Mi alzerò e andrò da mio Padre!» - Introduzione · Parrocchia Santa Maria Domenica Mazzarello...

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Parrocchia Santa Maria Domenica Mazzarello Anno XIII - n. 643 - 10 Marzo 2013 - Quarta Domenica di Quaresima. « Mi alzerò e andrò da mio Padre!» Un padre aveva due figli. Noi siamo questi due figli. Il primo, un po’ crudo, proprio fuori di testa; frequenta qualche compagnia di sballati che gli cuoce il cervello. Non sa la fortuna che ha avuto; o, meglio, sa di avere un padre che si danna per fargli un gruzzolo che lo metta al riparo da ogni disgrazia e lui... Stessa famiglia, stessi genitori, stessa educazione, eppure due figli diversi. Ognuno con il suo carattere; è vero, non sono cloni, ma il linguaggio dell’amore dovrebbero capirlo tutti e due. Allora, perché uno se ne va e sbatte la porta e l’altro presenta il conto della spesa anziché sentirsi figlio? Se ne va, un giorno, il più giovane, in cerca di se stesso, in cerca di felicità. Non a mani vuote, però, pretende l'eredità: come se il padre fosse già morto per lui. Probabilmente non ne ha una grande opinione, forse gli appare un debole, forse un avaro, o un vecchio un po' fuori dal mondo. Ma i ribelli in fondo chiedono solo di essere amati. Il fratello maggiore intanto continua la sua vita tutta casa e lavoro, però il suo cuore è altrove, è assente. Lo rivela la contestazione finale al padre: io sempre qui a dirti di sì, mai una piccola soddisfazione per me e i miei amici. Neanche lui ha una grande opinione di suo padre: un padre padrone, che si può o si deve ubbidire, ma che non si può amare. L'obiettivo di questa parabola è precisamente quello di farci cambiare l'opinione che nutriamo su Dio. Il primo figlio pensa che la vita sia uno sballo, è un adolescente nel cuore. Cerca la felicità nel principio del piacere. Ma si risveglia dal suo sogno in mezzo ai porci a rubare le ghiande. Il principe ribelle è diventato servo. Allora ritorna in sé, dice il racconto, perché prima era come fuori di sé, viveva di cose esterne. Riflette e decide di tornare. Forse perché si accorge di amare il padre? No, perché gli conviene. E si prepara la scusa per essere accolto: avevi ragione tu, sono stato uno stupido, ho sbagliato.. Continua a non capire nulla di suo padre. Un Padre che è il racconto del cuore di Dio: lascia andare il figlio anche se sa che si farà male, un figlio che gli augura la morte. Un padre che ama la libertà dei figli, la provoca, la attende, la festeggia, la patisce. Un padre che corre incontro al figlio, perché ha fretta di capovolgere il dolore in abbracci, di riempire il vuoto del cuore. Per lui perdere un figlio è una perdita infinita. Non ha figli da buttare, Dio. Un padre che non rinfaccia, ma abbraccia; non sa che farsene delle scuse, le nostre ridicole scuse, perché il suo sguardo non vede il peccato del figlio, vede il suo ragazzo rovinato dalla fame. Ma non si accontenta di sfamarlo, vuole una festa con il meglio che c'è in casa, vuole reintegrarlo in tutta la sua dignità e autorità di prima: mettetegli l'anello al dito! E non ci sono rimproveri, rimorsi, rimpianti. Un Padre che infine esce a pregare il figlio maggiore, alle prese con l'infelicità che deriva da un cuore non sincero, un cuore di servo e non di figlio, e tenta di spiegare e farsi capire, e alla fine non si sa se ci sia riuscito. Un padre che non è giusto, è di più: amore, esclusivamente amore. Allora Dio è così? Così eccessivo, così tanto, così esagerato? Sì, il Dio in cui crediamo è così. Immensa rivelazione per cui Gesù darà la sua vita. Se abbiamo ancora dubbi sul volto di Dio, questa storia ce ne dà un’immagine al di sopra di ogni sospetto. Ed è guardando a questo Padre, che si fa verità dentro di noi.

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Parrocchia Santa Maria Domenica Mazzarello

Anno XIII - n. 643 - 10 Marzo 2013 - Quarta Domenica di Quaresima.

« Mi alzerò e andrò da mio Padre!»

Un padre aveva due figli. Noi siamo questi due figli. Il primo, un po’ crudo, proprio fuori di

testa; frequenta qualche compagnia di sballati che gli cuoce il cervello. Non sa la fortuna che ha

avuto; o, meglio, sa di avere un padre che si danna per fargli un gruzzolo che lo metta al riparo

da ogni disgrazia e lui... Stessa famiglia, stessi genitori, stessa educazione, eppure due figli

diversi. Ognuno con il suo carattere; è vero, non sono cloni, ma il linguaggio dell’amore

dovrebbero capirlo tutti e due. Allora, perché uno se ne va e sbatte la porta e l’altro

presenta il conto della spesa anziché sentirsi figlio?

Se ne va, un giorno, il più giovane, in cerca di se stesso, in cerca di felicità. Non a mani vuote,

però, pretende l'eredità: come se il padre fosse già morto per lui. Probabilmente non ne ha una

grande opinione, forse gli appare un debole, forse un avaro, o un vecchio un po' fuori dal

mondo. Ma i ribelli in fondo chiedono solo di essere amati. Il fratello maggiore intanto continua

la sua vita tutta casa e lavoro, però il suo cuore è altrove, è assente. Lo rivela la contestazione

finale al padre: io sempre qui a dirti di sì, mai una piccola soddisfazione per me e i miei amici.

Neanche lui ha una grande opinione di suo padre: un padre padrone, che si può o si deve

ubbidire, ma che non si può amare. L'obiettivo di questa parabola è precisamente quello di

farci cambiare l'opinione che nutriamo su Dio. Il primo figlio pensa che la vita sia uno sballo,

è un adolescente nel cuore. Cerca la felicità nel principio del piacere. Ma si risveglia dal suo

sogno in mezzo ai porci a rubare le ghiande. Il principe ribelle è diventato servo. Allora ritorna in

sé, dice il racconto, perché prima era come fuori di sé, viveva di cose esterne. Riflette e decide

di tornare. Forse perché si accorge di amare il padre? No, perché gli conviene. E si prepara la

scusa per essere accolto: avevi ragione tu, sono stato uno stupido, ho sbagliato.. Continua a

non capire nulla di suo padre. Un Padre che è il racconto del cuore di Dio: lascia andare il figlio

anche se sa che si farà male, un figlio che gli augura la morte. Un padre che ama la libertà dei

figli, la provoca, la attende, la festeggia, la patisce. Un padre che corre incontro al figlio, perché

ha fretta di capovolgere il dolore in abbracci, di riempire il vuoto del cuore. Per lui perdere un

figlio è una perdita infinita. Non ha figli da buttare, Dio. Un padre che non rinfaccia, ma

abbraccia; non sa che farsene delle scuse, le nostre ridicole scuse, perché il suo sguardo non

vede il peccato del figlio, vede il suo ragazzo rovinato dalla fame. Ma non si accontenta di

sfamarlo, vuole una festa con il meglio che c'è in casa, vuole reintegrarlo in tutta la sua dignità e

autorità di prima: mettetegli l'anello al dito! E non ci sono rimproveri, rimorsi, rimpianti. Un Padre

che infine esce a pregare il figlio maggiore, alle prese con l'infelicità che deriva da un cuore non

sincero, un cuore di servo e non di figlio, e tenta di spiegare e farsi capire, e alla fine non si sa

se ci sia riuscito. Un padre che non è giusto, è di più: amore, esclusivamente amore. Allora

Dio è così? Così eccessivo, così tanto, così esagerato? Sì, il Dio in cui crediamo è così.

Immensa rivelazione per cui Gesù darà la sua vita. Se abbiamo ancora dubbi sul volto di

Dio, questa storia ce ne dà un’immagine al di sopra di ogni sospetto. Ed è guardando a questo

Padre, che si fa verità dentro di noi.

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LA MISERICORDIA DI DIO PADRE NELL'ARTE IL RITORNO DEL FIGLIOL PRODIGO DI REMBRANDTH

Mi piace in questa quarta Domenica di Quaresima, la

penultima, dominata dal solenne e commovente affresco

della parabola del Padre Misericordioso, o del Figliol

prodigo, come più tradizionalmente é conosciuta, citare una

pagina del romanzo Lei così amata di MELANIA G.

MAZZUCCO. In un momento di grande svolta della storia

narrata - la vita avventurosa e sregolata di Annemarie

Schwanzerbach - la contemplazione del celebre dipinto di

Rembrandth, fa da espediente narrativo, per introdurre il

tema del difficile rapporto tra una madre e una figlia; un

rapporto che purtroppo all'interno della vicenda raccontata

nel romanzo, risulterà impossibile ricucire, a differenza di

quanto accade nella parabola evangelica che il pittore

olandese intende raffigurare. Ecco il testo:

«All'Ermitage di Leningrado é conservato uno degli ultimi

quadri di Rembrandt, dipinto tra il 1668 e il 1669, e

probabilmente lasciato incompiuto alla sua morte. In verità, siccome la firma: R.v. Rijn, non

autografa e alcune figure sono tracciate con mano incerta e non degna del maestro olandese,

sembra non sia del tutto autentico, e che solo le figure principali siano davvero sue. Il quadro

é Il ritorno del figliol prodigo, ed é l'ultimo relativo a un tema cui Rembrandt aveva già

dedicato altre acqueforti e disegni. La tela é molto grande (cm 262 x 205), e le figure sono a

grandezza naturale. Rappresenta il figlio inginocchiato davanti al padre nel momento del

ritorno. Tre testimoni osservano la scena, ma la luce é tutta per i due protagonisti. Il figlio ci

mostra le spalle. E' vestito di stracci, e offre allo sguardo la pianta del piede sinistro, scalzo,

mentre la suola della scarpa destra ridotta a brandelli svela impudicamente il tallone. Il

colore del figlio é l'ocra, il giallo, un caldo dorato. Il figlio nasconde il viso nel grembo del

padre e tutto ciò che é dato vedere di lui é la testa rasata, e il bagliore inquieto dello

sguardo. Il padre é anziano. Ha la barba bianca, il volto calmo, e una mantella sulle spalle: la

luce colpisce la sua fronte, che irradia una saggia serenità. E' vestito elegantemente, e il suo

abito ha ricche maniche di merletto. Il colore del padre é il rosso. Appoggia le mani sulle

spalle del figlio inginocchiato, lo attira a sé e lo conforta. E' un gesto d'amore semplice e

definitivo: quello del perdono».

MELANIA GAIA MAZZUCCO

Lei così amata ed. BUR 2008

SABATO 16 MARZO - RITIRO DI QUARESIMA

" IL RACCONTO DELLA PASQUA NEL VANGELO DI LUCA"

appuntamento in parrocchia ore 9,00 per raggiungere la casa delle

suore "FIGLIE DELL'ORATORIO" in via dell'Acquedotto Felice, 30

Portare pranzo a sacco

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Il «conclave di carta» dei politici e degli apocalittici..

Era inevitabile, forse. Ma, a forza di cambiare le carte in

tavola, chiamando impropriamente conclave ogni riunione più

o meno segreta di partito, con segretari e maggiorenti che

impartiscono benedizioni e scomuniche come fossero

noccioline mentre si celebrano i riti della politica, che il

Conclave, quello vero, finisse per essere trattato come

un’assemblea parlamentare o un direttivo era inevitabile.

Tanto più un Conclave che cade in concomitanza col

marasma postelettorale nostrano, così che a scorrere le

pagine dei giornali, ogni tanto, ci si perde: ma di che si parla?

Correnti, faide, cordate. Diplomazia contro pastoralismo,

curia contro diocesi, estabilishment contro rinnovamento.

Veleni contro trasparenza. Dossier, ricatti, rapporti segreti. A

leggere il conclave di carta - e a crederci - ci sarebbe da

restare basiti: manca solo, finora, che qualcuno sussurri l’inaspettata irruzione sullo sfondo della

Sistina di una sorta di Movimento 5 Stelle (comete, magari, visto il contesto), e la

sovrapposizione e sovralettura del Conclave con la vicenda politica (italiana e no, anche se in

questo noi italiani siamo campioni) sarebbe completa. Sembra di essere tornati al ’77, e alla

"fantasia al potere", tanto distante è la realtà - in sé davvero semplice, e in certi passaggi

semplice fino alla banalità - dal racconto che se ne fa, salvo che stavolta la fantasia sembra

vincere. Al posto degli indiani metropolitani di allora, un agguerrito e spesso altrettanto

pittoresco esercito di cronisti, commentatori, grandi firme, che si cimentano con un mondo di

cui, forse, hanno rinfrescato per l’occasione i contorni dando una letta svelta svelta a wikipedia,

salvo poi disegnare apodittici e apocalittici scenari, dopo aver svelato il doveroso, "esplosivo"

retroscena complottista. Con i vaticanisti di lungo corso, i pochi sopravvissuti ai tagli dettati da

una crisi del giornalismo che è davvero globale, costretti a guardarsi le spalle perfino davanti

alla macchinetta del caffè che in questi giorni, in Sala Stampa, è costretta agli straordinari.

Perché? Per evitare che una battuta, scambiata tra colleghi tra una tazzina e l’altra, finisca il

giorno dopo sparata come "sussurro che trapela dai Sacri Palazzi" (è già successo almeno un

paio di volte, e una terza è attesa a breve). Ma, si sa, il lineare non tira. Non fa vendere

copie, non fa ascolti.. Il sereno interrogarsi dei cardinali sul cammino della Chiesa di domani

deve per forza essere trasformato in qualcos’altro. Di più, distorto per venire incontro ai gusti

del pubblico, o a quelli che sono creduti tali. Ed ecco servito il Vaticano come l’ultima corte

medievale sopravvissuta alla storia - il cui vero peccato sembra essere il non volersi piegare

alla logica del "politicamente corretto" ma, si sa, la voglia di serietà non paga. Si passa il

messaggio che si vuol far passare, ignorando tutto il resto e, se serve, quando serve,

inventando. Manca solo che scendano in campo anche le trasmissioni specializzate in noir, e il

quadro sarà completo. Ma non si può dire. Al Conclave - quello vero - mancano ancora alcuni

giorni. Quello di carta saprà ancora stupirci e desolarci. Prepariamoci al dopo, a quando ci

spiegheranno quel che è successo dentro la Sistina. Senza saperlo, naturalmente.

Salvatore Mazza - Avvenire 8 marzo 2013

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UNO DI NOI Iniziativa

dei cittadini europei

Dopo la scoperta della Wayne State University che ha confermato “l’intelligenza”

dell’embrione, si allarga il fronte di Paesi che raccoglie firme per riconoscere la vita fin

dal concepimento. Per la prima volta nella storia, è stata mappata l’attività cerebrale nel feto.

A farlo sono stati i ricercatori della WAYNE STATE UNIVERSITY, che dopo anni di studi, hanno

confermato - secondo quanto pubblicato mercoledì 20 febbraio nella rivista «Science

Translational Medicine» - che l’embrione è «intelligente». La ricerca americana mostra, infatti, la

connettività cerebrale nei feti, una scoperta che potrebbe portare a nuovi modi per prevenire e

curare disturbi cerebrali come autismo, iperattività, di deficit di attenzione e dislessia.

Come non continuare allora a sostenere l’Iniziativa Popolare Europea “Uno di Noi”, nata

proprio per mostrare alle Istituzioni Europee, un po’ “cieche e sorde” riguardo a questo tema,

che il bambino sin all’inizio della sua esistenza, nella primissima fase prenatale, è una persona

e come tale ha diritto alla vita, alla salute e al rispetto della sua dignità.

La campagna One of Us, www.oneofus.eu, avviata ufficialmente da circa un mese e mezzo,

continua a crescere, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, in maniera costante. “Uno

di Noi” è una star dei social media: è già da parecchi giorni promossa su Twitter, è su

Facebook, Google e Youtube. Solo online, infatti, si contano già 77.803 firme raccolte fino al 23

febbraio, di cui 29.365 vengono dalla Polonia, 15.553 dalla Spagna e 15.519 dall’Italia.

Seguono poi Ungheria, Germania, Austria, Francia, Slovacchia, Danimarca e Romania.

All’Ufficio di Coordinamento Europeo non sono ancora pervenute le cifre definitive delle firme

cartacee dai vari Stati, quindi i numeri che riportiamo sono un totale parziale. In ogni caso, in

Italia il coordinatore Nazionale, Michele Trotta, ha comunicato all’Ufficio di Coordinamento

Europeo di Bruxelles che le firme da lui conservate fino a sabato 16 febbraio sono circa 15mila.

Il presidente del MPV, Carlo Casini, inoltre ha assicurato che altrettanti moduli cartacei sono “in

giro” per l’Italia in attesa di essere inviati alla sede di Roma presso la Segreteria Nazionale del

MPV italiano in Lungotevere dei Vallati.

Per chi volesse firmare per l’iniziativa è possibile farlo fino al 1° novembre 2013, sia nella

versione online che sul modulo cartaceo. Possono firmare tutti i cittadini UE che siano

maggiorenni, una sola volta. Nel nuovo sito italiano dedicato, www.unodinoi.mpv.org, è

possibile trovare tutte le informazioni, e il link dove firmare online. Il sito europeo

www.oneofus.eu offre lo stesso servizio insieme a tutte le informazioni sull’iniziative, le news, i

moduli cartacei e on line nelle varie lingue. Chi non ha dimestichezza con internet, troverà in

segreteria per tutta questa settimana, fino a domenica 17 marzo, un modello cartaceo

dove inserire i propri dati, penseremo noi a inviare le vostre firme al più presto, o a

inserirle online, é necessario inserire gli estremi di un documento di identità valido.

domenica 17 marzo alle Messe delle 10 e delle 12 raccolta straordinaria di abiti..

per il centro di accoglienza CIRENE!

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IV domenica di Quaresima detta in Laetare

ANTIFONA D'INGRESSO Rallegrati, Gerusalemme,

e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza:

saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione. (cf. Is 66,10-11)

Non si dice il Gloria..

COLLETTA O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina. Per il nostro Signore Gesù Cristo..

PRIMA LETTURA (Gs 5,9-12) Il popolo di Dio, entrato nella terra promessa, celebra la Pasqua.

Dal libro di Giosuè In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto». Gli Israeliti rimasero accampati a Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico. Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno. E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 33)

Rit: Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce.

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SECONDA LETTURA (2Cor 5,17-21) Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.

CANTO AL VANGELO (Lc 15,18) Lode e onore a te, Signore Gesù!

Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

VANGELO (Lc 15,1-3.11-32) Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.

Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

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Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

CREDO (Simbolo Apostolico) Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra;

e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo,

nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi;

il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente;

di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi,

la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI

Il ritorno a Dio da peccatori è e dev’essere sempre un momento di felicità. Il Padre non ci giudica e non ci chiede di ammettere le nostre colpe per farcele pesare. Egli ci ama prima, durante e dopo le nostre infedeltà. Preghiamo insieme e diciamo: Padre, donaci la gioia del Tuo perdono.

• Perché la nostra obbedienza a Te non sia mai vissuta come una repressione della nostra volontà. Preghiamo. • Perché in mezzo alla confusione della nostra vita possiamo sempre prendere coscienza di essere Tuoi figli. Preghiamo. • Perché la coscienza di essere amati da Te ci aiuti ad amare incondizionatamente gli altri. Preghiamo. • Perché sappiamo sentire come definitiva la Tua vittoria sul peccato. Preghiamo.

O Padre, l’ostacolo al comprendere la grandezza del Tuo amore per l’uomo è non credere che la morte abbia l’ultima parola. Aiutaci a vivere questa verità che supera il nostro intelletto. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. PREGHIERA SULLE OFFERTE Ti offriamo con gioia, Signore, questi doni per il sacrificio: aiutaci a celebrarlo con fede sincera e a offrirlo degnamente per la salvezza del mondo.

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PREFAZIO È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza,

rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

Con il digiuno quaresimale tu vinci le nostre passioni, elevi lo spirito, infondi la forza e doni il premio, per Cristo nostro Signore.

Per questo mistero si allietano gli angeli e per l’eternità adorano la gloria del tuo volto.

Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell’inno di lode..

MISTERO DELLA FEDE.. Tu ci hai redenti con la tua Croce e Risurrezione

salvaci o Salvatore, salvaci o Salvatore, o Salvatore del mondo.

ANTIFONA DI COMUNIONE “Rallegrati, figlio mio,

perché tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. (Lc 15,32)

PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE O Dio, che illumini ogni uomo che viene in questo mondo, fa’ risplendere su di noi la luce del tuo volto, perché i nostri pensieri siano sempre conformi alla tua sapienza e possiamo amarti con cuore sincero.

Francesco e la rinuncia..

Il messaggio di san Francesco, fondatore dell’Ordine dei Mendicanti, riveste una grande

valenza simbolica per l’Occidente.

In India era già più che millenaria la figura del rinunciante alla vita mondana che viveva di

offerte, impegnato a perseguire la sua propria liberazione spirituale, quando nel Duecento i Frati

Minori introducono nel tessuto urbano, e cioè a contatto con il fervore e i fermenti dell’età

comunale, una presenza di assoluta novità: istituiscono una casa comunitaria alternativa sia

alla casa borghese che viene fondata sul capitale imprenditoriale, sia alla casa fondiaria.

Essi intendono portare testimonianza di vita evangelica proprio in risposta alle tensioni

del loro tempo generate dalle lotte politiche e dai movimenti pauperistici. Il voto di povertà

legato alla mendicanza - voto antitetico alla linea dominante del processo culturale occidentale

teso a produrre per saturare bisogni - deve essere letto come simbolo: afferma che il bene

spirituale (la sequela di Cristo) domina in assoluto sui beni materiali, non dice soltanto che

questi sono relativi e subordinati.

Francesco, immerso in contemplazione della Passione davanti al Crocefisso nella chiesa di San

Damiano, aveva avvertito la chiamata: «Va racconcia la mia chiesa» e si era messo a

restaurare l’edificio «pericolante che per troppa vecchiezza pareva che volesse cadere».

Non era lì la missione; Gesù cerca sempre una vivente dimora dal momento che disse:

«Resterò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo».

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La spettacolarità della rinuncia ai beni paterni, che è anche rottura di una cultura patriarcale e

che Giotto raffigura con la consegna pubblica degli abiti al

padre Bernardone nella lieve e solenne nudità di Francesco,

celebra una rinascita. È a pieno titolo una ricollocazione nel

mondo, che culminerà nel Cantico delle Creature:

«Altissimu, onnipotente bon Signore,/ tue so’ le

laude, la gloria e l’onore et onne benedictione./ (…)

Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature,/

spetialmente messòr lo frate Sole,/ lo qual è iorno,

et allumini noi per lui;/ et ellu è bellu e radiante cum

grande splendore;/ de Te, Altissimo, porta

significatione./ Laudato si’, mi Signore, per sora

Luna e le stelle:/ in celu l’ai formate clarite et

pretiose et belle..».

L’atto di Francesco assume particolare rilevanza per un

giovane che sta per uscire da una vita mediata, perché rende

al padre quanto gli deve e rende l’uomo nuovo alla Paternità

generatrice della propria autentica identità.

Perché l’uomo si rapporti al creato senza il laccio della dipendenza e senza l’arroganza

del potere occorre infatti una spoliazione. Per far spazio all’io nuovo, a un agire rinnovato,

occorre ogni volta un gesto di spoliazione; che altro è se non questo la penitenza, la

confessione e il perdono? La tradizione fissa in gesti e formule come l’Angelus, il Magnificat, il

Pater noster, i grandi paradigmi che sta a noi coniugare.

Una leggera asimetria.. Ostuni, febbraio 2005 - I vicoli della città vecchia sono deserti, e all'orizzonte il mare è

color piombo. Nevica, sulla candida Ostuni. Nella piazza vuota e silenziosa mi si para

davanti come un miracolo la facciata in gotico fiorito della cattedrale. È stato il sole, in

secoli di torride estati, a dare questa tenue sfumatura rosa alle pietre? Che stamattina nelle

folate di neve rilucono come un tesoro.

L'anziano professore che mi accompagna è di qui, e della chiesa conosce i segreti: illustra,

racconta, come un padrone di casa orgoglioso di un'avita dimora.

Infine, in fondo, si ferma, col dito indica l'abside: guardi bene, dice. E solo allora noto una

leggera asimmetria. L'abside è quasi impercettibilmente inclinata a sinistra.

Probabilmente, spiega il professore, l'asimmetria fu voluta: la sommità è inclinata come il

capo di Cristo, sulla croce.

La «reclinatio capitis» è inscritta nella cattedrale, consacrata nel 1490, per sempre. Cifra

nascosta, profonda memoria del Venerdì Santo. Quei costruttori erano tanto certi che la

Chiesa fosse corpo di Cristo, che edificando un tempio ne inclinavano l'abside - come

Cristo il capo, quando muore. Fede che plasma le pietre, e ne diventa il respiro. Nelle

folate di neve, bianca come una sposa, Ostuni custodisce il suo segreto tesoro.

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PREGHIERA PER L’ELEZIONE DEL SUCCESSORE DI PIETRO

O Spirito Santo Consolatore,

che ci infondi fiducia e coraggio nelle parole della fede

mentre ti ringraziamo per il nostro caro Benedetto XVI,

ti preghiamo per l’avvenire della Chiesa:

fa’ che non perdiamo la fiducia nel domani;

fa’ che non rinunciamo alla nostra identità cristiana,

ma che raccogliamo e facciamo nostra l’eredità dei nostri pastori.

Concedi a tutti noi di continuare nella missione

di essere portatori della speranza nel Risorto

e assisti i Cardinali che si uniranno per eleggere

il nuovo Successore di Pietro.

Dona ai tuoi apostoli che affronteranno la non facile fatica del Conclave

il dono del discernimento, affinché possano comprendere

la Tua Volontà sulla nuova guida visibile della Chiesa.

Dona loro Sapienza e Intelletto perché possano percepire

il Tuo Soffio ispiratore e orientali nelle scelte per un ministero petrino

nell’ottica della divina paternità.

Illumina con gli stessi doni anche tutti i fedeli perché sappiamo

accettare con gioia ed entusiasmo il nuovo vicario di Cristo

senza riserve e retoriche.

Aiutaci ad accogliere il nuovo Papa guardando a lui

come ad un dono della Provvidenza del Padre,

approvando in lui la grandezza dell’amore del Dio Uno e Trino.

Tu che hai suscitato lo spirito di unità fra gli apostoli

che partivano per la missione,

aiutaci a stringerci tutti attorno al nuovo Pontefice

nella realizzazione della comunione con lui e fra di noi,

al fine di realizzare la condivisione fraterna per la missione,

il vincolo di unione in vista della nuova evangelizzazione,

la concordia fra di noi per la testimonianza di Cristo nel mondo.

Scendi, o Spirito Santo, e illumina la tua Chiesa

in questo momento così importante e delicato della sua storia,

affinché la storia possa proseguire il suo andamento

forte della Tua benevola assistenza.

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Continuiamo la riflessione aperta sulla nostra LETTERA PARROCCHIALE con la rubrica

periodica intitolata:

Chiamiamo le cose col loro nome..

LA VITA BUONA DEL VANGELO Uno spunto alla riflessione e al dialogo che connette il nostro “duro mestieri di uomini”

con la Luce che il Vangelo ci da.. questo significa credere! Qualcuno mi ha detto che le

riflessioni sono un pò difficili.. certo! misurarsi con ragionamenti, riflessioni nuove, non

sentite o assimilate prima spesso è faticoso.. ma è la fatica del crescere. E poi se una cosa

non la capisco.. chiedo! I don sono più che disponibili!!

3. «Vivere senza Dio è soltanto sofferenza»

Quella dell’ateo non è riducibile ad una pura tesi teoretica. Non basta affermare

“Dio non esiste” per definirsi atei. Questa affermazione nominale è insufficiente

perché non determina né la natura del dio che nega, né soprattutto il modo con cui

viene operata tale negazione. Anche chi afferma di negare l’esistenza di Dio non

riesce ad inferire che Dio non esiste. Si deve dunque riconoscere che l’ateismo

non è la semplice antitesi del teismo. L’ateismo non si oppone anzitutto alla tesi

razionale riguardo all’esistenza di Dio. «Inversamente si può avere un’idea di Dio e

concludere alla sua esistenza ed essere chiamati atei» ed è successo a Socrate, ai

primi cristiani e a Spinoza. Se qualificassimo quindi la ragione come in se

stessa atea compiremmo un’operazione teoreticamente non rigorosa.

«Due dimensioni di un unico atto di fede»

In Europa l’ateismo muta di segno quando affronta direttamente la

“pretesa” di verità del Cristianesimo. La religione rivelata non si accontenta

di fondare il dovere di credere su un argomento politico, ma esige di essere

riconosciuta come vera. La fede è sempre e simultaneamente, per la genuina

tradizione cattolica, fides qua creditur e fides quae creditur. Non si può, quindi,

separare, per i cristiani il coinvolgimento della libertà dell’uomo (fides qua – l’atto

umano del credere) dal dono di Dio che gli propone (fides quae – il contenuto che la

fede propone), con intenso amore, il logos, cioè la verità.

CARD. ANGELO SCOLA, “Dio? Ateismo della ragione e ragioni della fede”

Venezia, Marsilio editore, 2008.

Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perchè comincia a credere a tutto.

G. K. CHESTERTON

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GIORNO APPUNTAMENTO DELLA SETTIMANA..

DOMENICA 10

IV DI QUARESIMA

h. 10 LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME, attività bambini fino a 7 anni

h. 10,15 Catechesi familiare IO SONO CON VOI (primo anno di Comunione)

incontro dei genitori con don Bernardo

h. 10,15 Catechesi familiare SARETE MIEI TESTIMONI 1 (primo anno di Cresima)

h. 11,30 Catechesi VENITE CON ME (secondo anno di Comunione)

h. 11,30 Cat. SARETE MIEI TESTIMONI 2, Cat. familiare SARETE MIEI TESTIMONI 3

h. 11,30 DOPOCRESIMA - gruppo VI HO CHIAMATO AMICI

LUNEDÌ 11 dalle 18 alle 20 Benedizione delle famiglie in Via G. Saredo 6

h. 18,45 COMUNITÀ GESÙ RISORTO: preghiera carismatica

MARTEDÌ 12

h. 16,45 Catechesi familiare IO SONO CON VOI (primo anno di Comunione)

incontro dei genitori con don Bernardo

h. 16,45 Catechesi VENITE CON ME

h. 18,45 riunione gruppi Comunioni organizzazione della

Celebrazione

dalle 18 alle 20 Benedizione delle famiglie in Via G. Saredo 43-81

MERCOLEDÌ 13

h. 9 e h. 18,45 Lectio divina h. 15,30 Gruppo MARIA DOMENICA MAZZARELLO (donne del cucito)

h. 16,45 Catechesi SARETE MIEI TESTIMONI 2/3

dalle 18 alle 20 Benedizione delle famiglie in Via G. Saredo 103

GIOVEDÌ 14

dalle 18 alle 20 Benedizione delle famiglie in Via G. Saredo 107

h. 18,30 Adorazione eucaristica che verrà prolungata fino alle h.

19,30 pregheremo per il Conclave..

VENERDÌ 15

h. 17 CIRENE: accoglienza e distribuzione generi alimentari

h. 18,45 Via Crucis per tutta la comunità animata dal gruppo VENITE CON ME

h. 19,45 gruppo adolescenti IO HO SCELTO VOI

h. 21 CORSO PER FIDANZATI - h. 21 SCHOLA CANTORUM

SABATO 16

h. 9 RITIRO SPIRITUALE PARROCCHIALE (cfr. box interno)

h. 15,30 Attività gruppo scout h. 18 Messa a seguire film per la famiglia e pizza coi gruppi SARETE MIEI

TESTIMONI 2/3

DOMENICA 17

V DI QUARESIMA

h. 10 LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME, attività bambini fino a 7 anni

h. 10,15 Catechesi IO SONO CON VOI (primo anno di Comunione)

h. 10,15 Catechesi SARETE MIEI TESTIMONI 1 (primo anno di Cresima)

h. 11,30 Catechesi familiare VENITE CON ME

h. 11,30 Cat. familiare SARETE MIEI TESTIMONI 2, Cat. SARETE MIEI TESTIMONI 3

h. 11,30 DOPOCRESIMA - gruppo VI HO CHIAMATO AMICI

PIAZZA SALVATORE GALGANO, 100 - 00173 ROMA TELEFONO 06.72.17.687 FAX 06.72.17.308

E MAIL : [email protected] www.vicariatusurbis.org/SantaMariaDomenicaMazzarello - [email protected]

LA DOMENICA LA MESSA FESTIVA È H. 10, H. 12, H. 17, H. 19 IL SABATO LA MESSA FESTIVA È ALLE H. 18

NEI GIORNI FERIALI LA MESSA È ALLE H. 8,30 E ALLE H. 18 CONFESSIONI: MEZZ’ORA PRIMA DELLA MESSA

Segreteria: da lunedì a venerdì dalle h. 17 alle h. 19,30