Minastirith 12/08

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Anno 0 - Numero III - Dicembre 2008 - Organo a diffusione interna (c.i.p) Associazione Culturale FUROR - Via Stretto Cappuccini, 32 - info: [email protected]

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Minastirith 12/08

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Anno 0 - Numero III - Dicembre 2008 - Organo a diffusione interna (c.i.p) Associazione Culturale FUROR - Via Stretto Cappuccini, 32 - info: [email protected]

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NATALE E SOLSTIZIO D’ INVERNO: SIMBOLISMI E PARALLELI

LA BUONA BATTAGLIA - Leben ist kampf, vivere è battaglia, come affermia-

mo in prima pagina: ma non basta pro-fessare un credo politico per dirsi diversi, nè vestirsi come quelli della tua nicchia per riconoscerti simile ad altri; per dire di

combattere non basta la forma e nean-che la disposizione folle ad una lotta cie-ca. Ciò che serve è riassunto nel concetto

di piccola e grande guerra santa, presente in diverse tradizioni religiose. L’uomo

vince la sua “battaglia” e-sterna, esistenziale solo se, per vincere in terra, non ha trascurato il “cielo”. Ciò che dà senso alle battaglie e le

rende vincenti indipendente-mente dall’esito è l’aver

combattuto bene, con leal-tà, cuore puro e senza viltà. Solo l’aver mantenuto saldi i propri valori nella quotidianità come nella lotta rende pienamente uomini e ci avvicina alla divi-

nità. È una scelta di vita: combattere si-

gnifica anche cadere ma comunque ride-re in faccia alla comodità borghese.

La Natura e il Tempo - Il tempo è pro-tagonista di questa sfida: ci rincorre, ri-cordandoci di vivere come se dovessimo morire oggi, ma allo stesso tempo ci offre

il modo di entrare in armonia con la na-tura, con i suoi ritmi, specchio del ritmo della nostra vita. Ed eccoci al punto: non a caso abbiamo associato il tempo con la lotta e con la divinità. Lo abbiamo fatto per porre alcune premesse necessarie a capire da quale prospettiva guardare a

ciò che diremo sulle festività natalizie,

sull’inizio del nuovo anno ed i relativi

significati. Infatti, intendiamo presenta-re l’argomento da un “punto di vista” troppo spesso trascurato, quello della

Tradizione, che ha forgiato l’animo delle

grandi civiltà nei millenni.

PRESENTE E PASSATO - Vi renderete conto anche voi che quello che oggi vi-viamo del Natale non è che un residuo. Non percepiamo più quella forza nell’aria e non ne capiamo il perché. Lo associamo ai ricordi da bambino e non ci rendiamo

conto che spesso ad essere cambiate non sono tanto le condizioni esterne, in fondo simili, ma quelle interiori. Non erano i regali, le luci e la grande cena della vigilia.

Quello di cui sentiamo la mancanza è un modo sano

di vivere il Natale, che nell’infanzia, ancora non corrotta dal mondo, aveva-mo, mentre ora, adulti, ra-zionali e cinici, non sappia-

mo più ritrovare. Ciò che stiamo vivendo è l’espressione di una società che si è

laicizzata, ha sciolto qualsiasi legame col sacro e ora non sa guardare oltre la ma-teria e la convenienza per cercare la feli-cità. Ma il fatto che ricchezza materiale e felicità non siano legati è ciò che questo

secolo ha dimostrato con certezza più di ogni altra cosa. Ma a nessuno conviene gridare troppo questa verità, è anti-

capitalista. Il sistema è fondato esatta-mente su assiomi opposti: come cittadino devi spendere, è un tuo dovere; come

uomo devi accumulare denaro e cose, devi mostrarlo, devi fondare la tua vita su questo perché ciò ti porterà prestigio. Non il valore, non le tue capacità, ma una quantità, misura ciò che nella mo-

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dernità è rimasto del concetto antico di gloria.

NATALE E SOLSTIZIO D’INVERNO - Per riscoprire un rapporto sano con le

cose, l’uomo dovrebbe prima riscoprire i simbolismi e gli insegnamenti della natu-ra, da cui noi non riusciamo che estrar-re materie prime e

restituire immondizia. Uno sguardo sulla

natura ci permette-rebbe di fare atten-zione al ciclo del tem-po e ai cambiamenti che il mutar delle sta-gioni riflettono. In

ogni stagione noteremo una natura diver-sa: in autunno è in fase di morte; in in-verno si prepara a manifestare la sua rinascita, fortificando le radici; in prima-vera la vita si manifesta; in estate è al massimo della sua espressione. Tutto ciò in base al Sole, protagonista e autore di

questo ciclo. Per questo suo potere di dare e togliere la vita, il Sole è stato ado-rato in tutte le tradizioni, in quanto ma-nifestazione visibile del potere divi-no, il Sole essendo fonte di luce per la terra, così come la divinità lo era per le anime. Così, chi snobba le religioni anti-

che, paragonandole a superstizioni legate

in maniera infantile ai fenomeni naturali, non fa che esprimere la propria ignoranza rispetto a queste credenze, che nulla a-vevano di materialistico e infantile. Così, usare come dispregiativo il termine

“pagani”, rivela la stessa incomprensio-ne. Ed eccoci alle origini “pagane” del Natale. Infatti, la data in cui oggi si usa

festeggiare la nascita di Gesù Cristo, il 25 dicembre, è dovuta ad una precisa situa-zione astronomica: ci troviamo a ridosso del Solstizio d’Inverno, momento in cui il

Sole tocca il punto più basso dell’eclittica. E non solo la data (convenzionalmente il 21 dicembre) del Solstizio coincide, ma

esisteva addirittura nella Roma antica, proprio il 24-25 dicembre, il Natalis So-

lis invicti (natale del Sole invincibile); il nome stesso della festività a suggerirci

sia l’importanza del significato di questo momento astronomico, sia le assonanze

con il significato cristiano del Natale. Il giorno del Solstizio d’inverno la notte è la più lunga dell’anno: il Sole sembra

sconfitto, la Luce è poca, sembra ritirarsi

dal mondo. Ma in quel momento stes-

so, così come la mez-zanotte è buia ma conduce all’aurora, la luce ricomincia a cre-scere e i giorni rico-minciano ad allungar-

si. Il Sole non è stato sconfitto, la Luce non si è spenta, non c’è stata resa, anzi, una Rinascita: un Sole nuovo, rinvigorito, si prepara alla vittoria definitiva nel Sol-stizio d’estate, il giorno più lungo. Da sempre, ciclicamente, come in un’eterna lotta tra bene e male, nella quale l’uomo

è chiamato a scegliere il campo, a fare di

se stesso teatro di battaglia e a far vince-re dentro se stesso il Sole nuovo, lo spiri-to. A morire ogni anno, come le foglie sugli alberi, sarà l’uomo vecchio, con le sue debolezze; a rinascere, sarà un Uo-mo Nuovo, ritemprato dalle asprezze

dell’autunno, con il cuore purificato dalla

serenità di un paesaggio che induce alla riflessione. Un Uomo Nuovo, come Gesù Cristo, che il 25 dicembre allo stesso mo-do nasce, rappresentando la vittoria della Luce sul mondo e invitando tutti al supe-

ramento della condizione umana, a se-guirlo in Paradiso. Ciò che ci chiede è scegliere il campo, combattere la buona

battaglia, per il Sole nuovo, per “deificare” noi stessi. Tutto ciò manca dalla concezione moderna del Natale ed è ciò che impedisce di viverne lo spirito.

L’invito è quello a farlo proprio, riscoprire la natura, riconoscere in essa la divinità, vivere seguendo i cicli del tempo ma senza essere trascinati dalla routine, per

rinascere ogni anno, migliori dell’anno

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AC FUROR: COORDINATE DI UN’IDEA Ambiziosi o solo sognatori di un futuro che è già stato, ciò che non vogliamo assolutamente è che la nostra sia

un’associazione come tante. Quella che vogliamo proporre è una “parentesi ma-gica”, con il proposito di ricollegarsi a quel passato i cui insegnamenti soni gli unici capaci di (ri)condurci ad una vita che non sia solo fine a se stessa ma realizzazione di

un percorso. Ed è per que-

sto che non ci piace pensare che l’Associazione Culturale Furor sia una nostra crea-zione, qualcosa di cui super-bamente inorgoglirsi. Prefe-

riamo pensarla come un seme che è stato piantato e

che, come il seme a prima-vera, si è ora reso visibile, ha cominciato a crescere silenzioso e pre-sto diverrà una pianta, che – ci auguria-mo - anche altri contribuiranno a proteg-

gere dalle intemperie e a prendersene cura. E ci piace fare questo paragone perché anche noi, prima di fare questo

passo, ci siamo riservati l’umiltà di met-terci alla prova, di cementare il gruppo. Solo dopo questa fortificazione iniziale abbiamo “osato”, per evitare di agire

sull’onda dell’entusiasmo, per non spre-care un terreno fertile, per non costruire qualcosa su basi poco solide, commetten-do un errore comune a molti.

LE RADICI PROFONDE - La Tradizione insegna questo innanzitutto, il valore del-

la pazienza, della calma che non è inazio-ne ma azione indirizzata, ferma, ine-sorabile e duratura, invece che caotica, volubile, incerta e momentanea, come l’agitazione, le scelte e le costruzioni dei

moderni. Ed è principalmente questo che vogliamo costruire, qualcosa che non

sia temporaneo ma che sappia guarda-re avanti, mantenendo la rotta grazie ad un continuo sguardo rivolto al passato, trasmettendo anche ad altri questa virtù

che tanto ha contribuito a rendere grandi civiltà come quella romana. Il principale obiettivo, dunque, è tramandare questo universo di conoscenze, non nostre ap-punto, ma antiche e purtroppo sempre

più soggette al pericolo di una loro totale scomparsa,

dopo che già, da due secoli

almeno, le forze della sov-versione ne hanno compro-messo la loro funzione di indirizzo. Entrando nel meri-to del nostro progetto, la

nostra è una scelta di vita compiuta per rispondere al

richiamo interiore di valori come la Giustizia, la Veri-

tà, la Gerarchia, l’Onore (il mantenersi integerrimo di fronte ai propri doveri), la Fedeltà all'Idea, il Coraggio messo al

servizio degli altri e la Lealtà, un richia-mo a cui non potevamo che rispondere “presente”, perché così ci dice il cuore e

perché questi sono i cardini della Civil-tà, secondo quello che ci è stato traman-dato e secondo quello che ogni libro di storia non può che appurare. Come ci

mostra spesso la modernità, infatti, un uomo privato della sua parte spirituale, senza onore, decade al livello di animale, ed è ciò che vogliono portarci a diventare

le deviazioni moderniste infiltratesi nella politica, nelle istituzioni e che hanno pla-

smato una nuova “morale”, spinta verso questa caduta dalle forze politico-sociali che nel tempo hanno rubato ciò che ci rendeva uomini, infettando la società e pian piano conquistando i posti di potere con il loro carico di materialismo e relati-

vismo, portandoci al degrado a cui oggi

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assistiamo, visibile a tutti e prova del fallimento di questo sistema di valori.

IL NOSTRO PENSIERO - E’ a questo che noi ci opponiamo, consapevoli che la

struttura economica di una società e il suo funzionamento siano solo un’espressione del livello spirituale del popolo nel suo insieme e soprattutto di chi ne occupa le istituzioni; perciò miria-

mo alla “restaurazione” di un sistema di valori Normale come unica soluzione al

decadimento della civiltà occidentale. E siamo fermamente convinti che solo di questo abbia bisogno il nostro paese e l’Europa: non di altri partiti, fazioni, divi-sioni, programmi. No, è di un’alternativa che c’è

bisogno. E noi questa alternativa non l’abbiamo trovata in un’ideologia, in un’utopia lontana dalla realtà ma bella da rac-contare in campagna e-lettorale o da portare a-

vanti sicuri che non si

avrà mai la responsabilità di vivificarla. Questa al-ternativa abbiamo preferito prenderla dal passato, facendo ricorso all’esperienza, a millenni di storia e ad una visione del mondo, che solo la modernità è riuscita a

mandare in frantumi, con i risultati che

abbiamo sotto gli occhi. L’umiltà di capire che tutto ciò è stato provato dall’esperienza di chi ci ha preceduto, in un continuo trasmettersi di cono-scenza e di saperi: questa è la tradi-

zione. Ed è su queste premesse che in-tendiamo mettere in guardia da quella che è una inversione totale dei valori e

affermiamo che chi oggi è al potere è del tutto inadatto, poiché illegittimato, a con-durci verso nuove prospettive, visto che le basi da cui si parte non cambiamo da

un partito all’altro. Siamo anche coscienti che farsi la guerra tra "poveri" non è una strategia utile a portare avanti le proprie idee, né che si possa assistere nell'imme-

diato ad un mutamento di rotta, visto che

ancora tanto deve avvenire prima che si tocchi davvero il fondo, da cui comunque

non siamo troppo lontani. Alla luce di tutto questo, noi puntiamo a portare a-

vanti le nostre idee indipendentemente da tutto e a fare una battaglia di idee, portando la lotta nell'unico campo dove oggi abbia ancora un senso, poiché non si ha bisogno oggi né di politicanti, né di nuovi programmi elettorali, ma di uomini

che vivano la vita diversamente, di e-

sempi.

IL METODO - Non per questo la nostra "politica" sarà quella di condurre una ste-rile ed intellettualistica battaglia cultura-

le. Il nostro riferimento è tutto quanto è possibile

ascrivere sotto il termine Tradizione, per cui fonda-mento della nostra Azione sarà sempre la concretez-za. La nostra sarà una battaglia etica, combattu-ta con la differenziazio-

ne nello stile e nei

comportamenti. Non ci interessano le discussioni

tra intellettuali; noi vogliamo che quanto detto e quanto letto sia unicamente al servizio del "fare". Ci riconosciamo total-mente nella frase di Ezra Pound che dice

"l'unica cultura che riconosco è quelle

delle idee che diventano azioni", per cui il nostro obiettivo sarà sempre quello di mettere in pratica le idee e i valori di cui ci facciamo “presuntuosamente” testi-moni. Questo è l'unico scopo della Cultu-

ra: formare uomini. Questo è dunque il nostro scopo: formarci come Uomini, condividere con altri tutto questo per cre-

are una realtà che esca fuori dalle logiche materialistiche della società che è intorno (in mezzo) a noi. L'isolamento non ci in-teressa, ci interessa penetrare, anzi, nei

cuori, per compiere l'esatto opposto di ciò che hanno realizzato e stanno realiz-zando tutte le forze post-illuministiche che, proprio come un virus, hanno infet-

tato tutto il corpo sociale e ora stanno

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Come Jurassic Park! Dieci milioni di dollari per ri-

portare in vita un mammuth ma non solo. Le nuove tecno-

logie utilizzate da Schuster e Miller dell’Università della Pennsylvania, che hanno con-sentito di decodificare sinora il 70% circa del patrimonio genetico dell’antico pachider-

ma, potrebbero fare rivivere qualsiasi altra specie estinta negli ultimi 60.000 anni, compreso l’uomo di Neander-thal. «Abbiamo dimostrato che è possibile ottenere dall’analisi di Dna antico risul-

tati simili a quelli conseguiti

dagli studi sui genomi delle specie attualmente viventi». Ci sono ora le premesse per tramutare la fantascienza in

Commesso muore schiac-ciato dalla folla accorsa

per lo shopping low cost! È successo a un commesso

di Long Island travolto dalla folla che aspettava questa mattina all’alba fuori da Wal Mart per il tradizionale shopping del venerdì di

Thanksgiving. L’uomo aveva cercato di regolare l’ingresso

dei clienti all’apertura dell’ipermercato per il «black friday», che segna l’inizio ufficiale degli acquisti natalizi. Alle quattro di mat-tina il parcheggio del centro

commerciale era già pieno di macchine. «È stato travolto da 200 persone, è stato schiacciato ed ucciso davanti ai miei occhi» ha detto Jimmy Overby, un collega dell’uomo, raccontando di

essere stato a sua volta fat-

to cadere dalla folla. «Mi sono dovuto scrollare le per-sone che mi camminavano sulla schiena» ha aggiunto.

L’essenza del testo, come l’intero messaggio dell’opera evolia-na, è costituita dall’idea di fissare dentro se stessi dei punti

fermi, che siano il nocciolo di un uomo differenziato, consape-vole di doverli difendere come unica soluzione per combattere

realmente i mali di questo tempo. Il fine è quindi la formazio-ne, perché si trasformi in realtà l’idea di quell’Uomo Nuovo, che si mantiene dritto tra le rovine della modernità e sia d’esempio per tutti gli altri, ma che tanti limitano a banale esercizio intel-lettuale. L’opera è un invito rivolto ai giovani a stare in guardia

rispetto a quegli insegnamenti essenziali della civiltà borghese: darwinismo, esistenzialismo e psicanalisi freudiana, considerati

i veri mali originari poiché minano alle base la visione del mon-do Tradizionale. È sottolineato anche come il senso di Patria

non debba essere ricondotto meramente al vivere su di uno stesso territorio, ma debba essere piuttosto il riferimento costante ad una comune appartenenza, a qual-cosa che unisca davvero e che, laddove non riesca a esprimersi nei confini di uno Stato, può risiedere necessariamente solo in un’Idea, una visione del mondo e uno

stile di vita condiviso al di là dei confini territoriali e crei un legame spirituale.

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SIMBOLISMO DELLA MONTAGNA -

Tradizionalmente la Via guerriera è carat-

terizzata da due fasi, azione e contempla-zione, l’una fondamento dell’altra: è il pensiero che rende l’azione distaccata, dominata, invece che istintiva, animale-sca. E fondamentali sono i luoghi in cui il guerriero si ritira per trovare quella forza

necessaria a non cedere all’istinto nel momento dell’azione, scelta che ricade su

quei posti dove regna il silenzio, luoghi incontaminati, dove l’uomo non ha messo mano, lontani dal caos; luoghi per forza di cose montuosi. La montagna infatti

rappresenta per antonomasia un luogo di ritiro spirituale e allo stesso tempo si

proietta nel nostro immaginario come un qualcosa di “arduo”, inaccessibile. Così ha

una doppia valenza: da un lato rappre-senta un luogo tranquillo, dove l’uomo vive a stretto contatto con la natura la sua parentesi di là dal caos; dall’altro un percorso di vita, una sfida con se stessi. L’ascesa verso la vetta simboleg-

gia e rappresenta così l’ascesa spiritua-

le, attraverso un cammino non privo di difficoltà ed ostacoli ma che, una volta compiuto, costituisce un rafforzamento della propria volontà, grazie ad una buo-na tenuta del proprio addestramento fisico e mentale. D’altronde, questo vi-

sione sacrale della montagna la troviamo

in ogni epoca: in molti miti medievali in essa riposano i sovrani per tornare un giorno a restaurare l’aureo periodo del loro regno. In molte tradizioni poi essa è sede della divinità: si pensi all’Olimpo ma anche all’indiano Sumeru e ai varî

Sinai, Sion e Golgota biblici. Del resto,

alcuni pensatori tradizionalisti hanno rile-vato come il termine “paradiso” derivi dal sanscrito “paradesha”, luogo elevato. In-fine, nell’iconografia antica come nelle incisioni rupestri, la montagna è rappre-sentata da un triangolo con il vertice ri-

volto verso l’alto, simbolismo della dire-zione ascendente che ha una stretta rela-

zione con una visione del divino in cui a essere invocate sono divinità solari, “maschili”, proprie alle popolazione indo-europee.

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