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Meraviglia delle Meraviglie israele a expo Milano 2015 Come far fiorire il deserto rubando l'acqua ai palestinesi Bologna – giugno 2015

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Meraviglia delle Meraviglie

israele a expo Milano 2015

Come far fiorire il desertorubando l'acqua ai palestinesi

Bologna – giugno 2015

In copertina: foto da Haaretz di un ter-

reno agricolo di 300 acri, nella parte

settentrionale della valle del Giordano,

reso alla popolazione palestinese della

West Bank nel 2013 dopo esser stato

indebitamente assegnato per tren'anni

al Kibbutz Mirav, sito  all'interno della

"Green line".

Stampato in proprio

in via Belle Arti 6 – Bologna

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Meraviglia delle Meraviglie

israele a expo Milano 2015

Come far fiorire il desertorubando l'acqua ai palestinesi

Bologna – giugno 2015

vediamo come la propaganda mostrientusiasta gli avanzamenti tecnologici diisraele in campo agricolo, come gli altripaesi pare abbiano tutti da imparare ecome, infatti, i progressi vengano diffusitramite vaste collaborazioni e ispirazionireciproche. il bel mondo occidentale a braccetto conil suo baluardo in Medio oriente studia,sperimenta e incalza per raggiungeresempre nuovi obiettivi, ovvero incessantiprofitti a scapito di territori e di sacrifica-bili abitanti. territori da spolpare quando conservanoracchiusi appetibili tesori, da colmare di

cemento e nocività quando ritenutiinfruttuosi. e quel genere di abitanti chetornano buoni solo per lavorar tacendoquando servono, per essere controllati erepressi nel caso decidessero di alzare latesta. la sicurezza degli stati, cioè la loro tenu-ta interna ed esterna, è fonte inesauribi-le di ulteriori ricchezze e quindi ancorastudi, ricerche, collaborazioni e ricorsoall’esperienza di un paese come israeleche fa della propria posizione, del luogoin cui ha imposto la sua esistenza, unlaboratorio di sperimentazione continuadi mezzi atti a opprimere e sopraffare.

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PARTE I

MERAvIglIA dEllE MERAvIglIE

Al Padiglione Israele di Expo Milano 2015

Soluzioni tecnologiche altamente innovativeed ecosostenibili al servizio dell'umanità intera!

Sul sottile ponte terrestre che lega l’Asia con l’Africa, dove passa il canale di Suez sulle rive del Mar

Rosso, e lungo il mare Indiano e quello Arabico, fino al Golfo di Bassora dove è la strada per l’India,

in tutto questo spazio vive un unico popolo legato dalla stessa storia, religione, lingua e speranza,

insomma tutti gli ingredienti di una potenziale forza rivoluzionaria. Un popolo quindi con grandi

ambizioni e in grande crescita naturale come dimostra l’enorme espansione demografica: 39 milioni

oggi che potranno arrivare a 100 in un secolo. La domanda è: come sarà la situazione nella zona se

questo popolo riesce ad unificarsi e se questa forza sarà indirizzata in un’unica direzione?... Cosa

succederà se questa forza si svilupperà? Se questo succederà sarà il colpo mortale al colonialismo, per-

ciò per affrontare questa eventualità si può fare quanto segue: a. i paesi che hanno interessi comuni

devono lavorare per mantenere la zona divisa e primitiva; b. si deve lavorare per dividere la parte afri-

cana di questa zona da quella asiatica e la commissione propone la costituzione di una striscia umana

solida ed “esterna” che occupi il passaggio terrestre che lega l’Europa con il mondo antico e tutti e

due con il Mediterraneo, in modo che questo cuscinetto formi (nella zona limitrofa al canale di Suez)

una forza alleata al colonialismo, nemica ed ostile al popolo della regione.

(da una relazione, tenuta segreta e resa pubblica alla vigilia della prima guerra mon-diale da un giornalista britannico sionista, del ministro degli esteri britannico in occa-sione di un congresso di paesi coloniali del 1907)

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PARTE I

Meraviglia delle Meraviglie

Propaganda magnificante

Scambi internazionali su nuove tecnologie in agricoltura

ed ecco coMe israele fa fiorire il deserto

Storia dell’appropriazione delle risorse idriche da parte di Israele

Vecchi e nuovi accordi tra Israele e Palestina in materia di acqua

Le differenti condizioni di accesso all’acqua

Israele e Palestina, disparità nell’irrigazione dei campi

Il muro di separazione e la riduzione di accesso ai campi e all’acqua

L’acqua come arma di annientamento

I danni dei coloni alle riserve d’acqua

Annotazioni su come Israele si procura l’acqua e si assicura la supremazia nel settore alimentare

I furti di acqua e il trattenimento delle imposte da parte di Israele con la complicità dell’Autorità Palestinese

PARTE II

la vita sotto occupazione

Alcune note sugli effetti dell’occupazione in altri settori della vita dei palestinesi

Dal Rapporto dell’Ufficio centrale di statistica palestinese, marzo 2015

Arroganze particolarmente indecenti messe in atto da Israele negli ultimi mesi

Il gas di Gaza

palestina, oppressione dall’interno

Anche la Palestina partecipa a Expo 2015

I governi palestinesi

Vessazioni ad opera dei governi palestinesi

azioni contro, la resistenza anche al neMico interno

Prigionieri e martiri

APPEndIcE

sisteMa d’arMi di israele

Dal sistema d’armi al civile, nuove tecnologie di controllo da esportare

SOMMARIO

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«tutti i paesi hanno problemi e limiti, ciòche stupisce di israele è la straordinariacapacità di prendere i problemi comequello dell’acqua e trasformarli in risorsediventando leader nel campo dell’agri-coltura nel deserto, dell’irrigazione agoccia e della desalinizzazione. un po’come accade con le minacce alla sicurez-za di israele. l’ingente spesa in ricerca esviluppo per risolvere i problemi militaricon l’ausilio della tecnologia d’avanguar-dia, in ambiti come il riconoscimentovocale, le comunicazioni, l’ottica, l’har-dware, il software ecc., ha aiutato il paesead avviare promuovere e preservare ilcomparto dell’hi-tech civile» (ricardohausmann, capo del centro per lo svi-luppo internazionale dell’università diharvard ed ex ministro dello sviluppo invenezuela).

e iniziamo col dire che l'italia è il quartopartner commerciale di israele. i duepaesi hanno stretto numerosi accordi dicooperazione, commercio e ricerca invari campi tra cui: esportazioni di gasisraeliano, produzione di energie rinno-vabili, comparto aerospaziale, sicurezzainformatica, expo 2015 di Milano, agri-coltura innovativa, ricerca biomedica ecompravendita di sistemi di sorveglianzadi produzione israeliana usati nellacostruzione del Muro dell'apartheid incisgiordania e destinati a essere installa-ti sulle coste delle grandi isole e del meri-dione italiano, contro i migranti.

ProPaganda magnificante

campi di domani (fields of tomorrow)è il titolo con cui israele è presente aexpo Milano 2015. disegnato dall’archi-tetto david Knafo e realizzato da avant

video systems con materiali al 100%riciclabili, padiglione israele sorge alfianco di padiglione italia. È spettacola-re, 2.369 metri quadrati verdi con unaparete verticale esterna lunga 70 metri ealta 12 sulla quale fiori, erba e piantevive, ispirate a coltivazioni quali grano,mais e riso, cambieranno colore con ilpassare del tempo. la struttura non haun ruolo meramente estetico, ma intro-duce il vertical planting, una tecnologiainnovativa. all’interno, la celebrazionedella storia di israele e dell’avanguardiaraggiunta nel campo tecnologico-agro-ambientale. l'architetto spiega il concetto su cui èbasata la realizzazione: «nel progettarepadiglione israele abbiamo voluto evi-denziare il ruolo dell’architettura nelpromuovere i temi della sostenibilità,della salvaguardia delle risorse naturali edella dedizione al benessere sociale per legenerazioni future. il padiglione è statoprogettato con le tecnologie sostenibilipiù avanzate che permettono risparmiodi energia e acqua, così che l’intera strut-tura sarà riciclata al termine dell’esposi-zione».una delle sfide che il paese vuole illustra-re a expo, e i portavoce dicono che siaaddirittura a scopo umanitario, è la suamodalità di contrasto del surriscalda-mento globale. il padiglione è promossodal ministero degli affari esteri israelia-no e sponsorizzato dal fondo nazionaleebraico, principale promotore del rimbo-schimento d’israele, unico paese almondo, dicono, dove rispetto a 60 annifa alberi e vegetazione sono aumentati.pare proprio che per il «popolo ebraicole difficoltà non siano problemi ma sfideda superare, e al servizio dell’umanità

intera» (un entusiasta alessandroBertoldi su ilgiornale.it).il commissario generale del padiglione,elazar cohen, definisce israele una“start-up nation” considerando che lasilicon Wadi israeliana sta superando lasilicon valley californiana e gli investi-menti sia pubblici che privati in start upe nuove imprese, in particolare tecnolo-giche, sono tra i più alti pro-capite almondo. elazar cohen ha ispirato il logoa un verso della preghiera per la pace ela giustizia nei canti di re david nellaBibbia (salmi 85-12). il design del logo èbasato sul progetto grafico sviluppato dalMinistero degli affari esteri di israelecon la collaborazione della web compa-ny italo-israeliana isayWeb.israele con le sue aziende ha trasformatoin poco tempo un territorio, in cui13.000 km quadrati dei suoi 22.000 com-plessivi sono costituiti dal deserto delnegev, da deserto arido a giardino in cuiha fatto crescere campi di grano, vigne,frutta e verdura. tra queste magnificateaziende troviamo il gruppo acquate, chesi occupa di desalinizzare l'acqua del

mare fino a renderla potabile, di crearedei serbatoi per l'utilizzo dell'acqua cat-turata attraverso l'evaporazione per poiutilizzarla nell’irrigazione nella produ-zione agricola e, infine, di produrre ener-gia solare ed eolica. l'associazione lom-barda 100 cascine svilupperà il progettodemofarm proprio seguendo gli inse-gnamenti di questo gruppo. a seguire, lasocietà biotecnologica transalgae cheha sviluppato un'alga sostitutiva di vacci-ni e farmaci a base di proteine. un'altraazienda esibita è autoagronom che pro-duce sistemi automatizzati di irrigazionee fertilizzazione. Ma arriviamo al fioredei fiori. simcha Blass, un ingegnereidraulico israeliano, dopo aver scopertoche un lento, equilibrato gocciolamentoporta alla crescita di piante straordinarie,ha passato decenni cercando di trasfor-mare la sua intuizione in realtà. i suoisforzi si sono conclusi con la fondazionedella netafim irrigation company nel1965, leader nello sviluppo agricolo glo-bale fin dalla sua fondazione. e infine, il centro di ricerca israeliano inmateria di agricoltura, volcani center.

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come perdere, quindi, l’occasione cheoffre expo Milano 2015 per mettere incontatto israele e le sue tecnologie conl’italia e la sua agricoltura? per darecorpo a questa collaborazione, in uncampo a lato del parco tecnologicopadano, è stata costruita una collina arti-ficiale per dimostrare la possibilità di col-tivare anche su terreni apparentementedifficili grazie all’irrigazione a goccia,marchio di fabbrica di netafim. il mottodi luca olcese, direttore generale dellanetafim italia, è: produrre di più conmeno. e il direttore della volcani center,Yoram Kapulnik, aggiunge: «con lastessa quantità d’acqua, oggi coltiviamocinque volte più di prima attraversodiversi procedimenti innovativi: dalladesalinizzazione, all’irrigazione a goccia,passando per una tecnica particolare chepermette il potenziamento delle precipi-tazioni, andando a intervenire sullenuvole stesse». e ancora: «oggi i consu-matori sono sempre più difficili, eccoallora la necessità, o meglio il desiderio,di accontentarli, proponendo magari tredifferenti qualità di peperoni, oppure ungrappolo d’uva con acini per metà verdie metà rossi […] presso il volcani centerabbiamo creato degli imballaggi capacidi far traspirare il sudore, in questomodo il prodotto, aperto anche quattrosettimane dopo, appare come se fossestato appena raccolto»un altro tema espositivo è costituitodalla vita notturna di tel aviv e il lifesty-le israeliano più giovanile; recentemente,a questo proposito, è nato anche il sito inlingua italiana cool israel. all’interno del padiglione vengono pro-iettati filmati dedicati a quattro progettiall’avanguardia come la biotecnologia

che si occupa della ricreazione del superWheat, il grano originario e non geneti-camente mutato risalente a niente menoche i tempi biblici [mai dimenticare dicitare la bibbia!] di tremila anni fa. glialtri progetti in mostra sono “3.0 agricol-ture”, ovvero l’applicazione di tecnologiedigitali e satellitari alla gestione deicampi, un innovativo progetto di irriga-zione in africa e le più avanzate tecnolo-gie zootecniche in un centro di mungitu-ra industriale in asia.

Scambi internazionali Su nuove

tecnologie in agricoltura, iSraele

ammaeStra

le meraviglie di cui sopra non lascianoindifferenti gli altri paesi di quel mondovotato alla causa del progresso del capi-tale, o almeno del suo mantenimento aicomandi. israele poi, con la sua audaciain campo neotecnologico e i suoi succes-si, ha un numero di start-up superiore aquello di cina, gran Bretagna, canada,giappone, india; si fa spazio nel merca-to mondiale e si assicura non solo mone-ta sonante, ma anche riconoscimentod’importanza da parte dei suoi partner.le nuove invenzione tecnologiche per lopiù nascono in israele e «noi li dobbiamoringraziare perché la tecnologia che noiusiamo quotidianamente per la maggio-re è da là che arriva», scrive in rete uneccitato funzionario di un’organizzazio-ne governativa italiana.israele si rende indispensabile, la sua esi-stenza diventa oltremodo necessaria.ecco di seguito una carrellata di casi dicollaborazione internazionale con israe-le in campo agro-alimentare, senza alcu-na pretesa di completezza vista la vastitàdi accordi pubblici e privati in essere.

solo qualche esempio indicativo.

a marzo 2015, l’agenzia degli statiuniti per lo sviluppo internazionale(usaid) ha assegnato una borsa di789mila dollari alla facoltà robert h.smith di agraria, alimentazione eambiente dell’università di gerusa-lemme con l’obiettivo di incrementare iraccolti di piante come ceci e semi disoia.

il Massachussets institute of technology(Mit) ha stilato un elenco di dieci inno-vazioni tecnologiche che daranno unasvolta all’anno in corso, il 2015. tra que-ste, un nuovo impianto di dissalazionesituato a sud di tel aviv e finanziato dalgoverno israeliano, che produce il 20%di acqua potabile del paese. nel 2016, il50% dell’acqua bevuta in israele derive-rà dal processo di desalinizzazione.

È scaduto ad aprile il bando per parteci-pare al “track scientifico 2015” promos-so nell’ambito dell’accordo di coopera-zione industriale, scientifica e tecnologi-ca tra italia e israele, dal Ministero dellascienza, della tecnologia e dello spazio(Most) per la parte israeliana e dalladirezione generale per gli affari politicie di sicurezza del Ministero degli affariesteri per la parte italiana. tra i settoriall’interno dei quali i gruppi di ricercasono chiamati a presentare proposte con-giunte troviamo: nuove tecnologie per iltrattamento di acque e suolo, sicurezzainformatica e farmacogenomica nel con-testo della medicina personalizzata.ciascun ministero intende sostenereinterventi fino a un importo di 900milaeuro ad anno per un massimo di 9 pro-

getti di ricerca congiunti. per l’italia,l’istituto di ricerca dovrà essere un’uni-versità pubblica o privata o un centro diricerca pubblico o privato. assieme aigruppi di ricerca erano incoraggiati apartecipare eventuali partner industriali.

nel 2012, la provincia autonoma ditrento ha firmato l’accordo di ricercatra imprese operanti in provincia ditrento e nello stato di israele. sei sonole proposte progettuali fra industrie tren-tine e israeliane divenute operative ilprimo luglio del 2013.una di queste vede impegnata l’engi-neering ingegneria informatica, consede a povo di trento, attiva nel settoreaerospaziale e nello sviluppo di tecnolo-gie per la sorveglianza marittima, primafornitrice di sistemi di intelligence per iservizi segreti nazionali e, dal 2012,anche per la nato. la fondazione Bruno Kessler e l’ateneotrentino hanno un rapporto di collabora-zione organica con l’università di haifa.in trentino è inoltre presente il centro diricerca create-ne, fra i cui membri tro-viamo l’università di haifa e l’universitàdi trento che sta sviluppando due pro-getti di ricerca, “specifi” e “compose”,nel settore dell’homeland security e dellesmart cities (diffusione nelle città di sen-sori e tecnologie wireless per tracciarecomportamenti e movimenti, e integrarligrazie allo sviluppo di sistemi informati-ci di nuova generazione). primo partnertecnologico di questo progetto è il centroiBM di haifa (iBM è presente ancheall’interno della fondazione BrunoKessler) e uno dei suoi maggiori sosteni-tori è l’azienda italiana expert system,impegnata nello sviluppo di tecnologie

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semantiche per la guerra e la contro-insurrezione. anche il ciMec (centrointerdipartimentale Mente/cervello)collabora attivamente con l’accademiaisraeliana. una delle sue docenti (lilianaalbertazzi) è membro della societàinternazionale di Biourbanistica, dove siprogettano le città, con la collaborazionedelle università israeliane di tel aviv edel negev. le istituzioni accademichetrentine vantano anche collaborazioniindirette nel settore aerospaziale, con losviluppo di satelliti-spia – denominatishalom – che si andranno ad affiancareai cosmo-skyMed.

confagricoltura collabora dal 2012 conl’ambasciata d’israele in italia: tra le atti-vità congiunte c’è l’organizzazione diseminari su tecnologie e innovazioniagricole.

all’università Ben gurion del negevvengono organizzate conferenze annualiinternazionali come quella del novembre2010 su “terre aride, deserto e desertifi-cazione: la strada per il risanamento” incollaborazione con l’unesco e vi par-tecipano centinaia di accademici e fun-zionari governativi da decine di paesi,compresi delegati palestinesi e giordani.

il pomodoro di pachino è israeliano.frutto di una varietà di semi introdotti insicilia dalla hazera genetics che hainserito nell'ortaggio due geni per con-servarli a lungo.

all’istituto Blaustein di studi suldeserto, università Ben-gurion delnegev, con 70 scienziati e 250-300 stu-denti, si studiano i sistemi all’avanguar-

dia sia in campo idrico che agricolo perquanto riguarda soprattutto le zonedesertiche e aride. la lingua di studio èl’inglese e sono molti gli studenti daafrica, india, cina, realtà in cui la deser-tificazione sta aumentando. nel 2013,alcuni ricercatori sono stati invitati daviticoltori del friuli per spiegare comedare acqua alle vigne. i viticoltori Boscadi torino sono andati in visita dando,poi, inizio a un finanziamento bilateraledi ricerca che coinvolge industrie e uni-versità italo-israeliane, con un progettosulle cantine Bosca. in italia sono in esse-re collaborazioni con l’università diverona, con il centro di genomica difiorenzuola d’arda, con la fondazioneedmund Mach di san Michele all’adige,e con l’università di udine. i progettivariano dalla risposta allo stress idricodella vite alla genetica del frumento.

l’ente statale dell’acqua israeliano(Water national carrier) sta realizzando,dall’autunno 2014, con l’autorità pale-stinese a gerico nuove reti idrico-infor-matiche firmate netafim (“creare l’irri-gazione”). il progetto è in sperimentazio-ne nelle campagne palestinesi. Questatecnologia permette agli agricoltori dicompilare e di analizzare i dati delle irri-gazioni e di decidere in funzione dellecondizioni climatiche quali misure pren-dere per ottimizzare i raccolti.delegazioni di chimici e tecnici brasilia-ni, francesi e nordamericani seguono icorsi di formazione nelle differenti facol-tà di agraria nei centri universitari israe-liani e palestinesi.

l’acea spa, il gestore elettrico di roma,ha firmato un accordo di cooperazione

con la Mekorot, la società idrica nazio-nale israeliana, nel dicembre del 2013.

la sodastream international ha il suoprincipale sito produttivo a Ma’aleadumim, una tra le più grandi colonieisraeliane nei territori occupati, e utiliz-za quindi campi e risorse idriche confi-scate ai palestinesi. c’è un distributoreitaliano e il prodotto, il gasatore play[sic! che nome infausto], viene vendutoin centri commerciali come esselungamentre la rai ha in programma di pub-blicizzarlo. a ottobre 2014, a seguito diforti pressioni, l’azienda ha annunciatol’intenzione di rinunciare al sito produt-tivo in questione.

taKadu usa una nuova tecnologia per ilrisparmio nell’acqua che in genere vienedispersa nei sistemi di distribuzione attra-verso un software per il monitoraggio.Questa tecnologia è stata utilizzata inaustralia dalla Yarra valley Water diMelbourn. in california la nuova tecno-logia taKadu verrà impiegata per ladesalinizzazione, per risolvere il proble-ma della siccità. a nord di san diego è incostruzione una struttura per assicurare54 milioni di galloni di acqua al giorno.a febbraio 2015, Jasco e taKadu hannoannunciato una partnership per intro-durre in sud africa la tecnologia israelia-na utilizzando l’entratura di Jasco groupspecializzato in soluzioni integrate.taKadu ha da tempo un suo ufficio alondra. con la cina collabora dal 2013.

dal 2012, Water-gen, specializzata nellaproduzione e trattamento delle acqueattraverso tecnologie integrate con auto-mezzi tattici militari e unità di terra, for-

nisce servizi agli eserciti di diverse partidel mondo. con questa nuova tecnologiaviene estratta acqua dall’aria umidaambientale e trasformata in acqua dabere, in modo da rendere indipendentigli eserciti nella disponibilità di acqua.

la arava power company ha costruito,nel 2011, il primo grande impianto sola-re termodinamico commerciale nel kib-butz Ketura e successivamente l’impian-to di ashalim, nel negev. anche questiimpianti sono oggetto di interesse daparte di ricercatori provenienti da centripubblici e privati di paesi con cui israeleha accordi bilaterali, come italia e usa.

coprendo una superficie di oltre 4.000metri quadrati, il tetto solare dellaKnesset è il più grande impianto a pan-nelli solari al mondo, che alimenta unparlamento. il direttore generale dellaKnesset promuove l’iniziativa a livellointernazionale come esempio per altreistituzioni governative.

nel 2012, una nutrita delegazione israe-liana ha partecipato alla conferenzaonu “rio+20” sullo sviluppo sostenibi-le. sono più di 200, in israele, le aziendea energia rinnovabile di cui il 30% ècostituito da start-up. inventori israelianie americani hanno lavorato insieme peresportare queste innovazioni all’estero,come il lavoro della energiya global,affiliata in israele della olandesegigawatt global, per creare un impiantoa pannelli solari in ruanda, il primo delgenere in africa orientale.

arad group è leader mondiale nelcampo della misurazione dell’acqua. la

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compagnia disegna, sviluppa, produce,vende e supporta i suoi innovativi misu-ratori d’acqua ai grandi gestori locali emondiali di sistemi d’acqua e irrigazione.arad è stata nominata la compagniaisraeliana dell’anno 2010 dalla camera dicommercio B-icc, britannica e israelia-na. arad Water Meter services fu fonda-ta nel 1972 nel kibbutz ramot Menashe.ha rivenditori in europa centrale e del-l’est, in gran Bretagna in india, neicaraibi, in australia e in africa. la aradMeasuring technologies Wuhan co. – laarad china – è stata fondata nel 2012.

in aprile 2015, israele ha firmato unaccordo di cooperazione, senza prece-denti in materia di ricerca e sviluppo,con taiwan. il gigante cinese alibaba e Baidu, moto-re di ricerca cinese, investono in israele.

È stata annunciata, a inizio 2015, unapartnership per innovazioni tecnologiche

tra la società indiana tech Mahindra e lasocietà israeliana comverse, conosciutacome comverse infosys, già sospettata diessere la multinazionale israeliana leaderdi mercato delle intercettazioni a scopogiudiziario.

durante agritech 2015, manifestazioneche si è svolta a tel aviv, il ministrodell’agricoltura e pastorizia del para-guay ha firmato una dichiarazione con-giunta di cooperazione agricola conl’omologo israeliano che prevede l’intro-duzione di innovazioni tecnologichenelle coltivazioni del paese per sosteneregli sforzi del governo nazionale e dei pro-duttori dell’agricoltura familiare.Questi ultimi sarebbero, poi, gli stessicontadini che si vedono usurpare o conta-minare le terre da parte delle grandiimprese agricole e di allevamento dibestiame, in particolare nel nord delparaguay sotto crescente militarizzazione.

sufficienti e israele ne fa un utilizzoesclusivo a proprio vantaggio. Quando icontrasti tra israeliani e palestinesi assu-mono connotazioni particolarmente vio-lente, una delle prime rappresaglie daparte delle autorità di tel aviv è quella diimpedire le forniture di acqua ai palesti-nesi. le risorse idriche dell'area sono essen-zialmente due: una falda acquifera sot-terranea che attraversa israele ecisgiordania, dalle montagne dell'altagalilea fino al deserto di Bersheva, e ilfiume giordano, piuttosto modesto siaper lunghezza che per portata, con i suoiimmissari. i maggiori affluenti sonol’hasbani (le cui sorgenti nascono inlibano), il dan (le cui sorgenti hannoorigine all’interno dei confini israeliani),il Baniyas (le cui acque provengono dallealture del golan, un territorio preceden-temente sotto il controllo siriano e occu-pato da israele durante la guerra del1967). a sud del lago di galilea, ilgiordano riceve come affluente il fiumeYarmuk che segna il confine tra siria egiordania poi continua a scorrere a sudverso il mar Morto. israele usa il lago di galilea come bacinodi stoccaggio da cui preleva acqua pota-bile con il suo nacional Water carrier(una rete di canali e condotte che riforni-sce di acqua le pianure costiere e le fatto-rie nel deserto del negev). l'acqua devia-ta da israele viene raccolta nel lago ditiberiade, per poi essere immessa nelsistema idrico nazionale israeliano graziea una diga costruita appena due km asud rispetto al lago e a sistemi di canaliz-zazione.le altre fonti idriche utilizzabili sonocostituite dai bacini idrici sotterranei,

risorse idriche rinnovabili che si alimen-tano con il ciclo annuale delle pioggeinvernali e immagazzinano grandi quan-titativi di acqua che emerge in superficiesotto forma di sorgente o viene prelevatatramite lo scavo di pozzi, situati sotto leregioni della cisgiordania e nella faldasotterranea costiera. a questi bisognaaggiungere un bacino fossile, situato 800-1000 m sotto il deserto del negev. losfruttamento eccessivo può provocaredanni irreversibili alla struttura geologicae le falde acquifere possono perdere laloro capacità di immagazzinare l’acqua.

Storia dell’aPProPriazione delle

riSorSe idriche da Parte di iSraele

la necessità di controllare le risorse idri-che presenti in palestina è manifestataper la prima volta nel 1919 da rappre-sentanti del Movimento sionista, lo stessogruppo a cui nel 1947, con una risoluzio-ne adottata dall'assemblea generaledell'onu, viene consegnato lo “stato diisraele”. già nel 1919, chaim Weizman,dirigente dell’organizzazione sionistamondiale, scrive al primo ministro ingle-se lloyd gorge che «l’insieme del futuroeconomico della palestina dipende dal

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Ed EccO cOME ISRAElE fA fIORIRE Il dESERTO

in cisgiordania vivono 2.720.000 palesti-nesi, a gaza 1.816.000 e a gerusalemmeest 300.000. con gli accordi di oslo del 1993, la WestBank è stata divisa in tre zone: area a,area B e area c. l’area a è governata econtrollata dall’autorità palestinese,mentre l’area c è sotto il totale control-lo di israele. nell’area B, l’amministra-zione è affidata all’autorità palestinesementre la sicurezza è consegnata alleforze di israele.israele ha 8.345.000 abitanti. i cittadiniebrei sono 6.251.000 (74,9% del totale),quelli arabi sono 1.730.000 (20,7% ),

mentre ammontano a 364.000 (4,4%) icittadini cristiani non-arabi, i membri dialtre religioni minori o immigrati.israele controlla più dell’85% deiterritori palestinesi. di tutte le falde acquifere che attraversa-no la cisgiordania, israele ne sfrutta il73%, l'autorità palestinese il 17% e ilrimanente è assorbito dagli insediamentidei coloni. nel 2020, solo israele avràbisogno di un aumento della disponibili-tà idrica del 60% per far fronte ai bisognidella sua popolazione.le risorse idriche del territorio in cuivivono israeliani e palestinesi non sono

La valle delGiordano ha unalunghezza inlinea d'aria di104 km, ma illetto del fiume èdi 320 km acausa dei nume-rosi meandri cheil percorso fluvialedisegna sul terri-torio, una voltauscito dal lago diTiberiade

suo approvvigionamento d’acqua perl’irrigazione e l’energia elettrica». i con-fini interessati inglobano, oltre lapalestina, il golan e i monti hermon insiria, il sud del libano e la riva est delgiordano.nel 1941, david Ben gourion dichiara:«dobbiamo ricordarci che per radicarelo stato ebraico, bisognerà che le acquedel giordano e del litani siano compre-se all’interno delle nostre frontiere». dal 1953, israele comincia a deviare leacque del lago di tiberiade per irrigarela costa e il negev, senza consultare né lasiria, né la giordania e preleva unaparte delle acque del giordano. nel1964 il national Water carrier è opera-tivo.la siria e la giordania intraprendonoallora la costruzione di barriere sulloYarmouk e la deviazione del Baniyas pertrattenere l’acqua a monte del lagotiberiade e impedire così a israele dipompare l’acqua. il libano sospettaanche che israele pompi la sua acquasotterranea dal bacino di hasbani river.

israele li accusa allora di aggressione ebombarda i lavori fino allo scoppio dellaguerra dei 6 giorni.la guerra del 1967 permette a israele diaccaparrarsi le risorse di gaza, dellacisgiordania e del golan. dopo il con-flitto, israele assume la gestione direttadelle falde acquifere di montagna – loca-lizzate nella parte occidentale dellacisgiordania – e impone alle popolazio-ni palestinesi pesanti vincoli al loro sfrut-tamento.dopo il 1967 israele non provvede alrifacimento e alla manutenzione delleinfrastrutture, né alla creazione di unsistema di smaltimento dei rifiuti liquidie solidi, ne conseguono elevati livelli diperdite in rete e un crescente inquina-mento dei corsi d’acqua e delle faldeacquifere sotterranee.durante la guerra dei 6 giorni gli israe-liani distruggono 140 pozzi e nei succes-sivi 20 anni viene autorizzato lo scavo disoli 13 pozzi per la comunità palestinese.i pozzi dei palestinesi non devono oltre-passare 140 metri di profondità, mentre

quelli dei coloni, che occupano gli inse-diamenti in territorio palestinese, posso-no raggiungere 800 metri.dal 1967, l’annessione del golan – conl’espulsione della maggior parte dellapopolazione, cioè 100.000 persone –permette di disporre del Baniyas comedelle falde e dei corsi d’acqua. il golan,soprannominato "castello d’acqua",apporta a israele più di 250 milioni dimetri cubi d’acqua all’anno fornendo,insieme allo Yarmouk, circa un terzo delconsumo totale israeliano.nel 1978, israele invade il sud dellibano e devia attraverso il pompaggiouna parte del litani fino al 2000, data incui si ritira, a seguito della resistenza dihezbollah.nel 1994, israele e la giordania firmanoun trattato di pace con una clausola sul-l’acqua sfavorevole ai giordani. con lasiria, che propone di negoziare tutto, inparticolare l’acqua, contro un ritiro tota-le dell’occupante del golan, le discussio-ni riprese nel 1999 sono bruscamenteinterrotte da ehoud Barak.gli accordi di oslo del 1993 riconosconodi fatto i diritti dell’acqua dei palestinesi,ma rinviano il loro negoziato alle discus-sioni finali sullo stato dei territori pale-stinesi.

vecchi e nuovi accordi tra iSraele

e PaleStina in materia di acqua

dopo l'occupazione del 1967, il control-lo delle risorse idriche è stato tolto aipalestinesi ed è passato sotto l'egida delgoverno militare – chiamato “ammini-strazione civile”. a partire dal 1982, que-sto incarico è stato affidato alla compa-gnia parastatale israeliana Mekorot, cui èstata garantita una concessione della

durata di 49 anni che scadrà nel 2031. con il nuovo regime delle acque, le risor-se idriche sono state sottoposte alla legi-slazione israeliana. ai pozzi palestinesisono stati installati dei contatori dell’ac-qua, al fine di limitarne lo sfruttamento.l’esito di questa politica è che il crescen-te fabbisogno idrico palestinese è statosistematicamente ignorato e le licenzenecessarie quasi sempre negate.nel 1996, nell'ambito dei negoziati dioslo, è stato creato un comitatocongiunto per le acque (JWc) israelo-palestinese deputato alla discussione trale parti, ma israele subordina le conces-sioni alla controparte palestinese adaltrettante concessioni agli insediamentidei coloni.gli insediamenti dei coloni vengono col-legati alla rete idrica nazionale israeliana,mentre il sistema idrico dei territorioccupati della cisgiordania, le acque delgiordano e quelle di gaza sono esclusedai negoziati.per cercare di incrementare l'acqua adisposizione dei palestinesi, nel 1995l'olp, l’organizzazione per la libe-razione della palestina, aveva raggiuntoun accordo con israele in base al qualela palestina aveva diritto a prelevareogni anno 118 milioni di metri cubid'acqua dalle falde acquifere, a cui sidovevano aggiungere i 28,6 milioni tra-sferiti da israele verso la striscia di gazae verso la cisgiordania. Questo accordonon solo non disponeva nulla rispettoalle altre risorse idriche presenti inpalestina, in primis il fiume giordano,ma non trovò nemmeno mai attuazione.i palestinesi non godono di diritti giuridi-camente definiti sulle acque del fiumegiordano, la fonte principale d’acqua

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1917 1946 1947 1948 1956 2012

superficiale. Questo significa che il fabbi-sogno idrico dei territori occupati èsoddisfatto quasi per intero dalle faldeacquifere sotterranee. le regole chegovernano l’estrazione da questi acquife-ri incidono in maniera importante sul-l’accesso all’acqua.i rappresentanti di israele nella com-missione congiunta per l’acqua regolanoin modo ferreo la quantità e la profondi-tà dei pozzi gestiti dai palestinesi. ai colo-ni israeliani sono applicate regole menoferree che consentono loro di scavarepozzi più profondi. con appena il 13%dei pozzi della cisgiordania, i coloni sonoresponsabili del 53% delle estrazionidalle falde acquifere. l’acqua che nonviene usata dai palestinesi finisce per con-fluire nel sottosuolo di israele e vieneestratta dai pozzi sul versante israelianodella “green line” – la linea di cessate-il-fuoco fissata da israele nel 1949. esistonoproblemi simili con le acque del bacinocostiero, che a stento raggiungono la stri-scia di gaza a causa degli alti tassi diestrazione dal lato israeliano. negli anni successivi agli accordi di oslo

(1993-1995),le ipotesi dicollaborazio-ne nel settoreidrico e am-bientale fini-scono nel nul-la e, con la se-conda intifa-da (2000), ilgià limitatopotere di con-trollo e rego-lamentazionedel settore da

parte dell’autorità palestinese viene prati-camente annullato per ritorsione. l’autorità palestinese dell’acqua, che èstata creata con il primo accordo di oslo,era ben poca cosa, ma poi con il secondoaccordo di oslo venne completamentevanificata. era stata per altro creata alloscopo di fungere da capro espiatorio difronte al malcontento delle popolazionipalestinesi. ora è solo israele che gestiscei flussi.

le differenti condizioni di acceSSo

all’acqua

la legge israeliana sull’acqua del 1959 fadelle risorse idriche una proprietà pub-blica, sottomessa al controllo dello stato,dando luogo a un sistema che impedisceai palestinesi di disporre liberamentedelle proprie risorse idriche e instauran-do una sistematica discriminazione.dopo il 1967, a gaza e in cisgiordaniala politica diventa ancor più discrimina-toria. sin dai giorni successivi all’invasio-ne della cisgiordania e di gaza vengonoratificate alcune misure:

- divieto di scavo di pozzi; diventanecessaria l’autorizzazione preventivaisraeliana

- divieto di pompare l’acqua dalla faldaacquifera di montagna

- divieto di ripristinare i pozzi già esi-stenti che si trovano in prossimità diquelli israeliani- confisca delle risorse in acqua che sono

dichiarate proprietà dello stato dallalegge israeliana sull’acqua del 1959.i decreti militari vengono utilizzati perfar valere la legge sull’acqua e per impe-dire le trivellazioni dei pozzi.attualmente in cisgiordania funzionano350 pozzi palestinesi, 23 di essi sono stati

scavati dall’inizio dell’occupazione a pro-fitto esclusivo dei coloni degli insedia-menti.dal 1975, sono state imposte delle quoteai permessi per lo scavo di nuovi pozzi eil loro superamento comporta multe; peril controllo sono stati installati dei conta-tori.solo una minima parte dell'acqua delfiume giordano viene sfruttata dallapopolazione palestinese presente incisgiordania. in totale il 75% delle sueacque sono deviate da israele prima cheraggiungano i territori occupati.nel caso della falda, l'accesso alle acqueviene garantito da pozzi. nel caso dellerisorse fluviali, da canalizzazioni o pom-paggi diretti. entrambi i sistemi di acces-so sono, come si è detto, sotto controllodiretto o indiretto israeliano. vanno,inoltre, considerati l’inefficienza della

rete idrica palestinese, vecchia e malmes-sa, il sistema fognario ridotto al disastroanche dagli interventi militari israeliani el’impossibilità di utilizzare acque bonifi-cate.a gaza le condizioni sono ancor piùgravi.nella striscia di gaza il sistema fognariodisastrato rende contaminato il 95% del-l’acqua della falda acquifera. a ciò siaggiunge l’alto tasso di salinità per lavicinanza del mare. le scarse pioggeimpediscono un'alimentazione adeguatadelle falde acquifere. la stessa falda èanche sfruttata in maniera abnormedagli israeliani e questo determina unimpoverimento continuo delle riservesotterranee.secondo uno studio dell' ocha (ufficioper la coordinazione degli affariumanitari delle nazioni unite), la com-binazione aumento della popolazione-scarse piogge invernali-sfruttamentointensivo potrebbe determinare nel 2016un completo depauperamento delle spe-cifiche risorse idriche e diventare irrever-sibile entro il 2020. nel 2006 un raid aereo israeliano hadistrutto la maggiore centrale elettricadella striscia di gaza mettendo in crisi ilsistema di pompaggio dell'acqua e lestrutture per il trattamento delle acquereflue. dal giugno 2007, con l'imposizio-ne di un embargo su gaza, è stato impe-dito dalle autorità di tel aviv l'importa-zione di equipaggiamenti e materiali perla riparazione e manutenzione sia delsistema idrico che di quello fognario.allo stato attuale molti degli scarichifognari vanno direttamente in mare.per la sopravvivenza idrica i palestinesiricorrono spesso alla costruzione di pozzi

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Una fogna a cielo aperto a Tulkarem

senza autorizzazione che, se scoperti,vengono distrutti. l’alternativa sarebbel'acquisto a caro prezzo di acqua dalleautobotti israeliane. secondo humanrights Watch, solo nel 2011 le autoritàisraeliane hanno distrutto 89 struttureidriche palestinesi (pozzi, cisterne, bagni)abusive. le risorse della falda acquifera di monta-gna hanno attualmente buone probabili-tà di essere contaminate a causa dell’in-quinamento o dell’intrusione di acquasalina, con il rischio di un loro deteriora-mento irreversibile. lo stesso fenomenointeressa, come si è detto, il sistemaacquifero situato al di sotto della strisciadi gaza, l’unica fonte di approvvigiona-mento per i palestinesi che vivono inquesta area.

iSraele e PaleStina, diSParità nel-l’irrigazione dei camPi

il 90% della produzione agricola palesti-nese in cisgiordania si basa essenzial-mente sull'irrigazione con acqua piova-na, mentre per gli israeliani il 50% delleculture è irrigato con sistemi tecnici. neiterritori occupati gli israeliani usufrui-scono dell'86% delle terre arabili controil 6% dei palestinesi e il rimanente è sottogiurisdizione militare. l’estensione del-l’irrigazione è molto limitata, coprendomeno di un terzo della superficie, mentrele colonie irrigano il 60% delle loro terrecoltivate. israele ha una forza lavoro deditaall'agricoltura limitata che contribuiscesolo con il 3% al pil, costituita soprat-tutto dai coloni insediati nei territorioccupati. l’80% delle risorse idrichedisponibili sono destinate al settore agri-colo, perché israele rispetta la volontà

dei padri fondatori sionisti di “far fiorireil deserto”. [ecco!]dalla parte palestinese, invece, l'agricol-tura rappresenta ben il 14% del pil e il33% dell'impiego di forza lavoro.l’economia palestinese è basata princi-palmente sull’agricoltura irrigua, ma lasopraffazione israeliana ha determinatol’impossibilità di irrigare.nei territori occupati colpisce poi l’evi-dente differenza tra gli insediamenti deicoloni, con parchi verdi ben irrorati episcine, a fronte della desolazione e del-l'aridità delle aree circostanti.secondo l’unhcr, l’agenzia dellenazioni unite per i rifugiati, mentre icoloni israeliani irrigano i loro frutteticonsumando anche 400 litri d’acqua algiorno a persona, le comunità beduinedevono cavarsela con 10-20 litri al gior-no, per di più con acqua di cisterna dibassa qualità.

il muro di SeParazione e la riduzio-ne di acceSSo ai camPi e all’acqua

il muro di separazione per l’apartheidisraeliano, 700 chilometri in costruzionedal 2002, è stato deliberatamente devia-to attraverso la cisgiordania per include-re, nella parte israeliana, il ricco e fertileterreno agricolo palestinese con grandifalde acquifere sotterranee, in particolareall’interno delle provincie di Jenin,Qalqilya e tulkarem. la costruzione delmuro ha causato la perdita di alcunipozzi palestinesi e ha impedito ai conta-dini di accedere ai loro campi, special-mente nelle zone altamente produttivecoltivate a secco intorno ai governatoratidi Betlemme, Jenin, nablus, ramallah,tulkarem e Qalqilya. il muro ha ulte-riormente ridotto l’accesso dei palestine-si all’acqua e ha portato alla perdita diaccesso a 49 pozzi e serbatoi ad uso agri-colo e domestico.

l’acqua come arma di annienta-mento

israele ha trasformato l’acqua in un’ar-ma di annientamento lento e graduale.cisgiordania e gaza soffrono la sete,mentre le comunità rurali dipendonodalle magre forniture israeliane. il consu-mo domestico pro-capite da parte deipalestinesi che vivono in cisgiordania siattesta intorno ai 25-30 litri al giorno, unlivello decisamente inferiore ai 150 litriraccomandati dall'organizzazione Mon-diale della sanità. la politica israeliana di controllo dellerisorse idriche ha determinato una situa-zione in cui, con una popolazione diisraele che non è neppure il doppio diquella palestinese, il suo consumo idricototale è di sette volte superiore. in

cisgiordania i coloni israeliani sfruttanole risorse idriche nove volte di più rispet-to alla popolazione palestinese ciò nonsolo grazie a una serie di condutturecostruire ad hoc dal governo israeliano,ma anche per la facilità con cui i coloniottengono l'autorizzazione per scavarenuovi pozzi. il consumo medio e annua-le di un israeliano (357 metri cubi) èquattro volte superiore a quello di unpalestinese della cisgiordania (84,6 metricubi). il consumo domestico di un citta-dino israeliano è tre volte maggiore diquello di un palestinese.la situazione nella striscia di gaza èancora peggiore a causa di una serie difattori quali: la sovrappopolazione, l'em-bargo imposto sulla striscia, il livello dicontaminazione della falda acquifera, lascarsità delle precipitazioni. tutte questeconcause stanno determinando, secondoun recente studio condotto dall'ufficiodelle nazioni unite per gli affariumanitari, una diminuzione annualepari a 15-20 cm della falda acquifera uti-lizzata dagli abitanti della striscia.l'enorme quantità di acqua utilizzatadagli israeliani, unitamente alle scarsepiogge, fanno sì che l'acqua prelevata siaquasi sempre superiore a quella di ricari-ca della falda. ciò determina un abbas-samento nel livello, a sua volta causa diinfiltrazioni di acqua salmastra che dimi-nuiscono la quantità di acqua potabilepresente nella falda acquifera. dall’occupazione in cisgiordania e agaza, tra il 70 e l’80% delle città e deivillaggi palestinesi non ricevono chequalche ora d’acqua a settimana, obbli-gando la popolazione a fare delle riservenei bidoni, anche in condizioni igienichedubbie, mentre le postazioni militari

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Una pastora scaccia dal suo campodue soldati israeliani

israeliane e le colonie sono alimentate 24ore su 24. È stato stimato che il 44% dei bambinipalestinesi nelle zone rurali soffre di diar-rea, la principale causa di morte deibambini sotto i 5 anni nel mondo per lascarsa qualità dell’acqua e degli standarddi igiene. con la lunga storia di sopraffazioni, gra-zie alla collaborazione della società idri-ca nazionale Mekorot e della societàagro-industriale Mehadrin, il governoisraeliano ha costantemente ostacolato aipalestinesi l’accesso all’acqua incisgiordania. l’acqua palestinese viene rubata e con-vogliata in israele a costo zero, poi unaparte viene rivenduta alle città palestine-si. in questo modo israele sta rubando aipalestinesi sia l’acqua che il denaro. telaviv esercita il suo potere attraverso lalentezza della burocrazia, il blocco dellamaggior parte delle licenze e dei permes-si per i nuovi impianti idrici in cisgior-dania, ponendo come condizione la reci-proca approvazione da parte dei palesti-nesi dei progetti negli insediamenti.l’autorità palestinese non è stata ingrado di realizzare infrastrutture perproteggere la popolazione: tra il 1995 e il2011, i palestinesi si sono visti approvaresolo 4 progetti su 30 per le acque reflue eappena 3 pozzi agricoli sui 38 richiestinel solo 2011 e dipendono dalle insalubrivasche di raccolta d’acqua piovana, dallecisterne e dai serbatoi d’acqua. l’obiettivo del governo israeliano è quel-lo di distruggere le risorse idriche palesti-nesi e di contaminare i loro terreni agri-coli per spingerli ad andarsene. ancheper questo, l’esercito israeliano procede aordini di demolizione di cisterne comu-

nali e pozzi d’acqua in terreni agricoliprivati con la scusa della mancanza diautorizzazione. si parla di cisterne vec-chissime e di serbatoi di acqua ancoratrainati da animali e da trattori.solo nel 2011 l’esercito israeliano hademolito 89 strutture in cisgiordania, tracui 21 pozzi, 34 cisterne e molti piccoliserbatoi rurali nella valle del giordano,senza risparmiare orti, stalle e ricoveriper animali. di solito l’interruzione dellafornitura delle risorse idriche precedel’esproprio dei terreni per nuovi progetticoloniali.a gaza, le risorse idriche e gli impiantidi trattamento dell’acqua, le strutturefognarie, le cisterne agricole vengonobombardate, mentre l’assedio impostoda israele limita l’importazione di moltibeni essenziali, tra cui il combustibilenecessario per il funzionamento dell’uni-ca centrale elettrica. per l’onu, diarreaed epatite virale sono le principali malat-tie nella popolazione dei rifugiati dellastriscia di gaza.il governo israeliano, l’agenzia ebraica eil fondo nazionale ebraico (fnJ) control-lano la Mekorot (compagnia di gestioneisraeliana) e la tahal (compagnia di pia-nificazione delle risorse in acqua diisraele), il cui l’obiettivo comune è ilsostenimento esclusivo degli interessiisraeliani. i servizi vengono integrati e lacentralizzazione conseguente rende i ter-ritori palestinesi dipendenti sia da unpunto di vista giuridico che amministra-tivo.nella striscia, la situazione drammaticagià descritta obbliga a far venire l’acquain camion-cisterne, ad un prezzo chepuò raggiungere fino a 40 nis al metrocubo (più di 8 euro), o circa 10 volte il

prezzo inizialmente domandato dallamunicipalità. a tutto questo si aggiunga che neiterritori occupati, i coloni spesso con-trollano le reti idriche e, quando voglio-no, chiudono le paratie di distribuzione. e ancora, la legislazione israeliana impo-ne ulteriori e vessatorie regolamentazio-ni ad alcune regioni della cisgiordania:"regioni sottomesse a razionamento","distretti di drenaggio", "regioni di sicu-rezza militare". Queste misure limitanoulteriormente l’accesso dei palestinesiall’acqua e gli agricoltori per irrigaredevono acquistarla ad alto prezzo: quellodell’acqua potabile.dalla seconda intifada, l’esercito israelia-no e i coloni attaccano in modo quasisistematico i pozzi. gli elicotteri israelia-ni bombardano le cisterne sui tetti dellecase o pozzi importanti – come accaddea rafah – e i camion-cisterna, che rifor-niscono i palestinesi non collegati allarete idrica, vengono costantemente bloc-cati ai checkpoint.l’obiettivo di israele è quello di metterele mani sul 90% delle risorse d’acquadella regione, che dovrebbe essere effetti-vo quando il Muro sarà terminato.

i danni dei coloni alle riServe

d’acqua

secondo i dati raccolti dall’istituto israe-liano di statistica, dal governo israelianoe dall’associazione israeliana B’tselem,al 2015, i coloni residenti in cisgiordaniasono più di 400mila, 300mila quelli agerusalemme, per un totale di circa700mila. godono di forti agevolazionifiscali e sociali, esprimono una lobbypolitica molto forte e sono in definitivacoloro che dell'acqua fanno uso e abuso.

l’uso negli insediamenti israeliani diimpianti idrici più potenti e di pozzi piùprofondi ha fatto prosciugare i pozzipalestinesi più antichi, molti dei qualisono attualmente fuori uso.il danno peggiore alle risorse idrichepalestinesi, ai loro terreni agricoli eall’ambiente, è causato proprio dai colo-ni: attaccano le case palestinesi, incen-diano i loro raccolti e le stalle degli ani-mali, confiscano le sorgenti d’acqua;avvelenano i pozzi con sostanze chimi-che, li inquinano con i pannolini sporchi,con le proprie feci o con animali morti,giungendo a crivellare di colpi di serbatoisui tetti, dopo averli rovesciati a terra.spesso accade che i coloni – per esempioad hebron, dove le loro finestre si affac-ciano proprio sui tetti delle abitazioni deipalestinesi – sparino a chi si reca allecisterne poste sopra i palazzi. diversedonne e ragazzini sono stati feriti e inalcuni casi uccisi. sono stati 63, solo nel mese di aprile, gliattacchi dei coloni contro i palestinesi.i coloni sono i maggiori produttori procapite di acque reflue in cisgiordania, nescaricano grandi quantità direttamentenell’ambiente contaminando il terrenoagricolo adiacente e i corsi d’acqua aduso agricolo. la strategia è quella diinquinare la campagna palestinese, scari-candovi le acque fognarie senza alcunadepurazione, per favorire la propagazio-ne di malattie e sfrattare la popolazione. utilizzando l’ordinanza militare sulla"proprietà abbandonata", israele prendepossesso di queste terre ed espropria unnumero imprecisato di pozzi utilizzatidai palestinesi cacciati nel 1948 e da allo-ra considerati "assenti". con il pretestodella sicurezza, la "legge degli assenti" è

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rinforzata dalla proclamazione delle"zone o regioni speciali".

annotazioni Su come iSraele Si Pro-cura l’acqua e Si aSSicura la SuPre-mazia nel Settore alimentare

scelte come esempi recenti, se ne potreb-bero aggiungere infinite altre, parlano diquotidiani soprusi. i coloni israeliani,con l’appoggio dell’esercito e della poli-zia, tentano continuamente di annettereterre palestinesi, in particolar modoquelle vicine agli insediamenti o agliavamposti. fanno incursioni per colpire ipalestinesi quando questi provano adaccedere alle terre per lavorarle, quandoportano al pascolo le pecore, quando è lastagione delle olive o anche quando ten-tano solo di raccogliere erbe. a gaza,invece, sotto tiro ci sono i pescatori.

la striscia di gaza sta soffrendo per unagrave crisi idrica, a seguito dell’aggres-sione israeliana che ha distrutto pozzi efonti idriche e impianti di potabilizzazio-ne. una dichiarazione recentemente rila-sciata dall’organizzazione israeliana per idiritti umani B’tselem ha rivelato che60-80.000 residenti palestinesi digerusalemme sono rimasti senza acquacorrente per 3 mesi dopo l’estate 2014.secondo la dichiarazione, a diversi quar-tieri a nord-est di gerusalemme, separa-ti dal resto di gerusalemme dal Murodell’apartheid israeliano, è stata negatala fornitura regolare di acqua a partiredal marzo del 2014. alcune case sonostate completamente tagliate fuori, men-tre altre ricevono una fornitura sporadi-ca. in altre ancora, la pressione nei tubiè così bassa che l’acqua non raggiunge irubinetti.

a febbraio 2015, nel nord della valle delgiordano, l’esercito israeliano ha distrut-to 1000 metri di conduttura che serviva afornire l’acqua alle comunità palestinesi.

le verdure raccolte nella striscia di gazasono state esportate a marzo 2015 per laprima volta in otto anni. prima del 2007,e quindi dell’embargo, gli agricoltori digaza esportavano normalmente garofa-ni e fragole nei mercati del Mediooriente e dell’europa. secondo unreport del 2013 dell’american near eastrefugee aid, il 46 per cento delle terreagricole di gaza è diventato inaccessibi-le o inutilizzabile per la distruzione cau-sata dalla “zona di sicurezza”, e per irecenti conflitti militari.

il 19 marzo 2015, le forze israelianehanno sradicato 300 ulivi e distrutto piùdi 5.000 metri di barriere di pietraappartenenti ai palestinesi di un villaggioa sud di nablus. i soldati sono entratinella zona nord del paese e hanno sradi-cato gli alberi che appartenevano a resi-denti ed erano stati piantati come partedi un progetto agricolo nella zona.nello stesso giorno, quattro palestinesisono stati arrestati nelle colline a sud dihebron per aver raccolto erbe. Marzo èil mese di raccolta.

sempre il 19 marzo, i bulldozer israelia-ni sono entrati nell’area di rafah e laMarina israeliana ha sparato ai pescatori– cosa che, del resto, si ripete quasi quo-tidianamente.l’esercito egiziano aveva appena demoli-to 1.020 case come seconda tappa dellacreazione di una “zona cuscinetto” lungoil confine con la striscia di gaza.

le forze israeliane hanno aperto il fuococontro pescatori palestinesi in tutta lariva di sudaniyya. con il cessate il fuocodel 26 agosto, israele avrebbe dovutoallargare la zona di pesca lungo tutta lacosta di gaza a sei miglia nautiche.nel mese di aprile 2015, la Marina daguerra israeliana ha aperto il fuoco con-tro le imbarcazioni dei pescatori palesti-nesi nel mare di gaza in diverse occasio-ni. alcune navi da guerra israelianehanno sparato contro pescherecci pale-stinesi, i pescatori a bordo sono staticostretti a mettersi in salvo, abbandonan-do le imbarcazioni. stessa scena, altraoccasione. i soldati di occupazionehanno sparato decine di colpi contro leimbarcazioni che si trovavano a meno di4 miglia nautiche dalla costa.

secondo il centro per i diritti umani dial-Mezan, a partire dall’1 settembre2014 le forze israeliane hanno ucciso duepescatori, ne hanno feriti 17 e arrestatioltre 49; hanno inoltre confiscato 12 bar-

che da pesca e danneggiato attrezzi dapesca in 9 altri episodi.

a fine aprile 2015, coloni ebrei hanno pro-ceduto nuovamente con il danneggiamen-to e l’eradicazione di alberi da frutto nelvillaggio di husan, del distretto di Betlem-me nella cisgiordania meridionale.la condizione dei beduini è particolar-mente precaria e difficile. ad al-araqible loro case sono state demolite più di set-tanta volte dal 2010 e i beduini localisono costretti a vivere entro i confini delcimitero. oggi, i beduini devono fareaffidamento su un pozzo scavato nel1913 per l'acqua. prima avevano l'elettri-cità e l'acqua convogliate nelle case, ma ilgoverno israeliano ha distrutto le infra-strutture. Mentre dall'altra parte dellastrada, nell’insediamento solo per ebreidi givot Bar, l'acqua è abbondante e iprati sono verdi.con il primo maggio 2015 i furti di terravengono codificati. le autorità dell’occu-pazione sostengono che i terreni confi-scati non sono più di proprietà dei pale-stinesi, ma ora sono sotto la tutela del“custode di proprietà degli assenti”. nel suo rapporto, l’istituto di ricercaapplicata areej, afferma che la “leggesulle proprietà degli assenti” ha subitomodifiche che permetteranno l’assorbi-mento di un gran numero di terreni eimmobili. i dipendenti del ministerodelle finanze di israele potrannodisporre delle proprietà e venderleesclusivamente agli israeliani con l’ausi-lio delle “autorità per lo sviluppo” che ledestina ad aziende per la costruzione el’espansione degli insediamenti israelia-ni, soprattutto nella parte est di geru-salemme.

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Tetto di Hebron, un serbatoio forato da proiettilisparati dalle finestre dei coloni

dopo la costruzione del Muro di separa-zione a Betlemme, israele ha confiscato7mila ettari in tutto l’insediamento dihar homa con il pretesto che sono di“proprietà assente” e li ha assegnati alcomune israeliano di gerusalemme. alcomune di Betlemme, invece, è statoordinato di non concedere permessi aicittadini palestinesi le cui terre si trovinodietro il Muro.

l’1 maggio, le forze israeliane hannoaperto il fuoco contro agricoltori palesti-nesi nel sud della striscia di gaza. leforze israeliane, dispiegate ad est dirafah, hanno sparato a dei contadini,lanciando anche dei lacrimogeni perallontanarli dai campi.il 21 maggio, coloni israeliani hannobruciato 90 ulivi vicino a salfit, nellacisgiordania meridionale.testimoni e agricoltori della cittadinahanno dichiarato che gli israeliani hannosparato a camion e veicoli che arrivava-no sulla scena. nel 2014, i coloni hanno distrutto circa10.600 ulivi.

i furti di acqua e il trattenimento

delle imPoSte da Parte di iSraele

con la comPlicità dell’autorità

PaleStineSe

l’entità sionista non fa il lavoro sporcoda sola; è agevolata dall’atteggiamentoquanto meno remissivo, quando non col-luso, dell’autorità palestinese. per esem-pio, abu Mazen ha cominciato a frenaresul rapporto gladstone, cioè sull’istitu-zione di una commissione di inchiesta suicrimini compiuti da israele durantepiombo fuso [l’operazione militare lan-ciata da israele contro la striscia di gaza

nel 2008], quando gli è stato ricordatoche la nuova società di telecomunicazio-ni a cui partecipano due dei suoi figli eraancora in attesa della concessione di fre-quenze, concessione di competenza diisraele.

israele dipende per il 71% da fonti deiterritori, quindi ogni cosa in materiad’acqua – dalla distribuzione alle infra-strutture alle tariffe – è decisa per con-senso da un Joint Water committee,composto da uno stesso numero di israe-liani e palestinesi. una forma di egua-glianza in apparenza, in realtà l’unicadifferenza è che tutto adesso avviene conil consenso palestinese.

le tasse palestinesi sono riscosse daisraele (per quattro mesi, fino ad aprile2015, era di 2 miliardi di shekel, 500milioni di dollari, il valore delle tasse rac-colte per conto della palestina trattenuteda israele poi, pare, sbloccate). Questesomme vengono intanto reinvestite inisraele invece che nei territori occupatie un sistema di licenze ha consentito aisraele di indirizzare l’agricoltura in fun-zione delle sue esigenze: decidere cosa èpossibile coltivare e commercializzare,con i suoi prodotti che dilagano, inevita-bilmente più convenienti perché è israelea controllare l’acqua e il suo prezzo. cosìcome le frontiere. tutto ciò che si vendeè fabbricato in israele o importato attra-verso israele perché la palestina non puòné importare né esportare in proprio.nessuna reale opposizione da partedell’autorità palestinese, che si limita acontrattare per non perdere i privilegi e itornaconto dei propri funzionari.

alcune note Sugli effetti dell’oc-cuPazione in altri Settori della vi-ta dei PaleStineSi

ovviamente la vita dei palestinesi è com-plicata non solo per quanto concernel’approvvigionamento di acqua.l’occupazione israeliana agisce come untormento su ogni aspetto del quotidiano.la sottrazione delle risorse vitali, il mol-tiplicarsi delle colonie, la militarizzazio-ne del territorio sono strumenti interre-lati della volontà genocida dello statosionista.

a inizio febbraio 2015, le forze di occu-pazione israeliane hanno fatto irruzionein una scuola media a sud di nablus. ilpreside della scuola ha dichiarato che treveicoli militari israeliani hanno circonda-to la scuola. si sono schierati in prossimità dell’edifi-cio prima di irrompere al suo interno,nonostante la presenza degli studentinelle loro classi. gas lacrimogeni ebombe sonore sono stati lanciati nel cor-tile principale e nelle aule.

gli episodi che seguono sono avvenutinel mese di aprile 2015.durante un’incursione contro il villaggiobeduino di al-Khan al-ahmar incisgiordania, le forze israeliane hannoferito un bambino e hanno confiscatopannelli per l’energia solare.l’area è localizzata nel corridoio e1 checollega gerusalemme alla colonia Maaleadumim, e le autorità di occupazione

stanno cercando di eliminare la presenzapalestinese per far posto a costruzioniper gli israeliani.

il vicepresidente del comitato popolarecontro l’assedio ha confermato che circal’80% delle industrie della striscia digaza è stato danneggiato dall’assedioisraeliano che dura da più di 8 anni, eche ha portato alla loro totale o parzialechiusura.

per la prima volta, un rapporto diphysicians for human rights israel ana-lizza il divario in termini sanitari tra i cit-tadini israeliani e i residenti dei territoripalestinesi. Questi ultimi presentano, ri-spetto ai primi, una speranza di vita didieci anni inferiore, una mortalità infan-tile cinque volte più elevata e una morta-lità materna più alta del quadruplo.il rapporto esamina, inoltre, i meccani-smi di controllo israeliani che impedisco-no al Ministero della salute palestinese(non certo esente da colpe) di fornire ser-vizi sanitari completi ai suoi cittadini,compromettendone così le condizioni disalute.tra i suddetti meccanismi rientra-no non solo le limitazioni alla libertà dicircolazione dei pazienti, del personalemedico e dei farmaci, ma anche lagestione del budget palestinese (inclusi ifondi destinati alla sanità) da parte delgoverno israeliano, ad esempio attraver-so il trattenimento e controllo delleimposte doganali relative alle merciimportate.

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PARTE II

lA vITA SOTTO OccuPAzIOnE

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israele si è impossessato di terre palesti-nesi nella cittadina al-Khadra, nei pressidi Betlemme, affermando che si tratta diproprietà dello stato ebraico. nello stessocontesto, le forze dell’occupazionehanno impedito a un altro abitante dicoltivare la sua terra nella zona di Batnal-Maasi, nella cittadina di al-Khadra,con l’evidente intenzione di sequestraretale proprietà, di circa 10 ettari, coltivataad alberi di ulivo.

soldati israeliani hanno aperto il fuococontro abitazioni di agricoltori, a KhanYounis, nel sud della striscia di gaza.

centinaia di residenti nei villaggi a norddella valle del giordano sono stati allon-tanati con la forza a causa di esercitazio-ni militari senza precedenti da parte del-l’esercito israeliano nei villaggi nei pressidi tubas dal 3 al 7 maggio. le operazio-ni vengono svolte in una zona militarenell’area c ad est di tubas dove attual-mente risiedono diverse grandi comunitàpalestinesi, costringendo alla fuga oltre60 famiglie. gli ufficiali dell’esercitoisraeliano hanno costretto molti residen-ti delle comunità rurali a firmare l’atto diconcessione dei territori. il rifiuto dilasciare le rispettive terre avrebbe com-portato la distruzione delle abitazioni daparte dell’esercito israeliano.

coloni ebrei hanno tagliato decine di vitia halhul, in provincia di hebron.

l’organizzazione internazionale per idiritti umani human rights Watch(hrW) ha pubblicato un nuovo rapportosul lavoro minorile palestinese nelle colo-nie israeliane in cisgiordania. nel rap-

porto “ripe for abuse” (Maturi per gliabusi), hrW documenta casi di minoripalestinesi, anche di 11 anni, che lavora-no in condizioni penose.i minori palestinesi lavorano in genere 8ore al giorno per 6-7 giorni alla settima-na, per una paga che in media è menodella metà della paga minima obbligato-ria per la legge israeliana. trattano pesti-cidi e sostanze chimiche di cui, sempreper la legge israeliana, è vietato l’uso daparte di minori. portano carichi pesanti,utilizzano macchine pericolose e lavora-no a temperature molte alte nelle serre.non hanno l’assicurazione sanitaria esono costretti a pagare autonomamentele spese mediche per infortuni e malattiecontratte sul lavoro.

dal raPPorto dell’ufficio centra-le di StatiStica PaleStineSe, marzo

2015 a proposito del bel ruolo che ha avuto eha tuttora l’architettura nel promuoverelo sviluppo di israele, e per rovesciare leaffermazioni elogiative dell’architettoartefice del padiglione israele.l’ebraicizzazione di gerusalemme staavvenendo in maniera sistematica, leforze di occupazione tentano di cancella-re qualsiasi traccia del passaggio deipalestinesi nella città, le case vengonodemolite e le autorità israeliane oppon-gono limiti e ostacoli alle richieste di per-messi per la ricostruzione.le forze di occupazione, dal 1967 al2000, hanno realizzato circa 500 opera-zioni di demolizione. dal 2000 al 2014sono stati demoliti 1.342 edifici agerusalemme creando 5.760 sfollati. leautorità israeliane, tra il 2000 e il 2014,hanno obbligato 340 palestinesi residenti

nella città a procedere personalmente econ le loro stesse mani alla demolizionedelle proprie case. il numero di avamposti e basi militariisraeliane nella cisgiordania nel 2013 siaggirava intorno ai 409. in cisgiordania,ogni 100 palestinesi, ci sono 21 coloniisraeliani. nel governatorato digerusalemme, ogni 100 palestinesi cisono 69 coloni.le autorità di occupazione israelianavedono nei territori occupati dellacisgiordania dei campi fertili da sfruttareeconomicamente. esse basano i loro pianid’azione e di sfruttamento soprattuttonelle aree denominate “c”. tali aree sonosotto il totale controllo israeliano, grazie agli accordi di oslo, e rappresentano oltreil 60% delle aree della cisgiordania. sonoconsiderate “riserve strategiche di risorsee ricchezze naturali”.ai palestinesi è vietato l’uso di questerisorse grazie ai vincoli e alle restrizioniimposte da israele. in queste zone sonodislocati insediamenti, avamposti israe-

liani e basi militari, oltre alla presenza diun muro innalzato per isolare oltre il10% del territorio della cisgiordania. sideve aggiungere anche un’ulteriore vastaarea, considerata dalle autorità israelianezona militare, in cui è vietato l’accesso aipalestinesi. in queste stesse aree, israelegestisce siti turistici, grotte e riserve natu-rali. sfrutta le coste palestinesi del MarMorto, privando i palestinesi della possi-bilità di godere di tali ricchezze.agli altri territori palestinesi incisgiordania, israele riserva un tratta-mento speciale: discariche nella valle delgiordano per lo smaltimento dei rifiuti;acque reflue provenienti dagli insedia-menti; smaltimento dei rifiuti industriali;operazioni di perforazione del suolo perla ricerca di petrolio e gas naturale.nel rapporto si parla anche dell’aggres-sione contro gaza dall’8 luglio al 26 ago-sto 2014, denominata “Margine protetti-vo”. le stime parlano della distruzionetotale di circa 9.000 unità abitative e diquella parziale di altre 47.000. gli edifi-

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Mercato di Hebron, scarichi dei coloni sulla rete di protezione

ci scolastici abbattuti sono stati 327,mentre le università sono state parzial-mente distrutte.le moschee parzialmente o totalmentedistrutte sono state 71. lo stesso peralcune chiese.20 è il numero degli edifici governatividistrutti; mentre gli ospedali e i centri diassistenza sanitaria di base devastati rag-giungono quota 29. a gaza i morti pale-stinesi sono stati 2.220 di cui 547 bambi-ni, 535 in diretta conseguenza degliattacchi israeliani. circa il 68 per centodei bambini uccisi dalle forze di israeleaveva meno di 12 anni.il tentativo di cancellare l’identità pale-stinese e la sua storia è da molto tempoutilizzato per far identificare l’intera col-lettività nella cultura israeliana. la rico-struzione pianificata del territorio, perrimarcare anche dal punto di vista archi-tettonico il predominio israeliano, si fascudo dell’aiuto degli archeologi chelavorano per sostenere una presenzaebraica precedente a quella araba.anche semplici termini che potrebberoricordare alle nuove generazione i tempiperduti, o la storiografia in antitesi conquella sionista, sono stati cancellati esostituiti da nuovi. e così come lapalestina è diventata israele, quasi tuttociò che è palestinese è diventato israelia-no o ebraico – dal falafel al ricamo carat-teristici della palestina.

arroganze Particolarmente inde-centi meSSe in atto da iSraele negli

ultimi meSi

26 marzo 2015 – l’università di telaviv ha recentemente premiato conborse di studio 850 studenti che hannopreso parte all’aggressione militare israe-

liana dell’estate scorsa contro la strisciadi gaza. la “Borsa di studio delpresidente per servizi resi durante l’ope-razione Margine protettivo”, cheammonta fino a 2.000 shekel israeliani, èstata assegnata ai vincitori come creditoper l’insegnamento. inoltre, molti deiricercatori dell’università hanno vinto ilpremio israel defense per le loro attivitàsvolte al servizio dello stato.

26 marzo 2015 – le autorità israelianehanno emesso una serie di ordinanze diauto-demolizione per diverse abitazionidi civili palestinesi nel negev. i poliziottiisraeliani, che hanno consegnato le noti-fiche, hanno minacciato di radere alsuolo gli edifici a breve nel caso in cuinon fossero stati demoliti volontariamen-te dai loro proprietari.almeno 50 abitazioni di palestinesi sonostate abbattute dalle autorità israelianedall’inizio del 2015. oltre 1000 caseerano già state demolite lo scorso anno,come riferito dal portavoce dell’associa-zione al-naqab per la terra e gli esseriumani.

20 aprile 2015 – il giornale ebraicoYediot ahronot e altri report israelianihanno rivelato che medici israeliani con-segnavano le cartelle cliniche dei prigio-nieri al servizio di intelligence (shin Bet)per essere utilizzate nel corso delle inda-gini. gli investigatori israeliani hannoapprofittato delle informazioni personalitrapelate per esercitare maggiori pressio-ni sui prigionieri.

un soldato israeliano ha dichiarato, inun’intervista del 5 maggio 2015, che luie i suoi colleghi hanno bombardato civi-

li nella striscia di gaza durante l’offensi-va israeliana dello scorso anno «perdivertimento». «abbiamo colpito obiet-tivi civili per divertimento», precisandoche «un giorno, circa alle 8 del mattino,siamo andati ad al-Bureij, un campo perrifugiati molto popoloso nel centro digaza, e il comandante ci disse di indivi-duare un obiettivo a caso e di sparargli».«in quel momento non abbiamo vistonessun combattente di hamas, nessunoci ha sparato, ma il comandante ci dissescherzando: dobbiamo inviare a Bureijun buongiorno da parte dell’esercitoisraeliano».

il gaS di gaza

in termini energetici, israele è semprepiù in difficoltà e il gas naturale di gazaè diventato l’epicentro di una lotta inter-nazionale. nei primi anni ’90, i leaderisraeliani e palestinesi hanno iniziato ascontrarsi su supposti depositi di gasnaturale nel Mediterraneo lungo le costedi gaza. Questo conflitto, inizialmentecircoscritto, si è esteso dopo il 2010 inclu-dendo la siria, il libano, cipro, laturchia e la russia.nel 2000 l’anp e la British gas (Bg)hanno siglato un modesto contratto persfruttare quei giacimenti. Bg promettevadi finanziare e gestire il loro sfruttamen-to, sostenere tutti i costi e di far funziona-re i relativi impianti in cambio del 90%dei profitti. l’egitto doveva diventare ilpunto di smistamento e di transito delgas sulla terraferma. i palestinesi avreb-bero ricevuto il 10% dei profitti (stimatiin circa un miliardo di dollari in totale) eavrebbero avuto un accesso garantito algas sufficiente a coprire le loro necessità.Ma, nel 2000, israele con ehud Barak ha

dato il via all’era dei conflitti per i com-bustibili fossili del Mediterraneo orienta-le, cominciando il controllo navale sulleacque territoriali di gaza per opporsi ebloccare l’accordo con Bg. israele, e nonl’egitto, doveva ricevere il gas di gaza econtrollare tutti i proventi destinati aipalestinesi, per evitare che i soldi fosserousati per “finanziare il terrorismo”.Quando i palestinesi hanno rifiutato lecondizioni di israele, il governo olmertha deciso di estrarre il gas in modo uni-laterale, ma era necessario che hamasvenisse rimosso dal potere o disarmato.nell’inverno del 2008 è stata lanciatal’operazione “piombo fuso” che perònon ha raggiunto l’obiettivo di trasferirela sovranità sui giacimenti di gas aisraele.nel 2009 il governo del primo ministroBenjamin netanyahu ha trovato unapossibile soluzione del problema in unimmenso campo di gas naturale estraibi-le scoperto nel bacino levantino, subitodichiarato “all’interno del territorioisraeliano” – ignorando le affermazionicontrarie di libano, siria, cipro e deipalestinesi. all’inizio del 2011 il governo israelianoha annunciato lo sfruttamento unilatera-le di due campi. le compagnie israelia-ne, a differenza di quelle libanesi, aveva-no la forza militare per operare in maresotto la protezione dell’esercito. israeleha schierato il sistema di difesa antimissi-listico “iron dome” per controllare gliimpianti. la perforazione nel campo piùgrande è, però, bloccata a tempo indefi-nito a causa della situazione di scarsasicurezza. il sistema “iron dome” è stato usatoanche durante l’operazione “eco di

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ritorno”, il quarto tentativo militareisraeliano di riportare all’ordine hamased eliminare la capacità palestinese dibombardare le installazioni strategichedi gas ed elettricità di israele.il nuovo governo di unità palestinese haseguito l’esempio di libanesi, siriani eturco-ciprioti, e alla fine del 2013 ha fir-mato una “concessione di sfruttamento”con gazprom, l’enorme compagniarussa di gas naturale. a fronte di questoaccordo con gazprom, gli israelianihanno lanciato il loro quinto tentativo

militare, l’operazione “Margine protetti-vo”, con due obiettivi principali legati fraloro: scoraggiare i piani russo-palestinesied eliminare il sistema missilistico digaza. il primo obiettivo è stato apparen-temente raggiunto quando gazprom harinviato (forse per sempre) il suo accordodi sfruttamento. dopo 25 anni e cinque tentativi militariisraeliani falliti, il gas naturale di gaza èancora sotto la superficie del mare e,dopo quattro anni, lo stesso si può dire diquasi tutto il gas del levantino.

è stato sancito il patto tra leaderdell’olp e capitalisti palestinesi, con lamessa da parte della lotta per la libera-zione e il ritorno dei profughi. tra la popolazione palestinese, di fiducianei rappresentanti delle autorità non cen’è più da tempo, ma la resistenza control’occupazione non demorde comunque.ora, poi, israele chiede di vedere ricono-sciuta l’“ebraicità” dello stato e ciò com-porterebbe il rischio della deportazionedei palestinesi al di fuori dei confini diuno stato ebraico e della definizione di“stato ebraico” della terra di palestina.nelle proposte statunitensi, il pianoKerry, c’è anche l’ipotesi di sostituire ildiritto al ritorno con compensazioniindividuali.da parte dei paesi arabi il silenzio èassordante, ma anche la divisione inter-na palestinese ha contribuito ad aumen-tare la debolezza del movimento palesti-nese. l’autorità nazionale palestinese, “brac-cio” dell’olp, ha una legittimità che lederiva da israele e dagli stati uniti.l’anp, che comprende gli apparati ese-cutivi e di sicurezza, sulle questioni dipolitica interna ed esterna fa decidere igenerali e i loro collaboratori. Quando si incontrano, lo fanno vestiticon abiti costosi riuniti in lussuosi hotel elocali d’alto bordo. a ramallah non èinusuale vederli arrivare in pompamagna su auto di gran di pregio, mentrei dipendenti pubblici, gli insegnanti dellescuole che dovrebbero stipendiare, sonocostretti a scioperare per essere final-mente pagati dopo mesi e mesi senzavedere un soldo.le piccole fazioni dell’olp ricevonodelle piccole indennità in modo da assi-

anche la PaleStina ParteciPa a

exPo 2015l’autorità nazionale palestinese parteci-pa a expo 2015, riconoscente. avalla lapresenza di israele alla manifestazione enon si oppone alle menzogne, alla narra-zione politica che l’entità sionista impo-ne sia di sé che della storia dell’occupa-zione.la posizione riservata alla palestinaall’interno di expo è relegata, come ospi-te, all’interno del “cluster”, il padiglionecomune per paesi senza risorse sufficien-ti per averne uno in proprio. stretti là in125 mq a esibire le “zone aride”, appun-to, e non certo la “fioritura del deserto”.

i governi PaleStineSi

l’olp fu fondata nel 1964 con l’obietti-vo della liberazione della palestina attra-verso la lotta armata. ne facevano parterifugiati, classi popolari, rivoluzionari eintellettuali. ora è diventata una sorta diproprietà privata del presidenteMahmoud abbas, conosciuto come abuMazen. praticamente esiste, oltre che per

garantire potere e soldi ai suoi funziona-ri, per fornire una copertura per i cosid-detti processi di pace e negoziati con l’oc-cupante e sotto l’egida degli stati uniti,protettori di israele. nelle trattativeormai si mette tutto in questione. Yasserabed rabbo, segretario del comitatoesecutivo, ha ideato la cosiddetta“iniziativa di ginevra” basata sulla sven-dita del diritto al ritorno dei profughi,che ha schiacciato la loro voce e la lea-dership del movimento dei prigionieri.l’obiettivo della costruzione di un statoha sostituito quello della lotta di libera-zione, trasformando i combattenti per lalibertà in poliziotti.la resistenza armata non è più sostenutadall’autorità palestinese, scatenando cosìla rabbia dei palestinesi che si vedonoarrestare, torturare, uccidere i loro amici,familiari, compagni, dalle forze di israelecon un’indebolita possibilità di contra-starle come si dovrebbe.la popolazione si trova repressa da dueforze: quella d’occupazione e quellainterna. con l’accordo di oslo del 1993

curarsi il loro silenzio e non vedere, quin-di, emergere la verità sull’ingiustizia e lacorruzione della politica dell’organizza-zione.la considerazione che hanno attualmen-te l’olp e l’anp è scarsissima. i palesti-nesi che siano impegnati in qualchemovimento o che semplicemente siincontrino per le strade delle città e deicampi profughi sostengono tutti la stessacosa: le masse del popolo non hannovoce nella leadership e sono escluse dalprocesso decisionale, mentre i capi e ifunzionari si sono arricchiti e difendonosolo i loro interessi.i veri leader, così come definiti dal popo-lo palestinese, non hanno alcuna voce incapitolo, ma vengono imprigionati,assassinati o isolati.nel caso di gaza, i soprusi di hamassono frequenti: dai tentativi, non sempreriusciti, di ridurre al silenzio le donne ocostringerle a vestirsi secondo i suoicanoni nelle università, alla sanzione(messa in atto anche fisicamente in stra-da o nei caffè con calci nel sedere) dicomportamenti giovanili quali i capellilunghi o l’ascoltare musica non confor-me, al silenzio imposto ai lavoratori e alleloro proteste, all’imposizione delle sueregole su tutti gli aspetti della vita. Ma laforza di contrapposizione ad israele e ilsoddisfacimento dei bisogni primari,insieme alla massa di gente inserita neiservizi pubblici che contano 70miladipendenti, portano consenso a hamas.tanto per fare un esempio indicativo,anche un sacerdote cristiano di gaza,Manuel Musallam, con un video ha invi-tato hamas a resistere e a difenderel’onore dei palestinesi oppressi da israele. nel giugno 2014 hamas e fatah (storica

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PAlESTInA, OPPRESSIOnE dAll’InTERnO

formazione, ora partito di abu Mazen)hanno firmato un accordo per la compo-sizione di un governo di unità nazionale,per ora alquanto inattivo.si registrano piuttosto alcuni effetticomici come quello di hamas che metteagli arresti domiciliari i delegati di fatahnei loro alberghi a 5 stelle perché nonvogliono firmare il pagamento degliarretrati ai dipendenti pubblici di gaza. tornando all’accordo, questo era nel-l’aria da anni e nelle chiacchiere tra lagente palestinese si commentava ironica-mente che ora le due formazioni si sareb-bero dedicate anima e corpo all’impor-tante compito di come aggiudicarsi iministeri o a quello di ideare il nuovologo sui documenti. hamas e fatah sonoormai percepiti dai palestinesi come unostacolo alla libertà.la situazione terribile dei rifugiati nelcampo siriano di Yarmouk mette ancorapiù in evidenza la debolezza espressadalla politica del governo palestinese.non c’è molto da spiegare se non che ètotalmente assente rispetto alla sofferen-za atroce dei palestinesi che vivono anco-ra all’interno della carneficina siriana oche stanno cercando rifugio altrove.i governanti palestinesi – presi, cometutti i loro omologhi nel mondo, dallacura dei propri interessi e di quelli delleclassi abbienti che rappresentano –lasciano che le grandi potenze mettanoin atto la politica della frammentazioneper imporre un carattere settario ai con-flitti nella regione. la politica è semprequella: tenere separati i conflitti curandodi alimentare la divisione, corrompendoe asservendo all’ordine totale del capita-le i capi locali, siano questi di destra o disinistra, laici o religiosi, dittatori o demo-

cratici. pena l’intervento militare perristabilire l’equilibrio del comando.e trova concretizzazione così il cinicoavviso contenuto nella citazione che hadato inizio a questo opuscolo.c’è poi la questione dei “mukabarak”, icollaboratori palestinesi di israele. sonoovunque. a tutte le manifestazioni è sem-pre presente qualcuno di loro, e ormaichi lotta dà per scontato e inevitabilel’averne intorno, sostenendo che se sidovesse fare caso alla loro presenza nonsi combinerebbe più nulla. con chiun-que si parli, la questione delle spie emer-ge come un problema diffuso e partico-larmente doloroso in una terra già cosìmartoriata.

veSSazioni ad oPera dei governi

PaleStineSi

anche in questo caso, una piccola seriedi notizie recenti per dare un’idea dellarepressione interna.

1 maggio 2015 – l’agenzia di stampaufficiale dell’autorità palestinese Wafaha riferito che un palestinese è stato arre-stato sabato scorso per aver “attaccato ecalunniato” Yasser arafat.

i dati sulla violenza contro le donne neiterritori occupati sono preoccupanti.secondo il gruppo femminile Womenagainst violence, dal 1991, 162 donnepalestinesi sono state uccise da un paren-te solo all’interno della linea verde.uno studio condotto dall’ufficiocentrale di statistica palestinese nel2012 denuncia che il 37% delle donnesposate nei territori occupati è statooggetto di forme di violenza domesticada parte dei mariti.

e secondo il the tower, rivista che coprele notizie dal Medio oriente, nel 2013 ilnumero di “delitti d’onore” in cisgior-dania e a gaza è raddoppiato.

da inizio maggio 2015, per la primavolta agenti della polizia palestinese sonostati dispiegati in tre diverse aree dellacisgiordania adiacenti a gerusalemmeest. il portavoce del corpo di polizia pale-stinese ha dichiarato che la decisione èstata presa in coordinamento con leautorità israeliane.il comando centrale dell’esercito israelia-no ha acconsentito all’apertura di tre sta-zioni di polizia palestinese nelle tre areeinteressate allo scopo di affrontare que-stioni criminali e di mantenere l’ordinepubblico per la popolazione palestinesenell’area B intorno a gerusalemme. lapolizia dell’anp pattuglia regolarmenteanche altre parti della cisgiordania,soprattutto le aree poste sotto il suo diret-to controllo, come ramallah e Betlemme.

la mattina del 3 maggio alle 7,00, men-tre nablus iniziava la sua giornata, lapolizia palestinese ha fatto irruzione nelsuq per far chiudere i venditori ambulan-ti. non ci sono riusciti. gli abitantihanno reagito tirando pietre, ma nelresto della città sono stati chiusi tutti ibaracchini del caffè e del cibo, i carrettidei venditori ambulanti nelle vie adia-centi alla piazza. chi ha tentato diopporsi si è visto rompere i banchetti equindi arrestare.

5 maggio 2015 – il comitato delle fami-glie dei prigionieri politici ha dichiaratoche le forze di sicurezza dell’autoritàpalestinese hanno arrestato 60 cittadini

della cisgiordania sulla base della loroidentità politica: la maggior parte degliarrestati appartiene infatti al movimentodi resistenza islamica hamas.

7 maggio 2015 – hamas proibisce la tra-dizionale marcia in onore del lavoro cosìgaza perde anche il primo Maggio. di lavoro, poi, ce n’è pochissimo, dopootto anni di assedio e tre guerre chehanno raso al suolo – oltre a case e viteumane – anche industrie, negozi, fattoriee posti di lavoro.

8 maggio 2015 – 13 organizzazioni pale-stinesi per i diritti umani di gaza hannodenunciato le pratiche delle forze di sicu-rezza dell’autorità palestinese: arresti dimassa e convocazioni degli studentidell’università di Birzeit a causa delleloro attività politiche – sarebbero 20 glistudenti coinvolti. il comunicato stampaha aggiunto che gli studenti arrestatisono stati sottoposti a interrogatori aven-ti come oggetto le attività del blocco isla-mico e le cause della sua vittoria.

gli scontri tra gli abitanti del campo pro-fughi di Balata, a nablus, e le forze disicurezza palestinesi sono in aumento inseguito a una campagna per la sicurezzalanciata dall’autorità palestinese dal feb-braio 2015. la campagna colpisce le atti-vità criminali come il traffico di droga ela detenzione illegale di armi, ma alcuniresidenti di Balata sostengono di esserecolpiti in modo sproporzionato e di rice-vere disparità di trattamento.

il comitato delle famiglie dei prigionieripolitici ha annunciato che i dati raccoltiindicano, a maggio 2015, la presenza di

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più di 80 prigionieri politici nelle carceridei servizi di sicurezza dell’autoritàpalestinese. per contro, i servizi di sicu-rezza palestinesi operanti in cisgior-dania negano che nelle proprie carceri sitrovi anche un solo prigioniero politico,sottolineando di limitarsi a trattenere gliaccusati di possesso di armi e di trafficodi denaro, insieme a tutti coloro che vio-lano la legge.

e un aiutino per reprimere viene anchedall’italia.a marzo 2014 è partita per gerico, inpalestina, la prima frazione di istruttoridell’arma dei carabinieri destinati adaddestrare le forze di sicurezza palestine-si nell’ambito di un accordo bilaterale sti-pulato tra il ministero della difesa italia-no e il ministero dell’interno palestinese.

interposizione e di informazione. altresostengono campagne di boicottaggiodei prodotti israeliani. gruppi teatrali,dei quali i più interessanti sono interni aicampi profughi, mettono in scena la resi-stenza, coinvolgono artisti internazionalie cercano contatti per poter portare fuoridalla palestina la conoscenza della vitasotto occupazione.

ogni venerdì si ripetono senza treguamanifestazioni contro l’occupazione econtro il Muro, in particolare a gaza,Bil’in, Kafr Qaddoum, nabi saleh, al-Ma’sara ecc. in queste occasioni, i solda-ti israeliano lanciano un’infinità di lacri-mogeni, usano gli idranti, sparano pro-iettili di gomma e a volte anche proiettiliveri, arrestano, quando non feriscono ouccidono.

nel giugno dello scorso anno, un pastorepalestinese detenuto da militari israelianicon l’accusa di aver lanciato delle pietrecontro una macchina israeliana che stavatransitando sulla “bypass road” è statorilasciato grazie a un’azione di lottapopolare.

secondo amnesty international, sareb-bero stati 4881 i missili rivolti da gaza aisraele nel periodo dall’8 luglio al 26agosto.

il 4 maggio 2015, due palestinesi hannocercato di accoltellare un soldato israelia-no in cisgiordania. uno è stato arresta-to, l’altro si è dato alla fuga.

secondo quanto riportato da alcune sta-tistiche israeliane uscite a maggio 2015, ipalestinesi avrebbero effettuato dall’ini-

non bisogna assolutamente dimenticareche la lotta contro l’occupazione non si èmai interrotta. dopo aver registrato lenefandezze dell’occupante e aver fattoalmeno cenno ai soprusi e alle smisuratemancanze delle autorità di governo pale-stinesi, è il caso di dare uno sguardo efornire un’idea delle diverse forme diopposizione e resistenza. anche questavolta scegliamo, per semplicità, la formu-la espositiva delle annotazioni prenden-do in esame il periodo più recente.

non è possibile elencare in modo esau-riente le azioni di lotta armata, le quoti-diane opposizioni ai continui raid deicoloni, sostenuti dall’esercito israeliano,contro coltivatori e pastori, le lotte con-tro la distruzione di abitazioni o anche diinteri villaggi. come pure è difficile darconto della resistenza alle violente incur-sioni dei soldati israeliani nelle città pale-stinesi e nei campi profughi. diverse organizzazioni internazionalisono presenti in palestina come forza di

zio dello scorso anno 995 attacchi controobiettivi israeliani, il più recente dei qualiè stato un accoltellamento avvenuto ahebron.il sito israeliano Walla ha dichiarato che823 di questi attacchi sono avvenuti loscorso anno, e che dall’inizio del 2015 sene sono registrati altri 172; ha poi indica-to gerusalemme occupata come il fulcrodi questi scontri, sfociati in centinaia diferiti tra forze armate, polizia israeliana ecoloni, e in alcuni morti.secondo i dati diffusi dal sito, nel 2014sono state lanciate 814 bombe molotov e142 dispositivi esplosivi contro l’esercitoe la polizia. lo scorso anno le forze israe-liane sono state oggetto di 16 scontri afuoco, contro uno solo verificatosi dal-l’inizio dell’anno in corso.Quest’anno si è registrato un sensibileaumento dei tentativi di attacco ai solda-ti israeliani: ne sono stati documentati 4,contro i 3 del 2014.per quanto riguarda gli episodi di investi-mento, se ne registrano 15 ai danni dellele forze israeliane, 11 dei quali lo scorsoanno sono sfociati nell’uccisione di unpoliziotto e nel ferimento di altri due,mentre i 4 avvenuti dall’inizio di que-st’anno si sono conclusi con il ferimentodi alcuni soldati e coloni ebrei.

al Balata camp di nablus, il 12 maggio,uomini armati hanno aperto il fuococontro le guardie del presidente palesti-nese che erano nella loro auto. fontidella sicurezza palestinese hanno riferitoche una guardia presidenziale era allaguida del veicolo in quel momento. ilveicolo è stato colpito da sette proiettiliprima che gli uomini armati abbando-nassero l’area. da mesi c’è tensione per

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AzIOnI cOnTRO, lA RESISTEnzA AnchE Al nEMIcO InTERnO

Carabinieri della

MIADIT Palestine –

Missione Addestrativa

Italiana in Palestina

le azioni di intervento delle forze di sicu-rezza palestinesi dentro quello stessocampo.

Prigionieri e martiri

le lotte all’interno delle carceri e fuori asostegno dei prigionieri rappresentanouna parte molto importante della resi-stenza all’occupazione. i prigionieri nonvengono mai dimenticati, i muri dellecittà sono pieni delle loro immagini, lemanifestazioni di solidarietà si ripetonoincessanti e loro, i prigionieri, rilancianosenza tregua. c’è realmente continuitàtra la lotta fuori e dentro le mura. sono tanti i reclusi cosiddetti ammini-strativi, una sorta di reclusione senzaprocesso di cui si serve il regime di telaviv per arrestare palestinesi quando ilcapo di imputazione non è definito (oaddirittura inesistente) e che dura seimesi prorogabili fino a cinque anni. etanti sono anche i ragazzi minorennireclusi. attualmente i detenuti palestine-si sono circa 6200, la cifra più alta degliultimi cinque anni. torture e maltratta-menti sono continui e feroci: l’esserelegati in posizioni forzate dolorose, la pri-vazione del sonno e minacce all’incolu-mità dei familiari dei detenuti sono tra ipiù denunciati, specie nei momenti suc-cessivi all’arresto e nel corso di trasferi-menti tra un luogo e l’altro. anche ibambini palestinesi vengono picchiati,torturati in modo atroce e minacciati daisoldati israeliani durante gli interrogato-ri, secondo quello che riferiscono gliavvocati del comitato dell’anp per leproblematiche relative ai prigionieri.il costante riferimento ai martiri dellaresistenza ricalca la continuità della lottatra l’interno del carcere e l’esterno: ricor-

dare chi è morto è certo un modo pernon dimenticare, ma soprattutto per nonseparare chi ha lottato fino alla morte dachi sta lottando ora.

ramallah-Ma’an, 3 giugno 2014: ungruppo per i diritti dei prigionieri, lapalestinian prisoners’ society, ha dichia-rato che 60 scioperanti della fame pale-stinesi sono detenuti in isolamento nelcarcere israeliano di eshel.centinaia di prigionieri rifiutano i pastiin solidarietà con i detenuti amministra-tivi che sono in sciopero della fame da 41giorni. sono circa 100 prigionieri in scio-pero che hanno iniziato la loro campa-gna il 24 aprile in segno di protesta con-tro l’uso continuo da parte di israeledella detenzione senza processo contro ipalestinesi, nonostante la promessa fattanel 2012 per limitare tale pratica solo acasi eccezionali. la promessa era il risul-tato di uno sciopero della fame che avevacoinvolto più di 2.000 palestinesi, por-tandone molti sull’orlo della morte. ipalestinesi in detenzione amministrativasono spesso detenuti per mesi senzaaccusa né processo e senza accesso alleprove che hanno portato alla loro deten-zione.l’organizzazione dei diritti umani pale-stinese addameer stima che circa 183palestinesi siano attualmente trattenutiin detenzione amministrativa.secondo l’olp, più di 800.000 palestine-si sono stati arrestati dal 1967, con 5.224attualmente detenuti nelle carceri israe-liane.

Questa appendice è un complemento dellavoro presentato nell’opuscolo “ilsistema israele” del settembre 2011. giàallora, nella premessa, si prendeva spun-to dall’installazione di telecamere consoftware israeliano nella città di Milano edalla visita dell’ex vice sindaco decorato a tel aviv per prepararsi alrischio terrorismo in occasione di expo2015. si tratta di un piccolo aggiornamento,che non pretende di essere esaustivo inquanto qui ci si è principalmente con-centrati sulla questione “acqua” in rela-zione all’apertura del padiglione israelea expo Milano 2015.

l’imponente e innovativo sviluppo eco-nomico di israele non sarebbe pensabilesenza due pilastri dello stato. uno è ilsistema universitario guidato dal princi-pio dell’utilità economica delle ricercheaccademiche lautamente finanziate, esono già ben 11 i ricercatori israelianiche hanno ricevuto il premio nobel. Mal’altro pilastro, che potremmo considera-re il principale, è l’apparato di difesamilitare con il suo patrimonio di struttu-re e professionalità super specializzate etecnologicamente orientate. durante il lungo servizio militare, chepuò durare fino oltre i quaranta anni,uomini e donne fanno un’esperienza didecisione e comando che metteranno aprofitto, poi, nel civile. da segnalare inparticolare è la famigerata unità 8200,con base semisegreta nel negev – prati-

camente l’equivalente della nationalsecurity agency (nsa) – i cui compitisono: protezione dagli attacchi ciberneti-ci, blitz digitali contro i nemici e raccoltadi megadati. in questa unità si sono for-mati quei numerosissimi veterani affer-matisi poi nel settore dell’hi-tech fondan-do o guidando un numero considerevoledi aziende come le digitali nice,converse e check point. israele usa l’occupazione militare dellapalestina per testare i suoi armamenti ele sue tattiche e poi smerciarle nelmondo. ci sono quasi 7mila esportatoriprivati e le compagnie statali fatturano 7miliardi in un anno. ha uno degli eserci-ti più potenti del mondo, una delle indu-strie di armi più tecnologicamente svi-luppate e ha entrature tali da assicurarsil’accesso nei mercati mondiali. armi, carri armati, sistemi di difesa anti-missile, vengono pubblicizzati attraversol’utilizzo interno per poi essere vendutiall’estero. secondo un rapporto pubbli-cato dal quotidiano ha’aretz, nel 2012 ilvalore totale delle esportazioni israelianedi armi ha toccato quota sette miliardi didollari, con un incremento del 20%rispetto all’anno precedente. un balzo inavanti garantito dagli affari stretti con imercati di tutto il globo, dagli stati unitiall’europa, dal sud america al sud estasiatico. per fare un esempio, l’ultimo grandeaccordo stretto tra tel aviv e un gigantedel settore militare è stato con lalockheed Martin, il principale rifornito-

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APPEndIcE

SISTEMA d’ARMI dI ISRAElE

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re di armi del governo degli stati uniti,nonché della nasa, che aprirà un cen-tro di sviluppo tecnologico in israele.l’accordo stretto con la israel aerospaceindustries – la compagnia militare stata-le – è relativo alla produzione delle aliper il nuovo f35 della lockheed per unvalore di circa due miliardi e mezzo didollari a partire da quest’anno, 2015,con durata decennale. l’alta tecnologia delle imprese israelianeha assicurato fama. il ministro delladifesa, Moshe Ya’alon, ha annunciatopoco tempo fa l’intenzione di dar vita aun nuovo esercito per il quale l’utilizzo didroni sarà la quotidianità: «non siamoschiavi della tecnologia – ha detto ilministro alla stampa – ma la usiamo e laadattiamo alla realtà, dove i conflittiarmati a cui abbiamo assistito negli ulti-mi 40 anni stanno diventando sempremeno rilevanti». a gaza, sono stati spe-rimentati proprio questi droni, che con-sentono ai soldati che li manovrano diagire a distanza, senza essere disturbatidalla sensazione diretta di colpire. sono idroni che gli americani usano da tempoin pakistan, in africa, in afghanistan.

«il futuro ci porterà verso battaglie chesaranno determinate dalla superioritàtecnologica dell’idf [israel defenseforces] in mare, aria e terra – ha aggiun-to il ministro Ya’alon – saranno sempremeno i mezzi pesanti e sempre di più letecnologie sofisticate e senza equipaggioche ci daranno un significativo vantaggiosu ogni nemico».il sistema di difesa iron dome, creato perindividuare e abbattere i razzi da 155mm e con un raggio di azione di 70 chi-lometri, ha avuto un’impennata di vendi-te dopo l’ultimo attacco a gaza. sono 24i paesi in cui gli iron dome vengono ven-duti e, una volta comprato l’aereo, nonservono il pilota e il suo addestramento.obama ha finanziato con 70milioni didollari il sistema iron dome prima del-l’operazione dell’estate 2014 contro gazae ha garantito altri 205milioni per contri-buire alla produzione del sistema. duesono le compagnie israeliane che sosten-gono iron dome: elta systems, sussidia-ria dell’israel aerospace industries, erafael advanced defence system.anche la sicurezza interna rende:«israele non ha abbastanza soldati percoprire gli oltre 700 checkpoint presentinei territori occupati – spiega ancora

sergio Yahni – per cui siaffida a compagnie private,facendo affluire altro dena-ro nel settore. compagnieche prima si esercitano incisgiordania e poi mettonoquell’esperienza a disposi-zione di altri: ad esempio,sono state compagnie priva-te israeliane ad addestrarela sicurezza per i Mondialiin Brasile».

di seguito, alcune notizie su innovativisistemi di controllo e di aggressione cheisraele sperimenta, utilizza e quindiesporta. nella gestione dei conflitti, lacollaborazione con israele è basilare,perché fornisce quella tecnologia avan-zata necessaria a gestire, controllare econtenere militarmente una massaumana sempre potenzialmente pericolo-sa per i governi.

nell’autunno 2014, ermes technologies,eventuale beneficiaria della commessa,sulla home page del suo sito metteva lanotizia che l’esercito italiano stava valu-tando l’acquisto da israele di un sistematecnologico di sorveglianza dei convoglimilitari. il sistema, detto coBra, èsotto l’esame degli ingegneri militari del-l’esercito.

la instro precision, industria bellica delKent, di proprietà dell’azienda di armiisraeliana elbit systems – il gigante delladifesa guidata da Yair cohen, ex gene-rale e comandante dell’unità 8200 –produce i droni che sono stati utilizzatiper uccidere i civili palestinesi a gaza. sistemi ottici e telecamere, simili a quel-le prodotte nella fabbrica instro, sono glistessi forniti dalla elbit per essere utiliz-zate nei droni che sorvolanol’afghanistan, così come nel muro del-l’apartheid israeliano.

il nuovo drone Watchkeeper, basato sulmodello israeliano hermes, è statoimpiegato nel 2014 dal ministero delladifesa inglese. il Watchkeeper è statomesso in mostra alla fiera delle armidsei di londra con missili sotto le ali.

a fine 2011, il presidente colombianosantos aveva annunciato l’acquisto diarmi da guerra e aerei militari, compre-se 4 aeronavi senza pilota (droni), e pre-vedeva l’installazione di 4 nuovi radar inpunti-chiave del territorio nazionale. aluglio 2014, i media colombiani hannoconfermato che il regime avrebbe com-parto da israele un nuovo sistema invasi-vo di spionaggio telematico.

a inizio 2015, è stato testato con succes-so in israele il nuovo sistema di difesaaerea detto david’s sling o fionda didavide, destinato a colmare il divario trai sistemi già attivi iron dome o cupoladi ferro e arrow o dardo (che intercettamissili balistici a lunga gittata). il nuovosistema è progettato per abbattere razzi emissili ostili in un intervallo compreso trai 100 e i 200 km.

componenti fabbricate da una ditta nor-vegese, nordic ammunition, sono staterilevate nelle armi usate a gaza.

sotto la copertura del training antiterro-rismo, i più alti in grado di quasi tutte lemaggiori forze dell’ordine americane,compreso il dipartimento di polizia diBaltimora, si sono recati in israele perricevere lezioni di occupazione. Questione accuratamente tenuta nasco-sta pur non essendo certo un mistero lacollaborazione negli addestramenti mili-tari tra i due paesi, come la presenza diisraeliani nella prigione di abu grahibper sovrintendere alle torture.

l’industria d’armi israeliana ha parteci-pato ad alcune delle discussioni-chiave

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Il sistema di difesa Iron Dome (“Cupola di ferro”)

con i governi dell’unione europea sullapossibilità dell’utilizzo di droni nella sor-veglianza dei confini. nel 2013, un grup-po di studio dell’unione europea suisistemi di volo senza pilota ha raccoman-dato a frontex, l’agenzia europea per lagestione delle frontiere, di utilizzare idroni hermes-900 nel controllo deimigranti per un periodo prova di 15anni. del gruppo faceva parte ancheauvsi (association for unmannedvehicle systems international), una asso-ciazione commerciale per i costruttori didroni tra i cui membri si trovano elbit eisrael aerospace industries. un altromembro del gruppo direttivo ue era laong eurocae (european association forcivil aviation equipement) nella quale èattivo un comitato dedicato ai droni conisrael aerospace industries tra i membri.uno dei suoi droni, heron, ha sorvolatonell’aprile 2013 la spagna duranteun’esercitazione di sorveglianza in mare,sebbene dovrebbe essere vietato ai dronidi entrare nello spazio civile europeo. due civili, un italiano e uno statunitense,sono stati uccisi da droni nell’area traafghanistan e pakistan ad aprile 2015.un rapporto del Bureau for investigativeJournalism documenta che, dal 2004 al2015, 962 civili sono stati uccisi da dronistatunitensi in pakistan.

il 9 febbraio 2015, la direzioneisraeliana r&d per l’area di ricercaeuropea (iserd) ha annunciato chel’ue aveva già approvato 162 progetti,nell’ambito della ricerca spaziale e dialtri settori che includono la sicurezzanazionale e la tecnologia duale, con lapartecipazione di israele all’interno delprogramma di ricerca di “horizon

2020”, per un valore totale di 452,3milioni di dollari. si tratta di un nuovoprogramma di ricerca e innovazionedell’unione europea per il periodo2014-2020, con un budget di 70,2miliardi di euro.

dal SiStema d’armi al civile, nuove

tecnologie di controllo da eSPor-tare

non è certo una novità che nuove tecno-logie nate in campo militare diventinoparte della vita quotidiana e non proprioa vantaggio di chi le utilizza, anchequando appaiono come innovazioni alservizio della comunità. Quando una qualsivoglia tecnica è stataideata allo scopo di controllare e aggredi-re non perde tali finalità passando dalmilitare al civile. al contrario, le conser-va non espressamente dichiarate oppureoccultate dalla propaganda. farsi unabuona pubblicità, come sappiamo bene,serve a vendere i propri prodotti, quindiessere presenti in ogni luogo dove c’èun’emergenza porta profitto, come inon-dare i mercati di prodotti all’avanguardianei più disparati e remunerativi settori.

Brightway vision è una start-up israelia-na fondata nel 2010 da david ofer, examministratore delegato di elbit, com-pagnia internazionale di alta tecnologiaapplicata in campo militare e nella sicu-rezza interna. l’attività di Brightwayvision è quella di sviluppare per il mer-cato civile, in particolare per l’industriaautomobilistica, determinate tecnologieper la visione notturna, mutuate dal set-tore militare. il prototipo sviluppato èstato nominato Brighteye; è una tecnolo-gia innovativa che usa un laser disposto

nei fari e una telecamera al centro delparabrezza che trasmette attraverso unmicrochip le immagini al display sul cru-scotto. il dispositivo Brighteye ha giàricevuto il sostegno di investitori nel set-tore automobilistico come lubinskygroup. Molti produttori hanno giàacquistato prototipi e due case automo-bilistiche hanno testato il sistema.

grazie a tagYourcar, nuova app israe-liana, sarà possibile contattare i proprie-tari sconosciuti di autovetture semplice-mente digitando il numero di targa diqueste ultime.

Mobileye, azienda con sede agerusalemme, propone una tecnologiaper l’identificazione e l’avviso in temporeale dei rischi di guida. Questa tecnolo-gia sarà attivata in tutte le nuove auto delmondo.

ai primi di febbraio 2015, il portavocemilitare avi Benayahu ha annunciatoche circa 1,6 milioni di dollari sarebberostati investiti nella formazione di più diun centinaio di “guerrieri mediatici”israeliani all’uso dei social media, per dif-fondere la propaganda israeliana in tuttoil mondo.

hyginex, compagnia israeliana, ha idea-to un braccialetto intelligente creato peressere indossato da ogni membro delpersonale ospedaliero per assicurarsi chesi lavi le mani dopo il contatto con unpaziente. l’innovativa tecnologia ha rice-vuto un finanziamento da persistentsystem, software e tecnologia digitale,per espandere l’uso del braccialetto negliusa e introdurlo in india.

israele è sempre tra i primi ad inviaremedici e squadre di salvataggio quandosuccedono disastri, anche se non possie-de relazioni diplomatiche con il paese incrisi. israele, tramite agenzie governativee non, è stato in prima linea quando siverificarono lo tsunami in sri lanka(2004), l’uragano Katrina a new orleans(2005), il terremoto in perù, il ciclone inMyanmar (2008), il tifone nelle filippine(2009 e 2013), il terremoto di haiti(2010), un incendio in un ospedale inromania, i terremoti in giappone(2011), il terremoto in turchia (1999) el’uragano sandy sulla costa orientaledegli stati uniti (2012).

israele progetta il futuro della tecnologiaadoperata nello sport partendo dall’espe-rienza militare: telecamere in gradoriprendere un’azione da un’infinità diangolazioni diverse, sistemi analitici ingrado di misurare e registrare le presta-zioni degli atleti e così via.

ricercatori del Weizmann institute ofscience israeliano hanno recentementescoperto un meccanismo che potrebbeessere utilizzato per rigenerare le celluledel muscolo cardiaco. la ricerca, appar-sa di recente sulla rivista nature cellBiology, è stata condotta dell’italianogabriele d’uva nel laboratorio del prof.eldad tzahor, e vi hanno partecipatoanche l’università di Bologna, lo shebaMedical center di israele e l’universitàdel south Wales in australia.

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materiali e informazioni

american near east refugee aid

amnesty international

areej – istituto di ricerca applicata palestinese

B’tselem, associazione israeliana

Bureau for investigative Journalism, londra

coolisrael.it

fronte popolare per la liberazione della palestina

hrW – human rights Watch

human rights Bds

istituto di statistica israeliano

Mit – Massachussets institute of technology

nenanews

nocamels israeli innovation news

ocha – united nations office for the coordination of humanitarian affairs

oxfam, confederazione internazionale per aiuto umanitario e progetti di sviluppo

phr – physicians for human rights, israel

stockholm international peace research institute

siliconwadi.it

ufficio centrale di statistica palestinese

undp – human development report, 2006

unhcr – agenzia delle nazioni unite per i rifugiati

unrWa – united nations relief and Works agency for palestine refugees in the neareast

Who – organizzazione Mondiale della sanità

Women against violence

Wrf – Water right foundation

Scrittori e giornaliSti

ebru Buyukgul, a londra lavora presso l’international institute for environment anddevelopment, autrice e blogger freelance; elias akleh, scrittore arabo;

Khalid amayreh, giornalista commentatore politico palestinese che vive nella palestinaoccupata; sergio Yahni, giornalista israeliano

agenzie, riviSte, centri di documentazione e quotidiani

agenzia–Quds press

Bureau for investigative Journalism

Quotidiani israeliani: Yediot ahronot, ha’aretz, Jerusalem post

Quotidiani on line celebrativi dell’evento expo: ilgiornale.it, huffingtonpost.it, avvenire.it,invisibiledog.com, lastampa.it

the tower, rivista sul Medio oriente

Wacatanca, centro di documentazione

Wafa, agenzia di stampa palestinese

Wall street Journal

Siti e blog

Bds italia, electronicintifada, felesteen, freepalestine, ibtimes, infopal, libreidee, lindro,nuovacolombia, pflp, resumenlatinoamericano, romperelerighe, tesionline, voltairenet,Walla (sito israeliano)

centri e comitati

centro per i diritti umani di al-Mezan

comitato delle famiglie dei prigionieri politici

comitato per i prigionieri palestinesi e gli ex prigionieri

comitato popolare contro l’assedio di gaza

comitato popolare contro l’insediamento di al-Khadra, Betlemme

documentari

the fading valley di irit gal (israeliana)

israele, il cancro e shoot di samantha comizzoli

teSti

Architettura dell’occupazione, di eyal Weizman, 2009

Il Sistema Israele, acrati autoproduzioni, Bologna settembre 2011

Laboratorio Israele, di dan senor e saul singer, 2012

Medio-Oriente di Fuoco, Imperialismo e Resistenze arabe dall’800 ad oggi, dicembre 2014

Qualcuno con cui parlare, Israeliani e Palestinesi, di francesca Borri, 2010

aziende e centri di ricerca citati

acea spa – p.le ostiense, 2 – 00154 roma – tel 06 57991

aliBaBa – sede: hangzhou, zhejiang, cina

apple – cupertino, ca, stati uniti d’america

aQuate group ltd – afek industrial park 13 hamelacha st. rosh-haayin, 48091 israel

arad ltd – dalia, 1923900 israel Waze tel 972-4-9897911 fax 972-4-9897960

40 41

arava poWer coMpanY ltd – Kibbutz Ketura d.n. hevel eilot, eilot 88840 tel 972 8634 5673 fax 972 8 634 5670

associazione 100 cascine touring cluB italiano – corso italia 10 – 20122 Milano,[email protected] – c.f. 97590860157 – tel. 02 85 26 749

autoagronoM israel ltd – ramat ha’shofet p.o.b 7526 Yokneam 20692 tel. 972-4-9890675 fax. 972-153-522639338 (da settembre 2014 di proprietà della cinese shenyangYuanda enterprise group)

avant video sYsteMs – 11 netivot street p.o.box 309 herzliya, israel 46103e 7001hollywood Bl hollywood. ca 90028

Bosca s.p.a. – via luigi Bosca, 2 14053 canelli (at) tel. 390141967711 fax.390141968008

BrightWaY vision – nahum het, p.o. box 15126, 31905, israele tel 972 4-831-5105

ciMec centro interdipartiMentale Mente/cervello palazzo fedrigotti – corsoBettini 31, 38068 rovereto (tn) tel 39 0464 808615 via delle regole 101, 38123Mattarello (tn) tel 39 0461 283082 fax 39 0464 808690

coMverse infosYs inc. – sede centrale in Woodbury, new York – comverse infosysltd. israel tel 972-3-766-4119/5258 fax 972-3-766-4747

engineering ingegneria inforMatica s.p.a. – via san Martino della Battaglia, 56

00185 roma tel 06.49201 – via sommarive, 18 38123 povo (tn) tel. 0461-40.20.78

gigaWatt gloBal – gigawatt global rietland park 125 1019 dt amsterdam –energiya global affiliata di gigawatt in israele – 4 Yad harutzim street, Jerusalem,93420 tel 972-2-6332933 fax 972-2-6332932

hazera seeds ltd – Berurim M.p shikmim 7983700, israel 972 8850 8815 972 88502442

hYgineX – p.o.box 6684. tel-aviv 61066 tel 972-77-4507088 fax 972-77-4507089

iBM italia – circonvallazione idroscalo 20090 segrate (Mi) tel 0259621

iBM r&d laBs in israel, haifa university campus, Mount carmel, haifa, 3498825.

isaYWeB – piazza delle cinque scole, 36, 00186 roma 06 6821 0098

Jasco group – cnr alexandra avenue and 2nd street Midrand gauteng 1685 southafrica tel 27 11 266 1500 fax 27 11 266 1532

Jasco europe srl – Jasco corporation, via luigi cadorna, 1, 23894 cremella (lc),italia tel 039 9215811 fax 039 9215835

linX coMputational iMaging ltd – israel ora apple

Mehadrin tnuport eXport l.p – Be`erot Yitzaq 60905 tel: 972-3-9371371fax: 972-3-9371372, contatto in italia van grevenbroek roy, [email protected]

MeKorot israel national Water co. – tel 04-6500663/4, fax 04-6001415

MoBileYe n.v. – har hotzvim, 13 hartom street, p.o. box 45157 Jerusalem 9777513,israel tel 972-2-541 7333 fax 972-2-541 7300

netafiM ltd – corporate headquarters – derech hashalom 10, tel aviv, israel 67892

tel: 972 – 8 – 6474747 fax: 972 – 8 – 6473983

netafiM italia – via pian degli alberi, 27, 16044 cicagna (ge) telefono: 0185 929401

nocaMels israeli innovation neWs – Kanfei nesharim 1, herzliya, 4634601, israel

president sisteM – 2055 laurelwood road, suite 210 santa clara, ca 95054 tel (408)216 7010 fax (408) 451 9177 con altre sedi tre negli usa

silicon Wadi – siliconwadi.it

sodastreaM international Bv – italian Branch – distributore per l’italia via san pioX, 44 – 31020 s. nisco ano (tv) – tel. 39.0438.400798

tahal – 5 Yahadut canada st. or Yehuda 6037505 tel 972-3-6924635 fax 972-3-6968814, quartier generale in olanda, claude debussylaan 30, vinõly Building 1082Md amsterdam

taKadu – 4 derech hachoresh, Yehud 56470 israel tel 972 (3) 5555100 fax 972 (3)6323055

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visaKhapatnaM – 530003 (andhra pradesh) india tel 91 891 6624343. in italia - regusMilano duomo, via torino 2, 20123, Milano

transalgae ltd r&d laBs & Biz dev office – 2 pekeris st. Weizmann science park,rehovot, 76702 israel phone +972 (0)8-936-6167 fax +972 (0)8-936-6165

the volcani center – p.o.B. 6, Bet-dagan, 50250 israel phone 972 -3-9683226 fax972-3-9665327. direttore: Yoram Kapulnik

Water-gen ltd – 33 lazarov st., rishon lezion 75654, israel t 972-3-9416861/2 f972-3-9416860

Yarra valleY Water – lucknow street, Mitcham victoria 3132 australia

induStrie militari e Paramilitari citate

auvsi association for unManned vehicle sYsteMs international – 2700 s Quincyst, ste. 400 arlington, va usa

elBit sYsteMs ltd – advanced technology center p.o.B 539, haifa 31053 israel

elta sYsteMs ltd – 100 Yitzchak hanasi p.o.B. 330 ashdod 77102 israel tel 972-88572-333

erMes technologies srl european coMpanY – via piedicavallo 51-2B. 00166 romatel 06 6191401

eurocae european association for civil aviation eQuipeMent – 102 rue Étiennedolet 92240 Malakoff france

eXpert sYsteM – sede amm.va via virgilio, 56/Q scala 5 41123 Modena tel 39 059894011 fax 39 059 894099 sede legale via fortunato zeni, 8 38068 rovereto (tn) tel39 0464 443300

instro precision ltd – hornet close, Broadstairs, Kent ct10 2Yd tel 01843 604455

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israel aerospace industries – Ben gurion international airport, 70100, israel tel972-3-9353111

locKheed Martin corporation – tel (866) 562-2363 intern. (201) 242-4397 tdd(800) 833-8334

naMMo as nordic aMMunition – enggata 37, no-2830 raufoss, norway tel e fax 4761 15 36 00

rafael advanced defense sYsteMs ltd – poB 2250, haifa, 3102102 israel tel 972-4-879-4444

enti, iStituti e iStituzioni citati

centro di genomica di fiorenzuola d’arda

confagricoltura

direzione generale per gli affari politici e di sicurezza del Ministero italiano degli affariesteri

fondazione Bruno Kessler

fondazione edmund Mach di san Michele all’adige

idf – forze di difesa israeliane

iserd – area di ricerca europea

istituto Blaustein di studi sul deserto di israele

Ministero della difesa inglese

Mit – Massachussets institute of technology

Most – Ministero israeliano della scienza, della tecnologia e dello spazio

nato

provincia autonoma di trento

società internazionale di Biourbanistica

unesco

università Ben gurion

università di Bologna

università di gerusalemme

università di haifa

università di trento

università di udine

università di verona

usaid – agenzia degli stati uniti per lo sviluppo internazionale

Water national career – ente statale israeliano

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