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Percorso didattico viaggio di istruzione Napoli/Caserta 1

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PROGRAMMA

PARTENZA ORE 5.00 BISIGNANO : Campo Sportivo piazzale antistante

centro commerciale “Il Castello”

ORE 7.00 : Sosta in autogrill

ORE 10.30 : Arrivo Napoli Città della Scienza: visita Science Centre

/Officina dei Piccoli– Laboratorio : “Il giardino- Percorso olfattivo – Lo

stagno- Mostra insetti”.

ORE 13.30 : Consumazione pranzo a sacco area attrezzata

ORE 15.30 : Visita Reggia di Caserta

ORE 18.00 : Passeggiata centro città – Sosta in autogrill per

consumazione cena a sacco.

ORE 22.30 : Arrivo previsto Bisignano Campo Sportivo, piazzale

antistante centro commerciale “Il Castello”

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1^ TAPPA : BISIGNANO / NAPOLI/CITTA’ DELLA SCIENZA

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CITTA’ DELLA SCIENZA

STORIA

Dopo una fase di sperimentazione avviatasi nel 1987 con programmi di

attività temporanee da un'idea di Vittorio Silvestrini, nacque la prima edizione

di “Futuro Remoto”, che si svolse alla Mostra d'Oltremare. A seguito del

grande successo riscosso dall'iniziativa dal 1989 al 1992, fu costituita e

riconosciuta la “Fondazione Idis”[4]. Nell'operazione, Silvestrini coinvolse

Vincenzo Lipardi, giovanissimo laureato in filosofia, socio di una cooperativa

editoriale, la CUEN, attiva nelle pubblicazioni per il Politecnico. Ad avvicinarli

era la comune militanza politica nel PCI[5]. La vicinanza agli aspetti politici e

sociali della grande crisi industriale che si stava consumando in quegli anni

negli stabilimenti dell'Italsider di Bagnoli portò Silvestrini e Lipardi a

immaginare fin dall'inizio la realizzazione di un vero e proprio science centre

nell'area di Bagnoli, favorendo la riconversione della zona in un polo high-

tech che arginasse al tempo stesso l'emorragia di posti di lavoro nello storico

quartiere operaio.Città della Scienza è stata realizzata dalla stessa

Fondazione grazie ad un accordo di programma sottoscritto nel 1996 fra

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Ministero del Bilancio, Regione Campania, Provincia di Napoli e Comune di

Napoli e la Fondazione IDIS[5]. Negli anni 1992-93 è stato elaborato il

progetto di Città della Scienza (architetto [Massimo Pica Ciamarra] Associati)

ed è stato inaugurato il primo insediamento a Bagnoli. Nel 1994 la Regione

Campania e il MURST (oggi MIUR) approvarono il progetto per la quale

implementazione fu acquisita la fabbrica FICPC della Campania gruppo

Federconsorzi e finanziato il I lotto del progetto.

Nel 1996 fu possibile aprire al pubblico il primo, embrionale, nucleo del

complesso museale. Nel 2001 fu inaugurato il Science Centre nella sua

configurazione finale e nel 2003 il progetto fu completo con l'apertura del

“Centro Congressi”, del “Centro di Alta Formazione” e del Business

Innovation Centre.[5] Entro il 2010[6] è prevista la realizzazione dell'ultimo

lotto, relativo all'apertura di "CORPOREA", un museo sul corpo umano[6].

Il 17 aprile 2008 è stato firmato un nuovo accordo di programma con

l'”Associazione Assumpta Science Center Owerri”, al fine di realizzare un

“Festival della Scienza in Africa”, primo passo verso la costruzione

dell'Assumpta Science Center Owerri in Nigeria, sotto il patrocinio del

Pontificio Consiglio della Cultura in Città del Vaticano. Oggi la “Fondazione

Idis-Città della Scienza” vanta, tra i suoi organi di governo, grandi nomi del

panorama politico, culturale e scientifico locale e nazionale, come Vincenzo

Lipardi, Mario Raffa, Pietro Greco, Rita Levi-Montalcini[7].

Vittorio Silvestrini è presidente della Fondazione IDIS - Città della Scienza,

sin dalla sua fondazione, attualmente con Lipardi consigliere delegato -

rientrato a IDIS dopo altre esperienze al Comune di Napoli - e Luigi Amodio,

sociologo proveniente dalle stesse esperienze politiche di Lipardi e Silvestrni,

già direttore dello science Centre, come direttore generale.

Incendio del 4 marzo 2013

La sera del 4 marzo 2013, nel giorno di chiusura settimanale al pubblico

(lunedì), un violento e vasto incendio ha interessato quattro dei sei capannoni

su cui si articola la Città della Scienza. L'incendio ha provocato la perdita di

quasi tutti i beni contenuti al suo interno e ci sono volute tredici ore e cinque

squadre dei vigili del fuoco di Napoli a domare le fiamme. Si pensa ad

un'origine dolosa, in quanto il rogo è partito da più punti. Nel rogo è andato

distrutto anche il server del sito ufficiale[8][9][10], così Città della Scienza

comunica per ora attraverso la sua pagina Facebook e attraverso la

piattaforma di crowdfunding DeRev, su cui è stata tempestivamente lanciata

la campagna ufficiale per la raccolta dei fondi necessari alla ricostruzione

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. Nel pomeriggio del 6 marzo il sito torna on-line in una versione più semplice

e provvisoria.

A seguito dell'incendio, migliaia e migliaia di persone si sono riunite a Napoli

in un flash mob il giorno 10 marzo in un tripudio di palloncini colorati, frasi

consolatorie e bambini in festa. Inoltre il premio Nobel Carlo Rubbia ha

lanciato un comitato di sostegno per la ricostruzione di Città della Scienza al

quale hanno aderito molti intellettuali tra cui Claudio Abbado, Renzo Piano,

il Premio Nobel David Gross e molti fisici del CERN.

Il rapper italiano Clementino ha voluto omaggiare l'ormai ex-Città della

scienza girando il video del suo singolo 'O vient proprio nella zona incendiata

della nota località.

Il 7 novembre 2013 il museo ha riaperto in capannoni temporanei con la

mostra Futuro remoto 2013, avente come tema il cervello, e di una mostra su

cuccioli ed embrioni dei dinosauri proveniente dall'Australia.

Il Science Centre di Città della Scienza, il primo museo scientifico interattivo

italiano, attraeva nelle sue aree espositive circa 350.000 visitatori

l’anno, prima dell’incendio doloso che, il 4 marzo 2013, ne ha distrutto gran

parte, suscitando commozione e solidarietà in tutto il mondo.

Il Science Centre di Città della Scienza rimane sempre un importante strumento di educazione e diffusione della cultura scientifica attraverso mostre, incontri con scienziati, campagne e attività di promozione della scienza e della tecnologia, progetti di collegamento tra scienza e società a livello nazionale, europeo, internazionale. Dopo le manifestazioni Smart Education & Technology Days / 3 giorni per la scuola e SIEE-Sino Italian Exchange Event, Città della Scienza, con Futuro Remoto, ha riaperto al pubblico le sue aree espositive: una particolare attenzione è dedicata al mondo della scuola, così importante per il rilancio del nostro Paese. Di grande importanza per noi, infatti, sono l’innovazione della didattica scientifica e l’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie nella scuola. Strumento operativo di tale attività sono le nostre aule e i nostri laboratori: tutti luoghi di sperimentazione di quella smart education, che contribuisce a costruire la nuova scuola pubblica.

Città della Scienza, insomma, continua ad essere il luogo ideale per le scolaresche e per i docenti, per una didattica viva e per costruire insieme la scuola del futuro.

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Science Centre

Un exhibit del Science centre

Il Science Centre[17], è il primo museo scientifico interattivo di seconda generazione "Hands-on" realizzato in Italia, incentrato completamente su

percorsi esperienziali (exhibit ed esperimenti scientifici, multimedialità, teatro scientifico, ecc.) con oltre 10.000 m² di area espositiva, laboratori didattici, aree per mostre temporanee. È rivolto ai cittadini, alle scuole, alle famiglie, uno strumento educativo di diffusione della cultura scientifica e tecnologica con l'obiettivo di stimolare nel visitatore la voglia di capire i fenomeni scientifici attraverso una metodologia innovativa.

I visitatori sono coinvolti nella sperimentazione diretta dei fenomeni scientifici presenti in natura e nella vita quotidiana, sono invitati cioè ad osservare, riprodurre ed analizzare i fenomeni, a porsi domande e cercare risposte nelle aree espositive, nelle mostre, nei laboratori e nelle tante attività scientifiche che vi si svolgono.

Il Science Centre è aperto sia docenti che a studenti: l'offerta didattica - che prevede attività nelle aree espositive, all'aperto, nei laboratori, negli atelier, nonché all'interno delle stesse scuole - si articola in interventi di diverso tipo come le visite guidate, le attività didattiche, i mini campus, l'aggiornamento docenti, l'allestimento di laboratori scolastici. Ogni attività proposta è sperimentata e validata in progetti che coinvolgono reti di scuole, università ed enti locali e di ricerca. Negli anni sono state attivate diverse collaborazioni con enti locali e uffici scolastici regionali

Officina dei Piccoli L’Officina dei Piccoli è un contesto di luoghi, attività, incontri, eventi, dedicato al mondo dell’infanzia. Sin dalla sua prima configurazione nel 1996, Città della Scienza ha riservato particolare attenzione al pubblico infantile impegnandosi sempre a dedicare programmi adatti alle esigenze dell’età dei destinatari. Esclusivamente “riservata” ai bambini da 0 a 11 anni, è aperta ora al pubblico la nuova Officina dei Piccoli che, oltre alle aree del Giardino, occupa uno spazio di circa 500 mq coperti.

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Io e gli altri.Un’area dedicata al confronto tra sé e gli altri a partire dalla conoscenza del proprio corpo. Uno spazio in cui i bambini sono invitati a svolgere giochi che a partire dal sé li conducono a tematizzare la differenza con l’altro. La mostra “Rewind” su temi interculturali all’interno dello spazio permette ai bambini il confronto con altre realtà del mondo e su come giocano e vivono i bimbi di altri paesi. In questo spazio il bambino, interagendo con gli exhibit presenti, si confronta con il mondo intorno a sé, osserva la realtà e acquista strumenti per passare dall’osservazione dei fenomeni alla conoscenza interpretativa, ossia che “faccia scienza”.

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2^ TAPPA NAPOLI / CASERTA/ REGGIA

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TAVOLA RIASSUNTIVA

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LO SAPEVATE CHE

La reggia di Caserta, o Palazzo Reale di Caserta, è una dimora storica

appartenuta alla casa reale dei Borbone di Napoli, proclamata Patrimonio

dell'umanitàdall'UNESCO. Situata nel comune di Caserta, è circondata da un

vasto parco nel quale si individuano due settori: il giardino all'italiana, in cui

sono presenti diverse fontane e la famosa Grande Cascata, e il giardino

all'inglese, caratterizzato da fitti boschi. In termini di volume, la reggia di

Caserta è la più grande residenza reale del mondo

STORIA

Nel 1750 Carlo di Borbone (1716-1788) decise di erigere la Reggia quale

centro ideale del nuovo regno di Napoli, ormai autonomo e svincolato

dall’egida spagnola. La scelta del luogo dove sarebbe sorta la nuova capitale

amministrativa del Regno cadde sulla pianura di Terra di Lavoro, nel sito

dominato dal cinquecentesco palazzo degli Acquaviva. Il progetto per

l’imponente costruzione, destinata a rivaleggiare con le altre residenze reali

europee, fu affidato, dopo alterne vicende, all’architetto Luigi Vanvitelli (1700-

1773), figlio del più importante pittore di vedute, Gaspar Van Wittel, già attivo

a Roma sotto Benedetto XIV nel restauro della cupola di S.Pietro.

La costruzione della Reggia ebbe inizio con la posa della prima pietra il 20

gennaio del 1752 e procedette alacremente sino al 1759, anno in cui Carlo di

Borbone, morto il Re di Spagna, lasciò il regno di Napoli per raggiungere

Madrid. Dopo la partenza di Carlo i lavori di costruzione del Palazzo nuovo ,

come veniva denominata all'epoca la Reggia, subirono un notevole

rallentamento, cosicchè alla morte di Luigi Vanvitelli, nel 1773, essi erano

ancora lungi dall'essere completati. Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi e

successivamente altri architetti, che si erano formati alla scuola del Vanvitelli,

portarono a compimento nel secolo successivo questa grandiosa residenza

reale.

La Reggia di Caserta ha una pianta rettangolare articolata su corpi di fabbrica

affacciati su quattro grandi cortili interni e si estende su una superficie di circa

47.000 metri quadrati per un’altezza di 5 piani pari a 36 metri lineari. Un

imponente portico (cannocchiale ottico”) costituisce l'ideale collegamento con

il parco e la cascata, posta scenograficamente al culmine della fuga

prospettica così creata.

Lo scalone d’onore, invenzione dell’arte scenografica settecentesca, collega il

vestibolo inferiore e quello superiore, dal quale si accede agli appartamenti

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reali. Le sale destinate alla famiglia reale vennero realizzate in più riprese e

durante un intero secolo, secondo uno stile che rispecchia la cosiddetta “unità

d’interni” caratteristica della concezione architettonica e decorativa

settecentesca ed in parte secondo il gusto ottocentesco per l’arredo

composito e l’oggettistica minuta. Sul vestibolo superiore, di fronte al vano

dello scalone d'onore, si apre la Cappella Palatina. Progettata dal Vanvitelli

fin nelle decorazioni, è di certo l'ambiente che più di ogni altro mostra una

chiara analogia con il modello di Versailles. Il teatro di Corte, ubicato nel lato

occidentale della Reggia, è un mirabile esempio di architettura teatrale

settecentesca. La tradizionale visita nella Reggia di Caserta si è arricchita di

recente di percorsi inediti che offrono al visitatore la possibilità di scegliere le

modalità i tempi e le tematiche più aderenti ai propri interessi e curiosità

culturali. Il Percorso A comprende la visita dell'Appartamento Storico, e,

subito dopo il Presepe, si completa con la visita della Pinacoteca, che si

sviluppa su due ali completamente riallestite e della Cappella Palatina.

Il Percorso B si snoda attraverso la “Quadreria. Dipinti inediti dai depositi”,

allestita al piano terra del secondo cortile.

Il Percorso C prevede la possibilità di visitare, su prenotazione, la volta

ellittica di copertura dello Scalone d'Onore e gli spazi dei sottotetti

corrispondenti. I visitatori potranno accedere ad esso direttamente dal

Vestibolo Superiore, mediante la scala posta a destra dell’ingresso

all’Appartamento Storico. Il Percorso D che presenta le Arti decorative a

Palazzo è allestito nel secondo piano del Palazzo; ad esso si potrà accedere

su prenotazione dopo aver effettuato il percorso C o direttamente dal

Vestibolo Superiore.

Il vestibolo con l'"effetto cannocchiale"

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Vanvitelli giunse a Caserta nel 1751 e iniziò subito la progettazione del

palazzo commissionatogli, con l'obbligo di farne uno dei più belli d'Europa. Il

22 novembre di quell'anno l'architetto sottopose al re di Napoli il progetto

definitivo per l'approvazione. Due mesi dopo, il 20

gennaio 1752, genetliaco del re, nel corso di una solenne cerimonia alla

presenza della famiglia reale con squadroni di cavalleggeri e di dragoni che

segnavano il perimetro dell'edificio, fu posta la prima pietra. Tale momento

viene ricordato dall'affresco di Gennaro Maldarelli che campeggia nella volta

della Sala del Trono.

L'opera faraonica che il re di Napoli gli aveva richiesto spinse Vanvitelli a

circondarsi di validi collaboratori: Marcello Fronton lo affiancò nei lavori del

palazzo, Francesco Collecini in quelli del parco e dell'acquedotto,

mentre Martin Biancour, di Parigi, venne nominato capo-giardiniere. L'anno

dopo, quando i lavori della reggia erano già a buon punto, venne iniziata la

costruzione del parco. I lavori durarono complessivamente diversi anni e

alcuni dettagli rimasero incompiuti. Nel 1759, infatti, Carlo di Borbone di

Napoli era salito al trono di Spagna (con il nome di Carlo III) e aveva lasciato

Napoli per Madrid.

I sovrani che gli succedettero, Gioacchino Murat, che all'abbellimento della

reggia diede un certo contributo, Ferdinando IV (divenuto poi dopo

il congresso di ViennaFerdinando I delle Due Sicilie), Francesco

I, Ferdinando II e Francesco II, col quale ebbe termine in Italia la dinastia

dei Borbone, non condivisero lo stesso entusiasmo di Carlo di Borbone per la

realizzazione della Reggia. Inoltre, mentre ancora nel XVIII secolo non era

difficile reperire manodopera economica grazie ai

cosiddetti barbareschicatturati dalle navi napoletane nelle operazioni di

repressione della pirateria praticata dalle popolazioni rivierasche

del Nordafrica, tale fonte di manodopera si azzerò nel secolo successivo con

il controllo francese dell'Algeria.

Infine, il 1º marzo 1773 morì Vanvitelli al quale successe il figlio Carlo: questi,

anch'egli valido architetto, era però meno estroso e caparbio del padre, al punto che trovò notevoli difficoltà a compiere l'opera secondo il progetto

paterno. La Reggia di Caserta è stata sede del G7 nel Luglio del 1994.

IL PALAZZO

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La reggia, definita l'ultima grande realizzazione del Barocco italiano[8], fu

terminata nel 1845 (sebbene fosse già abitata nel 1780), risultando un

grandioso complesso di 1200 stanze e 1742 finestre, per una spesa

complessiva di 8.711.000 ducati. Nel lato meridionale, il palazzo è lungo 249

metri, alto 37,83, decorato con dodici colonne. La facciata principale presenta

un avancorpo centrale sormontato da un frontone; ai lati del prospetto, dove il

corpo di fabbrica longitudinale si interseca con quello trasversale, si

innestano altri due avancorpi. La facciata sul giardino è uguale alla

precedente, ma presenta finestre inquadrate da lesene scanalate.

Il palazzo ricopre un'area di circa 47.000 m²;[9] dispone di 1026 fumaroli e 34

scale.[10] Oltre alla costruzione perimetrale rettangolare, il palazzo ha,

all'interno del rettangolo, due corpi di fabbricato che s'intersecano a croce e

formano quattro vasti cortili interni di oltre 3.800 m² ciascuno.

La Sala del Trono

Oltre la soglia dell'entrata principale alla

reggia si apre un vasto vestibolo ottagonale

del diametro di 15,22 metri, adorno di venti

colonne doriche. A destra e a sinistra si

inseriscono i passaggi che portano ai cortili

interni, mentre frontalmente un triplice

porticato immette al centro topografico della

reggia.

In fondo, un terzo vestibolo dà adito al parco.

Su un lato del vestibolo ottagonale si apre il

magnifico scalone reale a doppia rampa, un

autentico capolavoro di architettura tardo

barocca, largo 18,50 metri alto 14,50 metri e

dotato di 117 gradini, immortalato in

numerose pellicole cinematografiche. Ai margini del primo pianerottolo della

scalinata si trovano due leoni in marmo di Pietro Solari e Paolo Persico,

mentre il soffitto, caratterizzato da una doppia volta ellittica, fu affrescato

da Girolamo Starace-Franchis con Le quattro Stagioni e La reggia di Apollo;

sulla parete centrale è addossata una statua di Carlo di Borbone, opera

di Tommaso Solari, affiancata da La verità e Il merito, realizzate

rispettivamente da Andrea Violani e Gaetano Salomone.

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La doppia rampa si conclude in un vestibolo posto al centro dell'intera

costruzione. Di fronte si trova l'accesso alla grande Cappella Palatina,

ispirata a quella della Reggia di Versailles; questo spazio, definito da

un'elegante teoria di colonne binate che sostengono una volta a botte, è stato

danneggiato durante la seconda guerra mondiale, quando andarono perduti

gli organi e tutti gli arredi sacri, e quindi restaurato. Sul retro della cappella,

ancora inglobato all'interno del palazzo, è posto il piccolo e raffinato Teatro di

Corte, caratterizzato da una pianta a ferro di cavallo; fu inaugurato

nel 1769 alla presenza di Ferdinando I delle Due Sicilie.

Invece, alla sinistra del vestibolo si accede agli appartamenti veri e propri. La

prima sala è quella degli Alabardieri, con dipinti di Domenico Mondo (1785),

alla quale segue quella delle guardie del corpo, arredata in stile Impero e

impreziosita da dodici bassorilievi di Gaetano Salomone, Paolo Persico

e Tommaso Bucciano. La successiva sala, intitolata ad Alessandro il Grande

e detta del "baciamano", è affrescata da Mariano Rossi, che vi rappresentò

il matrimonio tra Alessandro e Rossane (1787). Si trova al centro della

facciata principale e funge da disimpegno tra l'Appartamento Vecchio e

l'Appartamento Nuovo.

Scalone monumentale

Scorcio di una delle sale degli appartamenti reali

L'Appartamento Vecchio, posto sulla sinistra, fu il primo ad essere abitato

da Ferdinando IV e dalla consorte Maria Carolina ed è composto da una serie

di stanze con pareti rivestite in seta della fabbrica di San Leucio. Le prime

quattro stanze, di conversazione, sono dedicate alle quattro stagioni ed

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affrescate da artisti quali Antonio Dominici eFedele Fischetti. Segue lo studio

di Ferdinando II, con dipinti a tempera di Filippo Hackert che rappresentano

vedute di Capri, Persano, Ischia, la Vacchieria di San Leucio,Cava dei

Tirreni e il giardino inglese della reggia stessa. Dallo studio si accede,

mediante un disimpegno, alla camera da letto di Ferdinando II, i cui mobili

però furono distrutti e rifatti in stile Impero dopo la morte del sovrano a causa

di una malattia contagiosa. Oltre la camera è la sala dei ricevimenti, che,

mediante una serie di anticamere, è collegata direttamente alla Biblioteca

Palatina e quindi alla cosiddetta Sala Ellittica, che ospita un fulgido esempio

di presepe napoletano.

L'Appartamento Nuovo, posto sulla destra della sala di Alessandro il Grande,

fu costruito tra il 1806 ed il 1845. Vi si accede tramite la Sala di Marte,

progettata da Antonio de Simone in stile neoclassico e affrescata da Antonio

Galliano. Proseguendo oltre l'adiacente Sala di Astrea, con rilievi e stucchi

dorati di Valerio Villareale e Domenico Masucci, si giunge quindi

all'imponente Sala del Trono, che rappresenta l'ambiente più ricco e

suggestivo degli appartamenti reali. Questo era il luogo dove il re riceveva

ambasciatori e delegazioni ufficiali, in cui si amministrava la giustizia del

sovrano e si tenevano i fastosi balli di corte. Una sala lunga 36 metri e larga

13,50, ricchissima di dorature e pitture, che fu terminata nel 1845 su progetto

dell'architetto Gaetano Genovese. Intorno alle pareti corre una serie di

medaglioni dorati con l'effigie di tutti i sovrani di Napoli, daRuggero

d'Altavilla a Ferdinando II di Borbone (tranne Giuseppe

Bonaparte e Gioacchino Murat), poi un'altra serie con gli stemmi di tutte le

province del regno, mentre nella volta domina l'affresco di Gennaro

Maldarelli (1844) che ricorda la cerimonia della posa della prima pietra. Le

successive stanze rappresentano il cuore dell'Appartamento Nuovo e furono

ultimate dopo il 1816. Tra queste si ricorda la camera di Gioacchino Murat, in

stile Impero, con mobili in mogano e sedie con le iniziali dello stesso Murat.

IL PARCO

Il parco reale di Caserta si estende per 3 chilometri di lunghezza, con

sviluppo Sud-Nord, su 120 ettari di superficie. In corrispondenza del centro

della facciata posteriore del palazzo si dipartono due lunghi viali paralleli fra i

quali si interpongono una serie di suggestive fontane che, partendo dal

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limitare settentrionale delGiardino all'italiana, collegano a questo il Giardino

all'inglese:

la Fontana Margherita;

la Vasca e Fontana dei Delfini;

la Vasca e Fontana di Eolo;

la Vasca e Fontana di Cerere;

Cascatelle e Fontana

di Venere e Adone;

La fontana di Diana e Atteone,

sovrastata dalla Grande Cascata.

Le vasche sono popolate da numerosi

pesci, specialmente carpe e carassidi, e vi vegetano piante acquatiche delle

specie Myriophyllum spicatum e Potamogeton crispus.

La fontana Margherita

La Fontana Margherita, o del Canestro,

chiude il giardino all'italiana e apre il

percorso verso l'inglese con la prima delle

vasche a sviluppo longitudinale.

La fontana dei tre delfini

La Fontana dei tre delfini rappresenta la

figura di un mostro marino con la testa e il corpo di un delfino. L'opera fu

eseguita da Gaetano Salomone. Quella deiDelfini, presenta una vasca

misurante 470 metri per una larghezza di 27 e una profondità di 3 metri.

Prende il nome dalla soprastante fontana formata da giganteschi delfini di

foggia grottesca dalle cui bocche proviene l'acqua che l'alimenta.

La fontana di Eolo

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La seguente Fontana di Eolo rappresenta il dio che, sollecitato da Giunone,

suscita la furia dei venti contro Enea e i Troiani. L'opera fu eseguita da

Gaetano Salomone, Brunelli, Violani, Persico e Solari. È adorna di ventotto

statue di venti a fronte delle cinquantaquattro previste dal progetto originale,

è una delle opere incompiute del parco: il progetto, di cui resta solo un

modello in legno predisposto dallo stesso Vanvitelli, prevedeva un grande

gruppo scultoreo di Eolo e Giunone su un carro trainato da pavoni. Grandioso

comunque, l'emiciclo a porticato che chiude superiormente la vasca

alimentata da una cascata che chiude come un velo alcuni fornici del portico.

La fontana di

Cerere

Più avanti,

la Fontana

di Cerere,

opera in marmo di Carrara di

Gaetano Salomone, va a formare

sette cascatelle ed è ornata di delfini

e tritoni, Nereidi, statue dei

fiumi Oreto e Simeto, tutte sprizzanti alti getti

d'acqua. La scultura rappresenta Cerere

che sostiene la medaglia della

Trinacria. Completano la fontana una statua di Cerere che mostra un

medaglione con la Trinacriae tutt'intorno ninfe e draghi. Le conchiglie, i tritoni

e le anfore delle due divinità a lato della Dea rappresentano i fiumi siciliani dai

quali sgorgano forti zampilli d'acqua.

La fontana di Venere e Adone

A chiudere la serie delle fontane,

prima della Grande Cascata,

la Fontana di Venere e Adone: un

grandioso gruppo marmoreo che

mostra Venere intenta a

dissuadere A

done dall'and

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are a caccia per evitare che possa essere ucciso da un cinghiale. Intorno ai

protagonisti, ninfe, cani, fanciulli e amorini

La fontana di Diana e Atteone

In fondo al parco troneggia la Grande

Cascata, da cui una notevole mole d'acqua

precipita in un bacino adorno del celebre

gruppo di Diana e Atteone (opera di Paolo

Persico, Tom

maso

Solari e Angelo Brunelli). Da una parte, Diana,

circondata da ninfe, sta per immergersi nelle

acque; dall'altra, Atteone, che aveva osato

guardare Diana nella sua nudità, è già in parte

trasformato in cervo e intorno a lui si agitano i

cani che lo sbraneranno.

Giardino all'italiana

Nell'area del Giardino all'italiana si giunge alla Peschiera Vecchia, costruita

nel 1769 e voluta da Ferdinando IV per dilettarsi con piccole battaglie navali,

mentre la Castelluccia, prima che fosse adibita ad abitazione per

scampagnate, era il centro delle finte battaglie terrestri. Nella vasca, si

allevavano i pesci che venivano serviti alla mensa reale.

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Peschiera Grande

Tale vasca, venne realizzata sotto la direzione dall'architetto Collecini,

durante l'assenza del maestro, che realizza come responsabile generale dei

lavori. Collecini si dedica alla costruzione della Peschiera nel parco e

rimoderna l'edificio della Castelluccia, nell'estremità orientale del bosco,

trasformandolo in padiglione di giochi per il diciottenne re Ferdinando. Nel

1789 termina la costruzione della grande vasca con un isolotto al centro che

per le sue dimensioni (270 x 105 m.), chiamata poi Peschiera Grande.La

vasca presenta una pianta rettangolare delimitata da un parapetto interrotto

da imbarcaderi che si affacciano sullo specchio d'acqua.

Royal Trophy 2004

Il luogo, era destinato alle esercitazioni per le battaglie navali del piccolo

Ferdinando IV e prevedeva l'impiego di modellini appositamente costruiti. Al

centro della vasca si distingue, sotto la folta vegetazione, un isolotto detto la

“pagliara”, che doveva contenere un padiglione con frecce e cannoncini, poi

trasformato in luogo per l'intrattenimento degli ospiti. Le batteglie navali si

svolgevano nella "Peschiera Grande" e consistevano in un assalto che il re in

persona, a capo di una flottiglia di barche, conduceva contro la "pagliara" che

sorgeva sull’isolotto, munita come un fortino di "saettiere" e cannoncini. Per la

manutenzione della "flotta" erano stati trasferiti appositamente un congruo

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numero di marinai, i "Liparoti" originari dell'isola di Lipari per i quali era stato

costruito un apposito quartiere nei pressi della "peschiera".. Durante le

simulazioni militari, seppur in piccola dimensione, furono utilizzati dei veri e

propri cannoncini, fuli e mortai.

Si tratta di un lago artificiale costruito nel Parco della Reggia nell'anno 1769

dall'architetto Collecini. Il lago, con un isolotto al centro, è lungo 270 metri,

largo 105 e profondo 3,50. Tra il 1769 e il 1773, progettato per il divertimento

del Re Ferdinando IV, vi si svolgevano finte battaglie terrestri e marittime con

modelli di navi in scala ridotta. Vennero anche insediati in delle abitazioni nei

pressi della vasca dei marinai con le loro famiglie; "Liparoti" per poter

organizzare i giochi nautici. Oggi attorno al lago ideale per i modelli a vela, i

casertani sono soliti praticare jogging. Dal 2002, grazie alla associazione

culturale-sportiva CVR sez. di Caserta, alla Soprintendenza, al MIUR Ufficio

Provinciale si svolgono ogni anno i Giochi Sportivi Studenteschi di Vela

Radiocomandata "Radio Sailing". Caserta è la sede dell'associazione di

classe velica Phigit Italia, sezione italiana della Classe velica internazionale

Phigit.

Attualmente i cittadini casertani effettuano jogging attorno alla vasca e grazie

al CVR Caserta asd CONI ed il MIUR provinciale si effettuano dal 2003 i

Campionati Studenteschi di Vela Radiocomandata (Radio Sailing). Poco

distante si trova la Castelluccia, una sorta di fortezza in miniatura edificata

nel 1769 per il divertimento e, forse, l'istruzione militare dei Principi reali. In

origine, la torre ottagonale, il ponte levatoio, e soprattutto, una cinta

bastionata, rendevano chiaro il carattere militare (sia pure di gioco) della

struttura. Ma, nel 1819 la trasformazione dei bastioni in giardini ha modificato

il disegno iniziale.

Percorso didattico viaggio di istruzione Napoli/Caserta 22

Giardino all'inglese

All'interno del parco fu realizzato da John Andrea Graefer un giardino voluto

dalla regina Maria Carolina d'Asburgo-Lorena, moglie di Ferdinando IV,

secondo i dettami dell'epoca che videro prevalere il giardino detto "di

paesaggio" o "all'inglese", sottolineatura dell'origine britannica di spazi il più

possibile fedeli alla natura (o almeno alla sua interpretazione secondo i

canoni del Romanticismo).

La regina fu convinta da sir William Hamilton, inviato straordinario di sua

maestà britannica presso il Regno delle Due Sicilie il quale, per individuare

l'esperto progettista del giardino, si rivolse a sir Joseph Banks, noto per gli

studi botanico-naturalisti e per aver partecipato con il capitano James

Cook alla leggendaria spedizione dell'Endeavour. La scelta cadde su John

Andrew Graefer, figura di spicco tra i botanici anglosassoni, allievo di Philip

Miller. Graefer era noto nell'ambiente botanico internazionale anche per aver

introdotto in Inghilterra numerose piante esotiche, alcune delle quali dal

remoto Giappone.

L'opera di John Andrea Graefer cominciò nel 1786 e consentì al giardino di

formarsi, di anno in anno, con piante e sementi individuate

a Capri, Maiori, Vietri, Salerno, Cava dei

Tirreni, Pedemonte, Agnano, Solfatara, Gaeta. Nel 1789, mentre proseguiva

Percorso didattico viaggio di istruzione Napoli/Caserta 23

il suo lavoro al Giardino Inglese, Graefer pubblicò in Inghilterra il Catalogo

descrittivo di oltre millecento Specie e Varietà di Piante Erbacee e Perenni.

Il giardino è caratterizzato dall'apparente disordine "naturale" di piante (molte

le essenze rare e, comunque, non autoctone), corsi d'acqua, laghetti, "rovine"

secondo la moda nascente derivata dai recenti scavi pompeiani. Di spicco,

il bagno di Venere, il Criptoportico, i ruderi del Tempio dorico.

Le fontane del parco sono alimentate dall'Acquedotto Carolino, che fu

inaugurato nel 1762 da re Ferdinando IV. Quest'opera che attinge l'acqua a

41 km di distanza è, per la maggior parte, costruita in gallerie, che

attraversano 6 rilievi, e 3 viadotti (molto noto quello denominato "I ponti della

Valle" sito in Valle di Maddaloni, di 60 metri di altezza e 528 metri di

lunghezza, ispirato agli acquedotti di epoca romana).

Il suo autore, John Andrea Graefer, lasciò la Reggia di Caserta il 23

dicembre 1798 imbarcandosi sulla nave dell'ammiraglio Horatio

Nelson insieme alla famiglia reale in fuga dall'arrivo dei francesi. Il giardino fu

curato negli anni successivi dai tre figli di Graefer che presero in fitto il

giardino dal Direttorio francese di Napoli e lo curarono salvandolo dalla

rovina.

La Reggia al cinema

Il regista cinematografico George Lucas ha girato diverse scene dei film La

minaccia fantasma e L'attacco dei cloni, ovvero il primo e il secondo episodio

della serie Star Wars, all'interno della Reggia di Caserta (i cui interni sono

stati riproposti come la reggia del pianeta Naboo). Inoltre, nella Reggia sono

state ambientate alcune parti dei film Donne e briganti, Ferdinando I, re di

Napoli, Il Pap'occhio, Sing Sing, Li chiamarono... briganti!, Ferdinando e

Carolina, Mission Impossible 3 e Io speriamo che me la cavo; alcune scene

della seconda serie televisiva di Elisa di Rivombrosa sono ambientate nella

Reggia, anche se in realtà sono state girate all'interno di una località romana.

Va segnalata anche la pellicola I tre aquilotti del 1942, per la regia di Mario

Mattoli, che vede un giovanissimo Alberto Sordi impersonante la parte di un

giovanissimo allievo ufficiale dell'Accademia della Regia Aeronautica,

all'epoca dislocata presso la Reggia di Caserta. Tra gli attori ricordiamo

anche Leonardo Cortese, Galeazzo Benti e Riccardo Fellini, fratello del più

famoso Federico; proprio a Riccardo viene riservata una fugace apparizione

in divisa da accademista.

Gli interni del palazzo sono anche presenti nelle fiction RAI Giovanni Paolo II,

dove ricreano gli interni dei Palazzi Vaticani, e Luisa Sanfelice.

Percorso didattico viaggio di istruzione Napoli/Caserta 24

Dal 17 al 20 giugno 2008 la Reggia è stata utilizzata per alcune riprese della

troupe cinematografica del film Angeli e Demoni, ispirato all'omonimo

romanzo di Dan Brown, autore anche del best seller Il codice da Vinci.[12]

Curiosità

Il bidet di Maria Carolina

d'Asburgo-Lorena presso la

reggia, il primo in uso in Italia

Nel 1861, con la nascita

del Regno d'Italia, funzionari

sabaudi censirono quanto

contenuto nella Reggia.

Il bidet fu così inventariato:

“oggetto per uso sconosciuto a

forma di mandolino.[13]

La Reggia di Caserta fa da location allo spot di Impero Couture del 2015.