Minori in famiglie multiproblematiche · possa essere affrontata la sfida che pone alla comunità...

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4.5.a. 2:Progettualità dei Territori Progetto Minori: sostegno a programmi di potenziamento e implementazione di servizi a favore di minori in affido o in condizioni di disabilità fisica e/o psichica COMUNE di SENIGALLIA Bando della FONDAZIONE CARIVERONA Documento programmatico previsionale per l’anno 2012 settore 4.5: Volontariato, Filantropia e Beneficenza Pagina 1 di 24 Minori in famiglie multiproblematiche Potenziamento delle attività dell’equipe affido Implementazione delle attività di mediazione familiare e supporto psicologico alle famiglie ed ai minori

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condizioni di disabilità fisica e/o psichica

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Minori in famiglie multiproblematiche

Potenziamento delle attività dell’equipe affido Implementazione delle attività di mediazione familiare e supporto psicologico alle famiglie ed ai minori

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INDICE

1. INTRODUZIONE pag. 3

2. INQUADRAMENTO DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO pag. 4

3. “COMPAGNI DI BANCO NELL’AFFIDO” Progetto di supporto all’attività dell’equipe affido e

alle famiglie affidatarie pag. 8

4. LA MEDIAZIONE FAMILIARE:

dalla parte dei bambini pag. 12

5. PROGETTO DI SUPPORTO PSICOLOGICO ALLE FAMIGLIE

ED AI MINORI pag. 19

6. SCHEDA ANAGRAFICA SOGGETTO PROPONENTE pag. 23

7. QUADRO ECONOMICO E FINANZIARIO pag. 24

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1. INTRODUZIONE

La famiglia ha una enorme importanza per l’assolvimento di irrinunciabili funzioni che riguardano la crescita

dei propri figli. Tuttavia oggi, questa è sopraffatta da un “malessere” che la coinvolge e la condiziona in alcune delle sue

espressioni. Alcuni elementi che possono intervenire ad ostacolare il buon funzionamento della famiglia sono:

- svantaggi materiali;

- mancanza di sintonia nella coppia (insoddisfazione, conflittualità, trascuratezza nei rapporti reciproci);

- isolamento e/o marginalità sociale e culturale, geografica, mancanza di reti formali o informali; - patologie fisiche o psichiche;

- comportamenti antisociali (devianza, furto, spaccio, ecc.); - dipendenze (alcol, droghe, ecc.);

Non sempre, quindi, il nucleo familiare è capace di svolgere adeguatamente la sua fondamentale funzione personalizzante e socializzante, ma può, anzi, essere gravemente disturbante e distorcente.

Si parla quindi di famiglia “multiproblematica”.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un progressivo aumento del numero di famiglie multiproblematiche presenti sul nostro territorio e gli operatori (assistenti sociali, psicologi, educatori), che entrano in contatto

con tali nuclei familiari, riscontrano come i disagi manifestati da tali famiglie assumono caratteristiche sempre più complesse, non più affrontabili secondo le consuete logiche del passato.

L’aumento della domanda, così come il cambiamento della tipologia di richiesta, rendono necessario una continua riflessione, così da poter disporre di strumenti innovativi capaci di produrre una risposta concreta

ed esaustiva ai bisogni emersi.

I minori che crescono all' interno di famiglie multiproblematiche possono essere più esposti al rischio di divenire marginali rispetto ai loro coetanei.

E’ stato dimostrato che è nella relazione con i genitori che il bambino costruisce la propria visione del mondo

e di sé, attribuendo significati alla realtà e costruendo una propria identità personale. La tutela del minore non può quindi prescindere dalla tutela del legame che questi ha con la sua famiglia

d’origine, ancor più quando le figure di riferimento sono affette da patologie.

Il rischio di pregiudizio del minore può essere affrontato efficientemente solo se si riesce a capire come

possa essere affrontata la sfida che pone alla comunità sociale la famiglia "multiproblematica".

Ne deriva la grande responsabilità di tutti i diversi Servizi coinvolti che, in un modo o nell’altro, interagiscono con le componenti della famiglia e l’importanza di formulare dei progetti integrati e concreti.

Agire rispetto alla complessità delle famiglie multiproblematiche significa dunque costruire un progetto che

tenga conto dei bisogni di ciascun elemento della famiglia e che definisca ed attivi i ruoli di ciascun

operatore in relazione ai bisogni dei soggetti.

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2. INQUADRAMENTO DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO

Da tempo l’Amministrazione Comunale di Senigallia investe ampie risorse finalizzate a strutturare la città in modo rispondente ai bisogni dell’infanzia, dell’adolescenza, della promozione dell’agio e della prevenzione

del disagio.

Le politiche della città rivolte ai minori si realizzano su due livelli:

1) un livello propositivo

- con i servizi per l’infanzia si è realizzata una rete di servizi comunali via via sempre più ampia e qualificata (centri per l’infanzia ed asili nido) e con il coinvolgimento del territorio e

delle strutture per l’infanzia private attraverso al realizzazione di un sistema di rete fatto di partecipazione e di condivisione

- con gli interventi atti a sostenere la famiglia nel difficile compito della genitorialità: le

profonde trasformazioni degli stili di vita inducono a ragionare sulle trasformazioni della famiglia e a ripensare agli interventi da attuare a supporto di una genitorialità in continuo

cambiamento;

2) un livello di intervento sulla problematicità

- attraverso il potenziamento dei servizi per i minori e le famiglie in difficoltà, - servizio

assistenza domiciliare minori, Centro pomeridiano “Il Germoglio”, affido e adozione – si sono realizzati percorsi di integrazione tra i vari soggetti coinvolti sul territorio anche attraverso

l’attivazione di collaborazioni educative tra realtà scolastiche ed extrascolastiche.

La città educativa: i servizi per l’infanzia

I servizi per l’infanzia hanno sempre rappresentato un punto prioritario dell’azione dell’Amministrazione

Comunale di Senigallia e, grazie a questo impegno, la capacità ricettiva delle strutture è negli ultimi anni notevolmente aumentata. Accanto al tradizionale nido d’infanzia, servizio educativo che accoglie bambini e

bambine dai 3 ai 36 mesi, il Comune offre nel territorio altre strutture educative più flessibili nell’orario e

nella fascia di età di accoglienza.

Nel 2008 l’offerta di qualità per le famiglie è ulteriormente arricchita grazie alla attuazione del progetto “Comunità Educante” che prevede il convenzionamento con i servizi per l’infanzia privati presenti nel

territorio, regolarmente autorizzati ed accreditati secondo la vigente normativa regionale.

Il risultato è stato la creazione di un’estesa rete di servizi per l’infanzia capace di valorizzare il patrimonio

educativo presente nel territorio pubblico e privato, una vera e propria città educativa, con l’impegno a rispettare determinati standard di qualità e con una supervisione educativa e formativa affidata al Comune.

L’offerta complessiva nella città di Senigallia per la fascia di età fino ai tre anni è passata così da due asili

nido con 60 posti nel 2000 agli attuali 317, con una percentuale di copertura del servizio ben superiore a

quel 33% previsto come parametro di qualità dal protocollo di Lisbona.

SERVIZI PRIMA INFANZIA

COMUNITA’ EDUCANTE a.s. 2011-2012

Struttura Bambini iscritti

nido d’infanzia PRATO VERDE 45

nido d’infanzia MIMOSE 45

nido d’infanzia LA CANNELLA 38

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centro infanzia CAVALLUCCIO MARINO 22

centro infanzia LE NUVOLE 26

centro infanzia LE FAVOLE 19

centro infanzia L’ALLEGRA BRIGATA 26

centro infanzia STELLA DEL MATTINO 29

centro infanzia MAGICABULA 27

centro infanzia SAN VINCENZO 24

spazio bambini DUECRI 16

in totale bambini iscritti

317

I servizi territoriali per la prevenzione del disagio e la promozione dell’agio in favore dei minori

e delle loro famiglie

Rispetto all’area della prevenzione del disagio il Servizio Sociale del Comune di Senigallia svolge due funzioni principali strettamente integrate fra loro:

Funzioni di assistenza, di sostegno e di aiuto nella genitorialità alle famiglie ed ai minori;

Funzioni relative alla vigilanza, protezione e tutela dei minori di fronte a difficoltà e carenze nella

gestione del ruolo genitoriale, che devono essere attivate in presenza di fattori di rischio evolutivo

del minore (art.9 e art.23, Legge 184/83) anche in assenza di una richiesta diretta della famiglia.

Queste due principali competenze e funzioni del servizio sociale, che tecnicamente vengono definite "di aiuto

e di controllo", non si svolgono su binari separati, ma vengono esercitate in maniera integrata in quanto l'indirizzo al quale devono attenersi è quello di tendere ad aiutare la famiglia ad attuare processi di

cambiamento, operare per favorire la responsabilizzazione dei genitori, rimuovere, per quanto possibile, le cause del disagio e sostenere i genitori a svolgere adeguatamente i propri compiti al fine di garantire al

minore il diritto di crescere serenamente nella propria famiglia.

In base a tali funzioni vengono poi definite diverse aree di intervento specifiche:

Interventi di assistenza alle famiglie e ai minori e di sostegno alla genitorialità: vengono

qui compresi tutti quegli interventi richiesti direttamente dalle famiglie, di carattere assistenziale,

educativo, di aiuto e di sostegno, che hanno l'obiettivo di favorire il diritto del minore di vivere e crescere nella propria famiglia d'origine, e sono:

o Accoglienza, ascolto e orientamento rispetto alle problematiche presentate e le risorse ed i servizi disponibili;

o Consulenza psico-sociale di sostegno alla genitorialità;

o Interventi di inserimento di minori nei contesti educativi presenti nel territorio (Centro Pomeridiano educativo per minori “Il Germoglio” – Centri di aggregazione giovanili – centri

sportivi) o Interventi socio-educativi individuali e di gruppo;

o Assistenza economica alle famiglie con minori;

Interventi di vigilanza e protezione dei minori: Il Servizio Sociale può venire a conoscenza,

attraverso segnalazioni di altri soggetti (scuole, servizi sanitari, volontariato, vigili urbani, vicinato, ecc...), che un minore potrebbe trovarsi in una situazione di sofferenza o di rischio evolutivo. A volte

è la stessa Magistratura minorile che invia al servizio sociale la richiesta di verificare le condizioni di

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vita e familiari di un minore che presenta segnali di disagio. Di fronte a tali segnalazioni da qualsiasi parte arrivino, gli operatori sociali si attivano per una verifica della situazione segnalata e per

formulare un progetto di intervento a tutela del minore.

Inserimento in comunità educative residenziali: l'inserimento in comunità viene attuato dal

Servizio Sociale, in presenza di un provvedimento del Tribunale dei Minori di collocamento extra-familiare, quando la situazione familiare risulta altamente pregiudizievole per la crescita del minore e

non sia possibile un affido familiare.Il collocamento in comunità residenziale a volte è temporaneo in

attesa di definire un progetto che possa prevedere o il rientro nella famiglia d'origine, o il collocamento in affido familiare o quando si tratta di bambini molto piccoli e in stato di abbandono,

l'adozione.

Affido familiare di minori: nell'ambito dell'affido il Servizio Sociale opera, su diversi livelli, accompagnando sia la famiglia affidataria, che il bambino con la sua famiglia d'origine in tutto il

percorso dell'affido. Tale percorso si articola in diversi interventi:

o Interventi di promozione e reperimento delle famiglie affidatarie; o Formazione e preparazione delle famiglie affidatarie (istruttoria per l'affido);

o Attuazione del progetto di affido attraverso l'abbinamento di un bambino ad una famiglia affidataria;

o Sostegno e affiancamento alla famiglia d'origine;

o Sostegno e affiancamento alla famiglia affidataria; o Sostegno e affiancamento del bambino o dell'adolescente in affido;

Interventi connessi all’adozione: Il Servizio Sociale e l’Area Vasta n. 2, attraverso l’equipe

adozione, svolgono gli interventi previsti per legge (Legge149/2001 "Disciplina dell'adozione e

dell'affidamento dei minori") per le coppie che intendono adottare un bambino italiano o straniero, e presentare la domanda di adozione al Tribunale dei Minori. ll percorso adottivo è articolato in fasi

successive e prevede che il servizio svolga le seguenti attività: o informazione sulla legislazione e sui principali aspetti dell'esperienza adottiva;

o preparazione delle coppie attraverso corsi di preparazione all'adozione; o indagine socio-psicologica svolta da assistente sociale e psicologa durante la quale viene

svolta una valutazione psico-sociale sulla idoneità genitoriale della coppia aspirate

l'adozione; o vigilanza e sostegno durante il primo anno di ingresso del bambino nella nuova famiglia;

Interventi relativi ai minori denunciati ai sensi del DPR 448/88: questa attività riguarda i

minori residenti segnalati dalla magistratura minorile a seguito di reati commessi di varia natura.

L'intervento del Servizio Sociale riguarda l'indagine psicosociale richieste dalla Procura minorile per costruire percorsi educativi alternativi a quelli penali. Sono infatti indagini, svolte dall'assistente

sociale e dalla psicologa, centrate sull'ambiente socio-familiare in cui vive il minore, sulla sua personalità e sul rapporto tra minore, reato e contesto sociale di appartenenza. L'obiettivo di tale

processo è di costruire con il minore e con la sua famiglia un contesto valutativo al fine di comprendere i significati del comportamento deviante, esprimere prognosi sull' occasionalità del

comportamento, valutare la connessione del reato con altri indicatori di disagio, formulare un

eventuale progetto di aiuto. Questa valutazione psico-sociale fornisce al giudice informazioni di cui tener conto in sede processuale per la formulazione degli interventi di competenza della

magistratura.

Interventi connessi alla separazione: nei confronti della problematica inerente la separazione

coniugale il servizio opera su richiesta del Tribunale ordinario o del tribunale per i minorenni nei casi di separazione conflittuale di genitori che non riescono a trovare un accordo sull'affidamento dei figli

all'uno o all'altro genitore. Anche il Giudice tutelare, che svolge funzione di vigilanza sui figli dei genitori separati, può richiedere l'intervento del servizio di fronte a conflitti tra genitori già separati.

Gli operatori hanno il compito di svolgere una indagine psico-sociale sui genitori, sul minore e sulla

relazione genitori-figlio . Al termine dell'indagine gli operatori inviano una relazione contente una

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valutazione psico-sociale della situazione familiare al giudice che l'ha richiesta per gli interventi di competenza.

Interventi relativi a procedure ed accertamenti dell'autorità minorile: vengono qui comprese le attività svolte dal servizio su richiesta del Tribunale dei Minori o del Giudice Tutelare in

tema di matrimonio di minori, di Interruzione Volontaria di Gravidanza di minorenni, di tutela dei minorenni stranieri "non accompagnanti" cioè arrivati in Italia senza reti parentali.

La spesa sostenuta dal Comune di Senigallia nell’area minori

tipologia servizi anno 2011

Servizi prima infanzia € 689.126,00

Servizi per la prevenzione del disagio e di supporto ai minori e alle loro famiglie € 954.102,49

Accoglienza famiglie sfrattate con minori € 200.000,00

Assistenza economica famiglie con minori (pagamento rette mense scolastiche, asili nido, utenze, morosità affitti, depositi cauzionali, buoni spesa) € 156.429,00

Totale € 1.999.657,49

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3. “COMPAGNI DI BANCO NELL’AFFID0”: Progetto di supporto all’attività dell’equipe affido e alle famiglie affidatarie.

Che cosa è l’affido

Nel nostro territorio ci sono famiglie che vivono temporanee situazioni di disagio e ci sono bambini che

hanno bisogno di trovare un ambiente equilibrato e sereno per la propria crescita pur mantenendo i legami

con la famiglia d'origine.

L'affidamento familiare è una forma di aiuto mirato e temporaneo, è un intervento di sostegno e tutela di un minore che appartiene ad una famiglia in difficoltà che, per un certo periodo di tempo, non è in grado di

occuparsi delle sue necessità affettive, accuditive ed educative.

Importante strumento di solidarietà sociale, l'affido familiare fornisce una risposta concreta ai bambini e agli

adolescenti che aspettano un aiuto, garantendo loro di poter crescere in un ambiente familiare protettivo, per il periodo in cui la famiglia si trova in difficoltà e non può prendersi cura di loro. L'affido è un'esperienza

temporanea, che possono fare persone singole o in coppia, per poche ore o con un impegno più costante e a lungo termine.

Poiché diversi sono i bisogni di bambini e adolescenti, anche l'affido può avere forme e impegno differenti. Si realizza attraverso la disponibilità di persone che possano offrire al minore il sostegno di un ambiente

familiare che lo accompagni temporaneamente nel suo percorso.

In tal senso l'affido può essere inteso come un'occasione di crescita condivisa per tutti coloro che vi sono coinvolti: il minore in difficoltà, le due famiglie, d'origine e affidataria, ed i servizi coinvolti.

Pertanto diventa fondamentale sensibilizzare la cittadinanza al tema dell'accoglienza, suscitando l'interesse ad intraprendere tale esperienza.

L’equipe affido

Le leggi nazionali e regionali attribuiscono ai Servizi Sociali Comunali ed ai Consultori familiari il compito

istituzionale di realizzare gli interventi di affidamento familiare, in collaborazionecon il Giudice Tutelare o il Tribunale Per i Minorenni.

Gli operatori di questi servizi svolgono molteplici funzioni finalizzate alla presa in carico del minore in stato di bisogno, al sostegno alla famiglia d'origine, al reperimento e supporto della famiglia affidataria durante

l’attuazione dell’intervento.

Considerata la particolarità, complessità e delicatezza dell'intervento di affido, i Servizi Territoriali possono avvalersi di Equipe composte da professionisti che svolgono le seguenti funzioni:

• Attuano iniziative di sensibilizzazione e pubblicizzazione volte al reperimento di famiglie sensibili e

disponibili all'affido per costruire una banca di risorse cui attingere.

• Favoriscono il ricorso all'affido come intervento privilegiato nelle situazioni in cui è necessario che un

bambino sia accolto e curato.

• Accolgono, preparano e seguono le famiglie affidatarie prima e durante il percorso dell'affido.

• Curano i rapporti fra famiglia di origine e famiglia affidataria attraverso opportuni interventi di mediazione.

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• Collaborano continuamente con il Servizio Sociale di base e le Autorità Giudiziarie relativamente al progetto di affidamento condividendo con gli operatori i momenti di verifica e la realizzazione del progetto.

L’attività di accompagnamento alla famiglia affidataria

Dal diario di Giulia madre affidataria:

“Accompagno Dario ad un incontro con una educatrice che lo porterà in visita alla madre. Dario è un po’ taciturno, sembra nervoso, mi pare anche stanco. Gli auguro una buona giornata e lo lascio con l’educatrice. A mezzogiorno mi viene incontro con un faccino teso, evita di guardarmi: è molto stanco. Indossa una giacca a vento blu e quando gli dico che è una bella giacca, con un filo di voce mi dice che gliel’ ha portata la mamma. Fa caldo ma non oso chiedergli di togliersi la giacca. Tornando verso casa Dario è proprio giù e quando gli chiedo se si sente triste sembra che abbia una gran voglia di piangere anche se si controlla. Lo abbraccio. La mamma gli ha dato anche un libro, Zanna Bianca, ed un caleidoscopio.

Arrivati a casa Dario scende a giocare in giardino con Francesca e Giorgio ed io approfitto per lavargli la giacca a vento che è molto sporca. Nelle tasche trovo un fazzoletto e delle briciole gialle che, dall’aspetto, mi sembrano pastiglie. Deduco anche dalle dimensioni dell’indumento che probabilmente la giacca è di sua madre e quando Dario rientra sembra contento che la giacca sia stesa assieme a tutta l’altra biancheria di casa. Verso le 14.00, vedendolo sempre più sbattuto, gli prendo la temperatura….Ha trentasette gradi e mezzo di febbre…”

Il diario di Giulia fa emergere gli elementi principali dello strumento dell’affido familiare: «la temporalità, il diritto del bambino alla propria famiglia, i compiti della famiglia affidataria e le relazioni essenziali e

fondamentali con la famiglia di origine».

Specie in passato, l’affido familiare si è presentato come uno strumento di intervento psicosociale solo

parzialmente esplorato nei suoi aspetti teorici e negli effetti psicodinamici. L’approfondimento delle sue

tematiche richiede però un inquadramento, cioè un dispositivo di lavoro coerente ed efficace per descrivere i processi che lo caratterizzano e ne delimitano il campo di applicazione.

Per rispondere, attraverso l’affido, ai problemi del disagio minorile, alle multiproblematicità delle famiglie a rischio e alle nuove conflittualità poste dal fenomeno emergente dell’emigrazione minorile è necessario

sviluppare una metodologia appropriata attraverso un inquadramento teorico rigoroso.

Finalità dell’intervento

Nell’affido familiare, oltre al minore, anche la famiglia affidataria e la famiglia d’origine si trovano a gestire

cambiamenti e modificazioni all’interno delle reti intersoggettive familiari.

I nuovi vincoli rendono più complessi il rapporto genitoriale e di filiazione che ordinariamente e

comunemente viene basato sulla consanguineità e sull’indiscutibile naturalità dei legami di sangue

considerati come unici garanti del buon funzionamento familiare.

Con l’affido familiare il ruolo biologico non è la condizione sufficiente ed indispensabile per garantire la

crescita e la protezione del minore, a volte funzione e ruolo genitoriale risultano dissonanti. Confusione, fragilità e senso di proprietà dei figli mettono in crisi la crescita dei componenti della famiglia

In questo quadro di relazioni, affetti, sofferenze e aspettative la famiglia affidataria non può essere lasciata sola a gestire, da un lato il cambiamento intra-familiare derivante dall’ingresso del minore affidato e,

dall’altro, la triangolazione famiglia affidataria- bambino- famiglia di origine.

Il progetto “Compagni di banco nell’affido” si pone dunque i seguenti obiettivi:

- realizzare un percorso strutturato di formazione, supervisione ed accompagnamento rivolto alle famiglie o che si affacciano all’affido o che hanno in corso un affidamento familiare

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- sensibilizzare altre famiglie al compito dell’affido

- allargare ed implementare l’attività dell’equipe affido

L’accompagnamento ed il supporto alla famiglia affidataria costituisce l’elemento centrale nel percorso di potenziamento dell’attività dell’equipe.

Supportare le famiglie significa migliorare lo strumento affido pensato come dispositivo di intervento sul disagio minorile fondato sull’affetto e sul calore umano.

L’affido familiare, infatti, in tale prospettiva, si concretizza come un compito. Circoscrivere il compito

dell’affido, stabilirne i tempi e lo spazio, individuare i ruoli dei vari protagonisti (minore - famiglia affidataria - famiglia d’origine - servizi) appaiono le coordinate per un il buon andamento dell’affidamento familiare e la

crescita psico-fisica del minore affidato.

Una famiglia affidataria adeguatamente seguita e supportata avvia essa stessa una attività di

sensibilizzazione con le altre famiglie.

Attraverso l’attività dell’equipe e, con il coinvolgimento dell’Associazione “Un Tetto”, si vuol creare uno spazio

privilegiato per le famiglie, un contenitore emotivo, nel quale sia favorito il processo di elaborazione di vissuti

deprivanti, potenziando ed incentivando le esperienze positive.

In tale contesto, da realizzarsi con cadenza quindicinale e con incontri della durata di due/tre ore, si

costruisce il percorso di supporto ed accompagnamento attraverso il quale si vuole sviluppare l’affidabilità della famiglia affidataria e la professionalità di chi si accinge a ricoprire funzioni di accudimento e cura e

facilitare l’acquisizione di tecniche interpretative e di strumenti individualizzati per affrontare le criticità

dell’affido.

Ha anche il compito di Il gruppo si incontra a cadenza quindicinale, il tempo della seduta di gruppo è di due

ore ed è prevista la presenza di un coordinatore ed un osservatore partecipante.

La famiglia affidataria si propone come spazio familiare per l’avvio di un processo di elaborazione di vissuti

deprivanti, potenziando ed incentivando le esperienze positive.

Il compito dell’affido mano a mano che procede diviene più consistente, più pesante, e richiede uno spazio dove poter condividere con personale esperto il peso dei conflitti e, come i compagni di banco, condividere le

esperienze, aiutarsi e parlare anche delle loro paure e delle loro conquiste.

Destinatari dell’intervento

- -famiglie che hanno in corso un affidamento familiare

- famiglie che si affacciano per la prima volta all’esperienza dell’affido

Soggetti istituzionali coinvolti e loro modalità di integrazione

o Comune di Senigallia, Servizio Sociale: progettazione, definizione e coordinamento

dell’intervento

o ASUR – Area Vasta n. 2 – attività consultoriali: progettazione e definizione dell’intervento

o Cooperativa Sociale H Muta: coinvolgimento, collaborazione nella progettazione, definizione

ed attuazione del progetto

o Ass. di Volontariato “Un Tetto”: coinvolgimento nelle attività di sensibilizzazione, formazione

e supporto dell’equipe, collaborazione nella progettazione e nella attuazione del progetto

o Tribunale dei Minorenni

o Tribunale Civile – Giudice Tutelare

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Valutazione

Nell’attività dell’equipe sono previsti momenti di verifica dell’andamento dell’affido familiare insieme al

servizio sociale del Comune, che ha in carico il caso, e agli soggetti istituzionali coinvolti.

Risultati attesi Implementazione dell’intervento attraverso l’aumento delle ore destinate al servizio nel modo seguente:

da 25 ore mensili a 50 ore mensili.

Ciò consente di ampliare il numero delle famiglie disponibili a sperimentare il percorso dell’affido e poter

raddoppiare il numero degli interventi da 7 a 14.

Costo complessivo dell'intervento

L'intero intervento avrà il seguente costo

Costo figura mediatore € 20,03/h + IVA 4%

€ 20,83/h

Monte – ore mensile richiesto per il servizio

h 50

costo mensile del servizio € 2.178

€ 1.041,50

costo annuo del servizio

€ 12.500,00

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condizioni di disabilità fisica e/o psichica

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4. LA MEDIAZIONE FAMILIARE: dalla parte dei bambini

Che cos'è la mediazione familiare?

La mediazione familiare è un tipo di intervento volto alla riorganizzazione delle relazioni familiari e alla

risoluzione o attenuazione dei conflitti in caso di separazione o di divorzio. Il percorso di mediazione rappresenta una valida alternativa alla tradizionale via giudiziaria: il suo scopo è

quello di consentire ai coniugi che scelgono di porre fine al proprio vincolo matrimoniale di raggiungere, in

prima persona, degli accordi di separazione e di essere artefici della riorganizzazione familiare che andrà a regolare la vita futura loro e dei loro figli.

Questo tipo di servizio offerto alla famiglia in crisi si basa su di un presupposto essenziale, che lo differenzia

da ogni altro tipo di intervento volto a risolvere le dispute: le persone, pur nel disordine emotivo/organizzativo che spesso accompagna una crisi coniugale, hanno la capacità di autodeterminarsi ed

assumersi la responsabilità di decidere ciò che è meglio per loro, evitando di delegare ad un terzo, avvocato

o giudice che sia, questo compito.

La mediazione familiare mira a creare un setting specifico, uno spazio e un tempo "neutro" dove i coniugi abbiano la possibilità di "ripensarsi" come coppia, o come coppia che si separa ma che rimane unita

nell'esercizio della funzione genitoriale: qualora la separazione dovesse essere l'opzione scelta, i coniugi

durante il percorso di mediazione avranno l'opportunità di riorganizzare emotivamente e pragmaticamente la loro vita. Attraverso un percorso strutturato di negoziazione si giunge a degli accordi "ragionevoli e

mutualmente soddisfacenti" su tutti gli aspetti inerenti il divorzio: modalità di affidamento dei figli, calendario delle visite per il genitore non affidatario, assegno di mantenimento, divisioni patrimoniali, spartizione dei

beni ecc.

La mediazione, che raramente prevede la presenza dei figli (specialmente se piccoli) rappresenta anche il

modo migliore per i minori di vedere tutelati i loro diritti, bisogni ed interessi (Riferimento: Convenzione dei diritti dell'Infanzia del 1989,approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite; la Legge 56/06 sull'Affido

Condiviso) : se, infatti, il mediatore non interviene mai in merito al contenuto degli accordi, sui quali soltanto i coniugi hanno diritto di parola, egli ha comunque il dovere di opporsi a quelle decisioni che con evidenza

minaccino l'interesse dei bambini. Sono allora i figli, "i terzi assenti nel processo di mediazione, i beneficiari

privilegiati di questo tipo di intervento. La mediazione familiare si presenta allora come un aiuto concreto ai padri e alle madri che intendono ripensare in maniera intelligente e costruttiva alla riorganizzazione del

ménage familiare, evidentemente destrutturato dalla crisi coniugale. In mediazione non ci si occupa del passato e dei motivi che hanno condotto la coppia alla decisione di separarsi, almeno che questi aspetti non

servano effettivamente per costruire quel tavolo delle mediazioni che farà da base all'attività negoziale dei

coniugi. L'attenzione dei protagonisti si soffermerà soprattutto sui ruoli presenti e futuri e su tutti gli aspetti di gestione del nuovo assetto familiare.

In seguito alla Convenzione sui diritti all'Infanzia " ... iI bambino deve essere oggetto da considerare in

maniera preminente (art.3), i bambini devono poter esprimere la loro opinione su ogni questione che li interessa (art.12.1), le loro opinioni debbono essere prese debitamente in considerazione, tenendo conto

dell'età e del loro grado di maturità ... (art,12.2). Questo non significa che il bambino deve necessariamente

essere portato in mediazione, ma è importante che non ci si dimentichi di lui e soprattutto che non si dimentichino di lui i suoi genitori, i quali vivranno separati, ma manterranno il loro ruolo di genitore per

sempre.

Un altro elemento che non permette al mediatore di lasciare da parte il bambino è il concetto di bi-

genitorialità o responsabilità genitoriale condivisa che viene affermato nélla Legge 56/06 specifica per l'affido condiviso. Il figlio ha diritto ad un rapporto completo e stabile non con uno, ma con entrambi i genitori, e ciò

anche laddove la famiglia attraversi una fase critica, con conseguente disgregazione del legame sentimentale e talvolta anche giuridico tra i genitori conviventi.

La legge richiama ad una responsabilità genitoriale forte, più che ad una patria potestà sul minore. La

mediazione è un processo che può aiutare i genitori, che si stanno separando, a creare un progetto condiviso sui figli, dove padre e madre avranno eguali responsabilità, diritti e doveri.

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La Mediazione nella separazione coniugale: tipologie di conflitti.

Negli interventi di mediazione rivolti esclusivamente alle famiglie in via di separazione o già separate/ divorziate possiamo ritrovare quattro diverse dinamiche di conflitto che possono esser così denominate:

A) conflitto evolutivo; B) conflitto da triangolazione;

C) conflitto da negazione;

D) conflitto da invischiamento.

E' importante sottolineare che l'intervento di mediazione può essere caratterizzato da alcuni aspetti tecnici specifici in relazione al tipo di conflitto presente nella famiglia.

Nella prima tipologia, conflitto evolutivo, rientrano quelle famiglie in cui il conflitto è espresso principalmente

da uno dei due ex coniugi, che viene osteggiato dall'altro ogni qual volta cerchi di assumere

responsabilmente il proprio ruolo genitoriale. In questi casi infatti il timore dei genitori è principalmente quello di essere spodestati, esclusi dalla vita dei figli, e tale vissuto appartiene più frequentemente al

genitore non affidatario. L'altro, invece, incoraggiato dalla conferma sociale proveniente da un organo ufficiale, il Tribunale appunto, tende ad amplificare la propria onnipotenza e a ritenersi unico destinatario di

verità pedagogiche indiscutibili. Naturalmente tale posizione relazionale può variare in base alla fase del ciclo

vitale in cui si trova la famiglia al momento della separazione: più i figli sono piccoli, maggiore sarà la contrapposizione tra i genitori in riferimento alla propria competenza.

Abbiamo definito questa tipologia evolutiva in quanto è stato possibile osservare in queste famiglie una

buona capacità di differenziarsi e di conseguenza di appartenersi, le coppie sono formate da individui che al

momento della separazione vedono minacciata l'unica appartenenza che in quel momento riconoscono, quella con i propri figli e che, nel tentativo di garantirne la continuità manifestano comportamenti

ambivalenti di inclusione/esclusione dalla vita familiare: tale configurazione si rivela transitoria e favorisce nei figli lo sviluppo graduale di una doppia appartenenza ai due nuovi sistemi, quello del padre e quello della

madre, ancora in embrione, che si andranno poi a costituire con maggiore definizione successivamente.

Appartengono alla seconda tipologia, conflitto da triangolazione, quelle famiglie in cui ad esprimere il

conflitto è uno dei figli, magari attraverso il rifiuto di rispettare il diritto di visita del genitore non affidatario, o viceversa, lamentando l'eccessiva severità dell'altro. Il dato clinico è facilmente rilevabile in quanto i figli,

essendo apertamente schierati, manifestano il loro dissenso in maniera chiara ed inequivocabile con frasi agghiaccianti del tipo "non ti voglio vedere mai più e comunque con te non ci parlo" rivolte all'uno o all'altro

genitore, oppure richiedono continuamente di telefonare, durante la permanenza con uno dei due, all'altro

genitore, per rivolgergli qualsiasi richiesta, anche di banalissima e futile entità.

Naturalmente, a conferma di, un innesco relazionale sufficientemente disfunzionale, alle richieste del figlio, il genitore che viene contattato risponde in maniera diametralmente opposta a quanto detto dall'altro, con un

interessantissimo effetto ping-pong!! In questi casi la contrapposizione tra i due ex-coniugi viene rappresentata da uno dei figli che inconsapevolmente "agisce" l'aggressività dei suoi genitori. Generalmente

tale configurazione è il risultato di una triangolazione precoce in cui i figli sono stati intrappolati nel conflitto

genitoriale ancor prima della separazione e pertanto, quando questa ha luogo, il movimento di alleanza si accentua producendo ansia e angoscia nei figli, che vedono concretizzarsi la spaccatura solo virtualmente

rappresentata quando la famiglia era ancora unita.

Da questa tipologia escludiamo naturalmente i casi in cui il rifiuto dei figli di recarsi da uno dei genitori sia la

risposta ad una reale inadempienza da parte di questi, quando la relazione con i figli è gestita in maniera eccessivamente frustrante, come nei casi in cui i genitori promettono tanto e producono concretamente

poco, o vanificano sistematicamente le aspettative dei loro bambini. In questi casi sono proprio i comportamenti dei figli a rivelarsi ottimi indicatori di patologie personali o di gravi ed incolmabili distanze

affettive che richiedono una specifica ed approfondita valutazione psicodiagnostica.

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Il conflitto da negazione, terza tipologia, si verifica quando l'evento separativo è stato particolarmente traumatico perché improvviso e apparentemente inaspettato, ed attribuito essenzialmente all'arrivo di un

nuovo partner, e dunque, ad un tradimento affettivo di uno dei coniugi. Il conflitto viene espresso da uno dei

due genitori con possibili alleanze che interessano la famiglia nucleare, i figli ad esempio, una o entrambe le famiglie di origine, il parentado esteso, la rete amicale, con significativi sviluppi a lungo termine del

movimento adattativo dei membri alla separazione. Abbiamo infatti definito questa configurazione "negazione" in quanto per anni può perpetuarsi un rifiuto categorico dell'evento separativo con attribuzione

indebita della totale responsabilità al nuovo partner, che, automaticamente, diviene capro espiatorio di

circostanze che lo hanno solo tangenzialmente investito. In tal modo però il "genitore tradito" può sottrarsi sistematicamente alla personale responsabilità che ha poi contribuito, nella dinamica relazionale della coppia,

alla "fuga" silenziosa dell'altro. Le conseguenze più vistose riguardano gli effetti che tale dinamica comporta nella gestione dei figli che rifiutano di incontrare il nuovo partner perché questo potrebbe significare per

l'altro genitore un ulteriore tradimento! E ancora, è ostacolata qualsiasi forma di elaborazione del lutto separativo, con grandi resistenze al cambiamento incluso il tentativo operato dall'intervento di mediazione.

Questo viene richiesto, solitamente, dal coniuge che ha "tradito" ed accettato dall'altro solo in funzione della

possibilità di incontrare l'ex e tentare un estremo ultimo slancio per recuperare la relazione affettiva perduta, con manovre seduttive o provocatorie. In questi casi la mediazione deve essere a maggior ragione preceduta

da più incontri di consulenza per dissipare ogni barlume di fantasia riparatoria del precedente rapporto e chiarire le finalità dell'intervento.

Il conflitto da invischiamento, si verifica in quelle famiglie in cui il conflitto è manifestato dai nonni per la mancanza di una chiara, delimitazione dei confini con le rispettive famiglie di origine dei due ex coniugi.

Numerose ricerche del Centro Documentazione Sindrome di Alienazione Genitoriale e patologie da

separazione di Richard Gardner hanno evidenziato come si possono sviluppare nel corso degli anni disturbi di

personalità e di socializzazione tra i figli di genitori il cui menage è stato caratterizzato da ripetute tensioni più o meno acute e prolungate fino a delineare delle vere e proprie patologie da separazione. Oltre alle più

comuni quali: disturbi della personalità, comportamento devianti, ed atteggiamenti schizofrenici, interessanti sono gli ultimi approfondimenti sugli effetti della separazione altamente conflittuale e manipolativa dei

genitori a discapito dei figli che porta alla luce altre patologie quali: la Sindrome di Alienazione Genitoriale ed il mobbing familiare.

La prima è stata introdotta dallo psicologo Richard Gadner (Parental Alienation Sindrome -PAS) che consiste nel comportamento di uno i più figli che nel contesto del conflitto intergenitoriale, diventa ipercritico e

denigratore nei confronti di uno dei due genitori, spesso quello non affidatario, perché l'altro lo ha influenzato in questo senso, indottrinandolo adeguatamente.

La seconda è stata coniata da alcuni autori che considerano la condizione di superiorità del genitore affidatario a cui è stato attribuito l'esercizio della potestà genitoriale, un fertile terreno per l'attuazione di

comportamenti tipici del mobbing.

Destinatari dell'intervento

Nella sua definizione rigorosa la mediazione familiare si rivolge ai coniugi che hanno deciso di separarsi: il

mediatore, figura imparziale e qualificata, ha il compito di guidare il processo di elaborazione degli accordi di separazione, chiarendo le posizioni, i desideri, le aspettative ed i diritti delle parti, aiutandole a trovare valide

alternative ed a superare le impasse di un irrigidimento nella comunicazione e nella negoziazione. Spesso, tuttavia, il

mediatore si trova di fronte a coppie indecise e dubbiose sul da farsi, a coniugi che, data la situazione di alta

crisi che stanno vivendo, sono insicuri di sé e del proprio futuro: in questo caso, allora, prima di iniziare il processo di mediazione vero e proprio il mediatore struttura una serie di 3 incontri in cui la coppia viene

stimolata a lavorare e a riflettere sul futuro, sulle opzioni disponibili e sulla via da seguire.

Pertanto si rivolge:

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Alle coppie che desiderano una buona separazione e che vogliono organizzare nel miglior modo il loro futuro e quello dei loro figli.

Alle coppie in crisi circa la decisione di separarsi.

Alle coppie in procinto di separarsi.

Alle coppie separate di fatto in conflitto sull'affidamento dei figli e/o sugli aspetti economici.

Alle coppie separate legalmente le cui condizioni di separazione

risultano di difficile attuazione o non vengono rispettate.

Finalità dell'intervento

Gli obiettivi della mediazione sono:

aiutare i coniugi in via di separazione a trovare accordi "mutualmente soddisfacenti" per entrambi su ogni aspetto della separazione (affidamento dei figli, calendario delle visite, aspetti economici e

patrimoniali). Soltanto in questo modo, infatti, le parti saranno interessate a rispettare gli accordi nel

tempo;

migliorare l'intesa e la comprensione, ristabilire un canale di comunicazione magari interrotto da anni, promuovere un dialogo costruttivo e chiaro fra gli ex coniugi in vista di una collaborazione

futura come genitori;

coadiuvare i cambiamenti emotivi, psicologici, pragmatici ed organizzativi che accompagnano la

separazione;

aiutare a prevenire la sofferenza generale provocata dalla crisi coniugale, ed evitare che la stessa coniugare sfoci in una conflittualità dannosa e distruttiva;

offrire uno spazio neutro di dialogo e confronto costruttivo, dove il mediatore assume un atteggiamento di equidistanza intesa come capacità di concedere la stessa attenzione a tutti i

partecipanti e di gestire il processo in modo equilibrato e imparziale;

tutelare il benessere e i diritti dei minori coinvolti;

promuovere il rispetto fra i genitori;

"umanizzare il divorzio". Da un punto di vista psicologico, infatti, la capacità di separarsi civilmente

rappresenta il modo migliore per dirsi addio e per chiudere in positivo e dignitosamente un capitolo della propria vita. E per continuare entrambi ad essere protagonisti, anche se da lontano, della

crescita dei propri figli: ci si può separare come coniugi, ma non ci si può mai separare dal proprio

ruolo di genitori.

Descrizione dell'intervento

La mediazione familiare si struttura in una serie di incontri (fino ad un massimo di 10/12). Il fine è di

redigere, attraverso un percorso di negoziazioni e tappe, un documento di accordo che i coniugi presenteranno poi al giudice per la necessaria ratifica ufficiale.

Il mediatore è un terzo soggetto imparziale, equidistante e professionalmente preparato che aiuta la coppia a stabilire una comunicazione costruttiva ed efficace. La figura di mediatore serve ad evitare che la coppia

corra il rischio di venire schiacciata dalla crisi. Egli è responsabile del processo di negoziazione: ha il compito

di guidarlo, dirigerlo ed evitarne le insidie e le cadute nel vuoto; raramente interviene nei contenuti, di esclusiva competenza dei protagonisti, cioè degli ex-coniugi. L'imparzialità del mediatore implica che egli non

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parteggi per l'uno o per l'altro coniuge, ma si limiti a controllare che il processo di negoziazione si svolga in maniera corretta evitando il più possibile sbilanciamenti o abusi di potere da parte di una delle due parti.

Volendo schematizzare, l'intervento di mediazione familiare è caratterizzato dalle seguenti fasi:

1) Accoglienza: i primi contatti con le persone che hanno intenzione di iniziare un percorso di mediazione o che sono state inviate da vari specialisti vengono effettuati;

tramite contatti telefonici (il mediatore sarà a disposizione tutti i giorni in un orario da definire per rispondere alle telefonate presso la struttura individuata come sede della mediazione).

personalmente in quanto il mediatore sarà a disposizione due giorni a settimana, il mercoledì ed il

venerdì dalle 10,00 alle 12,00 per ricevere le persone interessate.

In entrambe i casi è importante che si tenga conto delle esigenze e modalità di comportamento delle persone che vengono in mediazione per poter evitare disagi o momenti di tensione tra i partecipanti. Inoltre

nel primo incontro occorre mostrare sufficiente calore e interesse per stabilire un buon contatto con entrambe le parti e per evitare che si verifichi un fallimento al primo appuntamento.

2) Fase di pre-mediazione, che serve per:

Chiarire la situazione generale familiare ed individuare gli specifici problemi da affrontare;

Stabilire se la coppia è mediabile, ovverosia se esistono le condizioni di base minime per poter

intraprendere insieme un percorso di mediazione. Si tratta quindi di escludere che all'interno della coppia si verifichino gravi episodi di violenza, problemi di alcolismo e di tossicodipendenza, o che

uno dei due coniugi soffra di malattie mentali;

Verificare che esista da entrambe le parti la reale volontà di giungere ad accordi;

Stabilire se la conflittualità possa essere contenuta o trasformata positivamente;

Costruire un tavolo di mediazioni necessario per poter passare alla fase 3, quella delle negoziazioni

vere e proprie.

Il primo incontro con una coppia che arriva in mediazione è orientato ad affrontare un problema principale

che consiste nel verificare la congruenza tra la richiesta ufficiale di mediazione e quella implicita ed è importante evidenziare lo strumento che potrebbe essere più coerente con la domanda di aiuto che la coppia

porta.

Nel caso in cui ci sia coerenza tra aspettative esplicite ed implicite e concordanza tra aspettative individuali e di coppia è possibile che sussistano anche tutte le pre-condizioni sotto-elencate:

Irreversibilità della scelta; Riconoscimento del problema;

Volontà di affrontare il problema; Scelta condivisa del mediatore e della mediazione;

Reinvestimento emotivo possibile su un proprio progetto di vita.

In questo caso ridefiniamo il concetto e le funzioni della mediazione, quale sarà la nostra posizione, cosa

possono o non possono aspettarsi dal mediatore, si forniscono alcune linee guida rispetto alla durata del processo, a come si svolgeranno gli incontri, consegniamo loro il contratto di mediazione che consiste

nell'accettazione dei termini e delle condizioni della mediazione (importante è che si compili un modulo

specifico che verrà firmato sia dai clienti che dai mediatori).

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Nel caso in cui ci si rende conto che la coppia ha ancora bisogno di affrontare alcune problematiche che sottendono ad un possibile accordo successivo (ad esempio : depressione di uno dei coniugi, incapacità

genitoriale di uno dei due coniugi a causa di una crescita individuale ancora in essere, ecc.) sarà premura del

mediatore segnalare ai partecipanti di proseguire il percorso rivolgendosi a delle figure professionali competenti come ad esempio Psicoterapeuti.

3) Fase di mediazione:

E' la fase durante la quale i coniugi in via di separazione negoziano con l'aiuto del mediatore gli accordi su tutti gli aspetti coinvolti nella riorganizzazione familiare: dall'affidamento dei minori alla casa di famiglia,

dall'orario delle visite del genitore non affidatario all'ammontare dell'assegno di mantenimento, fino alle eventuali divisioni patrimoniali. In mediazione si opera in modo abbastanza autonomo rispetto al sistema

giudiziario, nel senso che pur nel rispetto del sistema legale vigente nel nostro paese, i coniugi passano al vaglio un'ampia gamma di opzioni che includono anche quelle alternative ai paradigmi e agli stereotipi

normativi tradizionali.

In mediazione si cerca di trovare accordi che non avvantaggi nessuno, ma che siano soddisfacenti per

entrambe le parti. Questo risultato può essere ottenuto soltanto attraverso l'invito del mediatore a superare la rigidità delle posizioni preconcette per soffermarsi sui reali interessi delle parti, che spesso scoprono di

avere interessi comuni sottostanti a rigide prese di posizione oppositive.

Questi interventi prevedono modalità di collaborazione e operatività congiunta tra tutto il personale coinvolto

dei vari settori (Sanitario, Sociale e del Privato Sociale). Il modello di mediazione familiare che verrà utilizzato è quello che fa riferimento ad una cornice teorica di

tipo sistemico i cui principi fondamentali sono i seguenti:

Concettualizzare e capire l'esperienza individuale e gli eventi della vita nel contesto dei processi sociali e familiari;

Comprendere le strutture familiari, le relazioni e gli schemi di comportamento; Osservare le interazioni e gli schemi della comunicazione per allontanarsi dalle spiegazioni lineari di

tipo "causa -effetto"; Le coppie che arrivano in mediazione sono viste come soggetti interconnessi che interagiscono;

Aiutare a tener conto dei fattori sociali e legali di sfondo che possono essere rilevanti in una

particolare situazione; Aiutare i genitori a elaborare programmi genitoriali e accordi;

Aiutare le famiglie a gestire il cambiamento.

L'intervento di mediazione può essere effettuato da un unico esperto, ma un modello di lavoro di equipe, che si serve di co-mediatori, può risultare più vantaggioso di quello di un mediatore che lavora da solo. I

co­mediatori possono lavorare all'interno di un particolare modello di mediazione, o concepire il loro personale modello misto. Purchè lavorino bene insieme e incrementino l'uno le energie dell'altro, i co-

mediatori in equipe hanno una maggiore capacità di gestire i conflitti difficili e stressanti, sempre che ci sia un lavoro fatto in sintonia e che ci sia una capacità di comunicazione e comprensione tra i due mediatori.

- formazione: aiutare un mediatore inesperto a imparare da un collega più competente; - supervisione;

- funzione di equilibrio e supporto, specialmente laddove esistono squilibri di potere notevoli fra le parti in mediazione;

- funzione di equilibrio fra i sessi e/o culturale;

- incremento della gamma di conoscenze e capacità disponibili all'interno della mediazione; - cambiamento delle dinamiche del processo;

- ampliamento del numero e dei tipi di strategie possibili.

La rete territoriale coinvolta in questo servizio è la seguente:

- Comune di Senigallia: Servizio Sociale - Serrvizi Sanitari dell'Area Vasta n. 2: Consultorio Familiare, Sert, Psichiatria, Pediatria, Ginecologia.

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- Tribunale dei Minorenni. - Tribunale Civile -Giudice Tutelare.

- Terzo settore e Associazioni del territorio.

Soggetti Istituzionali coinvolti e loro modalità di integrazione

- Comune di Senigallia: progettazione e definizione dell'intervento, coordinamento dell'intervento,

attuazione dell'intervento

- ASUR – Area Vasta n. 2: progettazione e definizione dell'intervento, coordinamento dell'intervento,

attuazione dell'intervento

- Cooperativa Sociale H Muta: coinvolgimento (tavoli di concertazione di ambito), collaborazione nella progettazione, definizione e nell'attuazione dell'intervento.

L'integrazione può avvenire attraverso un percorso comune finalizzato allo scambio, al confronto, all'utilizzo di modalità di lavoro integrate (ognuno offrendo la sua formazione ed esperienza) che possano rispondere a

tutte le necessità dell'utenza in maniera rapida e puntuale.

Valutazione e verifica degli interventi

Sono previsti dei momenti di verifica intermedia nel corso dell'anno di servizio attraverso delle relazioni semestrali per monitorare il lavoro svolto (gli incontri individuali, di coppia, di gruppo, di prevenzione, di

ascolto) al fine di valutare l'effettivo carico di lavoro dei vari soggetti coinvolti nel Servizio.

Risultati attesi Implementazione dell’intervento attraverso l’aumento delle ore destinate al servizio nel modo seguente:

da 30 ore mensili a 60 ore mensili.

Ciò consente di poter passare raddoppiare il numero degli interventi da 8 a 16.

Costo complessivo dell'intervento

L'intero intervento avrà il seguente costo

Costo figura mediatore € 30/h + IVA 21%

€ 36,30/h

Monte – ore mensile richiesto per il servizio

h 60

costo mensile del servizio € 2.178

€ 2.178

costo annuo del servizio

€ 26.136,00

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5. PROGETTO DI SUPPORTO PSICOLOGICO ALLE FAMIGLIE ED AI MINORI

Il sistema di Welfare attuale, articolato su tre livelli territoriali (Stato, Regioni, Comunità locali), è costituito dai soggetti presenti all'interno della rete. Sia in ambito sociale che in quello sanitario vengono utilizzati i

termini "rete" e "integrazione", presenti perché capaci di definire in modo efficace e sintetico alcune caratteristiche di fondo del funzionamento di tali organizzazioni.

Il Plano Sanitario Nazionale 1998-2000 (DPR 23 luglio 1998), richiamandosi alle conclusioni della "Commissione Nazionale e di studio sul tema dell'integrazione sociosanitaria, definisce l'integrazione

sociosanitaria" come priorità strategica cui destinare congrue risorse, da definire anche nei Piani Regionali, attraverso lo sviluppo di Progetti obiettivo nelle aree: materno-infantile, handicap, psichiatria,

tossicodipendenze, anziani e lungodegente.

E' all'interno dello stesso Piano che si coglie un nuovo approccio della visione dicotomica tra servizi sociali, di

competenza degli Enti locali, e servizi sanitari, di competenza del Servizio Sanitario Nazionale.

La Regione Marche ha riformato e riordinato il sistema sanitario, esprimendo una scelta decisa in merito all'integrazione sociosanitaria.

Il modello marchigiano mantiene, esaltandola, la competenza sociale dei Comuni e ridefinisce le competenze

della Sanità (suddivisa in Aree Vaste) per l'area sanitaria e sociosanitaria. A livello territoriale, l'integrazione sociosanitaria è realizzata dall’Area Vasta n. 2, con compiti di

programmazione e gestione dei servizi sanitari e sociosanitari, dotata di autonomia gestionale ed operativa; il Direttore di Area Vasta, responsabile delle funzioni di programmazione e coordinamento; la Conferenza di

Area Vasta, composta dai Sindaci dei Comuni ricompresi nell’area che promuove l'integrazione tra servizi di

zona e i servizi socioassistenziali, proponendo e partecipando alla definizione di intese tra Comuni e zona territoriale sanitaria interessata; i Distretti sono il livello territoriale di base, in cui si realizza la gestione

integrata tra servizi sanitari, sociosanitari e sociali.

Le Aree Progetto individuate all'interno dell'integrazione sociosanitaria, hanno contenuti comuni e competenze "trasversali", che dovrebbero garantire la salvaguardia dell'unitarietà della persona negli

interventi di integrazione, superando una logica parziale e di settore.

Una delle aree Progetto è quella relativa ai minori, oggetto della presente progettazione, dove è estremamente importante e significativo utilizzare una metodologia a "rete" (tra destinatari, i livelli, i regimi

assistenziali, i soggetti coinvolti) e anche "partecipata" a partire dalla promozione delle cosiddette "manifestazioni di interesse" per massimizzare il coinvolgimento dei diversi attori.

Tipologia dell'intervento

Intervento che consiste in un ampliamento e potenziamento degli interventi attuati in integrazione con il

Consultorio familiare a favore delle famiglie e dei minori nell'area socio-sanitaria.

Destinatari dell'intervento

I destinatari sono i minori che vivono in situazioni di trascuratezza, incuria,disuria, isolamento e/o marginalità sociale e culturale. Minori che vivono in una situazione familiare in cui si rileva una inadeguatezza

genitoriale, conflittualità di coppia, patologie fisiche o psicologiche, dipendenze, comportamenti antisociali di uno od entrambi i genitori

Finalità dell'intervento

Gli obiettivi sono: - Attuare le disposizioni di legge sulla protezione e tutela dei minori;

- Integrare i progetti di lavoro ed i modelli operativi tra i differenti operatori professionali;

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4.5.a. 2:Progettualità dei Territori Progetto Minori: sostegno a programmi di potenziamento e implementazione di servizi a favore di minori in affido o in

condizioni di disabilità fisica e/o psichica

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- Favorire ed accrescere le competenze individuali attraverso la dimensione interprofessionale e attraverso l'osservazione e l'ascolto clinico, oltre che socio-educativo dei minori, rispetto alla "lettura"

delle problematiche familiari e alla valutazione dei fattori di rischio in età evolutiva;

- Favorire ed accrescere le competenze affettivo/educative delle famiglie (di origine, affidatarie, adottive) attraverso colloqui professionali e lavoro di rete;

- Praticare una cultura di tutela del minore, oltre che di prevenzione del disagio minorile.

Descrizione dell'intervento

Questo progetto oltre ai servizi sanitari dell’Area Vasta, coinvolge un terzo interlocutore: la Cooperativa

Sociale Muta, con la quale esiste oramai una annosa collaborazione in termini di attuazione di servizi territoriali socio-sanitari.

La Cooperativa, attraverso la conoscenza del territorio e delle sue esigenze, con la professionalità di soggetti che già lavorano nel settore e all'interno delle Istituzioni del territorio, offre il proprio contributo di supporto

all'attività psicologica necessario per la presa in carico di minori con percorsi socio-sanitari integrati.

L'intervento che si intende mettere in atto consiste prima di tutto nel costruire e mantenere un forte legame

tra il Comune di Senigallia, il Servizio Sanitario dell'Area Vasta n. 2 la Cooperativa Sociale H Muta per affrontare insieme, e fornire il supporto necessario, in tutte quelle situazioni che riguardano i minori: in

affido, in adozione, con precedenti esperienze di tossicodipendenza, maltrattamenti fisici, detenzione in

carcere per vari reati, abbandono, extracomunitari arrivati sulle nostre coste a bordo dei barconi in condizioni di deprivazione alimentare e in condizioni igieniche catastrofiche.

Le attività specifiche che si dovranno svolgere con gli utenti sono rappresentate da :

Presa in carico del minore per progetti personalizzati in sinergia con l'Assistente Sociale competente;

Raccolta informazioni sul minore e sulla famiglia grazie ad un confronto con l'Assistente Sociale di competenza o attraverso un'indagine specifica nel caso si tratti di minori che presentano

maltrattamento, abuso sessuale, trascuratezza grave. Valutazione diagnostica:

del singolo minore per rilevare i danni psicologici, relazionali, di apprendimento e cognitivi

che presenta;

dei suoi familiari per verificare le effettive capacità genitoriali e per stabilire se ci sono delle

capacità di recupero.

La valutazione diagnostica verrà effettata tramite l'uso di colloqui e test specifici che valutano il Q.1. del minore, la capacità di concentrazione, di apprendimento, del comportamento

oppositivo/aggressivo o inibito, lo stato emotivo, con particolare attenzione all'ansia da separazione,

ansia da prestazione, scarsa o assente motivazione per la scuola, relazioni familiari.

prognosi: cercare di fare previsioni sulle caratteristiche del minore e della famiglia per poter riconoscere le potenzialità e per progettare degli interventi efficaci;

stesura del progetto di intervento: si possono attivare vari interventi che verranno stabiliti in

base alle particolari e specifiche caratteristiche del minore e della sua situazione familiare o sociale:

per i minori: consulenza psico-pedagogica,sostegno psicologico, psicoterapie, attivazione di

interventi di inserimento presso strutture (Comunità di pronta accoglienza, Comunità educative, Case Famiglia, Comunità Alloggio) per minori, affido, adozione;

per la famiglia: consulenza psico-pedagogica, psicoterapia per aiutare i genitori ad acquisire

le loro responsabilità genitoriali.

Gestione dello “Spazio neutro” e osservazione della relazione genitore figlio.

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Verifica del progetto attraverso la valutazione degli obiettivi raggiunti, il confronto con gli operatori referenti del caso, la restituzione alla famiglia.

Invio motivato ad altro servizio nel caso in cui si ritiene che la situazione del minore, dopo gli interventi effettuati, non abbia portato a risultati positivi è compito del professionista

(Psicologo/Psicoterapeuta) inviare il minore e/o la famiglia presso altri servizi che possano risolvere i loro problemi. L'invio avviene tramite la restituzione alla famiglia del percorso effettuato fino a quel

momento e dei risultati ottenuti e attraverso il trasferimento formale del caso, delle informazioni

raccolte e della valutazione del problema all'altro servizio di competenza.

Dimissioni che consistono in un colloquio e nella compilazione di una scheda di dimissioni.

Il/i professionista/ii che si prende/ono in carico il minore con percorsi socio-sanitari integrati parteciperà a tutti i momenti di gruppo con i vari professionisti del Consultorio Familiare e con le figure Sociali (Assistente

Sociale del Comune) per confrontarsi sulle varie situazioni e per stabilire il percorso da seguire con i minori e

le loro famiglie.

Sarà altresì realizzato un percorso formativo congiunto al quale parteciperanno tutti gli operatori dei soggetti coinvolti negli interventi (Comune, Area Vasta n. 2, Cooperativa).

Alcuni argomenti da trattare nella formazione possono essere i seguenti: - lettura del bisogno tramite valutazione degli elementi oggettivi e non attraverso l'occhio

dell'operatore; - semplificazione delle comunicazioni tra i diversi soggetti istituzionali e del terzo settore per evitare

conflittualità, sovrapposizione delle competenze e per armonizzare gli interventi;

- illustrare gli aspetti fondamentali che caratterizzano la famiglia multiproblematica sia come struttura che come dinamiche relazionali;

- accrescere il patrimonio strategico-metodologico dell'operatore; - il minore all'interno della famiglia multiproblematica;

- problemi di apprendimento e di comportamento nel minore; - approfondimenti sulla Legge sull'affido nelle sue varie sfaccettature

- comprendendo in particolare l'affido congiunto.

La rete territoriale coinvolta in questo servizio è la seguente:

- Comune di Senigallia: Servizi Sociali - Servizi Sanitari dell'Area Vasta n. 2: Consultorio Familiare, Sert, Psichiatria, Pediatria, Ginecologia.

- Terzo Settore e Associazioni del territorio.

- Tribunale dei Minorenni. - Tribunale Civile -Giudice Tutelare.

Soggetti Istituzionali coinvolti e loro modalità di integrazione

- Comune di Senigallia: Progettazione e definizione dell'intervento, attuazione dell'intervento.

- Distretto Sanitario dell'Area Vasta 2: Progettazione e definizione dell'intervento, coordinamento

dell'intervento, attuazione dell'intervento. - Cooperativa Sociale H Muta: collaborazione nella progettazione, definizione e nell'attuazione

dell'intervento.

L'integrazione può avvenire attraverso un percorso comune finalizzato allo scambio, al confronto, all'utilizzo

di modalità di lavoro integrate (ognuno offrendo la sua formazione ed esperienza) che possano rispondere a tutte le necessità dell'utenza in maniera rapida e puntuale.

Valutazione

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Sono previsti momenti di verifica intermedia nel corso dell'anno di servizio attraverso delle relazioni semestrali per monitorare il lavoro svolto (gli incontri individuali, di coppia, di gruppo, di prevenzione, di

ascolto) al fine di valutare l'effettivo carico di lavoro dei vari soggetti coinvolti nel Servizio.

Risultati attesi Implementazione dell’intervento attraverso l’aumento delle ore destinate al servizio nel modo seguente:

da 50 ore mensili a 120 ore mensili.

Ciò consente di poter passare raddoppiare il numero degli interventi da 25 a 55.

Costo complessivo dell'intervento

L'intero intervento avrà il seguente costo

Costo figura mediatore € 34,62/h + IVA 4%

€ 36/h

Monte – ore mensile richiesto per il servizio

h 120

costo mensile del servizio

€ 4.320,00

costo annuo del servizio

€ 51.840,00

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6. SCHEDA ANAGRAFICA DEL SOGGETTO PROPONENTE

Denominazione del Soggetto proponente COMUNE DI SENIGALLIA

Natura giuridica ENTE PUBBLICO

Codice Fiscale

Partita IVA 00332510429

Indirizzo della sede

Via e numero civico PIAZZA ROMA 8

Città SENIGALLIA

CAP 60019

Regione MARCHE

Provincia ANCONA

Stato ITALIA

Rappresentante legale

Cognome MANGIALARDI

Nome MAURIZIO

Codice fiscale MNG MRZ 64S17 A271W

Referente per la proposta

Cognome MANDOLINI

Nome MAURIZIO

Codice fiscale MND MRZ 56E27 H501U

Ufficio di appartenenza DIRIGENTE SERVIZI SOCIALI

Via e numero civico PIAZZA DEL DUCA 1

Città SENIGALLIA

CAP 60019

Regione MARCHE

Provincia ANCONA

Stato ITALIA

Telefono 071 66 29265

Fax 071 66 29349

e-mail [email protected]

Sito web del soggetto proponente www.comune.senigallia.an.it

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7. QUADRO ECONOMICO E FINANZIARIO

COMUNE DI SENIGALLIA – MINORI IN FAMIGLIE MULTIPROBLEMATICHE

Potenziamento delle attività dell’equipe affido

Implementazione delle attività di mediazione familiare e supporto psicologico alle famiglie ed ai minori

COSTO COMPLESSIVO DEL PROGETTO: € 90.476,00

Cod. intervento Descrizione intervento Spese

3 “COMPAGNI DI BANCO NELL’AFFIDO”: progetto di supporto

all’attività dell’equipe affido e alle famiglie affidatarie € 12.500,00

4 LA MEDIAZIONE FAMILIARE: dalla parte dei bambini € 26.136,00

5 PROGETTO DI SUPPORTO PSICOLOGICO ALLE FAMIGLIE

ED AI MINORI € 51.840,00

a. Costo complessivo del progetto € 90.476,00

b. compartecipazione del Comune di Senigallia con fondi propri

€ 20.000,00

Contributo da richiedere alla Fondazione Cariverona € 70.476,00