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MODULO 3

TECNICO –

individuazione e valutazione dei rischi

VALUTAZIONE DEI RISCHI

Il complesso delle disposizioni o misure necessarie per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della

popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno.

Prevenzione

Stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o

infermità

Salute

Proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni

Pericolo

Proprietà di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro

combinazione

Rischio

La valutazione dei rischi in azienda

La valutazione dei Rischi deve includere anche:

• Il rischio da stress da lavoro correlato;• Il rischio ricollegabile alle differenze di genere, età, alla provenienza da altri

paesi e alla tipologia contrattuale• Il Rischio interferenziale e la gestione del rischio nello svolgimento di lavori in

appalto• Le misure tecniche, organizzative procedurali di prevenzione e protezione in

base ai fattori di rischio• La considerazione degli infortuni mancati e delle risultanza delle attività di

partecipazione dei lavoratori e dei preposti• I Dispositivi di Protezione individuale• La sorveglianza sanitaria

La valutazione dei rischi in azienda

Con l’introduzione del D. Lgs. 81/08 l’informazione e la formazione non devono più essereattuate in modo generico ed indifferenziato ma devono invece essere diversificate edadattate ad ogni singolo destinatario, il quale deve essere posto in condizione, alla streguadelle proprie capacità di apprendimento e del suo livello di cultura ed istruzione, diacquisire conoscenze ed esperienze che possano portarlo, in consapevolezza del proprioruolo, a saper essere e saper agire in ottemperanza ai requisiti di S&SLL.

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8 La valutazione dei rischi in azienda

Processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori ed agli altri soggetti del sistema di prevenzione conoscenze e procedure

utili alla acquisizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda e alla identificazione, alla riduzione

e alla gestione dei rischi

Formazione

Complesso delle attività dirette a fornire delle conoscenze utili alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi in ambiente di lavoro

Informazione

Complesso delle attività dirette a far apprendere ai lavoratori l’uso corretto di attrezzature, macchine, impianti, sostanze, dispositivi,

anche di protezione individuale, e le procedure di lavoro

Addestramento

Con il processo di riforma, operata attraverso il D. Lgs. 9 aprile 2008, n. 81, illegislatore ha tentato di rafforzare i meccanismi di compartecipazionepuntando, soprattutto, su un ruolo più incisivo del Rappresentante deilavoratori per la sicurezza (RLS).

Questa figura della prevenzione appare ora dotata di nuovo vigore per effettodi alcune importanti innovazioni introdotte nell'art. 47 e seguenti e la suafunzione primaria è quella di garantire ai lavoratori l'esercizio dei diritti dipartecipazione e di controllo in materia di salute e di sicurezza sul lavoro, conparticolare riferimento alle scelte fondamentali da parte del datore di lavoro.

Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

Nell’attività del RLS l’aspetto riguardante le relazioni con glialtri soggetti della prevenzione (in primo luogo i lavoratori eil datore di lavoro) è talmente importante che i programmidi formazione stabiliti dalla legge per i RLS prevedono anchele «tecniche di comunicazione»

Il RLS è dunque una figura “relazionale”, è una garanzia per i lavoratori con il compito dicatalizzare le esigenze dei lavoratori, creandosi una rete di rapporti con competenzeinterne ed esterne che lo aiutino a svolgere al meglio il proprio lavoro.

Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

Il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza comunica in variambiti e con varie figure:➢ con i lavoratori➢ con il datore di lavoro➢ con i suoi responsabili aziendali➢ con il Medico Competente➢ con gli organi di vigilanza➢ con le Organizzazioni sindacali➢ con gli esperti ai quali si rivolge per pareri specialistici.

Ogni campo di attività ed ogni interlocutore richiederà certamente un diverso e appropriato stile comunicativo.

Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

Definizione:

Valutazione globale della probabilità e della gravità di possibili lesioni o danni alla salute in una situazione pericolosa per scegliere le adeguate misure di sicurezza

La valutazione dei rischi in azienda

Adeguatezza…

• Preliminare e propedeutica alle scelte aziendali;

• Come tale, sistematica ed abituale non episodica o una tantum;

• Come funzione di orientamento alle priorità;

• Rigorosamente esplicitata nei suoi criteri e documentata nei contenuti;

• Costruita e gestita in modo partecipato coinvolgendo tutti gli attori aziendali della prevenzione

Consentire al datore di lavoro di

prendere i provvedimenti necessari

per salvaguardare la sicurezza e la Salute

dei lavoratori sulla base di priorità

quantitativamente definite.

Obiettivo…

La valutazione dei rischi in azienda

1. I rischi sono controllati o no in modo adeguato

2. Se non lo sono, quali sono:✓ Le priorità da affrontare✓ Le opzioni previste per ridurre il rischio

3. I provvedimenti possibili per migliorare ulteriormente i livelli di protezione:✓ Prevenzione (misure tecniche igieniche, comportamentali, organizzative); ✓ Informazione;✓ Formazione;✓ Gestione continua e sistematica di quanto sopra

Cosa si deve mettere in rilievo a CONCLUSIONE di una valutazione?

La valutazione dei rischi in azienda

SAPERE

1. Le leggi le norme di buona tecnica;

2. Gli standard di riferimento;

3. L’igiene del lavoro;

4. L’ergonomia;

5. La sicurezza sul lavoro;

6. I cicli tecnologici;

7. Le tecniche di indagine ambientale;

8. Le tecniche di bonifica ambientale;

9. Le tecniche di comunicazione/formazione;

10. Le informazioni ad hoc sull’azienda.

Cosa deve SAPERE E SAPER FARE chi effettua la valutazione

La valutazione dei rischi in azienda

SAPER FARE

1. Identificare pericoli e situazioni pericolose;

2. Valutare i livelli di rischio;

3. Mettere i rischi in ordine di priorità;

4. Proporre le opzioni possibili per eliminare/ridurre i rischi;

5. Valutare costi ed efficacia;

6. Promuovere e comunicare;

7. Identificare i casi in cui le proprie competenze sono inadeguate e occorrono altre competenze.

Cosa deve SAPERE E SAPER FARE chi effettua la valutazione

La valutazione dei rischi in azienda

• Se necessari dati di lettura;

• Osservazione diretta (sopralluoghi, ispezioni etc.);

• Analisi degli infortuni e malattie professionali;

• Analisi della documentazione (di sicurezza, di conformità, schede tossicologiche, etc.);

• Acquisizione, se necessaria, di ulteriori informazioni (sulle sostanze, sui preparati, etc.);

• Analisi dei compiti e delle mansioni;

• Analisi delle procedure operative;

• Recupero dell’esperienza, del vissuto, dei pareri dei lavoratori;

• Se necessari, campionamenti e rilevazioni ambientali;

Con quali STRUMENTI si effettua la valutazione?

La valutazione dei rischi in azienda

• Le leggi (D.Lgs.81/08…)

• Le norme di buona tecnica e gli standard scientifici più validi e accreditati (UNI, DIN, ISO, ASHRAE, CEI)

• Le linee guida proposte a livello nazionale o regionale o di associazioniprofessionali di esperti

Quali sono i CRITERI di riferimento cu attenersi per la valutazione dei rischi

La valutazione dei rischi in azienda

• Layout dei reparti

• Numero di addetti

• Denunce manutenzione impianti

• Schede di sicurezza sostanze

• Controlli sanitari periodici

• Procedure di lavoro

• Elenco dispositivi di protezione

• Esperienze del personale

Cosa si valuta

La valutazione dei rischi in azienda

Cosa si intende per PREVENZIONE

Controllo sanitario

Consultazione e

partecipazionedei lavoratori

Misure igieniche

Formazione e informazione

Eliminazionedell’uso di agenti

Visita preventiva

PREVENZIONE

La valutazione dei rischi in azienda

Insieme di misure attuate all’interno dell’azienda che tendono ad eliminare o ridurre la probabilità di accadimento sia esso un infortunio o una malattia professionale

Insieme di misure adottate, necessarie a ridurre le conseguenze dannose di un dato evento che potrebbe verificarsi nonostante le misure di prevenzione adottate

Cosa si intende per PROTEZIONE

Segnaletica disicurezzaFormazione e

informazione

Dispositivi di protezione individuali

PROTEZIONE

La valutazione dei rischi in azienda

Matrice dei rischi

PREVENZIONE

RISCHIO

ACCETTABILE

La valutazione dei rischi in azienda

P R O T E Z I O N E

Parametri per la valutazione del rischio

D esprime l'entità del danno:

•"4" gravissimo;

•"3" grave;

•"2" medio;

•"1" lieve

P esprime la probabilità del danno:

•"4" altamente probabile;

•"3" probabile;•"2" poco probabile;

•"1" improbabile.

La valutazione dei rischi in azienda

R = D x PRischio = Danno x Probabilità

PROBABILITA’ “P”

VALORE LIVELLO DEFINIZIONE CRITERI

1 IMPROBABILE

- La mancanza rilevata può provocare un danno per la concomitanza di più eventi poco probabili edindipendenti.

- Non sono noti episodi già verificatisi.- Il verificarsi del danno susciterebbe incredulità.

2 POCO PROBABILE

- La mancanza rilevata può provocare un danno solo in circostanzesfortunate di eventi.

- Sono noti solo rarissimi episodi già verificatisi.- Il verificarsi del danno ipotizzato susciterebbe grande sorpresa.

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PROBABILE- La mancanza rilevata può provocare un danno, anche se non in modo automatico o diretto.- E’ noto qualche episodio in cui alla mancanza ha fatto seguito il danno.- Il verificarsi del danno ipotizzato, susciterebbe una moderata sorpresa in Azienda.

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ALTAMENTEPROBABILE

- Esiste una correlazione diretta tra la mancanza rilevata ed il verificarsi del danno ipotizzato per ilavoratori.

- Si sono già verificati danni per la stessa mancanza rilevata nella stessa Azienda o in azienda simili o insituazioni operativi simili (consultare le fonti di dati su infortuni e malattie professionali, dell’Azienda,della ASL, dell’ISPESL,etc…).

- Il verificarsi del danno conseguente la mancanza rilevata non susciterebbe stupore in Azienda.

La valutazione dei rischi in azienda

DANNO “D”

VALORE LIVELLO DEFINIZIONE CRITERI

1 LIEVE

- Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilitàrapidamente reversibile.

- Esposizione cronica con effetti rapidamente reversibili.

2 MEDIO

- Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilitàreversibile.

- Esposizione cronica con effetti reversibili.

3 GRAVE

- Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti di

invalidità parziale.- Esposizione cronica con effetti irreversibili e/o parzialmente

invalidanti.

4 GRAVISSIMO

- Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti letalio di invalidità totale.

- Esposizione cronica con effetti letali e/o totalmente invalidanti.

La valutazione dei rischi in azienda

R>8: Azioni correttive indilazionabili;

4≤R≤8: Azioni correttive necessarie da programmare con urgenza;

2≤R≤3: Azioni correttive e/o migliorative da programmare nel medio-breve termine;

R=1: Azioni migliorative da valutare in fase di programmazione.

Parametri per la valutazione del rischio

La valutazione dei rischi in azienda

a) una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l'attività lavorativa, nella quale siano specificati i criteri adottati per la valutazione stessa;

b) l'indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuali adottati;

c) il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza

Contenuti minimi del DVR

La valutazione dei rischi in azienda

d) l'individuazione delle procedure per l'attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli dell'organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri;

e) l'indicazione del nominativo del responsabile del SPP, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza o di quello territoriale e del medico competente che ha partecipato alla valutazione del rischio;

f) l'individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischispecifici

Contenuti minimi del DVR

La valutazione dei rischi in azienda

FASI DI VALUTAZIONE DEI RISCHI

I FASE: IDENTIFICAZIONE DELLE SORGENTI DI RISCHIO

II FASE: INDIVIDUAZIONE DEI RISCHI DI ESPOSIZIONE

Descrizione dell’attività lavorativa (processi lavorativi, attrezzature,macchine ed impianti, modelli organizzativi ed operativi)

+Analisi delle fasi operative per il rilevamento dei fattori di rischio

Quadro delle sorgenti di potenziali fattori di rischio

+Misure di sicurezza attuate: protezione delle macchine, processi a ciclochiuso, impianti di aspirazione presenti, schermature, piani di lavoro,automazione, DPI, controlli sanitari, informazione e formazione.

III FASE: STIMA DEI RISCHI DI ESPOSIZIONE E RESIDUI

Verifica del rispetto delle leggi cogenti e delle norme di buona tecnicaprevenzionistica durante lo svolgimento del processo lavorativo.

Verifica dell’accettabilità delle condizioni igienico-ambientali.

Misura dei parametri di rischio e loro quantificazione nel caso disituazioni oggettive di elevato rischio potenziale.

FASI DI VALUTAZIONE DEI RISCHI

METODOLOGIA

Il procedimento di valutazione parte inquadrando i rischi lavorativi, identificando inprimis le aree produttive dell’azienda nonché ogni altro luogo della medesima azienda,accessibile per il lavoro.

Tale analisi viene effettuata tenendo conto dei seguenti criteri: COMPARTIMENTAZIONE ORGANIZZATIVA, OMOGENEITÀ, COMPLETEZZA

COMPARTIMENTAZIONE ORGANIZZATIVA:

Devono essere trattate unitariamente le aree che rispondonofunzionalmente a una posizione chiave dell’organigrammaaziendale, in modo da fare riferimento univoco ad unresponsabile.

OMOGENEITÀ:

Devono essere raggruppate tra loro situazioni simili per iltipo di lavoro svolto, per le attrezzature ed i materialiutilizzati, per le condizioni ambientali o per il luogo in cuiesso si svolge.

COMPLETEZZA:

Deve essere tenuto presente che in particolare, l’esame deveessere esteso anche alle occupazioni saltuarie (ad esempio,interventi di manutenzione) ed a quelle stagionali (adesempio, centrale termica)..

ERRORI DA EVITARE IN SEDE DI VALUTAZIONE DEI RISCHI

ERRORI DI FONDO

ERRORI DI IMPOSTAZIONI

ERRORI DI GESTIONE

Credere che la valutazione sia un processo da effettuare «unatantum» e non un metodo sistematico per gestire la prevenzione

Sbilanciare la valutazione verso gli aspetti«diagnostici» (analisi del rischio) a scapito degliaspetti «terapeutici» (interventi da attuare perrisolvere i problemi)

Mancata illustrazione e discussione dei risultati del processo divalutazione. Messa in atto parziale o incompleta delle misurepreventive definite.Mancata ripetizione del processo valutativo al variare delle condizionioriginarie.

ERRORI METODOLOGICI

ERRORI TECNICI

Confondere la mera descrizione delle condizioni di rischiocon la loro valutazione.Omettere di valutare i rischi in alcuni reparti o lavorazioni,considerati marginali e irrilevanti rispetto al cicloproduttivo.Non coinvolgere i soggetti che devono essere coinvolti, ocoinvolgerli solo in modo meramente formale, comeadempimento di un atto dovuto e non come acquisizionedi un contributo sostanziale.

Erronea individuazione ed elaborazione delle misuredi prevenzione da attuare, pur in presenza di inputcorretti

L’individuazione delle misure(tecniche, organizzative, procedurali) di

PREVENZIONE e PROTEZIONE

Fra gli interventi necessari ad eliminare o ridurre i RISCHI INDIVIDUATI in sede divalutazione dei rischi annoveriamo:

Necessarie a eliminare o diminuirei rischi professionali nel rispettodella salute della popolazione edell'integrità dell'ambiente esterno

Le misure di PREVENZIONE: Le misure di PROTEZIONE:

Messa in opera ed in esercizio ditutte le misure necessarie perproteggere persone e cose dalrischio residuo

Le misure di prevenzione riducono la probabilità di accadimento di un evento.

Le misure di protezione servono a ridurre le conseguenze di un incidente nel momento in cui si verifica,non riducono le occasioni di incidente ma ne contengono esclusivamente le conseguenze e ne limitano idanni (a persone e cose).

Come eliminare o ridurre i rischi?

↓ Evitare i RISCHI

↓ SOSTITUIRE ciò che è pericoloso con ciò che lo è meno

↓ Controllare i rischi alla FONTE

↓ Privilegiare la protezione COLLETTIVA/AMBIENTALE rispetto a quellaindividuale/personale

↓ Adeguarsi al PROGRESSO TECNOLOGICO e delle conoscenze

↓ Garantire un MIGLIORAMENTO CONTINUO dei livelli di protezione

GERARCHIA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

Come eliminare o ridurre i rischi?

Le misure di PREVENZIONE:

TECNICHE

ORGANIZZATIVE

PROCEDURALI

Innovazioni tecnologiche, impianti,macchine, attrezzature, manutenzione, etc.

Variazioni a livello di organizzazione del lavoro

Modifiche alle procedure di lavoro

Le misure di PREVENZIONE:

TECNICHE

INNOVAZIONI

TECNOLOGICHE:

IMPIANTI:

MACCHINE:

ATTREZZATURE:

MANUTENZIONE:

qualunque tipo di dispositivo che consente di ridurrel’impatto che un’attività lavorativa potrebbe averesull’incolumità dell’operatore che la effettua

efficienza o adeguamento degli impianti alle attivitàlavorative da svolgere

efficienza o adeguamento delle macchine alle attivitàlavorative da svolgere

efficienza o adeguamento delle attrezzature alle attivitàlavorative da svolgere

rispetto delle periodicità

Le misure di PREVENZIONE:

ORGANIZZATIVE

Variazioni a livello di organizzazione del lavoro

1. Orari e tempi2. Reparti3. Ruoli e responsabilità4. Programmi di formazione ed informazione5. Programmi di controllo e verifica dell’applicazione ed idoneità delle

misure messe in atto

Le misure di PREVENZIONE:

PROCEDURALI

Modifiche alle procedure di lavoro

1. ordine e sequenza delle operazioni2. procedure di sicurezza3. piano di sorveglianza sanitaria4. programmi di monitoraggio dell’esposizione

Le misure di PROTEZIONE:

INDIVIDUALI

COLLETTIVE

ATTIVE

PASSIVE

Le misure di PROTEZIONE:

INDIVIDUALI

INDIVIDUALI

INDIVIDUALI

Le misure di PROTEZIONE:

COLLETTIVE

Sono generalmente considerate tali tutti quei sistemi che tendono a ridurre l'impattodelle sostanze pericolose sui lavoratori presenti in quel determinato ambiente.

I principali sistemi in uso agiscono sulla ventilazione degli ambienti.

Possiamo distinguere pertanto sistemi di aspirazione: localizzata e generale.

I primi agiscono sulla captazione degli inquinanti a livello del punto di emissione,prima che gli stessi possano essere inalati dagli addetti, limitandone in modosignificativo la quantità presente all'interno dell'ambiente di lavoro.

I secondi operano per diluizione o spostamento delle masse d'aria inquinateattraverso la reintroduzione di aria pulita all'interno degli ambienti di lavoro.

Le misure di PROTEZIONE:

ATTIVE

RICHIEDONO l'intervento umano (pratico o decisionale) ol'azionamento di un impianto:• impianti di rilevamento incendi e di allarme;• estintori, idranti, naspo, reti sprinkler;• presidi e attrezzature antincendio;• adeguata squadra di emergenza e di pronto soccorso;

Le misure di PROTEZIONE:

PASSIVE

NON RICHIEDONO l'azione dell'uomo o l'azionamento di unimpianto, come per esempio:• adeguate compartimentazioni e porte antincendio;• uscite di sicurezza, vie d'esodo, scale antincendio;• adeguata segnaletica di sicurezza.

ESEMPI CONCRETI:

Danni all’apparato respiratorio e

digerente per le sostanze chimiche

inalate ed agli occhi ed alla cute per

l’esposizione alle radiazioni

Sistemi di aspirazione localizzata capace di catturare i fumi ed i

gas nel punto più vicino possibile a

quello dove essi si formano.

Schermo facciale con finestra vetrata, filtrante i raggi,

adeguata al tipo di saldatura. Guanti ad isolamento elettrico.

Grembiule con pettorale di cuoio.

Occhiali.

ATTIVITÀ DI SALDATURA:

POSSIBILI DANNI

MISURE COLLETTIVE

DPI

ESEMPI CONCRETI:

Danni alla pelle per il contatto diretto o indiretto (abiti di

lavoro impregnati), alle vie respiratorie se gli oli vengono inalati.

Scelta accurata della materia prima (deve essere

meno tossica possibile), seguire scrupolosamente le

istruzioni della ditta fornitrice, sostituzione periodica frequente,

aspirazione localizzata, buon sistema di

ventilazione generale.

Guanti e grembiuli impermeabili agli

oli, scarpe antiscivolo e

resistenti agli olii.

USO DI FLUIDI LUBROREFRIGERANTI:

POSSIBILI DANNI MISURE

COLLETTIVE

DPI

ESEMPI CONCRETI:

Danni per inalazione,

assorbimento cutaneo o ingestione.

Scelta accurata della materia prima (deve essere meno tossica possibile), seguire

scrupolosamente le istruzioni della ditta

fornitrice e della SDS, aspirazione localizzata,

impianto di aspirazione e buon sistema di ventilazione

generale.

Maschera con filtro e cartucce specifiche, tute impermeabili e

traspiranti, copricapo, occhiali e

guanti.

VERNICIATURA METALLI:

POSSIBILI DANNI MISURE

COLLETTIVE

DPI

ESEMPI CONCRETI:

Diminuzione irreversibile della

capacità uditiva. Effetti extra-uditivi a carico dell’apparato cardio-

circolatorio e del sistema nervoso

centrale.

Sostituire macchine o attrezzature con altre

meno rumorose, regolare manutenzione,

isolamento strutturale, svolgimento delle attività più rumorose in frazioni di

giornata lavorativa anziché per tutto il

giorno.

Cuffia, inserti, tappi.

RUMORE:

POSSIBILI DANNI MISURE

COLLETTIVE

DPI

QUALI SONO I PASSAGGI OBBLIGATI:

1. Individuazione dei pericoli2. Valutazione del rischio3. Individuazione delle misure di prevenzione e

protezione4. Gestione del rischio nel tempo

• definizione della periodicità delle verifiche• individuazione dei soggetti incaricati delle verifiche• relazione periodica al datore di lavoro circa lo stato di

sicurezza

MEDICO COMPETENTESERVIZIO DI PREVENZIONE

E PROTEZIONE

IPOTESI DI DOCUMENTO

CONSULTAZIONE

RLS

DOCUMENTO VALUTAZIONE DEI RISCHI

Consultazione dei lavoratori

È il momento in cui ilRLS ha modo diesporre le sueosservazioni

Richiede che venganoeffettuate misurazioni oricerche sulla presenza diun dato elemento osostanza inquinante.

Chiede che vengasostituita un’attrezzaturapericolosa

Propone modifichedell’organizzazione dellavoro come rotazionidei turni o distribuzionedelle pause

Segnala l’esigenza di effettuare

formazione

Per ogni obiettivo consideratoprioritario il RLS può proporresoluzioni dando indicazionitemporali di attuazione.

RIUNIONE PERIODICA

LO STRESS LAVORO CORRELATO

Procedure di valutazione del rischio Profili di responsabilità e sanzioni

Orientamenti ministeriali

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Si parla molto di stress. Tutti conoscono, o almeno pensano di conoscere, il significato ditale termine. Nel linguaggio comune assume il senso di tensione, ansia, preoccupazione,senso di malessere diffuso associato a conseguenze negative per l'organismo e per lostato emotivo e mentale dell'individuo.

In generale, lo stress viene definito come:

• stimolo nocivo, fastidioso, comunque negativo per il soggetto che lo avverte;

• risposta fisiologica e/o psicologica specifica;

• specifico e particolare tipo di rapporto tra il soggetto e l'ambiente

LO STRESS LAVORO CORRELATO

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In effetti lo stress è considerato la risposta biologica aspecifica del corpo a qualsiasi richiestaambientale e gli STRESSOR sono i vari tipi di stimoli o agenti che suscitano tale reazione.

Lo stress NON è una condizione patologica dell’organismo, anche se può produrre patologia inopportune circostanze esso infatti è prodotto da situazioni di stimolo assolutamente fisiologiche(come un'attività sportiva) oltre che da stressor potenzialmente dannosi per l'organismo(esposizione a freddo o caldo intensi, introduzione di allergeni).

La reazione di stress è una reazione fisiologicamente utile in quanto adattativa essa può tuttavia divenire una condizione patogena se lo stressor agisce con particolare intensità e per periodi di tempo sufficientemente lunghi.

LO STRESS LAVORO CORRELATO

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La risposta biologica aspecifica, detta anche sindrome generale di adattamento, si compone di tredistinte fasi:

FASE DI ALLARME Durante la fase di allarme si mobilitano le energie difensive (innalzamentodella frequenza, della pressione cardiaca, della tensione muscolare, diminuzione delle secrezionesalivare, aumentata liberazione di cortisolo, ecc.).

FASE DI RESISTENZA Nella fase di resistenza invece, l'organismo tenta di adattarsi alla situazionee gli indici fisiologici tendono a normalizzarsi anche se lo sforzo per raggiungere l'equilibrio èintenso.

FASE DI ESAURIMENTO Se la condizione stressante continua, oppure risulta troppo intensa, sientra in una fase di esaurimento in cui l'organismo non riesce più a difendersi e la naturale capacitàdi adattarsi viene a mancare . Si assisterà in questa fase alla comparsa di malattie dall'adattamentorappresentate per esempio, dal diabete o dell'ipertensione arteriosa (malattie psicosomatiche).

LO STRESS LAVORO CORRELATO

65RISCHIO STRESS LAVORO-CORRELATO:

D. Lgs. 81/08 e s.m.i.Accordo Interconfederale 9 giugno 2008

DISTRESS o STRESS NEGATIVO si ha quando stimoli stressanti, ossia capaci diaumentare le secrezioni ormonali, instaurano un logorio progressivo fino allarottura delle difese psicologiche.Si evidenziano cioè situazioni in cui «le condizioni di stress permangono anchein assenza di eventi stressanti oppure l’organismo reagisca a stimoli di lieveentità in maniera sproporzionata».

EUSTRESS o STRESS POSITIVO si ha quando unoo più stimoli, anche di natura diversa, allenano lacapacità di adattamento psicofisica individuale.L’eustress è una forma di energia utilizzata perpoter più agevolmente raggiungere un obiettivoe l’individuo ha bisogno di questi stimoliambientali che lo spingono ad adattarsi.

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STRESS DA LAVORO CORRELATO:

la percezione di squilibrio avvertita dal lavoratore quando le richieste del contenuto, dell’organizzazione e dell’ambiente di lavoro, eccedono le capacità individuali per fronteggiare tali richieste [European Agency for Safety and Health at Work].

Trasferendo il concetto generale agli ambienti di lavoro si può definire

Esiste uno stress, a dosi accettabili, che ha effetti positivi sul nostro organismo, consentendoci di reagire in modo efficace ed efficiente agli stimoli esterni e di innescare un’adeguata soglia di attenzione verso le esigenze dell’ambiente; un’esposizione prolungata a fattori stressogeni invece, può essere fonte di rischio per la salute dell’individuo, sia di tipo psicologico che fisico, riducendo l’efficienza sul lavoro (assenteismo, malattia, richieste di trasferimenti…).

LO STRESS LAVORO CORRELATO

È stata introdotta (Art. 2, comma 1, let. o) del D.Lgs 81/08)la definizione di salute, corrispondente alla definizione dell’Organizzazione Mondiale dellaSanità.

La salute è lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, nonconsistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità.

Dalla nuova definizione di salute, e dalle conseguenti disposizioni sulla valutazionedei rischi da stresslavorativo, discendono:

Nuovi diritti a favore deilavoratori

Nuovi doveri a carico dei datori di lavoro (valutazione

del rischio, misure preventive, ecc.)

Aspetti introduttivi:Lo stress alla luce del D.Lgs 81/08

LO STRESS LAVORO CORRELATO

Gli elementi costitutivi dello stress

Dalla nuova definizione di salute, intesa come benessere fisico, mentale e sociale, non consistente

solo in un’assenza di malattia o d’infermità, discende l’estensione della normativa prevenzionale

anche al c.d. stress lavoro correlato, ovvero lo stato che si accompagna a malessere e

disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali e che consegue dal fatto che le persone non si sentono

in grado di superare i gap rispetto alle richieste o alle attese nei loro confronti.

Tre, quindi, sono gli elementi in cui può sostanziarsi lo stress lavorativo.

Il primo è determinato dalle caratteristiche avverse oppure dannose dell’ambiente di

lavoro: la causa ambientale, cioè, di cattive condizioni di salute (elemento oggettivo).

Il secondo è invece rappresentato dagli effetti fisiologici comuni di un ampia gamma di

stimoli avversi o dannosi, quindi una specifica reazione fisiologica ad un ambiente

intimidatorio oppure dannoso (elemento soggettivo).

Il terzo è datodall’interazione dinamica tra la persona e l’ambiente di lavoro in cui opera (nesso eziologico).

LO STRESS LAVORO CORRELATO

IL PROCEDIMENTO DI VALUTAZIONE

LO STRESS LAVORO CORRELATO

La valutazione si articola in due fasi:

➢ una necessaria (valutazione preliminare);

➢ l’altra eventuale (valutazione approfondita), da attivare nel caso in cui la valutazionepreliminare riveli elementi di rischio da stress lavoro correlato e le misure di correzione adottate a seguito della stessa, dal datore di lavoro, si rivelino inefficaci.

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INDICATORI

AZIENDALI/EVENTI

SENTINELLA

CONTESTO DEL

LAVORO

CONTENUTO DEL

LAVORO

1. Indici infortunistici

2. Assenteismo

3. Assenza per malattia

4. Ferie non godute

5. Trasferimenti interni

richiesti dal personale

6. Rotazione del personale

7. Cessazione rapporti di

lavoro/turnover

8. Procedimenti/ Sanzioni

disciplinari

9. Richieste di visite mediche

straordinarie

10. Segnalazioni di condizioni

stress lavoro da parte del

Medico Competente

11. Istanze giudiziarie

1. Funzione e cultura

organizzativa

2. Ruolo nell’ambito della

organizzazione

3. Evoluzione della carriera

4. Autonomia decisionale –

controllo del lavoro

5. Rapporti interpersonali sul

lavoro

6. Interfaccia casa lavoro –

conciliazione vita/lavoro

1. Ambiente di lavoro ed

attrezzature di lavoro

2. Pianificazione dei

compiti

3. Carico di lavoro – ritmo

di lavoro

4. Orario di lavoro

Val

uta

zio

ne

pre

limin

are

LO STRESS LAVORO CORRELATO

Se l’organizzazione aziendale consente di individuare gruppi omogenei di lavoratoripotenzialmente esposti a rischio stress, occorre valutare l’esistenza, nell’organizzazione onell’ambiente di lavoro, di indicatori oggettivi di stress. Ad esempio, tra i segnali che possono denotare la presenza del problema l’accordo interconfederale (art.4, comma 1), indica:

- alto tasso di assenteismo

- elevata rotazione del personale

- frequenti conflitti interpersonali

- lamentele da parte delle persone

- infortuni

- richieste di cambio mansione/settore

- disfunzioni o episodi di interruzione/rallentamento dei flussi comunicativi

- ricambio di personale

- carico e ritmi di lavoro

- orario di lavoro e turni

- specifiche mansioni lavorative

Valutazione preliminare (necessaria): analisi condizioni oggettive

LO STRESS LAVORO CORRELATO

La Commissione consultiva ha previsto che il datore di lavoro debba rilevare, in

questa prima fase, gli indicatori oggettivi e verificabili, ove possibile numericamente apprezzabili,

appartenenti quanto meno a tre distintefamiglie:

1. Eventi sentinella quali ad esempio: indici infortunistici; assenze per malattia; turnover; procedimenti e sanzioni; segnalazioni del medico competente; specifiche frequenti lamentale formalizzate da parte dei lavoratori. I predetti eventi sono da valutarsi anche sulla base di parametri omogenei individuati internamente alla azienda (es. andamento nel tempo degli indici infortunistici rilevati in azienda).

2. Fattori di contenuto del lavoro quali ad esempio: ambiente di lavoro e attrezzature; carichi e ritmi di lavoro; orario di lavoro e turni; corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali richiesti.

3. Fattori di contesto del lavoro quali ad esempio: ruolo nell’ambito dell’organizzazione, autonomia decisionale e controllo; conflitti interpersonali al lavoro; evoluzione e sviluppo di carriera; comunicazione (es. incertezza in ordine alle prestazioni richieste).

Valutazione preliminare (necessaria): analisi condizioni oggettive

LO STRESS LAVORO CORRELATO

• In questa prima fase possono essere utilizzate liste di controllo applicabili anche dai soggetti aziendali della prevenzione che consentano una valutazione oggettiva, complessiva e, quando possibile, parametrica dei fattori dei puntiche precedono.

• In relazione alla valutazione dei fattori di contesto e di contenuto di cui sopra (punti 2 e 3dell’elenco) occorre sentire i lavoratori e/o i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS/RLST). Nelle aziende di maggiori dimensioni è possibile sentire un campione rappresentativo di lavoratori. La scelta delle modalità tramite cui sentire i lavoratori è rimessa al datore di lavoroanche in relazione alla metodologia di valutazioneadottata.

Valutazione preliminare (necessaria): analisi condizioni oggettive

LO STRESS LAVORO CORRELATO

Per gli aspetti riguardanti le liste di controllo relative ai fattori di contesto e fattori di contenutodel lavoro, occorre sentire un campione di lavoratori o, in alternativa, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS).

La consultazione dell’RLS/RLST deveessere:

➢ preventiva rispetto alla valutazione:

• sulle liste di indicatori efattori;

• sui gruppi omogenei (quanti e quali) sui tempi della valutazione

➢ preventiva rispetto alla formalizzazione in ordine a:

• esiti della valutazione

• eventuali misure da adottare (qualora risulti la presenza di rischio

stress)

Valutazione preliminare (necessaria): analisi condizioni oggettive

LO STRESS LAVORO CORRELATO

In mancanza della riunione periodica (se già effettuata o non obbligatoriaper le aziende fino a 15 dipendenti) dovrà essere effettuata una convocazioneapposita.

In mancanza dell’RLS/RLST è comunque necessario sentirealmeno i lavoratori sulla valutazionedelle liste di fattori di contesto edi contenuto del

lavoro prima della formalizzazione nel DVR o della integrazione dell’autocertificazione.

Valutazione preliminare (necessaria): analisi condizioni oggettive

LO STRESS LAVORO CORRELATO

Ove dalla valutazione preliminare non emergano elementi di rischio da stress lavoro correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, il datore di lavoro sarà unicamente tenuto a darne conto nel Documento di Valutazione del Rischio (DVR) e a prevedere un piano dimonitoraggio.

Diversamente, nel caso in cui si rilevino elementi di rischio da stress lavoro correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, si procede alla pianificazioneed alla adozione degli opportuni interventi correttivi (ad esempio, interventiorganizzativi, tecnici, procedurali, comunicativi, formativi, etc) e si procede ad unanuova valutazione preliminare.

Ove gli interventi correttivi risultino inefficaci, si procede, nei tempi che la stessaimpresa definisce nella pianificazione degli interventi, alla fase di valutazione successiva(c.d. valutazione approfondita).

Valutazione preliminare (necessaria): analisi condizioni oggettive

LO STRESS LAVORO CORRELATO

Valutazione approfondita (eventuale): analisi condizioni soggettive

In presenza di condizioni di rischio non basso che possono denotare la presenza di stress nel luogo di lavoro, si deve verificare quale sia la reazione soggettiva dei singoli lavoratori interessati in termini di percezione dello stress. Si deve, cioè, indagare che tipo di percezione hanno i singoli lavoratori facenti parte di un determinato gruppo,rispetto all’organizzazione o all’ambiente dilavoro.

La percezione soggettiva dei lavoratori può essere valutata attraverso differentistrumenti quali questionari, focus group,interviste semistrutturate, sulle famiglie di fattori/indicatori (prima riportati). Tale fase fa riferimento ovviamente ai gruppi omogenei di lavoratori rispetto ai quali sono state rilevate le problematiche.

LO STRESS LAVORO CORRELATO

Nelle aziende di maggiori dimensioni è possibile che tale fase di indagine venga realizzata tramite un campione rappresentativo di lavoratori.

Nelle imprese che occupano fino a 5 lavoratori in luogo dei predetti strumenti di valutazione approfondita, il datore di lavoro può scegliere di utilizzare modalità divalutazione (es. riunione) che garantiscano il coinvolgimento dei lavoratori nella ricerca delle soluzioni e nella verifica della loro efficacia.

Valutazione approfondita (eventuale): analisi condizioni soggettive

LO STRESS LAVORO CORRELATO

Questionari

I questionari sono strumenti di rilevazione dei vissuti e della percezione soggettiva del gruppo deilavoratori e permettono di fotografare lo stato di salute/malessere dei lavoratori in relazioneall’organizzazione.

Focus group

Il focus group è una tecnica che serve a raccogliere, in un gruppo ristretto, informazioni su temimultidimensionalie complessi (nel nostro caso, gli aspetti stressanti del lavoro). E’ diretto da un conduttore/moderatore che guida e anima la discussione del gruppo; è presente anche unassistente/osservatore che prepara il setting e rileva le dinamiche interne a quel gruppo.

Interviste semi-strutturate

L’intervista semi-strutturata rappresenta una variazione rispetto all’intervista classica, nell quale siseguono in modo rigido e preciso le domande stabilite prima dall’intervistatore. Nell’intervista semi-strutturata invece l’intervistatore, utilizzando una varietà di domande (domande aperte, semi-aperte, domande indirette, metafore ecc.) e adeguandole al singolo intervistato, è in grado di raccogliere e registrare dati più precisi e approfonditi, rispetto a una intervista classica. Questa modalità facilita l’espressione di tematiche che altrimenti rimarrebbero nascoste, forse per “resistenze” e pauredell’intervistato.

Valutazione approfondita (eventuale): analisi condizioni soggettive

LO STRESS LAVORO CORRELATO

Se, nonostante l’evidenza di una reazione individuale da parte dei lavoratori,non vengono manifestati collegamenti con l’organizzazione e con l’ambiente di lavoro, la valutazione del rischio potrebbe concludersi con l’impegno a monitorare, nel tempo, eventuali comportamenti anomali, magari su segnalazione del medico competente o degli uffici delpersonale.

Se, al contrario, la reazione individuale evidenzia un collegamento causale tra

organizzazione o ambiente di lavoro e manifestazione di stress, occorre un intervento di tipo organizzativo, psicologico o medico per affrontare e ridurre o

eliminare ilrischio.

Valutazione approfondita (eventuale): analisi condizioni soggettive

LO STRESS LAVORO CORRELATO

MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

LO STRESS LAVORO CORRELATO

Nei casi in cui la valutazione si concluda con l’evidenziazione di un problema di stresslavoro correlato, occorre adottare misure di prevenzione o protezione. Nello scegliere le

misure ed i provvedimenti di prevenzione adeguati, dato il carattere variabile delfenomeno stress, legato a fattori “imprevedibili” (es. le diverse reazioni dei gruppi - o del singolo - nei confronti della medesima scelta aziendale o di un evento che subentra nella vita diuna persona), si potrebbero adottare differenti misure.

Tra queste:

• misure tecniche, organizzative,procedurali potenziamento di automatismi

tecnologici

• alternanza di mansioni nei limiti di legge e di contratto riprogrammazione dell’attività

• particolare formazione eaddestramento

• forme dicomunicazione

• forme di coinvolgimento particolare sorveglianzasanitaria.

Tali misure possono essere ascrivibili a due diverse linee di intervento

Ad esempio:

Se la valutazione delrischio evidenzia aspetti di criticità di tipo relazionale (conflittualità), gliinterventi saranno quelli sul miglioramento dell’interfaccia individuo-organizzazione (es. gestione dei conflitti, conoscenze necessarie per ben operare e comunicare, ecc.).

Se la valutazione del rischio evidenzia invece aspetti critici relativi alle condizioni ed all’ambiente di lavoro, gli interventi dovranno essere rivolti al miglioramento ergonomico (interventistrutturali su impianti/apparecchiature, orari, ecc.).

Soluzioni di prevenzione collettiva

Soluzioni che intervengono sull’organizzazione, attraverso misure tecniche (potenziamento

degli automatismi tecnologici…), misure organizzative sull’attività lavorativa (orario

sostenibile, alternanza di mansioni nei limiti di legge e contratti, riprogrammazione

attività…), misure procedurali (definizione di procedure di lavoro…), misure ergonomiche

(progettazione ergonomica dell’ambiente e dei processi di lavoro) e misure di revisione

della politica aziendale (azioni di miglioramento della comunicazione interna, della

gestione, delle relazioni, ecc.)

Soluzioni di interfaccia con i gruppi di lavoratori (formazione post- valutazione);

MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

LO STRESS LAVORO CORRELATO

Soluzioni rivolte agliindividui

Soluzioni di supporto ai singoli lavoratori (counselling, consultori interni,sportelli di ascolto), nelle aziende medio-grandi;

Sorveglianza sanitaria con il medico competente, in caso di rischio medio-alto non eliminabile con le misure di prevenzione collettiva

Nelle piccole imprese l’intervento di supporto (counselling…) potrà essere effettuato dal medico competente, se presente, anche al di fuori della sorveglianza sanitaria preventiva eperiodica.

MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

LO STRESS LAVORO CORRELATO

Piano dimonitoraggio

Le condizioni di rischio individuate e l’efficaciadegli interventi

preventivi/protettivi effettuati dovranno essere monitorati nel tempo. Ilpiano di monitoraggio dovrà essereconcordato e partecipatoattraverso la consultazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e dei lavoratori e dovràprevedere:

Indicazione della tempistica di rivalutazione del rischio soprattutto inrelazione a modifiche strutturali / organizzative di rilievo;

Il monitoraggio, secondo tempi definiti dell’efficacia degli interventi diprevenzione

MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

LO STRESS LAVORO CORRELATO

RISCHI PSICOSOCIALI: MOBBING

Nell’ambito lavorativo, la parola mobbing assume il significato di pratica persecutoria o, più in generale, di violenza psicologica perpetrata dal datore di lavoro o da colleghi (mobber) nei

confronti di un lavoratore (mobbizzato) per costringerlo alle dimissioni o comunque ad uscire dall’ambito lavorativo.

Il mobbing è considerato dall'Inail malattia professionale.

I motivi della persecuzione possono essere i più svariati: invidia, razzismo, diversità religiosa o culturale rispetto al gruppo prevalente, carrierismo sfrenato, o semplice gusto nel far del male

ad un altra persona.

RISCHI PSICOSOCIALI: MOBBING

Sette i parametri tassativi di riconoscimento del mobbing:

1. ambiente lavorativo (il conflitto deve svolgersi sul posto di lavoro);2. frequenza (le azioni ostili devono accadere almeno alcune volte al mese);3. durata (i conflitti devono essere in corso da almeno 6 mesi);4. tipo di azioni (almeno 2 delle categorie: limitazioni alla possibilità di esprimersi,

isolamento sistematico, cambiamenti di mansione, attacchi contro la reputazione, violenza o minacce di violenza)

5. dislivello tra antagonisti (la vittima è in posizione costante di inferiorità);6. andamento secondo fasi successive (la vicenda ha raggiunto almeno la II° fase del

modello H. Ege: Gli attacchi da parte del mobber non causano ancora sintomi o malattie di tipo psico-somatico sulla vittima, ma tuttavia le suscitano un senso di disagio e fastidio. Essa percepisce un inasprimento delle relazioni con i colleghi ed è portata quindi ad interrogarsi su tale mutamento.);

7. intento persecutorio (nella vicenda è riscontrabile un disegno vessatorio coerente e finalizzato… un obiettivo conflittuale… carica emotiva e soggettiva…).

RISCHI PSICOSOCIALI: BURN-OUT

Il burnout è generalmente definito come una sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale, che può manifestarsi in tutte quelle

professioni con implicazioni relazionali molto accentuate

POSSIAMO CONSIDERARLO COME UN TIPO DI STRESS LAVORATIVO

Generalmente nasce da un deterioramento che influenza valori, dignità, spirito e volontà delle persone colpite.

Una spersonalizzazione e riduzione delle capacità in ambito lavorativo, una forma di esaurimento che oggi viene considerata quasi come una “normale” condizione del lavoro

moderno.

Il fenomeno fu inizialmente studiato negli anni ‘70 in America e osservato all’interno dei reparti di igiene mentale, nei professionisti che si occupavano

dell’assistenza dei pazienti. Tuttavia, oggi questo malessere non colpisce solo le cosiddette helping professions, ma è diffuso e trasversale: interessa infatti donne e

uomini di tutte le età, appartenenti ai più diversi profili lavorativi.

RISCHI PSICOSOCIALI: BURN-OUT

CAUSE DEL BURNOUT: SOGGETTIVE

Sono cause psicologiche, legate ad uno stress di tipo emotivo. Questa forma di burnoutcolpisce soprattutto le professioni che hanno a che fare con i problemi degli altri: infermieri,

poliziotti, esattori fiscali, avvocati, ma anche artigiani o meccanici. In questi casi lo stress nasce dal coinvolgimento nella relazione.

quando, per carattere, per il tipo di lavoro o per scarsa conoscenza di sé stessi, non si riesce a gestire l’empatia e a porre il giusto distacco, avviene un’identificazione con i problemi

dell’altro che causa un carico eccessivo di stress. In questo caso il burnout si rappresenta un vero e proprio logorio da parte di chi lo subisce,

che si sente infatti prosciugato delle proprie energie.

RISCHI PSICOSOCIALI: BURN-OUT

CAUSE DEL BURNOUT: OGGETTIVE

Dovute alle caratteristiche dell’attuale mondo del lavoro e dei moderni stili di vita: l’ansia da prestazione è infatti un fenomeno tipico della società in cui viviamo.

Oggigiorno le dinamiche e le condizioni di lavoro sacrificano spesso il lato umano, a favore di una logica prettamente economica possono generare un forte stress di cui, spesso, ci si accorge tardi e che porta a volte a decisioni improvvise e non razionali, come auto-licenziamento, assenteismo o

disturbi del comportamento che causano l’allontanamento della persona da parte dei suoi superiori.

Tra le cause oggettive del burnout, determinate da condizioni e dinamiche di lavoro, troviamo:

1. scarsa retribuzione2. ore straordinarie (mal retribuite o gratuite)3. mancanza di tutele e incentivi4. ambiente esterno stressante (come avviene, ad esempio, in caso di luci e musica costante

all’interno di molti negozi della grande distribuzione)5. competizione6. incomunicabilità tra reparti e tra ruoli7. gratificazioni insufficienti8. dinamiche di mobbing (persecuzione psicologica).

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RISCHI PARTICOLARI

Tra gli obiettivi che il DLgs 81/08 si prefigge, la salute dei Lavoratori declinata inrelazione al genere è, senza dubbio, uno dei più complessi e, nel contempo, piùqualificanti.

Il Legislatore, recependo a livello nazionale le indicazioni fornite in materia dall’UnioneEuropea, per molti aspetti ha volutamente lanciato una sfida al Welfare italiano; unasfida soprattutto culturale.

Infatti, se è ormai noto che un approccio consapevole al tema della sicurezza sul lavoronon può prescindere dal riconoscimento delle peculiarità legate al genere dei Lavoratori,è ugualmente vero che, a questo proposito, nel nostro Paese persistono ancorasignificative disparità di trattamento.

Differenza di genere

Tuttavia le indicazioni riferite a tale problematica, più volte richiamata nel D. Lgs. 81 (art.1, 28, 40), non sempre risultano di facile applicazione: in effetti, viene indicato “cosa”bisogna fare, ma non altrettanto chiaramente “come” farlo.

Il “lavoro oggi ha un ruolo molto importante nella vita delle donne in Europa, dove il44% della manodopera è composta da donne”, con notevoli differenze tra stato e stato.

Differenza di genere

Recentemente le ricerche nel campo delle “differenze” hanno identificato due

tipologie di “differenze” tra sessi:

differenze biologiche (sessuali) dal punto di vista dell’apparato riproduttivo e

le sue funzioni biologiche (in particolare genetico e ormonale);

differenze socio-ambientali (di genere), dal punto di vista della percezione e

dell’ambiente sociale circostante (fattori “contestuali”).

Differenza di genere

Riguardo allo stress lavorativo “per il genere femminile, lo stress è spesso doppio,perché a quello lavorativo si aggiunge quello da lavoro di cura in famiglia”. Infattisecondo i dati di un indagine Istat, “mentre i Lavoratori maschi dedicano in media 2 oreal giorno per assistere i famigliari, le donne ne dedicano in media 5 e mezza”, e il“superlavoro stressante delle donne costa caro alla loro salute non solo nella vita di tuttii giorni, ma anche a lungo termine”.

Uno studio, che ha seguito 105.560 residenti di Torino dal 1991 al 2005, ha messo inrilievo che le donne con il “doppio carico” “hanno un rischio maggiore per malattiecoronariche e questo rischio è raddoppiato per donne Lavoratrici non sposate con figli.

Differenza di genere

Inoltre come si sa, lo “stress incide in maniera pesante sul sistema endocrino con notieffetti sul ciclo mestruale e sulla salute riproduttiva delle donne”: anche “la fertilità e gliesiti della gravidanza possono essere influenzate dallo stress lavorativo”.

Differenza di genere

Oltre allo stress lavorativo, anche altri fattori di rischio devono ancora essere affrontatidalla ricerca in ottica di genere”.

Ad esempio riguardo ai rischi lavorativi tradizionali relativi ai fattori chimici e fisici e, inparticolare, agli inquinanti che interferiscono con il sistema endocrino e riproduttivo.

Questi inquinanti hanno infatti effetti diversi tra maschi e femmine (pesticidi, compostiorganici persistenti presenti nelle plastiche, ftalati, ritardanti di fiamme, ecc…).

Anche il peso massimo raccomandato (MMDC) è diverso a seconda del genere.

Differenza di genere

Vulnerabilità: i Lavoratori più maturi sono maggiormente vulnerabili ai pericoli derivantida condizioni di lavoro peggiori rispetto ai Lavoratori più giovani.

Possibili Cause:

▪Problematiche di tipo fisico (riduzione forza muscolare, riduzione della motilità dellearticolazioni ed elasticità dei tessuti, aumento patologie del rachide, maggior fatica almantenimento della postura, riduzione capacità di sopportare sforzi prolungati.

▪Problematiche sensoriali (diminuzione capacità visiva ed uditiva).

▪Problematiche cognitive (maggior difficoltà ad adeguarsi a repentini cambiamentilavorativi, minor prontezza di riflessi, memoria).

▪Possibili malattie (diabete, osteoporosi…).

Differenza di età (over 50)

MISURE DI SICUREZZA - OVER 50 (INTEGRATIVE)

Misure Tecniche:Migliorare le condizioni lavorative (illuminazione, microclima, aerazione, ecc.).Migliorare supporti alla mobilità (corrimano, antisdrucciolo …)

Misure Organizzative:Ove possibile, allineare il compito lavorativo alle caratteristiche, competenza epeculiarità soggettive.Ove possibile, limitare le attività più gravose (Movimentazione Manuale dei Carichi,distanze …).Aumento del n° di pause (attività faticose), Promozione stile di vita sano, Riduzionelavori a turno, Sorveglianza Sanitaria.

Misure comportamentali:Regolare attività fisica, Alimentazione Sana

Differenza di età (over 50)

Secondo le statistiche europee, il tasso d’infortuni sul lavoro a dei giovani di etàcompresa tra i 18 ed i 24 anni è superiore al 50% a qualsiasi altra fascia di età deiLavoratori.

Possibili motivazioni:

Immaturità sia dal punto di vista fisico che psicologico;mancanza di competenze e conoscenze adeguate;scarsa conoscenza degli obblighi altrui ma anche dei propri diritti e responsabilità;scarso coraggio nell’affrontare un problema e/o a confrontarsi con altri Lavoratori.

Va infine considerato che i Lavoratori giovani sono esposti a pericoli supplementari,dovuti a condizioni di carattere soggettivo

Differenza di età (giovani)

MISURE DI SICUREZZA - GIOVANI (INTEGRATIVE)

Attività di tutoraggio - affiancamento:

Insegnare al giovane come lavorare in modo corretto.

incoraggiarlo a partecipare, fare domande sui pericoli, rischi, precauzioni, a discutere eda segnalare i pericoli che riconosce.

Rassicurarlo sul fatto che a volte è giusto dire «no» se non si è sicuri sulla cosa da fare.

Insistere sulla necessità di utilizzare attrezzature ed indumenti idonei ed adottare legiuste precauzioni.

Differenza di età (giovani)

LAVORATORI STRANIERI - STATISTICHE INFORTUNI

Le statistiche indicano che il rischio di

frequenza infortunistica annua è 1 su 10 per

gli immigrati a dispetto di 1 su 25 per i

Lavoratori italiani.

Differenze di provenienza da altri paesi

LAVORATORI STRANIERI - STATISTICHE INFORTUNI

Da diversi studi europei emerge, in generale, che i Lavoratori immigrati lavorano (moltospesso):

✓in condizioni meno confortevoli rispetto ai Lavoratori locali;

✓svolgono lavori molto faticosi e monotoni per più ore;

✓manifestano particolari problemi legati allo stress da lavoro correlato.

Tali Lavoratori sono inoltre esposti a pericoli supplementari, che si vanno a sommare aquelli propri delle attività lavorative, imputabili a condizioni soggettive.

Differenze di provenienza da altri paesi

LAVORATORI STRANIERI - CRITICITÀ

Deficit relazionali: il clima sociale e relazionale viene messo alla prova nell’ambito dilavori da svolger in team o quando la sicurezza è strettamente legata e dipendente daiLavoratori. Tra i fenomeni che più comunemente si osservano bullismo ed abusi raziali.

Possibili deficit linguistici e culturali:

La lingua è la principale barriera/difficoltà per la tutela dellasalute e sicurezza nel posto di lavoro (difficoltà ad acquisirecompetenze e conoscenze adeguate);Minore attenzione verso la propria integrità fisica ementale.

Maggior tendenza a non riportare situazioni di pericolo oeventi accaduti : tendono a nascondere i problemi occorsi oriscontrati.

Differenze di provenienza da altri paesi

LAVORATORI STRANIERI - MISURE DI SICUREZZA

Formazione Adeguata:

✓ Test di comprensione della lingua

✓ Supporti didattici multilingua

✓ Affiancamento iniziale

Coinvolgimento e clima di lavoro «partecipativo»

Coinvolgimento del Lavoratore nella «vita aziendale»;Prevenzione verso i fenomeni di bullismo e razzismo

Impiego di mediatori culturali

Attuale percorsi individuali di accompagnamento; Facilitare lacomunicazione, rimuovendo barriere culturali e linguistiche;

Differenze di provenienza da altri paesi

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE

INDIVIDUALE

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

I DPI devono essere conformi al Regolamento (UE) 2016/425, inoltre devono:

• Essere adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare per se un rischio maggiore;• Essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro;• Tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore;• Poter essere adattati all’utilizzatore secondo sue necessità.

L’acquisto dei DPI va fatto in relazione alla valutazione dei rischi, alla successiva definizione dellecaratteristiche dei DPI, la ricerca sul mercato ed infine l’acquisto del DPI idoneo allo svolgimento della

mansione in sicurezza.

Non sono DPI gli indumenti ordinari o le divise non destinate a proteggere la salute dei lavoratori, leattrezzature dei servizi di soccorso o di salvataggio, le attrezzature di protezione delle forze armate, imateriali di autodifesa o dissuasione, o apparecchi portatili per individuare e segnalare rischi o fattorinocivi.

Per DISPOSITIVO DI PROTEZIONE INDIVIDUALE si intendequalsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata etenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro unoo più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o lasalute durante il lavoro, nonché ogni complemento oaccessorio destinato a tale scopo.

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Tipo di Protezione anticaduta freddo sostanze chimiche antincendio gas e vapori saldatura antiscivolo meccanica shock elettrico elettricità statica polveri taglio fattori climatici rumore fiamma e calore

Parti del corpo protette testa occhi mani e braccia piedi e gambe corpo vie respiratorie

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE:• Mascherina a filtro;• Mascherina antigas;• Elmetto;• Scarpe anti - anfortunistiche;• Guanti.

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE COLLETTIVI:• Sistemi di ventilazione e/o areazione;• Aspirazione localizzata;• Isolamento acustico;• Barriere/ripari fissi interbloccate;• Parapetti.

I DPI devono essere impiegati quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da:

MISURE DI PREVENZIONE- Tecniche (Modifiche di tecnologie, impianti, macchinari e attrezzature);- Organizzative (orari, tempi, reparti, responsabilità, ruoli, gerarchie);- Procedurali (ordine e sequenza delle operazioni, informazione e formazione)

MISURE DI PROTEZIONE - Collettiva;- individuale.

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

DPI DI PRIMA CATEGORIA sono di semplice progettazione ed aiutano a salvaguardare il lavoratoredal rischio di danni fisici di lieve entità.

Sono DPI di 1°categoria quelli che hanno la funzione di salvaguardare da:

▪Azioni lesive con effetti superficiali prodotte da strumenti meccanici;

▪Azioni lesive di lieve entità e facilmente reversibili causate da prodotti per la pulizia;

▪Rischi derivanti dal contatto o urto con oggetti caldi (Temperatura non superiore a 50°C);

▪Ordinari fenomeni atmosferici e azione lesiva dei raggi solari;

▪Urti lievi e vibrazioni inidonei a raggiungere organi vitali o provocare lesioni permanenti.

Secondo il Regolamento (UE) 2016/425 i DPI sono suddivisi in 3 categorie:

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

DPI DI TERZA CATEGORIA sono di progettazione complessa e destinati a salvaguardare il lavoratoreda rischi di morte o di lesioni gravi e di carattere permanente.

La categoria III comprende esclusivamente i rischi che possono causare conseguenze molto gravi quali morte o danni alla salute irreversibili con riguardo a quanto segue:

a) sostanze e miscele pericolose per la salute; b) atmosfere con carenza di ossigeno; c) agenti biologici nocivi; d) radiazioni ionizzanti; e) ambienti ad alta temperatura aventi effetti comparabili a quelli di una temperatura dell'aria di

almeno 100 °C; f) ambienti a bassa temperatura aventi effetti comparabili a quelli di una temperatura dell'aria di –

50 °C o inferiore; g) cadute dall'alto; h) scosse elettriche e lavoro sotto tensione; i) annegamento; j) tagli da seghe a catena portatili; k) getti ad alta pressione; l) ferite da proiettile o da coltello; m) rumore nocivo.

DPI DI SECONDA CATEGORIAsono i DPI che non rientranodelle altre due categorie

OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO:

▪individua le condizioni in cui un DPI deve essere usato in funzione dell’entità del rischio, la frequenza dell’esposizione al rischio, le caratteristiche del luogo di lavoro e delle prestazioni del DPI.

▪Mantiene in efficienza i DPI e ne assicura le condizioni igieniche con manutenzione, riparazioni, sostituzioni necessarie e quando prescritto dal fabbricante;

▪Provvede affinché i DPI siano utilizzati soltanto secondo gli usi previsti;

▪Fornisce istruzioni comprensibili per i lavoratori;

▪Destina ogni DPI ad uso personale;

▪Informa preliminarmente i lavoratori dei rischi dai quali il DPI li protegge;

▪Rende disponibile nell’azienda ovvero unità produttiva informazioni adeguate su ogni DPI;

▪ Stabilisce le procedure aziendali da seguire, al termine dell’utilizzo, per la riconsegna dei DPI;

▪ Assicura una formazione adeguata e organizza, se necessario, uno specifico addestramento circa l’uso corretto e l’utilizzo pratico dei DPI.

ADDESTRAMENTO OBBLIGATORIO PER TUTTI I DPI CHE APPARTENGONO ALLA TERZA CATEGORIA E PER I DPI CHE PROTEGGONO L’UDITO.

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

OBBLIGHI DEL LAVORATORE

▪sottoporsi alla formazione ed eventuale addestramento organizzato dal Datore di Lavoro;

▪Utilizzano i DPI messi a disposizione conformemente all’informazione e formazione ricevute all’addestramento organizzato;

▪Provvedono alla cura dei DPI messi a loro disposizione;

▪Non vi apportano modifiche di propria iniziativa;

▪Segnalano eventuali difetti o inconvenienti da essi rilevati nei DPI messi loro a disposizione.

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Rif. articolo 19 - Obblighi del preposto

▪ f) segnalare tempestivamente al Datore di Lavoro o al dirigente sia le deficienzedei mezzi e delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezioneindividuale, sia ogni altra condizione di pericolo che si verifichi durante illavoro, delle quali venga a conoscenza sulla base della formazione ricevuta;

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

PROTEZIONE DEI CAPELLI:I lavoratori che operano o che transitano pressoorgani in rotazione presentanti pericoli diimpigliamento dei capelli, o presso fiamme omateriali incandescenti, devono essere provvistidi appropriata cuffia di protezione.

PROTEZIONE DEL CAPO:I lavoratori esposti a specifici pericoli di offesa alcapo per caduta di materiali dall'alto o percontatti con elementi comunque pericolosidevono essere provvisti di copricapo appropriato.

L’ALLEGATO VIII del D. Lgs. 81/08 classifica i DPI in base alla parte del corpo da proteggere:

PROTEZIONE DEGLI OCCHI:I lavoratori esposti al pericolo di offesa agliocchi per proiezioni di schegge o di materialiroventi, caustici, corrosivi o comunquedannosi, devono essere muniti di occhiali,visiere o schermi appropriati.

PROTEZIONE DELLE MANI:Nelle lavorazioni che presentano specificipericoli di punture, tagli, abrasioni, ustioni,causticazioni alle mani, i lavoratori devonoessere forniti di guanti o altri appropriatimezzi di protezione.

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

PROTEZIONE DEI PIEDI:

Per la protezione dei piedi nelle lavorazioni in cuiesistono specifici pericoli di ustioni, di causticazione,di punture o di schiacciamento, i lavoratori devonoessere provvisti di adeguate calzature. Tali calzaturedevono potersi sfilare rapidamente

PROTEZIONE DELLE ALTRE PARTI DEL CORPO:

Qualora sia necessario proteggere talune parti delcorpo contro rischi particolari, i lavoratori devonoavere a disposizione idonei mezzi di difesa (schermiadeguati, grembiuli, gambali…)

CINTURE DI SICUREZZA:

I lavoratori che sono esposti a pericolo di cadutadall'alto o entro vani o che devono prestare laloro opera entro pozzi, cisterne e simili incondizioni di pericolo, devono essere provvisti diadatta cintura di sicurezza.

MASCHERE RESPIRATORIE:

I lavoratori esposti a specifici rischi di inalazionipericolose di gas, polveri o fumi nocivi devonoavere a disposizione maschere respiratorie oaltri dispositivi idonei.

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Tutti i D.P.I. commercializzati dal 1°Luglio 1995 devono essere MARCATI CE e devono essereaccompagnati dalla documentazione con le istruzioni di uso e manutenzione.La garanzia del possesso dei requisito essenziali di salute e sicurezza è rappresentata dall’obbligo per ilfabbricante di attuare una procedura di certificazione in funzione della categoria di appartenenza delDPI. Nei DPI di III categoria la marcatura CE deve essere seguita da un codice di 4 cifre che indical’organismo notificato che ha provveduto alla certificazione.

In ogni caso la marcatura deve comprendere almeno:▪Il nome, il marchio o altro elemento di identificazione del fabbricante;▪Il riferimento al modello del DPI (nome commerciale, codice, ecc..);▪Qualsiasi riferimento opportuno per l’identificazione delle caratteristiche del DPI (taglia, prestazioni,pittogramma, ecc…).

N.B. La marcatura deve essere facilmente individuabile, chiaramente leggibile e indelebile.

Inoltre deve essere presente la NOTA INFORMATIVA «i», in pratica le istruzioni per l’uso del DPI. Questa nota deve almeno contenere:

▪Il nome e l’indirizzo del fabbricante;▪Il nome, l’indirizzo e il numero di identificazione dell’organismo notificato che ha provveduto alla certificazione;▪ le istruzioni per il deposito, l’impiego, la pulizia, la manutenzione e eventuale disinfezione;▪Le classi di protezione e i corrispondenti limiti di utilizzazione;▪La data di scadenza del DPI e dei suoi composti.

MARCATURA E NOTA INFORMATIVA

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Per la scelta del guanto adatto alla tipologia del lavoro

occorre definire:

▪ Tipo di lavoro – precisione, pesante, rischioso

▪ Tipologia ambiente – in base alla natura dell’ambiente in cui deve operare ilDPI si individua la materia prima dei guanti

▪ Livello di prestazione – l’analisi dei rischi sul posto di lavoro aiuta a valutare illivello di protezione necessario

▪ Ottemperanza dei DPI rispetto a quanto indicato nelle tabelle dell’allegato VIIIdel Dlgs 81/08 e s.m.i

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

I PITTOGRAMMI sono riportati solo sui GUANTI e sono utili al momento della

scelta del DPI per individuare quelli più adatti alle proprie esigenze. Infatti

oltre alle figure dei rischi che vengono protetti sono

riportati dei numeri che suggeriscono il livello di

prestazione.

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Tipo di rischio Norma Prove

Rischio Meccanico EN388Abrasione (0-4), taglio (0-5), lacerazione (0-4), perforazione (0-4)

(es. 4,3,3,1)

Rischio chimico EN374-3 Impermeabilità, penetrazione

Micro Organismi EN374-2 Impermeabilità

Calore e/o fuoco EN407

Comportamento al fuoco, resistenza al calore da contatto, convettivo, radiante,

resistenza a piccoli e grossi schizzi di metallo fuso

(valori da 0 a 4)

Rischio da freddo EN511Resistenza al freddo convettivo (0-4), da contatto (0-4), permeabilità all’acqua (0-

1)

Radiazioni Ionizzanti

EN421

Elettricità statica

Calore e/o fiamma per Vigili

EN659

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Esempi:

Indicazione dei livelli di prestazione per la protezione dal Rischio Meccanico

Resistenze LivelliDotazione minima per

operazioni di cantiere

Dotazione aggiuntiva per

operazioni di MMC

Abrasione Da 1 a 4 2 2

Taglio Da 1 a 5 3 1

Lacerazione Da 1 a 4 3 2

Perforazione Da 1 a 4 2 2

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Secondo la norma EN 420 i guanti devono rispondere ai seguentirequisiti:

▪Identificazione del produttore e marcatura del prodotto;▪ Innocuità (pH e tenore di cromo);▪ Rispetto delle taglie definite;▪ Indicazione dei livelli di prestazione;▪ Composizione del guanto;▪ Proprietà elettrostatiche.

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

sicurezza protezione lavoro

EN ISO 20345 EN ISO 20346 EN ISO 20347

resistenza puntale 200J resistenza puntale 100J senza puntale

Sigla S (sicurezza) Sigla P (protezione) Sigla 0 (Lavoro)

Normativa di riferimento:

Classificazione: Codice di

designazioneClassificazione

ICalzature di cuoio e altri materiali, escluse calzature

interamente di gomma o materiale polimerico

II

Calzature interamente di gomma (completamente

vulcanizzate) o interamente polimeriche (completamente

stampate)

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Categoria Requisiti di base Requisiti supplementari

SB I oppure II

S1 IZona del tallone chiusa con assorbimento di energia e proprietà

antistatiche

S2 I Come S1 più penetrazione e assorbimento di acqua

S3 I Come S2 più resistenze alla perforazione, suole con rilievi

S4 II Proprietà antistatiche, assorbimenti di energia nella zona del tallone

S5 II Come S4 più resistenza alla perforazione suole con rilievi

Categorie delle calzature di sicurezza:

La scarpa di sicurezza protegge i piedi contro le aggressioni esterne (schiacciamento, ustioni dascintille, fluidi caldi o scorie, freddo, perforazioni, vibrazioni) e nel contatto verso il suolo(pericoli di scivolamento nel suolo roccioso o fangoso, su superfici cosparse di olio o grasso oscorie incandescenti).

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Requisiti obbligatori: assorbimento degli urti (5kN); resistenza alla penetrazione.

Requisiti facoltativi: test di osservazione degli urti e di resistenza alla penetrazione a temperature estremamente basse (-20C°/ -30C°); test di isolamento elettrico.

Requisiti obbligatori: assorbimento degli urti (5kN), resistenza alla penetrazione (3kN), resistenza alla fiamma, punto di ancoraggio del sottogola (rottura tra 150N e 250N).

Requisiti facoltativi: test di osservazione degli urti e di resistenza alla penetrazione a temperature estremamente basse ed elevate (-20C°, -30 C° e +150 C°), test di isolamento elettrico, deformazione laterale.

BERRETTO ANTIURTO (EN 812)

ELMETTO INDUSTRIALE (EN 397)

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

La marcatura dei DPI di protezione per gli occhi deve comprendere:

• marcatura CE;• marchio del produttore;• classe ottica;• livello per gli oculari filtranti;• vari simboli.

CLASSE OTTICA

1 Lavori continui

2 Lavori intermittenti

3 Lavori occasionali con divieto di uso permanente

RESISTENZA MECCANICA

S Solidità rinforzata (resistenza d una sfera di 22 mm e di 43g in caduta da 1,30 m)

F Impatto a bassa energia (resistenza ad una sfera di 6 mm e di 0,86g a 45 m/s)

B Impatto a media energia (resistenza ad una sfera di 6 mm e di 0,86 g a 120 m/s)

A Impatto ad alta energia (resistenza ad una sfera di 6 mm e di 0,86 g a 190 m/s)

K Resistenza al danneggiamento delle superfici provocato dalle particelle fini (optional)

N Resistenza alla condensa (optional)

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Esempio di marcatura lente:

A EN166 FT CE

CostruttoreResistenza

meccanica

Marcatura CENorma

applicabile

2C 1,2 A 1 FT N CE

Tipo di filtro

Numero gradazio

ne

Costruttore

Classeottica

Resistenza

meccanica

Requisiti aggiunti

vi

Marcatura CE

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

TIPO DI FILTRO

2 Filtro UV

2C o 3 Filtro UV con buon riconoscimento dei colori

4 Filtro infrarossi

5 Filtro solare

6 Filtro solare con specifica IR

NUMERO DI GRADAZIONE*

1,2 Lente neutra o ambra

1,7 Lente indoor – outdoor

2,5 Lente marrone o fumo

3,1 Lente marrone multilayer o blu specchiato

*Filtro per saldatura se presente un numero unico per filtro e gradazione:1,7 = IR 1,7 – 3= IR 3,0 – 5 IR=5,0 – 7= IR7,0

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Zone di rischio a 1000Hz

Condizioni di esposizione Zone di sicurezza (dB) Zone di pericolo (dB) Zona dannosa (dB)

Senza protezione fino a 85 da 85 a 120 >120

Con tappi per le orecchie 115 da 115 a 130 130

Con cuffie o archetto 125 da 125 a 135 135

Simboli delle attenuazioni:

▪L: basse frequenze (gravi)▪M: medie frequenze▪ H: alte frequenze (acuti)▪ SNR: attenuazione media (livello di protezione che un prodotto è in grado di offrire per un range di frequenza compreso tra 63 Hz e 800 Hz)

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

FFP1/P1 per contaminanti con TLV=10 mg/mc

FFP2/P2 per contaminanti con TLV>0,1 mg/mc

FFP3/P3 per contaminanti con TLV<0,1 mg/mc

Respiratori antipolvere:

• Facciali filtranti, semimaschere o maschere con filtro

antipolvere (ventilazione non assistita)

• Cappucci o caschi alimentati da elettroventilatore

(ventilazione assistita)

• Maschere alimentate da elettroventilatore

(ventilazione forzata)

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Tipo di sostanza filtrata

A Vapori organici (ebollizione >65 C°) e solventi

B Gas e vapori inorganici

E Anidride solforosa e acidi solforosi

K Ammoniaca e derivati

AX Gas e vapori organici (ebollizione <65 C°)

Respiratori antigas e vapori:

La durata di un filtro antigas dipende dalla natura e dalla concentrazione del contaminante,dall’umidità, temperatura, ritmo respiratorio e capacità polmonare. Non è pertanto possibilestabilire una durata standardizzata, il filtro va sostituito quando si avverte l’odore o il sapore dellasostanza, ossia quando il filtro è saturo e non è più in grado di assorbire. Occorre pertantoeffettuare un controllo periodico e PRELIMINARE all’uso, volto a verificare l’effettiva efficienza delDPI. Su alcuni tipi di filtri è riportata la data di scadenza.

Ciascun filtro può inoltre essere suddiviso in tre classi: 1, 2 e 3. Tutti i filtri hanno efficienza filtrante del 100%, quello che differenzia le classi di filtro è la quantità di contaminante che è in grado di assorbire.

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Fattori da prendere in considerazione nella scelta del corretto dispositivo diprotezione delle vie respiratorie da adottare:

– agente chimico da cui proteggersi (limiti di esposizione e potenziale concentrazione nell’area di lavoro)

– potenziale carenza di ossigeno (<19.5% O2)

– concentrazioni di IDLH (Immediately Dangerous to Life or Health)

– avvisaglie di contaminazione effettiva o potenziale dell’ambientedi lavoro (odori molesti, irritazione di pelle e occhi, etc..)

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

• Sono DPI di III categoria

• Necessitano di:FormazioneAddestramento

• Solo il personale abilitato può utilizzarli

1. Cinture di sicurezza per guardafili

2. Cinture di sicurezza con bretelle e fune di trattenuta

3. Cinture di sicurezza con bretelle passanti sotto le ascelle, collegate a funi di salvataggio

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Obblighi del DdL concernenti l’impiego di sistemi di accesso e posizionamentomediante funi:

(requisiti)

▪ Almeno due funi ancorate separatamente: FUNE DI LAVORO (per l’accesso, la discesa e ilsostegno) e FUNE DI SICUREZZA (dispositivo ausiliario). E’ ammesso l’uso di una sola fune incircostanze eccezionali, in cui l’uso di una seconda fune rende il lavoro più pericoloso e sesono adottate misure adeguate per garantire la sicurezza.

▪ Lavoratori dotati di un’adeguata imbracatura di sostegno collegata alla fune di sicurezza.

▪ Fune di lavoro dotata di meccanismi sicuri di ascesa e discesa e dotata di sistemaautobloccante volto a evitare la caduta nel caso in cui l’utilizzatore perda il controllo deipropri movimenti.

▪ Attrezzi ed altri accessori utilizzati dai lavoratori, agganciati alla loro imbracatura di sostegnoa al sedile o altro strumento idoneo.

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

Per proteggere efficacemente contro le cadute, durante i lavori in quota, e per conformarsi alla legislazione europea (EN363), un sistema anticaduta deve essere composto obbligatoriamente dai 4 elementi seguenti :

▪ Punto d’ancoraggio;

▪ Imbracatura anticaduta;

▪ Elemento di collegamento;

▪ Procedura di salvataggio.

Dispositivi di Protezione Individuale:

Titolo III, Capo II, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

• Protezione da calore e fiamme

• Protezione da rischi meccanici

• Alta visibilità

• Antimpigliamento

• Elettrostaticità

• Freddo e intemperie

• Rischio chimico e biologico

• Contaminazione radioattiva

Gli indumenti di protezione devono rispettare i requisiti generali relativiall’ergonomia, alla durata e alle taglie indicati nella norma EN 340

IL MEDICO COMPETENTE

IL MEDICO COMPETENTE D. Lgs. 81/08

in possesso di uno dei titoli e dei requisiti formativi e professionali (art.38)

collabora con il datore di lavoro ai fini della valutazione dei rischi (art.29,comma 1)

nominato dal datore di lavoro per effettuare la sorveglianza sanitaria e per tutti gli altri compiti previsti dal decreto

Il datore di lavoro assicura al medico competente le condizioni necessarie perlo svolgimento di tutti i suoi compiti garantendone l’autonomia (art. 39comma 4 D.Lgs. 81/08)

E inoltre…

L’attività di medico competente deve essere svolta secondo i principi dellamedicina del lavoro e del codice etico della Commissione internazionale disalute occupazionale (ICOH) (art. 39 comma 1 D.Lgs. 81/08).

Il dipendente di una struttura pubblica, assegnato agli uffici che svolgono attività di vigilanza, non può prestare, ad alcun titolo e in alcuna parte del territorio nazionale, attività di medico competente (art. 39 comma 3 D.Lgs. 81/08).

TITOLI E REQUISITI Art.38 del D.Lgs.81/08

specializzazione in medicina del lavoro o in medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica

docenza in medicina del lavoro o in medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica o in tossicologia industriale o in igiene industriale o in fisiologiae igiene del lavoro o in clinica del lavoro

autorizzazione di cui all’articolo 55 del decreto legislativo 15 agosto 1991, n. 277

specializzazione in igiene e medicina preventiva o in medicina legale

educazione continua in medicina

percorsi formativi universitari

Medici competenti

Medici specialisti in igiene e medicina legale

elenco dei medici

competenti

Autocertificazione dei propri titoli presso il Ministero della Salute

6 mesi

Art.25 comma 1 lettera a) e m) del D.Lgs.81/08

COLLABORAZIONE:

alla valutazione dei rischi con il datore di lavoro e con il servizio di prevenzione e protezione anche ai fini della programmazione, ove necessario, della sorveglianza sanitaria

alla predisposizione della attuazione delle misure per la tutela della salute e della integrità psico-fisica dei lavoratori

all’attività di formazione e informazione nei confronti deilavoratori, per la parte di competenza

alla organizzazione del servizio di primo soccorso considerando i particolari tipi di lavorazione ed esposizione e le peculiari modalità organizzative del lavoro

alla attuazione e valorizzazione di programmi volontari di promozione della salute, secondo i principi della responsabilità sociale

alla programmazione del controllo dell’esposizione

dei lavoratori

COLLABORAZIONE E PARTECIPAZIONE

SOPRALLUOGO IN AZIENDA

Art. 25, comma 1, lettera l) del D.Lgs 81/08

Il medico competente visita gli ambienti di lavoro almeno una volta all’anno o con cadenza diversa in base alla valutazione dei rischi

L’indicazione di una periodicità diversa deve essere comunicata al datore di lavoro e annotata nel documento di valutazione dei rischi

Nei cantieri temporanei o mobili può essere sostituito o integrato con la visione dei piani di sicurezza per i cantieri cui la durata presunta dei lavori è inferiore ai 200 giorni lavorativi ed il medico abbia già effettuato sopralluogo in altri cantieri aventi caratteristiche analoghe e gestiti dalla stessa impresa

Non è previsto l’obbligo di sopralluogo congiunto con il responsabiledelservizio di prevenzione

RIUNIONE PERIODICA Art.35 del D.Lgs.81/08

Dove:

Quando:

Chi partecipa:

Argomenti da trattare:

Vanno individuati:

nelle aziende che occupano più di 15 lavoratori

nelle aziende fino a 15 lavoratori è facoltà del RLS chiedere laconvocazione di un’apposita riunione

almeno una volta all’anno

in occasione di eventuali significative variazioni delle condizionidi esposizione al rischio

il datore di lavoro o un suo rappresentanteL’RSPPil medico competente, ovenominato I’RLS

-documento di valutazione dei rischi;-andamento infortuni, malattie professionali e sorveglianza sanitaria-criteri di scelta, caratteristiche tecniche ed efficacia dei DPI-programmi di informazione e formazione dei dirigenti, dei preposti e dei lavoratori ai fini della sicurezza e della protezione della loro salute

codici di comportamento e buone prassi

obiettivi di miglioramento della sicurezza complessiva

SORVEGLIANZA SANITARIA

Art.2 comma 1 lettera m del D. Lgs. 81/08

PROTOCOLLO SANITARIO

va considerato parte integrante del documento di valutazione dei rischi(art. 29, comma 1)

definito dal medico competente

in funzione dei rischi specifici presenti inazienda

tenendo in considerazione gli indirizzi scientifici più avanzati(art.25, comma 1 letterab)

Include gli accertamenti sanitari specialistici previsti per i lavoratori,miratiall’individuazione del rischio e il meno invasivi possibili

SORVEGLIANZA SANITARIA

Art.2 comma 1 lettera m del D. Lgs. 81/08insieme degli atti medici

finalizzati alla tutela dello stato di salute e sicurezza dei lavoratori,

in relazione all’ambiente di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa

Visite mediche specialistiche in medicinadel lavoroQuestionari clinici Esami strumentali

Indagini di laboratorio Indagini diagnostiche

Consulenze specialistiche

Compatibilità tra condizioni di salute e compiti lavorativi

Effetti precoci sulla salute correlati all’esposizioneprofessionale

Verifica delle misure di prevenzione dei rischi

SORVEGLIANZA SANITARIA

Accertamenti medici preventivi

Accertamenti medici periodici

Accertamenti medici su richiesta del lavoratore

Accertamenti medici alla cessazione del rapporto di lavoro

Art.41 comma 2 del D. Lgs. 81/08 La

sorveglianza sanitaria include :

Accertamenti medici in occasione del cambio di mansione

Accertamenti medici al rientro dal lavoro su richiesta del lavoratore dopo prolungato periodo di assenza dovuto a malattia comune, malattia professionale, infortunio sul lavoro o grave incidente

SORVEGLIANZA SANITARIAin fase preassuntiva

per accertare stati di gravidanza

per verificare stati di sieropositività per HIV

che espongano a rischi (radiografie o esami invasivi) se nonesisteprecisa indicazione clinica

finalizzati a verificare il possesso di particolari requisiti e non correlati ai rischi cui il lavoratore è esposto

su richiesta del datore di lavoro per controllare l’idoneità fisica o le assenze per infermità del lavoratore

problemi alcol-correlati

assunzione sostanze psicotrope e stupefacenti

La sorveglianza sanitaria NON deve includere accertamenti sanitari:

• RIMANE IN VIGORE IL CASO PARTICOLARE DETTATO DALL’ ART. 5 LEGGE300/70 (Visite Ispettive per infermità)

• Sono vietati accertamenti da parte del datore di lavoro sulla idoneità e sulla infermità per malattia o infortunio del lavoratore dipendente.Il controllo delle assenze per infermità può essere effettuatosoltanto attraverso i servizi ispettivi degli istituti previdenziali competenti, i quali sono tenuti a compierlo quando il datore di lavoro lo richieda.Il datore di lavoro ha facoltà di far controllare la idoneità fisica del lavoratore da parte di enti pubblici ed istituti specializzati di diritto pubblico.

SORVEGLIANZA SANITARIA

VERIFICA DI ASSENZA DI CONDIZIONI DIALCOL DIPENDENZA

Visite mediche specialistiche in medicinadel lavorocon anamnesimirata

Informazione, formazione e counselling collettivo

Indicatori di laboratorio mirati all’individuazione dei soggetti a rischio (Medico Competente, AST, ALT, GGT,CDT)

Se verifica positiva: giudizio di inidoneità temporanea alla mansione, autodiagnosie counselling individuale

Invio ai SERT

SU TUTTI I SOGGETTI CON MANSIONE A

RISCHIO IDENTIFICATA

NELLA NORMATIVA

La sorveglianza sanitaria è finalizzata alla verifica di assenza di condizioni di alcoldipendenza e di assunzione di sostanze psicotrope e stupefacenti (Art.41, comma 4)

VERIFICA DI ASSENZA DI ASSUNZIONE DISOSTANZE STUPEFACENTI O PSICOTROPE

Visite mediche specialistiche in medicinadel lavoro con anamnesi mirata

Test di screening su urina

Verifica positiva: giudizio di inidoneità temporanea alla mansione

Invio ai SERT

SU TUTTI I SOGGETTI CON MANSIONE A

RISCHIO IDENTIFICATA

NELLA NORMATIVA

(D.M. 186/90)

La sorveglianza sanitaria è finalizzata alla verifica di assenza di condizioni di alcol dipendenza e di assunzione di sostanze psicotrope e stupefacenti (art. 41, comma 4)

IL MEDICO COMPETENTE

LA RELAZIONE SANITARIA

Art. 25, comma 1, lettera i), Allegato 3B del D. Lgs. 81/08

prodotta in forma scritta e presentata nell’ambito della riunioneperiodica

trasmessa entro il primo trimestre dell’anno ai servizi competenti per territorio

Dati identificativi dell’aziendaDati identificativi del Medico competente Rischi cui sono esposti i lavoratori Protocolli sanitari adottatiN. giorni di assenze Infortuni denunciatiMalattie professionali segnalate Tipologia dei giudizi di idoneità

esclusivamente per via telematica

CARTELLA SANITARIA E DI RISCHIO

istituita e aggiornata periodicamente dal medico competente

custodia sotto la responsabilità del medico competente con salvaguardiadel segreto professionale

nelle aziende con più di 15 dipendenti: luogo di custodia concordato con ildatore di lavoro

firma del datore di lavoro sul frontespizio

firma dal lavoratore per presavisione- dei dati anamnestici e clinici- del giudizio di idoneità alla mansione

in caso di cessazione dell’attività dell’azienda o di risoluzione del rapportodi lavoro: consegna al lavoratore, che firmerà per ricevuta

in caso di cessazione dell’incarico: consegna al datore di lavoro, chefirmerà per ricevuta

se agenti cancerogeni/mutageni o biologici gr. III e IV ISPESL

IL GIUDIZIO DIIDONEITA’

Cambio mansioni?Risoluzione rapporto di lavoro?

IdoneitàIdoneità parziale, temporanea o permanente, conprescrizioni o limitazioniInidoneità temporaneaInidoneità permanente

Comunicazione scritta del giudizioal datore di lavoro e al lavoratore

Possibilità di ricorso entro 30 giorniallo SPISAL

D.Lgs. 81/08 art. 42

Il datore di lavoro…..attua le misure indicate dal Medico Competente e qualora le stesse prevedano un’inidoneità alla mansione specifica adibisce il lavoratore, ove possibile, ad altra mansione compatibile con il suo stato di salute .….e conserva qualifica e retribuzione originaria

IL GIUDIZIO DIIDONEITA’

Per riassumere il Datore di Lavoro o il

Dirigente devono provvedere a:

1. Nomina del Medico Competente: richiesta titoli e curriculum.

2. Collaborazione del Medico Competente nella stesura del documento diValutazione dei Rischi.

3. Redazione del piano di miglioramento.

4. Redazione delle procedure di Primo Soccorso.

5. Redazione del Protocollo di Sorveglianza sanitaria.

6. Relazione di sopralluogo annuale.

7. Cartella sanitaria personale e di rischio.

8. Effettuazione delle visite mediche periodiche e degli accertamentisanitari ritenuti necessari.

9. Giudizio di idoneità specifica alla mansione.

10. Custodia delle cartelle sanitarie.