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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 11 n. 1 - Giugno 2002 37 Internet MPLS: dall’idea originale alle attuali applicazioni nelle reti IP FEDERICO M. RENON GIANNI ROSSI PAOLO SALAMANDRA La crescita esponenziale della domanda di servizi dati, applicazioni multimediali e, in particolare, lo sviluppo preponderante, a livello mondiale, di servizi disponibili sulla rete Internet sono tali da richiedere un continuo progresso delle reti IP e un’evo- luzione delle sue funzionalità. Sin dall’inizio degli anni novanta l’IETF si è posta l’obiettivo di riuscire a adatta- re l’architettura protocollare delle reti IP a un contesto, in cui il traffico presente è altamente variegato e in cui il classico modello di servizio best-effort non consentiva di rispondere alle esigenze degli utenti. Uno dei risultati di quest’attività, ha portato alla definizione dell’architettura MultiProtocol Label Switching, che impiega un’ennesima variante del classico princi- pio della commutazione di pacchetto. Essa nasce a partire dagli sforzi intrapresi dall’IETF (MPLS working group) nella seconda metà degli anni Novanta, con l’in- tento di proporre una nuova soluzione in ambito delle reti multiservizio. Concepita inizialmente come strumento per ottenere un’efficiente ed efficace integrazio- ne della tecnologia ATM con i meccanismi del protocollo IP per migliorarne le presta- zioni MPLS è divenuta, in realtà, un’architettura che consente di realizzare alcuni nuovi servizi IP attraverso l’introduzione di ulteriori meccanismi di segnalazione e d’inoltro dei pacchetti. L’architettura MPLS è più articolata di quella di una rete IP e maggiormente com- plessa da gestire e da amministrare, nonostante lo sforzo compiuto dall’IETF, nella definizione degli standard, sia stato quello di limitare la complessità che ha caratte- rizzato lo sviluppo del piano di controllo ATM. Oggi MPLS rappresenta una tecnologia matura, in molti casi già introdotta in campo dagli operatori, necessaria per realizzare i servizi VPN IP (Virtual Private Network IP) e di Traffic Engineering. 1. Introduzione La tradizionale architettura delle reti IP (connec- tionless-oriented, paradigma best-effort), ha contribuito da un lato alla straordinaria crescita e diffusione di queste reti, ma è stata anche vincolata da limiti rico- nosciuti che hanno stimolato la ricerca di nuove soluzioni di interconnessione in rete, in modo da rendere Internet capace di diversificare e di incre- mentare ulteriormente le tipologie delle applicazioni e dei servizi offerti (video on-demand, real-time, Voice over IP). Questo articolo presenta una nuova architettura proposta dalla comunità tecnico-industriale: Organismi di Ricerca e delle Università, IETF (Internet Engineering Task Force), costruttori ed è stata chiamata MPLS (MultiProtocol Label Switching). Nel testo si è cercato di mettere in luce cosa effettiva- mente sia l’MPLS e cosa effettivamente essa per- mette di ottenere, in termini di valore aggiunto in una rete IP. Partendo da questi presupposti, in questo arti- colo, si sottolinea, dapprima, come in origine MPLS si sia sviluppato quale risposta alle difficoltà di inte- grazione IP/ATM (Asynchronous Transfer Mode) [1], vista in passato come la soluzione ideale per risol- vere i problemi legati alle prestazioni presenti nei router tradizionali sfruttando le capacità di trasporto di una rete ATM. Sono poi presentate le successive evoluzioni di questo paradigma, che hanno portato all’attuale architettura MPLS e ai relativi utilizzi da parte degli

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MPLS applications in IP network

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 11 n. 1 - Giugno 2002 37

Internet

MPLS: dall’idea originale alle attuali applicazioni nelle reti IP

FEDERICO M. RENON

GIANNI ROSSI

PAOLO SALAMANDRA

La crescita esponenziale della domanda di servizi dati, applicazioni multimediali e,in particolare, lo sviluppo preponderante, a livello mondiale, di servizi disponibilisulla rete Internet sono tali da richiedere un continuo progresso delle reti IP e un’evo-luzione delle sue funzionalità.Sin dall’inizio degli anni novanta l’IETF si è posta l’obiettivo di riuscire a adatta-re l’architettura protocollare delle reti IP a un contesto, in cui il traffico presente èaltamente variegato e in cui il classico modello di servizio best-effort non consentivadi rispondere alle esigenze degli utenti.Uno dei risultati di quest’attività, ha portato alla definizione dell’architetturaMultiProtocol Label Switching, che impiega un’ennesima variante del classico princi-pio della commutazione di pacchetto. Essa nasce a partire dagli sforzi intrapresidall’IETF (MPLS working group) nella seconda metà degli anni Novanta, con l’in-tento di proporre una nuova soluzione in ambito delle reti multiservizio.Concepita inizialmente come strumento per ottenere un’efficiente ed efficace integrazio-ne della tecnologia ATM con i meccanismi del protocollo IP per migliorarne le presta-zioni MPLS è divenuta, in realtà, un’architettura che consente di realizzare alcuninuovi servizi IP attraverso l’introduzione di ulteriori meccanismi di segnalazione ed’inoltro dei pacchetti.L’architettura MPLS è più articolata di quella di una rete IP e maggiormente com-plessa da gestire e da amministrare, nonostante lo sforzo compiuto dall’IETF, nelladefinizione degli standard, sia stato quello di limitare la complessità che ha caratte-rizzato lo sviluppo del piano di controllo ATM.Oggi MPLS rappresenta una tecnologia matura, in molti casi già introdotta incampo dagli operatori, necessaria per realizzare i servizi VPN IP (Virtual PrivateNetwork IP) e di Traffic Engineering.

1. Introduzione

La tradizionale architettura delle reti IP (connec-tionless-oriented, paradigma best-effort), ha contribuitoda un lato alla straordinaria crescita e diffusione diqueste reti, ma è stata anche vincolata da limiti rico-nosciuti che hanno stimolato la ricerca di nuovesoluzioni di interconnessione in rete, in modo darendere Internet capace di diversificare e di incre-mentare ulteriormente le tipologie delle applicazionie dei servizi offerti (video on-demand, real-time, Voiceover IP).

Questo articolo presenta una nuova architetturaproposta dalla comunità tecnico-industriale:Organismi di Ricerca e delle Università, IETF(Internet Engineering Task Force), costruttori ed è stata

chiamata MPLS (MultiProtocol Label Switching). Neltesto si è cercato di mettere in luce cosa effettiva-mente sia l’MPLS e cosa effettivamente essa per-mette di ottenere, in termini di valore aggiunto inuna rete IP.

Partendo da questi presupposti, in questo arti-colo, si sottolinea, dapprima, come in origine MPLSsi sia sviluppato quale risposta alle difficoltà di inte-grazione IP/ATM (Asynchronous Transfer Mode) [1],vista in passato come la soluzione ideale per risol-vere i problemi legati alle prestazioni presenti neirouter tradizionali sfruttando le capacità di trasportodi una rete ATM.

Sono poi presentate le successive evoluzioni diquesto paradigma, che hanno portato all’attualearchitettura MPLS e ai relativi utilizzi da parte degli

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Renon - Rossi - Salamandra • MPLS: dall’idea originale alle attuali applicazioni nelle reti IP

ISP (Internet Service Provider). Sono, in particolare,considerate le caratteristiche funzionali di una reteche realizzi MPLS, mettendone in luce anzitutto gliaspetti salienti che consentono di farne compren-dere le principali strutture operative; e, successiva-mente, si passa a descrivere l’attuale stato dell’artedella architettura MPLS e gli aspetti, invece, chetuttora sono in fase di sviluppo e di evoluzione.

Sono, infine, illustrate le applicazioni oggi mag-giormente diffuse, per le quali il livello della speri-mentazione è ormai maturo e la messa in campo difatto già realizzata da numerosi costruttori negliapparati e dai Provider nelle proprie reti. In partico-lare, sono messi anche in evidenza lo stato di avan-zamento dell’introduzione di MPLS nelle reti diTelecom Italia e la tipologia di servizi che conse-guentemente possono essere offerti ai clienti.

2. Da dove nasce MPLS

Nella prima metà degli anni Novanta si era dif-fusa la convinzione che il modo per riuscire a farfronte al crescente sviluppo della rete Internet, intermini di diversità dei servizi gestibili e della bandaofferta agli utilizzatori, fosse quello di coniugarenella rete le tecniche basate su IP e ATM, sfrut-tando, in particolare, le soluzioni ATM come dorsalia livello geografico per gli ISP.

In questo contesto, il primo problema che allorasi era posto, riguardava la possibilità di riuscire amappare l’architettura IP su una rete ATM.

La prima soluzione proposta era, perciò, di tipooverlay, ossia con livelli separati e sovrapposti, in cui,di fatto, i protocolli d’instradamento a livello IP eATM agivano indipendentemente, con una nettadistinzione tra la rete IP e quella ATM (figura 1). Larete ATM è, infatti, utilizzata per collegarei router IP e occorreva, quindi, ingegneriz-zare l’impiego della banda disponibile.

Nell’ambito del modello overlay sonostate poi sviluppate diverse soluzioni, siaproposte dai costruttori, sia inserite neipiani di standardizzazione della ATMForum e dell’IETF.

In particolare possono essere ricordate:• IP over ATM [1]: questo modello defi-

nisce sia i criteri di incapsulamento deidatagrammi IP quando sono trasportatiattraverso una rete ATM mediante lostrato di adattamento AAL5 (ATMAdaptation Layer 5), sia un protocolloper associare gli indirizzi IP ai corri-spondenti indirizzi ATM (ATMARP),le cui caratteristiche fossero esteseanche al mappaggio di indirizzi multi-cast;

• LAN Emulation [2]: il modello stabili-sce le procedure per rendere una reteATM simile - in termini di proprietàlegate al servizio multiaccesso e broad-cast - a un ambiente LAN, emulandole funzioni relative al livello MAC(Medium Access Control);

• MPOA (MultiProtocol over ATM) [3]: la specifica èstata normalizzata come uno strumento idoneo arealizzare una soluzione di rete caratterizzatadalla presenza di differenti tecnologie, sia alivello di rete (IP, IPX, …) sia di trasporto(Ethernet, Token Ring, LANE, …);

• IPLPDN (IP over Large Public Data Network) esuccessivamente ROLC (Routing over LargeClouds): definisce il NHRP (Next Hop ResolutionProtocol) [4] per host e router non appartenentialla medesima sottorete IP, in modo da permet-tere di stabilire circuiti virtuali diretti attraversouna rete ATM, a condizione, però, che essiappartengano alla stessa rete ATM.Nell’applicazione tipica del modello overlay, i

router IP comunicano tra loro attraverso un insiemedi PVC (Permanent Virtual Circuit) ATM, che funzio-nano, perciò, come un insieme di circuiti logici chegarantiscono la connettività tra i nodi terminali(edge).

I router non sono in grado di rilevare la topologiafisica della rete ma conoscono solo i PVC, che, diconseguenza, appaiono come semplici collegamentipunto-punto. Su ciascun PVC è poi attivato un pro-tocollo d’instradamento che consente ai router distabilire le adiacenze (peer relationships).

Alla classica tabella di routing IP, presente su cia-scun router, si aggiunge la corrispondenza tra next-hop e identificativo del VPI/VCI (Virtual PathIdentifier / Virtual Circuit Identifier) del PVC ATM dicollegamento tra il router di origine e quello didestinazione del pacchetto.

È da notare che in questo caso, se N è il numerodei router di dorsale, per ottenere una soluzione fun-zionante in maniera corretta ed efficace, sarebbenecessario magliare completamente la rete e, quindi,configurare un numero di PVC proporzionale al qua-

POP

POP

POP

POP

Full mesh di PVC tra tutti i core routers

CommutatoriATM

Edge Label Switch Router

POP

POP

POP

CECECECECE

CEPOPPVC

===

Customer EdgePoint Of PresencePermanent Virtual Circuit

Figura 1 Integrazione IP/ATM, modello overlay.

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drato del numero N dei nodi (più eventuali PVC diriserva).

Il numero di adiacenze da gestire è pure decisa-mente elevato e la quantità delle informazioni d’in-stradamento che viaggiano è dell’ordine della quartapotenza del numero di nodi N, il che potrebbe por-tare al sovraccarico del protocollo d’instradamentoIP in caso di fuori servizio contemporaneo di moltiPVC (ad esempio nel caso di un guasto di un nodoATM), e, quindi, a un crollo drammatico delle pre-stazioni degli apparati.

Una dorsale IP basata su ATM presenta, dunque,alcune limitazioni di rilievo: la necessità di mante-nere la gestione delle due reti ATM e IP sovrappo-ste e i problemi di crescita modulare e, cioè, di sca-labilità (N-squared problem) causati dall’impiego deiprotocolli d’instradamento IP - in genere di tipoOSPF (Open Shortest Path First) - su una magliaturadi PVC.

Per questi motivi, al modello overlay si contrap-pose, in un secondo tempo, il modello integrato, intro-dotto con lo scopo di eliminare le difficoltà di indi-rizzamento e le ridondanze delle caratteristiche fun-zionali presenti nelle reti IP e ATM per permetterel’inoltro delle informazioni. Già nel corso del bien-nio 1996/1997 diversi costruttori proponevano solu-zioni, sia pur proprietarie, che rispondevano a que-st’obiettivo. Tra questi possono essere ricordati:Toshiba con CSR (Cell Switch Router) [5]; Ipsilon (oraNokia) con IP Switching [6]; Cisco con Tag Switching[7]; IBM con ARIS (Aggregate Route-based IPSwitching) [8].

Nella maggioranza dei casi, con queste soluzionisi intendeva agire sul software di controllo di unrouter IP per integrarlo con l’hardware di un com-mutatore ATM. La componente di controllo realizzain questo caso instradamenti basati su un protocolloIP (OSPF, BGPv4, …), eliminando i problemi discalabilità e limitando, notevolmente, il numerodelle adiacenze da mantenere e il carico conse-guente sul protocollo d’instradamento.

Per quanto concerne, invece, la componente diinvio dei pacchetti (forwarding), i commutatoriIP/ATM utilizzano hardware ATM convenzionale ela tecnica di commutazione di etichetta tipica dellivello 2. Si aggiunge, così, un’ulteriore funzione,per la componente di controllo, relativa all’alloca-zione e alla distribuzione delle etichette.

Il limite principale di queste tecnologie è, però,rappresentato dal fatto che le varie soluzioni propo-ste dai costruttori non sono tra loro interoperabili equasi tutte richiedono, come tecnologia di trasporto,l’ATM non essendo infatti in grado di operare suinfrastrutture differenti, quali ad esempio quellaSDH o quella PPP (Point to Point Protocol).

Proprio a partire da questo contesto, nel 1997l’IETF ha costituito l’MPLS Working Group, asse-gnandogli l’obiettivo di armonizzare e di integrare leprecedenti proposte, in modo da produrre uno stan-dard multivendor impiegabile su qualsiasi tecnolo-gia di trasporto.

L’idea architetturale di base riguarda l’associa-zione a tutti i datagrammi IP di una breve etichetta(label) di lunghezza fissa, con cui gli apparati di rete

possono effettuare un instradamento veloce basatosulla commutazione dell’etichetta stessa (labelswapping).

La tecnologia risultante è di fatto così in grado di“appoggiarsi” a qualsiasi protocollo di trasporto e diutilizzare qualsiasi protocollo di rete, con il vantag-gio di consentire a un ISP di offrire nuovi servizi chenon possono essere forniti efficacemente tramite ilconvenzionale instradamento IP.

Gli studi sull’MPLS erano indirizzati all’inizioanche verso l’obiettivo di trasformare i commutatoriATM in router con elevate prestazioni. I recenti pro-gressi nella tecnologia del silicio consentono, però,di effettuare - mediante nuovi componenti dedicatiASIC (Application Specific Integrated Circuit) - consul-tazioni di tabelle d’instradamento IP (route lookup)con prestazioni paragonabili a quelle dell’hardwarededicato, sviluppato per ATM. Gli sviluppi si sono,perciò essenzialmente orientati verso un’architetturadi rete MPLS con sistemi SDH, piuttosto che versoMPLS su ATM.

Questa scelta è, anche, coerente con le tendenzearchitetturali per la rete nel suo complesso chevedono, in prospettiva, la semplificazione dei livellidi rete e la convergenza verso soluzioni che consen-tano di instradare direttamente IP sui portanti ottici.

3. Architettura MPLS

Il concetto fondamentale di MPLS [9] è, dun-que, quello di associare un’etichetta a ciascun pac-chetto che attraversa la rete, seguendo a livelloarchitetturale di nodo il criterio della separazionedelle due componenti dell’instradamento: la deci-sione d’instradamento, gestita dai protocolli IP, e l’ef-fettiva attuazione (forwarding) dello smistamento deiflussi di pacchetti, gestita tramite la commutazione dietichetta.

La componente di decisione - che comprendel’insieme dei moduli demandati all’allocazione e alladistribuzione delle etichette tra nodi adiacenti - el’intelligenza di livello 3 (IP addressing, IP routing), èdel tutto indipendente da quella di attuazione (inol-tro dei pacchetti secondo il paradigma labelswitching). L’assenza di vincoli permette di realizzaredifferenti protocolli su qualsiasi mezzo (multiproto-col) e di evitare, come chiarito nel paragrafo 2, confi-gurazioni completamente magliate di percorsi, gliLSP (Label Switched Path), fra i router della dorsale.

3.1 Commutazione di etichetta: la componente di forwarding

Nel modello di layer 3 forwarding tradizionale[10], ciascun router di rete consulta la propria IP FT(Forwarding Table) e seleziona, così, il nodo succes-sivo verso cui inviare i pacchetti (next hop) sulla basedell’indirizzo IP di destinazione contenuto nell’inte-stazione di livello 3.

La scelta del next hop è data dalla combinazionedi due funzioni: la prima suddivide l’intero insiemedei possibili pacchetti IP in sottoinsiemi denominatiFECs (Forwarding Equivalence Classes); la seconda

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associa ciascuna FEC a un determinato indirizzo IPdi next hop.

In questo modo tutte le destinazioni all’internodella rete sono raggiungibili mediante almeno unpercorso e, eventualmente, si rendono disponibilipercorsi multipli in caso di load balancing. Questoprocesso è conosciuto in letteratura come hop by hopforwarding.

Con la tecnologia MPLS, l’analisi dell’intesta-

zione IP e l’assegnazione conseguente di un pac-chetto a una determinata FEC - che può essereeffettuata sulla base di numerose informazioni qualiIP precedence, indirizzo di sorgente e di destinazione,tipo di applicazione - è eseguita una sola volta incorrispondenza dell’E-LSR (Edge-Label SwitchRouter), posto nei punti di ingresso della rete.

La FEC alla quale il pacchetto è assegnato ècodificata con un’etichetta di lunghezza fissa che è

Elementi funzionali e terminologia delle Reti MPLS

Nella struttura tipica di una rete MPLS (figura A) gli elementi base che possonoessere riconosciuti sono i seguenti:

• Dominio MPLS: porzione di rete costituita da apparati che riconoscono e chesono in grado di dialogare con la rete MPLS;

• Dorsale di rete MPLS: porzione interna del dominio MPLS in cui l’inoltro dei pac-chetti avviene unicamente attraverso la commutazione di etichetta MPLS;

• Dominio cliente: insieme di siti della rete di un Cliente connessi al backboneMPLS;

• Edge LSR (Edge Label Switch Router): router posti alla terminazione (frontiera)della rete, utilizzati per assegnare e per togliere le etichette ai datagrammi e pereseguire l’operazione conseguente di inoltro verso il dominio MPLS;

• LSR (Label Switch Router): dispositivi collocati in genere all’interno del dominioMPLS capaci di inoltrare ipacchetti unicamente sullabase del contenuto infor-mativo di un’et ichetta(paradigma LabelSwitching);

• LSP (Label SwitchedPath): percorso attraversouno o più LSRs seguito daun pacchetto appartenentea una certo flusso di dati;

• LDP (Label DistributionProtocol): protocollo uti-lizzato, insieme con quellid’instradamento;

• IP classici, per definire eper distribuire le etichette;

• Router Ru e Rd: Ru è dettoupstream LSR se un pac-chetto, rispetto al processodi distribuzione delle eti-chette, è inoltrato da unrouter Ru ad uno Rd; ana-logamente Rd è chiamatodownstream LSR.

Dominio cliente

Label Switch Path

BackBoneMPLS

Dominio MPLS

Edge Label Switch Router

Label Switch Router

LDP

Label (20 bit) S (1 bit)Exp (3 bit)

PPP Header MPLS Header Layer 3 Header

Label MPLS

Dati

TTL (8 bit)

ExpLDP

MPLS

===

Experimental bitLabel Distribution ProtocolMultiProtocol Label Switching

PPPS

TTL

===

Point to Point ProtocolStackTime To Live

Dominio cliente

Dominio cliente

Dominio cliente

Figura A Architettura di rete e struttura dell’intestazione MPLS.

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anteposta all’intero pacchetto. Il pacchetto “esteso”è, quindi, inviato verso il next hop, che questa voltarealizza lo smistamento unicamente in base alleinformazioni contenute nell’etichetta, piuttosto chesull’analisi delle informazioni dell’intestazione dilivello 3 [11].

Nel punto di uscita dalla rete MPLS, il corri-spondente E-LSR rimuove l’etichetta e consegna ilpacchetto IP al sito del Cliente finale. In questomodo l’intero processo di trasporto MPLS in reterimane del tutto trasparente per i siti posti presso lesedi dei clienti.

Il riquadro a pagina 40 illustra gli elementi funzio-nali e la terminologia delle architetture MPLS; essomostra anche la struttura di una generica trama MPLSconsegnata al livello 2 sottostante per il trasporto.

Il payload è costituito da un pacchetto IP prece-duto da una sequenza di intestazioni MPLS, checonsentono di stabilire, come sarà chiarito inseguito, anche gerarchie su più livelli d’instrada-mento.

Ogni intestazione MPLS è composta da 32 bitcosì ripartiti:• Label (20 bit): rappresenta l’etichetta utilizzata

per l’instradamento del pacchetto IP;• Exp (3 bit): è il campo oggi definito come speri-

mentale. Un possibile utilizzo dei bit riguarda ilmappaggio di eventuali classi di servizio IP su unarete MPLS che consente alcune differenti proce-dure di trattamento dei pacchetti, chiamati PHB(Per Hop Behavior);

• Stack (1 bit): è il campo che indica l’eventualepresenza di più etichette messe in sequenza(ovvero in stack) per consentire, come sarà chia-rito più avanti, lo smistamento in reti realizzatesu più livelli MPLS;

• TTL (8 bit): è il campo Time-to-Live, definito perrilevare ed eliminare frame MPLS che per qualchemotivo circolino in rete per tempi eccessivi (riqua-dro a pagina 44). Il suo valore è fissato all’inizio delcammino ed è diminuito di un’unità ogni volta che

si attraversa un nodo. Quando il valore di TTLraggiunge lo zero il frame MPLS è scartato.La label di 20 bit sopra specificata ha un valore

locale nell’interfaccia utilizzata per l’inoltro dei pac-chetti e sintetizza diverse informazioni riguardanti ilpacchetto cui essa si riferisce:• destinazione;• precedenza;• appartenenza a VPN (Virtual Private Network);• QoS (Quality of Service);• informazioni di TE (Traffic Engineering).

Tra i valori assegnabili alcuni sono riservati:• valore 0 - IPv4 Explicit NULL. Questo valore

indica che l’etichetta non contiene effettiveinformazioni d’instradamento. Il pacchetto deve,quindi, essere inoltrato seguendo le informazionicontenute nell’intestazione di livello 3, che inquesto caso è del tipo IPv4;

• valore 2 - IPv6 Explicit NULL: analogamente alcaso precedente, l’etichetta non contiene vere eproprie informazioni d’instradamento e il pac-chetto deve essere inoltrato seguendo le infor-mazioni contenute nell’intestazione di livello 3,che in questo caso è del tipo IPv6;

• valore 1 - Router Alert. Questo valore è utilizzatoper informare il nodo che il pacchetto può richie-dere altre operazioni oltre all’inoltro;

• valore 3 - Implicit NULL. Questo valore è impie-gato nel protocollo LDP (Label Distribution Protocol)per la distribuzione delle etichette tra nodi.Un pacchetto nel caso più generale, quando, ad

esempio, si debbano attraversare aree multibackbone,vale a dire, aree gestite da differenti ISP, non tra-sporta una sola etichetta, ma una serie di etichette,organizzate in sequenza (a stack) di tipo LIFO (LastIn First Out).

L’analisi dello stack in ogni nodo MPLS, LSR(Label Switching Router), avviene, allora, in manieraindipendente dal livello della gerarchia e sempreguardando l’etichetta posta in cima, senza conside-rare che altre etichette possono essere state inseritein precedenza “sotto di essa”. Può essere rilevatoche un pacchetto, a cui non sia stata ancora associataun’etichetta, abbia lo stack vuoto, mentre se un pac-chetto possiede m etichette, quella posta in cimaallo stack è definita di livello (o di gerarchia) m.

Quando un pacchetto è ricevuto, viene analizzatal’etichetta di livello più elevato nello stack e da que-sta lettura, sempre operando sulla base della tabellaNHLFE (Next Hop Label Forwarding Entry), si rica-vano le informazioni necessarie per agire corretta-mente nell’inoltro del pacchetto stesso, in pratica ilnext-hop da utilizzare, e le successive azioni da ese-guire sullo stack, tra cui, ad esempio:• sostituire l’etichetta posta in cima allo stack con

una nuova;• leggere lo stack delle etichette;• inserire nuove etichette.

Per inoltrare, invece, un pacchetto privo di eti-chetta, in un LSR si analizza direttamente l’intesta-zione di livello 3 e, sempre dalla tabella NHLFE, sivaluta dove instradare il pacchetto e quale etichettainserire.

La figura 2 mostra un esempio di come avvenga

Livello m Livello 1

Pacchetto(livello 3)

Label Label

Exp Exp

S S

TTL TTL

Label

Exp

S

TTL

IPPort 1 Port 2

Port 3 Port 4

5

IP

Tabella d'invio dei pacchetti

(2,7)(3,7)(4,9)(3,2)

SwapSwapSwapSwap

(1,2)(1,4)(1,5)(2,3)

In(port, label)

Out(port, label)

LabelOperation

9

ExpIP

==

Experimental bitInternet Protocol

TTLS

==

Time To LiveStack

Figura 2 Stack di etichette MPLS e paradigma di com-mutazione di etichetta.

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una generica propagazione di un pacchetto IP, a cuisia stata applicata l’etichetta MPLS, quando attra-versa un nodo MPLS. Secondo quanto riportatonella tabella d’instradamento del nodo rappresen-tato, un pacchetto proveniente dalla porta 1, con eti-chetta di ingresso pari a 5, deve essere inviato allaporta di uscita 4, dopo che gli sia stata associataun’etichetta di uscita pari a 9.

Quando anche l’ultima etichetta posta nello stackè letta, l’inoltro del pacchetto avviene unicamentesulla base dell’intestazione IP.

3.2 Commutazione di etichetta in MPLS: la componente di controllo

Le funzioni d’instradamento sono suddivise indue componenti: attuazione e controllo. Per effet-tuare il controllo devono essere inserite nuove pre-stazioni, legate alla distribuzione delle informazionid’instradamento tra nodi LSR e alle procedure (algo-ritmi) che gli stessi nodi eseguono per costruire eper aggiornare le tabelle d’instradamento utilizzate,in modo da assegnare e da modificare le etichette.

L’architettura MPLS non fissa peraltro un unicocriterio di realizzazione dei meccanismi di segnala-zione necessari per la distribuzione e per l’alloca-zione delle etichette fra gli LSR.

Possono essere, ad esempio, utilizzati a questoscopo alcuni protocolli già esistenti, come il BGP(Border Gateway Protocol) [12], inserendo, all’internodei pacchetti d’instradamento veri e propri, mes-saggi detti di piggyback, che contengono le informa-zioni relative alle etichette MPLS d’instradamento.

L’IETF ha, però, definito anche un nuovo proto-collo, l’LDP (Label Distribution Protocol) [13] [14],con l’obiettivo di fissare l’insieme delle procedureattraverso le quali un LSR informa un altro LSRsulle etichette create e sulle associazioni tra percorsid’instradamento ed etichette.

Due LSR che stabiliscano una comunicazionemediante LDP sono detti label distribution peers,rispetto alle informazioni scambiate; e si parla anchedi label distribution adjacency tra i due LSR.

Le operazioni caratteristiche per l’allocazione eper la distribuzione delle etichette MPLS sono tre:• Downstream Label Allocation;• Downstream Label Allocation on Demand;• Upstream Allocation.

Per un corretto funzionamento del meccanismo ènecessario attivare nella rete MPLS un protocollo dirouting come quello IGP (Interior Gateway Protocol),che governa il popolamento delle tabelle d’instrada-mento dei singoli LSR.

Downstream Label AllocationNel Downstream Label Allocation, un LSR, nel

momento in cui un particolare prefisso, il FEC(Forwarding Equivalence Class), è stato appreso tra-mite messaggi che provengono dal protocollo di rou-ting IGP, associa un’etichetta al prefisso e ad un per-corso d’instradamento, la inserisce nella sua tabellad’instradamento, stabilisce un riferimento a essa nelproprio elenco di etichette valide, la LIB (LabelInformation Base), e comunica, poi, agli LSR adia-centi la relazione tra etichetta d’ingresso e percorsod’instradamento.

Quando un LSR riceve, dal nodo successivo suun dato percorso d’instradamento, l’informazioneche consente di stabilire su quel percorso un’associa-zione tra FEC ed etichetta (permette di effettuarecioè il cosiddetto label-binding), l’LSR pone l’eti-chetta tra quelle d’uscita della LIB che si riferisconoallo stesso percorso. In caso contrario, si limita adassociare un’etichetta a ciascun percorso disponibile.

Downstream Label Allocation on DemandNel Downstream Label Allocation on Demand un

LSR identifica per ciascun percorso d’instradamento

PERCHÈ MPLS

L’architettura di MultiProtocolLabel Switching (MPLS), è nataalcuni anni fa per superare i limitinelle prestazioni dei tradizionali rou-ter IP e nell’integrazione fra le retiIP e le reti ATM ma successiva-mente è stata sviluppata in modoinnovativo e indipendente, allonta-nandosi dai primi obiettivi con essaperseguiti.

Nelle reti IP classiche, il piano dicontrollo (che decide dove instradarei pacchetti) ed il piano di attuazione(che effettua lo smistamento vero eproprio) agiscono entrambi sulla basedell’indirizzo IP di destinazionefinale del pacchetto. Nelle architet-

ture MPLS, invece, il controllo èreso indipendente dall’inoltro deipacchetti attraverso l’introduzione diuna nuova etichetta, la label che dà ilnome alla stessa soluzione MPLS.

Nelle reti MPLS il piano di con-trollo analizza, infatti, la destina-zione del pacchetto e, sulla base dilogiche, eventualmente diverse epiù elaborate di quelle degli instra-damenti IP “tradizionali”, definiscee inserisce le etichette. Da questepossono poi essere ricavate tutte leinformazioni necessarie per inoltrarecorrettamente i pacchetti.

Questa caratteristica conferisceall’MPLS proprietà di scalabilità e dibuona indipendenza dal livello di

trasporto utilizzato, e consente diestenderne l’impiego ai sistemiottici evoluti. Grazie, anche, allamaturità raggiunta dalle realizzazioniindustriali, l’impiego di MPLS dàoggi, quindi, agli operatori la possi-bilità di introdurre nuove funziona-lità e servizi nella rete IP.

Una nuova evoluzione sarà resa pos-sibile nel prossimo futuro, quandosarà concluso l’iter per l’introdu-zione del trasporto diretto su reticompletamente ottiche. Con questereti sarà, infatti, impiegata unanuova architettura MPLS (chiamataGeneralised MPLS), oggi già in fase didefinizione.

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Renon - Rossi - Salamandra • MPLS: dall’idea originale alle attuali applicazioni nelle reti IP

un nodo subito “a valle” (next hop).Invia, poi, una richiesta (via LDP) per associare

un’etichetta a quel percorso. Quando il nodo nexthop riceve la richiesta, crea un’etichetta e la memo-rizza nel proprio archivio di etichette valide (nellapropria LIB), producendo un’azione successiva chedipende dal modo di funzionamento che può esseredi tipo indipendente o ordinato.

Nella modalità indipendente l’LSR interrogatorestituisce immediatamente a quello “a monte”, cheha effettuato la richiesta, la corrispondenza tra l’eti-chetta in ingresso e il percorso d’instradamento. Conquesta informazione di associazione l’LSR “amonte” crea un elemento nella sua tabella d’instra-damento, specificando il valore di etichetta ricevutocome identificativo in uscita, che consenta di rag-giungere la destinazione fissata.

Il router LSR “a valle” ripete il processo,inviando una richiesta per la stessa destinazione alnodo successivo nel percorso.

Con questo comportamento, però, l’LSR “avalle” potrebbe non essere in grado di inoltrare unpacchetto in arrivo con un’etichetta per la successivadestinazione, poiché non è necessariamente dettoche abbia già un’etichetta di uscita per quel per-corso.

Nella modalità ordinata è invece avviato un pro-cesso mediante il quale l’LSR posto “a valle” nelpercorso invia una nuova richiesta al suo next hop,anziché restituire la corrispondenza tra etichetta epercorso all’LSR “a monte”, finché non venga rag-giunto l’LSR di destinazione.

Quest’ultimo LSR invia l’informazione di labelbinding a quello precedente, avviando così un pro-cesso a ritroso per la propagazione dell’associazionesu tutto il percorso individuato dal protocollo di rou-ting IGP.

Con questa seconda procedura è risolto il pro-blema relativo all’impossibilità temporanea di proce-dere con lo smistamento del pacchetto, in quantoogni LSR invia verso “monte” il proprio label bindingsolo quando ha a disposizione un’etichetta in uscita versola destinazione interessata.

Upstream Label AllocationCon la procedura di Upstream Label Allocation, un

LSR alloca alcune etichette per ciascun percorso,contenuto nella propria tabella d’instradamento eraggiungibili da una delle sue interfacce. Aggiornapoi la propria LIB ponendo l’etichetta tra quelle inuscita e informa il nodo successivo su quel percorsodell’avvenuta associazione.

Il nodo di next hop, dopo aver ricevuto questainformazione, mette questa etichetta tra quelle iningresso nella propria LIB.

Dopo aver inserito sia l’etichetta d’ingresso siaquella di uscita, l’LSR può inoltrare i pacchetti sulpercorso individuato, utilizzando l’algoritmo di com-mutazione di etichetta.

Ogni volta che un LSR crea una nuova associa-zione tra un percorso e un’etichetta, aggiorna sia latabella d’instradamento sia la LIB.

Quest’operazione permette di associare etichetteanche ai pacchetti a cui non era stata assegnata in

precedenza alcuna etichetta e, quindi, ai pacchettiche arrivano in ingresso alla rete MPLS dall’esterno.

Nell’ambito del processo di distribuzione e diallocazione delle etichette può anche presentarsi lasituazione in cui un LSR riceva informazioni di labelbinding differenti provenienti da diversi LSR oltreche dal proprio nodo di next hop.

In questo caso l’LSR può mantenere in memoriale etichette provenienti dagli altri nodi, l’LRM(Liberal Retention Mode), e può eventualmente utiliz-zarle se necessario (ad esempio nel caso dell’interru-zione di una connessione), oppure può eliminarle, sesi comporta con una procedura conservativa, il CRM(Conservative Retention Mode), alleggerendo così ilproprio carico elaborativo, ma riducendo allo stessotempo la propria capacità di adattarsi ai mutamentidella rete.

3.3 Label Switched Path

Il cammino seguito da un pacchetto nel back-bone MPLS prende il nome di LSP (Label SwitchedPath) e, genericamente, può essere definito di livellom per un particolare datagramma se si tratta di unasequenza di router R1…Rn con le proprietà diseguito elencate:• inizia con un LSR (LSP Ingress) che inserisce nel

pacchetto un’etichetta di gerarchia m (comedescritto al precedente punto 3.1);

• tutti gli LSR intermedi nel LSP prendono ledecisioni di label switching basandosi solo sull’eti-chetta di livello m;

• termina (LSP Egress) quando viene deciso di effet-tuare lo smistamento, basandosi su un’etichetta dilivello differente (pari a m-k, con k > 0), o quandola decisione dello smistamento non è basata sullaprocedura di label switching.L’operazione di eliminazione dell’etichetta di

livello m può essere eseguita dal LSP Egress, ma, ingenere, risulta più efficiente se essa è eseguita dalpenultimo LSR di un LSP. A livello architetturalequesto comportamento risulta, infatti, perfetta-mente appropriato in quanto l’etichetta di gerarchiam ha la funzione di instradare il pacchetto sino a Rn,e, quando Rn-1 ha deciso di indirizzarlo corretta-mente, non è più necessario il trasporto dell’eti-chetta.

L’utilizzo di questa tecnica, che prende il nome diPenultimate Hop Popping, evita, di fatto, la necessità difar eseguire per due volte dall’LSP Egress l’opera-zione di decisione d’instradamento: dapprima sullabase dell’etichetta di livello m, e poi dall’esame dellaparte restante del datagramma in modo da consentirel’instradamento verso la destinazione finale.

Per quanto concerne il modo per selezionare unLSP per una particolare FEC, il protocollo MPLSsupporta due possibili meccanismi di route selection:• Hop by Hop Routing;• Explicit Routing.

Nel caso di un Hop by Hop Routing ciascun nodosceglie il proprio next-hop in maniera indipendentedagli altri, sulla base delle informazioni contenutenella propria tabella d’instradamento, popolata adesempio dalle rotte distribuite attraverso il proto-

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collo OSPF (Open Shortest Path First).In un Explicit Route LSP, invece, ogni LSR non

esegue la scelta del next hop in maniera indipen-dente. Un singolo LSR, tipicamente l’LSP Ingress ol’LSP Egress, specifica in modo completo (strictly), oquasi (loosely), l’intero LSP.

Questo meccanismo può essere utile per molteragioni, prima fra tutte, la possibilità di utilizzareMPLS a scopi di corretto bilanciamento del trafficosulle varie direttrici interne alla rete MPLS, in base,cioè, al TE (Traffic Engineering).

4. Stato dell’arte e sviluppi in corso

Dal 1997 ad oggi il lavoro di standardizzazionedell’IETF su MPLS [15], [16] ha prodotto significativirisultati con la definizione di numerose RFC (RequestFor Comment). Sono ancora aperti, tuttavia, alcuniInternet Draft, a conferma che lo stato dell’arte suMPLS è tuttora in costante e crescente sviluppo (la sin-tesi della normativa IETF relativa alle architetture e aiprotocolli MPLS è illustrata nel riquadro a pagina 46).

A livello di sperimentazione, uno degli obiettivi

più attraenti dell’MPLS riguarda oggi la possibilitàdi utilizzare un meccanismo equivalente MPλS(MultiProtocol Lambda Switching) [17], per riuscire aportare IP direttamente sulle reti ottiche, e quindi arealizzare i sistemi di commutazione ottica attra-verso i meccanismi d’instradamento IP riducendo,in particolare, il numero dei livelli tipici delle attualireti per dati (da IP/ATM/SDH/WDM a IP/WDM)via via che si estenda l’impiego della rete WDM(Wavelength Division Multiplexing).

In sostanza, MPλS si propone di combinare ivantaggi che MPLS introduce in termini di TrafficEngineering (a livello, quindi, di piano di controllo)con le tecnologie emergenti di commutazione foto-nica e ottica, per realizzare reti capaci di fornire intempo reale servizi di trasporto attraverso canaliottici.

In questo modo si dovrebbe permettere l’utilizzodi una semantica uniforme per tutte le operazioni dicontrollo e di gestione di reti ibride costituite dapermutatori ottici e da sistemi SDH/SONET; darouter IP/MPLS; da commutatori ATM e FrameRelay.

Per realizzare MPλS sarà necessario introdurre

Loop control nelle reti MPLS

Il valore di TTL (Time To Live), associato a una trama MPLS in ingresso ad un LSP èil valore del campo TTL dell’etichetta MPLS, estraendola dallo stack al momentodella ricezione della trama; questo valore è ricavato da quello corrispondente delcampo TTL dell’intestazione IP relativa al pacchetto in maniera indipendente dalleetichette MPLS che sono state inserite o prelevate dallo stack.

Il valore di uscita del Time To Live può, invece, essere:

• minore di uno, rispetto al valore di ingresso e in questo caso il pacchetto è inol-trato verso la sua destinazione;

• zero, e in questo caso il pacchetto è scartato se non è giunto alla destinazione.

Una situazione critica si presenta, allora, quando l’etichetta MPLS è inserita nell’inte-stazione dello strato di collegamento (ad esempio, MPLS su ATM o su Frame Relay)e i pacchetti sono inoltrati come in un commutatore di livello 2 che non presentaalcun campo TTL e che non permette, quindi, di ridurre il TTL del pacchetto in cor-rispondenza di ciascuno dei “salti” LSR attraversati (in questo caso l’LSP prende ilnome di non-TTL LSP segment).

Quando un pacchetto esce da un non-TTL LSP segment, dovrebbe avere un campoTTL che riflette il numero complessivo di LSR attraversati. Nel caso di un pac-chetto unicast questa prestazione può essere ottenuta, fissando nell’LSR ingress ilnumero di router che compongono l’LSP e abilitandolo a diminuire il TTL di que-sto valore, prima che il pacchetto venga inoltrato, attraverso il non-TTL LSP seg-ment.

Se dovesse accadere che il valore così ridotto fosse minore di zero, allora l’LSRingress non dovrebbe eseguire l’instradamento del pacchetto sulla base dell’etichettaMPLS ma dovrebbe inoltrarlo secondo le regole dell’instradamento IP tradizionale.

In ogni caso, non potendo applicare in generale questo tipo di meccanismo, ogni

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alcune modifiche su MPLS, sia in termini di proto-colli d’instradamento, sia di protocolli di segnala-zione, per adattarlo alle caratteristiche peculiari deipermutatori ottici.

Questi cambiamenti dovrebbero sinteticamenteriguardare:• l’introduzione di un nuovo protocollo, l’LMP

(Link Management Protocol) [18], per la gestionedelle reti ottiche, che, in particolare, controlleràla connettività fra canali adiacenti e che permet-terà di rilevare le condizioni di guasto e di fuoriservizio;

• l’impiego di un protocollo, che adatti gli annunciOSPF-versione 2 [19] e IS-IS versione-3 [20]riguardanti la disponibilità di risorse nella reteottica (numero di lunghezze d’onda disponibili,banda sulle singole lunghezze d’onda, …);

• un’estensione dei protocolli dedicati alla preno-tazione delle risorse, RSVP-TE [21], per permet-tere di definire a priori percorsi espliciti attra-verso la dorsale della rete ottica.Il passo successivo nell’evoluzione dell’MPLS

dovrebbe condurre a definire la commutazionegeneralizzata di etichetta GMPLS (Generalized

MPLS) [22], che dovrebbe permettere di utilizzareMPLS come meccanismo di controllo per configu-rare LSP, non solo costituiti da router IP, ma realiz-zati anche attraverso apparati di tecnologie diffe-renti, come i commutatori ottici ed i multiplatoriTDM e quelli ADM dei sistemi SDH/SONET.

Anche il GMPLS richiederà il protocollo per lagestione delle reti ottiche LMP e le estensioni diOSPF e IS-IS precedentemente descritte, per valu-tare la disponibilità di risorse in questa rete mentregli altri aspetti maggiormente significativi riguarde-ranno:• Link Bundling: e cioè il raggruppamento di più

collegamenti fisici indipendenti in una singolaconnessione a livello logico;

• Link Hierarchy: e cioè la definizione di pile di eti-chette in grado di gestire, a livello logico e fisico,tutti i possibili percorsi di rete;

• Unnumbered Links: e cioè la capacità di configu-rare cammini d’instradamento senza che le inter-facce costituenti, sia logiche sia fisiche, posseg-gano un indirizzo IP pubblico;

• Constraint Based Routing: e cioè il protocollo persupportare le funzionalità di Traffic Engineering.

volta si attraversi un non-TTL LSP segment, è necessario prevedere procedure alter-native di loop control [35].

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di utilizzare un’allocazione di buffercontrollata limitando la quantità di memoria riservata a ogni singolo circuito virtualedei commutatori ATM, ottenendo come effetto quello di contenere i problemi causatidal loop in ambiente MPLS.

Questa tecnica dovrebbe anche consentire di tenere sotto controllo (e di evitare) iproblemi causati dai loop transitori, ossia la perdita di pacchetti nel tempo impie-gato dagli algoritmi d’instradamento a recuperare la convergenza sullo stesso instra-damento.

Possono essere, però, impiegate anche altre due tecniche di loop control. La prima èbasata sull’idea chiamata path vector. Un path vector è una lista di LSR che sonostati attraversati da un messaggio di Label Request o Label Mapping. Ad esempio,un messaggio di Label Request inviato da un LSR non ATM verso uno ATM contieneun path vector con l’indirizzo IP dell’LSR richiedente. L’LSR ATM aggiunge il pro-prio indirizzo al path vector prima di inoltrare una Label Request per questo flussodi dati al successivo LSR. Se si generasse un loop nell’instradamento dei pacchetti,un LSR vedrebbe nel path vector il proprio indirizzo IP e potrebbe segnalare il pro-blema, avviando procedure per il recupero della convergenza.

Un secondo meccanismo di protezione è basato sul cosiddetto colored thread. È possi-bile applicarlo a qualsiasi tipologia di LSR, ma è necessario mantenere traccia dellasequenza in cui vengono generati gli LSP. L’idea su cui si basa è piuttosto semplice e con-siste nell’associare la generazione dell’intero LSP a un colore (un campo dell’etichettaMPLS) in modo tale che, se un LSR lungo il percorso vede passare per due volte lo stessocolore, riconosce immediatamente la presenza di un loop ed interrompe il processo digenerazione dell’LSP fino a che i protocolli d’instradamento non risolvono il problema.

Si tratta di una tecnica che è in grado, non solo di mitigare, ma anche di risolvere inmaniera efficiente i problemi di loop, così come il metodo prima descritto del pathvector; al tempo stesso, essa permette di ridurre notevolmente il sovraccarico diinformazioni da trasmettere e da immagazzinare in ogni router.

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5. Applicazioni

L’introduzione dell’architettura e delle funziona-lità MPLS in una rete IP può consentire di:a) gestire le funzioni di Traffic Engineering per un

impiego ottimale delle risorse di rete da partedegli ISP;

b) realizzare VPN (Virtual Private Network) IP, ossiarealizzare infrastrutture di Intranet e di Extranet,gestite dagli ISP per conto dei siti clienti, chespesso sono reti Internet estese;

c) consentire la predisposizione di nuove CoS(Classes of Service) con relativa QoS, nell’ambitodella fornitura di servizi differenziati, attraverso

la realizzazione del modello Diffserv congiunta-mente a meccanismi di Traffic Engineering;

d) garantire un rapido reinstradamento (fast rerou-ting) per migliorare l’affidabilità, la robustezza ela qualità dei servizi offerti dalle reti IP.Nei paragrafi successivi saranno esaminate tutte

le applicazioni prima citate, che ad oggi sono quellemaggiormente diffuse e ritenute più significativeper l’offerta di nuovi servizi da parte di TelecomItalia.

5.1 MPLS Traffic Engineering

Le funzioni di Traffic Engineering consentono a

Normativa del MPLS

In questa scheda sono presentati i documenti prodotti dall ’IETF (InternetEngineering Task Force) relativi all’architettura MPLS, raggruppati in base agliargomenti funzionali trattati in modo da facilitarne l’inquadramento (si veda in pro-posito[15]).

Architettura e strutture basilari:

• RFC 3031[11]: Multiprotocol Label Switching Architecture, definisce specifica-tamente la struttura dell’architettura di MPLS, così come è stata delineata nelparagrafo 3;

• RFC 3032: Label Stack Encoding, specifica le procedure di encoding da parte diun LSR per inviare pacchetti con stack di etichette attraverso vari datalink (PPP,LAN, SONET, …);

• RFC 3063 [35]: MPLS Loop Prevention Mechanism, specifica la maniera per ese-guire il loop control basata sul meccanismo di colored thread.

Trasporto dei pacchetti MPLS:

• RFC 3034: Use of Label Switching on Frame Relay Networks Specification, nor-malizza le procedure di realizzazione di MPLS su Frame Relay.

• RFC 3035: MPLS using LDP and ATM VC Switching, definisce specificatamentele caratteristiche di MPLS su ATM;

Meccanismi base di segnalazione:

• RFC 3036: LDP Specification, stabilisce le caratteristiche del protocollo LDP;

• RFC 3037: LDP Applicability, specifica il campo di applicabilità delle precedentiprocedure;

• RFC 3107: Carryng Label Information in BGPv4, indica come può essere utiliz-zato il protocollo BGP per distribuire insieme a un determinata rotta l’etichettaassociata (messaggi piggyback).

MPLS TE (Traffic Engineering):

RFC 2702 (Requirements for Traffic Engineering Over MPLS) stabilisce le specifi-che per la realizzazione delle funzionalità di TE in una rete MPLS e, a partire daquesta norma, sono in via di completamento numerose bozze di specifiche (Internet

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un ISP di instradare un certo flusso di traffico lungoun percorso differente da quello individuato dai nor-mali protocolli d’instradamento, in modo da utiliz-zare, qualora sia necessario, un percorso fisico menocongestionato.

Con il TE si vuole, infatti, evitare che alcuni col-legamenti di una rete siano sovraccarichi mentrealtri, nello stesso istante, siano inutilizzati, determi-nando così un’elevata inefficienza della rete.

Si è osservato che, in generale, le congestioni direte si verificano in due situazioni:• quando le risorse di rete, come la banda trasmis-

siva, siano insufficienti a smaltire il traffico a esseofferto;

• quando i flussi di traffico siano trasportati inmaniera non efficiente dalle singole risorse direte.La capacità di controllo offerta dagli attuali IGRP

(Interior Gateway Routing Protocol) è inadeguata arisolvere questi problemi. Questi protocolli, essen-zialmente di tipo SPF (Shortest Path First), calcolano,infatti, un determinato cammino sulla base dellatopologia della rete, cercando di rendere minimo ilcosto a seconda della metrica adottata. Questosistema di controllo non offre alcun valore aggiuntoin termini di TE in quanto esso trascura totalmente,in fase decisionale, le caratteristiche del traffico datrasportare che, se note a priori (ad esempio, classi

draft) relative ad alcuni aspetti di questi problemi:

• estensioni al protocollo RSVP per il supporto di tunnel LSP e relative possibiliappl icazioni (Internet draf t - iet f -mpls-rsvp-tunnel -appl icabi l i ty-02.txt :Applicability Statement for Extensions to RSVP for LSP-Tunnels), definisce leestensioni da apportare al protocollo RSVP per realizzare le funzioni di TE;

• definizione dello standard CR-LDP per instaurare e modificare i tunnel [36];

• estensioni di RSVP e CR-LDP per il ripristino degli LSP in presenza di condizionidi guasto [36];

• definizione di meccanismi di recupero degli errori dovuti ad avarie, sia a livellohardware sia software, per migliorare l’affidabilità di una dorsale di rete MPLS;

• meccanismi di Fast Rerouting (estensione delle caratteristiche della segnala-zione).

MPLS e DiffServ:

Sono aperti alcuni Internet draft [36] per la definizione del modello in cui MPLS èrealizzato, in un contesto architetturale IP con classi differenziate con la proceduraDiffserv.

MPLS Multicast:

Internet draft-ietf-mpls-multicast-06.txt: Framework for IP Multicast in MPLS. Lanorma dà indicazioni per il supporto di comunicazioni IP multicast su MPLS.

MPLS e VPN:

• RFC 2764: A Framework for IP Based Virtual Private Networks. La specificadefinisce l’architettura di VPN basate su MPLS, intorno alla quale sono attivinumerosi ambiti di ricerca inerenti le estensioni del MP-BGP per IPv6, Multicast,label stack encapsulation, VPN ottiche;

• RFC 2283[37]: Multiprotocol Extensions for BGP-4, fissa le caratteristiche delleestensioni al protocollo di routing esterno BGP.

Aspetti di gestione:

Ci si riferisce in particolare al Management Information Base [36] per MPLS, LDP eMPLS-TE.

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di servizio) possono essere utilizzate nella scelta enella definizione di metriche alternative per i proto-colli d’instradamento.

Prima di adottare l’MPLS-TE, per modificare unpercorso calcolato attraverso un protocollo tradizio-nale di routing potevano essere impiegati differentimeccanismi d’instradamento:• a livello IP, poteva essere modificata la metrica

del protocollo, o poteva essere applicato un mec-canismo di Equal Cost Multipath [23]. In entrambii casi si tratta di soluzioni in qualche misura “pal-liative”: con il primo sistema si modifica, insostanza, il percorso scelto, per cui a fronte di unnuovo mutamento dello stato della rete si ritornaalla situazione di partenza, e per di più non è, néconveniente, né semplice operare sulla metricadel protocollo. Con il secondo meccanismo, purdistribuendo per una data destinazione il trafficosulle varie connessioni disponibili, nelle attualirealizzazioni non si tiene conto della bandadisponibile sulle stesse connessioni;

• a livello 2, può essere adottato un modello deltipo overlay, cioè una topologia virtuale costruitasulla topologia fisica della rete. Possono essereutilizzati ad esempio commutatori ATM con cir-cuiti virtuali permanentemente configurati perdistribuire il carico uniformemente (load balan-cing). I problemi che si pongono in questo casosono legati sia al costo elevato di gestione di duereti (anziché di una) sia alla scarsa modularitàdella soluzione.Lo sviluppo delle funzionalità di Traffic

Engineering su MPLS consente, invece, di superarequesti problemi attraverso un’integrazione delle tec-nologie di livello 2 e 3, in quanto esso:• elimina la necessità di configurare manualmente

gli apparati di rete per fissare percorsi predefi-niti, in quanto utilizza protocolli di segnalazione;

• il calcolo degli LSP è fatto sulla base dellerisorse disponibili nella rete in quel momento etenendo presente le caratteristiche specificherichieste dal particolare flusso di dati che si devetrasportare attraverso la rete;

• possiede un meccanismo adattativo rispetto aimutamenti della rete a livello topologico, dovutia guasti o all’inserimento di nuovi nodi.Per stabilire gli LSP da utilizzare nell’ottica TE

sono utilizzati meccanismi di controllo e di segnala-zione differenti rispetto a quelli tipici dell’architet-tura base di MPLS. Queste differenze sono sintetiz-zate nella tabella 1.

In una rete MPLS-TE gli LSP sono configuratimediante percorsi espliciti, gli ER (Explicit Route),calcolati e definiti nei router all’ingresso del domi-

nio MPLS, che poi utilizzano un protocollo disegnalazione per coordinare la distribuzione delleetichette nei nodi lungo il percorso, riservare labanda, modificare le risorse e, eventualmente, perindicare la CoS (Class of Service) del traffico entrante.

I protocolli che possono essere utilizzati a questoproposito sono l’RSVP-TE (Resource ReserVationProtocol-Traffic Engineering) [24] e quello CR-LDP(Constraint-based Routing LDP) [26].

Il protocollo RSVP [27] è stato studiato origina-riamente per riservare alcune risorse della rete a undato flusso di pacchetti IP. La sua estensione RSVP-TE è, invece, funzionale al supporto delle ER(Explicit Route) e può essere utilizzata per la distri-buzione delle etichette MPLS in un tunnel TE.

VANTAGGI E PUNTI DIATTENZIONE NELLEREALIZZAZIONIATTUALI

L’architettura MPLS risulta più arti-colata di quella di una rete IP “tradi-zionale”, più flessibile ma anchemaggiormente complessa da gestiree da amministrare.

Sono stati, infatti, introdotti in retenuovi protocolli di segnalazione e diinstradamento, che integrano quelliesistenti per la realizzazione di servizipiù evoluti. Si possono avere spazi di

indirizzamento privati sovrapposti peri servizi legati alle reti private virtuali(VPN); sempre in ottica di servizio, sipossono distinguere livelli di qualitàdi servizio (QoS) all’interno delle sin-gole VPN, differenziandoli in modocontrollato per dare supporto efficacead applicazioni real-time; si possonodefinire e realizzare percorsi di instra-damento espliciti protetti, per appli-cazioni di gestione del traffico in rete(Traffic Engineering, Fast Rerouting),tramite le quali è possibile ridurre itempi di reazione ai guasti di una reteIP ai valori tipici (dell’ordine di 50 ms)delle reti di trasporto ottiche.

Queste applicazioni sono ritenute almomento di maggior interesse esono offerte dalle reti di TelecomItalia.

Per gestire poi in modo efficace que-sta maggiore complessità, occorreràdisporre di opportuni strumenti digestione e di amministrazione dellarete, che dovranno essere progressi-vamente introdotti dagli operatoriall’aumentare del numero di clientie di applicazioni che utilizzano que-sta nuova architettura e le funziona-lità da essa offerte.

Architettura

MPLS BaseVPN

MPLS-TE

Meccanismo di instradamento

OSPF, BGP

CSPF

Meccanismo di segnalazione

LDP, External BGP

RSVP-TE, CR-LDP

BGPCR

CSPFLDP

MPLSOSPFRSVP

TE

========

Border Gateway ProtocolConstraint-based RoutingConstraint Shortest Path FirstLabel Distribution ProtocolMultiProtocol Label SwitchingOpen Shortest Path FirstResourse reSerVation ProtocolTraffic Engineering

Tabella 1 Meccanismi di instradamento e di segnalazio-ne utilizzati nelle reti MPLS.

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Renon - Rossi - Salamandra • MPLS: dall’idea originale alle attuali applicazioni nelle reti IP

RSVP-TE opera a livello 3, utilizzando data-grammi IP - o eventualmente UDP (User DatagramProtocol) - per comunicare con gli LSR adiacenti, nonrichiedendo di mantenere sessioni TCP (TransmissionControl Protocol). Quando un LSR ingress (testa delpercorso) individua la necessità di inizializzare unnuovo LSP sino a un LSR egress (coda del percorso) ese-gue un calcolo del cammino da seguire, ossia deter-mina un’ER sulla base sia dei parametri richiesti perla determinata sessione sia delle politiche di gestionee amministrative adottate per la rete.

A partire dal calcolo effettuato, l’LSR ingresscostruisce un messaggio di path che contiene la suc-cessione dei nodi da attraversare (ER) insieme aiparametri del traffico da trasportare e quindi lo inviain un datagramma IP.

Quando un generico LSR lo riceve inoltra larichiesta verso il nodo successivo, presente nell’ER, eil processo prosegue finché il pacchetto giunge al rou-ter di coda del tunnel, dove, a partire dai parametri inesso indicati, è calcolata la banda richiesta per ilflusso di traffico in questione in modo da allocarlaqualora disponibile.

Viene, poi, selezionata un’etichetta per il nuovoLSP che è distribuita a ritroso lungo il cammino,mediante un messaggio di resv. Quando un LSR delpercorso riceve un messaggio di resv, esso determinala corrispondenza rispetto alla richiesta originale dipath (mediante l’identificativo di LSP contenuto sianel messaggio di path che in quello di resv); valuta poile risorse da riservare, aggiorna la propria FT(Forwarding Table) e si alloca un’etichetta per l’LSP.

Questa etichetta è comunicata al router prece-dente in un nuovo messaggio di resv, e il processo èripetuto finché non è raggiunto il nodo alla testa delpercorso che completa la procedura di instaurazionedel tunnel TE.

Il protocollo CR-LDP è, invece, un’estensione delprotocollo LDP e ha caratteristiche atte al supporto ealla costruzione di LSP espliciti. Come LDP, esso uti-lizza alcune sessioni TCP tra i router di un dominioMPLS, durante le quali sono scambiati messaggi checonsentono di assegnare le etichette, ottenendo, così,un meccanismo affidabile di distribuzione delle infor-mazioni di controllo.

In questo caso, LSR ingress quando individua lanecessità di creare un nuovo LSP, invia al primo LSRdel percorso un messaggio di Label_Request conte-nente l’explicit route e i parametri del traffico che saràinviato. Quando un nodo riceve lungo il cammino ilmessaggio di Label_Request inoltra la richiesta all’LSRa valle, riservando le risorse indicate al nuovo LSP.

L’LSR egress alloca le risorse necessarie e assegnaun’etichetta al percorso appena costituito, che èdistribuito, a ritroso, mediante un messaggio diLabel_Mapping contenente anche le caratteristicherelative alle risorse allocate.

Quando un LSR lo riceve controlla, sulla base del-l’identificativo di LSP, la corrispondenza con il prece-dente messaggio di Label_Request, ed effettua la pre-notazione di risorse con la definizione di un’etichettaper l’LSP. Il meccanismo prosegue sino a quando ilmessaggio di Label_Mapping non abbia raggiuntol’LSR ingress che completa la procedura di segnala-

zione per la costruzione del percorso MPLS-TE.Il CR-LDP permette di realizzare una ER-LSP in

due modi diversi: la prima, strict, e l’altra, loose.Nella modalità strict, utilizzata solitamente da Enti

che hanno la gestione della rete, la ER-LSP è com-pletamente specificata dal nodo posto alla testa deltunnel. Si tratta in sostanza di un particolare camminocostruito manualmente da un operatore di un centrodi gestione, che ha il completo controllo della rete.

Nella modalità loose, l’operatore non deve specifi-care ogni singolo nodo costituente il cammino, bensì,può selezionare un gruppo di nodi che dovrannocostituire l’LSP lasciando alcuni gradi di libertà aiprotocolli d’instradamento.

La definizione di una ER nella modalità loosecomporta che l’LSR ingress sia in grado di eseguire leseguenti operazioni:• memorizzare le informazioni provenienti dai pro-

tocolli interni IGP;• registrare le informazioni di TE;• calcolare il cammino fisico, ossia l’insieme dei

nodi costituenti l’LSP;• rappresentare il percorso mediante un ER e pas-

sare questo attributo al CR-LDP per la proceduradi segnalazione.Nelle prime due fasi, nel router di testa dell’LSP,

il protocollo Extended IGP [25] contribuisce a distri-buire le informazioni topologiche e di TE nellatabella d’instradamento e nella base di dati TE, uti-lizzando come estensioni IGP anzitutto la massimabanda riservabile su di un collegamento (con otto dif-ferenti livelli di priorità impostabili) e, in secondoluogo la banda riservabile residua (ancora con ottodifferenti livelli di priorità) e, infine, eventuali gruppiamministrativi di collegamenti.

In particolare, quest’ultimo aspetto è realizzatoassociando a ogni collegamento un colore (o eventual-mente più di uno), in quanto i colori sono rappresen-tati mediante vettori i cui bit individuano un singoloelemento. Il calcolo on-line del nuovo LSP è realiz-zato dall’algoritmo CSPF (Constrained Shortest PathFirst) che utilizza come dati di ingresso - oltre quellicontenuti nella base di dati del TE - anche una seriedi informazioni, stabilite dallo stesso utente per defi-nire il percorso, che vanno dai requisiti di banda allelimitazioni sugli hop del cammino, ai vincoli suigruppi amministrativi (colori), alle priorità di inizializ-zazione e agli eventuali ER.

Il processo di selezione del percorso constrained-based fruisce anche delle tabelle d’instradamento IP edi informazioni di segnalazione. Questa procedurapermette una notevole flessibilità a livello locale persoddisfare i vincoli imposti lungo il tunnel TE.

Una volta che l’algoritmo CSPF ha determinatol’ER, questa informazione è passata al CR-LDP (oRSVP-TE) ed è instaurato l’LSP come downstream ondemand.

Confrontando le due tecniche di TE basate suMPLS, può essere rilevato come la soluzione più effi-cace dovrebbe essere in realtà un ibrido che utilizza,in parte la modalità loose per la definizione dei path,per assicurarsi rapidità di adattamento ai cambia-menti di rete e una regolazione fine tra differentifasi di riottimizzazione, e, in parte, quella strict, per

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ottimizzare periodicamente la rete in maniera globalee centralizzata.

Le differenze principali fra i protocolli CR-LDP eRSVP-TE, sono, invece, legate all’affidabilità delprotocollo di trasporto utilizzato per la distribuzionedelle etichette e ai criteri per la definizione delle ER.Da queste due differenze fondamentali discendonopoi altre difformità di minore importanza.

Per quanto riguarda il protocollo di trasporto,mentre RSVP-TE utilizza UDP - o addirittura puònon utilizzare alcun protocollo di trasporto inviando ipropri messaggi direttamente all’interno di pacchettiIP - CR-LDP utilizza TCP che risulta essere moltopiù affidabile. In questo modo risulta essere più sem-plice ed efficace la gestione di malfunzionamentidella rete, nonché più veloce il reinstradamentodell’ER.

I costruttori non sono pervenuti finora a una sceltacomune unica: alcuni infatti, come Cisco, hanno neipropri apparati RSVP-TE, altri, come Nortel, utiliz-zano CR-LDP.

5.2 Reti Private Virtuali MPLS/IP

Una Rete Privata Virtuale, o VPN (Virtual PrivateNetwork), è costituita da un insieme di siti di Clientila cui connettività è basata su una struttura condivisa,dotata delle stesse politiche amministrative applica-bili a una struttura privata (ad esempio piano di indi-rizzamento individuale, traffico limitato ai siti deiclienti).

Sia dal punto di vista dell’instradamento, che daquello della riservatezza, la rete può, infatti, essereclassificata come privata, nel senso che per una VPNtutte le altre sono “trasparenti”, vale a dire non puòessere utilizzata da utenti esterni, e che l’instrada-mento e il piano di indirizzamento interno - eventual-mente privato - sono completamente indipendentidall’instradamento e dal piano di indirizzamento ditutte le altre reti.

La rete è, invece, virtuale nel senso che l’utilizzodel mezzo fisico è in realtà condiviso fra più utilizza-tori (VPN customer) ciascuno dei quali desideradisporre di una propria VPN, mentre il fornitore ètipicamente una terza parte che può essere definitocome VPN service provider.

Nel caso più generale, una VPN è costituita dauna serie di siti interconnessi tra loro, a cui è possibileapplicare diversi criteri di connessione anche se ope-rano all’interno di una medesima struttura ammini-strativa. Si può anche fare in modo che un sito, appar-tenente a una certa VPN, comunichi solo con un sot-toinsieme di altri siti appartenenti a un’altra VPN.Nel primo caso si può parlare di Intranet VPN, mentrenel secondo di Extranet VPN. In virtù di questa defi-nizione risulta chiaro che un determinato sito puòappartenere a una o più VPN.

Sino a qualche tempo addietro la maggior partedelle tecniche utilizzate per la realizzazione di VPNera basata sul modello overlay [9], nel quale ciascunsito ha uno o più router connessi agli altri siti - o even-tualmente a un loro sottoinsieme - mediante collega-menti punto-punto (tipicamente realizzati con tecno-logia Frame Relay o ATM, in ogni caso a livello 2).

Soluzioni di questo tipo presentano, però, notevoliinconvenienti sia in termini di scalabilità - richiedonouna magliatura completa o parziale di collegamentipunto-punto, con una dimensione dell’ordine delquadrato del numero dei router in rete, e cioé O(N2) ,sia anche di capacità gestionale del Cliente in terminid’instradamento IP, QoS, ATM o Frame Relay.

Il modello MPLS VPN/IP basato sul concetto del“peer” [9] consente, invece, di superare la maggiorparte delle precedenti limitazioni e, in particolare,consente ai VPN service provider di fornire VPN sularga scala, permettendo, al contempo, di offrire il ser-vizio agli utenti senza richiedere un’esperienza alivello d’instradamento IP in quanto si riduce note-volmente il numero complessivo delle connessioni dilivello 2 necessarie.

In tal modo risulta decisamente semplificata lafornitura di servizi VPN rispetto al numero di siticonnessi e si riesce a ottenere una connettività any-to-any altamente scalabile per Intranet estese e perExtranet che offrano nuovi servizi a valore aggiunto.

Le MPLS VPN consentono, anche, di raggiun-gere livelli di sicurezza e di riservatezza delle infor-mazioni affidabili e di offrire più classi di servizio, siaall’interno della stessa VPN che fra più VPN.

Nel seguito del paragrafo sono descritte le caratte-ristiche peculiari più significative dell’architettura delmodello MPLS VPN/IP e sono quindi meglio chiaritele precedenti affermazioni.

La struttura tipica di un’area MPLS VPN/IP èrappresentata nella figura 3 dove gli elementi fonda-mentali sono:• PE (Provider Edge router): sono i router utilizzati

dai clienti per accedere all’area MPLS;• CE (Customer Edge router): sono i router che rag-

gruppano l’insieme dei siti del Cliente e sono col-legati direttamente con i PE router per accederealla rete MPLS pur ignorando completamente lastruttura del dominio MPLS;

• P (Provider router): sono i router dell’area internadi una MPLS VPN.In una MPLS VPN/IP il router del Cliente, il CE

(Customer Edge) è connesso al router di accesso delprovider (PE) con una logica di interconnessioneindipendente dal particolare tipo di tecnologia utiliz-zata per il livello fisico e per il collegamento.

Il meccanismo di controllo della connettività fra isiti è realizzato mediante una constrained distribution ofrouting information, con uno schema, cioè, di distribu-zione delle informazioni d’instradamento che puòessere decomposto in cinque passi:a) le informazioni d’instradamento sono, dapprima,

avviate dal Cliente (nodo CE) al Service Provideral nodo PE (Provider Edge) attraverso uno deiquattro criteri riportati di seguito: instradamentostatico; RIPv2; BGPv4; OSPF;

b) sul nodo PE le informazioni d’instradamento sonoesportate nel protocollo BGP (Border GatewayProtocol) del Service Provider;

c) le informazioni d’instradamento sono poi propa-gate, tramite I-BGP (Internal BGP), tra i nodi PE acui sono attestati i siti di una stessa VPN;

d) le informazioni precedenti d’instradamento sonoimportate dal protocollo di routing BGP nel nodo

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PE di uscita (fase esattamente complementare aquella del punto b prima indicata);

e) le informazioni d’instradamento sono propagatedal Service Provider (nodo PE) al client (nodoCE) (fase complementare a quella del punto a).In una struttura di questo tipo, i router definiti

come PE ricevono e memorizzano le informazionid’instradamento relative solo alle VPN direttamenteconnesse. Il numero delle informazioni d’instrada-mento mantenute sul PE è, quindi, direttamente pro-porzionale al numero di VPN direttamente connessea ciascuno di essi.

Inoltre, ogni nodo CE mantiene informazioni suipeer di tipo PE ai quali è direttamente connesso, tra-scurando tutti gli altri siti di Clienti della VPN diappartenenza.

È proprio grazie a tale meccanismo che questasoluzione risulta decisamente più scalabile rispetto aquella overlay, non solo per quanto riguarda il numerodi connessioni risparmiate (è, infatti, evitata la realiz-zazione di una magliatura completa fra i CE), maanche perché, per aggiungere o per eliminare un sitoda una VPN, è semplicemente necessario aggiornareil database del PE al quale un proprio CE risultadirettamente connesso (indipendentemente dalnumero totale di siti presenti in rete).

I router PE non possiedono un’unica tabella d’in-stradamento per gestire questo meccanismo, ma negestiscono differenti, ognuna delle quali - relativa auna particolare VPN - prende il nome di VRF (VPNRouting Forwarding table) e, come le normali tabelled’instradamento IP, si compone di due sottotabelle: laVRF IP routing table, nella quale sono contenute leinformazione d’instradamento verso le destinazioni

appartenenti alla VPN, e la VRF IP forwarding table,nella quale sono comprese le informazioni relative allacommutazione dei pacchetti da un’interfacciaentrante a una uscente dal router. L’associazione di un

sito a una determinata VPN avviene, quindi, in baseall’interfaccia logica di attestazione del CE al PE.

È importante sottolineare che, mentre non ènecessario stabilire una relazione uno-a-uno fra siti diutente e VPN, un sito può però essere associato solo auna VRF, che contiene tutte le possibili rotte disponi-bili al sito e poste all’interno della VPN al quale essoappartiene. Può essere definita una sola istanza VRFsu ciascuna interfaccia, mentre è consentito associarela stessa VRF a più interfacce (questo è il caso in cuipiù siti della stessa VPN siano connessi allo stesso PEsu interfacce distinte).

Sulla base delle informazioni contenute nellaVRF IP routing table e nella VRF forwarding table, ipacchetti sono consegnati alla loro destinazioneattraverso un meccanismo di inoltro MPLS, checonsente di superare il problema relativo all’utilizzodi cammini espressi in termini di VPN IP address: aquesto scopo è, infatti, disaccoppiata l’informazioneutilizzata per l’instradamento dei pacchetti (eti-chetta MPLS) da quella contenuta nell’intestazioneIP.

Sono, in pratica, elaborati e stabiliti alcuni cam-mini sulla base delle informazioni d’instradamentoprivate contenute nelle singole VRF ed i pacchettisono successivamente inoltrati lungo questi percorsimediante MPLS.

Dal punto di vista delle caratteristiche peculiari diun MPLS, un router PE non è altro che un LSR(Label Switch Router) di tipo Egress che esegue l’opera-zione di assegnazione delle etichette ai pacchetti chene sono sprovvisti e di eliminazione, sempre delleetichette, a quelli diretti verso i router CE.

In realtà, per migliorare la modularità e l’espan-dibi l i tà del la rete, un PEquando riceve un pacchettonon etichettato da uno dei CEdirettamente connessi, gli asse-gna una coppia di etichettegerarchiche. Quella di primolivello (interna) è associata a unpercorso verso il PE di destina-zione, e di conseguenza garan-tisce il corretto instradamentoda un PE di ingresso a uno diuscita , mentre quella disecondo livello (esterna) con-trolla l’inoltro dei pacchettiMPLS sino al penultimo PE,prima cioè del PE di destina-zione (vedi figura 4).

L’utilizzo di questa tecnicapermette ai router dei provider Pdella dorsale MPLS di nonmemorizzare informazioni riguar-danti direttamente l’instrada-mento interno alle singole VPN,ma di registrare solo quelle rela-tive all’inoltro dei pacchettimediante MPLS (ossia mediante

il LIB) verso i router a essi direttamente connessi.Le etichette di primo livello sono tipicamente

distribuite mediante sessioni BGP (Border GatewayProtocol) insieme con i percorsi VPN/IP; quelle di

P1

P2

P3

VPN B/Sito 1

VPN A/Sito 2

Dominio MPLS

VPN A/Sito 1

VPN B/Sito 3

VPN A/Sito 3

VPN B/Sito 2

10.1/16

10.1/16

10.4/16

10.3/16

10.2/16

10.2/16

CEB1,1

CEA1

CEB3

CEA3

CEB2CEA2

PE1

PE2

PE3

CEB1,2

CEPE

VPN

===

Customer EdgeProvider EdgeVirtual Private Network

Figura 3 Architettura di una VPN MPLS.

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secondo livello mediante LDP (Label DistributionProtocol) (come mostrato nella figura 4).

Per avere un’idea concreta del guadagno che siottiene in termini di scalabilità utilizzando una tec-nica MPLS gerarchica basta considerare l’esempio diun service provider che possiede duecento router (PEe P) e che gestisce 10mila VPN, ciascuna media-mente con 100 route. Senza l’ausilio della tecnicaMPLS gerarchica, ogni provider (P) router dovrebbemantenere 10mila X 100 = 1 milione di rotte, mentrecon MPLS sono sufficienti per ogni P router, due-cento rotte verso tutti gli altri router della dorsale.

Le informazioni d’instradamento sono, dunque,mantenute nella VRF che ne garantisce la sicurezza,prevenendo che vadano indebitamente fuori dellaVRF informazioni che devono rimanere all’interno, eche pacchetti esterni siano instradati a un routerinterno alla VPN.

Gli stessi meccanismi associati alle VRF consen-tono, anche, di poter ripetere indirizzi di utenti(tipicamente privati) all’interno di VPN differenti.Non è, infatti, necessario che un utente, per parteci-pare a due VPN, debba avere due indirizzi IP diffe-renti, dal momento che sono esclusi a priori even-tuali conflitti: anche se uno stesso indirizzo è pre-sente in due tabelle d’instradamento VRF, essendoqueste tabelle del tutto indipendenti tra loro, non sipuò verificare alcuna ambiguità.

Per la gestione degli spazi di indirizzamentosovrapposti è definita una nuova famiglia di indirizziIP estesi (per mezzo del meccanismo del route distin-guisher), mentre per la propagazione delle relativeinformazioni d’instradamento tra i vari router terminaliPE sono utilizzate le estensioni del Multi Protocol BGP(MP-BGP) [28] (si veda il riquadro a pagina 54).

5.3 MPLS e la differenziazione dei servizi (Diffserv)

La realizzazione di VPN attraverso MPLS per-mette, già intrinsecamente, ai service provider che leoffrono di poter differenziare, almeno parzialmente, i

servizi offerti garantendo dif-ferenti livelli di QoS per lediverse classi di traffico pre-senti in rete. È infatti possi-bile realizzare meccanismiche consentano di distinguerela QoS all’interno delle sin-gole VPN, separando, adesempio, il traffico VoIP(Voice-over-IP) che dovrebbericevere un trattamento cheassicuri un fissato ritardo mas-simo di trasmissione, daquello dell’e-commerce chedovrebbe, invece, ricevereuna banda minima garantita(senza vincoli espressi sulritardo di consegna).

La tecnica MPLS dovrebbeperò essere in grado di gestireanche un modello architettu-rale del tipo DiffServ [29] per ilcontrollo della QoS. Sono

aperti a questo scopo alcuni Internet Draft che ne pre-scrivono le caratteristiche [30]. In questo caso i pac-chetti entranti nella rete sarebbero raggruppati inclassi, ciascuna della quali è contraddistinta da unadeterminata tipologia di servizio offerto. I pacchetti ditraffico VoIP possono essere, ad esempio, inseriti nellaclasse a priorità più elevata, mentre quelli HTTP e-commerce in una classe “gold” e così via. Per differen-ziare ciascuna classe all’interno di ogni singolo router,ognuna di esse è associata a un determinato colore(una particolare sequenza di bit del campo MPLSExperimental dell’etichetta MPLS) il che consente direndere il modello assai scalabile e garantisce cheanche nel nucleo della rete vengano rispettati i vincolisulla banda e il ritardo per il traffico trasmesso.L’associazione è realizzata quando un pacchetto entranella rete ed è marcato in base ai criteri di classifica-zione applicati.

I router di frontiera possono anche eseguire ilcontrollo sul traffico effettuando shaping e/o policing.Essi, ad esempio, effettuano la cancellazione deipacchetti che eccedono la capacità concordata oeventuali operazioni di re-marking.

Ciascun nodo della dorsale applica poi differenticriteri di classificazione del traffico, sia per ciò checoncerne la gestione delle code, sia per l’elimina-zione di alcuni pacchetti, a seconda di come questisiano stati marcati.

Gli approcci utilizzati per poter marcare il trafficoMPLS al fine di realizzare un modello DiffServ sonodue. Il problema che si pone in questo caso è,infatti, quello di associare alla trama MPLS le infor-mazioni relative alla classe di servizio cui appartieneun flusso di dati.

Una prima soluzione, definita EXP Infrared-LSP(E-LSP) [30], consiste nell’utilizzare un unico LSPper tutte le classi di servizio trasportate e “colorare”le varie trame MPLS utilizzando il campo EXP del-l’intestazione MPLS. Questo meccanismo consentedi poter definire otto differenti classi di servizio,mentre attraverso il campo TOS (Type Of Service) del-

Il router PE-1, consultando la VRF ricava:• Next HOP (BGP) = PE2• Interior label = 54

- Assegnata dal PE2, distribuita con BGP- Garantisce le segregazione della VPN

• Exterior label = 40:- LDP su rotte IGP (OSPF)

<Dest_10.2.1.20>, iBGP NH= PE2, 54 40

PE-1

P PE-2

54 10.20.1.2040 54 10.20.1.20 10.20.1.20

CE-1

10.20.10/24

VPN-A VRF:IP dest. = 10.20.10/24,Label = (54)

CE-2

VPN A

VPN A

CEBGPIGPLDPNH

OSPFPE

RSVPVPNVRF

==========

Customer EdgeBorder Gateway ProtocolInterior Gateway ProtocolLabel Distribution ProtocolNext HopOpen Shortest Path FirstProvider EdgeResourse reSerVation ProtocolVirtual Private NetworkVirtual Routing Forwarding

Figura 4 Esemplificazione del funzionamento delle VPN MPLS con doppia gerarchiadi etichette.

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l’intestazione di livello IP in realtà possono essernedefinite sino a 64 classi, mediante l’impiego di ottobit. Questa discrepanza è motivata dal fatto che l’eti-chetta MPLS è stata definita prima della standardiz-zazione del campo TOS e la sua brevità si giustificacon l’intento di non appesantirla troppo.

È, però, opinione comune che otto classi di servi-zio potrebbero essere più che sufficienti in futuro perdiversificare tutto il traffico presente in rete. Oggi inquasi tutte le realizzazioni del modello DiffServ sonodefinite una o, al più, due classi di servizio, oltre latradizionale best effort.

In alternativa è stata definita dall’IETF unaseconda procedura [30] per il trasporto dell’informa-zione DiffServ nella trama MPLS.

In questo caso l’etichetta associata a ciascun pac-chetto MPLS contiene la parte di informazioni rela-tiva al DiffServ marking, che specifica come trattareall’interno di una coda lo stesso pacchetto, mentreogni singolo tunnel, fra gli stessi nodi di ingresso e diuscita, è associato a una sola classe di servizio.

Questo metodo prende il nome di L-LSP (LabelInferred-LSP), in quanto le informazioni di QoS sonoassociate direttamente a ogni singolo LSP.

Per quanto concerne, invece, i criteri per gestire lecode dei singoli router è stata studiata, anche se èancora in fase di standardizzazione, un’estensione alprotocollo RSVP-TE[31], necessaria per definire le pro-cedure per la distribuzione di messaggi di segnalazionesulla base dei quali dovrebbero essere gestite le code.

Si vuole, così, definire un nuovo campo (Object E-LSP), da trasportare nei messaggi RSVP-TE di path edi resv, che dovrebbe consentire di attivare all’internodei router meccanismi di gestione preconfigurati, attra-verso i quali i pacchetti entranti sono poi elaborati, con-trollando a livello globale la QoS offerta dalla rete.

5.4 Il ripristino veloce di MPLS (Fast Rerouting)

Un’importante applicazione di MPLS riguarda lapossibilità di reagire a condizioni di guasto della rete,quali, ad esempio, fuori servizio di un collegamento,di un nodo, oppure di entrambe queste parti dellarete, con tempi di ripristino molto bassi (dell’ordinedi 50 ms), tipici dei meccanismi di protezione dellereti SDH.

La tecnica in questione, che prende il nome diFast Rerouting [32] [33], è ottenuta attraverso mecca-nismi definiti all’interno dell’architettura MPLS-TEche consentono di mantenere per il traffico interes-sato adeguati livelli di qualità del servizio.

Più in particolare, grazie al Fast Rerouting, si puòanche predisporre l’opzione di utilizzare i percorsi diprotezione solo per il traffico con priorità più elevata,lasciando che il best-effort continui a essere gestito daiprotocolli tradizionali di routing e garantendo l’immis-sione dei pacchetti in un Fast Reroute Path mediantel’impiego di una classificazione di tipo Diffserv.

Di seguito è fornita una breve descrizione di comeè possibile realizzare tempi di ripristino assai bassirispetto a quelli ottenibili in una rete IP classica, o inuna in cui l’architettura MPLS è realizzata ma senzafunzioni di Traffic Engineering.

In generale, in una rete IP il reinstradamento del

traffico lungo un percorso che abbia presentato una opiù condizioni di avaria si realizza dopo un tempo chedipende, sia dall’intervallo necessario al riconosci-mento del guasto, sia dal tempo necessario per l’in-staurazione e l’utilizzo del nuovo cammino.

In particolare, questa seconda componentedipende dai tempi necessari all’invalidazione dellerotte contenute nelle tabelle d’instradamento - cheutilizzano lo specifico percorso - e al tempo necessa-rio per il calcolo delle nuove tabelle che indirizzano ipacchetti verso eventuali percorsi differenti. Il pro-cesso di diffusione delle informazioni di guasto e diricalcolo delle tabelle corrette per gli instradamenti,conseguenti al malfunzionamento, è distribuito ed èlegato al protocollo utilizzato (OSPF tipicamente, maanche BGP). Esso dipende, in generale, dalla com-plessità della rete, ma in ogni caso può assumerevalori dell’ordine delle decine di secondi.

In una rete MPLS con funzionalità TE di FastRerouting i tempi necessari per l’instaurazione deitunnel alternativi e per il ripristino da una condizionedi guasto a una nuova possibile sono minimi, inquanto il percorso di riserva è pre-calcolato e pre-allo-cato direttamente, durante la fase di instaurazionedell’LSP primario. In aggiunta in questo caso sonoutilizzati meccanismi di rilevazione dell’anomaliamolto rapidi.

Per quanto riguarda le condizioni di guasto, sonostati definiti tre diversi meccanismi di protezione:a) Link Protection, in grado di reagire a un malfunzio-

namento su di una connessione.b) Node Protection, che consentono di rispondere a un

malfunzionamento su di un nodo. Essi si differen-ziano dai meccanismi di Link Protection per dueaspetti: il primo dipendente dal fatto che, in pre-senza della condizione di fuori servizio su di unrouter, gli LSP di protezione sono originati e ter-minati su LSR che sono fra loro distanti di duesalti. Per la caduta di una connessione, invece, irouter di origine e di destinazione del percorsoalternativo sono distanti un solo salto. Nel caso dicaduta di un router devono anche essere messi inatto ulteriori meccanismi di rilevazione del fuoriservizio (ad esempio sviluppi del protocollo hello),diversamente dalla rilevazione del guasto di unaconnessione esistono meccanismi già a livello distrato di collegamento.

c) Path Protection, in grado di proteggere un interopercorso in seguito a un’anomalia che si presentisu di esso.I motivi che giustificano i miglioramenti nelle pre-

stazioni, introdotti dal Fast Rerouting, sono legati alfatto che il calcolo dei percorsi alternativi non è distri-buito e, in secondo luogo, all’instradamento dei pac-chetti che non è basato sulla destinazione finale. Nelcaso di Link Protection se si verifica, ad esempio, lacaduta di un collegamento fra due LSR, il percorso diprotezione è determinato (e quindi controllato) solodal router a monte del guasto, in contrasto con glischemi tradizionali in cui l’instradamento lungo ilcammino alternativo è gestito, anche, da tutti gli altrirouter sino alla destinazione (hop by hop forwarding).

L’attivazione del percorso secondario è poi notifi-cata mediante RSVP (o protocolli IGP) all’LSR ingress

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Renon - Rossi - Salamandra • MPLS: dall’idea originale alle attuali applicazioni nelle reti IP

dell’LSP primario che, a sua volta, avvia le nuove pro-cedure per costituire un altro tunnel di protezione.

Le prestazioni attuali, presenti sui router Cisco,prevedono la gestione del solo meccanismo MPLS-TE Fast Rerouting Link Protection.

Nei laboratori di TILAB è invece ora in corso lavalutazione sperimentale dei meccanismi di Node edi Path Protection.

6. L’introduzione dell’MPLS nelle reti IP di Telecom Italia

Dal punto di vista degli sviluppi industriali, puòessere ricordato che la quasi totalità dei costruttori [34](Cisco, Nortel, Juniper, Unisphere, Lucent) ha realizzatonumerosi apparati in grado di fornire le funzioni richiestein una rete MPLS.

Per la presenza sul mercato di questi nuovi MPLSrouter e per le effettive potenzialità di una rete MPLS,numerosi operatori hanno introdotto nelle dorsali delleloro reti questa nuova architettura. Fra gli esempi piùsignificativi al riguardo, possono essere citati Teleglobe cheha già inserito la rete MPLS nella sua dorsale, sfruttan-

done le funzioni disponibili per offrire ai propri clienti unservizio di VPN, classi di servizio differenziate e TE.Equant ha messo a punto una rete analoga a quella diTeleglobe, e poi ancora Infonet, GlobalOne, At&T, e GlobalCrossing. Molti altri gestori sono al momento nella fase diattivazione, come ad esempio Telefonica in Spagna eFrance Télécom in Francia, che in realtà già offre un ser-vizio VPN IP basato su un nucleo di rete MPLS fornitoda Global One.

Anche Telecom Italia si è mossa in questa direzione apartire dall’inizio del 2001, a valle dell’esperienza, realiz-zata nei laboratori di TILAB, che ha permesso di rilevarecome la tecnologia MPLS fosse sufficientemente maturaper essere introdotta su larga scala in servizio.

In particolare, a giugno dello scorso anno è stato com-pletato il processo di introduzione di MPLS nella dorsaleIP delle reti di Telecom Italia, che ha portato a renderedisponibili le funzioni del tipo P (provider) su tutti i rou-ter delle dorsali e quelle di tipo PE negli apparati termi-nali (di frontiera). Inserire le funzionalità P-MPLS hacomportato la necessità di far diventare LSR tutti i rou-ter del nucleo della rete, in modo da abilitare ciascuno diessi a rilanciare il traffico IP attraverso la commutazionedi etichette MPLS.

Il MultiProtocol-BGP

Il MP-BGP (definito nella RFC 2283[37]) consente di annunciare univocamente lerotte IPv4 dei clienti, in un ambiente in cui gli indirizzi IP non sono unici, utiliz-zando un apposito formato denominato VPN-IPv4.

Come rappresentato in figura A, un indirizzo VPN-IPv4 è costituito da un campo RD(Route Distinguisher) di lunghezza pari a 64 bit e da un indirizzo IP tradizionale.

Il formato del RD comprende tre sotto-campi:

• Type: ha la lunghezza di due byte edetermina la lunghezza degli altridue campi e la semantica del campoAutonomous System;

• AS (Autonomous System): con-t i ene un numero ident i f i ca t i vodell’Authority preposta a fissare ilvalore dell’Assigned Number peruna determinata applicazione;

• Assigned Number: è direttamentefissato dal VPN service provider (in genere uno per ogni VPN servita dal mede-simo provider, anche se in realtà può essere pure utilizzato per identificare unparticolare sito del cliente).

Impiegando un formato come quello mostrato in figura per l’RD, si è certi dell’uni-cità totale degli indirizzi VPN-IPv4, in quanto il campo AS è unico rispetto all’in-sieme dei provider, mentre quello relativo all’Assigned Number, per definizione, èunico all’interno dell’ambito relativo al singolo provider.

Route Distinguisher

Type AS Assigned Number IPv4 Address

2 Byte 2 Byte 4 Byte 4 Byte

ASIPv4

==

Autonomous SystemIP versione 4

Figura A Formato Route Distinguisher.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 11 n. 1 - Giugno 2002 55

Renon - Rossi - Salamandra • MPLS: dall’idea originale alle attuali applicazioni nelle reti IP

Una dorsale di rete IP con questa architettura per-mette a Telecom Italia di offrire ai propri clienti un servi-zio di VPN IP con qualità di servizio garantita all’internodella singola VPN.

Con le stesse predisposizioni, è stato anche possibilefornire servizi esterni, come accesso alla rete pubblica(Internet), colloquio affidabile fra differenti VPN(Extranet), accesso ad aree legate alla fornitura di servizi avalore aggiunto (E-mail, Web caching, Web hosting, DNS,content delivery, database, …).

Telecom Italia è anche in grado oggi di offrire ai pro-pri Clienti, grazie alla presenza di MPLS nella propriadorsale IP, un secondo tipo di servizi a qualità differen-ziata e con elevata affidabilità per il trasporto di differentitipi di traffico (real-time, Voice over IP, telefonico). In questocontesto sono certamente significative le funzionalità diTE e Fast Rerouting e gli sviluppi in corso di definizionein ambito IETF e ora in fase di sperimentazione neilaboratori di TILAB.

7. Conclusioni

Come si è sottolineato nell’articolo, l’architetturadel MultiProtocol Label Switching era nata come

risposta a un problema che agli inizi degli anniNovanta si presentava quanto mai critico ed era legatoai limiti delle prestazioni dei tradizionali router IP chenon riuscivano più a sostenere e, quindi, a gestire, ilritmo di sviluppo della rete Internet.

Di fatto, però, questo problema nell’ultimo quin-quennio è stato superato grazie agli sviluppi della tec-nologia, in particolare della microelettronica attraversole ASIC dedicate, che permettono di eseguire l’instra-damento dei pacchetti con elevate velocità (10 Gbit/s).Questi progressi nei sistemi riguardano oggi iGigarouter, presenti nelle reti degli ISP e potrebberoportare alla realizzazione di Terarouter in grado di risol-vere per molto tempo eventuali problemi legati alleprestazioni degli apparati di internetworking.

Il processo di definizione e di standardizzazione diMPLS è stato piuttosto laborioso e travagliato e per uncerto periodo è stata messa anche in dubbio l’effettivautilità dell’architettura.

Finora, tuttavia, secondo l’esperienza di TILAB,MPLS rappresenta una tecnologia sufficientementematura per essere utilizzata in campo. Questa opinioneè confermata dalla scelta fatta da numerosi ISP che giàla impiegano per migliorare la gestione del piano di

Con una struttura di questo tipo il service provider è in grado di assegnare il valoredi RD in maniera autonoma, tenendo conto del fatto che questi valori hanno unsignificato solo locale, all’interno dell’area MPLS servita dal Provider, mentre non ènota la struttura del VPN IP address a livello BGP e di cliente.

Il valore di route distinguisher è configurato su ciascun router PE (Provider Edgerouter) per ciascuna VRF. È importante osservare che questa informazione è traspor-tata nei messaggi dei protocolli d’instradamento e non nell’intestazione IP utilizzataper inoltrare i pacchetti attraverso le etichette MPLS.

Per ciò che concerne la distribuzione delle informazioni di routing, il principio base,nel contesto dell’MPLS VPN IP, è che questa sia controllata mediante l’impiego diVPN route target communities rese disponibili mediante le BGP extended communi-ties.

Esse sono realizzate nella maniera seguente:

• le route apprese da un CE sono iniettate nel processo BGP e ad esse è associatauna sequenza di VPN route target extended community attributes. Tipicamente lalista dei route target attributes è assegnata attraverso l’impiego di una export listassociata alla VRF dalla quale la route è stata appresa;

• le route importate o esportate da una VRF sono gestite mediante l’impiego diimport/export list che definisce i valori dei route target community attributes.Se la import list per una data VRF contiene ad esempio le route target communi-ties A, B e C, ogni VPN route, caratterizzata da una delle precedenti route targetextended communities (A, B, C) è importata nella VRF. L’insieme delle routeimportate in una VRF può essere definito attraverso l’uso di una mappa dell’in-stradamento (route-map) utilizzando gli standard BGP communities o altre infor-mazioni portate dal BGP come criteri per la selezione delle route.

Va precisato che, sebbene le route distinguisher e le route target abbiano lo stessoformato, le prime sono utilizzate per distinguere indirizzi VPN IPv4 non unici, men-tre le seconde consentono di identificare in quale VRF debba essere “esportata” o“importata” una determinata route.

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controllo e per aumentare il numero di tipi di serviziaffidabili di una rete IP multiservizio.

A livello sistemistico e architetturale l’elementofondamentale che consente di raggiungere questimiglioramenti è rappresentato dalla separazione delpiano di controllo della rete tradizionale, da quello diinoltro gestito attraverso il paradigma del label switching.

Da un lato questa scelta permette di offrire nuovi ser-vizi agli utenti, le cui prime, ma non ultime, predisposi-zioni in esercizio sono rappresentate dalle VPN IP edalle funzioni di Traffic Engineering (con informazioni dibanda, colori sui link, Fast Rerouting). La scelta rientranell’ottica di un progressivo aumento della complessitàlegata all’architettura della classica rete IP senza garanziesulla qualità offerta (best effort) che dovrebbe tendereverso un nuovo modello di rete, molto più funzionale ein grado di offrire un’ampia varietà di tipologie di servi-zio sempre più controllabili e affidabili in risposta alleesigenze degli utenti continuamente in crescita.

Il pedaggio da pagare per ottenere questi risultaticonsiste nella realizzazione di una rete decisamentepiù articolata a livello architetturale e, quindi, maggior-mente complessa da gestire e da amministrare.

AAL ATM Adaptation LayerAS Assigned NumberATM Asynchronous Transfer ModeARIS: Aggregate Route-Based SwitchingBB BackBoneBGPv4 Border Gateway Protocol version 4CE Customer EdgeCoS Class of Service CR-LDP Constraint-based Routing - LDPE-LSP Exp. inferred Label Switched PathE-LSR Edge-Label Switch RouterER Explicit RouteERO Explicit Route ObjectFEC Forwarding Equivalence ClassFT Forwarding TableGMPLS Generalized MultiProtocol Label

SwitchingIETF Internet Engineering Task ForceIGP Interior Gateway ProtocolIGRP Interior Gateway Routing ProtocolIP Internet ProtocolIPLPDN IP over Large Public Data NetworkISP Internet Service ProviderLDP Label Distribution ProtocolLIB Label Information BaseLIFO Last In First OutLMP Link Management ProtocolLSP Label Switched PathL-LSP Label inferred Label Switched PathLSR Label Switch RouterMAC Medium Access ControlMP-BGP MultiProtocol BGPMPLS MultiProtocol Label Switching MPλS MultiProtocol Lambda Switching MPOA MultiProtocol Over ATM

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NHLFE Next Hop Label Forwarding EntryNHRP Next Hop Resolution ProtocolOMP Optimized MultiPathOSPF Open Shortest Path FirstP Provider (Router)PE Provider Edge (Router)PHB Per Hop BehaviourPPP Point to Point ProtocolPVC Permanent Virtual Circuit QoS Quality of ServiceRD Route DistinguisherRFC Request For CommentROLC Routing Over Large CloudsRSVP Resourse reSerVation ProtocolTCP Transmission Control ProtocolTE Traffic EngineeringTOS Type Of ServiceUDP User Datagram ProtocolVPI/VCI Virtual Path Identifier / Virtual Circuit

IdentifierVPN Virtual Private NetworkVRF Virtual Routing ForwardingWDM Wavelength Division Multiplexing

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 11 n. 1 - Giugno 2002 57

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Federico M. Renon si è laureato in IngegneriaElettronica a Pavia nel 1986. Dopo una breveesperienza di lavoro in Aeritalia (ora AleniaSpazio) come responsabile dello sviluppo disistemi di controllo per il satellite SAX, è passatoallo CSELT (oggi TILAB) dove opera dal 1990.Ha lavorato nel campo delle reti dati ad alteprestazioni (reti metro DQDB, geografiche ATMe IP), nel contesto di normativa internazionaleIEEE, ETSI e ITU; e in ambito di sviluppo erealizzazione nazionale ed internazionale (rete

pilota ATM europea ed italiana, reti ATMosfera e Interbusiness). Èattualmente responsabile dell’Area di Competenza “Value AddedNetworking”, dove sta indirizzando le attività di ricerca su soluzioniinnovative di rete e servizio in ambito wireline e wireless, qualiMPLS e GMPLS, VPN IP, autenticazione e profilatura utente,integrazione voce/video/dati su IP, Content Networking.

Gianni Rossi si è laureato in IngegneriaElettronica presso l’Università degli studi diGenova nel 1993 e ha conseguito il Master inTelecomunicazioni “Politecnico di Torino -Scuola Superiore G. Reiss Romoli” nel 1996.Dopo alcune esperienze lavorative presso ilD.I.S.T. di Genova e la Marconi di Genova, dal1995 opera allo CSELT (oggi TILAB).Attualmente è responsabile tecnico delle attivitàdi TILAB per lo sviluppo della rete e dei servizidel Backbone IP di Telecom Italia. Ha lavorato

nel campo dell’analisi sistemistica e della sperimentazione dipiattaforme di networking IP (Gigabit Router, Multi-Layer Switch,Content Networking) e nella progettazione e nel collaudo disoluzioni di networking IP per reti geografiche e corporate (conesperienze sulle architetture MPLS VPN, MPLS-TE,sull’introduzione di servizi con qualità differenziata per il trasporto diapplicazioni voce su IP, sull’ottimizzazione del routing BGP e OSPFe sulle tecniche di integrazione IP–ATM). Ha partecipato ad attivitàdi normativa internazionale IETF; è autore di pubblicazioni e hacontribuito alla realizzazione di eventi e conferenze scientifiche.

Paolo Salamandra si è laureato in IngegneriaElettronica, con la specializzazione inTelecomunicazioni, presso l’Università degliStudi di Perugia nel gennaio del 2001 con unatesi nell’ambito della qualità del servizio in retiIP. Nello stesso anno è stato assunto in TILABdove si è occupato della qualificazione e il testingdi apparati di accesso ADSL. Dall’inizio del 2002partecipa alle attività per lo sviluppo della rete edei servizi del Backbone IP di Telecom Italiainteressandosi, in particolare, del collaudo

dell’architettura MPLS-TE e dell’introduzione di servizi con qualitàdifferenziata per il trasporto di applicazioni voce su IP.