MIMESIS: La rappresentazione del realismo nella letteratura occidentale, Erich Auerbach

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MIMESIS: La rappresentazione del realismo nella letteratura occidentale, Erich Auerbach Auerbach, Erich Filologo e storico della cultura (Berlino 1892 - New Haven, Connecticut, 1957) !o"o avere insegnato in universita# tedesc$e, d "ersecu%ioni na%iste &u costretto a e'igrare "ri'a in urc$ia, in&ine negli *+ a sua o"era "i &a'osa . Mimesis (19/0), nella uale "ro"o un inter"reta%ione delle tenden%e realistic$e nelle letterature euro"ee &on sull analisi stilistico-linguistica dei testi Mimesis,scritta durante la seconda guerra 'ondiale uando l autore trovava ad 3stan4ul, sen%a avere a dis"osi%ione 4i4liotec$e e testi critici uscita "er la "ri'a volta nel 19/0 e eventual'ente tradotta e "u44licata in italiano nel 1950. Nei suoi venti ca"itoli "rende in esa'e testi &onda'entali della letteratur euro"ea dal "unto di vista dell inter"reta%ione della realt #6 !all 4i4lica e classica &ino al edioevo, al inasci'ento e, attraverso ! ontaigne, *$a es"eare e Cervantes, il realis'o &rancese del :3: secolo, arriva &ino ad autori 'oderni co'e ;ool&, <roust, =o>ce e ann, giungendo a una storia del realis'o attraverso una 'etodologia stilistica Nel saggio ’Romanticismo e realismo , "u44licato da +uer4ac$ nel 19?? e ora tradotto sul nu'ero 50 di Allegoria , si ca"isce c$e lo s"unto ini%i i'esis era o&&erto dalle radici ro'antic$e (e non "ositiviste) del realis' "articolare si distinguono e"oc$e in cui viene rigida'ente osservat distin%ione di stili e di contenuti, ed e"oc$e in cui si vede u 'escolan%a @gni ca"itolo si a"re con un 4rano in lingua originale (tranne il "ri'o ca" in cui i 4rani sono "ara&rasati), e dal co''ento al 4rano scelto si traggon considera%ioni sull autore e l e"oca c$e ra""resenta !ice +uer4ac$ stesso nella conclusione ("ag ?/2 del vol 33) c$e il 'etodo adottato "resentare un certo nu'ero di testi "er ogni e"oca, introduce i''ediata'ente lAargo'ento "rinci"ale al lettore e di c$e cosa si tratta an "ri'a di i'"orci una teoria di analisi a "arte c$e ci riguarda i''ediata'ente co'"rende i "ri'i due ca"itoli6 3l "ri'o ca"itolo, La cicatrice d'Ulisse, co''enta il "asso del :3: dellAOdiss in cui uriclea riconosce il "adrone lavandogli i "iedi 3l "asso . 'esso a con&ronto con il racconto 4i4lico del sacri&icio dA3sacco !al "aragone &ra diversi stili e'erge la di&&eren%a nella conce%ione dei "ersonaggi, consisten%a dAuo'ini, la loro colloca%ione in una storia 3l secondo ca"ito Fortunata, "rende s"unto dal Satyricon, di cui . ri"orta una "arte delle conversa%ioni alla tavola di ri'alcione un "asso degli Annali (3, 10) e lAe"isodio della nega%ione di <ietro nel Dangelo di arco sono 'e con&ronto

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Riassunto di Mimesis di Erich Auerbach

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MIMESIS: La rappresentazione del realismo nella letteratura occidentale, Erich Auerbach

Auerbach, Erich Filologo e storico della cultura (Berlino 1892 - New Haven, Connecticut, 1957). Dopo avere insegnato in universita` tedesche, dalle persecuzioni naziste fu costretto a emigrare prima in Turchia, infine negli USA. La sua opera pi famosa Mimesis (1946), nella quale propone uninterpretazione delle tendenze realistiche nelle letterature europee fondata sullanalisi stilistico-linguistica dei testi.Mimesis, scritta durante la seconda guerra mondiale quando lautore si trovava ad Istanbul, senza avere a disposizione biblioteche e testi critici, e` uscita per la prima volta nel 1946 e eventualmente tradotta e pubblicata in italiano nel 1956.

Nei suoi venti capitoli prende in esame testi fondamentali della letteratura europea dal punto di vista dellinterpretazione della realt`: Dallantichit biblica e classica fino al Medioevo, al Rinascimento e, attraverso Dante e Montaigne, Shakespeare e Cervantes, il realismo francese del XIX secolo, arriva fino ad autori moderni come Woolf, Proust, Joyce e Mann, giungendo a una storia del realismo attraverso una metodologia stilistica. Nel saggio Romanticismo e realismo, pubblicato da Auerbach nel 1933 e ora tradotto sul numero 56 di Allegoria, si capisce che lo spunto iniziale di Mimesis era offerto dalle radici romantiche (e non positiviste) del realismo. In particolare si distinguono epoche in cui viene rigidamente osservata una distinzione di stili e di contenuti, ed epoche in cui si vede una libera mescolanza.Ogni capitolo si apre con un brano in lingua originale (tranne il primo capitolo in cui i brani sono parafrasati), e dal commento al brano scelto si traggono le considerazioni sullautore e lepoca che rappresenta. Dice Auerbach stesso nella conclusione (pag. 342 del vol. II) che il metodo adottato da lui di presentare un certo numero di testi per ogni epoca, introduce immediatamente l'argomento principale al lettore e di che cosa si tratta ancor prima di imporci una teoria di analisi.

La parte che ci riguarda immediatamente comprende i primi due capitoli: Il primo capitolo, La cicatrice d'Ulisse, commenta il passo del XIX dell'Odissea in cui Euriclea riconosce il padrone lavandogli i piedi. Il passo messo a confronto con il racconto biblico del sacrificio d'Isacco. Dal paragone fra i due diversi stili emerge la differenza nella concezione dei personaggi, la loro consistenza d'uomini, la loro collocazione in una storia. Il secondo capitolo, Fortunata, prende spunto dal Satyricon, di cui riporta una parte delle conversazioni alla tavola di Trimalcione; un passo degli Annali (I, 16) e l'episodio della negazione di Pietro nel Vangelo di Marco sono messi a confronto.

Nellantichit, come visto in tutte nellopera di Omero e Petronio, la separazione degli stili molto forte, per il quale la realt bassa trattata comicamente e la realt alta trattata tragicamente: in ci sta il limite del realismo antico. Gli individui possono o adattarsi alla societ o isolarsene, ma lambiente sebbene rappresentata in modo vivace, resta sempre uno sfondo immutabile nel quale si svolge una vicenda. Ci dovuto al fatto che per la letteratura antica la societ non esiste come problema storico ma moralistico dellindividuo. Questo dipende dal fatto che allautore antico non interessano la storicit delle circostanze e la rappresentazione delle forze storiche, ma solamente limmutabilit della sorte e della societ stessa.La scelta del brano della rinnegazione di san Pietro dal vangelo di Marco dimostra come qui non si attui la separazione degli stili, per cui una situazione estremamente realistica e personaggi tutti di bassa condizione sociale siano trattati in modo problematico e addirittura tragico. La mescolanza degli stili nei vangeli resa ancora pi forte dallincarnazione del divino in unumanit umile e dalla diffusione di questi testi nei tempi posteriori. La miscela da spazio a una nuova concezione del tragico in cui le figure tragiche oscillano tra debolezza e forza rendendola inconciliabile con lo stile illustre della letteratura antica.

Pi avanti, nel settimo capitolo, il Mystre dAdam che una delle opere pi antiche in lingua volgare e che racconta il peccato originale, riprende la particolarit associata agli scritti sacri; La particolare grandezza della Scrittura Sacra sta nel fatto che ha creato un genere del tutto nuovo, dello stile sublime che non esclude, ma comprende lumile cosicch` si realizza un immediato congiungimento del pi basso con pi alto.

La diversit stilistica, inoltre, fra gli scritti antichi e i primi scritti cristiani poggia sul fatto che sono stati scritti da punti di vista diversi e per altri uomini. Nei testi evangelici, come nei testi antichi, non c una visione razionalmente ordinata dallalto n si ha intenzione darte: essi sono rivolti a tutti e in particolare ai pagani, per cui luso dellinterpretazione simbolica dei testi sacri permette a ognuno di ascendere dal pi semplice al divino; cosi levento cristiano in se si carica di diversi punti di vista e di eventuali significati.Il realismo antico, invece, non mai cos problematico, ma sempre sicuro della propria esistenza sensibile, per cui non c mai uno scontro fra fenomeno sensibile e significazione, che invece propria della realt cristiana.

Auerbach ponendo la questione sui limiti del realismo antico che non sa rappresentare la realt quotidiana n problematicamente n storicamente, afferma che il limite riguarda di pi la coscienza storica che il realismo stesso; il moralismo e la tradizione retorica sono aspetti distintivi della storiografia antica che portano leffetto drammatico che le era richiesto senza conciliarsi con la concezione delle forze dinamiche sociali e storiche.L'idea fondamentale, quindi, che la letteratura cristiana, trattando anche il quotidiano in modo sublime (a partire dalla vita e dalla passione di Cristo), ha spezzato la distinzione classica fra gli stili.

E` solo allinizio del secolo XIII appare in Italia una figura che personifica in modo esemplare la fusione di sublimitas e humilitas, lunione estatica, solenne con Dio, e la realt concreta universale, senza che sia pi possibile separare lazione e lespressione, il contenuto e la forma: San Francesco dAssisi. Il realismo grossolano del tardo Medioevo si riallaccia alla vita e allazione dei francescani; il loro influsso in questo senso si pu rintracciare fino nel pieno Rinascimento.Daltra parte il vigore espressivo francescano ha portato a una rappresentazione ancora pi immediata e calda di fatti umani; manifestata nella poesia popolare religiosa che nel secolo XIII sotto linflusso del movimento francescano e di altri movimenti popolari-estatici, d forma drammatica viva e umana particolarmente alla scena della Passione: lopera pi celebre quella di Jacopone da Todi pur appartenendo allordine francescano, non ha quasi pi nulla dellaffascinante, chiara freschezza del Mystre dAdamo; ma pi calda, pi immediata e pi tragica.Sarebbe un po troppo dire che la liberta despressione dellitaliano dovuta a San Francesco ma ha evocato per primo le forze drammatiche del sentimento italiano e della lingua italiana.

Luso della mescolanza degli stili introdotta dalla retorica cristiana, vede lo sviluppo del realismo popolare visto nelle opere religiose del XII secolo che avvia la sfioritura di uno stile medio nel secolo successivo.Questo secolo lo sviluppo del realismo con le opere pi celebri di Dante e Boccaccio, La Divina Commedia e Il Decameron assume un altro valore a distanza dello stile antico e quello biblico: la rappresentazione variopinta della realt che` n comica n tragica.Nellottavo capitolo, siamo nel canto decimo dellInferno di Dante, dove camminando per uno stretto sentiero tra gli avelli ardenti e scoperchiati insieme con Virgilio incontra il padre del suo amico di giovent`, Guido Cavalcanti e la Farinata degli Uberti, capo dei Ghibellini di Firenze. La scena descritta solenne e piena di locuzioni interruttrici derivanti dallo stile illustre dellantichit` e ispirata ai modelli medievali di volgare ma mai usate prima come le impiegava in un modo esatto, originario e proprio suo.Il modello dello stile illustre era fornito a Dante dagli antichi per il concetto che Dante ha del sublime, si distingue da quello dei suoi antichi modelli soprattutto nella forma linguistica che offre nella Commedia. I personaggi, inoltre offrono una miscela di sublime e dinfimo: vengono rappresentati realisticamente e senza ritegni nella loro cerchia di vita umile. Le cose che non potevano assumere nessun valore sublime nel senso antico, lo diventano con lui per la prima volta attraverso il modo in cui le ordina e le da` forma e quindi contrapponendo le due tradizioni. A tal riferimento afferma Auerbach: In nessun altro autore la mescolanza degli stili talmente si avvicina alla violazione di ogni stile.Dante, inoltre, dichiara che la sua opera di stile umile ed evita di chiamare il suo poema sublime nel senso antico; il mezzo espressivo non litaliano illustre ma il linguaggio comune e quotidiano del popolo: La Commedia , fra laltro, un poema enciclopedico didascalico, in cui presentato nel suo insieme tutto lordine universale fisico-cosmologico, etico e storico-politico; essa inoltre unopera darte imitatrice della realt, in cui si affacciano tutte le possibili regioni del reale: passato e presente, sublime grandezza e spregevole bassezza, storia e leggenda, tragedia e commedia, uomini e paesi; ed finalmente la storia dellevoluzione e della salvezza dun uomo singolo, di Dante, e come tale una figurazione della salvezza dellumanit.Andando avanti, si vede nel nono capitolo, il racconto di una delle novelle di Decameron (IV, 2) in cui Boccaccio usa delle forme stilistiche dellorigine antica pur rimanendo nel tono narrativo mediante la brevit delle frasi. Tale modo di raccontare non si mai visto nellarte narrativa anteriore come si verifica nellopera di Boccaccio: uno stile estramemente raffinato e controllato per creare leffetto che vuole creare per far divertire la classe sociale alla quale era indirizzata lopera. Racconta la realt in maniera leggera per farla diventare piacevole e divertente: descrive in maniera concreta tutti gli strati della societ, le professioni e le condizioni del tempo. La distanza fra larte del fablel e quella del Boccaccio si rivela nello stile, i personaggi, il luogo e la condizione sociale: tutto colto con molta precisione e ampiezza. Con la concezione della realt nelle sue varie sfumature fa un passo avanti enorme implicando che la narrazione dei fatti realmente avvenuti pu essere una fonte di divertimento di persone colte che godono del giuoco dei sensi e possiedono spirito delicato, gusto e giudizio raffinati e alla quale piaceva una visione variopinta della realt`.Allo stesso momento, dice Auerbach, anche vero che senza la Commedia di Dante, il Decameron non poteva esser scritto perch il ricco mondo dantesco che trasportato a un livello stilistico pi basso: Dante che ha posato lo sguardo sulluniversale e molteplice realt umana raggiungendo unefficacia maggiore di quella raggiunta dal Boccaccio nella sua opera. Nel libro di Boccaccio non c la traccia della visione figurale-cristiana che riempiva la rappresentazione dantesca del mondo terreno e umano. I personaggi del Boccaccio vivono sulla terra e si vede solamente il mondo terreno perch lopera, pi che altro era mirata al divertimento delle nobilissime donne.Nel secondo volume del testo passiamo al cinquecento con un passo dal secondo romanzo popolare della seria Gargantua e Pantagruel scritto da Rabelais: lopera racconta le avventure di due giganti, il padre Gargantua e suo figlio Pantagruel.Nel romanzo di Rabelais la realt quotidiana inserita nella fantasia pi inverosimile, lo scherzo pi grossolano infarcito derudizione, e conclusioni filosofico-morali scaturiscono da parole e storie oscene. Lo stile cambia di volta in volta ma quello dominante certamente lo stile comico-grottesco e basso con la mescolanza con un contenuto satirico o didattico, una cultura oscura del folklore e lintroduzione delle figure allegoriche: tutto quello che si poteva trovare nel tardo Medioevo ma mai in un modo che produce una mescolanza del genere. Mentre Rabelais pu essere certamente chiamato popolaresco, per le opere erano destinato alle persone colte appartenenti a un ceto intellettuale eletto, e non il popolo: mentre le prediche erano fatte per esser subito pronunciate, gli scritti di Rabelais erano invece fatti per la stampa, dunque per la lettura, che in quellepoca era accessibile a una minoranza.Rabelais dipinge, a modo suo, un mondo di possibilit nella bocca del gigante Pantagruel, il paese del quale si chiama Utopia, e invita i suoi lettori e ascoltatori a scoprire per se stessi quella fantastica ancora misteriosa ma non pi inaccessibile altra met: questo il motivo del tutto nuovo, quello della scoperta dun nuovo mondo, del mutamento dellidea di mondo e uno dei grandi temi del Rinascimento e dei due secoli successivi.La rivalutazione boccacciana degli istinti si ritrova in Rabelais il cui realismo assume tuttavia un significato rivoluzionario rispetto a quello medievale, risolvendosi nel trionfo vitalistico dell'essere umano e delle sue funzioni e, viceversa, in una totale assenza della paura metafisica della morte. La disponibilit rabelaisiana a osare ogni esperienza reale diviene in Montaigne volont d'introspezione della propria vita: e per la prima volta, nella letteratura occidentale, la vita qualunque di un uomo diventa problematica in senso moderno. Nel capitolo successivo si passa al passo del III libro degli Essais di Montaigne in cui parla delloggetto dei suoi saggi e del suo intento di rappresentare se stesso. Con lo studio della sua vita integrale duomo qualunque mira allindagine della condizione umana stessa e con ci rivela il principio euristico di cui ci serviamo quando ci sforziamo di comprendere e di giudicare le azioni di altri, sia di quelli che ci stanno vicino sia quelli politicamente e storicamente lontani. Secondo Auerbach Il contenuto anche se la condition humaine con tutti i suoi oneri, i suoi problemi, i suoi abissi, e con tutta la sua fondamentale incertezza, con tutti i vincoli creaturali, lo stile realistico quasi della commedia antica, al sermo pedestre o humilis e senza dubbio non poteva esser pensabile senza la precedente rappresentazione cristiana e medievale: il legame cos concreto fra lo spirito e il corpo imparentato con la concezione cristiana delluomo bench` manchi la cornice in cui era nato. La mescolanza degli stili pur essendo connessa alla concezione cristiana completamente il frutto della concezione Montaignesca della realt`: Nellopera di Montaigne non possibile imbattersi nel tragico; egli lo respinge da se`, troppo negato al patetico, troppo ironico, troppo amante dei suoi comodi, se si pu prendere questo termine in un senso dignitoso; egli vede se stesso troppo tranquillo nonostante ogni penetrante esame della propria instabilit`.Pi consapevolmente aristocratico di Montaigne, Shakespeare introduce nel suo teatro personaggi di alto linguaggio (a eccezione di Shylock), presentando il popolo solo nello stile umile e non prendendo sul serio la realt quotidiana e comune: il tragico shakespeariano non dunque completamente realistico. E` realistica la mescolanza del tragico con il comico e, realistica soprattutto la concezione, antitetica a quella dantesca, secondo cui gi nel mondo terreno i personaggi tragici consumano il loro destino, attori di un dramma il cui vero significato sfugge alla comprensione umana. Al livello stilistico, non c una netta separazione degli stili e la poetica di Shakespeare era il modello di tutti quei movimenti che si sono ribellati alla severa distinzione impiegata durante il classicismo. Il teatro elisabettiano, in confronto al teatro antico, anche se non si interessa a indagare la problematica dei rapporti sociali, molto pi consapevole della prospettiva storica e delle problematiche storiche. Questo si deve alle grandi scoperte nel secolo XVI che hanno allargato lorizzonte geografico culturale e con ci lidea di possibili forme di vita umana.Le tragedie di Shakespeare, inoltre, offrono una concezione ampia e variegata del destino umano in confronto alle tragedie antiche; questo stile radicato nella tradizione popolare, pi precisamente nel dramma universale della storia di Cristo.Se la follia dell'Amleto shakespeariano radicale e inguaribile, la pazzia del Don Chisciotte di Cervantes solo uno smarrimento, derivante dallo scontro fra l'illusione e la realt quotidiana: un tema tipicamente ariostesco (anche se Ariosto si colloca a met strada tra idealismo e realismo) e scritto con un unico stile nel chiave comico - popolare. In Cervantes non c una critica allepoca (se non quella sui romanzi cavallereschi) in cui scritta, ma se ne vede solo una sua riflessione. La problematica` quotidiana abbastanza chiara e i personaggi ai tutti i livelli sociali ci trovano spazio per allo stesso livello manca la problematica sociale; la tragedia del uomo pazzo che vede la realt a due livelli non si trasforma in una problematica che indaga sulle forze dinamiche sociali a diversi livelli. Al contrario la realt presentata come un gioco, dove c la possibilit di permeare i pensieri dei personaggi ma senza lasciarci la possibilit di giudicare a tutto quello che assistiamo.Moliere, dallaltra parte, concepisce la realt non attraverso tipi, ma attraverso individui concreti, escludendo per una reale rappresentazione della vita del popolo. Il mondo di Moliere e' mondo stabilito di corte. Non c traccia di una rappresentazione della vita degli strati popolari e nemmeno laccenno alla situazione politica, alla critica sociale o economica o alla ricerca dei fondamenti politici sociali economici della vita. La sua critica dei costumi semplicemente moralistica; preferisce consentire al grottesco laccesso al medio livello stilistico che consentirlo al realismo serio e problematico della vita politico-economica. Il suo realismo, nella misura in cui ha un lato serio e problematico, si limita alla psicologia moralistica.Solo al principio del sec. XVIII il tono serio e quello realistico comincia a riavvicinarsi; sparisce la tragica grandezza degli eroi, esaltata dal teatro di Corneille e di Racine (Soltanto con la prospettiva del tempo si spiega che nel secolo XVII larte di Racine fosse sentita non solamente come magistrale e affascinante ma anche ragionevole, sensata, naturale e verosimile; che inoltre le situazioni sentimentali e i conflitti in cui sono involti i personaggi di Racine sono duna semplicit esemplare e universalmente valida.) e, in un'atmosfera sensibile non pi al sublime, ma al grazioso e al sentimentale, fioriscono i generi letterari di livello medio come il romanzo in versi, mentre fra tragedia e commedia s'inserisce la commedia lacrimosa. Nellilluminismo si afferma il romanzo filosofico che spiana la strada, in Germania, al romanzo borghese sentimentale e alla tragedia borghese di Schiller; linsufficienza del realismo innanzi tutto nello stesso genere della tragedia borghese; quale si era formato nel secolo XVIII. Questo genere era legato allelemento personale, domestico, commovente e sentimentale, cui non poteva rinunciare, ma che si opponeva per il tono e per il livello stilistico a un allargamento dellambiente sociale e a uninclusione dei problemi generali politici sociali.Un realismo energico e una problematica del tempo concepita tragicamente non sincontrano mai. Ci tanto pi notevole o, se si vuole, paradossale, in quanto era proprio lo spirito tedesco della seconda met del secolo XVIII a creare i fondamenti estetici del realismo moderno, con ci intendendo quello che negli ultimi tempi era indicato con il nome di storicismo. Si sviluppa pienamente in Germania durante la seconda met del secolo XVIII. A dir vero si erano anche prima e altrove delle correnti che hanno preparato lo storicismo e hanno agitato sulla sua formazione; ma questa formazione avviene in Germania nel periodo goethiano. Nell'opera di Goethe (a parte il Wilhelm Meister che un'opera di affascinante realismo) la realt della vita sociale non rappresentata dinamicamente e come nocciolo di situazioni future e in divenire. Le sue osservazioni della realt sono basate sui giudizi pi che sulla sfiducia e sulla ripulsa.Lo spezzamento e la limitazione della realt restano le stesse anche nei suoi contemporanei pi giovani e nelle generazioni successive; fino alla fine del secolo XIX le opere pi importanti che tentano di trattare in modo serio gli argomenti della societ contemporanea, rimangono in una ristretta cerchia locale; non danno unimmagine solamente ferma e quieta delleconomia, dei problemi sociali e della politica.Mentre Goethe tiene la realt a rispettosa distanza, l'egotista Stendhal, lo scrittore nella cui opera la moderna consapevolezza della realt prende finalmente forma precisa dopo la scossa della Rivoluzione francese. In nessun romanzo precedente, e anzi in nessunopera letteraria, fosse anche di quelle con espresso contenuto di satira politica, le condizioni politiche e sociali del tempo sono conteste con lazione in modo cos preciso e reale; costruire e sviluppare la tragica esistenza dun uomo dumile stato, come Julien Sorel (il protagonista del capolavoro Stendhaliano, Le Rouge et le Noir (1830)), traendone e sviluppandone le conseguenze e le ragioni fondamentali dalla pi concreta storia del tempo, costituisce un fenomeno del tutto nuovo e denorme importanza. Appunto per le esperienze della sua vita, linteresse di Stendhal non si rivolgeva alla struttura duna societ possibile, bens ai mutamenti di quella in concreto esistente. Ha sempre davanti la prospettiva del tempo, il suo pensiero dominato di continuo dalla rappresentazione di forme mutevoli di vita e di costume.Stendhal il fondatore di quel moderno realismo serio che non pu rappresentare luomo se non incluso entro una realt politica e sociale ed economica continuamente evolventesi, come accade oggi in un qualunque romanzo o film. Gli avvenimenti che si svolgono in Francia appunto fra il 1789 e il 1815, e le loro ripercussioni nei decenni seguenti, hanno portato come conseguenza che fosse proprio la Francia a dar vita, per prima e con pi forza, al moderno realismo contemporaneo. Accanto a Stendhal, il creatore del realismo moderno Balzac, che non si limita a collocare i personaggi, come fa Stendhal, nella loro cornice storico-sociale, ma intende il legame con la storia come una necessit, tramutando lo spazio in un'atmosfera di cui sono impregnati il carattere e i corpi stessi dei personaggi, come anche le case e i mobili e il paesaggio. Tale realismo atmosferico di Balzac un prodotto della sua epoca; esso stesso parte e prodotto di unatmosfera. Quella stessa forma dello spirito - la forma romantica - che per prima aveva cos acuto il senso dellatmosfera e dello stile delle epoche passate - ha prodotto anche la comprensione organica per la caratteristica atmosferica dellepoca propria in tutte le sue molteplici forme. Infatti, molto pi difficile descrivere con una certa esattezza il sentimento da cui dominato il particolare modo di rappresentazione di Balzac. In Balzac il quotidiano lo spazio-tempo in cui si concentra e si incarna la totalit della vita. La fantasia romantica serve a descrivere ci che esiste. Stendhal e Balzac usano unimmaginazione che non esclude niente di quanto concretamente accade. Fondano nella fisicit la vita interiore e inventano un nuovo tipo di eroe tragico, aldil della separazione classicista fra sublime e comico. La realt quotidiana la sola autentica e viene perci presa sul serio.Secondo Auerbach, lirruzione nel realismo del serio esistenziale e tragico, quale abbiamo constatata in Stendhal e in Balzac, sta senza dubbio in legame strettissimo col movimento della mescolanza degli stili proclamato con la parola dordine Shakespeare contro Racine, e che la forma Stendhal-balzachiana, la mescolanza del serio e della realt quotidiana, sia assai pi decisiva, genuina e importante che non quella del gruppo di Victor Hugo, che congiunge il sublime col grottesco.Un brusco contraccolpo si verifica con Flaubert, il cui realismo vuole essere impersonale e obiettivo: a differenza di Stendhal e Balzac, Flaubert non esprime mai la sua opinione sui fatti e sulle persone. Flaubert riuscito a portare a maturazione linguistica il materiale offerto a lui e lo da la sua piena espressione soggettiva. Se questo modo di rappresentare viene confrontato con quello di Stendhal e di Balzac, si verificano anche qui le due fondamentali caratteristiche del realismo moderno: la presa sul serio dei fatti reali quotidiani duno stato sociale mediocre e il calare dei fatti in una determinata epoca storica contemporanea. E` qui che consiste la concordanza fra i tre scrittori, Stendhal, Balzac e Flaubert.Allo stesso tempo, la posizione di Flaubert completamente diversa davanti al proprio oggetto: riesce a entrare nei pensieri e i loro fatti in maniera invisibile. I personaggi non sono esemplari come in Stendhal e Balzac, invece sono dei personaggi qualsiasi. Lo scrittore scompare nellopera e la sua opinione sui fatti e sulle persone non si mai espressa; i fatti parlano da soli. Ogni oggetto nella sua essenza contiene, davanti allocchio di Dio, tanto il serio quanto il comico, tanto la dignit quanto la bassezza, e qualora venga riprodotto con giustezza e precisione, si raggiunge anche con giustezza e precisione il livello stilistico che gli saddice: tutto deve nascere dalla rappresentazione delloggetto. Questo stile letterario potrebbe essere chiamato seriet obiettiva che cerca di penetrare fino in fondo alle passioni e ai grovigli dellesistenza umana, senza per generare o per lo meno senza tradire questa eccitazione.La lezione flaubertiana, inoltre, circola ampiamente nel naturalismo francese, dai Fratelli Goncourt a Zola: scrittori di diverso spessore artistico, ma accomunati dall'attrazione per una spietata analisi della miseria umana. La distinzione tra gli stili viene abolita e locchio che interpreta la realt totalmente imparziale. La rappresentazione della realt nuda e piatta e un prodotto della noia.Per i Goncourt si tratta dellattrazione estetica per il brutto e il patologico. Con ci non si vuole per niente negare il valore dellardito esperimento intrapreso dai Goncourt, quando hanno scritto e pubblicato Germinie Lacerteux; il loro esempio ha contribuito a ispirare e a incoraggiare altri, che non sono rimasti ingabbiati nellestetica pura.Secondo Auerbach, si pu affermare che anche Zola ha sentito e sfruttato la suggestione del brutto e del repellente; gli si pu rimproverare pure che la fantasia un po grossolana e violenta labbia condotto a esagerazioni, a semplificazioni brutali, a una psicologia troppo materialista. Ma tutto questo non per decisivo. Zola ha preso sul serio lidea dello stile mescolato, ha superato il realismo puramente estetico della generazione precedente, uno dei pochissimi scrittori del secolo che abbiano tratto la loro opera dai grandi problemi del tempo. In tal senso comparabile solo a Balzac, che per scriveva in un tempo in cui ancora non erano avvenute o non erano conoscibili molte di quelle cose che Zola riuscito a conoscere. Se Zola ha esagerato nella direzione sulla quale le cose gi si erano messe, e se aveva una preferenza per il brutto, ne ha fatto luso pi proficuo.Lo stile al quale possiamo attribuire il romanzo di Zola, Germinal (1888), senza dubbio lo stile della grande tragedia storica, una mescolanza di umile e di sublime in cui a cagione del contenuto, il secondo prevale ed lunico il cui nome si imponga quando si parla della sua generazione a proposito di realismo serio.Accanto a Zola da collocare Giovanni Verga che scopre la realt, fino ad allora inesplorata in letteratura, del Meridione italiano.Nella comprensione della realt contemporanea la letteratura francese del secolo XIX molto pi innanzi di tutti gli altri paesi europei. Anche negli altri paesi dellEuropa occidentale e meridionale il realismo non raggiunge nella seconda met del secolo la forza autonoma e lo sviluppo conseguente di quello francese, e nemmeno inglese, quantunque fra i romanzieri inglesi si trovino realisti di molto valore. Pi lento e tranquillo, senza aspre fratture, lo sviluppo del realismo inglese a cui si aggiungono le varianti americane fino al cosiddetto naturalismo americano. La pi lucida coscienza della crisi borghese trova la sua espressione in Germania, nell'opera di Thomas Mann.Circa in questepoca, vale a dire fin dal 1880, si rivelano al pubblico europeo con opere realistiche i paesi scandinavi (il teatro di Ibsen) e soprattutto la Russia. Un contributo essenziale al realismo, accanto a quello francese, venuto dalla letteratura russa: Gogol, Cechov e soprattutto Tolstoj e Dostoevskij. Occorre per dire che il realismo russo, fondato sopra l'idea patriarcale della dignit di ogni uomo, a qualsiasi condizione sociale appartenga, si ricollega pi all'antico realismo cristiano che a quel moderno europeo: ed noto che nei grandi romanzi russi quasi inesistente la borghesia illuminata che sta alla base del realismo moderno in Europa. D'altra parte l'influsso di Tolstoj e ancor pi di Dostoevskij stato molto vasto nella letteratura realistica europea, percorsa dal presagio dell'imminente catastrofe. Il romanzo realista novecentesco del periodo fra le due guerre, infine, caratterizzato dal molteplice riflettersi della crisi nella coscienza: dalla tecnica dei fatti apparentemente insignificanti nell'opera di Virginia Woolf allo specchio della storia irlandese ed europea nella giornata esteriormente banale del protagonista dellUlysses di Joyce; dalla ricerca della realt perduta di Proust al dramma della nausea quotidiana in Sartre o dell'indifferenza e della noia in Moravia; dall'angoscia dell'identit della persona in Pirandello alla frattura tra le forme dell'esistenza comune e il mondo della coscienza in Svevo.La tecnica particolare di Virginia Woolf, come risulta dal nostro testo, To The Lighthouse, consiste in ci, che la realt esteriore obiettiva, rappresentata direttamente dallautore, e che appare come un fatto sicuro, non che un movente, anche se non del tutto occasionale; importante solo quello che provocato, che non visto direttamente, ma di riflesso, e che non legato al filo dellazione esteriore. Una tecnica che viene seguita con coerenza nellopera di Marcel Proust, la quale consiste nel ritrovare nel ricordo la realt perduta, il quale ricordo provocato da un fatto insignificante e apparentemente casuale.Lintento di avvicinarsi a una vera realt obiettiva con laiuto di molte impressioni soggettive avute da molte persone (e in momenti diversi), una caratteristica essenziale del procedimento moderno qui trattato, che si distingue cos radicalmente dal soggettivismo unipersonale. In tutte queste caratteristiche del romanzo realista del periodo fra le due grandi guerre (rappresentazione pluripersonale della coscienza, stratificazione dei tempi, scioglimento dei rapporti nellazione esteriore, cambio del punto dosservazione) collegate fra di loro e difficilmente separabili, si manifestano, a nostro avviso, certe aspirazioni, tendenze e necessit, tanto degli autori quanto del pubblico.In questi anni, in unEuropa priva di equilibrio, la tecnica per dissolvere la realt, che passando per il prisma della coscienza si frange in aspetto e significati molteplici, era usata da molti scrittori. Non difficile capire perch questa tecnica sia sorta proprio nel periodo in cui regnava la confusione e lo sbandamento. In tutte quelle opere si assiste a unatmosfera di fine del mondo, soprattutto nellUlysses con il suo simbolismo che sfugge a ogni interpretazione, perch` anche lanalisi pi esatta riesce solamente a cogliere il molteplice intreccio dei motivi ma non lintento e il significato dellopera.Auerbach, nel suo testo, ha affrontato il concetto del realismo, un tema vastissimo per definizione, in modo singulare: usando come pretesto la poca disponibilit di letture della biblioteca di Istanbul e ha tracciato una storia generale della rappresentazione realistica considerando solo una ventina di testi di base nella storia della letteratura. Allo stesso tempo, ci offre un ottimo punto di partenza nel suo capolavora della critica letteraria in cui si pu cogliere all'opera l'acutezza di uno studioso che si rivela anche scrittore impegnato sugli autori pi famosi e sulle opere principali della civilt europea.