Missione Umanitaria a Gaza:gennaio 2009

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MISSIONE UMANITARIA MISSIONE UMANITARIA NELLA STRISCIA DI GAZA NELLA STRISCIA DI GAZA E' rientrata mercoledì 4 febbraio, una parte della prima delegazione italiana entrata a Gaza dopo l'ultimo assedio militare. La Missione coordinata da Crocevia Ong era formata da medici, psicologi, cooperanti, giornalisti e rappresentanti degli enti locali del Comune di Rimini e del Comune di Monterotondo

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La Missione a Gaza coordinata da Crocevia Ong era formata da medici, psicologi, cooperanti, giornalisti e rappresentanti degli enti locali del Comune di Rimini e del Comune di Monterotondo. La presentazione, in progress, vuole essere una bozza da sviluppare e da utilizzarsi ad esempio in pincontri pubblici per raccontare l'esperienza realizzata. Chi volesse aggiungere altri materiali e testi è pregato di farlo inviandomipoi la versione corretta per email, io provvedrò ad aggiornarla.

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MISSIONE UMANITARIAMISSIONE UMANITARIANELLA STRISCIA DI GAZANELLA STRISCIA DI GAZA

E' rientrata mercoledì 4 febbraio, una parte della prima delegazione italiana entrata a Gaza dopo l'ultimo assedio militare.

La Missione coordinata da Crocevia Ong era formata da medici, psicologi, cooperanti, giornalisti e rappresentanti degli enti locali del Comune di Rimini e del

Comune di Monterotondo

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• Consegnare medicinali alle strutture ospedaliere•Monitorare e documentare gli effetti della guerra•Visitare le strutture sanitarie, ospedaliere ed altre strutture sociali e civili, le municipalità per raccogliere i bisogni legati all'emergenza e alle necessità a medio e lungo termine•Costruire relazioni per lo sviluppo di progetti di sostegno tra enti locali italiani e palestinesi

Obiettivi politici e sociali:•Richiedere il rispetto del diritto internazionale, dei diritti umani e la fine dell'assedio della Striscia di Gaza che opprime la popolazione civile•Richiedere una Commissione internazionale d'inchiesta sui crimini commessi durante la guerra (ONU)•Far sentire la vicinanza della società civile e istituzionale alla popolazione civile palestinese•Far conoscere agli italiani la realtà dell'assedio, della guerra ed i suoi effetti sulla popolazione civile

Obiettivi tecnici

Ospedale Al Quds - Gaza

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Partiti mercoledì 28 gennaio da Roma alla volta del Cairo e da lì per il confine egiziano, dopo 10 ore di attesa al valico di Rafah, il 29 Gennaio finalmente la delegazione entra in territorio Palestinese quando oramai è notte.

Una parte della delegazione, i giornalisti, non viene autorizzata ad entrare, riusciranno però a raggiungerci il giorno successivo.

La fila inintterrota di ambulanze che dall'Egitto riportano i feriti nella

Striscia

La partenza da Roma con il carico di medicinali

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Il 20 Febbraio cominciamo a prendere coscienza delle distruzioni perpetuate sia sulle infrastrutture civili e sociali che sulle abitazioni.Gli attacchi, avvenuti per via aerea e di terra nella parte centrale della città hanno riguardato scuole, ospedali e cliniche mediche, ministeri,

la sede del parlamento palestinese, università, sedi della polizia locale, il carcere e persino un cimitero.Numerosissime inoltre le abitazioni civili (si parla di 5000) colpite in particolare nelle zone di confine della Striscia, 1300 i morti, oltre 5000 i

feriti (dati ospedale Al-Quds).Ospedale Al Quds - Gaza

Ministero delle Finanze

Sede del Parlamento Palestinese

Ministero della Giustizia

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Nel pomeriggio del 30 gennaio consegnamo il carico di medicinali all'0spedale Alawda, una delle strutture sanitarie in cui nei giorni dell'attacco si susseguivano le ambulanze cariche di feriti, bersagliate anch'esse dall'artiglieria che causa l'uccisione anche di paramedici (vedi foto) e sulle quali ha prestato la propria opera di volontariato anche Vittorio Arrigoni, unico italiano a Gaza in quei giorni che successivamente ci racconterà la propria drammatica esperienza.Il personale sanitario delle strutture ospedaliere della Striscia di Gaza ha innanzitutto evidenziato la carenza di apparecchiature mediche (una sola struttura ha la strumentazione per la TAC, un'altra per le endoscopie) necessarie ad una corretta diagnosi e ha raccomandato un maggiore coordinamento a livello internazionale degli aiuti sanitari.

Consegna dei medicinali all'ospedale Alawda

Ambulanza colpita nella quale viene un ucciso un paramedico

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Non vengano risparmiate scuole, moschee e abitazioni civili. Unicef ed altre ONG allestiscono tende da campo di pochi metri per le famiglie rimaste senza tetto.

Tende da campo per senzatetto, sullo sfondo scuola distrutta

I resti di un missile in una abitazione Un intero quartiere raso al suolo

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Gli effetti dei 22 giorni di attacchi dell'artiglieria aerea, e poi anche di terra, non si misurano soltanto in termini di edifici distrutti, macerie, feriti ( ) e morti ( ); il prolungato stato di totale insicurezza e minaccia alla propria vita che hanno sperimentato tutti i cittadini di Gaza ha lasciato tracce profonde. Insonnia, stress post-traumatico, attacchi di panico e isteria, sono i sintomi testimoniatici dal Gaza Mental Health Programme e che cooinvolgono la quasi totalità della popolazione infantile. Un dato cautelativo definisce nel 50% della intera popolazione della Striscia i bambini sotto i 18 anni.

Popolazione Striscia di Gaza: 1.5 milioni di persone, la maggiore densità abitativa del mondo!

Union of Health Work Committees

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Shifa Hospital

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Gli effetti dei 22 giorni di attacchi dell'artiglieria aerea, e poi anche di terra, non si misurano soltanto in termini di edifici distrutti, macerie, feriti e morti; il prolungato stato di totale insicurezza e minaccia alla propria vita che hanno sperimentato tutti i cittadini di Gaza ha lasciato tracce profonde. Insonnia, stress post-traumatico, attacchi di panico e isteria, sono i sintomi che il Gaza Mental Health Program ha rilevato con allarmante frequenza nei primi interventi sul territorio.

Gaza Mental Health Programme

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Il 1 di Febbraio incontriamo i medici e responsabili emergenza dell'Al-Quds Hospital, uno degli ospedali vicino al centro di Gaza che ha ospitato durante i bombardamenti circa 450 feriti e ed ha visto perdere la vita a 80 persone.La maggior parte dei feriti sono stati gia` stati trasferiti all`estero (Egitto ed altri paesi, tra i quali alcuni europei) oppure nelle proprie abitazioni per lasciare liberi i letti ad altri dopo aver ricevuto prime sommarie cure mediche.Ad oggi perciò i medici li stanno sottoponendo uno ad uno ad una fase di rivalutazione clinica.L`ospedale stesso ha subito tra l`altro un attacco aereo che pur non causando morti visto che i locali degli ultimi piani erano stati evacuati dopo l`avviso dei servizi israeliani, hanno in ogni caso compromesso una buona parte delle strutture non mediche, gli uffici amministrativi, la parte residenziale e i due piani della struttura principale adibiti a ludoteca e spazi ricreativi che sono stati completamente spazzati via.I medici cominciarono ad evacuare le centinaia di feriti e malati ordinari della struttura non avendo altro rifugio che la strada sottostante nella quale nel frattempo continuavano i bombardamenti.File interminabili di lettighe in strada, insufficienti nel numero, sulle quali venivano caricati 3 pazienti alla volta, medici e infermieri al seguito, il tutto sotto al `panico` dei bombardamenti ed il pensiero degli stessi medici ai familiari rimasti a casa.

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Lunedì 2 febbraio una parte della delegazione ha visitato una scuola elementare di Jabaliya, i disegni dei bambini rappresentano unicamente aerei che sganciano bombe, missili, carri armati. Poco prima delle 11,20 orario di uscita del primo turno della mattina, due violente esplosioni hanno fatto tremare la struttura scolastica, le maestre hanno lasciato uscire tutti i bambini per farli tornare a casa. Molti sono scoppiati a piangere, a urlare.

Il giorno prima, la delegazione aveva visitato il centro culturale Al-Asriya sempre a Jabaliya, cittadina a Nord di Gaza City che come Rafah sul confine sud, è stata pesantemente attaccata. Le bambine hanno improvvisato un rap che dice noi bambini palestinesi abbiamo diritto di giocare e di uscire per strada senza aver paura dei saurak (missili).

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Più che di aiuti umanitari Gaza e la Palestina hanno bisogno di pace, di piantare alberi da frutto e non vederli sradicare di nuovo dai tank israeliani, di raccogliere i frutti della terra, di pescare nelle acque territoriali senza essere bersagliati dal fuoco di proiettili o missili. La troupe dei giornalisti di Peace-Reporter e due inviati di Rai3 hanno documentato questo tipo di reazione dei soldati israeliani nella provincia di Khan Younis. Martedì 3 febbraio hanno accompagnato alcuni contadini a raccogliere il prezzemolo nei loro campi a ridosso dei 100 metri dalla linea di confine, sono stati intimiditi con raffiche di mitra sparate prima a 10 metri dai loro corpi e poi a meno di 2 dai soldati israeliani posizionati al di là  del confine

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Molte sedi istituzionali della Striscia di Gaza sono state distrutte; la cooperazione internazionale si farà  carico della loro ricostruzione come tante volte è già accaduto in passato nella West Bank e nella Striscia di Gaza. Così è stato per la centrale elettrica (che funziona a carburante consumando 160.000 litri al giorno quando non è a pieno regime) bombardata lo scorso anno, per le linee degli elettrodotti, per le discariche, per le strade, acquedotti, persino per i cimiteri.

Secondo dati della Banca Mondiale del 2005 i Territori Palestinesi sono il primo destinatario degli aiuti internazionali, milioni di dollari ed euro che se fossero consegnati direttamente alla popolazione renderebbero i cittadini palestinesi ricchi o quantomeno tutti benestanti. La comunità  internazionale ha finora consentito e finanziato il ciclo di distruzione e ricostruzione. Per restituire il diritto al futuro alla popolazione civile di Gaza è tempo di intervenire con la necessaria determinazione per interromperlo. Far rispettare il diritto internazionale e i diritti umani, profondamente violati in questo conflitto e solo due mesi fa celebrati pomposamente nel 60° anniversario della Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite.