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1 VERBI CROCIATI Leggi con attenzione i verbi contenuti nella griglia. A cosa si riferiscono? Cos’hanno in comune? D V O L E R E S O G N A R E A M B I R E D A N E L A R E R B R A M A R E M I R A R E R I C E R C A R E I verbi che hai appena letto si riferiscono ad attività mentali. Sapresti trovare qualche altro esempio di verbi che appartengono a questa categoria? Essi presentano spesso sovrapposizioni o intersezioni di significato, cioè sono dei sinonimi. Le domande che seguono hanno lo scopo di raccogliere informazioni sul significato che gli studenti attribuiscono a uno di tali verbi in particolare, ossia il verbo apprendere. Quali altri verbi ritieni che abbiano all’incirca il medesimo significato del verbo “apprendere”? Sapresti trovare dei sinonimi del verbo “apprendere”? A P P R E N D E R E

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VERBI CROCIATI Leggi con attenzione i verbi contenuti nella griglia. A cosa si riferiscono? Cos’hanno in comune?

D V O L E R E S O G N A R E

A M B I R E D A N E L A R E R B R A M A R E M I R A R E

R I C E R C A R E I verbi che hai appena letto si riferiscono ad attività mentali. Sapresti trovare qualche altro esempio di verbi che appartengono a questa categoria? Essi presentano spesso sovrapposizioni o intersezioni di significato, cioè sono dei sinonimi. Le domande che seguono hanno lo scopo di raccogliere informazioni sul significato che gli studenti attribuiscono a uno di tali verbi in particolare, ossia il verbo apprendere. Quali altri verbi ritieni che abbiano all’incirca il medesimo significato del verbo “apprendere”? Sapresti trovare dei sinonimi del verbo “apprendere”?

A P P R E N D E R E

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“IMPARARE”

Imparare può voler dire varie cose perché ci sono vari modi per imparare. Secondo gli obiettivi che vogliamo raggiungere, un modo di studiare sarà più o meno adeguato. Se imparare vuol dire “memorizzare”, saranno opportune certe strategie di studio; se invece si deve imparare per saper poi fare delle critiche, occorrerà studiare in un altro modo. Ecco allora che è importante avere ben chiaro qual è il modo di imparare che è richiesto e quindi in che senso bisogna “imparare”. L’attività che segue ha lo scopo di aiutare a chiarire ciò che si pensa voglia dire “imparare”. Insegnanti ed alunni possono svolgere insieme l’attività e poi discutere di ciò che è emerso. Ci sono molti verbi che possono essere considerati come sinonimi di “apprendere” o di “imparare”. Eccone alcuni. Scegli, tra questi, i 3 verbi che meglio si avvicinano all’idea che hai dell’apprendimento.

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Ora riesamina le risposte che hai dato nella pagina precedente e scegli il tipo al quale corrisponde il maggior numero di verbi che più si adattano alla tua idea di apprendimento. Procedi seguendo le istruzioni. I verbi sono di tre tipi: Conta il numero di verbi di tipo A, B e C che hai scelto fra quelli elencati e trascrivili nello spazio sottostante. Calcola i totali. 1. ___________________ □ □ □ 2. ___________________ □ □ □ 3. ___________________ □ □ □

Totali Se hai scelto in maggioranza verbi di tipo A: La tua immagine dell’apprendimento è prevalentemente centrata sul processo del ricevere, dell’immagazzinare, dell’accumulare, del “portare dentro” di te. Tieni presente che, oltre a momenti in cui si tratta di compiere queste operazioni, vi sono momenti in cui l’apprendimento avviene in altri modi, più attivi, che richiedono partecipazione e rielaborazione. Se hai scelto in maggioranza verbi di tipo B: La tua immagine dell’apprendimento è prevalentemente centrata sul “fare”, sulla ricerca, sull’esperienza diretta. Ci sono situazioni in cui questo è l’atteggiamento richiesto. Non dimenticare che però in altri casi sei invece chiamato ad ascoltare, a riflettere, a rielaborare. Se hai scelto in maggioranza verbi di tipo C: La tua immagine dell’apprendimento è prevalentemente centrata sull’esigenza di comprendere, riflettere e stabilire collegamenti tra ciò che ti è proposto e il tuo modo di essere. Tieni presente che per raggiungere questi obiettivi sono anche necessari momenti di ricezione, di memorizzazione e momenti di partecipazione attiva in esperienze pratiche. Se hai scelto un verbo di ogni tipo: La tua immagine dell’apprendimento tiene conto di vari aspetti: quelli ricettivi (l’apprendimento come ascolto e memorizzazione), quelli attivi (l’apprendimento come esplorazione ed esperienza diretta) e quelli riflessivi (l’apprendimento come rielaborazione personale). Cerca di individuare quali sono le situazioni in cui è pertinente ciascuno di questi tre modelli.

TIPO A

TIPO B

TIPO C

Acquisire Capire Interiorizzare Memorizzare

Cercare Inventare Scoprire Avventurarsi

Crescere Personalizzare Trasformare Svilupparsi

Tipo A Tipo B Tipo C

_____ ______ ______

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“DOMANDE SU IMPARARE” Pensa di appartenere al gruppetto di ragazzi che si sta recando, come ogni mattina, a scuola. Ecco apparire un uomo con un’aria alquanto smarrita ma desideroso di conoscere una realtà lontana da quella in cui vive solitamente. Con molta pazienza, cerca di rispondere alle sue domande. Riuscirai, in questo modo, a dare molte risposte anche a te stesso. Un gruppo di ragazzi sta dirigendosi verso un grande edificio. Con lo zainetto in spalla, da cui spunta la copertina di qualche libro, camminano in fretta. Al gruppetto si affianca un tizio dall’aria stralunata, che si capisce subito non essere dell’ambiente, il quale chiede: “Ma dove andate così di corsa?” Un ragazzo risponde sbrigativo: “A scuola”. "A scuola?”, risponde il tizio stupito, come se non avesse inteso. “Sì, a scuola” ripete il ragazzo, sempre camminando di fretta. “A scuola? Ma a fare che?” la domanda del tizio pare proprio impertinente. “Si va a scuola per imparare”, è la risposta spazientita. “Ma che cosa vuol dire imparare?” , obietta il tizio, che sembra proprio non sapere che cos’è la scuola. 1- Se tu fossi stato nel gruppo di quei ragazzi, che cosa avresti risposto? Che cosa vuol dire “imparare”? Come

potresti spiegare a uno che non lo sa che cosa significa “imparare”? “Ma a che cosa serve imparare?” domanda ancora il tizio, sempre inseguendo il gruppetto dei ragazzi. “Ehm, come dire ... Vediamo ...” A questo punto qualche altro ragazzo vuole intervenire. 2- Se tu fossi stato nel gruppo avresti detto che imparare serve per ... Da quello che i ragazzi hanno detto, il tizio si è fatto l’idea che imparare sia una cosa piuttosto difficile e perciò continua a interrogare i malcapitati anche su questo punto: "Che cosa si può fare perché imparare diventi più facile?” 3- Tu che cosa avresti risposto? “Ma c’è allora chi è più bravo e chi meno bravo a imparare” conclude il tizio. 4- Chi è bravo a imparare? Che cosa bisogna essere capaci di fare per riuscire bene a imparare? Che capacità sono importanti per imparare bene? “Un’ultima domanda” il gruppetto è arrivato ormai alla porta dell’edificio “Come si fa a sapere se uno ha imparato?” 5 - Come si può capire se uno ha imparato? “Senta, non abbiamo più tempo per risponderle. Se proprio vuol sapere tutte queste cose, venga qui dentro con noi".

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LA GIUSTA VIA La tabella che segue ti offre uno spazio di riflessione sui possibili modi per affrontare positivamente il percorso di apprendimento.

Compito di

apprendimento

Obiettivo

Studiare una poesia

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IDEE CHE … NON FACCIANO ACQUA Il villaggio Inuit, lassù in Groenlandia, è di fronte a te. Senti il freddo pungente, ti stringi nella tua calda pelliccia e non vedi l’ora di raggiungere il grande igloo, costruito proprio nel centro del villaggio, dal quale esce un esile pinnacolo di fumo. Ti sembra già di sentire il tepore del suo interno. Sta per iniziare la lezione, affrettati. Quello che imparerai oggi ti permetterà di allargare le tue idee sull’attività di studio e di fare nuove esperienze. Leggi il racconto che segue e partecipa alla discussione che si terrà in classe. Al suono della campanella tutti i ragazzi Inuit sono al loro banco nel grande igloo al centro del villaggio. Oggi sono eccitati ed attenti perché l’insegnante inizierà a spiegare un argomento molto interessante ed importante: come si costruisce un kayak. I ragazzi sono impazienti di imparare e nei loro occhi si legge che stanno già immaginando di essere in estate a girare tra gli iceberg con il loro piccolo kayak che si sono costruiti a scuola. Ma ci vorrà un po’ di tempo per riuscire a costruire una bella imbarcazione in cui non entri acqua e che non si rovesci al primo colpo ricevuto da una foca dispettosa. “Costruiamo il kayak! Costruiamo il kayak!” gridano subito i ragazzi appena l’insegnante entra nell’igloo. “Calma, calma!” li frena l’insegnante “Capisco il vostro entusiasmo. Vi prometto che arriverete a costruire il kayak. Prima però bisognerà che voi impariate a studiare”. Non potremo andare avanti a spiegare come si costruisce un kayak finché non avrete studiato bene”. “Studiare? Che cosa vuol dire studiare?” chiedono stupiti i ragazzi. E’ infatti la prima volta che sentono il loro insegnante parlare di “studiare”. Tra di loro c’è Olaf, che ha già avuto questa esperienza e che li può aiutare a capire. Olaf è un bambino che ha frequentato per alcuni anni la scuola in Europa e quindi sa che cosa vuol dire “studiare”. Olaf ha cercato di spiegare con parole sue agli Inuit che cosa vuol dire “studiare” ma dagli occhi dei suoi compagni capisce di non essere stato troppo chiaro. Prova allora, per farsi capire meglio, a descrivere quello che fa una persona quando studia. “Ma è una cosa bella o brutta studiare?” domanda Squitter, il più giovane della classe. “Ehm, come dire... Vediamo...” Olaf non sa bene che cosa rispondere. Gli Inuit sembrano soddisfatti per quello che Olaf ha raccontato circa la sua esperienza con lo studio. “Beh, adesso abbiamo le idee più chiare” dicono “Ma quello che non abbiamo ancora capito è perché si studia”. Olaf prova a spiegare anche questo. Da quello che Olaf ha raccontato loro, gli Inuit si sono fatti l’idea che studiare sia una cosa piuttosto difficile e perciò lo interrogano anche su questo punto. “Ma cos’è che può far diventare lo studio più facile?” chiede allora Inuk, il più pigro della classe. “Ma c’è allora chi è più bravo e chi meno bravo a studiare” conclude Piuvkaq, il primo della classe. “E uno che non studia o non sa studiare bene può migliorare?” chiede timidamente Last. “Abbiamo un’ultima domanda da farti, Olaf. Come farà l’insegnante a sapere se abbiamo studiato o no?” Olaf, che la sa lunga anche su questo, dà agli Inuit tutte le informazioni del caso. Dopo tutte le spiegazioni ricevute da Olaf, i ragazzi sono più tranquilli e possono iniziare a seguire l’insegnante in quello che proporrà loro. Anche Olaf pensa che sarà interessante ascoltare la lezione.

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LAVORARE SUL TESTO

1) Nel testo vi sono parole di cui non conosci il significato? Se sì, quali?

2) Dal contesto in cui sono inserite puoi capirne il possibile significato?

3) Riassumi in 3 righe il significato centrale del testo.

4) Suddividi il testo in non più di 4 sequenze, in modo che comprendano blocchi di frasi di argomento simile. 5) Entro ogni sequenza che hai individuato, trova una parola che ne esprima l'idea centrale.

6) Elenca i fatti principali, seguendo la successione indicata nel testo.

7) Ordina i fatti che hai trascritto, dal più importante al meno importante. 8) Costruisci uno schema complessivo del testo, utilizzando le informazioni principali e collegandole tra loro (prima/dopo), con una freccia. Utilizza i rettangoli, aggiungendone altri se necessario. 9) Elenca almeno tre domande che il testo ti ha fatto sorgere. 10) Qual è la tua personale opinione circa quanto esposto nel testo? Ti è mai capitato di trovarti di fronte ad un problema apparentemente difficile ma che, in realtà, richiedeva solo un semplice ragionamento? 11) Trova un'immagine o uno slogan che sintetizzi ciò che ritieni di aver appreso dalla lettura del testo.

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Ti viene proposto un problema matematico. Il tuo compito sarà quello di applicare, di volta in volta, le operazioni mentali che ti vengono richieste. Leggi attentamente il testo, poi cerca di rispondere ai quesiti che ti vengono posti. Per monitorare meglio i tuoi apprendimenti, le strategie risolutive e le eventuali difficoltà che incontri, potresti utilizzare un registratore e svolgere l’esercizio in forma orale. Riascoltandoti, potrai renderti conto se sei in grado di controllare in modo consapevole tutte le fasi necessarie a un corretta esecuzione del problema. Attenzione, perché … scoprilo tu! Comprensione 1. Ripeti il contenuto del testo 2. Individua la condizione di partenza 3. Scrivi qual è l’obiettivo del problema 4. Scegli la frase con le informazioni più importanti 5. Cancella le informazioni superflue 6. Identifica le informazioni mancanti 7. Poniti possibili domande relative a punti non chiari del problema 8. Rappresenta con una vignetta il problema che devi risolvere 9. Fa’ un esempio di problema che risolveresti in modo analogo a quello che stai eseguendo ora 10. Pensa a come risolveresti il problema attuale e scrivi le tue ipotesi, mettendo in ordine temporale le fasi di soluzione 11. Risolvi 12. Hai incontrato difficoltà durante il processo di risoluzione? Quale fase ha richiesto maggiori risorse attentive? Pensi di aver risolto correttamente il problema?

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Nella pagina seguente troverai il labirinto inventato da Lewis Carroll, il famoso autore di Alice nel paese delle meraviglie. Il tuo compito sarà di partire dal centro e di trovare la strada per uscire. Prima di prendere in mano la matita, però, dovrai pensare ai passi che dovrai fare per evitare di smarrirti nel labirinto. Prova a scrivere qualche suggerimento sulle mosse più efficaci quando ci si trova di fronte ad incroci vecchi, cioè strade già percorse, o ad incroci nuovi, cioè non ancora praticati. Esci dal labirinto e verifica se il tuo piano d’azione è stato ben formulato. In caso contrario, cosa non ha funzionato?

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A volte capita di dover affrontare insuccessi apparentemente insormontabili, ai quali ogni studente reagisce con modalità differenti: rabbia, sconforto, umiliazione o, al contrario, orgoglio, fierezza che spingono a reagire e ad affrontare attivamente un’iniziale sconfitta. Lo studente che racconta è diventato un maestro elementare e, ormai adulto, rievoca un episodio della sua vita scolastica. Leggi il brano e utilizzalo come spunto per riflettere sulle volte in cui ti sei trovato ad affrontare un insuccesso scolastico analogo e sul modo in cui hai cercato di porre rimedio alla situazione.

l quinto anno magistrale andò liscio fino alla primavera. Era stato un anno tranquillo con voti né troppo alti né troppo

bassi, regolare, condotto da me con la solita prudenza che mirava a non avere insufficienze e a “passare” a giugno per godermi l’estate a leggere quel che volevo io e a camminare lungo il fiume. Ma all’inizio del terzo trimestre, quando la primavera era nel suo fulgore, il cielo pieno di canti d’uccelli e le ragazze schiamazzavano sul treno, nel primo dei due compiti in classe di matematica mi beccai un quattro. Un colpo. Che fare? Un quattro nell’ultimo trimestre non è facile da rimediare. Media alla mano, per rimediare dovevo prendere otto. E chi lo prende un otto? Intanto ho il compito da far firmare nella cartella, e mi scotta. Se lo lascio nella cartella, mia madre, che è curiosa, me lo può vedere e a lei, e nemmeno a mio padre, il tormento del rimando a settembre non lo voglio dare in anticipo. Decido di tener tutto dentro di me. Ma intanto che faccio del compito da firmare, che domani devo riconsegnare alla professoressa? Mio padre mi vede turbato e me lo dice: - Qualcosa non va? - Niente – dico. A scuola la professoressa mi chiede il compito. - L’ho dimenticato – mi giustifico – lo porterò domani. Non ci sono molte situazioni, ora: o lo faccio firmare da mio padre o lo firmo io. La tentazione è forte, ma dico di no. E allora decido per la cosa più stupida: appallottolo il foglio, esco in cortile e lo butto sul tetto del pollaio. Il giorno seguente dico alla professoressa che il foglio l’ho perduto. Lei mi fissa negli occhi in un modo che mi umilia: vado via sconvolto. Alla seconda ed ultima prova è un altro quattro. Mi crolla addosso il mondo. Ho una crisi di sconforto, vago per la città col nodo alla gola, la primavera non esiste più. Anche quel compito lo butto sul tetto. - Che se ne vada al diavolo! – dico. E il giorno dopo, alla professoressa che me lo chiede, mi avvicino e le sussurro: - L’ho bruciato, non volevo farlo vedere ai miei. - Anche l’altro? – mi chiede. - Sì. - Vada – mi dice. In quella parola sento la condanna irrevocabile. Eppure anche non avendo più alcuna possibilità di ricupero nello scritto, la speranza di spuntarla non muore. - Potrei rimediare in orale? – le chiedo. - Vada – ripete. Il tono è secco, ma io ci voglio vedere un filo di umanità. Siedo al mio posto come un condannato in attesa della grazia o del boia. Spero nel miracolo, ma spero. Decido di studiare da capo tutta la matematica anche a costo di trascurare altre materie. Passano i giorni ma la professoressa non mi interroga. Interroga gli altri, gli incerti. Il mio compagno di banco capisce il mio dramma e cerca di prepararmi alla rassegnazione, ma io non cedo. Io so che cosa significa per i miei quella parola che alla fine di ogni anno butto là come un saluto: “promosso”. E’ la parola magica che cancella tutti i sacrifici dell’anno. Il mio compagno di banco è ospite del collegio Sfondrati e lì, mi dice, la professoressa va a dar lezioni. La vede spesso, qualche volta le parla. Mi attacco a quel filo. - Se la vedi, diglielo tu che mi interroghi su tutto e fin che vuole. Lui glielo dice davvero, ed ecco che la professoressa un giorno mi chiama. Esco dal banco come se andassi all’assalto di una trincea imprendibile: deciso, fiero, arrabbiato. Le domande della professoressa fioccano per trovare il punto debole ma ad ogni colpo il mio scudo para. Si arrende: - Come ha fatto a prendere quei due quattro? – mi chiede. - Sbagliando – dico – ma ora mi sono preparato e se vuole interrogarmi ancora … - Devo interrogare gli altri – dice.

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Io non mollo. Quando chiede che vuol essere interrogato, mi alzo e mi presento; questo due, tre, cinque volte. L’ultima volta scende dalla cattedra, avvicina la sua testa bianca alla mia e mi dice in un orecchio: - Come hai potuto fare quegli errori madornali nello scritto proprio non lo capisco. Allo scrutinio mi dà un “sei”. - Promosso – dico a mia madre che m’aspetta sulla porta. Poi vado in cortile, appoggio la scala al pollaio e salto sul tetto. Spappolati dalla pioggia e sbiaditi dal sole ritrovo i due quattro. Li metto in tasca, e via per la strada dei prati. Sull’argine accendo un zolfanello e gli do fuoco. Un soffio di vento porta via i pezzetti carbonizzati. L’animo è sgombro, l’estate è mia.

Da: Mario Lodi, Il corvo, Bemporad Marzocco

Rispondi alle domande, poi completa la tabella, proponendo suggerimenti per risolvere il problema che hai evidenziato. Di seguito ti viene fornito un esempio di applicazione della scheda.

ELEMENTI SU CUI E’ IMPOSSIBILE O DIFFICILE

INTERVENIRE

ELEMENTI SU CUI E’ POSSIBILE

INTERVENIRE

PISTE DI INTERVENTO

Il problema di studio che vorrei risolvere è: __________________________________________________________ Quando si verifica? __________________________________________________________ Dove si verifica? __________________________________________________________ Con chi/che cosa si verifica? __________________________________________________________ Come si verifica? __________________________________________________________

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Colora la tabella con colori diversi, in base alla durata di quello che fai abitualmente dopo la scuola.

O R

E

Home Sweet Home

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Ora osserva attentamente il modo in cui hai distribuito le attività nel corso delle ore pomeridiane:

v I colori ti sembrano ben equilibrati? v Quali sono i colori dominanti? v A cosa è dovuta questa dominanza?

Ora utilizza i seguenti suggerimenti per riflettere sulle tue scelte ed, eventualmente, ottimizzare l’utilizzo del tempo a tua disposizione:

v Pensi che questa distribuzione sia vantaggiosa? v Come potresti utilizzare al massimo le tue risorse?

Il questionario offre una serie di alternative relative ai possibili comportamenti che uno studente può assumere durante l’attività di studio. Compilalo liberamente, con sincerità, scegliendo le voci che meglio rispondono alle tue abitudini nell’affrontare i compiti scolastici. Alla fine, utilizza le affermazioni che ti dipingono nella tua funzione di studente e stendi un breve ritratto di te stesso, in forma discorsiva. Confronta la tua descrizione con quella dei compagni e discutine con loro. Come si potrebbe, eventualmente, migliorare la propria efficienza nell’organizzare gli impegni scolastici?

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SÌ NO A1 Quando studio preferisco che vi sia silenzio assoluto � � A2 Studio in luoghi ben illuminati � � A3 Studio seduto ad un tavolo � � A4 Studio dove mi capita � � T1 Eseguo spesso all'ultimo minuto i compiti che mi sono stati assegnati � � T2 La sera prima di un'interrogazione tendo a studiare fino a tardi � � T3 Mentre studio faccio frequenti pause � � T4 Mi capita di trovarmi con i compiti da fare dopo cena � � T5 Prima faccio le cose che mi piacciono, poi i compiti � � T6 Studio di sera � � T7 Studio di pomeriggio � � T8 Studio quando capita � � T9 Studio subito dopo mangiato � � S1 Quando studio tengo tutti i libri sul tavolo � � S2 Quando studio ho sempre con me l'astuccio � � S3 Preparo sul tavolo tutto ciò che mi serve � � S4 Tengo i miei appunti in ordine secondo la materia e l'argomento � � S5 Quando studio tengo vicino dei fogli bianchi � � C1 Tengo lontano dal tavolo di studio tutti gli oggetti che mi possono distrarre � � C2 Spesso durante lo studio mi trovo a pensare a cose che non c'entrano � � C3 Quando studio mi accorgo di tutto quello che mi succede intorno � � C4 Studio guardando la televisione � � C5 Studio ascoltando la musica � � C6 Studio subito dopo mangiato � � C7 La sera non vado mai a dormire prima delle 10.00 � � C8 Mentre studio mangio qualcosa � � C9 Mentre studio mi alzo spesso dal tavolo per telefonare

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SVEGLIA! DEVI

RICORDARTI DI …

L’HAI GIA’ FATTO IL GIORNO

................ DALLE ORE

………………………… ALLE ORE

……………………….

HAI OPERATO IN QUESTO MODO…

DIFFICOLTA’

INCONTRATE?!

SUGGERIMENTI

PER … TE STESSO!

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Osserva o chiedi ad un tuo compagno di studi come svolge un compito assegnato e completa lo schema sottostante, inserendo negli appositi spazi il modo in cui viene eseguito da entrambi e ciò che potresti imparare da lui. Ci saranno attività in cui tu sarai più abile e che non necessiteranno di modifiche ed altre in cui potresti cambiare il tuo approccio allo studio, rendendolo meno faticoso e più produttivo.

Attività

Come la svolgo io

Come la svolge lui/lei

Cosa posso imparare

Partecipare in classe

Prendere appunti

Scegliere il luogo di studio

Come studiare (sdraiato, con la Tv, ecc.)

Sottolineare

Schematizzare

Esprimere punti di vista personali

Ripassare

Prepararsi ad una verifica

Memorizzare

Leggere

Ripetere

Controllare l’ansia

Pianificare il lavoro

Organizzare le pause

Sfruttare il tempo libero