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MODELLO PER UNA
MIGLIORE RELAZIONE TRA
BANCA ED IMPRESA
Le relazioni e lo scambio di informazioni impresa-banca sono la materia che Piccola Industria e
ABI Piemonte hanno deciso di approfondire al fine di verificare la possibilità di codificare e
rendere sistemico un Modello di relazione. In particolare Piccola Industria ha dato vita ad un
apposito gruppo di lavoro che ha predisposto il presente documento - condiviso con cinque delle
principali banche operanti sul territorio – denominato Modello di Relazione.
Il Modello di relazione ha l’obiettivo di proporre un format che consenta una migliore e più efficace
comunicazione tra il mondo delle imprese ed il sistema bancario. La definizione di un modello di
relazione, ufficialmente riconosciuto dalle categorie dei soggetti interessati, si ritiene non possa che
facilitare e meglio supportare il necessario scambio di informazioni tra banche e imprese.
Il modello proposto, prende spunto dalla considerazione che le informazioni normalmente a
disposizione degli istituti bancari per determinare il rating delle imprese loro clienti sono
certamente adeguate a cogliere la situazione economica e finanziaria e quella andamentale mentre
non risultano adeguate a supportare la valutazione di aspetti essenziali e sempre più decisivi - per
un corretto inquadramento e valutazione complessiva dell’impresa e del suo rating - che
riguardano l’ambito prospettico e quello qualitativo.
Ciò risulta, ove necessario, ancor più evidente in contesi di crisi economica come quello attuale e
soprattutto in riferimento alle piccole e medie imprese i cui dati di bilancio non sono sempre
adeguati a catturare le variabili critiche di successo. Il modello che si propone, integra le
informazioni economiche patrimoniali e finanziarie già previste nei modelli in uso con altre di tipo
prospettico e qualitativo che meglio possano descrivere il modello di business dell’azienda, il suo
vantaggio competitiva e, in definitiva, i fattori critici di successo (o di insuccesso).
L’obiettivo è quello di pervenire ad un documento di presentazione dell’azienda nel suo complesso,
cioè considerando le relazioni che ha rispetto all’ambiente nel quale è inserita e agli attori sociali
coinvolti nel processo di gestione aziendale.
Il modello che si propone si basa su tre ambiti di informazioni derivanti da documenti e da analisi
diverse:
• Analisi storica
• Analisi prospettica
• Analisi qualitativa
INDICE
1. Informazioni generali 4
2. Analisi storica 6
2.1 Informazioni Patrimoniali 6
2.2 Informazioni economiche 9
2.3 Rendiconto finanziario 11
2.4 Analisi per indici 13
3. Analisi prospettica 14
3.1 Il Business Plan 14
3.1.1 La pianificazione strategica 15
3.1.2 La pianificazione operativa 15
3.1.3 Piano economico finanziario 15
3.1.4 Piano degli investimenti 15
3.1.5 Impegno dei soci e impegno richiesto al
sistema finanziario 15
4. Analisi qualitativa 16
4.1 Settore 16
4.1.1 Struttura del mercato 16
4.1.2 Posizionamento sul mercato 16
4.2 Azienda 17
4.2.1 Analisi della formula imprenditoriale 17
4.2.2 Analisi SWOT 18
4.2.3 Analisi ABC 18
4.2.4 Patrimonio immobiliare 18
4.2.5 Struttura organizzativa e gestione delle
risorse umane 19
4.2.6 Operazioni straordinarie 19
4.2.7 Profili di rischio 19
4.2.8 Appartenenza ad un Gruppo 20
4.3 Intangibles 21
4.3.1 Asset di marketing 22
4.3.2 Asset tecnologici 22
4.3.3 Asset organizzativi 22
4.3.4 Asset di proprietà intellettuale 22
4.4 Rapporti tra impresa e sistema finanziario 23
4.4.1 Informazioni sull’operatività 23
4.4.2 Informazioni sull’utilizzo dei finanziamenti 23
4.4.3 Previsione del fabbisogno finanziario a breve 24
1. INFORMAZIONI GENERALI
Denominazione
Codice Fiscale e Partita IVA
Registro Imprese di
Sede legale
Unità locali
Data di costituzione
Capitale Sociale
Soci:
Dipendenti
Settore (Ateco 2007)
Settore di riferimento
Attività svolta
Clienti principali
N N+1 N+2
Fatturato
EBITDA
EBIT
Utile netto
Patrimonio Netto
Posizione Finanziaria Netta
Società partecipate:
SOCIETA’ Stato Capitale Sociale Quota di
partecipazione Attività Fatturato EBITDA Patrimonio Netto
Posizione
Finanziaria Netta
Crediti
Infragruppo
Debiti
Infragruppo
Eventuali altre informazioni e note esplicative
2. ANALISI STORICA
L’analisi storica ha l’obiettivo di mettere in evidenza i dati patrimoniali, economici e
finanziari che la società ha generato nell’ultimo triennio. Si tratta di analisi condotte sulla base dei
bilanci approvati, opportunamente riclassificati ed elaborati, dai quali si traggono indici ed
indicatori in grado di evidenziare “lo stato di salute” dell’azienda.
2.1 Informazioni patrimoniali
Lo Stato Patrimoniale viene riclassificato secondo tre criteri:
a) criterio finanziario che classifica le voci patrimoniali secondo il loro grado di
liquidità/esigibilità.
b) criterio del capitale investito/capitale raccolto che mette in evidenza, dal punto di
vista gestionale, la destinazione degli investimenti effettuati dall’impresa e la
composizione del capitale raccolto.
c) criterio gestionale che mette in evidenza il capitale impiegato e reperito nell’esercizio
suddividendolo in aree gestionali: operativa, strutturale, finanziaria.
I primi due sono quelli maggiormente usati anche dalla Centrale dei Rischi per la
valutazione del rischio di default delle imprese.
Il terzo schema, invece, è utile perché fornisce altre indicazioni oltre a quelle meramente
finanziarie e riesce a fornire un quadro completo della gestione aziendale, in riferimento alla
destinazione data all’interno dell’impresa alle risorse reperite.
Stato Patrimoniale riclassificato secondo il criterio finanziario
Stato Patrimoniale riclassificato secondo il criterio del capitale investito/capitale raccolto
Stato Patrimoniale riclassificato secondo il criterio gestionale
NOTE. L’inserimento di opportune note consente di mettere in evidenza alcuni dati patrimoniali
disaggregati, piuttosto che operazioni particolari che si sono verificate nel corso dell’esercizio (ad
esempio, una distinzione tra crediti verso l’Italia e verso l’estero; oppure la presenza di operazioni
di rivalutazione di alcuni cespiti; oppure un aumento di capitale)
Un ruolo essenziale le note lo ricoprono nel fornire spiegazioni sulle variazioni
particolarmente significative dei dati patrimoniali da un anno all’altro. È importante fornire utili
informazioni in ordine a:
immobilizzazioni immateriali
crediti
magazzino
o materie prime
o semilavorati
o prodotti finiti
precisando le modalità di valutazione e le politiche gestionali adottate.
2.2 Informazioni economiche
A seconda di come vene riclassificato il conto economico vengono evidenziati margini e
risultati diversi che forniscono informazioni diverse. Lo schema che normalmente viene utilizzato è
quello “a valore aggiunto” che mette in evidenza il Valore Aggiunto, l’EBITDA, l’EBIT, il reddito
corrente, il risultato ante imposte e il risultato netto. È uno schema utile perché predispone i dati
necessari per la successiva predisposizione degli indici di redditività; tuttavia non è adatto a mettere
in evidenza la redditività nel suo complesso. Ad esempio, può essere utile una riclassificazione che
metta in evidenza la gestione commerciale attraverso uno schema a Margine Lordo, Margine di
Contribuzione, Margine Commerciale; piuttosto che evidenziare il grado di rigidità del conto
economico attraverso una riclassificazione distinguendo tra costi fissi e costi variabili.
Non esiste, quindi, un unico schema in grado di catturare tutte le caratteristiche
dell’azienda. pertanto accanto allo schema a valore aggiunto è auspicabile che se ne aggiungano
altri per completare la conoscenza della società.
Conto economico a valore aggiunto
Conto economico a valore della produzione
Conto economico a margine di contribuzione
NOTE. Anche nella trattazione dei dati economici è utile inserire delle note esplicative su
alcune delle poste che emergono dal bilancio. La scelta dei valori da analizzare nelle note dipende
dalla struttura del bilancio, dalla composizione dei ricavi e dei costi, dal settore di appartenenza. A
titolo di esempio, è possibile disaggregare il dato dei ricavi per area geografica, oppure per tipologia
di clientela.
Anche in questo caso un ruolo essenziale le note lo ricoprono nel fornire spiegazioni sulle
variazioni particolarmente significative dei dati patrimoniali da un anno all’altro.
2.3 RENDICONTO FINANZIARIO
Il rendiconto finanziario fornisce una lettura della gestione dal punto di vista dei movimenti
finanziari. Riesce a mettere in evidenza la capacità dell’impresa di generare/distruggere liquidità
attraverso le sue diverse aree aziendali.
L’analisi del cash flow si basa principalmente su tre considerazioni:
a) si ragiona in termini di flussi e non di grandezze stock; si prendono pertanto a
riferimento due esercizi consecutivi per apprezzare la variazione delle voci;
b) vi sono costi e ricavi che non vengono monetizzati (es. ammortamenti) o che si
trasformano in flussi in ritardo (es. rimanenze di magazzino)
c) vi sono entrate ed uscite non direttamente collegate al conto economico e quindi ai costi
ed ari ricavi (investimenti/disinvestimenti; accensione/rimborso di mutui)
Il rendiconto rappresenta, quindi, una efficace sintesi tra il conto economico e lo stato
patrimoniale.
2.4 ANALISI PER INDICI
L’analisi per indici consente di analizzare l’andamento aziendale attraverso tre macrocategorie:
• Indicatori economici: misurano la capacità dell’azienda di generare risultati economici positivi nel
breve, medio, lungo periodo
• indicatori patrimoniali: analizzano le caratteristiche strutturali dell’impresa legate alla
composizione della situazione patrimoniale
• indicatori finanziari: esprimono la situazione finanziaria dell’impresa allo scopo di verificare
l’esistenza o meno di un equilibrio finanziario duraturo
Le tipologie di indici utilizzati sono.
• Indicatori di redditività
1. ROI: Reddito operativo/capitale investito netto
2. EBITDA: % sul fatturato
3. EBIT: % sul fatturato
• Indicatori di solidità
1. Indipendenza finanziaria: Patrimonio netto/Capitale investito
2. Solidità del capitale sociale: Patrimonio netto/Capitale sociale
3. Patrimonio netto tangibile: Patrimonio netto-Immobilizzazioni immateriali
• Struttura finanziaria
1. Composizione degli investimenti: Immobilizzazioni/Capitale investito
Capitale circolante/Capitale investito
2. Composizione dei finanziamenti: Passività correnti/Capitale investito
Passività consolidate/Capitale investito
Patrimonio netto/Capitale investito
• Situazione finanziaria
1. Indice di liquidità: Liquidità correnti/Passività correnti
2. indice di disponibilità: Capitale circolante/Passività correnti
3. Grado di rigidità delle fonti: Capitale acquisito/Passività correnti
• Indicatori relativi all’autofinanziamento
1. EBITDA/Interessi passivi
2. Cash flow/Debiti finanziari netti
3. ANALISI PROSPETTICA
La visione prospettica riguarda la formalizzazione della panificazione strategica e operativa
che l’azienda ha elaborato su un orizzonte temporale di 2/3 anni. In questo modello che, si ricorda
ha l’obiettivo di costituire uno strumento di comunicazione tra l’impresa d il sistema
bancario/finanziario, rappresenta una sezione di fondamentale importanza perchè, a differenza dei
risultati storici che riflettono una realtà ormai passata sulla quale non è possibile intervenire, la
proprietà e/o il management dichiarano apertamente quali sono le attese future e gli obiettivi della
propria azienda e come intendono raggiungere questo obiettivi. Naturalmente sarà necessario che i
dati contenuti nei documenti siano tra loro coerenti e abbiano una solida base di ragionevolezza.
L’analisi prospettica si basa sulla presentazione di un Piano Industriale con un orizzonte
temporale di due,/tre anni. Il contenuto minimo dovrebbe essere:
Situazione “as is” della società e del mercato, cioè la situazione di partenza
Possibili evoluzione del mercato, della domanda, della concorrenza
Obiettivi strategici (medio lungo termine)
Obiettivi e breve termine
Piano economico, finanziario e patrimoniale
Ipotesi di formulazione dei piani economico, finanziario e patrimoniale
Risorse necessarie per l’implementazione del Piano, distinguendo tra risorse proprie e
risorse di terzi
Sulla base dei dati contenuti nel Piano Industriale, conto economico, stato patrimoniale e
rendiconto finanziario (ovviamente prospettici) saranno riclassificati secondo gli stessi schemi visti
per le analisi storiche; da essi saranno poi tratti gli stessi indici ed indicatori storici. Questo
esercizio serve per verificare come le analisi prospettiche si raccordino a quelle storiche in maniera
tale da evidenziare eventuali discontinuità ingiustificate.
3.1 IL BUSINESS PLAN
Questa sezione del modello contiene la presentazione del Piano Industriale dell’azienda
elaborato su un orizzonte temporale di riferimento di 2/3 anni.
Un corretto processo di redazione del Piano Industriale non può prescindere da una diagnosi
e da una valutazione della situazione di partenza per capire quali sono state le decisioni che hanno
contribuito al successo dell’azienda e quali sono state quelle che invece non hanno dato i risultati
sperati ed il perché non hanno funzionato. La situazione “as is”deve essere pertanto analizzata in
tutti i suoi aspetti: mission, strategie adottate in passato, risultati economici finanziari e patrimoniali,
posizionamento sul mercato, struttura organizzativa, punti di forza e di debolezza dell’azienda,
minacce ed opportunità del mercato, etc.
È da questa analisi che si può capire come l’azienda si è mossa sul mercato nel corso degli
anni, qual è stato il modello di business, se le strategie sono state perseguite in maniera coerente o
meno e, soprattutto, qual è stato il vantaggio competitivo che l’ha contraddistinta. Senza queste
analisi, difficili perché l’imprenditore è coinvolto emotivamente con la propria azienda che molto
spesso ha creato e ha sviluppato, qualsiasi strategia futura rischia di basarsi su fondamenta instabili.
La mission e le strategie del Piano Industriale dovranno essere, quindi, coerenti con la
situazione as is: potranno essere strategie di sviluppo, strategie di mantenimento, strategie di
concentrazione, etc., ma in ogni caso non potranno essere avulse da ciò che l’azienda è stata fino a
quel momento. E non potranno neppure essere avulse dalla realtà del mercato di riferimento; per
questa ragione il Piano Industriale dovrà riportare opportune ed il più possibile esaustive analisi di
mercato dalle quale poter evincere i modelli di consumo dei propri clienti e le tendenze e
medio/lungo termine delle domanda.
3.1.1 La pianificazione strategica
La pianificazione strategica è un processo attraverso il quale si fissano gli obiettivi
aziendali e si indicano i mezzi, gli strumenti e le azioni per raggiungerli in una prospettiva di
medio/lungo periodo.
Si tratta di un processo aziendale che vede impegnati in prima persona la proprietà e/o il
management perchè coinvolge la natura stessa dell’azienda, il suo modello di business attuale e
futuro.
Tutte le aziende, dalle più piccole alle più grandi, mettono in atto questo processo. È
importante la formalizzazione perché consente di definirli con maggiore puntualità e precisione e,
soprattutto, consente di misurarli nel tempo.
3.1.2 La pianificazione operativa
È la traduzione degli obiettivi di medio/lungo periodo elaborati in sede di pianificazione
strategica in obiettivi intermedi, di breve periodo. Devono, naturalmente, essere coerenti con gli
obiettivi strategici e devono essere misurabili in maniera tale che in corso d’opera sia possibile un
loro monitoraggio ed eventualmente intervenire per le opportune correzioni.
3.1.3 Il piano economico finanziario
Gli obiettivi di breve periodo vengono tradotti nel budget economico, nel buget di cassa e
nel budget patrimoniale. Oltre ai prospetti riassuntivi nei quali sono riportati i dati quantitativi,
massima attenzione dovrà essere posta alla formulazione delle ipotesi; senza un’adeguata
esplicitazione delle assunzioni che stanno alla base dei “numeri” il piano economico finanziario
risulta incompleto, mancante della parte più significativa.
3.1.4 Gli investimenti
La realizzazione degli obiettivi strategici richiedono, spesso, investimenti finanziari. Il Piano
Industriale deve evidenziare con chiarezza qual è l’ammontare di mezzi finanziari necessari per il
sostenimento della pianificazione strategica, come questi verranno utilizzati (acquisizioni,
investimenti in risorse umane, investimenti in R&S, etc.) e come questa liquidità verrà reperita.
3.1.5 Impegno dei soci e impegno richiesto al sistema finanziario
La liquidità necessaria per sostenere il piano degli investimenti si può reperire da tre fonti:
Impegno dei soci: occorre mettere in evidenza quanto e come i soci intendono partecipare
alla realizzazione degli obiettivi, specificando l’ammontare del loro impegno e le forme
nelle quali verrà reso disponibile (aumento di capitale, finanziamento soci, ecc.)
Impegno richiesto al sistema finanziario: occorre mettere in evidenza quanto si pensa di
chiedere al sistema finanziario nel suo complesso e in quale forma. In questo caso le forme
sono molteplici: finanziamenti a medio/lungo termine, finanziamenti a breve termine,
leasing, etc. Ovviamente lo strumento dovrà essere coerente con gli obiettivi del piano
industriale e con ciò che si vuole finanziare, nel senso che impieghi di breve termine
richiedono fonti di pari durata, così come impieghi a lungo termine richiedono fonti a lungo
termine.
Dismissioni: il Piano industriale può prevedere anche di fare cassa attraverso al dismissione
di asset non più ritenuti strategici: immobili, partecipazioni, rami d’azienda, etc. Occorre
indicare quali sono le ipotesi di cessione e le attese in termini di flussi di cassa.
:
4. ANALISI QUALITATIVA
Questa sezione del modello espone informazioni di natura qualitativa riguardanti l’azienda
ed il contesto nel quale opera. Verranno, quindi, analizzati il settore di appartenenza e tutti gli
aspetti dell’azienda che esulano da considerazioni di natura economia, finanziaria e patrimoniale.
4.1 Settore
L’analisi del settore di appartenenza è fondamentale soprattutto per due ragioni:
a) Il grado di maturità del settore e, quindi, il tasso di crescita previsto per il futuro. È
evidente come sia diversa la valutazione complessiva di un’azienda che opera in un
settore maturo con bassissimi tassi di crescita rispetto ad un’azienda che opera in un
settore nuovo con tassi di crescita attesi molto elevati.
b) Il posizionamento dell’azienda nel mercato: in altre parole occorre evidenziare se
l’impresa occupa una posizione di leadership o di follower sempre, ovviamente, con
riferimento alla struttura del mercato
4.1.1 Struttura del mercato
Con struttura del mercato si intendono tutti quegli indicatori che consentono di rappresentare
la dimensione, il modello di business, le aspettative di sviluppo, etc. I dati da analizzare sono:
Dimensione del mercato: va inteso come il fatturato complessivo generato dalle aziende che
operano nel settore.
Tasso di crescita: crescita attesa del settore in termini percentuali rispetto al passato; si tratta
in questo caso di dati sia di natura storica che prospettica basate su indagini e su analisi che,
ovviamente, l’impresa non è in grado di svolgere autonomamente ma che possono essere
reperite.
Tasso di concentrazione: indica come il fatturato complessivo è suddiviso tra le aziende
competitors, in pratica le quote di mercato di ciascuna. È un dato importante da conoscere
perché è diverso il modo di competere in un settore con poche aziende che detengono la
maggior parte delle quote di mercato e le altre con quote più basse, invece, un settore in cui
le quote sono suddivise in maniera equa tra i competitors.
Leadership di mercato: l’azienda leader nel mercato non è soltanto quella che ha la quota
maggiore, ma anche – e forse soprattutto – quella che è in grado di dettare le tendenze, che
ha un vantaggio tecnologico rispetto alle altre, che è in grado di creare un consenso tale
attorno a se che gli altri competitors devono necessariamente adeguarsi.
4.1.2 Posizionamento sul mercato
Il posizionamento sul mercato è da intendersi in termini relativi, cioè considerare la propria
posizione rispetto a quella dei competitors con riferimento ai quattro parametri del marketing mix:
prodotto, prezzo, promozione, distribuzione. Attraverso questi elementi l’impresa crea una
concezione e un immagine dei propri prodotti e di sé che vuole affermare nel mercato di
riferimento. Lo scopo è proprio quello di garantirsi una “posizione” di favore e diversa rispetto a
quella occupata sul mercato dai concorrenti. Anche in questo caso diversi sono gli strumenti che
consentono all’impresa di definire il proprio posizionamento. L’importante è individuare con
precisione quali sono le variabili critiche di successo del mercato e mette a confronto quelle
dell’azienda e quelle dei competitors.
4.2 Azienda
L’analisi delle caratteristiche dell’azienda è fondamentale per comprendere l’azienda oltre
gli indicatori economici finanziari e patrimoniali. È utile per comprendere il modello di business, la
coerenza della formula imprenditoriale, i punti di forza e di debolezza, il tipo di vantaggio
competitivo di cui dispone.
4.2.1 Analisi della formula imprenditoriale
La Formula Imprenditoriale è un modello che semplifica la realtà, rappresenta il modo in
cui l'azienda interagisce con il mondo esterno. E proprio perché si riferisce all’azienda come
sistema integrato con il suo ambiente esterno, la formula imprenditoriale può essere vista come il
risultato delle scelte compiute dall’impresa relativamente a cinque dimensioni:
1. I mercati cui è indirizzata la propria offerta e, più in generale, il sistema competitivo in
cui è inserita;
2. I prodotti offerti con tutti gli elementi configuranti l’offerta dell’impresa (prodotti in
senso fisico, ma anche qualità, rispetto dell’ambiente, status sociale legato al
prodotto/servizio)
3. La struttura che consente all’impresa di presentarsi al mercato con quella certa offerta e
agli attori sociali con quella certa proposta progettuale
4. Il sistema degli attori sociali a cui chiede contributi e consensi, con le loro aspettative nei
riguardi dell’impresa ed il oro potere d’influire sulla vita della stessa
5. Le prospettive offerte/contributi richieste agli attori sociali.
Un formula imprenditoriale è valida se è posizionata favorevolmente rispetto a due
dimensioni fondamentali del successo, successo sociale e successo economico e finanziario e se non
è minacciata da elementi che ne richiedono un cambiamento radicale.
Formula competitiva di successo internamente
coerente
Formula competitiva internamente incoerente
Successo economico dipendente da condizioni
esterne di particolare vantaggio
Mancanza di una ragione d’essere ricompensata dal
sistema di mercato
Successo competitivo
Successo economico
Alto
Basso
Basso
Alto
Sistema di
prodotto
Prospettive offerte/
contributi
richiesti
Sistema attori
sociali
Sistema
competitivo
Struttura
Arena competitiva
Contesto sociale
Un elemento fondamentale della formula imprenditoriale è l’analisi del vantaggio
competitivo, cioè quelle capacità o competenze in grado di garantire un differenziale superiore ai
concorrenti tra il valore di scambio conseguibile (prezzo massimo accettato dai clienti) ed i costi
totali che sostiene per il suddetto prodotto offerto. Normalmente il vantaggio competitivo si basa su:
o Differenziazione di prodotto: i clienti percepiscono, a parità di prezzo, un valore del
prodotto superiore a quello della concorrenza
o Costi: l’azienda è in grado di produrre un prodotto o un servizio a costi inferiori
rispetto a quello dei concorrenti.
4.2.2 Analisi SWOT (Strenght, Weakness, Opportunities e Threats)
È un potente strumento di pianificazione strategica che se ben utilizzato consente di mettere
in evidenza in maniera semplice ed immediata la situazione dell’azienda nel suo complesso,
analizzata sia dall’interno (Punti di forza e Punti di debolezza) sia dalle’sterno (Minacce ed
Opportunità). All’inizio di un processo di pianificazione strategica consente di conoscere qual è la
situazione dalla quale l’azienda parte per raggiungere i propri obiettivi e quali sono gli investimenti
(materiali ed immateriali) da fare per poter perseguire le proprie strategie.
Non è un processo semplice, soprattutto per gli imprenditori che hanno visto nascere e
svilupparsi la propria azienda, perché occorre fare uno sforzo di obiettività spogliandosi dei panni
dell’imprenditore e/o del manager e guardare l’azienda dall’esterno. Se così non è si rischiano di
commettere degli errori di valutazione importanti che impattano negativamente sulla formulazione,
prima, e sulla realizzazione, poi, delle strategie.
Un esempio di analisi SWOT è riportata nello schema che segue.
4.2.3 Analisi ABC
Leadership nel mercato di riferimento Prodotti di elevato livello qualitativo Percezione positiva dei marchi Clientela selezionata
SSttrreenngghhttss
Scarsa diversificazione della clientela Politiche commerciali eccessivamente
selettive verso un certo tipo di clientela
WWeeaakknneesssseess
Capacità produttiva non totalmente utilizzata
Introduzione nella grande distribuzione con potenzialità di sviluppo
Sfruttamento notorietà marchi in altre regioni.
OOppppoorrttuunniittiieess
Scarsa diversificazione della clientela
TThhrreeaattss
Si tratta di un’analisi che consente di segmentare il fatturato o altri aggregati secondo alcuni
criteri in grado di mettere in evidenza punti di forza, potenzialità criticità dell’azione commerciale
dell’impresa. Le classificazioni possibili riguardano:
Prodotti: soprattutto per aziende multiprodotto serve per capire la dipendenza del
fatturato dai principali prodotti. È un dato che si può accompagnare ad un’analisi del
ciclo di vita del prodotto per comprendere in che fase si trovano i vari prodotti e le
relative potenzialità
Clienti: serve per capire la dipendenza del fatturato dai principali clienti; non
necessariamente occorre rendere pubblici i nomi dei clienti, ma è un’analisi che può
essere fatta in maniera anonima indicando la suddivisione del fatturato per numero di
clienti.
Mercato geografico: serve per capire la presenza dell’azienda nei vari mercati
geografici (regioni o nazioni) e quindi gli eventuali rischi legati alla presenza più o
meno forte in zone geografiche considerate a rischio
Fornitori: la dipendenza da pochi fornitori implica un rischio rilevante perché
l’azienda ha una scarsa forza contrattuale e quindi subisce le politiche commerciali
dei fornitori.
4.2.4 Patrimonio immobiliare
Molto spesso le aziende hanno all’attivo delle proprietà immobiliari che nascondono delle
plusvalenze latenti perché sono valutate secondo criteri puramente contabili e non di
mercato.
4.2.5 Struttura organizzativa e gestione delle Risorse umane
Il tema dell’organizzazione aziendale e risorse umane è un argomento di grande interesse e
di grande importanza come fattore critico di successo.
Per quanto riguarda la struttura organizzativa, gli elementi da riportare in questa sezione
sono:
Modello organizzativo adottato (funzionale, divisionale, a matrice, …)
Grado di formalizzazione del modello (organigrammi, presenza di mansionari, presenza di
procedure, …)
Sistema informativo
Per quanto riguarda, invece, le risorse umane le informazioni rilevanti sono:
numero dei dipendenti
percentuale dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato
percentuale dei dipendenti con contratto a termine
percentuale dei dipendenti part time
contrattazione integrativa aziendale
politiche di incentivazione
ricorso alla CIG
ricorso a contratti di solidarietà o accordi sindacali volti a ridurre il costo del lavoro
4.2.6 Operazioni straordinarie
In questa sezione vanno riportate le operazioni straordinarie che hanno interessato l’azienda
negli ultimi cinque anni. Si tratta di indicare quali sono state le principali motivazioni strategiche
che hanno spinto ad effettuare questo tipo di operazioni, quali sono stati i soggetti coinvolti e quali i
risultati effettivamente ottenuti.
Le operazioni straordinarie che vanno indicate in questa sezione sono sia quelle sul capitale,
sia altre con motivazioni di natura industriale e commerciale:
Acquisizioni e cessioni
Fusioni e scissioni
Joint venture
Accordi industriali/commerciali con altre società
4.2.7 Profili di rischio
La presenza di rischi, anche solo in forma potenziale, è un’informazione sensibile da fornire
al sistema bancario perché possono dare origine a passività mai correttamente valutate in sede di
bilancio oppure sono la giustificazione di accantonamenti anche ingenti che altrimenti non
sarebbero stati necessari. In questa sezione, pertanto, dovranno essere evidenziati tutti i rischi
connessi all’attività aziendale in qualunque settore si presentino:
contenzioso fiscale e legale: indicare eventuali contenziosi attuali e potenziali fornendo
principali informazioni ad essi relativi;
rischi socio ambientali: in particolar modo occorre evidenziare se l’azienda si è adeguata
correttamente alle norme vigenti in maniera tale da ridurre o azzerare l’emersione di
situazioni negative. Si tratta dell’adeguamento alle norme in materia ambientale (codice
dell’ambiente), in materia di sicurezza sul lavoro, in materia di privacy, etc.
Rischio di tasso e rischio di cambio: l’andamento dei tassi di interesse e dei tassi di cambio
può avere un impatto significativo sull’andamento economico e finanziario dell’azienda. è
importante far emergere i profili di rischio insiti in questi due ambiti. Già la relazione sulla
gestione, per le imprese che ne sono obbligate alla redazione, deve riportare questo tipo di
informazioni. Il vantaggio di inserirle in questa sede è quello di rappresentarle assieme a
tutte le altre informazioni quali-quantitative dell’azienda e di averle dato, quindi, una certa
sistematicità.
Altre passività potenziali: non riguarda soltanto l’esplicitazione di quanto è contenuto nei
conti d’ordine chiarendo che tipo di impegno l’azienda si è assunta. Riguarda soprattutto
l’esistenza di prodotti finanziari derivati che possono dare origine a passività anche molto
rilevanti in caso di andamento sfavorevole dei mercati finanziari e per i quali non c’è
obbligo di esposizione in bilancio.
Responsabilità penale delle persone giuridiche: è importante indicare se l’azienda ha
adottato un modello organizzativo uniformato ai principi indicati dal D. Lgs. 231/2001 sulla
responsabilità amministrativa delle persone giuridiche. L’adozione di questo modello
organizzativo consente alla società di mettersi al riparo da responsabilità penali qualora
dovessero verificarsi degli illeciti in determinate materie specificate dalla legge.
4.2.8 Appartenenza ad un Gruppo
Può succedere che la società appartenga ad un Gruppo e che con questo intrattenga dei
rapporti più o meno formalizzati. Nell’ottica di una adeguata presentazione dell’azienda nel suo
complesso occorre mettere in evidenza in maniera esplicita e puntuale la natura di questi rapporti e
la loro sistematicità. In particolare occorrerà indicare:
Societarigramma del Gruppo indicando le percentuali di partecipazione in ogni società
Sistema di governance: fornire dati circa il sistema di governance scelto a livello di Gruppo
e come questa possa influire sulla gestione delle singole società ad esempio rispetto a chi
detiene il potere di nominare gli amministratori
Rapporti commerciali e finanziari: elencare quali sono i rapporti esistenti tra le società del
Gruppo sia in termini commerciali (ad esempio quando due società sono a due stadi
successivi di una filiera produttiva, una diventa fornitrice dell’altra) sia in termini finanziari
(ad esempio se esiste una funzione di tesoreria centralizzata, oppure se le controllanti
erogano finanziamenti alle controllate). È importante anche sapere se questo tipo di rapporti
sono formalizzati attraverso contratti di fornitura e/o di finanziamento oppure se si basano
soltanto su accordi verbali
Modalità di gestione e di controllo delle partecipazioni: di fa riferimento agli strumenti ed ai
flussi informativi che vengono utilizzati per gestire le partecipate. In particolare, occorre
sottolineare l’esistenza di procedure (di budgeting e reporting, ad esempio) attraverso le
quali gli organi amministrativi della società possono indirizzare e controllare l’operato delle
partecipate.
4.3 Intangibles
L’importanza degli asset immateriali e quelli relativi alla proprietà intellettuale è cresciuta in
maniera significativa nel corso degli ultimi anni. Il processo di creazione del valore che ha portato
molte aziende a sviluppare il proprio marchio, i brevetti, il know how, il modello di business, la
reputazione del management, etc. ha fatto sì che le piccole e medie imprese italiane abbiano creato
nel corso degli ultimi trenta anni un grande patrimonio di asset immateriali. Si stima che essi
rappresentino oggi dal 30% all’80% del valore dell’impresa a seconda del settore e che si
configurino come gli elementi strategici determinanti sui quali basare lo sviluppo dell’impresa.
Tuttavia in questa fase di crisi economica anche questa parte del patrimonio delle PMI è
messa a rischio, pertanto si avverte la necessità di:
proteggere gli asset immateriali critici per lo sviluppo in un momento di calo dei fatturati e
di difficoltà di accesso al credito;
investire selettivamente in progetti di sviluppo della competitività: innovazioni di
prodotto/processo, internazionalizzazione, organizzazione della distribuzione;
reperire risorse finanziarie facendo leva su un patrimonio allargato grazie alla valorizzazione
degli asset immateriali
identificare nuovi modelli industriali e di business che valorizzino il patrimonio immateriale
delle imprese, dei distretti, delle filiere
E’ anche interesse delle banche comprendere qual è il reale valore delle imprese clienti e in
questo modo poter selezionare meglio i progetti di investimento da finanziare valutando il
rischio/opportunità degli asset immateriali in termini di potenzialità nel supportare i processi di
sviluppo.
La valutazione degli asset immateriali con opportune metodologie atte a catturare gli
elementi cruciali dell’elemento patrimoniale danno all’impresa alcuni vantaggi:
la possibilità di fare emergere il valore di attività nascoste o sottovalutate
di incrementare la capacità di autoanalisi aziendale nel valore strategico – economico della
proprietà intellettuale
la conoscenza di modalità di valorizzazione degli asset intellettuali con operazioni
industriali innovative (R&S congiunta, aggregazioni di konw how, etc.)
Per la banca, invece, i vantaggi sono:
ampliamento delle potenzialità di impiego e selettività degli interventi
migliore conoscenza del patrimonio immateriali delle aziende non comunicato e non
espresso nei bilanci
miglioramento della relazione con gli imprenditori
immagine sul territorio come banca innovativa vicina alle imprese del territorio
aumento delle competenze della rete sulla comprensione del reale valore delle imprese e
delle funzioni di credit/risk management per la gestione del rischio degli asset immateriali.
Gli asset immateriali principali si possono suddividere in quattro categorie
4.3.1 Asset di marketing
Si tratta, in generale, di tutto quanto riguarda gli elementi del marketing mix:
il prodotto (brand,
promozione
prezzo
distribuzione
In particolare si tratta di analizzare gli elementi che riguardano i brand dell’azienda, i
rapporti con i clienti e con il canali di distribuzione, le relazioni con i fornitori, etc.
4.3.2 Asset tecnologici
Riguardano tutti quegli aspetti legati all’innovazione tecnologica che l’impresa utilizza nei
suoi processi produttivi e/o commerciali. Ad esempio, know how di prodotto/processo industriale.
4.3.3 Asset organizzativi
Riguardano, gli elementi che hanno a che fare con il sistema organizzativo ed informativo
aziendale e con le risorse impiegate. Ad esempio: organizzazione, processi ICT, modelli di
business, capitale umano
4.3.4 Asset di proprietà intellettuale
È forse il più tipico asset immateriale e riguarda tutti quegli elementi che sono creati
all’interno dell’azienda attraverso processi più o meno formalizzati oppure semplicemente
sviluppatisi assieme all’azienda. Tra i primi si possono ricordare i brevetti, modelli, diritti d’autore,
segreti industriali, contratti; tra i secondo il marchio dell’azienda.
4.4 Informazioni sui rapporti tra azienda e sistema bancario
L’analisi dei rapporti con il sistema bancario e con il singolo istituto di credito, definita
analisi andamentale, è di particolare importanza perché consente alla banca di conoscere in anticipo
un eventuale deterioramento del merito di credito dell’impresa. Per questa ragione, in un’ottica di
una migliore gestione delle leve di governo del rating bancario, l’impresa non può non monitorare
puntualmente questo tipo di informazioni e comunicarle alle banche dando loro delle note
esplicative sui fenomeni che si sono verificati. Un controllo di questo genere consente di
ottimizzare lo scambio delle informazioni con il sistema finanziario, consente di presidiare
direttamente il rating con significative implicazioni anche sulla disponibilità del credito e sul
pricing del denaro, consente di individuare le priorità da seguire nel controllo anticipato della
liquidità e dei saldi dei conti.
I dati e le informazioni che vengono analizzati tramite analisi andamentale, mira a
determinare:
la percentuale di utilizzo dell’affidamento rispetto al totale accordato
la coerenza e l’adeguatezza tra fidi, utilizzi ed operatività aziendale
la tempistica media di incasso e pagamento
l’attitudine e la capacità dell’impresa a governare i propri flussi di tesoreria e,
conseguentemente, a pianificare il proprio fabbisogno finanziario di periodo, ottimizzando
gli utilizzi.
L’analisi andamentale si concentra su due specifiche aree di valutazione – valutazione del
rapporto e valutazione della centrale rischi – che poi vengono ponderati con altri fattori:
il settore operativo caratteristico dell’impresa
le risultanze storiche e di periodo delle Centrali Rischi
gli andamenti quali-quantitativi del rapporto dell’’impresa con la banca
Questa premessa è utile perché introduce alla necessità per l’impresa di realizzare delle
practice operative, di controllo e tecnico-finanziarie atte a garantire un flusso informativo verso il
sistema finanziario che sia dinamico, trasparente e proattivo.
4.4.1 Informazioni sull’operatività In questa sezione si tratta di esporre documenti e di note attraverso le quali evidenziare la
situazione complessiva dei rapporti dell’azienda nei confronti del sistema finanziario:
elenco degli affidamenti bancari e loro utilizzo
elenco dei finanziamenti a medio lungo termine e dei contratti di leasing in essere
elenco e caratteristiche di eventuali operazioni di ristrutturazione del debito effettuate negli
ultimi cinque anni
documentazione relativa agli impegni finanziari e alle fideiussioni prestate
documentazione concernente le fideiussioni ricevute
strutture del sistema di garanzie: reali, personali e acquisibili
dati finanziari tipici del settore in cui opera l’azienda (rischiosità, tempistica di pagamento e
di incasso, rotazione del magazzino, investimenti, ecc.)
anomalie: valutazioni e chiarimenti sulle obbligazioni verso terzi non assolte
4.4.2 Informazioni sull’utilizzo dei finanziamenti
I dati da fornire sono:
percentuale media di utilizzo dei fidi
sconfinamento massimo, in valore assoluto ed in percentuale sull’importo del fido concesso
durata dello sconfinamento, in valore assoluto ed in termini percentuali (cioè come
percentuale del tempo in cui il saldo supera il fido ed il totale del tempo preso in
considerazione)
rotazione fido (crediti) cioè il rapporto tra la somma dei movimenti totali del conto ed il fido
percentuale della quantità di insoluti su sbf
percentuale del valori insoluti su sbf
grado di utilizzo accordato a revoca (rapporto tra utilizzo e accordato a revoca)
grado di utilizzo accordato a scadenza (rapporto tra utilizzo e accordato a scadenza
Questi dati potranno essere rielaborati e rappresentati con grafici e tabelle che riescano
anche intuitivamente a comprendere il loro andamento ed il loro trend.
4.4.2 La previsione del fabbisogno finanziario a breve
La dinamica del capitale circolante e del credito commerciale costituisce una delle principali
determinanti del maggiore o minore fabbisogno finanziario e quindi hanno un impatto sulle
valutazioni andamentali formulate dalle banche.
Le informazioni da fornire in questa sede sono quelle contenute nel budget di cassa già
presentato nella sezione dedicata al Piano industriale. Qui si tratta di focalizzare al meglio
l’attenzione sul breve periodo e sull’utilizzo di ciascuna delle linee di credito concesse dal sistema
bancario.
ALLEGATI
Allegato 1: Stato Patrimoniale riclassificato
Allegato 2: Conto economico riclassificato
Allegato 3: Rendiconto finanziario
Allegato 4: Indici di bilancio