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MOBILITÀ TERRITORIALE DEI LAVORATORI Le traiettorie inesplorate della globalizzazione 1/III _ novembre - dicembre 2019 ISSN 2704-7245

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MOBILITÀ TERRITORIALE DEI LAVORATORILe traiettorie inesplorate della globalizzazione

1/III _ novembre - dicembre 2019

ISSN 2704-7245

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2 I / n. 2 (2019) - ISSN: 2704-7245 NUOVA PROFESSIONALITÀ

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N U O V A P R O F E S S I O N A L I T À

Consiglio per la valutazione scientifica degli articoli

Giuditta Alessandrini, Università di Roma Tre; Elisabetta Bani, Università di Bergamo; Franco Bochicchio, Università di Genova; Vanna Boffo, Università di Firenze; Andrea Cegolon, Università di Macerata; Maria Cinque, LUMSA; Massimiliano Costa, Università Ca’ Foscari (Venezia); Antonia Criscenti, Università di Catania; Fabrizio D’Aniello, Università di Macerata; Daniela Dato, Università di Foggia; Antonia Del Gobbo, Università di Firenze; Paolo Di Rienzo, Università di Roma Tre; Piergiuseppe Ellerani, Università del Salento; Loretta Fabbri, Università di Siena; Paolo Federighi, Università di Firenze; Alessandra Gargiulo Labriola, Università Cattolica (Milano); Silvia Ivaldi, Università di Bergamo; Manuela Ladogana, Università di Foggia; Daniela Maccario, Università di Torino; Valerio Massimo Marcone, Università di Roma Tre; Claudio Melacarne, Univeserità di Siena; Viviana Molaschi, Università di Bergamo; Paolina Mulè, Università di Catania; Giuseppe Negro, ASCLA; Andrea Potestio, Università di Bergamo; Margherita Rabaglia, ISISS Gadda (Fornovo di Taro); Arduino Salatin, IUSVE; Adriana Schiedi, Università di Bari; Concetta Tino, Università di Padova; Fabio Togni, Università di Firenze; Alessandra Vischi, Università Cattolica (Brescia); Carla Xodo, Univesità di Padova, Giuseppe Zago, Università di Padova.

Bimestrale di studi e orientamenti per l’integrazione tra scuola e lavoro e per l’apprendistato formativo

Direttore responsabile: Giuseppe Bertagna

Condirettori: Gianni Bocchieri, Eugenio Gotti, Emmanuele Massagli

Comitato direttivo: Antonio Bonardo, GiGroup Spa; Paolo Cesana, Fondazione Clerici; Angela Elicio, CIOFS-FP; Luigi Enrico Peretti, CNOS-FAP; don Mario Tonini, CNOS-FAP; Alessandra Spagnolo, Adecco Spa; Raffaele Crippa, Rete ITS meccatronici.

Redazione (email: [email protected]): Paolo Bertuletti (coordinatore di redazione), Alketa Aliaj, Emanuele Brognoli, Paolo Caloni, Matteo Colombo, Alfredo Di Sirio, Clara Fortina, Sara Frontini, Francesco Magni, Alessandra Mazzini, Sabrina Natali, Roberta Navoni.

Progetto grafico: Lucia Coltamai

Direzione, Redazione e Amministrazione: Direttore responsabile: Giuseppe Bertagna - Edizioni Studium Srl, Via Crescenzio, 25 - 00193 Roma Fax. 06.6875456; Tel. 06.6865846 - 06.6875456 - Sito Internet: www.edizionistudium.it - POSTE ITALIANE S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 LOM/BS/02954 - Edizioni Studium (Roma) - Ufficio marketing: Edizioni Studium Srl Via Crescenzio, 25 - 00193 Roma - Fax. 06.6875456 ; Tel. 06.6865846 - 06.6875456 - email: [email protected] - Ufficio Abbonamenti Tel. 030.2993305 (operativo dal lunedì al venerdì negli orari 8.30-12.30 e 13.30-17.30) - Fax 030.2993317 - email: [email protected]

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SOMMARIO

ISTITUZIONI FORMATIVE E TRASFORMAZIONI SOCIALIa cura di Luisa Ribolzi

Mobilitazioni per l’ambiente: una moda indotta dai media o una consapevolezza reale? 7

IL LAVORO CHE CAMBIAa cura di Giuliano Cazzola

Il caso ex-Ilva: paradigma del declino italiano 11

IL MERCATO DELLE PROFESSIONIa cura di Giampaolo Montaletti

Mercato delle professioni e lavoro indipendente 15

INNOVAZIONE E PARI OPPORTUNITÀdi Alessandra Servidori

A che punto sono Italia e UE sulla parità di genere? 17

NUOVE DISUGUAGLIANZE GEOGRAFICHE OLTRE LA DICOTOMIA CENTRO - PERIFERIE 20di Matteo Colombo

L’IMPRENDITORIA IMMIGRATA IN ITALIA 25di Alketa Aliaj

FUGA DI CERVELLI 33di S. Merler, J. Bassetto, F. Filippucci, E. Magalini, F. Passerini e S. Rabino

SKILLS SHORTAGE, FORMAZIONE E MOBILITÀ INTERNAZIONALE 41di Rodolfo Roseto

COME E PERCHÉ FARE EMPLOYER BRANDING 46di Nicoletta Bressa

RUBRICHE

PROBLEMI E PROPOSTE

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SOMMARIO

UNA LEZIONE MODERNA DALL’APPRENDISTATO NELLA ECONOMIA PRE-CAPITALISTICA 49di Matteo Colombo

L’“OCCUPAZIONE INFELICE” DEI GIOVANI 54di Emmanuele Massagli

INNOVATION FARM 61di Giulia Carbognani

«GINO». Una App per trattori 65di Silvia Piccardo

ERASMUS FOR YOUNG ENTREPRENEURS ED ENTERPRISE EUROPE NETWORK 67

LINEE GUIDA PER I PCTO. DALL’ALTERNANZA ALL’ALTERNATIVA TRA SCUOLA E LAVORO 70di Paolo Bertuletti ed Emmanuele Massagli

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ALTERNANZA FORMATIVA

LEGISLAZIONE, CONTRATTUALISTICA, GIURISPRUDENZA

LIBRI

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La globalizzazione non riguarda solo la circolazione delle merci e dei capitali, ma anche la mobilità delle persone che cercano lavoro lontano dal Paese d’origine. I resoconti di cronaca che provengono dalle coste meridionali della nostra Penisola ci ricordano quasi quotidianamente le forme più drammatiche di questa mobilità. Non si tratta però dell’unico modo in cui il fenomeno si manifesta oggi. Come documenta uno studio del Cer riassunto da Matteo Colombo l’economia odierna, basata sul terziario avanzato, produce all’interno dei medesimi Stati forti polarizzazioni territoriali che contrappongono metropoli ricche e capaci di attirare i capitali internazionali a campagne sempre più marginalizzate ed escluse dalla competizione globale. Come è noto, l’Italia, oltre ad essere meta di immigrazione — lo dimostra la fiorente imprenditoria immigrata di cui beneficia il nostro Paese (si veda il contributo di Alketa Aliaj in proposito) — è tornata ad essere terra di emigrazione. L’emigrazione italiana non ha più i connotati di un tempo, perché riguarda sopratutto i giovani altamente qualificati. Le caratteristiche e i rischi di questa “fuga di cervelli” sono stati analizzati da un’indagine del think tank Tortuga, riassunto in questo numero.L’intervento di Rodolfo Roseto ci ricorda come la mobilità territoriale dei lavoratori dipenda da squilibri spesso causati da diversi fenomeni intrecciati: trasformazioni demografiche, politiche attive inefficaci e scollamento fra sistemi formativi e mercato del lavoro. Per risolvere tali squilibri occorre puntare su una formazione attenta ai profili professionali richiesti dal mercato, ma anche sulla mobilità internazionale delle persone. Proprio come facevano le antiche gilde con l’apprendistato, istituto che favorì la diffusione delle innovazioni e del progresso tecnologico europeo in Epoca moderna. Come spiega Nicoletta Bressa, l’elevata mobilità professionale obbliga le aziende a fare employer branding per attirare i professionisti migliori, di contro, non è detto che l’assunzione in un’azienda blasonata determini la realizzazione professionale della persona - così Emmanuele Massagli. Chiude il fascicolo un commento alle Nuove linee giuda per i PCTO (ex alternanza).

MOBILITÀ TERRITORIALE DEI LAVORATORILe traiettorie inosservate della globalizzazione

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PROBLEMI E PROPOSTE

L’IMPRENDITORIA IMMIGRATA IN ITALIA

di Alketa Aliaj

Uno studio pubblicato nel 2019, dal titolo “La mappa dell’imprenditoria immigrata in Italia. Dall’integrazione economica alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro” e realizzato dall’Università Roma Tre e dal Censis con il supporto finanziario dell’Inail (Progetto Bric 2016), studia il tema della presenza e della crescita della imprenditoria immigrata in Italia e il rapporto tra i titolari di queste imprese e le normative sulla salute e la sicurezza sul lavoro.

Metodologia della ricerca

La metodologia seguita dai ricercatori in questo rapporto è di tipo misto, quantitativo e qualitativo. Per l’indagine quantitativa è stato scelto di costruire un questionario che tenga conto della letteratura scientifica e del modello utilizzato nel progetto Inail “Insula”. In particolare, sono state utilizzate 42 domande chiuse, articolate in 3 sezioni: dati socio-demografici; azienda o attività; salute e sicurezza in azienda o in attività lavorativa. L’indagine diretta è stata svolta nel periodo di settembre-ottobre 2018, utilizzando su un campione di 300 imprenditori di origine straniera la tecnica face to face con metodologia Capi (Computer Assisted Personal Interview). L’indagine, poi, è stata integrata da una rilevazione con metodologia Cawi (Computer Assisted Telephone Interview), per un totale di 334 questionari compilati. Il campione è stato ottenuto a partire dai dati del registro delle Camere di Commercio dei titolari di impresa con origine straniera attivi al 31 dicembre 2017, ovvero: titolari che hanno un’origine straniera a prescindere dall’attuale cittadinanza; titolari che sono alla guida di imprese di diversa forma giuridica, tra cui anche lavoratori autonomi; titolari che sono alla guida di imprese che non hanno nessun dipendente o datori di lavoro con almeno un dipendente. Una volta conclusa la rilevazione, e prima di effettuare l’analisi dei risultati, è stata eseguita la ricodifica delle variabili con campi aperti ed è stata controllata la bontà della distribuzione del campione rispetto all’universo. Parallelamente, la ricerca qualitativa (Glaser & Strauss, 2009) ha avuto come obiettivo quello di delineare le principali esigenze in ambito di salute

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e sicurezza sul lavoro degli imprenditori stranieri. A tal proposito sono state somministrate 23 interviste a stakeholder ritenuti strategici ai fini della ricerca come: associazioni di categoria, sindacati, associazioni e cooperative, anche di immigrati, fondi interprofessionali, oltre a imprenditori stranieri (o di origine straniera). È stata utilizzata la tecnica dell’intervista semi-strutturata, con lo scopo di orientare l’intervistato sulle tematiche rilevanti. Infine, l’interpretazione degli esiti delle interviste è stata supportata dall’utilizzo del software NVivo (Non-numerical Unstructured Data Indexing, Searching and Theorizing Vivo).

Sintesi dei risultati del rapporto

Il quadro sinottico della realtà imprenditoriale immigrata in Italia è stato costruito mettendo in evidenza la relazione tra i quattro fattori (strutturali, normativi, culturali e individuali) che sono emersi dall’analisi teorica, rispetto agli effetti prodottisi con riferimento alla creazione di attività economiche condotte da cittadini stranieri (Tabella 1). In seguito verranno illustrati brevemente alcuni risultati della ricerca rinvenibili nel rapporto che ospita l’anzidetto quadro sinottico.

Tabella 1. Fattori e caratteristiche che determinano l’imprenditoria immigrata: la situazione in Italia

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In primis, i fattori strutturali, che definiscono il contesto economico entro il quale prende vita un’impresa, mostrano una prevalenza dei fattori che hanno agito in favore dello sviluppo di attività economiche a conduzione immigrata. I fattori normativi hanno un prevalente effetto inibitorio sullo sviluppo dell’imprenditoria a conduzione immigrata. Infatti, il supporto istituzionale all’imprenditoria immigrata è piuttosto basso e non si ravvisano particolari azioni di sistema al riguardo. Si tratta, quindi, di una dimensione molto importante che si collega all’esistenza di barriere burocratiche all’accesso. I fattori culturali incidono sulla composizione della compagine imprenditoriale straniera e ne favoriscono la presenza e il successo. Infine, le caratteristiche individuali con riferimento sia all’esperienza imprenditoriale e lavorativa pregressa sia all’esperienza migratoria mostrano che: i) molti degli imprenditori di origine straniera hanno avuto precedenti esperienze di lavoro subordinato in Italia negli stessi settori in cui hanno poi deciso di avviare un’impresa; ii) l’Italia, che per la sua posizione geografica è spesso il primo Paese di approdo, finisce poi per diventare anche quello in cui realizzare il proprio progetto definitivo.Riassumendo in breve dall’analisi quantitativa del rapporto, emerge che nel 2018 Infocamere ha censito 447.422 titolari d’impresa nati all’estero, di cui l’81% in Paesi extra Ue, rappresentando il 14,6% dei titolari d’impresa in Italia. Nel periodo che va dal 2010 al 2018 vi è una crescita del 31,7% (gli extra Ue del 37,8%), a fronte di un calo del 12,2% registrato tra i nati in Italia. La componente femminile rappresenta il 23,1% del totale e in quegli stessi anni ha fatto segnare una crescita del 40,4%. Inoltre, gli imprenditori under 50 sono il 71,6%, contro il 44,3% degli italiani (Tabella 2) .

Tabella 2. Titolari di imprese attive per classe di età e paese di origine, 2018 (v.a. e val.%)

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Emerge dal rapporto una propensione all’imprenditoria più sviluppata in alcune comunità, con oltre il 40% dei titolari stranieri che arriva da soli 4 Paesi. I più numerosi sono i marocchini (64.690 imprenditori, il14,5% del totale), seguiti da cinesi (50.899, l’11,4%), romeni (47.964, il 10,7%) e albanesi (31.425, il 7,0%), ma negli ultimi anni sono indiani, pachistani e bangladesi ad aver fatto registrare i tassi di crescita più alti (Grafico 1).

Grafico 1. Comunità di appartenenza dell’imprenditore

Prendendo in considerazione la distribuzione per settori di attività, sono prevalenti i servizi (63,1%) e l’industria (33,6%), rispetto ad agricoltura, silvicoltura e pesca (3,3%). In particolare, i titolari stranieri di esercizi per la vendita al dettaglio sono 146.905 e quelli attivi nella ristorazione sono 25.901 (Tabella 3). Nell’industria al primo posto si trovano i 114.322 stranieri titolari di un’impresa di costruzioni. La ricerca conferma anche alcune “specializzazioni etniche”, come per esempio, marocchini, bangladesi e senegalesi sono attivi soprattutto nel commercio; cinesi nel commercio, nel tessile e nella ristorazione; e i romeni e gli albanesi nell’imprenditoria edile. Riguardo alla distribuzione a livello nazionale, le Regioni che guidano la classifica per numeri assoluti di imprenditori nati all’estero sono: Lombardia (81.355), Lazio (53.829) e Toscana. A livello provinciale possiamo evidenziare: Roma (45.511), Milano (36.489) e Torino (20.692). Considerando l’incidenza sul totale degli imprenditori, al primo posto tra le Regioni c’è la Toscana (21,4%) e tra le Province Prato (46,9%).Di seguito vengono sintetizzati alcuni risultati emersi dall’analisi qualitativa realizzata da Censis e l’Università Roma Tre. La stabilità sul territorio italiano

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dei titolari stranieri è dell’80% quando si tratta della loro presenza da almeno 10 anni; il 69% ha l’intera famiglia in Italia; il 67% vede qui il proprio futuro, il 39% ha la cittadinanza italiana, alla quale fa, però, da contraltare una scarsa integrazione perché il 12% afferma di parlare italiano approssimativo e il 24% solo in modo sufficiente, il 45% nel tempo libero frequenta solo stranieri.

Tabella 3. Titolari di imprese attive per comparto economico e Paese di origine, 2018 (v.a. e val. %)

Dalla ricerca emerge una significativa solidità delle imprese, infatti, il 72% ha personale dipendente; il 60% è attiva da oltre 4 anni; negli ultimi 3 anni il 53% ha avuto fatturato stabile, e il 20% in crescita; infine, il 77% degli intervistati è soddisfatto in tutto o in parte della sua attività; ma presenta anche dimensioni piccole o piccolissime (in media 3,7 dipendenti) e opera per la stragrande maggioranza solo in un mercato locale (81%). I ricercatori del rapporto riscontrano un’estrema flessibilità e capacità di adattamento dei migranti che fanno impresa, sottolineando il fatto che «si riflettono nella propensione ad andare ad occupare gli spazi lasciati liberi dai nativi, ma anche nella capacità di garantire estrema flessibilità negli orari di lavoro, disponibilità agli spostamenti, varietà dei prodotti offerti, costi contenuti, ibridazione tra italiano e straniero» (Censis, 2019, p.11). I limiti di tali imprese derivare dal fatto che «sono attive in settori poco qualificati, a basso valore aggiunto, con scarso contenuto tecnologico, per cui fanno più fatica a mantenersi sul mercato» (Censis, 2019, p.11). L’indagine evidenzia, inoltre, che gli imprenditori migranti hanno una scarsa percezione del rischio di infortuni e una cultura molto carente su salute e sicurezza sul lavoro. Per il 52% le norme sono semplicemente un “obbligo”, solo per il 18% contribuisce a innalzare livello di salute e sicurezza, mentre il 30% dice che ha difficoltà ad adempiere agli obblighi di legge e il 47% li delega del tutto o in parte a commercialisti e consulenti del lavoro. Meno del 30% chiede

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aggiornamento o formazione in materia, il 22% non conosce l’Inail, solo il 32% ne conosce gli incentivi per migliorare salute e sicurezza. Infine, il rapporto indica quattro direttrici d’azione: promuovere una sinergia tra le istituzioni locali e le realtà territoriali; adottare un approccio multiculturale; far emergere la relazione diretta tra salute e sicurezza sul lavoro e risultato di impresa; controllare e sanzionare criticità e irregolarità, ma anche premiare le imprese che realizzano buone pratiche.

Uno sguardo sulla letteratura dell’imprenditoria migrante in Italia

La riflessione che seguirà non ha la pretesa di analizzare il tema dell’imprenditoria immigrata in senso lato, ma intende gettare uno sguardo sulla letteratura prodotta recentemente per coglierne le problematiche di cui si stanno occupando i ricercatori in Italia. Oltre al rapporto Censis 2019 sopra qui sintetizzato, tra gli studi sull’imprenditoria migrante italiana vanno ricordati il Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione. La cittadinanza globale della generazione “Millennials” della Fondazione Leone Moressa, di cui riporterò concisamente alcuni risultati. Innanzitutto, la fuga dei giovani italiani negli ultimi 10 anni ammonta a 250 mila, l’equivalente della città di Verona e in termini economici assomma a un potenziale di 16 miliardi di euro (1,1% del PIL); una diminuzione dei flussi degli immigranti e, una diminuzione dei permessi di soggiorno per lavoro del -96% in 10 anni, posizionando l’Italia a livello europeo al 14° Paese per numero di permessi per lavoro rilasciati. Gli stranieri regolarmente presenti nel nostro paese producono 139 miliardi, ovvero il 9% del Pil nazionale, e anche se occupano principalmente professioni non qualificate contribuiscono positivamente sia a livello fiscale che contributivo al sistema economico italiano; gli imprenditori nati all’estero sono 708.949 (2018) ovvero il 9,4% degli imprenditori totali; i Paesi di nascita degli imprenditori con maggiore presenza sono: la Cina 74 mila, il Marocco 73 mila e la Romania 67 mila. Infine, i settori con maggiore presenza immigrata sono: l’edilizia 15,0%; il commercio 13,1%, la ristorazione 11,7%, la manifattura 7,8 %, i servizi 6,9 % e agricoltura 2,5%. Studi sull’imprenditoria migrante mostrano gli stessi effetti positivi sul sistema socio-economico italiano derivante dalle esportazioni e dalle loro ricadute nei paesi d’origine dell’imprenditore (Bratti, De Benedictis, Santoni, 2019). Invece, un effetto negativo sull’economia, sulle aziende e sulla loro innovazione è determinato dai flussi in uscita, soprattutto dei giovani, come dimostrato da Anelli et al. (2019) che utilizzando le variazioni esogene dell’emigrazione dai mercati del lavoro locali italiani, dimostrano che tra il 2008 e il 2015 i maggiori

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flussi migratori hanno ridotto la creazione di imprese e si stima che per ogni 1.000 emigrati siano state create 10 imprese giovanili in meno nell’intero periodo. Un semplice esercizio contabile mostra che circa il 60% dell’effetto è generato semplicemente dalla perdita di giovani; il restante 40% è dovuto da una combinazione di selezione degli emigranti tra persone altamente imprenditoriali, ricadute negative sul tasso di imprenditorialità dei locali e un effetto moltiplicatore negativo delle imprese locali. Gli studi sull’imprenditoria migrante femminile mostrano un effetto positivo sull’autonomia e l’indipendenza lavorativa delle imprenditrici in Italia, e in particolare, si determina la cosiddetta “strategia di rete mista” (con altri stranieri e/o autoctoni) non solo nella gestione aziendale, ma anche nella promozione di attività sociali transnazionali (De Luca, Ambrosini, 2019). Ancora, l’imprenditorialità femminile delle giovani imprenditrici afro-italiane legata alle nuove iniziative inerenti al tema della bellezza, dello stile e della cura (naturale) dei capelli neri oltre all’aspetto economico e di profitto ha lo scopo di far progredire nuove narrazioni sul nero (e, in particolare, sulla femminilità nera) e la sua inclusione all’interno dei confini materiali e simbolici dell’Italia (Hawthorne, 2019).Spostando lo sguardo sul mondo del lavoro in senso più ampio emergono alcune evidenze come ad esempio il fatto che in Italia vi è un disallineamento tra l’educazione e l’occupazione dei migranti (Van Wolleghem, De Angelis, Scicchitano, 2019) oppure, nella ricerca di De Rosa et al. (2019), viene costruito il profilo delle aziende agricole e si dà conto delle qualifiche degli immigrati impiegati in tali aziende. Gli autori evidenziano come un’adeguata azione politica rivolta agli immigrati può portare ad un positivo effetto in termini di costruzione della multifunzionalità sia a livello individuale che territoriale. Infine, Talani e Roccu (2019) studiano una fiorente economia italiana sommersa, uscita ancora più sana dalla crisi dell’Eurozona, che sta in realtà agendo come un potente “fattore di attrazione” per l’immigrazione irregolare.

Alketa Aliaj Università degli studi di Bergamo

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Bibliografia

Anelli M., Basso G. Ippedico G., Peri G. (2019), Youth drain, entrepreneurship and innovation, Nber Working Paper Series No. 26055Bratti M., De Benedictis L., Santoni G., Immigrant entrepreneurs, diasporas and exports, forthcoming, «Journal of Regional Science», 2019, DOI.org/10.1111/jors.12455Censis e Università Toma Tre (2019), Rapporto “La mappa dell’imprenditoria immigrata in Italia. Dall’integrazione economia alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro”

De Luca D., Ambrosini M., Female Immigrant Entrepreneurs: More Than a Family Strategy, «International Migration», IOM, (2019), ISSN 0020-7985De Rosa M., Bartoli L., Leonardi S., Perito M. A., The Contribution of Immigrants to Multifunctional Agricultural Systems in Italy, «Sustainability», 11, 4641, (2019), doi:10.3390/su11174641Fondazione Moressa (2019), Rapporto “Sull’economia dell’immigrazione. La cittadinanza globale della generazione Millennials”

Hawthorne C., Making Italy: Afro-Italian entrepreneurs and the racial boundaries of citizenship, «Social & Cultural Geography», (2019), DOI: 10.1080/14649365.2019.1597151 Talani L. S., Roccu R. (a cura di), The Dark Side of Globalisation, Palgrave Macmillan, 2019Van Wolleghem P. G., De Angelis M., Scicchitano S. (2019), Education-occupation mismatch of migrants in the Italian labour market: the effect of social networks, GLO Discussion Paper, No. 398,

Global Labor Organization (GLO), Essen.