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a comparsa di muffe all’interno di edifici residenziali è una causa frequente di contenziosi legali. Esistono tuttavia gli strumenti per poter prevenire questi problemi, sia per le nuove costruzioni, che per le ristrutturazioni. I progettisti hanno a disposizione la normativa tecnica di set- tore e software di calcolo specifici per poter valutare quando possa verificarsi il rischio di condensazione superficiale sulle pareti interne o sui ponti termici e di conseguenza quando possa sussistere il rischio di formazione di muffe. In questo articolo - cui si è voluto dare un taglio molto pratico ed applicativo - si illustrano lo stato dell’arte normativo e legislativo sul tema e si forniscono indicazioni in merito alle possibili soluzioni per eli- minare in maniera definitiva le muffe dagli edifici. Inoltre si for- niscono delle indicazioni relative alla consulenza tecnica su tale argomento, qualora un professionista sia chiamato ad intervenire in un contenzioso legale. di Valentina Raisa, architetto, libero professionista, Modena. Partner di Sistene E.S.Co., Padova Roberto Zecchin, Professore ordinario di Fisica Tecnica presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova I progettisti hanno a disposizione la normativa tecnica di settore e software di calcolo specifici per poter valutare quando possa verificarsi il rischio di condensazione superficiale sulle pareti interne o sui ponti termici e di conseguenza quando possa sussistere il rischio di formazione di muffe. In questo articolo - cui si è voluto dare un taglio molto pratico ed applicativo - si illustrano lo stato dell’arte normativo e legislativo sul tema e si forniscono indicazioni in merito alle possibili soluzioni per eliminare in maniera definitiva le muffe dagli edifici. Inoltre si forniscono delle indicazioni relative alla consulenza tecnica su tale argomento, qualora un professionista sia chiamato ad intervenire in un contenzioso legale. Muffe negli alloggi: perché si presentano, come evitarle, come gestire i contenziosi L Pratica professionale

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a comparsa di muffe all’interno di edifici residenziali è unacausa frequente di contenziosi legali.

Esistono tuttavia gli strumenti per poter prevenire questiproblemi, sia per le nuove costruzioni, che per le ristrutturazioni.

I progettisti hanno a disposizione la normativa tecnica di set-tore e software di calcolo specifici per poter valutare quandopossa verificarsi il rischio di condensazione superficiale sullepareti interne o sui ponti termici e di conseguenza quando possasussistere il rischio di formazione di muffe. In questo articolo -cui si è voluto dare un taglio molto pratico ed applicativo - siillustrano lo stato dell’arte normativo e legislativo sul tema e siforniscono indicazioni in merito alle possibili soluzioni per eli-minare in maniera definitiva le muffe dagli edifici. Inoltre si for-niscono delle indicazioni relative alla consulenza tecnica su taleargomento, qualora un professionista sia chiamato ad intervenirein un contenzioso legale.

di

Valentina Raisa, architetto, libero professionista, Modena.Partner di Sistene E.S.Co., Padova

Roberto Zecchin,Professore ordinario di Fisica Tecnicapresso il Dipartimento di IngegneriaIndustriale dell’Università di Padova

I progettisti hanno a disposizione la normativa tecnica di settore e software di calcolospecifici per poter valutare quando possa verificarsi il rischio di condensazionesuperficiale sulle pareti interne o sui ponti termici e di conseguenza quando possasussistere il rischio di formazione di muffe. In questo articolo - cui si è voluto dare untaglio molto pratico ed applicativo - si illustrano lo stato dell’arte normativo e legislativosul tema e si forniscono indicazioni in merito alle possibili soluzioni per eliminare inmaniera definitiva le muffe dagli edifici. Inoltre si forniscono delle indicazioni relative allaconsulenza tecnica su tale argomento, qualora un professionista sia chiamato adintervenire in un contenzioso legale.

Muffe negli alloggi: perchési presentano, come evitarle,

come gestire i contenziosi

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Pratica professionale

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Progettazione per evitare la crescita di muffeMolto spesso negli edifici di nuova costruzione o recen-

temente ristrutturati si formano muffe, talora piuttosto evi-denti, in corrispondenza a ponti termici (disomogeneitàdelle pareti esterne, per esempio in corrispondenza a porteo finestre, o parti costituite da elementi con conduttività ter-mica relativamente elevata) o, più generalmente, su porzio-ni di pareti perimetrali più fredde, all’interno, rispetto adaltre, per esempio dietro ad armadi.

In alcuni casi il problema è legato ad una infiltrazioned’acqua dall’esterno, ad umidità di risalita o alla rottura diun impianto idrico. In questi casi, nota la causa, è possi-bile risolvere il problema bloccando l’infiltrazione, oppuretrattando adeguatamente le murature, oppure, ancora, ripa-rando l’impianto. In altri casi – e queste sono le situazio-ni più frequenti cui si fa riferimento in questa sede –sembra non ci siano cause evidenti e di conseguenza appa-re difficile risolvere il problema, perché apparentementenon dovrebbe esistere.

In realtà, se in questi casi si riflette attentamente, si capi-sce che le muffe sono conseguenza di una elevata umiditàsuperficiale, causata dal vapor d’acqua, sempre presentenegli ambienti, che ha trovato le condizioni adatte, ovve-rosia superfici con temperature sufficientemente “basse”: lecause e i rimedi per queste situazioni sono più oltre illu-strati.

Generalmente in Italia la tendenza è quella di sottova-lutare, in fase progettuale, queste tematiche, probabilmentespinti da una legislazione che non è sufficientemente chia-ra sul tema e induce a verifiche standardizzate, poco inlinea con le reali modalità di occupazione degli ambienti,cui si fa riferimento nel prosieguo. Sono pertanto in primoluogo qui di seguito illustrati e discussi i contenuti dellalegislazione e della normativa tecnica sul tema.

La legislazione vigenteL’art.4 del DPR 59/09 (successivamente integrato dal D.

Lgs. 28/11), riguardante l’efficienza energetica degli edifici,al comma 17 richiede che “sia verificata l’assenza di con-densazioni superficiali e che le condensazioni interstizialidelle pareti opache siano limitate alla quantità rievaporabi-le secondo la normativa vigente” (cioè secondo UNI EN ISO13788, anche se non espressamente citata). È inoltre speci-ficato che, “qualora non esista un sistema di controllo del-l’umidità relativa interna, per i calcoli necessari si assumonoi valori UR 65% e T 20°C”.

In sostanza, un edificio realizzato o riqualificato secon-do i criteri della recente legislazione vigente non dovreb-be presentare problemi di muffe.

Il progettista è pertanto indotto ad eseguire le necessa-rie verifiche termoigrometriche, secondo la normativa tecni-ca di riferimento, utilizzando come condizioni interne diprogetto, costanti, l’umidità relativa pari al 65% e la tem-peratura pari a 20 °C. Queste tuttavia sono condizioni stan-dardizzate, ma nella realtà l’umidità relativa interna puòassumere valori ben superiori soprattutto nei casi in cui ilricambio dell’aria non sia frequente; inoltre bisogna ancheconsiderare che la temperatura interna degli ambienti puòessere variabile (come ad esempio può succedere con l’at-tenuazione notturna dell’impianto di riscaldamento) ed unabbassamento della temperatura comporta un aumento del-l’umidità relativa, a parità di contenuto di vapor d’acqua.

Con le ipotesi sopra menzionate la formazione di con-densa si manifesta a partire da temperature superficiali infe-riori a 13 °C circa, come si può facilmente verificaremediante un diagramma psicrometrico (vedi figura 2). Conle condizioni standard indicate dalla legislazione vigenteovvero 65% di UR e 20 °C si verifica condensa con unatemperatura superficiale di circa 13 °C, mentre l’UR pari a80% viene raggiunta con temperatura superficiale di circa16,5°C. Facendo invece riferimento al 50% di UR le condi-zioni di condensazione e di UR 80% si verificano rispetti-vamente a 9 °C e a circa 12,5 °C. Evidentemente ilriferimento ad UR 65% è più cautelativo in quanto richie-de il conseguimento di fattori di temperatura più elevati(vedi UNIEN ISO 13788).

Figura 1 -Esempi tipici di formazionedi muffa in prossimità di unponte termico, a sinistra, ed in prossimità del giuntoparete/finestra (immaginetratta dal sito internetwww.gruppoprogettazione.it)

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In realtà la formazione di muffa può verificarsi già quan-do l’umidità relativa in corrispondenza alla superficie inte-ressata raggiunge il valore di 80% e a questo casocorrisponde una temperatura superficiale critica intorno a16,5 °C. Questi concetti, molto semplici, non sono quasimai presi in considerazione. È da precisare che la vigentelegislazione in materia presenta un miglioramento rispettoalla precedente Legge 10/91, che richiedeva le medesimeverifiche con riferimento però, ad un valore di umidità rela-tiva interna costante pari al 50%. Se da una parte l’attualeprescrizione è più cautelativa, dall’altra, però, non escludetotalmente i rischi progettuali, visto che nella realtà dei fattila manifestazione di muffe negli ambienti residenziali nuovio riqualificati, rimane un problema frequente.

Merita inoltre un cenno anche il requisito di legge rela-tivo alla condensazione interstiziale perché, sebbene ammes-sa in quantità contenuta (cioè fino a 500 g/m2), sarebbepiù opportuno evitarla in quanto le strutture umide sonopiù disperdenti ed i materiali da costruzione possono degra-darsi più rapidamente.

La normativa tecnica di riferimentoPer applicare le richieste legislative, occorre conoscere

la normativa tecnica di riferimento, in questo caso la giàcitata norma UNI EN ISO 13788. Essa contiene un meto-do di riferimento semplificato per determinare la tempera-tura superficiale interna minima dei componenti edilizi taleda evitare crescita di muffe (nello specifico il paragrafo 5.3reca il titolo di “Progettazione per evitare la crescita dimuffe”), in corrispondenza a valori prefissati di temperatu-ra e umidità relativa interne. Inoltre indica un metodo perla valutazione del rischio di condensazione interstizialedovuta alla diffusione del vapore acqueo e le relative con-dizioni al contorno da utilizzare nei calcoli. Il metodo usato

assume che l’umidità da costruzione si sia asciugata e nontiene conto di altri fenomeni fisici (risalita capillare, varia-zione con l’umidità dei parametri termofisici, ecc.).

La norma evidenzia il fatto che la condensazione super-ficiale può provocare il degrado dei materiali edilizi nonprotetti che siano sensibili all’umidità. Essa può essereaccettata temporaneamente e in piccole quantità, per esem-pio sulle finestre e sulle piastrelle nei bagni, se la superfi-cie è impermeabile all’umidità e vengono assunte misureadeguate per prevenirne il contatto con materiali adiacentisensibili; per periodi di tempo di diversi giorni con umi-dità relativa superficiale maggiore all’80% sussiste il rischiodi formazione di muffe.

I passi principali nella procedura di progettazione sonorappresentati dall’identificazione dell’umidità relativa internadi riferimento e quindi dal calcolo del valore accettabiledella pressione di saturazione del vapore psat sulla superfi-cie in base all’umidità relativa superficiale ammissibile. Daquesto valore si determina la temperatura minima superfi-ciale richiesta (e quindi la «qualità termica» dell’involucroedilizio), valutabile mediante uno specifico parametro cal-colabile mediante il fattore di temperatura fRsi, sopra citatoe la temperatura esterna. La parte più interessante dellanorma, ai fini di cui si tratta, è rappresentata dall’Appendi-ce B, che illustra tre metodi per il calcolo del fattore ditemperatura in corrispondenza alle superfici interne per evi-tare valori critici di umidità superficiale.

Il primo propone l’utilizzo di classi di umidità interna, ilsecondo – in analogia con le richieste del DPR 59/09 - pro-pone un calcolo sulla base di valori di umidità relativa etemperatura interne costanti ed infine il terzo considera ilricambio d’aria (fisso o variabile) e la produzione di vapo-re all’interno.

Dei tre tipi di calcolo citati meritano un accenno parti-colare il secondo ed il terzo.

Figura 2 - Estratto da un diagramma psicrometrico (AERMEC).Sono evidenziate le condizioni di temperatura ed umidità relativasuperficiali critiche corrispondenti a due situazioni ambientali diriferimento: 20 °C con 50% UR e 20 °C con 65% UR.

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Il secondo, richiede di impostare i calcoli supponendoconstante l’umidità relativa interna così come la temperatu-ra interna dell’aria. Tuttavia, facendo riferimento a condi-zioni realistiche, sono molti i momenti in cui l’umiditàrelativa interna può superare il 65%, ad esempio nelle stan-ze da letto dopo alcune ore di permanenza da parte dellepersone, nei servizi igienici dopo una doccia, nelle cucinedopo la cottura dei cibi, o quando si stendono panni adasciugare. Se il vapor acqueo non viene diluito mediantericambio dell’aria, esso permane negli alloggi ed il valoreassunto per i calcoli, pari al 65% non può essere inteso nécome media, né come picco. È oramai risaputo che glialloggi sono sempre più ermetici, che le infiltrazioni nonsono sufficienti per un idoneo ricambio dell’aria e che l’u-tenza non provvede più come un tempo ad una buonaaerazione (apertura dei serramenti ripetuta più volte al gior-no per adeguati periodi).

Per questo è molto utile ricorrere anche al terzo tipo dicalcolo e confrontare i risultati con il secondo. In talunicasi si potrà notare che pareti verificate con il secondometodo, non lo sono con il terzo. In tale caso, il proget-tista, ha la possibilità di compiere valutazioni più attente escrupolose, ad esempio tenendo conto del tipo di utenzaprevista negli ambienti interni e del tipo di involucro edi-lizio considerato.

Per quanto riguarda la modalità di occupazione degliambienti interni, tramite il rapporto tecnico (“TechnicalReport”) CEN TR 14788 è possibile stimare in modo ragio-nevole la quantità di vapore prodotta da una o più perso-ne secondo le attività svolte in ambiente ed il testo faaddirittura una distinzione tra vari tipi di utenza, più omeno attenti alla conduzione degli alloggi (nel report siparla di “dry occupancy” o “wet occupancy”).

Per quanto riguarda l’entità della ventilazione, esistonoalcuni metodi semplificati per valutare le infiltrazioni attra-verso i serramenti (ad esempio secondo la ritirata UNI10344 o secondo un metodo esposto nel Regolamento Edi-lizio Tipo della Regione Emilia Romagna) dai quali si evin-ce che con i moderni serramenti i ricambi d’aria ottenibilisono abbondantemente inferiori alle portate necessarie, peruna adeguata qualità dell’aria, prescritte dalla UNI 10339;altri metodi analitici a tal proposito, più complessi, sonodescritti nella UNI EN 15242.

Cause della presenza di eccesso di vaporenelle abitazioni

Come anticipato è molto frequente al giorno d’oggi chenelle residenze si manifestino eccessi di concentrazione divapor d’acqua. Il fenomeno si riscontra sia negli edifici esi-stenti, sia in quelli nuovi. In quelli esistenti questa situa-zione si acutizza solitamente all’atto della sostituzione degliinfissi esistenti con quelli di attuale produzione che, in con-seguenza dei progressi tecnologici del settore, manifestanoun’elevata tenuta all’aria. Il problema, invece, è inesistentenegli alloggi dotati di sistemi di ventilazione opportuna-mente progettati per il ricambio dell’aria; alcuni decenni orsono, invece, il fenomeno era molto meno riscontrabile peril fatto che la ridotta tenuta all’aria dei serramenti permet-teva infiltrazioni naturali continuative ed abbondanti. Perquestioni di comfort e di contenimento dei consumi ener-getici si è giustamente cercato, nel corso degli anni, di limi-tare il più possibile le infiltrazioni incontrollate, con leconseguenze precedentemente descritte, che possono tutta-via essere evitate.

Solitamente le muffe si manifestano in maniera più evi-dente nelle stanze da letto, nei bagni e nelle cucine. Perovviare a questi problemi solitamente nei bagni sprovvistidi serramenti apribili si installano degli estrattori d’aria afunzionamento continuo o intermittente (come comunemen-te prescritto dai regolamenti edilizi), mentre nelle cucinedovrebbero essere presenti cappe aspiranti sopra i fornelli.È da osservare che comunque nei bagni, anche se dotatidi finestre, dovrebbe essere presente un sistema di estra-zione dell’aria: è frequente infatti che a causa della pocapropensione a lasciare le finestre aperte durante la stagio-ne invernale, il rischio di condensa e conseguente forma-zione di muffe sia comunque alto.

Tuttavia, nonostante questi accorgimenti, gli alloggipossono ugualmente essere intaccati dalla presenza dimuffe. Ciò, come già osservato, è riconducibile alla produ-zione di vapore acqueo interno che non è evacuato all’e-sterno ed anche alle modalità di conduzione degli ambientiche, in mancanza di impianto di ventilazione, dovrebberoessere aerati con continuità. Invece la tendenza più attualedelle famiglie è quella di aprire poco i serramenti per ilricambio dell’aria (per molti motivi, tra i quali comfort erisparmio energetico, oltre che per la protezione da rumo-ri esterni o da eventuali intrusioni) favorendo, di fatto, l’ac-cumulo di vapore all’interno.

Tramite alcuni semplici calcoli (ANIT, 2010) è possibileverificare che la presenza di due persone dormienti in unastanza da letto (con la porta chiusa ed in condizioni diassenza di infiltrazioni) porta in 4 ore ad un innalzamentodell’UR interna dal 40% al 90%. Questa quantità di vapore,al mattino, dovrebbe essere in qualche modo smaltita, adesempio aprendo i serramenti per il ricambio dell’aria; que-sta operazione dato lo stile di vita di molte persone, non èsempre compiuta. Unitamente al fatto che, come anticipato,le infiltrazioni d’aria sono spesso insufficienti, ben si capiscecome mai possano verificarsi eccessi di vapore acqueo all’in-terno, che successivamente condensano sui punti freddi.

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I contenziosi legaliI contenziosi legali legati ai problemi di presenza di

muffe negli alloggi sono molto frequenti.In questi casi generalmente il giudice affida ad un con-

sulente tecnico il compito di rispondere in maniera puntua-le e precisa ai quesiti formulati nell’udienza di conferimentodell’incarico e di relazionarne i risultati nell’elaborato perita-le che costituisce la Consulenza Tecnica d’Ufficio.

Nel corso delle operazioni peritali i consulenti tecnici diparte hanno modo di esprimere le loro valutazioni in occa-sione di sopralluoghi, mediante analisi delle relazioni diprogetto o memorie tecniche che dovrebbero essere sem-pre basate sulla conoscenza delle norme specifiche in modotale da consentire al CTU l’espressione di una valutazionefinale adeguatamente supportata.

Come collegare le disposizioni di legge alla normativa Occorre precisare che gran parte dei contenziosi legati a

problemi igrotermici si giocano sull’”interpretazione” delle rego-le dell’arte definite da leggi e norme degli ultimi venti anni.

I limiti da rispettare sono stati assenti per un lungoperiodo e tutt’ora la legislazione vigente non affronta inmodo completo la materia.

Partendo dagli anni ’90, si segnala il DPR 412/93, attua-tivo della Legge 10/91, che chiedeva al progettista di com-piere una verifica termoigrometrica delle strutture opacheutilizzando come valori convenzionali 50% di UR interna e20 °C di temperatura dell’aria interna, mediante il calcolodella “differenza di pressione minima tra quella di satura-zione e quella reale”. Come anticipato, questi valori sonopoco realistici.

Nel 1999 fu emanata una prima normativa tecnica disupporto per lo svolgimento del calcolo, la UNI 10350, chepermetteva di svolgere un’analisi mensile della temperaturasuperficiale interna per evitare l’umidità critica superficialee la valutazione del rischio di condensazione interstizialemediante il metodo di Glaser.

Nel 2003 questa norma è stata sostituita dalla più aggior-nata UNI EN ISO 13788, sulla quale ci si è soffermati inprecedenza. Questo significa che il progettista dal 2003 ha adisposizione uno strumento tecnico che gli permette di com-piere le necessarie valutazioni e non può essere ignorato.

Con l’emanazione del D. Lgsl. 192/2005 sono stati intro-dotti obblighi più severi, mantenuti tali anche dal D. Lgsl.311/2006 e dal DPR 59/09 perché al progettista, come giàanticipato, è richiesto di procedere alla verifica dell’assenzadi condensazioni superficiali ed alla verifica che la con-densazione interstiziale sia limitata alla quantità rievaporabi-le. La legislazione nulla scrive in merito all’assenza dellaformazione di muffe (si ricorda che per numerose speciefungine e muffe le condizioni ideali per la proliferazionenon si manifestano soltanto in concomitanza della satura-zione - cioè quando l’UR è pari a 100% - ma mediamen-te a partire da condizioni che superano 80%): questoimplica che prima si noterà la formazione di muffe sullesuperfici termicamente più deboli e poi, sulle stesse, la for-mazione di condensa. Di fatto la legislazione, prescrivendol’utilizzo della normativa vigente obbliga implicitamente,

secondo gli autori, al riferimento alla UNI EN ISO 13788. Purtroppo attualmente non c’è alcun obbligo legislativo

per il ricambio dell’aria, che, come già osservato, attraver-so l’abbassamento per diluizione del tenore di umidità,abbassa il valore della temperatura critica e quindi il rischiodi condensazione.

Tipiche situazioni di contenziosi legali in seguito alla proli-ferazione di muffe negli alloggi

I contenziosi legali solitamente oppongono il conduttore,eventualmente proprietario, alla figura o alle figure chedella situazione dell’immobile possono essere responsabili inmodo più o meno diretto: proprietario, se diverso dal con-duttore, venditore, costruttore, fino al o ai progettisti.

I contenziosi possono interessare immobili sia di recen-te costruzione che già esistenti.In entrambi i casi, i fattori da analizzare sono i seguenti:- i calcoli di progetto: per gli edifici progettati dopo il

2005 i calcoli per la verifica di assenza di condensazio-ni superficiali devono essere stati fatti con riferimentoalla UNI EN ISO 13788, utilizzando come riferimento perl’umidità relativa interna, nel caso della scelta del secon-do metodo di calcolo, il valore di 65%. Molti progettistiutilizzano ancora 50% perché non si sono aggiornati;

- l’esistenza di verifiche termoigrometriche eseguitesecondo normativa anche in prossimità di eventuali pontitermici, noti per avere temperature superficiali più basse;

- la rispondenza tra il progetto e quanto è stato eseguito:in molti casi è indicata la presenza dell’isolamento ter-mico nelle tavole di progetto, ma successivamente que-sto non è stato correttamente eseguito;

- l’utilizzo degli alloggi da parte dell’utenza: il regimecon cui viene condotto l’alloggio può avere un notevo-le influsso sui fenomeni di degrado che possono verifi-carsi al suo interno; il mantenimento di condizioni diumidità molto elevata (per eccessiva produzione di vapo-re o per scarsa ventilazione) in concomitanza all’abbas-samento della temperatura interna dovuto, ad esempio,allo spegnimento dell’impianto di riscaldamento nelle orenotturne possono determinare il crearsi di condizionifavorevoli alla condensazione negli edifici con isolamen-to termico scarso;

- l’esistenza o l’assenza di un sistema di ricambio del-l’aria negli ambienti.

Non è sempre facile stabilire in prima analisi se i pro-blemi siano dovuti alle caratteristiche dell’involucro o allaconduzione da parte dell’utenza o ancora alla carenza diventilazione.

Per illustrare questi concetti si può far riferimento allaFigura 3, dove è schematizzata l’influenza reciproca dei fat-tori che concorrono alla formazione di muffa: qualità del-l’involucro edilizio (responsabile della temperatura superficialeinterna), produzione interna di vapore (legata alla condu-zione dell’alloggio), entità della ventilazione. Per esempio lacondizione indicata con la lettera X nella figura corrispon-de ad un caso in cui la qualità dell’involucro è adeguata(c), ma la ventilazione è moderata (b), e la produzione di

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vapore è elevata (c): in questo caso è possibile la forma-zione di muffa; nel caso contrassegnato dalla lettera Y, unamoderata produzione di vapore (b), unitamente ad una ven-tilazione molto efficiente (d) e ad una discreta qualità del-l’involucro (b), rendono poco probabile la formazione dimuffa.

Solitamente le parti in causa tendono ad accusarsi incol-parsi vicendevolmente: inquilini poco attenti alla conduzio-ne degli spazi interni tendono ad accusare il costruttore delmancato isolamento delle pareti esterne e, senza esserepadroni della materia, pretendono come risarcimento il cap-potto termico, ritenuto il “risolutore” di ogni problema; inaltri casi i progettisti e i costruttori, alcune volte consci deipropri errori, cercano di far ricadere ogni colpa sulla moda-lità errata di conduzione degli alloggi da parte degli inqui-lini con espressioni del tipo “è colpa vostra perché nonaprite mai le finestre”.

Le verifiche durante i sopralluoghiCi sono però alcuni indizi che già in fase di sopral-

luogo possono dare un’idea di quale sia il problema all’o-rigine del fenomeno di condensazione e che possono farpropendere verso l’uno o l’altro dei fattori. Ovviamenteogni affermazione deve essere suffragata da opportuni datied eventualmente misure. La semplice osservazione puòsuggerire il punto dal quale partire o sul quale approfon-dire le indagini.

Ad esempio: possono esserci problemi di realizzazionedell’involucro se si presentano muffe e condensazioni intutti o gran parte degli alloggi di un edificio o omologhiper superficie e disposizione, oppure ancora sulle strutturecon identica esposizione; possono invece esserci problemi

LEGENDA:a : bassab : moderata - discretac : elevata - adeguatad : molto elevata - efficiente

X, Y casi esemplificativi descritti nel testo

Figura 3 – Correlazione tra le tre cause di formazione dimuffe all’interno degli alloggi: i campi contrassegnati contratteggio corrispondono a combinazioni delle tre variabiliche danno luogo a nessuna o scarsa probabilità diformazione di muffe. I campi in bianco corrispondono acondizioni per le quali è molto probabile la formazione dimuffe.

Figura 4 – Un registratore di temperatura e umidità relativa(a sinistra) e un misuratore di CO2, collegabile ad unregistratore (a destra). Da documentazione tecnica ONSET.

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legati all’utenza se le muffe e le condense si manifestanoin un unico o in pochi alloggi di un condominio.

In casi di incertezza esistono metodi per verificare laqualità dell’involucro e la rispondenza tra i dati di proget-to ed i materiali effettivamente utilizzati mediante varie tec-niche più o meno invasive: carotaggio (per prelevarecampioni di materiali all’interno delle pareti opache), misu-ra termoflussimetrica (per misurare in opera la trasmittanzadi una struttura) e termografia (per verificare tramite ter-mocamere le temperature superficiali delle strutture).

Per avere qualche dato sul comportamento dell’utenza, aparte un’intervista diretta per capire gli stili di vita, un’in-teressante opportunità potrebbe essere quella di utilizzareper un periodo di tempo un termoigrometro registratore,ovvero un dispositivo che misura periodicamente (ad esem-pio ogni 5 minuti) la temperatura dell’aria interna e l’umi-dità relativa in ambiente, risultati memorizzando le misure.Ulteriormente una misura, con registrazione, della concen-trazione di CO2 consente di valutare, tramite semplici cal-coli, l’effettivo tasso di ventilazione di un alloggio. Glistrumenti adatti a queste misure, un esempio dei quali èriportato in Fig. 4 (Antonucci et al., 2012) sono oggigiornopoco costosi.

Ovviamente è bene precisare che tutte queste operazio-ni, soprattutto a causa del tempo professionale richiesto,hanno comunque un costo anche elevato, che, proprio nelcaso del contenzioso legale, dovrà essere sostenuto dallaparte “perdente”. Gli oneri economici legati ad un conten-zioso legale sono nell’ordine di migliaia di euro solo perle spese di tecnici, consulenti ed avvocati, alle quali siaggiungono, nel caso di costruttori e progettisti dei qualisono state accertate le mancanze o colpe, anche le speseper il risanamento degli alloggi.

Le esperienze degli scriventi sono molteplici. Sono dasegnalare anche tentativi di persone poco esperte, colpevo-li di una cattiva conduzione dell’alloggio (panni stesi adasciugare in casa, ad esempio) di far ricadere presuntecolpe su costruttori completamente in regola, pretendendorisarcimenti esagerati senza conoscere il meccanismo di for-mazione delle condense che, non è solo legato alle tem-perature superficiali delle pareti, ma anche all’eccesso divapore in ambiente, come illustrato in figura 2 e 3. Primadi innescare il meccanismo di un contenzioso gli autoriritengono che sarebbe ragionevole un confronto tra le parti,in presenza di tecnici preparati, per un’opportuna analisipreliminare.

La risoluzione dei problemi Sono di seguito elencate le più frequenti fattispecie e le

possibili modalità di risoluzione dei problemi riscontrati neicasi di contenziosi legali sorti in seguito alla proliferazionedi muffe all’interno degli alloggi.

1) Nel caso di nuovi edifici o di ristrutturazioni integra-li, sono coinvolti professionisti che hanno l’obbligo di ese-guire le specifiche verifiche termoigrometiche secondoquanto precedentemente descritto in questo articolo; qualo-ra si riscontrino palesi violazioni rispetto alle prescrizioni di

legge, il venditore deve sicuramente risarcire la controparteo rimediare il danno (eventualmente rivalendosi, se perti-nente, sul costruttore o sul progettista): ad esempio nel casodi carenza di isolamento termico, si può provvederemediante cappotto o correzione dei ponti termici. Natural-mente, come evidenziato in figura 3, l’incremento di isola-mento termico non garantisce totalmente la scomparsa deifenomeni che possono continuare a verificarsi in presenza,eventualmente combinata, di elevata produzione di vaporee scarsa ventilazione; specifiche misure potranno eventual-mente fornire elementi per comprendere le ragioni dellapermanenza del fenomeno.

2) Come seconda casistica merita segnalare la sostituzio-ne dei serramenti. Si tratta di una pratica molto frequenteche spesso un inquilino o un proprietario esegue di pro-pria iniziativa perché non richiede alcuna specifica praticaautorizzativa e nemmeno una verifica termoigrometrica; èmolto diffusa la situazione in cui, in seguito a tale opera-zione, si manifestino problemi di muffe perché si trasfor-mano alloggi, prima eccessivamente ventilati a causa delleinfiltrazioni, in ambienti ermetici e, quel che è peggio, ciòavviene di solito senza interventi di coibentazione. In que-sti casi forse dovrebbe essere il serramentista, se dotato diadeguata professionalità, ad avvisare l’utente dei possibilirischi. In tali situazioni probabilmente l’unica soluzione delproblema è l’installazione di un sistema di ventilazione mec-canica possibilmente con recupero di calore, per contenerela spesa energetica.

Vi possono essere tuttavia casi in cui la sostituzione deiserramenti avvenga nell’ambito di un’azione di manutenzio-ne ordinaria o straordinaria di un appartamento, ad esem-pio nel caso di compravendita in seguito alla quale ilnuovo proprietario voglia apportare delle migliorie. Nonessendo molto pratico della materia potrebbe avvalersi diun professionista che avrebbe sicuramente il dovere diavvertirlo del rischio che può comportare la sostituzione diserramenti nei confronti dell’incremento dell’umidità internae del conseguente pericolo di muffe. Vale quanto sopraespresso riguardo all’opportunità di segnalare la convenien-za di un impianto di ventilazione.

3) Qualora sia accertato che gli utenti operino un uti-lizzo scorretto degli ambienti, ad esempio occupandoli conpresenza di maggior numero di persone rispetto a quellepreviste dal progetto (p.es. camere singole occupate da piùpersone) oppure non azionando la cappa di estrazione dellacucina, oppure ancora stendendo frequentemente i panni adasciugare in casa, si può intervenire mediante un’azione diinformazione al fine di correggere i comportamenti inade-guati. Se il problema permane, nonostante un cambiamen-to dello stile di vita delle persone (peraltro abbastanzadifficile da operare), si può ricadere nella casistica del suc-cessivo punto 4. Si deve notare che un aumento di venti-lazione non è obbligatorio per legge; la normativa italiana,non cogente, in particolare la UNI 10339 (UNI, 1995),attualmente in fase di revisione, parla di ventilazione ai finidell’ottenimento di una buona qualità dell’aria interna, manon specificamente per evitare fenomeni di condensazioneo muffe. Spesso, poi, la ventilazione è confusa con l’aera-

7quaderni di legislazione tecnica

Page 8: Muffe negli alloggi: perché si presentano, come evitarle ... · PDF filecitata norma UNI EN ISO 13788. Essa contiene un meto-do di riferimento semplificato per determinare la tempera

zione, ossia con l’apertura dei serramenti che tuttavia èun’operazione arbitraria e di solito irregolare.

4) Negli edifici nuovi, nei casi in vi cui sia una corret-ta esecuzione delle opere, in maniera conforme al proget-to, e nel caso in cui le verifiche termoigrometriche sianostate compiute in maniera corretta, verosimilmente, con rife-rimento alla figura 3, ci si può trovare in quelle situazioniin cui la scarsa ventilazione non è sufficiente a compensa-re una produzione relativamente elevata di vapore. Siriscontra spesso che in presenza di più alloggi con la stes-sa esposizione e le stesse superfici e caratteristiche, in alcu-ni casi si manifestano le muffe ed in altri no. L’esperienzamostra che di solito l’esito differente è dovuto al numerodi persone nell’alloggio ed a diversi stili di vita anche senon necessariamente impropri. In carenza di una legisla-zione specifica che renda obbligatoria l’installazione diimpianti di ventilazione, appare difficile attribuire al vendi-tore (o costruttore o progettista secondo i diversi possibilirapporti) una responsabilità puntuale. Si può dire che inquesti casi l’alloggio ancorché sia costruito a norma di leggenon è comunque del tutto “a regola d’arte”. Anche in que-sto caso, come in quello sopra considerato al punto 3), aparere degli scriventi, può essere ragionevole pensare aduna compensazione che copra in tutto o in parte il costodi un adeguamento mediante l’installazione di un sistemadi ventilazione.

5) Il progettista ha eseguito la verifica di legge con ilsecondo metodo indicato dalla UNI EN ISO 13788 facendoriferimento però, ad un valore di UR interna del 50% anzi-ché del 65% pur essendo questo ultimo il valore vigente.Si procede in questo caso con una nuova verifica termoi-grometrica e, nel caso in cui la parete in questione o iponti termici non fossero verificati, il progettista può esse-re di fatto chiamato in causa ai fini della responsabilità,tenendo conto anche di altri fattori concomitanti.

Conclusioni e consigli per una progettazioneconsapevole

Come emerge da questo articolo, la legislazione vigentenon ammette condensazioni superficiali e, di conseguenzala presenza di muffe negli alloggi rappresenta di fatto undifetto contestabile in termini legali.

Il progettista, tuttavia ha a disposizione gli strumenti perprevenire questi problemi e la presente trattazione vuolemeglio precisare quanto non è chiaramente specificato daglistrumenti legislativi. In particolare è assolutamente necessa-ria la conoscenza della norma UNI EN ISO 13788, comegaranzia del rispetto della regola dell’arte, ma anche inquanto strumento di riferimento legislativo, ancorché nonspecificamente nominata.

Occorre poi tener conto che le muffe hanno a che farenon solo con l’isolamento delle strutture, quindi con le tem-perature superficiali interne, ma anche con la carenza diventilazione e la produzione di vapore all’interno degliambienti. Questi aspetti devono essere sempre più consi-

derati per il fatto che l’orientamento del mondo dellacostruzione va verso edifici con tenuta all’aria sempre piùelevata, insufficientemente ventilati per aerazione (aperturasporadica delle finestre) e la presenza di ponti termici ècomunque possibile. Una importante strategia per impedirela formazione di condensazioni superficiali è il ricorso asistemi di ventilazione, naturale o meccanica. Questi ultimisono da considerarsi ottimali in quanto permettono il con-trollo delle portate d’aria e, qualora dotati di opportunidispositivi, consentono il recupero del calore dall’aria espul-sa e quindi il contenimento dei consumi energetici; alcunisistemi di ventilazione meccanica sono ottimali per effet-tuare installazioni ambiente per ambiente, senza bisogno dicanalizzazioni di distribuzione. Le tecnologie per la ventila-zione meccanica degli ambienti saranno oggetto di un pros-simo articolo.

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D.P.R. 2 aprile 2009, n. 59 Regolamento di attuazione dell’articolo4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CEsul rendimento energetico in edilizia.

Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192 - Attuazione della diret-tiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia.

Decreto Legislativo 29 dicembre 2006, n. 311 - Disposizioni corret-tive ed integrative al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192,recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendi-mento energetico nell’edilizia.

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UNI 10350:1999 - Componenti edilizi e strutture edilizie - Prestazio-ni igrotermiche - Stima della temperatura superficiale interna perevitare umidità critica superficiale e valutazione del rischio di con-densazione interstiziale.

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CEN TR 14788:2006 Ventilation for buildings. Design and dimensio-ning of residential ventilation systems

UNI 10339:1995 - Impianti aeraulici ai fini di benessere. Generalità,classificazione e requisiti. Regole per la richiesta d’offerta, l’offer-ta, l’ordine e la fornitura.

8 quaderni di legislazione tecnica