MONTAGNA: NATURA, MITO, STORIA - icvialesanmarco.gov.it · 30 Gorizia La mattina del 5 di Agosto si...
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MONTAGNA:
NATURA, MITO,
STORIA
Le ossa di madre terra: protezione, antico mistero
della vita.
(Mitologia greca)
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Cime ineguali…..maestose, accarezzate dalle
nuvole……., creste rocciose, imponenti
Pareti segnate dal tempo
Muraglie di roccia
Cenge vertiginose
Gole …forre tenebrose
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MONTAGNA MISTERIOSA
Grotte: ferite nella roccia
Custodi del mattino degli uomini
E di antichissime storie
LE ANGUANE
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Nei luoghi segreti della montagna vivevano le
anguane,
amiche degli alberi del bosco.
Erano bellissime ninfe,
avevano lunghi capelli,
erano vestite di bianco.
Insieme nuotavano nei torrenti,
di notte cantavano e ballavano illuminate dalla
luna.
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Sapevano sempre tutto,
spesso si travestivano
da donne vecchie o da ragazze
e andavano nei mercati dei paesi
per ascoltare le novità.
IL SILENZIO DELLA MONTAGNA NON
DIMENTICA.
LA MUSICA DEL VENTO NON LENISCE LE SUE
FERITE.
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SULLA SUA ROCCIA,
SULLA SUA TERRA
SONO INCISI I SEGNI DEl SACRIFICIO
DEI SOLDATI
DI
TUTTE LE NAZIONI.
LA
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PRIMA GUERRA
MONDIALE
IN MONTAGNA.
…a testa bassa,
in silenzio,
verso l’ignoto…
FACCIA A FACCIA CON LA MORTE
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Stanchezza, tormento, angoscia.
…..arrancare sul ghiaccio……
…strisciare a ventre piatto sull’erba…
…aspettare con il fucile in mano nella fangosa
trincea..
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…morte…. il suo soffio sulla faccia..
….. insegue i soldati con la sua danza macabra:
…..cadaveri rigidi dal volto anneriti, scavalcati per passare
…..poveri sventurati, la cui testa sussulta senza posa con dei
singhiozzi d’agonia….
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FACCIA A FACCIA CON LA NATURA
“…..nelle ore più dure ho attinto dalla natura
la forza di lottare e sopravvivere….”
…..siamo tornati primitivi,
tutta la nostra esistenza era bere, mangiare,
lottare, dormire in fondo ad una caverna…
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….per sopravvivere mi sono fatto possedere
interamente
dalla natura….
…non ho voluto essere altro che l’arbusto perduto
nella foresta,
l’acqua del ruscello che scende giù per il pendio,
l’insetto che il vento dondola con la foglia e il
ramo.
…natura vivificante…..tra le rovine e le tombe…
primavera folle dei campi incolti,
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diventati prateria multicolore dove i mille e mille
fiori arrivano fino alla cintura……
…….piena estate, gran sole vincitore,
così caldo e così radioso
che illumini perfino la trincea
e inondi i nostri cuori con la tua luce.
Il testo è stato liberamente tratto da un articolo dello storico francese Jules Jsaac,
scritto all’indomani della prima guerra mondiale, alla quale aveva partecipato.
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LA MEMORIA ATTRAVERSO
LE CANZONI E LA POESIA
La prima guerra mondiale scoppiò nell’agosto del
1914: Germania, Austria contro Russia, Francia,
Inghilterra.
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Nel 1915 entrò in guerra anche l’Italia a fianco di
Inghilterra, Austria, Francia, desiderosa di
conquistare una parte del Veneto, Trento,
Gorizia, Trieste, ancora austriaci.
Da tutte le regioni d’Italia giovani uomini
lasciarono le loro case, il lavoro, le famiglie per
una guerra che sarà un massacro di soldati.
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Lo struggente canto d’amore di un giovane soldato napoletano che lascia
l’amata per andare in guerra.
“O surdato nammurato”
Staje luntana da stu core, a te volo cu 'o penziero: niente voglio e niente spero ca tenerte sempe a fianco a me! Si sicura 'e chist'ammore comm'i só sicuro 'e te... Oje vita, oje vita mia... oje core 'e chistu core... si stata 'o primmo ammore... e 'o primmo e ll'ùrdemo sarraje pe' me! Oje vita, oje vita mia... oje core 'e chistu core... si stata 'o primmo ammore... e 'o primmo e ll'ùrdemo sarraje pe' me! Scrive sempe e sta' cuntenta:
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io nun penzo che a te sola... Nu penziero mme cunzola, ca tu pienze sulamente a me... 'A cchiù bella 'e tutt''e bbelle, nun è maje cchiù bella 'e te! Oje vita, oje vita mia... oje core 'e chistu core... si stata 'o primmo ammore... e 'o primmo e ll'ùrdemo sarraje pe' me!
Disegno dei bambini
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Un canto di protesta di poveri soldati che si sentono senza futuro,
mandati allo sbaraglio contro i nemici.
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“Gorizia”
La mattina del 5 di Agosto si muovevano le truppe italiane
per Gorizia le terre lontane e dolente ognun si partì.
Sotto l'acqua che cadeva a rovescio
grandinavano le palle nemiche; su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:
Oh Gorizia tu sei maledetta per ogni cuore che sente coscienza
dolorosa ci fu la partenza e il ritorno per molti non fu.
Oh vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana schernitori di noi carne umana questa guerra ci insegna a punir
Voi chiamate campo d'onore questa terra di là dei confini;
qui si muore gridando assassini, Maledetti sarete un dì...
Cara moglie che tu non mi senti raccomando ai compagni vicini di tenermi da conto i bambini
che io muoio col suo nome nel cuor...
Entrarono in guerra anche gli Stati Uniti a fianco
di Inghilterra, Francia, Italia.
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L’Italia era impegnata nel confine tra Veneto e
Alto Adige.
Nell’anno 1017, fra il 10 e il 29 giugno, 22
battaglioni alpini cercarono di conquistarono il
monte Ortigara occupato dalla prima linea
austriaca.
La testimonianza di un alpino racconta che questa canzone nacque tra i lunghi
duelli delle artiglierie, il balenio spettrale dei razzi di segnalazione e il gemito dei
feriti. Dal tiro infallibile dei cecchini nemici scaturiva il micidiale Ta-pum Ta-
pum
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“Ta-pum ta-pum”
Venti giorni sull’Ortigara
Senza cambio per dismontà
Ta-pum ta-pum…..
Quando poi siamo scesi al piano
Battaglione non ha più soldà
Ta-pum ta-pum
Dietro al ponte c’è un cimitero,
cimitero di noi soldà.
Ta-pum ta-pum
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Nel 1917 la Russia si ritirò dalla guerra e i soldati
tedeschi impegnati ad est si riversarono sul
fronte italiano, su Caporetto.
L’esercito italiano si ritirò, a volte fuggì per
decine e decine di chilometri.
Ma quella vittoria non sconfisse definitivamente
l’Italia, con il sacrificio di moltissimi giovani fu
organizzata una linea di difesa sul Grappa e sul
Piave, così che, verso dicembre, l’attacco era
fermato.
Grazie all’intervento degli Stati Uniti la guerra
finì con la disfatta di Germania ed Austria.
L’Italia ottenne il Trentino, il Friuli orientale e
Trieste.
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brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
e’ il mio cuore
il paese più straziato.
Ungaretti 1916