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Monitoraggio Media
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Domenica 22 marzo 2020
SommarioN. Data Pag Testata Articolo Argomento1 22/03/2020 10 MESSAGGERO VENETO «ORA MASCHERINE PER TUTTI» GLI INFETTATI SALGONO A 790 SANITÀ LOCALE2 22/03/2020 3 IL PICCOLO I SINDACATI SI APPELLANO AL PREFETTO TAMPONI A TAPPETO ALL'ASUGI SANITÀ LOCALE3 22/03/2020 30 IL GAZZETTINO DI PORDENONE OSPEDALE, L'APPELLO: GARANZIE PER LAVORARE IN SICUREZZA SANITÀ LOCALE
4 22/03/2020 27 MESSAGGERO VENETO PORDENONE OSPEDALE E RSA A SAN VITO, NUOVI CONTAGI TRA I POSITIVI ANCHE L'ASSESSORERADIOLOGO SANITÀ LOCALE
5 22/03/2020 4, 5 MESSAGGERO VENETO «LA SERRATA È NECESSARIA E UN ANNO DA TASSE ZERO PER SALVARE L'ECONOMIA» SANITÀ LOCALE6 22/03/2020 28 IL GAZZETTINO DI PORDENONE RIANIMAZIONE DELL'OSPEDALE IN CODA PER FARE DONAZIONI SANITÀ LOCALE7 22/03/2020 2 IL PICCOLO «MASCHERINE GRATIS A TUTTI I CITTADINI» IN REGIONE 790 CONTAGIATI E 42 MORTI SANITÀ LOCALE8 22/03/2020 41 MESSAGGERO VENETO TAMPONI SU PRENOTAZIONE DA MERCOLEDÌ IN UN CONTAINER SANITÀ LOCALE9 22/03/2020 33 IL PICCOLO ED. GORIZIA LA CROCE ROSSA SUPER IMPEGNATA CHIEDE SOSTEGNI SANITÀ LOCALE
10 22/03/2020 12 IL PICCOLO L'INIZIATIVA #IORESTOACASAERACCONTO «LA VALIGETTA LACCATA DI BIANCO E QUEICEROTTI CHE USEREI OGGI» SANITÀ LOCALE
11 22/03/2020 28 IL GAZZETTINO DI PORDENONE APPARTAMENTO GRATIS A MEDICI E INFERMIERI IMPEGNATI CON IL VIRUS SANITÀ LOCALE12 22/03/2020 41 MESSAGGERO VENETO CASA DI RIPOSO: I CONTAGIATI SALGONO A 18 SANITÀ LOCALE
13 22/03/2020 31 IL PICCOLO LA PROCEDURA BUROCRATICA NUOVA PROPRIETÀ PER 217 MEZZI: ASUGI SPENDE OLTRE 18MILA EURO SANITÀ LOCALE
14 22/03/2020 23 IL GAZZETTINO DI PORDENONE ALLARME NELLE CASE DI RIPOSO: SONO GIÀ TRE QUELLE COLPITE DAL VIRUS SANITÀ LOCALE15 22/03/2020 40 MESSAGGERO VENETO DECIMO MORTO ALL'OSPIZIO DI MORTEGUANO SANITÀ LOCALE
16 22/03/2020 8 IL PICCOLO LA SITUAZIONE NELLA DESTRA ISONZO IL QUINTO CASO POSITIVO SCUOTE GRADISCASAGRADO REGISTRA IL SUO PAZIENTE UNO SANITÀ LOCALE
17 22/03/2020 22 IL GAZZETTINO DI PORDENONE IL VIRUS NON MOLLA LA PRESA QUATTRO MORTI, OGGI SERRATA SANITÀ LOCALE18 22/03/2020 34 MESSAGGERO VENETO GARA DI SOLIDARIETÀ PER L'OSPEDALE CITTADINO SANITÀ LOCALE19 22/03/2020 8 IL PICCOLO SALGONO A 17 I CONTAGIATI A GORIZIA GIÀ INDIVIDUATI TRE CEPPI DISTINTI SANITÀ LOCALE
20 22/03/2020 31 MESSAGGERO VENETO PORDENONE L'INFERMIERA SI PRIVA DELL'ABBRACCIO AI FIGLI «VIVO NELL'ANSIA DIETRO LAMASCHERINA» SANITÀ LOCALE
21 22/03/2020 11 MESSAGGERO VENETO BRIZ: SONO GUARITA, PENSO A TUTTI VOI. NON FATEVI PRENDERE DALLA PAURA SANITÀ LOCALE22 22/03/2020 6 IL PICCOLO AL CRUA DI MONFACONE L'ALLERTA DI BARBINA: «GLI ESP SANITÀ LOCALE23 22/03/2020 22, 2 IL GAZZETTINO DI UDINE PREOCCUPANO I FOCOLAI NELLE CASE DI RIPOSO SANITÀ LOCALE24 22/03/2020 29 MESSAGGERO VENETO PORDENONE TERAPIE ONCOLOGICHE AMBULATORIALI TRASFERITE DA PORDENONE AL CRO SANITÀ LOCALE
«Ora mascherine per tutti» Gli infettati salgono a 790 Pressing del governatore Fedriga a Roma. Il numero dei decessi arriva a 42
Luana de Francisco/UDINE
Servono disperatamente e ad averle devono essere tutti i cittadini. È una corsa contro il tempo e anche contro il più banale degli ostacoli, la penuria di pezzi su scala nazionale, quella che il governatore Massimiliano Fedriga sta facendo per riuscire a trovare e distribuire le mascherine alla popolazione, medici e infermieri in primis. Un «pressing» che la deputata dem, Debora Serrac-chiani, considera tuttavia «inutile», data la «competenza primaria» attribuita in materia alla Regione dallo scorso 22 febbraio. Da quando, cioè, il Paese è finito nella morsa di Covid-19. E che l'assessore regionale alla Sanità, Riccardo Riccardi, ribadisce invece essere necessario «su di Roma e non certo sulla Regione», vista «l'emergenza pandemica» in atto.
Un'emergenza che in Friuli Venezia Giulia, a fine giornata, ha portato a quota 790 i contagiati, cioè 135 in più rispetto a venerdì, e a 42 il numero dei morti, comprensivo dei 4 registrati ieri. E mentre si contano 73 guariti, i pazienti complessivamente ricoverati negli ospedali sono 152, di cui 46 in terapia intensiva, e 477 le persone rimaste in isolamento domiciliare.
Bollettino alla mano, la priorità era e resta evitare occasioni di contagio. «Per le mascherine al personale sa
nitario continuiamo a insistere con lo Stato, dal quale però dobbiamo riceverle. Per tutti gli altri, abbiamo ottenuto una deroga alle caratteristiche, per poterle produrre in Fvg», avevano comunicato Fedriga e il suo vice Riccardi nel pomeriggio, precisando i termini dell'avviso per una manifestazione d'interesse diramato venerdì dalla Protezione civile regionale ai fornitori di mascherine, anche senza marchio "Ce". «L'obiettivo è fornire, gratuitamente e il prima possibile, a ciascun cittadino della regione due mascherine lavabili e riutilizzabili - hanno annunciato -, in grado di contenere particelle salivali e di ridurre quindi la diffusione del contagio da coronavirus».
Mai più senza, insomma, neppure quando si esce per andare in fabbrica e a fare la spesa. «Se da una parte stiamo facendo un pressing quotidiano sulla gestione commissariale per ottenere i dispositivi di protezione individuale destinati a far lavorare in sicurezza il personale sanitario - hanno spiegato -, dall'altra è necessario che anche chi ogni giorno va al lavoro, al supermercato o in farmacia sia dotato di mascherine che, seppur in modo diverso rispetto a quelle date al personale sanitario, siano in grado di contenere le particelle di saliva».
Parliamo di mascherine realizzate in materiale lava
bile in soluzione allo 0,5 per cento di ipoclorito di sodio a freddo, per almeno 20 cicli, senza perdita delle caratteristiche iniziali. A lungo riutilizzabili, quindi. Da qui, l'avviso cui la Regione conta segua un riscontro in tempi strettissimi. «L'auspicio è che questo avviso stimoli la produzione di mascherine -la conclusione di Fedriga e Riccardi - e che dalla prossima settimana sia possibile ri-
L'obiettivo è produrle e distribuirle alla popolazione la settimana prossima fornire tutti i cittadini, attraverso i volontari della Protezione civile».
Eppure, a sentire Serrac-chiani, è proprio la Protezione civile regionale che «avrebbe potuto procedere con acquisti in deroga, quando ancora le mascherine si trovavano sul mercato». Senza gara, quindi, visto che «la Regione ha competenza primaria sui dispositivi di protezione individuale, come le mascherine, appunto, dal 22 febbraio», ricorda. «Ora non ce ne sono nemmeno per i medici, il Governo sta intervenendo in supplenza e non serve pressing», osserva Serracchiani. «Vista la competenza esclusiva della Regione - spiega la deputata -, i materiali forniti dallo Stato dovrebbero essere aggiuntivi». Immediata la replica di Riccardi: «La Regione si è
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mobilitata per far fronte al venisse su base nazionale fabbisogno, anche se sareb- con una strategia chiara, ce-be preferibile che la risposta lere e ordinata». —
CDRIPRODUZIONERISERVATA
SANITÀ LOCALE 2
Cgil, Cisl e Fials chiedono test e protezioni adeguate a tutto il personale Poggiana; «Prove solo con sintomi». L'assessore: sui dpi mani legate
I sindacati si appellano al prefetto «Tamponi a tappeto all'Asugi» IL CASO
C inquecento sanitari in osservazione all'A-sugi dopo essere entrati in contatto con
pazienti positivi al coronavi-rus senza adeguate protezioni. E i sindacati scrivono al commissario di governo Valerio Valenti per domandare che tutto il personale Asugi sia sottoposto a tampone e fornito di mascherine per lavorare in sicurezza.
Cgil, Cisl e Fials partono dalla «gravissima situazione del reparto di Geriatria del Maggiore, dove la quasi totalità del personale sarebbe risultato positivo e una delle colleghe si troverebbe in rianimazione».
Ma il problema dei contagi certi o potenziali dei professionisti della sanità è esteso: «Abbiamo chiesto ali Asugi che tutto il personale sia sottoposto a tampone e venga garantita la dotazione di idonei dpi. Non sappiamo se nel caso di Geriatria sia stata garantita questa condizione. Ad aumentare l'apprensione si aggiunge l'analoga situazione della casa di
riposo comunale Serena a Trieste». Il direttore generale Asugi Antonio Poggiana esclude tamponi a tappeto: «Il test viene fatto a chi ha almeno un sintomo, come dicono le linee guida dell'Istituto superiore di sanità. Un negativo può infatti positivizzarsi anche il giorno dopo e quindi, in assenza di sintomi, bisogna aspettare il tempo di incubazione». Il vicepresidente Riccardo Riccardi dice invece di avere le mani legate sui dpi: «Dispositivi di protezione e tecnologie dipendono dalla gestione centrale e sono un problema in tutto il Paese». L'Azienda sanitaria sta attivando intanto un servizio di assistenza psicologica per i dipendenti. L'unità di crisi che si riunisce ogni giorno vuole così mettere a disposizione degli operatori sotto stress fisico e mentale colloqui telefonici con gli psicologi in forza all'A-sugi. Ma per i sindacati l'urgenza è la sicurezza. Secondo Fabio Pototschnig (Fials) «si capisce la necessità di coprire i turni ma preoccupa il rischio di aumento di operatori positivi. Chiediamo mascherine ffp2 e ffp3, perché le chirurgiche
non sono adeguate. E devono essere considerati sia gli ospedalieri che il personale che lavora nell'assistenza domiciliare, entramdo nelle case senza sapere cosa trova». Alberto Pe-ratoner, presidente regionale dell'Aaroi-Emac, organizzazione dei medici di anestesia e rianimazione, si augura che «non ci dicano la prossima settimana che ora bastano le mascherine chirurgiche, che non sono invece sufficienti come protezione: stiamo usando le ffp2, ma sono sempre meno».
Un appello viene dall'ex assessore alla Salute Sandra Te-lesca, oggi coordinatrice di Italia Viva: «Apprezziamo lo sforzo della Regione sulla terapia intensiva, ma allo stesso tempo preoccupa molto il fenomeno degli operatori contagiati in aumento. Quanti sono gli operatori positivi negli ospedali, sul territorio e nelle strutture per anziani? Si valuti una verifica a tappeto, per evitare che i positivi asintomatici continuino a lavorare con gravi rischi per loro stessi e per gli altri».—
D.D.A.
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Ospedale, l'appello: garanzie per lavorare in sicurezza •I dipendenti chiedono di avere tutti i presidi •Indispensabile anche effettuare al più presto necessari per evitare qualsiasi possibilità di contagio la sanificazione degli ambienti della struttura
SACILE I dipendenti dell'ospedale
chiedono ai vertici dell'Azienda sanitaria di adottare tutti i provvedimenti necessari a garantire la massima sicurezza sul lavoro, sia quello svolto dal personale amministrativo che quello socio - sanitario e del terziario. Le preoccupazioni sono state raccolte dai responsabili del Comitato "No tagli alla sanità" Luigi Zoccolan, del Movimento "Cittadinanza attiva per Sacile" Gianfranco Zuzzi e della Associazione per i "Diritti degli anziani", Paolo Riccio, direttamente dal personale.
SANITÀ E SICUREZZA Pur capendo l'oggettiva diffi
coltà nel garantire un regolare approvvigionamento e una distribuzione dei dispositivi di protezione individuale che garantisca il continuo ricambio necessario a fronteggiare una programmazione contro l'epidemia che si preannuncia lunga, i tre chiedono «ai vertici, dell'AsFo di adottare tutti i provvedimenti necessari a garantire la massima sicurezza sul lavoro alle varie categorie che operano nella struttura». I rappresentanti dei Comitati fanno presente che la carenza di mascherine, di camici monouso, di guanti, di occhiali e visiere protettive e altri Dpi, è stata evidenziata in tutti i siti dell'Azienda non solo negli ospedali ma anche nei Distretti territoriali e in altri Servizi di
comunità come i Centri diurni, Case di riposo, Rsa.
SANIFICAZIONE NECESSARIA Oltre alla garanzia di poter
disporre di materiale protettivo, nella Struttura polifunzionale sacilese, viene chiesta «una sanificazione radicale dei reparti, dei servizi ospedalieri, delle zone di transito e degli uf-
CARENZA DI MASCHERINE DI CAMICI MONOUSO DI GUANTI, OCCHIALI E VISIERE PROTETTIVE IN TUTTI I SITI DELL'AZIENDA
fici frequentati dagli utenti e dai pazienti, tenuto conto anche che in uno dei reparti di Medicina di gruppo ha svolto l'attività un medico che ha contratto il Covid-19». E su suggerimento dei dipendenti informano che «sarebbe quanto mai opportuno collocare dei dispenser di gel sanificante per la mani in varie zone della struttura, come bagni, ascensori, reparti, portineria». Una iniziativa di prevenzione questa, che «viene messa
in atto normalmente anche nei supermercati e che dovrebbe, a maggior ragione, essere attivata in una struttura sanitaria».
MALCONTENTO IN OSPEDALE Zuzzi, Zoccolan e Riccio rile
vano che nei corridoi dell'ospedale serpeggia anche malcontento per non aver dato seguito
alla richiesta di effettuare i tamponi faringei a tutti i dipendenti e operatori presenti nella struttura. Uno screening ritenuto indispensabile per garantire l'assistenza ai servizi in sicurezza senza il timore di contagiare utenti, colleghi e famigliari. «Mentre in altre realtà questo monitoraggio continuo è assicurato per i dipendenti allo scopo di far emergere anche situazioni che non sempre si evidenziano con sintomi clinici, ma con soggetti positivi asintomatici e pur sempre potenziali veicoli di contagio, a Sacile - informano - sino ad oggi non si è ritenuto che questa sia una priorità per il personale in trincea. Diversi hanno sottolineato che "ci sentiamo come soldati che combattono al fronte a mani nude".
I DISSERVIZI Zuzzi, Zoccolan e Riccio rile
vano che «in una situazione già di per sé problematica, si aggiunge la notizia che vari medici di famiglia non rispondono alle chiamate telefoniche dei loro pazienti negli orari di ambulatorio, creando evidenti disagi e proteste. Pur nella consapevolezza delle difficoltà del momento, chiediamo all'ASfo di prodigarsi per andare incontro a questi disservizi trovando le soluzioni più idonee nell'interesse della comunità e di tutto il personale della sanità pubblica liventina, impegnato al massimo in questo difficile momento perii Paese»
Michelangelo Scarabellotto
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Ospedale e Rsa a San Vito, nuovi contagi Tra i positivi anche l'assessore radiologo Emilio De Mattio (lavori pubblici) in isolamento. Casi in aumento, disposti tamponi per gli ospitii dell'ospizio a Castions
Il virus avanza, in provincia di Pordenone, e si insinua nei luoghi più deputati a combatterlo, gli ospedali e le Rsa, e in quelli da proteggere con maggiore attenzione per l'età degli ospiti, le case di riposo.
QUI SAN VITO
Nelle ultime ore il centro più colpito è risultato San Vito al Tagliamento. Qui in ospedale, dopo il contagio di un dirigente medico attivo anche nell'ospedale di Spilimbergo e di un paziente ricoverato in medicina, è risultato positivo al tampone un terzo operatore sanitario, il tecnico radiologo Emilio De Mattio, assessore ai lavori pubblici del comune sanvitese. Le sue condizioni, così come quelle degli altri due contagiati, non destano preoccupazione e De Mattio si trova ora in isolamento domiciliare.
Quanto alla Rsa sanvitese, ubicata nello stesso edificio che ospita la casa di riposo (ma in diversi padiglioni), sono risultati positivi due ospiti, un uomo e una donna. L'Azienda sanitaria Friuli occidentale ha deciso di lasciarli nella struttura protetta.
Polemica, sul punto, la Cgil: «Non c'è un medico di notte - ha dichiarato in particolare Pierluigi Benvenuto -e se ci fosse bisogno di qualcosa sarebbe necessario chiamare la guardia medica. Ci sono reparti dedicati, sarebbe più sicuro accoglierli lì». Troppo alto il rischio di contagio, secondo il sindacato, se
condo cui «manca una regia
aziendale».
QUI CASTIONS DI ZOPPOLA
Intanto alla casa di riposo di Castions di Zoppola le due anziane positive al coronavi-rus rimangono ricoverate in ospedale a Pordenone. Entrambe hanno altre patologie e una versa in condizioni più gravi dell'altra. Bruno Ius, presidente della Fondazione Micoli Toscano, che gestisce la struttura, ha riferito che in casa di riposo verrà allestito un reparto apposito «per ospitare chi dovesse eventualmente manifestare sintomi riconducibili al virus». Il reparto dovrebbe avere almeno dieci posti ed essere pronto all'inizio della prossima settimana. A oggi, secondo quanto riportato da Ius, non ci sarebbero anziani o dipendenti con sintomi particolari. «Provvederemo all'esecuzione dei tamponi - precisa il presidente - come previsto in situazioni come questa. Abbiamo anche intenzione di affidare l'incarico per la sanificazione alla stessa ditta che ha operato in alcune case di riposo dell'Udinese». Gli ospiti sono in tutto 108, tutti
non autosufficienti, mentre i lavoratori, all'interno della struttura, sono una settantina. Sono già stati disposti i tamponi per i pazienti. Per gli operatori si procederà successivamente, sulla base di quelli che sono entrati a contatto con le persone risultate positive.—
R.PN.
IN TREFLASH
o Le cifre in provincia Sulla base dei dati recapitati ieri pomeriggio alla Prefettura di Pordenone, in provincia risultano 147 pazienti positivi, di cui 49 ricoverati in ospedale (40 a Pordenone, 8 a Udine, 1 a Trieste), 98 persone positive in isolamento domiciliare, 359 in isolamento per contatti avuti con persone poi risultate positive, 506 persone coinvolte dall'inizio dell'emergenza, 34 comuni su 50 con almeno un caso.
o I casi nei comuni Da segnalare, nelle ultime ore, un terzo caso di positività a Spilimbergo, un paziente seguito dal dottor Zava-gno, altri sette casi a Fiume Veneto, «tre dei quali - ha dichiarato il sindaco Jessica Canton - collegati. L'assessore Maurizio Ramponi, a sua volta contagiato, è in netta ripresa. Non si rilevano più assembramenti di persone». APorcia sono arrivati a quota 17 i casi, così suddivisi: 7 persone positive al tampone (2 ricoverate in ospedale), 10 in quarantena domiciliare. A Pordenone tutti pieni i 12 posti di terapia intensiva, con un paziente trasferito a Trieste.
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«La serrata è necessaria e un anno da tasse zero per salvare l'economia» Intervista al presidente Fedriga a un mese dall'inizio della crisi sanitaria «La quarantena con l'impegno di tutti è il solo metodo per battere il virus»
MATTIAPERTOLDI
E^ sattamente due anni fa, era il 22 marzo anche quella volta, Mass
ai similiano Fedriga diventava il candidato presidente del centrodestra, scalzando Renzo Tondo, e aprendo quella campagna elettorale che, meno di due mesi dopo, 10 avrebbe portato a trionfare alle Regionali e a diventare governatore. A distanza di due anni lo scenario che si staglia di fronte al leghista è completamente diverso da quello che si sarebbe mai aspettato. Fedriga non si deve più scontrare, al momento, con avversari politici, ma, al pari del resto delle istituzioni mondiali, ha di fronte a sé un nemico subdolo e difficile da battere. 11 governatore ha scelto il pugno di ferro, anche di più del Governo e spesso anticipando le mosse di Roma, nel contrasto al coronavirus e oggi lancia un chiaro, e inequivocabile, avviso ai naviganti: la serrata andrà avanti, con ogni probabilità, ben oltre il 3 aprile.
Presidente, qual è la situazione attuale?
«I dati a oggi dimostrano che le misure contenitive servono, e basta vedere quello
che è successo a Vo' Euganeo, oppure nelle zone rosse della Lombardia per capirlo. Noi, come Regione, ci siamo mossi anche prima del Governo e questo mi auguro possa aver aiutato nel contenimento della diffusione del virus. Certo fare previsioni è difficile, ma spero che questi contenimenti possano limitare i contagiati nelle strutture sanitarie, il vero problema di questa pandemia».
Per questo ha confermato una serie di limitazioni più dura di quelle del Governo?
«Sì, perché dopo aver rilevato quali sono i passaggi più critici, in relazione ai contatti interpersonali, abbiamo chiesto al Governo, inutilmente, misure più stringenti di quelle emanate dal ministro Roberto Speranza. Al di là della chiusura dei supermercati la domenica, quindi, specifichiamo noi come sia vietata qualsiasi attività fisica in luoghi pubblici: per cui o uno possiede un giardino, un campo, di proprietà o non potrà uscire a correre e camminare».
Il sistema sanitario regionale è in grado di reggere a questa pressione?
«Al momento sì e ci stiamo muovendo verso la creazione di nuovi posti di Terapia in
tensiva seguendo le previsioni scientifiche. Stiamo soddisfacendo le esigenze organizzandoci in anticipo rispetto alle necessità. Ma non potremo continuare in eterno da soli e, dopo un certo limite, avremo bisogno delle attrezzature da Roma oppure sarà impossibile reggere. Stiamo predisponendo a Cattinara nuove aree di ricovero, per poter arrivare a 155 posti in Terapia intensiva, ma senza i macchinari sono inutilizzabili. Non abbiamo respiratori, schermi o centraline per tutti: ce li deve fornire il Governo».
Secondo lei è stato un errore centralizzare gli acquisti?
«In questo momento non mi sento di colpevolizzare il Governo vista la carenza, a livello internazionale, dei dispositivi medici anche a causa del comportamento di alcuni Paesi, come la Turchia, che si sono mossi in maniera scorretta bloccando produzioni e trasferimenti verso l'Italia. Ma resta il fatto che questi dispositivi manchino e dobbiamo reperirli in qualche maniera».
In queste settimane in molti hanno attaccato l'iniziativa promozionale della Regione sugli skipass gratuiti. È pentito di averla lan-
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data? «Francamente mi pare una
stupidaggine. Intanto la critica viene rivolta da persone che, in quei giorni, sostenevano la necessità di aprire tutto, scuole comprese, e mi hanno pure accusato di aver chiuso gli istituti nonostante non ci fosse nemmeno un caso di positività in Friuli Venezia Giulia. Gli skipass gratuiti, inoltre, erano riservati esclusivamente a chi alloggiava nelle strutture della regione e l'affollamento di quel fine settimana è stato legato soprattutto ai residenti. A gente del posto che, vista la nevicata, è andata a sciare. Io quel giorno avrei anche chiuso gli impianti, ma il decreto governativo non comprendeva il Friuli Venezia Giulia tra le aree dove era necessario bloccare tutto, tanto è vero che gli stessi affollamenti dello Zoncolan li abbiamo visti anche a Cortina, in Trentino e pure in Tosca-
«Io avrei chiuso per un mese tutto, anche fabbriche e aziende non essenziali»
«Il sistema sanitario regge, ma a un certo punto avremo bisogno del materiale da Roma»
«Cerchiamo ogni giorno di anticipare i tempi della diffusione per essere sempre pronti»
na». Tornando all'attualità: il
vero dramma, da noi, sono lecase di riposo...
«Vero, sono aree critiche in cui avvengono contatti ravvicinati tra una platea di popolazione molto debole tanto è ve
ro che, purtroppo, i decessi in Friuli Venezia Giulia si registrano nella quasi totalità dei casi all'interno delle strutture per anziani. Abbiamo avviato protocolli specifici e anche formativi per gli operatori che, spesso, sono dipendenti di cooperative e magari non possiedono, sempre, una preparazione strettamente sanitaria».
Secondo lei il Governo prorogherà la chiusura anche dopo il 3 aprile?
«Credo di sì. Penso sia quasi impossibile riaprire tutto all'inizio del prossimo mese. Resto convinto che la soluzione migliore sarebbe stata la chiusura totale, fabbriche non essenziali comprese, per un mese, un mese e mezzo. Adesso, invece, proseguiremo con una lunga agonia dell'economia e senza una veloce risoluzione del problema sanitario. Anche perché non abbiamo idea di quando avremo il picco dei contagi per quanto, personalmente, io sia convinto che registreremo un aumento dei casi almeno fino alla prima settimana di aprile, se non di più».
Lei pensa a una stretta maggiore, ma alcuni consiglieri come Furio Honsell e Walter Zalukar hanno già contestato la sua ultima ordinanza...
«Mi spiace che ci siano ancora persone che non si rendono conto di quello che stiamo affrontando. Non dico loro di andare in Lombardia a osservare la situazione, ma almeno di guardare qualche filmato. Non mi diverto a dire alla gente di non andare a correre, ma ho l'obbligo, come presidente, di mettere in atto tutte le misure necessarie a contenere la diffusione del virus».
Ma come si stanno comportando friulani e giuliani?
«Ingenerale direibene. Oggi (ieri ndr) sono andato a Udine partendo da Trieste e ho visto strade e parchi vuoti ovunque, così come sì le file ai
«L'Unione europea ha promesso tanti soldi per gli Stati, ma non dimentichiamo i danni di Lagarde»
«Stiamo entrando in un mondo nuovo per le imprese e l'Italia deve recitare un ruolo da protagonista»
supermercati, ma con le debite distanze di sicurezza. È questo il metodo vincente per combattere, e sconfiggere, il virus e serve l'aiuto di tutti».
Una volta finita questa emergenza ci sarà anche quella, enorme, legata alla tenuta dell'economia...
«La crisi è già in atto, ma l'unico modo per uscirne è quello di garantire un anno a imposte zero per le aziende. Noi, come Regione, faremo tutto quello che potremo, ma non ci è consentito indebitarci per motivazioni legate alla spesa corrente. Lo Stato, invece, ne ha tutto il diritto e tra l'altro, viste le ultime decisioni dell'Unione europea, finalmente senza limite. Ora, è vero che così aumenteremo il debito pubblico, ma se dovessimo distruggere il sistema imprenditoriale italiano mi chiedo chi comprerà più i nostri titoli di Stato»
Una sorta di pace fiscale annuale, quindi?
«Esatto. Puntare sull'economia reale sarebbe un investimento per lo Stato. Finita questa emergenza ci troveremo in un mondo nuovo, dal punto di vista economico, e l'Ita-
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lia si deve riposizionare in un ruolo di forza, non ripartendo dalle proprie macerie».
L'Europa, però, sta finalmente prendendo le decisioni corrette, non trova?
«Le risorse che ha promesso di mettere a disposizione degli Stati sono importanti, così come è corretta la sospensione del Patto di Stabilità.
Ma non possiamo dimenticarci le uscite infelici della Bce, a partire da quelle della sua presidente Christine Lagarde, che hanno fatto volare lo spread e portare la Borsa a perdere il 17%».
Chiudiamo con un messaggio a tutti gli operatori della sanità che lavorano
giorno e notte? «Quello che stanno facen
do, ormai, va oltre ogni obbligo professionale, ma è diventata una missione umanitaria. Io non posso che ribadire loro il ringraziamento assoluto di tutta la Regione con la convinzione che, questa crisi, cambierà i paradigmi anche in sanità».—
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Rianimazione dell'ospedale In coda per fare donazioni GLI AIUTI
PORDENONE Privati, aziende, associazioni, la corsa alla solidarietà per sostenere l'ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone è fatta di grandi e piccoli numeri. Tra cui il milione di euro da parte di un donatore anonimo per sostenere la Terapia intensiva di Pordenone, erogato all'Azienda Sanitaria Friuli Occidentale (Asfo). Sono molte le donazioni arrivate in questi giorni a favore dell'ospedale, da privati, azienda (come i 50mila euro da parte della Friulintagli e i lOOmila euro dalla Bcc Pordenonese e Monsile) ma anche associazioni tra cui i musulmani del Centro islamico della Comina che attraverso una colletta interna hanno raccolto 5mila euro che sarà destinata al Santa Maria degli Angeli di Pordenone. «Vorremmo dare il nostro supporto ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari e ai volontari che stanno mettendo a ri
schio la loro vita. Per difendere noi» spiegano i rappresentanti del Centro islamico. Denaro ma anche strumentazioni destinate all'Asfo «dimostrano la grande volontà di tanti che hanno a cuore la salute dei cittadini - commenta il direttore generale Joseph Polimeni - Stiamo ricevendo molte donazioni di ogni genere di importo che Michele Chittaro direttore sanitario e Tommaso Pellis direttore del Dipartimento Emergenza e Cure intensive valuteranno come impiegare. L'urgenza è supportare la terapia intensiva, reparto ora più coinvolto, ma altrettanto fondamentale è la subintensiva e la programmazione del percorso post-intensivo che dovranno affrontare i pazienti, specie i pluri-patologici anziani, una volta estubati. L'ospedale si sta riorganizzando anche su questo fronte, siamo pronti ad affrontare la fase tre del piano, abbiamo aumentato posti letti in terapia intensiva, ridotto se non annul&&ad7e5IM8pa2fè7igfo£feé6^006b883 interventi e attività ambulatoria- Valentina Silvestrini li». Le donazioni sono la coda ©RIPRODUZIONERISERVATA
lunga della grande raccolta fondi lanciata il 10 marzo dai fratelli Marco e Valentino Zuzzi che sfiora i 250mila euro grazie a 3700 donazioni (da 5 euro a oltre 2000). Il denaro sarà "liberato" giovedì (al netto della quota che si tratterà la piattaforma Go-FundMe) per essere devoluto poi alla Terapia intensiva. A essersi mossi per l'ospedale sono stati anche i Lions Pordenone Naonis che sempre su GoFund-Me hanno lanciato una seconda raccolta a favore del Pronto soccorso e Medicina d'urgenza. A livello regionale è stata la Protezione Civile del Fvg, con la campagna #ioaiuto (Iban IT47 W 02008 02230 000003120964, intestato alla Regione Autonoma Fvg, Causale "Donazioni CORONA VIRUS FVG") a lanciare una raccolta fondi a sostegno dell'intero sistema sanitario regionale all'insegna del motto "Aiutaci ad aiutare" (stanziamenti detrai-bili per le persone fisiche, dedu-
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«Mascherine gratis a tutti i cittadini» In regione 790 contagiati e 42 morti La promessa di Fedriga e Riccardi. Obiettivo: garantirne due lavabili a ogni persona. Intanto la corsa dell'epidemia continua
Diego D'Amelio/TRIESTE
Le mascherine prodotte in Friuli Venezia Giulia su mandato della Protezione civile saranno distribuite gratuitamente a tutti i residenti della regione. Dopo l'annuncio sul bando che chiamava all'appello imprese locali e non per la realizzazione di dpi in deroga alle norme sull'omologazione, il presidente Massimiliano Fedriga e il vicepresidente Riccardo Riccardi fanno come il Veneto e promettono la consegna di due mascherine a ogni cittadino per contribuire al contenimento del coronavirus. L'epidemia continua intanto la sua corsa in regione, con 790 casi positivi ( + 135), 42 decessi (+4), 152 ricoverati (+9) e 46 in terapia intensiva (+8).
Davanti al crescente numero di professionisti in sorveglianza dopo essere venuti a contatto con pazienti positivi in assenza delle protezioni necessarie, Fedriga e Riccardi partono dal sottolineare che «stiamo facendo un pressing quotidiano sulla gestione commissariale per ottenere i dispositivi di protezione destinati a far lavorare in sicurezza gli operatori», ma per i quali resta obbligatorio il marchio Ce. Dopo una fornitura di 200 mila mascherine, la Regione continua a chiedere l'aiuto di Roma, perché «siamo coperti ancora per 5-6 giorni», ammette Riccardi.
Non necessitano invece di omologazione i dpi per i comuni cittadini. «Per il resto della popolazione - continuano governatore e vice - abbiamo ottenuto una deroga» e già tre aziende del Fvg hanno risposto alla chiamata. L'auspicio di Fedriga e Riccardi è
di «rifornire già dalla prossima settimana, attraverso i volontari della Protezione civile, tutti i cittadini in modo da limitare al massimo la possibilità di contagio». La giunta valuta di procedere con la consegna a domicilio, per evitare spostamenti di persone. L'obiettivo della Regione è «fornire, gratuitamente e prima possibile, a ciascun cittadino del Fvg due mascherine lavabili e riutilizzabili, in grado di contenere particelle salivali e ridurre quindi la diffusione
del contagio. La grammatura è tale da costituire anche una protezione per chi la indosserà».
Si tratta di 2,5 milioni di mascherine, riutilizzabili perché realizzate in materiale lavabile: potranno essere immerse in una soluzione di acqua fredda e ipoclorito di sodio al 5% per almeno venti cicli, venendo "riattivate" senza perdere le caratteristiche. Non ne è previsto l'impiego obbligatorio, ma Fedriga e Riccardi sottolineano che «è necessario che anche le persone che ogni giorno si recano al lavoro e gli stessi cittadini che escono per l'approvvigionamento del cibo o motivi sanitari debbano essere dotati di dispositivi».
Sulla questione va in scena anche un botta e risposta fra Riccardi e la deputata dem Debora Serracchiani, secondo cui «la Regione ha competenza primaria sui dpi: dalla proclamazione dello stato di emergenza in Fvg il 22 febbraio, poteva acquistarle senza gara e ora risulta che non ce ne sono nemmeno per i medici. Il governo sta intervenendo in supplenza e non serve pressing». Per il vicegovernatore, però, «il pressing va fat
to a Roma: sarebbe preferibile in un'emergenza pandemica e con un commissario in carica che la risposta venisse su base nazionale con una strategia chiara, celere e ordinata».
Ieri i contagi in Fvg sono intanto saliti a 790 (+135): 338 a Udine (+43), 270 a Trieste (+54), 144 a Porde-
Posti letto in terapia intensiva a Udine e Pordenone tutti pieni Previsti nuovi spazi
none (+30) e 38 a Gorizia (+8). I morti aumentano di 4 unità e diventano 42, ma il dato disaggregato per territori ieri non è stato fornito. Si trovano attualmente in isolamento domiciliare 477 persone, mentre sono 152 i ricoverati (+9) e 46 i pazienti in terapia intensiva (+8). I guariti incrementano ancora e sono ormai 73.
I casi gravi aumentano, ma i posti Covid-19 nelle terapie intensive di Udine e Pordenone sono al momento tutti pieni, mentre restano solo due letti sui 15 presenti attualmente a Cattinara. Il prossimo prevedibile urto dovrà essere assorbito dai 16 nuovi posti di Gorizia, ma Riccardi è convinto di poter ampliare entro lunedì la disponibilità a 74 letti, neU'ambito del rafforzamento da 94 posti fra Trieste, Gorizia, Udine, Palmano-va e Pordenone. La strategia fissa un secondo step a 155, ma dipenderà dalla capacità della gestione commissariale di fornire nuovi ventilatori per la respirazione, che anch'essi scarseggiano su un mercato in crisi dove la domanda supera l'offerta. Senza dimenticare la parallela
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difficoltà a reperire personale adeguatamente formato al lavoro in rianimazione. Per poter prevedere l'andamento dei ricoveri la Regione ha affidato a Insiel la preparazione di un software gestionale studiato dall'equipe del virologo Fabio Barbone, che permetterà di effettuare proiezioni sui casi attesi.
Per alleggerire invece il peso sui reparti del Maggiore dedicati al Covid-19, l'Azienda sanitaria giuliano isontina sta stiDulando un accordo
con strutture private dove trasferire pazienti in convalescenza, ma non ancora pronti per il rientro a casa. L'ospedale di Pordenone ha a sua volta spostato tutte le terapie oncologiche ambulatoriali al Cro di Aviano per ridurre la circolazione degli operatori e garantire maggior sicurezza ai pazienti.
Continua infine a destare apprensione la bomba sanitaria rappresentata dalle case di riposo. Il Comune di Trie
ste assicura che la situazione nelle proprie residenze è stazionaria, mentre fonti sindacali parlano di contagi in diverse strutture private. DaU'Asugi non arrivano però conferme, mentre casi positivi si sono registrati ieri anche nel Pordenonese e in Friuli. Alla Asp Chiabà di San Giorgio di Nogaro risultano numerosi ospiti e operatori ammalati, mentre la residenza di Mortegliano è andata incontro al decimo decesso. —
I NUMERI DELCORONAVIRUSINFVG
790 Pazienti contagiati in totale di cui:
Sopra, negoziante triestino con la mascherina. Foto Lasorte. Sotto Massimiliano Fedriga e Riccardo Riccardi
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SAN GIORGIO DI NOGARO
Tamponi su prenotazione da mercoledì in un container
SAN GIORGIO DI NOGARO
Un container della Protezione civile installato davanti al Distretto sanitario Ovest di San Giorgio di Nogaro. É li che si effettueranno i tamponi, a partire da mercoledì, per le persone che hanno patologie riconducibili al Covid 19.1 soggetti verranno segnalati al Dipartimento di prevenzione dell'Azienda sanitaria dai medici di medicina generale del territorio. A gestire la struttura, personale dell'Ass, al quale potrebbero aggiungersi alcuni medici di medicina generale del territorio, oggi in pensione, che si sono resi disponibili a dare il proprio sostegno agli addetti dell'Azienda sanitaria oberati dal lavoro. La struttura andrà a servire un bacino di utenza di circa 23 mila persone.
A darne notizia è il dottor Gianni Iacuzzo, in qualità di
coordinatore Aft (Aggregazione Funzionale Territoriale che comprende i medici di medicina generale di San Giorgio di Nogaro, Carlino, Marano Lagunare, Muzzana del Turgnano, Porpetto e Torvi-scosa) nonché medico di famiglia. Iacuzzo, spiega che le persone segnalate verranno contattate dal personale sanitario che provvedere a fissare il giorno e l'ora dell'appuntamento al fine di evitare ogni assembramento. Per coloro che sono impossibilitati a muoversi da casa, i tamponi verranno eseguiti a domicilio da apposito personale Ass. Il dottor Iacuzzo si raccomanda di «non andare di propria iniziativa alla struttura perché l'esame non verrà effettuato se non programmato, oltre al fatto che potrebbe creare confusione».
I volontari della Protezione civile hanno lavorato tutta la giornata di venerdì per instal
lare la struttura, portato con un camion gru direttamente dalla sede di Palmanova, davanti al Distretto sanitario di viale Palmanova (in un primo momento si era pensato di posizionarlo davanti alla casa di risposo, ma poi è stata ritenuta più idonea la struttura del poliambulatorio, dotata anche di un ampio parcheggio), e sistemarlo. Già ieri alcune persone leggendo sul sito della Pc dell'installazione del modulo si erano presentate per effettuare il tampone, ma hanno dovuto far ritorno a casa in quanto la struttura non è ancora operativa. Domani, verrà effettuata la sanificazione del modulo per consentire l'accesso in totale sicurezza. Intanto i volontari della Pc, una ventina, supportati da volontari della Misericordia a colleghi di Carlino, stanno effettuando la spesa agli anziani relegati a casa. —
F.A.
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EMERGENZA COVID 19
La Croce rossa italiana è attiva su tutto il territorio nazionale per rispondere all'emergenza Covid-19 fin dai primi giorni di febbraio. Il Comitato Cri di Monfalcone con l'aiuto dei suoi volontari sta garantendo: il servizio extra ospedaliero 118 in convenzione con l'Azienda sanitaria; il servizio di trasferimenti intrao-spedalieri di persone positive al nuovo virus; la collaborazione con il personale infermieristico dell'Azienda sani-
La Croce rossa super impegnata chiede sostegni
taria per il servizio di PreTria-ge; il servizio di trasporto sanitario (dimissioni, trasferimenti, visite ambulatoriali, dialisi) ; il supporto alle aziende per la rivelazione della temperatura a tutti i dipendenti all'inizio del turno; l'attività socio-assistenziale per il mandamento in collaborazione con l'Emporio della solidarietà, fornendo anche a domicilio generi di prima necessità (alimenti, prodotti per l'i
giene della casa e della persona, bombole del gas, legna, e così via).
La Cri lancia un appello: «Queste attività ci stanno mettendo a dura prova e in questo momento abbiamo bisogno del vostro aiuto. Grazie alla tua generosità potremmo continuare a garantire queste attività di supporto e assistenza alla popolazione del mandamento. Noi soccorritori non possiamo ma #Voi-StateACasa».—
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L'INIZIATIVA ttlORESTOACASAERACCONTO
«La valigetta laccata di bianco e quei cerotti che userei oggi» ELENAVALASSI* Prosegue la carrellata di testi sulla quarantena scritti da infermieri per il concorso Opi che vuole far conoscere slanci e sacrifici della professione
N on so quando ho deciso di voler fare l'infermiera, se esiste un giorno preciso
che ha segnato il mio destino. Dovrei cercarlo nella memoria, forse tornare a quell'istante in cui ho scartato il mio regalo di Natale. Avevo tra le mani una valigetta laccata di bianco con una croce rossa sgargiante sopra, attaccata male e nemmeno al centro. Dentro c'era di tutto, ma soprattutto quell'enorme siringa incubo di mia sorella, che brandivo minacciosa correndo per la casa dall'alto dei miei nove anni.
Sicuramente tanti hanno ricevuto lo stesso regalo e adesso sono avvocati, insegnanti, meccanici o musicisti. Ma io davvero ricordo quel giorno e quel dono. Avrei voluto fare anche la cantante a dire la verità, ma ero stonata, e lo sono ancora perché tante cose cambiano e certe non possono cambiare mai.
Ora di quella valigetta ormai persa in qualche cantina, dimenticata in un passato fatto di troppi traslochi, rimane solo il significato. Quelle decine di cerotti miracolosi consumati in un giorno per curare tutte le bambole, ora li userei per guarire dalla paura.
Vorrei guarire Rosa che mi chiede cosa penso e quando finirà. «Non so nemmeno quando è cominciata», mi dice, ma non sono sicura che parli di questo virus. Le sorrido solo con gli occhi, la mascherina mi nasconde un bel pezzo di viso, ma lei è come se mi vedes
se tutta lo stesso. E quasi cieca ma mi vede meglio di quanto mi veda io. «Non lo so - le rispondo - ma andrà tutto bene», e vorrei disegnarle un arcobaleno sul soffitto, tutto colorato. Tutto per lei che mi ha confessato di riconoscere i colori dal suono, come le voci. Forse scriveva poesie in segreto e ora tocca le parole con le dita.
Flora non mi riconosce, la saluto e le strizzo l'occhio ma a lei basta, ogni parola è superflua, solo i gesti contano. Carmelo invece capisce subito chi sono. «Domani andrà meglio», mi dice, ed è lui che sorride a me con tutta la faccia scoperta come si faceva da sempre senza nascondersi. Vorrei sorridergli anch'io così.
Mi chiedo cosa avrebbe detto Rudy, che non c'è più da tanto ormai. «Elena, vinceremo anche questa battaglia!». Poi avremmo riso insieme. Rudy non chiamava mai "guerra" le avversità: nella vita c'erano solo battaglie da combattere. La più crudele lui l'aveva vissuta sulla sua pelle. Sì, vinceremo questabattaglia, Rudy.
A Rosa, Flora, Carmelo e a Rudy, anche se lui non ne ha più bisogno, metterei un cerotto, di quelli colorati che usano le mamme per i loro bambini, un cerotto attaccato alla mano sinistra, quella del cuore. Da guardare per chi ha occhi buoni e da immaginare per chi non ci vede più.
Un cerotto storto, scentrato come la croce sulla valigetta della mia infanzia. Un cerotto che di miracoloso non ha nulla, che adesso non riuscirebbe a guarire nemmeno una bambola. Ma ha un significato, noi ci siamo, anche con le nostre paure, perché è misurandoci
con quelle che possiamo dirci coraggiosi. —
infermiera operativa in assistenza domiciliare
M
emù SANITÀ LOCALE 14
Appartamento gratis a medici e infermieri impegnati con il virus L'iniziativa lanciata da Cristiana Chiarotto L'imprenditrice mette a disposizione figlia dell'ex presidente della Provincia un alloggio sfitto in centro a Udine
LA STORIA
UDINE «Sto facendo la spesa pei tre mie diverse vicine di casa e ho tre liste da tenere sott'occhio. Le dispiace se ci parliamo quandc ho finito?».
Cristiana Chiarotto è già tutte in queste parole. E non stupisce troppo che sia stata proprio lei imprenditrice di origini orgoglio samente pordenonesi che si divi de fra Udine e Trieste, a decidere, con il fratello Luciano, di "regala re" un mese di affitto, mettendo a disposizione gratuitamente une casa a due passi dal centro udine se e dall'ospedale Santa Marie della Misericordia, per medici e infermieri che arrivino in Friuli a dare una mano per fronteggiare l'emergenza da coronavirus. Le popolarità mediatica non le inte ressa. Anzi. Fosse per lei, vorreb be che il suo nome svaporasse sullo sfondo per lasciare spazic («e passaparola, che serve») al gè sto, lanciato sulla sua pagina Fa cebook e già ripreso da divers navigatori.
IN "VIA AMICHEVOLE" «Non lo faccio per finire su
giornali né per farmi pubblicità -assicura -. Lo faccio solo per dare una mano in questo momentc difficile. È un'iniziativa in vie "amichevole". Non l'ho neanche
voluta mettere sui siti specializ zati, ma mi sono limitata a Face book», chiarisce l'imprenditrice figlia dell'ex presidente della Pro vincia di Pordenone Sergio Chiarotto, di Cordenons. L'ispirazione - racconta - le è nata grazie all'idea lanciata da Triestevillas, agenzia che si occupa di affitti turistici e compravendite di lusso nel territorio giuliano (che peraltro già in passato aveva avviato un'iniziativa simile per i familiari dei bimbi ricoverati al Burlo), che fino ad aprile ha deciso di mettere a disposizione gratis appartamenti e ville per medici e infermieri impegnati sul fronte dell'epidemia, giunti a Trieste da altre parti d'Italia.
«Ho saputo della loro iniziativa grazie al post di un collega su Facebook. Mi sono detta: che bella idea! E ho pensato: perché non fare una cosa analoga qui a Udine? Gli imprenditori triestini, che si occupano del settore degli affitti brevi, hanno proposto ai loro clienti di mettere a disposizione le loro case. Ma io stessa sono proprietaria, con mio fratello, di un appartamento al momento sfitto, in via Micesio a Udine, non lontano dall'ospedale, che abbiamo appena risistemato. Abbiamo deciso di metterlo a disposizione gratuitamente per il mese di aprile a medici e infermieri ve
nuti qui a lavorare per l'emergenza. Ho messo aprile, ma potrebbe essere anche maggio. L'ospitalità temporanea potrebbe valere anche magari per dei volontari della Croce rossa o della Protezione civile o i familiari di un malato. Sono disponibile anche ad accollarmi le spese», racconta Cristiana, che di mestiere fa l'immobiliarista, come titolare dell'agenzia Oikos studio immobiliare di viale Duodo, che ha sospeso l'attività in via prudenziale nelle scorse settimane, prima che scattasse lo "stop" per la sua categoria («Ormai il lavoro era rallentato, ma sto seguendo delle trattative da casa»).
«NON SIAMO SOLI NEL MONDO» «Non mi era mai capitato di es
sere protagonista di un'iniziativa simile, in fondo il virus sta regalando a tutti noi un po' più di con-
«CI STANNO COMODE QUATTRO PERSONE. QUESTA SITUAZIONE CI RENDE CONSAPEVOLI CHE NON SIAMO SOLI NEL MONDO»
sapevolezza che esistono anche gli altri e che non siamo soli nel
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mondo. Ma non voglio passare per un'eroina, perché l'appartamento in verità era vuoto e non utilizzato da nessuno, mentre potrebbe essere utile a qualcuno. La casa di via Micesio - racconta - ha una sessantina di metri qua
dri, una camera, una cucina, un soggiorno con due bei divani letto. È tutto arredato. Ci starebbero comode anche quattro persone».
Il tam tam è partito venerdì, con la pubblicazione del post sul
social network, ma a ieri mattina, «non ho ancora ricevuto richieste. Speriamo che funzioni il passaparola». E che, magari, qualcuno prenda spunto per aderire alla catena di solidarietà.
Camilla De Mori
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Casa di riposo: i contagiati salgono a 18 Nove sono ospiti, otto operatrici, una infermiera. I parenti si lamentano: non possono comunicare coi familiari
Francesca Artico /SAN GIORGIO DI NOGARO
Salgono a nove gli ospiti risultati positivi al tampone delCovid-19, nella casa di risposo Azienda per i servizi alla persona "G.Chiabà" di San Giorgio di Nogaro che ospita 151 anziani. Si resta in attesa di sapere gli esiti degli ultimi risultati, come spiega il dottor Gianni Iacuzzo, in qualità di coordinatore Aft (Aggregazione Funzionale Territoriale che comprende i medici di medicina generale di San Giorgio di Nogaro, Carlino, Marano Lagunare, Muzzana del Tur-gnano, Porpetto e Torvisco-sa per un bacino di 23 mila pazienti) nonché medico di famiglia di alcuni ospiti dell'Asp.
Aumenta anche il numero delle operatrici che hanno avuto esito positivo dai tamponi che salgono a otto, ai quali si aggiunge una infermiera, a fronte di un centinaio di addetti tra interni e della cooperativa sociale Consorzio Blu con sede legale a Faenza e amministrativa a Bologna presente nella Asp con operatrici sanitarie a addetti ai servizi primari.
Come si ricorderà da mercoledì era anche scattato il provvedimento da parte del Dipartimento di prevenzio
ne di esecuzione dei tamponi agli ospiti e operatori della casa di riposo "Asp Giovanni Chiabà", dopo che due operatrici e cinque ospiti erano risultati positivi al test del coronavirus.
Intanto però scoppia in rete la protesta dei parenti che chiedono alla Asp Chiabà di avere maggiori informazioni sui loro cari e c'è chi propone di formare un comitato di parenti per chiedere alla direzione maggiore chiarezza sulla situazione della casa di riposo. Questi familiari "rimproverano" alla direzione uno sbagliato atteggiamento di chiusura nei confronti dei parenti che da giorni non hanno contatti con i loro cari. La direzione infatti da mercoledì 18 marzo ha blindato la struttura, sospendendo il numero dedicato per le comunicazioni esterne e stoppato le telefonate dei parenti al fine di mantenere libere le linee telefoniche per le comunicazioni ufficiali.
Sul sito della Chiabà, si legge infatti che «in questo momento di criticità derivante dalla positività al Covid-19
L'asp Chiabà: «Stiamo provvedendo ad attuare tutte le misure necessarie»
di alcuni ospiti e operatori, si è reso necessario modificare l'organizzazione interna al fine di contenere la diffusione del virus. Stiamo provvedendo in collaborazione stretta con il Dipartimento di Prevenzione e il Distretto sanitario - si afferma - ad attuare le misure necessarie alla situazione. Vi chiediamo di non telefonare di per chiedere informazioni generiche su come sta andando, la situazione è difficile ed è necessario che le linee rimangano libere per le comunicazioni ufficiali. In questo momento invece si è creata una situazione di carico di telefonate che sottrae troppo tempo prezioso. Sarà nostra cura comunicare alle famiglie interessate l'esito dei controlli effettuati, sia positivi che negativi, nonché a tenere aggiornati sulle condizioni di salute degli ospiti, con le consuete modalità. Purtroppo in questo momento si è reso necessario sospendere le chiamate da esterno al 333 6156957 per tutelare la salute degli operatori che assistono gli ospiti nelle chiamate, verrà comunicato sul sito il ripristino del servizio e gli orari dedicati non appena ci saranno le condizioni di sicurezza». Ma questo ai parenti non basta. —
(ci RIPRnm I7IHNF RIRFRVATA
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LA PROCEDURA BUROCRATICA
Nuova proprietà per 217 mezzi: Asugi spende oltre 18 mila euro Il travaso dei beni dall'ex Asuits alla nuova Azienda sanitaria Giuliano-lsontina ha imposto il passaggio della titolarità anche su tutte le auto e le ambulanze
Andrea Pierini
Sono 217 i mezzi di proprietà della fu Asuits, l'Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste - tra auto, ambulanze e quant'altro - per i quali è in via di completamento il passaggio di proprietà alla nuova Asugi, l'Azienda sanitaria universitaria Giuliano- Isontina. Un iter burocratico analogo riguarda i 91 mezzi in dotazione all'oramai chiusa Ass2, l'Azienda assistenza sanitaria 2 Bassa Friulana-Isontina.
Nel 2018 la giunta regionale guidata dal presidente Massimiliano Fedriga, su proposta del suo vice con delega alla Salute Riccardo Riccardi, aveva presentato infatti il primo step della riforma sanitaria, che prevedeva per l'appunto l'accorpamento delle cinque aziende del territorio in tre più grandi, con il mantenimento dell'assetto nel Pordenonese, la fusione di Alto, Medio e Basso Friuli e l'unione dell'Isontino con l'area giuliana.
A queste realtà è stata aggiunta come è noto l'Azienda regionale di coordinamento
per la salute e sono stati mantenuti i due Irccs Burlo e Cro. Nel corso del 2019 è stata poi effettuata la divisione delle
Altri 6 mila euro sono serviti per 91 veicoli dell'ex Ass2 destinati in parte al nuovo ente
diverse proprietà e dei beni delle singole aziende che hanno cessato definitivamente la loro funzione il 31 dicembre scorso.
L'Asugi è diventata infatti operativa il primo gennaio e, di conseguenza, si è reso necessario occuparsi del passaggio di proprietà dei 217 mezzi di AsuiTs, a cui si aggiunge come detto una parte dei 91 mezzi in dote all'ex Ass2 (un'ulteriore "quota" di questi è destinata alla nuova AsuFc).
La spesa complessiva per il passaggio di proprietà dei beni aziendali triestini ammonta a 18.647,55 euro. Per il perfezionamento di tale iter sono stati contattati per la cosiddetta via breve tre operatori economici: la proposta definita più congrua è stata
quella dell'Agenzia Futura. Nel dettaglio 7.595 euro
sono relativi alla Competenza d'agenzia, 6.395,25 aipas-saggi al Pra, 737 euro al duplicato delle carte di circolazione e 2.246,40 agli aggiornamenti delle stesse. La procedura per l'area triestina è stata gestita dalla Se Approvvigionamenti e gestione servizi guidata da Giovanni Maria Coloni.
Per quanto concerne il passaggio di proprietà dei 91 mezzi dell'ex azienda friula-no-isontina sono stati contattati diversi operatori economici, ma l'unica a rendersi disponibile a eseguire queste procedure è stata l'Agenzia Giglio srl di Gorizia.
La spesa totale in questo caso è stata di 5.900,50 euro di cui 122 euro per la preparazione dell'istruttoria, 227,50 euro per la stesura dei documenti, gli stampati e le copie e, infine, 5.551 euro per i diritti di agenzia per l'espletamento, per l'appunto, delle 91 pratiche. A seguire questo decreto è stato invece Mauro Baracetti, responsabile della Se Gestione patrimonio e tecnologie.—
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Allarme Allarme nelle case di riposo: sono già tre quelle colpite dal virus •Dopo Morsano e Zoppola altri nuovi casi a San Vito Ora si allarga il contagio tra anziani e operatori sanitari CASE DI RIPOSO
PORDENONE Si tratta dell'aspetto che in provincia ora spaventa di più: il virus è entrato nelle residenze per anziani e persone in difficoltà. E dopo Zoppola, è il turno di San Vito al Tagliamen-to. La notizia si è diffusa a pochi passi dall'ospedale dalla cittadina, a sua volta toccato dalla diffusione interna del Coronavirus: il contagio ha raggiunto l'Rsa di San Vito, toccando due ospiti della struttura che si occupa soprattutto della lunga degenza e della riabilitazione. Si tratta di un anziano e di una persona con difficoltà. Al momento, però, non è stato disposto il ricovero in ospedale delle due persone risultate positive al tampone: i pazienti con il Covid-19 sono stati fatti rimanere all'interno della struttura che si trova lungo la stessa strada dell'ospedale cittadino. Un fatto, questo, che ha generato la protesta della Cgil. «Ci è sembrata una scelta quantomeno azzardata - ha detto il leader sindacale del settore, Pier Luigi Benvenuto -: la Rsa di San Vito non garantisce il medico di notte e anche la decisione di lasciare i pazienti positivi all'interno della stessa struttura non ci pare il massimo della sicurezza». Ora saranno effettuati i tamponi alle persone che sono state più a contatto con i due pazienti risultati positivi. Quanto alla situazione dell'ospedale di San Vito, si regi
stra purtroppo un nuovo caso di positività al Coronavirus, dopo quelli di un paziente in Medicina e di un dirigente dell'area medica. All'interno della struttura ospedaliera sono in corso i tamponi agli operatori del Pronto soccorso che sono venuti al contatto con il primo paziente positivo, che era stato preso in carico per ragioni di salute diverse dal contagio; poi si procederà a controllare anche chi è stato a stretto contatto con il dirigente positivo.
AL POLICLINICO Il Coronavirus è entrato anche
alla clinica San Giorgio di Porde-f#tfri§.0g6tì86$tta del primo caso che tocca la sanità privata in provincia di Pordenone. Il caso risale a metà settimana, quando un paziente ricoverato per un intervento legato a una protesi è risultato positivo. Il risultato del test è arrivato dopo un secondo ricovero nella stessa struttura. A quel punto il paziente è stato trasferito al Santa Maria degli Angeli. Già fatti 40 tamponi: i primi dieci sono risultati negtivi.
S. MARIA DEGLI ANGELI In ospedale a Pordenone ci si
concentra sui due casi positivi riscontrati al settimo piano della struttura, ma nel frattempo arriva anche una buona notizia. Sono stati allestiti, infatti, i due nuovi posti di Terapia intensiva previsti dal piano regionale. Si trovano nello stesso reparto che
ospita gli altri spazi dedicati alle cure d'emergenza e sono già in servizio. Si è agito a tempo di record. AZOPPOLA
Preoccupazione, invece, per la situazione che si sta vivendo nella casa di riposo Micoli-Toscano di Castions di Zoppola. La notizia del contagio di due ospiti anziane (sono in ospedale a Porde-
PROBLEMI AL POLICLINICO TEST POSITIVO PER UN DEGENTE FATTI QUARANTA TAMPONI none, ma non in gravissime condizioni) ha fatto scattare un protocollo per "blindare" la struttura. Tra oggi e domani saranno eseguiti tamponi a tappeto. Si suppone che a trasmettere il virus ai due ospiti sia stata un'operatrice sanitaria che lavora nella struttura. «La situazione è seria -ha detto il sindaco di Zoppola, Francesca Papais - e per questo abbiamo chiesto misure di emergenza per tutti: utenti, medici e operatori». I risultati dei tamponi dovrebbero arrivare con certezza già domani mattina, la preoccupazione deriva dall'età media e dalle condizioni di salute di molti ospiti della struttura, che in totale ne conta 108.
M.A.
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Decimo morto all'ospizio di Mortegliano Si tratta di una donna che era residente in paese. Tutte le vittime erano già gravemente ammalate e debilitate
Paola Beltrame/MORTEGLIANO
E morta ancora una persona assistita alla casa di riposo Rovere Bianchi di Mortegliano, si tratta di una donna che era residente in paese, come anche la sorella, deceduta sempre nel centro per anziani mercoledì 18 marzo. Con dispiacere i compaesani hanno appreso questa triste notizia e molti hanno contattato i parenti, persone conosciute e stimate, per esprimere solidarietà e portare conforto.
Sono stati dieci dunque in totale i decessi da quando nella struttura, di proprietà comunale e gestita da Euro&Pro-mos social health care, sono stati individuati i primi casi di positività al coronavirus. I deceduti erano quasi tutti molto anziani, tanti oltre gli 80 anni e affetti da plurime patologie gravi, le cui condizioni fisiche già fortemente debilitate non hanno retto, nonostante le cure, alla febbre alta prolungata e alle difficoltà respiratorie causate dall'infezione virale.
Due sono morti dopo ricovero in ospedale, a Udine e a Pal-
manova, gli altri nella stessa casa di riposo, assistiti da personale medico e infermieristico specializzato, che si è aggiunto dal distretto sanitario di Codroipo vista la grave situazione emersa dopo la somministrazione dei tamponi.
Sono risultati positivi, infatti, 42 dei 79 ospiti e 23 operatori sui circa 50 che lavorano nella struttura (la maggior parte dipendenti della Euro&Pro-mos e alcuni del Comune di Mortegliano). Fino ad ora il contagio era rimasto limitato alla Rovere Bianchi, fra gli operatori e gli anziani; questi e quelli risiedono anche nei Comuni vicini. Ma questa certezza sta venendo meno : sono stati comunicati ieri, dalle autorità sanitarie, sei casi di positività al Covid-19 a Castions di Strada, sempre collegati alla situazione della casa di riposo, ma che hanno coinvolto per la prima volta anche la cerchia familiare delle operatrici infette. Tra queste ultime, una è ricoverata in ospedale.
Stabile invece la situazione a Mortegliano, dove abitano sette persone occupate nel centro assistenziale risultate posi
tive e altri sei sono in quarantena. «Nel nostro Comune nessun parente degli anziani né del personale risulta aver contratto il virus» informa il sindaco, Roberto Zuliani, che invita i concittadini a perseverare nelle misure di igiene personale e di riduzione dei contatti al minimo indispensabile. «Quanto agli ospiti della casa di riposo - assicura il primo cittadino - sono seguiti dallo staff sanitario come fossero in ospedale. In questi giorni molti sono stati testati con radiografie e le cure farmacologiche sono le stesse. Negli ultimi giorni di marzo saranno rifatti i tamponi».—
Sei casi di positività al virus sono stati accertati anche nel comune di Castions
Il sindaco invita i cittadini a rispettare le indicazioni fornite per evitare il contagio
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LA SITUAZIONE NELLA DESTRA ISONZO
Il quinto caso positivo scuote Gradisca Sagrado registra il suo "paziente uno"
Lugi Murciano/GRADISCA
Ammonta a cinque il numero di casi accertati di contagio da Covid-19 a Gradisca d'Isonzo. Un dato che fa della Fortezza il terzo centro isontino più colpito dal virus, dopo Gorizia e Ronchi dei Legionari.
Dopo il "mercoledì nero" che aveva visto impennarsi il numero di casi da 1 a 4 in appena 24 ore, la notizia di un quinto cittadino positivo al tampone è arrivata nella serata di ve -nerdì. Il dato si è poi stabilizzato nella giornata di ieri, quando - perlomeno secondo il re-port disponibile al momento -l'Azienda Sanitaria ha confermato alla Prefettura e dunque al Comune il numero di contagiati relativo a Gradisca d'Isonzo. A cui si aggiunge però il primo nella vicina Sagrado.
Nulla trapela, come ormai
prassi consolidata, sui dati dei pazienti. Le uniche informazioni note riguardano il "paziente 1", il 58enne ricoverato al reparto Malattie Infettive dell'Ospedale Maggiore di Trieste, e il "paziente 3", una persona anziana anch'essa ricoverata nel medesimo nosocomio. Solamente due dei cinque pazienti gradiscani sarebbero collegabili fra loro con una certa evidenza: secondo fonti ufficiose si potrebbe trattare di una coppia di coniugi. Vanno invece smentiti alcuni rumors cittadini secondo cui uno dei contagi riguarderebbe un ospite della Casa di riposo comunale "San Salvatore" o-ipotesi altrettanto e più fantasiosa -un componente della giunta comunale. «Sono voci da smentire nella maniera più assoluta - taglia corto il sindaco Linda Tomasinsig -: le due
strutture cittadine per anziani, quella comunale e la casa albergo "Brovedani", sono da tempo isolate dai contatti con l'esterno e hanno attuato tutte le procedure necessarie, mentre se fosse avvenuto un contagio afferente al Comune o al suo apparato, si sarebbero dovuti attivare dei protocolli ben diversi».
L'invito ai cittadini è sempre il medesimo: attenersi alle informazioni ufficiali e, non di meno, alle direttive varate in queste ore dal governo nazionale e regionale. «Districarsi fra le varie disposizioni al cittadino può sembrare non semplice, ma il messaggio di fondo è basilare: stare a casa, e limitare alla stretta necessità i contatti con l'esterno e i rapporti sociali, è l'unica arma a disposizione per provare ad uscire in fretta da questa situazione».-
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La guerra al contagio
Il virus non molla la presa Quattro morti, oggi serrata Crescono i positivi al tampone: ieri in regione erano 137 in più rispetto al giorno prima. Due i decessi nell'udinese, uno a Trieste e un altro a Gorizia
LA SITUAZIONE PORDENONE Altri quattro morti in regione, tra Udine e le province di Trieste e Gorizia. E il contagio, anziché calare, prosegue nel suo ritmo altalenante, concedendo un giorno una speranza e quello dopo tornando a "martellare" il morale e la resistenza. Oggi, intanto scatta l'ordinanza di Fedri-ga: tutti i negozi chiusi. C'è poi il dato relativo ai ricoveri in Terapia intensiva, cioè il vero problema al cuore dell'emergenza: in regione ieri sono saliti a 46, contro i 38 di 24 ore prima. Il sistema, se il contagio non dovesse rallentare, inizierà a raggiungere il livello di guardia. Ieri in Friuli Venezia Giulia sono stati 135 i nuovi casi accertati di Coro-navirus, per un totale di 790 pazienti che dall'inizio dell'emergenza sono venuti a contatto con la malattia. Dal dato, però, devono essere sottratti sia i pazienti deceduti, che sino ad oggi sono stati 42, che quelli guariti. E a proposito di quest'ultimo aspetto, il Friuli Venezia Giulia è tra le regioni che presenta la percentuale più alta di pazienti che ce l'hanno fatta, che il virus l'hanno sconfitto definitivamente: sono 73 le persone che la Regione dichiara "guarite" e nove quelle "completamente guarite". I pazienti che ad oggi si trovano ricoverati fuori dalla Terapia intensiva sono invece 152. In isolamento domiciliare ci sono 477 persone in tutto il Friuli Venezia Giulia.
IN PROVINCIA Nel Pordenonese sono stati re
gistrati 22 nuovi contagi da Coro-navirus e il numero totale delle persone residenti in provincia risultate positive al tampone è salito a quota 147. A comunicare i dati aggiornati in questo caso è stata la Prefettura del capoluogo del Friuli Occidentale. Dei 147 pazienti positivi, 49 sono ricoverati in ospedale: otto si trovano a Udine (i più gravi), uno a Trieste e la parte restante, composta da 40 persone, a Pordenone. Sono 98 le persone positive in isolamento domiciliare, mentre 359 cittadini sono in quarantena preventiva ma non risultano positivi al
Coronavirus. In provincia di Pordenone si registra un caso accertato di positività ogni 2.126 persone. Si tratta del secondo territorio regionale meno toccato dal virus dopo quello di Gorizia. I comuni interessati ora sono 34 sui 50 complessivi della provincia. Conforta il dato di Caneva, uno dei comuni più colpiti: ieri non sono stati registrati nuovi contagi. Uno in più, invece, a Valvaso-ne Arzene. Tre i nuovi contagiati a Sacile, due a Fiume Veneto. Infine la città, con tre contagi in più.
LA BUONA NOTIZIA Una buona notizia, ieri, è arri
vata ad Azzano Decimo. Il paziente di 59 anni che si trovava ricoverato in gravi condizioni è stato estubato e ora respira autonomamente. Ha comunicato via Whatsapp con alcuni amici e il
suo quadro clinico sta migliorando. Lo ha annunciato il sindaco Marco Putto.
IL LUTTO
IL FRIULI OCCIDENTALE REGISTRA LA SECONDA VITTIMA È UN SACILESE
Sacile intanto piange la seconda vittima del Coronavirus della provincia di Pordenone, che è anche la seconda residente nella cittadina sul Livenza. All'ospedale di Udine ha perso la sua battaglia contro la malattia Antonio Di Marco, 72 anni. Ex membro dell'esercito, Di Marco era affetto da altre patologie, ma dopo il contagio da Covid-19 le sue condizioni si sono aggravate. Era stato ricoverato in Terapia intensiva all'ospedale Santa Maria della misericordia di Udine, ma non ce l'ha fatta. La famiglia ha ricevuto un messaggio di cordoglio da parte del sindaco Carlo Spa-gnol. Il primo paziente deceduto in provincia di Pordenone a causa del virus era stato un altro sa-cilese, cioè Cesare Tombolan. Il Coronavirus tocca anche l'Arma dei carabinieri: due militari in servizio in provincia di Pordenone sono risultati positivi al tampone. Non sono in gravi condizioni.
Marco Agrusti
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SAN DANIELE
Gara di solidarietà per l'ospedale cittadino L'idea è dell'associazione "18 maggio 370" e del Comune In cima alla lista delle necessità c'è un ecografo portatile
Maura Delle Case /SAN DANIELE
L'ondata di solidarietà che si è levata a seguito dell'epidemia di coronavirus tocca anche San Daniele del Friuli. Dopo lunghi ragionamenti e riflessioni, passati alla ricerca della miglior soluzione per incanalare le energie positive che si muovono in questi giorni, solo apparentemente tutti uguali, l'amministrazione comunale -con in testa il sindaco Pietro Valent - ha deciso insieme all'associazione "18 maggio 13 70" di indirizzare tutti gli sforzi sul nosocomio della città. È dunque all'ospedale Sant'Antonio che andranno i fondi raccolti dal sodalizio attraverso la sottoscrizione avviata ieri allo scopo di acquistare strumenti e materiali sanitari. Quanti volessero partecipare alla "gara" di solidarietà potranno farlo con un semplice bonifico. Destinatario: Associazione 18 maggio 1370. Iban: IT 86 O 05484 64190
CC0710386311. Causale: Sottoscrizione per l'ospedale Sant'Antonio e distretto
di San Daniele. Le risorse raccolte servi
ranno ad acquistare quel che dovesse rivelarsi utile oggi come domani. «Spenderemo tantissimi soldi per quest'emergenza - ha dichiarato ieri il dottor Lucio Mos, che è presidente dell'associazione nonché direttore della Cardiologia all'ospedale collinare - con il risultato che purtroppo nei prossimi anni grandi risorse per le dotazioni tecnologiche degli ospedali probabilmente non ci saranno. È quindi importante che facciamo oggi tesoro della generosità dei cittadini e usiamo il frutto di questa sottoscrizione per acquistare strumenti che siano utili nell'emergenza, ma anche nel prossimi futuro». In cima alla lista c'è un ecografo portatile per la diagnosi di eventuali versamenti pleurici che consentirebbe di svolgere i primi accertamenti sui pazienti potenzialmente Covid positivi all'interno della tenda allestita fuori dall'ospedale senza la necessità dunque di accedere alla Radiologia.
«Ma qui si vive alla giornata - puntualizza Mos - , ogni giorno è diverso e le necessità si manifestano senza preavviso. Poter disporre di risorse pronte all'uso è in questo senso più che mai importante». Il perché Mos lo spiega con un esempio particolarmente calzante. «Dovessero servire mascherine, l'associazione potrebbe ordinarle subito, senza i mille oneri burocratici con cui invece deve fare i conti l'amministrazione».
Ai sandanielesi e ai residenti nella zona collinare, per i quali l'ospedale costituisce da sempre un punto di riferimento irrinunciabile, l'appello è dunque di partecipare a questa sottoscrizione tra le tante attivate. Per due ragioni: tutti i proventi raccolti saranno come detto investiti sull'ospedale Sant'Antonio e a gestirli sarà un soggetto autorevole e conosciuto come l'associazione presieduta da Mos che conclude: «Siamo a disposizione della direzione sanitaria e del dipartimento di emergenza che è quello maggiormente sotto stress». —
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IL QUADRO SANITARIO DELLA PROVINCIA
Salgono a 17 i contagiati a Gorizia Già individuati tre ceppi distinti In condizioni stabili il cuoco Lucidio Turri, nessun infetto nella sua famiglia. Nell'lsontino 38 ammalati
Francesco Fain /GORIZIA
Sino a ieri, pareva che l'unico ceppo di coronavirus in città fosse quello ascrivibile all'impiegato amministrativo del gruppo Hera che aveva contratto la malattia durante una trasferta a Treviso, all'ospedale di Ca' Foncel-lo, mentre era in visita a un conoscente ammalato. Alla fine, aveva contagiato i suoi colleghi che, a loro volta, avevano infettato anche i conviventi.
Ma si erano registrati, successivamente, altri casi che nulla avevano a che vedere con i dipendenti della multi-servizi. Subito erano partite le indagini epidemiologiche per ricostruire le tappe che avevano portato alla trasmissione del Covid-19. Qual è stato l'esito? In realtà, e lo si scopre solamente oggi, «ci sono almeno tre origini diverse». Insomma, tre ceppi, tre linee di contagio parallele e indipendenti una dall'altra. A chiarirlo fonti confidenziali ma assolutamente autorevoli dell'Asugi, l'Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina, che ha imposto uno stop, a livello ufficiale, a tutte le informazioni. Entrano in campo, dunque, le ipotesi. Un ceppo, anche se si
tratterebbe di un solo caso, riguarda il cuoco di Sant'Andrea Lucidio Turri, settantadue anni. Era ricoverato al Maggiore di Trieste per un'operazione e potrebbe aver contratto la malattia, se non in ospedale, nel capoluogo giuliano. «Lucidio è ancora ricoverato al Maggiore ed è stabile», fa sapere il consigliere comunale di Forza Italia, Nicol Turri. Che sta passando e, anzi, concludendo il periodo di quarantena a casa. «Per fortuna, nessuno dei familiari è risultato positivo al tampone - Cerchiamo di
L'appello del sindaco: «Rispettate i divieti bisogna aver pazienza e restare a casa»
passare il più possibilmente in tranquillità questo periodo. Sperando che finisca al più presto».
Il terzo filone, invece, sarebbe in sostanza legato ad alcuni casi di Ronchi dei Legionari. Rispetto all'ultimo monitoraggio che parlava di 15 contagiati a Gorizia, l'ultimo report parla di diciassette con un aumento in quarantotto ore di due unità (38 in
tutta l'ex provincia). Un pic
colo (e forse incoraggiante) rallentamento, dunque. Almeno nel capoluogo dell'I-sontino.
In ultimo, alcune parole del sindaco Rodolfo Ziberna rivolte alla cittadinanza. «Da venerdì - spiega - sono state attivate misure ancora più rigide per il contenimento del coronavirus, con chiusura dei parchi e, la domenica (oggi, ndf), anche di tutti i punti vendita tranne le farmacie e le edicole. Prego la cittadinanza, però, di avere pazienza. Non lamentiamoci troppo. Ho sentito alcuni amici in Lombardia e vi assicuro che, in alcune zone, si sta andando oltre la disperazione».
Continua Ziberna: «In quei luoghi nulla sarà come prima. Davvero. E non è un semplice modo di dire. Non arrabbiamoci, non polemizziamo su questioni senza senso, preghiamo solo che questi difficili momenti possano finire al più presto. Anche per genitori e nonni che vivono nella loro casa non è facile accettare queste restrizioni ed è importante, e lo sarà anche in futuro, cercare di sostenerli. Come Comune stiamo cercando di individuare delle iniziative che possano aiutare queste persone». —
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La vita che nasce a pochi metri dai reparti Covid «Mi dico "Avanti tutta!" Ma voi state a casa»
L'infermiera si priva dell'abbraccio ai figli «Vivo nell'ansia dietro la mascherina»
LA LETTERA APERTA
Q uesta mattina ho bevuto la mia tazza di caffè seduta in giardino, in solitudine, in silenzio.
Arrivavano al volto i primi raggi di sole, l'aria frizzante, ascoltavo i rumori meravigliosi della natura, la mia cagnolina Tequila che mi guardava con i suoi occhi nocciola come a dirmi "Andrà tutto bene".
Sembrava una mattina come tante, in attesa di iniziare la giornata con le attività di routine, ma non è così, tutto è cambiato: non abbraccio più i miei figli, non li bacio, li guardo a distanza, quando cucino per loro ho paura di contaminare il cibo e sto attenta a ogni mio gesto. Non vedere lo spazzolino di mia figlia al suo posto stamattina mi ha fatto cadere nello sconforto. Ora ho un bagno solo mio, così come un let
to solo mio. In quello che era un luogo che condividevo anche con Elisabetta, dove ci scambiavamo confidenze, battute, dubbi, ora si respira solitudine. Al lavoro arrivo non più pensando a chissà quante vite vedrò nascere o a quante coccole potrò dispensare, o al profumo dei neonati, o al prematuro da assistere, perché vivo dietro una mascherina, vivo nel terrore del contagio e ti resta solo l'ansia. Da madre penso a come stiano partorendo le donne ora, in cui non possono vedere i nostri sorrisi e la nostra voce comunque risuona di paura e tensione, i papà conoscono il proprio figlio e poi non entrano più. Pensi a tutti i tuoi colleghi che sentì giornalmente via messaggio e cerchi di strappare una risata perché ti senti soffocare...
Pensi a tutte le parole di incoraggiamento che ricevi ogni
giorno da amici... Persi ai tuoi genitori che pro
teggi e non li vedi da settimane.
Ecco, questa mattina, mentre i miei figli dormivano, seduta in giardino, ho pianto per la tristezza, per la rabbia di chi non ha ancora capito quello che stiamo vivendo tutti, per la paura di ammalarmi e di non farcela, per la nostalgia di non poter vedere persone a me care, per la preoccupazione che non so se "andrà tutto bene", per la sensazione che non finirà tutto così presto.
Poi leggo nel calendario del 20 marzo "Le emozioni che lo tormentavano erano le stesse che lo sostenevano: senza l'uragano, la vela sarebbe uno straccio", di Victor Hugo. Così mi sono alzata dalla sedia e mi sono detta: avanti tutta!
Scusate ma anche noi sanitari siamo fragili soprattutto in questo momento! Ah dimenticavo: state a casa. —
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Il sindaco di Remanzacco, Daniela Briz, ha vinto la sua battaglia contro il coronavirus Invita la gente a restare a casa: osservate le regole così tutelate voi stessi e gli altri
«Sono guarita, penso a tutti voi Non fatevi prendere dalla paura »
L'INTERVISTA
GIACOMINA PELLIZZARI
«Auguro a tutti i contagiati dal coronavirus di guarire al più presto. Io ce l'ho fatta senza particolari problemi». Dalla sua casa di Remanzacco dove, per precauzione, resterà ancora qualche giorno in isolamento, la sindaca, Daniela Briz, lancia un messaggio di speranza alle persone che oggi si trovano a fronteggiare il virus a domicilio o nei reparti ospedalieri. Il suo è il primo messaggio pubblico che rivolge da guarita. Lo fa con affetto, lo stesso affetto che ha ricevuto durante la malattia dalla sua comunità e da tutto il Friuli. A Remanzacco il Covid-19 che ha contagiato il sindaco, alcuni componenti della giunta e altre persone, è arrivato dal convegno organizzato dall'università dove aveva partecipato un professore piemontese infettato. Una triangolazione inimmaginabile combinata tra il 20 e il 21 febbraio, prima che venisse dichiarata la pandemia.
«I miei tamponi sono negativi - afferma - mi è andata bene perché non sono stata colta dall'insufficienza respiratoria. Ho avuto poca febbre, un po' di tosse e raffreddore». La sua voce è squillante come sempre,
è la voce di una donna che ha affrontato il virus con de-terminazione. «Il mio pensiero va alle persone che si trovano in terapia intensiva, all'ex sindaco Angeli che, nei giorni scorsi, ho sentito con un filo di voce. Penso alle loro famiglie e a come saranno angosciate». Briz trasmette fiducia, «il virus si combatte» ripete invitando tutti a restare a casa. «È un nemico subdolo, non si vede, è qualcosa che ti senti addosso» continua senza nascondere che il momento più brutto è stato quando le è stato detto «lei è positiva». In quel momento sì che si è lasciata sopraffare dall'angoscia: «Non me l'aspettavo. Mi sono fermata e ho iniziato a riflettere: "devi andare avanti, devi combattere" mi sono detta». Ha iniziato a farlo compilando l'elenco delle persone a cui poteva aver trasmesso il virus. Il regalo più bello è stato quando tutti coloro che avevo incontrato mi hanno confermato di non essere stati contagiati.
Nei giorni in cui è rimasta isolata in casa, la sindaca allontanava i cattivi pensieri lavorando. Briz ha sempre comunicato con la comunità attraverso i social, si è sempre confrontata con i dipendenti comunali e con il segretario che non manca di ringraziare. E se gli anziani genitori so
no stati accuditi dalle cugine, gli amici le hanno fatto sentire tutto il loro affetto. Briz riserva parole di gratitudine per gli operatori sanitari del Dipartimento di
«Il mio pensiero va a coloro che si trovano in ospedale: forza ce la farete»
prevenzione che ogni giorno le telefonavano per conoscere le sue condizioni di salute. «Non lo facevano per coprire una casella, nel loro modo di porsi ho colto grande umanità e disponibilità». Un grazie altrettanto sentito lo riserva per i volontari della protezione civile che in sua assenza sono rimasti al fianco degli anziani come pure le forze dell'ordine.
Uscita più forte di prima, la sindaca di Remanzacco analizza la situazione con un occhio trasversale. «Lasciamo da parte la politica, lavoriamo assieme per uscire presto da questa emergenza senza precedenti». Lo dice confessando di essere rimasta colpita dai mezzi militari in azione a Bergamo. E allora torna a rivolgersi alla sua gente per implorarla a non uscire di casa: «Averemo tutto il tempo per correre all'aria aperta, solo osservando le misure del Governo tuteliamo noi stessi e gli altri». —
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Al centro del San Polo accessi limitati alle sole visite urgenti o priorità breve. In questi pazienti il Covid-19 si manifesta in modo più virulento
Al Crua di Monfacone l'allerta di Barbina: «Gli esposti amianto sono ad alto rischio» I CONSIGLI
Laura Borsani
Se "stare a casa" è una raccomandazione che ha assunto la portata di un "comandamento"
sanitario, per una fascia di popolazione isontina la necessità di "barricarsi" dentro le mura domestiche si traduce in due parole: alto rischio. Per loro anche la spesa e l'acquisto di farmaci richiede l'opportunità di ricorrere a consegne a domicilio. Sono quanti convivono con un'"epidemia invisibile" propria del nostro territorio, l'ex esposizione all'amianto. Alcuni dati danno la misura che non è ancora finita. Nei primi due mesi di quest'anno sono stati circa 250 gli ingressi al Crua, al San Polo di Monfalco-ne, tra pazienti ex esposti e al loro primo controllo, con il riscontro di 15 nuovi casi di patologia amianto correlata, di cui 5 oncologica. Nel 2019 gli ingressi ambulatoriali sono stati oltre mille. Tra questi, 533 visite mediche con successivi controlli di accertamento sanitario e 170 iscrizioni al Registro regionale ex esposti. Soggetti fragili, esposti al rischio da contagio Covid 19, che si manifesta in modo più aggressivo.
È una specie di rischio "cu
mulativo". Alla patologia amianto correlata si unisce l'età, prevalentemente over70, e il sesso maschile. Uomini che richiedono una protezione particolare, al pari degli anziani portatori di malattie croniche, anche di carattere respiratorio. Il direttore del Crua, dottor Paolo Barbina, sta lavorando nell'ulteriore trincea dettata dalla contingenza sanitaria dovendo adottare attente misure di sicurezza. Al Centro il rapporto con i pazienti è limitato alle sole urgenze. Nei primi 20 giorni di marzo sono state 6 le visite con priorità breve e urgente a fronte di 30 visite programmate rinviate. Il medico si rivolge ai pazienti, che continua comunque a seguire, tra contatti telefonici e valutazioni documentali. «Per i pazienti con pregressa esposizione ad amianto voglio rivolgere alcune indicazioni. La prima è semplice : state a casa e se potete fatevi aiutare dai familiari per la spesa e le uscite in farmacia. Ricordate che siete soggetti a rischio. Per ogni necessità relativa alla pregressa esposizione all'amianto chiedete pure le informazioni dovute. Quale direttore di un servizio, mi sento di ringraziare tutte queste persone che in quanto a rischio collaborano a queste semplici regole e ci aiutano a superare l'attuale momento di emergen
za sanitaria». Rivolge un ulteriore suggerimento, legato alla socialità: «È importante non interrompere i contatti con amici e familiari, si usi il telefono o altri sistemi di collegamento che ci permettono di sentire gli altri e di non essere lasciati o di lasciare gli altri soli». La restrizioni sono anche operative. Il medico spiega: «Allo scattare dell'emergenza sono state prese alcune misure, che valgono però per tutti gli ex esposti amianto. Gli ex esposti sono soggetti in prela-
venza di sesso maschile, spesso portatori di patologie respiratorie più o meno gravi connesse all'esposizione al minerale. Come tali presentano due importanti fattori di rischio che potrebbero essere aggravati dall'esposizione al Co-ronavirus. La prima, come dichiarata dal direttore dell'Istituto superiore di sanità, dottor Brusaferro, è che la patologia Covid 19 si manifesta in modo più virulento in soggetti fragili e tra questi vi sono gli ex esposti ad amianto. Ancora sono spesso di sesso maschile, altro fattore segnalato come maggiormente a rischio». Barbina continua: «Vengono garantite le visite mediche urgenti, da eseguire entro le 48 ore, e quelle con priorità breve, da effettuare entro i 10 giorni. Per le vi-
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site mediche differibili o programmate e per le persone che devono mostrare gli esiti di accertamenti sanitari eseguiti, assicuriamo la visione di tutte le cartelle cliniche e delle risposte agli esami eseguiti contattandoli uno ad uno per spiegare i risultati di cui abbiamo pre
so visione. In pochissimi casi abbiamo trasformato la visita in urgente con appuntamento ad hoc, mentre in oltre il 90% dei casi abbiamo spiegato la situazione impegnandoci a riprogrammare la visita appena possibile». Per le informazioni, oltre che ai numeri telefoni
ci aziendali, si può chiamare al Crua allo 0481-487695 o 487627. Il direttore ringrazia il personale di servizio che collabora al raggiungimento di questi obiettivi. —
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Preoccupano i focolai nelle case di riposo •Oltre che a Mortegliano dove sono morti dieci anziani (tra cui due sorelle) casi di positività tra pazienti e operatori anche a San Giorgio di Nogaro
IL BILANCIO DI SABATO
UDINE Renata è morta nelle prime ore di ieri, a pochi giorni di distanza dalla sorella Maria, nella stessa casa di riposo di Mortegliano di cui erano ospiti entrambe, divenuta un focolaio del contagio da coronavirus. Anche lei, ultraottantenne, era risultata positiva al test. Come conferma il sindaco Roberto Zuliani, «la signora Renata Nadalini, che era stata contagiata dal virus, si è spenta nelle prime ore del mattino. Era sorella di Maria, morta tre giorni fa. Da diversi anni era ospite della struttura. Appena ho ricevuto la notizia ho parlato con i parenti: conosco molto bene il marito di Renata, che è un caro amico». La signora lascia anche un figlio. Come conferma il sindaco, «salgono così a 10 i morti che riguardano la casa di riposo, dove i contagiati sono una quarantina. Tutti sono sotto controllo, ma da un giorno all'altro la situazione cambia, perché le persone sono molto anziane e le reazioni possono essere anche improvvise». L'anziana una delle due morti registrate ieri in provincia di Udine, sulle quattro totali in regione.
STRUTTURE IN EMERGENZA In Friuli le case di riposo resta
no i focolai più delicati da gestire. Anche alla Asp Chiabà di San Giorgio di Nogaro, ormai, come risulta al sindaco Roberto Mat-tiussi, le persone contagiate sarebbero 17, fra pazienti e operatori. «Alcuni casi - spiega Mat-tiussi - erano già noti dalla scor
sa settimana, altri ci sono stati comunicati man mano che è arrivato l'esito dei tamponi. A quanto mi risulta, gli operatori positivi al Covid 19 sarebbero 8 a cui vanno aggiunti 8 casi fra i pazienti più uno che è stato portato in ospedale già la scorsa settimana. Non mi risulta siano in gravi condizioni, la situazione generale è buona. Hanno allestito un reparto infettivo in un nucleo separato. Cinque operatori volontari coprono il servizio di assistenza a queste persone "h 24". Sono in costante contatto con la direzione. I parenti hanno la possibilità di contattare telefonicamente gli ospiti che stanno bene», dice Mattiussi, che in un messaggio sul web ha definito «angeli» gli operatori.
«NON TELEFONATE» L'Asp sul suo sito ha rivolto
un appello, invitando a non telefonare per chiedere informazioni generiche, perché «la situazione è difficile ed è necessario che le linee rimangano libere per le comunicazioni ufficiali». Anche a Latisana l'Asp Umberto I tiene monitorata la situazione, ma fortunatamente «al momento non
c'è notizia di casi - come spiega il sindaco Daniele Galizio -. Da giorni stiamo attendendo i dati sulle positività e sui casi sospetti nel territorio comunale soprattutto in funzione degli interventi da parte dei volontari di protezione civile. E' corretto che il sindaco sia informato. Al momento abbiamo notizia di 7 casi positivi in tutto il comune», spiega Gali-zio. Nuovi casi anche in montagna. Ad Arta Terme il sindaco
Luigi Gonano spiega che «sono state rilevate altre due positività, di persone erano già soggette alla quarantena».
IL QUADRO GENERALE Fornito ieri dal vicegovernato
re Riccardo Riccardi parlava di 790 tamponi positivi (+135 rispetto a venerdì) e 42 morti, quattro in più del giorno prima, 73 guariti (9 completamente), 152 ricoverati, 46 in terapia intensiva (8 in più), 477 in isolamento domiciliare. 338 i contagiati in provincia.
POLEMICA Nel giorno in cui la Regione
annuncia mascherine gratis per i cittadini (2 a testa), esplode una nuova polemica sui presidi per i sanitari. Al governatore Fedriga, che sosteneva che «continuiamo a insistere con lo Stato dal quale però dobbiamo riceverle», replica Debora Serracchiani (Pd): «La Regione ha competenza primaria sui dispositivi come le mascherine, dal 22 febbraio poteva acquistarle anche senza gara e ora risulta che non ce ne sono nemmeno per i medici. Il Governo sta intervenendo in supplenza e non serve pressing». «Il pressing di chi ha voce in capitolo va fatto a Roma, non certo sulla Regione», risponde Riccardi. Intanto i medici di base restano ancora "disarmati" o quasi contro il virus, come lamenta Gian Luigi
Tiberio (Fimmg), che lancia l'ennesimo appello: «Nel mio distretto, a Cervignano, abbiamo ricevuto un kit a fine febbraio con
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una sola mascherina monouso, un paio di guanti, un grembiule monouso e un flaconcino da 100 millilitri di gel lavamani. Siamo in difficoltà. Ho chiesto più volte che ci mandassero dei nuovi presidi. Io, la mia mascherina monouso la sto disinfettando e la sto tirando un po' avanti. Riceviamo solo su appuntamento e per il resto cerchiamo di lavorare al telefono. Noi, le dotazioni, ce le compreremmo anche, ma non ci sono. Ho chiesto al capo distretto, ma anche loro hanno grosse difficoltà. Speriamo, per la prossima settimana, di ottenere finalmente qualcosa. Anche per tutelare gli stessi pazienti: noi potremmo essere un veicolo
di contagio». Intanto, dopo soli 3 giorni, la raccolta di fondi creata dal Forum giovani di Palmanova per acquistare presìdi per gli operatori dell'ospedale, ha superato i 14mila euro: la prossima settimana saranno consegnate le prime lOmila mascherine.
LAUREATI IN RINFORZO Dopo il via libera arrivato dal
ministero, che ha tolto di mezzo lo scoglio dell'esame di Stato, permettendo ai laureati in Medicina di operare da subito sul territorio, i "dottori" dell'Università di Udine (una cinquantina) che a suo tempo avevano aderito all'appello nazionale, ora sperano di poter dare al più presto il
loro contributo. «Al momento -spiega Stefania Liviero - stiamo ancora svolgendo le procedure di iscrizione agli Ordini. Dopodiché potremo esercitare, ma non prima. Potremo sostituire i medici di base in malattia e fare guardie mediche. La Regione ha pubblicato un avviso pubblico per la formazione di elenchi di medici per l'emergenza Covid 19, prima specialisti che sono più utili, poi anche noi, ma senza specificare le attività richieste. Chiameremo lunedì per informarci meglio». Oggi intanto restano chiusi tutti gli alimentari.
Camilla De Mori
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DA LUNEDI
Terapie oncologiche ambulatoriali trasferite da Pordenone al Cro
A partire da questo lunedì, 23 marzo, le attività ambulatoriali di oncologica medica (visite, somministrazioni di terapia, rivalutazioni cliniche) svolte in ospedale a Pordenone saranno trasferite temporaneamente al Cro di Aviano. Ciò, secondo l'Azienda sanitaria Friuli occidentale (Asfo), per ridurre la circolazione degli operatori e avviare un percorso di ulteriore sicurezza per i pazienti oncologici.
I pazienti interessati da questa misura saranno contattati dal personale medico in funzione della riprogrammazione dei turni delle strutture e degli operatori. Inoltre, già dalla prossima setti
mana, il Cro e l'Asfo si attiveranno per valutare ulteriori sinergie e collaborazioni in ambito chirurgico per le situazioni cliniche a maggiore priorità.
«Le due aziende - recita un comunicato dell'Asfo -ringraziano tutti gli operatori che in questo momento stanno lavorando senza sosta al contenimento dell'emergenza e per ridurre eventuali disagi ai pazienti. Anche in questa occasione tutto il personale ha assicurato fin da subito la massima collaborazione e disponibilità».
Intanto è caccia aperta alle mascherine, uno dei dispositivi considerati utili per di
fendersi dal contagio del co-ronavirus sia per il personale sanitario sia per le comunità. Il consigliere regionale dei Cittadini Tiziano Centis mette in evidenza come riceva quotidianamente «l'appello di medici e operatori sanitari che riferiscono di non essere stati ancora dotati dei presidi di sicurezza come le mascherine con filtro, esponendosi ai rischi del caso». Positivo, secondo Centis, l'appello della Regione per imprimere una svolta. Intanto la ditta Ma.Re diVillot-ta di Chions ha donato un centinaio di mascherine alla coop Futura di San Vito. —
D.S.
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