Moda - Corriere della Sera - Martedì 22 Settembre 2009 ... fileaveva realizzato per la chiesa...

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DA VISITARE Segni misteriosi antichi e moderni A Prato A Milano di Francesca Bonazzoli O ltre 350 gioielli tra i più si- gnificativi della storia di Cartier, dalla sua fonda- zione agli anni Settanta, sono esposti fino a novembre a Pechi- no presso il Palace Museum, ex Palazzo Imperiale. Due sezioni so- no dedicate ai gioielli di scuola prettamente «europea», le altre due dimostreranno come Cartier fu sensibile alle influenze orientali e in particolar modo cinesi, utiliz- zando nella realizzazione delle sue creazioni anche materiali co- me lacca, giada e madreperla. La mostra si avvale anche di numero- si e rari documenti storici relativi all’aristocrazia e alle corti reali eu- ropee, presso le quali Cartier ot- tenne con i suoi gioielli (in parte esposti alla mostra) grande fama e prestigio, tanto che re Edoardo VII d’Inghilterra «investì» la casa parigina con il titolo di «gioielliere dei re e re dei gioiellieri». Cartier Treasures: King of Jewellers, Jewellers to Kings Pechino, fino al 22 novembre A Pechino A l Museo del Tessuto di Pra- to, capitale europea del tessile d’eccellenza, viene celebrato uno tra gli incontri cultu- rali più interessanti e raffinati avve- nuti tra il XIV e il XVIII secolo: quel- lo tra l’Occidente (Italia e Tosca- na soprattutto) con le sue eccel- se manifatture, i suoi costumi e la sua arte, e il Vicino Oriente (Mo- scovia) con i suoi riti sfarzosi e le sue mode. La mostra, allestita in collaborazione con l’Ermitage di San Pietroburgo, ha consentito di raccogliere oltre 130 opere, tra sete preziose e dipinti di maestri del tempo come Tiziano, Domeni- co Parodi, Justus Suttermans e Paris Bordon, tra paramenti italia- ni e tesori tessili del Cremlino (so- pra, nella foto), tra oreficerie e abi- ti della corte degli Zar, mai espo- sti prima in Italia, provenienti diret- tamente dal loro guardaroba. Ricca anche la parte documen- taria, con lettere diplomatiche, re- soconti di viaggi e ambascerie, carte geografiche dell’epoca, ri- trovate negli archivi di Firenze, Ve- nezia e Mosca. Non mancano anche i doni scambiati tra Pietro il Grande e Cosimo III (come una bussola ma- gnetica in avorio), ma la vera chic- ca della mostra è il ritorno a Prato dopo due secoli della «Circonci- sione» (1608-1612) di Ludovico Cardi detto il Cigoli, che il pittore aveva realizzato per la chiesa cit- tadina di San Francesco e che dal 1825 era confluita nelle raccol- te dello Zar. Lo stile dello Zar Prato, fino al 10 gennaio 2010 IL FENOMENO «SCRITTURE SILENZIOSE» A PALAZZO DUGNANI I l coniglio bianco di Alice che scompare dentro il buco e sco- pre un mondo surreale. È la metafora scelta da Albert Wat- son per raccontare la sua mostra in programma allo Spazio Forma di Milano (www.formafoto.it). Il fo- tografo scozzese, cieco da un oc- chio, mette infatti in mostra tutta la sua ecletticità, passando dai ri- tratti di celebrities come Mick Jagger, Jack Nicholson e Kate Moss per i quali va giustamente famoso (è stato anche fotografo ufficiale delle nozze del Principe Andrea con Sarah Ferguson), a panorami mozzafiato, dalla foto- grafia di moda fino all’ultimo lavo- ro dedicato a Las Vegas. Un corpus compositivo da cui traspare la capacità di Watson di dominare il mezzo tecnico («più sei esperto, più ti è possibile sce- gliere tra una quantità di strade possibili»), ma anche l’emotività e la creatività di un’immagine. Il coniglio bianco Milano, dal 18 settembre al 22 novembre 2009 Manifatture per gli zar Mostre D a anni, nel mondo della mo- da, la passione per l’arte sta contagiando come un virus quasi tutti i grandi gruppi. Il primo è stato Yves Saint Laurent, che nutriva per l’arte una passione divorante: dopo la morte nello scor- so anno, la sua collezione (Goya, Matisse, Duchamp, Mondrian, En- sor, De Chirico) è andata all’incan- to al Grand Palais di Parigi in un’asta visitata come una mostra da migliaia di persone. Non fu da meno Gianni Versace, che vantava una collezione di arte neoclassica, con pezzi di David e Canova, ma anche di Picasso, Lichtenstein, Warhol, De Chirico, Basquiat. Più dedita al contemporaneo è invece Miuccia Prada, onnivora collezioni- sta dei giovani più promettenti dei quali produce strepitose mostre per la sua Fondazione milanese che poi fanno il giro del mondo. An- che Beatrice Trussardi ha scelto il contemporaneo, ma con un ap- proccio da puro mecenate: la fon- dazione Trussardi sostiene gli arti- sti producendo mostre e opere, senza però poi acquisirle in colle- zione, né privata né della società. Molto impegnata nel contempo- raneo è anche la maison Louis Vuit- ton, che il prossimo anno amplierà il suo spazio espositivo, ora sugli Champs-Elysées, in un edificio commissionato a Frank Gehry. La collaborazione con gli artisti si estende alle vetrine e agli arredi dei negozi (Olafur Eliasson, James Turrell, Zhang Wang) nonché, sot- to la guida del direttore artistico Marc Jacobs, grande appassiona- to d’arte, ai prodotti, come nel ca- so di Takashi Murakami e Richard Prince, che hanno ridisegnato il marchio per borse dal look più tra- sgressivo e «street». (fr. bon.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Tre tavolette inintelligibili provenienti dall’isola di Pasqua: così Vuitton ha chiesto agli artisti contemporanei la loro chiave di lettura I mille mondi di Watson Che cosa possono svelare quindici artisti sul miste- ro di una scrittura mai decifrata che ha portato con sé i segreti di un popolo il quale, incidendoli nella pietra, voleva invece tramandarli per l’eternità? Che cosa possono aggiungere quindici artisti di og- gi alla comprensione di tre tavolette inintelligi- bili provenienti dalla lontana isola di Pasqua e conservate dal 1925 nei Musei Vaticani? Se, come pensava Adorno, «l’arte è magia libera- ta dalla menzogna di essere verità», allora quei quindici artisti possono fornirci delle chiavi di lettura talmente arbitrarie e soggetti- ve da arrivare a contenere spunti di verità. È un tentativo complicato, una strada impervia su cui si è incamminato Hervé Mikaeloff, cura- tore della mostra «Scritture silenziose» allesti- ta a Milano dal 24 settembre al 31 ottobre a Palazzo Dugnani e prima ancora a Parigi, nel- lo spazio culturale Louis Vuitton, all’ultimo piano del negozio sugli Champs-Elysées. Che cosa invece leghi la maison Vuitton al- l’isola di Pasqua è più facile a dirsi: «Innanzi tutto il tema del viaggio e l’isola polinesiana è ancora una destinazione mitica, remota — spiega Pietro Beccari, vice presidente marke- ting e comunicazione della società francese celebre per le sue valigie —. Inoltre la cura con cui proteggiamo la nostra storia nonché l’attenzione verso un modo di produrre soste- nibile ci hanno fatto sposare il progetto della fondazione Rapa Nui con cui Louis Vuitton si impegna a proteggere il patrimonio culturale dell’isola». Stilista, forse artista «Affinità fra arte e moda sono sempre esistite fin dal Rinascimento — afferma Hervé Mikae- loff —. Molti grandi creatori di moda sono col- lezionisti perché la loro ricerca creativa sconfi- na spesso nell’arte; da parte loro diversi arti- sti, penso per esempio a Warhol, hanno co- minciato nella moda». Anche uno dei nomi più celebri convocati per questa mostra, l’inglese Tracy Emin, classe 1963, prima di dedicarsi all’arte ha studiato moda al Medway College of Design e con l’ar- tista Sarah Lucas aveva aperto un negozio a Londra dove, fra gli altri articoli, si vendevano t-shirt. La Emin, comunque, è stata convocata per la sua frequentazione con la scrittura, fos- se anche quella dei nomi di tutte le persone con cui ha dormito, ricamati all’interno di una tenda da campeggio: un lavoro del 1995, tra i suoi più celebri. A Milano presenta inve- ce una scritta al neon cancellata «Not so Diffi- cult to Understand», una doppia negazione che diventa un’affermazione: è difficile capi- re, proprio come per le tavolette di Rapa Nui. Caratteri sulla pelle Sull’inintelligibilità della scrittura è basato an- che tutto il lavoro di Ni Haifeng, cinese, classe 1964, trasferitosi ad Amsterdam a trent’anni sperimentando sulla propria pelle lo shock lin- guistico. Nel video proiettato in mostra, una mano scrive su dei libri, chiusi e impilati in modo da formare un muro, frasi di un alfabe- to misterioso che mescola numeri, caratteri e ideogrammi. Altri artisti, come Jenny Holzer, Joseph Kosu- th, Barbara Kruger hanno da sempre svolto le loro ricerche concettuali sulle e con le parole ed era quindi scontato ritrovare i loro lavori in questa collettiva. Ma paradossalmente chi sembra catturare meglio il senso misterioso delle oscure tracce lasciate dagli abitanti di Ra- pa Nui, è Giuseppe Penone, classe 1947, che non usa la scrittura, ma lavora come suo con- sueto sul calco. Anche per la grande installa- zione milanese ha utilizzato il cuoio della mai- son Vuitton per trarre il calco dell’anima di un albero, il suo fusto interno, a sua volta colato in bronzo, tagliato in due e ricoperto all’inter- no con una sottile foglia d’oro. Una mistica della natura e della vita che è forse la più vici- na a svelare il sentimento cosmico degli abi- tanti di Rapa Nui. © RIPRODUZIONE RISERVATA Lusso Cartier Gioielli da re Piaceri di Moda Saint Laurent, Prada & C. È artemania Variazioni sul tema In alto, una tavoletta di scrittura Rongo Rongo proveniente dall’Isola di Pasqua prestata alla mostra dai Musei Vaticani; sopra, Marco Nereo Rotelli, «Save the Poetry»; a destra, «Emilie HD» di Sun7; sotto, «Scrigno» di Giuseppe Penone, che per trarre il calco dell’anima di un albero ha usato cuoio Vuitton Moda - Corriere della Sera - Martedì 22 Settembre 2009 - 43

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DA VISITARE

Segni misteriosiantichi e moderni

A PratoA Milano

✹ di Francesca Bonazzoli

Oltre 350 gioielli tra i più si-

gnificativi della storia di

Cartier, dalla sua fonda-

zione agli anni Settanta, sono

esposti fino a novembre a Pechi-

no presso il Palace Museum, ex

Palazzo Imperiale. Due sezioni so-

no dedicate ai gioielli di scuola

prettamente «europea», le altre

due dimostreranno come Cartier

fu sensibile alle influenze orientali

e in particolar modo cinesi, utiliz-

zando nella realizzazione delle

sue creazioni anche materiali co-

me lacca, giada e madreperla. La

mostra si avvale anche di numero-

si e rari documenti storici relativi

all’aristocrazia e alle corti reali eu-

ropee, presso le quali Cartier ot-

tenne con i suoi gioielli (in parte

esposti alla mostra) grande fama

e prestigio, tanto che re Edoardo

VII d’Inghilterra «investì» la casa

parigina con il titolo di «gioielliere

dei re e re dei gioiellieri».

Cartier Treasures: Kingof Jewellers, Jewellersto KingsPechino, fino al 22 novembre

A Pechino

Al Museo del Tessuto di Pra-

to, capitale europea del

tessile d’eccellenza, viene

celebrato uno tra gli incontri cultu-

rali più interessanti e raffinati avve-

nuti tra il XIV e il XVIII secolo: quel-

lo tra l’Occidente (Italia e Tosca-

na soprattutto) con le sue eccel-

se manifatture, i suoi costumi e la

sua arte, e il Vicino Oriente (Mo-

scovia) con i suoi riti sfarzosi e le

sue mode. La mostra, allestita in

collaborazione con l’Ermitage di

San Pietroburgo, ha consentito

di raccogliere oltre 130 opere, tra

sete preziose e dipinti di maestri

del tempo come Tiziano, Domeni-

co Parodi, Justus Suttermans e

Paris Bordon, tra paramenti italia-

ni e tesori tessili del Cremlino (so-

pra, nella foto), tra oreficerie e abi-

ti della corte degli Zar, mai espo-

sti prima in Italia, provenienti diret-

tamente dal loro guardaroba.

Ricca anche la parte documen-

taria, con lettere diplomatiche, re-

soconti di viaggi e ambascerie,

carte geografiche dell’epoca, ri-

trovate negli archivi di Firenze, Ve-

nezia e Mosca.

Non mancano anche i doni

scambiati tra Pietro il Grande e

Cosimo III (come una bussola ma-

gnetica in avorio), ma la vera chic-

ca della mostra è il ritorno a Prato

dopo due secoli della «Circonci-

sione» (1608-1612) di Ludovico

Cardi detto il Cigoli, che il pittore

aveva realizzato per la chiesa cit-

tadina di San Francesco e che

dal 1825 era confluita nelle raccol-

te dello Zar.

Lo stile dello ZarPrato, fino al 10 gennaio 2010

IL FENOMENO

«SCRITTURE SILENZIOSE» A PALAZZO DUGNANI

Il coniglio bianco di Alice che

scompare dentro il buco e sco-

pre un mondo surreale. È la

metafora scelta da Albert Wat-

son per raccontare la sua mostra

in programma allo Spazio Forma

di Milano (www.formafoto.it). Il fo-

tografo scozzese, cieco da un oc-

chio, mette infatti in mostra tutta

la sua ecletticità, passando dai ri-

tratti di celebrities come Mick

Jagger, Jack Nicholson e Kate

Moss per i quali va giustamente

famoso (è stato anche fotografo

ufficiale delle nozze del Principe

Andrea con Sarah Ferguson), a

panorami mozzafiato, dalla foto-

grafia di moda fino all’ultimo lavo-

ro dedicato a Las Vegas.

Un corpus compositivo da cui

traspare la capacità di Watson di

dominare il mezzo tecnico («più

sei esperto, più ti è possibile sce-

gliere tra una quantità di strade

possibili»), ma anche l’emotività

e la creatività di un’immagine.

Il coniglio biancoMilano, dal 18 settembre al 22

novembre 2009

Manifattureper gli zar

Mostre

Da anni, nel mondo della mo-da, la passione per l’artesta contagiando come un

virus quasi tutti i grandi gruppi. Ilprimo è stato Yves Saint Laurent,che nutriva per l’arte una passionedivorante: dopo la morte nello scor-so anno, la sua collezione (Goya,Matisse, Duchamp, Mondrian, En-sor, De Chirico) è andata all’incan-to al Grand Palais di Parigi inun’asta visitata come una mostrada migliaia di persone. Non fu dameno Gianni Versace, che vantavauna collezione di arte neoclassica,con pezzi di David e Canova, maanche di Picasso, Lichtenstein,Warhol, De Chirico, Basquiat. Piùdedita al contemporaneo è inveceMiuccia Prada, onnivora collezioni-sta dei giovani più promettenti deiquali produce strepitose mostreper la sua Fondazione milaneseche poi fanno il giro del mondo. An-che Beatrice Trussardi ha scelto ilcontemporaneo, ma con un ap-proccio da puro mecenate: la fon-dazione Trussardi sostiene gli arti-sti producendo mostre e opere,senza però poi acquisirle in colle-zione, né privata né della società.

Molto impegnata nel contempo-raneo è anche la maison Louis Vuit-ton, che il prossimo anno amplieràil suo spazio espositivo, ora sugliChamps-Elysées, in un edificiocommissionato a Frank Gehry. Lacollaborazione con gli artisti siestende alle vetrine e agli arredidei negozi (Olafur Eliasson, JamesTurrell, Zhang Wang) nonché, sot-to la guida del direttore artisticoMarc Jacobs, grande appassiona-to d’arte, ai prodotti, come nel ca-so di Takashi Murakami e RichardPrince, che hanno ridisegnato ilmarchio per borse dal look più tra-sgressivo e «street». (fr. bon.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tre tavolette inintelligibili provenientidall’isola di Pasqua: così Vuitton ha chiesto agliartisti contemporanei la loro chiave di lettura

I mille mondidi Watson

Che cosa possono svelare quindici artisti sul miste-

ro di una scrittura mai decifrata che ha portato con

sé i segreti di un popolo il quale, incidendoli nella

pietra, voleva invece tramandarli per l’eternità?

Che cosa possono aggiungere quindici artisti di og-

gi alla comprensione di tre tavolette inintelligi-bili provenienti dalla lontana isola di Pasqua econservate dal 1925 nei Musei Vaticani? Se,come pensava Adorno, «l’arte è magia libera-ta dalla menzogna di essere verità», alloraquei quindici artisti possono fornirci dellechiavi di lettura talmente arbitrarie e soggetti-ve da arrivare a contenere spunti di verità. Èun tentativo complicato, una strada imperviasu cui si è incamminato Hervé Mikaeloff, cura-tore della mostra «Scritture silenziose» allesti-ta a Milano dal 24 settembre al 31 ottobre aPalazzo Dugnani e prima ancora a Parigi, nel-lo spazio culturale Louis Vuitton, all’ultimopiano del negozio sugli Champs-Elysées.Che cosa invece leghi la maison Vuitton al-l’isola di Pasqua è più facile a dirsi: «Innanzitutto il tema del viaggio e l’isola polinesiana èancora una destinazione mitica, remota —spiega Pietro Beccari, vice presidente marke-ting e comunicazione della società francesecelebre per le sue valigie —. Inoltre la curacon cui proteggiamo la nostra storia nonchél’attenzione verso un modo di produrre soste-nibile ci hanno fatto sposare il progetto dellafondazione Rapa Nui con cui Louis Vuitton siimpegna a proteggere il patrimonio culturaledell’isola».

Stilista, forse artista«Affinità fra arte e moda sono sempre esistitefin dal Rinascimento — afferma Hervé Mikae-loff —. Molti grandi creatori di moda sono col-lezionisti perché la loro ricerca creativa sconfi-na spesso nell’arte; da parte loro diversi arti-sti, penso per esempio a Warhol, hanno co-minciato nella moda».Anche uno dei nomi più celebri convocati perquesta mostra, l’inglese Tracy Emin, classe1963, prima di dedicarsi all’arte ha studiatomoda al Medway College of Design e con l’ar-tista Sarah Lucas aveva aperto un negozio aLondra dove, fra gli altri articoli, si vendevanot-shirt. La Emin, comunque, è stata convocataper la sua frequentazione con la scrittura, fos-se anche quella dei nomi di tutte le personecon cui ha dormito, ricamati all’interno di

una tenda da campeggio: un lavoro del 1995,tra i suoi più celebri. A Milano presenta inve-ce una scritta al neon cancellata «Not so Diffi-cult to Understand», una doppia negazioneche diventa un’affermazione: è difficile capi-re, proprio come per le tavolette di Rapa Nui.

Caratteri sulla pelleSull’inintelligibilità della scrittura è basato an-che tutto il lavoro di Ni Haifeng, cinese, classe1964, trasferitosi ad Amsterdam a trent’annisperimentando sulla propria pelle lo shock lin-guistico. Nel video proiettato in mostra, unamano scrive su dei libri, chiusi e impilati inmodo da formare un muro, frasi di un alfabe-to misterioso che mescola numeri, caratteri eideogrammi.Altri artisti, come Jenny Holzer, Joseph Kosu-th, Barbara Kruger hanno da sempre svolto leloro ricerche concettuali sulle e con le paroleed era quindi scontato ritrovare i loro lavori inquesta collettiva. Ma paradossalmente chisembra catturare meglio il senso misteriosodelle oscure tracce lasciate dagli abitanti di Ra-pa Nui, è Giuseppe Penone, classe 1947, chenon usa la scrittura, ma lavora come suo con-sueto sul calco. Anche per la grande installa-zione milanese ha utilizzato il cuoio della mai-son Vuitton per trarre il calco dell’anima di unalbero, il suo fusto interno, a sua volta colatoin bronzo, tagliato in due e ricoperto all’inter-no con una sottile foglia d’oro. Una misticadella natura e della vita che è forse la più vici-na a svelare il sentimento cosmico degli abi-tanti di Rapa Nui.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lusso CartierGioielli da re

Piaceri di Moda

Saint Laurent,Prada & C.È artemania

Variazioni sul temaIn alto, una tavoletta discrittura Rongo Rongoproveniente dall’Isola diPasqua prestata alla mostradai Musei Vaticani; sopra,Marco Nereo Rotelli,«Save the Poetry»;a destra, «Emilie HD»di Sun7; sotto, «Scrigno»di Giuseppe Penone,che per trarre il calcodell’anima di un alberoha usato cuoio Vuitton

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