MISINTA 34 FINITO E CORRETTO · produzione tipografica, ma scuole e maestri, dentro e fuori i fitti...

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nche per “Misinta” la crisi s’è fatta sentire: torniamo ai nostri lettori dopo un anno, senza aver potuto realizzare il consueto numero invernale, ma con alcune novità e la testarda determinazione a trasformare questa imprevista battuta d’ar- resto nella piattaforma ideale per il rilancio dell’attività dell’Associazione e in partico- lare della nostra rivista. Anzitutto “MISINTA” ha otte- nuto l’ISSN (International Serial Standard Number) 2038-1735 per l’edizione a stampa, 2038-1743 per l’edi- zione on-line, entrando così di diritto nel novero internazio- nale delle riviste di cultura e aprendo, con il nuovo sito www .misinta.it un nuovo spa- zio d’incontro con i lettori, molto più facilmente frequen- tabile in qualsiasi momento per reperire informazioni sul passato della rivista e sugli appuntamenti del prossimo futuro; è in progetto la possibi- lità di pubblicare su questo sito i contributi più interessan- ti (i migliori potranno anzi accedere alle pagine della rivi- sta, nei “Diari bresciani”, tra i “Visti in libreria”, nelle “Mostre da vedere e rivede- re..” e in altre, anche nuove, rubriche) dei lettori di “MISINTA”, soprattutto evi- dentemente recensioni di libri e di eventi culturali, in special modo bresciani o di argomento pertinente a Brescia e alla sua Provincia, contributi da invia- re per e-mail, con l’intento di offrire soprattutto agli studenti (e a tal fine sarà assai gradita ogni forma di sinergia con le Scuole Superiori e con le Università: la quota associati- va annuale per gli studenti è di soli 5 euro) uno spazio in cui esporre le proprie idee, dibat- tere, scambiarsi informazioni culturali e specialmente libra- rie. 1 EDITORIALE di Mino Morandini Professore di Lettere Ginnasiali al Liceo Classico Arnaldo da Brescia; Socio dell’Ateneo di Brescia. A Fior di Virtù, Farfengo, Brescia,1491

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nche per “Misinta” lacrisi s’è fatta sentire:torniamo ai nostri lettori

dopo un anno, senza averpotuto realizzare il consuetonumero invernale, ma conalcune novità e la testardadeterminazione a trasformarequesta imprevista battuta d’ar-resto nella piattaforma idealeper il rilancio dell’attivitàdell’Associazione e in partico-lare della nostra rivista.Anzitutto “MISINTA” ha otte-nuto l’ISSN (InternationalSerial Standard Number)2038-1735 per l’edizione astampa, 2038-1743 per l’edi-zione on-line, entrando così didiritto nel novero internazio-nale delle riviste di cultura eaprendo, con il nuovo sitowww.misinta.it un nuovo spa-zio d’incontro con i lettori,molto più facilmente frequen-tabile in qualsiasi momentoper reperire informazioni sulpassato della rivista e sugliappuntamenti del prossimofuturo; è in progetto la possibi-lità di pubblicare su questosito i contributi più interessan-ti (i migliori potranno anziaccedere alle pagine della rivi-sta, nei “Diari bresciani”, trai “Visti in libreria”, nelle“Mostre da vedere e rivede-re..” e in altre, anche nuove,rubriche) dei lettori di“MISINTA”, soprattutto evi-

dentemente recensioni di librie di eventi culturali, in specialmodo bresciani o di argomentopertinente a Brescia e alla suaProvincia, contributi da invia-re per e-mail, con l’intento dioffrire soprattutto agli studenti(e a tal fine sarà assai graditaogni forma di sinergia con le

Scuole Superiori e con leUniversità: la quota associati-va annuale per gli studenti è disoli 5 euro) uno spazio in cuiesporre le proprie idee, dibat-tere, scambiarsi informazioniculturali e specialmente libra-rie.

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EDITORIALE

di Mino MorandiniProfessore di Lettere Ginnasiali al Liceo Classico Arnaldo da Brescia; Socio dell’Ateneo di Brescia.

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Fior di Virtù, Farfengo, Brescia,1491

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Nel frattempo, la vitadell’Associazione ha registratola perdita dolorosa diLeonardo Urbinati, uomo dicultura e di umanità straordi-narie1. A gennaio c’è stato il cambiodella guardia nella dirigenza:a Ennio Ferraglio, sempre piùimpegnato nel delicato incari-co di far vivere e progredireuna biblioteca civica come laQueriniana, erede di una tra-dizione ricca di storia, mano-scritti e volumi preziosi, e altempo stesso tesa verso unfuturo fitto di progetti, poten-zialità, obblighi e ... relativiproblemi, succede, comePresidente dell’AssociazioneBibliofili Bresciani, FilippoGiunta, che continua a dirige-re anche l’aspetto redazionale

concreto della rivista “MISIN-TA”; ai cordiali ringraziamential suo predecessore, per lapassione profusa nel suo man-dato e per la preziosa sinergiaculturale con la BibliotecaQueriniana, che grazie a lui ead Antonio De Gennaro,entrambi misintini di lungocorso, continuerà certamenteanche per il futuro con prospe-ri risultati (si vedano all’uopoi loro contributi al presentenumero 34), si aggiungono lefelicitazioni per il neopresiden-te, del quale siamo certi che sidedicherà alla crescitadell’Associazione con il mede-simo saggio entusiasmo checontinua a dispiegare nellaredazione della rivista.A Filippo Giunta subentra, nelruolo di Segretario

dell’Associazione, EnzoGiacomini, del quale soci esimpatizzanti stanno già speri-mentando la managerialità chegli deriva dall’esperienzaimprenditoriale: mentre dinuovo si va ampliando ilnumero degli iscritti, cresconoanche le presenze alle iniziati-ve bibliofile, evidentementegrazie alla puntuale, completae non di rado reiterata infor-mazione, sia tramite e-mail,sia sui quotidiani cittadini,inviata e sollecitata con catti-vante dedizione dal nuovoSegretario, e da lui estesaanche ad altri eventi, incentra-ti sul libro antico e organizzatida altri enti ed associazioni.

1 Un ricordo a lui dedicato si trova nella rubrica “Diari bresciani”.

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aestri e tipografi aBrescia (1471-1519).L’impresa editoriale dei

Britannici fra istituzioni civilie cultura umanisticanell’Occidente dellaSerenissima, per i tipi delleneonate Edizioni Torred’Ercole, Travagliato - BresciaMMIX1

Brescia città d’arte e cultura,da quando esiste, perché croce-via di civiltà diverse -Etruschi,Celti e Romani, Longobardi eFranchi, Milanesi e Veneti, epoi Francesi, Austriaci, e natu-ralmente Italiani-, in un conte-sto economicamente forte, dut-tile e policromo, capace diuscire da ogni crisi indomita,talvolta persino rafforzata, epronta a giocare nuove carte.Nella seconda metà del XVsecolo, con l’invenzione dellastampa, letterati e imprenditoribresciani scoprono di avere aportata di mano tutto l’essen-ziale: Venezia, tra le capitalieuropee -cioè mondiali- dellanuova arte, per imparare astampare; acqua e legnamedelle valli per far carta; tradi-zione artigiana metallurgica,per caratteri e torchi; tradizio-ne di studio tra i rappresentanti

del clero e delle arti liberali,per la cura dei testi; e infine un

numero crescente di potenzialiacquirenti, proporzionale al

UMANESIMO E STAMPA A BRESCIA TRAQUATTROCENTO E CINQUECENTOdi Mino MorandiniProfessore di Lettere Ginnasiali al Liceo Classico Arnaldo da Brescia; Socio dell’Ateneo di Brescia.

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1 Riprendo, ampliando e completando, alcune considerazioni già apparse sul «Giornale di Brescia» del 22 Aprile 2010, p. 43, inoccasione della presentazione del volume.

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benessere indotto dal dominioveneto.Mancano, è vero, l’università2

e il mecenatismo della cortesignorile, altrove volani dellaproduzione tipografica, mascuole e maestri, dentro e fuorii fitti enti religiosi che punteg-giano città e contado, e legrandi famiglie aristocratichedei Martinengo e dei Gambara,con il corteggio di amici,emuli e aspiranti tali, possonodegnamente sostituirle.Se n’è quindi scritto molto, dal«De Brixiana literatura»(1739) del card. Querini,patriarca degli studi su umane-simo e stampa a Brescia, aglistudi di Ettore Caccia eVirginio Cremona, UgoBaroncelli ed Ennio Sandal, e

molti altri, ma «Maestri e tipo-grafi a Brescia (1471-1519)»di Simone Signaroli è, come lodefinisce nella PrefazioneLuciano Gargan, «un vero eproprio codice diplomaticodella cultura umanistica bre-sciana tra Quattro eCinquecento», e per di più è ilprimo nato di una nuova editri-ce, le Edizioni Torre d’Ercole(Travagliato-Brescia), che conAngelo Brumana rinverdisce lamiglior tradizione dei filologi-editori e si riallaccia, anchetramite i curatori della collana‘Adunanza erudita’, che«Maestri e tipografi a Brescia»inaugura, e l’UniversitàCattolica, della quale autore ecuratori fanno parte, all’alta emirabile scuola del compianto

Giuseppe Billanovich (su«Italia Medioevale eUmanistica», la rivista filologi-ca dell’Editrice Antenore daBillanovich fondata, è apparsodi recente un corposo studio diAngelo Brumana3, utilissimoprolegomeno a «Maestri etipografi a Brescia»).Il libro ripercorre le gesta deicinque fratelli Britannico, daPalazzolo sull’Oglio:Giovanni, professore di gram-matica e retorica; Iacopo eAngelo, tipografi; Gregorio eBenedetto, frati domenicani;comprimari con loro o controdi loro, numerosi altri umani-sti, bresciani e non, e ilComune di Brescia, per l’isti-tuenda cattedra pubblica di«studia humanitatis».

2 Difetto mitigato dalla relativa vicinanza a tre grandi sedi universitarie, Bologna, Padova e Pavia, frequentate dagli studenti bre-sciani, compatibilmente con la situazione dei rapporti politici con i tre stati in cui si trovavano, rispettivamente lo Stato Pontificio,la Repubblica Veneta e il Ducato di Milano.3 A. BRUMANA, Per i Britannico, «Italia Medioevale e Umanistica», XLVIII (2007), 113-218.

ASC 749, f. 10r, sottoscrizione e segno tabellionale del cancelliere Agostino Emigli.

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In poco meno dei due terzi delvolume Simone Signaroli pub-blica, in edizione critica e inte-grale, tutti i documenti afferen-ti, rinvenuti in uno spogliominuzioso dell’ArchivioStorico Civico pressol’Archivio di Stato di Brescia edi altri giacimenti analoghi,inediti ed editi.Vedono così la luce 60«Provvisioni» del Comune diBrescia a favore di maestri digrammatica, studiosi e tipogra-fi (mentre, nelle Tavole chechiudono il volume, Signaroliidentifica la scrittura di ciascun

cancelliere del comune diBrescia attivo in quegli anni), i3 privilegi di stampa (del quar-to si ha solo notizia) ottenutidai Britannico e alcune lettereprefatorie a edizioni di testi ecommenti di classici: ne emer-ge una Brescia che, nell’estimodel 1498, allinea 15 scuole pri-vate, oggi diremmo di livelloliceale, delle quali 9 nel centrocittadino, con 5 «librarii», tipo-grafi o venditori di libri astampa, e un vivacissimodibattito culturale, ma anchepolitico, in stretto collegamen-to con gli altri centri umanisti-

ci d’Italia, la nazione -allora-più dotta del mondo.In tanta abbondanza d’erudi-zione (esposta peraltro consolida acribia e, annotaGargan, «sottile ironia», virtùveramente ... britanniche, cherendono gradita anche la sem-plice lettura del libro), giovatrascegliere un esempio, cen-trale per le sue implicazionianche attuali, sulla suddettacattedra di «studia humanita-tis».Trascurata da parecchi anni,viene ripristinata con l’aggiun-ta del greco, oltre al latino, e

ASC 749, f. 28v, sottoscrizione e segno tabellionale del cancelliere Gabriele Faita.

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affidata, nel novembre 1501, aGiovanni Taverio da Rovato,sostenuto dal partito filovene-to, capitanato dal dotto EliaCapriolo, dallo stampatoreBernardino Misinta e daiCarmelitani, mentre la candi-datura di Giovanni Britannicofu sconfitta nonostante l’ap-poggio dei fratelli, tipografi efrati domenicani, e dei potentinobili Gambara.Sulla vicenda e sull’insegna-mento del greco, che implicaval’apertura di un nuovo mercatolibrario, assai appetibile stantela quasi nulla competenza deifratelli Britannici in materia, siinnesca subito un’accesa pole-mica che vede, oltre a letteratilocali, l’intervento da Venezia,

per lettera, di Aldo Manuzio,editore principe in entrambe lelingue, a favore del Taverio.Tuttavia quest’ultimo nonriuscì a completare il secondoanno di corso: «i Britanniciavevano riconquistato il terre-no perduto», chiosa Signaroli,e la nomina del nuovo docentecade su Marino Becichemo daScutari, in Albania, che ebberinnovato l’incarico fino al1508, quando si trasferì aRoma.Come probabilmente da tacitoaccordo, la tipografia deiBritannici ne stampò, senzasottoscrizione né data, il corso,tenuto a Brescia, sulla prefa-zione e sul primo libro della«Naturalis Historia» di Plinio

il Vecchio, ma vi aggiunse altriscritti per i quali il Becichemonon aveva dato l’assenso, percui, piccato, li fece ristamparea Venezia, dal brescianoAntonio Moreto, nel 1506, conuna premessa che smascheravail raggiro, e la collaborazionecon i palazzolesi finì lì (i dirittid’autore sarebbero stati ricono-sciuti solo alla fine del secoloXIX).Intanto, però, i giovani brescia-ni avevano ripreso dimesti-chezza con il greco antico, gra-zie ad un albanese, MarinoBecichemo, profugo da Scutaridove aveva perso tutto conl’invasione turca.

ASC 733, Tabellionato dei notai, f. 1r, sottoscrizione del cancelliere Nassino Nassini

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a ricerca di GiancarloPetrella1, specialista inqueste incursioni tra raffi-

nata bibliofilia e sostanziosastoria della cultura, prende lemosse da una miscellaneaforse riunita nell’ ‘800, oggiconservata nella BibliotecaComunale di Trento, compostada 25 opuscoli quattro-cinque-centeschi (data e stampatorenon sono sempre identificabili,ma spiccano due pezzi del bre-sciano Farfengo2, e una nuovapista veneziana per una suaxilografia; dei 25, una decinasono incunaboli certi o proba-bili, gli altri sono cinquecenti-ne, stampate entro il 1540, perlo più a Venezia, ma anche aFerrara, Brescia, Parma eVerona; tre vengono da Romae una da Ancona), per 18 deiquali non si conoscono altriesemplari (e per altri 4 c’è solouna seconda copia), «straordi-narie reliquie dell’editoriapopolare del Rinascimento».Un tesoro simile può lasciarsitrovare solo da un cercatoredotato, come sottolinea autore-volmente Dennis E. Rhodesnella Presentazione, di«immensa operosità» e «per-

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LIBRI POPOLARI DEL RINASCIMENTO INUNA MISCELLANEA DEL XV E XVI SECOLOdi Mino MorandiniProfessore di Lettere Ginnasiali al Liceo Classico Arnaldo da Brescia; Socio dell’Ateneo di Brescia.

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1 Riprendo qui, con qualche ampliamento, la recensione, pubblicata sul «Giornale di Brescia» del 17 Dicembre 2009, p.41, diGIANCARLO PETRELLA, Fra testo e immagine. Edizioni popolari del Rinascimento in una miscellanea ottocentesca, FORUM, Udine2009, pp.222., € 24.2 Sono l’opuscolo n° 9, la Discesa di Carlo VIII in Italia, [Brescia, Battista Farfengo, c. 1495-1496] e il n° 12, MARSILIO CORTESI,Della presa di Modone, Brescia, Battista Farfengo, [post 10 agosto 1500].

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fetta preparazione»; ma c’èdell’altro, una pista di romanzoo uno spunto di racconto che

avrebbe fatto felice Jorge LuisBorges, e per di più parte pro-prio da Brescia, quasi una

Mille Miglia all’inseguimento,come confessa candidamentel’Autore, di «un fantasma,bibliografico s’intende: Lavenuta del re di Franza,Brescia, Battista Farfengo, sineanno (ma non oltre il 1500)»,sommariamente descritto da unfilologo illustre comeFrancesco Novati, parzialmen-te riprodotto phototypice dalgran bibliofilo Tammaro DeMarinis, riemerso nel catalogo2000 dell’antiquario pariginoPierre Berès e poi in un’asta diSotheby’s del 4 Dicembre2002, risulta al presentedisperso ... mentre l’unica altracopia nota, mutila però, è cer-tamente andata distrutta neibombardamenti subiti dallaBayerische Staatsbibliothek diMonaco, nel marzo 1943.La vicenda simboleggia ade-guatamente il nocciolo dellaquestione: l’editoria popolareantica (e probabilmente anchequella successiva, con variabilipositive nell’accresciuto nume-ro delle copie, negative nelconseguente rinvilimento del-l’oggetto-libro e dei suoi mate-riali primari, carta einchiostro3) è continuamenteesposta al rischio della perditatotale, non solo di tutti gliesemplari, ma persino delnome stesso, ed è quindiurgente un investimento mas-siccio di uomini e mezzi in

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Lorenzo Rota, Lamento del duca Galeazzo da Milano, Firenze, Bernardo Zucchettaper Piero Picini, 24 ottobre 1505.

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questo ambito di studi, delquale la bibliofilia è magnapars.Acquistata dal trentino AntonioMazzetti (1784-1841), funzio-nario dell’amministrazionegiudiziaria lombardo-veneta,per i suoi studi di storiapatria4, la miscellanea si aprecon i sonetti di GiorgioSommariva sullo pseudo-sanSimonino da Trento, il proces-so inquisitoriale che nel 1475mandò a morte, tra tortureinaudite, tutti gli ebrei trentiniche non erano riusciti a metter-si in salvo, vittime innocentidel rapace vescovoHinderbach; dopo questo brano(per la verità piuttosto trucu-lento: si tratta della famosaquanto assurda «accusa delsangue», che scatenò un’onda-ta di antisemitismo e lasciòtracce ramificate e durature), ifascicoli seguenti allarganosubito gli orizzonti ben oltre lemontagne e le valli del Tiroloitaliano.La raccolta prosegue infatticon una serie, oggi diremmo,di instant book propagandistici(per es. sponsorizzati dal Duca

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Barzelletta nova della liberatione de Bologna, s.n.t. (circa 1512)

3 Si veda in proposito Libri per tutti. Generi editoriali di larga circolazione tra Antico Regime ed Età Contemporanea, a c. diLODOVICA BRAIDA E MARIO INFELISE, Torino, UTET 2010, recensito tra i «Visti in libreria» di questo numero.4 Figura interessante di studioso e patriota, fedele suddito dell’Imperatore e al tempo stesso fiero della propria identità culturale ita-liana, come testimonia la sua lettera a Giuseppe Giovanelli del 26 Luglio 1827, citata da PETRELLA a p. 17: «penso bene spesso che,s’io muoio senza testamento, la mia Biblioteca Trentina ... andrà dispersa e quindi vane passeranno le mie fatiche e spese ... Nonvolendo che i miei libri o sieno pasto ai sorci ... o dirotti vengano in suolo tedesco e lontano dai Paesi nostri, ... vorrei quindi lascia-re la Biblioteca alla città regia di Trento o al magistrato civico».

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di Ferrara in funzione antive-neziana) su singoli aspetti dieventi bellici coevi -altri opu-scoli sulla calata di Carlo VIII,la Lega di Cambrai, il sacco diRoma, le guerre turche-, pieleggende (l’«Historia del reVespasiano») e un pateticocantare di materia troiana, la«Morte di Polissena e ruina diTroia», per finire con un mani-polo di pronostici astrologici(uno è in latino, il «Libellus

consolatorius» del medico ematematico Georg TannstetterCollimitus, stampato a Venezianel 1523, volto a confutare lacatastrofica previsione di unsecondo diluvio universale nel1524, non per l’effetto serra,ma per l’empietà dei cristia-ni...).Dalle 51 riproduzioni genero-samente inserite da Petrella,con brani di testo e la quasitotalità dell’iconografia, pos-

siamo ricavare molte informa-zioni sui gusti di scrittori e let-tori e sulle tendenze di un mer-cato librario incomparabilmen-te più diffuso a livello localerispetto alla stampa dotta, esicuramente interattivo conl’altra forma di cultura popola-re in espansione all’epoca, ilteatro: quasi tutti gli opuscolipotevano fornire spunti agliattori improvvisatori girovaghi,e anzi l’«Historia del re

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Frotola nova de la Madonna Ferrara al campo de’ soi nemici, [Ferrara, Lorenzo Rossi, circa 1509]

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Vespasiano» e la «Morte diPolissena e ruina di Troia»sembrano canovacci già pronti,il secondo rinforzato dalla tra-sparente allusività, allora evi-dentissima, del mito troiano aifatti cruenti e mirabolanti delleguerre turche.Ne emerge in qualche modol’archetipo della successiva etuttora vigente stampa periodi-ca, giornali e riviste, nella cre-scente prevalenza dell’illustra-zione, sempre più ricca, sultesto, sempre più sintetico, cheprosegue nei secoli successivi,nonostante gli strali leopardia-ni contro le «gazzette», nella«Palinodia» e nei«Paralipomeni», e l’ironia diProust (che suggeriva di stam-pare nei giornali i grandi clas-sici e raccogliere la cronacaquotidiana in grossi volumiannuali, che nessuno ovvia-mente avrebbe letto), finoall’attuale trionfo dell’immagi-ne mobile, supportata da untesto esclusivamente parlato.Veniamo così a sapere checosa leggeva il popolano letto-re non professionista (estraneoa clero e università, dove con-tinuava a prevalere il latino)tra XV e XVI secolo, a partireda incunaboli e cinquecentineprodotti -lo dichiarano il conte-nuto, la lingua volgare, la forma poetica in ottave, tipica dei cantimbanchi girovaghi, e

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Discesa di Carlo VIII in Italia, [Brescia, Battista Farfengo, c. 1495-1496]

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l’apparato iconografico, a volteanche cospicuo- appositamenteper questo tipo di fruitori e peril loro estemporaneo pubblico.Si tratta di un passaggio decisi-vo, che completa la diffusionedella lettura, privilegio nell’an-tichità di un’aristocratica cer-chia di dotti danarosi, in asso-luta prevalenza maschi (conl’eccezione del regno di Giudatra VIII e VII sec. a.C., primoesempio di scrittura estesa alleclassi più povere, come dimo-stra William M. Schniedewindin «Come la Bibbia divenne unlibro», ed. Queriniana, Brescia,seguita dalla breve fiorituradell’Atene periclea nel V sec.a.C.; ma anche in queste IsoleFortunate della lettura antica,le donne dovettero esserepochissime), ampliatasi in

misura rilevante soltanto con ilCristianesimo tardo-antico emedievale, con le sue schieredi chierici, monaci e monache,frati e suore, provenienti datutte le classi sociali (anchedalla nobiltà di spada e di toga,ormai prossima all’analfabeti-smo; c’è persino qualche raraconsorte, come la Francescadantesca -«noi leggiavamo ungiorno per diletto...»-, tostopunita per la sua curiosità dilettrice profana!), che attingo-no alle biblioteche monastichedi manoscritti, troppo costosiper i privati, e che solo l’in-venzione della stampa, con ilconseguente calo esponenzialedei costi, permetterà di allarga-re ai laici di fasce sociali piùbasse, uomini e finalmenteanche donne, alfabetizzati

nelle parrocchie con rudimentidi latino ecclesiastico e fornitidi curiosità e qualche quattri-netto d’avanzo (Petrella parlaanche di prezzi, e delle quota-zioni attuali!) per acquistareesigui libretti, spesso un sem-plice foglio, quasi tutti con unao più vignette xilografiche,catalizzatrici dell’attenzioneper la piccola cerchia di ascol-tatori, familiari e vicini di casa,avidi di novità, ma digiuni dilettere.P.S. Il Prof. Giancarlo Petrellaha tenuto, il giorno 11 giugno2010, una conferenza organiz-zata dall’AssociazioneBibliofili Bresciani“Bernardino Misinta” nellasala conferenza dellEmerotecain Palazzo Broletto.

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l Teatro del Mondo diAbramo Ortelio nelquale distintamente si

dimostrano in tavole tutte leprovincie, regni e paesi delmondo al presente conosciuti,con la descrittione delle città,castelli, monti, mari, laghi efiumi di essi; le popolazioni, icostumi, le ricchezze e altriparticolari desiderabili.Ridotto dalla forma grande inquesta piccola per la maggiorcomodità di ognuno. Con unatavola delle cose più degne chenell’opera si contengono.In Brescia appresso laCompagnia Bresciana.MDXCVIII – Con licenza de’superiori.”Nel testo incise su rame 109mappe, cm. 11 x 8; la prima“Carta marittima” con ladescrizione di mari, oceani econtinenti, la seconda ilmondo “Typus orbis terrarum”;seguono i continenti Europa,Asia, Africa, America e lecarte dei territori descritti.Al frontespizio e al retro dipag. 215 con il registro lascritta “In Brescia appresso laCompagnia Bresciana.MDXCVII . Con licenza de’Superiori”. Marca grafica –cm.3 x 4- con allegoria di Bresciaarmigera, donna con elmo escudo, leone rampante, cornu-copia, due figure umane: un

poeta e un lavoratore, ricchez-za d’acque, un putto che reggeun grappolo d’uva e la scritta“Brixia fidelis”. Nella presentazione “ai benignilettori” si giustifica la pubbli-cazione dell’Epitome (dalgreco “compendio e raccontosuccinto”) dell’opera del famo-

so Abramo Ortelio Fiammingoche diede alle stampe un bel-lissimo libro in latino da luimeritatamente chiamato“Teatro del Mondo, il quale èstato poi ridotto in forma piùpiccola per maggior comoditàed è stato tanto grato a tutti.Hora pensando di fare cosa

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U N O R T E L I O “ B r i s c i a n o ”

di Pietro LorenzottiBibliofilo, esperto in Bibliografia Bresciana.

“I

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grata agli uomini virtuosiviene di nuovo stampato conaggiunte di carte nuove e dicose notabili ed havemo elettoquesta forma più comoda sìper portare in viaggio comeper altro”.Abraham Oertel (Ortelius)nacque e visse in Anversa(1527 – 1598). La sua primacartografia originale fu unamappa in otto fogli del mondo,

pubblicata nel 1564. Egli ebbeper primo l’idea di pubblicarele carte utilizzando quelle esi-stenti, ma uniformando la pre-sentazione, chiedendo la colla-borazione di vari autori.Nacque così il Theatrum orbisterrarum pubblicato adAnversa il 20 maggio 1570,con 70 mappe su 53 fogli, lapiù parte incise da HansHogenberg (1555 – 1590)

fiammingo, collaboratore divari stampatori ed anche edito-re con Georg Braun (IorisBruin), geografo tedesco, delCivitatis Orbis terrarum pub-blicato a Colonia in 6 volumitra il 1572 e il 1618.L’opera dell’Ortelio incontrògrande fortuna tanto da rag-giungere 41 edizioni, fino al1612, in latino, fiammingo,tedesco, francese, spagnolo,

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italiano (solo nel 1608 e 1612).Prima di morire l’Ortelio avevapredisposto l’edizione definiti-va, apparsa nel 1601 con 121carte e la partecipazione di 183collaboratori di vari paesi.Basate sul Theatrum vi furonopubblicazioni in formato sinoal 1724, con vari titoli e invarie lingue: Epitome,Enchiridion, Miroir, Spiegel.Questa di Brescia del 1598deve considerarsi la prima initaliano. A questo genere di

pubblicazioni solo successiva-mente fu dato il nome di“Atlante”, la simbolica figuradel Titano che regge sulle suespalle il mondo, prendendo lospunto dal frontespizio incisodal Lafreri (Antoine du PeracLafreri di Besançon –1512/1572), che pubblicò aRoma, dove morì, diverse cartegeografiche ancora tolemaiche.Si può ricordare che la primacarta geografica a stampa di unterritorio regionale è quella

“Brixia et agri geographici”inserita da Elia Capriolo(Brescia XV secolo – mortodopo il 1512) nella “Chronicade rebus Brixianorum” stam-pata da Arunte de Arundisintorno al 1505.La carta a pag. 139 del volumedi cui qui si scrive è riportatanelle due edizioni del Sinistri“Brescia nelle stampe”, inci-sione di cm. 74 x 102, titolosotto la stampa in basso a sini-stra, in rettangolo lineare

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“BRISCIANO”, a destra scala“Milliaria Italica” e inoltre“Teritorio di Brescia”. E’ lariproduzione piuttosto sempli-ficata della Carta dell’Ortelionel suo Theatrum in folio, inci-sione di cm. 46 x 32, con titolo“Brixiani agri typus” ed in altoa sinistra “Cum privilegioImperiali, Regio et Belgico1590”. La carta originale eraquella redatta da GiovanniAntonio Magini (Bologna

1555-1617), geografo e mate-matico, professoreall’Università di Bologna, ilcui figlio Fabio pubblicòpostumo nel 1620, sempre aBologna, “L’Italia” con 61carte. Il testo, di cui non è indicatol’autore, illustra il “Territoriodi Brescia” e differisce note-volmente da quello descrittivodell’Ortelio nella sua primaedizione in latino e tradotto ed

ampliato per l’edizione in ita-liano da Filippo Pigafetta(Vicenza 1533-1603), ingegne-re e diplomatico: “L’antichità o potenza e nobil-tà di Brescia oltre che viencelebrata da molti scrittori siconosce dalle ruine antiche,che vi si trovano continova-mente e Livio ne fa honoratamentione quando scrive chemandò aiuto ai Romani controi Galli e i Boi e fu già capo dei

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Cenomani popoli; Tiene dopoMilano il primo loco fra lealtre città di Lombardia, èsituata alla radice di un colle,sopra la cui cima ha un castel-lo ridotto da poco tempo inqua inespugnabile. Passa permezzo di essa il fiumicelloGarza, che oltra la comodità diMolini e altre opere, subitouscito serve per adacquare icampi vicini, che li rendefecondissimi: è cinta di larghe

e profonde fosse e mura fortis-sime, ha copia di belle fontanepubbliche e private, che tuttenascono da un acquedotto solo,che viene lontano tre migliafatto da Desiderio Re deiLongobardi. Vi sono molte ebelle Chiese, Monasteri ricchi,luoghi pii e Hospitali e per ladiocesi Abbatie e Benefici dichiese buonissimi. Ha unVescovato bello e ricco, il cuiVescovo ha il titolo di Conte,

Marchese e Duca. Vi è un bel-lissimo e antichissimo Palazzoche si chiama il Broletto, dovestanno i Rettori della città coni suoi giudici e ufficiali: vi èanco un superbissimo Palazzodi fabbrica e architetturamoderna fabricato dallaComunità per uso suo; ha contutto che non sia più di tremiglia di circuito, popolo assaiche ascende il numero di qua-rantamila persone, con molti e

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diversi artefici, massime d’o-gni sorte di arme. Ha il mag-gior territorio che sia in Italia,essendo lungo cento miglia elargo cinquanta, nel quale sicontano ottocentomila personedistribuite fra quattrocento ecinquanta Castelli, e Villaggi,comprendendovi la Riviera diSalò, la Val Canonica, e Asola,con le sue terre; e fra questi vene sono di così ben habitati ecivili, che ponno paragonarsi a

molte città; e alcuni fortissimi,come Asola e gli Orzinuovi,che sono fortezze reali; e laComunità manda in molti diquesti luoghi i suoi cittadiniper administrar giustizia, inalcuni de quali come Asola esue terre hanno autorità soprala vita e la morte delli uomini;il suo territorio è fertilissimo ebenissimo coltivato; il pianoche quasi tutto si adacqua pro-duce quantità di ogni sorte de

grani, vino, lino, fieno e frutti;le colline abbondano di perfettivini e oglio, oltre i delicatifrutti. Le montagne hannomolte minere di ferro, che ren-dono grandissimo utile, perchése ne manda assai fuori delpaese, così anco si fa del linoil quale è perfettissimo. Haduoi laghi, quel d’Iseo dettoSebino e quel d’Idro; dal lagod’Iseo esce il fiume Oglio: dallago d’Idro il fiume Cliso; ha

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al confine de Veronesi il lagodi Garda, che ne sente moltocomodo; passa anco il fiumeMella lontano un miglio dallaCittà; onde per rispetto di que-sti laghi e fiumi, e per infinitiruscelli d’acqua, che scaturi-scono per tutto il contado, vi ècopia di pesci diversi e buoni.sonovi di più carni e latticinid’ogni sorte in abbondanza ecacciagioni bellissime. trovansianco in questo contado alcune

acque medicinali nella terra diMizanello, da medici usate perdiversi mali”. Questo leggevano ed appren-devano su Brescia quanti dal1572 usufruivano dell’operadell’Ortelio.Infatti, richiamandoci “A beni-gni lettori” della dedica, “èstata sempre cosa tanto hono-rata e dilettevole l’andar per ilmondo per desiderio di vederee di conoscere le diversità dei

paesi, costumi e modi di vive-re, il che hanno facilmenteconseguito col mezzo dellacosmografia e geografia. Perquesto la CompagniaBresciana pensando di farecosa grata alli uomini virtuosiha deciso di mandar fuoril’Epitome del Teatro diAbramo Ortelio al quale sisono aggiunte molte descrittio-ni”.Secondo Giuseppe Nova, a

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pag. 44 e 45 del suo benemeri-to “Stampatori, librai ed edito-ri bresciani in Italia nel cin-quecento”, pubblicato nel2000 dalla Fondazione CiviltàBresciana, la CompagniaBresciana operò dal 1595 al1605 per iniziativa di alcunieditori e stampatori, tra i qualiBartolomeo Fontana e Pietro

Maria Marchetti, con oltretrenta opere, ma fu una asso-ciazione temporanea creataprobabilmente per evitare laconcorrenza di fuori Brescia eassicurarsi le commesse dellelocali istituzioni religiose escolastiche.La dedica infatti, datata 18 digennaio 1598, è firmata da

Pietro Maria Marchetti e indi-rizzata al signor Giulio CesareInzaghi, non meglio identifica-to nei suoi meriti se non per unriferimento al padre Hieronimo“nella scienza della Medicinatra i primi Professori”, forseantenati dei due fratelli calcia-tori.

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arte della carta in Belgio1

fu introdotta nel 1407,allorquando alcuni

imprenditori di Bruxellesfinanziarono l’apertura deiprimi mulini da carta nelBrabante fiammingo e, piùesattamente, sulle rive dei pic-coli fiumi che scorrevano nellaValle del Molenbeek. Non siha, tuttavia, alcuna notizia siasu coloro che impiegarono icapitali per la costruzione degliopifici (visto che all’epoca lacarta serviva soprattutto persoddisfare bisogni pubblici disegreteria), sia sui maestri car-tai che gestirono i folli (nonrisulta documentata, anche sesembrerebbe molto probabile,nessuna presenza di manova-lanza italiana nel territorio). Notizie d’archivio riportanoche nella prima metà del XV

secolo si produceva carta desti-nata soprattutto a scopi cancel-lereschi2, mentre nella secondametà del XV secolo i più gran-di fruitori di carta furono sicu-ramente gli stampatori, soprat-tutto coloro le cui officinetipografiche erano attive adAlost (Thierry Martens eJohannes di Westfalia) Anversa(Mathias van der Goes eGodefroy Back), Bruges (JeanBrito e Colard Mansion) ed aBruxelles (dove la prima offi-cina tipografica fu aperta dallacomunità religiosa “Fratresvitae communis3” nel 1475). Nel 1536 un’iniziativa delleautorità pubbliche, che opera-rono in sinergia con i rappre-sentanti delle potenti corpora-zioni cittadine, portò all’aper-tura, poco a sud di Bruxelles,del follo di Herisem, il quale

iniziò la produzione di cartaper la stampa. La fabbricazio-ne della carta ad uso esclusivo

C A RT I E R E O L A N D E S I E F I A M M I N G H E( X V e X V I s e c o l o )

di Giuseppe NovaBibliofilo

L’

Filigrana “Mano con quadrifoglio”impiegata presso tipografie di Alost

(1498)

i1 Per quanto concerne la bibliografia sull’arte della carta in Belgio, Olanda e Lussemburgo dobbiamo almeno citare Basanoff A.,Itinerario della carta dall’Oriente all’Occidente e sua diffusione in Europa (Milano 1965); Blanchet A., Essai sur l’histoire dupapier et sa fabrication (Parigi 1900); Briquet C.M., Recherches sur les premiers papiers emoloyés en Occident et en Orient, du Xau XIX siècle (Parigi 1886); Briquet C.M., De l’utilité des filigranes du papier et de leur signification à propos d’un récent procès(Berne 1888); Briquet C.M., Les filigranes. Dictionnaire historique des marques du papier dès leur apparition vers 1282 jusqu’en1600 (Leipzig 1923) un trattato in quattro volumi sulle filigrane; Biquet C.M., Opuscula (Hilversum 1955), saggio specifico suimolini da carta; Lebègue R., Les correspondants de Peiresc dans les anciens Pays-Bas (Bruxelles 1943); Marmol F. Dictionnairedes filigranes (Namur 1900).2 Ricordiamo, soprattutto, le amministrazioni pubbliche di Anversa, Bruges, Countrai, Lovanio e Namur.3 Congregazione di monaci fondata nel 1370 da Gerard Groote con lo scopo principale di copiare gli scritti dei Padri della Chiesa edi diffondere le Sacre Scritture. Quello dei confratelli che si fosse rifiutato di scrivere veniva punito con il digiuno (“scribere quinoluerit, substractione cibi aut potus puniatur”). I Fratelli della Vita Comune capirono appieno l’importanza dell’arte tipografica,tanto che installarono stamperie in numerose città, tra le quali Deventer, Marienthal, Munster, Rostock, Lubecca e Lovanio. ABruxelles i “Fratres” impiantarono la prima tipografia in assoluto della città che era collocata nella loro casa, detta di Nazareth,dove il 3 marzo 1475 uscì il primo libro, gli’Opuscola di Gerson. In undici anni di attività l’officina pubblicò una trentina di volu-mi, fra cui il Gnotosolitos e numerosi testi a contenuto per lo più teologico e liturgico. L’ultimo lavoro, il famoso Breviario cister-cense e guglielmino, porta la data del 15 giugno 1485.

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delle tipografie belghe e deiPaesi vicini4, durò circa un

secolo, quindi il follo fu tra-sformato prima in fabbrica dicartone e, successivamente, infilatoio. Gli unici documentiesistenti in Belgio circa uninteresse privato in campo car-tario riguardano polizze d’e-stimo compilate dalla famigliaVach di Anversa, la qualefinanziò l’apertura di alcunifolli a Turnhout, localitàricca d’acqua a poca distanzadal confine olandese, conmanovalanza probabilmenteitaliana, si pensa venuta dalPiemonte.Attorno alla fine del XVI seco-lo l’industria cartaria inBelgio, se si esclude il distrettodi Liegi (Vallonia) con i suoifolli eretti sui canali dellaMosa, non era ancora decolla-ta, tanto che le prestigiose offi-cine tipografiche attive all’epo-

ca sul territorio dovevanorivolgersi quasi totalmenteall’estero (è il caso, soprattut-to, delle tipografie di Anversa,Alost, Bruges, Gand, Liegi eLovanio). E’ sintomatico, peresempio, che il grande stampa-tore di Anversa ChristophePlantin5 usasse abitualmentecarta prodotta in Francia, men-tre per i cosiddetti “esemplarida dedica” si rivolgesse a com-mercianti specializzati che gliprocuravano la migliore cartaitaliana. Anche i componentidella famiglia Moretus6, eranocompletamente dipendentidalle cartiere francesi, tantoche, come risulta da incarta-menti dell’epoca7, temetterod’esser costretti a chiudere latipografia a causa della sospen-sione del commercio conParigi. Per continuare a far

Filigrana “Croce latina” trovata sudocumenti e su opere a stampa edite a

Bruges, Countrai e Namur (dal 1439 allafine del XV secolo)

4 Sappiamo che le balle di carta prodotte dal follo di Herisem raggiungevano a nord i centri tipografici di Ostenda, Gand e Anversa,fino in Olanda e a sud servivano Liegi, Mons, Namur e Arlon, fino a Luxemburg.5 Famoso tipografo originario della Francia (nacque a Tours nel 1514 da nobile famiglia) che nel 1549 si trasferì ad Anversa dap-prima in una modesta bottega, dove eseguì lavori di rilegatura e cartonaggio, poi, attorno al 1555, impiantò un’officina tipograficain società con Johann Bellere, con il quale pubblicò il primo libro, L’istitution d’une fille de noble maison. Nel 1562, accusato diaver pubblicato opere eretiche, dovette fuggire dalla città. Tornò ad Anversa nel 1563 e, con la protezione di alcuni facoltosi cittadi-ni, riprese la sua attività. In breve tempo divenne il maggiore editore del periodo di opere scientifiche ed erudite, di testi classiciebraici e liturgici, tanto che la sua officina arrivò ad occupare più di cento operai (tra l’altro Plantin introdusse per primo il lavoro acottimo e fu tra i primi a ricompensare gli autori delle opere che pubblicava). Tra la sua vastissima produzione (circa 1600 volumi),contrassegnata dalla famosa marca raffigurante un compasso con il motto “Constantia et labore”, occorre almeno ricordare laBibbia poliglotta (1568), i diversi volumi finanziati dal re di Spagna Filippo II che, più tardi, gli concesse il monopolio per la stam-pa di tutte le opere liturgiche riformate secondo il Concilio di Trento destinate alla Spagna ed alle colonie spagnole, l’Anatomia delVesalio (1566), l’Opera di Sant’Agostino (1577), gli Atlanti dell’Ortelius e le varie edizioni di grammatiche francesi per fanciulli.Christophe Plantin morì nel 1589 e fu sepolto nella cattedrale di Anversa (l’epitaffio sulla sua tomba così recitava: “Stampatore delre di Spagna, fu re egli stesso degli stampatori”).6 Jan Moretus, allievo di Christophe Plantin, nel 1587 ottenne l’incarico dal pontefice Clemente VII di stampare un’edizione dellaBibbia volgata secondo i testi approvati dal Vaticano. A Jan succedettero i figli Jan “il giovane” e Balthasar che diedero nuovo

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funzionare i loro torchi diAnversa i Moretus adottaronoun formato minuscolo, inaugu-rando così, nonostante le rimo-stranze dei dotti e degli intel-lettuali del tempo, la famosacollezione in dodicesimo.Occorre aspettare il XVII seco-lo per vedere finalmente inBelgio una produzione cartariadi un certo rilievo, anche se ifolli, molti dei quali aperti consovvenzioni pubbliche, nonriuscirono né a soddisfare ilfabbisogno di materia prima,né a raggiungere un livelloqualitativo tale da competerecon gli opifici concorrenti, par-ticolarmente quelli di “arealatina”.

In Olanda8 l’arte della carta fuintrodotta, invece, abbastanzatardi, infatti il più antico follo

da carta conosciuto fu apertosoltanto nell’ultima decade delXVI secolo, poiché i più

importanti tipografi locali pub-blicavano le loro opere impor-tando la carta o dalla Francia

Filigrana “Leone in un cerchio impiegata presso tipografie di Bruxelles (1588)

impulso alla stamperia. I Moretus, di generazione in generazione, continuarono il lavoro nell’officina di Anversa, finché EdouardusJohannes Hyacinus Moretus cessò l’attività dell’impresa e, nel 1876, vendette macchine, attrezzi ed ogni altra cosa alla città diAnversa, che ne costituì il celebre Museo Plantin-Moretus.7 Lebègue R., Les correspondants de Peiresc dans les anciens Pays-Bas (Bruxelles 1943).8 Hermans S., Papiermerken voorkomende in de rekeningen van het Lieve Vrouwe broederschap te’s Hertogenbosch (in“Handelingen van het provincial genootschap van kunsten en wetenschappen in Noord-Brabant”, Bois-le-Duc 1847); Koning I.,Verhandeling over der oorsprong de uitvinding, verbetering en volmaking der boekdrukkunst (Harlem 1816) un saggio che contiene23 filigrane olandesi; Koning I., Bijdragen tot de geschiedenis der boekdrukkunst (Karlem 1816), studio che riporta 10 filigraneolandesi; Labarre E.J., Dictionary and Encyclopaedia of Paper and Paper-Making (Amsterdam 1969); Stoppelaar J-H., Het papierin de Nederlanden gedurende de Middeleuwen, inzonderheid in Zeeland (Middelburg 1869).9 Il capostipite della famosa famiglia oriunda di librai, editori e tipografi, Lodewyk I Elzevier (detto “Louis”), nacque a Lovanionel 1542 e, ancora in giovane età, si trasferì ad Anversa dove, dopo il necessario tirocinio, divenne stimato rilegatore di libri.Questa sua professione la esercitò successivamente a Wesel e, più tardi a Douai, finché nel 1580 approdò a Leyda come custodedella locale Università. A Leyda iniziò a commerciare libri, soprattutto testi universitari, quindi divenne editore egli stesso fondan-do, nel 1583, una casa editrice che diverrà una delle più famose di tutta Europa. Suo figlio primogenito, Matthys, succeddette allamorte del padre (1617) nella conduzione dell’avviata azienda, mentre Lodewyk II fondò all’Aia una succursale della ditta di Leyda,

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(soprattutto da Lione) odall’Italia (particolarmente daVenezia). I famosi Elzevier9,attivi a Leyda, ma anche glistampatori di Gouda, Haarlem,Rotterdam ed Amsterdam man-davano, infatti, periodicamentepropri emissari in Francia ed inItalia per procurarsi la materiaprima necessaria, il che signifi-cava alti costi e minor compe-titività sul mercato librario.

Proprio a causa di questa para-dossale situazione, alla qualeoccorre aggiungere anche lascarsa vena imprenditorialeche contraddistingueva i com-mercianti locali in campo car-tario, alcuni negozianti olande-si decisero, attorno alla finedel Cinquecento, di investirecapitali per sviluppare le car-tiere della Charente10, incari-candosi di vendere la produ-zione in tutta Europa,dall’Inghilterra ai Paesi baltici,dalla Spagna, alla Scandinavia.La mossa strategica dei vendi-tori di carta olandesi ebbemolto successo, tanto è veroche uno degli esempi più ecla-tanti di questo progetto fu sicu-ramente l’apertura di un opifi-cio nei pressi di Angoulême incui si produceva ottima cartacon lo stemma di Amsterdamche, all’inizio del regno diLuigi XIV, usciva addiritturadalla Francia esente da imposte

ed altre onerose gabelle.Il primo follo, comunque, fun-zionante in terra olandese fu ilmolino da carta aperto nel1586 a Dordrecht, subitoseguito da quello coevo diArnhem. Successivamentefurono attivati altri opifici nelBrabante settentrionale, vale adire nei dintorni di ’s-Hertogenbosch, ed inZelanda, cioè nelle vicinanzedi Middelburg, anche se unavera e propria attività cartarianazionale si ebbe soltanto nelsecolo successivo, allorquandogli Stati Generali nel 1671proibirono l’importazione dicarta dalla Francia, così che gliolandesi impiantarono diversimolini nel loro Paese. Fu pro-prio la necessità di ottenere unmiglior rendimento e, comesostenne lo studioso R.Lebègue, “di sopperire aicapricci della forza motricenazionale,cioè il vento”, che

Filigrana “Tre fiori di giglio in un cer-chio” impiegata

dalla tipografia Ketelaer e Leempt aUtrecht (1473)

in società con il fratello Gilles, mentre Joost si occupò della filiale aperta ad Utrecht. Bonaventura Elzevier, il più giovane dei fra-telli, lavorò dapprima insieme a Matthys, poi, dal 1622, continuò da solo l’attività di famiglia. Nel 1626 nell’azienda di Leyda sub-entrò anche il figlio di Matthys, Abraham I, e fu proprio questa unione che diede il massimo splendore all’impresa Elzeviriana. Il15 maggio 1626 gli Elzevier ottennero il privilegio di stampa per una collezione di volumetti denominati Respublicae variae, picco-le edizioni in-32° che presentavano bellissimi frontespizi illustrati da incisioni: erano i famosi “elzeviri”, citati un po’ dovunquefino ai nostri giorni. La famosa società editrice continuò, di generazione in generazione, ad operare fino all’inizio del XVIII secolo,allorquando l’ultimo erede, Abraham II Elzevier, cedette definitivamente l’attività.10 Dipartimento francese del bacino d’Aquitania, comprendente l’Angoumois e parte del Poitou e della Saintonge.11 Il primo prototipo di macchina “all’olandese” per la fabbricazione della carta entrò in funzione a Zaandam nel 1680.12 Le filigrane usate nei documenti provengono, infatti, in massima parte dalla Lorena, dall’Alsazia e dalla Champagne, ma ancheda Lilla, da Troyes, ecc. 13 "Collection particulière de Papiers et Filigranes de M. Van Wercecke".

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portò all’invenzione di unnuovo processo tecnico: lasostituzione dei vecchi magliper lavorare i cenci, con cilin-dri che permettevano un lavoropiù rapido ed una miglioreresa. Il nuovo metodo11, dettopoi “all’olandese”, prima diessere adottato nel restod’Europa, assicurò per moltotempo la supremazia olandesein campo cartario.

In Lussemburgo tra il XV ed ilXVI secolo non v’è traccia diun’attività cartaria sul territo-rio, soprattutto per due ordinidi motivi: innanzitutto perchéla richiesta di materia primaera piuttosto scarsa e le esigen-ze cancelleresche degli entipubblici erano evase da inter-mediari francesi che trattavanodirettamente con gli ammini-stratori locali12; in secondoluogo perché il movimentotipografico locale, potenzial-mente uno dei massimi fruitoridi carta in senso assoluto, ini-ziò a muovere i primi passiabbastanza tardi, basti pensareche la stampa fu introdotta aLuxemburg soltanto nel 1578e, per il restante scorcio delsecolo, il capoluogo fu l’unicoluogo in cui gemettero i torchiin tutto il territorio. Gli stam-patori lussemburghesi preferi-

vano, infatti, rifornirsi di cartain Germania e in Francia, piut-tosto che impiantare folli per leloro personali esigenze.Nell’Archivio storico dellacittà di Lussemburgo è con-servato un documento stampa-tovi nel 1586 e riportante unafiligrana raffigurante un’aqui-la imperiale di produzione pro-babilmente tedesca13 che risul-ta la più antica testimonianza

di marchio cartaceo esistentein Lussemburgo. Si tratta dicarta proveniente forse daldistretto renano, ma fabbricataappositamente per le esigenzelocali, visto che la filigrana inquestione non risulta usata inaltre località, né ebbe mai ulte-riori applicazioni.Nel territorio dell’attualeLussemburgo la carta fu sem-pre, comunque, ordinata all’e-

Filigrana di “Wendelin Riehel” di Strasburgo per l’Olanda(Leyda 1585/Amsterdam 1590/Utrecht 1591)

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stero finché, tra la fine delXVIII e l’inizio del XIX seco-lo, sorsero entro i confini delloStato i primi opifici “a capitalemisto”, frutto cioè di unacooperazione che riguardavainvestimenti di denaro in parteprivato ed in parte pubblico,che ebbero il merito di soppe-rire alla cronica mancanza dimateria prima e, finalmente, disostituire alla carta d’importa-zione straniera, una sufficienteproduzione locale.

Filigrana “Aquila a una testa” realizzata espressamenteper i fabbisogni delle tipografie lussemburghesi (1586)

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UNA SERIE DI LEGATURE SETTECENTESCHEITALIANE ALLE ARMI DEL CARDINALE QUE-RINI ALLA BIBLIOTECA CIVICA DI BRESCIA

distanza di oramai unlustro dal primo articoloapparso su questa rivista

interamente dedicato alle lega-ture della Biblioteca civica diBrescia1, era oramai giunto ilmomento di dedicare un dove-roso omaggio al suo fondatore,Angelo Maria Querini, vesco-vo di Brescia: è quanto si pro-pone questo scritto che riuni-sce 21 legature settecentescheitaliane alle armi di questo illu-stre presule, individuate inoccasione del censimento dellelegature storiche dellaQueriniana condotto negli anni2003-2004.

Il CardinaleIl Cardinale Angelo MariaQuerini, nato a Venezia dafamiglia patrizia nel 1680, fumonaco benedettino. Dopoaver assolto i primi studi aBrescia, evidenziò la propen-sione allo studio, oltre a svi-luppare la vocazione religiosa:fu quindi alunno della Badia inFirenze. Si laureò nel 1702 indiritto canonico presso l’uni-versità di Pisa. Nel 1710 effet-tuò un viaggio in Europa, spin-to dal desiderio di confrontarsicon gli eruditi e letterati con-temporanei.

di Federico MacchiBibliofilo, esperto in Legature Storiche

A

1 MACCHI 2004.2 FERRAGLIO 2000, p. 12.3 MACCHI 2007.

Ritratto del Cardinale Angelo Maria Querini

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Fu vescovo di Corfù dal 1723al 1727 e quindi di Brescia dal1730 sino alla morte, avvenutanel 1755. Uomo di vasta erudi-zione, autore e curatore dimolte pubblicazioni, compìnumerosi viaggi in Europa edebbe contatti con i più notiuomini di cultura del suotempo, tra i quali Federico IIdi Prussia e Voltaire. Per la suavasta cultura e ampiezza diinteressi, divenne membro dialcune tra le più importantiAccademie europee quali, adesempio, quelle di Berlino e diVienna, l’Accademia dellaCrusca, quella delle Scienze diBologna e quella Etrusca diCortona. Nel 1731 ricevetteanche la nomina di prefettodella Biblioteca Vaticana, allaquale fece dono di un ingentenumero di volumi. Tra il 1747ed il 1750 fece erigere aBrescia la biblioteca che donòalla città, l’attuale bibliotecacivica Queriniana, recuperandocirca 1500 volumi già da luiceduti alla Biblioteca Vaticananel 1731 con “irrevocabili interviros donatione”, quando neera Prefetto: era riuscito arecuperarli dopo complessetrattative, con il consenso diBenedetto XIV a fronte delcompenso di un migliaio di

scudi2. In seguito il presulearricchì la biblioteca con l’ac-quisto delle raccolte del cardi-nale Ottoboni, verso il 1746-1747: queste comprendevanoanche i libri provenienti dallabiblioteca della regina Cristinadi Svezia - la Queriniana pos-siede 533 legature storiche diquesta provenienza, il maggiornumero attualmente registrato,acquistati originariamente daPapa Alessandro VIII Ottobonie poi passati in parte alla fami-glia. L’istituzione bresciana, unadelle prime biblioteche conconnotazione pubblica, diven-ne presto meta di colti lettori,cultori dell’arte e viaggiatoriimpegnati nel “grand tour”: inessa infatti, oltre alle migliaiadi testi lasciati dal fondatore, sipotevano ammirare opere d’ar-te di alta qualità quali i ditticiin avorio tardoantichi, meda-glie, quadri e incisioni, cheandranno successivamente acostituire uno dei nuclei piùsignificativi delle collezioniciviche bresciane.

Le legature Una visione d’insieme consen-te di delineare le caratteristichedei volumi proposti. Il materia-le di copertura riguarda il

cuoio nei colori rosso e marro-ne, su supporti in cartone, talo-ra marmorizzato. Diversi i luo-ghi di stampa: Brescia,Venezia, Lubiana, Firenze eRoma, Le date d’impressionedei testi a stampa sono com-presi tra il 1730 e il 1751,epoca in cui Angelo MariaQuerini era stato nominato car-dinale; il periodo di redazionedei manoscritti riguarda invecegenericamente il secolo XVIII.I volumi sono di prevalenteformato in-quarto, cui fannoeccezione alcuni volumiin–folio. I luoghi di esecuzione appaio-no riferibili a diverse prove-nienze quali Brescia, il Veneto,Venezia, Firenze e Roma: illettore potrà conoscere le moti-vazioni addotte a giustificare leattribuzioni proposte nelle sin-gole schede di commento. L’impianto ornamentale evi-denzia un’iniziale concentra-zione lungo la cornice, caratte-ristica delle coperte settecente-sche italiane, arricchita negliangoli da una decorazione fio-rita e fogliata (segnatura dicollocazione Salone S.IV.4),cui subentra un secondo riqua-dro ornato, caratterizzato dafregi accantonati nello spec-chio e talora, da un serto deco-

4 BASCAPÉ - DEL PIAZZO 1983, p. 1018.5 Segnature 1A D V 4-1A D V 5, 1A D V 8 – 1A D V 11, 7A I.VII,23. Salone Q.VI.15, Salone Q.VI.18, Ms. A.III.1.

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rativo centrale (SaloneQ.VI.15); termina la progressi-va evoluzione, il piatto campì-to che ricopre tendenzialmentedi motivi l’intero piatto (5AH.III.17). Le armi affiancano l’impiantoornamentale, non assolvendoad alcuna funzione decorativain particolare, se a quella nonmeno importante, di “supralibros” del destinatario. Loscudo è caratterizzato da tresemplici gigli centrali entrouna banda orizzontale a filetti.La sovrastante croce, segnalatasu legature sino dal IX secolo,è pezza onorevole di primoordine, graficamente formatadall’incrocio di un palo conuna fascia. I fiocchi laterali,contrassegno della digità eccle-siastica, sono posti in serie, suuna o più file, ai lati del cap-pello prelatizio, di cui è parteintegrante: variano di numero edi colore secondo il gradogerarchico. Nelle legature dilibri di piccolo formato, non èraro trovare riprodotti in rilie-vo fiocchi in numero minore,per necessità di spazio, rispettoa quello previsto dalla dignitàecclesiastica del committente.Le regole circa il numero el’ordine dei fiocchi furono fis-sate dalla Congregazione del

cerimoniale nel 1832: ciò spie-ga come, negli stemmi postisulle legature precedenti quel-l’anno, esse non siano osserva-te e anzi regni il più completoarbitrio. Il numero dei fiocchinon può pertanto costituire,prima di tale data. un elementodi identificazione del gradogerarchico del possessore dellibro4. Questa circostanza simanifesta anche nelle legaturesegnalate: il manufatto segnatoSalone Q.VI.15 ad esempio,evidenzia 6 nappe per parte,quello marcato Salone S.IV.4ne presenta invece 10. Dei 21 esemplari presentati, 10sono caratterizzati da unostemma a placca, 11 a filettidiritti e curvi e/o a punzoni,circostanza quest’ultima cherichiedeva attenzione per unarealizzazione omogenea.Questa pur elementare osserva-zione, non è priva di conse-guenze. Gran parte dei manu-fatti provvisti di piastra5, sonocaratteristici del luogo in cui ilcardinale risiedeva: in taleluogo infatti non sarebbe man-cato un’apposita placca prontaper imprimerla6. Botteghelocalizzate in luoghi diversi daquello di residenza, caratteriz-zano invece le coperte dallostemma a filetti e/o a punzoni:

occasionali realizzazioni nonavrebbero giustificato la deten-zione di una matrice, destinataper sua natura, a produzioniseriali. Per la nozione di lega-tura “alle armi”, rimando allospecifico articolo comparsoproprio su Misinta7. I dorsi a cinque o sei nervirilevati, possono comportare omeno il nome dell’autore e iltitolo abbreviati nel secondocompartimento, realizzati conla singola impressione manualedei caratteri, circostanza osser-vabile dalla loro base irregola-re e dalla loro difforme spazia-tura, mentre in quelli residui,campeggia abitualmente unfiorone centrale, rosetta o pal-metta, entro una voluta fogliatanegli angoli. I tagli sono inprevalenza dorati, o dorati ecesellati; residua un esemplaredal taglio spruzzato. Alcunivolumi sono impreziositi da undecoro lungo il margine deicontropiatti, da carte di guardiain seta monocroma (Salone QVI 15), goffrate (5A H III 17)oppure marmorizzate (SaloneH IV 21). Le legature appaionoin buono, se non ottimo statodi conservazione, e originali: iblocchi dei fogli aderisconoadeguatamente alla coperta, nésussistono valori sospetti di

6 PETRUCCI NABDELLI 1989, p. 65.7 MACCHI 2006.

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unghiatura. Vengono appresso presentate leschede di commento dellecoperte evocate, organizzate inordine latamente cronologicodi esecuzione. Il sistematico censimento deifondi Queriniani ha pure con-sentito di reperire due legaturealle armi del vescovo Molin,successore del cardinaleQuerini: la prima8 eseguita aBrescia, come testimonia ilcaratteristico scudo9 vagamen-te ovaliforme, la seconda10 aRoma, tenuto conto del tipico,fastoso impianto ornamentale.

1. Legatura del secondoquarto del secolo XVIII,verosimilmente eseguita aRoma D. Paulus Apostolus in mari,quod nunc venetus sinus dici-tur, naufragus…autore D.Ignatio Georgio, Venetiis,Apud Gristophorum Zane,1730, 248x174x32 mm,Salone H.IV.21. Figura 1.Marocchino rosso, su cartone,decorato in oro. Volume inde-bolito lungo le cerniere. Angolidei piatti ricurvi. Cornice de-

Figura 1. Legatura del secondo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita aRoma, D. Paulus Apostolus in mari, quod nunc venetus sinus dicitur,

naufragus…autore D. Ignatio Georgio, Venetiis, Apud Gristophorum Zane, 1730,Salone H.IV.21. Scheda 1

8 Doneda, Carlo – Sacconi, Anselmo, Dissertazione a proposito della messa conventuale nella chiesa cattedrale di Brescia,Brescia, Giammaria Rizzardi, 1763, 270x190x20 mm, 7A E I 19. Provenienza: Ducos Gussago.9 Romolo e Remo Azione drammatica. Alla sacra Maestà di Napoleone I imperator de’ Francesi e Re d’Italia, Brescia, NiccolòBettoni, 1805, 227x150x11 mm, 3A F X 34. 10 Publii Virgilii Maronis opera, Londini, Typis Thomae Roycroft, Prostant apud Gui. Wells, & Rob. Scott, 1553, 453x285x60 mm,Rari C 6.

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corata esternamente a palmettealternate a corolle stilizzate.Foglie di acanto e tralicci negliangoli. Al centro dei piatti lostemma del cardinale Querini,entro una cartella a filetti “entrompe l’œil”, caratterizzata dauna palmetta in testa ed alpiede, provvista di stellinepiene e di rosette filigranate.Dorso a cinque nervi rilevati.Capitelli grezzi. Nel secondocompartimento, la scritta“GEORGY/DE/NAVFRAG:/D: PAVLI”; una palmetta cen-trale entro testine classiche acoppie di volute fogliate inquelli rimanenti. Taglio doratoe puntinato. Labbro a foglie diacanto mosse. Carte di guardiamarmorizzate policrome, delgenere “pettinato”, e bianche,dalla filigrana a tre trimonzisormontati da un uccello, entroun cerchio. Rimbocchi rifilaticon discreta cura; quelli later-ali sono collocati sopra i ris-volti di testa e di piede. Il genere di cornice1 e lacartella centrale a filetti “entrompe l’œil”2 che conferisceprofondità allo stemma, pre-sente in coperte seicentescheromane, propongono unamedesima provenienza del

manufatto. Legatura originale,come indicano le impronte deirimbocchi sulle carte di

guardia coeve. Le carte diguardia, dal colore rossoprevalente nel fondo, sono tra

1 BIBLIOTECA CASANATENSE, ROMA, 1995, I, n. 1164, II, fig. 463, Tommaso Agostino Ricchini, De vita ac rebus gestis BeatiGregorii Barbarici S.R.E. Cardinalis Episcopi Patavini libri tres, Romae, ex Typographia Pontificia Vaticana apud FratresSalvionos, 1761, Y.X.84. 2 Effetto pure presente in una legatura settecentesca eseguita in area nordica segnata 1A D VII 6, custodita in questa Biblioteca.

Figura 2. Legatura del secondo quarto del secolo XVIII, eseguita a Roma, Ilionea.Tragedia di Giovanni Benalio Detto fra gli Arcadi Armonide Elisio, Roma, Nella

stamperia Komarek, 1738, 5A F.III.17. Scheda 2.

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quelle più semplici del genere,e richiedono soltanto l’uso dipettini di varie misure, sapien-temente maneggiati dall’arti-giano. Generalmente perqueste carte marmorizzate si fauso di una soluzione di acqua egomma adragante più spessache non nelle carte macchiateche giocano su una maggiorefluidità delle tinte.

2. Legatura del secondoquarto del secolo XVIII, ese-guita a Roma Ilionea. Tragedia di GiovanniBenalio Detto fra gli ArcadiArmonide Elisio, Roma, Nellastamperia Komarek, 1738,245x175x20 mm, 5A F.III.17.Figura 2.Marocchino marrone, su car-tone, decorato in oro. Angolidei piatti ricurvi. Cornice adente di topo esternamente, apalmette alternate a nastriintrecciati sormontati da unmotivo fogliato internamente.Al centro del piatto, le armi

del cardinale Querini. Ampiecorolle azzurrate, stelline,volute fogliate e vasi negliangoli. Dorso a cinque nervirilevati. Capitelli verdi egrezzi. Compartimenti caratter-izzati da una rosetta centrale,entro volute accantonate.Taglio dorato brillante. Cartedi guardia policrome a mazzomarmorizzate e bianche.Labbro a motivi stilizzati.Rimbocchi rifilati con discretacura; quelli laterali sono collo-cati sopra i risvolti di testa e dipiede. Il genere di cornice1 e lecorolle azzurrate accantonate2,pure presenti in una legaturaromana settecentesca di questaBiblioteca3, suggerisconoun’origine capitolina del man-ufatto. Conforme alle usanzedel periodo, i rimbocchi later-ali dei contropiatti collocatisopra i risvolti di testa e dipiede.

3. Legatura della metà delsecolo XVIII, verosimilmenteeseguita a RomaDella biblioteca volante scan-zia XXIII…di GilascoEutelidense, Roma, Nellastamperia del Komarek, 1739,190x115x22 mm, SaloneD.XIV.35. Figura 3. Marocchino rosso, su cartone,decorato in oro. Cerniere deipiatti indebolite. La corniceesterna è provvista di monti-celli, mentre il bordo di quellainterna è costituita da palmettealternate a nastri sormontati daun motivo fogliato. Al centrodei piatti, lo stemma del cardi-nale Querini. Un fioroneaccantonato. Dorso a cinquenervi rilevati. Nel secondocompartimento del dorso, l’i-scrizione “BIBLIO/VOLAN/SGANZ XXIII”; un fioronecentrale in quelli residui.Capitelli verdi, rosa e bianchi.Taglio dorato. Carte di guardiabianche e goffrate floreali suuno sfondo puntinato arancia-

1 BIBLIOTECA CASANATENSE, ROMA, 1995, I, n. 1148, II, fig. 457, Universitas Tabernariorum. Statuta communitatis ArtisTabernariorum civitatis Romae, ms membranaceo sec. XV (1481 con aggiunte fino al secolo XVIII), Ms. 615. 2 BIBLIOTECA DELL’ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI, ROMA, 1959, n. 31, Venuti, Ridolfino, Numismata Romanorum Pontificumpraestantiora a Martino V ad Benedictum XIV per Rodolphinum Venuti Cortonensem aucta ac illustrata, Romae, ex TypographiaJo. Baptistae Bernabò et Josephi Lazzarini, 1744, BIBLIOTECA CASANATENSE, ROMA, 1995, I, n. 1114, II, fig. 441, GalleriaGiustiniana Del Marchese Vincenzo Giustiniani, Roma, 1640 ca, T. II. 13-4.CCC); FINE BOOKBINDINGS 1999, Methodus capituligeneralis Ordinis Minorum S. Francisci habiti Romae in Coenobio Aracoelitano, praesidente Sanctissimo Patre InnocentioDecimotertio Pont. Max., Roma, Antonio de Rossi, 1723, Malta, Biblioteca nazionale, Glass Case 1; PETRUCCI, 1961, tav. V;PREZIOSI IN BIBLIOTECA 1994, n. 174, Guidi, Alfonso, Sei omelie, Roma, Francesco Gonzaga, 1712. 3 De Ficoroni, Francesco, I piombi antichi, Roma, appresso la stamperia di Girolamo Mainardi, 1740, 285x207x45 mm., SaloneBB.V.16.

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to. Labbro decorato con foglia-mi stilizzati. Il genere di testo dalla probabi-le limitata diffusione, suggeri-sce una verosimile origineromana. Legatura di tipo roco-cò, come propongono la corni-ce a motivi geometrici e lefoglie di acanto nello stemma.Questo genere riguarda ilnome scherzoso derivato dalfrancese “rocaille” che signifi-ca roccia, di cui lo stile rococòimita gli aspetti bizzarri eimprevedibili, sotto forma dimodelli mossi e sinuosi. Stilealla moda dagli inizi e lungogran parte del XVIII secolo intutta Europa, caratterizzato dauna decorazione ricca e multi-forme: motivi curvi lavorati aforma di “C” o di “S”, ovveroispirati dalla flora (foglie diacanto stilizzate), dal mondodegli uccelli, dai motivi trattidai manufatti in ferro battuto,dalle cineserie con soggetti digusto orientale. La decorazionerococò venne utilizzata soprat-tutto nei motivi delle cornici, osotto forma di elementi isolati,talvolta a mosaico, variamentedisposti nello specchio deipiatti.

4-5. Coppia di legature delsecondo quarto del secoloXVIII, verosimilmente ese-guite a BresciaP. F. Fortunatus, Philosophia

mentis methodice tractata,Brixiae, Joannes-MariaRizzardi, 1741/1742, 1A D.V.4- 1A D.V.5. Figura 4.Cuoio bruno marmorizzato, sucartone, decorato in oro e

dipinto. Cerniere indebolite.Cornice esterna a cerchiellivuoti dipinti in blu; riquadrointerno a volute nervate, rac-cordato nella porzione centra-le, da una banda orizzontale.

Figura 3. Legatura della metà del secolo XVIII, verosimilmente eseguita a Roma,Della biblioteca volante scanzia XXIII…di Gilasco Eutelidense, Roma, Nella stampe-

ria del Komarek, 1739, Salone D.XIV.35. Scheda 3.

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Al centro dei piatti, il piccolostemma a placca del cardinaleQuerini dai sei fiocchi perparte, entro nastri intrecciati acerchielli vuoti dipinti in blu.Dorso a sei nervi rilevati. Nelsecondo compartimento, untassello in cuoio nocciola dalladicitura “PHILO/MENTI/T.I”;quattre corolle a filigrana inquelli residui. Taglio grezzo.Labbro a fregi stilizzati. L’impianto ornamentale dalleinusuali caratteristiche quali inastri intrecciati a cerchielli ele corolle a sfondo puntinato, ilpiccolo stemma dallo sfondopuntinato, notato in una coper-ta coeva bresciana1, la sua rea-lizzazione a placca2, il testodalla verosimile limitata diffu-sione e il tipografo brescianoRizzardi suggeriscono unaverosimile origine locale deimanufatti. Questa Bibliotecapossiede altre 5 legature, appa-rentemente opera di una mede-sima bottega: 43 sono caratte-rizzate dall’analogo scudo,mentre quella residua4 eviden-zia un ovale dalla scritta“MAR(IA)”, sormontata dauna corona a cinque punte edal sottostante cuore trafitto da

Figura 4. Legatura del secondo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguite aBrescia, P. F. Fortunatus, Philosophia mentis methodice tractata, Brixiae, Joannes-

Maria Rizzardi, 1741/1742, 1A D.V.4. Schede 4-5.

1 Segnatura 7A I VII 23. 2 Le armi così caratterizzate, rafforzano il convincimento di una produzione originaria del luogo di residenza del personaggio alquale lo stemma appartiene: in tale luogo infatti non sarebbe mancato un’apposita placca pronta per imprimerlo (PETRUCCINARDELLI 1989, p. 65).

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due lame. Campo ornato convolute dorate nervate, presentisu legature seicentesche roma-ne5 e venete6. Cuoio marmo-rizzato, tecnica volta a otteneresul cuoio particolari effetti cro-matici che richiamano le vena-ture del marmo, corrente per ilperiodo.

6-7. Coppia di legature delsecondo quarto del secoloXVIII, verosimilmente ese-guite a FirenzeLo spirito del sacerdozio diGesù Cristo, Firenze, nellaStamperia di FrancescoMoücke, 1744, 188x115x43mm, Salone K.XVIII.8 -Salone K.XVIII.9. Figura 5. Marocchino rosso, su cartone,decorato in oro. Cornice ester-na fogliata, interna ornata arotella che raffigura delle cop-pie addossate di satiri(?) intentia suonare la tuba alternati acestini di frutta e graticci.Fogliami di acanto negli ango-

Figura 5. Legatura del secondo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita aFirenze, Lo spirito del sacerdozio di Gesù Cristo, Firenze, nella Stamperia di

Francesco Moücke, 1744, Salone K.XVIII.8. Schede 6-7.

3 Segnature 1A D V 8 – 1A D V 11.4 REGOLE da osservarsi DALLA COM-PAGNIA de Giovani Concittadini erettanella Chiesa de Padri DEL CARMINEper la buona direzione DEL TRIDUOSOLENNE, che si fa annualmente inSuffragio Dell’ANIME del PURGAT.°Composta da un Confratello dellamed.ma Comp.a, ms. cartaceo sec.XVIII, 282x200x10 mm, Ms. Di Rosa31.5 BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA1977, n. 173, tav. CXXXIII, Marino

Ghetaldi, Apollonius redivivus seu Restitutae Apollonii Pergaei De InclinationibusGeometriae Liber II, Venezia, Apud Baretium Baretium, 1613, R.I.IV.2227.6 Londra, British Library, sito Internet www.bl.uk, segnature C.46.c.12, C.66.h.6;MACCHI F. - MACCHI L. 1999, p. XXI, n. 16.

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li. Al centro dei piatti, le armi del cardinale Querini (55x45

mm). Dorso a cinque nervirilevati. Materiale di coperturaparzialmente scomparso intesta. Nel secondo comparti-mento, la scritta“SPIRITO/DEL/SACERDO-ZIO”, nel terzo “TOMO/I (-II)”. Capitelli rosa e blu.Taglio dorato. Labbro ornatocon palmette e rosette. Carte diguardia goffrate a comparti-menti geometrici su sfondodorato e bianche. Margine deicontropiatti ornati con palmettee motivi geometrici. Gli inusuali satiri(?) che suo-nano la tuba, presenti su lega-ture fiorentine seicentesche1 esettecentesche2, e la verosimi-le limitata diffusione del testo,orientano verso una possibilecoperta fiorentina.Caratteristici per il periodo: - igraticci, motivo a forma direte, di piccoli rombi, ottenutoincrociando perpendicolarmen-te o diagonalmente singolifiletti che si manifesta in lega-ture del tardo Seicento e delSettecento, specie negli angolidei piatti sotto forma di cartel-le più o meno ampie, nel con-testo di decorazioni rococò. Èfrequente in Italia, in legatureromane, napoletane, venezianee piemontesi del XVIII secolo;

Figura 6. Legatura del secondo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita aBrescia, P. F. Fortunatus, Philosophia sensuum mechanica methodice tractata, Brixiae,

Joannes-Maria Rizzardi, 1745, 1A D.V.8. Schede 8-11.

1 BIBLIOTECA UNIVERSITARIA PISA 2001, pp. 142-144, n. 38. 2 Milano, Biblioteca nazionale Braidense, Cento sermoni sopra la vita di Maria Vergine, Benevento, Firenze, Bernardo Paperini,1728, 376x273 mm., F XIII 111.

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- le foglie di acanto, elementodecorativo fitomorfo, in formastilizzata, grossolanamentetriangolare, con margini moltofrastagliati; secondo Vitruvioavrebbe suggerito il motivoornamentale del capitellocorinzio. Il nome è tuttaviaesteso anche ad altri fogliamiche non rappresentano l’acantobotanico. Come fregio dellalegatura, la foglia d’acanto,con le sue numerose derivazio-ni, fu molto usata in Europa intutti i tempi sin dal periodogotico, specie in area nordica,isolata o prevalentementedisposta in serie nella decora-zione delle cornici; fu d’usoampiamente diffuso anche tra iminiaturisti carolingi del IXsecolo. La difficoltà di indivi-duazione del luogo di esecu-zione, dipende anche dall’as-senza di un repertorio di lega-ture fiorentine del secoloXVIII.

8-11. Serie di quattro legatu-re del secondo quarto delsecolo XVIII, verosimilmenteeseguite a BresciaP. F. Fortunatus, Philosophiasensuum mechanica methodicetractata, Brixiae, Joannes-

Maria Rizzardi, 1745, in-quar-to, 1A D.V.8 – 1A D.V.11.Figura 6.Cuoio bruno marmorizzato, sucartone, decorato in oro edipinto. Cerniere indebolite.Cornice esterna a cerchiellivuoti dipinti in blu; riquadrointerno a volute nervate, rac-cordato nella porzione centra-le, da una banda orizzontale.Al centro dei piatti, il piccolostemma a placca del cardinaleQuerini dai sei fiocchi perparte, entro nastri intrecciati acerchielli vuoti dipinti in blu.Dorso a sei nervi rilevati. Nelsecondo e terzo compartimen-to, rispettivamente, un tasselloin cuoio rosso recita “PHILO-SOPH/SENSUUM/MECCA-NICA” e ”TOM. I (-IV)”;quattro corolle al centro deicompartimenti residui. Per il commento, cfr. la scheda4-5.

12. Legatura del secondoquarto del secolo XVIII,verosimilmente eseguita nelVenetoLettere d’Eugenio Apologistadelle dissertazioni della storia,del probabilismo, e del rigori-

smo ad un collega del Padre F.Daniello Concina, Lubiana,1745, 258x183x50 mm, SaloneQ.VI.15. Figura 7.Marocchino rosso, su cartone,decorato in oro. Volume dallecerniere indebolite. Corniceesterna a gigli alternati, a moti-vi fioriti e fogliati stilizzati.Cornice interna caratterizzatada ghiande, volute fogliate,melograni, grappoli d’uva erombi inquartati Al centro deipiatti, lo stemma a placca delcardinale Querini entro unserto costituito da margherite,volute, ferri a culla e fioroni.Dorso a cinque nervi rilevati.Capitelli verdi ed azzurri. Nelsecondo compartimento, lascritta“GAGNA/LETTERE/APOLO-/GETICHE”; in quelli rima-nenti, un fiorone centrale e unavoluta negli angoli. Tagliodorato. Contropiatti e carte diguardia ricoperte da un tessutodi colore blu marino; residuecarte di guardia bianche.Bordo dei contropiatti a motivistilizzati.Malgrado il genere di corniceesterna presente in foggia ana-loga su coperte coeve romane1,la natura del testo locale, le

1 BIBLIOTECA CASANATENSE ROMA 1995, I, n. 1179; II, fig. 470, Basilij, Francesco, Messa a quattro voci, con violini, viole, flauti,oboe, trombe, corni, fagotti, e bassi composta per ordine di Sua Eccellenza il Signor Duca di Guiche dal suo Maestro diCappella….Opera VI, ms. cartaceo sec. XVIII exeunte (1790), Ms. 5085. 2 BIBLIOTHEK ZU DRESDEN 1881, n. 31, Gaetano Depouthez, , Panegirico in onore di S. Giovanni Nepomuceno, s.l., s.s., s.d. 3 Milano, Biblioteca Trivulziana, Giusto Fontanini, , Della eloquenza italiana, Venezia, Cristoforo Zane, 1737, Triv. D 804.

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simili losanghe negli angoli eil riquadro interno, quest’ulti-mo caratteristico delle legaturesettecentesche venete, presentirispettivamente, in una coperta

conservata nelle Biblioteche diDresda2 e Trivulziana3 diMilano, suggeriscono unamedesima origine della legatu-ra proposta. Conforta la con-

vinzione, la coppia di volutecollocate alle estremità degliangoli interni4. Il dorso scolo-rito divenuto oggi marrone,indica la prolungata esposizio-ne del volume alla luce. Ilcolore verde appare quello piùsensibile: la Biblioteca nazio-nale Braidense di Milanocustodisce una legatura rinasci-mentale francese dal materialedi copertura in origine verde,oggi nocciola5. Lo stemma aplacca del cardinale è l’unicodi questo genere rinvenuto inoccasione del censimento dellelegature storiche dellaQueriniana.

13. Legatura del secondoquarto del secolo XVIII,verosimilmente eseguita nelVenetoSaggio di avvertimenti sopral’opera del P. Concina,Lubiana, 1745, 260x182x33mm, Salone Q.VI.18. Figura 8.Marocchino rosso, su cartone,decorato in oro. Cornice ester-na provvista di gigli alternati amotivi fioriti. Cornice internadecorata con nespole, volute,uva e rombi inquartati Al cen-tro dei piatti, le armi a placcadel cardinale Querini entro unovale costituito da margherite,

Figura 7. Legatura del secondo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nelVeneto, Lettere d’Eugenio Apologista delle dissertazioni della storia, del probabili-smo, e del rigorismo ad un collega del Padre F. Daniello Concina, Lubiana, 1745,

Salone Q.VI.15. Scheda 12

4 Milano, Biblioteca Trivulziana, Triv. Cod. C 43.5 BIBLIOTECA NAZIONALE BRAIDENSE MILANO 2002, n. 80. M. T. Ciceronis epistolarum ad familiares libri XVI, Lutetiae, apudJohannem Bene natum, 1572, 180x120 mm, L.P. 83.

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volute, ferri a culla e fioroni.Dorso a cinque nervi rilevati.Nel secondo compartimento, lascritta“RICHELMI/AVVERT./SOP.LA STO/DEL PROB./ERIGOR.”. In quelli rimanenti,un fiorone centrale con unavoluta accantonata. Capitelliverdi e azzurri. Taglio dorato.Bordo dei contropiatti ornato arotella stilizzata. I contropiattie le carte di guardia volantisono ricoperte da un tessuto dicolore blu marino; residuecarte di guardia bianche. Per il commento, cfr. la scheda12.

14. Legatura del secondoquarto del secolo XVIII, ese-guita a Roma Specimen philosophiae moralisin Praestantioribus Legibus, &Virtutibus GentiliumGraecorum, ac Latinorum a D.Ludovico Andruzzi, Romae,Typis Antonini de Rubeis,1745, 272x195x27 mm, 5AH.III.17. Volume dedicato alCardinale. Figura 9.Marocchino rosso, su cartone,decorato in oro. Cerniere deipiatti indebolite. Una coppia dicornici delimita l’impiantoornamentale nello specchio,caratterizzato da nastri intrec-ciati, motivi a squama dipesce, tralicci, stelline, fogliedi acanto, rosette, cerchielli

pieni, coppie di corolle stiliz-zate addossate, palmette. Alcentro dei piatti, lo stemma delcardinale Querini. Dorso acinque nervi rilevati. Nel sec-ondo compartimento, campeg-gia la scritta ”ANDRV/PHI-LOS/MORAL”; una palmetta

centrale entro motivi stilizzatie coppie di filetti ricurvi negliangoli. Capitelli verdi e rossi.Taglio dorato brillante. Labbroornato con motivi fogliati.Carte di guardie bianche.Contropiatti rivestiti da unfoglio di carta goffrata bianca

Figura 8. Legatura del secondo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nelVeneto, Saggio di avvertimenti sopra l’opera del P. Concina, Lubiana, 1745, Salone

Q.VI.18. Scheda 13

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su sfondo dorato a piattocampito: nastri intrecciati,uccelli, scoiattoli, teste dicherubino alate, rosette, bustidi guerriero con lancia, vasifogliati, cani. Rimbocchi rifi-lati con discreta cura; quellilaterali sono collocati sopra irisvolti di testa e di piede. I motivi a squama di pesce1,pure utilizzati dalla bottegavaticana Andreoli2, sug-geriscono un’origine romanadel manufatto. Caratteristiciper il periodo, i tralicci.

15. Legatura della metà delsecolo XVIII, verosimilmenteeseguita a Brescia Delle confessioni di S.Agostino libri tredici, tradottidalla Latina linguanell’Italiana da PaoloGagliardi, Venezia, SimoneOcchi, 1747, 162x90x35 mm,7A I.VII.23. Figura 10. Cuoio rosso, su cartone, deco-rato in oro. Volume dallecerniere indebolite; angoli deipiatti ricurvi. La cornice fioritadelimita sul piatto anteriore, lostemma a placca del cardinale

Figura 9. Legatura del secondo quarto del secolo XVIII, eseguita a Roma, Specimenphilosophiae moralis in Praestantioribus Legibus, & Virtutibus Gentilium Graecorum,

ac Latinorum a D. Ludovico Andruzzi, Romae, Typis Antonini de Rubeis, 1745, 5AH.III.17. Scheda 14.

1 Fregio frequente nel Seicento, e in particolare nelle legature romane eseguite nella seconda metà di quel secolo. Le squame si pre-sentano sotto forma di una serie di elementi semicircolari, con o senza cerchietto al centro, giustapposti, inscritti in cartelle,riquadri, negli angoli in quarti di cerchio e nelle parti mediane del campo entro un semicerchio. 2 Un “Maestro delle squame di pesce” è identificabile nei fratelli romani Gregorio e Giovanni Andreoli, noti anche come“Rospigliosi binders” (BIBLIOTECA CASANATENSE, ROMA, 1995, I, n. 763, II, fig. 319, Missale fratrum Ordinis….Virginis Mariae deMonte Carmeli……Angeli Monsignani Forolivensis prioris generalis iussu editum, Romae, apud Franciscum Tizzonum, 1684,D.XL.I). 1 MACCHI 2004, fig. 9, D. P. Ulderici Weis Benedictini Ursinensis, Liber de emendatione intellectus humani, typis Christiani Stark

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Querini, caratterizzato da unovale dai margini cordonati, abanda interna provvista di tregigli, entro uno sfondo di cer-chielli pieni, mentre su quelloposteriore, campeggia un leonerampante che stringe una torresormontata da una bandiera trale zampe. Coppie di corolletrilobate stilizzate negli angoli.Dorso a cinque nervi rilevati.Capitelli verdi. Nel secondocompartimento, entro unriquadro a due copie di filetti,la scritta“S./AGOSTINO/CONFESSI”;in quelli rimanenti, un fioronecentrale entro una voluta cau-data accantonata. Taglio dora-to. Carte di guardia spugnate ebianche. I rimbocchi lateralidel cuoio, rifilati con discretacura, sono collocati sopra quel-li di testa e di piede. Labbrodecorato con motivi a losangae stilizzati. Le corolle trilobate stilizzatenegli angoli1, pure presenti sudue legature settecenteschebresciane di questa Biblioteca,suggeriscono un’analogaprovenienza del manufatto. Lacornice floreale si manifesta infoggia analoga, sin dal secolo

Figura 10. Legatura della metà del secolo XVIII, verosimilmente eseguita a Brescia,Delle confessioni di S. Agostino libri tredici, tradotti dalla Latina lingua nell’Italiana

da Paolo Gagliardi, Venezia, Simone Occhi, 1747, 7A I.VII.23. Scheda 15.

Kauff, Burani, 1747, Brescia, Biblioteca Queriniana, Salone 1A D V 14; Rime sacre di Delminto Lepreatico Pastore Arcade,Brescia, Presso Gioam. Rizzardi, MDCCXXVI, 197x130x22 mm, Brescia, Biblioteca Queriniana, 5A EE I 30.2 BIBLIOTECA CASANATENSE, ROMA, 1995, I, n. 587, II, fig. 237, Tommaso d’Aquino, santo, Tractatus varii. De gratia divina. Defide, de spe, de charitate. De iustitia, et iure. Breve compendio di mano diversa, ms. cartaceo sec. VII-XVIII, Ms. 1440. 3 IDEM, I, n. 856, II, fig. 348, Bernardo Migliorini, Sacrae Palladi decertorius obsequens Mercurius sive Sacra doctrina erroribusvindicata cuius thaeses Eminentissimo Palutio…card. Alterio……DDD., Bononiae, Typis Iosephi Longhi, 1672, BB.X.79.

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XVII, su legature bolognesi2 eromane3.

16. Legatura della metà delsecolo XVIII, verosimilmenteeseguita a FirenzeEduardi Corsini cl. Scholarum

piarum in academia pisanaphilosophiae professoris dis-sertationes IV agonisticae,Florentiae, e TypographioImperiali, 1747, 187x215x30mm, Salone CC.V.34. Figura11.Marocchino rosso, su cartone,decorato in oro. Cornice amotivi geometrici. Bordo delcampo provvisto di mascheri-ne, alternate a palmette e moti-vi stilizzati. Un’ampia testinaclassica negli angoli, sovrastauna veronica. Al centro deipiatti, le armi del cardinaleQuerini. Dorso a sei nervi rile-vati. Nel secondo comparti-mento, l’iscrizione, “CORSI-NI/DISSERT/AGONIS”; inquelli rimanenti, un fioronecentrale a forma di palmetta eun fregio a doppia voluta cau-data negli angoli. Capitellirosa. Taglio dorato e cesellato.Labbro decorato delle palmet-te, alternate a motivi stilizzati.Contropiatti ornati con unacarta goffrata provvista dimotivi floreali azzurri su sfon-do dorato. Le carte di guardiabianche, evidenziano una fili-grana a forma di colomba e ditrimonzio dalle lettere “P T”. La cornice a motivi geometricisembrerebbe evidenziare unaproduzione capitolina: la carat-

Figura 11. Legatura della metà del secolo XVIII, verosimilmente eseguita a Firenze,Eduardi Corsini cl. Scholarum piarum in academia pisana philosophiae professoris

dissertationes IV agonisticae, Florentiae, e Typographio Imperiali, 1747, SaloneCC.V.34. Scheda 16

1 Cfr. la scheda 19.

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teristica mascherina1 lungo ilmargine interno dello specchiotuttavia, suggerisce un’esecu-zione fiorentina.

17. Legatura della metà delsecolo XVIII, verosimilmenteeseguita a VeneziaC. F. Badia, Panegirici, ragio-namenti ed orazioni diverse,Venezia, A. Poletti, 1750,256x185x50 mm, SaloneS.IV.4. Figura 12. Marocchino rosso, su cartone,decorato in oro. Cornice ester-na a palmette, alternate a perledegradanti e ad archetti dalmargine zigrinato, interna acatenella. Negli angoli dellospecchio, archetti dal bordozigrinato associati a voluteazzurrate, a rosette e a foglietrilobate piene; rami fronzuticircolari e singole rosette entrocoppie di anfore panciutelungo il margine interno. Alcentro dei piatti, lo stemmarealizzato a punzoni del cardi-nale Querini. Dorso a cinquenervi rilevati; una rosetta entrocoppie di fregi fogliati triloba-ti. Taglio dorato. Carte di guar-dia in seta verde. Margine deicontropiatti provvisto di pal-mette alternate a perle degra-

danti. Rimbocchi rifilati condiscreta cura; quelli laterali

sono collocati sopra i risvoltidi testa e di piede.

Figura 12. Legatura della metà del secolo XVIII, verosimilmente eseguita a Venezia,C. F. Badia, Panegirici, ragionamenti ed orazioni diverse, Venezia, A. Poletti, 1750,

Salone S.IV.4. Scheda 17.

1 Bergamo, Biblioteca civica “A. Mai”, Widman, Le glorie di San Giovanni Batista, ms. cartaceo sec. XVIII, pp. 4 nn.+233+9 nn.bianche, 230x171x24 mm, MM 181 (già Sigma 4 17); Widman, Il divertimento virtuoso, Parte II, ms. cartaceo sec. XVIII, pp. 264,230x170x25 mm, MM 182 (già Sigma 4 18); Widman, Pensieri cristiani del Widman Dedicati al Peccatore ostinato, ms. cartaceosec. XVIII, pp. 192, 230x170x25 mm, MM 183 (già Sigma 4 19).2 Cfr. la nota 1.

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Le palmette alternate a perledegradanti e gli archetti dal

margine zigrinato1 nella corni-ce notate su una serie di 32

legature settecentesche prodot-te a Bergamo, città che feceparte della repubblica diVenezia dal 1428 al 1797, sub-endone l’influsso stilisticoregistrato nell’esemplare pro-posto, suggeriscono un’origineveneziana della coperta. In evi-denza, l’elevata qualità del pel-lame utilizzato, la doraturaimpeccabilmente realizzata e icontropiatti rivestiti da unlembo di tessuto verde.

18. Legatura della metà delsecolo XVIII, eseguita aRoma Musei Capitolini, Tomus pri-mus, Romae, Typis Antonii deRubeis, 1750, 439x278x39mm, Salone CC.II.16. Figura13.Vitello biondo, su cartone,decorato in oro. Coppia di cor-nici concentriche a motivi geo-metrici, decorate con palmette,motivi cuoriformi e floreali. Alcentro dello specchio, lo stem-ma del cardinale Querini. Unvaso ad estremità allargata, unapalmetta, rosette e foglie diacanto negli angoli interni,oltre a un fregio floreale inquello esterno. Dorso a seinervi rilevati. Nel secondocompartimento, l’iscrizione

Figura 13. Legatura della metà del secolo XVIII, eseguita a Roma, Musei Capitolini,Tomus primus, Romae, Typis Antonii de Rubeis, 1750, Salone CC.II.16. Scheda 18

1 PETRUCCI 1961, tav. IV. 2 BIBLIOTECA CASANATENSE ROMA 1995, I, n. 1148; II, p. 291, fig. 457, Statuta communitatis Artis Tabernariorum civitatis, Romae,ms. membranaceo sec. XV (1481 con aggiunte fino al sec. XVIII), Ms. 615.

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“MUSEI/CAPITOL./TOM I.”;in quelli rimanenti, un fioronecentrale con una voluta accan-tonata. Capitelli bianchi erossi. Taglio dorato. Carte diguardia provviste di una fili-grana a forma di cartella con lascritta “REV./CAMERA/APO-STO/LICA”. Labbro a fogliedi acanto ondivaghe alternate afiletti perlati obliqui.Contropiatti rivestiti da unacarta goffrata floreale lillà suuno sfondo color argento,quasi interamente scomparso. L’origine romana del volume ètestimoniata dai vasi ad estre-mità allargata negli angoli deipiatti1, dal tipo di cornice geo-metrica con palmette e motivicuoriformi2, e dalla filigranaprovvista della scritta“REV./CAMERA/APOSTO/LICA”.

19. Legatura del terzo quartodel secolo XVIII, verosimil-mente eseguita a FirenzeDelle antiche terme di Firenze,Firenze, Gio. Battista Stecchi,1751, 255x180x15 mm, 4AD.VI.7. Figura 14.Cuoio rosso, su cartone, deco-rato in oro. Cerniere dei piattiindebolite. Cornice ornata acorolle entro nastri dal decorsogeometrico. Al centro dei piat-

ti, lo stemma del cardinaleQuerini. Un traliccio emascherina negli angoli. Dorsoa cinque nervi rilevati.

Capitelli blu. Nel secondocompartimento, la scritta“ANT/TER/ME”; in quellirimanenti, un fiorone centrale.

Figura 14. Legatura del terzo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita aFirenze, Delle antiche terme di Firenze, Firenze, Gio. Battista Stecchi, 1751, 4A

D.VI.7. Scheda 19.

1 Cfr. la scheda 16.

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Taglio dorato. Carte di guardiamarmorizzate policrome, del

genere “pettinato” e bianche. La caratteristica mascherina1

negli angoli orienta verso unaproduzione fiorentina.

20. Legatura del secoloXVIII, verosimilmente ese-guita a Roma Prima Mabricae LinguaeElementa, ms. cartaceo sec.XVIII, 275x200x30 mm, Ms.A.III.1. Volume dedicato alCardinal Querini, come indica-to nella seconda pagina delmanoscritto. Figura 15.Cuoio bruno marmorizzato, sucartone, decorato in oro. Lacornice delimita il decoro anastri intrecciati. Al centro deipiatti, il piccolo stemma aplacca del cardinale Querinicon i caratteristici tre giglinello scudo. Fiorone accanto-nato. Dorso a sei nervi rilevati.Nel secondo compartimento,un tassello in cuoio rosso reci-ta“….LABAR/……GVAE/…EMEN”, scritta parzialmentescomparsa un fiorone al centrodi quelli residui entro unavoluta negli angoli. Capitelligrezzi. Taglio grezzo, spruzza-to di rosso. Carte di guardiabianche provviste di una fili-

Figura 15. Legatura del secolo XVIII, verosimilmente eseguita a Roma, PrimaMabricae Linguae Elementa, ms. cartaceo sec. XVIII, Ms. A.III.1. Scheda 20.

1 DE MARINIS 1966, p. 58, Luigi M. Lippomano, Espositioni volgare, sopra il simbolo apostolico sive il Credo, sopra il Paternostro, Venezia, Girolamo Scoto, 1545.2 QUILICI 1989, pp. 236-237, n. 92. 3 DE MARINIS 1960, II, n. 1615 bis, tav. C24.4 HOBSON 1989, p. 90, nota 109.5 Segnature 1A D V 4-1A D V 5, 1a D V 8 - 1a D V 11.

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grana raffigurante un trimonziosormontato da un uccello entroun cerchio. Acronimi “G C”laterali; in testa l’acronimo“F”, “G” al piede. Contropiattiricoperti con un foglio di cartaspugnata policroma nei colorirosso, giallo e blu. La filigrana provvista di un tri-monzio1, circostanza presentesin dal Rinascimento nellelegature rinascimentali roma-ne, e i contropiatti rivestiti dauna carta spugnata policroma2,suggeriscono una verosimilemedesima origine della legatu-ra. Inusuale per il periodo, iltipo di cornice cinquecentescaa nastri intrecciati3. La brillan-tezza della doratura tradisceun’esecuzione più tarda, sette-centesca in questo caso. Anchel’uso della rotella, come testi-monia l’accavallamento deldecoro negli angoli delle corni-ci, rivela una produzione

posteriore: nel Cinquecento,l’impianto ornamentale delriquadro era di solito, nellelegature italiane, realizzatomediante una piastrella ripetu-tamente impressa fino al com-pletamento del decoro4.Cartiglio di limitatedimensioni5. Di reminiscenzaseicentesca francese, il fioroneal centro del dorso entro uncircostante spazio vuoto alosanga. Legatura apparente-mente originale, come indica-no l’inchiostro del titolo assor-bito dalla carta di guardia ante-riore coeva e i valori diunghiatura nella norma.

21. Legatura del secoloXVIII, verosimilmente ese-guita a RomaDissertatio Benedicti Tesseri,ms. cartaceo sec. XVIII,260x190x250 mm, Ms. C.VI.7.Provenienza: dono dellaBiblioteca Vaticana, come

testimonia un timbro a secconero sul frontespizio. Volumedi dedica al cardinale Queriniad opera del monacoBenedetto Ielsari della congre-gazione di S. Bernardodell’Ordine dei Cistercensi.Figura 16.Cuoio rosso mattone, su carto-ne, decorato in oro. Cernieredei piatti indebolite. Coppia dicornici a tre filetti. Fiorone amazzo negli angoli esternidella cornice interna e ungiglio in quelli interni. Al cen-tro dei piatti, lo stemma delcardinale Querini. Circostantigrottesche. Dorso a cinquenervi rilevati. Fiorone centrale.Capitelli rosa e azzurri. Tagliodorato. Contropiatti rivestiti daun foglio di carta goffrata daimotivi fogliati e fruttati rossisu sfondo dorato. Il decoro “à la Du Seuil”1, par-ticolarmente in auge nellelegature prodotte nell’Urbe2 di

1 Decorazione caratterizzata da due cornici, costituite ciascuna da una cornice “all’antica”, caratterizzata da tre filetti due dei qualiravvicinati. La prima cornice forma un’inquadratura che delimita all’esterno i piatti, mentre la seconda è posta all’interno dei piatti,a metà distanza circa dal centro. Gli angoli esterni della cornice interna sono arricchiti ciascuno da un fregio floreale, talvolta fil-igranato, di forma romboidale, da un simbolo araldico o da un monogramma. Al centro figurano spesso le armi del possessore. Aquesto tipo di legatura, che ebbe molto successo durante tutto il XVII secolo sia per l’eleganza sia per la rapidità di esecuzione,molto imitata anche in Italia, ma che era nota fin dal XVI secolo, venne dato in seguito erroneamente il nome di “décor à la DuSeuil”, dal nome del legatore francese Augustin Du Seuil che l’aveva semplicemente rimessa in onore, molto tempo dopo la suaprima comparsa. Legatore francese (1673-1746), dal 1717 “relieur du Roy”, apprezzato per la perfezione del corpo dei libri da luiprodotti, la qualità dei marocchini e la qualità delle sue dorature. A lui si devono alcune tra le più prestigiose legature a mosaico delsecolo XVIII. Riportò in auge un ornamento abbandonato nel Seicento: l’inquadramento con due cornici concentriche, costituiteciascuna da tre filetti incrociati agli angoli. Si trattava comunque di una reinterpretazione personale che prevedeva qualche modificanei filetti (disposti a distanza regolare in luogo di quelli “all’antica”, e soprattutto negli angoli, dove l’originario ferro aldino erasostituito da un piccolo ferro talvolta romboidale, con motivi araldici o con monogrammi.2 BIBLIOTECA CASANATENSE ROMA 1995, I, n. 761, II, fig. 316, Gian Paolo Oliva, Lettere, T. 1, Venezia, presso Baglioni, 1681.3 QUILICI 1991, p. 16.

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questo periodo, - noto è l’in-flusso del gusto transalpino sindal Rinascimento, sulla legato-ria romana in ragione dellemaestranze convenute nellacapitale per sfruttare le occa-

sioni di committenza che lacorte papale offriva3-, proponeuna medesima provenienzadella coperta. Cuoio del dorsoscolorito, oggi nocciola, per laprolungata esposizione alla

luce.

Bibliografia generale

BASCAPÉ - DEL PIAZZO 1983 =Bascapé, Giacomo - DelPiazzo, Marcello, Insegne esimboli. Araldica pubblica eprivata medievale e moderna.Ministero per i beni culturali eambientali, Roma, 1983

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BIBLIOTECA APOSTOLICAVATICANA 1977 = BibliotecaApostolica Vaticana, Legaturepapali da Eugenio IV a PaoloVI. Catalogo della mostra, acura di Luigi Michelini Tocci,1977

BIBLIOTECA CASANATENSEROMA 1995 = BibliotecaCasanatense, Roma, Legatureantiche e di pregio. Sec. XIV-XVIII, a cura di PiccardaQuilici, 2 tomi, Roma, IstitutoPoligrafico e Zecca dello Stato,

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Figura 16. Legatura del secolo XVIII, verosimilmente eseguita a Roma, DissertatioBenedicti Tesseri, ms. cartaceo sec. XVIII, Ms. C.VI.7. Scheda 21.

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1995

BIBLIOTECA NAZIONALEBRAIDENSE MILANO 2002 =Biblioteca nazionaleBraidense, Milano, Arte dellalegatura a Brera. Storie dilibri e biblioteche. Secoli XV eXVI. Catalogo a cura diFederico Macchi. Introduzionedi Giorgio Montecchi. Saggi diChristian Coppens, AngelaNuovo, Jean-Eudes Girot,Franca Alloatti, Guido Mura,Milano, edizioni Linograf,2002

BIBLIOTECA UNIVERSITARIAPISA 2001 = BibliotecaUniversitaria di Pisa. Mediceavolumina. Legature e libri deiMedici, a cura di MauroBernardini, Pisa, EdizioniETS, 2001

BIBLIOTHEK ZU DRESDEN 1881= Bücherschätze der Kgl.öffentlich. Bibliothek zuDresden, a cura di KarlZimmermann, Leipzig, Verlagvon E. Twietmeyer, 1881

DE MARINIS 1960 = DeMarinis, Tammaro, La legatu-ra artistica in Italia nei secoliXV e XVI. Notizie ed elenchi, 3vol., Firenze, Fratelli Alinari,1960

DE MARINIS 1966 = -, Die ita-lienischen Renaissance-Einbände der BibliothekFürstenberg, Hamburg,Maximilian-Gesellschaft, 1966

FERRAGLIO 2000 = FerraglioEnnio, Angelo Maria Querinitra Brescia e la “Repubblicadelle lettere”, in “BibliotecaQueriniana Brescia”, Firenze,Nardini Editore, 2000, pp. 8-19

FINE BOOKBINDINGS 1999 =Fine Bookbindings from theNational Library of Malta andthe Magistral Palace libraryand archives, SovereignMilitary Order of Malta,Rome, by John Edward Critien,Maroma Camilleri, JosephSchirò, Valletta, M. DemajoGroup, 1999

HOBSON 1989 = Hobson,Anthony Robert Alwyn,Humanists and bookbinders:the origins and diffusion of theHumanistic bookbinding 1459-1559, with a census of histori-ated plaquette and medaillonbindings of the Renaissance,Cambridge-New York–PortChester-Melbourne-Sidney,Cambridge University Press,1989

MACCHI 2004 = Macchi,Federico, Le legature di pregiodella Biblioteca Queriniana:prime valutazioni, Misinta,Brescia, numero 24, Dicembre2004, pp. 3-12

MACCHI 2006 = -, Le legaturealle armi, Misinta, Brescia, n.27, Giugno 2006, pp. 61-71

MACCHI 2007 = -, Le legaturedi Cristina di Svezia recente-mente ritrovate alla BibliotecaQueriniana di Brescia (e, inappendice, due Elzeviri dellaRegina in un mercato milane-se), in “Annali Queriniani VIII(2007)”, Grafo Edizioni, S.Zeno Naviglio, pp. 141-216

MACCHI F. - MACCHI L. 1999 =Legature rinascimentali ebarocche: dal XVI al XVIIsecolo. Catalogo a cura diFederico e Livio Macchi,Esposizione CollegioBorromeo, Pavia, 1999

PETRUCCI 1961 = Petrucci,Armando, Sulla legatoriaromana del secolo XVIII sec.,in “Bibliofilia”, lx.r.iii, 1961

PETRUCCI NARDELLI 1989 =Petrucci Nardelli, Franca, Lalegatura italiana. Storia,

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descrizione, tecniche (xv-xixsecolo), Roma, La Nuova ItaliaScientifica, 1989

PREZIOSI IN BIBLIOTECA 1994 =Preziosi in biblioteca, a cura diFrancesco Malaguzzi, Torino,Centro Congressi, Ottobre1994

QUILICI 1989 = Quilici,Piccarda, Carte decorate nellalegatoria del ‘700 dalle rac-colte della BibliotecaCasanatense, Roma, IstitutoPoligrafico e Zecca dello Stato,1989

QUILICI 1991 = -, La legatoriaromana dal Rinascimento al

Barocco, in ”Legatura romanabarocca 1565-1700”, Roma,1991, pp. 15-26

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interesse suscitato dallarecente mostra “Inca.Origine e misteri delle

civiltà dell’oro” (Brescia,Museo di S. Giulia, 4 dicembre2009 – 27 giugno 2010) hapermesso, fra l’altro, sul ver-sante della ricerca bibliologica,di riconsiderare più in dettagliola sezione dedicata all’AmericaLatina, e più precisamente alPerù, nel celebre Portolano diBattista Agnese conservatopresso la Biblioteca Querinianadi Brescia. Il manoscritto è stato realizzatonegli anni Trenta delCinquecento: l’America nonera stata scoperta da molto,ma, seppure a distanza di unsolo cinquantennio, era giàampiamente esplorata e colo-nizzata. Le località dell’area caraibica,costiera ed insulare, rappresen-tano per l’antico cartografo undato acquisito. Particolarerilievo è dato alle città diNombre de Dios, sulla costaatlantica panamense, fondatanel 1510 e di Cartagena deIndias, sulla costa caraibicadella Colombia, fondata daPedro de Heredia nel 1533.Accanto a queste viene messain rilievo l’isola di Bonaire,nelle attuali Antille olandesi,importane base di transito diuomini ed emporio di merci findai primi anni della colonizza-

zione del Sudamerica. Lungo la costa del Pacificoviene evidenziato il porto diPanama, fondato nel 1519 daPedro Arias de Avila.Delle città del Perù continenta-le, il copista traccia, collocan-

dole in una posizione piuttostoapprossimativa, solo quelle diSan Michel, Casamalcha,Sausa, Cuçco e Pachirama. San Michel è identificabile conSan Miguel de Tangarará, neipressi dell’attuale Paita; fonda-

PEPITE QUERINIANE: RUBRICA DI SCOPERTE BIBLIOGRAFICHE

ROTTA VERSO LE AMERICHE

di Ennio FerraglioDirettore del Sistema Bibliotecario Urbano di Brescia, Socio dell'Ateneo di Brescia.

L’

Figura 1. Foglio 4 (dettaglio). Particolare della rappresentazione del centro Americacon il Perù.

Figura 2 (pagine seguenti). Pagine affiancate (4 retro e 5 fronte) del portolano con larappresentazione delle Americhe, dell’Europa e dell’Africa.

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ta nel 1527 da Pizarro comeporto oceanico dell’antica cittàincaica – tuttora esistente – diPiura, era il terminale di arrivodelle navi spagnole provenientida Panama, prima che il bari-centro si spostasse lungo la

costa verso Sud, in seguito allafondazione di Lima-Callao. Inrealtà la storia di San Miguel èpiù complicata, in quanto ladenominazione della cittàvenne “spostata” più volte: nel1532 a Piura; nel 1534 a

Monte de los Padres; nel 1537nuovamente a Piura; nel 1578a San Francisco de la BuenaEsperanza di Paita; successiva-mente a Chilcal. La genericitàdell’indicazione sulla mappanon permette di stabilire a

Figura 3. Dettaglio delle coste del Perù.

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quale di queste località si rife-risse il cartografo: è molto pro-babile che con San Michel siintendesse la città di Piura, laquale, con Tumbes, rappresen-tava il più importante snododel traffico commerciale dellespezie e dei minerali con l’in-terno del paese ed il punto ditransito obbligato verso le zoneinterne e meridionali del Perù.Casamalcha corrisponde all’at-tuale Cajamarca, antichissimacittà precolombiana, luogo

della cattura ed esecuzione del-l’inca Atahualpa. Sausa, cioèJauja, fu la prima capitaleperuviana di Pizarro, punto dipassaggio obbligato per giun-gere al Cuzco. Pachirama èforse riconoscibile nell’attualePalcamayo, nei pressi di Jauja. Dalla mappa sono assenti lecittà fondate dagli Spagnoli o,preesistenti al loro arrivo, daquesti istituite come centri dipotere politico e amministrati-vo a partire dalla metà degli

anni Trenta del Cinquecento.Si tratta di Lima, fondata nel1535 con il nome di Ciudad delos Reyes; Trujillo, pure fonda-ta da Pizarro nel 1535;Valparaiso, del 1536; Santiagodel Cile, fondata da Pedro deValdivia nel 1541; Potosì,nell’Alto Perù (ora in Bolivia),fondata nel 1545 in seguitoalla scoperta degli immensigiacimenti di argento; La Pazdel 1548.La zona di Lima era, all’epoca

Figura 4. Pagine affiancate (9 retro e 10 fronte) con la rappresentazione dell’italia e della costa mediterranea dell’Africa.

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della realizzazione delle mappedel portolano, già esplorata;nelle due mappe dettagliatedella zona sudamericana com-

pare, infatti, l’ubicazione dellapunta di San Lorenzo, chetrova ancora riscontro nellatoponomastica attuale della

costa limegna.

Figura 5. Pagine affiancate (12 retro e 13 fronte) con il mappamondo allora conosciuto ed i venti che “soffiano”.

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ra le riviste di letteraturadi cui è ricca la Biblioteca

Queriniana ve n’è una che, neltitolo e nella composizionegrafica, richiama testate dialtre epoche: è il Caffè illustra-to, rivista diretta da WalterPedullà che la nostraEmeroteca possiede dal 2002.Nel numero 52/53 (genn.-apr.2010) compare un divertentearticolo di AntonioCastronuovo, brillante saggistae critico letterario, che, credo,possa regalare qualche minutodi serena riflessione su una cir-costanza che molti dei nostribibliofili hanno dovuto affron-tare. Il titolo dell’articolo è, a que-sto proposito, indicativo “Unincidente da bibliofili: la dop-pia copia ”.

“Gli incidenti in cui può incor-rere il bibliofilo o il biblioma-ne sono noti, e anche strani:dalla caduta della fetta imbur-rata a faccia in giù, dritta sullapagina aperta, fino al tagliodelle pagine intonse che si tra-sforma in una lacerazione obli-qua e irrecuperabile (il lettoreprimitivo la ripara con loscotch, senza sapere che dopopochi anni la colla chimicacrea una irrimediabile corru-zione gialla della carta). Qui voglio invece soffermarmisui più sporadici incidenti di

acquisto. Sporadici, ma occor-simi negli ultimi anni in nume-ro di due, e di tale gravità daturbare le mie notti. È noto chele librerie - data la breve vitamedia del singolo titolo - nontengono i libri in vendita

perenne. Alcuni titoli è neces-sario ordinarli, specie se hannoqualche annetto di vita. Avevodunque ordinato un volumevecchio di una quindicina dianni e, passato a ritirarlo, mi fuconsegnata una copia vizza e

LE RIVISTE DEL BIBLIOFILO

di Antonio De GennaroResponsabile della Emeroteca della Biblioteca Civica Queriniana

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sciupata, del tutto priva dell’a-roma di libro, come fosse statausata da tre - quattro lettori: inaltre parole una vecchia copiada bancarella. Dopo breve titu-banza, ho pagato e ritirato ilvolume. Ma poi ho sofferto peralmeno una settimana. Mai però come la volta che,ordinato un libro a un antiqua-rio, ritirato il pacchetto dalpostino, saldato il contrassegnoe disimballato il plico con l’an-sia di chi sta per soddisfare ilproprio vizio, mi sono ritrova-to in mano il classico “paccopartenopeo”; un libro di nessunvalore, non quello da me ordi-nato. Che fosse un vero“pacco” ne ebbi sollecita provaquando, alzata la cornetta deltelefono più e più volte, dovet-ti rendermi conto che la libre-ria antiquaria (la cui sede èspesso soltanto telefonica) nonesisteva più, dato che nessunorispose per giorni e giorni. Ilcortese gestore aveva evidente-mente deciso di chiudere lapropria attività con una serie di“pacchi” postali e poi sparire,semmai per riavviare l’attivitàsotto nuove spoglie. Il volumeordinato era I segreti dellagiara di Alfredo Casella, edi-zione Sansoni 1941, libro inne-gabilmente non raro: ma lagrande sofferenza patita mi hapoi impedito di cercarlo anco-ra. Mi chiedo se il libraio non

si renda conto del grandedanno causato all’immaginedella clientela: mai più hoordinato libri da cataloghi anti-quari di quella zona ... Ma se questi sono incidentitutto sommato possibili, quellooccorsomi giorni fa è decifra-bile solo mediante un colpevo-le vuoto di memoria o uneccesso di libri posseduti: hocomperato un titolo che giàavevo. Finché non si torna a casa, efinché l’oggetto acquistatoresta sul tavolo per l’interfasedel feticismo sensitivo (la fasein cui guardiamo, tocchiamo,compulsiamo il libro nuovo),nulla accade. Quando poi deci-diamo, dopo qualche settima-na, di riporlo sullo scaffalepertinente, è lì che si palesa ilgrave errore. Nella vita mi ècapitato qualche rara volta, eadesso riaccade con Lettera aun religioso di Simone Weil. Ora, l’incidente sortisce uneffetto immediato, disperante:crea la doppia copia.Situazione che non accettiamomai a cuor sereno, e che cigetta nell’amara condizione delrifiuto, nell’urgenza di risolve-re il problema con una decisio-ne (cioè un’incisione, un taglionetto) che si rivela somma-mente ardua. Possedere più copie dello stes-so libro nella stessa edizione fa

parte di uno spicchio non fre-quente - ma esistente - dellabibliomania. Nota è la vicendadel socio di Rockefeller, HenryC. Folger, che collezionavaantiche edizioni diShakespeare e per la precisionequalunque esemplare antico diquelle edizioni, tanto da posse-dere decine di copie dello stes-so titolo nella stessa edizione enella medesima tiratura (tuttovero: ne parla ChristianGalantaris nel malioso e costo-so Manùel de bibliophilie e nefa poi cenno anche JacquesBonner in Des bibliothèquespleines de fantômes). Ma pos-sedere più copie di un libroantico non è come possederedue copie di un libro pubblica-to tre anni fa. La questione èben diversa, e comporta sceltedifficili, verdetti tormentosi,anche laceranti. Che farnedella copia suppletiva? Questoè il dilemma che trafigge ilcuore, non appena ci rendiamoconto di essere incorsi nell’accidente. La casistica dei possibili prov-vedimenti è forse la parte ori-ginale di questo mio contributoscientifico, dato che mai ne hovisto trattare altrove. Le risolu-zioni possibili sono, infatti,disparate, e vanno corret-tamente analizzate. 1) La soluzione più semplice èquella di inserire la copia

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recente del libro doppio alposto della copia vecchia (indi-chiamo così la copia preceden-te, che in questo incidente èquasi sempre semi-nuova), cheviene a sua volta estratta e col-locata nel mucchio di libri cheraggiungeranno la bancarelladell’usato. Soluzione semplicema non esente da dolore trafit-tivo precordiale (quella partedell’emitorace sinistro anterio-re che protegge il cuore). 2) Prima di procedere allasoluzione 1 è però bene con-trollare se le due copie fannodavvero parte della medesimaedizione. Potrebbe darsi l’eve-nienza che appartengano a duediverse tirature. Una volta siparlava di migliaio: “secondomigliaio”, “terzo migliaio”.Oggi la dicitura è “ristampa”,anche se non mancano caseeditrici che indicano “seconda,terza edizione, eccetera”, pural cospetto di una mera ristam-pa, attuata con le stesse lastredella tiratura precedente. Sedal controllo (visivo, palpato-rio, olfattivo) emerge che lacopia stoltamente acquistataappartiene a un diverso“migliaio”, a una “ristampa” oa una “seconda edizione”, allo-ra la decisione si fa complessa:non si tratta infatti della stessatiratura, ma di altro passaggioin rotativa e dunque di altrolibro. Di norma, a questo

punto, il bibliofilo genuinoconserva entrambe le copie. 3) Se anche la tiratura è lamedesima, un’azione menoimpulsiva di quella descritta alnumero 1 può far cogliere dif-ferenze tra le due copie. Lavecchia potrebbe infatti esseregià postillata, e mal postillata.Oppure avere segni particolari(una piega accidentale di

copertina, una macchia, unascreziatura, uno sgorbio).Oppure si potrebbe notare unavaga differenza nei colori dicopertina: quando il tipografoimpila i cartoncini per lecopertine, è assai probabile cheaccumuli fogli non del tuttouguali, per cui la stampa diffi-cilmente consegue le medesi-me tonalità per ogni copia,

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fenomeno paradossalmentemeglio visibile quando lacopertina è di colore unitario. 4) Si dà il caso infrequente, manon improbabile, che una stes-sa tiratura presenti copie falla-te. Si tratta in genere di sedice-simi con facciate in bianco, disporcizia da rullo male inchio-strato, dell’antipatico fenome-no della sovrastampa, oppureancora del singolare infortuniodi stampa su foglio piegato inangolo (con la parte sottostan-te, pertanto, non stampata).Vale la pena, prima di esiliareuna delle due copie, controlla-re con attenzione se uno diquesti eventi ne affligge una.Non si tratta di cercare paginemartoriate, a volte è solo que-stione di minimi dettagli, mache vanno debitamente valutatie la cui presenza indirizza poila scelta finale: teniamoentrambe le copie? esiliamo lafallata? 5) In caso di assoluta ugua-glianza delle due copie la sen-

tenza implica sia una riflessio-ne sofferente sia la consapevo-lezza che qualunque decisioneprendiamo il tormento si pro-trarrà nel tempo (manca, alproposito, uno studio scientifi-co su bibliofilia e sofferenza,incentrato non tanto sulle affli-zioni del collezionista, quantosugli spasmi e i supplizi cheegli - erroneamente giudicatopersona felice - patisce). 6) Nel caso specifico del mioincidente come ho agito? Hocontrollato di quale tiratura sitrattava (la medesima), ho con-trollato lo stato delle copie(quella vecchia mostrava inci-piente ingiallimento e, soprat-tutto, aveva inemendabili segnidi lettura a penna), mi sonotorturato per alcuni giorni nellatitubanza. Infine ho deciso: misono tenuto la vecchia copiapostillata e ho donato la nuovaa un amico che sapevo avereinteressi di natura gnostico-sapienziale, e che dunque pote-va raccogliere qualche buon

messaggio dall’inquietudineinteriore di Simone Weil.L’amico ha lietamente accetta-to il dono e io ho risolto l’inci-dente. 7) Sono dunque sereno? Nienteaffatto: l’angoscia mi attana-glia. Già mi arrovello in unadolorosa certezza: che prima opoi comprerò un libro che giàpossiedo. L’ho fatto alcunevolte, nulla di più facilecascarci ancora. Non resta chearmasi di cellulare e, di fronteal libro agognato, telefonarealla moglie casalinga ordinan-dole di andare a vedere se neltale scaffale, alla tale altezza,c’è per caso quel titolo.Sembra la soluzione migliore,se non fosse che mentre tubibliofilo sei davanti alla carta,lei è quasi sempre a fare com-pere per i sacrosanti fatti suoi. 8) La persona che non legge è,infatti, più sapiente. Lo dice,da qualche parte, anche ilVangelo.”

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Un poema cistercense.Affreschi giotteschi aChiaravalle Milanese, a curadi SANDRINA BANDERA, con unsaggio di MINA GREGORI,Milano, Mondadori Electa,2010, pp. 304, € 120, è ungrande libro a partire dal gran-de formato, che ha consentitonon solo la riproduzione acolori dell’intero ciclo pittoricoe di numerose altre opere affe-renti dal punto di vista storico-comparativo, ma anche l’ag-giunta di numerosi particolariin scala 1:1, sempre a colori,permettendo la visione ravvici-nata di opere collocate sultiburio della chiesa abbaziale equindi poste a notevole distan-za dallo spettatore. Il librodocumenta inoltre l’avvenutaconclusione del restauro,finanziato dal Ministero e daIntesa San Paolo, e ne presentai risultati, analizzando la cro-nologia interna, le mani e letecnologie impiegate per cia-scun affresco.

he cos’hanno in comune i 12 volumi qui sommariamente recensiti? Sono libri che, una volta letti oanche solo scorsi, spingono a leggere, o almeno a sfogliare, altri libri, perché stimolano la curiosità,passione in altri tempi criticata, ma oggi necessaria per sopravvivere allo stress del Negativo che ci

circonda, e ancor più indispensabile per inoculare il virus della lettura, che -si sa- è un vizio; chi ne è con-tagiato, difficilmente guarisce, ma sicuramente sviluppa gli anticorpi necessari a difendersi dall’alienazio-ne (parola un tempo fin troppo di moda, oggi stranamente scomparsa dal lessico massmediale).Anche per questo, la saggistica prevale nettamente sulla narrativa, e i libri che guardano al passato, anticoo medievale, sono più numerosi di quelli che riguardano i tempi moderni: c’è più da imparare dai tempiche più sono lontani, nell’ethos, dall’oggi e dai suoi guai, perché i loro problemi si sono ingigantiti neinostri, le loro soluzioni ... o risultano inapplicabili, o giacciono nel dimenticatoio!Come al solito, un ‘Grazie!’ speciale all’amico Valerio della Libreria Resola, per i preziosi consigli, e alleeditrici Electa e Mondadori per la generosa collaborazione.

VISTI IN LIBRERIA:RUBRICA DI RECENSIONI LIBRARIE

di Mino MorandiniProfessore di Lettere Ginnasiali al Liceo Classico Arnaldo da Brescia; Socio dell’Ateneo di Brescia.

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Le scene delle Storie dellaVergine post Resurrectionem,databili a poco dopo il 1341,furono affidate a “una dellepersonalità di maggiore spiccodel seguito di Giotto, stando aitesti antichi, -scrive MinaGregori- e più intriganti esfuggenti per la perdita di granparte delle sue opere, Stefanofiorentino”, naturalmentecoadiuvato da “aiuti locali divario rango, ma sempre effica-ci”, come precisava già nel1958 Roberto Longhi.Fonte dell’iconografia è laLegenda aurea di Jacopo daVaragine, sintetizzata in 4momenti, corrispondenti alle 4pareti: Annuncio della morte diMaria (sud), Corteo funebre

(ovest), Deposizione del corpoe Dormitio Virginis (nord),Assunzione e glorificazione diMaria (est); quest’ultima è laparete più visibile sia dall’en-trata sia dal coro dei monaci, econtiene quindi la scena piùimportante, l’incoronazione inCielo, sotto la quale il sarcofa-go vuoto alludeall’Assunzione, garanzia stori-ca della finale resurrezionedella carne, e indizio della pro-fondità teologica di questiaffreschi, nei quali la bellezzaaustera di Apostoli e Profeti fada contrappunto alla dolcissi-ma, serena compunzione deivolti angelici e femminili, persfociare nella sintesi sinfonicadi Cristo che incorona Maria.

ANGELO BRELICH, Gli eroigreci. Un problema storico-religioso, Milano, Adelphi,2010, pp. 478, € 35, resta, acinquant’anni dalla sua primaedizione, un libro decisivo percapire la dimensione storico-culturale (e quindi il valoremetastorico) del mito greco,organizzato da Brelich, allievodi Karl Kerényi, attorno adalcune categorie fondamentali,reperibili tutte insieme nelladecorazione del Vaso François(sul quale, in singolare concor-dia discors tra continuità e

innovazione rispetto a Brelich,si veda MARIO TORELLI, Lestrategie di Kleitias, Milano,Electa 2007, recensito in“Misinta n° 30”). L’eroe è lasacralizzazione dell’originedella civiltà e dei suoi aspettipiù importanti -lavoro, sport,vita cittadina, presagi, religio-sità misterica, passaggio dal-l’adolescenza alla maturità,famiglia, salute, morte-, unafigura al tempo stesso lontana,al sicuro nell’oltretempo delmito, e vicina, da onorare einvocare per le sue capacitàd’esempio e di aiuto.

BARRY STRAUSS, La guerra diSpartaco, Bari, EditoriLaterza, 2010, pp. 266, € 19, èal tempo stesso un rigoroso

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saggio storico e un avvincenteromanzo, perché l’Autore,docente universitario e archeo-logo, sa sfruttare sinergicamen-te tutti i tipi di fonti, dalle let-terarie alle testimonianze divita materiale, dalle epigrafialla toponomastica, per rico-struire nel modo più verosimilee concreto possibile la rivoltadei gladiatori, guidati daSpartaco, tra il 73 e il 71 a.C.,che coinvolse schiavi e conta-dini poveri e per poco nonmise in pericolo la stessaRoma. Dopo numerose e incre-dibili vittorie campali, l’insur-rezione fallì per motivi ideolo-gici: contro la volontà diSpartaco, gladiatori e schiavinon seppero uscire dalla men-talità che li aveva resi tali,giunti alle Alpi non le passaro-no, ma rimasero in Italia pertentarne la conquista e l’utopiadi una società rovesciata, manon liberata dalla schiavitù; laconclusione fu una tragedia,con la crocifissione in massadei 6000 superstiti. Spartacotuttavia seppe guidare fino infondo i propri uomini con luci-dità strategica e coraggio per-sonale, cadde combattendo elasciò ai posteri il ricordo, tra-mandato da autori a lui avver-si, di un uomo libero.

GIOVANNI TORTELLI, ROBERTOFRASSONI, Santa Giulia,Brescia. Dalle ‘domus’ roma-ne al museo della città, a c. diMANUELA CASTAGNARACODELUPPI, con saggi diBARBARA BOIFAVA, FRANCESCAMORANDINI, MARCOMULAZZANI, ALESSANDROPOLO, FRANCESCOPROSPERETTI, FILLI ROSSI,GEMMA SENA CHIESA, RENATASTRADIOTTI, Milano, Electa2009, pp. 144, € 35 (volumeillustrato con foto diALESSANDRA CHEMOLLO,FULVIO ORSENIGO, FOTOSTUDIO RAPUZZI), offre unapasseggiata all’area archeolo-gica delle ‘domus’dell’Ortaglia; la descrizione

dell’allestimento dal progettoalla realizzazione, con foto diintensa suggestività, tra i fiorie il verde dei giardini comenelle placide penombre degliinterni, è un tuffo nel passato;rivive il bimillenario quartieredi Brixia con la storia intercor-sa: l’austera e raffinata soliditàromana, la barbarie e poi l’in-culturazione dei Longobardi,gli splendori ottoniani, lapotenza comunale e il lungo,dorato tramonto veneto, quan-do Brescia è tra le città capitalid’Italia, cioè del mondo, infatto di pittura; ma gli affreschidi Santa Maria in Solario e diSan Salvatore mai avrebberovisto la luce, senza i mosaicidella “Domus delle fontane” e

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gli affreschi della “Domus diDioniso”!

BEDA, Storia degli Inglesi(Historia ecclesiastica gentisAnglorum), II (libri III-V),testo a fronte, a c. di MICHAELLAPIDGE, traduzione di PAOLOCHIESA, Milano, FondazioneLorenzo Valla - Mondadori,2010, pp. 760, € 30, completala storia delle origini della cul-tura anglosassone e poi ingle-se, il suo differenziarsi, mala-gevole fin dall’inizio, dalla tra-dizione celtica e irlandese, ilsuo mirabile progredire fino alprimo trentennio dell’VIIIsecolo, quando tutto è prontoper la prima rinascenza euro-pea, politicamente voluta daCarlo Magno, ma concreta-

mente realizzata, in Franciacome in Germania, in Italiacome nella Marca Spagnola,da monaci formatisi nelle IsoleBritanniche e dai loro discepo-li; entro la grande storia, Bedanarra vicende solo apparente-mente minori, come la nascitadella poesia inglese, conCaedmon, e la rinascita dellabibliofilia, con l’abate Biscop,gran cacciatore di manoscrittiantichi (bisognerà che unavolta o l’altra ne parliamo concalma, su uno dei prossiminumeri di “Misinta”).

La leggenda di Roma, II: dalratto delle donne al regno diRomolo e Tito Tazio, testo afronte, a c. di ANDREACARANDINI, LORENZOARGENTIERI e PAOLO CARAFA,Milano, Fondazione LorenzoValla - Mondadori, 2010, pp.385, € 30, continua (sono pre-visti quattro volumi) l’esposi-zione commentata di tutte lefonti sui miti di fondazionedella «res publicaRomanorum», con ricchissimie aggiornatissimi apparatiarcheologici, iconografici etopografici, anche inediti, euna serie di appendici, di notiesperti, su singole questioniaperte. Il concetto cardine perRoma è il diritto, ‘ius divinumet humanum’, che fonda la‘iustitia’: Romolo accoglie nel-

l’urbe stranieri esuli e persinomalfattori, purché si impegni-no a esser ligi alla legge, edesclude con la morte il regalegemello Remo, che deride lalegge. Nell’epica augusteadelle origini, l’«Eneide» èl’anti«Iliade»: l’Enea virgilia-no è ‘pius et iustus’ (come epiù di Ulisse e dei migliori eroiomerici, Aiace ed Ettore, e ilFato gli concede la vittoria suTurno, l’impulsivo Achille delLazio), mentre la donna percui combatte, Lavinia, unisceinfine ed accresce popolidiversi, all’opposto di eroi ederoine omerici. Addirittura,guidate da Ersilia (l’anti-Elena,rapita o data a Romolo, che altempo stesso è l’anti-Paride eil vero Ettore, salvatoredell’Urbe e suo secondo padre,

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dopo il Pater Aeneas) le Sabinerapite a forza, ma ormai sposee madri legittime, impongonol’interruzione del conflitto coni Sabini (è la concezione etru-sca della dignità della donna,

agli antipodi del maschilismogreco) e inducono ad acco-glierli nella ‘civitas’, per cui illoro re, Tito Tazio, regnerà allapari con Romolo, antecedentemitico di una realtà storica,

che concedeva la cittadinanzaa chiunque la meritava e lecariche più alte a chi ottenevail consenso del ‘senatus popu-lusque Romanus’, indipenden-temente dal luogo di nascita edalla nobiltà della stirpe.

Libri per tutti. Generi edito-riali di larga circolazione traAntico Regime ed EtàContemporanea, a c. diLODOVICA BRAIDA e MARIOINFELISE, Torino, UTET 2010,pp. 359, € 23, analizza, in 18saggi firmati da specialisti distoria della stampa e dell’edi-toria, le fortune e le iatture del-l’editoria di largo consumo, ilibri fatti per non durare che,paradossalmente, lasciano glieffetti più profondi, dai cinque-centeschi cantari in volgare,“scartafogli in stampa, di nullovalore”, che affollavano labiblioteca di Don Chisciotte, ailibretti devozionali, ai manualidivulgativi dell’Ottocento posi-tivista ai libri di scuola, sem-pre, soprattutto quando non lodichiarano, “ad usumDelphini”, agli almanacchi, ailibri per ragazzi, in Italia comein Europa (saggio ideale persituare il libro di GIANCARLOPETRELLA, FRA TESTO E IMMAGI-NE. EDIZIONI POPOLARI DELRINASCIMENTO IN UNA MISCELLA-NEA OTTOCENTESCA, del quale siparla a pagine 7-12 del presen-

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te numero di “Misinta”).

CHIARA PARISIO, FrancescoEmanuele Scotto (1757-1826),pittore e incisore neoclassico,Brescia, Starrylink Editrice,2009, pp.94, € 20, è la prima efinora unica monografia dedi-cata a uno dei più stimatiminiaturisti e incisori dellaGenova neoclassica, dellaMilano napoleonica e dei primianni della Restaurazione, ritor-nato infine, dopo aver soggior-nato a Roma, nella patriaGenova (dove si era formato e,negli ultimi anni di vita, dirigele scuole di Pittura e diIncisione dell’AccademiaLigustica); in particolare i suoianni milanesi (1804-1820) lo

portano in un ambiente fre-quentato anche da bresciani,colleghi artisti come GiovanniBattista Gigola (che lo citanelle sue lettere) o committenticome Carlo Antonio Fisogni,da lui ritratto in una miniaturatuttora esistente; le opere delloScotto e soprattutto i ritratti(celebre la miniatura su avoriodi Alessandro Manzoni venti-treenne), sono una preziosatestimonianza del gusto e dellamentalità di un’epoca di grandicambiamenti e di incisivaripresa culturale: ne sonodocumenti, tra gli altri, l’esem-plare unico su pergamena(un’autentica perla dellabibliofilia neoclassica) delPetrarca Marsand, del 1819,con miniature dello Scotto e diGiovanni Migliara, acquistatopoi da Carlo Alberto di Savoia-Carignano, e le 58 incisioniper l’Iliadis fragmenta anti-quissima cum picturis edita daAngelo Mai, sempre nel 1819.Tra le nuove acquisizioni dellibro, il ritratto inedito (e, que-sta volta, di grandissimo for-mato: 203x146 cm!) dellaMarchesa Lilla CambiasoGiustiniani con il figlio Nicolò(1794-1795), “fra i capolavoridella ritrattistica neoclassicaitaliana”.

CLAUDIA GIAN FERRARI,Fausto Pirandello, Milano,Electa, 2009, pp.272, € 130, èil catalogo generale di “tutti iquadri a olio di FaustoPirandello che è stato possibilerintracciare”, oltre ad alcuni atecnica mista, nei quali comun-que l’olio prevale, mentre sonostati esclusi pastelli, disegni eacquerelli. Oltre a 62 pagine ditavole a colori, gli 822 olicatalogati sono riprodotti inbn, ordinati cronologicamentee accompagnati da una scheda;seguono come apparati laBiografia e l’elenco delleEsposizioni, entrambi a cura diELISA CAMESASCA, nonché laBibliografia 1925-2008, a curadi FLAVIA MATITTI. Premessi alcatalogo son invecel’Introduzione di CLAUDIAGIAN FERRARI e due saggi,Pittura di Fausto Pirandello diFABRIZIO D’AMICO, e Tra poe-

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tica e iconologia. ‘Donne consalamandra’ e altre storie, diFLAVIA MATITTI. Già l’essere ilfiglio pittore di uno dei pochiscrittori italiani del ‘900 noti intutto il mondo, il drammaturgoLuigi Pirandello, senza lasciar-si né schiacciare né promuove-re da tale illustre parentela,sarebbe un merito sufficienteper giustificare l’interesse peril suo terzogenito CalogeroFausto (1899-1975), che quin-di sopravvive di quasi quaran-t’anni alla morte del padrescrittore (1936); ma c’è di più(e se n’è certamente accortochi, nel primo trimestre del2007, visitò la mostra“Pirandello. Le nature morte”in Santa Giulia a Brescia): ilcontributo di entrambi alla cul-tura del ‘900 europeo presentapunti di contatto e analogienelle riflessioni sull’assurditàdi ciò che esiste (e nell’interes-se, anche in Fausto, per lascrittura), che in FaustoPirandello si esprimono nellacarne flaccida e scomposta deisuoi personaggi, controriformi-stico luogo di dannazione edespiazione, corpi ignari o chiu-si al piacere della trascenden-za, in cui il colore abissale econcreto dell’espressionismo edei suoi seguaci migliori, daSchiele a Congdon a Bacon aTestori (che, come scrittore ecritico d’arte, deve molto ai

due Pirandello), si stemperanell’arido e sulfureo giallo diuna spiaggia deserta.

QUIRINO PRINCIPE, Musica,Milano, Electa, 2010, pp. 240,€ 19, è un libro così bello, l’i-deale regalo da ‘bibliomusico-filo’ a ‘musicobibliofilo’, daoffrire e ricevere con identicasoddisfazione, che c’è da chie-dersi come mai non sia giàstato stampato da tempo! Le

più belle, note e meno note,raffigurazioni artistiche dellamusica, suonata e cantata,accompagnate, in reciprococommento, dai più bei testi, inprosa e poesia d’ogni tempo ePaese, in cui si parla di musi-ca; il tutto per l’accorta e raffi-nata regia di Quirino Principe,uno dei pochi che al gustomusicale sa unire il gusto lette-rario. Si parte da Dove splendeil segreto dell’Essere con una

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citazione da Hofmannsthal, “lapittura trasforma lo spazio intempo, la musica trasforma iltempo in spazio”, per arrivare... dove anche il più dotto inna-morato di musica e libri trove-rà un nome, di artista o scritto-re, che gli suona nuovo.

FERDINANDO SCIANNA, Etica efotogiornalismo, Milano,Electa, 2010, pp.76, € 19, nontratta solo della valenza eticadella fotografia, sospesa traasserita immediatezza -e quin-di genuinità- e sapiente usodelle modifiche, capaci di stra-volgerla, censurarla, indirizzar-

la a nuovi obiettivi subliminali;Etica e fotogiornalismo è ilracconto di un’esperienza dilavoro e di vita e delle rifles-sioni più ampie che ne conse-guono, rigorosamente docu-mentate da una serie impres-sionante di foto, tutte vere,soprattutto quelle falsificate, incui personaggi caduti indisgrazia vengono cancellati,mentre il dittatore resta inprimo piano, ma anche di scat-ti impietosi, dedicati alla per-sona oltraggiata, vittima, con-scia o inconscia, della cronacacontemporanea; un libro in cuiil giornalismo diventa filoso-fia.

GINO RONCAGLIA, La quartarivoluzione. Sei lezioni sulfuturo del libro, Bari, EditoriLaterza, 2010, pp. 287, € 19:quando, come in questo enig-matico volume, un capitolos’intitola “Il libro magico delcancelliere Tusmann: un sognoo un incubo per il bibliofilo?”,il suddetto bibliofilo non puògirarsi sprezzante dall’altraparte e tuffarsi nell’ennesimarilettura del suo amatoCatullus Tibullus Propertiuscum C.Galli fragmentis quaeextant stampato ad Amsterdam

nel 1640, in caratteri minutissi-mi, idest tutta la lirica latina in60 grammi, con 54x100 mmd’ingombro, altro che iPad!Ma, sia pure a fatica, scorreràanche le fitte pagine diRoncaglia sulla lotta in corsotra libri tradizionali e nuovisistemi di comunicazione digi-tale, tratterrà il respiro perl’impari duello tra la concre-tezza bonaria della carta stam-pata e i prodigi mediatici del-l’e-book e infine, candide lec-tor, sospirerà di sollievo leg-gendo la conclusione: “Per farele scelte giuste sarà importan-te, su pagine di carta o di bit,continuare a leggere.”

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EMORIE DI ROMA. GLIAEMILI E LA BASILICADEL FORO

Roma, Curia Julia, dal 21 Aprileal 3 Ottobre 2010; Catalogo acura di MARIA ANTONIETTA TOMEI;Milano, Electa 2010, pp. 112, €12.“I frammenti in marmo pentelicodel fregio della basilica Emilia,scavati da Giacomo Boni tra il1900 e il 1905 e successivamenterestaurati e reintegrati da AlfonsoBartoli, decoravano l’internodella Basilica Emilia, costruitanel 179 a.C. dai censori MarcoFulvio Nobiliore e Marco EmilioLepido. Essi illustravano la storiadelle origini di Roma e insiemequella della famiglia degliAemilii. Buona parte dei pannellinon era finora esposta al pubblico(solo una parte era visibile nellasede di Palazzo Massimo) ed èpertanto da considerare un grandeavvenimento la riunificazione deiframmenti originali più significa-tivi. Essi saranno esposti d’ora inpoi nella curia Julia, dove rimar-ranno anche dopo la chiusuradella mostra.” Così la curatriceintroduce il catalogo di unamostra che si impone all’attenzio-ne per la possibilità di tornareindietro nel tempo: l’orgoglio ari-stocratico della Gens Aemilia,illustre per tutta la durata delNomen Romanum, è inserito nellacornice della curia Julia, costruitada Cesare, rifatta dopo un incen-dio tra III e IV sec. d.C. e da allo-ra, grazie alla trasformazione inchiesa (dedicata a Sant’Adriano)nel VII sec., conservatasi indenne

dai fenomeni di abbandono edistruzione che hanno segnato lafine di molti altri monumenti del-l’antica Roma.Uscendo dalla curia, il percorso

espositivo prosegue con la visitaagli scavi della basilica Emilia,sistemata e illustrata per l’occa-sione, nonché dotata di un’illumi-nazione notturna, “primo passo

MOSTRE DA VEDERE E RIVEDERE,DA GUARDARE E DA SFOGLIAREdi Mino MorandiniProfessore di Lettere Ginnasiali al Liceo Classico Arnaldo da Brescia; Socio dell’Ateneo di Brescia.

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nel progetto di sottrarre alle tene-bre i più importanti monumentidel Foro romano.”Marmi e monete, lacerti di affre-schi, ancor vivaci dopo due mil-

lenni, e disegni ricostruttivi diedifici sparsi per l’Impero per-mettono di ricostruire l’autoco-scienza di una grande famigliache ha segnato la storia di Roma

e quindi anche nostra.Sommario del volume (intera-mente bilingue, italiano-inglese):La basilica Emilia, un edificio dilusso al centro dell’Urbs (KlausStefan Freyberger), Le basilichecivili. Da luogo della memoriagentilizia a scenario della storiadi Roma e del potere imperiale(Matteo Cadario), Bibliografia.

LADIATORESRoma, Colosseo, dal 26Marzo al 3 Ottobre 2010;

Catalogo a cura di ROSSELLA REA;Milano, Electa 2010, pp. 36, s.i.p.Seneca ne parlava male, come diun luogo per sadici, che desidera-no gioire dello spargimento di disangue (“iuvat et humano sangui-ne frui”), una folla urlante dove sismarrisce la propria umanità(“avarior redeo, ambitiosior,immo vero crudelior et inhuma-nior, quia inter homines fui”: [daquesti spettacoli] ritorno piùavido, più ambizioso, anzi addi-rittura più crudele e disumano,perché sono stato in mezzo agliuomini), eppure ci andava, cometutti.Per la raffinata e, sotto moltipunti di vista (dai diritti delledonne al trattamento degli schia-vi), progredita Roma imperiale, imùnera gladiatorii erano undivertimento irrinunciabile, esempre più orrendamente sangui-noso: per il numero dei conten-denti (da tre coppie, nel 254 a.C.,come ludus funerarius peraccompagnare nell’AldilàDecimo Bruto Pera, continuandola tradizione antica e diffusa dei

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sacrifici umani funebri, alle 5000coppie del trionfo di Traiano suDecebalo); per l’unione con levenationes, una finta caccia senzascampo di animali esotici, daglielefanti alle pantere, e con ladamnatio ad bestias, dove le loroprede indifese erano schiavi ocondannati a morte privi dei dirit-ti del civis e quindi destinati allacrocifissione; infine per il preva-le, dal II sec. d.C., dei mùnerasine missiòne, nei quali per losconfitto c’era solo il polliceverso.Ora i gladiatori tornano alColosseo in un’esposizione cheaffianca ai reperti antichi alcunenotevoli ricostruzioni filologichesperimentali di armi, offensive edifensive, che hanno permesso dicomprenderne meglio le tecnichecostruttive e di impiego, per rico-struire i diversi tipi di gladiatoriche le usavano: dall’anticoSamnes al Gallus o Murmillo, dalThraex all’Hoplomachus alRetiarius. E poi notizie sulla for-mazione, tra sport, culto dellaviolenza e dello spettacolo, e sulfunzionamento della complessamacchina che, avocata all’autoritàimperiale, ne costituiva uno deipilastri per la politica del consen-so (panem et circenses).Come integrazione del piccolocatalogo si segnala il volumetto(ed. bilingue italiano/inglese), tut-tora reperibile, stampato comecatalogo di un’analoga, preceden-te mostra a Napoli, limitata aireperti antichi: il gladiatore / thegladiator (Milano, Electa 2008,pp.48, € 10), con testi di

MARIAROSARIA BORRIELLO eTIZIANA ROCCO, del quale si dàqui il sommario: Gli spettacoligladiatori, I luoghi dei gladiatoria Pompei, Le armi e le classi deigladiatori, Il favore dei gladiato-ri.

ILLA ADRIANA. UNASTORIA MAI FINITA.Novità e prospettive della

ricerca; Tivoli, Villa Adriana,Antiquarium del Canopo, dall’1Aprile all’1 Novembre 2010;Catalogo a cura di MARINASAPELLI RAGNI;Milano, Electa 2010, pp. 235, €40.

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L’Italia è talmente ricca di giaci-menti culturali che anche i piùnoti e indagati non si inaridisconomai, sia per le nuove scoperte, sia

per le nuove deduzioni che scatu-riscono dal lavoro precedente.Un classico giacimento inesauri-bile è la villa voluta dall’impera-

tore Adriano a Tivoli, che lamostra presenta come “laborato-rio di ricerca e oggetto di nuoviapprocci nelle indagini archeolo-

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giche”, offrendo una panoramicadei risultati dell’ultimo decennio,con l’obiettivo di una percezionecomplessiva e unitaria dell’area,nonostante la parzialità degliscavi nei suoi presumibili 120ettari di estensione; per corrobo-rare questa impresa, la mostracomprende un numero notevoledi opere d’arte, già trovate qui efinite poi altrove, ora riportate nelloro ambito d’origine grazie allacollaborazione dei MuseiVaticani, dei Musei Capitolini,del Museo Nazionale Romano edel British Museum: dal Faunoebbro in marmo rosso antico alCratere con gru e serpenti, airitratti di Antinoo e di personaggidella famiglia imperiale, ai qualisi affianca la Sabina velata già aBoston, Museum of Fine Arts,alle sculture in stile egizio, aiframmenti di mosaici e di ele-menti ornamentali dove riemergelo sfarzo multicolore dell’anticaVilla.Sommario del catalogo: Le ragio-ni di una mostra (MARINASAPELLI RAGNI), Villa Adriana:una storia mai finita (ANDREACARANDINI), L’immagine di VillaAdriana tra archeologia e archi-tettura (ANNA MARIA REGGIANI),Il contributo della Cattedra diRilievo e Analisi tecnica deiMonumenti Antichidell’Università di Roma Sapienzaalla conoscenza di Villa Adriana(CAIROLI FULVIO GIULIANI), Lepiante di Villa Adriana: un con-tributo essenziale alla definizionedell’identità della Villa (SERGIOSGALAMBRO), Giardini e verde a

Villa Adriana (BENEDETTAADEMBRI), ’Sub nomine Caesarisquinariae...’ La gestione idrica el’architettura dell’acqua a VillaAdriana (HUBERTUSMANDERSCHEID), Villa Adriana: ilsito, le vie di accesso e i percorsisotterranei (ZACCARIA MARI),Ricerche antiquarie a VillaAdriana tra scavo e collezionismo(BEATRICE PALMA VENETUCCI),Apparati musivi a Villa Adriana(FRANCESCA GHEDINI, FEDERICARINALDI, VALENTINA VINCENTI), I‘sectilia pavimenta’ della Villa(FEDERICO GUIDOBALDI), L’opussectile parietale a Villa Adriana(BENEDETTA ADEMBRI), Le scultu-re della Villa Adriana: cinquecen-to anni di dispersioni (FABRIZIOSLAVAZZI), Villa Adriana e l’usodei marmi afrodisiensi dalle cavedi Göktepe (DONATO ATTANASIO,MATTHIAS BRUNO, ALÌ BAHADIRYAVUZ), Sculture nei magazzini diVilla Adriana: prime riflessioni(PILAR LEÓN, TRINIDAD NOGALESBASARRATE), Materiale architetto-nico nei depositi delle CentoCamerelle di Villa Adriana(CARLOS MÀRQUEZ), La riscoper-ta dei percorsi sotterraneidell’Accademia mediante indagi-ni geofisiche (MARINA DEFRANCESCHINI, ANNA MARIAMARRAS), Il Teatro Greco(RAFAEL HIDALGO), Il cosiddettoMausoleo e l’ordine dorico aVilla Adriana (PATRIZIOPENSABENE, ADALBERTO OTTATI),L’Egitto a Villa Adriana:l’Antinoeion e la cosiddettaPalestra (ZACCARIA MARI), Glistucchi egittizzanti della cosidetta

Palestra a Villa Adriana(MARIETTE DE VOS, REDHAATTOUI), Le Cento Camerelle inrapporto al disegno planimetricodi Villa Adriana (SERGIOSGALAMBRO), Edifici moderni econtemporanei nel monumentalecomplesso archeologico di VillaAdriana (ROSA MEZZINA).Le Cento Camerelle in rapportoal disegno planimetrico di VillaAdriana (SERGIO SGALAMBRO),Catalogo, Bibliografia.

ISEGNI FIAMMINGHIE OLANDESIVenezia, Galleria Giorgio

Franchetti alla Ca’ d’Oro, dall’1Aprile al 20 Giugno 2010;Catalogo a cura di MARIPIETROGIOVANNA;Milano, Electa2010, pp. 103, € 28.Diventa accessibile una partedella ricca raccolta di disegni diproprietà delle Galleriedell’Accademia, formatasi conl’acquisizione del fondo creato daGiuseppe Bossi, segretariodell’Accademia di Brera e pro-motore della Pinacoteca milanese;il fondo Bossi, acquistato perl’Accademia veneziana nel 1822come strumento di ricerca e distudio per le scuole d’arte,riemerge ora in una serie dimostre e di cataloghi (questo è ildodicesimo; ne sono in program-ma 18) con un esauriente appara-to illustrativo di documentazionee confronto, dettagliate relazionidi restauro, note sulle filigrane ele indagini all’infrarosso, utilissi-mi per gli studiosi come per i col-

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lezionisti. In questo volume sonoraccolti disegni di scuola fiam-minga e olandese dei secoli XVIe XVII, dovuti alla mano di artisticome Rembrandt, Jan Gossaertdetto Mabuse, Quentin Metsijs,Frans Snyders, VincentAdriaenssen, BartolomeusBreenbergh, Barent Fabritius e

altri, e copie da Luca di Leida,Rembrandt e altri, disegni chesono al tempo stesso creazionioriginali e interpretazioni di altreopere d’arte.Sommario del catalogo: Un colle-zionista milanese con interessiartistici europei (ANNALISAPERISSA TORRINI), I disegni fiam-

minghi e olandesi delle Galleriedell’Accademia: aspetti critici ecollezionistici (MARIPIETROGIOVANNA), Tecniche, statoconservativo e interventi direstauro (LORETTA SALVADOR), Lefiligrane (LORETTA SALVADOR),Note sugli esiti delle fotografieall’infrarosso (MADDALENABELLAVITIS), Concordanze, inven-tario, catalogo, Bibliografia.

ORATTINI. SATIRA INGLORIAChâtillon, Castello di

Ussel, dal 24 Aprile al 3 Ottobre2010; Catalogo a cura diGherardo Frassa (FrassaAssociati); Milano, Electa 2010,pp. 352, € 23.Sono 300, e sono “giovani eforti” le tavole di Forattini che,dal Giugno 1973 all’Aprile 2010,seguono la storia d’Italia e delmondo tra giornalismo ed etica,satira e filosofia. Prima tutte inbianco e nero, poi sempre più fre-quentemente a colori, graffiantinel tratto e sospese tra sarcasmo,risata e malinconia nella battuta,specialmente quando non c’è,spesso con effetto comunque esi-larante, richiamano alla memoriafatti, connessioni e prese di posi-zione che troppo facilmente ven-gono dimenticate dai diretti inte-ressati -ed è comprensibile, senon sempre scusabile-, ma anchedai mass media ai quali è affidatoil dovere della memoria, almenonell’ambito della contemporanei-tà. Insomma, Satira in Gloria èuno dei rari libri seri sulla politicae sulla società italiana (e, per gli

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eventi di maggior risonanza,anche internazionale) contempo-ranee.Mostra e catalogo sono connessiinoltre con la prima edizione di“Babel. Festival della parola inValle d’Aosta”, manifestazione diletteratura, musica, teatro e altrearti e tecniche di comunicazione,dedicata quest’anno al tema del-l’esilio.Sommario del catalogo (bilingue,italiano / francese): Forattini inmostra (PIERO OSTELLINO), Annisettanta, Anni ottanta, Anninovanta, Dal 2000 a oggi,Biografia, Bibliografia.

L MISTICO PROFANO.OMAGGIO A MODI-GLIANI

MAGA (Museo d’Arte diGallarate - Milano), dal 19Marzo al 19 Giugno 2010;Catalogo a cura di BEATRICEBUSCAROLI ed EMMA ZANELLA;Milano, Electa 2010, pp.169, €35.In questa mostra c’è tuttoModigliani, non tanto per ilnumero delle opere esposte, checomunque è notevole (54), e nep-pure per la varietà, comprensivadi disegni e abbozzi, anche d’altriartisti che lo vedono dal loropunto di vista, non per questoesterno (penso alla verità intimadel ritratto di lui dipinto daJeanne Hébuterne nel 1919, allaviglia della fine di entrambi) oper la documentazione fotograficaallargata alle famiglie degli amici,o per l’arco cronologico straordi-nariamente ampio, fin dalla

“Stradina toscana, 1898” delquattordicenne Amedeo, che pocodopo farà distruggere tutti i suoiquadri giovanili, come farà anchedopo il periodo veneziano, primadi partire per Parigi, in un impetoautodistruttivo e autoselettivo, oancora per la provenienza, perchéraccoglie opere e documenti finqui dispersi in diverse e distantisedi.Ne Il mistico profano c’è la lungalotta interiore della sua pitturascolpita, figure generate dalla per-fetta ponderazione di un’anforagreca, continuamente rinnovatedalla sua ansia ebraica(Modigliani ne era fiero e ango-sciato al tempo stesso) di supera-re e inverare il tabù dell’aniconi-smo, perché le sue opere procla-mano l’invincibile bontà dellaCreazione, il sorriso innumerevo-le dell’Amore che nel principiocontempla le proprie creature: “edecco: era cosa molto buona”.Sommario del catalogo: ”Tu neposséderas que ce que tu aurasconquis”. Amedeo Modigliani(EMMA ZANELLA), Modigliani,l’artiste italien (CLAUDIOSTRINATI), Novant’anni e cin-quantaquattro giorni (BEATRICEBUSCAROLI), Modigliani controtutti (Mason Klein), ”I tuoi occhimirino Gerusalemme, dimoratranquilla”. L’ebreo Modigliani(DAVIDE BRULLO), I disegni diModigliani (MARIA TERESABENEDETTI), Modigliani e la soli-tudine dell’uomo (VITTORIOSGARBI), Modigliani, puer aeter-nus (RENATO MIRACCO), Regestodelle opere in mostra (MIRKO

NOTTOLI), Modigliani. La vita perl’arte (CHRISTIAN PARISOT).

HE MUSEUM OFEVERYTHINGTorino, Pinacoteca

Giovanni e Marella Agnelli, dal 1Aprile al 29 Agosto 2010; Mostrae catalogo a cura di JAMES BRETT,THAMARA CORM, PAOLO COLOMBOe The Museum of Everything;Milano, Electa 2010, pp.295, €55.

Trasloca temporaneamente aTorino il Museum of Everythingdi Londra, il Museo di Tutto cheraccoglie opere di artisti contem-poranei, più o meno inconscia-mente marginali e trasgressivi,spesso classificati come Art Brut.“The Museum of Everything -scrive Ginevra Elkann nellaPremessa- è un mondo sorpren-dente, costituito da opere inaspet-tate e di forte impatto emoziona-le. Per la prima volta in Italia, laPinacoteca Agnelli ospita una col-lezione unica nel suo genere,composta da lavori di artisti auto-didatti e indipendenti, raccolte ingiro per il mondo da un appassio-nato collezionista. Posizionati aldi fuori dal mercato e dalle sueregole, questi artisti portano consé una visione personale e cristal-lina del mondo.”E ancora: “Quel che mi ha colpitoè proprio la qualità elevata, maspesso inconsapevole delle opereesposte.Gli artisti sono infattiquasi tutti stati scoperti dopo laloro scomparsa o dopo molti anni

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rispetto all’inizio del loro percor-so autodidatta, e il mancato rico-noscimento del mercato ha man-tenuto integra la loro ingenuità epurezza. Nessuno di loro ha mailavorato per fama o per denaro,me esclusivamente per una neces-sità interiore.”Provenienti da tutte le parti delmondo, anche se con prevalenzadi americani ed europei, gli artistie le opere in mostra danno voce aun mondo sommerso, fatto diangosce e tormenti interiori come

pure di ingenue vie di fuga, chefanno del Museum il museo delmale di vivere, un osservatorioprivilegiato per capire i problemidel nostro tempo, insomma unluogo dell’Arte vera, montaliana-mente intrisa di memoria e dolo-re, portatrice di Conoscenza.Sommario del catalogo (il catalo-go è interamente bilingue, inglesecon traduzione italiana in appen-dice; informazioni sugli autori esulle opere riprodotte a colori,circa 200, per lo più in grande

formato, sono proposte tramiteconversazioni, interviste immagi-narie, testi di altri artisti e concisiprofili critico-biografici degli arti-sti inseriti nel catalogo):Premessa, Conversazione conPaolo Colombo (PAOLO COLOMBOE JAMES BRETT), Il seguito diHenry Darger, Intermezzo, Artisti,Conversazione con Peter Blake(PETER BLAKE E JAMES BRETT),Altre Conversazioni (a cura diJAMES BRETT), Postfazione.

Henri Matisse, Musica, 1919, San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage in Musica di Quirino Principe

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icuramente a quest’oraavrà perfezionato la suaconoscenza del celtico,

già più che rispettabile quag-giù, andando a lezione da sanColombano e san Patrizio, eforse anche da Mago Merlino,se in Paradiso c’è posto per ipersonaggi mitici (buoni, s’in-tende).E avrà chiarito i suoi dubbiesegetici con Catullo eVirgilio, estesi ancheall’Appendix (era uno deipochi che l’aveva letta conattenzione), sorseggiando qual-che fresco calice del Luganabenacense di lassù che, dicono,è ancor migliore di quello chesi vendemmia nella Sirmioneterrestre.E avrà messo in piedi, con gliamici studiosi che l’hanno pre-ceduto, un DipartimentoCeleste dell’Ateneo di Brescia,chiamando alle mansioni diSegretario il cognato, mons.Fausto Balestrini, entrato nelRegno Celeste un anno primadi lui, e alla Presidenza AngeloCanossi, suo antesignano nellauro dialettale.Perché nei suoi quasi 83 annidi vita terrena LeonardoUrbinati è sempre stato unoche non stava con le mani inmano mai, ma, da brescianoverace, non smetteva mai distudiare, di scrivere, di parlaredi cultura e di farla vivere, con

quella sua scherzosamenterustica e cordialmente affabilebonomia, da eterno enfant ter-rible dell’erudizione, in peren-ne altalena tra Brescia e ilresto del mondo, tra dialetto e

il resto delle lingue (antiche emoderne), tra l’Antichità e laContemporaneità, con qualchepuntata anche verso il futuro,come l’ultima volta che cisiam visti (lui sapeva che man-

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DIARI BRESCIANITRAVIRGILIO, CATULLO E MERLIN MAGU’:RICORDO DI LEONARDO URBINATI (1926-2009)di Mino MorandiniProfessore di Lettere Ginnasiali al Liceo Classico Arnaldo da Brescia; Socio dell’Ateneo di Brescia.

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cava poco alla Partenza), perregalarmi appunto un beldizionario di celtico, caso maivolessi, licet indigne, seguirele sue orme, e accennava aisuoi progetti, soprattutto leNoctes Cenomànae, sulle qualiavremmo lavorato insieme, «seperò mi chiama Quello Lassù,sono pronto».

Per commemorare l’illustresocio della nostraAssociazione, e collaboratoredella nostra rivista, LeonardoUrbinati, in attesa del conve-gno che faccia il punto sullasua opera e apra la strada auno studio sistematico dellasua figura, ripropongo il profi-lo pubblicato in ATENEO DIBRESCIA. ACCADEMIA DISCIENZE, LETTERE E ARTI, -

FONDAZIONE CIVILTÀBRESCIANA, PremioBrescianità Santi Faustino eGiovita. 2009. Franca Grisoni,Giuseppe Rivadossi, LeonardoUrbinati, a cura di GIANNETTOVALZELLI, Palazzo Tosio, ViaTosio, 12, 15 febbraio 2009,Brescia, Geroldi, 2009, pp. 27-30:

L’uomo che fa cantare le epi-grafi, lo studioso che trae, dapoche lettere incise nel sasso,il senso e il suono di secoliperduti, il sapore di quelmondo, i piccoli problemi quo-tidiani e le grandi questionistoriche, e perfino, magica-mente, la loro interna poesia,quella di Catullo o Virgilio, aiversi dei quali conferiscenuova luce ... persino facendoliriecheggiare nell’amato dialet-to!Sono sintesi, deduzioni, intui-zioni, tutte fondate sui fatti, suepigrafi, testi, documenti, deltutto nuove e coinvolgenti,eppure Leonardo Urbinati neparla come se, quasi quasi, sene scusasse, con la modestiaappassionata di chi ama i pro-pri studi, ci si impegna afondo, scopre prospettive inu-sitate e, proprio per questo,pensa sempre di aver moltoaltro da imparare.Così è tutta la sua produzionefilologica, ma l’exemplum di

quanto affermato è nelle pagi-ne degli Incontri virgiliani,editi dall’AccademiaCatulliana di Verona nel 1982,per il Bimillenario della mortedi Publio Virgilio Marone (19a.C. - 1981).Si tratta di due contributi,L’ipotesi di Robert SeymourConway: “A Calvisano(Brescia) il podere di Virgilio”e la successiva polemica e Il“Catalepton X” e l’epigrafiabresciana, dei quali il secondoè la concreta risposta al quesitolasciato irrisolto dal primo.Non importa infatti in qualemicroscopico villaggio delpagus di Mantova sia natoVirgilio, anche se è interessan-te sapere che le uniche epigra-fi, riconducibili a possibili suoicongiunti, sono emerse in ter-reni oggi situati in provincia diBrescia, e quindi forse, untempo, di loro proprietà:Virgilio è poeta di respiro uni-versale, culturalmente di origi-ni etrusche (Mantova era lacittà etrusca più settentrionale),con apporti celtici (Brescia eVerona erano nate con l’arrivodei Galli Cenomàni), ma è ilpiù grande cantore dellaRomanità, dei suoi valori piùnobili ed eterni, e il primo diquesti valori, già caro agliEtruschi, è l’apertura agliapporti allogeni, anche dimatrice orientale, come dimo-

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stra appunto il secondo saggio,che trova rimandi dal Gardaalla Bitinia, in Asia Minore, eal tempo stesso legami tra labreve e intensa esperienza diCatullo e la formazione delgiovane Virgilio, alle radicidella suddetta sinergia romana,etrusca e celtica: non per nien-te dobbiamo a Virgilio lanascita, poetica e filosofica,dell’idea di Italia, magnaparens frugum, Saturnia tel-lus... che gli varranno la stimae l’amore di Dante, delPetrarca e dei dotti dell’Europaintera, inesausto fino ai giorninostri.Entrato in questo mondo quan-do era studente dell’Arnaldo,dove ha avuto come insegnan-te, tra gli altri, AlbertoAlbertini (da lui commemoratonei «Commentari dell’Ateneodi Brescia» 1997), LeonardoUrbinati (nato a Brescia il 7agosto 1926) continua a inda-gare sulle epigrafi latine bre-sciane (o di bresciani) da piùdi cinquant’anni.Dopo la laurea, all’UniversitàStatale di Milano nel ’51, conAlfredo Passerini, sui Cultipagani della Venezia eTranspadana, del 1956 è Iculti pagani di Brescia romanaI, del ’58 I culti pagani diBrescia romana II, del ’90 Ilsaturno bresciano e il Saturnoanaune, del ’91 I tavernieri

delle porte antiche (sempre nei«Commentari dell’Ateneo diBrescia»), del 2000 Il culto diSaturno, s. Vigilio, i MartiriAnauniensi (partecipando, susuggerimento di EnnioFerraglio, al Convegno aTrento su «Vigilio Vescovo diTrento tra storia romana e tra-dizione europea», gli Atti delquale furono pubblicati nel2001 dal Rotary Club e dalGruppo Culturale Civis diTrento), del 2004 (tralasciandomolte tappe intermedie)Onomastica dell’antica Brixia- Sei Cenomàni in cerca d’o-nore (in Bresciana...mente:storia lingua cultura arte etradizioni bresciane, II, a curadi Vittorio Soregaroli e AdelioFinulli, Fondazione CiviltàBresciana), dove il dolore deigenitori per la morte prematuradei figli, tema virgiliano pereccellenza, si intreccia con latragica sorte di tre coppie difratelli, testimoniata da altret-tante epigrafi bresciane, e nericostruisce con incredibileprecisione l’ambiente, il fatale69 d.C., l’anno dei quattroImperatori, l’anno della ripre-sa, dopo un secolo di pace,delle nefaste Guerre Civili. Enon basta, perché il saggio èstrutturato informa di dialogotra sette epigrafisti (tutti, tran-ne -per ragioni cronologiche-Ottavio Rossi, soci illustri

dell’Ateneo: Giovanni Labus,Teodoro Mommsen, AlbertoAlbertini, Ugo Vaglia, GaetanoPanazza e Albino Garzetti),che ripercorrono insieme lastoria degli studi di epigrafiaromana a Brescia, mentreaspettano, nel medesimoAteneo, di assistere al conferi-mento del ... PremioBrescianità!Coronamento di questi studi èil progetto delle NoctesCenomànae, “divagazioni cel-tico/brixiane a cura diLeonardo Urbinati”, sulmodello delle Noctes Atticae diAulo Gellio: spunti, notiziole,curiosità su folklore, storia,lingua, etimologia tra Brixia,Brescia e il mondo celtico, perraccogliere vecchi appunti enuovi prodotti della collabora-zione con le riviste «Misinta»e «Civiltà Bresciana».Su quest’ultima è uscito, nel2004, dedicato a P.V. Cova,Fa’ balà èl créèl, ovvero l’anti-ca arte magica della coschino-manzia, la predizione del futu-ro attraverso le oscillazioni delsetaccio, un pezzo di folklorebresciano che trova antecedentiillustri, dal Faust di Goethe aPindaro; sulla medesima rivistaè stato pubblicato lo studio sulSaugo, in dialetto Saük, torren-te di Calvisano, che rimandaalla celtica dea Saucon(n)a(cfr. il fiume Saona), in memo-

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ria di un altro appassionatostudioso di antichità e di dia-letto, mons. Fausto Balestrini,fratello della moglie, signoraEmilia, dedicataria e complicedegli studi di Urbinati.Il dialetto infatti è il secondofilone della ricerca filologicadi Leonardo Urbinati; le pub-blicazioni principali, oltre alleintroduzioni, talvolta in versidialettali, a testi dialettali, sonola raccolta poetica Zöc dèparole (firmata anche con lopseudonimo celtico-bressàMerlìn Magù, edita dal LionsClub Brescia Host 2000, concd: indimenticabili le allittera-zioni preromantiche di Strie -Streghe- musicata da CharlieCinelli), la traduzione e ilcommento linguistico eruditodi On pas, on respìr (raccoltalirica dialettale di Clelia

Montani Inzerillo, ed.Bressanelli, Manerbio 2007) ela traduzione italiana de Lepoesie e la voce di AngeloCanossi (23 poesie declamatedal poeta e conservate su discoin vinile da EugenioGandellini, poi riprodotteanche in cd, edite nel 2002, nel60° della morte, con il volu-metto Can...ossi con i testi e letraduzioni di Urbinati).Ci sarebbe poi l’interminabilecapitolo delle collaborazionicon altre riviste (per es. quelladell’ASLAI, l’AssociazioneSanitari Letterati ArtistiItaliani, del dottor MarioPiazza), le conferenze (per es.la presentazione per laFondazione Civiltà Brescianadelle poesie italiane di mons.Balestrini) e la partecipazionea giurie di premi, dialettali e

non (dal San Faustino, brescia-no, al Barbarani, indettodall’Accademia Catulliana diVerona, della quale Urbinati èsocio, e abbinato al CertamenCatullianum), “e cent’altrecose”: l’autore chiede scusaperché non riesce a ricordaretutti e tutto, ma succede, quan-do si lavora molto.indettodall’Accademia Catulliana diVerona, della quale Urbinati èsocio, e abbinato al CertamenCatullianum), “e cent’altrecose”: l’autore chiede scusaperché non riesce a ricordaretutti e tutto, ma succede, quan-do si lavora molto.

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l reperimento, nel corsodel recente censimento,di legature alla Civica

Biblioteca “Angelo Mai” diBergamo, ricoperte da cuoio afondo dorato con disegni acolori, ha fornito all’ autore diquesta nota l’occasione pertracciare una breve storia diquesto particolare tipo di cuoiochiamato “cuoridoro“ e diavviare la ricerca di analoghiesemplari segnalati in letteratu-ra.Questo primo sprone è statocoronato, poco prima dellapubblicazione della nota, dalreperimento di un esemplareaggiuntivo presso la Bibliotecastatale di Cremona. Devo gran parte delle informa-zioni sulla storia e sulla tecnicadei “cuoridoro” ad un esausti-vo articolo di AnnaContadini1.I “cuoridoro”, forma dialettaledi cuoi d’oro, erano detti aVenezia sia i cuoi a fondodorato o argentato, decoraticon fogliami, animali, fregi,arabeschi, quadratini e rombi,cerchielli, dipinti a vivacicolori, brillanti, ricoperti dauna vernice trasparente, sia gliartigiani che li eseguivano.Impiegati e diffusi in Europadal XV al XVIII secolo, preva-lentemente sotto forma di pan-

nelli destinati all’arredamento,sostituirono le stoffe che arre-davano le stanze dei fastosipalazzi rinascimentali. Furono

utilizzati nel rivestimento ditappeti (Figura 1), sedie, pol-trone, paraventi, cassoni nuzia-li (Figura 2), astucci, custodie,

L’ANGOLO DELLE LEGATURENOTA SUI “CUORIDORO”

di Federico MacchiBibliofilo, esperto in Legature Storiche

I

Figura 1. Tappeto in cuoio dorato e cesellato del secolo XVI.

1 CONTADINI 2004.

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piccoli oggetti, ed eccezional-mente, di libri. Sotto forma ditappeti murali (Figura 3),costituiti da lembi di cuoio difoggia quadrata e appesi condei chiodi vicino al soffitto eagli angoli delle pareti, rappre-sentavano motivi ad arabesco escenari dai vivaci colori, taloraaffiancati da scene di caccia,da trofei e da armi nobiliari. A Venezia, alla fine del XVI enel corso del XVII secolo, rag-giunsero un alto grado di per-fezione: le pareti della reggiadi Cosimo I, le sale degliSforza, quelle dei Piccolomini,dei Gonzaga, erano decoratecon “cuoridoro” veneziani.

Esempi di questa decorazionesono tuttora apprezzabili inItalia, a Venezia, al PalazzoDucale e nella Sala deiCuoridoro di Cà Vendramin-Calergi, a Treviso nellaCappella dei Rettori del Montedi Pietà alla Cassa diRisparmio della MarcaTrevigiana, a Bologna, duegrandi frammenti di tappezze-ria al Museo CivicoMedievale, a Napoli allabiblioteca della villaPignatelli.I “cuoridoro” ebbero il loromaggior sviluppo nei secoliXVI e XVII a Venezia e aNapoli, altro importante cen-

tro di produzione, città in cuiarrivarono dalla Spagna: qui,riferisce Tommaso Garzoni,esisteva nel 1585 l’unico arti-giano, il Maestro Pietro PaoloMaiorano, in grado di ugua-gliare i manufatti spagnoli.Anche a Lucca, sin dalla primametà del secolo XV, era attivauna fiorente scuola di cuorido-ro sotto la signoria di PaoloGuinigi. G. Fumagalli2 ricorda cheanche a Ferrara i “cuoridoro”fiorirono a lungo, fin nel tardoCinquecento. All’estero i “cuo-ridoro” sono largamente rap-presentati ad Anversa al MuséePlantin3 come rivestimento

Figura 2. Cassone nuziale in cuoio dorato del secolo XVI.

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della camera di Juste Lipse,raro esempio di un intero loca-le decorato in cuoio dorato,proveniente dalla Spagna, cheornava nel 1658 una grandestanza dei tipografi Plantin.Nei Paesi Bassi i “cuoridoro”

venivano eseguiti in cuoio diCordova, importato dallaSpagna a partire dal XVI seco-lo fino a gran parte del XVIIsecolo, prevalentemente in bot-teghe meridionali del paese,soprattutto a Malines, sin dal

1511.Di artigiani “cuoridoro” nelXVI secolo in Francia, riferi-sce R. Devauchelle4 a proposi-to dei doratori (di libri) sioccupavano pure della decora-zione dei pannelli di cuoio per

Figura 3. Fig. 3. Tappeto da parete eseguito verso la fine del secolo XV.

2 FUMAGALLI 1913, p. XXVI.3 DE NAVE -VOËT 1989, p. 75.4 DEVAUCHELLE 1995, p. 42.

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tappezzeria d’arredamento: ifondi erano argentati o doratiravvivati con il pennello dadisegni a colori vivaci”.Tutti questi lavori, di fatturaraffinata, esigevano dai loroesecutori un vero talento:quando occorreva eseguire unlavoro di qualità, i legatori dilibri ricorrevano a questidoratori che in quei tempiesercitavano un’arte molto dif-ficile: alcuni di questi, pensan-do alla possibilità di avveniredella doratura delle legature, sispecializzarono in questo setto-re e, senza esserne membri,lavorarono in stretta collabora-zione con la “Communauté duLivre“.Questo procedimento di fabbri-cazione, secondo L. Gruel5,“nous vient de l’Italie qui letenait elle même de l’Orient”.La tecnica del cuoio dorato(denominata in Francia “cuirbasané”) sembra sia stataimportata a Venezia da mer-canti e artigiani provenientidalla Persia: secondo ricerchepiù recenti, sarebbe pervenutain Italia dalla Spagna, dove eragià nota nel medioevo, da arti-giani arabi cacciati dalla peni-sola iberica nel periodo dellaReconquista (XI–XV secolo).A Venezia, i “cuoridoro”, fab-

Figura 4. Legatura del XVI secolo: “cuoridoro” con decorazione di fiori, fogliamie uccelli dipinti con vivaci colori in policromisu Johannes Regiomontanus,

Epitoma in almagestum Ptolomaei, Venezia, Caspar Grossch e Stephan Romer, 1496,Parigi, librteria antiquaria Pierre Berèsa

5 GRUEL 1905, p. 51. 6 CONTADINI 2004, p. 234.

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bricanti di cuoio dorato pertappezzeria, furono ammessi afar parte della “partizione” deipittori, il 26 Dicembre del1569, con privilegio di elegge-re un loro rappresentante fra imembri della Corporazione.Pur utilizzando il cuoio comemateriale fondamentale, gliappartenenti alla “Scuola deiCuoridoro” non si collegavanoagli altri artigiani delle pelli,ma si consideravano una parti-zione dell’arte dei pittori.Per appartenervi i “cuoridoro”dovevano sottostare ad unaprova: lavorare e indorare adisegno quattro pelli di monto-ne. Di questi artigiani, è rima-sto in città il ricordo nel “pontedel barcarolo” o del “cuorido-ro” e nella “calle del cuorido-ro” presso S. Fantin, dove pro-babilmente erano concentratealcune loro botteghe. La sededell’arte era in Strada Nuova,vicino alla chiesa di SantaSofia.Ricordo che nel XVI secolo,periodo di grande splendore, iltraffico dei “cuoridoro” rende-va a Venezia circa 100.000ducati e oltre 70 erano le botte-ghe di questa industria: l’arteera ancora vitale alla fine delSettecento anche se le bottegheerano ridotte a 7 con 50 arti-giani.Per la realizzazione dei “cuori-doro”, venivano utilizzati i

marocchini, pelli di capra con-ciata con sommacco, piccoloalbero con corteccia ricca ditannino, e specie a Venezia, i

cordovani, pelli di capra con-ciata con la scorza di quercia:questi ultimi avevano il van-taggio di essere più economi-

Figura 5. Legatura del XVI secolo: cuoridoro con decorazione a fogliami, bande acerchielli e rombi concentrici colorati rivestiti da vernice trasparente su Tabula

omnium officio: orationum in presenti oratorio contentorum….[fol. 152 verso:] Horeintemerate dei, Parigi, 1515, Londra, British Library, c.36.b.14

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ci e di ben adattarsi alla dora-tura.La tecnica antica di fabbrica-zione dei cuoi dorati da tap-pezzeria, almeno in una suavarietà, è stata così descritta daTommaso Garzoni6 nel 1585:“Si procede prima alla esecu-zione del fondo spalmando lasuperficie della pelle con colladi farina diluita e ciò per chiu-derne i pori, quindi cospargen-dovi sopra uno strato abbon-dante di albume d’uovo.Asciutto il mordente, con unpennello si passa poi sul cuoiouno strato di vernice a alcool esi posa subito l’oro o l’argentoin foglio. Si lascia essiccarequalche ora e si ripassa con unnuovo strato di vernice e ciòper rendere la doratura solida,impermeabile e di tono opaco.Il fondo così è pronto per ladecorazione: su di esso sidecalca il disegno, lo si contor-na a penna con inchiostro diChina badando di non scalfirel’oro. Si dipinge l’ornato entroi limiti del contorno usandocolori a lacca, di tinte vivaci,ma molto leggermente in modo

Figura 7. Legatura del XVII secolo: cuoridoro con decorazione su fondo dorato confiori, fogliami,collane di cerchielli colorati in rosso e oro, su Storia del re Enrico

IV il Grande Composta in lingua Francese da MonsignoreArdovino di Pierefixe Arcivescovo di Parigi, Bologna, Giacomo Monti,

1676,Cremona, Biblioteca statale, 4.7.68.

Figura 6. Legatura del XVI secolo: cuo-ridoro dalla decorazione su fondo doratocon fiori, fogliami, collane di cerchielli,

colorati in rosso e oro, su Antiphonariumsecundum morem Sancte RomaneEcclesie, Augusta Taurinorum per

Paulum Porrum chalcographum, 1520,Bergamo, Biblioteca civica “A. Mai”,

Cinq. 5 591.

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da lasciar trasparire l’oro sotto-stante come sotto velatura.Quando il lavoro di colorazio-ne è terminato, non resta checesellare il fondo con bulini.Da ultimo si passa ancora unamano di vernice per conferirealla decorazione un aspettobrillante”.Il cuoio è un materiale chedeperisce: di cuoi d’oro deisecoli XV e XVI sono perve-nuti a noi pochi esemplari,solitamente conservati nei pub-blici musei.

I “cuoridoro” nella storiadella legatura.Frammenti o resti di “cuorido-ro”, provenienti da pannelli diarredamento murale, sono statiimpiegati nella legatura di librisotto forma di coperte con unadecorazione continua, estesasenza interruzione dal piattoanteriore a quello posteriore.Presentano la caratteristicadecorazione con elementi figu-rativi a vivaci colori di fiori,foglie, animali, su un fondodorato.Ne riferisce L. Gruel7: “toutesles reliures de ce genre quej’ai vu jusque ici étaient recou-vertes avec un débris pris dansune tenture quelconque“.Un esemplare di questo tipocompare a Londra in un catalo-go d’asta di Sotheby’s8: lostesso ricompare a Parigi con

Figura 8. Dorso della legatura precedente, ricoperto da un cuoridoro con decorazione afogliami, collane di cerchielli e triangoli puntinati, Cremona, Biblioteca statale, 4.7.68.

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maggiori particolari ed unabella immagine a colori pressoil libraio parigino PierreBerès9: ricopre un Epitoma inalmagestum Ptolomaei diJohannes Regiomontanus,Venezia, Caspar Grossch eStephan Romer, 1496, in folio.È l”editio princeps“ del tratta-to di astronomia di Tolomeo:una delle più importanti produ-zioni della xilografia venezianadel tempo. Legatura ritenutada Berès “manifestementexceptionnelle“, verosimilmen-te di origine veneziana, delXVII secolo, su assi ricopertedi cuoio dorato, decorato confiori, fogliami e uccelli, dipinticon vivaci colori in rosso everde, oro e argento (Figura 4).In entrambi i cataloghi, vieneconfermata, senza peraltro for-nire alcuna precisazione, lapresenza di un analogo esem-plare alla Bodleian Library diOxford, ritenuto “exceedinglyuncommon“.Un terzo esemplare è compar-so a Londra in una pubblica-zione di Sotheby’s10: si trattadi una legatura vuota su assi,caratterizzata da una decora-zione analoga a quella soprasegnalata dall’antiquario Pierre

Berès, verosimilmente prove-niente dalla medesima bottega:ha le dimensioni di un in-folio

(316 x 215 mm). Una quarta legatura reperitanel corso di questa ricerca è

Figura 9. Rimbocco di cui alla Fig. 8, piatto posteriore, Cremona, Biblioteca statale,4.7.68. 7 GRUEL 1905, p. 51.

8 SOTHEBY’S 1990, lotto n. 318. 9 BERÈS 2004, n. 76.10 SOTHEBY’S 1990 A, lotto n. 230.11 www.bl.uk., Catalogues,Bookbinding, Italy.

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custodita alla British Library diLondra, segnata c.36.b.1411:ricopre una Tabula omniumofficio: orationum in presentioratorio contentorum, etc. [fol.152 verso:] Hore intemeratedei, Parigi, 1515. Copertura incuoio con fogliami, associati auna serie di cerchielli e rombiconcentrici, dipinti a colori,rivestiti da vernice trasparenteche rende brillante la decora-

zione sottostante (Figura 5).La quinta legatura custoditanella Biblioteca civica “A.Mai” di Bergamo, ricopre unAntiphonarium secundummorem Sancte RomaneEcclesie, Augusta Taurinorumper Paulum Porrum chalcogra-phum, 1520, 306x225x62 mm,Cinq. 5 591. La copertura incuoio su cartone riveste, senzainterruzione, entrambi i piatti e

il dorso: presenta, su un fondodorato, fiori, fogliami, coloratiin rosso brillante, collane dicerchielli, solchi, e bandetriangolari puntinate in oro.L’intero decoro è reso brillanteda una vernice trasparente. Sitratta di una coperta costituitada un unico lembo di corame,decorato secondo le caratteri-stiche di un frammento di“cuoridoro“ (Figura 6).

Figura 10. Esempio di lampasso, tratto da un cuoridoro, impresso e dipinto dei primi anni del secolo XVIII.

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Il sesto esemplare che chiudela rassegna, custodito nellaBiblioteca statale di Cremona,riveste la Storia del re EnricoIV il Grande Composta in lin-gua Francese da MonsignoreArdovino di PierefixeArcivescovo di Parigi,Bologna, Giacomo Monti,1676, 147x78x40 mm, 4.7.68.La copertura su cartone cheabbraccia l’intero blocco deifascicoli, incluso il dorso aquattro nervi, evidenzia delleampie rosette, dei petali e unmotivo di fantasia rilevati neicolori verde e oro, su sfondodorato. Come per l’esemplarebergamasco, in evidenza sol-chi, ampi e piccoli dischetti,bastoncini perlati. I capitelli, iltaglio grezzo e le carte di guar-dia bianche sono usuali per lelegature del periodo. I rimboc-chi rifilati senza cura, testimo-niano il proseguimento deldecoro presente sui piatti.(Figure 7, 8, 9). A differenzadegli altri esemplari, si tratta diun volume di piccolo formato,ad illustrare l’utilizzo del cora-me decorato, indipendente-mente dal formato al quale èdestinato. Il testo del volumebergamasco stampato nelprimo Cinquecento e quellocremonese nel tardo Seicentoconfermano la natura di riuti-lizzo dei cuoridoro. Spicca lasimilitudine ornamentale di

entrambi i manufatti. La memoria di questo generenon è oggi del tutto scomparsa,come testimoniano alcuneaziende tessili venete che lohanno ripreso tra i motivi dellaloro produzione (Figura. 10).

ConclusioniDopo un breve “excursus” sui“cuoridoro”, vengono presen-tate le legature fin qui segnala-te, caratterizzate da questomodulo ornamentale. Questanota ne conferma la rarità: aqualche imprecisato esemplaredi cui riferisce L. Gruel nel1905, sono da aggiungere dueesemplari comparsi nel 1990sui cataloghi d’asta diSotheby’s, un altro custoditoalla Bodleian Library diOxford, uno alla BritishLibrary di Londra, e infinequelli inediti in possesso delleBiblioteche civica “A. Mai” diBergamo e statale di Cremona,oggetto di questa nota.

* * *

Si ringraziano i dottori OrazioBravi e Stefano Campagnolo,Direttori, rispettivamente, dellaBiblioteca civica “A. Mai” diBergamo e statale di Cremona,per le riproduzioni.

BibliografiaBERÈS 2004 = Berès, Pierre,Livres rares. Six siècles dereliures. Catalogue 93, Paris,2004CONTADINI 2004 = Contadini,Anna, “Cuoridoro”: Tecnica edecorazione di cuoi dorativeneziani e italiani con influssiislamici, in “Atti del primosimposio Internazionale sul-l’arte veneziana e l’arte isla-mica”, Venezia, 1989, pp. 231-254DE NAVE -VOËT 1989 = DeNave, Francine - Voët, Léon,Musée Plantin-Moretus,Anvers, Vlaanderen, 1989DEVAUCHELLE 1995 =Devauchelle, Roger, LaReliure, Édition Philigranes,Paris, 1995FUMAGALLI 1913 = Fumagalli,Giuseppe, L’arte della legatu-ra alla Corte degli Estensi, aFerrara e a Modena, dal seco-lo XV al XIX, Firenze, ed.Libreria antiquaria DeMarinis, Firenze, 1913 GARZONI 1585 = Garzoni,Tommaso, La piazza universa-le di tutte le professioni delmondo, e nobili e ignobili,Venezia, 1585GRUEL 1905 = Gruel, Léon,Manuel historique et biblio-graphique de l’amateur dereliures, II, Paris, 1905SOTHEBY’S 1990 = Sotheby’s,Londra, Catalogo d’asta 26Aprile 1990SOTHEBY’S 1990 A =Sotheby’s, Catalogo d’asta 20Novembre 1990

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NORME PER GLI AUTORI

1. TESTO1.1 Il testo degli articoli deve pervenire alla rivista sia dattilo-scritto che inciso su floppy-disc (formato Word).1.2 Prima della pubblicazione i testi sono sottoposti all'esame delComitato Scientifico e della Direzione della rivista. I manoscrit-ti ricevuti non verranno restituiti, anche se non pubblicati.1.3 Nella stesura dei testi si raccomanda di attenersi a quantosegue: utilizzare le maiuscole solo nella forma corrente (a menoche non si tratti di citazioni, ove fa testo l'originale); evitare disottolineare le parole, ma adottare accorgimenti diversi (corsivo,virgolette, apici).1.4 Le citazioni testuali si pongono tra virgolette uncinate doppie(«...») precedute dai due punti (:). Eventuali citazioni interneandranno poste tra apici ("..."). Se nelle citazioni si omette qual-cosa, indicare la soppressione con le parentesi quadre e i tre pun-tini ([...])1.5 Tutte le espressioni in lingua non italiana (ad es. a priori, iter,status quo), dialetto compreso, vanno in corsivo. Unica eccezio-ne è rappresentata dalla citazione testuale, ove fa fede l'originale.I nomi stranieri degli autori vanno scritti nella grafia originale enon italianizzati; per la trascrizione di nomi in alfabeti non latinisi raccomanda di adottare la grafia scientifica o, in difetto, unagrafia vicina all'uso corrente.1.6 I titoli delle opere citate all'interno del testo vanno scritti incorsivo, senza virgolette o apici.1.7 L'uso delle abbreviazioni è sostanzialmente libero, purché siponga una tabella esplicativa in un luogo appropriato del testo.Non è necessario spiegare le abbreviazioni di uso comune e uni-versalmente note come, ad es.: vol./voll., p./pp.' cod./codd., f./ff.e altro.Nella tabella esplicativa dovranno invece essere svolte le siglerelative agli Enti che conservano il materiale documentariosegnalato nel testo. A titolo d'esempio si segnala una delle formepossibili: BBQ = Brescia, Biblioteca Queriniana; MBE =Modena, Biblioteca Estense; MBA = Milano, BibliotecaAmbrosiana, ecc.1.8 Riferimenti alle note, in numero arabo, vanno scritte inapice. Es.: 11.9 Per i riferimenti ad un testo già citato in precedenza si adottiquesto schema: Cognome (in maiuscoletto, senza nome), primeparole del titolo in corsivo, pagine. Si omettano espressioni deltipo: "cit.", "op. cit.", e altro.Es.: DAMIANI, La città medievale, p. 23.3.3 Nel testo le figure vanno citate tra parentesi in formato: (Fig. 1).

2. NOTE E BIBLIOGRAFIALe note vanno poste alla fine di ciascun articolo, con interlineasingola e a corpo ridotto rispetto a quello del testo. Per le citazioni bibliografiche in nota si tenga conto delle seguen-ti indicazioni:2.1 Monografie: Nome (puntato) e cognome (maiuscoletto), tito-

lo in corsivo, luogo di edizione, editore, data in cifre arabe, lepagine a cui eventualmente si riferisce la citazione.Es.: M.WEBER, Storia economica, Roma, Donzelli, 1993, pp.143-144.2.2 Articoli di riviste: Nome (puntato) e cognome (maiuscoletto),il titolo della rivista posto tra virgolette uncinate doppie «...»,annata, anno (tra parentesi), pagine. Si raccomanda di scrivere ititoli delle riviste per esteso: «Commentari dell'Ateneo di Bresciaper l'anno 1997», e non Comm. At. Bs 1997 o simili.Es.: M. PETRUCCIANI, Espansione demografica e sviluppo econo-mico a Roma nel Cinquecento, «Studi Romani», 44 (1996), pp.21-47.2.3 Saggi all'interno di miscellanee: Nome (puntato) e cognome(maiuscoletto), titolo in corsivo, espressione "in", titolo colletti-vo del volume in corsivo, nome (puntato> e cognome (tondo) deicuratori preceduti dall'espressione "a cura di", indicazione ditomi o parti (in numero romano, preceduto da "t." o "P."), luogodi edizione, editore, data, pagine.Es.: G. DAMIANI, La città medievale e le origini del capitalismo,in Albertano da Brescia. Alle origini del razionalismo economi-co, dell'Umanesimo civile, della Grande Europa, a cura di F.Spinelli, Brescia, Grafo, 1996, pp. 19-26.2.4 Miscellanee, enciclopedie, ecc., da citare nella loro globalità:vanno citati a partire dal titolo, e non con espressioni quali"AA.VV.", "Autori vari" o simili.Es.: La stampa in Italia nel Cinquecento, Atti del convegno,Roma 17-21 ottobre 1989, a cura di M. Santoro, Roma, Bulzoni,1992.2.5 Manoscritti: la citazione di fonti documentarie manoscrittedeve essere sempre corredata dall'indicazione dell'Ente che con-serva il manoscritto (per esteso o con abbreviazione), dall'espres-sione "ms.", dalla segnatura e dall'eventuale indicazione dellecarte a cui si fa riferimento.Es.: A. CORNAZZANO, Vita di Cristo, BBQ (oppure: Brescia,Biblioteca Queriniana), ms. A VI 24.

3. FIGURE E DIDASCALIE3.1 Le immagini che formeranno le figure nel testo vanno nume-rate. Se una figura contiene più immagini al numero farà seguitola lettera a, b, c e via di seguito in sequenza con uno schizzo sullaposizione di ogni immagine nella figura.3.2 Le immagini che formaranno le figure nel del testo vanno for-nite in fotografia formato massimo cm 13x18 oppure in scansio-ni digitali a 300 dpi in formato “numerofoto.TIF” con il latominore non inferiore ai 5 cm.3.3 Ogni citazione all’interno della didascalia seguirà le indica-zioni grafiche come nel testo.