Mensile Pro Loco Cese Marsi Anno Numero Comm’era: 1953 ... · A tale proposito, tra le note...
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La piazza vista dalla piazzetta dejj’aseni.
Articoli e rubriche curati da Anna Maria Casale, Eugenio, Livia, Osvaldo e Roberto Cipollone e Nadia Di Matteo. Grazie ad Alfredo per le foto e ad Adele e ai “consulenti” per il prezioso supporto.
Per informazioni, proposte, commenti e suggerimenti scrivete a: Redazione “La Voce delle Cese”, Pro Loco Cese dei Marsi, Via C.Cattaneo 2, 67050 Cese di Avezzano (AQ) oppure a: [email protected].
Sito web: www.lavocedellecese.it .
Il prossimo numero de “La Voce” uscirà Domenica 29 novembre 2009. Chi è interessato può consegnare gli articoli o inviarli a [email protected] entro il 22 novembre.
Mensile gratuito della Pro‐Loco di Cese dei Marsi Anno IV Numero 41 – 25 ottobre 2009
Roberto Cipollone Ci sono luci, piccole lucciole di fuoco sfidano il cielo di novembre, ombre che sfilano sui muri di pietre e mattoni seguendo piccoli fuochi sparsi come a disegnare la strada. Ricordo mani che s’incontrano, dopo un sorriso si legano in un abbraccio, corrono veloci su una tavola a fare oro dalla terra, porgono il gusto di riscoprire, innalzano calici come a raccogliere l’allegria da tutto quel che gira intorno, dalla vigna del cielo. Le note raccontano storie, ritrovano i bambini nascosti nei volti, guidano sulla strada dell’immaginazione nella propria fantasia, accorciano gli spazi tra le persone. Timidi sprazzi di com’era, in mezzo ai vicoli e dietro a pietre che forse non sai, pietre del borgo. Sensazioni, i luoghi della memoria entrano anche negli occhi di chi non li ha mai visti, il sapore di ciò che non è più ed il gusto di ciò che è diventato, sentire animarsi nell’aria l’odore di un giorno antico. La poesia della notte, è strana e infinita, la gente a chiacchierare attorno ad un luccichio che è la voglia di stare insieme, e che come la notte non vorrebbe finire mai. Facce, l’allegria dell’estate in un giorno di quasi‐inverno, l’atmosfera di festa in un paese che ancora si scopre, e poi gli amici, come fratelli senza averne il nome, come una ricchezza non computata. E su tutto, come a dar senso alle cose, il calore della gente, quasi davvero un fuoco, aprirsi ad uno sguardo meno fugace, più maturo, che sa scorgere nella semplicità la bellezza di un luogo, un giorno atteso con l’entusiasmo di un bambino. D’altra parte c’è ancora spazio, e tempo, e voglia di sognare...
Comm’era: 1953 – Candida e Mario Ferrantini Com’è: Ottobre 2009
Foto: M
atteo Cipo
llone
Foto: M
atteo Cipo
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Prossimo turno(Domenica 25/10/09) Cerchio – Antrosano
Lycia – CESEPaterno – SportssubequanaPro Celano ‐ Sporting Pescina
Roccavivi – RidottiSporting Carsoli – Aurora
Venere ‐ San Vincenzo Valle RovetoVirtus Capistrello ‐ Villa San Sebastiano
UN RINGRAZIAMENTO Ho letto con piacere l'articolo che avete pubblicato sul numero di settembre del vostro giornalino, intitolato "Una partita per non dimenticare". Voglio ringraziare pubblicamente la squadra di Cese non solo per la partecipazione al torneo, ma anche per il fatto che, molto graziosamente, ha lasciato la coppa vinta a noi della famiglia di Alessio. Visto l'entusiasmo e la partecipazione che abbiamo riscontrato in occasione di questa prima edizione, posso affermare fin da adesso che il torneo di calcetto in ricordo di Alessio sarà certamente riorganizzato l'anno prossimo. Auspichiamo la presenza della squadra di Cese . Grazie infinite.
Maria, la mamma di Alessio.
CESE SPORT – Eugenio Cipollone
PRIMA VITTORIA PER IL G.S. CESE La quinta giornata di campionato porta anche la prima vittoria della stagione. La squadra, guidata da mister Ciaprini, guadagna così i 3 punti, fondamentali per smuovere la classifica, battendo l’Antrosano con il punteggio di 2 a 1. La vittoria è arrivata dopo quattro sconfitte consecutive, in alcuni casi, detto onestamente, meritate. Come già detto in precedenza, la squadra è giovane e l’inesperienza potrebbe creare qualche problema, soprattutto nella gestione delle partite. Non è sicuramente un caso che in quattro delle cinque partite disputate si sia andati in vantaggio nella prima parte delle gare, per poi vedere il risultato ribaltato nel finale. Squadra quindi da registrare e da amalgamare. A tale proposito, tra le note positive, c’è la sensazione che il gruppo si stia cementando partita dopo partita, grazie anche ai non rari incontri conviviali (leggasi “cenette”) che contribuiscono, sicuramente in positivo, all’umore generale (a patto che non si svolgano di sabato, per ovvie ragioni…). Nelle altre partite della giornata, il Paterno è andato a vincere in casa dell’Aurora (squadra sulmonese) per 4 a 2; il Lecce si è imposto per 2 a 1 contro Roccavivi; Ridotti ha sconfitto 3 a 0 il Celano; San Vincenzo Valle Roveto ha vinto per 3 a 1 contro Cerchio; Pescina ha sconfitto 1 a 0 il Carsoli; la Virtus Capistrello ha espugnato il campo della Sportssubequana con il punteggio di 1 a 0; la capolista Villa San Sebastiano, infine, ha vinto 2 a 0 in casa contro Venere. Per quanto riguarda la testa della classifica, si registrano perciò le vittorie delle capoliste Villa San Sebastiano e Virtus Capistrello. Queste due squadre, che saranno tra le protagoniste sicuramente fino al termine del torneo, daranno vita allo scontro diretto in programma nella prossima giornata, Domenica 27 ottobre. Nella stessa giornata il G.S.Cese andrà a fare visita al Lecce, in quella che si preannuncia una partita molto difficile. Per concludere, e come al solito, i ringraziamenti a tutti coloro che seguono la squadra e che, spero, ci accompagnino anche nella difficile trasferta appena menzionata!
Classifica (5^ giornata)Villa San Sebastiano 15 Virtus Capistrello 12 Roccavivi 12 Lycia 10 Paterno 9 San Vincenzo Valle Roveto 9 Cerchio 7 Pro Celano 7 Ridotti 7 Antrosano 6 Sporting Pescina 6 Venere 5 Sportssubequana 3 CESE 3 Sporting Carsoli 2 Aurora 2
ALESSIO TRA DI NOI (ARTICOLO E FOTOGRAFIE TRATTI DA Marsicanews.it)
Lo scorso mercoledì 14 Ottobre si è svolta la cerimonia di intitolazione dell’Aula Magna dell’Università di Teramo, situata in via Napoli ad Avezzano, alla memoria di Alessio Di Pasquale, il giovane vittima del terremoto dello scorso 6 aprile. Alla toccante cerimonia hanno voluto partecipare tutti, tra amici, parenti e giovani universitari. Proprio il 14 Ottobre Alessio avrebbe compiuto 21 anni. Presenti tra le autorità il sindaco di Avezzano, Antonio Floris, il vice sindaco, Iride Cosimati, assessori e consiglieri comunali, l’assessore regionale Daniela Stati, il rettore dell’Università dell’Aquila, Ferdinando Di Orio e la professoressa Angela Musumeci dell’Università di Teramo. Di Orio nel suo intervento ha voluto ricordare tutti i ragazzi che sono mancati nel terremoto e le ferite che ancora oggi restano aperte. La professoressa Musumeci ha voluto evidenziare le qualità di Alessio e di tutti i giovani che frequentano gli studi per realizzare i loro sogni ed il compito dell’Università di aiutarli a concretizzarli. Il sindaco Antonio Floris ha elogiato i genitori di Alessio per la loro compostezza nel dolore mostrata in questi mesi. “Oggi noi con questa lapide vogliamo ricordare quei sogni interrotti e sono sicuro che Alessio continuerà a vivere tra di noi proprio grazie a questa Aula Magna”. La cerimonia è stata voluta dall’associazione giovanile e culturale “Ciao Tutu” che è sorta proprio in memoria di Alessio, ma che ha voluto ricordare tutti i giovani morti durante il terremoto.
Nadia Di Matteo
4 NOVEMBRE 2009: PRIMO RADUNO DELLE FORZE ARMATE DI CESE La festa delle forze armate italiane coincide con il 4 novembre, data in cui vengono celebrati l'anniversario della fine della prima guerra mondiale per l'Italia e la festa dell'Unità Nazionale. Il 4 novembre è l'unica festa nazionale che abbia attraversato le età dell'Italia liberale, fascista e repubblicana. Fino al 1977 è stato un giorno festivo a tutti gli effetti. Da quell'anno in poi, a causa di una riforma del calendario delle festività nazionali, introdotta per ragioni economiche con lo scopo di aumentare il numero di giorni lavorativi, è stata resa “festa mobile” che cadeva nella prima domenica di novembre. Nel corso degli anni '80‐'90 la sua importanza nel novero delle festività nazionali è andata declinando, ma recentemente (in corrispondenza con la Presidenza della Repubblica di Carlo Azeglio Ciampi) è tornata a celebrazioni ampie e diffuse.
Mercoledì 4 novembre 2009 avrà luogo il primo raduno delle forze armate di Cese, a cui tutti gli appartenenti o ex sono invitati a partecipare; nel pomeriggio, alle ore 17, sarà celebrata la messa in onore dei caduti. In serata si festeggerà tutti insieme con una cena.
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Giochi e relax
Trova il percorso dai rifiuti al centro
di riciclo
CENTRO DI RICICLO La Terra ringrazia!
PER I PIÙ PICCOLI
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Osvaldo Cipollone
UNO SGUARDO IN LONTANANZA (DA UNA FINESTRA SU CESE)PRIMO PREMIO CONCORSO LETTERARIO 2009 PRO LOCO DI CESE
Da una sghemba finestra affumicata, si nota Ggiuannèlla che si appresta ad uscire per attingere l’acqua alla fontana. Con la conca di rame, un secchio di latta ammaccato e una mantella variopinta, si avvia lasciando za’ ‘Méneca, (un’anziana zia con problemi psichici) che “canticchia” una filastrocca ad un bambolotto di pezza.
“Zzichi Ann’Antonia, reportame i bbóvi, le vacchi lassale sta’, ca’ atao i’ a ara’;
a ara’ la terra bbona a ddo’ ci nàsciono le viole... Le pecore e jji mentuni
fao a ttucca co’ jji patruni. Tucca cicióno, tucca cicióno!!!”
Dando affettuosi colpetti di testa al “fagotto”, continua. “Dindolò catena,
s’è morta Matalena, Matalena della Rocca s’è perza la conòcchia; la conòcchia co’ jjo fuso,
quisto figlio è ‘no bbéjjo spuso.” Lo stringe amorevolmente al seno anche quando rientra la nipote con i contenitori colmi d’acqua. «‘Sto cìtio, óji, sta sempre a ddormi’…» Informa l’anziana. «I figli, quanno sò’ zzichi, dormono notte e jorno.» risponde la nipote. Poi dando un’occhiata alla finestra... «Ècco sta a vveni’ jo medeco, fammecci apri’.». Va verso l’uscio e poco dopo saluta: «Bbongiorno dotto’.» «Buongiorno – risponde il medico entrando – buongiorno anche a z’a ‘Méneca.» «Che ssi’ vvenuto a visita’ ‘sto cìtio?» Chiede costei. «Dopo, ora devo vedere prima il ragazzo.» «Ci ‘ò’ pacénzia dotto’, che cci potemo fa’?» Osserva Ggiuannèlla. « Che vuoi, è la vita…». ‐ replica il medico ‐ «Però la trovo meglio o mi sbaglio?» ‐ dice poi entrando nell’altra stanza dove è preceduto dalla donna. Preso poi lo stetoscopio si avvicina al letto del figlio mentre z’a ‘Méneca continua a cullare il “neonato”. Poco dopo bussano alla porta principale. «Ggiuannè… eh Ggiuannè!» ‐ è Peppino, un ragazzino del posto che chiama di nuovo a gran voce: «Ggiuannèlla...» «‘Gnóro mi’!?» ‐ fa za’ Méneca, e la nipote: «Chi è?» Con affanno il ragazzo risponde: «Sò’ Ppeppino, jo figlio de Checchina… Sò’ vvenuto a ddice ‘na cósa ajjo meteco...» La donna un poco preoccupata: «Pecchè che è succéso?» «Ha ditto mamma... ca… ca fràtemo tè’... tè’ quela cósa che...» «Che ttè’?» ‐ chiede la donna interessata. «Mannaggia! Non mme recordo la parola...» «Ma è ‘na cósa grave? Che ss’è cascato?» «Nò nò, sta ajjo lètto.» «Se non è urgente, allora aspetta. Mo’ jo méteco fenisce de visita’ Vincénzo e ppo’ ci parli.» Durante l’attesa il ragazzino ripassa la “lezione” sottovoce, come fanno di solito gli adolescenti che hanno dimenticato un messaggio.“Dotto’, ha ditto mamma… se ppo’ veni’ a casa pecché fràtemo… tè’... tè quela cósa…” Z’a ‘Méneca, rimasta in disparte, senza guardarlo gli chiede: «Tu chi si?» Lui, come un automa, risponde: «Sò’ jjo figlio de cósa...» «E pàtreto chi è?» Distrattamente: «Papà è jjo marito de mamma.» «E quant’anni té’ tu?» «Meno de dièce.» «I’, ‘mmece, ne téngo de più.» Fa l’anziana. Lui, però, le fa notare: «E allora pecché ggiuchi ancora co’ lla “bambola”?» «Questa no’ nn’è ‘na bambola, ma è jo cìtio mi’.»
(continua a pag. 4)
L’origine di detti ed espressioni – lettera P PARLARE A VANVERA Nell'ambito del linguaggio comune, parlare a vanvera significa sostenere un discorso privo di consistenza. L'origine è assai dibattuta; prevale l'ipotesi che si tratti di un termine onomatopeico, di origine toscana, che imita il suono di chi farfuglia.
PER FILO E PER SEGNO Il riferimento è al filo che gli imbianchini un tempo tenevano teso sulla parete per creare una linea dritta, che andava poi ricalcata con grande attenzione. L'espressione è rimasta per indicare la precisione e la meticolosità con cui si compie un'azione.
PER UN PUNTO MARTIN PERSE LA CAPPA L'obiettivo non è stato raggiunto per poco, ma comunque non è raggiunto. Deriva da una tradizione del XVI secolo in cui si racconta che il monaco Martin, abate del monastero di Asiello, non divenne priore perché sulla porta del convento, volendo scrivere "Porta patens esto nulli claudatur onesto" ossia " Stia aperta la porta, non si chiuda a nessun uomo onesto", mise un punto dopo la parola "nulli", e l'iscrizione divenne quindi: "La porta non si apra per nessuno, si chiuda per l'uomo onesto" .
PEZZO DA NOVANTA Persona molto importante. Mutuato dal gergo militare in cui il "pezzo" è il cannone e "novanta" è il suo calibro.
PER I GRANDI Quiz sulle Cese
1. Nel 1830 si deliberò la costruzione del camposanto di Cese nei pressi :
a) della chiesuola di Madonna delle Grazie b) del monastero benedettino
c) della chiesa rurale di San Rocco 2. I patronejji un tempo affidavano il proprio gregge di ovini ai pastori di professione fino al:
a) 1° novembre, giorno di Ognissanti b) 11 Novembre, San Martino
c) 30 Novembre, Sant’Andrea apostolo 3. Nel II‐III secolo uno tra gli abitati più
importanti della zona, posto a fondovalle di Canistro, era denominato: a) Cese in Castro Canistri
b) Cese Santacroce c) Cese Canistrelle
4. Con l’arrivo del freddo è necessario coprirsi, ossia, secondo un termine antiquato…
a) Carufàrese b) Carosàrese c) Carràrese
5. Secondo un detto popolare, “Chi d’ottobbre vennegna e somènta, quann’è de novembre…”
a) rattacca le soremènta b) conténto revènta c) non se lamènta
6. Nel 1299, dopo circa un secolo di vita, fu soppresso il piccolo monastero che i
benedettini di Cese avevano fondato a: a) Cappelle
b) Monte Salviano c) Corcumello
7. Non è una zona prossima a “La Castagna”:a) La Paranza
b) Colle della Madonna c) Fonte Staccino
Colora il disegno
utilizzando soltanto i colori della bandiera francese e di quella irlandese.
PAROLE IN VERSI
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UNO SGUARDO IN LONTANANZA (DA UNA FINESTRA SU CESE) – continua da pag. 3
Il ragazzino ride sonoramente mentre riappare la donna che sta chiedendo ancora delucidazioni al medico: «Allora dotto’ nn’è gnente de grave, pòzzo sta tranquilla?» «Ma sì, fra qualche giorno sarà passato tutto. Si tratta di un’indisposizione. Avrà mangiato frutta selvatica. Comunque tienilo a dieta per alcuni giorni.» «Ddu’ tagliarèlle ammassate sénz’òva ci lla pòzzo da’?» «Certamente, ma solo con un cucchino d’olio.» Poi rivolto al ragazzino: «E tu che cosa mi volevi dire?» Quasi sussultando Peppino risponde tutto d’un fiato: «Dotto’, ha ditto mamma… che fratemo tè’... ‐ s’interrompe ‐ tè’... ‐ quasi con sconforto ‐ mannaggia non mme recordo la parola.» «Cos’ha, la febbre?» «Nò.» «La tosse?» «Manco.» Il medico cerca ancora di aiutarlo: «Gli fa male la testa?» Il ragazzo scuote la sua. «Ha il raffreddore, mal di denti, mal di pancia???» Pensoso e sconsolato Peppino resta muto. Il dottore tenta ancora: «Ha la gola arrossata?» «Nò.» «Ha problemi al petto, alla schiena?» È Peppino a questo punto che gli suggerisce timidamente: «Più sotto.» Presumendo che il ragazzo provi imbarazzo lo anticipa: «Non riesce a fare la cacca?» «Scì ci riesce, però….» «Però…? Come ci va?» «Mamma m’ha ditto de sta’ attente a ddice la parola ggiusta.» «Avrà detto che ha una colica intestinale?» «Nò.» «Tenesse ‘na ‘ndisposizione comme Vincénzo nóstro?» ‐ prova ad indovinare Ggiuannèlla. Il ragazzo fa ancora un cenno di diniego. Il dottore allora lo invita a sorvolare: «Se non ricordi la parola non fa niente, ora verrò a verificare.» A questo punto interviene l’anziana donna che sostiene: «Ha fatto la sciòrda…» «Scì, scì ha scommerdato tutto jo létto. Però mamma m’ha ditto de non dice ‘ssa parola zozza.» «E quassa t’ha ditta?» ‐ gli fa Ggiuannèlla. ‐ «N’è ditta una polita.» «Cosa avrà detto che ha... la diarrea?» Dice di nuovo il medico. «Scì scì, ha ditto la diarrea, la diarrea, ha ditto proprio la diarrea.» ‐ conferma lui soddisfatto. «Ma sempre ‘na cósa sporca è.» ‐ obietta Ggiuannèlla. «Però mamma me ss’è raccommannata de non dice la...» «La sciòrda.» ‐ fa di nuovo l’anziana. Il dottore la corregge: «Si dice la diarrea.» ‐ e sospinge poi Peppino verso l’uscio. «Ora abbiamo capito cosa ha tuo fratello, andiamo a visitarlo.» E saluta le due donne: «Arrivederci, mi raccomando, state bene.» Z’a ‘Méneca, come a bloccarlo: «E ‘sto cìtio non jo visiti più?» Il medico si avvicina a lei e l’accarezza; pone poi una mano sulla fronte del “bambolotto” come a misurargli la febbre. «Lui sta bene, non ti preoccupare.» «Meno malo…» Saluta ancora: «Ci vediamo.» «Arrivederci e grazie dotto’.» Risponde Ggiuannèlla. A questo punto il ragazzo cerca di accattivarsi la “protezione” del medico: «Dotto’, a mamma non ci llo dice cà te sò’ ditta quel’atra parola.» Il medico lo tranquillizza: «Va bene, non ti preoccupare.» E s’incamminano. Ggiuannélla li segue con lo sguardo mentre discorrono. «Dotto’» ‐ fa il ragazzo rassicurato. ‐ «Ma pecché quela cósa la chiamano la...» Per evitare di ripetere quel nome si pone una mano sulla bocca. Il dottore, stando al gioco: «Come la chiamano?» «Mannaggia! A mmi non me cc’entra ‘mmocca quela cósa... ‐ si corregge ‐ non mme cc’enta ‘n capo quijo nòmo.» Ridono entrambi mentre proseguono verso l’altra visita.
(FINE)
L’alluce verde 21^ puntata ‐ di Roberto Cipollone Ottobre, tempo di scoperte nella Marsica… Dapprima nei pressi del Nucleo Industriale di Avezzano, con il rinvenimento di materiali tossici abbandonati a pochi metri dalle abitazioni che ha portato la procura ad aprire una nuova indagine. In seguito a Valle Solegara, Antrosano, con l’individuazione di un’altra discarica abusiva nei pressi dell’impianto di inerti, con un centinaio di gomme depositate a cinque metri di profondità. Infine a Lecce nei Marsi, dove il Corpo Forestale dello Stato ha scoperto una discarica di circa 900 metri cubi di rifiuti speciali e tossici (per lo più fusti per vernici, amianto, plastica e pneumatici). Senza considerare il procedimento aperto verso il CAM per violazione delle norme sullo smaltimento delle acque nere, in seguito ai controlli dei tecnici della Forestale che hanno individuato presso il depuratore di Marano lo scarico a cielo aperto su un terreno adiacente. Ed i piani palentini? Forse è arrivato il momento di controllare un po’ più a fondo, se la di‐scarica di Trasolero ha insegnato qualcosa… E il giro continua…
Ritiro gratuito RIFIUTI INGOMBRANTI Comune di Avezzano: 0863‐501243
È L’ALBA di Anna Maria Casale
È l’alba
Il sole ancora non si vede
A Cese è così,
fa giorno più tardi.
La nebbia mi mostra cose
Alle quali non farei caso
Se non man mano
Che la coltre biancastra
Si dirada.
Prima i campi poi le case,
poi perfino la Chiesa…
Ma la sera il tramonto
È unico, specialmente
Se Sali su all’acquedotto,
alla chiesetta di Santo Rocco…
e lì…
tra sterpi e rovi di more
tu guardi il tramonto
e ti si allarga il cuore.
GLI STILI DI VITA ‐ di Livia Cipollone
LA DIPENDENZA DALL’ALCOOL L’uomo ha sempre cercato qualcosa che gli permettesse di evadere dai quotidiani problemi della vita. Le tossicodipendenze sono uno dei problemi che assilla la nostra società. L’alcolismo è sicuramente tra i più diffusi e forse il più problematico perché si nasconde nell’ambito di uno stile di vita normale. Fortunatamente non si diventa alcolisti da “un minuto all’altro”. Il percorso che dal primo bicchiere porta alla dipendenza è un percorso lungo, che talvolta dura anni, ma proprio per questo è importante riuscire a cogliere molto precocemente quei piccoli segni che possono portarci dal bere moderato al bere problematico. Questi segni sono: 1) comparsa di sintomi somatici (cefalea, disturbi digestivi, ipertensione); 2) modificazioni del carattere (l’alcolista diventa bugiardo, violento e trascura il lavoro). Pertanto abbiate cura del vostro corpo e della vostra mente.
“IN UN ANGOLO D’ABRUZZO… I PASSI DEI PASTORI MORTI”
È recentemente stato pubblicato sotto Oppure Editore il romanzo di Mario Cipollone “In un angolo d’Abruzzo… i passi dei pastori morti”. Riportiamo di seguito la sintesi di “quarta”.
Cipollone ridiscute le proprie radici nel racconto delle vicende (realmen‐te accadute) di tre pastori abruzzesi. Lo fa mescolando con sapienza autobiografismo e consapevolezza
storica, sicché la piccola comunità dei protagonisti diventa lo specchio deformato attraverso cui guardare le vicende del dopoguerra italiano. Il risultato è un'indagine ora cruda ed essenziale, ora onirica e irreale, ironica, ma pur sempre garbata e indulgente sull'Italia pastorale e contadina. Con quel tocco nostalgico inevitabile di fronte a realtà consumate, che si vanno sgretolando giorno dopo giorno e mattone dopo mattone.
PAROLE IN VERSI
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UNO SGUARDO IN LONTANANZA (DA UNA FINESTRA SU CESE) – continua da pag. 3
Il ragazzino ride sonoramente mentre riappare la donna che sta chiedendo ancora delucidazioni al medico: «Allora dotto’ nn’è gnente de grave, pòzzo sta tranquilla?» «Ma sì, fra qualche giorno sarà passato tutto. Si tratta di un’indisposizione. Avrà mangiato frutta selvatica. Comunque tienilo a dieta per alcuni giorni.» «Ddu’ tagliarèlle ammassate sénz’òva ci lla pòzzo da’?» «Certamente, ma solo con un cucchino d’olio.» Poi rivolto al ragazzino: «E tu che cosa mi volevi dire?» Quasi sussultando Peppino risponde tutto d’un fiato: «Dotto’, ha ditto mamma… che fratemo tè’... ‐ s’interrompe ‐ tè’... ‐ quasi con sconforto ‐ mannaggia non mme recordo la parola.» «Cos’ha, la febbre?» «Nò.» «La tosse?» «Manco.» Il medico cerca ancora di aiutarlo: «Gli fa male la testa?» Il ragazzo scuote la sua. «Ha il raffreddore, mal di denti, mal di pancia???» Pensoso e sconsolato Peppino resta muto. Il dottore tenta ancora: «Ha la gola arrossata?» «Nò.» «Ha problemi al petto, alla schiena?» È Peppino a questo punto che gli suggerisce timidamente: «Più sotto.» Presumendo che il ragazzo provi imbarazzo lo anticipa: «Non riesce a fare la cacca?» «Scì ci riesce, però….» «Però…? Come ci va?» «Mamma m’ha ditto de sta’ attente a ddice la parola ggiusta.» «Avrà detto che ha una colica intestinale?» «Nò.» «Tenesse ‘na ‘ndisposizione comme Vincénzo nóstro?» ‐ prova ad indovinare Ggiuannèlla. Il ragazzo fa ancora un cenno di diniego. Il dottore allora lo invita a sorvolare: «Se non ricordi la parola non fa niente, ora verrò a verificare.» A questo punto interviene l’anziana donna che sostiene: «Ha fatto la sciòrda…» «Scì, scì ha scommerdato tutto jo létto. Però mamma m’ha ditto de non dice ‘ssa parola zozza.» «E quassa t’ha ditta?» ‐ gli fa Ggiuannèlla. ‐ «N’è ditta una polita.» «Cosa avrà detto che ha... la diarrea?» Dice di nuovo il medico. «Scì scì, ha ditto la diarrea, la diarrea, ha ditto proprio la diarrea.» ‐ conferma lui soddisfatto. «Ma sempre ‘na cósa sporca è.» ‐ obietta Ggiuannèlla. «Però mamma me ss’è raccommannata de non dice la...» «La sciòrda.» ‐ fa di nuovo l’anziana. Il dottore la corregge: «Si dice la diarrea.» ‐ e sospinge poi Peppino verso l’uscio. «Ora abbiamo capito cosa ha tuo fratello, andiamo a visitarlo.» E saluta le due donne: «Arrivederci, mi raccomando, state bene.» Z’a ‘Méneca, come a bloccarlo: «E ‘sto cìtio non jo visiti più?» Il medico si avvicina a lei e l’accarezza; pone poi una mano sulla fronte del “bambolotto” come a misurargli la febbre. «Lui sta bene, non ti preoccupare.» «Meno malo…» Saluta ancora: «Ci vediamo.» «Arrivederci e grazie dotto’.» Risponde Ggiuannèlla. A questo punto il ragazzo cerca di accattivarsi la “protezione” del medico: «Dotto’, a mamma non ci llo dice cà te sò’ ditta quel’atra parola.» Il medico lo tranquillizza: «Va bene, non ti preoccupare.» E s’incamminano. Ggiuannélla li segue con lo sguardo mentre discorrono. «Dotto’» ‐ fa il ragazzo rassicurato. ‐ «Ma pecché quela cósa la chiamano la...» Per evitare di ripetere quel nome si pone una mano sulla bocca. Il dottore, stando al gioco: «Come la chiamano?» «Mannaggia! A mmi non me cc’entra ‘mmocca quela cósa... ‐ si corregge ‐ non mme cc’enta ‘n capo quijo nòmo.» Ridono entrambi mentre proseguono verso l’altra visita.
(FINE)
L’alluce verde 21^ puntata ‐ di Roberto Cipollone Ottobre, tempo di scoperte nella Marsica… Dapprima nei pressi del Nucleo Industriale di Avezzano, con il rinvenimento di materiali tossici abbandonati a pochi metri dalle abitazioni che ha portato la procura ad aprire una nuova indagine. In seguito a Valle Solegara, Antrosano, con l’individuazione di un’altra discarica abusiva nei pressi dell’impianto di inerti, con un centinaio di gomme depositate a cinque metri di profondità. Infine a Lecce nei Marsi, dove il Corpo Forestale dello Stato ha scoperto una discarica di circa 900 metri cubi di rifiuti speciali e tossici (per lo più fusti per vernici, amianto, plastica e pneumatici). Senza considerare il procedimento aperto verso il CAM per violazione delle norme sullo smaltimento delle acque nere, in seguito ai controlli dei tecnici della Forestale che hanno individuato presso il depuratore di Marano lo scarico a cielo aperto su un terreno adiacente. Ed i piani palentini? Forse è arrivato il momento di controllare un po’ più a fondo, se la di‐scarica di Trasolero ha insegnato qualcosa… E il giro continua…
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È L’ALBA di Anna Maria Casale
È l’alba
Il sole ancora non si vede
A Cese è così,
fa giorno più tardi.
La nebbia mi mostra cose
Alle quali non farei caso
Se non man mano
Che la coltre biancastra
Si dirada.
Prima i campi poi le case,
poi perfino la Chiesa…
Ma la sera il tramonto
È unico, specialmente
Se Sali su all’acquedotto,
alla chiesetta di Santo Rocco…
e lì…
tra sterpi e rovi di more
tu guardi il tramonto
e ti si allarga il cuore.
GLI STILI DI VITA ‐ di Livia Cipollone
LA DIPENDENZA DALL’ALCOOL L’uomo ha sempre cercato qualcosa che gli permettesse di evadere dai quotidiani problemi della vita. Le tossicodipendenze sono uno dei problemi che assilla la nostra società. L’alcolismo è sicuramente tra i più diffusi e forse il più problematico perché si nasconde nell’ambito di uno stile di vita normale. Fortunatamente non si diventa alcolisti da “un minuto all’altro”. Il percorso che dal primo bicchiere porta alla dipendenza è un percorso lungo, che talvolta dura anni, ma proprio per questo è importante riuscire a cogliere molto precocemente quei piccoli segni che possono portarci dal bere moderato al bere problematico. Questi segni sono: 1) comparsa di sintomi somatici (cefalea, disturbi digestivi, ipertensione); 2) modificazioni del carattere (l’alcolista diventa bugiardo, violento e trascura il lavoro). Pertanto abbiate cura del vostro corpo e della vostra mente.
“IN UN ANGOLO D’ABRUZZO… I PASSI DEI PASTORI MORTI”
È recentemente stato pubblicato sotto Oppure Editore il romanzo di Mario Cipollone “In un angolo d’Abruzzo… i passi dei pastori morti”. Riportiamo di seguito la sintesi di “quarta”.
Cipollone ridiscute le proprie radici nel racconto delle vicende (realmen‐te accadute) di tre pastori abruzzesi. Lo fa mescolando con sapienza autobiografismo e consapevolezza
storica, sicché la piccola comunità dei protagonisti diventa lo specchio deformato attraverso cui guardare le vicende del dopoguerra italiano. Il risultato è un'indagine ora cruda ed essenziale, ora onirica e irreale, ironica, ma pur sempre garbata e indulgente sull'Italia pastorale e contadina. Con quel tocco nostalgico inevitabile di fronte a realtà consumate, che si vanno sgretolando giorno dopo giorno e mattone dopo mattone.
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Osvaldo Cipollone
UNO SGUARDO IN LONTANANZA (DA UNA FINESTRA SU CESE)PRIMO PREMIO CONCORSO LETTERARIO 2009 PRO LOCO DI CESE
Da una sghemba finestra affumicata, si nota Ggiuannèlla che si appresta ad uscire per attingere l’acqua alla fontana. Con la conca di rame, un secchio di latta ammaccato e una mantella variopinta, si avvia lasciando za’ ‘Méneca, (un’anziana zia con problemi psichici) che “canticchia” una filastrocca ad un bambolotto di pezza.
“Zzichi Ann’Antonia, reportame i bbóvi, le vacchi lassale sta’, ca’ atao i’ a ara’;
a ara’ la terra bbona a ddo’ ci nàsciono le viole... Le pecore e jji mentuni
fao a ttucca co’ jji patruni. Tucca cicióno, tucca cicióno!!!”
Dando affettuosi colpetti di testa al “fagotto”, continua. “Dindolò catena,
s’è morta Matalena, Matalena della Rocca s’è perza la conòcchia; la conòcchia co’ jjo fuso,
quisto figlio è ‘no bbéjjo spuso.” Lo stringe amorevolmente al seno anche quando rientra la nipote con i contenitori colmi d’acqua. «‘Sto cìtio, óji, sta sempre a ddormi’…» Informa l’anziana. «I figli, quanno sò’ zzichi, dormono notte e jorno.» risponde la nipote. Poi dando un’occhiata alla finestra... «Ècco sta a vveni’ jo medeco, fammecci apri’.». Va verso l’uscio e poco dopo saluta: «Bbongiorno dotto’.» «Buongiorno – risponde il medico entrando – buongiorno anche a z’a ‘Méneca.» «Che ssi’ vvenuto a visita’ ‘sto cìtio?» Chiede costei. «Dopo, ora devo vedere prima il ragazzo.» «Ci ‘ò’ pacénzia dotto’, che cci potemo fa’?» Osserva Ggiuannèlla. « Che vuoi, è la vita…». ‐ replica il medico ‐ «Però la trovo meglio o mi sbaglio?» ‐ dice poi entrando nell’altra stanza dove è preceduto dalla donna. Preso poi lo stetoscopio si avvicina al letto del figlio mentre z’a ‘Méneca continua a cullare il “neonato”. Poco dopo bussano alla porta principale. «Ggiuannè… eh Ggiuannè!» ‐ è Peppino, un ragazzino del posto che chiama di nuovo a gran voce: «Ggiuannèlla...» «‘Gnóro mi’!?» ‐ fa za’ Méneca, e la nipote: «Chi è?» Con affanno il ragazzo risponde: «Sò’ Ppeppino, jo figlio de Checchina… Sò’ vvenuto a ddice ‘na cósa ajjo meteco...» La donna un poco preoccupata: «Pecchè che è succéso?» «Ha ditto mamma... ca… ca fràtemo tè’... tè’ quela cósa che...» «Che ttè’?» ‐ chiede la donna interessata. «Mannaggia! Non mme recordo la parola...» «Ma è ‘na cósa grave? Che ss’è cascato?» «Nò nò, sta ajjo lètto.» «Se non è urgente, allora aspetta. Mo’ jo méteco fenisce de visita’ Vincénzo e ppo’ ci parli.» Durante l’attesa il ragazzino ripassa la “lezione” sottovoce, come fanno di solito gli adolescenti che hanno dimenticato un messaggio.“Dotto’, ha ditto mamma… se ppo’ veni’ a casa pecché fràtemo… tè’... tè quela cósa…” Z’a ‘Méneca, rimasta in disparte, senza guardarlo gli chiede: «Tu chi si?» Lui, come un automa, risponde: «Sò’ jjo figlio de cósa...» «E pàtreto chi è?» Distrattamente: «Papà è jjo marito de mamma.» «E quant’anni té’ tu?» «Meno de dièce.» «I’, ‘mmece, ne téngo de più.» Fa l’anziana. Lui, però, le fa notare: «E allora pecché ggiuchi ancora co’ lla “bambola”?» «Questa no’ nn’è ‘na bambola, ma è jo cìtio mi’.»
(continua a pag. 4)
L’origine di detti ed espressioni – lettera P PARLARE A VANVERA Nell'ambito del linguaggio comune, parlare a vanvera significa sostenere un discorso privo di consistenza. L'origine è assai dibattuta; prevale l'ipotesi che si tratti di un termine onomatopeico, di origine toscana, che imita il suono di chi farfuglia.
PER FILO E PER SEGNO Il riferimento è al filo che gli imbianchini un tempo tenevano teso sulla parete per creare una linea dritta, che andava poi ricalcata con grande attenzione. L'espressione è rimasta per indicare la precisione e la meticolosità con cui si compie un'azione.
PER UN PUNTO MARTIN PERSE LA CAPPA L'obiettivo non è stato raggiunto per poco, ma comunque non è raggiunto. Deriva da una tradizione del XVI secolo in cui si racconta che il monaco Martin, abate del monastero di Asiello, non divenne priore perché sulla porta del convento, volendo scrivere "Porta patens esto nulli claudatur onesto" ossia " Stia aperta la porta, non si chiuda a nessun uomo onesto", mise un punto dopo la parola "nulli", e l'iscrizione divenne quindi: "La porta non si apra per nessuno, si chiuda per l'uomo onesto" .
PEZZO DA NOVANTA Persona molto importante. Mutuato dal gergo militare in cui il "pezzo" è il cannone e "novanta" è il suo calibro.
PER I GRANDI Quiz sulle Cese
1. Nel 1830 si deliberò la costruzione del camposanto di Cese nei pressi :
a) della chiesuola di Madonna delle Grazie b) del monastero benedettino
c) della chiesa rurale di San Rocco 2. I patronejji un tempo affidavano il proprio gregge di ovini ai pastori di professione fino al:
a) 1° novembre, giorno di Ognissanti b) 11 Novembre, San Martino
c) 30 Novembre, Sant’Andrea apostolo 3. Nel II‐III secolo uno tra gli abitati più
importanti della zona, posto a fondovalle di Canistro, era denominato: a) Cese in Castro Canistri
b) Cese Santacroce c) Cese Canistrelle
4. Con l’arrivo del freddo è necessario coprirsi, ossia, secondo un termine antiquato…
a) Carufàrese b) Carosàrese c) Carràrese
5. Secondo un detto popolare, “Chi d’ottobbre vennegna e somènta, quann’è de novembre…”
a) rattacca le soremènta b) conténto revènta c) non se lamènta
6. Nel 1299, dopo circa un secolo di vita, fu soppresso il piccolo monastero che i
benedettini di Cese avevano fondato a: a) Cappelle
b) Monte Salviano c) Corcumello
7. Non è una zona prossima a “La Castagna”:a) La Paranza
b) Colle della Madonna c) Fonte Staccino
Colora il disegno
utilizzando soltanto i colori della bandiera francese e di quella irlandese.
Prossimo turno(Domenica 25/10/09) Cerchio – Antrosano
Lycia – CESEPaterno – SportssubequanaPro Celano ‐ Sporting Pescina
Roccavivi – RidottiSporting Carsoli – Aurora
Venere ‐ San Vincenzo Valle RovetoVirtus Capistrello ‐ Villa San Sebastiano
UN RINGRAZIAMENTO Ho letto con piacere l'articolo che avete pubblicato sul numero di settembre del vostro giornalino, intitolato "Una partita per non dimenticare". Voglio ringraziare pubblicamente la squadra di Cese non solo per la partecipazione al torneo, ma anche per il fatto che, molto graziosamente, ha lasciato la coppa vinta a noi della famiglia di Alessio. Visto l'entusiasmo e la partecipazione che abbiamo riscontrato in occasione di questa prima edizione, posso affermare fin da adesso che il torneo di calcetto in ricordo di Alessio sarà certamente riorganizzato l'anno prossimo. Auspichiamo la presenza della squadra di Cese . Grazie infinite.
Maria, la mamma di Alessio.
CESE SPORT – Eugenio Cipollone
PRIMA VITTORIA PER IL G.S. CESE La quinta giornata di campionato porta anche la prima vittoria della stagione. La squadra, guidata da mister Ciaprini, guadagna così i 3 punti, fondamentali per smuovere la classifica, battendo l’Antrosano con il punteggio di 2 a 1. La vittoria è arrivata dopo quattro sconfitte consecutive, in alcuni casi, detto onestamente, meritate. Come già detto in precedenza, la squadra è giovane e l’inesperienza potrebbe creare qualche problema, soprattutto nella gestione delle partite. Non è sicuramente un caso che in quattro delle cinque partite disputate si sia andati in vantaggio nella prima parte delle gare, per poi vedere il risultato ribaltato nel finale. Squadra quindi da registrare e da amalgamare. A tale proposito, tra le note positive, c’è la sensazione che il gruppo si stia cementando partita dopo partita, grazie anche ai non rari incontri conviviali (leggasi “cenette”) che contribuiscono, sicuramente in positivo, all’umore generale (a patto che non si svolgano di sabato, per ovvie ragioni…). Nelle altre partite della giornata, il Paterno è andato a vincere in casa dell’Aurora (squadra sulmonese) per 4 a 2; il Lecce si è imposto per 2 a 1 contro Roccavivi; Ridotti ha sconfitto 3 a 0 il Celano; San Vincenzo Valle Roveto ha vinto per 3 a 1 contro Cerchio; Pescina ha sconfitto 1 a 0 il Carsoli; la Virtus Capistrello ha espugnato il campo della Sportssubequana con il punteggio di 1 a 0; la capolista Villa San Sebastiano, infine, ha vinto 2 a 0 in casa contro Venere. Per quanto riguarda la testa della classifica, si registrano perciò le vittorie delle capoliste Villa San Sebastiano e Virtus Capistrello. Queste due squadre, che saranno tra le protagoniste sicuramente fino al termine del torneo, daranno vita allo scontro diretto in programma nella prossima giornata, Domenica 27 ottobre. Nella stessa giornata il G.S.Cese andrà a fare visita al Lecce, in quella che si preannuncia una partita molto difficile. Per concludere, e come al solito, i ringraziamenti a tutti coloro che seguono la squadra e che, spero, ci accompagnino anche nella difficile trasferta appena menzionata!
Classifica (5^ giornata)Villa San Sebastiano 15 Virtus Capistrello 12 Roccavivi 12 Lycia 10 Paterno 9 San Vincenzo Valle Roveto 9 Cerchio 7 Pro Celano 7 Ridotti 7 Antrosano 6 Sporting Pescina 6 Venere 5 Sportssubequana 3 CESE 3 Sporting Carsoli 2 Aurora 2
ALESSIO TRA DI NOI (ARTICOLO E FOTOGRAFIE TRATTI DA Marsicanews.it)
Lo scorso mercoledì 14 Ottobre si è svolta la cerimonia di intitolazione dell’Aula Magna dell’Università di Teramo, situata in via Napoli ad Avezzano, alla memoria di Alessio Di Pasquale, il giovane vittima del terremoto dello scorso 6 aprile. Alla toccante cerimonia hanno voluto partecipare tutti, tra amici, parenti e giovani universitari. Proprio il 14 Ottobre Alessio avrebbe compiuto 21 anni. Presenti tra le autorità il sindaco di Avezzano, Antonio Floris, il vice sindaco, Iride Cosimati, assessori e consiglieri comunali, l’assessore regionale Daniela Stati, il rettore dell’Università dell’Aquila, Ferdinando Di Orio e la professoressa Angela Musumeci dell’Università di Teramo. Di Orio nel suo intervento ha voluto ricordare tutti i ragazzi che sono mancati nel terremoto e le ferite che ancora oggi restano aperte. La professoressa Musumeci ha voluto evidenziare le qualità di Alessio e di tutti i giovani che frequentano gli studi per realizzare i loro sogni ed il compito dell’Università di aiutarli a concretizzarli. Il sindaco Antonio Floris ha elogiato i genitori di Alessio per la loro compostezza nel dolore mostrata in questi mesi. “Oggi noi con questa lapide vogliamo ricordare quei sogni interrotti e sono sicuro che Alessio continuerà a vivere tra di noi proprio grazie a questa Aula Magna”. La cerimonia è stata voluta dall’associazione giovanile e culturale “Ciao Tutu” che è sorta proprio in memoria di Alessio, ma che ha voluto ricordare tutti i giovani morti durante il terremoto.
Nadia Di Matteo
4 NOVEMBRE 2009: PRIMO RADUNO DELLE FORZE ARMATE DI CESE La festa delle forze armate italiane coincide con il 4 novembre, data in cui vengono celebrati l'anniversario della fine della prima guerra mondiale per l'Italia e la festa dell'Unità Nazionale. Il 4 novembre è l'unica festa nazionale che abbia attraversato le età dell'Italia liberale, fascista e repubblicana. Fino al 1977 è stato un giorno festivo a tutti gli effetti. Da quell'anno in poi, a causa di una riforma del calendario delle festività nazionali, introdotta per ragioni economiche con lo scopo di aumentare il numero di giorni lavorativi, è stata resa “festa mobile” che cadeva nella prima domenica di novembre. Nel corso degli anni '80‐'90 la sua importanza nel novero delle festività nazionali è andata declinando, ma recentemente (in corrispondenza con la Presidenza della Repubblica di Carlo Azeglio Ciampi) è tornata a celebrazioni ampie e diffuse.
Mercoledì 4 novembre 2009 avrà luogo il primo raduno delle forze armate di Cese, a cui tutti gli appartenenti o ex sono invitati a partecipare; nel pomeriggio, alle ore 17, sarà celebrata la messa in onore dei caduti. In serata si festeggerà tutti insieme con una cena.
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La piazza vista dalla piazzetta dejj’aseni.
Articoli e rubriche curati da Anna Maria Casale, Eugenio, Livia, Osvaldo e Roberto Cipollone e Nadia Di Matteo. Grazie ad Alfredo per le foto e ad Adele e ai “consulenti” per il prezioso supporto.
Per informazioni, proposte, commenti e suggerimenti scrivete a: Redazione “La Voce delle Cese”, Pro Loco Cese dei Marsi, Via C.Cattaneo 2, 67050 Cese di Avezzano (AQ) oppure a: [email protected].
Sito web: www.lavocedellecese.it .
Il prossimo numero de “La Voce” uscirà Domenica 29 novembre 2009. Chi è interessato può consegnare gli articoli o inviarli a [email protected] entro il 22 novembre.
Mensile gratuito della Pro‐Loco di Cese dei Marsi Anno IV Numero 41 – 25 ottobre 2009
Roberto Cipollone Ci sono luci, piccole lucciole di fuoco sfidano il cielo di novembre, ombre che sfilano sui muri di pietre e mattoni seguendo piccoli fuochi sparsi come a disegnare la strada. Ricordo mani che s’incontrano, dopo un sorriso si legano in un abbraccio, corrono veloci su una tavola a fare oro dalla terra, porgono il gusto di riscoprire, innalzano calici come a raccogliere l’allegria da tutto quel che gira intorno, dalla vigna del cielo. Le note raccontano storie, ritrovano i bambini nascosti nei volti, guidano sulla strada dell’immaginazione nella propria fantasia, accorciano gli spazi tra le persone. Timidi sprazzi di com’era, in mezzo ai vicoli e dietro a pietre che forse non sai, pietre del borgo. Sensazioni, i luoghi della memoria entrano anche negli occhi di chi non li ha mai visti, il sapore di ciò che non è più ed il gusto di ciò che è diventato, sentire animarsi nell’aria l’odore di un giorno antico. La poesia della notte, è strana e infinita, la gente a chiacchierare attorno ad un luccichio che è la voglia di stare insieme, e che come la notte non vorrebbe finire mai. Facce, l’allegria dell’estate in un giorno di quasi‐inverno, l’atmosfera di festa in un paese che ancora si scopre, e poi gli amici, come fratelli senza averne il nome, come una ricchezza non computata. E su tutto, come a dar senso alle cose, il calore della gente, quasi davvero un fuoco, aprirsi ad uno sguardo meno fugace, più maturo, che sa scorgere nella semplicità la bellezza di un luogo, un giorno atteso con l’entusiasmo di un bambino. D’altra parte c’è ancora spazio, e tempo, e voglia di sognare...
Comm’era: 1953 – Candida e Mario Ferrantini Com’è: Ottobre 2009
Foto: M
atteo Cipo
llone
Foto: M
atteo Cipo
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