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Le determinanti della mobilità del consumatore tra insegne
ABSTRACT
Lo studio indaga la mobilità del consumatore tra insegne con riferimento all’acquisto di
elettrodomestici. L'obiettivo è mettere in relazione il numero di insegne frequentate a un
insieme di caratteristiche riferite al consumatore e alla struttura dell’offerta
commerciale, secondo l’approccio costi-benefici. I dati di un campione di 800
consumatori indicano che solo alcune caratteristiche della domanda impattano sui
modelli di frequentazione delle insegne (dimensione del nucleo familiare e percezione
dell’attività di acquisto). Inoltre, il numero di alternative di acquisto disponibili nel
mercato risulta essere una determinante importante della mobilità. Le implicazioni
manageriali sono discusse con indicazioni per la ricerca futura.
Parole chiave: mobilità, fedeltà al punto vendita, comportamento di acquisto,
elettrodomestici, ipermercati, grandi superfici specializzate.
1. Introduzione
La fedeltà del cliente è una sfida centrale per i distributori nei mercati altamente
competitivi e il numero di punti vendita frequentati è uno dei principali elementi
proposti in letteratura fin dagli anni Settanta ai fini della sua misurazione (Enis e Paul,
1970; Burford et al., 1971). Se i consumatori perfettamente fedeli concentrano i loro
acquisti esclusivamente presso l’insegna di fiducia, molti consumatori tendono a
frequentare un insieme di negozi concorrenti. La mobilità tra insegne e forme
distributive è sostenuta dalla eterogeneità della domanda e dalla proliferazione dei
formati distributivi (Bustos-Reyesa e González-Benito, 2008; Kau e Ehrenberg, 1984;
1
Knox e Denison, 2000; Morganosky, 1997; Morganosky e Cude, 2000; Rhee e Bell,
2002; Rousey e Morganosky, 1996).
Il tema della mobilità del consumatore ha ricevuto rilevante attenzione in letteratura con
riferimento ai beni di largo consumo. In tale contesto è stato verificato che i
consumatori hanno un’insegna primaria presso cui concentrano la maggioranza dei
propri acquisti (Ailawadi e Keller, 2004; Flavián et al., 2001; González-Benito et al.,
2005; Kau e Ehrenberg, 1984; Knox e Denison, 2000; Morganosky e Cude, 2000; Rhee
e Bell, 2002; Stassen et al., 1999). La scelta del punto vendita primario è relativamente
stabile (Rhee e Bell, 2002), ma il grado di fedeltà dimostrato dipende dal modello di
comportamento di acquisto e, in particolare, dal numero di negozi concorrenti
complessivamente frequentati (Mägi, 2003). Inoltre, il grado con cui si ricorre ai punti
vendita secondari varia tra i consumatori (Mägi, 2003; Popkowski Leszczyc e
Timmermans, 1997; Thelen e Woodside, 1997; Urbany et al., 2000; Woodside e
Trappey, 1996). Partendo da tali evidenze, Baltas et al. (2010) hanno dimostrato che il
numero di supermercati frequentati in aggiunta a quello primario è influenzato da alcune
variabili del consumatore, quali il reddito, lo stato occupazionale, la dimensione del
nucleo familiare. Al contempo, è stato evidenziato che la mobilità tra insegne è
influenzata non solo da variabili riferite alla domanda, ma anche da fattori relativi alla
struttura del mercato distributivo (Luceri e Latusi, 2012).
Sulla scorta delle evidenze emerse nel settore dei beni di largo consumo, il presente
lavoro intende indagare la mobilità del consumatore tra insegne della distribuzione
moderna nel settore degli elettrodomestici. L’offerta commerciale di tale settore ha
sperimentato nel tempo una crescente modernizzazione a seguito della banalizzazione
del processo di acquisto che ha favorito l’affermazione di medie e grandi strutture di
vendita a libero servizio (ipermercati e grandi superfici specializzate). Ne consegue
l’intensificarsi della competizione inter- e intra-type che rende la conquista ed il
2
mantenimento della fedeltà al punto vendita priorità strategiche anche in questo
mercato. In tale prospettiva, l’obiettivo conoscitivo è mettere in relazione il numero di
insegne frequentate ad un insieme di caratteristiche riferite al consumatore e alla
struttura dell’offerta, secondo un framework teorico che enfatizza l’analisi costi-
benefici. A fronte della crescente rivalità orizzontale di cui si è detto, si considera la
mobilità del consumatore tra insegne sia della medesima forma distributiva, sia di forme
distributive diverse. Si accoglie così l’invito a esplorare il tema del comportamento di
acquisto cross-format nel mercato degli elettrodomestici di Carpenter e Balija (2010) .
A conoscenza delle autrici, il lavoro rappresenta il primo tentativo di indagare
empiricamente la struttura della mobilità tra insegne con riferimento all’acquisto di
elettrodomestici. Il quadro teorico proposto, consentendo di individuare le differenze nel
comportamento di acquisto del consumatore, offre interessanti implicazioni sia sul
piano manageriale, sia su quello accademico. In particolare, i risultati possono
supportare le strategie delle insegne tese a sfruttare il potenziale di fedeltà della base
clienti. Concentrare gli sforzi di marketing sui clienti che sono predisposti alla fedeltà e
che frequentano pochi negozi concorrenti è un modo efficace per rafforzare la fedeltà e
migliorare i livelli di performance (Berman e Evans, 2001). Il lavoro contribuisce altresì
al dibattito in corso in letteratura sviluppando una riflessione sulla convergenza delle
determinanti della mobilità del consumatore nei diversi contesti settoriali.
2. Quadro concettuale
L’analisi costi-benefici può essere ritenuta un framework appropriato ai fini dell’analisi
della mobilità del consumatore tra insegne. Frequentare più negozi concorrenti produce
vantaggi (offerte migliori, varietà, ecc.), ma comporta anche dei costi (tempo, trasporto,
ecc.). La concentrazione degli acquisti presso un’unica insegna (o poche insegne)
semplifica l'attività di shopping e riduce gli sforzi di ricerca (Flavián et al., 2001;
3
Popkowski Leszczyc e Timmermans, 1997). Il tempo è una componente rilevante dei
costi associati allo shopping ed è noto che il suo valore non è il medesimo per tutti i
clienti (Stigler, 1961). Pertanto, le differenze sul piano del costo-opportunità del tempo
possono spiegare le differenze dei modelli d’acquisto.
Nel quadro concettuale del presente studio, sono prese in considerazione sia le variabili
che aumentano i benefici e/o diminuiscono i costi associati alla frequentazione di una
pluralità di insegne, sia le variabili che riducono i benefici e/o aumentano i costi di tale
comportamento. Più precisamente, l’analisi considera sia le caratteristiche del
consumatore, sia i fattori di struttura del mercato che possono favorire la concentrazione
o la dispersione dell’attività di acquisto tra punti vendita concorrenti (Figura 1).
Lo studio indaga sette caratteristiche riferite al consumatore, sia di tipo socio-
demografico (età, genere, dimensione del nucleo familiare, stato occupazionale), sia
attinenti al comportamento di acquisto (forma distributiva preferita, atteggiamento verso
lo shopping, propensione alla “ricerca dell’affare”) e due fattori di struttura del mercato
(numero di punti vendita che operano sul mercato e varietà dell’offerta).
Le variabili sono state selezionate alla luce della letteratura rilevante sul tema e per il
loro carattere di oggettività. Si è, infatti, deciso di utilizzare esclusivamente variabili
non suscettibili di distorsioni quando misurate sulla base delle dichiarazioni dei soggetti.
Nello specifico, la frequenza di acquisto e il budget di spesa allocato ai beni oggetti di
analisi non sono stati presi in considerazione, essendo influenzati dalle euristiche
dell’ancoraggio e della disponibilità. È stato escluso anche il reddito, essendo esposto a
distorsioni connesse alla desiderabilità sociale.
Di seguito viene fornita una breve discussione di ciascuna variabile oggetto di indagine.
2.1. Variabili legate alla domanda di tipo socio-demografico
4
L'età è una variabile chiave del comportamento di acquisto e nel settore degli
elettrodomestici risulta essere un predittore della scelta del formato distributivo
(Carpenter e Balija, 2010). Per quanto riguarda la mobilità tra insegne, può avere un
effetto negativo sul numero di negozi concorrenti frequentati. Il deterioramento delle
abilità fisiche, il declino cognitivo, la selettività socio-emozionale e l'avversione al
cambiamento associati all'invecchiamento riducono il set di alternative d’acquisto
frequentate (Lambert-Pandraud et al., 2005; Baltas et al., 2010). D'altra parte, le persone
anziane hanno più tempo libero a disposizione per lo shopping e questo può sostenere la
visita a una varietà di insegne (East et al., 2000; Fox and Hoch, 2005; Cooil et al.,
2007). L’età è tuttavia risultata una variabile non significativa nei lavori di Kim e Lee
(2010) e Luceri e Latusi (2012) sul grado di fedeltà al negozio principale per gli acquisti
di beni di largo consumo, suggerendo che gli effetti opposti legati all’invecchiamento di
cui si è detto possano compensarsi tra loro. Sposando tale punto di vista, si ritenere che
non ci sia alcuna relazione tra l'età e la dimensione del set di negozi concorrenti
frequentati anche con riferimento all’acquisto di elettrodomestici. Più formalmente, è
possibile formulare la seguente ipotesi:
H1. L’età non influisce sul numero di insegne frequentate.
Con riferimento al genere, i risultati disponibili in letteratura evidenziano una differenza
di genere con riferimento alla volontà di raccogliere informazioni e alla fiducia nel
risultato dell'elaborazione delle stesse. In tal senso, gli uomini sono più inclini delle
donne a fare confronti tra una varietà di punti vendita concorrenti e ad avere un
comportamento di acquisto più orientato al risultato (Kempf et al., 1997; Maccoby e
Jacklin, 1974; Noble et al., 2006; Otnes e McGrath, 2001). Altri studi hanno, tuttavia,
dimostrato che le donne vivono lo shopping come un'attività piacevole e sono
maggiormente disponibili degli uomini a dedicare tempo al processo di acquisto (Luceri
5
e Latusi, 2012). Inoltre, le donne sono tradizionalmente esposte a un minor grado di
stress associato al tempo (Campbell, 1997; Grewal et al., 2003; Krishnan e Saxena,
1984). Ancora, le emozioni negative vissute durante lo shopping influenzano
maggiormente l’esperienza di acquisto delle donne in termini di valore percepito e
fedeltà (Babin et al., 2013). Sposando quest’ultimo punto di vista, si formula la seguente
ipotesi:
H2. Il genere ha un impatto sul numero di insegne frequentate; nello specifico, la
mobilità delle donne è superiore a quella degli uomini.
Anche la dimensione del nucleo familiare è una variabile chiave del comportamento
d’acquisto. Per quanto riguarda la mobilità tra insegne, è stato talvolta indicato che le
famiglie più numerose tendono a concentrare gli acquisti presso il negozio di fiducia per
la pressione esercitata dal minor tempo disponibile (East et al., 2000; McGoldrick e
Andre, 1997). Al contempo, alcuni studi evidenziano che le famiglie più numerose sono
maggiormente orientate a frequentare più negozi concorrenti alla ricerca di un maggiore
risparmio (Baltas et al., 2010; Fox e Hoch, 2005; Hoch et al., 1995; Mägi, 2003). Tale
comportamento è motivato sia dalla maggiore quota di reddito disponibile destinata
all’acquisto di beni, sia dal maggior numero di persone che condividono il budget di
spesa. Sposando quest’ultimo punto vista, si formula la seguente ipotesi:
H3. La dimensione del nucleo familiare ha un effetto positivo sul numero di insegne
frequentate.
E’ facilmente intuibile che l’occupazione innalza il costo-opportunità del tempo: riduce
la quantità di tempo disponibile per altre attività e ne innalza il valore percepito. Gli
studi nel settore del largo consumo confezionato tendono a concordare sul fatto che le
persone occupate abbiano un comportamento di acquisto semplificato a causa dei
6
vincoli di tempo cui sono sottoposte. Nello specifico, sono portate a concentrare i loro
acquisti presso il negozio preferito al fine di ridurre il tempo dedicato allo shopping a
favore di altre opportunità (Baltas et al., 2010; Flavián et al., 2001; Popkowski Leszczyc
and Timmermans, 1997; Popkowski Leszczyc et al., 2004). Di conseguenza, è possibile
attendersi una relazione negativa tra occupazione e mobilità tra punti vendita
concorrenti. Più formalmente:
H4: Lo stato occupazionale ha un effetto negativo sul numero di insegne frequentate.
2.2. Variabili legate al comportamento di acquisto della domanda
Sebbene la preferenza del consumatore verso una data forma distributiva non sia
risultata una determinante della mobilità tra insegne per gli acquisti di beni di largo
consumo (Luceri e Latusi, 2012), si ritiene possa avere un impatto importante sul
numero di insegne frequentate per gli acquisti di elettrodomestici in relazione alle
politiche assortimentali dei diversi formati commerciali. La despecializzazione
dell’ipermercato può, infatti, aumentare i vantaggi associati alla mobilità, dato che si
traduce in una minore profondità dell’assortimento di categoria. Quest’ultima
rappresenta, per converso, l’elemento di distintività delle grandi superfici specializzate e
si traduce nella possibilità per il cliente di soddisfare le sue esigenze di acquisto presso
un unico punto vendita. Pertanto, si precisa la seguente ipotesi:
H5. La preferenza verso una data forma distributiva influisce sul numero di insegne
frequentate; nello specifico, più profondo è l’assortimento, più ridotta è la mobilità.
Anche il modo in cui il consumatore percepisce l’attività di acquisto può influire sul
numero di insegne frequentate. Le persone che considerano lo shopping come un'attività
piacevole possono percepire i benefici associati alla mobilità più dei costi. Per converso,
quando l'attività di acquisto è vissuta essenzialmente come un dovere, il consumatore
7
può essere portato a percepire maggiormente gli sforzi sottesi alla mobilità rispetto ai
benefici. La relazione tra atteggiamento verso lo shopping e mobilità tra punti vendita
concorrenti è stata verificata con riferimento a processi di acquisto che sottendono un
basso coinvolgimento del consumatore (Luceri e Latusi, 2012). A maggior ragione, tale
relazione dovrebbe sussistere con riferimento a beni a maggior contenuto di
complessità, come quelli oggetto di indagine. Pertanto, si formula la seguente ipotesi:
H6. La percezione dell’attività di acquisto ha un impatto sul numero di insegne
frequentate; nello specifico, maggiore è il piacere associato allo shopping, maggiore è la
mobilità.
La propensione del consumatore alla “ricerca dell’affare” può dimostrarsi un fattore
determinante della mobilità tra insegne (ad esempio, Blattberg et al, 1995; Fox e Hoch,
2005). La propensione a sfruttare le opportunità promozionali è indicativa di una
maggiore sensibilità al prezzo e di un orientamento al value for money. È evidente che
tali fattori possono agire positivamente nel determinare l’ampliamento del set di
alternative di acquisto frequentate. Più formalmente:
H7. La propensione alla “ricerca dell’affare” ha un effetto positivo sul numero di
insegne frequentate.
2.3. Variabili di struttura del mercato
Il numero di punti vendita presenti nel mercato può influenzare il tradeoff tra costi e
benefici associati alla mobilità. Tale variabile determina, infatti, l'ampiezza delle
possibilità di scelta del consumatore, così come delle opportunità di trarre vantaggio
dall’attività promozionale delle diverse insegne. Inoltre, all’aumentare del numero di
alternative di acquisto in una specifica area di mercato aumenta il servizio di prossimità
dei punti vendita, con una riduzione degli sforzi associati alla mobilità. Pertanto, si può
8
ritenere che maggiore è il numero di punti vendita, più elevati sono i benefici e più
contenuti sono gli sforzi associati alla frequentazione di altre insegne oltre a quella
preferita (Luceri e Latusi, 2012). Più formalmente, si enuncia la seguente ipotesi:
H8. Il numero di punti vendita presenti nell’area di mercato impatta positivamente sul
numero di insegne frequentate.
Analogamente, si potrebbe ritenere che la mobilità del consumatore sia influenzata dalla
varietà di insegne operanti in una specifica area di mercato. Minore è la concentrazione
distributiva, maggiore è la competizione tra imprese commerciali al fine di difendere e/o
aumentare le rispettive quote di mercato. Ciò si traduce in politiche di marketing
aggressive (sul fronte dell’attività promozionale, del prezzo, della qualità del servizio,
ecc.), che possono agire da fattori incentivanti la mobilità. Tuttavia, la varietà
dell’offerta non si è dimostrata un fattore determinante l’ampliamento del set di
alternative di acquisto frequentate per la spesa grocery (Luceri e Latusi, 2012). Pertanto,
si formula la seguente ipotesi:
H9: La varietà delle insegne operanti nel mercato non influisce sul numero di insegne
frequentate.
3. Metodologia
3.1. Raccolta dei dati
La raccolta dei dati è stata realizzata attraverso un sondaggio telefonico ad un campione
casuale della popolazione dell’Emilia-Romagna. Questo ha permesso di considerare una
vasta gamma di situazioni competitive, raggiungendo risultati generali non limitati allo
specifico contesto di mercato di una singola città o area metropolitana. Nell’area
territoriale considerata operano complessivamente 259 punti vendita moderni, di cui 31
ipermercati e 228 grandi superfici specializzate. L’offerta distributiva è fortemente
9
concentrata, con le prime cinque insegne che rappresentano la totalità della superficie di
vendita nel canale ipermercato e il 73% in quello delle grandi superfici specializzate. La
dimensione del campione è stata fissata in 800 famiglie. Si è utilizzato un metodo di
campionamento proporzionale in base alla provincia di residenza e alla dimensione del
comune. Il campionamento sequenziale a due fasi ha previsto la selezione casuale di
200 comuni, pari al 59% del totale regionale, adottando una frequenza di
campionamento pari a 0,9 famiglie per mille, incorrendo in un margine di errore
massimo di un +/- 2,5% con un livello di confidenza del 95%.
L'indagine telefonica è stata condotta con metodologia CATI (Computer Assisted
Telephone Interviewing) ai responsabili degli acquisti familiari. Per raggiungere la
dimensione campionaria definita, sono state necessarie 1.000 interviste. Su 800
interviste completate, 29 sono state successivamente escluse per incompletezza dei dati,
riducendo così il numero di risposte utilizzabili a 771.
L'età media dei rispondenti è di 48 anni, variando da un minimo di 18 ad un massimo di
75. Più della metà degli intervistati è di sesso femminile (64%). I nuclei familiari di
appartenenza sono costituiti in media da 2,7 persone: le coppie senza figli rappresentano
il 29% del totale, le coppie con un figlio il 29%, le coppie con più di un figlio il 24%, e
le famiglie mono-componente il 12%. Le persone occupate sono il 77% del totale.
3.2. Misure
La variabile dipendente è il numero di insegne moderne frequentate nel settore della
vendita al dettaglio di elettrodomestici. Al fine di spiegare la concorrenza inter- e intra-
formato, è stata considerata la mobilità del consumatore tra insegne dello stesso formato
e/o di formati differenti. Pertanto, agli intervistati è stato chiesto di riferire in modo
spontaneo le insegne frequentate e di indicare quella in cui realizzano la maggioranza
dei loro acquisti. In questo modo è stato possibile individuare l’insegna principale (Enis
10
e Paul, 1970). La variabile dipendente assume il valore 0 per i clienti perfettamente
fedeli, che non frequentano altre insegne oltre quella principale, 1 per un’insegna
secondaria frequentata, 2 per due insegne secondarie, ecc. La tabella 1 riporta le
frequenze osservate per ciascun valore della variabile dipendente. Vale la pena notare
che la frequenza di visita esclusiva dell’insegna principale non deriva dalla mancanza di
concorrenti nel mercato locale, considerato che almeno un’alternativa d’acquisto è
presente in ciascuna delle province. Pertanto, il valore 0 della variabile dipendente
discende dalla decisione dei consumatori di frequentare solo un’insegna moderna per i
propri acquisti di elettrodomestici.
Le variabili indipendenti che corrispondono alle ipotesi di ricerca sono di seguito
descritte (Tabella 2).
L’età e la dimensione del nucleo familiare sono variabili numeriche basate sui valori
riportati dai rispondenti.
Il genere e lo stato occupazionale sono variabili qualitative codificate come variabili
dummy. Il genere assume valore 0 se il rispondente è uomo e 1 se è donna. Lo stato
occupazionale assume valore 0 se il rispondente non è occupato e 1 in caso contrario.
Per misurare l’atteggiamento verso l’attività di acquisto dei beni considerati, agli
intervistati è stato chiesto di selezionare la miglior risposta possibile in una serie di tre
opzioni: “fare acquisti di elettrodomestici mi costa fatica, ma li devo fare”, “fare
acquisti di elettrodomestici mi è indifferente”, “faccio volentieri acquisti di
elettrodomestici”.
La propensione alla “ricerca dell’affare” è stata misurata con una scala di valutazione a
5 punti (1-mai; 5-regolarmente).
La forma distributiva preferita dai consumatori è stata individuata riconducendo
l’insegna indicata dai rispondenti come negozio principale alla corrispondente formula
11
di vendita. Si tratta di una grande superficie specializzata per l’86% degli intervistati e
di un ipermercato per il restante 14%.
Le variabili di struttura del mercato (numero di punti vendita e varietà delle insegne)
sono state riferite alla provincia di residenza degli intervistati. Tale decisione è stata
assunta al fine di tener conto che il mercato è spazialmente determinato dalla mobilità
dei consumatori. Pertanto, la provincia di residenza è stata considerata come una proxy
dei confini spaziali del mercato locale.
Il numero complessivo di punti vendita moderni (ipermercati e grandi superfici
specializzate) è stato ricavato dalle statistiche ufficiali sul commercio regionale.
L’indice di Herfindahl–Hirschman è stato impiegato per valutare il grado di
concentrazione dell’offerta distributiva. L’indice è una misura della dimensione dei
rivenditori in relazione al settore e un indicatore del grado di competizione esistente. È
ottenuto come somma dei quadrati delle quote di mercato dei rivenditori del settore,
calcolate in termini di superficie di vendita. Come tale, l’indice può variare da 0
(indicativo di un elevato numero di rivenditori di piccole dimensioni) a 10.000 (quando
vi è un’unica insegna in posizione di monopolio spaziale). Pertanto, valori più elevati
dell’indice sono indicativi di una minore varietà dell’offerta commerciale.
Le statistiche descrittive (media e deviazione standard), la matrice di correlazione e la
diagnostica di multicollinearità (tolleranza e fattori di inflazione della varianza) sono
riportate in Tabella 3. Non sono emerse collinearità rilevanti. I parametri di correlazione
hanno valori moderati. Nessun valore di tolleranza si avvicina a zero e tutti i valori VIF
sono ben al di sotto della soglia limite di 10.
4. Risultati
Considerata la natura discreta e non negativa della variabile dipendente sono stati
utilizzati i modelli count-data. Nello specifico, la scelta è ricaduta sul modello di
12
regressione standard di Poisson dal momento che i dati non presentano un’inflazione di
zeri. Il valore 0 della variabile dipendente non è, infatti, imputabile a consumatori che
frequentano un’unica insegna per l’assenza di alternative nella provincia di residenza. Il
modello presenta 4 predittori continui (età, dimensione del nucleo familiare, numero di
punti vendita moderni, varietà dell’offerta commerciale) e 5 predittori categoriali
(genere, stato occupazionale, formato distributivo preferito, percezione dell’attività di
acquisto, propensione alla “ricerca dell’affare”). Il genere maschile, lo stato di non
occupato, il formato prevalente dell’ipermercato, la percezione dell’attività di acquisto
come faticosa, ma necessaria e l’assenza di propensione alla “ricerca dell’affare” sono
state assunte, nel modello, come categorie di riferimento.
Il modello presenta una adeguata bontà di adattamento, considerato che il valore della
devianza diviso per il suo grado di libertà è prossimo a 1.0.
L’analisi preliminare ha indicato che gli effetti di interazione di età, genere, stato
occupazionale, forma distributiva preferita, varietà dell’offerta commerciale,
propensione alla “ricerca dell’affare” non sono significativi (p>.05). Il modello è stato
nuovamente stimato senza queste variabili secondo un’analisi backward. Più in
dettaglio, le variabili sono state eliminate una alla volta partendo da quella con il valore
di significatività più elevato.
Le principali caratteristiche del modello ridotto sono riportate in Tabella 4 e 5. Il
modello di regressione standard di Poisson che stima la dimensione del set di alternative
di acquisto frequentate è statisticamente significativo (chi-quadrato per il rapporto di
verosimiglianza = 49.051, df = 4, p <.001). Il test chi-quadrato indica che tre effetti –
dimensione del nucleo familiare (FAMIGLIA), percezione dell’attività di acquisto
(PAA), numero di punti vendita moderni (NPDV) – sono significativi.
Dal momento che il genere, lo stato occupazionale, la forma distributiva preferita e la
propensione alla “ricerca dell’affare” non sono predittori significativi, le ipotesi H2 (il
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genere ha un impatto sul numero di insegne frequentate), H4 (lo stato occupazionale ha
un effetto negativo sul numero di insegne frequentate), H5 (la preferenza verso una data
forma distributiva influisce sul numero di insegne frequentate) e H7 (la propensione alla
“ricerca dell’affare” ha un effetto positivo sul numero di insegne frequentate) sono
respinte.
Le ipotesi H1 (l’età non influisce sul numero di insegne frequentate) e H9 (la varietà
delle insegne operanti nel mercato non influisce sul numero di insegne frequentate)
risultano supportate, dal momento che le variabili età e varietà di insegne nel mercato
presentano un coefficiente non significativo.
La dimensione del nucleo familiare, la percezione dell’attività di acquisto, il numero di
punti vendita moderni presenti nell’area di mercato sono predittori significativi (p<.05),
ma per verificare le ipotesi H3 (la dimensione del nucleo familiare ha un effetto positivo
sul numero di insegne frequentate), H6 (la percezione dell’attività di acquisto ha un
impatto sul numero di insegne frequentate; in particolare, maggiore è il piacere
associato allo shopping, maggiore è la mobilità) e H8 (il numero di punti vendita
presenti nell’area di mercato impatta positivamente sul numero di insegne frequentate)
occorre prendere in considerazione le stime dei parametri (Tabella 5).
Si stima che il valore atteso log-count aumenti di 0.215 quando la dimensione del
nucleo familiare (FAMIGLIA) aumenta di una unità e le altre variabili nel modello sono
costanti. Se si considerano, quindi, due persone con lo stesso atteggiamento verso
l’attività di acquisto e un identico numero di negozi a disposizione per gli acquisti, ci si
può aspettare che quella con il nucleo familiare più numeroso presenti una maggiore
mobilità. Pertanto, l’ipotesi H3 è supportata dai risultati.
Per quanto riguarda la percezione dell’attività di acquisto (PAA), l'atteso log-count per i
consumatori che hanno un atteggiamento neutro ("fare acquisti di elettrodomestici mi è
indifferente") aumenta di 1.017 rispetto al gruppo di riferimento ("fare acquisti di
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elettrodomestici mi costa fatica, ma li devo fare”). Pertanto, mantenendo fermi gli altri
fattori, i consumatori che hanno un atteggiamento neutro verso lo shopping sono più
propensi a frequentare un set di punti vendita concorrenti più ampio rispetto a coloro
che percepiscono l'attività di acquisto come un dovere. Il valore previsto log-count per i
consumatori che amano lo shopping ("faccio volentieri gli acquisti di elettrodomestici ")
aumenta di 0.474 rispetto al gruppo di riferimento ("fare acquisti di elettrodomestici mi
costa fatica, ma li devo fare”). Dati gli altri fattori, ci si può quindi attendere che i
consumatori che vivono lo shopping come un’attività ricreazionale frequentino più punti
vendita secondari di coloro che percepiscono l’attività di acquisto come un dovere. I
risultati non supportano l'ipotesi H6 che maggiore è il piacere associato allo shopping,
maggiore è la mobilità tra insegne.
Mantenendo costanti le altre variabili nel modello, si stima che il valore atteso log-count
aumenti di 0.021 quando il numero di punti vendita moderni nel mercato di riferimento
(NPDV) aumenta di una unità. In altre parole, se si considerano due persone con pari
dimensione del nucleo familiare e il medesimo atteggiamento verso l’attività di
acquisto, ci si può attendere che il soggetto con il maggior numero di alternative di
acquisto disponibili nel mercato tenda a frequentare un set di punti vendita concorrenti
più ampio rispetto all’altro soggetto. Pertanto, i dati supportano l’ipotesi H8.
L'ultima colonna della tabella 5 riporta i conteggi previsti di tutti i livelli di ogni fattore,
tenendo costanti le altre variabili.
5. Discussione
I risultati emersi confermano che la mobilità tra insegne è influenzata da variabili legate
sia alla domanda sia alla struttura del mercato indicative di un tradeoff costi-benefici.
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Dal lato della domanda, la ricerca ha evidenziato che solo poche caratteristiche del
consumatore – siano esse di tipo socio-demografico o legate al comportamento di
acquisto – impattano sui modelli di frequentazione delle insegne.
Coerentemente alle aspettative, la dimensione del nucleo familiare risulta influenzare
positivamente il numero di insegne frequentate oltre quella principale: le famiglie più
numerose sembrano trarre maggiori benefici (o percepire minori sforzi) dalla mobilità
tra insegne e, pertanto, tendono ad utilizzare un maggior numero di alternative di
acquisto rispetto a quelle meno numerose. La pressione economica a cui sono esposte
queste famiglie sembra, quindi, più che compensare quella esercitata dal poco tempo
disponibile.
Coerentemente con quanto atteso, non è emersa nessuna relazione tra età e mobilità tra
insegne. Se l’invecchiamento comporta un declino fisico e cognitivo che restringe la
mobilità del consumatore, la maggiore disponibilità di tempo agisce in senso contrario. I
risultati suggeriscono che questi effetti opposti si compensano.
Diversamente da quanto atteso, non sono emerse differenze di genere o legate allo stato
di occupato/non occupato nella mobilità tra insegne per gli acquisti di elettrodomestici.
L'evidenza che lo stato occupazionale non ha alcun impatto sul numero di insegne
secondarie visitate suggerisce che i minori limiti di tempo dei consumatori non occupati
non si traducono in maggior tempo dedicato agli acquisti. Evidentemente, il tempo a
disposizione è speso in altre attività.
Passando a considerare le variabili legate al comportamento di acquisto della domanda,
emerge che l’atteggiamento verso lo shopping influenza la mobilità tra insegne, ma in
modo diverso da quanto atteso sulla base della teoria costi-benefici (all’aumentare della
piacevolezza associata all’acquisto, la propensione alla mobilità aumenta). I risultati
evidenziano, infatti, una relazione non lineare. I consumatori con un atteggiamento
neutro verso lo shopping mostrano una maggiore mobilità tra insegne di coloro che
16
vivono lo shopping come pura necessità. In altri termini, i primi percepiscono minori
sforzi associati alla mobilità rispetto ai secondi e, pertanto, tendono ad utilizzare un
maggior numero di punti vendita concorrenti. I consumatori che amano fare shopping
sono portati anch’essi a frequentare un maggior numero di alternative di acquisto
rispetto a coloro che lo vivono come un dovere. La loro mobilità è, tuttavia, inferiore a
quella dei consumatori con un atteggiamento neutro verso la spesa. I risultati
suggeriscono che il piacere associato allo shopping porta a selezionare con più cura le
alternative tra cui si esprime la mobilità di questi consumatori. Viceversa, chi ha un
atteggiamento di indifferenza rispetto alla spesa sembra “comprare un po’ dove capita”.
Come visto, ci si attendeva che la diversità delle politiche assortimentali di ipermercati e
grandi superfici specializzate influenzasse la possibilità per il consumatore di soddisfare
tutti i suoi bisogni presso una singola insegna. In particolare, la despecializzazione
dell’ipermercato poteva aumentare i vantaggi associati alla mobilità; per converso,
quando l’insegna primaria è una grande superficie specializzata la profondità
dell’assortimento poteva agire in senso contrario. I dati forniscono prova empirica che
la mobilità dei consumatori tra le insegne non è influenzata dalla forma distributiva
preferita. Evidentemente, le differenze assortimentali delle forme distributive giocano
un ruolo importante solo ai fini della scelta del punto vendita primario.
Diversamente da quanto atteso, la propensione alla “ricerca dell’affare” non risulta
essere una determinante della mobilità tra insegne. La spiegazione sembra ascrivibile
alla percezione di una scarsa differenziazione delle politiche promozionali nel mercato
analizzato tra insegne sia della medesima forma distributiva, sia di forme distributive
diverse.
Per quanto attiene alla struttura del mercato, il numero di negozi presenti in un dato
mercato locale influenza la mobilità del consumatore. Lo stesso non accade, invece, per
la varietà delle insegne. Questi risultati suggeriscono che maggiore è il numero di
17
negozi, minore è lo sforzo di una più estesa mobilità. Pertanto, si può ritenere che la
prossimità del servizio commerciale (dovuta al maggior numero di alternative di
acquisto) guidi la mobilità del consumatore più che la differenziazione competitiva delle
insegne. Questo non significa che quest’ultima sia irrilevante. In primo luogo, essa
gioca un ruolo importante nella scelta dell’insegna di fiducia. In secondo luogo, la
natura oligopolistica del mercato distributivo fa sì che i distributori reagiscano alle
mosse strategiche dei concorrenti (ad esempio, prezzi, promozioni, ecc.) per mantenere
l'equilibrio del mercato. Di conseguenza, è probabile che il posizionamento relativo dei
rivenditori nella percezione dei consumatori resti invariato e che essi non modifichino il
loro comportamento d'acquisto.
È da notare che le determinanti della mobilità tra insegne sono poche e, precisamente,
due relative al consumatore (dimensione del nucleo familiare e percezione dell’attività
d’acquisto) e una alla struttura del mercato (numero di punti vendita operanti nel
mercato). Il processo decisionale del distributore non può che beneficiarne sul piano
della semplificazione.
Infine, emerge come i fattori che influenzano la mobilità del consumatore tra insegne
dello stesso formato e/o di formati diversi siano solo in parte legati alla tipologia di beni
acquistati. L’atteggiamento verso l’attività di acquisto e il numero di punti vendita
presenti nel mercato locale accomunano il comportamento d’acquisto dei beni di largo
consumo e degli elettrodomestici (Luceri e Latusi, 2012). Viceversa, il genere è
significativo per i primi e la dimensione del nucleo familiare per i secondi. I risultati
evidenziano che la banalizzazione della domanda di servizi commerciali opera una
convergenza tra settori sul piano del comportamento di acquisto, ma conserva alcune
specificità connesse al valore e al significato dei beni considerati.
6. Implicazioni manageriali
18
Le evidenze emerse dallo studio condotto consentono di derivare alcune implicazioni a
livello manageriale e di suggerire alcune direttrici su cui gli operatori del settore
potrebbero articolare la loro azione futura.
Dal momento che i consumatori presentano una diversa predisposizione alla fedeltà, le
insegne possono migliorare l'efficacia delle politiche tese a difendere la propria base
clienti. Conoscere le caratteristiche dei consumatori che stimolano la mobilità tra
insegne può aiutarle a ottimizzare le attività di comunicazione e i programmi di
fidelizzazione. Dato che i nuclei familiari meno numerosi dimostrano una maggiore
propensione a concentrare gli acquisti in una o poche insegne, l’investimento di
marketing deve essere orientato a mantenere tale condotta nel tempo. Per converso, le
politiche di creazione di traffico e di aumento dello scontrino medio appaiono più
opportune nei confronti dei nuclei familiari più numerosi che esprimono una maggiore
mobilità tra insegne. Inoltre, i distributori dovrebbero curare l’ambientazione e
l’atmosfera del punto vendita con l’obiettivo di rendere l'esperienza di acquisto dei
clienti piacevole. Tale percezione si traduce, infatti, in una maggiore selettività nella
frequentazione di altre insegne oltre a quella preferita. Viceversa, coloro che non
vengono sorpresi né piacevolmente né spiacevolmente dall’attività di shopping
esprimono il massimo grado di mobilità.
Ancora, i distributori dovrebbero monitorare con continuità lo sviluppo della rete nel
mercato locale. Come visto, le nuove aperture motivano i clienti ad ampliare il numero
di alternative d’acquisto frequentate. Pertanto, l’offerta di incentivi a compensazione dei
benefici generati dallo sviluppo della rete commerciale si configura una politica utile a
contenere l’aumento della propensione alla mobilità.
7. Limiti e prospettive di ricerca
Lo studio presenta alcuni limiti utili a tracciare linee di ricerca future.
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In primo luogo, il numero di negozi concorrenti frequentati rappresenta solo un aspetto
della mobilità tra insegne. Ulteriori variabili, non analizzate nel presente studio,
potrebbero essere prese in considerazione. Si consideri, per esempio, che due
consumatori possono frequentare lo stesso numero di alternative di acquisto, ma
allocare il loro budget di spesa tra le stesse in un modo molto diverso.
In secondo luogo, si ritiene che la stessa metodologia possa essere applicata ad ulteriori
contesti di mercato, come il bricolage e i libri. Ciò al fine di raccogliere ulteriori
evidenze sulla convergenza dei fattori che influenzano la mobilità tra insegne al
banalizzarsi del processo di acquisto.
20
Ringraziamenti
Gli autori desiderano ringraziare l’Osservatorio regionale dei prezzi e delle tariffe della Regione Emilia-Romagna per il supporto alla raccolta dei dati operata nell’ambito del programma di intervento della regione e finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico.
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22
Figura 1Quadro concettuale e ipotesi.
DOMANDA OFFERTA
H1
H3
Numero di insegne frequentate
H2
H8
H9
H4
H5
H6
Numero di punti vendita nel mercato
Percezione attività d’aquisto (piacere-dovere)
Forma distributiva preferita
Stato occupazionale
Dimensione nucleo familiare
Genere(donna-uomo)
Età
Varietà delle insegne
H7 Propensione ricerca
affare
Tabella 1Numero di insegne frequentate oltre quella principale: frequenza effettiva.Numero Frequenza (%)0 77.81 15.12 4.73 1.24 0.8>4 0.4
Tabella 2Variabili indipendenti.Variabile Descrizione StrutturaETÀ Età del rispondente Variabile numericaGENERE Genere del rispondente Variabile dicotomicaFAMIGLIA
Dimensione del nucleo familiare Variabile numerica
STATO Stato occupazionale del rispondente Variabile dicotomicaPFD Preferenza verso la forma
distributivaVariabile nominale a due categorie
PAA Percezione dell’attività d’acquisto Variabile ordinale a tre categoriePRA Propensione alla ricerca dell’affare Scala ordinale a 5 puntiNPDV Numero di punti vendita nel mercato Variabile numericaVIPER Varietà di insegne nel mercato (iper) Variabile numericaVGSS Varietà di insegne nel mercato (GSS) Variabile numerica
23
Tabella 3Statistiche descrittive, matrice di correlazione e diagnostica di multicollinearità.
Media Dev.Stan. PFD PAA PRA STATO GENERE ETÀ FAMIGLIA NPDV VGSS VIPER Tolleranza VIF
PFD 1 .889 1.125
PAA -.166** 1 .863 1.158
PRA -.203** .084* 1 .935 1.070
STATO -.155** .192** .009 1 .575 1.740
GENERE .094** -.171** -.013 -.060 1 .950 1.053
ETÀ 47.59 13.404 .108** -.183** .023 -.614** .037 1 .595 1.681
FAMIGLIA 2.74 1.083 .015 -.108** -.057 .252 .087* -.241** 1 .872 1.146
NPDV 36.2568 15.41045 .083* -.123** -.098** -.130 .129** .093** .119** 1 .717 1.395
VGSS 1745.73 490.765 -.186** .202** .121** .085* -.090* -.020 -.096** -.312** 1 .734 1.363
VIPER 5868.44 1977.175 -.056 .097** .058 .060 -.032 -.028 -.016 -.330** -.200** 1 .769 1.301
** p < 0,01; * p < 0,05
24
Tabella 4Risultati: Test degli effetti del modello.
SorgenteTipo III
Chi-Quadrato di Wald
df Sig.
(INTERCETTA) 70.462 1 .000PAA 17.987 2 .000FAMIGLIA 8.617 1 .003NPDV 16.055 1 .000
Tabella 5Risultati: stime dei parametri.
Parametro ßDeviazione standard Errore
Media
(INTERCETTA) -3.158 .4010[PAA=3.00] .474 .2882 .27[PAA=2.00] 1,017 .2854 .46[PAA=1.00] 0a . .17FAMIGLIA .215 .0733 Fissato al valore medio: 2.74NPDV .021 .0053 Fissato al valore medio: 36.0557(Scala) 1.631b
a. Impostato su zero poiché questo parametro è ridondante.b. Calcolo basato sul chi-quadrato di Pearson.
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