Meravigliosamente - Analisi del Testo

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ANALISI GUIDATA DEL TESTO POETICO – Meravigliosamente, Iacopo da Lentini Il componimento “Meravigliosamente” di Iacopo da Lentini appartiene alla scuola siciliana duecentesca. È una canzonetta di settenari che tratta il tema, caratteristico della lirica provenzale, dell’innamorato timido, il quale non riesce ad esprimere i propri sentimenti alla donna amata. I due personaggi, maschile e femminile, sono ambedue colti in un atteggiamento di reciproco nascondersi: l’uomo cela i suoi sentimenti di fronte alla donna poiché ha paura di non essere corrisposto e venire rifiutato, quindi rimane schivo e laconico alla vista di lei; allo stesso tempo, agli occhi del poeta, il quale crede che l’intensità del proprio amore sia comunque palese, la donna lo ignora. Il comportamento del poeta viene inoltre caratterizzato con due ulteriori situazioni divergenti: quando il poeta si trova in presenza dell’amata ma non la guarda, e quando invece decide di volgerle lo sguardo. Nel primo caso egli sente una tentazione grandissima di guardare, come un fuoco bruciante compresso all’interno del cuore; tuttavia essa non è soddisfatta, poiché il poeta è talmente cauto negli atteggiamenti da avere persino paura di tendere lo sguardo verso di lei. Nell’altra opzione, ossia quando egli finalmente trova il coraggio di scrutare la sua donna, va in preda all’angoscia poiché rimane ogni volta sempre più ammaliato dalla sua bellezza, la quale appare sempre più mistica irraggiungibile. Tra i versi 10 e 13 sono presenti per tre volte voci del verbo “parere”; in esse è possibile identificare più di una accezione di significato. Nel verso 10 (“In cor pare ch’eo vi porti”) esso assume il significato di “essere evidente”: infatti il poeta dichiara che sia così ben nitida dentro di lui l’immagine dell’amata che sente di “portarla dentro il cuore”. Nel verso 12 (“e non pare di fore”) esso assume il significato di “apparire”, poiché in questo verso il poeta sottolinea che l’immagine della donna è come “dipinta” non all’esterno, ma all’interno della parete del cuore, intima e protetta. Nel verso 13 (“O Deo, co’ mi par forte”) acquista la sfumatura di significato di “sembrare”, poiché quest’ostinatezza mal voluta è per il poeta come un flagello. Al verso 29 vi è un’importante variazione di soggetto: a favore della similitudine che si protrae fino al verso 33, infatti, esso è spostato su di un ipotetico altro uomo, che deve trasportare un fuoco e lo stringe a

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Analisi del testo della celebre poesia di Jacopo da Lentini.

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ANALISI GUIDATA DEL TESTO POETICO – Meravigliosamente, Iacopo da Lentini

Il componimento “Meravigliosamente” di Iacopo da Lentini appartiene alla scuola siciliana duecentesca. È una canzonetta di settenari che tratta il tema, caratteristico della lirica provenzale, dell’innamorato timido, il quale non riesce ad esprimere i propri sentimenti alla donna amata.

I due personaggi, maschile e femminile, sono ambedue colti in un atteggiamento di reciproco nascondersi: l’uomo cela i suoi sentimenti di fronte alla donna poiché ha paura di non essere corrisposto e venire rifiutato, quindi rimane schivo e laconico alla vista di lei; allo stesso tempo, agli occhi del poeta, il quale crede che l’intensità del proprio amore sia comunque palese, la donna lo ignora.

Il comportamento del poeta viene inoltre caratterizzato con due ulteriori situazioni divergenti: quando il poeta si trova in presenza dell’amata ma non la guarda, e quando invece decide di volgerle lo sguardo. Nel primo caso egli sente una tentazione grandissima di guardare, come un fuoco bruciante compresso all’interno del cuore; tuttavia essa non è soddisfatta, poiché il poeta è talmente cauto negli atteggiamenti da avere persino paura di tendere lo sguardo verso di lei. Nell’altra opzione, ossia quando egli finalmente trova il coraggio di scrutare la sua donna, va in preda all’angoscia poiché rimane ogni volta sempre più ammaliato dalla sua bellezza, la quale appare sempre più mistica irraggiungibile.

Tra i versi 10 e 13 sono presenti per tre volte voci del verbo “parere”; in esse è possibile identificare più di una accezione di significato. Nel verso 10 (“In cor pare ch’eo vi porti”) esso assume il significato di “essere evidente”: infatti il poeta dichiara che sia così ben nitida dentro di lui l’immagine dell’amata che sente di “portarla dentro il cuore”. Nel verso 12 (“e non pare di fore”) esso assume il significato di “apparire”, poiché in questo verso il poeta sottolinea che l’immagine della donna è come “dipinta” non all’esterno, ma all’interno della parete del cuore, intima e protetta. Nel verso 13 (“O Deo, co’ mi par forte”) acquista la sfumatura di significato di “sembrare”, poiché quest’ostinatezza mal voluta è per il poeta come un flagello.

Al verso 29 vi è un’importante variazione di soggetto: a favore della similitudine che si protrae fino al verso 33, infatti, esso è spostato su di un ipotetico altro uomo, che deve trasportare un fuoco e lo stringe a sé. A questo punto vi è un altro spostamento di soggetto, il quale ruolo passa al fuoco stesso, che infatti divampa senza controllo.

Per concludere, nel verso 46 del componimento (“Assai v’aggio laudato”) come ultimo importante riferimento si trova un’intersezione fra amore corporale e devozione religiosa; l’amata si trasfigura in una “Maria” cortese, la quale giacché pura e meravigliosa, è degna di lode come fosse una santa. Questo anticipa le tematiche stilnovistiche, che successivamente si svilupperanno in Toscana insieme alla corrispondente corrente culturale.

Cristian Albani, III A