Download - Moda - Corriere della Sera - Martedì 22 Settembre 2009 ... fileaveva realizzato per la chiesa cit-tadina di San Francesco e che dal1825eraconfluitanelleraccol-te dello Zar. Lo stile

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DA VISITARE

Segni misteriosiantichi e moderni

A PratoA Milano

✹ di Francesca Bonazzoli

Oltre 350 gioielli tra i più si-

gnificativi della storia di

Cartier, dalla sua fonda-

zione agli anni Settanta, sono

esposti fino a novembre a Pechi-

no presso il Palace Museum, ex

Palazzo Imperiale. Due sezioni so-

no dedicate ai gioielli di scuola

prettamente «europea», le altre

due dimostreranno come Cartier

fu sensibile alle influenze orientali

e in particolar modo cinesi, utiliz-

zando nella realizzazione delle

sue creazioni anche materiali co-

me lacca, giada e madreperla. La

mostra si avvale anche di numero-

si e rari documenti storici relativi

all’aristocrazia e alle corti reali eu-

ropee, presso le quali Cartier ot-

tenne con i suoi gioielli (in parte

esposti alla mostra) grande fama

e prestigio, tanto che re Edoardo

VII d’Inghilterra «investì» la casa

parigina con il titolo di «gioielliere

dei re e re dei gioiellieri».

Cartier Treasures: Kingof Jewellers, Jewellersto KingsPechino, fino al 22 novembre

A Pechino

Al Museo del Tessuto di Pra-

to, capitale europea del

tessile d’eccellenza, viene

celebrato uno tra gli incontri cultu-

rali più interessanti e raffinati avve-

nuti tra il XIV e il XVIII secolo: quel-

lo tra l’Occidente (Italia e Tosca-

na soprattutto) con le sue eccel-

se manifatture, i suoi costumi e la

sua arte, e il Vicino Oriente (Mo-

scovia) con i suoi riti sfarzosi e le

sue mode. La mostra, allestita in

collaborazione con l’Ermitage di

San Pietroburgo, ha consentito

di raccogliere oltre 130 opere, tra

sete preziose e dipinti di maestri

del tempo come Tiziano, Domeni-

co Parodi, Justus Suttermans e

Paris Bordon, tra paramenti italia-

ni e tesori tessili del Cremlino (so-

pra, nella foto), tra oreficerie e abi-

ti della corte degli Zar, mai espo-

sti prima in Italia, provenienti diret-

tamente dal loro guardaroba.

Ricca anche la parte documen-

taria, con lettere diplomatiche, re-

soconti di viaggi e ambascerie,

carte geografiche dell’epoca, ri-

trovate negli archivi di Firenze, Ve-

nezia e Mosca.

Non mancano anche i doni

scambiati tra Pietro il Grande e

Cosimo III (come una bussola ma-

gnetica in avorio), ma la vera chic-

ca della mostra è il ritorno a Prato

dopo due secoli della «Circonci-

sione» (1608-1612) di Ludovico

Cardi detto il Cigoli, che il pittore

aveva realizzato per la chiesa cit-

tadina di San Francesco e che

dal 1825 era confluita nelle raccol-

te dello Zar.

Lo stile dello ZarPrato, fino al 10 gennaio 2010

IL FENOMENO

«SCRITTURE SILENZIOSE» A PALAZZO DUGNANI

Il coniglio bianco di Alice che

scompare dentro il buco e sco-

pre un mondo surreale. È la

metafora scelta da Albert Wat-

son per raccontare la sua mostra

in programma allo Spazio Forma

di Milano (www.formafoto.it). Il fo-

tografo scozzese, cieco da un oc-

chio, mette infatti in mostra tutta

la sua ecletticità, passando dai ri-

tratti di celebrities come Mick

Jagger, Jack Nicholson e Kate

Moss per i quali va giustamente

famoso (è stato anche fotografo

ufficiale delle nozze del Principe

Andrea con Sarah Ferguson), a

panorami mozzafiato, dalla foto-

grafia di moda fino all’ultimo lavo-

ro dedicato a Las Vegas.

Un corpus compositivo da cui

traspare la capacità di Watson di

dominare il mezzo tecnico («più

sei esperto, più ti è possibile sce-

gliere tra una quantità di strade

possibili»), ma anche l’emotività

e la creatività di un’immagine.

Il coniglio biancoMilano, dal 18 settembre al 22

novembre 2009

Manifattureper gli zar

Mostre

Da anni, nel mondo della mo-da, la passione per l’artesta contagiando come un

virus quasi tutti i grandi gruppi. Ilprimo è stato Yves Saint Laurent,che nutriva per l’arte una passionedivorante: dopo la morte nello scor-so anno, la sua collezione (Goya,Matisse, Duchamp, Mondrian, En-sor, De Chirico) è andata all’incan-to al Grand Palais di Parigi inun’asta visitata come una mostrada migliaia di persone. Non fu dameno Gianni Versace, che vantavauna collezione di arte neoclassica,con pezzi di David e Canova, maanche di Picasso, Lichtenstein,Warhol, De Chirico, Basquiat. Piùdedita al contemporaneo è inveceMiuccia Prada, onnivora collezioni-sta dei giovani più promettenti deiquali produce strepitose mostreper la sua Fondazione milaneseche poi fanno il giro del mondo. An-che Beatrice Trussardi ha scelto ilcontemporaneo, ma con un ap-proccio da puro mecenate: la fon-dazione Trussardi sostiene gli arti-sti producendo mostre e opere,senza però poi acquisirle in colle-zione, né privata né della società.

Molto impegnata nel contempo-raneo è anche la maison Louis Vuit-ton, che il prossimo anno amplieràil suo spazio espositivo, ora sugliChamps-Elysées, in un edificiocommissionato a Frank Gehry. Lacollaborazione con gli artisti siestende alle vetrine e agli arredidei negozi (Olafur Eliasson, JamesTurrell, Zhang Wang) nonché, sot-to la guida del direttore artisticoMarc Jacobs, grande appassiona-to d’arte, ai prodotti, come nel ca-so di Takashi Murakami e RichardPrince, che hanno ridisegnato ilmarchio per borse dal look più tra-sgressivo e «street». (fr. bon.)

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Tre tavolette inintelligibili provenientidall’isola di Pasqua: così Vuitton ha chiesto agliartisti contemporanei la loro chiave di lettura

I mille mondidi Watson

Che cosa possono svelare quindici artisti sul miste-

ro di una scrittura mai decifrata che ha portato con

sé i segreti di un popolo il quale, incidendoli nella

pietra, voleva invece tramandarli per l’eternità?

Che cosa possono aggiungere quindici artisti di og-

gi alla comprensione di tre tavolette inintelligi-bili provenienti dalla lontana isola di Pasqua econservate dal 1925 nei Musei Vaticani? Se,come pensava Adorno, «l’arte è magia libera-ta dalla menzogna di essere verità», alloraquei quindici artisti possono fornirci dellechiavi di lettura talmente arbitrarie e soggetti-ve da arrivare a contenere spunti di verità. Èun tentativo complicato, una strada imperviasu cui si è incamminato Hervé Mikaeloff, cura-tore della mostra «Scritture silenziose» allesti-ta a Milano dal 24 settembre al 31 ottobre aPalazzo Dugnani e prima ancora a Parigi, nel-lo spazio culturale Louis Vuitton, all’ultimopiano del negozio sugli Champs-Elysées.Che cosa invece leghi la maison Vuitton al-l’isola di Pasqua è più facile a dirsi: «Innanzitutto il tema del viaggio e l’isola polinesiana èancora una destinazione mitica, remota —spiega Pietro Beccari, vice presidente marke-ting e comunicazione della società francesecelebre per le sue valigie —. Inoltre la curacon cui proteggiamo la nostra storia nonchél’attenzione verso un modo di produrre soste-nibile ci hanno fatto sposare il progetto dellafondazione Rapa Nui con cui Louis Vuitton siimpegna a proteggere il patrimonio culturaledell’isola».

Stilista, forse artista«Affinità fra arte e moda sono sempre esistitefin dal Rinascimento — afferma Hervé Mikae-loff —. Molti grandi creatori di moda sono col-lezionisti perché la loro ricerca creativa sconfi-na spesso nell’arte; da parte loro diversi arti-sti, penso per esempio a Warhol, hanno co-minciato nella moda».Anche uno dei nomi più celebri convocati perquesta mostra, l’inglese Tracy Emin, classe1963, prima di dedicarsi all’arte ha studiatomoda al Medway College of Design e con l’ar-tista Sarah Lucas aveva aperto un negozio aLondra dove, fra gli altri articoli, si vendevanot-shirt. La Emin, comunque, è stata convocataper la sua frequentazione con la scrittura, fos-se anche quella dei nomi di tutte le personecon cui ha dormito, ricamati all’interno di

una tenda da campeggio: un lavoro del 1995,tra i suoi più celebri. A Milano presenta inve-ce una scritta al neon cancellata «Not so Diffi-cult to Understand», una doppia negazioneche diventa un’affermazione: è difficile capi-re, proprio come per le tavolette di Rapa Nui.

Caratteri sulla pelleSull’inintelligibilità della scrittura è basato an-che tutto il lavoro di Ni Haifeng, cinese, classe1964, trasferitosi ad Amsterdam a trent’annisperimentando sulla propria pelle lo shock lin-guistico. Nel video proiettato in mostra, unamano scrive su dei libri, chiusi e impilati inmodo da formare un muro, frasi di un alfabe-to misterioso che mescola numeri, caratteri eideogrammi.Altri artisti, come Jenny Holzer, Joseph Kosu-th, Barbara Kruger hanno da sempre svolto leloro ricerche concettuali sulle e con le paroleed era quindi scontato ritrovare i loro lavori inquesta collettiva. Ma paradossalmente chisembra catturare meglio il senso misteriosodelle oscure tracce lasciate dagli abitanti di Ra-pa Nui, è Giuseppe Penone, classe 1947, chenon usa la scrittura, ma lavora come suo con-sueto sul calco. Anche per la grande installa-zione milanese ha utilizzato il cuoio della mai-son Vuitton per trarre il calco dell’anima di unalbero, il suo fusto interno, a sua volta colatoin bronzo, tagliato in due e ricoperto all’inter-no con una sottile foglia d’oro. Una misticadella natura e della vita che è forse la più vici-na a svelare il sentimento cosmico degli abi-tanti di Rapa Nui.

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Lusso CartierGioielli da re

Piaceri di Moda

Saint Laurent,Prada & C.È artemania

Variazioni sul temaIn alto, una tavoletta discrittura Rongo Rongoproveniente dall’Isola diPasqua prestata alla mostradai Musei Vaticani; sopra,Marco Nereo Rotelli,«Save the Poetry»;a destra, «Emilie HD»di Sun7; sotto, «Scrigno»di Giuseppe Penone,che per trarre il calcodell’anima di un alberoha usato cuoio Vuitton

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