializzazione di allinea-menti su esso. La tecnologia costruttiva rimaseper secoli sostanzialmente immutata. La disponi-bilità del settore di cerchio graduato consente inaggiunta la misura degli angoli orizzontali.

9.Squadro agrimensorio semplice1850-1899Metallo, vernice88x88x175Inv. Gen. 00081Collez. “Garibaldi”

Ha un manicotto di base, cavo, utile all’inseri-mento del bastone di sostegno (non conservato).Lo strumento, cilindrico, può ruotare rispetto alsupporto. Sulla superficie laterale del corpo haquattro diottre ortogonali, composte e semplici,alternativamente. Sulla base superiore sono in-cise 4 fessure rettilinee ortogonali radiali, dispo-ste lungo le direzioni principali degli allineamentiortogonali tra loro. Mostra fenomeni di ossida-

zione delle superfici metalliche, caduta della pel-licola pittorica; manca uno dei fili delle diottre.

Lo squadro agrimensorio semplice è utile a ma-terializzare gli allineamenti sul terreno.

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10.Squadro agrimensorio1880-1910Metallo, vernice130x136x214Inv. Gen. 00050Collez. “Garibaldi”

Tre razze equidistanti, ciascuna recante una vitedi elevazione, si congiungono nel mozzo centra-le, cavo per consentire l’aggancio del treppiede.Sopra la base è un ampio disco metallico, oriz-zontale, col meccanismo per rendere solidale ilcorpo dello strumento con la base e per consenti-re le piccole rotazioni. Il corpo dello strumento ècilindrico, diviso orizzontalmente in due parti,quella inferiore con graduazione antioraria, ses-sagesimale, quella superiore con due nonii oppo-sti. La rotazione reciproca è comandata da unavite. Una coppia di fenditure (diottra composta dipuntamento) è sulla parte inferiore, due coppie didiottre composte sono sulla superficie lateraledella parte superiore.

La particolarità dello strumento risiede nella pre-senza del basamento a viti calanti e, quindi, nelladisposizione in stazione mediante il treppiede (as-sente), in sostituzione del bastone.

11.Squadro agrimensorio semplicePrimo quarto secolo XXMetallo(custodia: legno, metallo, velluto, carta)67x67x112x70(custodia: 230x100x110)Inv. Gen. 00049Collez. “Garibaldi”

Particolare per la forma a poliedro di base otta-gonale, mostra al centro delle facce laterali quat-tro coppie di diottre, due semplici e due compo-ste. Tutte le fenditure sono al centro delle facce.La disposizione è alternata (diottra semplice ediottra composta). Il prisma è sostenuto da unmanicotto cavo di forma cilindrica (destinato adaccogliere l’estremità del bastone di sostegno, per-duto). Nella base, in corrispondenza delle diottrecomposte che hanno la fenditura rettangolare inbasso, sono le viti di blocco dei fili delle diottrestesse. La superficie superiore reca un ampio forocircolare concentrico all’ottagono, su cui sporgela vite superstite di aggancio dei fili delle diottrecomposte. Mostra una leggera ossidazione dellesuperfici metalliche, mancano i fili delle diottre

e la vite di blocco dei fili, ha diffuse incrostazionidi sporco e polvere, soprattutto all’interno. La cu-stodia è a cassetta.

Serve a materializzare sul terreno allineamenti traloro perpendicolari e formanti angoli di 45° emultipli.

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12.Squadro agrimensorio con bussola1880-1910Metallo, vetro, vernice106x106x196Inv. Gen. 00080Collez. “Garibaldi”

Lo strumento è sorretto da un manicotto cavo,destinato ad accogliere la sommità del bastonedi sostegno, perduto. Il corpo è diviso in due ele-menti cilindrici, detti parte fissa (o inferiore) eparte mobile (o superiore), ruotanti reciproca-mente intorno all’asse verticale centrale medianteuna vite. La parte fissa reca la graduazione ses-sagesimale, antioraria; la parte mobile ha il no-nio. Sulla superficie laterale sono due coppie didiottre semplici. La bussola (il cui ago può esse-re bloccato grazie ad una leva) reca le consueteindicazioni geografiche e anche una graduazio-ne, sessagesimale. Leggera ossidazione dellesuperfici metalliche. Le superfici verniciate sono

in gran parte rovinate. Manca uno dei fili dellediottre, un altro è deformato. L’ago della bussolanon è più perfettamente incernierato all’asse.

E’ usato come goniometro azimutale soprattuttoper rilievi di dettaglio. Per la presenza della gra-duazione differisce dallo squadro semplice, utilesolamente a realizzare allineamenti. La bussolaconsente anche l’orientamento geografico e lamisura di azimut magnetici.

13.Squadro agrimensorio sferico graduato1955-1964Metallo, vernice, carta(custodia: legno, metallo, carta, velluto)88x88x224(custodia: 260x125x110 mm)Tecnitalia -TorinoInv. Gen. 01290Collez. “Buonarroti”

E’ sostenuto da manicotto, di forma tronco-co-nica con modanature, cavo per accogliere il ba-stone di sostegno (non conservato). Lo strumen-to può ruotare intorno all’asse verticale rispettoal manicotto e rispetto alla base: il blocco dellerotazioni è controllato da viti a bottone. La base,cilindrica, reca una diottra composta. Alla som-mità della base è incisa la graduazione, antiora-ria, sessagesimale, con divisioni ogni 5 gradi eindicazioni numeriche ai 10°, suddivisioni al gra-do. Il corpo dello strumento, mobile, ha sul bor-do inferiore una sottile fascia in ottone su cui èincisa la graduazione del nonio. Al di sopra, sieleva la parte superiore dello strumento, di for-ma sferica, cava, con un cerchio cavo in corri-

spondenza della direzione zenitale. Sulla super-ficie sferica sono 4 diottre semplici di due diffe-renti lunghezze, alternate in successione, e dispo-ste ogni 45 gradi. La fessura di una delle diottredi lunghezza maggiore è in corrispondenza dellozero del nonio. Conserva il marchio del costrut-tore. La custodia è a cassetta lignea. Presenta leg-gere alterazioni delle superfici verniciate e me-talliche.

Lo squadro sferico è particolarmente adatto a ri-lievi di terreni con forti dislivelli, in quanto la ge-ometria dello strumento consente di traguardareanche allineamenti posti molto in basso (o in alto)rispetto allo strumento stesso.

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14.Squadro agrimensorio cilindrico graduato1955-1964Metallo, vernice, carta(custodia: legno, metallo, carta, velluto)88x88x224(custodia chiusa: 260x125x110)Tecnitalia – TorinoInv. Gen. 01289Collez. “Buonarroti”

E’ sostenuto da un manicotto, di forma tronco-conica con modanature, cavo per consentire lamessa in stazione sul bastone di sostegno (nonconservato). Lo strumento può ruotare intornoall’asse verticale rispetto al manicotto e rispettoalla base: il blocco delle rotazioni è controllatoda viti a bottone. La base, cilindrica, reca due diot-tre composte (una coppia rettangolare ed una cir-colare); alla sommità è incisa la graduazione,antioraria, sessagesimale, con divisioni ogni 5gradi e indicazioni numeriche ai 10°, suddivisio-ni al grado. Il corpo dello strumento, mobile, hasul bordo inferiore una sottile fascia in ottone su

cui è incisa la graduazione del nonio. A di sopra,si eleva la parte superiore dello strumento, cilin-drica, mobile, cava, con la superficie forata dauna diottra composta in corrispondenza dello zerodel nonio. All’estremità superiore dello strumen-to è una bussola con graduazione sessagesimale,oraria, simile a quella della base, contenente unalivella sferica. E’ possibile bloccare le rotazionidell’ago mediante una vite a bottone. Reca l’in-cisione del marchio del costruttore. La custodia èa cassetta lignea.Alterazioni di ossidazione delle superfici e qual-che episodio caduta della pellicola di vernice.

15.Squadro a prisma triangolare semplice1946-1951Metallo e vetro(custodia: pelle, vernice, metallo)36x24x65 (custodia: 43x31x71)Inv. Gen. 00083BIMACollez. “Terra di Lavoro”

E’ costituito da un corpo prismatico metallico,aperto sui due lati obliqui e chiuso sugli altri. Al-l’interno è un prisma ottico triangolare isoscele,la cui parete lungo l’ipotenusa poggia contro ilcorpo ed è completamente resa speculare e riflet-tente. I lati isosceli del prisma sono invece liberi.Il manico è utile anche ad agganciare il filo apiombo. Riporta il logo. La custodia è ad astuc-cio parallelepipedo, con chiusura a bottone. Al-cuni punti di caduta di vernice della superficiemetallica, soprattutto lungo gli spigoli.Serve arealizzare allineamenti ortogonali alla direzioneverso cui si collima, a destra se si tiene il prismacon l’ipotenusa inclinata verso sinistra, a sinistra

nell’altro caso. Quando si collima col cateto piùprossimo all’occhio nella direzione ortogonale aquella frontale, la finestra di visuale risulta com-pletamente centrata sulla direzione a 90°. Se ladirezione dello sguardo è inclinata rispetto allasuperficie libera, la direzione a 90° appare in unafinestra rettangolare sulla destra dell’angolo vi-suale, sempre più piccola via via che si aumentala direzione di angolazione dello sguardo.

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16.Squadro a prisma triangolare doppio1900–1949Metallo, vetro, legno50x31x87Officina Galileo - FirenzeInv. Gen. 00082Collez. “Terra di Lavoro”

Lo strumento vero e proprio è costituito da unacoppia di prismi complessi e da una fessura cen-trale. I due prismi triangolari sono in accoppia-mento ottico con altri prismi ubicati sulle faccelaterali minori, disposti in alto e in basso. Nel-l’insieme, lo strumento si comporta come un pri-sma triangolare isoscele doppio capace di otte-nere rifrazioni lungo allineamenti a 180°, a 90° e270°. Il sistema ottico e la fessura sono al centrodi un parallelepipedo retto, chiuso, allungato, asezione quasi quadrata, collegato ad un’asta inlegno che funge da manico. Le facce laterali re-cano ciascuna un’apertura: in posizione medianasulle maggiori, ubicate rispettivamente in alto adestra e in basso a sinistra sulle minori. Mostra ilmarchio della Galileo. La superficie dei prismi è

ricoperta da polvere e sporco in qualche puntoma la visione è ancora possibile. La superficiemetallica mostra qualche punto di caduta di ver-nice, soprattutto lungo gli spigoli. Serve a realiz-zare allineamenti ortogonali. La posizione di uti-lizzo è quella con la faccia laterale minore e l’aper-tura posizionata in alto a destra: così, l’aperturarettangolare a tutta altezza sulla faccia lateralemaggiore funge da oculare. Il prisma superioreserve a realizzare un allineamento lungo una di-rezione a 90° verso destra, quello inferiore unallineamento lungo una direzione a 90° versosinistra.

17.Squadro a prisma “Jadanza”1950-1960Metallo, vetro, plastica, vernice(custodia: pelle, vernice, metallo)67x55x67(custodia: 117x66x20)BIMAInv. Gen. 03557Coll. “Terra di Lavoro”

Una sbarra cilindrica snodabile funge da manico.Il corpo dello strumento ha la forma di prismarettangolare a base triangolare isoscele con spi-goli arrotondati. La superficie laterale ha 4 aper-ture quadrate, 2 delle quali lungo il lato maggio-re, simmetriche rispetto al manico. Le altre 2 fes-sure sono sulle facce dei lati uguali, in corrispon-denza dei vertici. All’interno è un prisma ottenu-to privando un prisma triangolare rettangolo iso-scele dell’angolo retto con un segmento obliquodi 22°30’ rispetto ai cateti. Le finestre aperte suilati inquadrano punti in cui la rifrazione del pri-sma ottiene immagini a 45°, 90° e 180°. Conser-

va il marchio. La custodia a sacchetto ha una chiu-sura a scatto. Mostra punti di alterazione della ver-nice della superficie metallica, soprattutto lungogli spigoli, e qualche caduta di vernice sulla cu-stodia. Inventato da Jadanza, realizza allineamentilungo le direzioni a 45°, a 90° e a 180° della dire-zione di collimazione, utilizzando come ocularela finestra recante l’indicazione della direzionevoluta. Lo strumento va tenuto orizzontale.

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18.Squadro a specchio Pagani1941-1951Metallo, vetro, vernice(custodia: metallo, vernice, cuoio, velluto)72x70x96(custodia: 140x93x111)Filotecnica MilanoInv. Gen. 00091Collez. “Terra di Lavoro”

Alla base è un manicotto cavo, per inserire ilbastone (non conservato) e fissarlo mediante lavite. Sulla superficie inferiore è la vite del nonioe dello specchio. La superficie laterale ha un lem-bo (di mezzo giro) graduato, sessagesimale, ora-rio, con divisioni principali e valori ogni 10°,divisioni secondarie ogni 5° e suddivisioni algrado. L’apertura semicircolare rende visibile lospecchio piano, mobile, collegato al nonio, chereca 30 suddivisioni tra 0 e 60 e divisioni alladecina. Lo strumento ha due diottre ortogonali.Quella di mira è sul diametro 0°-180°, l’altra èin corrispondenza a 270°-90°. Alla sommità è labussola, graduata sessagesimale, antioraria, condivisioni principali e valori ogni 10°, divisionisecondarie ogni 5°, suddivisioni al grado. La vite

di blocco dell’ago magnetico è sulla superficielaterale. Il fondo del quadrante reca l’indicazionedelle direzioni cardinali, una livella sferica ed ilmarchio. La custodia è a borsello ed è corredatadal filo a piombo. E’ un goniometro di modestaprecisione, per misure di scarsa importanza. Instazione nel vertice dell’angolo da misurare, sitraguarda al primo estremo con il piano dello spec-chio in posizione coincidente con il piano di mira.La condizione di lettura è verificata dalla com-parsa dell’immagine riflessa dell’altro estremonella parte inferiore della fessura oculare, ottenu-ta con la rotazione dello specchio. Per la geome-tria del sistema e il principio di riflessione del-l’ottica, l’angolo misurato è il doppio di quelloatteso.

19.Bussola topografica1875-1899Metallo, legno, vetro, vernici231x244x216Inv. Gen. 00059Collez. “Garibaldi”

Lo strumento poggia su tre razze metalliche equi-distanti, congiunte, ciascuna con vite calante. Aldi sotto del punto di incontro è il foro filettato perl’aggancio al treppiede. L’alzata reca la vite diblocco delle rotazioni della bussola sul piano azi-mutale e la relativa vite per i piccoli spostamenti.Un corpo ligneo parallelepidico, contiene: il qua-drante della bussola, due livelle toriche (ortogo-nali), la vite di blocco dell’ago. Il quadrante recal’indicazione dei punti cardinali e la graduazionesessagesimale, destrorsa, composta di quattro qua-dranti uguali. Il cannocchiale astronomico mobi-le può ruotare rispetto ad un cerchio verticale, gra-duato, munito di nonio. Il blocco delle rotazionidel cannocchiale rispetto al cerchio graduato era

assicurato da un meccanismo a vite non conser-vato e da una vite micrometrica e relativo fermo,ancora presenti. Sulla parte superiore del corpoin legno dello strumento sono le guide per la chiu-sura scorrevole, probabilmente in legno, posta aprotezione del quadrante (non conservata). E’ utilealla misura degli angoli di declinazione magneti-ca ma può funzionare anche da goniometro, gra-zie alla dotazione del cerchio zenitale.

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20.Livello ad acqua1880-1899 ca.Metallo, vernice, vetro(custodia: Metallo, vernice, vetro)1298x39x285(custodia: 600x235x78)Opificio Spano – ing. Cav. Gaetano SpanoInv. Gen. 00086Collez. “Garibaldi”

Il tubo (composto di tre parti avvitabili tra loro)alle estremità ha i sostegni per avvitare i bicchie-ri ed al centro un pomello di ottone. Esso serveper fissare in stazione il livello, mediante un giun-to, all’aggancio del bastone di sostegno (non con-servato). Mostra una leggera ossidazione dellesuperfici metalliche in ottone e qualche abrasio-ne sulla superficie verniciata. Sono conservati lacustodia a cassa (che riporta nella parte internadel coperchio l’etichetta originale pubblicitariaoriginale, con i riconoscimenti ottenuti dall’Offi-cina Spano, foto a pag. 89), le protezioni dei bic-

chieri, il giunto ed il manicotto di aggancio albastone.La tipologia del livello ad acqua è antichissima.Pur se di scarsa precisione, è rimasta sostanzial-mente immutata nel corso dei secoli. Riempien-do d’acqua lo strumento, il pelo libero forma unpiano di mira orizzontale. Se il livello non è orto-gonale all’asse di mira, consentirà la vista con-temporanea dei bicchieri e della mira stessa. Leletture dei dislivelli si effettuano mediante lo sco-po della mira, che può scorrere su un bastone gra-duato (entrambi qui non conservati).

21.Livello Lenoir1875-1899Metallo, vetro, vernici341x176x210Inv. Gen. 00088Collez. “Garibaldi”

Tre razze equidistanti, con viti calanti, sorreggo-no l’alzata su cui imposta il cerchio graduato,sessagesimale, sinistrorso, (che non indica lo 0ma il 360°). I collari del cannocchiale (astrono-mico), appoggiato sul disco, ne consentono la ro-tazione per frizione.Un pomello al centro dellostrumento, bloccato per mezzo di una vite, fun-ge da perno. La livella torica (rettificabile) è sulcannocchiale, parallela ad esso. Cannocchiale elivella sono entrambi mobili.Il cannocchiale è privo della vite per l’adattamen-to alla distanza ed ha l’ottica molto sporca. Lalivella torica è staccata dalla traversa di soste-gno. Mostra diffuse abrasioni, cadute della ver-nice e graduazione molto deteriorata.La tipologia fu inventata da Etienne Lenoir in-torno al 1820 e diffusa durante il secolo XIX comeulteriore innovazione rispetto alle tipologie di li-

velli a cannocchiale inventati e perfezionati a par-tire dal secolo XVIII. L’inversione del cannoc-chiale (ribaltabile grazie all’appoggio sul cerchioe alla possibilità di svincolarlo dal perno) garan-tisce una precisione maggiore nelle misure. Il cer-chio graduato offre la possibilità di misurare, inprima approssimazione, gli angoli rendendo lostrumento un goniometro orizzontale.

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22.Livello ChezyPrimo quarto sec. XXMetallo, vetro, vernici264x135x206 mmLa Filotecnica - ing. A. Salmoiraghi & C.Inv. Gen. AssenteCollez. “Garibaldi”

Tre razze metalliche equidistanti, ciascuna recanteuna vite di elevazione, costituiscono la base, chenella parte inferiore ha una sporgenza cilindrica,filettata per l’aggancio al treppiede. L’alzata ci-lindrica regge la traversa metallica, mobile, in cuiè allocato il quadrante della bussola, coassiale conla base. La traversa ha due bracci troncoconiciche sostengono i collari (di forma ottagonale nel-la parte fissa, mentre la parte mobile, richiudibi-le, è semicircolare). La bussola ha una vite di bloc-co dell’ago magnetico ed un piccolo pulsante uti-le a smorzare ed attenuare le oscillazioni liberedell’equipaggio magnetico mobile; esso ha for-ma di corona circolare, graduata, sessagesimale,destrorsa, con divisioni principali ogni 5° (soloquelle multiple di 10 sono indicate con valori),suddivisioni principali al grado e secondarie ai30’. Funge da indice per le letture una sottile fes-sura fissata alla parete laterale della bussola nella

direzione ortogonale alla traversa. E’ privo delcannocchiale (che era allocato nel vano dei duecollari) e della livella torica ad esso solidale. For-se manca anche un microscopio (lente oculare)per la lettura della declinazione magnetica, origi-nariamente posto nella direzione ortogonale allatraversa. Reca la firma del costruttore.Il livello prende il nome da Antoine Chezy (1718– 1798), ingegnere francese. La possibilità dimisurare anche gli angoli di declinazione magne-tica lo dota delle funzioni di un goniometro oriz-zontale.

23.Livello Gravat1875-1924Metallo, vetro, vernice330x100x198La Filotecnica (attr.)Inv. Gen. 00068Collez. “Garibaldi”

Poggia su un basamento inferiore circolare che èsorretto da quattro viti calanti (tipo americano);al di sotto del basamento è il vano cilindrico fi-lettato destinato al treppiede. Lo strumento puòruotare rispetto al basamento. Un pignone cilin-drico sorregge la traversa. Il cannocchiale (conreticolo a tre fili orizzontali) è munito di viti dielevazione e di rettifica. La livella torica princi-pale è sul cannocchiale, parallela ad esso, quellaausiliaria è ortogonale alla principale; entrambehanno viti di rettifica. Mostra superfici metalli-

che ossidate. Probabilmente manca la bussolasulla traversa. Rappresenta la tipologia più anticadi livello ottico, detta inglese e caratterizzata dalcannocchiale fisso. Prende il nome da WilliamGravat, che lo ideò nel 1830. L’attribuzione a “LaFilotecnica” è basata su raffigurazioni in biblio-grafia. La particolarità è il basamento americano.

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24.Clisigonimetro1875-1924Metallo, vetro418x160x214ing. A. Salmoiraghi MilanoInv. Gen. 00064Collez. “Garibaldi”

Tre razze equidistanti, ciascuna con vite calante,si innestano in un corpo cilindrico la cui parte in-feriore reca il foro filettato per il treppiede. Al disopra è il cerchio orizzontale, graduato sessage-simale, orario, con nonio. La traversa ingloba labussola (con graduazione sessagesimale, antiora-ria e vite di blocco), sorregge la livella (con vitedi rettifica) ed il cannocchiale (astronomico, reti-colo distaziometrico a tre fili). Le forcelle di ap-poggio del cannocchiale sono apribili a scatto, unareca il mirino. Una vite consente di elevare mi-crometricamente il cannocchiale, un’altra puòbloccarlo, un’asta, graduata con due scale, misu-ra la pendenza e l’angolo di inclinazione, con l’au-silio del nonio. La livella torica è rotta. Manca il

microscopio per la lettura degli angoli e del no-nio. Le parti in ottone sono ossidate. La vernice èalterata in più punti. La vite di blocco dell’eleva-zione micrometrica del cannocchiale non aggan-cia la graduazione. E’ firmato. E’ destinato allamisura di piccoli angoli di inclinazione zenitale econsente di leggere direttamente le pendenze. Labussola ed il cerchio orizzontale graduato lo ren-dono utile anche come goniometro e declinatoremagnetico. Le rettifiche da effettuare per la mes-sa in stazione corretta dello strumento sono quel-le tipiche del livello Egault, di cui lo strumentoha tutte le caratteristiche.

25.Clisimetro a traguardi1875-1924Metallo, vetro, vernice236x138x245Ing. A. Salmoiraghi & C. - MilanoInv. Gen. Assente

Tre razze equidistanti, munite di vite di elevazio-ne, si innestano in un corpo esagonale che costi-tuisce, con un disco metallico, il basamento sucui agisce il meccanismo di blocco delle rotazio-ni e la vite di richiamo (forse sostituita in un re-stauro non databile). L’alzata tronco-conica so-stiene la traversa che accoglie nel suo spessore labussola. Questa è corredata da una graduazione,sessagesimale destrorsa, con suddivisioni al gra-do, ed ha la leva di blocco dell’ago magnetico.All’estremità della traversa sono due pinnule, en-trambe rettificabili. Quella di dimensioni inferio-ri ha un telaio fisso ed una mira alla sommità.L’altra, più grande, ha il telaio scorrevole nel vanodella pinnula stessa per mezzo di una vite micro-metrica a cremagliera. Il telaio è munito di diot-tra che funge da indice per la lettura delle pen-denze e di nonio. La scala graduata per la misuradelle inclinazioni reca divisioni principali tra 0 e

32, crescenti verso l’alto, ogni due unità, divisio-ni secondarie all’unità (non indicate) e suddivi-sioni alla mezza unità. Sulla traversa, è la livellatorica, incernierata verso la pinnula più bassa erettificabile. Il vano centrale della livella è gra-duato, con divisioni principali all’unità di gradoe suddivisioni ai 20’. Le diottre hanno i fili dicollimazione rotti o mancanti. Diffusi fenomenidi ossidazione delle superfici metalliche. E’ fir-mato. Il clisimetro a traguardi è utile nelle livel-lazioni e, sfruttando il telaio mobile, può essereusato come misuratore di pendenza. La bussolagraduata lo rende anche goniometro declinatoremagnetico.

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26.Livello centesimale fisso mod. 5181950-1955Metallo, vetro, vernici, plastica(custodia: legno, metallo, plastica, velluto, car-ta)223x137x163(custodia: 280x200x170)Filotecnica Salmoiraghi - MilanoInv. Gen. 00110Collez. “Terra di Lavoro”

Il livello poggia su un placca metallica di formatriangolare equilatera con i vertici arrotondati, sucui agiscono le estremità delle viti calanti, equi-distanti, che reggono il basamento di forma esa-gonale irregolare. Al di sopra è l’alidada di for-ma pentagonale, con la vite di blocco delle rota-zioni dell’alidada rispetto al basamento e quelladi richiamo. Un’altra vite, posta sotto l’ocularedel cannocchiale, controlla i piccoli spostamentidell’asse di mira in verticale. Il cannocchiale èad immagine capovolta, con reticolo distanzio-metrico a tre fili, i due accessori più corti. L’adat-tamento alla distanza è comandato dalla vite sul-la superficie laterale destra, il mirino meccanicoè sulla superficie superiore. L’obiettivo del can-nocchiale ha una protezione telescopica per laluce. L’adattamento alla vista dell’oculare è in

plastica. Sul fianco del cannocchiale è il vano ret-tangolare in cui è inserita la livella torica, visibi-le attraverso una finestra. Al di sotto, con la stes-sa direzione, ma inserito nella base, è l’oculareper la lettura della graduazione del cerchio oriz-zontale, centesimale, oraria, con divisioni prin-cipali indicate al grado, secondarie ai 0,20 g. Lalivella sferica è sul basamento. E’ presente il mar-chio. La custodia è a cassetta, e contiene, oltreallo strumento, alcuni accessori (pennello, cac-ciaviti, etc.). Sull’interno del coperchio della cas-setta sono la fotografia e la scheda di collaudodello strumento.

27.Livello da cantiere NK011959-1961Metallo, vernice, vetro, plastica(custodia: plastica, cuoio, vernice, metallo)154x95x180(custodia: 245x125x145)Wild HeerbruggInv. Gen. 1286Collez. “Terra di Lavoro”

Sulla piastra di base poggiano le tre viti di eleva-zione, equidistanti, che sorreggono il basamentocilindrico, sul bordo superiore del quale è il cer-chio orizzontale centesimale, orario, valori ogni10°, divisioni ogni 5°, suddivisioni al grado. Aldi sopra è l’alidada, cilindrica, che è possibileruotare grazie ad un movimento a frizione. Il can-nocchiale reca al di sotto dell’oculare l’indice perle letture del cerchio. Le rotazioni di richiamo mi-crometriche sono controllate dalla vite posta inprossimità dell’obiettivo. Un’altra vite, sullo stes-

so lato, consente l’adattamento alla distanza. Sul-l’altro lato sono le due livelle, sferica e tubolare,la cui lettura è facilitata dallo specchio posizio-nato sulla leva con cerniera. La custodia, a bau-letto a forma di guscio, ha la chiusura difettosa.E’ un livello maneggevole e solido, adatto per ilcantiere e per i lavori tecnici correnti.

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28.Livello a cannocchiale LG21960 – 1963Metallo, vernice, vetro(custodia: metallo, vernice, cuoio, carta)(treppiede: legno, metallo, vernice, plastica, car-ta)(sacca: tessuto, cuoio, metallo, carta)175x165x280 (Custodia: 220x125x185)(treppiede: 160x160x975)(sacca: 240x108x155)Officine GalileoInv. Gen. 00101Collez. “Terra di Lavoro”

Il livello poggia su un basamento a placca trian-golare equilatera, con lati curvi e concavi e verti-ci arrotondati, su cui agiscono le tre viti calanti,equidistanti. Il basamento ha la forma di una fa-scia trilatera, equilatera, dai lati curvi convessi,piena, tranne un cilindro sporgente verso il bassoin corrispondenza del centro dello strumento.L’alidada è di forma circolare ed è bloccata al ba-samento mediante la vite posta ortogonalmenteal cannocchiale, su cui agisce anche la vite di ri-chiamo per gli spostamenti micrometrici dell’ali-dada. Sotto l’oculare del cannocchiale è la viteper i piccoli spostamenti dell’asse di mira in ver-ticale. Sull’alidada è una livella sferica, visibilegrazie ad un specchio. Il cannocchiale è ad im-magine capovolta, con reticolo distanziometricoa tre fili, i due accessori più corti. L’adattamento

alla distanza è comandato dalla vite sulla super-ficie laterale destra. Sulla superficie superiore è ilmirino meccanico. L’obiettivo del cannocchialeha una protezione per la luce telescopica. L’adat-tamento alla vista è in plastica. Al di sotto, a de-stra è l’oculare (con adattamento alla vista in pla-stica) per la lettura delle graduazione orizzontale,centesitmale, oraria, con divisioni principali indi-cate al grado, secondarie ai 0,20 g. Sulla base del-l’alidada, è la livella sferica, sovrastata dal vanorettangolare in cui è inserita la livella torica, visi-bile attraverso una finestra e uno specchio. Mo-stra diffuse incrostazioni di polvere e sporco. Recail marchio di fabbrica inciso sul basamento.La custodia è a bauletto, ed è corredata da alcuniaccessori (chiave, pennello, etc.) per la manuten-zione.

29.Livello1964 anteMetallo, vernice, plastica, vetro(custodia: metallo, cuoio, plastica, vernice)(treppiede: metallo, legno, vernice)170x115x11(custodia: 210x130x185)Kern AarauInv. Gen. 00108Collez. “Buonarroti”

Il basamento, circolare, ha un incastro a snodosferico sul treppiede. La vite di bloccaggio e quelladi richiamo del movimento orizzontale sono al-l’estremità del cannocchiale, il cui corpo è inglo-bato in una sagoma prismatica dai bordi arroton-dati. Sul lato destro sono l’adattamento alla di-stanza e l’oculare del microscopio per la letturadella graduazione orizzontale, centesimale, ora-rio, con graduazione e valori ogni grado, noniocon 10 divisioni. Essa prende luce dallo specchiet-to posto sul microscopio. Sulla base dell’alidadaè la livella sferica, munita anch’essa di specchiet-

to. Il cannocchiale è a 19 ingrandimenti, astrono-mico. Presenta il marchio. E’ in ottimo stato diconservazione. La custodia è a bauletto, ed è cor-redata da alcuni accessori (chiave, pennello, etc.)per la manutenzione. Lo strumento ha conserva-to il treppiede originale, munito di un particolaresistema a baionetta di aggancio allo strumento.E’ un livello da cantiere, a rotazione azimutale afrizione, munito di vite di elevazione dell’asse delcannocchiale.

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30.Livello Abney da ricognizione1950-1959Metallo, vernice, carta, plastica, vetro(custodia: metallo, vernice, carta, cuoio, vellu-to)160x48x74(custodia: 82x40x157)Inv. Gen. 00104Collez. “Terra di Lavoro”

Lo strumento è costituito da un tubo a sezionequadrata, aperto, recante un cilindro estraibile, sucui è avvitato l’oculare. All’interno sono il filo difede e lo specchio a 45° che riflette l’immaginedel campo della livella torica. Un piccolo forosulla superficie superiore consente il formarsi del-l’immagine della livella sullo specchio interno.Sul fianco del corpo è una graduazione semicir-colare sessagesimale disposta verticalmente (af-fiancata dalla graduazione per le inclinazioni),provvista di nonio. Il movimento dell’indice dilettura e del nonio è solidale all’inclinazione del-la livella torica, disposta in un piano verticale pa-rallelo a quello della graduazione. La livella tori-ca è munita di viti di rettifica. La verniciatura pre-senta leggerissime lesioni superficiali principal-

mente in corrispondenza degli spigoli. La custo-dia a borsello, con tracolla, ha la superficie lavo-rata a scaglie. Il modello prende il nome da Wil-liam de Wiveleslie Abney (1843-1920), scienzia-to inglese che diede importanti contributi alla spet-troscopia e alla fotografia. L’invenzione risale aglianni ’70 del XIX secolo quando Abney lavoravaper la “School of Military Engineering” a Cha-tham. E’ l’unico livello speditivo che fa uso diuna livella torica. Per le dimensioni ridotte e perla maneggevolezza è usato particolarmente inmontagna (da qui il nome di livello degli alpini-sti). L’osservazione contemporanea della visualelibera verso il bersaglio della collimazione e del-l’immagine della bolla della livella, centrata ri-spetto al filo di fede, consente la lettura dell’in-clinazione.

31.Livello a pendolo di Goulier1940-1951Metallo, vetro, plastica47x47x141Ing. A. Salmoiraghi - MilanoInv. Gen. 00090Collez. “Terra di Lavoro”

Noto anche come livello a collimatore pendente.Mediante due ampie fenditure, di forma rettango-lare con i lati minori arrotondati, si traguarda daltubetto di collimazione. Grazie al toro listellatosommitale, con rotazione antioraria, è possibileestrarre ed elevare il tubicino collimatore fino aportarlo in corrispondenza delle fenditure. La basesuperiore reca due viti ed un pulsante di sbloccodell’apparato di collimazione dello strumento.All’interno dello strumento è un collimatore, col-legato rigidamente all’asse di un pendolo rigido,che reca in basso una massa pesante di forma tron-

co-conica. Il pendolo è sospeso alla base superio-re per mezzo di una sospensione cardanica. Il tu-betto collimatore presenta un oculare ed un vetri-no smerigliato, recante un’incisione orizzontale(linea di fede). Presenta diffusi fenomeni di ossi-dazione. E’ firmato. E’ usato per la misura di di-slivelli tra punti direttamente visibili tra loro (miralibera) realizzando la condizione d’equilibrio delpendolo.

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32.Altimetro tascabile1955-1963 ca.Metallo, vetro, vernice(custodia: pelle, metallo, vernice, velluto)70x51x16(custodia: 75x62x30)WLInv. Gen. 01079Collez. “Terra di Lavoro”

Il rilevatore della pressione atmosferica costitui-sce una parete (sensibile) della cassa. Il quadran-te, protetto da un vetro, reca al centro l’ago mo-bile, indicatore della pressione misurata. Sulla cir-conferenza perimetrale è incisa la graduazione,antioraria, in centimetri di mercurio, con divisio-ni e suddivisioni non equispaziate perché il prin-cipio di trasduzione meccanica della pressionebarometrica non è lineare. Un’altra graduazione,oraria, con l’indicazione “MET” (metri) è piùinterna. Sul fondo posteriore è inciso il marchiodel costruttore (un triangolo equilatero con i ver-tici arrotondati), col monogramma WL (letto cosìse si dispone lo strumento così da avere l’anellodi aggancio verso l’alto), simile ad un candela-bro a tre bracci. Non è stata individuata la ditta

proprietaria dal marchio. Qualche punto di alte-razione della vernice cromata è presente sulla su-perficie, soprattutto lungo gli spigoli. La custo-dia in pelle, ad astuccio, è ricoperta di velluto al-l’interno. L’altimetro così attrezzato può essereutilizzato per la livellazione barometrica. Essa èbasata sulla diminuzione della pressione atmosfe-rica terrestre (secondo una nota legge non linea-re) all’aumentare della quota. Con approssima-zioni piuttosto grossolane (dalla decina al centi-naio di metri), questo principio fisico consentelivellazioni in luoghi molto distanti tra loro e nonvisibili reciprocamente.

33.Tacheometro cleps di Porro1785-1924 ca.Metallo, vetro260x178x253“Ing. A. Salmoiraghi”Inv. Gen. 00042Coll. “Garibaldi”

Poggia su tre razze metalliche equidistanti (cia-scuna con vite calante) al cui incrocio è il gancioper sospendere il filo a piombo. Nella base delcorpo, centrale, sono il declinatore magnetico, e,poco sopra, sono le viti di blocco e di richiamodelle rotazioni azimutali e zenitali. Il corpo cubi-co reca superiormente la livella sferica, il micro-scopio di lettura del cerchio verticale e la vite diblocco del cannocchiale. Il cannocchiale astro-nomico, con reticolo del Porro, è eccentrico ed èequilibrato dalla massa cilindrica opposta. Al disotto è lo specchietto per illuminare la gradua-zione. La lente obiettivo è protetta da un tappometallico, conservato. Lo strumento non ha cer-chio orizzontale. La livella sferica sommitale èinutilizzabile, il declinatore magnetico è parzial-

mente rotto. La lettura al cerchio è difficoltosaperché, nonostante l’ausilio offerto dagli specchiriflettori, l’oculare capta poca luce e le gradua-zioni sono sbiadite. Le parti verniciate presenta-no diffuse alterazioni, le parti in ottone sono os-sidate. Porro (1867) introdusse l’innovazione delcerchio angolare nascosto (da cui la specifica“cleps”). L’esemplare è il modello piccolo.

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34.Livello tacheometro Soldati1890-1949Metallo, vetro (custodia: legno, metallo, velluto,carta)170x100x185 (custodia chiusa: 210x215x125)Salmoiraghi (attrib.)Inv. Gen. 00061Collez. “Terra di Lavoro”

La base ha tre razze metalliche equidistanti, cia-scuna con vite calante. Sul mozzo è la vite di bloc-co delle rotazioni dell’alidada. Solidale alla baseinferiore dell’alidada è il collimatore magnetico.Nella base dell’alidada è il cerchio orizzontale,graduato (scoperto solo per una finestra di lettu-ra) la vite di blocco dell’alidada rispetto al cer-chio orizzontale e la vite di richiamo orizzontale,con nonio. Il cannocchiale è centrale, astronomi-co, con reticolo distanziometrico. Sul montante èla vite micrometrica verticale. Parallela all’assedel cannocchiale, e solidale ad esso, è la livellatorica, con graduazione interna e dispositivo direttifica dello strumento. Leggera ossidazionedelle superfici metalliche, ottica in parte oscura,

reticolo staccato e fuori posizione. La custodia èa cassetta e reca le costanti di lettura. L’attribu-zione è fondata sulle raffigurazioni ritrovate inbibliografia. Ha la particolarità di avere il can-nocchiale non capovolgibile, la livella torica so-lidale ed in asse con esso, il cerchio zenitale sco-perto e limitato al solo settore compreso tra gliangoli 40c – 180c rispetto allo zenit. Lo strumentoera usato per livellazioni e, in modo meno speci-fico, come distanziometro di mediocre precisio-ne.

35.Tacheometro1900-1949Metallo, vetro, vernici, plastica304x207x333Ing A. Salmoiraghi - MilanoInv. Gen. 00062Collez. “Terra di Lavoro”

Tre razze equidistanti, ciascuna con vite di ele-vazione munita di blocco, si incontrano nel moz-zo, che al di sotto ha il vano filettato per il trep-piede. Lo strumento può ruotare (anche micro-metricamente) rispetto alla base. Ha un declina-tore magnetico appena sotto l’alidada (che ha leconsuete viti di blocco e di richiamo microme-trico). Il cerchio (graduato sessagesimale, destror-so) è nascosto dall’alidada tranne che per due fi-nestre, munite di specchio per la lettura del no-nio. I microscopi per la lettura sono mobili per-ché sorretti da una leva incernierata al centro.Sull’alidada sono due livelle toriche, ortogonali.Il cannocchiale, capovolgibile, è centrale e soli-dale al cerchio verticale (graduato, sessagesima-le, sinistrorso, munito di nonio); è fisso alla tra-versa, che regge anche la livella torica, rettifica-

bile. Viti micrometriche consentono piccole rota-zioni zenitali. Lo strumento ha estese ossidazionied è ricoperto da polvere e sporco. Mancanol’obiettivo del cannocchiale, i quattro oculari deimicroscopi dei cerchi, la maggior parte delle vitiè fuori uso e le graduazioni quasi illeggibili. Lostrumento, ripetitore, è un tacheometro di modellomedio, utile al rilievo celerimetrico del terreno.

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36.Tacheometro centesimale 41401945-1952Metallo, vetro, plastica,vernice(custodia: Metallo, gomma, carta, cuoio, plastica)125x105x333(custodia: 147x133x291)Filotecnica – MilanoInv. Gen. 00078Collez. “Terra di Lavoro”

Poggia su una piastra triangolare equilatera, congli angoli arrotondati. Le tre viti di elevazione,equidistanti, agiscono su essa. Il basamento è aforma di prisma triangolare ed ospita il mozzo,cavo, filettato per l’avvitamento alla madrevitedel treppiede. L’alidada ha una base cilindrica dacui, senza soluzione di continuità, impostano imontanti. Sulla superficie laterale dell’alidadasono: la vite di blocco rispetto al basamento, lavite per gli spostamenti micrometrici azimutali,lo specchio metallico per illuminare i cerchi gra-duati e l’apparato di lettura degli stessi, il vanodella livella torica, la leva di blocco dell’alidadaal cerchio orizzontale. Sul montante in corrispon-denza di questa leva è la vite che blocca le rota-zioni zenitali del cannocchiale e la corrisponden-te vite di richiamo.I montanti hanno un coronamento semicircolareche si allinea al profilo della traversa (dalla sago-ma prismatica complessa) che ingloba anche ilcollare di sostegno del cannocchiale ed il dispo-sitivo di lettura dei cerchi. Il cannocchiale, a lun-ghezza costante, con ingrandimento 22X, è com-pletamente capovolgibile ed ha un reticolodistanziometrico. La vite per l’adattamento alla

distanza è sul montate. Sulla superficie superioreè la livella torica, dalla parte opposta è il mirino.Fuoriuscente dal corpo della traversa è l’ocularedel microscopio di lettura dei cerchi graduati oriz-zontale e verticale, munito di adattamento allavista. Il campo del microscopio del dispositivomostra una finestra rettangolare contenente lelettere “V” e “O”, disposte in prossimità dellerelative graduazioni verticale ed orizzontale. L’in-dice di lettura è costituito da un filo verticale di-sposto a congiungere le due lettere. La gradua-zione orizzontale è centesimale, destrorsa, condivisioni principali ogni grado, indicate da valo-ri, divisioni secondarie ai 5 decimi di grado, esuddivisioni al centesimo di grado. La gradua-zione verticale, con zero allo zenit, è oraria e diprecisione analoga a quella orizzontale. La ver-niciatura è in più punti danneggiata, specie incorrispondenza degli spigoli. Reca l’incisione conil marchio del costruttore. La custodia è a cam-pana.

Lo strumento, ripetitore, è un tacheometro dimodello medio, utile al rilievo celerimetrico delterreno.

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37.Tacheometro - teodolite autoriduttore DKR1952 – 1964Metallo, vetro, plastica,vernice(custodia: metallo, vernici, cuoio, gomma)(treppiede: metallo, vernici, cuoio, gomma)120x120x170(custodia: 190x125x315)(treppiede: 1030x180x180)Kern - AarauInv. Gen. 00109Collez. “Terra di Lavoro”

Poggia su una placca triangolare equilatera, dailati concavi e dai vertici a forma quadrata, allecui estremità sono le viti di elevazione, equidi-stanti, protette da gusci metallici mobili. Al cen-tro della placca è il foro del piombino ottico. Ilbasamento ha forma cilindrica; sulla superficielaterale è una vite complessa sporgente (con fun-zioni statiche) e la vite rotazione del cerchio, oriz-zontale rispetto al basamento, la cui testa è tra-forata con quattro cerchi simmetrici, e reca unguscio utile a proteggere la vite da occasionalied involontarie rotazioni. La base dell’alidada hasulla superficie laterale la vite di blocco dellerotazioni dell’alidada rispetto al basamento, lavite micrometrica di richiamo e la livella torica.I montanti dell’alidada configurano un corpounico a forma di U quadrata, con la base rettili-nea avvitata mediante quattro viti alla base del-l’alidada ed i raccordi semicircolari. Sulla sezio-ne rettilinea di base sono due viti di rettifica abottone ed una esagonale. Al di sotto di un mon-tante sono l’oculare del piombino ottico, munitodi adattamento alla vista, l’ampia ghiera dentel-lata e rotante con lo specchio orientabile ed ilsistema di illuminazione dei cerchi graduati. Ildispositivo è in corrispondenza della sommità deimontanti che terminano con una superficie se-micilindrica. Al di sopra è una livella torica,munita di mira micrometrica a prisma di coinci-denza e di viti di calanti, ospitata in un vano ci-lindrico sormontato da un prisma a sezione tra-pezoidale isoscele. Gli spostamenti micrometri-ci del sistema livella-mira sono comandati dallavite a bottone collocata a circa metà dell’altezzadel montante. In corrispondenza di questa è lavite di richiamo delle rotazioni zenitali. Dallasommità dei due montanti si innesta la traversa,cilindrica, interrotta da un lato dal collare dellavite di blocco delle inclinazioni zenitali, dall’al-

tra, dall’ampio vano (a disco lenticolare con ter-minazione a placca circolare) che contiene la gra-duazione verticale. Sulla superficie laterale inter-na è avvitato il mirino. Al centro della traversa èil cannocchiale, completamente capovolgibile,astronomico. Il campo visivo del cannocchialemostra il complesso sistema di fili mobili, rettili-nei e curvi, caratteristico degli strumenti autori-duttori. Sulla superficie laterale del cannocchialeè l’adattamento alla distanza che comanda anchelo spostamento dei fili del reticolo. A fianco, è iltubicino destinato all’apparato di lettura dei cer-chi. Nel suo campo visivo, appaiono due finestrerettangolari con l’indicazione, in due piccoli slar-ghi rettangolari centrali estremi, delle lettere “V”e “AZ”, disposte in prossimità delle relative gra-duazioni verticale ed orizzontale. La lettura è incorrispondenza di un doppio indice lenticolare,sporgente sulle due graduazioni. La graduazioneorizzontale è centesimale, destrorsa, con divisio-ni principali ogni grado, indicate da valori, divi-sioni secondarie ai 2 decimi di grado, e suddivi-sioni al decimo di grado. La graduazione vertica-le, con zero allo zenit, è oraria e di precisione ana-loga a quella orizzontale. Mediante le viti micro-metriche relative si comandano due noni, privi divalori numerici, con 7 divisioni. Con custodia etreppiede con testa a snodo. E’ in ottimo stato.Reca la firma del costruttore.Lo strumento, ripetitore, è un tacheometro-teo-dolite autoriduttore, cioè che restituisce la distanzaridotta all’orizzonte mediante operazioni mecca-niche sull’inclinazione del cannocchiale, senzal’intervento diretto dell’operatore per ogni colli-mazione in campagna (come è necessario nel casodei riduttori). E’ lo strumento principe e più com-pleto del rilievo celerimetrico del terreno, anchese non è mai diventato familiare tra i topografi enon ha mai soppiantato nell’uso il più semplice eclassico tacheometro. Grazie alla particolare con-figurazione del reticolo può essere usato anchecome un tacheometro normale.

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38.Tacheometro autoriduttore TARI 41801964Metallo, vernice, plastica, vetro(custodia: metallo, carta, vernici)160x160x350(custodia: 240x180x410)Filotecnica SalmoiraghiInv. Gen. 03566Collez. “Buonarroti”

Sulla piastra di base poggiano le tre viti calanti,equidistanti, che sorreggono il basamento, esago-nale irregolare. L’alidada, cilindrica, ha le viti diblocco e di richiamo. Due finestre circolari illu-minano il cerchio orizzontale: tra esse è la livellasferica. Alla base dei montanti sono: da un latol’oculare del cerchio-bussola (antiorario, sessage-simale, valori ogni 10°, suddivisioni ogni 2°), lavite della livella di collimazione e, sul fianco li-mitrofo, il bottone che porta nell’oculare l’imma-gine del lettore opposto; dall’altro la vite di ri-chiamo zenitale e, sul fianco limitrofo, il tamburomicrometrico per la lettura dei minuti. Alla som-mità del cerchio verticale, sessagesimale, orario,valori al grado, divisioni ai 20’, è la livella. Dallaparte opposta è la vite di bloccaggio zenitale. Ilcannocchiale è anallattico, capovolgibile, ad im-magine diritta. Il cerchio verticale ha la gradua-

zione (costruita sulla tangente dell’angolo di in-clinazione della collimazione) simmetrica, com-presa tra 0 e 100 (valori corrispondenti rispetti-vamente ad inclinazioni di 0° e 45°), divisioni ogniunità, suddivisioni al decimo. Alla sommità delcerchio verticale è la livella torica, munita di spec-chio a cerniera; al di sotto è la vite di adattamentoalla distanza. La custodia è a campana con mani-co rigido. Il dispositivo di autoriduzione è dan-neggiato. Conserva il marchio. E’ un tacheome-tro autoriduttore a stadia verticale che consentedi ricavare la distanza direttamente dalla misuradelle differenze delle letture alla stadia. Lo stru-mento, di precisione limitata, può essere usato indue modi: tacheometrico e clisimetrico.

39.Teodolite1868Metallo, vetro, vernice405x261x347Giuseppe Spano e figlio - NapoliInv. Gen. 00040Collez. “Garibaldi”

Era poggiato su un pilastrino o sul treppiede dilegno (non conservato). Alla base sono tre razzeequidistanti, ciascuna con vite calante. Il soste-gno centrale reca il collare d’aggancio del can-nocchiale (astronomico) per la collimazione, conreticolo semplice: i movimenti del cannocchialesono controllati dai meccanismi collegati all’am-pio disco posto alla base. Sul sostegno è la vite diblocco delle rotazioni della parte superiore, co-stituita dall’ampio cerchio orizzontale e dall’ali-dada. Le viti di blocco e di spostamento micro-metrico (sia del cerchio al basamento sia dell’ali-dada al cerchio) lo rendono un teodolite ripetito-re. La traversa sorreggeva il cannocchiale supe-riore eccentrico (non conservato) ed il cerchio ver-ticale. La livella torica, rettificabile, è sulla tra-

versa, parallelamente. Un’altra livella torica, or-togonale alla prima, è sul cerchio verticale. In-completo di diverse parti (i microscopi e i riflet-tori/specchi, i meccanismi di blocco, etc), presentaestesi fenomeni di ossidazione e di caduta di ver-nice. Reca data e firma. Collimando con il can-nocchiale superiore in posizione orizzontale, erapossibile effettuare le letture degli angoli orizzon-tali (ottenibili con precisione grazie alla presenzadi due indici, altrettanti nonii e oculari per la let-tura); inclinando il cannocchiale per collimare aipunti, era possibile leggere gli angoli verticalisul cerchio posto all’estremità opposta dellatraversa.

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40.Teodolite N° 21875-1899Metallo, vetro, vernici349x225x287Brunner - ParisInv. Gen. 00044Collez. “Garibaldi”

Tre razze metalliche, equidistanti, munite di viticalanti e di vano filettato inferiore per avvitare iltreppiede, sorreggono un ampio disco, ruotante,munito di viti di blocco e di richiamo. L’alzatasostiene l’alidada, circolare, su cui è ancorato ilmeccanismo di blocco e di richiamo del cerchioorizzontale, graduato, sessagesimale, destrorso,munito di doppio dispositivo di misura, incernie-rato al centro. Due montanti sostengono la tra-versa, mobile per consentire il ribaltamento delcannocchiale. Il cerchio verticale (graduato, ses-sagesimale, con due coppie di graduazioni affron-tate) è munito di meccanismo di blocco e di ri-chiamo micrometrico e di nonio con microsco-pio e riflettore. Il cannocchiale è centrale, astro-nomico. Sulle estremità dei bracci della traversadi sostegno del cannocchiale sono le viti di ap-poggio e di rettifica della livella torica, ortogo-

nale al cannocchiale mobile, ed agganciata al col-lare della traversa mediante una leva a blocco.Lo strumento presenta numerosi punti di ossida-zione, mancano gli oculari dei microscopi per lalettura del cerchio orizzontale e i relativi specchidi riflessione. Il cannocchiale ha l’ottica fuori po-sizione e ciò rende difficoltosa la visione. La vitea cremagliera per l’adattamento alla vista del can-nocchiale è bloccata. Le graduazioni sono quasiilleggibili, in particolare quella azimutale ed ilnonio di quella zenitale. Conserva l’incisione colmarchio.

41.Teodolite N° 321875-1899Metallo, vetro, vernici389x210x357Brunner - ParisInv. Gen. 00041Collez. “Garibaldi”

Tre razze metalliche, equidistanti, munite di vitedi elevazione e di vano filettato inferiore per av-vitare il treppiede, sorreggono un ampio disco,ruotante, munito di viti di blocco e di piccole ro-tazioni. L’alzata, sostiene l’alidada, circolare, sucui è ancorato il meccanismo di blocco e di ri-chiamo del cerchio orizzontale, graduato sessa-gesimale, destrorso, munito di doppio dispositi-vo di misura. La traversa regge il cerchio zenita-le (simile a quello orizzontale), rettificabile nellaverticalità, e il cannocchiale, astronomico, eccen-trico. Un contrappeso cilindrico dalla parte op-posta equilibra lo strumento. Sul cerchio è la li-vella torica, rettificabile, graduata. Presenta nu-merosi punti d’ossidazione. Mancano i tre ocula-

ri dei microscopi destinati alla lettura del cerchioorizzontale, i cerchi ruotano con molta difficoltà,le graduazioni sono pressoché illeggibili, il quar-to oculare e il relativo vetrino-specchio di rifles-sione per l’illuminazione del nonio sono scom-parsi. Reca l’incisione col nome del costruttore.

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42.Teodolite Theno1950-1955Metallo, vetro, vernici, plastica(custodia: metallo, vernice, cuoio, gomma, filo)(treppiede: legno, metallo, vernici)185x175x250(custodia: 235x210x350)treppiede: 180x180x1000)Fennel - KasselInv. Gen. 00079Collez. “Terra di Lavoro”

Le viti calanti equidistanti poggiano su una piastracilindrica. Il basamento ha una forma pressochéesagonale e reca la vite (che blocca l’alidadarispetto al basamento) e quella di richiamo. Sullasuperficie laterale dell’alidada sono la vite diblocco delle rotazioni dell’alidada rispetto alcerchio orizzontale, la corrispondente vite perrotazioni micrometriche, i microscopi simmetriciper le letture del cerchio (inseriti obliquamente),la livella torica (esterna, con vite di rettifica) e,tra i montanti, la livella sferica e le finestre diilluminazione della graduazione, munite dispecchietto, orientabile. La graduazione azimutaleè antioraria, centesimale, con valori indicati ogni5c, divisioni principali ai 5 gradi e secondarie algrado. Il nonio ha intervallo 0-10, con valoriindicati a 0-5-10 e suddivisioni all’unità.

Sul montante presso il dispositivo di lettura indi-cato con “A” è disposta orizzontalmente una viteche consente di traslare la graduazione zenitalerispetto all’indice. Sull’altro montante, con iden-tica disposizione, è la vite di richiamo. Il cannoc-chiale è astronomico, capovolgibile, con ingran-dimento 20X, munito di reticolo distanziometri-co. La vite per l’adattamento alla distanza è in

prossimità della traversa. Sono presenti due miri-ni, di cui uno non centrale per evitare la livellatorica (munita di viti di rettifica), disposta al cen-tro della superficie del cannocchiale. Alla som-mità del montante dal lato verso l’oculare B delcerchio orizzontale è la vite di blocco delle rota-zioni zenitali. Un’altra livella torica, munita divite di rettifica, è sulla superficie laterale del di-sco che contiene la graduazione zenitale e l’ocu-lare per la lettura della stessa. La graduazione ècentesimale, antioraria, con lo zero puntato allozenit, con divisioni ogni 5c, valori indicati ogni10 gradi centesimali e suddivisioni al grado. L’in-dice è costituito da una sottile incisione sull’ocu-lare ed è privo di nonio. Qualche punto di ossida-zione sullo strumento, sul filo a piombo di corre-do e sulla custodia a campana.

(A.P.)

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43.Teodolite T01959-1961Metallo, vernice, vetro, plastica(custodia: metallo, vernici, cuoio, carta)154x135x223(custodia: 140x135x280)Wild HeerbruggInv. Gen. 01285Collez. “Terra di Lavoro”

Sulla piastra di base poggiano le tre viti di eleva-zione, equidistanti, che sorreggono il basamento.Al di sopra è l’alidada, cilindrica, il blocco e lerotazioni micrometriche della quale sono control-late dalle due viti poste appena al di sotto di essa.Due finestre circolari illuminano il cerchio oriz-zontale: tra esse è la livella sferica. Alla base deimontanti sono: da un lato l’oculare del cerchio-bussola (antiorario, sessagesimale, valori ogni 10°,suddivisioni ogni 2°), la vite della livella di colli-mazione e, sul fianco limitrofo, il bottone che portanell’oculare l’immagine del lettore opposto; dal-l’altro la vite di richiamo micrometrico zenitalee, sul fianco limitrofo, il tamburo micrometricoper la lettura dei minuti. Alla sommità del cerchioverticale, sessagesimale, orario, valori al grado,divisioni ai 20’, è la livella corrispondente. Dalla

parte opposta è la vite di bloccaggio zenitale. Ilcannocchiale, capovolgibile, ha un anello per lamessa a fuoco e un mirino meccanico ed è affian-cato dal microscopio per le letture al cerchio ver-ticale. La custodia è a campana e può ricoprire lostrumento anche quando questo è già agganciatoal treppiede. Stato di conservazione ottimo. Fir-mato dal costruttore. E’ un piccolo teodolite, ma-neggevole, adatto per misure in cantiere, livella-zioni forestali, poligonali alla bussola e determi-nazione di punti controllo in fotogrammetria. Ilcerchio-bussola, interno allo strumento, quandobloccato, consente di usare lo strumento cometeodolite.

44.Teodolite TG1 b1962-1964metallo, vetro, plastica, vernice(custodia: metallo, vernice, cuoio, carta)(treppiede: legno, metallo, cuoio)175x160x310(custodia: 220x220x430)(treppiede: 150x150x930)Officine GalileoInv. Gen. 04026Collez. “Terra di Lavoro”

Le tre viti calanti, equidistanti, sorreggono il ba-samento, cilindrico, munito di viti di blocco e dirichiamo rispetto all’alidada. Un unico oculare,girevole intorno all’asse di rotazione del cannoc-chiale) posto sul montante di destra consente lalettura contemporanea dei cerchi (centesimali,sinistrorsi) orizzontale e verticale e della bolladella livella zenitale. Le letture ai cerchi rappre-sentano automaticamente la media delle lettureeffettuate per bisezione dell’intervallo determi-

nato dalla immagini dei due tratti diametralmen-te opposti della graduazione. Su questo teodolitepuò essere montata la camera fotogrammetrica,di cui alla scheda 50 per costituire il fototeodoli-te. Serve in tutte le osservazioni geodetiche e to-pografiche in cui l’errore medio di ogni singolalettura deve essere inferiore al secondo di grado,escluse le triangolazioni di primo ordine.

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45.Mira per poligonali1960-1963Metallo, vernici, vetro130x130x227Officine GalileoInv. Gen. 00112Collez. “Terra di Lavoro”

Un basamento, a pianta triangolare, cavo, sostie-ne tre viti di elevazione equidistanti. Al di sottodel basamento è un ampio cilindro, cavo. Al cen-tro di una delle superfici laterali è una vite cheblocca le rotazioni del crocicchio. Sulla facciacontigua, in senso antiorario, sono i due fori perl’innesto dei cavi di alimentazione elettrica. Alcentro, poggiante su un disco ruotante rispetto albasamento (e bloccabile mediante la vite primadescritta), sono disposte ortogonalmente due li-velle toriche, munite di viti di rettifica. Dal cen-tro del basamento si eleva un perno che sorreggeil quadrante (scopo) della mira, metallico, rettan-golare, con fondo bianco su cui spicca una trian-golo isoscele nero, al cui interno è un linea bian-ca, verticale. In corrispondenza del punto mediodella base è un foro circolare sovrastato, appenapiù sopra, da un foro più piccolo. Il retro del qua-

drante ospita un vano metallico, sospeso e stac-cabile, che contiene la lampada, e la leva trape-zoidale che funge da interruttore del circuito diilluminazione della mira. La lampadina è a lucebianca, ma è colorata e diffusa da una lente sferi-ca rossa. E’ in buono stato di conservazione. Recail marchio. L’attrezzo è un segnale provvisorio,utile per le poligonazioni di precisione anche not-turne.

46.Diottra di tavoletta pretoriana1868Metallo, vetro, vernice690x152x231Giuseppe Spano e figlio - NapoliInv. Gen. 00046Collez. “Garibaldi”

La base è formata da una riga metallica, graduatada un lato, con lo zero allineato con il centro del-la diottra ed una doppia graduazione (crescente edecrescente). Sulla base è la livella torica (orto-gonale alla direzione della riga) ed una vite checonsente l’inclinazione della colonna di supportodel cannocchiale (e quindi la rettifica della oriz-zontalità del suo asse). L’alzata reca due viti, fun-zionanti a contrasto, che consentono piccole ro-tazioni della colonna intorno al suo asse vertica-le. Il cerchio verticale reca due graduazioni, dop-pie e simmetriche. Al centro del cerchio è una vitedi blocco della leva (pieghevole) del microsco-pio per le letture, che si effettuano grazie ad un

indice munito di nonio. Al disopra, è una livellatorica orizzontale, diretta come la riga di base, diinclinazione regolabile. Il cannocchiale è astro-nomico, eccentrico, ed è disposto nella direzionedella riga; ha un crocicchio di collimazione sem-plice. E’ munito di una vite per le piccole inclina-zioni. Mostra incrostazioni di sporco, ossidazio-ni delle superfici metalliche e alterazioni e cadu-te della superficie verniciata. Lo strumento è in-completo per la mancanza dello specchio in le-gno (perduto) e della bussola identificata (scheda47). Lo strumento è firmato e datato. La tavolettaè usata per il rilievo allo scopo di ottenere già insitu la restituzione grafica dell’appezzamento.

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47.Bussola topografica1868Metallo, vernice, carta153x119x29 mmGiuseppe Spano NapoliInv. Gen. assenteCollez. “Garibaldi”

E’ costituita da un ampio disco circolare metalli-co sormontato da una superficie laterale chiusa,sulla quale una volta era il vetro protettivo delquadrante. In un punto del bordo è avvitato unsupporto metallico disposto radialmente, aventeun foro ellittico. In prossimità del bordo è la viteper bloccare le rotazioni dell’ago magnetico. Sulfondo interno del quadrante della bussola sonoincise e dipinte di bianco le direzioni geografi-che. Su una corona circolare metallica, rilevatadal fondo e disposta lungo la superficie laterale èla graduazione, sessagesimale, oraria, recante ilvalore 360° invece dello 0°.Al centro è incernierato l’ago magnetico, mobilerispetto al quadrante. Mostra fenomeni di ossida-zione, di caduta di vernice, di incrostazioni di

sporco e polvere; mancano il vetro di protezionedel quadrante e la leva di blocco dell’ago magne-tico (c’è solo la vite di blocco). Lo strumento nonè nell’inventario e sembra incompleto, il che la-scia supporre che si tratti di una parte accessoriaa corredo, forse, della tavoletta pretoriana, di cuialla scheda precedente. E’ firmato e datato. Labussola topografica serve a misurare l’orienta-mento magnetico e, per la presenza della gradua-zione, gli angoli orizzontali.

48.Diottra di tavoletta pretorianaprimo quarto sec. XXMetallo, vetro, vernice714x181x297Officine Galileo - FirenzeInv. Gen. 00047Collez. “Garibaldi”

Alla base è la riga metallica, graduata da un lato,con doppia graduazione. La diottra poggia su essamediante alcune leve a flessione, utili a realizzarepiccole inclinazioni dell’asse verticale grazie aduna vite. L’orizzontalità dell’asse di rotazione delcannocchiale è controllata dalla livella torica (ret-tificabile), disposta sulla base in direzione orto-gonale alla graduazione. La colonna regge l’ali-dada (munita di vite di blocco e di richiamo) sucui è il cerchio orizzontale, fisso, graduato, sessa-gesimale, orario, munito di microscopio doppio edi vite di comando del nonio. Appena al di soprasono la vite di blocco delle rotazioni del cannoc-chiale e il meccanismo di inclinazione microme-trica dello stesso. Il disco verticale graduato, ses-sagesimale, con vite micrometrica, ha doppia gra-

duazione 0-180, munita di nonio, di microscopiodi lettura, e di livella torica (con vite di rettifica).Il cannocchiale è ribaltabile e centrale. Presentadiffusi fenomeni di ossidazione, polvere e sporcodepositati ed incrostati, graduazioni illeggibili,ottica in parte fuori uso (crocicchio del cannoc-chiale rotto, dispositivo di adattamento alla di-stanza inattivo). La diottra è ciò che resta di unatavoletta pretoriana, oggi priva dello specchio, delbasamento e dagli accessori (bussola, squadrazoppa, livella da piani, filo a piombo) di solitopresenti. Conserva l’incisione col marchio. E’usata per il rilievo allo scopo di ottenere già insitu la restituzione grafica dell’appezzamento.

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49.Tavoletta “Monticolo”1960-1962Metallo, vetro, plastica(custodia: metallo, vernice, carta, cuoio)194x178x60(custodia: 190x60x230)Officine GalileoInv. Gen. 01093Collez. “Terra di Lavoro”

Riunisce, in un unico apparato a forma di tavo-letta, gli strumenti necessari al rilievo in coordi-nate polari: una bussola (per l’inclinazione e ladeclinazione magnetica), un distanziometro aprismi (per la misura delle distanze), un eclime-tro a pendolo (per la misura delle pendenze), unamira a fessura (per la misura delle direzioni), unalivella sferica. E’ corredata da quattro quadrantirosso/bianchi in funzione di mira, di un doppiometro ligneo non graduato, di una custodia per lamira, di tre tavole intercambiabili con graduazioni

e scale differenti (1:500, 1:1000, 1:2000, 1:2500),di un libretto d’istruzioni. La custodia è in cuoio,a borsello. E’ in ottimo stato di conservazione (adeccezione del metro, rotto). Reca il marchio delcostruttore. E’ un apparecchio estremamente pra-tico per il rilevamento grafico speditivo, per il ri-porto di punti sul terreno, per i rilievi di primoorientamento utili allo studio preliminare di pro-getti. Ha precisione limitata ed è necessario con-cludere le operazioni in un tempo assai breve,onde limitare gli errori di misura.

50.Camera fotogrammetrica1955-1965Metallo, plastica, vernici, vetro(custodia: legno, metallo, plastica)200x180x120(custodia: 310x240x210)Officine GalileoInv. Gen. 04180Collez. “Buonarroti”

E’ una camera fotografica a lastre del formato10x15 cm che costituisce un fototeodolite accop-piata al teodolite Galileo TG1b (alla scheda 44)o anche al TG2b. La camera è composta da unascatola troncopiramidale in metallo leggero chesi fissa ad un supporto collegato rigidamente alcannocchiale dello strumento. Questo supportoviene fissato al cannocchiale mediante quattroviti speciali ed una piastra di tenuta che sostienea sua volta un peso di bilanciamento. La camera,una volta montata e rettificata, segue il cannoc-chiale in tutti i suoi movimenti, controllati dagliorgani dello strumento (vite di blocco e di richia-mo). Come in ogni tipo di fototeodolite ai bordidei fotogrammi sono impressionati numeri pro-gressivi che servono a contraddistinguerli.

L’obiettivo è un “Metrog” Galileo, di focale 155mm, a distorsione ridotta, di apertura variabile da1:8 ad 1:16. La custodia è a cassetta e contiene:camera fotografica, supporto per il collegamentoal teodolite, mirino a traguardo, piastra con ocu-lari, vetro smerigliato, filtro giallo, flessibile percomando otturatore e organetto. Camera e custo-dia sono in ottimo stato di conservazione. Serveper l’esecuzione di riprese fotogrammetriche ter-restri, destinate al rilevamento a grande scala diterreni particolarmente impervi od aventi zonemorte o per le quali è importante avere il massi-mo dettaglio. La restituzione avviene mediante inormali apparecchi restitutori. L’acquisto è statoeffettuato nel 1971.

(A. O.)

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51.Lastre per camera fotogrammetrica1955-1965Metallo, plastica, vernici, vetro(custodia: legno, metallo, plastica)175x115x5(custodia: 190x160 x220)Officine GalileoInv. Gen. 04180Collez. “Buonarroti”

Le 12 lastre (chassis) sono destinate alla camerafotografica (alla scheda precedente) che accop-piata al teodolite Galileo TG1b (scheda 44) co-stituisce un fototeodolite. Hanno una superficieimpressionabile di formato 10x15 cm. Ciascunadelle lastre è numerata su bordo. Le lastre sonoinserite in una custodia, a cassetta, contenente glialloggiamenti per le lastra. Lastre e custodia sonoin ottimo stato di conservazione. L’acquisto è statoeffettuato nel 1971.

(A. O.)

52.Stereomicrometro cartografico Santoni SMG41962-1969Metallo, plastica, vernici, vetro1470x600x1390Officine GalileoInv. Gen 03538Collez. “Buonarroti”

Stereomicrometro cartografico didattico, caratte-rizzato da un complesso sistema meccanico. Con-sta di un telaio portante le lastre, sul cui lato su-periore si muove, nel senso delle ordinate, unatraversa, i cui movimenti sono comandati da unamanovella e i cui scorrimenti sono letti su unascala. I due fotogrammi sono messi sul telaio, benfissati, per essere osservati con uno stereoscopiomontato stabilente davanti al telaio. In seguito sieffettua la restituzione dei fotogrammi sulla car-ta. E’ in parte danneggiato e smontato. Reca ilmarchio della Galileo.E’ un apparecchio fotogrammetrico della terzaclasse dei restitutori, particolarmente adatto perprocedimenti speditivi. Esso permette di traccia-re, mediante l’osservazione stereoscopica di dueaerofotografie di una stessa zona, la cartografiadel terreno, sia planimetrica che altimetrica. Lostereomicrometro permette di ottenere grafici

esenti dagli errori planimetrici dipendenti dai di-slivelli del terreno. Altri organi (di originale con-cezione) consentono di correggere le deformazio-ni altimetriche dovute alle varie inclinazioni as-sunte dalla camera aereofotografica al momentodella presa. Lo strumento può essere utilmenteimpiegato per cartografia ex novo a piccole sca-le, per aggiornamenti di carte a scale medie e gran-di, per cartografia forestale, geologia, ecc.

(A. O.)

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53.Regolo graduato con nonio20 aprile 1897Legno, metallo, inchiostro297x60x25G. MilanesiInv. Gen. 00057Collez. “Garibaldi”

E’ un regolo graduato in legno, a sezione trape-zoidale isoscele. E’ costituito da una graduazioneesterna fissa realizzata a forma di guida, con di-visioni principali, comprese tra 0 e 29 al centi-metro e divisioni secondarie al mezzo centimetroe suddivisioni al millimetro, e da un graduazioneinterna, mobile perché scorrevole tra le guide co-stituite da quella principale, con divisioni princi-pali ogni 9 millimetri, tra ogni coppia delle qualisono 1 divisione secondaria e 10 suddivisioni

equidistanziate. La parte mobile può essere im-pugnata per ottenerne lo scorrimento mediante unpomello metallico a vite posizionato ad una estre-mità.E’ in buono stato di conservazione. Sul fondo, adinchiostro sono la data e la firma del costruttore,non altrimenti noto (“G. Milanesi fece”).Strumento di destinazione esclusivamente didat-tica, utile ad illustrare il principio di funziona-mento del nonio.

54.Circolo logaritmico1875-1899Metallo(custodia: legno, carta, metallo, velluto)183x183x5x25(custodia: 206x205x18)Officina Filotecnica - MilanoInv. Gen. 00087Collez. “Garibaldi”

E’ costituito da una coppia di corone circolarimetalliche concentriche, graduate, di spessoreappena maggiore quella esterna. La corona piùinterna può ruotare rispetto alla corona esternamediante una impugnatura costituita da due po-melli metallici diametralmente opposti e dispo-sti verticalmente sulla sua superficie. La coronainterna riporta una graduazione logaritmica ora-ria, con divisioni principali e secondarie. Nel re-stante intervallo le divisioni principali sono viavia più ravvicinate, e di conseguenza, anche lesuddivisioni. Una scala simile è riportata sullacorona più esterna. La sua superficie inferiore recatre aguzzi cunei metallici utili a fissare il circolosu un piano di legno. La custodia, a cofanetto,reca all’interno un rivestimento in velluto, confirma. Le superfici sono ossidate. La rotazione

della corona graduata più interna avviene con at-trito eccessivo.Il circolo logaritmico è uno strumento di calcoloindispensabile per il calcolo senza le tavole dimoltiplicazioni e divisioni con funzioni goniome-triche e diffuso prima dell’avvento delle mac-chine calcolatrici elettriche ed elettroniche. Il prin-cipio di funzionamento è basato sulla disposizio-ne geometrica delle incisioni delle graduazioni esul meccanismo di rotazione.

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55.Regolo calcolatore1964 antePlastica, metallo, vernice, carta(custodia: cartone, carta, vernice, pelle.)148x35x5(scatola: 171x55x15; astuccio: 148x35x5)S.I.P.I. - MilanoInv. Gen. 01224Collez. “Terra di Lavoro”

Il regolo calcolatore ha forma rettangolare, dispessore costante tranne che per una parte rettan-golare, lunga quanto tutto lo strumento, su cui èla graduazione lineare. Essa è riportata, in carat-teri neri, sul lato maggiore, in alto, in corrispon-denza della faccia di minor spessore. L’intervallodei valori è tra 0 e 13 cm, con divisioni principalial centimetro, indicate dai valori, divisioni secon-darie ogni mezzo centimetro, suddivisioni al mil-limetro. Sulla superficie superiore, più elevata,allineata al bordo, sono altre quattro graduazioni,due incise in nero e due in rosso. Al centro è ilvano (le cui superfici interne sono sagomate aforma di binario con un incavo per lato) in cui

scorre la parte mobile dello strumento. Su essasono riportate tre graduazioni, due lungo i bordi(in nero) ed una al centro (in rosso). Lungo gliincavi che fungono da binario, esistenti lungo lefacce laterali della parte elevata del regolo, puòscorrere un rettangolo mobile in plastica traspa-rente, che riporta un linea nera a tutto campo conaltre tre linee rosse che fungono da indice. Lo scor-rimento lungo il regolo avviene a frizione, regola-ta da un meccanismo a molla metallica lineare po-sizionata lungo il bordo laterale superiore. Custo-dia ad astuccio protetto da una scatola. Stato diconservazione ottimo. Il regolo serve a calcolarele funzioni trigonometriche ed i logaritmi.

56.Regolo calcolatore Aristo1964 antePlastica, metallo, vernice, carta (custodia: Metal-lo, legno, vernice, carta, velluto)300x42x7(custodia: 315x58x20)Dennert & Pape - HamburgInv. Gen. assenteCollez. “Terra di Lavoro”

Ha forma rettangolare, di spessore costante tran-ne che per una parte rettangolare, lunga quantotutto lo strumento, su cui è la graduazione linea-re. Essa è riportata, in caratteri neri, sul lato mag-giore, in alto, in corrispondenza della faccia diminor spessore. L’intervallo dei valori è tra 0 e28 cm, con divisioni principali al centimetro, in-dicate dai valori, divisioni secondarie ogni mez-zo centimetro, suddivisioni al millimetro. Sullasuperficie superiore più elevata allineata al bor-do, sono altre quattro graduazioni, due incise innero e due in rosso. Al centro è il vano (le cuisuperfici interne sono sagomate a forma di bina-rio con un incavo per lato) in cui scorre la parte

mobile dello strumento. Su essa sono riportate tregraduazioni, due lungo i bordi (in nero) ed una alcentro (in rosso). Lungo gli incavi che fungonoda binario, esistenti lungo le facce laterali dellaparte elevata del regolo, può scorrere un rettan-golo mobile in plastica trasparente, che riportaun linea nera a tutto campo con altre tre linee ros-se che fungono da indice. Lo scorrimento lungoil regolo avviene a frizione, regolata da un mec-canismo a molla metallica lineare posizionata lun-go il bordo laterale superiore. La custodia è adastuccio. Stato di conservazione ottimo. Il regoloserve a calcolare le funzioni trigonometriche ed ilogaritmi.

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57.Planimetro rullante a sfera1890-1924Metallo, plastica, vernice297x197x70G. Coradi - ZurichInv. Gen. 00076Collez. “Garibaldi”

Incardinate nel corpo dello strumento sono dueruote, una delle quali è collegata, mediante mec-canismi rotativi, al cilindro integrante. Su questoè posto un disco, graduato, utile alla misura. Al-l’altra estremità, mediante una vite senza fine, ilcilindro integrante comanda la rotazione di uncerchio graduato. Il cilindro integrante è monta-to su un corpo secondario, ruotante intorno al-l’asse verticale mediano e disposto trasversalmen-te al primo; sulla sua parte inferiore è l’asse gra-duato. La posizione relativa dell’asse rispetto alcorpo dello strumento può essere regolata me-diante lo scorrimento lungo la direzione longitu-dinale dell’asse stesso. All’estremità dell’asse èun puntale segnatoio. Leggera ossidazione dellesuperfici metalliche e qualche caduta di vernice.

Molti dei meccanismi (molle, leve, viti, ingranag-gi) non sono più registrati e alcuni di essi nonfunzionano affatto. Incrostazioni di sporco e pol-vere sono presenti, soprattutto negli incavi. Con-serva l’incisione del nome del costruttore. E’ par-ticolare per il sistema meccanico di integrazionecostituito da una calotta sferica e da un cilindrointegrante, tenuti in contatto. E’ utile per la misu-ra delle superfici di rilievi e di disegni topografi-ci. Si usa scorrendo il puntale segnatoio lungo ilperimetro delle superficie di cui si vuole calcola-re l’area ed effettuando le letture ai tre cerchi gra-duati. Il modello a rulli è particolarmente desti-nato alla misura di superfici aventi forma moltoallungata, quali quelle dei rilievi e dei progetti distrade, canali, etc.

58.Calcolatore Programma 1011966Plastica, metalli, semiconduttori, gomma, carta,vernici600x450x260Olivetti IvreaInv. Gen. 04501Collez. “Buonarroti”

Lo chassis ha un design che adotta spigoli e su-perfici di contatto molto arrotondate e sagomate.E’ diviso nettamente in due settori, separati daun giunto metallico incavato. Diffuso l’uso dellaplastica, bianca e colorata che maschera le presed’aria e le funzioni interne. La consolle anteriorereca la tastiera ed i comandi. Nella parte superio-re anteriore sono il dispositivo di stampa e trepulsanti per il controllo del flusso del program-ma (“Reg. Pr”, “Stampa Pr”, vuoto). Presentaqualche abrasione della superficie e depositi disporco e polvere tra i tasti. Non sono stati verifi-cati l’alimentazione ed il funzionamento. Il Cal-colatore Elettronico da tavolo “Programma 101”

è una “macchina automatica di calcolo” presen-tata in prima mondiale al convegno del BEMA(Businnes Equipment Manifactures, New York)nel 1965. Entrata in produzione nel 1966, fu ilprimo calcolatore da tavolo costruito al mondo.Prodotto in circa quarantamila esemplari inizial-mente fu venduto a circa sei milioni di lire. Co-stituì un vero successo dell’industria di punta ita-liana degli anni ’60 perché interamente progetta-to (gruppo di ricerca guidato dall’ing. Piergior-gio Perotto, laboratori di Pregnana, Ivrea), dise-gnato (arch. Mario Bellini) e prodotto in Italia.

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59.Planimetro polare1960 – 1964Metallo, plastica, vernice(custodia: metallo, plastica, vernice, gomma)405x63x31(custodia: 337x80x5)Filotecnica Salmoiraghi S.p.A. - MilanoInv. Gen. 00097Collez. “Terra di Lavoro”

Ha una massa circolare che funge da perno delpolo fisso e una parte mobile che reca i meccani-smi per il puntamento delle curve e per il compu-to delle aree. La base inferiore ha tre piccoli fori,disposti a 120°, da cui fuoriescono punte metalli-che utili ad ancorare la massa che costituisce ilpolo al foglio su cui è riportato il disegno. Unquarto foro è in corrispondenza del vano che ospi-ta il perno dell’asta mobile. La parte mobile dellostrumento è costituita da una leva di collegamen-to e dall’equipaggio di rilevazione e di calcolo. Ilpuntatore ha la forma di un ampio bulbo in pla-stica rifrangente lavorata in modo da avere fun-zione di lente d’ingrandimento. Al centro è unpiccolo rilievo circolare che funge da centro e damirino per seguire le linee di contorno delle su-perfici da calcolare. La graduazione, sull’asta dicollegamento dell’equipaggio di rilevazione, ècompresa tra 3,5 e 15, e reca divisioni principaliogni due centimetri, valori indicati ogni unità, sud-divisioni ogni 4 millimetri.L’asta può scorrere a frizione nel corpo del mec-canismo se viene sbloccata una leva, comandatada una grande vite a testa circolare in plastica,posta sulla superficie laterale del corpo del mec-canismo stesso. Il corpo ha forma cilindrica piat-ta, con un taglio rettilineo (secondo una cordaparallela all’incavo di inserimento dell’asta gra-duata) da un lato. Questo lato ospita la leva chedisabilita le rotazioni dei meccanismi di calcoloed il perno di rotazione del dispositivo ocularemicroscopico della graduazione posta sulla ruotacilindrica e del relativo nonio. Poco più dentro è

un cilindro metallico, apribile alle estremità gra-zie alla chiusura a vite, che ospita le molle delmeccanismo. La superficie inferiore del corporeca a vista le viti di aggancio e gli incavi deimeccanismi ed un pomello metallico sferico, chefacilita lo scorrimento sulla superficie del foglio.La superficie superiore ospita l’incavo dell’astagraduata su cui funge da indice lo zero della gra-duazione del nonio incisa sullo sgancio dell’in-cavo stesso, con valori indicati 0-5-10, compresinell’intervallo 0-10, divisioni principali all’uni-tà, suddivisioni alla metà dell’unità. Appena ol-tre l’incavo dell’asta graduata è il foro per inseri-re l’estremità della leva di collegamento al polo.Dalla parte opposta, dentro ad un dispositivo sfe-rico lavorato in modo da ingrandire le immaginiinterne, è il disco circolare (disposto con la su-perficie parallela alla base superiore del mecca-nismo) che funge da graduazione principale, convalori indicati tra 0 e 9; un piccolo puntino cavonella superficie laterale del guscio ingranditorefunge da indice. La lettura delle frazioni di giroavviene mediante le divisioni secondarie che sonosu una ruota cilindrica graduata, mobile, di inter-vallo 0-9, divisioni principali ogni unità, indicateda valori, divisioni secondarie alla mezza unità esuddivisioni al decimo di unità. Funge da indiceun segno, tracciato su un disco simile a quellodescritto ed ad esso adiacente ma fisso, segnalatoda un puntino nero ad una estremità. Esso coinci-de anche con lo zero della graduazione del nonioche ha dieci suddivisioni. Custodia a scatola, inplastica.

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60.Planimetro polare1955 anteMetallo, plastica, vernice(custodia: cartone, metallo, carta, velluto)374x240x37(custodia: 265x85x45)Filotecnica - MilanoInv. Gen. 00089Collez. “Terra di Lavoro”

E’ costituito da una massa cilindrica che fungeda perno del polo fisso e da una parte mobile chereca i meccanismi per il puntamento delle curvee per il computo delle aree. Il perno ha formacilindrica schiacciata sagomata nella base infe-riore in modo da avere due soli segmenti di con-tatto con la superficie del foglio.Al centro è la punta metallica che funge da cen-tro del polo. La leva di collegamento è una sotti-le asta metallica a sezione quadrata, avvitata suun perno che fuoriesce dalla massa cilindrica delpolo, ad angolo retto, e che reca incastrato unperno conico metallico, con estremità a sfera, chefunge da perno liscio per le rotazioni. L’equipag-gio di rilevamento e calcolo è mobile ed è costi-tuito da un puntatore, da una asta graduata e dalcorpo del meccanismo di calcolo.

Il puntatore è costituto da una vite con termina-zione a puntale conico la cui lunghezza è regola-ta da una molla elicoidale. A fianco, incernieratosu essa, è un piccolo manico metallico sagoma-to, che reca anch’esso una piccola vite. Il punta-tore è inserito nell’asta graduata metallica (cheserve da moltiplicatore di scala), a sezione ret-tangolare. Questa funge da collegamento tra ilcentro della vite (che coincide con l’origine del-la graduazione dell’asta) e il corpo del meccani-smo di calcolo. La graduazione, compresa tra 50e 200, reca divisioni principali ogni due centi-metri, valori indicati ogni decina tra 50 e 90 perpoi chiudere con 200, suddivisioni ogni 4 milli-metri. L’asta può scorrere a frizione nel corpodel meccanismo se vengono sbloccate due viti,poste sulla superficie laterale del corpo del mec-canismo stesso. Lo spostamento può anche esse-

re effettuato, bloccate le viti, con azione micro-metrica agendo su una vite disposta parallelamen-te all’asta graduata sul corpo dello strumento. Ilcorpo è metallico a sezione quadrata e sostanzial-mente ha una forma ad H con diverse propagginiche ospitano meccanismi e viti tutte a vista. Laparte inferiore non tocca sul foglio perché gli unicipunti di contatto sono un disco metallico posto inverticale e la ruota graduata.

La superficie superiore ospita l’incavo in cui èalloggiata l’asta graduata su cui funge da indicelo zero della graduazione del nonio, segnalato daun puntino nero ad una estremità. Il nonio è inci-so su una placchetta metallica avvitata sul corpo,dieci suddivisioni all’unità. Appena sotto l’astagraduata, vicino al nonio, è il foro per inserirel’estremità della leva di collegamento al polo.Poco discosto è il disco circolare (disposto con lasuperficie parallela alla base superiore del mec-canismo) che funge da graduazione principale,con valori indicati tra 0 e 9; una piccola protube-ranza sagomata ad indice della leva del corpo dellostrumento funge da indice.La lettura delle frazioni di giro avviene mediantele divisioni secondarie che sono su una ruota ci-lindrica graduata, mobile, di intervallo 0-9, divi-sioni principali ogni unità, indicate da valori, di-visioni secondarie alla mezza unità e suddivisio-ni al decimo di unità. Funge da indice un segno,tracciato su un disco simile a quello descritto edad esso adiacente ma fisso, che reca anche il no-nio. La sua origine, con funzioni di indice di let-tura della graduazione, è segnalata da un puntinonero ad una estremità, e che ha dieci suddivisio-ni. La custodia è ad astuccio.

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I MODELLI

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I modelli didattico - scientifici

Dal 1963 al 1970, l’Istituto Tecnico per Geometri “Michelangelo Buonarroti” di Caserta acquistòcirca 300 modelli didattici che si aggiunsero a quelli ereditati dal “Terra di Lavoro” all’attodell’autonomia. Tra essi: quelli per il disegno architettonico (ordini classici, transenne,trabeazioni, ornati, modanature) sono della Paravia e sono certamente i più antichi, 1946-60;quelli per la fisica, la matematica, la chimica e le scienze naturali. I modelli qui pubblicatiillustrano solo una piccola selezione della collezione, quella che riguarda ponti, strade ed, ingenerale, le opere e le sistemazioni collegate. I restanti modelli presentano le lavorazionid’interesse per le altre discipline “tecniche” del percorso formativo dell’indirizzo per geometri(agraria, tecnologia delle costruzioni, scienza delle costruzioni, topografia, disegno).Rappresentano macchine, sistemazioni dei terreni, impianti per l’agricoltura, il ciclo dellalavorazione del latte e del formaggio, dell’olio, del vino, gli edifici, le tipologie costruttive discale, di coperture, di murature, di strutture portanti, di impianti (elettrici, a gas, etc.). Tuttifurono commissionati espressamente alla “V. Toffoli e figli”, come indicato dal cartiglio.

61.Conformazione del corpo stradale in trincea,mod. 12641960-1965Legno, vernici, plastica570x260x160Inv. Gen. 01327

E’ la rappresentazione, in scala 1/40 del cor-po stradale nella disposizione in trincea. Lacarreggiata è vista dall’alto e reca l’indica-zione delle possibili pendenze trasversali (da1 a 4 %), per il drenaggio dell’acqua piovanaverso le cunette laterali. Una cunetta di guar-dia, due siepi (di cui restano tracce dei tron-

chi) e due cippi di confine completano il mo-dello. I paracarri, a delimitazione della car-reggiata, sono dispersi. Fa parte di una seriedi quattro modelli (stando alla numerazionedella ditta) di cui solo tre furono acquistatiper la collezione.

62.Conformazione del corpo stradale in rilievo,mod. 12631960-1965Legno, vernici, plastica560x240x120Inv. Gen. 01328

E’ la rappresentazione, in scala 1/40, del cor-po stradale nella disposizione in rilevato. Lacarreggiata è vista dall’alto e reca l’indica-zione delle possibili pendenze trasversali (da1 a 4 %), per il drenaggio dell’acqua piovanaverso la cunetta laterale. Due siepi parallelealla strada (di cui restano tracce dei tronchi)

e due cippi di confine completano il model-lo. I paracarri, a delimitazione della carreg-giata, sono dispersi. Fa parte di una serie diquattro modelli (stando alla numerazione del-la ditta) di cui solo tre furono acquistati perla collezione.

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63.Conformazione del corpo stradale a mezzacosta, mod. 12661960-1965Legno, vernici, plastica, metallo560x240x270Inv. Gen. 01329

E’ la rappresentazione, in scala 1/40 del cor-po stradale disposto a mezza costa di un pen-dio. La carreggiata è vista dall’alto e reca l’in-dicazione delle possibili pendenze trasversa-li (da 1 a 4 %), per il drenaggio dell’acquapiovana verso la cunetta laterale, dispostaverso la parete naturale lasciata ad erba, suicui è piantato un albero. Dal lato verso la scar-pata esterna, la sede stradale è sostenuta daun muro di sostegno (del quale è la sezione,sulla faccia laterale). Due siepi parallele allastrada (di cui restano tracce dei tronchi), unastaccionata in legno (disposta secondo la mas-

sima pendenza del declivio) e due cippi diconfine completano il modello. I paracarri, adelimitazione della carreggiata verso l’inter-no, sono dispersi; il lato verso l’esterno delcolle è difeso da un parapetto tipo “Cadore”.Fa parte di una serie di quattro modelli (stan-do alla numerazione della ditta), di cui solotre furono acquistati per la collezione.

64.Sopraelevazione ed allargamento di stradenelle curve, mod. 3981960-1965Legno, vernici, metallo690x460x110Inv. Gen. 01366

Il modello raffigura la sopraelevazione e l’al-largamento di una strada disposta tra due pen-dii a scavalco di un piccolo torrente, median-te un tombino circolare. La carreggiata è de-limitata dai paracarri cilindrici, tranne che incorrispondenza del tombino, in cui è una tran-senna in ferro. A lato è una tavoletta illustra-tiva, movibile, recante il disegno in planime-

tria ed in sezione trasversale. Alcuni arbustipunteggiano i declivi. Ad un margine è unacaduta di vernice. Nella collezione sono altridue modelli di sopraelevazione in curva.

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65.Parapetti stradali – 2, mod. 1267 - Tipo Cadore1960-1965Legno, metallo, vernici250x700x220Inv. Gen. 01586

Illustra due tipologie di parapetti stradali: astruttura reticolare in ferro e ad arcate in mu-ratura (detto “tipo Cadore”). Il modello è inscala 1/10. Fa parte di una serie di tre modellidestinati ad illustrare la tipologia dei parapettistradali, presentati a coppie. Uno di questi è

66.Muro di sostegno – 7, con contrafforti ester-ni mod. 12501960-1965Legno, metallo, vernici280x280x290Inv. Gen. 01410

Illustra la tipologia di un muro di sostegno“con contrafforti esterni”. La lettera B sulcartiglio esplicativo indica che è parte di unacoppia (l’altro elemento non è presente); ilnumero 7 chiarisce l’appartenenza ad unaserie di 12 modelli simili, di cui solo 10 con-servati nella collezione. La sede ferroviariarealizzata alla sommità è un elemento di par-

in possesso dell’Istituto (parapetto in mura-tura di pietra e ferro - in cemento armato).

ticolare interesse utile a chiarire il gusto e lasensibilità del costruttore. La scala di ridu-zione del modello non è indicata.

67.Muro di sostegno – 10, con contrafforti in-terni collegati da archi, mod. 12501960-1965Legno, metallo, vernici240x280x190Inv. Gen. 01410

Illustra la tipologia di un muro di sostegno“con contrafforti interni collegati da archi”,come ben chiaro dalla struttura della parteposteriore. Anche qui, il particolare dei ram-picanti alla base del muro e del parapetto “allaCadore” della sede stradale è indicativo del-la cura dei dettagli e dell’originalità del co-

struttore. La scala di rappresentazione del mo-dello non è indicata. Fa parte di una serie di12 modelli (solo 10 conservati nella collezio-ne).

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68.Tombino a volta per carreggiata in rilievo,mod. 12891960-1965Legno, vernici580x280x210Inv. Gen. 01332

Riproduce una carreggiata stradale in rilie-vo rispetto al piano di campagna (presentataparzialmente in sezione) ed il tombino a vol-ta che la sottopassa per consentire il deflus-so delle acque. E’ indicato l’intervallo di pen-denze possibili per la pavimentazione in

69.Tombino a lastroni con bocchetta e pozzetto1960-1965Legno, vernici, metallo610x210x260Inv. Gen. 01323

Riproduce una carreggiata stradale in rilievo,parzialmente in sezione, per illustrare il tom-bino a lastroni sottostante ed il sistema di de-flusso delle acque mediante la bocchetta (pro-tetta da una grata in metallo) e il pozzetto. E’indicato l’intervallo di pendenze possibili perla pavimentazione in asfalto della sede stra-

asfalto della sede stradale (da 1 a 4 %). I pa-racarri cilindrici a margine della strada sonodispersi. Il modello è in scala 1/40.

dale (da 2 a 4 %), completa dei paracarri ci-lindrici a margine della carreggiata. Il modelloè in scala 1/30. Il numero del modello non èindicato.

70.Ponte in legno a travi rettilinee, mod.11311960-1965Legno, vernici, metallo1030x230x260Inv. Gen. 01409

Modello di grande dimensione che rappresen-ta l’imposta sulla spalla in muratura, la luce eil pilone centrale, di un ponte a travi rettili-nee. L’assito di impalcato, che realizza la su-perficie di appoggio della via di corsa, è or-togonale alla luce del ponte, ed è costituitoda due banchine laterali leggermente soprae-

levate. Assenti i correnti di impalcato, l’assi-to poggia direttamente sulle travi principali,al di sotto delle quali sono quattro traversi.La pila centrale è del tipo a palata lignea. E’il tipo più antico di ponte ed il più semplice.La scala di rappresentazione è 1/60.

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71.Ponte in legno a due luci, mod.11341960-1965Legno, vernici, metallo880x240x290Inv. Gen. 01582

Rappresenta un ponte in legno, a travata sem-plice, per superare un corso d’acqua, con pilacentrale, poggiante su spalle in muratura.L’assito di impalcato, che realizza la superfi-cie di appoggio della via di corsa, è ortogo-nale alla luce del ponte, con un assito di usu-ra a protezione di quello strutturale. I corren-ti di impalcato o longheroni sostengono l’as-

72.Ponte a volta in muratura, mod.13241960-1965Legno, vernici570x180x290Inv. Gen. 01582

E’ la rappresentazione in scala 1/40 di un pon-te ad arco in muratura (con luce di quattrometri) percorso da una strada, con pavimen-tazione in asfalto e parapetto del tipo “Cado-re”. La carreggiata, vista dall’alto, reca l’in-dicazione delle possibili pendenze trasversa-li (da 1 a 4 %), per il drenaggio dell’acqua

sito e sono disposti longitudinalmente allaluce del ponte. Al disotto, i traversi, ortogo-nali alla luce, poggiano sulle travi principali.La scala di rappresentazione è 1/40. Alcunielementi del parapetto sono distaccati.

piovana. Sei arbusti si appoggiano sulle pa-reti dipinte delle spalle, recanti i mattoni e leferitoie di drenaggio. Le facce laterali delmodello mostrano le sezioni dei muri di spal-la e della massicciata stradale.

73.Ponticello con muri d’ala, mod. 12921960-1965Legno, vernici, plastica560x260x380Inv. Gen. 01581

Modello che riproduce un piccolo ponte perscavalcare un corso d’acqua con arco in mu-ratura poggiante su muri d’ala che fungonoda sostegno al terreno circostante. La scaladi rappresentazione è 1/40. Grande è la curadei dettagli, dalla conformazione del terreno,alla rappresentazione dei fori di scolo dell’ac-qua, ai rampicanti sul greto del corso d’ac-qua etc. Una strada occupa la superficie su-

periore del ponte; ne è indicata la pendenzapossibile, da 1 a 4 %. La struttura della pavi-mentazione è rappresentata parzialmente insezione così da illustrarne la massicciata. Sulretro del modello è visibile anche la sezionedell’arco e dei contrafforti di imposta.

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74.Ponte in ferro ad arco, mod. 11881960-1965Legno, vernici, plastica950x210x280Inv. Gen. 01583

E’ la rappresentazione, in scala non precisa-ta, di un ponte ad arco in ferro (del tipo reti-colare) a luce unica, percorso da una strada,con pavimentazione in asfalto e parapetto aringhiera (distaccato e frammentario). La pa-vimentazione è parzialmente riportata, cosìda mostrare la lamiera d’impalcato, le traviprincipali e quelle secondarie. Quattro arbu-sti si poggiano sulle pareti dipinte delle spal-

75.Ponte in ferro a travata1960-1968Legno, vernici, plastica840x390x330Inv. Gen. 02854

E’ la rappresentazione, in scala 1/23, (luce dimetri 13) di un ponte in ferro a travata (deltipo a travata piena o Gerber) poggiante su unaspalla in muratura e un pilone in calcestruzzo,percorso da una strada, con pavimentazione inasfalto e parapetto a ringhiera (distaccato). Lapavimentazione è parzialmente riportata, cosìda mostrare la lamiera d’impalcato, le travi

le, recanti i mattoni. Le facce laterali del mo-dello mostrano le sezioni dei muri di spalla edella massicciata stradale. Il primo ponte inmateriale metallico (ghisa) fu costruito sul Se-vern a Coalbrookdale in Inghilterra (Darby,1779). Il ferro apparve la prima volta in unponte ferroviario sul Menay, Galles (Stephen-son, 1845).

principali e quelle secondarie. Tre arbusti sipoggiano sulle pareti dipinte della spalla. Lefacce laterali del modello mostrano le sezionidei muri di spalla e della massicciata stradale.

76.Ponte in calcestruzzo armato a travi rettili-nei, mod. 12991960-1965Legno, metallo, vernici, plastica260x580x280Inv. Gen. 01411

Illustra un ponte in calcestruzzo armato a travirettilinei. Sulla fronte è un pannello ribalta-bile che riporta la “distinta [dei] ferri [di ar-matura] delle cinque travi”, necessari allacostruzione del manufatto. Della sede stra-dale che occupa la superficie superiore delponte è indicata la pendenza possibile, da 1 a

4%. La struttura della pavimentazione è rap-presentata parzialmente in sezione così da il-lustrarne la massicciata. Sul retro del model-lo è visibile anche la disposizione dell’arma-tura. Il modello è in scala 1/20 (il cartiglio ècoperto dal pannello).

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77.Ponte in cemento armato ad arco, mod. 11411960-1965Legno, vernici, plastica800x190x300Inv. Gen. 01412

E’ la rappresentazione, in scala 1/100, di unponte stradale ad arco (con tre travi affianca-te) in calcestruzzo armato per scavalcare unfiume. La sede stradale è presentata solo par-zialmente per consentire la visione delle mas-sicciata di appoggio. La tipologia, già nota esperimentata in Europa (Germania, Francia,etc.) negli anni tra il 1890 e il 1900, conobbe

78.Grande centina per la costruzione di un pon-te in calcestruzzo armato, mod.13021960-1965Legno, vernici, metallo920x180x380Inv. Gen. 01412

Modello di grande dimensione che rappre-senta una centina a sbalzo per l’imposta diun ponte in calcestruzzo armato ad arco, deltipo di quello alla scheda precedente. Alcunielementi del reticolato della centina si sonodistaccati, del tutto o parzialmente. Al centro

79.Briglia in muratura ad arco, mod. 4381960-1965Legno, metallo, vernici, plastica600x240x330Inv. Gen. 01891

La briglia è un’opera di correzione del corsodei torrenti costituita da un robusto muro di-sposto in direzione normale all’alveo e rial-zato sui fianchi. La tipologia qui rappresen-tata sfrutta il principio statico dell’arco oriz-zontale, così che la curvatura opponga la

la sua prima realizzazione italiana con il pon-te del Risorgimento sul Tevere in Roma (Hen-nebique, 1910). Solo negli anni successivi latecnica comparve nei trattati di ingegneria stra-dale in lingua italiana, divenendo in breve tem-po comune.

dell’alveo del corso d’acqua è il resto di unarbusto. Non reca indicazione della scala dirappresentazione.

massima resistenza alla spinta del terreno. Ilmodello è in scala 1/30.

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80.Sistemazione delle pendici in frana con lerelative opere, mod. 4211960-1965Legno, vernici, plastica610x410x240Inv. Gen. 01299

Il modello riproduce le sistemazioni dellependici di una collina con una strada parzial-mente franata e le opere poste a difesa dellastrada, del ponte e dell’alveo fluviale sotto-stante. Si possono notare muri di sostegno,muri di controriva (a sinistra), cassoni in filo

81.Opere di difesa nei torrenti e fiumi, mod. 4271960-1965Legno, metallo, vernici, plastica820x420x110Inv. Gen. 01399

Sono rappresentate, in scala non precisata, leopere di difesa di corsi d’acqua. Alcune dellesoluzioni proposte, che prevedono l’uso dimateriali naturali (sabbia, pietra, legno), sonodi grande interesse ed attualità per la loro altacompatibilità ambientale. Si possono notareuna catena di blocchi di calcestruzzo e unabriglia in muratura, ma chiara importanza èdata alla graticciata, alle fascine, ai cavallet-

di ferro, graticciate, gallerie. Non è indicatala scala di rappresentazione del modello.

toni e ai grozi in legno, ai sacchi in terra. Sonocompletamente assenti i muri di canalizzazio-ne in calcestruzzo (così frequenti nelle siste-mazioni italiane dei decenni scorsi) che han-no causato la devastazione del nostro territo-rio senza sortire l’effetto per cui erano statiprogettati.

82.Colmata di monte, mod. 3981960-1965Legno, vernici, metallo600x410x140Inv. Gen. 01422

Il modello presenta un impluvio tra due pen-dii collinari, gradonato a colmate successi-ve, di cui quella ubicata più in basso è rap-presentata in sezione. C’è un secondo avval-lamento, anch’esso a colmate successive, sulbordo di una delle quali passa una strada.

Restano frammenti di tronchi di arbusti. Nonè indicata la scala di rappresentazione.

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83.Dimostrazione di una galleria filtrante a sco-po irriguo, mod. 4621960-1965Legno, vernici, plastica760x250x240Inv. Gen. 01866

E’ la rappresentazione, in scala 1/40, di unagalleria filtrante nel terreno, mostrata nellospaccato. Sulla superficie superiore del ter-reno sono cinque cespugli. Tre arbusti si pog-giano sulle pareti dipinte della spalla. Il con-dotto derivatore conclude il percorso internoal terreno, costituito da due condotti (supe-riore ed inferiore) di cui il secondo in colle-gamento con la galleria longitudinale. Prima

dell’uscita al derivatore, sono due vasche unadi deposito ed un’altra, inferiore, di decanta-zione. Ad esse ed alla galleria è possibile ac-cedere mediante una porta (rappresentata insezione) con un passaggio di servizio. Le pa-reti laterali mostrano le sezioni dei due con-dotti.

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I COSTRUTTORI

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BIMALa società BIMA èstata fondata nel1946 dal sig. Bianchie dai fratelli Madoni-ni. Ha sede in Mila-no. Il nome BIMA ècostituito propriodalle iniziali dei co-gnomi dei soci fondatori. In modo esclusivoe fin dalle origini l’attività si è indirizzata allaproduzione di svariati strumenti topografici,in diversi modelli, aggiornati e innovati concontinuità nel corso dei decenni. In partico-lare, la BIMA si è occupata di squadri, di cuii modelli nella collezione dell’ITG Buonar-roti sono esemplari tipici. Nel 1996 la socie-tà è passata sotto nuova denominazione BIMAMECCANICA s.a.s.

BrunnerJohann Josef Brunner (Balsthal, Switzerland,1804 - Paris, 1862), figlio di un fabbro, fu abottega dal padre, ma a 22 anni si trasferì aVienna per studiare al Politecnico con Starke.Nel 1828, si recò a Parigi, cambiando il nomein Jean, lavorando con Frederic Hutzinger eVincent Chevalier. Negli anni ’30, aprì un’of-ficina in proprio alla 34 rue des Bernardin,

per poi spostarsi (1845) in 183 rue de Vaugi-rard. Partecipò a molte esposizioni di arti escienze ed in particolare a quelle universalidi Parigi (1855, 1867, 1878) e di Londra(1862). La produzione fu da sempre specia-lizzata in strumenti geodetici, astronomici ein microscopi, noti per l’alta qualità e la pre-cisione. I figli Emile (1834 - 1895) e Leon(1840 - 1894) continuarono l’attività fino al1895, col nome “Brunner frères”.

CoradiLa società “G. Coradi Zurich” fu fondata aZurigo nel 1880. Purtroppo, come in molticasi simili, la chiusura dell’attività nei primianni ’70 del XX secolo ha causato la perdita

di molti documenti. Inoltre, come di consue-to per i materiali pubblicitari ed illustratividei prodotti industriali, i cataloghi di strumentisopravvissuti non recano la data di stampa enon consentono di ricostruire in dettaglio l’at-tività produttiva e la sua evoluzione. Coradisi dedicò principalmente alla costruzione diplanimetri, in particolare introducendo alcu-ne innovazioni tipologiche e costruttive.

FennelLa Fennel fu fondata nel 1851 da Otto Fen-nel (1826-1891). Egli si formò presso la giàcelebre manifattura di Johann Christian Brei-thaupt (sita in Kassel, Hessen, Germania), e

La colpevole e dissennata dispersione dell’archivio di moltissimi opifici industriali italiani,anche di secolare attività, rende particolarmente difficile la ricostruzione puntuale ed esattadell’evoluzione del nome, dei prodotti e dell’attività di molte ditte. La bibliografia è, in genera-le, carente ed in qualche caso del tutto assente. Ciò rende le schede assai incomplete.

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dal 1851 cominciò a lavorare in proprio, rag-giungendo ben presto celebrità e stima inter-nazionali (35 operai nel 1880, medaglia al-l’esposizione universale di Bruxelles nel1888). Tra le sue innovazioni, i tacheometri-teodoliti noti come Hammer-Fennel e Wa-gner-Fennel. Alla morte del padre, il figlioAdolf (1860-1951) continuò l’attività primacon il fratello, poi dal 1904 da solo, espan-dendo ulteriormente la fabbrica. Non si ha lacertezza della data del cambio di ragione so-ciale da “Fennel Kassel” a “Fennel”, ma pro-babilmente ciò avvenne dopo la metà deglianni ’50, entro pochi anni dal trasferimentoin Baviera ad Ismaning, Munchen (Bayern)come parte della società Steinlheil-Lear Sie-gler AG.La Fennel è ancora oggi attiva nella produ-zione e nella commercializzazione degli stru-menti topografici in più di 65 paesi.

KernFu costituita ad Aarau, Schweiz (Switzerland)da Jacob Kern (1790 – 1867) e si specializzò

nella produzione di strumenti per il disegno eper la misura, settori dei quali si occuparonodal 1857 i figli Adolf (1826-96) ed Emil(1830-98), fino alla presenza del padre in ditta(1863). Nel 1885 Adolf lasciò l’attività al fi-glio Heinrich (1857-1934), seguito nel 1897da Emil. Il nome cambiò in Kern & Co. (1885)e poi in Kern & Co. AG (1914). Dal 1933, leredini dell’azienda familiare furono prese daWalter (1888 – 1961) e quindi dal figlio Pe-ter (1921). Dal 1945 iniziò l’attività negliUSA, poi estesa al Canada (1972), al Brasilee alla Danimarca (1976). La produzione èancora attiva ed ha incorporato nel tempo unaltro noto marchio svizzero per gli strumentitopografici (Wild, 1988) per poi confluire nel-la multinazionale Leica (1991).

Officine GalileoE’ stata tra le più importanti ditte italiane distrumenti didattico-scientifici (produzione

cessata nel 1964). Dagli inizi del XVII seco-lo, Firenze ebbe un ruolo preminente nellatradizione scientifica e nella costruzione distrumenti: la collezione dei Medici testimo-nia tale primato toscano. Giovan BattistaAmici nel 1831 fondò un’officina meccani-ca, collegata alla Specola, in cui chiamò a la-vorare ottici e meccanici di prestigio, prece-dentemente attivi a Modena. Morto Amici(1859), gli successe l’astronomo pisano Gio-vanbattista Donati e l’attività continuò nellafondazione della Società Tecnomatica Italia-na, nel 1862, ideata con i professori Vegni eGonnella, quest’ultimo poi ritiratosi. Origi-nariamente, la “Officina Galileo” ebbe sede

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nei locali del laboratorio meccanico dell’Isti-tuto Tecnico Agrario Toscano (nato nel 1850),nel quale lavorava Giovanni Poggiali, già col-laboratore di Amici ed esperto meccanico del-la Specola. Nel 1870 le lavorazioni si trasfe-rirono nel nuovo quartiere delle Cure, in viaMilitare. Dal 1881, la produzione prevalen-temente civile (strumenti ottici e meccanici,telegrafia, orologeria, apparati elettrici) fu af-fiancata da sempre più consistenti commesseper usi militari. Nel 1895 l’Istituto Tecnico(nel frattempo intitolato al suo benefattoreVegni) costituì una società in accomanditasemplice con l’ing. Giulio Martinez, che re-stò protagonista nella “Galileo” fino alla mor-te (1950). Nel 1897, l’Istituto Vegni cedé l’at-tività, che nel frattempo si indirizzò ancheverso la didattica. Nel marzo 1907 la “Offici-na Galileo” fu sciolta per rinascere, due setti-mane dopo, come Società Anonima “Offici-ne Galileo”, di cui azionisti di maggioranza(e per lungo tempo) furono la Società Adria-tica Di Elettricità e la Cantieri Navali Orlan-do. Guglielmo Marconi fu tra i vicepresiden-ti. Nel 1909, le manifatture e la società si in-sediarono nella zona Rifredi, negli edifici so-pravvissuti fino all’abbattimento quasi totaledel 1982. Tra alti e bassi finanziari, due guer-re mondiali (con la riconversione produttivaimposta), la “Galileo” acquisì tra le altre laKoristra di Milano (1929), la Società Offici-ne di Battaglia, Padova (1934), l’Ente Italia-no Rilievi Aerofotogrammetrici di Ermene-gildo Santoni (1936). Il travaglio economicodegli anni ’70 portò alla cessione di molti ramidella società e alla frammentazione della pro-duzione. In realtà, già dagli inizi del secoloXX il settore topografico era passato in se-condo piano rispetto all’attività industriale.Attualmente, una delle società eredi del mar-

chio, con sede a Campi Bisenzio (FI), produ-ce e distribuisce apparecchiature per vuoto,ottica e optoelettronica.

SalmoiraghiNacque per volontà dell’ingegnere PaoloIgnazio Pietro Porro (1801 – 1875). Dopo glistudi di ottica a Parigi, già noto per le nume-rose innovazioni introdotte negli strumenti perl’astronomia (siste-ma anallatico), nellafotografia (mirino aspecchi) e nella topo-grafia (i cerchi gra-duati nascosti), tra-sferitosi a Milano,per insegnare nel Po-litecnico, nel 1864fondò la “Società Fi-lotecnica” per la costruzione di attrezzaturescientifiche. Nel 1871, l’ingegner Angelo Sal-moiraghi (1848 – 1939), giovane allievo diPorro al Politecnico, già fondatore nel 1873della “Salmoiraghi – Rizzi e C.” (sciolta nel1877), divenne socio della Filotecnica. Alla

morte di Porro, acquistò la manifattura, mo-dificandone il nome in “Filotecnica Salmoi-raghi”. Con Salmoira-ghi la ditta crebbe rapi-damente: nel 1890 vifurono circa 150 operai,in opifici estesi su 1500metri quadrati. Il cata-logo dei prodotti com-prendeva più di 300strumenti ed apparecchi

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per l’astronomia, l’ottica, la geodesia, la fo-tografia, la topografia, la navigazione e il di-segno, tutti ritenuti di qualità e capaci di ri-scuotere successo alle esposizioni universali.La ditta Salmoiraghi esiste ancora oggi, madalla metà degli anni ‘70 del ‘900 ha cessatola produzione di strumenti, mantenendo solouna rete di distribuzione commerciale.

SpanoPer l’attività della Officina Spano, si riman-da alla scheda storica di approfondimento.

Toffoli

Per l’attività della V. Toffoli e figli, si riman-da alla scheda storica alle pagine successive.

WildPrende il nome da Heinrich Wild (Glarus,Schwiez, 1877 – Aarau, 1951), formatosicome ingegnere delle acque, entrò nel 1899nell’ufficio svizzero di topografia. Nel 1907

cominciò la collaborazione con la Zeiss diJena, attività interrotta solo durante la PrimaGuerra Mondiale, per prestare servizio nel-l’esercito svizzero. Nel 1921 il colonnelloJacob Schmidhiny, il geologo Robert Helblinge Heinrich Wild fondarono in Heerburgg(Svizzera) la “Heinrich Wild, Werkstätte fürFeinmechanik und Optik” seguita nel 1923dalla “Verkaufsgesellschaft Heinrich Wild -Geodätische Instrumente” per la commercia-lizzazione degli strumenti. Nel 1926 la pro-duzione ottica si trasferì a Rebstein, dove fuaffiancata da una scuola di avviamento. Ilcontinuo aggiornamento tecnico e la crescenteprecisione garantirono da subito un sicurosuccesso. Nel 1972 terminò la produzionedegli strumenti di disegno. L’attività, primaconfluita nella Kern (1988), prosegue ogginella Leica.

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La ditta “V. Toffoli & Figli” di Calalzo diCadore (Belluno) fu fondata nel 1898 da Vin-cenzo Toffoli: fino al 1972 (anno di chiusuradell’attività) è stata l’azienda leader nel set-tore dei modelli scientifici destinati alla di-dattica scolastica.Vincenzo Toffoli nacque nel 1870 a Calalzo,piccolo borgo poco distante da Pieve diCadore (luogo natio del grande pittore TizianoVecellio), al centro delle Dolomiti. La costi-tuzione delicata di Vincenzo spinse il padre,Costante Toffoli, impresario edile, ad avviar-lo verso la carriera ecclesiastica, per rispar-miargli la dura professione del carpentiere ealla fatica dei cantieri. Ma dopo un anno ditirocinio e d’istruzione presso il parroco diCalalzo, rev. Antonio Del Moneto, per la dif-ficoltà nell’apprendimento del latino, il gio-vane Vincenzo abbandonò definitivamente glistudi, entrando nella ditta di famiglia. Come

La ditta “V. Toffoli & Figli”1

tipico per le imprese edili di montagna, al la-voro di cantiere e di muratura e carpenteriadell’estate seguiva il lavoro di falegnameriadurante i lunghi inverni (si realizzavano cosìanche il mobilio e le finiture delle case). Di-venuto un esperto falegname, Vincenzo lavo-rò presso la fabbrica di Ulisse Cargnel2 , di-venendo presto responsabile della manuten-zione del complesso. Distintosi per il brillan-te ingegno e la laboriosa serietà, gli furonoaffidate via via mansioni di responsabilità.Tanto da essere inviato a Milano per l’allesti-mento di uno stand presso una mostra merca-to, antesignana di quella che dal 1921 diven-ne la “Fiera Campionaria di Milano”.

In quella occasione, notando e studiando al-cuni giocattoli e modelli destinati ai bambi-ni, ma prodotti in Germania, gli balenò l’ideadi avviare in proprio un’attività in questo set-

La prima sede della Toffoli.

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tore. Così, nel 1898, Vincenzo fondò il suoprimo stabilimento, ubicato a Calalzo, a val-le della ditta Cargnel, sulla riva del torrenteMolinà (indispensabile fonte di forza motri-ce per le attrezzature meccaniche), ai piedidella rupe dell’antica chiesa, sotto il pontedella strada statale. Sorta per produrre gio-cattoli in legno l’attività fu estesa quasi subi-to verso altri settori, privilegiando quello de-gli arredi e dei sussidi destinati alle scuole.Le vicende della Grande Guerra videro ilCadore drammaticamente in prima linea.Calalzo, capolinea delle comunicazioni fer-roviarie verso Padova e Treviso, divenne sededi magazzini militari e tutta l’attività indu-striale subì, dal 1915, la riconversione perproduzioni belliche. Così anche la giovane

ditta di Vincenzo Toffoli produsse cassetteportamunizioni in legno.Con la disfatta di Caporetto (1917), anche ilCadore fu invaso dalle truppe austro-tedeschee Vincenzo, la moglie Cecilia ed i sette figliperegrinarono profughi per l’Italia (persinonel casertano, a Roma, a Firenze). Terminatala guerra, Vincenzo ricondusse la famiglia aCalalzo, riaprì l’attività e costruì il secondostabilimento, trasformando il primo impian-to in centralina elettrica. Da allora anche i seifigli superstiti e molti operai cominciarono acollaborare con Vincenzo. In pochi anni l’at-tività divenne nuovamente solida e la produ-zione d’assoluto riferimento per le fornituredi arredi e sussidi per le scuole di ogni grado.In questa fase nel catalogo entrarono i primi

Gli operai della Toffoli nel 1903. L’uomo in piedi, al centro, in seconda fila, è Vincenzo Toffoli.

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modelli didattici. Negli anni ’30, EttoreToffoli si staccò dall’attività paterna avvian-do la produzione esclusiva di giocattoli in le-gno, mentre l’attività di Vincenzo incontròriconoscimenti, attestazioni di merito e pre-mi per la qualità del lavoro e lo sviluppoaziendale. Con la Seconda Guerra Mondialela produzione fu riconvertita nuovamente persostenere le esigenze belliche. Pur tra millesacrifici, Vincenzo restò in attività fino al1945, quando, per far fronte alle difficoltàeconomiche fu costretto a chiudere ed a ven-dere lo stabilimento. Con la ricostruzione postbellica, due dei figli avviarono la fabbrica-zione di arredi e sussidi per gli asili e le scuo-le elementari mentre i tre figli più giovani,conservando la produzione modellistica, rea-lizzarono la nuova fabbrica di Calalzo(1947), avvalendosi dell’esperienza e dellamaestria di Vincenzo, ormai vecchio ma te-nacemente attaccato al lavoro. Col passare deltempo anche i nipoti di Vincenzo entrarononell’impresa di famiglia, portando a frutto leconoscenze del nonno, anche al fine di farfronte alle continue sfide del mercato e allecostanti innovazioni. Punto di riferimento pertutte le scuole italiane (particolarmente per

gli Istituti Tecnici per Geometri ed Agrari),la ditta “V. Toffoli & Figli” dominò per anniil mercato dei modelli didattici, con un cata-logo di circa tremila voci, costantemente ag-giornato, e capace di soddisfare le nuove esi-genze della didattica. Vincenzo morì nel 1958,di polmonite, nel pieno dell’attività lavorati-va che ancora seguiva per nove ore giorna-liere. Nel 1963 morì il più giovane dei figlima l’attività proseguì incessante. L’agoniadell’impresa “Toffoli & Figli” cominciò conle contestazioni studentesche del 1968. Il cli-ma rivoluzionario della società e le conse-guenti ventate di estremismi (con occupazio-ni di scuole, università ed inevitabili dannialle strutture), portarono prudenzialmente ilMinistero della Pubblica Istruzione a sospen-dere del tutto, dall’anno scolastico 1969-70,i finanziamenti per l’acquisto di arredi, attrez-zature e sussidi didattici. Col crollo degli or-dinativi, l’attività si trascinò fino al 1972,quando, esaurita ogni risorsa, s’interruppedefinitivamente, privando del lavoro, oltre chei familiari direttamente impegnati, una deci-na di operai specializzati e disperdendo persempre professionalità ed esperienze.

“A me che sono rimasto unico depositario ditanta esperienza nel campo della modellisticadidattica, rimane un grosso rimpianto ma an-che un legittimo orgoglio per aver lavorato erespirato e vissuto l’avventura di un lavorobello, estremamente gratificante che ha con-tribuito non poco ad arricchire il mio baga-glio culturale in un ambiente sereno guidatoda quelle straordinarie persone che furono ilnonno Vincenzo ed il papà Riccardo”.Dedica di Valerio Toffoli, febbraio 2003

1 Questa scheda riassume brevemente la storia del principa-le costruttore di modelli scientifici e didattici in Italia. E’stato possibile compilarla solo grazie alla disponibilità,alla cortesia del sig. Valerio Toffoli, figlio di RiccardoToffoli e nipote di Vincenzo, il fondatore. Il testo rielaboratutte le notizie ricostruite dal sig. Valerio alla fine del 2002e raccolte in un dattiloscritto che egli gentilmente mi ha

Il secondo stabilimento della Toffoli

messo a disposizione. Nel ringraziarlo per l’indispensa-bile aiuto, mi associo alla sua intenzione di dedicare que-ste pagine a suo nonno.

2 A seguito della conversione industriale verso le applica-zioni di precisione per l’ottica e la fabbricazione degliocchialiche che ha coinvolto tutto il Cadore, la dittaCargnel è divenuta la rinomata “Safilo”.

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Elenco degli altri oggetti del museo in esposizione ed in deposito

84.Catena in ferro1900–1945Metallo7600x95x3,2Inv. Gen. 00065

85.Filo a piombo per strumento,1960-1965Metallo, filo, vernici(custodia: metallo)29x29x80 (la sola massa)(custodia: 145x74x68)Inv. Gen. 01071

86.Filo a piombo per strumento,1960-1965Metallo, filo, vernici(custodia: cuoio, metallo)30x30x80 (la sola massa)(custodia: 145x74x68)Inv. Gen. assente

87.Palina1980-1985Metallo, vernici20x20x1700Inv. Gen. assente

88.Palina1980-1985Legno, vernici, metallo35x35x1560Inv. Gen. 03554

89.Picchetto1980-1985Legno25x23x635Inv. Gen. assente

90.Mira metallica rettangolarea campi alternati1975-1980Metallo, vernici190x150x61Inv. Gen. assente

91.Stadia immagine capovoltacon biffino1980-1985Legno, vernici, metallo, vetro1000x22x3005Inv. Gen. 03574

92.Stadie orizzontali per misure di precisione.Equipaggiamentoper Tacheometro RDH1980-1985Legno, metallo, vernici, vetro1700x110x2000Wild - HeerbruggInv. Gen. 07220

93.Autolivello L. 51721965-1970Metallo, vetro, plastica, vernici(custodia: metallo, plastica, vernici, carta)190x190x270(custodia: 190x190x370)Filotecnica Salmoiraghi - MilanoInv. Gen. 00096

94.Tacheometro TG2b1960-1965Metallo, vetro, plastica, vernici(custodia: metallo, plastica, vernici)130x120x195(custodia: 140x140x200)Officine Galileo-FirenzeInv. Gen. 00098

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95.Tacheometro TG4b1960-1965Metallo, vetro, plastica, vernici(custodia: metallo, plastica, vernici)135x120x215(custodia: 135x135x220)Officine Galileo - FirenzeInv. Gen. 00102

96.Tacheometro autoriduttorecon clisimetro 41801960-1970Metallo, vetro, plastica, vernici(custodia: metallo, plastica, vernici)180x160x310(custodia: 215x185x410)Filotecnica Salmoiraghi - MilanoInv. Gen. 03566

97.Livello Salmoiraghi 5153c1970-1980Metallo, vetro, plastica, vernici(custodia: metallo, vernici, carta)185x185x145(custodia: 185x185x200)Filotecnica Salmoiraghi - MilanoInv. Gen. 02808

98.Livello LG31965-1970metallo, vernici, vetro, plastica(custodia: metallo, vernici, plastica)155x105x130(custodia: 185x130x210)Officine Galileo - FirenzeInv. Gen. 03536

Si conservano due esemplari, leggermentedifferenti per i materiali e le soluzioni esteti-che di realizzazione, distanziati nella produ-zione forse di un decennio.

99.Autolivello MOM1970-1980Metallo, vernici, vetro, plastica(custodia: legno, vernici, metallo)105x100x180(custodia: 250x140x125)MOM – BudapestInv. Gen. assente

100.Cassetta per strumento1930-1950Legno, metallo, carta, vernici480x160x140Inv. Gen. assente

101.Cassetta lignea per“Filotecnica Salmoiraghi”, 51911950-1960Legno, metallo, vernici, carta120x50x60Filotecnica Salmoiraghi - MilanoInv. Gen. assente

102.Supporto cilindrico con base modanata1930-1950Legno160x200x70Inv. Gen. assente

103.Supporto cilindrico con base modanata1930-1950Legno140x120x120Inv. Gen. assente

104.Supporto cilindrico con base modanata1930-1950Legno140x120x120Inv. Gen. assente

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I modelli seguenti sono tutti di costruzione“V. Toffoli e Figli”. Hanno le stesse caratte-ristiche di materia (legno, vernici, plastica,metallo, carta). Sono stati realizzati tra il1965 e il 1970. Molti di essi risultanoinventariati con lo stesso numero di inventa-rio generale.

105.Ponticello con muri d’ala560x260x380Inv. Gen. 01581E’ un altro esemplare del modello di cui allascheda 73.

106.Tomba a sifone per attraversamento di unastrada (completo) mod. 478570x200x200Inv. Gen. 01300

107.Tomba a sifone per attraversamento di unastrada (sezione)240x610x170Inv. Gen. 01300

108.Briglia in muratura in pietra mod. 435570x320x200Inv. Gen. 01302Due modelli molto simili, con le stesse eti-chette identificative, inventariati con lo stes-so numero

109.Briglia in muratura a sacco570x320x200Inv. Gen. 01302

110.Tombino a volta in muratura - mod. 1290b580x190x290Inv. Gen. 01331Il modello è chiaramente quello di un pontead arco in muratura, di cui esiste un esem-plare, correttamente classificato, alla sche-

da 72. L’errore è dovuto all’ etichetta sba-gliata apposta dal costruttore.

111.Pavimentazioni stradaliMattoni-ciottolato620x320x60Inv. Gen. 01333

112.Pavimentazioni stradaliAsfalto-porfido620x320x60Inv. Gen. 01333

113.Pavimentazioni stradaliFerro-lastricato620x320x60Inv. Gen. 01333

114.Sopraelevazione ed allargamento di stradenelle curve -1 con tavoletta descrittiva700x300x50Inv. Gen. 01366

115.Sopraelevazione ed allargamento di stradenelle curve -2 con tavoletta descrittiva690x460x110Inv. Gen. 01366

116.Muro di sostegno - 3 a gradoni interni ed ester-ni a scarpa, mod. 1250270x230x200Inv. Gen. 01410

117.Muro di sostegno – 4, mod. 1250270x260x260Inv. Gen. 01410

118.Muro di sostegno – 5, mod. 1250260x210x220Inv. Gen. 01410

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119.Muro di sostegno – 6, mod. 1250280x200x230Inv. Gen. 01410

120.Muro di sostegno – 8, mod. 1250280x190x340Inv. Gen. 01410

121.Muro di sostegno – 9, mod. 1250270x220x260Inv. Gen. 01410

122.Muro di sostegno - 11, mod. 1250280x220x300Inv. Gen. 01410

123.Muro di sostegno – 12, mod. 1250270x250x240Inv. Gen. 01410

124.Cunette e fossi - 1720x150x200Inv. Gen. 01561

125.Cunette e fossi - 31000x160x150Inv. Gen. 01561

126.Parapetti stradali in cemento armato, inmuratura di pietra e ferro, mod. 1267700x220x250Inv. Gen. 01576

127.3 - Muro di sottoscarpa, mod. 1251280x220x250Inv. Gen. 01599 (foto 76)

128.Muro di sottoscarpa – 3, mod. 1251280x220x250Inv. Gen. 01599

129.4 - Muro di sottoscarpa, mod. 1251280x220x250Inv. Gen. 01599

130.Muro di sottoscarpa – 4, mod. 1251270x210x340Inv. Gen. 01599

131.5 - Muro di sottoscarpa, mod. 1251270x210x340Inv. Gen. 01599

132.Muro di sottoscarpa – 5, mod. 1251280x220x260Inv. Gen. 01599

133.1 - Muro di controriva, mod. 1251270x190x240Inv. Gen. 02856

134.Muro di controriva – 1, mod. 1251280x220x370Inv. Gen. 02856

135.2 - Muro di controriva, mod. 1251280x230x200Inv. Gen. 02856

136.Muro di controriva - 2, mod. 1251270x280x370Inv. Gen. 02856

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AlidadaParte degli strumenti topografici predispostaa ruotare intorno all’asse verticale passanteper il centro.

AllineamentoSi dice che tre o più oggetti costituiscono unallineamento se, traguardato il primo, appa-iono uno dietro l’altro o, se il terreno mostradislivelli, tutti sullo stesso piano verticale.

Anallattico (centralmente)E’ l’attributo di un cannocchiale che consen-te di semplificare (rendendole monomie) leformule per il calcolo delle distanze a partiredalle misure ottenute da strumenti ottici (ta-cheometri, teodoliti) muniti di reticolo. Il di-spositivo ottico corrispondente fu inventatoda Ignazio Porro verso il 1850.

Asse di miraE’ la direzione individuata dalla congiungen-te il centro dell’obiettivo col centro del reticolo.

Asse orizzontaleE’ l’asse di rotazione del cannocchiale, per-pendicolare al cerchio verticale.

Asse otticoDetto anche linea di collimazione del cannoc-chiale, è la retta che unisce il punto di inter-sezione dei fili del reticolo col secondo pun-to principale della lente obiettiva.

Asse verticaleE’ la retta ortogonale al cerchio orizzontaledello strumento.

AutoriduttoreE’ la proprietà di uno strumento dotato di undispositivo che modifica la costante distan-ziometrica in funzione dell’inclinazione del-l’asse di collimazione, così da consentire unalettura dell’intervallo alla stadia automatica-mente ridotto all’orizzonte.

AzimutVoce di origine araba che indica l’angolo pia-no in proiezione orizzontale al punto di sta-zione tra la direzione traguardata e il meri-diano passante per il punto.

BastoneAttrezzo destinato a sostenere strumenti. Nel-le versioni più semplici è costituito da unasemplice asta in legno, a sezione circolare.Nei modelli più evoluti è completato da unamaniglia di sostegno e da una livella sferica,per ottenerne l’ortogonalità al suolo nel pun-to di stazione. E’ di antichissima origine.

Bussola magneticaStrumento utile alla rilevazione del campomagnetico terrestre e, di conseguenza, al-l’orientamento. E’ costituita da un ago ma-gnetico incernierato al centro di un quadran-te, solitamente circolare, su cui sono incisele quattro direzioni geografiche principali(Nord, Est, Sud, Ovest), e, in qualche caso,quelle secondarie. Se munita di graduazioneangolare è utile a misurare la declinazione ma-gnetica del luogo e, in generale, gli angoli tradirezioni. L’invenzione, tradizionalmente at-tribuita all’amalfitano Melchiorre Gioia (sec.XII) è più correttamente da riferirsi alla ci-viltà islamica (sec. XI). La modifica a finitopografici (con l’alidada ed una traversa permisurare gli angoli) fu opera di N. Tartaglia(1520-1560). Maissat (1817) propose il mo-dello che prevede l’inserimento in una scato-la quadrata in legno contenente anche le li-velle.

Camera fotogrammetricaCamera fotografica attrezzata con particola-re cura nella parte metrica per poter effettua-re riprese utili alla restituzione stereometricatopografica. Le prime applicazioni della fo-togrammetria sono immediatamente succes-sive all’affermarsi della fotografia (anni ‘50del secolo XIX).

GLOSSARIO

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CannocchialeE’ lo strumento ottico per l’osservazione de-gli oggetti lontani in virtù del vantaggio of-ferto dal maggior angolo sotto cui è visto l’og-getto, rispetto alla visione ad occhio nudo. E’costituito da un tubo cilindrico alle cui estre-mità sono un obiettivo ed un oculare adatta-bili, rispettivamente, alla distanza e alla vistaper ottenere la perfetta visione. Può avereimmagine capovolta (c. astronomico) o dirit-ta (c. terrestre). Quando munito di un retico-lo, il cannocchiale è utilizzato per la misuraottica delle distanze. Il dispositivo, già par-zialmente noto nel Medioevo, fu per la primavolta utilizzato per scopi scientifici in astro-nomia da Galileo Galilei (ai primi del 1600)che ne perfezionò la costruzione. Per miglio-rarne il puntamento fu presto introdotto unreticolo in fili di argento, rimpiazzati con cri-ni da Montanari (1674). Mayer (1748) segnòil reticolo a china sulle lenti.

CentesimaleSistema di misurazione degli angoli pianibasato sulla divisione dell’angolo giro in quat-trocento parti uguali, dette grado centesima-le, a sua volta suddiviso in decimi e centesi-mi di grado.

Catena da agrimensoreLa tecnica di misurazione mediante una ca-tena in ferro fu introdotta da Edmond Gunter(1620). Per realizzare un rilievo topograficoera indispensabile l’uso combinato con losquadro semplice.

Cerchio graduatoDispositivo a forma di corona circolare, rigi-da, sui cui sono riportate le incisioni dellagraduazione angolare di misura, sessagesima-le o centesimale, con le indicazioni numeri-che relative. Per la topografia, è un dispositi-vo fondamentale per la misurazione degliangoli orizzontali e verticali.

ClisimetroLivello munito di una scala graduata oppor-

tunamente così da leggere direttamente la pen-denza dell’asse di mira.

CollimazioneOperazione da compiere su uno strumentotopografico finalizzata ad indirizzare esatta-mente l’asse di mira verso l’oggetto da tra-guardare.

Declinazione magneticaAngolo formato dal piano del vettore del cam-po magnetico terrestre con il piano del meri-diano geografico.

DiottraE’ un dispositivo per individuare allineamen-ti, grazie a fessure o fori presenti su struttureortogonali (pinnule) ad un piano dispostoorizzontalmente.

Filo a piomboE’ costituto da una massa metallica lavorataa superficie di rotazione a punta (cono, cilin-dro con cono sovrapposto etc.). Sulla facciaopposta alla punta, al centro, sul prolunga-mento del suo asse, si aggancia un filo per lasospensione. Quando in equilibrio realizza ladirezione della perpendicolare alla superficieterrestre nel punto di stazione.

GeodesiaScienza che si occupa della teoria della mi-sura e della rappresentazione della superficieterrestre. Il campo di applicazione della geo-desia è fissato in un raggio di circa 115 km.

GoniometroApparato di misurazione degli angoli piani.Nelle realizzazioni tecnologicamente più sem-plici è costituito da un cerchio graduato rigi-do. I modelli più complessi hanno dispositiviottici (mirini, oculari, cannocchiali) e mecca-nici (viti di regolazione) che consentono unamaggiore precisione nella misura.

GrafometroInventato a Parigi, da Philippe Danfrie (1597),

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come variante del piatto azimutale o teodoli-te semplice. Viene descritto come “una bus-sola a traguardi, strumento atto a eseguiremisure approssimative di angoli”. Ha un se-micircolo graduato con due alidade (o regolicon mire), una delle quali fissa sul semicir-colo, l’altra girevole sulla graduazione.

GromaApparato di misura, già noto ai romani, otte-nuta componendo due diottre ad angolo ret-to, a ciascuna delle estremità delle quali sonofili a piombo.

Inclinazione magneticaAngolo formato dal piano del vettore del cam-po magnetico terrestre con il piano tangentein un punto alla superficie terrestre.

LivellaE’ uno strumento che serve a determinare rettee piani orizzontali e verticali. Consiste in untubo di vetro chiuso alle estremità il quale,nel senso della lunghezza e da una parte sol-tanto, è lavorato in modo che la superficieinterna risulta generata da un arco di cerchioche ruota intorno ad una retta del suo pianoad una distanza dal centro dell’arco mobilemolto maggiore del raggio di esso, in mododa costruire una porzione di un toro di rivo-luzione. All’interno del tubo è un liquido (al-cool, etere etc.). Lo spazio non occupato daesso contiene i vapori e ne costituisce la bol-la. L’invenzione, fatta risalire al franceseMechisedec Thévenot (1666), fu miglioratada Antoine Chezy nel Settecento.

Livella sfericaE’ un dispositivo formato da una scatola ci-lindrica coperta da una calotta sferica di ve-tro. Contiene le stesse sostanze delle livelletoriche, lasciando una bolla che si mantienesempre nella parte più alta della calotta sferi-ca. Il piano tangente nel punto di mezzo dellabolla è orizzontale. Centrando la bolla rispet-to ad un piccolo cerchio descritto sulla su-perficie della calotta in vetro si ottiene l’oriz-

zontalità del piano.

LivellazioneInsieme di operazioni destinate alla misuradelle altezze (o quote) del terreno. In ordinedi precisione decrescente, le livellazioni siclassificano in: l. di precisione (o geometri-ca), l. trigonometrica, l. barometrica,l. ipso-metrica.

LivelloStrumento con il quale è possibile realizzareuna linea di mira orizzontale, con minore omaggiore precisione. La tecnologia di realiz-zazione si divide in due grandi classi: concannocchiale e senza. L’uso del cannocchia-le fu introdotto nei livelli dall’abate Picar (finesec. XVII), perfezionato intorno al 1830 daWilliam Gravat, quindi applicato in molteplicitipologie di costruzione (Chezy, Lenoir etc.).

LogaritmoFunzione matematica, introdotta indipenden-temente da John Neper nel 1614 (con modi-fiche di Briggs nel 1620) e da Jobst Burgi(1620), utile a semplificare il calcolo dellefunzioni trigonometriche. Nel 1628 Briggs eWlacq realizzarono delle tavole di logaritmidecimali per facilitare ancor più il calcolo. Letavole trigonometriche e logaritmiche sonostate alla base del calcolo astronomico, geo-detico e topografico per secoli, fino all’inven-zione dei calcolatori elettronici ed, in parti-colare, delle calcolatrici scientifiche tascabi-li (anni ’80).

Metro campioneE’ noto che per secoli, anche comunità assaiprossime geograficamente usarono misure li-neari, di superficie, di volume e di massa an-che radicalmente difformi. Solo nel marzo del1790, Carlo Maurizio Talleyrand – Perigord(in seguito famoso diplomatico e personag-gio politico di rilevo dell’età napoleonica),allora vescovo di Autun, propose all’Assem-blea Nazionale di Francia la definizione diun sistema unificato di pesi e misure. Lo stu-

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dio fu affidato all’Académie des Sciences, chenominò una commissione composta da C.Borda, G. L. Lagrange, A. L. Lavoisier, Til-let, A. Condorcet, P. S. Laplace e G. Monge.Fu scelta come unità “la decimilionesima partedel quarto di meridiano terrestre”.Il decreto del 26 marzo 1791 adottò questedefinizioni e affidò la realizzazione dei lavoriall’Académie che stabilì, inoltre, che la misu-ra fosse effettuata sulla sezione del meridianodi Greenwich tra Dunkerque e Montjuich diBarcellona. P.F.A. Méchain e J.B. J. Delam-bre ebbero l’incarico di effettuare le misuregeodetiche. Il 19 frimaio dell’anno VIII (10dicembre 1799) una legge recepì i risultatiscientifici e fissò in un campione del metro (otesa campione) la nuova unità di lunghezza.Il sistema entrò in vigore in Francia e nell’Im-pero Francese nel 1801 e, con crescente suc-cesso ma con relativa lentezza, anche neglialtri stati europei. In Italia fu adottato solo nel1860. Il campione del metro, costruito da L.J. Deleuil a Parigi, è diviso in centimetri, tran-ne nei tratti da 0 a 10 cm e da 90 a 100 cm, incui ha suddivisioni in millimetri. E’ contenu-to nella custodia originale in legno, foderatain velluto rosso.

MiraAttrezzo semplice che serve ad individuarecon maggiore precisione un punto provviso-rio sul terreno da rilevare. E’ costituita da unasuperficie disposta verticalmente, di solitorettangolare, divisa in zone geometriche re-golari (colorate con forte contrasto per facili-tarne la visione) in modo da individuare unpunto geometrico sulla verticale del punto fi-sico da individuare sul terreno. E’ sostenutada un bastone.

Nastro metricoIl nastro metrico flessibile è lo strumento piùsemplice e maneggevole per la misura direttadi piccole distanze, ma è di limitata precisio-ne. E’ utile nel rilievo dei terreni di estensio-ne ridotta e di edifici. Per contenere gli erroridi misura l’uso, per il resto intuitivo ed im-

mediato, deve essere accompagnato da sem-plici accorgimenti (tenere il nastro ben teso,possibilmente orizzontale, etc.).

Nonio o vernieroStrumento utile alla lettura delle frazioni del-le parti uguali in cui è suddivisa una gradua-zione (disposta in linea retta o sul perimetrodi un cerchio). Inventato da Nunes (Nonius,1542), fu perfezionato da Vernier (1631).Funziona con il principio della congruenzatra la lunghezza di (n-1) divisioni della gra-duazione e la intera lunghezza della nonio,divisa in n parti uguali.

ObiettivoLente o sistema composto di lenti di uno stru-mento ottico (in particolare di un cannocchia-le) atta a formare una immagine reale capo-volta, ingrandita o rimpicciolita di un ogget-to. E’ collocato nella parte dello strumentorivolta verso l’oggetto e, quindi, più lontanaall’occhio umano.

OculareLente o sistema composto di lenti collocatanella parte più vicina all’occhio umano in unostrumento ottico (cannocchiale, microscopio).La sua funzione è di consentire l’osservazio-ne ingrandita dell’immagine reale fornita dal-l’obiettivo.

PalinaAttrezzo semplice destinato ad individuare,di solito per il tempo necessario al rilievo ealla misura, punti di interesse sul terreno, inparticolare allineamenti. In genere di legno odi ferro, è una asta di lunghezza intorno almetro, con una estremità appuntita che ne fa-cilita l’inserimento nel terreno.

PlanimetroIl planimetro è uno strumento per la misura-zione delle aree sulle restituzioni grafiche deirilievi o sui progetti. Il modello polare costi-tuisce l’analogo del curvimetro nella misura-zione delle aree di figure (irregolari): seguen-

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do il contorno della superficie da misuraremediante uno stilo si determina l’area dellasuperficie.Il primo planimetro (di tipo ortogonale) sem-bra sia stato progettato da J.M. Herman nel1814 e costruito poi nel 1817. Il planimetropolare, più preciso ed affidabile dei modelliprecedenti, fu inventato nel 1854 dal tedescoAmsler. La configurazione più diffusa si devea Miller e Starke. La versione sferica e quellaa rulli sono dovute a Coradi (1881).

PicchettoAttrezzo semplice destinato ad individuare,di solito per il tempo necessario al rilievo ealla misura, punti di interesse sul terreno. Ingenere di legno o di ferro, è una piccola astacon una estremità appuntita che ne facilital’inserimento nel terreno.

Regolo calcolatoreTra i diversi tipi di calcolatori analogici è quel-lo che ha raggiunto la maggiore diffusione. Ilprimo regolo calcolatore in grado di eseguiremoltiplicazioni e divisioni fu proposto dal-l’inglese Edmund Gunter nel 1607. Fu basa-to su una scala logaritmica riportata sopra unregolo da utilizzare insieme ad un compasso.I primi regoli calcolatori furono di tipo circo-lare (Richard Delamain, 1630), ma il model-lo lineare nacque contemporaneamente (Wil-liam Oughtred, 1630). Il primo regolo linea-re con la parte centrale scorrevole fu realiz-zato nel 1654 da Robert Bissaker. AmedéeMannheim (1851) rese pubblico il modellopoi divenuto diffusissimo, realizzato congrande precisione grazie all’introduzione del-la lavorazione in avorite (Dennert e Pape,1886).

ReticoloE’ un dispositivo formato da fili o da trattirettilinei incisi su un vetrino, collocati su unopportuno diaframma. Consente di utilizzarei cannocchiali come strumenti per la misura-zione ottica delle distanze grazie all’ausiliodi una stadia.

RilievoOperazione complessa per ottenere la defini-zione di una zona di terreno in tutte le sueparticolarità utili alla rappresentazione plani-metrica (o orizzontale) e altimetrica (o verti-cale).

ReiterazioneProcedimento di misura degli angoli orizzon-tali. Stabilito il numero di reiterazioni, si ruotail cerchio rispetto all’alidada, bloccata rispettoal basamento, ogni volta di un angolo fissatoe si ripetono le letture.

RipetizioneProcedimento di misura degli angoli orizzon-tali. Consiste nell’effettuare più volte la mi-surazione dell’ampiezza di un angolo tra duedirezioni collimando al punto di riferimento,orientando lo zero della graduazione, fissan-do il cerchio al basamento, collimando alpunto d’interesse ed effettuando la lettura unnumero di volte fissato.

SessagesimaleSistema di misurazione degli angoli pianibasato sulla divisione dell’angolo giro in tre-centosessanta parti uguali dette grado sessa-gesimale, a sua volta suddiviso in sessantaprimi di grado, ciascuno dei quali contienesessanta secondi di grado. L’origine di taleapparentemente bizzarra suddivisione è fon-data sulle osservazioni astronomiche condottedalle popolazioni mesopotamiche già nel cor-so del XV secolo a. C.

Squadro sempliceE’ uno strumento derivante dall’antica gro-ma latina. Consente di individuare la distri-buzione planimetrica dei punti, delle linee edelle aree, sfruttando le direzioni delle coor-dinate ortogonali.E’ uno strumento semplice ed esatto, utile al-l’orientamento delle mappe e all’identifica-zione dei punti rilevati. Costituiva un com-plemento indispensabile della catena da agri-mensore. Posto in stazione sorretto da un ba-

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stone e con le linee di mira a 90 gradi l’unarispetto all’altra.

Squadro graduatoLo squadro agrimensorio graduato è usatocome goniometro azimutale soprattutto perrilievi di dettaglio. Differisce dello squadrosemplice, utile ai soli allineamenti, per la pre-senza della graduazione.

Squadro a riflessionePer gli stessi scopi del precedente, sfrutta lalegge di riflessione dell’ottica. Fu introdottoalla metà del secolo XVIII da Adam.

StadiaE’ un’asta di legno lunga tre o quattro metrigeneralmente suddivisa in centimetri, col fon-do di solito bianco su cui la graduazione è innero o in rosso. Per praticità di trasporto èspesso suddivisa in due parti, ripiegabili gra-zie ad una cerniera. Sul suo fianco è una ma-niglia in metallo e, sul retro, una livella sferi-ca per ottenerne la verticalità al punto di sta-zione. Il principio geometrico della stadia fustudiato per la prima volta da Malvasia(1662), ma fu Green (1778) a diffondere l’usoin topografia. La tipologia orizzontale fu in-ventata da Peaucellier e Wagner (1868).

StazioneConfigurazione ideale di misura per uno stru-mento topografico. Si ottiene posizionandolo strumento sulla verticale del punto (usan-do il filo a piombo), e ruotando delle viti dielevazione per ottenere la verticalità dell’as-se dello strumento, condizione indispensabi-le alla correttezza delle misure.

TacheometroDetto universale topografico, serve a misura-re le coordinate dei punti nello spazio. Si di-stingue dal teodolite per la minore precisionenella misura degli angoli orizzontali e vertica-li. Il cannocchiale è distanziometrico e muni-to di lente anallattica, così che la distanza siariferita al centro dello strumento.

Tavoletta pretorianaOriginata dall’astrolabio, la tavoletta preto-riana prende il nome Praetorius che nel 1590la installò sul treppiede. La diottra a cannoc-chiale e la bussola si aggiunsero successiva-mente. Serve per la determinazione graficadell’ampiezza di un angolo in proiezione oriz-zontale e per la restituzione, con la misuradelle distanze, delle figure a cui quegli ango-li appartengono. A differenza degli altri stru-menti, dovendo realizzare una restituzionegrafica, è necessario stabilire la scala dellarappresentazione grafica.

TeodoliteAnche detto universtale geodetico è lo stru-mento destinato alla misurazione di precisio-ne delle proiezioni orizzontali e verticali de-gli angoli, grazie all’ausilio di uno o più can-nocchiali e da cerchi verticali ed orizzontali.Il teodolite altazimutale fu inventato da Mar-tin Waldssemuller (1512) e parallelamente daLeonard Digges (1517) ponendo un arco gra-duato ortogonale al cerchio orizzontale. Nel1725 Jonathan Sisson sostituì i traguardi sem-plici con un telescopio, Jesse Ramsden (1780)perfezionò la divisione dei cerchi. Dopo il1840 la graduazione verticale fu disposta sul-l’intero cerchio, realizzando la disposizionenota come “universale”.

TopografiaVoce dotta, latino tardo topographia, dal gre-co “τοποζ” (luogo) e dal tema “γραϕω” (scri-vo, rappresento) è la scienza che studia glistrumenti e i metodi utili a trovare la forma ele dimensioni di una zona limitata della su-perficie terrestre. Le sue applicazioni sonorivolte alle costruzioni stradali, idrauliche, alcatasto e all’agronomia. Il limite della topo-grafia è fissato in un raggio di 25 km.

TreppiedeAttrezzo destinato a sostenere un attrezzo ouno strumento topografico e a fissarne al suo-lo la posizione. E’ costituito da tre aste allun-gabili con meccanismo telescopico, terminan-

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ti ciascuna con una punta metallica. Le astesono incernierate alla sommità alla testa deltreppiede, di solito piatta e parzialmente cava,utile a bloccare lo strumento da sostenere,grazie ad una vite di blocco.

TriangolazioneMetodo di rilevamento topografico per la de-terminazione delle coordinate planimetricheche consiste nel compiere le misurazioni ap-poggiandosi ad una serie di punti collegatiidealmente in modo da costituire un percorsolungo una rete di triangoli adiacenti.

TrigonometriaVoce dotta, dal latino scientifico coniata dalmatematico B. Pitiscus nel 1595 composta dalgreco “τριγϖνον” (triangolo) e da un deri-vato di “µετρον” (misura). Indica la partedella geometria che, servendosi delle relazionitra i lati e gli angoli, si propone di calcolare ivalori di tutti gli elementi di un triangoloquando ne siano noti tre, di cui almeno un

lato. Si distingue in trigonometria piana esolida. Sconosciuta ai matematici classici, èla più pregevole invenzione della matemati-ca araba (sec. XI).

Viti di elevazioneDette anche viti calanti. Insieme di dispositi-vi meccanici per realizzare l’orizzontalità delbasamento e, di conseguenza, la verticalitàdell’asse principale di uno strumento topo-grafico.Di solito sono in numero di tre, equidistanti,a 120°. Eccezionalmente sono quattro, dispo-ste a 90°, come nel modello di livello Gra-vatt. Sono tutte munite di ghiera utile ad ele-vare o abbassare il basamento che sostengo-no.

ZenitDa una voce araba erroneamente letta, indicail punto corrispondente all’intersezione del-l’asse verticale nel punto di stazione con lasfera celeste.

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1) b. 234, fasc. 2882Caserta, 11 marzo 1868Signor Prefetto della Deputazione ProvincialeCasertaIn seguito di approvazione della OnorevoleDeputazione Provinciale fu acquistato il pic-colo gabinetto di Mineralogia, Zoologia eBotanica dei Padri Barnabiti per lireCentottanta quale somma è dovuta al Sig.r

Preside che l’ha anticipata.Si prega quindi per la spedizione sollecita ditale mandato, essendosi gli oggetti suindicatigià qui trasferiti. Per la Commissione di Vi-gilanza.G. Gallozzi.

2) b. 234, fasc. 2882Caserta, 15 marzo 1868In seguito di approvazione di questaProv.[incia]le Dep.[utazion]e fu acquistato perconto dell’Istituto Agrario il piccolo gabinet-to di Mineralogia, Zoologia e Botanica di P.r

Barnabiti del Monastero di Caravaggio inNapoli per la somma di £. 180 che veniva daquel Preside anticipata.La Deputazione in data 12 corr.[ent]te delibe-ra doversi il relativo mandato di pagamento afavore del Preside Della Fonte a rimborsodella somma anticipata.Se ne passa nota alla 1a Sezione Spese necuri gli effetti di risultamento. Il Segret[ario].[Firma]

3) b. 234, fasc. 2882Firenze addì 24 Marzo 1868Regno d’ItaliaMinistero di Agricoltura Industria e Commer-cioDiv.ne 3 Sez.ne Istituti e ScuoleOggetto: Sussidio all’Istituto Provinciale di

Agronomia e Agrimensura in Caserta.Alla Deputazione Provinciale Terra di Lavo-roCasertaLa ristrettezza della somma inscritta nel Bi-lancio passivo di questo ministero per sussi-di all’istruzione indust.[rial]e eprofess.[sional]e non consentendo la conces-sione di sussidi fissi e determinati ma quellosoltanto di sussidi temporanei per l’acquistodi materiale scientifico, il sottoscritto ha de-terminato di mettere a disposizione del sig.Preside dell’Istituto indust.[riale] eprofess.[ionale] di Napoli la somma di £.1000da impiegarsi nell’acquisto degli strumentiscientifici più necessari all’Istituto diAgronomia e Agrimensura di Caserta.Prego quindi codesta Deputazione Provincialedi invitar il sig. Preside dell’Istituto di Casertaa prendere gli occorrenti concerti col predet-to Sig. Preside dell’Istituto di Napoli Com-mendatore Francesco Del Giudice per l’ac-quisto degli oggetti di cui è più urgente il bi-sogno nel predetto Istituto.Il Ministro

4) b. 234, fasc. 2882S. Maria 29 Aprile 1868Al SignoreSignor Prefetto Presidente della Deputazio-ne Provinciale inCasertaIn adempimento dell’incarico ricevuto dallaDeputazione Provinciale, onde stabilire colSignor Commendatore Francesco Del Giudi-ce, quali strumenti si potevano acquistare conle lire 1000. dal Ministero di Agricoltura eCommercio per l’oggetto largite al nostro Isti-tuto Agrario, interpellai in precedenza il Si-gnor Preside Della Fonte, e fu convenuto cheil Gabinetto che più aveva bisogno di stru-

Appendice: i documenti di archivioSi trascrivono nel seguito alcuni documenti tra i molti rintracciati nell’Archivio di Stato diCaserta, fondo Amministrazione Provinciale. I testi riportati tra parentesi quadre sono di chiscrive. La formattazione del testo (corsivo, grassetto, a capo) non rispetta quella delle fonti, ingran parte manoscritte.

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menti era quello di Topografia, il quale man-cava dei descritti nell’annesso notamento ech’erano indispensabili subiti essendo glialunni di ultimo corso già cominciato a lavo-rare in campagna col Professore Huber. Dopociò stabilito mi son recato in Napoli dal Si-gnor Commendatore Del Giudice, ed ho a luipassato l’indicato notamento, ma siccomecon molta probabilità di poco potrebbe ecce-dersi la somma sudetta, mi permetto pregareV.ra S.a Illstr.a a far le pratiche opportune pres-so il prelodato Ministero, acciò autorizza ilSignor Commendatore Del Giudice all’acqui-sto di detti strumenti allargando di poco, seoccorre, la largizione già accordata.Potrebbe V.ra S.a Illstr.[issim]a far presente cheper la fondazione del Gabinetto e Scuola diChimica Agraria ora la Provincia incontraspese non lievi ed anche perché il numeroaumentato dei Convittori e nuove domandeha bisogno di aggiungere novelle fabbricheall’Istituto per quali oneri men si presta quelBilancio.

Il ComponenteLa Commissione di VigilanzaG. Gallozzi

5) b. 234, f. 2282S. Maria 9 maggio 1868Sig. Prefetto Presidente della DeputazioneProvincialeCasertaA 7 gennaio 1867 furono pagate £ 3352 alMarchese Sig. Cocozza Giuseppe per spen-derla in acquisto di macchine. La delibera-zione dovrebbe negli antecedenti.La commissione di Vigilanza fin da qualchetempo ebbe a rimarcare che non esisteva neiGabinetti dell’Istituto Agrario il Teodolitesebbene avesse conosciuto che da più di unanno n’era stato convenuto il prezzo di Lire1000. col Signor Spano, e che dal dalla De-putazione Provinciale tale somma erasi giàpagata. Insistenti pratiche sono state fatte dalSig. Preside a sua premura, affinché lo Spanoconsegnato avesse tale istromento, e finoranon se è ottenuto altro che promesse restate

fin oggi infruttuose. In tale stato di cose laCommissione crede del suo dovere ciò de-nunziare, affinché si dettino quei provvedi-menti che saranno reputati opportuni.Per la commissione di VigilanzaG. Gallozzi.

6) b. 234, f. 2282Questa lettera dello Spano fu rimessa ieri alsottoscritto aperta dal prof. Huber e la rimet-to così al di lui indirizzo.

All’Onorevolissimo Sig. Giacomo GallozziConsigliere della Provincia di Terra di Lavo-ro.

Napoli, 19 maggio ‘68Signor Consigliere,Essendovici reso ostensibili del ProfessoreSig. Haber il preg.[evo]le officio di Lei colquale Ella gli partecipa che la Deputazionedi tal Provincia ci accorda un periodo di gior-ni 15 per la consegna del teodolite all’IstitutoAgrario, ci affrettiamo pregarla perché si com-piaccia fare noto alla sud[det].ta OnorevoleDeputazione che d.[et]to teodolite trovasimolto avanzato in costruzione ma riscendoimpossibile ultimarsi in altri 15 gg ci com-promettiamo consegnarlo immancabilmentefra giorni 30 dalla predetta data.Il molto tempo trascorso per l’ultimamentodi tale macchina è stato causato che trattan-dosi di un strumento di 1° ordine geodeticoabbiamo voluto completarlo di diverse ag-giunte e miglioramenti e che all’uopo vi sondovuti costruire degli ordigni e macchine.Ci auguriamo però che la bontà e precisioneche sarà per osservarsi nella macchinasud.[det]ta vorrà farci condonare il ritardooccorso e che al certo non sarà verificarsi inulteriori commissioni.Con tale occasione vorrà, Sig. Consigliere,accogliere gli attestati e considerazione.

Gl’Ingegneri meccaniciGiuseppe SpanoGennaro Spano

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7) b. 234, f. 2282Caserta lì 4 ottobre 1868

Al SignoreSig. Prefetto Presidente della DeputazioneProvinciale CasertaFinalmente jeri è stato consegnato dal Mac-chinista Spano il teodolite che dalla Deputa-zione Provinciale era stato pagato da più diun anno, e che è stato soggetto di lunga corri-spondenza. Tanto il Sig.r Professore Huber,che il Sig.r Preside Della Fonte attestano diessere tale macchina bella e ben eseguita.Tanto partecipo a V.a S.a Illustr.a per opportu-na intelligenza.Per la Commissione di Vigilanza.G. Gallozzi.

8) b. 234, f.2288

Progetto dell’Orario Invernale delle Lezioninell’Istituto d’Agronomia e Agrimensura diCaserta.

Per il Terzo AnnoOre | Lunedì8-9 Lingua Francese9-101/2 AgronomiaOre | Martedì81/2-101/2 Chimica Agraria101/2-12 Geometria pratica12-1 Diritto ed Economia2-31/2 Fisica MeccanicaOre | Mercoledì71/2-9 Storia e Geografia91/2-10 AgronomiaOre | Giovedì8-9 Disegno Architt.[onico]10-12 Pratica AgricolaOre | Venerdì71/2-9 Estimo-SilviculturaComputisteria91/2-10 Storia e GeografiaOre | Sabato9-10 Disegno Archiett.[onico]101/2-12 G.[eometri]a Pratica12-1 Diritto ed Economia2-3 Fisica Meccanica

Per il Secondo AnnoOre | Lunedì71/2-91/2 Letteratura Storia9-10 Matematiche pureOre | Martedì81/2-101/2 Chimica Agraria121/2-11/2 Geometria descrittiva11/2-21/2 AgrimensuraOre | Mercoledì71/2-9 Storia91/2-10 AgronomiaOre | Giovedì81/2-101/2 Chimica Agraria101/2-12 Disegno Topog.[rafia]12-1 Lingua FranceseOre | Venerdì8-9 Agronomia91/2-10 Storia e Geografia121/2-2 AgronomiaOre | Sabato10-1 Disegno Topog.[rafia]2-3 G.[eometri]a Descrittiva

Per il Primo AnnoOre | Lunedì8-9 Matematiche9-10 Lingua Francese10-111/2 Botanica111/2-121/2 ZoologiaOre | Martedì12-1 Chimica generale1-2 Agronomia2-3 FisicaOre | Mercoledì8-9 Matematiche9-101/2 LetteraturaOre | Giovedì9-10 Disegno Topog.[rafico]10-121/2 Chimica generale12-1 Lingua FranceseOre | Venerdì7-9 Letteratura9-10 Matematiche10-11 Botanica111/2-121/2 Zoologia121/2-2 Agrimensura

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Ore | Sabato11-12 Disegno2–3 Fisica

Per l’Anno PreparatorioOre | Lunedì10-11 MatematicheOre | Martedì8-9 1/2 Storia91/2-101/2 GeografiaOre | Mercoledì10-11 Matematiche8-10 CalligrafiaOre | Giovedì8-91/2 Letteratura91/2-101/2 Geografia11-12 Lingua Francese12-1 DisegnoOre | Venerdì8-10 Calligrafia10-11 MatematicheOre | Sabato81/2-9 1/2 Letteratura91/2-101/2 Storia12-1 Disegno lineare[13 gennaio 1869, f.to Della Fonte]

9) b. 234, f. 2288Caserta, 14/11/1869Istituto-Convitto d’Agronomia edAgrimensura in CasertaSezione IstitutoAll’Onorevole Sig. Prefetto di Terra di La-voroSugli esami d’ammissione all’Istituto“Colla mia nota n° 335 del 17 corrente le ri-metteva i nomi di 8 alunni che la Commis-sione esaminatrice giudicava degni d’esserammessi al 1° anno di Corso e quelli d’altri 5che erano stato accolti dalla medesima comeuditori al primo anno di Corso e ciò p[er] ilpagamento delle Tasse.Le soggiungerà che continuavano gli esamiper il resto dei petenti. In aumento a quantoera detto con tale ufficio feci consapevole laS. V. Ill.ma che le domande nel complessoper la nuova ammissione salgono finora a 30

così divise: 8 = otto = di alunni provenientida Scuole Tecniche ginnasiali, cioè una dallaScuola Tecnica di Caserta, una da quella diMantova, uno dall’Istituto Agrario di Melfi,una dal Ginnasio e Scuola Tecnica di Cassinoe 4 delle Scuole Tecniche di S. Maria = deiquali ho detto sopra. 5 Gli Uditori privatistiper lo più di altri Istituti e pur di questi hodetto. 7 = sette = si sono presentati all’esameper l’Ammissione all’anno preparatorio 10hanno inoltrato domanda e non sono per annocomparsi. I sette che furono sottoposti all’esa-me avevano, tranne due quelle stesse cogni-zioni che negli anni scorsi bastavano per es-sere ammessi all’Istituto ed in quella Classe.Gli Alunni ricevuti da altre Scuole Tecnichee che avevano ricevuto completo CorsoGinnasiale e Tecnici da noi esaminati si tro-varono provveduti invece i maggiori e piùregolari cognizioni che quelli che hanno se-guito il Corso Preparatorio e che nel passatoAgosto si promossero al Primo Corso. E nonpuò essere che così perché è più facile farsiun[a] idea precisa delle cose che si imparanoascoltando la voce di 5 professori diversi alle5 Classi Ginnasiali, e gli altri delle ScuoleTecniche che ascoltando tre soli o quattro perun solo anno. In questo stato di cose la Com-missione esaminatrice non volle assumereresponsabilità e chiese un aiuto e come pare-re quello della Giunta di Vigilanza che sì p[er]essa richiesi con particolare ufficio. In quel-l’ufficio si diceva che eravamo rimasti moltosoddisfatti degli otto proveninenti dalle scuoletecniche e non potetti non dire che in genera-le erano meglio preparati dei nostri 16 del-l’anno preparatorio dello scorso anno promos-si agli esami d’agosto al 1° anno perché qual-cuno di quelli presentati era più innanzi collaGeometria Solida e coll’Algebra e con qual-che nozione di Storia. I nostri 16 però nonerano più indietro ma più innanzi p[er] quelche riguardi Geografia e Scienze Naturali.Conclusi con dire alla Giunta che ora che fun-zionano bene le Scuole Primarie in Provinciae nel Regno, o meglio, ora che il tempo e lecure le fa funzionare meglio bisognava mo-

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dificare il sistema di ammissione usato gliscorsi anni e desiderare più che i giovani civengano dalle Scuole Tecniche che da altreparti se non fossero Scuole Secondarie per-ché in queste si prepara meglio al 1° anno diCorso che nel nostro anno Preparatorio. Chiu-devo il mio rapporto col dire che in questoanno o la Provincia o le famiglie avrebberoassicurato un maggior numero di Lezioni aidiscenti p[er] riparare al difetto o ricuperarel’ammissione. La Giunta p[er] mezzo del suoReferendario Cav. Provveditore FedericoQuercia con sua nota del 12 novembre mi faconoscere avere essa deliberato. 1° Che i 16giovani promossi ad Agosto al 1° anno ripe-tano l’anno Preparatorio. 2° Che i detti gio-vani che dimandano essere ammessi all’annoPreparatorio ed altri che siano nello istessocaso siano respinti. Queste due determinazionifiglie d’una sola deliberazione se valgono afar percorrere con maggior profitto i corsid’Istituto ai 16 promossi turbano un poco l’an-damento delle cose 1° p[er]ché costringono afar sapere ai giovani che furono promossi(sono 16 ed i quali in parte [h]ànno avuto ilCertificato) che la loro promozione non èvalida, 2° distruggono l’anno preparatorio talequale era stabilito finora p[er]ché non sonopiù possibili ammissioni colla sola cognizio-ne della analisi Grammaticale, dell’Aritmeti-ca e Geografia. La Giunta ha ordinato a mel’attuazione di questo temperamento, ma ionon mi credo autorizzato a porlo ad atto sen-za il parere della Deputazione e la di Lei au-torizzazione.Ponendo ad atto tale deliberazione vengonoa respingersi i Giovani Minervino diMarigliano di Nola, Muto di Capua, Calendadi Santa Maria, Santoro di Valle di Maddaloni,De Paola di Caserta, Anziano di Piano diCaiazzo. L’Anziano ed il Muto sembrano ilprimo inammissibile per la scarsità delle co-gnizioni e per l’età di 27 anni che non è trop-po in armonia colla scarsità delle cognizio-ne; il Muto per le poche cognizioni e per latenera età.Quanto ai 16 potrebbero continuare il loro

corso regolare dal punto in cui sono giunto loscorso anno e se arrivano, arrivano a conse-guire il passaggio al Secondo, tanto più chehanno seguito lo scorso anno il Corso di Sto-ria Naturale, Fisica senza l’obbligo d’esamein caso diverso darebbero l’esame il primoanno completamente. Non nascondo alla S.V. Ill.ma che questa misura non sia buona.La lo è, come la non può che essere semprepiù. E’ essa troppo precoce? Questo è quelloche deve dire la Deputazione o meglio deverisolvere. A me spetta a dirle che vale la di-struzione dell’anno Preparatorio che lo scor-so anno fu p[er] pochi mesi abolito e poi ri-pristinato. E ma in se stessa una volta che lefamiglie cominciavano ad intendere che dopopercorsi gli studi elementari si deve andare alGinnasio e da questo si deve passare alleScuole Tecniche e al Liceo e dalle ScuoleTecniche agli Istituti come questo e dal Li-ceo all’Università comincia a divenire errorela conservazione dell’anno preparatorio qua.Ma a questo punto ci siamo? Vi sono in altreProvince che mandano qui molti giovanicome la Basilicata ed altre dell’Italia Meri-dionale ? Se il mantenere l’anno preparatoriofavorisce l’ammissione di giovani scartati daaltre scuole e che non hanno voluto [potuto ècassato] uniformarsi alla Legge, d’altro can-to procura il mezzo di seguire un[‘] istruzio-ne a molti giovani di famiglie che ancora nonhanno capito come sia regolata l’istruzionein Italia, o che non l’[h]ànno potuto p[er]mancanza di scuole e di mezzi. Il stesso inpassato sorgeva maggior confusione nelloordinamento della Legge sull’istruzione inItalia, ma ora penso che ove le famiglie fac-ciano ai loro figli seguire il Tirocinio del qualeprima le ho qui indicate le trame, il profittoed il risultato saranno ben maggiori di quelloche non fosse fatto prevedere. Desidererei chea questa mia domanda fosse presa una solle-cita risoluzione p[er] sciogliere o legare i gio-vani che stanno da qualche giorno più nellaindecisione.

Il PresideDella Fonte

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10) b. 235, f. 2302Accomode da farsi a diversi apparecchi di fisi-ca nel Gabinetto dell’Istituto Agrario di CasertaRestauro delle pileall’elettrometro di Bonhembergeralla batteria elettricaal motore elettro-magneticoalla Danza MagneticaAlla fontana di CompressioneAll’elettroscopio di Ru[h]mford (da farsi aNapoli)Vi è una campana scheggiata. Si fa osservareperò, che costa meno comprarla nuova, o cam-biarla con una nuova.Sono da acquistarsi:Una bombetta di vetro, un’altra di ceralacca,con un pannolano, due palline di midollo disambuco.Un tubo per l’esperienza del TorricelliProf. Ettore GiulianiCaserta, 10 gennaio 1871

11) b. 235, f. 2301Caserta, lì 17 novembre 1871Segreteria della Deputazione Provinciale diTerra di LavoroLa Deputazione autorizza il Preside dell’Isti-tuto Agrario a procedere alla vendita di pro-dotti dell’orto esistenti in magazzino e versa-re l’ammontare nella cassa provinciale.Il Presidente

12) b. 235, f. 2301Caserta, li 17 nov. 1871Segreteria della Deputazione Provinciale diTerra di LavoroAl Preside dell’Istituto Agrario.E’ decisa volontà della Deputazione Provin-ciale che a cura della S. V. sia immediatamenteprovveduto alla vendita di tutti i prodotti del-l’orto esistenti in magazzino nel modo chesarà dalla stessa S. V., inteso il Consigliod’Amministrazione, riconosciuto più vantag-gioso. Si compiacerà, poi, indicare all’Officioscrivente il prezzo riscosso. e versarlo nellacassa provinciale.

Il Presidente

13) b. 235, f. 2301Caserta, 1° Decembre 1871Istituto di Agronomia ed Agrimensura diCasertaIll. Sig. Prefetto Presidente della Deputazio-ne Pro[vincia]le.Oggetto: Vendita dei prodotti dell’Orto.A norma delle disposizioni contenute nellanota della S. V. al margine distinta, si è dalSottoscritto di concerto col Consiglio di Am-ministrazione provveduto alla vendita di tuttii prodotti dell’Orto una ai frutti d’aranci emandarini, e dalla quale si è ricavata la som-ma di £ 1574, 73 giusta la distinta che si alle-ga. Della stessa somma però non esistono inCassa che sole £ire 1073, 73 perché al rica-vato dalla vendita degli aranci non si è incas-sata che solo una caparra di £ire 310ov[via]mente le rimanente £ire 481.00 è sta-bilito doversi pagare non appena se ne co-mincia la raccolta questa somma di £ 1093 c73 esistente in cassa. Il Sottoscritto non hadisposto di versarla per ottemperare alle pre-scrizioni della S. V. Ill. contenute nell’altranota del 18 Novembre, 2° div. N° 5721 chedispose adoperarla per l’acquisto e riatto de-gli Istrumenti dell’Osservatorio Meteorolo-gico, appena ultimato il quale sarò sollecitoversare il resto nella Cassa Prov[incia]le.Il PresideGiacomo Stroffolini{La Deputazione vi è rimasta intesa. Il Presi-dente}

14) b. 516, f. 5723Ministero di Agricoltura, industria e commer-cio – Divisione di statisticaStrumenti meteorologiciIll.[ustrissimo] Sig. Prefetto di Caserta30 settembre 1873Il Tecnomasio di Milano con lettera del 26corrente ha fatto conoscere a questo ministe-ro d’aver spedito all’Osservatorio Meteoro-logico di cotesta città gli stromenti indicatinella nota ministeriale del 16 febbraio N° 938.Prego perciò la S. V. di far conoscere quantosopra al Sig. Prof. Giuliani perché ne faccia

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ricerca alla Stazione della ferrovia pregando-lo al tempo stesso di trasmettermi una dichia-razione di ricevuta e collaudazione dalla qualerisulti se gli stromenti medesimi siano giuntia loro destino debitamente confezionati e sen-za aver sofferto avarie, avvertendo che taledocumento deve andare a corredo del man-dato di pagamento da emettersi sui fondi diquesta amministrazione centrale.Pel Ministro.

15) b. 234, f. 2288Caserta, 15 novembre 1874Uniforme agli Alunni De Simone e MessoreSig. Preside dell’Istituto di Agronomia edAgrimensuraLa Deputazione Provinciale versatasi sullanota della S.a V.a al margine ricordata relati-va ai due alunni De Simone Lorenzo eMessore Eduardo quali trovasi sforniti del-l’Uniforme del Convitto, ha deliberato chequalora non siano provveduti di detto unifor-me nel 1° febbraio prossimo, siano espulsidal Convitto.Il medesimo sottoscritto ne previene la S.V.per li adempimento da sua parte.f.to Il Presidente Prefetto

16) b. 236, f. 2308Tabella dieteticaQuantità individuali

Per l’Inverno

Lunedì1a colezioneFrutti di buona qualità (mela e fichi) 300 gPane 200 g2a colezioneBraciolette di majale 130 gSugna 7 [g]Pane 200 gPranzoPastina 100 gFormaggio 10 gLesso 125 gLegumi per contorno 0,10 lPane 300 g

Vino 0.25 lSale 15 gFuoco 270 gSpese minute e frutta, incluso il pepeCent.[esi]mi tre

Martedì1a colezioneMozzarelle 100 gPane 200 g2a colezioneBraciolette di vaccina in umido 120 gSugna 10 gPane 200 gPranzoRiso 100 gFormaggio 15 gLesso125 gPomi di terra p[er] contorno 200 gPane, vino etc. 300 g

Mercoledì1a colezioneSalame 50 gPane 200 g2a colezioneFrutti 300 gPane 200 gPranzoPastina100 gFormaggio 10 gLegumi per contorno 125 gPane, vino etc. 300 g

Giovedì1a colezioneUova scaldate 2Pane 200 g2a colezioneArrosto di salsiccie fresche durante la stagio-ne d in rimpiazzo arrosto di vaccina 110 gPane 200 gPranzoMaccheroni 160 gFormaggio 20 gStufato 135 gConserva di pomodoro10 gLardo 10 gPane ecc. 300 g

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Venerdì1a colezioneFormaggio 80 gPane 200 g2a colezioneUova 2Sugna 15 gPane 200 gPranzoLegumi 0,25 lOlio 25 gPane ecc. 300 gPesce (alici, merluzzi, triglie, cefali, aguglieed una volta al mese sardine) 130 gSugna od olio 25 g

Sabato1a colezioneSalame 50 gPane 200 g2a colezioneBaccalà a cassuola 130 gSugna 10 gConserva 10 gPane 200 gPranzoRiso 100 gFormaggio 15 gLesso 125 gLegumi per contorno 0,20 l

DomenicaArrosto di vaccina 300 gPane 300 gMaccheroni 160 gFormaggio 20 gStufato 135 gLardo 10 gConserva 10 gFritto 150 gSugna 25

N. B. Il fritto nella Domenica sarà di cervel-la, fegato, pane, con uova e fiore in propor-zione, ed il pane non può essere più di 1/3 delpeso fissato.

Per l’està[te]

Lunedì1a colezioneFrutti secchi (pesche, fichi ed uva di buonaqualità) 350 gPane 200 g2a colezioneBraciolette in umido di vaccina 120 gLardo 10 gPane 200 gPranzo

Pastina 100 gFormaggio 10 gLesso 125 gLegumi freschi p[er] cont.[orn]o 100 gPane 200 gVino 0,25 lSale 15 gFuoco 250 gFrutta e spese minimec. 3 con g.i 100 di frutti

Martedì1a colezioneMozzarelle 100 gPane 200 g2a colezioneFagiolini freschi con buccia o 750 g*Piselli o 350 g*Fave 1000 g** dal mese di maggio ad agostoOlio 25 gBraciolette di vaccina 125 gLardo 10 gPane 200 g

Mercoledì1a colezioneSalame 50 gPane 200 g2a colezioneUova fritte 2Sugna15 gPane 200 gPranzoRiso 0.90 [hg]

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Formaggio 10 gLesso 125 gLegumi p[er] contorno 100 gPane ecc 200 g

Giovedì1a colezioneFrutta 350 gPane 200 g2a colezioneArrosto di vaccina 125 gPane 200 gPranzoMaccheroni 160 gFormaggio 20 gStufato 135 gPomodori d’està dal 1° Luglio 200 gLardo 10 gPane ecc. 200 g

Venerdì1a colezioneFormaggio 80 gPane 200 g2a colezioneFrutti 350 gPane 200 gPranzoPiselli o fave come al MartedìOlio o lardo 25 gPesce come l’Inverno 130 gSugna 20 gFiore 10 gPane ecc. 200 g

Sabato1a colezioneFrutti 350 gPane 200 g2a colezioneuova 2Sugna 20 gPane 200 gPranzoRiso 90 gFormaggio 15 gLesso 125 g

Legumi 100 gPane ecc. 200 g

DomenicaColezioneArrosto di vaccina 125 gPane 300 gPranzoMaccheroniFormaggioStufatoLardoPomidoriFrittura di carciofi n° 3

Per copia conformeIl Segretario

17) b. 236, f. 230818 dicembre 1872Foglio di condizioni e Capitolato d’Appaltoper la somministrazione del vitto e fuoco al-l’Istituto Convitto d’Agronomia.[Di seguito si trascrive parte del documento,interessante per gli aspetti di dietetica.]Art. 3La quantità dei generi da somministrarsi saràla seguente:Carne di Vaccina di 1a qualità netta di ossa emonda di sangue.Pane bianco di 1a qualità ben cotto e confe-zionato così che ciascun vittitante abbia unpane del peso in forma oblunga.Riso di Genova del ricolto dell’anno di tardacottura e purgato di qualsivoglia materia ete-rogenea come sabbia, terra od altro.Pasta di buona qualità della Torre, di semolaa sei passate trasparenti, senza cattivi odori escevra di sabbia, per martellatura di pietremolari.Vino rosso almeno di sei mesi, di buona qua-lità, naturale e senz’acqua.Olio di oliva di ottima quantità, chiaro e sen-za odore.Aceto di vino e non artefattoPesce fresco di mare, come dalla DieteticaBaccalare bianco dissalsato in acqua dal gior-

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no precedente senza coda e propriamente co-siddetti filetti.Formaggio p[er] condimento di Puglia,grascio o vecchio, per colezione di Calabriae dolce.Salame per colezione, prosciutto osoppressate di buona qualità, alternandone lasomministraz[ione].Legumi di buona qualità, di facile cottura esenza sassi.Tutti gli altri generi di buona qualità ed ac-cettabili.

Tabella Dietetica per 1873-74[Dove non indicato diversamente, le quantitàsono le stesse della tabella dietetica riprodot-ta nel documento precedente.]

Trattamento giornalieroLunedìLesso di vaccina, senz’osso (carne magraesclusa coverta e punta di pezzo)MartedìMinestre verde, di cavoli, cicorie, cavolipomati non mondataMercoledìPastina in brodoGiovedì - DomenicaCarne di vaccina senz’osso, per stufatoConserva (d’Inverno)Pomodori (d’Està[te])Fritto misto (per l’Inverno di cervella, fegatoe pane con uova e fiore in proporzione ed ilpane 1/3) del pesoDetto (per l’Està[te] di carciofi, finocchi, se-dano, pomi di terra e altro)VenerdìLegumi, fagioli, ceci o lenti nell’InvernoMaccheroni al pomodoro per l’Està[te]Uova per frittataBaccalare (l’Inverno)Frito di crocché di riso o patate nell’està[te],di cui gr. 100 di riso o patate e gr. 50 di uova,fiore, formaggio e mozzarelle.SabatoPastina o riso – Lesso come di Lunedì d’In-verno

Minestra di fagiolini freschi per l’Està[te] opiselli con bucce o fave di alterndandoBraciolette (invece del lesso)

18) b. 236, fasc. 2311“Le scuole Agrarie / ed i bisogni / dell’agri-coltura / proposte / rassegnate ai signori com-ponenti / la Deputazione Provinciale / la Giun-ta di Vigilanza / e / il consiglio direttivo del-l’Istituto Agrario / della / Provincia di Terradi Lavoro / dal Preside L.O. Ferrero / Caserta– Nobile e C. / 1874.

[Segnalo i passi più significativi, essendoimpossibile in questa sede la trascrizione in-tegrale].p.6In Italia l’istruzione agraria è attualmente di-stribuita sotto molte forme ed istituti i qualine comprendono parecchi ordini, gradazionio classi. Le principali sono quattro; la primao la più elementare che è quella che si dà nel-le Colonie agrarie. La seconda ossia la me-diana, e si dà in istituti speciali chiamati scuoledi fattori; la terza è quella tecnico-agraria eforma una delle sezioni degli istituti tecnici,o è data in istituti speciali chiamati istitutiagrari; la quarta è quella superiore e vien dataattualmente in due sole scuole, a Milano ed aPortici; quest’ultime hanno per scopo specialedi formare il corpo insegnante futuro perl’agraria.p. 13Le sezioni di agronomia ed agrimensura de-gli Istituto tecnici e gli istituti speciali o scuolespeciali d’agraria, danno agli alunni i qualisubiscono l’esame finale con buon esito, ilDiploma di perito agrimensore agronomo.p.18Nell’istruzione tecnica la classe meno agiatadeve trovare il fondamentale per avviare allavoro proficuo professionale del mestiere,dell’azienda agricola e del commercio i pro-pri figli.p.20-21Il Regolamento degli istituti tecnici del 1864,improntato a specializzare l’insegnamento,aveva formato oltre 25 rami speciali d’istru-

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zione tecnica; a chiunque frequentava unadelle sezioni di studi, era promessa una o piùuscite a carriere determinate o ad esercizioprofessionale. I programmi del 1865, accen-trando la forse troppo estesa suddivisionedello insegnamento tecnico, ridussero le se-zioni di studio a nove, per cui la materia de’programmi rimanendo pressoché la stessa,venne concentrata. Questa volta però venneun po’ meno la promessa ufficiale, giacchémentre nei programmi del 1864 il diploma ela licenza erano titoli di preferenza ai moltiimpegni governativi, in quelli del 1865 que-sti titoli di preferenza furono cambiati in at-testati di attitudine a taluni uffizi. Seguendola riforma, vennero fuori i programmi del1871. In questi gl’Istituto tecnici furono di-visi da quelli di marine, le sezioni furono com-plessivamente ridotte a sei; l’entità dei pro-grammi rimase pressoché la stessa, s’aggiunseun anno di corso, le materie d’insegnamentofurono ridotte in apparenza, ma effettivamenteripartite sopra 36 mesi invece di 27, ossia inquattro invece che tre anni di corso. …….Le promesse di abilitazione a carriere deter-minate sparirono, e mentre le giunta centra-le, il governo, le province, le giunte speciale,le direzioni degl’istituti, ed il personale inse-gnante hanno cooperato a mettere in saldo leprogettate riforme, migliorando le condizio-ni materiali, morali e scientifiche degli istitu-ti, gli alunni che n’escono con diploma, hanperduto a prospettiva e l’emulazione di poteressere preferiti agli impieghi ufficiali. Il di-ploma non è più un titolo professionale, mabensì un grado per aspirare ad un esame colcui favorevole esito poter coprire un deter-minato posto.

p. 24 Il biennio che doveva essere comune aigiovani di qualunque sezione, fu reso comu-ne al 1° e 2° anno.

p. 26

A pochi passi dell’Istituto v’ha infatti aCaserta uno tra’ più bei luoghi al mondo, ovel’arte seppe in passato spendere rendite enor-mi per crearvi un luogo di residenza reale cir-

condato da vasta estensione di terre di quasitutte le condizioni di natura, di coltivazione,e suscettibilità. Nell’attuale stato quasi di ab-bandono, menando la permanenzadell’Augusta Famiglia Reale, ci era sembra-ta fattibil cosa il tentare ed ottenere dalla R.Casa di poter introdurre in quelle terre, oltreun elemento di maggiore rigogliosità e pro-duzione, anche una forma di cose la qualesenza sconvenire all’uso a cui esse servonoper principio d’istituzione, avesse il vantag-gio di educare presso un monumento nel qualesi spesero tanti milioni, il genio produttivo diuno delle sorgenti principali della ricchezzanazionale, il Genio dell’Agricoltura.[Seguono proposte finalizzate da attuarel’idea ma anche una sostanziale presa d’attodell’inutilità della stessa].

p. 39

L’esame di ammissione è però richiesto a tut-ti gli alunni di qualunque siasi provenienzadi studi, anche da coloro i quali sono munitidella licenza tecnica.

p. 40Giova altresì osservare che gli alunni i qualihanno terminata la quinta Ginnasiale, e quel-li i quali han ricevuto coltura paterna, che puresono dai regolamenti ammessi agli istituti, sipresentano assai meno preparati di quelli pro-venienti dalle scuole tecniche.L’esperienza ha dimostrato doversi adottareun principio unico nell’ammissione, questoprincipio è l’esame d’ammissione per tutti.Coll’attuazione precitata, cesseranno gl’infe-lici successi negli esami di passaggio che lastatistica ci offre; cesserà quel noviziato chemantiene alunni per 6 e 8 anni nell’istituto,cesseranno quelle sessioni di esami nelle qualivi è così scarso numero di approvati, le clas-sifiche scadenti, i resultati mediocri, glisviamenti; fatti tutti, i quali anziché confor-tare il personale insegnante, non fanno cheaumentarne le delusioni.[Seguono le regole per l’ammissione, il pia-no dell’offerta formativa, la distribuzionedell’orario, in anno preliminare e quattro annidi corso.]

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19) b. 614, fasc. 6754Abolizione del convitto.Illustri Signori della Deputazione Provincia-le di Terra di LavoroCasertaI due prefetti di disciplina del testé soppressoconvitto dell’Istituto Agrario, rimasti sul la-strico per effetto di un tal provvedimento, siritrovano nella più triste delle infelici condi-zioni della vita.E per tanto che ardiscono rivolgere a codestoIllustre Consesso le loro preghiere, perché inconsiderazione della disgrazia toccata ai duesupplicanti, si degnino accordare ai medesi-mi un sussidio che varrà a riparare sia allanecessità vivissima di alimentarsi, sia alladifficoltà di procacciarsi altro pane altrove.E persuasi che la carità non voglia cessareanche questa fiata dal loro cuore, si permet-tono avanzare le loro più vive azioni di rico-noscenza.Caserta, 24 8bre 1878Francesco PagliucaFrancesco Casolla

20) b. 614, fasc. 6754All’Onorevole Deputazione Provinciale diTerra di lavoroL’abolizione del Convitto dell’Istituto Agra-rio è stata funesta per sottoscritto; trovandosida un momento all’altro privo del pane ch’egliguadagnava nella qualità di cuoco. L’onore-vole Com^[missio]ne Amm[inistrati]va del-l’Istituto gli ha conceduto una indennità ugua-le ad un mese di stipendio; ma egli, pur di-chiarandosi grato per questo provvedimento,deve implorare dalla munificenza del-l’onor.[evo]le Deputazione un collocamentoin qualche altro Istituto della Provincia; ov-vero un qualche sussidio che valga a farglimeno risentire il peso della sventura che gli ècapitata senza sua colpa, mentre invece cre-deva di aver assicurato un pane alla sua deso-lata famiglia, mercé gli onesti servigi che ren-deva, come si attesta da quel Preside con l’uni-to certificato.

Io spera a grazia singolare.Giuseppe Saputo.[16 novembre 1878]

21) b. 516, f. 5725Spese per l’acquisto di materiali scientifici edi altri oggetti relativi all’istruzione.Spese occorrenti pel Gabinetto di Fisica1° per riparazioni agli strumenti e spese pergli esperimenti (approssimativamente)£ 50,002 Pila Grenet (altezza cm 14) £ 9,003° // Daniel (modello grande) £ 10,004° // italiana £ 4,005° // Lèclenché (modello grande) £ 8,506° // Minotto £ 6,007° // Cloris Bandet £ 20,558° termometro a pallone per l’irradiazione nelvuoto £ 25,009° Apparecchio di Ingenoy £ 10,0010° Crioforo di Wallaston £ 4,2511° Bollitore di Franklin £ 4,0012° Pallone a campanello per suono £ 24,0013° Endosmometro di Utrochet £ 10,0014° Anemometro di Fahreneit £ 10,0015° bolla di vetro zavorrata £ 12,0016° serie di semisfere dello stesso peso di di-verse sostanze £ 24,0017° specchio concavo inquadrato cm 11£ 15,00 // convesso // // £ 15,00

£ 254, 10

N. B. Alle spese per l’acquisto dei nuovi stru-menti bisogna aggiungere quelle di trasportoe di imballaggio.

I prezzi degli apparecchi sono quelli segnatonel catalogo del 1881 del Sig. Leonardi eZambelli di Torino.

Le spese segnate col n° 1 potrebbero nonmontare overo anche superare la cifra di£ 50,00. In qualunque caso saranno sempredocumentate secondo prescrive il regola-mento.

Caserta 25 febbraio 1885Prof. E. Giuliani

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22) b. 516, f. 57254 marzo 1885Amministrazione Provinciale di Terra di La-voroOggetto: R. Istituto Tecnico Garibaldi – Ac-quisto di materiali scientificiSig. preside del R. Istituto Tecnico Garibaldi– CasertaLa Deput.[azion]e Prov.[incial]e [h]a autoriz-zato le spese risultanti dalla controsegnatanota della S.V. per acquisto di materiale scien-tifico occorrente ai Prof.[essor]i di Topogra-fia e di Fisica e dei libri necessari al prof. diAgrariaIl pagamento sarà eseguito da questaAmmin.[istrazion]e in vista delle rispettivefatture.[H]a disposto ancora la Deput.[azion]e il pa-gamento di £ 50 al Prof. di Fisica per gli espe-rimenti, salvo a giustificarne l’esito.Il mandato sarà rilasciato a nome del prof.reingeg.[nere] Gattoni Vittore fra giorni.Il Pref[ett]o Presid.[ent]e

d.[etto] dìPer le esercitazioni nel Gabinetto ditopograficheNota alla Direzione ContabileCotesta Direzione è invitata a rilasciare man-dato di £ 50 a favore del professore di Topo-grafia dell’Istituto Tecnico Garibaldi,ingeg.[ner]e Gattoni Vittore, affinché possaegli sostenere le spese per le esercitazioni nelGabinetto topografiche, salvo a giustificarel’esito. Tale somma è da prelevarsi dall’art.14 del Bilancio speciale.Il Segret.[ario]

23) b. 516, f. 5725Segreteria della Deputazione Provinciale diTerra di lavoro18 marzo 1885R. Istituto Tecnico – Materiale Scientifico7 marzo 1885Con deliberazione del 26 febbraio p.s.l’Onor.[evo]le Deputazione à conceduto £50,00 al Prof.re di Topografia nell’Istituto

Tecnico per sostenere le spese occorrenti du-rante l’anno scolastico per le esercitazioniscientifiche de’ propri allievi, giusta l’art.° 18del Regolamento di Disciplina interna del R.°Istituto, e del quale quel Preside à mandatoun estratto degli articoli 16, 17 e 18.Ora il prof.re di Fisica fa simile richiesta perla scuola, salvo a renderne conto com’è pre-scritto dal succennato art. 18.Beninteso che facendosi dalla Deputazionequest’anticipazione la spesa richiesta del Pre-side con la nota del 24 febbraio p.s. N° 71 in£ 454,10 per Gabinetto di Fisica rimarrà mi-norata delle £ 50 che ora si sono domandate.

24) b. 516, f. 57256 luglio 1885Amministrazione Provinciale di Terra di La-voroR. Istituto Tecnico – Gabinetto di Topografia– Riparazioni agli strumenti scientificiSi trasmettono a cotesta Divisione due notedi spese occorse per accomodi abbisognatiagli strumenti del Gabinetto di Topografianell’Istituto Tecnico e si preda di pagarnel’ammontare ai relativi artefici conprelevamento dall’art. proprio [poi sbarratoe corretto 10] del Bilancio dell’Istituto me-desimo.Comes Michele £ 8,00Moreno Pasquale meccanico del R. IstitutoTecnico £ 95,00Il segretario.

25) b. 516, f. 5726Relazione e proposte della Commissione no-minata dal Consiglio Provinciale di Terra diLavoro per la riforma dell’Istruzione Agra-ria. Caserta, stabilimento tipografico delcomm. G. Nobile e C.°, Corso Campano n°106. 1881.

[Si riportano alcune statistiche (realizzate indue date) ed alcune frasi significative che fan-no parte di una lunga relazione manoscritta,confluita in gran parte nell’opera citata so-pra.]

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Nel triennio 1875-78 fra i 33 istituti non go-vernativi si ha la seguente progressione

1875-761. Firenze 134 (alunni ed uditori)2. Verona 1163. Padova 1124. Casale Monferrato 1045. Caserta 100

1876-771. Firenze 1582. Caserta 1453. Verona 1264. Padova 1245. Novara 112

1877-781. Caserta 1912. Firenze 1813. Padova 1414. Verona 1165. Macerata 107

p. 12L’agricoltura non si giova, né può giovarsi diun istituto che non è accessibile agli agricol-tori.

p. 15Si può da qualcuno affermare che tutti queigiovani, che hanno assistito a quest’Istituto,vengano dai campi e ad essi ritornino?La nostra coscienza quasi istintivamente, epoggiandosi solamente sulla ristretta cerchiadelle conoscenze personali, avea risposto aquesto quesito; avea ciascuno di noi osserva-to, che i giovani di sua conoscenza, prove-nienti dall’Istituto Agrario, non erano uscitidalla classe degli agricoltori e che nonaddivenivano tali; ed aveva conchiuso, che ilpreteso Istituto agrario non era uno strumen-to di progresso per l’agricoltura.Se allarghiamo le nostre ricerche, se guardia-mo alla totalità dei risultati finora ottenuti,troviamo confermata questa nostra convinzio-ne: basta dare anche un fuggevole occhiata aiseguenti dati statistici per non più dubitarne.

Iscritti totali (fuori provincia) – ai corsi del-l’Agrario dall’unione con la Normale1864-65 65 (2)1865-66 52 (8)1866-67 66 (20)1867-68 65 (26)1868-69 65 (22)1869-70 74 (36)1870-71 68 (32)1871-72 65 (22)1872-73 99 (40)1873-74 64 (35)1874-75 60 (32) - 481875-76 76 (40) - 521876-77 97 (47) - 611877-78 134 (66) - 761878-79 120 (56) - 661879-80 105 (40) - 571880-81 122 (59) - 64Caserta, 27 febbraio 1881Il preside L. Ferrero

Licenziati / Presenti agli esami1868 13 (13)1869 14 (19)1870 12 (24)1871 20 (25)1872 6 (15)1873 17 (27)1874 1 (7)1875 6 (7)1876 6 (6)1877 7 (7)1878 12 (12)1879 19 (22)1880 14 (22) Gli altri sono ammessi alla ri-parazione.Caserta, 21 agosto 1880.Il PresideL. Ferrero

26) b. 614, fasc. 6745Istituto Tecnico GaribaldiRuolo dei professori del suddetto Istituto col-l’indicazione delle assenze fatte nel mese diFebbraio 1883.Si trascrivono l’elenco nominativo ed i corsidi pertinenza, tralasciando i dati relativi alleassenze.

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Cognomi e nomi | Materie | CorsiStroffolini Cav. Giacomo | Lettere | 2°, 3°, 4°Scrocca Alberto | Lettere geografia | 1°, 1°,2°, 3°Viola Carlo | Storia | 1°, 2°, 3°Depardieu Stefano | Francese | 1°, 2°Francone avv. Salvatore | Diritto, economia,etica | 4°, 3°, 2°Verna ing. Andrea | Descrittiva, costruzione,disegno di costruzione | 3°; 3° e 4°, 3°, 4°De Vincentiis ing. Giovanni | Topografia,Disegno Topografico, pratica topografica | 3°e 4°, 4°, 3° ag. 4°

Begalli cav. Francesco Paolo | Matematiche |1°, 2°, 3°Pasanisi Giovanni | Disegno | 1°, 2°Muzii Angelo | Agraria Estimo | 4°, 4°Solari Giuseppe | Agraria, pratica d’agr. | 3°,4°Terracciano Cav. Nicola | Silvicoltura, Zoo-logia e geolog. Botanica | 4°; 3°; 2°Galeota Luigi | Meccanica | 3°Giuliani Ettore | Fisica | 2° e 3°Casoria Gaetano | Chimica gener. Pratica dichimica | 4° e 3° ag., 4°Caserta, 1° marzo 1883.

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Documenti d’archivio.Archivio di Stato di Caserta, Amministrazione ProvincialeArchivio Salesiano CasertaArchivio Storico Istituto Tecnico per Geometri

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Questo lavoro di parziale musealizzazione delle collezioni dell’Istituto Tecnico per Geometri èstato possibile grazie ai presidi, ai docenti, ai tecnici, al personale amministrativo ed ausiliarioche nel corso degli anni hannovissuto quotidianamente l’Istituto. Nel tempo, essi hannocontribuito all’acquisto e alla conservazione degli oggetti. In particolare, con sentimento digrande riconoscenza ed affetto, dedico il lavoro al preside Michele Scaravilli e a tutti i professoriche ho avuto la fortuna e l’onore di incontrare nel mio percorso didattico all’interno dellagrande famiglia del “Michelangelo Buonarroti”.Numerosi sono i debiti di riconoscenza verso le tante persone che mi hanno aiutato ad avviareil lavoro ed a portarlo a questo primo risultato. Alcune sono riuscito a contagiarle e coinvolgerlenel progetto. Innanzitutto la preside prof.ssa Antonia Di Pippo, che ha accettato la sfida direalizzare un museo nella scuola. Certamente devo ricordare: il cartografo Andrea Santoni e ilcolonnello Antonio Finizio, direttore della Biblioteca, dell’Istituto Geografico Militare,cronologicamente i primi ad essermi d’aiuto; le dott.sse Imma Ascione, Elodia De Gennaro e ilsig. Domenico Nicolas Migliore, dell’Archivio di Stato di Caserta, tutti di grande disponibilitàe competenza; il Soprintendente dott.ssa Giovanna Petrenga ed i funzionari della Soprintendenzadott.ssa Maria Rosaria Iacono, arch. Francesco Canestrini, i tecnici, i fotografi e i bibliotecari,senza i quali questo lavoro non sarebbe stato possibile; l’ing. Antonio Coppola, il prof. FelicioCorvese, il prof. Fabio Piccarreta, il prof. Vladimiro Valerio, per aver voluto arricchire il catalogodi un loro contributo; il dott. Pierluigi Grassi, già direttore dell’Istituto Sperimentale diFrutticoltura di Caserta, per alcune notizie sull’Istituto Agrario; il rev. sac. Nicola Nannola,direttore dell’Archivio Salesiano di Caserta, per la concessione della riproduzione della cartadi Laracca. La disponibilità e la collaborazione degli eredi dei costruttori (Toffoli, Coradi) edell’ing. Magistrelli (titolare della BiMa) è stata fondamentale per compilare le rispettive schede.La ricostruzione delle vicende storiche del “Geometri” la devo alla preziosa e disponibilecollaborazione del preside Scaravilli e del geom. Inzolia, che hanno accompagnato per tutta laloro vita lavorativa la crescita dell’Istituto. Un grazie particolare ad Angelo Oliva ed AlessandroPascariello che, sacrificando parte del loro tempo libero (al di fuori dell’orario scolastico),hanno realizzato con me il censimento degli oggetti d’interesse storico del “Geometri”. Per lacorrezione delle bozze sono stato aiutato dagli amici Antonio Galbiati, Giuseppe Grieco edElena Polito cui sono grato. Sicuramente dimentico più persone, tra le tante che hanno percorso,anche solo per un tempo breve, un tratto del percorso verso la realizzazione del museo: me nescuso sin d’ora. Con grande mio rammarico, la ricostruzione storica delle vicende più antichedell’Istituto e delle collezioni provenienti dall’Istituto Agrario e dal “Terra di Lavoro” è giuntaa risultati assai parziali ed approssimativi. Ciò non solo per la mia imperizia ma anche perl’ostracismo del prof. Pasquale Troianiello, dirigente scolastico dell’ITC “Terra di Lavoro” diCaserta (scuola “madre” dell’ITG “Buonarroti”) che mi ha ripetutamente negato laconsultazione delle carte dell’archivio storico dell’Istituto.

Caserta, 12 maggio 2004Pietro Di Lorenzo

Seconda Università di Napoli

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INDICE

Ricerche, schede, collaborazioni, allestimento, sede Pag. 3

Presentazione del Soprintendente ” 5

Presentazione del Dirigente Scolastico ” 7

Presentazione della Direttrice Archivio di Stato ” 9

Introduzione ” 11

Gli approfondimenti ” 13

Breve profilo storico della città di Caserta dalla metà del XIX agli inizi del XX secolo ” 15

Strumenti, uomini e carte ” 19

La fotografia aerea archeologica e la fotogrammetria finalizzata ai beni culturali ” 21

Il fondo dell’Amministrazione Provinciale nell’Archivio di Stato di Caserta) ” 23

L’opificio meccanico Spano in Napoli ” 25

Storia dell’Istituto ” 29

L’Istituto Tecnico per Geometri di Caserta ” 31

La storia dell’Istituto “M. Buonarroti” ” 35

L’Istituto Agrario ” 39

La Biblioteca dell’Istituto “M. Buonarroti” ” 47

Gli strumenti ” 49

I modelli ” 85

I costruttori ” 97

Elenco degli altri oggetti del Museo in esposizione ed in deposito ” 107

Glossario ” 111

Appendice: i documenti di archivio ” 119

Bibliografia ” 135

Ringraziamenti ” 139

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Finito di stampare nelleOfficine Grafiche Farina s.a.s. - Caserta

MAGGIO 2004