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1 PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE ALL’ESTERO della Caritas diocesana di: MONDOVI’ TITOLO DEL PROGETTO: “Eu so quero é ser feliz!” ( “Io voglio solo essere felice” )

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PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN

SERVIZIO CIVILE

ALL’ESTERO

della Caritas diocesana di:

MONDOVI’

TITOLO DEL PROGETTO:

“Eu so quero é ser feliz!”

( “Io voglio solo essere felice” )

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SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE ALL’ESTERO

ENTE 1) Ente proponente il progetto: CARITAS ITALIANA E DIOCESANA DI MONDOVI’ La Caritas Italiana è l'organismo pastorale della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) per la promozione della carità. Ha lo scopo di promuovere «la testimonianza della carità nella comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell'uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica» (art.1 dello Statuto). È nata nel 1971, per volere di Paolo VI, nello spirito del rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II. Ha prevalente funzione pedagogica, cioè tende a far crescere nelle persone, nelle famiglie, nelle comunità, il senso cristiano della carità.

La Caritas Diocesana di Mondovì si è costituita il primo ottobre 1982 , è l’organismo pastorale della Chiesa Diocesana. L’attività della Caritas Diocesana di Mondovì vede come momento altamente significativo per il suo operare a livello diocesano l’anno 1999. Con un Convegno sulla Carità ridisegna il suo pensiero e le sue azioni relativamente ai problemi da affrontare localmente. Vengono sottolineate le necessità di operare in rete, per quanto possibile, con i Servizi Sociali e gli Enti locali, l’impegno ad autonomizzare i bisognosi destinatari dei suoi interventi, il predisporre verifiche e confronti sinceri tra le Caritas parrocchiali e da ultima, ma non perché meno importante, la consapevolezza di doversi oramai confrontare con mondi culturali diversi, ciascuno portatore di particolari esigenze di integrazione. Sinteticamente queste sono le azioni poste in essere dalla Caritas Diocesana di Mondovì in questi ultimi tre anni:

• consolidamento del Centro di Ascolto e formazione degli operatori; • promozione e avvio del Servizio Civile Volontario per giovani e ragazze, attraverso la

realizzazione di nuovi progetti; • avvio dell’accoglienza notturna maschile e accoglienza donne in difficoltà; • attività di partenariato nel progetto “Inter-azione” al fianco di Provincia di Cuneo, Servizi

Socio-assistenziali, Comuni e Caritas Diocesana di Cuneo (interventi a favore di cittadini extracomunitari – L.R. 64/89 e D. lgs 286/89 attuato della L. 40/98);

• promozione della “Festa dei Popoli” edizione 2003 e 2004 in collaborazione con Comune e Servizi Sociali;

• momenti di riflessione su tematiche socio-economico-politiche valorizzanti la dimensione etica;

• formazione missionaria individuale e comunitaria; • cooperazione fra la Chiesa Monregalese e le Chiese gemellate del Brasile; • realizzazione del progetto “Approdo” (insieme ad altre 5 Diocesi del cuneese) finanziato

dalla Caritas Italiana. Caritas Diocesana di Mondovì Via Vasco 17 – 12084 – Mondovì – (CN) Tel: 0174.488750/7/4 Fax: 0174.488751 E-mail: [email protected]

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2) Codice di accreditamento: NZ01752 3)Albo e Classe di iscrizione all’albo: NAZIONALE, 1°

CARATTERISTICHE PROGETTO 4) Titolo del progetto: “EU SÓ QUERO È SER FELIZ”_ CARITAS DIOCESANA DI MONDOVI’ 5) Settore e area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3): Settore: Servizio Civile all’Estero. Area di Intervento: Educazione e promozione culturale. Codice: F12. 6) Descrizione del contesto socio politico ed economico del paese dove si realizza il progetto:

BRASILE

Informazioni generali • Ordinamento politico: Repubblica federale di tipo presidenziale. • Capo dello Stato: Luiz Inácio da Silva, detto “Lula” (Partido dos Trabalhadores). • N. abitanti: 176.871.000. Densità 21 ab/km Popolazione urbana 81,7. • Capitale: Brasilia (ab. aggl. urb. 3.199.400). • Superficie: 8.511.965 Kmq (28 volte l'Italia). Popolazione: 173 milioni; bianchi 53,4%,

meticci 39,4%, neri 6,1%, amerindi 0,4%, altri 0,7%. • Lingua: portoghese (ufficiale), idiomi amerindi. • Religione: cattolici 73,6%, protestanti 15,4%, non religiosi 7,3%, altri 3,7%. La religione

cattolica è spesso mescolata con culti di origine africana, in forme religiose sincretiste (macumba e umbanda).

• Indice di sviluppo umano: 0,775 (72° posto). L’indice di sviluppo umano è un indicatore cui concorrono diversi fattori (durata media della vita, livello culturale, quantità di ricchezza disponibile per abitante). E' espresso con un valore in millesimi e la posizione di un paese nella graduatoria mondiale. Viene pubblicato annualmente dallo Human Development Report per conto dell'UNDP (United Nations Development Programme).

• Alfabetizzazione: 83% Mortalità infantile: 36 per mille (Italia: 5,7 per mille). • Speranza di vita: 60 M, 68 F (Italia: 76 M, 82 F). • Popolazione sotto la soglia di povertà: 22%. • Unità monetaria: Real (R$). • Pil/ab: 2.922 $ Usa. • Distribuzione forza lavoro: settore primario 21%; secondario 14%; terziario 65%. • Disoccupazione: 12,3%. • Principali risorse economiche: caffè (1° prod. mond. 2003), canna da zucchero, agrumi (1°

prod. mond. 2003), banane (2°prod. mond. 2003), cacao, mais (3° prod. mond. 2003), soia (2° prod. mond. 2003), zucchero (1° prod. mond. 2003), tabacco (2° prod. mond. 2003), cotone, legname, caucciù, palme da olio, allevamento (2° allev. mond. bovini 2003, 3° allev. mond. suini e cavalli 2003), pesca, petrolio, gas naturale, carbone, bauxite (3° prod. mond. 2003), ferro (2° prod. mond. 2003), manganese, stagno, oro, diamanti, nichel, tungsteno, zinco, cromite, cristallo di rocca. Va sottolineato che solo una porzione relativamente modesta del territorio viene sfruttata in modo adeguato. In linea di massima, fatta eccezione

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per le grandi piantagioni di canna da zucchero e di una parte di quelle di cacao e caffè, le grandi proprietà sono dedicate all'allevamento, mentre le piccole praticano un'agricoltura abitudinaria di colture per uso alimentare.

• Principali industrie: chimica, siderurgica, meccanica, raffinerie, gomma, carta, cemento, elettronica, informatica, tessile, agroalimentare, industria spaziale.

• Commercio estero (ml $ Usa): import 49.735 export 60.013. • Prodotti esportati: caffè, prodotti agricoli, manufatti. Debito estero: 250 miliardi di dollari. • Spese militari: 2,8% del Pil. • Organismi di appartenenza: Aladi, Mercosur, Oea, Omc, Onu.

Il Brasile è una repubblica federale di tipo presidenziale, localizzata nell’America meridionale, sotto la linea dell’Equatore. E’ il quinto Paese più popolato e più esteso del pianeta (8514876 km2, 176871000 abitanti, capitale Brasilia). E’il più grande paese del Sud America, infatti occupa da solo quasi metà del Sud America e confina a nord con Colombia, Venezuela, Guyana, Suriname e Guyana Francese, ad est con l’Oceano Atlantico, a sud con l’Uruguay, ad ovest con Argentina, Paraguay, Bolivia. In pratica confina con tutti i paesi del continente fatta eccezione per il Cile e l'Ecuador. Comprende 26 stati ed un distretto federale ed è diviso in 5 regioni: il Nord o Amazzonia (Norte), il Nordest (Nordeste), il Sud-Est (Sudeste), il Sud (Sul), il Centro-Ovest (Centro-Oeste).

Il Brasile è stato per circa tre secoli sotto il dominio del Portogallo ed è diventato indipendente solo nel 1822. La popolazione indigena rappresenta ormai una piccola percentuale, difficile da valutare. I coloni portoghesi intrapresero contro di essa razzie. La lenta ma inesorabile penetrazione dei bianchi e le malattie che questi portarono contribuirono a decimare la massa degli indios. Tuttavia la civiltà brasiliana deve molto alle popolazioni indigene, e il contadino per eccellenza è il meticcio (caboclo), i cui metodi di coltura sono ancora quelli degli indios Tupì. Quindi i brasiliani provengono dall’integrazione etnica e culturale tra indigeni (fondamentalmente i Guaranì e i numerosi piccoli gruppi che abitano la foresta amazzonica), africani (discendenti degli schiavi neri portati dai portoghesi nei secoli bui del colonialismo), europei (principalmente portoghesi ma anche italiani trasferitisi all'inizio del XX secolo) e, nell'asse Rio-San Paolo, asiatici (arabi e giapponesi). Numerose e storicamente costanti sono le migrazioni interne al Brasile verso i poli industriali e le grandi città: dal Nordest verso gli Stati del sud, Sao Paolo, Rio de Janeiro,….

Il Brasile ora è una federazione di 26 Stati e un Distretto Federale. La forma di governo Repubblica federale di tipo presidenziale. Dal 2003 (nuove elezioni sono state effettuate il 1 ottobre 2006, in cui Lula non è riuscito a farsi rieleggere al primo turno, infatti il candidato socialdemocratico Geraldo Alckmin lo ha costretto al ballottaggio che si terrà il 29 ottobre 2006) il nuovo presidente brasiliano è Luiz Inácio da Silva. I principali partiti politici sono: il Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB), il Partito del Fronte Liberale (PFL), il Partito Social Democratico Brasiliano (PSDB) dell’ ex presidente Cardoso, il Partito dei Lavoratori (PT) di Lula. La maggioranza dei lavoratori aderisce alla Centrale Unita dei Lavoratori (CUT) e alla Confederazione Generale dei Lavoratori (CGT). Molto attivi sono il Movimento dei Senza Terra (MST) che lotta per la riforma agraria nelle campagne e per la proprietà della terra per la costruzione di abitazioni nelle città e l'Unione Nazionale Indigena (UNI), che difende i diritti delle diverse popolazioni indigene del Brasile. All'interno della Chiesa cattolica, la Commissione Pastorale della Terra (CPT) e il Consiglio Indigenista Missionario (CIMI) sono impegnati in attività sociali nelle campagne. Il Brasile, nona potenza mondiale, è ai primi posti per disuguaglianza sociale, secondo stime ONU. Il livello delle violazioni dei diritti umani è estremamente elevato, nonostante le varie iniziative intraprese dai rappresentanti dei vari governi del Segretariato speciale per i diritti umani del governo federale. I resoconti relativi all’operato delle forze di polizia, inefficaci, violente e corrotte,

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hanno messo in dubbio l’efficacia delle proposte di riforma presentate dai governi. Centinaia, forse migliaia di civili sono stati uccisi dalla polizia nel corso di presunti scontri a fuoco. Pochi, se non nessuno, di questi casi sono stati oggetto di accurate indagini. Sono giunte frequenti segnalazioni secondo cui la polizia avrebbe preso parte alle operazioni delle “squadre della morte”. Il ricorso alla tortura è diffuso e sistematico. Il sistema carcerario, caratterizzato dal sovraffollamento e dalla corruzione, è spesso teatro di rivolte. La situazione è risultata ulteriormente aggravata dalla corruzione generalizzata e dell’inefficienza del sistema di giustizia penale. Il numero di attivisti della terra e di leader sindacali minacciati e uccisi ha continuato a destare forti preoccupazioni. La Commissione pastorale per la terra (CPT) continua a contare un elevato numero di uccisioni. Le popolazioni indigene e i senza terra continuano a subire minacce, aggressioni ed escomi violenti nel contesto della loro lotta per i diritti alla terra e contro il latifondo. Il mancato riconoscimento di tali diritti li lascia esposti agli attacchi e alle invasioni delle loro terre da parte di, tra gli altri, coloni illegali, taglialegna e cercatori di diamanti. Le autorità federali e statali forniscono una tutela limitata ai difensori dei diritti umani minacciati. Attivisti rurali e indigeni, abitanti delle favelas continuano a essere minacciati, aggrediti e uccisi. I responsabili di violazioni dei diritti umani rimangono per lo più impuniti. Un caso esemplare è la storia di Francisco Alves Mendes Filho, meglio conosciuto Chico Mendes, sindacalista e uomo politico, lega il proprio nome alle lotte dei contadini, al CUT, al PT, al CNS (Conselho Nacional do Seringueiros) che venne assassinato nel dicembre del 1988.

Ci sono oggi 40 milioni di bambini sulla strada in Sudamerica, una gran parte dei quali non ha più alcun legame familiare, vivono in gruppi o bande sotto i ponti, nelle fognature, in vecchi edifici in disuso. In Brasile occorre fare la distinzione fra meninos da rua (i bambini di strada), quelli cioè che vivono giorno e notte in strada, nella maggior parte dei casi abbandonati dalla famiglia o fuggiti da casa, ma esistono anche milioni di minori, i meninos na rua (bambini nella strada), che conservano legami famigliari, ma passano la loro vita nella strada. Il limite tra bambini nella strada o bambini della strada è comunque molto labile e si stima che il numero totale sia di trenta milioni di individui (un terzo dei quali non arriva al diciottesimo anno di vita). Nel solo Brasile, ci sono 12 milioni di bambini abbandonati, i meninos da rua, che vivono ai margini delle grandi città, come Recife, Sao Paulo, Rio de Janeiro. Di questi, uno su dieci rischia di esser ucciso entro un anno dalla polizia. Bambini senza famiglia, senza educazione scolare, con una salute compromessa e spesso danneggiati cerebralmente dall'inalazione di solventi che utilizzano per non sentire la fame, che vengono catturati dal narcotraffico. Un milione di bambini sotto i cinque anni muore ogni anno per denutrizione e fame. Nel Nordest, la zona più povera del paese, il 10% di essi muore prima di compiere i quattro anni.

Ma come si è arrivati a questa che è stata definita dallo stesso Frei Betto "la perversione della politica brasiliana"? Indubbiamente le cause sono assai complesse, e sono spesso la conseguenza di un atteggiamento di disinteresse e cattiva volontà da parte del potere che ha sempre negato l’assunzione di impegni seri per fare giustizia sociale. Tuttavia, una lettura storica dei processi che hanno attraversato il più grande paese latinoamericano può aiutare a comprendere come si è giunti a una situazione tanto “polarizzata” di disuguaglianza e di ingiustizia. La storia economica del Brasile è segnata da una successione di cicli, ciascuno dei quali si basa su un unico prodotto esportato: la canna da zucchero nei secoli XVI e XVII; metalli preziosi (oro e argento) e pietre preziose (diamanti e smeraldi) nel secolo XVIII e, infine, il caffè nel XIX secolo e all'inizio del XX. Un inizio di industrializzazione ebbe luogo durante la prima guerra mondiale, ma solamente a partire dal 1930 il Brasile raggiunse un certo livello di sviluppo economico su basi moderne. Negli anni '40 fu costruito il primo polo siderurgico del paese, nella città di Volta Redonda (Stato di Rio

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de Janeiro), finanziato dall'Exim Bank, di origine Nord-Americana. Il processo di industrializzazione continuò nel ventennio 1950-1970 e portò ad un'espansione di settori importanti dell'economia. Negli anni '50 il Brasile era ancora un paese la cui economia dipendeva quasi esclusivamente dalle esportazioni di pochi prodotti agricoli, il tabacco, il caffè, il cacao, lo zucchero e il cotone. Gli economisti e politici brasiliani di quegli anni, analizzando la situazione del mercato mondiale e valutando l'effetto che aveva sull'economia brasiliana questa situazione di forte dipendenza dai mercati esteri, avviarono una serie di politiche finalizzate a modificare la struttura economica del paese e a renderlo più autonomo per quanto riguardava la produzione di beni di consumo interno. Una serie di piani finanziari e monetari furono promulgati per sostenere la crescita interna e per attuare misure protezionistiche nei confronti dei prodotti nazionali. Incentivi furono messi in atto per attirare investimenti stranieri e finanziare lo sviluppo di industrie nazionali. Se osserviamo gli indici di crescita economica relativi a questo periodo (1947-61), si vede che la crescita interna è molto alta, ma che il settore agricolo pesa solo per il 18% di questo aumento. Si riteneva infatti che l'espansione di questo settore, che aveva un tasso di crescita del 4,5% annuo, fosse sufficiente a garantire cibo alla popolazione che stava crescendo con un tasso del 3,1% annuo. Invece, nello stesso periodo si realizza un forte movimento migratorio interno al paese che sposta moltissime persone dalle zone rurali alle città. La popolazione urbana cresce infatti a un tasso del 5,4% annuo. Va sottolineato che l'aumentata produzione agricola non era in quegli anni dovuta all'incremento della produttività della terra ma a una maggiore estensione di terra coltivata. In queste condizioni, il forte aumento della domanda di beni di produzione agricola conseguente all'incremento rapido della popolazione urbana rese necessario il trasporto delle derrate alimentari da aree sempre più lontane dalle città, con un notevole aumento dei costi di trasporto a cui va sommato un’inefficiente gestione “della logistica” tant’è che il 20% dei prodotti risultava inutilizzabile perché deperito. Alla fine degli anni '60 e negli anni '70 (ricordiamo che siamo nel ventennio della dittatura militare 1964-1984) si è quindi delineata la seguente situazione: la popolazione urbana è cresciuta moltissimo; il mercato alimentare, saturo, non può più soddisfare, in termini di prodotti, le richieste provenienti da zone vicine; il trasporto inefficiente di prodotti da zone lontane ne aumenta i costi e le perdite; la mancata iniziativa di investimento in agricoltura penalizza lo sviluppo e la modernizzazione in questo settore. I problemi economici più generali portano a un aumento dell'inflazione e a una accentuazione della disuguaglianze sociali,penalizzando, la parte più povera della popolazione, proprio nel soddisfacimento del bisogno primario alimentare. Il processo di industrializzazione del paese non si verificò in modo omogeneo, ma determinò una ulteriore accentuazione della disuguaglianza e ha avuto un forte effetto sulla popolazione in termini di migrazioni interne. Secondo Baer (1995), le due regioni brasiliane più popolate, il Nordest e il Sudest, avevano nel 1991 rispettivamente il 29% e il 42% della popolazione brasiliana, ma la percentuale del reddito nazionale segnalava un trend opposto, indicando che nel Nordest (dati del 1985) la percentuale del reddito nazionale era del 13%, mentre nel Sudest era salita al 58%. Il processo di industrializzazione ha riguardato soprattutto le regioni del Sudest, lasciando le grandi città nordestine prive di risorse. Le zone più sviluppate industrialmente sono state quelle di Sao Paulo, Belo Horizonte e Rio de Janeiro. È interessante notare la stretta correlazione tra la disuguaglianza regionale, oggi assai marcata, e il differente processo di industrializzazione del paese. Infatti, quando la disparità in termini di crescita economica è iniziata, tende anche ad autoperpetuarsi, in base al principio che lo sviluppo in una certa zona dà alla stessa un vantaggio per un ulteriore sviluppo (sia in termini di remuneratività degli investimenti sia di attrazione di capitale umano più specializzato). Inoltre, grazie alle politiche protezionistiche messe in atto il Nordest era tenuto ad acquistare i prodotti nazionali, a prezzi più alti di quelli stranieri, così in pratica si può dire che il Nordest abbia supportato e favorito lo sviluppo del Sudest.

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Prima dell'avvio del processo di industrializzazione le regioni del Nordest erano principalmente coinvolte nell'esportazione di materie prime. Oggi, questa rimane la zona più depressa, e le sue grandi città sono le più povere del Brasile. Non solo nelle città nordestine sono addensate le popolazioni più povere, ma la carenza di politiche adeguate di ristrutturazione del settore agricolo attuabile con una ri-suddivisione dei territori coltivati, hanno fatto sì che una parte sempre maggiore della popolazione rurale si spostasse verso le aree urbane. Si è anche tentato di mettere a punto un piano regionale nel Nordest ma tutto è stato vanificato dalle scarse risorse economiche riservate allo stesso (unicamente anche il 10% del piano di investimento del governo federale). Un'analisi dei programmi di spesa rivela che il Nordest viene finanziato assai meno che il Sudest del paese. Tra gli effetti drammatici di tale concentrazione, la richiesta di generi alimentari non soddisfa in termini quantitativi quanto proveniente da zone vicine, ne ha reso necessaria l’importazione da aree più lontane. Il trasporto dei prodotti, attraverso vie stradali spesso inefficienti, unitamente all’assenza d’investimento nel settore dell’agricoltura, ha portato un aumento consistente dei costi dei prodotti stessi, con conseguente peggioramento nell'alimentazione della parte più povera della popolazione. In generale, in Brasile, l'industrializzazione ha avuto un fortissimo effetto sulla popolazione in termini di migrazioni interne: nel 1980,46 milioni di persone avevano cambiato residenza almeno una volta e il 44% dei 35 milioni di abitanti nelle principali aree metropolitane del paese non erano originari della città dove risiedevano. Oggi, il 78,4% della popolazione brasiliana vive in città, il 48% della popolazione urbana totale vive in città con più di 1 milione di abitanti. L'aumento drammatico della popolazione urbana e l'effetto delle politiche di aggiustamento messe in atto dal governo brasiliano dall'inizio degli anni '80 hanno avuto effetti devastanti sulle condizioni di vita di gran parte della popolazione brasiliana. Le cause economiche più generali, come l'aumento dell'inflazione e della disoccupazione, hanno determinato un accentuarsi delle disparità, così che oggi 50 milioni di brasiliani vivono sotto la soglia della povertà, con meno di 1,25$ al giorno. L'aumento rapido e incontrollato della popolazione urbana ha significato la creazione di quartieri periferici, le favelas, dove la gente vive in totale assenza di infrastrutture, di adeguati sistemi di scarico e di purificazione delle acque, di centri sanitari, sociali, di scuole. Le condizioni di vita nelle favelas sono assolutamente inumane, e l'assenza di interventi migliorativi rende la situazione sempre più difficile. Esempio molto significativo è quello relativo all’acqua. Il Brasile è un paese in cui l'acqua non manca affatto, anzi possiede il 12% delle risorse idriche del mondo. Tuttavia anche queste risorse sono distribuite in modo assai disuguale considerando che il Brasile per il tasso di distribuzione di acqua per persona si trova al 23esimo posto nella classifica mondiale. Le zone del Sudest e del Nordest brasiliano hanno meno di un decimo delle risorse d'acqua del paese. Oggi, 14 milioni di persone in Brasile non hanno accesso all'acqua. Solo il 39% della popolazione brasiliana ha accesso a un sistema fognario, e solo il 28% degli scarichi fognari viene trattato prima di finire in mare. Il 63% delle municipalità brasiliane accumula i rifiuti in discariche all'aria aperta, contaminando aria ed acqua. Il processo massiccio di urbanizzazione oltre al sovrappopolamento di zone prive di strutture e di risorse, ha creato un'alterazione dell'equilibrio naturale incidendo sulla naturale capacità del suolo di assorbire acqua e così di fronte a fenomeni di inondazione sempre più frequenti si creano allagamenti e i rifiuti vengono trasportati e spostati nelle zone adiacenti alla discarica. Quando invece si verificano periodi di siccità, le popolazioni delle zone urbane e soprattutto quelle delle favelas vivono in totale assenza di acqua. Nel corso degli ultimi anni il numero di crimini legati al tentativo di approvvigionarsi di acqua, per esempio rubando nei supermercati, è aumentato paurosamente. La carenza di infrastrutture adeguate e la non volontà di porre vincoli di tipo ambientale per attirare ingenti investimenti nelle industrie hanno inoltre portato all'applicazione di tecnologie obsolete e non eco-compatibili, che hanno ulteriormente aggravato la situazione nelle zone industriali e periferiche delle grandi città dove l'inquinamento è ben al di sopra di qualsiasi limite accettabile per la salute umana.

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L'aumento della disoccupazione è stato solo in parte limitato dall'espansione del settore di occupazione informale, o sottoccupazione, che già nel 1985, secondo dati dell'UNICEF, assorbiva 1,8 di 2,4 milioni dell'incremento di lavoratori urbani nelle sei principali metropoli del paese. Nel solo stato di Sao Paulo, dal 1994 al 1998 il tasso di disoccupazione è cresciuto dal 14,2% al 18,35%; nel marzo 1999 era già 19,9% e le previsioni sono di continua crescita, infatti oggi 1762000 di lavoratori sono disoccupati in questo stato. Soltanto nel 1986 il governo federale ha approvato un pacchetto di misure previdenziali di sostegno alla disoccupazione, che si rivelarono tuttavia totalmente insufficienti e inadeguate. Il sussidio di disoccupazione veniva correlato al periodo di lavoro effettivamente svolto, e dato l'alto ricambio di personale nei settori lavorativi costituiva una misura puramente formale. Altri piani di sostegno alla popolazione urbana in termini di acquisto o di affitto di abitazioni non furono progettati e organizzati in modo da tutelare le parti più povere della popolazione, tant’è che anacronisticamente venivano finanziati piani per l’acquisto di case per le vacanze da parte di persone del ceto medio-alto. Il governo istituì anche un fondo sociale, per avviare progetti di sviluppo nel campo dell'educazione e dell'alimentazione, ma la loro destinazione fu lasciata a totale discrezione del governo stesso e non veniva vincolata all'uso dei fondi per l'effettiva realizzazione dei progetti proposti. A livello di governi locali ci sono stati dei piani disegnati in modo più finalizzato all'aiuto delle fasce più povere della popolazione. Nello stato di Sao Paulo per esempio, una serie di iniziative differenziate e mirate ai settori più poveri della popolazione furono proposte per realizzare una più efficiente distribuzione del cibo, così che tutta la popolazione avesse la garanzia di accesso almeno ad un paniere di beni basici essenziali per un alimentazione minimamente equilibrata. All’inizio degli anni ‘80, un inaspettato ma sostanziale aumento dei tassi di interesse dell'economia mondiale portò ad una crisi del debito estero in tutta l'America Latina. Il Brasile fu così obbligato ad adottare una severa politica economica, che, inevitabilmente, ebbe conseguenze non solo di “stag-inflation”, ma purtroppo anche deflativi. L'inaspettata interruzione dell'ingresso di capitale estero ridusse la capacità di investimento del paese. Il peso del debito estero colpì la finanza pubblica e contribuì all'aumento dell'inflazione. Il 26 Marzo del 1991 fu creato il Mercato Comune del Sud (Mercosul), con la firma del trattato di Assunçao, da Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay. Oltre questi paesi membri, Cile e Bolivia vi figurano come associati: firmano trattati per la creazione di zone di libero commercio, ma non partecipano all'unione doganale. Il patto fu reso effettivo con la creazione di un'unione doganale ed una parziale zona di libero commercio il 1° Gennaio del 1995. L'obiettivo del Mercosul è quello di permettere il movimento libero di capitale, lavoro e servizi tra i quattro paesi membri: questi si impegnano a mantenere la stessa aliquota di importazione per determinati prodotti. Dal 1991 il commercio tra i quattro paesi membri del Mercosul è quasi triplicato. Quello del Brasile con gli altri tre stati ha raggiunto i 18,7 miliardi di dollari nel 1997, contro i 3,6 miliardi del 1990. Nell'Aprile del 1998 i quattro hanno firmato un accordo con il Patto Andino per la creazione dell'AICSA (Area di libero commercio dell'America del Sud), operativo poi dall'anno 2000. Con l’elezione nel 2003 e poi la rielezione del 2006 a Presidente di Luiz Inácio da Silva, detto “Lula”, si è venuto a creare un nuovo contesto politico. Lula, 57 anni, uomo che ha conosciuto nel suo passato le durezze delle carceri e della dittatura, a causa della sua attività politica rivoluzionaria. E’ il leader indiscusso del Partido dos Trabalhadores (PT), l'organizzazione politica più forte e strutturata del Brasile, già a capo delle lotte operaie contro il regime militare alla fine degli anni ‘70, il fondatore della Central unica dos trabalhadores (CUT), emigrato a San Paolo a 7 anni da una delle regioni più povere del Paese, è un simbolo dell'esclusione sociale che devasta il Paese, ma anche della possibilità dicambiare le cose con la perseveranza e la lotta. Per la prima volta un ex operaio governa il Paese.

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Questa è una straordinaria novità che accresce la fiducia e l'ottimismo della popolazione, e che potrebbe rivelarsi un'arma decisiva anche per affrontare la difficile situazione economica. Lula ha più volte dichiarato che intende governare sulla base di un grande patto sociale con tutte le forze organizzate della società e di un rapporto di collaborazione con le altre sfere del potere esecutivo, gli stati della federazione e i municipi. Tutti quindi si aspettano uno stile di governo basato sul dialogo, sulla capacità di ascoltare e di fare accordi, sulla partecipazione popolare già sperimentata nelle amministrazioni locali governate dal PT attraverso la pratica del bilancio partecipativo. L'eredità del governo Cardoso in campo economico è pesante: il debito estero è arrivato a 430 miliardi di dollari, mentre il debito pubblico è cresciuto dai 60 miliardi di Real del 1994 agli attuali 860 miliardi, di cui buona parte è dovuta alla spesa previdenziale. Il valore del Real è ai minimi storici, mentre l'economia informale incide per oltre la metà sul prodotto interno lordo. Fra i primi impegni del nuovo governo in campo economico figurano la riforma fiscale, la riforma della previdenza e il controllo dell'inflazione. Ma la vera novità è rappresentata dal cambiamento di segno che Lula vuol dare all'azione di governo, diretta al riscatto dell'enorme debito sociale che il Brasile ha contratto con le fasce più povere ed emarginate della popolazione. Non a caso i due progetti che sono stati discussi in parlamento, su proposta del PT, ancora prima del passaggio di consegne da Cardoso a Lula sono stati “Fome Zero” per salvare 11 milioni di persone dalla denutrizione, e “Primo impiego”, per facilitare l'accesso al lavoro di 300000 giovani in cerca di prima occupazione. Altre due priorità sono l'educazione e la ricerca, considerando che il basso tasso di istruzione, pari in media a 6 anni, è d'ostacolo alla competitività internazionale del Brasile. Inoltre la mancata riforma agraria crea un mercato interno asfittico da cui sono esclusi, secondo calcoli recenti, 50 milioni di abitanti. Sul fronte internazionale Lula ha annunciato una novità importante: nei negoziati commerciali internazionali, sull'esempio degli Stati Uniti e di altri Paesi ricchi, sarà difeso in primo luogo l'interesse dei brasiliani. Per ottenere questo risultato sarà rafforzato il Mercosul in modo che nelle trattative con Usa ed Europa possa valere il peso dell'intera America Latina. In concreto, nel Governo Lula, alcune misure interne (riforma previdenziale e tributaria) hanno reso possibile la stabilizzazione dell’economia, che si è consolidata grazie al progressivo rilancio delle esportazioni. In questo settore il Governo ha concluso una serie di accordi bilaterali con altri grandi paesi in via di sviluppo (India, Cina, Argentina), portando avanti la politica inaugurata al vertice della WTO di Cancún (settembre 2003) dove il Brasile è stato il catalizzatore del G-20, il gruppo dei paesi di medio sviluppo che si sono rifiutati di aderire ad accordi commerciali generali che non tengono conto a sufficienza dei loro interessi. Alla fine del 2003 il PIL ha ripreso a crescere e nella prima metà del 2004 ha registrato un aumento del 3,5%. La politica di stabilizzazione monetaria ha ridotto l’inflazione, ma resta elevata la disoccupazione. Per la lotta alla povertà sono stati varati diversi interventi tra cui il progetto “Fome Zero”: programma strategico per combattere la fame e le sue cause strutturali, che generano esclusione sociale, allo scopo di garantire la sicurezza alimentare del popolo brasiliano attraverso un insieme di politiche strutturali, specifiche e locali. “Fome Zero” dovrebbe essere un programma non assistenzialista, ma di inclusione sociale, che vuole accompagnare le famiglie beneficiarie in un percorso dall’esclusione all’inclusione, dalla povertà alla generazione di reddito, dalla dipendenza alla cittadinanza. Ma questi interventi stanno andando a rilento, rispetto ai programmi e anche le riforme interne volte a migliorare le condizioni di vita dei poveri nelle città e nelle campagne non sono state compiute (riforma agraria) o lo sono state in minima parte (misure contro la fame, aumento dei minimi salariali portati da R$ 300 a R$ 350). Si può concludere dicendo che nonostante l’impegno al cambiamento del Presidente Lula, purtroppo le riforme e programmi proposti non hanno trovato effettiva attuazione a causa del limitato sostegno politico e di insufficienti risorse finanziarie. Il Brasile è ancora oggi il campione mondiale della disuguaglianza sociale: il 10% dei più ricchi ha in mano il 40% della ricchezza del paese, mentre il 10% dei poveri ne ha meno dello 0,1%.

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7) Descrizione del contesto territoriale e/o settoriale entro il quale si realizza il progetto con riferimento a situazioni definite, rappresentate mediante indicatori misurabili:

RIO DE JANEIRO

Il Brasile è diviso in 5 regioni:

• Região Norte: Acre, Amapá, Parà, Roraima, Amazonas, Rondônia, Tocantins.

• Região Nordeste: Alagoas, Bahia, Ceará, Maranhão, Paraíba, Sergipe, Pernambuco, Piauí, Rio Grande do Norte.

• Região Centro-Oeste: Goiás, Mato Grosso, Mato Grosso do Sul, Distrito Federal do Brasil, Brasília.

• Região Sudeste: Minas Gerais, Rio de Janeiro, São Paulo, Espírito Santo.

• Região Sul: Paraná, Santa Catarina, Rio Grande do Sul.

1. Descrizione del contesto territoriale e/o settoriale entro il quale si realizza il progetto

La Caritas Diocesana realizzerà questo progetto di servizio civile nel contesto territoriale di NOVA IGUAÇÚ alla Periferia di riode Janeiro. La Regione Metropolitana della città di Rio de Janeiro comprende lo spazio geografico della Baixada Fluminense, dove sono concentrati 13 dei suoi 20 municipi, abitati da circa 7 milioni di persone. Questi venti Municipi che la integrano vivono dinamiche proprie, in scala maggiore o minore, sempre più in sinergia con i municipi vicini, formando sub-centri dinamici in relazione strutturale e quotidiana con l’insieme della Regione Metropolitana. L’inizio del processo di metropolizzazione di Rio de Janeiro si può far risalire all’inizio del XIX secolo, ma è a partire dal 1970 che si può parlare di Regione Metropolitana, abbastanza diversa dal resto dello Stato, formata da un nucleo, la Città di Rio de Janeiro, che concentra il commercio e i servizi; ed i municipi periferici, con industrie complementari al funzionamento della metropoli. La Regione Metropolitana di Rio é un forte polo d’attrazione e concentra circa l’80% della popolazione dello stato, con un indice di urbanizzazione del 99%. Costituisce un forte centro economico all’interno dello stato, concentrando i 4/5 della sua economia. Intanto, la situazione di crisi che ha segnato gli anni '80, ha colpito pesantemente la regione, caratterizzando un vero processo di “metropolização da pobreza (urbanizzazione della povertà)” e definendo un quadro di seri problemi sociali. Descrizione del contesto socio-economico di riferimento Con circa 5 milioni di abitanti, i municipi periferici della metropoli sono popolati da persone venute da tutte le parti del Brasile, soprattutto dal nord est e dagli stati di Minas Gerais e di Espírito Santo, caratterizzati da una bassa scolarizzazione, mano d’opera non specializzata, che sopravvivono con bassi salari e occupazioni precarie e temporanee. All’incirca il 50% dei domiciliati metropolitani sono poveri, con un reddito mensile sotto i 2 salari minimi (140 euro). Anche se il tasso di analfabetismo della popolazione non è molto elevato, la situazione è lontana dall’essere ideale. Il tasso di analfabetismo per la popolazione di 15 anni o più si aggira attorno al 10%. Nonostante la metropoli di Rio sia una delle più ricche del paese, le infrastrutture dei servizi nei municipi che la compongono sono ancora piuttosto carenti. I dati sul sistema di scarico delle acque mostrano che, nella Regione Metropolitana, quasi l’80% delle case non sono

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collegate alla rete fognaria generale o ad una fossa settica. Ma la disuguaglianza dei servizi si può notare comparando i municipi di Rio dove appena il 9% dei domicili non soddisfano le condizioni di adeguatezza, mentre a Nova Iguaçu il 53% sono inadeguati.Conosciute come “cidades dormitórios”, i municipi di Baixada Fluminense accolgono la popolazione in abitazioni precarie, con insufficienza d’infrastrutture e servizi di base, oltre all’assenza di politiche pubbliche efficaci, soprattutto nei settori della sanità, acqua, fognature, pavimentazione, educazione, cultura, sport e passatempi. Configurandosi come una delle aree più problematiche e violente del Brasile, cresce ogni anno il numero degli assassinati e degli adolescenti e dei giovani coinvolti nel narcotraffico. Oltre a ciò, sono forti gli indici di traffico di donne, bambini e adolescenti per alimentare la terribile industria dello sfruttamento sessuale. Descrizione del Municipio di Nova Iguacu: Il municipio di Nova Iguaçu fu creato nel 1833. Ha un’area di 520,50 Km² con una densità di 1.500 abitanti per chilometro quadrato. Le sue principali attività economiche sono l’industria, il commercio e i servizi. Con una popolazione di 781.000 abitanti e un tasso di urbanizzazione del 99.7%, è considerata la capitale della Baixada Fluminense. I dati relativi alla composizione demografica del municipio rilevano che approssimativamente il 20% della sua popolazione é formata da adolescenti e giovani, con un’età tra i 14 e i 24 anni. Quanto ai redditi percepiti per i capi-famiglia (~ 30% di donne), si osserva che più della metà vive in situazione di povertà: il 58% ha un reddito medio di 2 salari minimi mensili. Ciò permette di affermare che gran parte della popolazione è molto povera ricordando che i capi-famiglia, generalmente, sono responsabili per il 75% del reddito famigliare. Altro dato che conferma questa affermazione, é la proporzione significativa (70%) di bambini minori di 6 anni di età che risiedono in famiglie i cui capo-famiglia non guadagnano più di 2 salari minimi per mese. Il tasso di analfabetismo di Nova Iguaçu relativo alla popolazione adulta é elevato, 12%, superiore a quello dello stato di Rio de Janeiro (9,7%) e della Regione Metropolitana (8%). Tra i bambini da 11 a 14 anni questo indicatore raggiunge il 9%, e tra gli adolescenti (dai 14 ai 18 anni) il 5,5%. Quanto agli anni di studio dei capo-famiglia, si verifica che all’incirca il 16% non ha istruzione e il 17% ha da 1 a 3 anni di studio; inoltre il 33% dei capo-famiglia non conclude il primo ciclo d’istruzione fondamentale. Questa elevata percentuale dei capo-famiglia con poca istruzione è causa della situazione di alto tasso di analfabetismo tra i bambini e gli adolescenti del municipio. Il sistema di rifornimento d’acqua si può considerare buono, dato che il 79% delle case è rifornito con acqua proveniente dalla rete generale, pozzi o sorgenti. Dall’altro lato, le condizioni di accesso alle fognature e di trattamento dell’immondizia possono considerarsi precarie, dato che il 47% delle case non possiede scarichi in fognatura adeguati e il 50% non usufruisce da un servizio di raccolta rifiuti. Dal momento che le pessime condizioni sanitarie colpiscono più direttamente la popolazione infantile, si deve osservare che circa il 50% dei bambini con meno di 6 anni di età abita in case con sistema fognario inadeguato e il 19% non dispone di un rifornimento d’acqua adeguato nel proprio domicilio. In sintesi, riassumendo in breve le principali caratteristiche di Nova Iguaçu, risalta che: si tratta di un megamunicipio, la seconda popolazione della Regione Metropolitana di Rio de Janeiro, dietro solamente la città di Rio, con un tasso di urbanizzazione del 99,7%. Ma dove la metà delle famiglie vive in condizioni socio-economiche precarie. La situazione di carenza del municipio si può osservare nei vari aspetti di base delle condizioni di vita, come l’educazione e la sanità di base. Presenta alti tassi di analfabetismo e servizi precari di evacuazione delle acque reflue e di raccolta dei rifiuti. Appena lo 0,41% dei bambini è accudito durante l’infanzia (asili-nido) e il 17% in periodo pre-scolare; il tasso di abbandono scolastico è del 10% degli iscritti e l’indice di bocciatura si aggira intorno al 15%. Esiste appena una scuola (primaria) ogni 40.500 abitanti. Quanto alla mortalità infantile, le cifre si aggirano intorno al 30% e le madri adolescenti, con età che si aggirano sotto 19 anni, costituiscono il 22,5% delle madri del municipio con una forte tendenza all’aumento.

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La Diocesi di Mondovì Missionaria nel Mondo Dalla Diocesi, missionari in ogni parte del mondo Impossibile dettagliare il nascosto e prezioso lavoro dei molti missionari monregalesi distribuiti in ogni parte della terra. Di alcuni e delle loro attività abbiamo notizie dai media a causa delle situazioni disperate dei paesi in cui operano. Per esempio il Ciad (dove lavora Rosanna Cavarero), il Sudan (fr. Giacomo ed Andrea Comino), il Kenya (p. Giovanni Pronzalino, p. Pietro Baudena, p. Franco Bongiovanni). Di altri abbiamo notizie più saltuarie, per le difficoltà che incontrano nei loro paesi lontani. Missionari che operano in India (padre Valerio Fenoglio), in Ecuador (p. Giovanni Bottasso), in Benin (p. Giampiero Rulfi). Attualmente sono 28 i religiosi o religiose diocesani presenti in Africa; 37 in America; 5 in Asia. Sono invece 48 i missionari rientrati in Italia dopo un lungo periodo di servizio all’estero. I “Fidei Donum”in Brasile Come missionari “Fidei Donum” (preti diocesani a servizio volontario in altre diocesi per accordo fra due Vescovi) operano in Brasile oltre a don Renato Chiera, don Arnaldo Rossi, don Matteo Vivalda, don Alfredo Costamagna, don Gianni Malacrida e don Meo Bergese. Il loro lavoro si svolge su numerosi fronti che comprendono le attività pastorali, i bambini di strada, i contadini, i ragazzi e adolescenti disabili, i malati... Ogni anno qualche giovane e meno giovane, dopo un cammino di preparazione, si reca da loro per imparare a mettersi a servizio dei più poveri e tornare a testimoniare anche qui da noi l’amore possibile. LA CASA DO MENOR SÃO MIGUEL ARCANJO Estrada do Ambai, 222Miguel Couto Nova Iguaçu – RJ Il Fondatore: Padre Renato Chiera Padre Renato Chiera è nato a Villanova Mondovì nel 1942 da una famiglia di contadini . Bambino vivacissimo sentì la vocazione dopo le scuole elementari . In Seminario si distinse per l' impegno e nel 1967 venne ordinato prete . E' stato Curato in alcune Parrocchie creando non pochi problemi per la sua natura ... ribelle ! Si laurea in Filosofia all' Università Cattolica di Milano . Va saltuariamente a Roma per visitare una Comunità di preti missionari e da loro impara il portoghese . Chiede e ottiene il permesso di andare in Brasile . Nel 1978 si reca nella grande periferia di Rio, la Baixada, dichiarata dall'Unesco uno dei luoghi più violenti del mondo, dove lavora, lotta e soffre per dedicarsi ai 'meninos de rua' (ragazzi di strada), cercando di sottrarli alla violenza ed alle barbarie degli 'squadroni della morte'. Nel 1986 comincia ad accogliere i primi ragazzi nel presbiterio della chiesa, poi nel garage. Nel 1987, con aiuti arrivati dall'Italia, ha potuto costruire una stanza che i bambini stessi hanno chiamato Casa do Menor. Nel 1990 con l'aiuto di una parrocchia della Germania costruì un'altra casa più grande. La 'Casa do Menor Sào Miguel Arcanjo' da tredici anni si occupa di circa 1000 bambini e adolescenti in Miguel Couto - Nova Iguaçu, nella periferia di Rio de Janeiro. Oggi la "Casa do Menor" conta oltre 1200 fra addetti e bambini con 22 Comunità , 3 Asili , 8 Scuole , 16 Officine per l' avviamento al lavoro , 8 Case Famiglia , 2 Case di passaggio , 3 aziende agricole etc.. Collabora anche con l' Università locale .

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LA CASA DO MENOR SÃO MIGUEL ARCANJO …dal sogno alla responsabilità sociale… La Casa do Menor è un ente filantropico senza fini di lucro, che dal 1983 si occupa di bambini e adolescenti in Miguel Couto – Nova Iguaçù, alla periferia di Rio de Janeiro, una delle aree più difficili e violente del Brasile e a Fortaleza, nel Nord-Est. La sua Missione è prendersi cura di bambini e adolescenti, sia a carattere preventivo che di recupero, privilegiando quelli in stato di totale abbandono, vittime di maltrattamenti, minacciati di morte, coinvolti nel traffico di droga e nella prostituzione. L’obiettivo è il recupero e l’inserimento nella famiglia e nella società dei giovani accolti nelle strutture della Casa do Menor.

obiettivo generale

Offrire una politica di accoglienza, alla luce del Vangelo, della coscienza critica e dello Statuto del Bambino e dell'Adolescente, capace di assicurare ai bambini ed ai ragazzi l'effettivo esercizio del proprio diritto alla vita, alla salute, all'alimentazione, all'educazione, allo sport, al divertimento, alla professionalizzazione, alla cultura, alla dignità, al rispetto, alla libertà ed alla convivenza familiare e comunitaria. Tutto questo in una prospettiva che assicuri un coinvolgimento sempre maggiore delle famiglie, delle comunità, delle forze sociali, culturali e politiche, ma anche il pieno esercizio della soggettività del bambino e dell'adolescente con l'obiettivo di collaborare per la costruzione di un mondo più vivibile per tutti.

Le nostre mete specifiche:

• Accogliere ed offrire un punto di riferimento per i minori in difficoltà. • Dare una famiglia sostitutiva a chi non ha più la possibilità di vivere nella propria. • Preparazione al mondo del lavoro attraverso corsi di professionalizzazione per adolescenti. • Fornire appoggio a famiglie povere della comunità evitando così l'entrata in strada dei loro

figli. • Sopperire alla carenza di assistenza medico-ospedaliera. • Fornire un'educazione scolastica per coloro che non hanno avuto l'opportunità di frequentare

una scuola normale. • Istituire corsi pratici per la formazione e la professionalizzazione in attività specifiche. • Creare officine di lavoro per la professionalizzazione e per garantire una rendita.

Le linee d'azione:

1. EMERGENZA: accoglienza dei ragazzi e delle ragazze che vengono dalla strada. 2. PREVENZIONE: programmi comunitari per prevenire l'entrata in strada del bambino,

attraverso un'attenzione particolare alla famiglia ed alla comunità locale, cercando di sviluppare le capacità umane e materiali già presenti.

3. CURATIVA: attraverso l'inserimento dei ragazzi nelle Case Famiglia o nelle attività di socializzazione del progetto.

4. POLITICA: partecipando attivamente al Forum Municipale e statale delle Organizzazioni non Riconosciute, al Consiglio di difesa dei diritti dei minori di Rio de Janeiro, alla Pastorale Dei Minori e collaborando con altre Associazioni.

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1 - MIGUEL COUTO –NOVA IGUACU

La Sede della CASA DO MENOR SAO MIGUEL ARCANJO: Estrada do Ambai, 222Miguel Couto Nova Iguaçu – RJ Miguel Couto è la sede amministrativa e legale della Casa Do Menor Sao Miguel Arcanjo. All’interno de La casa do Menor vengono accolti (suddivisi per fasce di età ): • bambini dai 0 a 7anni. • bambine dai 0 a 12 anni • ragazzi dai 13 a 18 anni. • bambini portatori di Handicap che Vengono seguiti da psicologi e assistenti sociali con

programmi specifici, volti al recupero, per quanto possibile, delle loro capacità psichiche e motorie.

Il lavoro di assistenza viene fatto da una mamma sociale e da un papà sociale che vivono nella casa con i bambini o ragazzi, sostenuti dai responsabili del progetto. Le figure della mamma sociale e del papà sociale costituiscono un nucleo famigliare che si assume, all’interno della struttura, la responsabilità di bambini e ragazzi orfani o abbandonati. La finalità è quella di creare una famiglia, dove si sentano amati ed accuditi. All’interno della struttura, inoltre vengono organizzati corsi professionali finalizzati all’inserimento lavorativo; Il lavoro diventa strumento di recupero I corsi sono differenziati per tipologie dando così la possibilità di un offerta formativa che riesce a soddisfare le richieste del mondo lavorativo, andando recuperare allo stesso tempo ragazzi di strada che non avrebbero alternativa. I corsi sono: - elettricista; - informatica; - meccanica –auto; - meccanica – generale; - arte bianca; - parrucchieri; - Cinegrafica e audiovisual; - Corsi di Ballo; - Costruzione e Montaggio di Infissi 8) Obiettivi del progetto: OBIETTIVI GENERALI DEI PROGETTI CARITAS Conformemente alla natura di organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana al finedi promuovere “la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana (…) in vista (…) dellagiustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzionepedagogica” (art. 1 Statuto); accogliendo l’appello del Santo Padre alla Giornata Mondiale dellaGioventù dell’Anno giubilare ("… Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocatiin adunate oceaniche per imparare ad odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri. Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete a essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario”…); Caritas Italiana offre una seppur piccola risposta all’anelito di pace che sale dalle popolazioni vittime di guerre, conflitti armati, vessazioni continue ed oppressioni, promuovendo la sperimentazione di forme di intervento nonviolente e non armate in situazioni di crisi. Il Progetto recepisce e valorizza l’esperienza del servizio civile in zone di crisi che dal 2001 in avanti la Caritas Italiana ha proposto col Progetto Caschi Bianchi ad oltre 100 giovani obiettori di coscienza e volontarie/e in servizio civile unitamente agli interventi di Caritas italiana e delle Caritas diocesane in progetti a livello internazionale.

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Le prospettive aperte dalla legge 230/98 (Nuove norme in materia di obiezione di coscienza e servizio civile) e confermate dalla legge 64/2001 (Istituzione del servizio civile nazionale) relativamente alla possibilità di attuare progetti di servizio civile all’estero e di sperimentare forme di difesa civile nonviolenta, concorrendo alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari, riconoscono alla componente civile un ruolo determinante nel lento e faticoso processo che da un conflitto (sia esso latente o palese) porta dal confronto al dialogo, fino alla riconciliazione e al perdono, sia sul terreno civile che religioso. Tale istanza, ha ottenuto il più alto riconoscimento nell’Agenda per la Pace delle Nazioni Unite, attribuendo alla componente civile, denominata poi ‘Caschi Bianchi’, azioni di mantenimento della pace e ricostruzione della fiducia prima, durante o dopo un conflitto. La Rete Caschi Bianchi. Il presente progetto si inserisce nel quadro delle azioni promosse dalla ‘Rete Caschi Bianchi’, organismo costituito nel 1998 al fine di collegare iniziative ed esperienze di organismi italiani impegnati a promuovere e sviluppare forme di intervento civile nelle situazioni di crisi e/o di conflitto. In particolare gli enti di servizio civile, Gavci, Associazione Papa Giovanni XXIII e Volontari nel mondo-Caritas Diocesana di Mondovì -- “...eu amo as gentes e amo o mundo...” 16 FOCSIV, unitamente a Caritas Italiana hanno sottoscritto nel 2001 un accordo specifico ed elaborato un progetto generale di “Servizio civile in missioni umanitarie e corpi civili di pace – Caschi Bianchi”, nel 2007 gli stessi organismi hanno aggiornato il quadro di riferimento dei progetti Caschi Bianchi di ciascun ente sottoscrivendo il documento “Caschi Bianchi Rete Caschi bianchi, un modello di servizio civile”, a cui il presente progetto si ispira. Giovani per la riconciliazione. La proposta dei Caschi Bianchi prevede l’invio all’estero in aree di crisi o conflitto, di volontari e volontarie, secondo la legislazione vigente, per promuovere, sostenere e sviluppare nelle comunità locali iniziative di prevenzione, intervento, riconciliazione, valorizzando così i giovani come operatori di pace. Una proposta educativa per i giovani e le comunità. Il Progetto Caschi Bianchi è concepito e realizzato come progetto formativo, a partire dalla ovvia constatazione che è rivolto prima di tutto a giovani nella fase delle decisioni per il proprio percorso di vita, rispetto al mondo del lavoro e l’assunzione di responsabilità personali e sociali. Il progetto si propone quindi un coinvolgimento personale, ai fini di una ricaduta positiva sulle future scelte di vita. L’obiettivo non è l’invio di “professionisti della pace”, ma l’accompagnamento di giovani all’interno di esperienze che uniscano l’autonoma responsabilità dei soggetti a momenti di verifica e tutoraggio individuali e di gruppo, valorizzando le risorse dei contesti specifici di inserimento. Oltre ad abilitare strettamente all’attività all’estero e ad un proficuo inserimento nel progetto, la formazione è finalizzata più ampiamente ad offrire percorsi di cittadinanza attiva, di confronto con la complessità della mondializzazione ed alla comprensione del rapporto tra problematiche internazionali e quelle locali. Destinatari dell’attività formativa non sono considerati in maniera esclusiva i giovani che partecipano al progetto, ma anche le comunità di provenienza e di destinazione, come pure le realtà progettuali nei quali si inseriranno, favorendo e stimolando occasioni di confronto sui temi della pace, nonviolenza e obiezione di coscienza, mettendo a disposizione strumenti e competenze di base per collegarsi con iniziative all’estero in aree di crisi o conflitto e/o svolgere attività di informazione – sensibilizzazione in Italia.

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In particolare per questo progetto Caritas Italiana vuole valorizzare la sua “prevalente funzione pedagogica” ponendo attenzione prioritaria alla crescita formativa della persona, accompagnando i giovani e le comunità in percorsi di responsabilità personale e di assunzione di impegni sociali. La proposta, rivolta a tutti i giovani, presuppone il coinvolgimento delle loro comunità di provenienza in un percorso che prevede:

• il confronto sulla dimensione valoriale della prossimità, condivisione e riconciliazione; • la presenza attiva accanto e dentro le situazioni delle persone e delle popolazioni vittime

della violenza; • l’acquisizione delle capacità di agire insieme ad altri, moltiplicando le forze nel lavoro di

rete e nella metodologia della mediazione; • con la necessaria attrezzatura culturale e motivazionale alla comprensione delle

problematiche internazionali e delle radici storiche, psicologiche, religiose dei conflitti. Il percorso progettuale intende così privilegiare l’ottica dell’investimento e del reinvestimento, in modo da favorire un ritorno pedagogico, sia per i giovani che partecipano al progetto, che per la comunità di provenienza così che anch’essa ne esca arricchita. In questa prospettiva si considerare fondamentale l’azione di animazione e sensibilizzazione. Dentro al conflitto, insieme alla comunità. Nei limiti della sperimentazione di una nuova figura di operatore in situazione di crisi, il progetto lungi dall’esaurirsi in una sorta di “palestra di addestramento”, ha come obiettivo qualificante quello di rispondere in maniera efficace ai bisogni delle realtà in cui si va ad operare, favorendo il positivo inserimento e l’utile apporto alle comunità ed attivando con esse iniziative di dialogo e riconciliazione. Viene favorito uno stile di presenza improntato alla prossimità ed alla condivisione, in vista di azioni orientate al cambiamento culturale ed al coinvolgimento, nella misura del possibile, delle parti in conflitto, assumendo quale riferimento culturale ed esperienziale la difesa popolare nonviolenta. In questo quadro la finalità ultima del progetto è la difesa della patria in modo non armato e nonviolento attraverso la promozione della pace e la cooperazione internazionale. FINALITÀ GENERALI Perseguiti con modalità diverse, rispondenti ai differenti contesti dei paesi nei quali si realizza il progetto: Proporre ai giovani un percorso personale e comunitario, articolato in esperienza all’estero in zone di crisi, prestazione del servizio in progetti di costruzione della pace e formazione, in continuità con i valori dell’obiezione di coscienza al servizio militare; Sperimentare iniziative di prevenzione, mediazione, trasformazione dei conflitti e riconciliazione, attraverso la costituzione di comunità di giovani all’estero in servizio civile, contribuendo alla definizione del profilo professionale di operatore internazionale denominato ‘Casco Bianco’; Favorire l’incontro in contesti internazionali di giovani in servizio civile e giovani locali, per promuovere la cultura della pace nella prospettiva del superamento delle cause strutturali della violenza e valorizzando le esperienze di base dei costruttori di pace; Inserire il servizio civile internazionale in cammini e progetti già avviati tra le chiese, favorendo lo scambio e l’interazione fra e con le comunità e le istituzioni ecclesiali e civili locali, promuovendo sinergie e integrazioni nel rispetto delle identità di ciascuno; Favorire attraverso la crescita umana e professionale dei giovani all’estero, occasioni di scambio e crescita reciproca tra comunità che inviano e comunità che accolgono, contribuendo alla sensibilizzazione delle Caritas diocesane e delle chiese locali alle problematiche internazionali della pace e della mondialità.

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OBIETTIVI SPECIFICI DELL’ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE IN ITALIA DEI GIOVANI IN SERVIZIO CIVILE CON CARITAS

Il fine ultimo di tutto l’operato della Caritas è quello di riuscire nell’intento di svolgere un’efficace azione educativa nei soggetti destinatari dei suoi progetti. Essa utilizza, a tal fine, la “pedagogia dei fatti”, ciò significa educare “facendo” e “facendo fare”: valorizzare gesti, opere, progetti che offrano molteplici opportunità di coinvolgimento, perché non ci sia più chi non si impegna dicendo di non sapere che cosa fare. La Caritas Italiana si propone di educare alla mondialità, alla pace ed all’interculturalità ponendo all’attenzione della comunità diocesana, parrocchiale, e non solo, i nodi fondamentali e le cause che creano sofferenza nel mondo a partire dagli ultimi, quindi:

• scoprire, far conoscere, contrastare tutte le violazioni dei diritti umani; • tenere conto che i diritti umani negati al passato, al presente ed al futuro sono oggi uno

degli assi portanti dell’educare alla mondialità a partire dal proprio territorio, raggiungendo e passando per luoghi lontani, per ritornare nel proprio ambiente e andare via di nuovo, senza soluzione di continuità;

• sentirsi “tutti responsabili di tutti”, pronti a rivedere i propri stili di vita e le proprie scelte quotidiane.

La Caritas Diocesana, attraverso l’opera di sensibilizzazione svolta dai Caschi Bianchi al rientro dalle loro missioni all’estero, si propone i seguenti obiettivi:

1) far conoscere il valore del Servizio Civile; 2) far conoscere le testimonianze dei volontari che hanno svolto missioni all’estero; 3) diffondere la conoscenza delle esperienze di Servizio Civile e di Casco Bianco; 4) ricondurre l’esperienza dei Caschi Bianchi all’Educazione alla Mondialità, suscitando una

coscienza critica e promuovendo nuovi stili di vita; 5) sensibilizzare al volontariato; 6) far conoscere la Caritas, evidenziando la sua funzione pedagogica; 7) accrescere l’attenzione e l’impegno della comunità alle situazioni di povertà delle

popolazioni incontrate dai Caschi Bianchi, promuovendo anche cammini di prossimità a medio termine.

OBIETTIVI DEL PROGETTO “EU SÓ QUERO È SER FELIZ”

Partendo da questa premessa, riportiamo qui di seguito i “target”, i bisogni del territorio, gli obiettivi del progetto “Eu sò quero è ser feliz” , che si delineano a partire dalla descrizione della realtà presentata al punto precedente. Target:

• i bambini e gli adolescenti con disagio bio-psicosociale e comportamentale;

• le famiglie dei ragazzi e dei giovani della Casa do Menor ;

Obiettivi generali:

1) Migliorare la qualità di vita dei bambini e adolescenti inseriti nella Casa do Menor 2) Rafforzare il processo di ricerca sociale partecipata con le famiglie dei giovani accolti nella

“Casa do Menor” , basato sulla coscientizzazione e sulla partecipazione e finalizzato ad un empowerment individuale e collettivo;

3) Migliorare la rete di attori, presenti e attivi a Nova Iguaçù , coinvolti nel processo di sviluppo di comunità locale.

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Bisogni del territorio, obiettivi specifici e indicatori: Bisogni del territorio

(come descritti nel contesto territoriale)

Obiettivi specifici Indicatori (Indicatori misurabili del

raggiungimento dell’obiettivo specifico – gli stessi utilizzati per la descrizione

del contesto) 1.1) Bisogno di essere

ascoltato sulle problematiche

individuali.

1.1) Favorire una pratica di accoglienza e di ascolto quotidiano

delle problematiche dei bambini e dei ragazzi.

- Almeno 4 colloqui quotidiani individuali con i bambini e i

ragazzi, accolti nelle varie case; - 1 incontro mensile d’equipe per

definire l’archiviazione e per costruire il quadro generale.

1.2) Bisogno di riconoscere il gruppo dei pari come risorsa.

1.2) Favorire le relazioni costruttive tra i pari, a partire dalla problematiche

comuni e con la condivisione dei propri percorsi di vita.

- Aumento del 30% delle possibilità di incontro e

condivisione tra i gruppi dei pari.

1.3) Bisogno di autostima e

valorizzazione delle proprie capacità.

1.3) Incoraggiare la conoscenza delle proprie risorse personali e il loro utilizzo per migliorare la propria

qualità di vita.

- Incrementato del 50% il numero dei ragazzi delle varie case che è a conoscenza delle proprie risorse

personali. 1.4) Bisogno di

autostima rispetto ai percorsi di inclusione

sociale e di integrazione.

1.4) Accrescere i life skills personali in vista di un positivo inserimento nel

contesto sociale della città.

- Aumentati del 30% i life skills personali;

- Incrementato del 50% l’inserimento dei giovani nel contesto sociale della città.

1.5) Bisogno di conoscenza delle

pratiche di prevenzione primaria.

1.5) Incoraggiare comportamenti adeguati in merito alle malattie

sessualmente trasmissibili, agli effetti di sostanze psicotrope e altre patologie

legate a norme igieniche di base.

- Aumentate del 60% le informazioni su malattie

sessualmente trasmissibili, agli effetti di sostanze psicotrope e altre patologie legate a norme

igieniche di base; - Diminuzione del 15% di comportamenti inadeguati.

1.6) Bisogno di progettare

realisticamente il proprio futuro.

1.6) Sostenere una visione critica delle proprie aspirazioni e potenzialità in base alle realistiche possibilità del

territorio e ai progetti di emigrazione.

- Incrementata del 50% la conoscenza delle proprie

aspirazioni e potenzialità in base alle realistiche possibilità del

territorio e ai progetti di emigrazione;

- Diminuzione del 10% del numero dei ragazzi del territorio

che entrano nei circuiti del narcotraffico o che emigrano

verso le grandi città. 1.7) Bisogno di

migliorare le prestazioni scolastiche e evitare il drop out.

1.7) Accrescere le conoscenze scolastiche di base e stimolare

l’apprendimento.

- Aumento del 25% del numero dei ragazzi che frequentano

regolarmente la scuola dell’obbligo e dei corsi

professioqalizzanti

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2.1) Bisogno di conoscenza delle

risorse del territorio.

2.1) Favorire la conoscenza delle risorse del territorio e incoraggiarne

l’uso appropriato.

- Incrementata del 50% la conoscenza delle risorse del

territorio; - Miglioramento del 20% dell’uso

appropriato delle risorse del territorio.

2.2) Bisogno di uscire dall’isolamento nelle situazioni critiche di

disagio.

2.2) Incoraggiare l’esplicitazione delle situazioni di disagio e il

coinvolgimento collettivo nella conoscenza e nella presa in carico.

- Attivazione di 1 incontro mensile con le singole famiglie;

- Organizzazione di 3 eventi (seminari, manifestazioni,…) all’anno sul tema del disagio;

- Aumentato del 15% il coinvolgimento collettivo nella

conoscenza e nella presa in carico del disagio.

2.3) Bisogno di sostegno per

situazioni famigliari monoparentali (in

particolare mamme/nonne sole

con bambini a carico).

2.3) Offrire sostegno psicologico e materiale alle madri e nonne sole con

bambini a carico.

- Aumentato del 35% il sostegno psicologico e materiale alle madri

e nonne sole con bambini a carico.

2.4) Bisogno di migliorare la capacità relazionale con i figli

(soprattutto nelle situazioni di conflitto intergenerazionale).

2.4) Incoraggiare la capacità di comunicazione efficace

intergenerazionale, di soluzione delle situazioni conflittuali e di ricerca di

mediazione degli educatori nelle situazioni più complesse.

- Migliorate del 25% le capacità relazionali intergenerazionali;

- Organizzati 2 eventi annuali per incoraggiare la capacità di

comunicazione efficace intergenerazionale, di soluzione

delle situazioni conflittuali. 3.1) Bisogno di

conoscenza dei ruoli e compiti dei diversi

attori e delle possibilità di

collaborazione.

3.1) Consolidare le collaborazioni esistenti, la conoscenza delle

specifiche attività e professionalità, favorendo lo scambio di

comunicazioni tra enti pubblici e privati.

- Almeno 200 ore dedicate al reperimento dei dati e alla stesura

di report e database; - Preparazione e implementazione di 3 tavoli fra i diversi attori del

territorio. 3.2) Bisogno di

conoscenza approfondita delle problematiche dei minori e delle loro

famiglie.

3.2) Diffondere in modo capillare e critico le informazioni sulle situazioni familiari e sui minori a rischio presenti

sul territorio.

- Aumentate del 50% le informazioni sulle situazioni

familiari e sui minori a rischio presenti sul territorio.

3.3) Bisogno di miglioramento della

comunicazione tra gli enti del territorio e

quelli con ruoli similari presenti nelle

zone limitrofe.

3.3) Accrescere le opportunità di creazione di legami tra enti facilitando

l’avvio di forme di collaborazione pratica su progetti specifici.

- Incrementate del 15% le opportunità di creazione di

legami tra enti facilitando l’avvio di forme di collaborazione pratica

su progetti specifici.

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3.4) Bisogno di formazione e

autoformazione degli operatori dei diversi servizi del territorio.

3.4) Ideare percorsi formativi su problematiche specifiche e diffusione

di modelli operativi di comprovata validità.

- Stesura di un programma annuale di formazione;

- Aumentato del 40% il numero dei percorsi formativi e diffusione

di modelli operativi di comprovata validità.

Si ricorda, inoltre che questo progetto, vuole essere l’inizio di un programma più lungo, che dovrebbe, a partire da questo primo anno, delinearsi anche per alcuni anni successivi.

OBIETTIVI EDUCATIVI VERSO I GIOVANI CHE PARTECIPANO AL PROGETTO

OBIETTIVI GENERALI: 1) Permettere ai/lle giovani in Servizio Civile nelle Caritas Diocesane di prendersi una pausa di riflessione in cui: verificare le proprie scelte, acquisire strumenti di autoorientamento, orientare le proprie scelte professionali e di vita;

2) Permettere ai/lle giovani in Servizio Civile nelle Caritas di condividere i momenti più importanti della loro esperienza soprattutto attraverso - aspetto qualificante del progetto - la possibilità di vivere l’anno di Servizio Civile in una privilegiata “dimensione comunitaria” (non una semplice "convivenza" nel medesimo appartamento ma confronto sempre aperto con altri/e volontari/e sperimentando indipendenza, autonomia e uno stile di vita basato sull'accoglienza e la condivisione) ma anche, per chi non avesse la possibilità di aderire a tale proposta, attraverso la partecipazione a percorsi formativi residenziali, per favorire lo scambio, il confronto e la partecipazione;

3) Aprire un confronto con realtà di esclusione sociale, acquisendo abilità e competenze rispetto all’ambito della cooperazione internazionale, alla cittadinanza attiva, ai diritti umani e sociali e facilitare la comprensione della metodologia di lavoro nel settore sociale (lavoro in equipe, lavoro di rete…).

OBIETTIVI SPECIFICI: 1.1) Acquisire strumenti di orientamento e la consapevolezza rispetto al loro utilizzo; 1.2) Orientare le proprie scelte personali e di vita; 1.3) Fare il punto rispetto alle scelte operate finora e delineare un proprio autonomo percorso di

vita; 2.1) Condividere e entrare in uno spirito di relazione coi/lle altri/e giovani in Servizio Civile nei

momenti principali del servizio; 2.2) Acquistare consapevolezza sulla dimensione comunitaria, aderire e costruire assieme ai/lle altre

giovani (che aderiscono alla proposta di comunità) una comune carta di vita comunitaria, documento proprio di ogni gruppo comunitario, sperimentare indipendenza, autonomia e uno stile di vita basato su accoglienza e condivisione;

3.1) Elaborare attraverso l’intervento sociale un autonomo profilo professionale; 3.2) Introdursi alla modalità di lavoro per equipe e per progetti; 3.3) Acquisire conoscenza e relazione con il territorio e l’ambito in cui si opera.

RISULTATI ATTESI: 1.1) Il punto attuale e consapevole del percorso e delle scelte operate fino al momento del servizio

civile; 1.2) Un bagaglio di strumenti di orientamento (relazioni, metodi, letture, esperienze…); 1.3) Una nuova mappa delineata rispetto al futuro e ai propri desideri; 2.1) Reciproca relazione anche informale nei momenti di residenzialità dei corsi di formazione;

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2.2) Adesione e costruzione della carta di vita comunitaria, documento proprio di ogni gruppo comunitario; condivisione dell'anno di vita comunitaria; 3.1) Rispetto degli orari e dei tempi di lavoro, riconoscimento dell’autorità, rispetto delle decisioni condivise dall’equipe di lavoro, rispetto della riservatezza dettata dall’ambito professionale; 3.2) Competenze educative nella relazione di aiuto, nella gestione di gruppi di lavoro, nelle tecniche di animazione; 3.3) Contatti con gli attori coinvolti nel progetto sia in Italia, in particolare della Diocesi di Mondovì, che in Brasile, in particolare della Diocesi di Nova Iguaçù.

OBIETTIVI DI ANIMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE DELLA COMUNITA’

OBIETTIVI GENERALI: 1) Acquisire conoscenza delle tematiche legate alla povertà emergente e alle realtà di disagio della

città e del mondo, anche nell’ottica della promozione del Servizio Civile come strumento di lotta all’esclusione sociale, quindi organizzare, promuovere e partecipare, in collaborazione con gli operatori della Caritas e gli/le altri/e giovani in Servizio Civile, a momenti di incontro, sensibilizzazione, riflessione e diffusione.

OBIETTIVI SPECIFICI: 1.1) Apprendere e migliorare le proprie competenze nella relazione “di farsi aiuto”, nel

coordinamento di gruppi e nelle tecniche di animazione; 1.2) Sensibilizzare la comunità locale: promuovere il coinvolgimento nelle attività della sede

operativa sulle tematiche connesse ai diritti delle persone, alla cooperazione internazionale, alla mondialità, …

RISULTATI ATTESI: 1.1) Organizzazione di interventi e attività di animazione e promozione; 1.2) Realizzazione di incontri di sensibilizzazione con la comunità locale. 9) Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento che definisca dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo le modalità di impiego delle risorse umane con particolare riferimento al ruolo dei volontari in servizio civile:

PREMESSA GENERALE SUL RUOLO E LO STILE DEI GIOVANI IN SERVIZIO CIVILE E L’ARTICOLAZIONE DELLA PROPOSTA.

Le tecniche e le competenze, testimoniate dallo stile con il quale si esterna la propria presenza, qualificano l’apporto dei giovani in servizio civile nella trasmissione e nella acquisizione di capacità da parte delle stesse popolazioni locali, così da favorire il rafforzamento delle comunità e l’auto-sviluppo sociale ed economico. Il progetto punta soprattutto sulle capacità umane e di relazione: spirito di servizio, forte motivazione e assunzione di uno stile di presenza che pone al centro iniziative di promozione umane.

I giovani portano il loro contributo al progetto attraverso la creazione, l’integrazione e/o il rafforzamento di relazioni fra comunità “inviante” (in Italia) e comunità “accogliente” (all’estero), sperimentando modalità innovative di analisi, progettazione e realizzazione di iniziative che favoriscono la crescita delle fasce più svantaggiate della popolazione ed un autosviluppo delle comunità locali.

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Il loro ruolo presuppone un consapevole inserimento nei contesti di servizio, senza nulla aspettarsi di scontato, attendendosi il coinvolgendo di tutti (volontari, operatori professionali, collaboratori, religiosi/e, la comunità locale) nell’accogliere ogni volta queste figure.

La definizione operativa del ruolo è in capo al responsabile del progetto, in collaborazione con il responsabile di servizio civile della Caritas diocesana e al/i responsabile/i dell/gli organismo/i all’estero ove si svolge il servizio. Nell’affidare funzioni e compiti al giovane in servizio civile, va prestata particolare attenzione alla differenza dagli altri operatori, prevedendo gradualità e considerando la sua peculiarità di transitare/uscire dall’organizzazione.

Il progetto prevede compiti a prevalente contenuto relazionale, distinguendo fra attività ‘con’ ed attività “per”. Per attività “con” si intendono quelle che prevedono una relazione diretta; per attività “per” quelle indirette atte a rendere più efficaci le attività “con”. In generale le attività proposte sono riassumibili nella categoria delle attività di partneriato e cooperazione. Si tratta dello strumento principe della metodologia di azione adottata nell’ambito di Progetti di Cooperazione allo Sviluppo. Il dialogo, il confronto costante, la condivisione delle risorse, delle dinamiche e dei tempi sono gli elementi che caratterizzano ogni singola azione di rafforzamento e sostegno di gruppi svantaggiati e vulnerabili nei Paesi in Via di Sviluppo. La corresponsabilità nei processi decisionali, la compartecipazione dei poteri e la reciprocità di progettazione degli interventi sono le basi metodologiche di azioni di promozione dello Sviluppo tese alla diminuzione di circostanze favorevoli al conflitto.

PRINCIPI METODOLOGICI E DI STILE DEGLI OPERTORI DELLA CARITAS ITALIANA ALL’ESTERO.

La metodologia o lo stile adottato nelle attività dagli operatori della Caritas all’estero risponde ai seguenti principi: Stile di sobrietà e rispetto della cultura locale. Viene proposto uno stile di presenza nel quotidiano che sia anche testimonianza di sobrietà e di rispetto della cultura delle popolazioni locali. E’ chiesto agli operatori quindi uno stile di relazione e di vita quotidiana (uso dei mezzi, vestiario, cibo, ecc.) che tenga conto degli usi, costumi, tradizioni locali e che mantenga sempre un carattere di sobrietà rispettoso anche delle situazioni di povertà che si vanno ad incontrare. Stile di presenza improntato sull'ascolto, l'osservazione ed il discernimento. L’ascolto, l’osservazione e il discernimento sono metodo di relazione, condizioni indispensabili per poter conoscere i bisogni che le persone e le comunità esprimono, e poterli poi affrontare in maniera appropriata. Il metodo di lavoro non è riconducibile a luoghi e strutture, ma a una sensibilità di comunione e alla passione per i poveri, la comunità e il territorio. Un metodo costruito sull’incontro, il confronto e la relazione, che invita a osservare continuamente le persone nella loro età, mobilità, nei disagi che vivono, per evidenziare poi a tutta la comunità una situazione in cambiamento che chiede nuove scelte, nuovi percorsi e nuove azioni. La riconciliazione come metodo e approccio educativo: la relazione prima dell'azione. Questo concetto parte dal presupposto che in situazione di conflittualità sociali esplicite o latenti, la riconciliazione è un processo a medio/lungo termine che può essere favorito assumendo un metodo di lavoro integrato che nelle relazioni con le comunità locali e nella progettazione di qualsivoglia tipologia di intervento di promozione e sviluppo, tiene conto delle dinamiche conflittuali presenti nel tessuto sociale. Per favorire la riconciliazione occorre allora un'attenzione particolare alla dimensione relazionale. L'approccio della Caritas in generale e del progetto di servizio civile in particolare fa leva proprio su questo aspetto, cercando di adottare stili di presenza e di parternariato che qualifichino gli interventi di solidarietà ed il rapporto quotidiano con le controparti, come

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interventi che incidono positivamente sul processo di trasformazione dei conflitti e di riconciliazione tra individui e comunità. In questo senso allora la ricostruzione, la riabilitazione e la riconciliazione fanno parte di un unico processo di promozione e accompagnamento delle comunità afflitte da violenze, e sono aspetti tra loro interconnessi in modo inscindibile. La rete come stile e obiettivo di lavoro: lavoro in rete e di rete. Lavoro di rete: Con un “lavoro di rete” la Caritas Italiana intende attuare un’operazione di supporto alle reti già esistenti: Caritas diocesane, parrocchie, associazioni, comitati. Assistere coloro che già agiscono in collegamento tra loro e/o promuovere reti di collegamento mantenendo fermo l’obiettivo di rendere l’intervento rispondente ai bisogni della comunità. Lavoro in rete: Con un "lavoro in rete" la Caritas Italiana intende attuare un'operazione di collegamento con il network di Caritas Internationalis e inserirsi nelle reti ecclesiali, e non solo, per un adeguato coordinamento. La nonviolenza. La nonviolenza è intesa come stile di relazione orizzontale1 e come impegno volto al superamento delle violenze nelle varie forme in cui si esprime. La dimensione politica: la promozione e l'advocacy. Proprio nell'ottica del superamento delle violenze strutturali, l'approccio della Caritas è volto a valorizzare e responsabilizzare la comunità locale in modo da fare di quest’ultima non tanto l’oggetto di una serie di interventi assistenziali, ma un soggetto attivo nella propria realtà, capace di gestire autonomamente gli interventi, autorappresentarsi, rivendicare e tutelare i propri diritti ed in particolare dei più svantaggiati, stabilire relazioni e collegamenti con altri soggetti della società civile, negoziare con le amministrazioni locali, superare le cause delle ingiustizie. Stile di reciprocità, gradualità, accompagnamento con le controparti locali (ascolto, osservazione e discernimento anche nella relazione). L’approccio d’area. E’ una metodologia è stata utilizzata dalla Caritas Italiana soprattutto a partire dagli anni novanta in occasione di crisi umanitarie molto vaste riguardanti diversi Paesi di intere aree regionali. Esempi di progetti pensati e realizzati in quest’ottica sono: il “Progetto Grandi Laghi” realizzato in Africa a seguito del conflitto in Rwanda del 1994, il “Progetto Uragano Mitch” in Centro America nel 1998 ed infine il “Progetto Balcani” nel 1999. L’ “approccio d’area” consiste in uno stile progettuale che:

• nello sviluppare una progettualità sociale dal basso riguardante i bisogni specifici di singoli Paesi, tiene conto della complessità di contesto di tutta l’area di riferimento;

• adotta metodologie di lavoro in rete e stili di presenza comuni; • definisce una strategia unitaria per tenere conto delle caratteristiche e necessità

comuni a Stati vicini con l’obiettivo di realizzare interventi maggiormente efficaci; • fa leva su sinergie di tipo pastorale, operativo, comunicativo.

Andare, stare, ritornare: raccontare, testimoniare, sensibilizzare, fare ponte tra comunità inviante e comunità accogliente. Un andare e uno stare che è prima di tutto offrire vicinanza alla comunità ecclesiale nelle sue strategie di valorizzazione e recupero della storia e del vissuto dei poveri, soprattutto. Un ritornare nelle nostre comunità che si fa momento di condivisione del vissuto che questa vicinanza ha realizzato. Un ritornare che ci fa “già” pregustare la presenza sul campo in termini di ricaduta sulla comunità che ci ha inviato o ci sostiene. L’esperienza restituisce alla comunità che invia, all’organismo Caritas, un tesoro da re-investire perché sia di nuovo capitalizzato.

1Nel senso di quanto esposta da Pat Patfort nella descrizione del sistema Maggiore/minore

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PRINCIPI METODOLOGICI, APPROCCIO E STRUMENTI DEL PROGETTO “Eu sò quero è ser feliz”

PAULO FREIRE E IL METODO PAULO FREIRE

L’approccio teorico, cui il progetto fa riferimento, è quello del pedagogista brasiliano Paulo Freire.

La questione centrale all’opera di Freire è il pensare l’essere umano nelle sue dimensioni complesse: ontologiche, antropologiche, etiche, politiche, gnoseologiche, ecc…Pensare l’essere umano come problema, nella sua relazione con il mondo, i suoi condizionamenti e le sue sfide, implica la coscienza della sua storia e di come superare la sua disumanizzazione. Problematizzare la condizione umana è possibile solo nella sua dimensione concreta, presente, storica. Nel riscatto del nostro passato, e nella sua analisi critica, scopriamo come esso ci condizioni, e che potrebbe essere stato diverso. Anche il nostro presente potrebbe essere diverso da come è. E il futuro è possibilità e desiderio ad “essere di più”. Freire ci dice che se la lotta è per la trasformazione di questo mondo che disumanizza, la sfida dell’educazione liberatrice è la formazione umana per l’affermazione della libertà. La disumanizzazione è realtà storica e negazione della vocazione ontologica degli esseri umani; il superamento di questa condizione è possibilità storica della quale si occupano tutti gli uomini e le donne “rivoluzionari-e”. Questa pedagogia è finalizzata ad una prassi rivoluzionaria. L’educazione liberatrice per Freire è fondamentale nella prassi rivoluzionaria, poiché non si può prima fare la rivoluzione per poi pensare a che educazione si vuole. Questa prassi deve essere sia educativa che culturale. La necessità di una pedagogia di liberazione popolare si afferma nel nostro quotidiano poiché nei nostri corpi, menti e in tutta la nostra pratica sociale si trova la pedagogia degli oppressori. Questa pedagogia legittima la pratica “addomesticatrice” dell’oppressore, negando il diritto del popolo ad “essere di più”. Il testo freiriano è un invito al dialogo con il popolo; dialogo che esiste solo se ci troveremo “disarmati” dai nostri dogmi e aperti all’investigazione, che implica l’ascolto della parola del popolo stesso. L’educazione liberatrice che Freire fonda è rivoluzionaria perché radicale, poiché il processo che porta a svelare il mondo dell’oppressione passa attraverso l’interrogarsi, attraverso il dubbio. Nasce così un processo di profonde trasformazioni, che si fonda sulla “dialogicità”, con, e mai per, il popolo. E’ la ricerca, il desiderio, la speranza e la lotta di tutti coloro che, in comunione, fanno la propria storia di liberazione.

Vedi Allegato 1: APPROFONDIMENTO TEORICO SU PAULO FREIRE;

Vedi Allegato 2: APPROFONDIMENTO SUL METODO PAULO FREIRE.

Considerazioni importanti sulle motivazioni della scelta di questi strumenti e il loro significato: Il micro e il macro interagiscono fra loro come dei vasi comunicanti. E’ quindi possibile agire sui sistemi più complessi anche operando sulle più piccole cellule sociali. L’approccio freiriano si offre alla gente comune come strumento per fare politica, intendendo la parola nel senso più puro del termine, cioè come l’attività che, attraverso il confronto, ricerca le migliori strategie possibili per rispondere ad un’attività collettiva. Tutto parte da una premessa: crede cioè che la gente possegga dentro di sé le risorse necessarie per affrontare i problemi nei quali è coinvolta. L’educatore non si offre come depositario del sapere, ma attraverso il dialogo ne facilita l’espressione e la circolazione nel gruppo, ponendosi, perciò, su un piano di orizzontalità nei confronti dello stesso (che spazialmente può tradursi nel passaggio dalla lezione frontale al cerchio, primo luogo di confronto). Su questo stesso piano di dignità può concedersi, come tutti, di imparare. Questo approccio rappresenta una delle tecniche che più di ogni altra attiva la partecipazione consapevole: fa comprendere agli oppressi che la realtà di oppressione non è “mitica” ed inviolabile, ma può essere cambiata. Anzi, dimostra che si hanno le possibilità per cambiare, che si

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hanno le capacità per farlo e che il cambiamento è possibile. Si ha, quindi, un processo di coscientizzazione che conduce alla negazione del dato, e dell’ accettazione docile della situazione, verso una prospettiva di trasformazione che porta all’inedito-realizzabile. Mostra una via di uscita alla realtà di oppressione e offre l’occasione di elaborare strumenti di trasformazione. Inoltre aumenta il senso di comunità, di collaborazione e di solidarietà fra gli oppressi, che si ritrovano a condividere con gli altri la propria oppressione, la propria frustrazione. Si ritrovano, però, a condividere anche idee e speranze, sogni e strategie, a formare alleanze e gruppi di azione! Superato così il muro del silenzio, e denunciata a tutti l’oppressione vissuta (si pensi, ad esempio, alle difficoltà che spesso le donne hanno a denunciare le violenze subite in casa), ci si ritrova a non essere più da soli a combattere la propria lotta, che diventa, all’ improvviso, la lotta di molti! La connessione emotiva che si può innescare (emersione, legittimazione, riconoscimento delle situazioni), permette di superare l’isolamento e il senso di impotenza, favorendo lo sviluppo di un vissuto comune rispetto alla situazione-contesto. Il “pensiero” del Freire può essere visto, allora, come una fase di un processo più ampio di Ricerca-Azione, finalizzato al cambiamento, alla trasformazione. In particolare lo si può considerare uno strumento utile nella fase di promozione (al fine della presa di coscienza della realtà oppressiva) e nella prima parte della fase di attivazione, cioè quella di progettazione del cambiamento. Si pongono delle basi solide per la trasformazione, in quanto si creano competenze partecipatorie nei soggetti dell’intervento, all’interno di un processo di empowerment individuale e collettivo, da intendere come strategia di sviluppo di comunità competenti. Sperimentare di poter cambiare la situazione dà la percezione di un adeguato livello di potere, necessario affinché si consolidino l’ impegno e la partecipazione. Permette di passare da una situazione di “passività appresa” (learned helplessness) del soggetto che ha sviluppato un sentimento di impotenza di fronte a esperienze alienanti o frustranti, “all’apprendimento della speranza” (learned hopefullness) derivata dal sentimento di aumentato controllo sugli eventi, tramite la partecipazione e l’impegno nella propria comunità. La conseguenza è un aumentato sentimento di controllo rispetto alla propria situazione di vita nella comunità, e alla qualità di vita in essa possibile e desiderabile. Il cambiamento sociale nasce, allora, quando ci si trova di fronte alla creazione di nuovi gruppi e possono sorgere nuove progettualità tra soggetti sociali e soggetti politico istituzionali. Il percorso di liberazione freiriano si inserisce, quindi, in un processo più ampio di sviluppo e può dare una spinta per trovare idee creative di trasformazione sociale, da realizzare. Ma esso può trasformarsi in un’esperienza chiusa in sé stessa, con un valore solo formativo (e non trasformativo, “di sviluppo”), qualora alle attività iscrivibili, nella macro-fase di promozione e progettazione, non faccia seguito una successiva fase di attivazione per il cambiamento sociale. Ciò può succedere quando non si inneschi il processo di cambiamento, basato sulla nascita di nuovi soggetti collettivi, che propongono una modificazione delle relazioni tra gruppi-istituzioni-comunità.

L’ARTICOLAZIONE DELLA PROPOSTA

Il Progetto prevede un periodo effettivo all’estero di 9 mesi ed un impegno complessivo non inferiore a 12 mesi. Il percorso di inserimento prevede un colloquio di selezione, una fase propedeutica, un periodo di formazione di inizio servizio, un accompagnamento formativo in loco che sarà intervallato da un modulo formativo durante l'unico rientro intermedio, fino all’uscita dall’esperienza, con il rilascio di un attestato di servizio. In continuità con quanto illustrato nel punto 8, procediamo ora ad illustrare gli ambiti di intervento, le modalità di attuazione, le azioni che concorrono a raggiungere gli obiettivi del servizio e l’insieme degli elementi che concorrono a realizzare gli obiettivi per il volontario. 9.1) PIANI DI ATTUAZIONE PREVISTI PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI.

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L’approccio al servizio e all’esperienza globale avviene con gradualità e progressione in relazione alle attitudini personali: si tratta di imparare facendo. In generale sia per le attività di servizio che per quelle relative agli obiettivi per il volontario possiamo sostanzialmente distinguere cinque fasi: 0 – La fase di descrizione del percorso di ideazione, costruzione e preparazione del progetto: dall’inizio del 2007 all’avvio del progetto previsto per ottobre 2008. Si è deciso di presentare il progetto “Eu sò quero è ser feliz”. per l'anno 2007-2008 da svolgere a Nova Iguaçù perché: ● a Nova Iguaçù è presente dal 1978 Padre Renato Chiera, missionario Fidei Donum, della Diocesi di Mondovì, che svolge la sua missione presso la Casa do Menor Sao Miguel Arcanjo), oltre che nella Diocesi di Nova Iguaçù. Da oramai quasi 20 anni, ogni anno volontari italiani, soprattutto della Diocesi di Mondovì, che collabora e sostiene don Renato Chiera, si recano a Nova Iguaçù per trascorrere alcuni mesi di volontariato internazione, per cui si è pensato di dare l'opportunità a giovani, maggiorenni e con età inferiore ai 28 anni, di svolgere il servizio civile volontario in questa realtà. ● il progetto di Servizio Civile già presentato per l'anno 2006-2007 dalla Caritas Diocesana con riferimento Pesqueira dove opera Padre Bartolomeo Bergese missionario Fidei Donum, della Diocesi di Mondovì, ha riscosso molto successo sia per quanto riguarda il numero di giovani che si sono informati per partire come volontari per il progetto sia per il coinvolgimento della Diocesi, in attività e collaborazioni per la sensibilizzazione, costruzione e realizzazione dello stesso nonché per la costruzione del percorso formativo dei volontari. 1 – La fase di accoglienza, accesso e formazione: per il I e II mese. Questa prima fase comprende tutti i passi per l’avvio del progetto in Italia, la formazione generale dei volontari e quella specifica (tranne i moduli 2 e 3 dell’Area 3 – Dell’intervento, che verranno effettuati al VI mese durante il rientro in Italia) e la strutturazione della vita comunitaria. 2 – La fase di inserimento a Nova Iguaçù e introduzione: dal III al V mese. Questa seconda fase si apre con l’arrivo a Nova Iguaçù dei volontari e si chiude con il loro rientro in Italia, dopo 3 mesi, in cui essi si inseriranno e inizieranno a familiarizzare con la realtà brasiliana di Nova Iguaçù: lingua, cultura, società, organizzazione, ecc…Questa fase porterà al raggiungimento dell’obiettivo generale 1 e degli obiettivi specifici dall’1.1 all’1.7, anche se le attività relative a questi obiettivi verranno portate avanti anche nei mesi successivi. 3 – La fase di rientro in Italia: il VI mese. Questa fase comprende la valutazione del primo periodo trascorso all’estero con l’OLP in Italia, la conclusione dei moduli di formazione specifica: moduli 2 e 3 dell’Area 3 – Dell’intervento e l’inizio delle attività di animazione e sensibilizzazione in Italia. 4 – La fase di consolidamento del progetto: dal VII all’XI mese. Si apre con il rientro dei volontari a Nova Iguaçù e l’avvio delle attività che porteranno al raggiungimento degli obiettivi generali 2 e 3 e dei seguenti obiettivi specifici: dal 2.1 al 2.4 e dal 3.1 al 3.4; si chiude con sessioni di monitoraggio e valutazione a cura dell’OLP all’estero e i responsabili in loco. 5- La fase di accompagnamento finale: il XII mese. Si apre con sessioni di monitoraggio e valutazione a cura dell’OLP all’estero e i responsabili in loco, seguite dal rientro in Italia dei volontari e il successivo inizio delle sessioni di monitoraggio a cura dell’OLP in Italia e la ripresa delle attività di animazione e sensibilizzazione in Italia.

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Le varie attività sono distribuite nel tempo in maniera e in relazione al raggiungimento degli obiettivi o comunque modulate in maniera tale che i giovani volontari sviluppino un armonico percorso di crescita umana e professionale confrontandosi con mansioni dapprima più semplici e via via più complesse e professionalizzanti, contemplando l’inserimento del giovane in base alle sue competenze ed esperienze pregresse, nonché rispetto alle attese emergenti. Il ritmo del progetto viene scandito in particolare dalla presenza in Italia o all’estero dei volontari, dalle attività della formazione specifica, della formazione generale e dal monitoraggio. Per maggior chiarezza sulle fasi di realizzazione del progetto e sulla loro relazione con gli obiettivi del progetto viene anche riportata una tabella con una timeline: 9.2) COMPLESSO DELLE ATTIVITA’ PREVISTE PER LA REALIZZAZIONE DEI PIANI DI ATTUAZIONE.

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ATTIVITA’ RELATIVE AGLI OBIETTIVI DEL PROGETTO “Eu sò quero è ser feliz”. Queste attività possono essere divise in 3 gruppi che sono correlate a uno degli obiettivi generali del progetto e ai rispettivi obiettivi specifici: 1) ATTIVITA’ CON I BAMBINI E GLI ADOLESCENTI DELLA CASA DO MENOR OB.GEN.1; 2) ATTIVITA’ CON LE FAMIGLIE DEI GIOVANI DELLA CASA DO MENOR OB.GEN.2; 3) ATTIVITA’ CON GLI “ATTORI” PRESENTI E ATTIVI A NOVA IGUAÇÚ OB.GEN.3. Nel Gruppo di attività 1 si inseriscono tutte quelle attività che vengono svolte dagli educatori della Casa Do Menor con i bambini e gli adolescenti:

• Accoglienza strutturata del mattino attraverso un momento di preghiera e condivisione della giornata precedente.

• Sostegno scolastico. • Giochi di fiducia, dinamiche di gruppo, laboratorio socio-affettivo, esercizi teatrali, attività

sportiva, laboratorio artistici. • Giochi di ruolo, dinamiche di gruppo, laboratori teatrali e artistici. • Dinamiche sulle life skills. • Laboratori di peer education, lezioni interattive su problematiche specifiche. • Giochi di ruolo, tecniche teatrali, tirocini lavorativi.

Per una descrizione ancora più dettagliata si vedano i punti dal 43 al 49 riguardanti la Formazione Specifica, in particolare l’Area 2. Nel Gruppo di attività 2 si inseriscono le attività che vengono svolte dagli educatori della Casa Do Menor durante le visite alle famiglie dei bambini e degli adolescenti:

• trasmissione di informazioni; • analisi della domanda; • ascolto empatico; • collaborazione in attività pratiche quotidiane; • ascolto del disagio; • colloqui con l’intero nucleo familiare; • tecniche di problem solving.

inoltre le attività seguiranno le 10 Fasi esplicate nei minimi dettagli nell’“Allegato 2: Approfondimento sul metodo Paulo Freire.”. Nel Gruppo di attività 3 si inseriscono le attività che riguardano il miglioramento della rete di attori, presenti e attivi a Nova Iguaçù, coinvolti nel processo di sviluppo di comunità locale:

• Tavoli di concertazione e protocolli di intesa tra enti; • Banca dati sui casi; • Mappatura delle risorse del territorio; • Incontri di conoscenza; • Laboratori di formazione specifici; • Incontri di autoformazione e formazione.

Per una descrizione ancora più dettagliata si vedano i punti dal 43 al 49 riguardanti la Formazione Specifica, in particolare l’Area 3. ATTIVITA’ RELATIVE AGLI OBIETTIVI EDUCATIVI VERSO I VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE. Esperienziale: l’esperienza dell’anno di Servizio Civile con le sue attività dà la possibilità ai volontari di prendersi una pausa di riflessione per verificare e riflettere sulle proprie scelte professionali e di vita e per acquisire strumenti di autoorientamento. Vita comunitaria: a chi svolge il servizio civile in Caritas è data la possibilità di vivere insieme, sperimentando i valori dell’incontro con l’altro, la condivisione, mettendo in gioco la propria

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persona in tutti i suoi aspetti, dai più pratici come la condivisione degli spazi ai più impegnativi come il proprio cammino di ricerca personale. Oltre ad un’esperienza ricca per il percorso di acquisizione di autonomia nelle scelte personali (spesso è la prima occasione di vita indipendente dai genitori), la scelta comunitaria può assumere un valore simbolico. In un’epoca che si fonda sulle dinamiche del profitto e della violenza, le persone in comunità testimoniano l’accoglienza e uno stile di vita consapevole dei valori di giustizia, equità e di pace. L’anno di vita comunitaria prevede la condivisione dello stesso appartamento e la collaborazione nella gestione della casa. Alcuni momenti inoltre sono privilegiati e destinati allo stare insieme, come almeno due sere alla settimana (serata comunitaria) e alcuni particolari spazi durante l’anno. Formazione generale: vedi punti dal numero 37 al 42. Formazione specifica: vedi punti dal numero 43 al 49. Competenze professionali: accompagnamento nel far emergere e sperimentare le competenze. Il giovane in servizio viene accompagnato innanzitutto nell’elaborazione e nell’acquisizione del ruolo di volontario in servizio civile. Inoltre viene supportato nel far emergere le proprie competenze e nel tentare di mettere in pratica nel servizio, secondo le proprie capacità, alcune tecniche, modalità e capacità sperimentate durante le altre attività soprattutto quelle inerenti la formazione (es. le metodologie e i contenuti del lavoro sociale e della cooperazione internazionale, le competenze educative e di gestione dei gruppi, le tecniche nonviolente, il lavoro di equipe, ecc…). Viene inoltre accompagnato in una autovalutazione delle competenze fino alla produzione di un rendiconto delle capacità acquisite: attraverso attività di gruppo, colloqui individuali, questionari di autovalutazione a cura dei formatori e degli OLP. ATTIVITA’ RELATIVE AGLI OBIETTIVI DI ANIMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE DELLA COMUNITA’: LA FUNZIONE DI “ANTENNE DI PACE”. Il progetto prevede lo svolgimento di attività di animazione e sensibilizzazione in Italia durante il rientro intermedio della durata di un mese circa e al termine del servizio civile. Queste attività vengono progettate dal volontario in collaborazione con la Caritas Diocesana attraverso il cosiddetto “piano di animazione”, un progetto tramite il quale il giovane, aiutato dalla Caritas diocesana, rende partecipe la sua comunità di appartenenza della sua esperienza realizzando un'azione di sensibilizzazione alle tematiche della pace, della mondialità e dell’intercultura. I volontari verranno coinvolti nella progettazione ed attuazione d’incontri con la comunità locale (scuole, convegni, incontri parrocchiali, manifestazioni,…), soprattutto appoggiandosi a “L’antenna Missiomondo” o.n.l.u.s. e alla “Casa do Menor Italia – o.n.l.u.s. (vedi convenzioni allegata), portando la loro testimonianza sulle motivazioni della scelta attuata e sui nodi del servizio in cui stanno operando, fungendo da ulteriore contatto tra il territorio e i centri Caritas. In particolare le attività di animazione si concretizzano in:

• incontri testimonianza con scuole, gruppi giovanili, comunità parrocchiali, altri volontari in servizio civile in Italia;

• periodi di tirocinio presso l’ente; • proposte di esperienze-percorsi di volontariato propedeutiche al Servizio Civile; • realizzazione di materiale promozionale e di sensibilizzazione: mostre fotografiche, video,

racconti; • incontro con autorità locali e proposte di impegni di comunità in interventi di solidarietà

internazionale; • coinvolgimento dei media locali; • produzione di materiale per la rivista di Caritas Italiana ItaliaCaritas e per il sito web di

Caritas Italiana; • partecipazione ad eventi nazionali di promozione e sensibilizzazione del servizio civile.

Sono previste almeno 45 ore di attività effettive in Italia di animazione e sensibilizzazione.

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9.3) RISORSE UMANE COMPLESSIVE NECESSARIE PER L’ESPLETAMENTO DELLE ATTIVITA’ PREVISTE, SPECIFICANDO SE VOLONTARI O DIPENDENTI A QUALUNQUE TITOLO DELL’ENTE.

IN ITALIA IN BRASILE 1 OLP RETRIBUITO 1 OLP VOLONTARIO 2 FORMATORI per formazione generale RETRIBUITI 1 RESPONSABILE

DELLA CASA DO MENOR RETRIBUITO

6 FORMATORI per formazione specifica

4 RETRIBUITI 2 VOLONTARI

10 EDUCATORI DELLA CASA DO MENOR RETRIBUITI

2 SEGRETARI 1 RETRIBUITO

1 VOLONTARIO 8 VOLONTARI BRASILIANI DELLA CASA DO MENOR

VOLONTARI

3 OPERATORI 1 RETRIBUITO 2 VOLONTARI

10 VOLONTARI DE L’“ANTENNA MISSIOMONDO” VOLONTARI

CASA DO MENOR ITALIA 1 SEGRETARIA 6 VOLONTARI

RETRIBUITA VOLONTARI

TOTALE RISORSE UMANE IN ITALIA: 31

21 VOLONTARI10 RETRIBUITI

TOTALE RISORSE UMANE IN BRASILE: 20

09 VOLONTARI11 RETRIBUITI

VOLONTARI TOTALI: 30 RETRIBUITI TOTALI: 21

RISORSE UMANE TOTALI: 51 A questo punto occorre fare una precisazione sul ruolo di alcune figure: ● L’Operatore Locale di Progetto (OLP) è il referente dei volontari per la realizzazione degli obiettivi del progetto e per tutte le tematiche legate all’attuazione del progetto stesso. Ha competenze e professionalità nel settore di intervento del progetto tali da poter fingere da maestro al volontario, coordinandone le attività. ● FORMATORI: persone grazie alla quale verrà svolta la formazione generale e specifica in Italia. ● Il RESPONSABILE e gli EDUCATORI DELLA CASA DO MENOR sono le persone che lavorano quotidianamente nella struttura della Casa do Menor, nella quale andranno ad operare i volontari in servizio civile.

• SEGRETARIO: attività tecnico logistiche. Garantisce il necessario supporto a tutte le attività, in particolare al coordinamento e al collegamento tra la sede in Italia e all’estero concorrendo così indirettamente al raggiungimento di tutti gli obiettivi.

• OPERATORI: con una frequenza assidua garantiscono diverse tipologie di competenze, di servizi specifici e la continuità dell’organizzazione.

• VOLONTARI DELL’“ANTENNA MISSIOMONDO” E DELLA CASA DO MENOR ITALIA : pianificano, organizzano e propongono le attività di promozione, animazione e sensibilizzazione sul territorio coordinandosi con i volontari.

● I VOLONTARI BRASILIANI DELLA CASA DO MENOR sono persone brasiliane soprattutto di Nova Iguaçù che seguendo dei turni molto precisi si recano nelle strutture della Casa do Menor per offrire il loro servizio volontario.

9.4) RUOLO ED ATTIVITA’ PREVISTE PER I VOLONTARI NELL’AMBITO DEL PROGETTO.

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Nelle attività del Gruppo 1 i giovani volontari in Servizio Civile supportano gli operatori e/o volontari nelle attività di accompagnamento e, nello svolgimento insieme dei compiti, instaurando le basi per una relazione personale con i giovani accolti. Essi supportano i piccoli gruppi di lavoro e seguono i singoli motivandoli e aiutandoli mantenere la concentrazione, supportano e collaborano con gli operatori per l’organizzazione generale. Appoggiano rispettando i tempi e le modalità di lavoro di ciascuno. Il giovane volontario in Servizio Civile durante la convivenza “continuativa” ha modo di approfondire ulteriormente le relazioni con i bambini, ragazzi e i giovani della Casa Do Menor e con tutta la realtà associativa. Appoggia le attività, organizza e collabora con i volontari presenti. Supporta l’organizzazione di eventi, sfruttando al meglio le proprie specifiche competenze e abilità. Il perseguimento degli obiettivi sopra esposti deve assolutamente tenere presente questi aspetti:

• Inserimento in un contesto organizzativo complesso. I giovani volontari potranno cogliere il funzionamento dell’intero sistema della Casa Do Menor e saranno chiamati a partecipare a diverse fasi del processo e a confrontarsi con operatori impiegati in differenti ruoli e con diverse professionalità. E’ fondamentale ricordare che l’approccio al servizio e all’esperienza è graduale: si tratta infatti di “imparare facendo”.

• Crescita. Il progetto prevede un percorso di crescita umana e professionale per il volontario, che si confronterà con mansioni dapprima più semplici e via via più complesse e professionalizzanti; tale processo sarà supportato dalla formazione specifica rispetto al ruolo e al contesto in cui il volontario si troverà ad agire. Le mansioni affidate ed il ruolo rivestito nella relazione con gli utenti verranno concordate durante l’anno attraverso momenti di verifica e di supervisione del giovane in particolare con l’OLP di riferimento.

• Flessibilità. Il contesto organizzativo prevede la possibilità di adattare l’inserimento del giovane volontario in base alle sue competenze ed esperienze pregresse, nonché alle attese emergenti.

Nelle attività del Gruppo 2 i giovani in Servizio Civile affiancheranno gli educatori; le visite vengono e verranno fatte sempre almeno da una coppia di operatori; con i volontari in Servizio Civile sarà possibile moltiplicare la frequenza e la qualità delle visite alle famiglie e l’analisi e la gestione dei dati emersi e delle realtà viste. Inoltre la ricerca è: un atto educativo fatto insieme al popolo per scoprire il contenuto programmatico del lavoro; è conoscere con la gente le situazioni e i problemi che si vivono; è conoscere insieme i desideri, le speranze, i progetti e le difficoltà che ogni persona incarna; è dialogo come pratica di libertà; si fa con un metodo che porta alla presa di coscienza. Per far la ricerca: si cerca un modo conveniente e corretto per presentarsi ed essere accettati dalla gente con cui si dialoga; si interessano direttamente più persone possibili; si dialoga; si prende nota di tutto. Inoltre, chi fa ricerca deve: conoscere tutte le strutture socio-politiche, culturali, economiche, religiose dell’area e i diversi gruppi di aggregazione; osservare i momenti più importanti della vita pubblica dell’area e rendersi conto del come e perché la gente li vive così; la ricerca spazia su tutte le realtà del vissuto umano dell’area; conoscere il linguaggio e le espressioni che la gente usa, perché essi, linguaggio ed espressioni, appartengono ad una realtà a cui la gente si riferisce. La dimensione essenziale che si esige dai ricercatori è la percezione critica della realtà. Il ricercatore agisce con autenticità, mai forzatamente; in simpatia con la gente (ogni persona ha bisogno di me ed io di lei); con atteggiamento comprensivo che vuol dire accettare le persone come sono e critico (ci si domanda sempre il perché delle situazioni); senza strumentalizzare (senza promesse, paternalismi, falsa compassione, proselitismo); con estrema chiarezza d’animo (senza nascondere il come e il perché del lavoro che si fa); con la passione e l’audacia di chi crede e spera nell’uomo (senza temere rischi e difficoltà).

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Nelle attività del Gruppo 3 i volontari in Servizio Civile avranno il compito di fornire elementi teorici e tecnici per comprendere il modello di invento che fa riferimento allo Sviluppo di Comunità e il lavoro di rete; fornire spunti di riflessione sulla partecipazione degli attori sociali quale strumento per determinare e governare processi di cambiamento in contesti di sviluppo; fornire e comprendere gli strumenti necessari per affiancarsi agli educatori che operano sul campo, rinforzando le competenze individuali utili per calarsi nel contesto con giovani del territorio. Inoltre, il gruppo dei volontari potrà lavorare come “diffusori (“multipliers”)”, che interagiscono con il gruppo di pari facendo circolare l'informazione, che acquistano peso grazie alle loro relazioni e alla loro capacità di comprendere direzioni di comportamento, tendenze e opinioni all'interno del proprio gruppo di pari, in modo da contribuire a creare (o a ricreare) nuove forme di socialità, di legame sociale e di cittadinanza oltre che facilitare la ricerca di soluzioni a problemi specifici. Per maggior chiarezza e una delucidazione visuale sulle attività, i loro piani di attuazione e le loro relazioni con gli obiettivi, le suddivisione delle risorse umane e le modalità di impiego dei volontari in servizio civile vengono riportate le seguenti tabelle: INSERIMENTO:

OBIETTIVO SPECIFICO 1.1:

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile A) Incontro

settimanale con i responsabili della Casa

do menor; B) Incontro settimanale

d’equipe; C) Verifica settimanale

sulle attività.

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Conoscenza del territorio (prime 4

settimane); Collaborazione con le attività della Casa

do Menor.

- Responsabile della Casa do

Menor ; - Operatori ed

educatori della Casa do Menor ;

- Volontari; - Operatore

locale di progetto.

I volontari saranno impegnati in:

- studio ed inserimento nella cultura locale;

- collaborazione alle attività della Casa do Menor già

presenti.

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OBIETTIVO SPECIFICO 1.2:

OBIETTIVO SPECIFICO 1.3:

OBIETTIVO SPECIFICO 1.4:

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile

1.1.1) Incontro settimanale per la programmazione.

1.1.2) Incontro quotidiano per la

verifica.

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Accoglienza strutturata del mattino

attraverso un momento di preghiera e condivisione della giornata precedente.

- Responsabile della Casa do

Menor ; - 2 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Volontari; - Operatore

locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno.

Dalle ore 7,00 alle ore 8,30 di ogni mattina.

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile

1.2.1) Incontro mensile di programmazione

delle attività. 1.2.2) Incontro mensile di verifica delle attività

svolte.

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Giochi di fiducia, dinamiche di gruppo,

laboratorio socio-affettivo, esercizi teatrali, attività

sportiva, laboratorio artistici.

- Responsabile della Casa do

Menor ; - 4 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Volontari; - Operatore

locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno (nei primi due mesi).

Coconduzione delle attività con gli educatori in turno (dopo il

terzo mese).

Dalle ore 8,30 alle ore 10,00 e dalle ore 14,30 alle ore 16,00 di

un giorno alla settimana.

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile

1.3.1) Incontro mensile di programmazione

delle attività. 1.3.2) Incontro mensile di verifica delle attività

svolte.

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Giochi di ruolo, dinamiche di gruppo, laboratori teatrali e

artistici.

- Responsabile della Casa do

Menor ; - 2 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Volontari; - Operatore

locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno (nei primi due mesi).

Coconduzione delle attività con gli educatori in turno (dopo il

terzo mese).

Dalle ore 8,30 alle ore 10,00 e dalle ore 14,30 alle ore 16,00 di

un giorno alla settimana.

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OBIETTIVO SPECIFICO 1.5:

OBIETTIVO SPECIFICO 1.6:

OBIETTIVO SPECIFICO 1.7:

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile

1.4.1) Incontro mensile di programmazione

delle attività. 1.4.2) Incontro mensile di verifica delle attività

svolte.

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Dinamiche sulle life skills.

- Responsabile della Casa do

Menor ; - 2 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Volontari; - Operatore

locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno (nei primi due mesi).

Coconduzione delle attività con gli educatori in turno (dopo il

terzo mese).

Dalle ore 8,30 alle ore 10,00 e dalle ore 14,30 alle ore 16,00 di

un giorno alla settimana.

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile 1.5.1) Incontro mensile

di programmazione delle attività.

1.5.2) Incontro mensile di verifica delle attività

svolte.

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Laboratori di peer education, lezioni

interattive su problematiche

specifiche.

- Responsabile della Casa do

Menor ; - 2 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Volontari; - Operatore

locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno (nei primi due mesi).

Coconduzione delle attività con gli educatori in turno (dopo il

terzo mese).

Dalle ore 8,30 alle ore 10,00 e dalle ore 14,30 alle ore 16,00 di

un giorno alla settimana.

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile

1.6.1) Incontro mensile di programmazione

delle attività. 1.6.2) Incontro mensile di verifica delle attività

svolte.

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Giochi di ruolo, tecniche teatrali,

tirocini lavorativi.

- Responsabile della Casa do

Menor ; - 2 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Volontari; - Operatore

locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno (nei primi due mesi).

Coconduzione delle attività con gli educatori in turno (dopo il

terzo mese).

Dalle ore 8,30 alle ore 10,00 e dalle ore 14,30 alle ore 16,00 di

un giorno alla settimana.

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OBIETTIVO SPECIFICO 2.1:

OBIETTIVO SPECIFICO 2.2:

OBIETTIVO SPECIFICO 2.3:

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile

1.7.1) Incontro settimanale di

programmazione delle attività.

1.7.2) Incontro settimanale di verifica

delle attività svolte.

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Sostegno scolastico - Responsabile della Casa do

Menor ; - 4 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Volontari; - Operatore

locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno (nei primi due mesi).

Coconduzione delle attività con gli educatori in turno (dopo il

terzo mese).

Dalle ore 10,00 alle ore 12,00 e dalle ore 16,00 alle ore 17,30 tutti i giorni della settimana.

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile

2.1.1) Incontro settimanale di

programmazione delle visite.

2.1.2) Incontro mensile di verifica con le

famiglie.

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Visite nelle famiglie e trasmissione di informazioni.

- Responsabile della Casa do

Menor ; - 2 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Operatore locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno

Dalle ore 8,30 alle ore 12,00 per un giorno alla settimana.

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile

2.2.1) Incontro settimanale di

programmazione delle visite.

2.2.2) Incontro mensile di verifica con le

famiglie.

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Visite nelle famiglie e analisi della domanda.

- Responsabile della Casa do

Menor ; - 2 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Operatore locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno

Dalle ore 8,30 alle ore 12,00 per un giorno alla settimana.

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OBIETTIVO SPECIFICO 2.4:

OBIETTIVO SPECIFICO 3.1:

OBIETTIVO SPECIFICO 3.2:

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile

2.3.1) Incontro settimanale di

programmazione delle visite.

2.3.2) Incontro mensile di verifica con le

famiglie.

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Visite alle famiglie, trasmissione di

informazioni, ascolto empatico,

collaborazione in attività pratiche

quotidiane.

- Responsabile della Casa do

Menor ; - 2 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Operatore locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno

Dalle ore 8,30 alle ore 12,00 per un giorno alla settimana.

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile

2.4.1) Incontro settimanale di

programmazione delle visite.

2.4.2) Incontro mensile di verifica con le

famiglie.

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Visite nelle famiglie, ascolto del disagio, colloqui con l’intero

nucleo familiare, tecniche di problem

solving.

- Responsabile della Casa do

Menor ; - 2 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Operatore locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno

Dalle ore 8,30 alle ore 12,00 per un giorno alla settimana.

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile

3.1.1) Incontro mensile di programmazione

delle attività con altri enti.

3.1.2) Incontro mensile di verifica degli incontri

realizzati.

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Tavoli di concertazione e

protocolli di intesa tra enti.

- Responsabile della Casa do

Menor ; - 2 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Operatore locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno

Dalle ore 8,00 alle ore 12,00 per un giorno alla settimana,

una volta al mese.

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OBIETTIVO SPECIFICO 3.3:

OBIETTIVO SPECIFICO 3.4:

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile

3.2.1) Incontro settimanale di raccolta dei dati emergenti dalle attività e dalle ricerche

effettuate. 3.2.2) Incontro mensile di aggiornamento della

banca dati.

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Banca dati sui casi. - Responsabile della Casa do

Menor ; - 2 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Operatore locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno

Dalle ore 14,00 alle ore 17,00 per un giorno alla settimana.

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile

3.3.1) Incontro mensile di aggiornamento sulle diverse attività degli

enti del territorio. 3.3.2) Incontro mensile di programmazione di attività di scambio tra

enti. 3.3.3) Incontro mensile

di verifica e aggiornamento.

Vedi anche la

calendarizzazione indicata nella timeline.

Mappatura delle risorse del territorio,

incontri di conoscenza.

- Responsabile della Casa do

Menor ; - 2 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Operatore locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno

Dalle ore 14,00 alle ore 17,00 per un giorno alla settimana,

una volta al mese.

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RUOLO E ATTIVITA’ RELATIVE AGLI OBIETTIVI EDUCATIVI VERSO I VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE. Tutte le attività previste per il raggiungimento degli Obiettivi generali rispetto al giovane volontario lo vedono attore protagonista. E’ richiesta partecipazione attiva e consapevole, la curiosità e l'apertura al confronto anche con gli altri giovani volontari. Ai giovani volontari è richiesto il rispetto reciproco e uno spirito di accoglienza e di apertura al nuovo; per la vita comunitaria è richiesto inoltre di aderire alle linee di vita comunitaria e di costruire e realizzare assieme agli altri una carta di vita comunitaria, documento proprio di ogni gruppo comunitario. Il ruolo dei giovani volontari avrà un’evoluzione secondo il principio della gradualità. Soprattutto nella prima fase è richiesto uno spirito di apprendimento, ascolto e di rispetto per l'autorità e l'impegno da loro stessi assunto. Nella fasi successive è richiesta partecipazione attiva e propositiva in un ottica di realizzare azioni da loro stessi ideate mettendo a frutto le proprie competenze personali e quelle acquisite nella prima fase del percorso.

A riguardo della vita comunitaria: • co-costruzione delle dinamiche comunitarie; • adesione alle linee guida della vita comunitaria; • confronto e condivisione; • ruolo propositivo nella programmazione e realizzazione dei momenti comunitari (serate

comunitarie); • collaborazione nella gestione degli spazi; • collaborazione nella realizzazione della carta di comunità – documento proprio di ogni

gruppo comunitario e del “diario di bordo”; • adesione allo stile di accoglienza.

Per le formazioni residenziali e altre esperienze residenziali: • confronto e condivisione; • partecipazione attiva e collaborazione nei momenti comunitari.

A riguardo delle competenze professionali: • Ascolto attivo;

Piani d’attuazione delle attività Attività Risorse umane Modalità d’impiego dei

volontari in Servizio Civile

3.4.1) Incontro mensile di raccolta bisogni

formativi. 3.4.2) Incontro annuale

di programmazione della formazione

specifica per settori di interesse.

3.4.3) Incontro semestrale di verifica degli apprendimenti e di raccolta materiale formativo (biblioteca

interna).

Vedi anche la calendarizzazione indicata

nella timeline.

Laboratori di formazione specifici,

incontri di autoformazione e

formazione.

- Responsabile della Casa do

Menor ; - 7 educatori

dipendenti della Casa do Menor ;

- Volontari; - Operatore

locale di progetto.

Affiancamento degli educatori in turno

Dalle ore 14,00 alle ore 17,00 per un giorno alla settimana,

una volta al mese.

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• Partecipazione attiva e propositiva; • Rispetto dei tempi e degli orari.

Per il tutoraggio e monitoraggio: • Ruolo di autovalutazione del proprio servizio; • Ruolo di autovalutazione delle proprie competenze; • Condivisione dei propri vissuti di servizio; • Contributo ad un clima che favorisca il confronto di gruppo.

RUOLO E ATTIVITA’ RELATIVE AGLI OBIETTIVI DI ANIMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE DELLA COMUNITA’ :

• Ruolo di testimonianza della propria esperienza; • Supporto nella gestione delle dinamiche di gruppo; • Collaborazione nell’organizzazione di eventi di promozione con ampio spazio di creatività; • Partecipazione attiva al lavoro d gruppo; • Disponibilità a mettere a frutto le proprie competenze.

LA FUNZIONE DI “ANTENNE DI PACE”E L’ATTIVITÀ DI ANIMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE IN ITALIA

Il progetto prevede lo svolgimento di attività di animazione e sensibilizzazione in Italia durante il rientro intermedio della durata di un mese circa e al termine del servizio civile. Queste attività vengono progettate dal volontario in collaborazione con la Caritas Diocesana attraverso il cosiddetto “piano di animazione”, un progetto tramite il quale il giovane, aiutato dalla Caritas diocesana, rende partecipe la sua comunità di appartenenza della sua esperienza realizzando un'azione di sensibilizzazione alle tematiche della pace, della mondialità e dell’intercultura. In particolare le attività di animazione si concretizzano in: • incontri testimonianza con scuole, gruppi giovanili, comunità parrocchiali, altri volontari in servizio civile in Italiana; • periodi di tirocinio presso l’ente; • proposte di esperienze-percorsi di volontariato propedeutiche al Servizio Civile; • realizzazione di materiale promozionale e di sensibilizzazione: mostre fotografiche, video, racconti; • incontro con autorità locali e proposte di impegni di comunità in interventi di solidarietà internazionale; • coinvolgimento dei media locali; • produzione di materiale per la rivista di Caritas Italiana ItaliaCaritas e per il sito web di Caritas Italiana; • partecipazione ad eventi nazionali di promozione e sensibilizzazione del servizio civile. Sono previste almeno 45 ore di attività effettive in Italia di animazione e sensibilizzazione.

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10) Numero dei volontari da impiegare nel progetto: 4 (quattro). 11) Modalità di fruizione del vitto e alloggio: 4 (quattro). Il vitto e l’alloggio viene assicurato all’interno delle strutture della Diocesi di Mondovì e di Nova Iguaçù. 12) Numero posti senza vitto e alloggio: 0 (zero). 13) Numero ore di servizio settimanali dei volontari, ovvero monte ore annuo: 48 – settimanale; 14) Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6): 6 (sei). 15) Mesi di permanenza all’estero ed eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio: Stesura delle relazioni mensili da inviare in Italia (report), incontri settimanali dell’équipe della Casa Do Menor, subordinazione ai referenti dei progetti, comunicazione costante (mail, telefono) con la Caritas diocesana di Mondovì, comportamento improntato ad uno stile di vita sobrio, responsabile ed armonico rispetto al lavoro di equipe. Inoltre: flessibilità a svolgere il servizio in numerosi e differenti settori, ambiti e fasi di intervento (esecuzione operativa, studio ed analisi, progettazione, sperimentazione e verifica), possibile impiego nei giorni festivi, alternanza di lavoro individuale ed in equipe, studio della lingua portoghese, partecipazione alla vita comunitaria, partecipazione ai momenti di formazione e celebrazioni ecclesiali. Disponibilità per missioni in altre zone del paese. Obbligo di svolgimento delle attività di animazione e sensibilizzazione in Italia con la propria Caritas Diocesana. Obbligo di partecipazione ai percorsi formativi previsti. La durata della permanenza dei volontari nel paese estero sarà di 9 mesi in totale, infatti la prima permanenza a Nova Iguaçù sarà di 3 mesi e, dopo il rientro intermedio di un mese, i volontari torneranno nel Municipio per altri 6 mesi.

CARATTERISTICHE ORGANIZZATIVE 16) Particolari condizioni di rischio connesse alla realizzazione del progetto: I rischi sono connessi non tanto al servizio da espletare quanto alla condizione sociale generale, alle condizioni sanitarie, all’evoluzione dei conflitti interni ed internazionali per i quali si rimanda alla descrizione relativa al contesto generale del Brasile e specifico della zona in cui si svolgerà il progetto: Rio de Janeiro – Nova Iguaçù. Si ricorda inoltre che in questa zona non sono presenti rischi legati alle malattie tropicali come Dengue, malaria,…e sono molto ridotti i rischi di aggressione – furti legati ad attività particolari, come ad esempio grandi manifestazioni,… 17) Accorgimenti adottati per garantire i livelli minimi di sicurezza e di tutela dei volontari a fronte dei rischi evidenziati al precedente punto 16): Come precisato nel punto precedente non esistono elevate condizioni di rischio che implichino la predisposizione di specifiche misure di sicurezza. Verranno, in ogni caso adottati, accorgimenti per garantire i livelli minimi di sicurezza: dal punto di vista relazionale, di ordine pubblico, sanitario, interculturale, politico:

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• relazionale – l’approccio educativo/relazionale nei confronti di persone accolte e coinvolte in qualità di assistiti, viene concordato con gli operatori presenti stabilmente nel progetto ed è scoraggiata l’iniziativa individuale, soprattutto nel primo periodo;

• di ordine pubblico – in situazioni ove sia presente una forte presenza di microcriminalità ogni spostamento è pianificato con gli operatori responsabili e si richiede il rispetto di orari che scandiscono la giornata;

• sanitario – prima della partenza vengono eseguite le necessarie vaccinazioni e sul posto si richiede il rispetto delle normali norme igienico/sanitarie;

• interculturale – conoscenza basilare della lingua locale, rispetto degli usi e dei costumi locali; oltre ad una specifica formazione su questo punto è richiesto anche un atteggiamento di fondo che sia di disponibilità all’ascolto;

• politico - ai volontari è richiesto di tenere un atteggiamento di equidistanza tra le varie posizione politiche e di vicinanza con tutte le persone da aiutare.

In ogni caso l’inserimento dei giovani volontari in servizio civile nel paese coinvolto e nella realtà specifica del presente progetto è affidato agli operatori in loco dei diversi interventi. Questo inserimento prevede l’accompagnamento dei giovani volontari alla scoperta e alla conoscenza sia del Brasile sia di Nova iguaçù in modo graduale. Questa metodologia di inserimento ha anche lo scopo di prevenire eventuali rischi e conseguenti disagi. Inoltre nel periodo di formazione i volontari parteciperanno a un breve corso di primo soccorso e sulla sicurezza e verranno consegnati loro linee guida/protocolli. 18) Particolari condizioni di disagio per i volontari connesse alla realizzazione del progetto: Non sono previste particolari condizioni di disagio, inoltre la selezione e la formazione propedeutica ed in itinere mirano a prevenire eventuali problemi in loco dopo l’avvio. Durante la fase di formazione e durante il servizio all’estero, gli operatori locali di progetto informeranno i giovani sulle principali norme igienico/sanitarie, di alimentazione, nonché sulle modalità di spostamento. Inoltre assumendo uno stile di vita essenziale e sobrio si può creare una maggiore via di vicinanza e di condivisione con le persone che si incontrano e, inoltre è un modo per mettersi in ascolto del contesto in cui si vive. 19) Sede/i di attuazione del progetto di appoggio in Italia ed Operatori Locali di Progetto:

Nominativi degli Operatori Locali di Progetto

N.

Sede di attuazion

e del progetto

Comune Indirizzo Cod. ident. sede

N. vol. per sede

Cognome e nome

Data di nascita C.F.

1 Caritas

Diocesana di Mondovì

Mondovì (CN)

Via Vasco 17, 12084 Mondovì

(CN) Italia 7341 4

20) Sede/i di attuazione del progetto all’estero ed ente/i partners:

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N. Ente che ha presentato il progetto

Paese estero Città

Cod. ident. sede

N. vol. per sede

Ente partner paese estero

Personale di riferimento sede estera (cognome e

nome)

Casa do Menor Sao Miguel Arcanjio Brasile

Nova Iguacù Rio de Janeiro

Brasile 74170

4

Casa do Menor

Sao miguel Arcanjio Estrada do ambai,222

Migule Coutyo – Nova Iguacu

Rio de Janeiro CEP 26147-390

21) Modalità di comunicazione della presenza dei volontari all’autorità consolare o diplomatica italiana presso il paese in cui si realizza il progetto: Sarà cura della sede italiana comunicare tramite fax o mail la presenza dei volontari in servizio civile e gli eventuali spostamenti dei Volontari alle Ambasciate e alle sedi consolari, nonché all’Unità di Crisi della Farnesina. Sarà cura delle sedi locali dare conferma alle rappresentanze Italiane d’inizio servizio e del periodo di permanenza nel paese. 22) Modalità di collegamento e comunicazione con la sede italiana dell’ente proponente il progetto assicurata ai volontari: Per la sede prevista dal presente progetto è prevista e garantita la possibilità per i giovani volontari di comunicare con la sede italiana attraverso le consuete vie di comunicazione: posta; e-mail; telefono. A tale scopo si farà principalmente riferimento agli uffici delle sedi di realizzazione del progetto. 23) Modalità e tempi di eventuali rientri in Italia dei volontari durante il periodo di permanenza all’estero: Si prevede un unico rientro della durata orientativa di un mese, dopo il terzo mese di servizio all’estero. Tale periodo permette di effettuare una prima verifica dell’inserimento dei volontari nel progetto all’estero, di svolgere il corso di formazione di metà servizio e di porre in essere il cosiddetto “piano di animazione”, vale a dire il coinvolgimento dei volontari in una serie di attività di promozione, animazione e sensibilizzazione sulle tematiche riguardanti il servizio svolto ed i valori ad esso riconducibili. Tale rientro è stato concordato, di volta in volta, tra il l’OLP della sede di realizzazione del progetto all’estero e il Responsabile in Italia dell’intervento. Le tempistiche del progetto prevedono per i volontari:

• formazione iniziale (I e II mese); • partenza per il Brasile – Nova Iguaçù (inizio III mese); • permanenza in loco per 3 mesi (III,IV e V mese); • rientro in Italia di un mese per la Valutazione in itinere e la Formazione di metà progetto

(VI mese); • ritorno a Nova Iguaçù (inizio VII mese); • permanenza a Nova Iguaçù per 6 mesi (VII,VIII,IX,X,XI,XII);

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• rientro in Italia, durante l’ultimo mese di Servizio (fine XII mese), per una Valutazione finale del progetto di Servizio Civile e Formazione ex post, al fine dell’inserimento attivo dei volontari nel tessuto sociale del proprio territorio.

24) Eventuale assicurazione integrativa di quella stipulata dall’Ufficio a favore dei volontari: Non verrà stipulata dall’Ente una polizza assicurativa integrativa per i volontari. 25) Eventuali attività di promozione e sensibilizzazione del servizio civile nazionale: L’azione di promozione del servizio civile volontario rientra in un’iniziativa allargata di promozione generale del servizio civile e dell’obiezione di coscienza e del servizio civile della Caritas Italiana. La campagna permanente di promozione del servizio civile si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica ai valori della solidarietà, della pace, della nonviolenza e della mondialità e in particolare alle possibilità offerte dal servizio civile e/o altre forme di impegno civile dei giovani. Nelle attività di promozione e sensibilizzazione del servizio civile vanno inserite sia le proposte che svolgerà la Caritas Diocesana di Mondovì insieme alle altre Caritas Diocesane partner sia quelle che verranno realizzate con i giovani in servizio civile. I volontari verranno coinvolti nella progettazione ed attuazione d’incontri con la comunità locale (scuole, convegni, incontri parrocchiali, manifestazioni,…), soprattutto appoggiandosi a “L’antenna Missiomondo” o.n.l.u.s. (vedi convenzione allegata), portando la loro testimonianza sulle motivazioni della scelta attuata e sui nodi del servizio in cui stanno operando, fungendo da ulteriore contatto tra il territorio e i centri Caritas. Le ore previste per queste attività saranno come minimo 45 ore.

Attività permanenti di promozione e sensibilizzazione a livello nazionale Sito Caritas Italiana www.caritasitaliana.it. Foglio informativo quindicinale on line InformaCaritas di Caritas Italiana. Mensile della Caritas Italiana Italia Caritas. Sito del tavolo ecclesiale www.esseciblog.it. Almeno 4 incontri l’anno di coordinamento e promozione con il Tavolo ecclesiale per il servizio civile, composto dalla Caritas Italiana, alcuni Uffici della Conferenza Episcopale Italiana e l’Azione Cattolica Italiana. Il Tavolo ecclesiale ha l’obiettivo di promuovere il servizio civile presso le articolazioni territoriali (a livello diocesano) dei membri del Tavolo. Stand sul servizio civile a Civitas e Terra Futura in collaborazione con il Tavolo ecclesiale per il servizio civile. In collaborazione con la Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile (CNESC), di cui la Caritas Italiana è socia, presentazione pubblica del rapporto annuale degli enti membri della CNESC. Stampa di pieghevoli, poster e segnalibro sul servizio civile. Incontro nazionale dei giovani in servizio civile in occasione di San Massimiliano martire (12 marzo). 26) Eventuali autonomi criteri e modalità di selezione dei volontari: Fermo restando i criteri della determinazione del Direttore Generale dell’UNSC del 30 maggio 2002, si rinvia alle modalità del sistema di selezione verificato in sede di accreditamento. 27) Ricorso a sistemi di selezione verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio): SI’ 28) Piano di monitoraggio interno per la valutazione dei risultati del progetto: Si rinvia al sistema di monitoraggio verificato dall’UNSC in sede di accreditamento. Inoltre per quanto concerne il monitoraggio, la verifica e la valutazione dell’esperienza dei volontari in servizio civile si prevedono due momenti di incontro con tutti i giovani partecipanti al progetto:

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1. incontro di metà servizio (al 5°-6° mese) di 2-3 giornate residenziali 2. incontro di fine servizio (al 12° mese) di 2-3 giornate residenziali Durante gli incontri verranno proposte attività di gruppo finalizzate alla verifica e alla rilettura dell’esperienza. Durante gli stessi momenti, verrà distribuito il questionario di monitoraggio e valutazione del progetto come previsto dal sistema di monitoraggio accreditato. 29) Ricorso a sistemi di monitoraggio verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio): SI’ 30) Eventuali requisiti richiesti ai canditati per la partecipazione al progetto oltre quelli richiesti dalla legge 6 marzo 2001, n. 64: Oltre ai requisiti della legge 64/2001, saranno requisiti preferenziali valutati in fase di selezione:

• Precedenti contatti e collaborazioni con gli enti proponenti il progetto; • Percorsi formativi o di studio connessi alle tecniche e all’approccio previsti nel progetto; • Conoscenza di base della lingua portoghese; • Precedenti esperienze in Brasile; • Capacità di lavoro in gruppo; • Disponibilità a particolari condizioni di vita e di sistemazione alloggiativi (scarsità di acqua,

mancanza di tutti gli elettrodomestici abituali, alimentazione poco variabile e tipica del luogo, clima caldo, mancanza di risorse ludiche…);

• Partecipazione alla vita della comunità locale; • Alto spirito di adattabilità, di servizio e disponibilità ad assumere un comportamento

improntato a uno stile di vita sobrio, responsabile e rispettoso; • Competenze ed esperienze relative ad attività di: assistenza, educazione, animazione, lavoro

di gruppo, formazione, tutela dei diritti umani; • Precedenti esperienze in ambito sociale, educativo in Italia o all’estero; • Precedenti esperienze nel campo della promozione della pace, della tutela dei diritti umani,

dello sviluppo dei popoli; • Interesse sviluppato per i temi della solidarietà internazionale e per la pace; • Volontà e predisposizione a sperimentare concretamente solidarietà e condivisione con fasce

di popolazione particolarmente svantaggiate e vulnerabili; • Desiderio di sperimentare modalità concrete di azione e difesa nonviolenta; • Ricerca di percorsi formativi e di crescita individuale; • Sensibilità per la diversità e il contatto solidale e dialogico con la diversità; • Impegno a rendere pubblico il progetto di servizio civile e a lavorare per una

sensibilizzazione del territorio; • Volontà e capacità di lavorare in modo cooperativo, in gruppo ed in rete; • Disponibilità a trascorrere ampi periodi di tempo all’estero (almeno 9 mesi); • Conoscenze in materia di cooperazione allo sviluppo; • Interesse alle problematiche Nord/Sud del mondo (sviluppo e sottosviluppo); • Conoscenze informatiche di base; • Possesso patente B e patente internazionale;

31) Eventuali risorse finanziarie aggiuntive destinate in modo specifico alla realizzazione del progetto: 32) Eventuali copromotori e partners del progetto con la specifica del ruolo concreto rivestito dagli stessi all’interno del progetto:

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Associazione di volontariato “L’antenna Missiomondo” o.n.l.u.s., codice fiscale: 93040350048: • collaborazione per la promozione del progetto e per le attività di promozione e

sensibilizzazione in Italia dei volontari durante il mese di rientro intermedio e al termine del progetto.

CASA DO MENOR ITALIA o.n.l.u.s., Codice Fiscale: 02512960044

• collaborazione per la promozione del progetto e per le attività di promozione e sensibilizzazione in Italia dei volontari durante il mese di rientro intermedio e al termine del progetto.

Cooperativa sociale “CARACOL”, codice fiscale – Partita Iva: 03126130040:

• collaborazione per le attività di formazione specifica dei volontari. Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile (CNESC), codice fiscale: 97104610585:

• collaborazione nell’attività di monitoraggio attraverso la realizzazione del rapporto annuale del servizio civile degli enti membri della Cnesc, attraverso l’Istituto per la Ricerca Sociale;

• collaborazione nelle attività di promozione del servizio civile attraverso la pubblicazione e la presentazione attraverso conferenza stampa del rapporto annuale della CNESC (vedi anche voce 25).

CGM - Consorzio Nazionale della Cooperazione di Solidarietà Sociale “Gino Matterelli”, Codice fiscale: 01845670403:

• collaborazione nella promozione del progetto attraverso il riconoscimento e la certificazione delle competenze ai giovani che svolgono il servizio civile nel progetto.

Università LUMSA: collaborazione per la realizzazione di campagne promozionali come da voce 25. 33) Risorse tecniche e strumentali necessarie per l’attuazione del progetto:

CARATTERISTICHE DELLE CONOSCENZE ACQUISIBILI 34) Eventuali crediti formativi riconosciuti: Riconosciuti: ● Riconosciuti sino a 10 crediti formativi dalla dall’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano come da convenzione allegata. ● Riconosciuti da parte del Corso di laurea di Scienze del Servizio Sociale dell'Università degli Studi “SUOR ORSOLA BENINCASA” di Salerno. ● Riconosciuti da parte del Corso di laurea interfacoltà in "Scienze per la Pace" dell'Università di Pisa. 35) Eventuali tirocini riconosciuti: ● Riconosciuti da parte del Corso di laurea di Scienze del Servizio Sociale dell'Università degli Studi “SUOR ORSOLA BENINCASA” di Salerno. ● Riconosciuti da parte del Corso di laurea interfacoltà in "Scienze per la Pace" dell'Università di Pisa. � Riconosciuti per tutti i corsi di laurea dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che prevedono attività di tirocinio, come da convenzione allegata. 36) Competenze e professionalità acquisibili dai volontari durante l’espletamento del servizio, certificabili e validi ai fini del curriculum vitae:

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Per tutti coloro che concludono il Servizio Civile è previsto il rilascio di un attestato da parte di Caritas Italiana in cui vengono riportate la tipologia del servizio svolto e le competenze che vengono conseguite durante il servizio (modello consegnato all’UNSC da Caritas Italiana). La singola Caritas diocesana rilascia, su richiesta dell’interessato e per gli usi consentiti dalla legge, ulteriore documentazione più dettagliata e particolareggiata. Le stesse competenze sono riconosciute e certificate mediate il rilascio di un attestato da parte dell’Ente terzo CGM - Consorzio Nazionale della Cooperazione di Solidarietà Sociale “Gino Matterelli”, come da convenzione allegata. Il progetto consente l'acquisizione delle seguenti competenze riconosciute e certificate dalla Caritas Italiana e dall’ente terzo CGM - Consorzio Nazionale della Cooperazione di Solidarietà Sociale “Gino Matterelli”: COMPETENZE DI BASE:

• Conoscenza del quadro istituzionale nell’ambito dei progetti di cooperazione; • Conoscenza dei principali costituenti di un calcolatore delle sue funzioni; • Capacità di collaborare alla progettazione, conduzione e organizzazione di attività di

socializzazione e di costruzione di un rete relazionale; • Conoscenza delle principali strategie di relazione d’aiuto; • Capacità di sviluppare un lavoro di equipe in modo cooperativo; • Capacità di produrre elaborati, articoli, report, sulle attività e sul contesto operativo; • Capacità di mediazione nonviolenta dei conflitti; • Conoscenza di base del diritto internazionale dei diritti umani;

COMPETENZE TECNICO PROFESSIONALI:

• Applicare tecniche di animazione, socializzazione (attività di intrattenimento, occupazionali, culturali, sportive, di gioco ecc...) per favorire l’integrazione dei singoli e dei gruppi;

• Accompagnare e supportare il minore nell’attività di studio e ricreativa; • Collaborare alla progettazione, organizzazione e conduzione di attività di socializzazione, di

ricostruzione della rete relazionale; • Fronteggiare le situazioni impreviste; • Gestire l’agenda impegni sotto il profilo dei tempi, mezzi e risorse; • Applicare le principali norme igieniche di sicurezza e pronto soccorso;

COMPETENZE TRASVERSALI:

• Costruire messaggi chiari, al fine di fornire informazioni corrette ai giovani interessati alle attività organizzate dall’associazione;

• Adottare stili di comportamento propositivi, improntati alla cordialità e alla cortesia; • Collaborare con i professionisti coinvolti nel progetti, in relazione ai propri compiti e ai

risultati da raggiungere; • Integrarsi con altre figure/ruoli professionali e non; • Adeguarsi al contesto: linguaggio e atteggiamenti, rispetto delle regole e orari; • Gestire la propria attività con la dovuta riservatezza ed eticità; • Controllare la propria emotività rispetto alla sofferenza; • Lavorare in team per produrre risultati collettivi; • Assumere le necessarie decisioni gestionali in sufficiente autonomia, seppur nell’ambito di

sistemi e procedure già calibrate e condivise; • Collaborare con il Personale dell’Ente e con i colleghi; • Accrescimento della consapevolezza della possibilità di esercitare in maniera efficace il

proprio diritto di cittadinanza attiva anche a livello internazionale;

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• Approfondimento delle tematiche di politica internazionale e di cooperazione allo sviluppo interpretate alla luce di una cultura politica fondata sulla solidarietà;

• Sviluppo di sensibilità per una efficace relazione interculturale; • Sviluppo di abilità di intervento sul territorio in Italia e sul campo nel Paese di invio; • Sviluppo e/o rafforzamento delle abilità relative al dialogo sociale; • Sviluppo della capacità di analisi e di sintesi e di orientamento all’obiettivo; • Accrescimento della capacità di lavoro in equipe; • Conoscenza del sistema Paese in una realtà estera; • Comprensione delle dinamiche del lavoro associativo e di rete (centro – periferia e

viceversa; • Rafforzamento delle competenze nel proprio settore tecnico di formazione;

COMPETENZE SPECIFICHE:

• Elementi teorici e pratici di base nel campo della progettazione sociale in ambito internazionale (metodo Project cycle management e SWAT);

• Elementi teorici e pratici di base nel campo della cooperazione internazionale e solidale; • Elementi di base nella relazione sociale in vari ambiti: minorile, disabilità, educazione alla

pace e nel settore dello sviluppo socioeconomico; • Elementi teorico pratici nel campo della relazione interculturale; • Elementi teorico pratici nel campo della tutela dei diritti umani; • Conoscenza, convivenza con la situazione climatica legata al semi-arido brasiliano e

capacità di comprendere lo stile di vita delle persone che ci convivono quotidianamente; • Realizzazione di attività di animazione e/o educazione senza la disponibilità degli strumenti

e delle risorse a cui si è abituati in Italia; • Convivenza con persone con cultura e fedi religiose differenti; • Acquisizione di stili di comportamento propositivi, improntati alla cordialità e alla cortesia; • Acquisizione della sicurezza a lavorare impiegando una lingua straniera con conseguente

ottimizzazione della pregressa conoscenza della lingua (portoghese); • Elementi teorico-pratici del quadro istituzionale nell'ambito dei progetti di cooperazione; • Sviluppo della capacità di problem solving;

Le stesse competenze trasversali e specifiche del progetto sono riconosciute e certificate mediante rilascio di un attestato da parte dell’Ente terzo CGM - Consorzio Nazionale della Cooperazione di Solidarietà Sociale “Gino Matterelli” come da convenzione allegata. Inoltre ai fini di un inserimento professionale nel settore dell’umanitario e della cooperazione allo sviluppo, in Italia come all’estero, costituisce un titolo altamente preferenziale l’esperienza sul campo.

FORMAZIONE GENERALE DEI VOLONTARI

37) Sede di realizzazione: • Sede Caritas Diocesana di Mondovì, via Vasco 17 - 12084 – Mondovì (CN), con molti

locali annessi a disposizione; • Locali del Seminario Diocesano di Mondovì, via San Pio V 8 - 12084 – Mondovì (CN); • Istituto Piccola Betania, via Bovolo 54 – 12080 – Vicoforte Fiamenga (CN); • Casa Alpina, Via Catini - 12087 - Pamparato (CN). • Fraternità Missionaria “Pozzo di Sicar” – una casa Per la Pace , via Alma 72 – Frazione

ALMA – 12083 Frabosa Sottana

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38) Modalità di attuazione: La formazione è effettuata in proprio, presso l’Ente, con formatori dell’Ente. 39) Ricorso a sistemi di formazione verificati in sede di accreditamento ed eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio: SI’ 40) Tecniche e metodologie di realizzazione previste: A partire dai contenuti previsti per la formazione generale nella circolare “Linee guida per la formazione generale dei volontari”, ed il sistema di formazione verificato dall’UNSC in sede di accreditamento, il percorso di formazione generale si attua con le seguenti tecniche e metodologie. 3.1 Nella fase di accesso al servizio civile: Il progetto prevede un percorso di ingresso per la conoscenza della proposta, allo scopo di creare le condizioni ottimali di inserimento. · Metodologia - lezioni frontali; - gruppi di approfondimento; - confronto sulle motivazioni; - riflessioni personali. · Numero ore di formazione previste Il corso ha una durata massima di 12 ore di formazione. 3.2 Durante il servizio civile: 3.2.a formazione generale · Metodologia Per ogni obiettivo formativo viene considerato: - la coscientizzazione: essere/divenire consapevoli di sé, dell’altro, del mondo - dalla conoscenza della realtà al saper comunicare la realtà - dal sapere di essere nella realtà al saper stare nella realtà - dal saper fare al saper fare delle scelte - dallo stare insieme al cooperare ed in relazione a questi livelli la dimensione: - individuale della persona - la famiglia, il gruppo, la comunità di appartenenza - la società, il mondo attraverso: - lezioni frontali (almeno il 50% del monte ore complessivo) - elaborazione dei vissuti personali e di gruppo, simulazioni, lavori in gruppo e riflessioni personali (almeno il 20% del monte ore complessivo) - testimonianze e/o visite ad esperienze significative · Metodologia Per ogni obiettivo formativo viene considerato: - la coscientizzazione: essere/divenire consapevoli di sé, dell’altro, del mondo - dalla conoscenza della realtà al saper comunicare la realtà

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- dal sapere di essere nella realtà al saper stare nella realtà - dal saper fare al saper fare delle scelte - dallo stare insieme al cooperare ed in relazione a questi livelli la dimensione: - individuale della persona - la famiglia, il gruppo, la comunità di appartenenza - la società, il mondo attraverso: - lezioni frontali (almeno il 50% del monte ore complessivo) - elaborazione dei vissuti personali e di gruppo, simulazioni, lavori in gruppo e riflessioni personali (almeno il 20% del monte ore complessivo) - testimonianze e/o visite ad esperienze significative · Numero ore di formazione previste; totale durante l’anno di 42 ore. La proposta è articolata in un percorso di formazione caratterizzato da: · corso di inizio servizio (3-5 giornate) nel primo mese di servizio · incontri di formazione permanente settimanale/quindicinale di 2-4 ore. Inoltre durante i momenti di verifica di metà e fine servizio (vedi il piano di monitoraggio interno descritto alla voce 21), verranno proposti anche degli approfondimenti tematici a partire dalla verifica dell’esperienza svolta nell’incontro di monitoraggio. 3.2.b attività di animazione e sensibilizzazione · Obiettivi Le competenze e la maturazione acquisibili attraverso la formazione, lo scambio e il confronto nel gruppo, portano a comunicare l’esperienza allo scopo di: - sviluppare le diverse competenze e capacità comunicative dei volontari - promuovere il progetto sul territorio - sensibilizzare sulle tematiche del progetto · Metodologia - elaborazione di programmi di animazione e sensibilizzazione del territorio - studio delle principali forme di comunicazione mass-mediale (elaborazione di testi, grafica, informatica, accesso a stampa e Radio-TV) - preparazione alle principali forme di comunicazione (gestire un gruppo, parlare in pubblico …) - lo studio del target e la verifica dei risultati · Numero verifiche previste e relativi strumenti utilizzati anche per la misurazione dei livelli di apprendimento raggiunti; Durante il servizio civile: valutazione attraverso scheda di verifica a conclusione dei singoli moduli formativi. Successive condivisioni e confronti in gruppo. Durante il servizio civile: valutazione attraverso scheda di verifica a conclusione dei singoli moduli formativi. Successive condivisioni e confronti in gruppo. 41) Contenuti della formazione: A partire dai contenuti previsti per la formazione generale nella circolare “Linee guida per la formazione generale dei volontari”, ed il sistema di formazione verificato dall’UNSC in sede di accreditamento, si propone una formazione generale che preveda due fasi: istituzionale e permanente.

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Una prima fase di 30 ore (da realizzare nei primi 4 mesi) che tiene conto delle indicazioni delle “Linee guida per la formazione generale dei volontari”in cui presentare ad un primo livello i singoli argomenti che saranno poi, dove necessario, approfonditi a partire dalle esigenze del gruppo. Verranno unificate alcune tematiche all’interno dei momenti istituzionali previsti e verrà dedicato il primo periodo all’aspetto formativo istituzionale (una giornata settimanale). La tempistica verrà modulata secondo la tabella sottostante: (1 F: lezione frontale; I:dinamiche non formali)

Moduli UNSC Moduli Caritas Tempistica Modalità (1)

L’identità del gruppo in formazione

sostenere l’esperienza e la sua rielaborazione

favorire l’attenzione alla cura delle relazioni

sostenere la motivazione sostenere l’orientamento

per il futuro

3 1 F – 2 I

Dall’obiezione di coscienza al servizio civile nazionale: evoluzione storica, affinità e differenze tra le due realtà

2 2 F

Il dovere di difesa della Patria

2 2 F

La difesa civile non armata e nonviolenta

comprendere il significato di concorrere alla difesa della patria

2 1 F – 1 I

La protezione civile 1 1 F La solidarietà e le

forme di cittadinanza

La comunicazione interculturale, la gestione del conflitto e l’educazione alla cittadinanza attiva e alla responsabilità ambientale

L’approccio alla riconciliazione

Cenni sulle emergenze in ambito internazionale e l’approccio psicosociale della Caritas

4+3 2 F – 5 I

Servizio civile nazionale, associazionismo e volontariato

1 1 F

La normativa vigente e la Carta di impegno etico

1 1 F

Diritti e doveri del volontario del servizio civile

conoscere il sistema del Servizio Civile Nazionale in generale e in particolare le specificità dei progetti all’estero

1 1 F

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Presentazione dell’Ente

conoscere la specificità della Caritas come ente ecclesiale

lo stile e il metodo Caritas in ambito internazionale

I caschi bianchi per il diritto internazionale e la rete caschi bianchi in Italia

3 3 F

Il lavoro per progetti

i progetti internazionali e il piano di impegno

3 2 F – 1 I

abilitare e sostenere la comunicazione e l’animazione del territorio durante e dopo il servizio

4 2 F – 2 I

30 19 F – 11 I

(1) F: lezione frontale; I:dinamiche non formali Fermo restando le ore complessive di formazione ed i temi, l’articolazione della proposta sarà adattata in base al gruppo dei volontari in formazione. Al termine della prima fase verranno proposti alcuni strumenti per verificare il gradimento e l’interesse dei giovani rispetto a tutte le tematiche presentate, in modo da programmare il restante percorso formativo. Una seconda fase (42 ore), definita come formazione permanente, dove sarà possibile dedicare più attenzione e tempo ad alcune tematiche rispetto ad altre partendo dalle esigenze e dalle risorse dei giovani e delle realtà locali. Si approfondiranno gli stessi contenuti affrontati nelle prime 30 ore e si individueranno altre tematiche in base alle esigenze ed alla situazione del gruppo particolare di volontari.

42) Durata: Il progetto prevede un percorso formativo generale di 42 ore totali.

FORMAZIONE SPECIFICA (RELATIVA AL SINGOLO PROGETTO) DEI VOLONTARI

43) Sede di realizzazione:

• Sede Caritas Diocesana di Mondovì, via Vasco 17 - 12084 – Mondovì (CN), con molti locali annessi a disposizione;

• Locali del Seminario Diocesano di Mondovì, via San Pio V 8 - 12084 – Mondovì (CN); • Istituto Piccola Betania, via Bovolo 54 – 12080 – Vicoforte Fiamenga (CN); • Casa Alpina, Via Catini - 12087 - Pamparato (CN); • Cascina G, Cascina Montegiglio 1 – 15038 - Ottiglio (AL). • Fraternità Missionaria “Pozzo di Sicar” – una casa Per la Pace , via Alma 72 – Frazione

ALMA – 12083 Frabosa Sottana

44) Modalità di attuazione: La formazione è effettuata appoggiandosi a formatori esterni.

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45) Nominativo/i e dati anagrafici del/i formatore/i: GIANPIERO MACAGNO, nato a Cuneo (CN) il 10/04/1971. Caritas Diocesana di Mondovì -- “...eu amo as gentes e amo o mundo...” 58 DON GINO PICCIO, nato a Cuccaro (AL) il 10/09/1920. PATRIZIA MAGLIANO, nata a Genova (GE) il 09/03/1965. PINA GONZALEZ (PINA DE LOS ANGELES GONZALEZ UBILLA), nata a Chinandega (Nicaragua) il 06/11/1955. SILVIA MARIA MANFREDI, nata a Mondovì (CN) il 22/03/1946. SIMONE DEFLORIAN, nato a Asti (AT) il 19/03/1971. Si rimanda ai curriculum vitae e ai documenti allegati. 46) Competenze specifiche del/i formatore/i: La formazione specifica prevede tre aree: 1) STORICO-SOCIALE-CULTURALE; 2) LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONE; 3) DELL’INTERVENTO. L’area 1 comprende un corso di lingua portoghese, un percorso alla storia e alla cultura della società brasiliana e da un modulo su esperienze e metodologie di lavoro nell’america latina. Sarà seguito da Silvia Maria Manfredi: Presidente dell’Istituto Paulo Freire (MI), docente, per 25 anni, alla UNICAMP - Universidade Estadual de Campinas, insieme a Gadotti e Paulo Freire. Collabora con il Departamento de Qualificaçao e Certificaçao Profissional - MTE , del Ministero del Lavoro e Impiego, come consulente per la costruzione del Sistema Nacional de Certificaçao Profissional in Brasile; e Pina Gonzalez: nicaraguense, educatrice Professionale, si occupa di promozione del benessere all'interno della comunità attraverso interventi mirati lavorando con gruppi di persone sia nell'ambito della disabilità, dell’interculturalità e del disagio psichico anche nelle scuole del territorio. Per tutta l’area 1 si adotterà come approccio la metodologia sviluppata dal pedagogista brasiliano Paulo Freire, che verrà anche approfondita da Don Gino Piccio e Simone Deflorian. Don Gino, sacerdote dal 1947, ha applicato la pedagogia del sociologo brasiliano Paulo Freire per oltre 18 anni in nove paesi del Monferrato, in due zone di Casale Monferrato, in Friuli e poi in Irpinia con i terremotati; è uno dei pochi ad aver concretamente applicato il metodo Freire in Italia. Ora, a 86 anni, continua a lavorare come formatore presso la “Cascina G” in Ottiglio Monferrato. Simone Deflorian (da alcuni anni lavora con Don Gino) è un operatore psico-sociale e formatore; libero professionista ed esperto in comunicazione e sviluppo di comunità. Coordina progetti di prevenzione al disagio, alle tossicodipendenze, alla microcriminalità e al bullismo; collabora con alcuni enti locali all’elaborazione, progettazione, valutazione, supervisione delle politiche e degli interventi di prevenzione e sviluppo sociale sul territorio; in particolare si occupa di processi di empowerment, cittadinanza attiva e sviluppo di comunità. L’area 2 comprende un laboratorio socio-affettivo, un laboratorio di intercultura, tecniche di conduzione di gruppo, un laboratorio sui comportamenti devianti e abuso di sostanze, lavoro di gruppo. Queste attività saranno seguite da Gianpiero Macagno: laureato in Scienze della Formazione con specialistica in Educazione degli adulti e formazione continua; educatore professionale con lavoro con tossicodipendenti (Comunità terapeutica), minori con disagio (comunità residenziale), stranieri e tossicodipendenti attivi (riduzione del danno, dormitorio per senza fissa dimora); formazione continua professionalizzante (tecniche di conduzione di gruppo, laboratorio socio-affettivo, adolescenti e problematiche correlate) e personale (con l’ente di formazione internazionale PRH); esperienza di volontariato e di ricerca (tesi di laurea 2005/06 su Processi educativi nelle società multiculturali) a Pesqueira (febbraio/maggio 2006); collaborazione con l’ufficio catechistico della Diocesi di Mondovì.

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Nell’area 3 si collocano i moduli formativi di: introduzione al lavoro di comunità, elaborare e realizzare progetti di comunità, il lavoro di rete e saranno seguiti da Patrizia Magliano: consulente, formatrice; Master in psicologia di Comunità; esperta di progetti di sviluppo locale-rigenerazione urbana, coesione sociale e interventi nel campo del lavoro sociale. Si occupa di progettazione complessa e ha maturato esperienze anche in ambito Europeo. 47) Tecniche e metodologie di realizzazione previste: La formazione specifica del progetto sarà divisa in tre aree:

• AREA 1 - STORICO-SOCIALE-CULTURALE; • AREA 2 - LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONE; • AREA 3 - DELL’INTERVENTO.

Con i moduli dell’Area 1 s’intende lavorare cercando di sviluppare al massimo le capacità individuale, dando spazio alle iniziative di ognuno, stimolando la ricerca ed il proprio coinvolgimento nei temi proposti esperimentandoli, condividendoli. Il corso implica la voglia di partecipare e sperimentare attraverso una metodologia creativa partecipata partendo dalla propria esperienza per costruire il processo di teorizzazione (riflessione collettiva sulla pratica). I moduli dell’area 1 si svolgeranno adottando come approccio la metodologia sviluppata da Paulo Freire con i "Circoli di Cultura" e con testi di letteratura brasiliana. Verranno proposte attività e momenti di riflessione, analisi di alcuni concetti fondamentali della lingua e della cultura sud-americana utilizzando letture, filmati, diapositive, documentazione prodotta in America Latina nell’ambito dell’educazione popolare, esperienze avviate da giovani anche in Nicaragua (protagonismo giovanile vero e proprio). Il metodo Freire verrà approfondito in un corso che si terrà in “Cascina G” ad Ottiglio; in questa settimana i partecipanti sperimenteranno in simulazione il metodo: dalla ricerca alla restituzione, fino alla identificazione di contraddizioni, miti e pregiudizi di cui sono cariche le situazioni che la popolazione di un’area vive. L’Area 2 avrà come metodologia il lavoro di laboratorio interattivo, con alternanza di dinamiche di gruppo, lezioni frontali e ricerche di gruppo sulle tematiche di studio, analisi di testi e documenti da parte del gruppo, simulazioni di gruppo. S’intende lavorare cercando di sviluppare al massimo le capacità individuali, dando spazio alle iniziative di ognuno, stimolando la ricerca ed il proprio coinvolgimento nei temi proposti, sperimentandoli e condividendoli. Nell’Area 3 si collocano moduli formativi che hanno l’intento di fornire le basi per appropriarsi degli elementi di base che, a partire dalla psicologia di comunità e della pedagogia freiriana, hanno ispirato, diventando patrimonio comune, l’intervento di comunità, nei suoi aspetti metodologici, come pratica di promozione del benessere sociale. Il corso si basa sui seguenti presupposti metodologici:

• Attenzione al "gruppo" come uno dei contesti privilegiati del lavoro sociale. Il gruppo è in prima istanza un "soggetto collettivo”, in grado di produrre cultura e di innescare processi di cambiamento.

• La connessione fra "micro" (il gruppo) e "macro" (l’organizzazione, la comunità territoriale).

• Il coinvolgimento e il contributo diretto dei partecipanti e la valorizzazione e l'analisi delle esperienze che i partecipanti e i formatori stessi hanno accumulato nel corso degli anni. Questo significa che il corso vedrà coinvolti i partecipanti in prima persona con la loro esperienza e sensibilità, con i problemi e le risorse di cui sono portatori.

48) Contenuti della formazione:

AREA 1 - STORICO-SOCIALE-CULTURALE

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MODULO 1 : Lingua portoghese del Brasile Sviluppare nozioni basiche di lingua e grammatica portoghese;

• Acquisire padronanza dei meccanismi di base della lingua necessari alla lecto-scrittura e conversazione del Portoghese;

Obiettivi: introdurre i volontari alla conoscenza della lingua portoghese del Brasile, di modo che arrivando a Pesqueira possano minimamente comunicare con gli abitanti locali. MODULO 2 : Introduzione alla Storia e Cultura della Società Brasiliana Brevi appunti storici sul Brasile;

• Caratteristiche socio-culturali del popolo del Brasile in particolare dello stato di Rio de Janeiro: particolarità linguistiche, stili di vita, sociabilità, manifestazioni culturali, religiose, politiche e artistiche, problemi e sfide socio-economiche, bisogni, risorse del territorio.

Esperienze e metodologie di lavoro nell'america latina La dignità dei popoli, il protagonismo dei giovani e dei bambini (modulo basato sulla presentazione di esperienze concrete, materiale grafico, materiale audiovisivo). Le motivazione e le aspettative, il viaggio/le fantasie/le paure/bisogni/lasciare/arrivare;

• le proprie risorse personali: uno strumento professionale; • cosa metto nella mia valigia?

Obiettivi: conoscenza delle principale caratteristiche socio-culturali del contesto popolare nel quale i formandi verranno inseriti, testimonianze su esperienze in America Latina e massimo sviluppo delle capacità individuali, dando però spazio alle iniziative di ognuno, stimolando la ricerca e il coinvolgimento individuale e collettivo nei temi proposti, sperimentandoli e condividendoli. MODULO 3 : Il metodo Paulo Freire:

• sperimentazione diretta del metodo elaborato dal pedagogista brasiliano Paulo Freire (si veda l’“Allegato2: Approfondimento sul metodo Paulo Freire”), secondo la particolare rielaborazione e adattamento effettuato da don Gino Piccio. Il lavoro non prevede lezioni di tipo frontale, quanto piuttosto, in linea con l’approccio freireiano, il percorso formativo avrà carattere sperimentale.

Obiettivi: non si tratterà di simulazione o di role playing, ma di una vera e propria applicazione diretta del metodo pedagogico elaborato da Paulo Freire.

AREA 2 - LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONE

LABORATORIO SOCIO-AFFETTIVO:

• Giochi di presentazione e riscaldamento per il clima di gruppo; • I bisogni: riconoscimento dei bisogni propri e del gruppo; • Fotolinguaggio: scoperta e sviluppo della personalità; • Collage e tempo libero: capacità di socializzazione e di comunicazione; • I miei desideri: comunicazione affettiva e personale; • Il positivo che vedono gli altri: riconoscimento delle proprie capacità • Il lavoro con i colori: espressione attraverso tecniche artistiche; • La scoperta e lo sviluppo del proprio corpo: corporeità e relazione; • Verifica e valutazione del laboratorio.

Obiettivi: formazione di competenze specifiche nella relazione all’interno del gruppo e in vista degli interventi con i gruppi degli adolescenti. Si lavora sulle proprie capacità di relazione, al fine di

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migliorare la qualità di vita propria e del gruppo di lavoro, attraverso dinamiche e attività che mettono in primo piano le abilità di comunicazione, di relazione, di interscambio. LABORATORIO DI INTERCULTURA:

• Nozioni di antropologia culturale e di etnografia: alcuni autori e alcune informazioni di fondo;

• L’approccio alla diversità: dinamiche di gruppo sulla categoria della diversità; • L’osservazione e la scrittura come strumenti di conoscenza: laboratorio di etnografia; • Etnocentrismo e mondialità: dinamiche e nozioni di base; • La diversità in noi: riconoscimento della diversità che abita ogni uomo; • Valutazione del laboratorio e delle abilità apprese.

Obiettivi: riconoscimento di alcune modalità di comportamento che nascondono forme di etnocentrismi, lo sviluppo di una mentalità multiculturale e l’apertura al riconoscimento e la valorizzazione della diversità culturale. TECNICHE DI CONDUZIONE DI GRUPPO:

• Gruppo di lavoro e lavoro di gruppo: gli elementi del gruppo; • La comunicazione: verbale, non verbale e paraverbale; • La comunicazione: gli assiomi della comunicazione; • Il mio ruolo nel gruppo: dinamiche di riconoscimento della propria posizione e test di

verifica; • La conduzione del gruppo: alcuni ingredienti segreti; • I giochi di gruppo: come scegliere e come organizzare; • La valutazione: come organizzare e condurre il momento conclusivo del lavoro di gruppo; • Verifica degli apprendimenti.

Obiettivi: apprendimento di tecniche e nozioni di base per la conduzione di attività di gruppo tra adolescenti e bambini, l’uso di strumenti e abilità comunicative che rendono maggiormente efficace il lavoro. LABORATORIO SUI COMPORTAMENTI DEVIANTI E ABUSO DI SOSTANZE:

• Comportamenti devianti: elementi di sociologia e psicologia; • Uso, abuso e dipendenza da sostanze: atteggiamenti e conseguenze; • Dipendenza e qualità di vita: i legami e possibilità di cambiamento; • Nuove sostanze e prevenzione: informazioni di base; • Fattori di rischi e fattori protettivi; • Verifica degli apprendimenti.

Obiettivi: conoscenza di alcune nozioni di base sui comportamenti devianti e sul consumo, uso e abuso di sostanze. Le informazioni sono rivolte soprattutto alla conoscenza degli effetti di alcune sostanze e delle dinamiche che stanno dietro il consumo di sostanze e alcuni atteggiamenti devianti.

AREA 3 - DELL’INTERVENTO

MODULO 1 : Introduzione al Lavoro di Comunità:

• Concetti teorici di riferimento, metodologie e strumenti; • Le parole chiave: empowerment e partecipazione.

Obiettivi: fornire elementi teorici e tecnici per comprendere il modello di invento che fa riferimento allo Sviluppo di Comunità; fornire spunti di riflessione sulla partecipazione degli attori sociali quale strumento per determinare e governare processi di cambiamento in contesti di sviluppo; fornire e comprendere gli strumenti necessari per affiancarsi agli educatori che operano sul campo,

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rinforzando le competenze individuali utili per calarsi nel contesto con giovani del territorio. Il gruppo dei volontari potrà lavorare come “diffusori (“multipliers”)”, che interagiscono con il gruppo di pari facendo circolare l'informazione, che acquistano peso grazie alle loro relazioni e alla loro capacità di comprendere direzioni di comportamento, tendenze e opinioni all'interno del proprio gruppo di pari. MODULO 2 : Elaborare e realizzare progetti di Comunità:

• Il metodo partecipato nel lavoro di comunità; • La RICERCA-AZIONE come base di confronto; • Dal conflitto all’azione trasformatrice.

Nello Sviluppo di Comunità la progettazione partecipata non si risolve in un apparato di tipo tecnico ma assume uno specifico spessore etico-politico. La costruzione condivisa di un futuro auspicabile per i soggetti più rappresentativi di una comunità locale è un’avventura culturale e relazionale di grande importanza. Saper affiancare in maniera equilibrata ed efficace un processo di questa natura significa fare leva su dimensioni cruciali del lavoro di comunità: la responsabilità comune dei problemi, la collaborazione fra gli attori del sistema, la partecipazione al governo del sistema, l’incremento delle relazioni fiduciarie, lo sviluppo delle competenze. Obiettivi: sviluppare competenze metodologiche e tecniche per inserirsi con efficacia nei processi delicati e complessi come il confronto, il sostegno reciproco, l’ascolto, il mutuo-aiuto, la creatività e la decisione con gruppi di operatori, volontari, cittadini, leader; proporre un impianto metodologico solido e collaudato che consente di facilitare le coalizioni nel processo di analisi e ideazione. MODULO 3 : Il lavoro di rete:

• Le reti nella comunità; • Analisi delle reti; • Sostenere reti sul territorio.

Il coinvolgimento e la connessione di diversi attori sociali è un’esigenza ricorrente in una vasta serie di progetti. Il lavoro di rete si presenta oggi come uno degli strumenti più potenti per la realizzazione di politiche orientate in senso promozionale. La necessità di investire in una cultura del lavoro di rete risulta ulteriormente rafforzata dalle tendenze sempre più spinte all’isolamento e alla frammentazione sociale. In questo senso sviluppare reti a livello microsociale e locale è una delle modalità privilegiate per produrre un rinnovato senso di appartenenza “oltre” gli steccati del singolo gruppo, della singola associazione o della specifica categoria. Obiettivi: fornire gli elementi principali del lavoro di rete per contribuire a creare (o a ricreare) nuove forme di socialità, di legame sociale e di cittadinanza oltre che facilitare la ricerca di soluzioni a problemi specifici; fornire competenze di base di cooperazione con reti locali attraverso la proposta di un bagaglio metodologico e tecnico focalizzato sugli aspetti di maggiore criticità.

49) Durata: Il progetto prevede un percorso formativo specifico di 72 ore totali.

ALTRI ELEMENTI DELLA FORMAZIONE

50) Modalità di monitoraggio del percorso di formazione (generale e specifica) predisposto: Si rinvia al sistema di monitoraggio verificato dall’UNSC in sede di accreditamento.