Museke N. 1 - Ottobre 1994

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NOTIZIARIO DEL GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE – Via Brescia, 55 – 25014 CASTENEDOLO (Brescia) ITALY Tel. 030/2130053 – Fax 030/2130044 NUMERO UNO - OTTOBRE 1994 impianti: nadir - ciliverghe (bs) / stampa: euroteam - ciliverghe (bs) La Provvidenza è come l’Angelo Cu- stode o come l’aria che respiriamo: c’è e non si vede. O si vede?... La Provvidenza ci guarda vivere e ci propone spesso novità per farci uscire dalla nostra limitatezza, pur la- sciandoci liberi di seguire o meno l’ispirazione. Ci dà l’energia per ten- tare qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo e non ci lascia soli. Vede e provvede. Dopo l’esperienza in Burundi de- gli anni ’70 e ’80, l’Associazione Mu- seke pensava ad un’altra opera cui de- dicare le sue forze. Da un incontro con le Suore Clarisse di Assisi nasce l’idea di creare un Convento di Clau- sura che sia come un cero ardente di preghiera in Rwanda. Il Monastero di Santa Chiara viene inaugurato nel 1985. Più tardi cercando un altro spun- to missionario dal Senegal al Mali, dal- lo Zaire al Rwanda, in un incontro for- tuito mi hanno chiesto se potevo im- pegnarmi in una opera grande: un Centro per orfani, da 0 a 3 anni, sala operatoria e riabilitazione di handi- cappati. È il 1987. La Provvidenza si occupa di tutti e di ciascuno facendomi capire che quei bambini rwandesi hanno biso- gno di molto aiuto e di molto volon- tariato. Per 6 anni ho trovato le per- sone necessarie e gli aiuti finanziari: con tanta buona volontà da parte di tutti e le preghiere delle Suore Claris- se, il Centro si sviluppa e prospera. Nel mese di aprile 1994, dopo l’uc- cisione del Presidente del Rwanda, è ancora la Provvidenza che suggerisce il modo per far evacuare i bambini ed il personale del Centro: “è stato un ve- ro miracolo dell’amore”. Da sei mesi ormai Castenedolo ospita nell’asilo 41 orfani e 6 ragazze rwandesi. La Provvidenza ha “proveduto” alla loro bellissima sistemazione e a tutto il ne- cessario, facendo spesso credere di chiamarsi Rossi o Bianchi. Anche Ge- sù si presentava una volta come giar- diniere e una volta come compagno di strada: è uno stile di comporta- mento, per non farsi notare troppo. Per non lasciarci soli. Quale sarà il fututo de- gli orfani rwandesi? Si par- la di affido a famiglie italia- ne o di ritorno??? Non sforziamoci trop- po di prevedere un futuro che è nelle mani soltanto di Dio. La Provvidenza è consapevole, è presente ed è sicuramente più fan- tasiosa dell’uomo. Sa fare mosse impreviste e procu- rare soluzioni imprevedi- bili, perchè ama l’uomo. Ricordo nella Liturgia del- la Messa una preghiera che dice pressapoco così: “Signore, tu solo ci dai quello che la nostra picco- la mente non osa sperare” Enrica Lombardi

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NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE MUSEKE ONLUS – Via Brescia, 10 – 25014 CASTENEDOLO (Brescia) ITALY

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NOTIZIARIO DEL GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE – Via Brescia, 55 – 25014 CASTENEDOLO (Brescia) ITALY

Tel. 030/2130053 – Fax 030/2130044 NUMERO UNO - OTTOBRE 1994impianti: nadir - ciliverghe (bs) / stampa: euroteam - ciliverghe (bs)

La Provvidenza è come l’Angelo Cu-stode o come l’aria che respiriamo:c’è e non si vede. O si vede?...

La Provvidenza ci guarda vivere eci propone spesso novità per farciuscire dalla nostra limitatezza, pur la-sciandoci liberi di seguire o menol’ispirazione. Ci dà l’energia per ten-tare qualcosa di diverso, qualcosa dinuovo e non ci lascia soli. Vede eprovvede.

Dopo l’esperienza in Burundi de-gli anni ’70 e ’80, l’Associazione Mu-seke pensava ad un’altra opera cui de-dicare le sue forze. Da un incontrocon le Suore Clarisse di Assisi nascel’idea di creare un Convento di Clau-sura che sia come un cero ardente di

preghiera in Rwanda. Il Monastero diSanta Chiara viene inaugurato nel1985.

Più tardi cercando un altro spun-to missionario dal Senegal al Mali, dal-lo Zaire al Rwanda, in un incontro for-tuito mi hanno chiesto se potevo im-pegnarmi in una opera grande: unCentro per orfani, da 0 a 3 anni, salaoperatoria e riabilitazione di handi-cappati. È il 1987.

La Provvidenza si occupa di tutti edi ciascuno facendomi capire chequei bambini rwandesi hanno biso-gno di molto aiuto e di molto volon-tariato. Per 6 anni ho trovato le per-sone necessarie e gli aiuti finanziari:con tanta buona volontà da parte di

tutti e le preghiere delle Suore Claris-se, il Centro si sviluppa e prospera.

Nel mese di aprile 1994, dopo l’uc-cisione del Presidente del Rwanda, èancora la Provvidenza che suggerisceil modo per far evacuare i bambini edil personale del Centro: “è stato un ve-ro miracolo dell’amore”. Da sei mesiormai Castenedolo ospita nell’asilo41 orfani e 6 ragazze rwandesi. LaProvvidenza ha “proveduto” alla lorobellissima sistemazione e a tutto il ne-cessario, facendo spesso credere dichiamarsi Rossi o Bianchi. Anche Ge-sù si presentava una volta come giar-diniere e una volta come compagnodi strada: è uno stile di comporta-mento, per non farsi notare troppo.

Per non lasciarci soli.Quale sarà il fututo de-

gli orfani rwandesi? Si par-la di affido a famiglie italia-ne o di ritorno???

Non sforziamoci trop-po di prevedere un futuroche è nelle mani soltantodi Dio. La Provvidenza èconsapevole, è presenteed è sicuramente più fan-tasiosa dell’uomo. Sa faremosse impreviste e procu-rare soluzioni imprevedi-bili, perchè ama l’uomo.Ricordo nella Liturgia del-la Messa una preghiera chedice pressapoco così:“Signore, tu solo ci daiquello che la nostra picco-la mente non osa sperare”

Enrica Lombardi

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OMELIA DEL PAPA PER SARAJEVO. MEDITAZIONE ANCHE PER IL RWANDA.

BASTA CON LA GUERRA! DIO E’ DALLA PARTE DEGLIOPPRESSI: E’ SUO IL POPOLO CHE STAMORENDO

“Basta con la guerra! Dio sta dalla par-te degli oppressi: è suo il popolo chesta morendo”. È questa l’accorata in-vocazione elevata da Giovanni PaoloII durante la Santa Messa celebrata,nella mattinata di giovedì 8 settem-bre, nel cortile del Palazzo Apostoli-co di Castel Gandolfo, in collega-mento radiotelevisivo con Sarajevo.L’omelia pronunciata dal Santo Padreè quella che avrebbe svolta durante laCelebrazione Eucaristica a Sarajevo.La pubblichiamo per le evidenti ana-logie con il Rwanda. Ci serva da me-ditazione.

Questi i punti nodali dell’omeliadel Santo Padre:

* “Padre nostro che sei nei cieli....”Ci troviamo presso l’altare attorno alquale si raduna l’intera Chiesa che èin Sarajevo”.

* “Io Vescovo di Roma, il primo Pa-pa slavo, mi inginocchio davanti a teper gridare: “ Dalla peste, dalla famee dalla guerra - liberaci!”

* “Si compia nel mondo, e parti-colarmente in questa travagliataguerra dei Balcani, la tua volontà...Tua volontà è la pace!”

* “Vieni Spirito Santo! Ti invochia-mo da questa città di Sarajevo, cro-

cevia di tensioni tra culture e nazionidiverse”.

* “Ogni uomo, ogni famiglia ha di-ritto al suo “pane quotidiano” “.

* “ “Perdoniamo e chiediamo per-dono” per i nostri fratelli nei Balcani!La spirale delle “colpe”e delle “pene”non si chiuderà mai, se ad un certopunto non si arriverà al perdono”

* “Chiediamo al Padre di allonta-nare tutte le tentazioni in cui si espri-me la civiltà della morte”.

* “Pregano con noi i morti di Sa-rajevo. Pregano con noi tutte le vitti-me di questa guerra crudele.”

* “La pace è possibile. Urge un se-rio esame di coscienza per giungereal più presto ad una pace giusta.”

* “Con la nascita di Maria è sboc-ciata nel mondo la speranza di unanuova umanità non più oppressadalle forme di peccato che hannolordato di sangue i sentieri della sto-ria”.

LETTERA DI MADRE TERESA DI CALCUTTA ALLA CONFERENZA DEL CAIRO.

“RISPETTIAMO LA VITA: IL PIU’ BEL DONODI DIO”Il bimbo non nato è amato da Dio.

Ho detto, e sono sicura di quelloche affermo, che la maggiore aggres-sione alla pace nel mondo viene oggidall’aborto. Se una madre può ucci-dere suo figlio, cosa può impedire avoi e me dall’ucciderci reciproca-mente? Il solo che ha il diritto di pren-dere la vita è Colui che l’ha creata.Nessun altro ha tale diritto: non la ma-dre, non il padre, non il medico, nonuna organizzazione, una conferenza,un governo.

Sono sicura che nel profondo delvostro cuore siete consapevoli cheun bambino non nato è un essereumano amato da Dio, come voi e me.Come può, chiunque che sia consa-pevole di tanto, distruggere delibera-

È il mio cuore che vi parla: parla adogni persona di ogni paese del mon-do, a chi è investito del potere diprendere grandi decisioni, ma anche

a tutte le madri, i padri, i ragazzi del-le città, delle campagne, dei villaggi.Ciascuno di noi è qui oggi perchè sia-mo stati amati da Dio che ci creò e dai

nostri genitori che ac-cettano di darci la vi-ta. La vita è il più beldono di Dio. È dolo-roso vedere cosa staaccadendo oggi inmolte aree del mon-do: la vita viene deli-beratamente distruttadalla guerra, dalla vio-lenza dall’aborto. Manoi siamo stati creatida Dio per cose piùgrandi, per amare eper essere amati.

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tamente quella vita? Mi sgomentapensare a tutti coloro che uccidonola propria coscienza mettendo in at-to un aborto. Quando moriremo, citroveremo faccia a faccia con Dio,l’autore della vita. Chi darà conto aDio dei milioni e milioni di bambinicui non è stato permesso di avere unapossibilità di vita, di sperimentarel’amore e l’essere amati?Il mondo è grande a sufficienza.

Dio ha creato un mondo suffi-cientemente grande per tutte le viteche Egli si aspetta che nascano. È so-lo il nostro cuore a non essere suffi-

cientemente grande per volerle edaccettarle. Se tutto il denaro spesoper trovare mezzi di morte fosse in-vece usato per nutrire, dare una casa,educare, come sarebbe bello. Troppospesso temiamo i sacrifici che po-tremmo essere chiamati a sopporta-re, ma dove c’è amore non c’è sacri-ficio, e quando amiamo fino a soffrir-ne è gioia e pace.

Se c’è un bambino che voi nonvolete o che non potete allevare ededucare, datelo a me. Io non rifiutonessun bambino. Gli darò una casa,o gli troverò genitori amorevoli.

Combattiamo l’aborto con l’adozio-ne.Adozione, antidoto all’aborto

Noi abbiamo dato a migliaia di ra-gazzi famiglie premurose. È così bel-lo vedere l’amore e l’unità che unbambino porta in famiglia.

Il bambino è il più bel regalo diDio ad una famiglia, ad una nazione.Non rifiutiamo mai questo dono diDio. La mia preghiera è che ciascu-no di voi abbia sempre la forza di ve-dere e amare Dio in ogni persona,compresa quella non nata.

Dio vi benedica.

IL MESSAGGIO PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE (23-10-94)

UN UNICO FUOCO CREA LA FAMIGLIA E LA INVIA ALLE GENTI

“La Chiesa, mandata in tutto il mondoad annunciare il Vangelo di Cristo, hadedicato il 1994 alla famiglia, pregan-do con essa e per essa, e riflettendo sul-le problematiche che la riguardano”:con queste parole inizia il messaggiopontificio per la Giornata missiona-ria mondiale, reso noto il 22 maggioscorso, festa di Pentecoste. Il Papa,consapevole “dellostretto rapporto cheintercorre tra la mis-sione della Chiesa ela famiglia” ricordache Cristo stesso si èpreparato nella fa-miglia “alla missioneaffidatagli dal Padreceleste. Egli, inoltre,ha fondato una nuo-va famiglia, la Chiesaquale prolungamen-to della sua univer-sale azione di salvez-za. Chiesa e famiglia,dunque, nella pro-spettiva della mis-sione di Cristo, ma-

nifestano vicende-voli legami e con-vergenti finalità”.

“L’amore di Cri-sto che consacra ilpatto coniugale -prosegue Giovan-ni Paolo II - è ancheil fuoco ardenteche sospingel’evangelizzazione(Redemptoris Mis-sio 77).”

“È questo amo-re che spinge i mis-sionari ad annun-

ziare con zelo e perseveranza la Buo-na Notizia alle “genti” e a darne testi-monianza con il dono di se stessi, tal-volta sino al supremo segno del mar-tirio. Scopo unico del missionario èl’annuncio del Vangelo al fine di edi-ficare una comunità che sia estensio-ne della famiglia di Gesù Cristo e “lie-vito” per la crescita del Regno di Dio

e per la promozione dei più alti valo-ri dell’uomo. Lavorando per Cristo econ Cristo, egli opera per una giusti-zia, per una pace, per uno svilupponon ideologici, ma reali, contribuen-do così a creare la civiltà dell’amore”.

Il Pontefice afferma che la famigliaè missionaria con la preghiera e conil sacrificio. La preghiera familiare“deve includere anche la dimensionemissionaria, così da essere efficaceper l’evangelizzazione” ed in essa de-ve essere preminente “la contempla-zione dell’amore di Dio che ci salvaper mezzo di Gesù Cristo”.

“Complemento inseparabile del-l’orazione - prosegue Wojtyla - è poi ilsacrificio, tanto più efficace quantopiù generoso. Di valore inestimabile èla sofferenza degli innocenti, degli in-fermi, dei malati, di quanti patisconooppressione e violenza, di coloro cioèche sono uniti in modo speciale, sul-la via della Croce a Gesù redentore diogni uomo e di tutto l’uomo”.

Il Papa si rivolgeai giovani: “Il Signo-re vi ha dato un cuo-re aperto a grandiorizzonti: non teme-te di impegnare inte-ramente la vostra vi-ta nel servizio di Cri-sto e del suo Vange-lo!”.

Il messaggio ter-mina invocando i do-ni dello Spirito suimissionari sparsi nelmondo e sulle fami-glie cristiane, in par-ticolare su quelle im-pegnate nell’annun-cio del Vangelo.

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RILIMA OGGIIl Centro di Rilima è stato forzatamente la-sciato dai volontari italiani e belgi prima,e dai bambini orfani ivi ospitati con gli ac-compagnatori poi, rispettivamente il 12ed il 13 aprile.

Abbiamo potuto ricostruire gli avve-nimenti succeduti negli ultimi mesi alCentro dai racconti che abbiamo ascolta-to da alcuni esponenti (medici ed infer-mieri) dell’associazione “Medicins sansFrontière” che assieme alla Croce RossaSvizzera hanno occupato il Centro di Ri-lima dopo circa un mese dall’evacuazio-ne. Durante questo periodo il Centro pur-troppo è stato oggetto di saccheggio e di-struzione di materiali e strutture che so-lo in questi giorni stiamo cercando diquantificare con esattezza. Sappiamoquindi che l’equipe medico chirurgicadei Medicins sans Frontière ha potuto la-vorare a pieno ritmo utilizzando la salaoperatoria, unica struttura risparmiatadal saccheggio. Sono stati eseguiti alcunecentinaia di interventi chirurgici nell’ar-co di circa tre mesi (maggio-luglio) e conpiacere tutti hanno manifestato ammira-zione e gratitudine per l’efficenza e mo-dernità del Centro.

Sono rimasti alloggiati anche alcunedecine di rifugiati sotto la protezione del-la Croce Rossa Svizzera che ha avuto mo-do di trovare cibo ed altri generi di primasussistenza, scampati ai saccheggi cui ilCentro era stato sottoposto.

Successivamente il CUAMM (CollegioUniversitario Aspiranti Medici Missionari)con sede a Padova, che opera già con pro-getti sanitari in Paesi africani da circa 45anni, ha preso possesso del Centro di Ri-lima mediante l’invio, in un primo tempodi un logista e di una pedagogista che fan-

no parte di un progetto dell’Unicef per ilRwanda.

Abbiamo così iniziato una collabora-zione con questo Organismo non Gover-nativo che ci ha permesso, almeno indi-rettamente, di avere notizie recenti piùprecise, avendo già in loco da alcuni me-si un medico dislocato a Nyamata doveerano raggruppati più di mille bambinidefiniti “non accompagnati”.

Un primo incontro di studio a Padovaa cui partecipavano rappresentanti di Mu-seke, della Fondazione Tovini e delCUAMM ha permesso inoltre di cono-scerci e di concordare un primo indiriz-zo di intervento che ha portato all’invioal Centro di un medico chirurgo, dellamoglie ostetrica e di Rino Berlendis, com-ponente del Consiglio di Museke, il gior-no 5-9-1994.

Dopo una prima settimana trascorsadall’equipe in Uganda a Kampala per l’ac-quisto di materiale di lavoro e di sosten-tamento (penso sia noto come attual-mente in Rwanda la situazione sia dram-matica anche sotto questo punto di vi-sta!), hanno raggiunto il Centro di Rilimainiziando a verificarne le reali perdite.

Purtroppo la relazione ha smentito ca-tegoricamente le ottimistiche notizie cir-ca la conservazione della struttura defi-nendo “ingentissimi” i danni subiti; Si ren-derebbe così urgente l’invio di tecnici perristabilire almeno i servizi basilari al fun-zionamento ridotto del Centro S. Maria.

A tutt’oggi l’attuale governo rwande-se è alla ricerca di un sostegno ed un ri-conoscimento internazionale onde potergarantire una certa continuità nella rico-struzione del Paese. Tale condizione è in-dispensabile anche per poter promuove-

re dei progetti definiti per gli organismiinternazionali, onde garantirsi i fondi ne-cessari alla loro realizzazione.

Sono tuttora motivo di grande preoc-cupazione tre fenomeni:- il rientro degli sfollati (in prevalenza hu-tu), in maniera pacifica e senza vendette;- il graduale e continuo riarmo dei profu-ghi e degli hutu, usciti dal Paese nei cam-pi profughi dello Zaire e della Tanzania,alla ricerca di un ruolo politico nel nuo-vo governo;- la situazione tuttora irrisolta del Burun-di che per ovvie analogie rischia di ri-creare un nuovo scenario di morte e di di-struzione anche nel Rwanda.

In data 27-9-94 in un incontro fra i rap-presentanti del CUAMM (Prof. Dal Lagoe Don Luigi Mazzuccato) e del Consigliodi Museke e della Fondazione Tovini (Ing.Silveri ed Ing. Maternini), si è concorda-to per un primo progetto operativo delladurata di tre mesi il cui scopo è quello diattivare la struttura chirurgica del Centrodi Rilima per tutte le urgenze chirurgi-che, essendo, come noto, presenti a Rili-ma un medico chirurgo e la moglie oste-trica con il supporto logistico di Rino.

Si rende quindi indispensabile ed ur-gente l’invio di un set chirurgico com-pleto che costa circa 20.000.000 (lo stru-mentario precedente è stato completa-mente trafugato!); di un fuoristrada checosta circa 40.000.000, dal momento cheRilima è praticamente isolata, e di un te-lefono non disponendo di mezzi di co-municazione. Ulteriori contatti e relazio-ni ci renderanno più dettagliate tali ur-genze che fin d’ora ci siamo impegnati asoddisfare comunque a breve termine.

Mario Loda

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NUOVI BATTESIMI IN COMUNITA’

Hakizimana Yusufu LucaCaionvico 12-06-94

Butoya GraziellaConcesio 12-07-94

Bukuru SilviaConcesio 12-07-94

Kubwimana George MarioLumezzane S.S. 4-09-94

Kaytesi MonicaCastenedolo 2-10-94

AUGURI!KAYTESI MONICA

Domenica 2 ottobre la nostra pic-cola Kaytesi ha ricevuto il sacramen-to del Battesimo.

Le è stato dato il nome di una ca-rissima ragazza di Castenedolo, tragi-camente scomparsa qualche anno fain un incidente stradale: Monica Bo-schetti, della quale ricordo con rim-pianto la dolcezza e la bontà. Mi pia-ce pensare che una parte di Monicasi rifletta nell’animo di Kaytesi.

La cerimonia, celebrata da PadreMarcel, don Roberto ed i nostri Sa-cerdoti, si è svolta nella chiesa Par-rocchiale durante la messa dei ragaz-zi. Numerosa e commossa è stata lapartecipazione della Comunità, cheha voluto così esprimere tutta la sua

simpatia nei confronti di quel picco-lo angioletto nero, entrato così a farparte della nostra grande famiglia cri-stiana. Il rito si è concluso con un can-to melodioso eseguito e ritmato dal-le ragazze rwandesi. Si è subito crea-ta una nostalgica atmosfera africanache ha coinvolti tutti facendoci sen-tire ancora più uniti in un momentocosì bello per la nostra comunità.

La piccola Monica, un po’ frastor-nata da tanta attenzione che la cir-

condava, è stata poi festeggiata concalore dai suoi amichetti e da coloroche le vogliono bene, la madrina Em-ma ed i volontari del Centro.

A nome di tutti voglio esprimereun augurio affettuoso a Monica Kay-tesi (=bambina coccolata) che il suofuturo sia radioso come è il suo sor-riso, e prego Dio perchè la proteggasempre.

Fausta Carletti

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LO STAGEEDUCATIVO

Anche da parte degli studentidell’Università Cattolica del corso dilaurea di Scienze dell’Educazione èstata avvertita l’esigenza di esserepresenti in questa occasione, mossida un lato dal desiderio di testimo-niare la loro solidarietà, come le altremolte persone, dall’altro dal deside-rio di portare il loro contributo qualieducatori “in erba”.

Utilizzando una griglia osservativa(Tabella di sviluppo di Beller) gli stu-denti hanno provato a mettere in lu-ce le potenzialità e le eventuali ca-renze di alcuni dei bambini ospitati alCentro Museke di Castenedolo. Sonostate prese in considerazione le variearee dello sviluppo del bambino:- cure fisiche e dominio delle funzio-ni del proprio corpo (area che mira adefinire la progressiva percezione disè, l’autonomia del bambino rispettoalle funzioni corporee fondamentali -sonno, alimentazione, pulizia - e a farrilevare l’importanza educativa deicosidetti momenti di routine);- consapevolezza dell’ambiente cir-costante (area che mira a definire laprogressiva consapevolezza che ilbambino ha del mondo che lo cir-

conda come altro da sè, e la sua ini-ziativa nei confronti di esso);- sviluppo sociale ed emotivo;- gioco;- linguaggio;- sviluppo cognitivo;- coordinamento motorio generale;- motricità fine;al fine di rilevare un profilo di svi-luppo che possa servire per capiremeglio l’individualità del bambino. Èproprio in base a questo profilo chedovrebbero essere adeguate le aspet-tative e le proposte pedagogiche dichi se ne prende cura, evitando sovrae sottostimolazione.

Senza entrare nel merito specificodello strumento, parlando di moda-lità di somministrazione, progettazio-ne dell’intervento educativo, delledifficoltà incontrate (non è facile in-terrompere i giochi con i bambiniper poterli osservare!), si può senz’al-tro dire che sono stati raggiunti degliobiettivi importanti: da un lato gli stu-denti sono stati coinvolti in un con-creto contesto educativo, toccandocon mano tutte le difficoltà che essopuò comportare; dall’altro hanno po-tuto vivere senza dubbio un’espe-rienza arricchente.

Caterina e Livia

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19 settembre ore 7: all’asilo Pisa c’ègran movimento. I bimbi sono in granfermento, le volontarie agitate più diloro. Come mai? La “nostra grande fa-miglia” vive un momento importan-te: per 20 bimbi è il primo giorno discuola (19 alla Scuola Materna, Bar-bara in prima elementare). Grandeemozione per tutti, non mancano lerisate, alcune lacrime e le classichefotografie come in ogni normale fa-miglia.

Ore 8.25: arriva il pulmino ed ini-zia la grande avventura. Nelle dueScuole Materne sono ad attenderci laDirettrice didattica, le insegnanti, lecuoche, il personale.

È una novità per Castenedolo:nella scuola entrano bimbi “diversi”che però tutto il paese sente “suoi”e questo lo si avverte nell’acco-glienza dell’equipe, nel sorriso deibimbi e dei genitori, nel desiderio diciascuno di vivere questa nuovaesperienza.

Anche per me (maestra in pensio-ne non nuova ai primi giorni di scuo-la) l’emozione è grande. Da tempo vi-vo con questi bimbi e condivido le lo-ro giornate, oggi mi trovo dalla partedei “genitori” e credetemi è una gran-de gioia.

Annarosa Vallio

Grazie e auguri, Barbara!L’attesa gioiosa, la preparazione

dello zainetto e finalmente il primogiorno di scuola. Ti accompagno. Ho

IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA E DI ASILO

il cuore gonfio. Sono anche un po’impacciato. Anche tu sei sensibil-mente emozionata, ma non lo dai avedere, come ogni buon africano. Seitravolta dalla simpatia e dalle atten-zioni dei compagni e maestri. Tutti,compresa la Direttrice, siamo lì conte, in prima elementare, con l’ansia ela gioia di una mamma che dà alla lu-ce e alla vita, non più fisica ma socia-le, la sua creatura.

Mi mostri la sera il tuo quadernocon disegni che hai già colorato e conscritto il tuo nome africano: Nikuze,che significa “ è Dio che ti fa cresce-re”. Mai poteva essere scelto un no-me così significativo.

A sera, prima di addormentartivuoi che mi chini sul tuo lettino. Miscruti con quegli occhi profondi e mi-steriosi e mi sussurri testualmente:“Ma allora tu fai il mio papà”. In fret-ta ti restituisco un bacio e scappo perpaura di tradire la mia commozione.Due lacrimoni mi scendono ugual-mente ma grazie all’oscurità non ven-gono notati.Grazie Barbara!

CASTENEDOLOE’ PER LA VITA

Domenica 25 settembre si è svolta daBrescia a Castenedolo la marcia nazio-nale della pace contro le mine antiuo-mo. Il Gruppo Operazione Museke haaderito alla manifestazione anche conuna preghiera letta da Maria Goretti inpiazza della chiesa. La Presidente diMuseke Enrica Lombardi, partecipan-do il giovedì precedente al ConsiglioComunale aperto, a nome di tutto ilGruppo era intervenuta ribadendo unconcetto del Sig. Sindaco e cioè che sa-rebbe stato assurdo che i bimbi salvatidal Rwanda e calorosamente accolti aCastenedolo, una volta ritornati nellaloro patria, avrebbero potuto essereuccisi da mine fabbricate proprio dalpaese che li ha ospitati.

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TESTIMONIANZESul cartellino del mio camice si legge-va Museke / Università, e tutti mi chie-devano quale fosse il nome e quale ilcognome.

Mistero subito svelato, durante il pe-riodo estivo tra i volontari si sono ag-giunte un gruppo di universitarie che arotazione hanno “cercato” (data la po-ca esperienza!) di proporre alcuni mo-menti di animazione. In orari prestabi-liti con l’indispensabile aiuto del-le ragazze rwandesi, svolgevamoattività principalmente ludicheper sviluppare ed affinare capa-cità motorie e manipolatorie deibambini, per far apprenderequalche parola, per loro di italia-no, e per noi di rwandese.

Lo sguardo di questi bambiniè però ipnotico ed il mio turnoprevisto di quindici giorni si è al-lungato fino a ritrovarmi tra le fi-la dei volontari... con tanto di no-me e cognome segnati sul cartel-lino!

Come senz’altro avrete potu-to leggere dalle testimonianze del pre-cedente giornalino ciò che ogni volon-tario dà ad ognuno di questi bambininon è che una minima parte di ciò chericeve.

Ogni volta che sei di turno la lorospontaneità e semplicità ti ricarica dinuovi stimoli, ti arricchisce e ti per-mette di superare le contrarietà cheinevitabilmente si vengono a creare la-vorando fianco a fianco.

È bello vedere da quanto affetto so-no circondati i bambini, alle volte peròti rendi conto di come noi adulti anchese spinti dalle migliori intenzioni fati-chiamo a capire quale è il loro bene. AlMuseke di Castenedolo non ci sono sol-tanto 41 bambini, ma anche 6 “signori-ne”: Goretti, Odette, Filomena, Ma-rianna, Cathrine, Ancilla. Sono le ra-gazze rwandesi che hanno accompa-gnato i bambini fino a qui, con le qualilavorando, scherzando, e cercando difarmi spiegare come facciano a farsi darretta dai bambini, si è creata un’amici-zia senza dubbio significativa.

Nicoletta Coccoli

Sabato ore 14.00. La regola vuoleche a quest’ora i bambini facciano il ri-posino... e noi volontari ci proviamo.Acciuffati ad uno ad uno, lavati, cam-biati, coccolati e sgridati vengono ri-posti nei loro lettini.

Quando tutto tace i camici bianchicominciano a pulire, disinfettare, rior-dinare quello che c’è in giro, cioè tut-to: giocattoli, seggioloni, vestitini, gi-relli, pannolini.

In attesa del caffè facciamo a turnodei giri di ispezione, mi capita così dipassare davanti alla stanza dei piccolida cui provengono strani rumori, avvi-cino l’orecchio alla porta e capisco tut-

to: lì dentro stanno facendo una festa!Distinguo le voci di Kaytesi e Carlo,

il vocione di George, la risata di Carla ele urla di Ciprien; per un po’ ascolto di-vertita, poi rientrando nel ruolo di vo-lontaria decido di intervenire. Spalancoenergicamente la porta pronta alla se-vera sgridata e... la voce mi si spegne ingola, mi ritrovo davanti una fila di occhineri che mi guardano al di sopra dei pi-giamini colorati mentre le manine re-stano aggrappate alle sponde dei lettini.

Il primo istinto è quello di correre dauno all’altro e coprirli di baci, ma nonposso lasciarmi prendere dai sentimen-talismi, la disciplina mi impone di urla-re un “cececa” adeguatamente impara-to fissandoli con aria minacciosa... ed’improvviso è silenzio.

Richiudo la porta alle mie spalle emi soffermo a pensare, la mente tornaindietro nel tempo, ad aprile, al loro ar-

rivo, dalla memoria riaffioranoquei volti tristi, spauriti, quegliocchi bassi, quelle mani tese. Ri-sento il loro pianto, o quel che èpeggio il loro silenzio, tutto quelsilenzio dietro facce di bambino.

Piccoli rumori mi risveglianoda questi pensieri, alle mie spal-le le voci mi indicano che nellastanzetta qualcosa si muove: c’èvita lì dentro. Vi rientro e sonosubito inondata da voci allegre eocchi ridenti, tanto il passato ètriste, quanto il presente è gioio-so: tanta gioia che scivola a ca-scata e rimabalza sui lettini, sulle

coperte, sui pupazzi, scorre sulle ric-ciole teste e m’impolvera l’anima. Tan-ta gioia non rallegra: inventa un mon-do. Un mondo dove un’infanzia senzatenerezza, un’infanzia confiscata, in-trappolata dalla violenza possa trovarerifugio. Un mondo a cui ogni bambinoavrebbe diritto.

Porterò sempre con me il loro pas-sato dolore ed il ricordo delle loro vocigioiose che amo.

Daniela Miraglia

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