Mensile-AnnoCXXXIII-nr.5 Maggio 20 09biesseonline.sdb.org/2009/pdf/200905.pdf · glia, san...

48
RIVISTA FONDATA DA S. GIOVANNI BOSCO NEL 1877 Maggio 2009 Mensile - Anno CXXXIII - nr. 5 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD Spedizione nr. 5/2009

Transcript of Mensile-AnnoCXXXIII-nr.5 Maggio 20 09biesseonline.sdb.org/2009/pdf/200905.pdf · glia, san...

RIVISTA FONDATADA S. GIOVANNI BOSCONEL 1877

Maggio 2009Mensile - Anno CXXXIII - nr. 5Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PDSpedizione nr. 5/2009

ni, fondò il movimento delle VDB –Volontarie Don Bosco, che si consa-crano senza abbandonare né fami-glia né posto di lavoro. Santa MariaMazzarello fu cofondatrice delleFMA, le suore salesiane, intelligente,volitiva, dotata di ricca affettività.Dopo una malattia si dedicò all’edu-cazione delle fanciulle di Mornese,attraverso un laboratorio di cucito, unoratorio festivo e una casa-famigliaper le bambine senza genitori. Deci-sivo l’incontro con Don Bosco (1864)che le presentò un’apertura più pie-na al suo desiderio apostolico. Insie-me dunque fondarono il 5 agosto1872 una nuova famiglia religiosaper il bene delle giovani. Da questosplendido frutto nacque una nuovagrande realtà apostolica che contaoggi circa 15mila suore, con splendi-de figure di santità come le beateMaddalena Morano, Maria Rome-ro, Eusebia Palomino e molte altredonne di Dio…

>> Tra i Salesiani Cooperatori labeata Alexandrina da Costa ebbe lavita segnata da un grave incidenteper sottrarsi a un’azione di violenzache la costrinse immobile per oltre 30anni, sostenuta spiritualmente, maanche fisicamente, dall’Eucarestia (per13 anni si nutrì esclusivamente dell’o-stia consacrata). Fece la sua promes-sa come cooperatrice e offrì le suesofferenze per la missione giovanilesalesiana. Vi segnalo anche il servodi Dio Attilio Giordani, che scelse dipartire con la moglie per il Brasile de-dicando la sua vita al volontariato as-sieme ai suoi figli; e ancora il cardina-le Giuseppe Guarino, che accolse iprimi salesiani in Sicilia, e indirizzòl’eredità a loro favore il che permisel’apertura delle case di Alì per le FMA

Un albero buono non fa frut-ti cattivi (Lc 6,43). Il passodi Luca è significativo per lastoria dello sviluppo del cari-

sma salesiano. Don Bosco ha inter-pretato in senso evangelico la suavita mettendola al servizio dei giova-ni per la loro santità e onesta cittadi-nanza. Egli ha rappresentato il buonseme che ha dato origine a un buonalbero, i cui frutti sono stati eccellen-ti. È stato il modello che ha fatto cre-scere dei santi. Il suo primo succes-sore, il beato Michele Rua, era con-siderato un nuovo don Bosco; dellafedeltà al fondatore fece il suo pro-gramma di vita e di azione e sotto dilui i salesiani passarono da 773 a4000, le case (collegi, istituti, missio-ni) da 57 a 345, le ispettorie (provin-ce religiose) da 6 a 34, in 33 Paesi.Paolo VI lo beatificò nel 1972, dicen-do: “Ha fatto della sorgente un fiu-me”. Il beato Filippo Rinaldi, terzosuccessore, rianimò la vita interioredei salesiani mostrando un’assolutaconfidenza in Dio e nell’Ausiliatrice;egli spedì in missione 1800 salesia-

UN VASTOMOVIMENTO PER I GIOVANII frutti del buon seme(santi e fondatori della FS )

Um

bert

oG

amba

2

MAGGIO 2009 BS

S T R E N N A 2009di Pascual Chávez Villanueva

Nacque... e continua ancoroggi una vera scuola

di santità. Da Don Boscofondatore, i successivi

fondatori di nuovi gruppiattingono ispirazione

e orientamento, spiritualitàe metodologia pastorale

(CDC 1).

Alcuni membri della FamigliaSalesiana citati nell’articolo.

3

In copertina:Il fenomeno del bullismoè diventato allarmante...per genitori, educatori,

animatori, e per lo Stato.Che fare? È possibile

intervenire in qualchemodo?

Dipinto: Cesare Lo Monaco

Maggio 2009Anno CXXXIII

Numero 5

RIVISTA FONDATADA S. GIOVANNI BOSCONEL 1877

Maggio 2009Mensile - Anno CXXXIII - nr. 5Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PDSpedizione nr. 5/2009

Mensile di informazionee cultura religiosa editodalla Congregazione Salesianadi San Giovanni Bosco

Direttore:GIANCARLO MANIERI

CHIESA12 Le Encicliche sociali (5) - Pacem in terris di Silvano Stracca

ANNIVERSARI14 SCV - 80° genetliaco di Michele Valdo

VIAGGI18 Scrivere... come amare di Giancarlo Manieri

ATTUALITÀ20 Oggi bullo... Domani bravo? di Zbigniew Formella

IL TEATRO DI DON BOSCO23 1988: l’anno del boom di Michele Novelli

FMA28 Porta Palazzo una missione di Graziella Curti

RUBRICHE2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus

e di Messina per gli SDB, e con spiritosalesiano fondò nel 1889 le “Apostoledella Sacra Famiglia”. Il beato LuigiVariara, salesiano votato al bene de-gli ultimi, soprattutto dei lebbrosi nellazzaretto di Agua de Dios, dove tra-sformò la vita degli ottocento amma-lati e degli altri abitanti con un’anima-zione al tempo stesso piena di al-legria e intensamente spirituale; poicoinvolse nella sua passione aposto-lica un gruppo di giovani lebbrose efondò nel 1905 le “Hijas de los Sagra-dos Corazones de Jesus y Maria”. Si-gnificativa è pure la vita di monsignorGiuseppe Cognata, vescovo di BovaMarina, fondatore delle “Oblate delSacro Cuore”. L’indicibile sofferenza,provocata da calunnie che comporta-rono la rinuncia del suo incarico diVescovo per 22 anni, non lo fiaccònella fede. Fu riabilitato e ora si lavoraper avviare la causa di beatificazione.

>> Non bastano le poche righe diun articolo per parlare della santitàsalesiana; la lista è lunga: Il beato Ar-temide Zatti, Zeffirino Namuncurà,Laura Vicuña, Simone Srugi, MariaTroncatti, don Giuseppe Quadrio,monsignor Stefano Ferrando, donCarlo dalla Torre, san Luigi Versi-glia, san Callisto Caravario, donVin-cenzo Cimatti, i martiri in Spagna ein Polonia. Il piccolo seme è davverodiventato un grande albero “stracari-co” di frutti buoni! Mi è caro però ter-minare con la figura del “Volontariocon Don Bosco”, Nino Baglieri, mor-to due anni fa: una vita ritenuta de-gna di un futuro processo di beatifica-zione. Operaio, a 17 anni cadendo daun’impalcatura fu ridotto alla paralisitotale. Ha vissuto dapprima un perio-do di ribellione, poi lo Spirito si è fattostrada nel suo cuore. Viveva intensa-mente la sua situazione come offertae preghiera, divenendo punto di riferi-mento spirituale per molte persone.Aveva imparato a scrivere con la boc-ca e questo gli ha permesso di la-sciare preziose testimonianze: “Nes-suno è escluso dalla santità, dipendeda noi, da come diciamo il nostro ‘Sì’al Signore. E se qualcuno sente nelproprio cuore la voce del Signore chelo chiama a seguirlo più da vicinonella vita consacrata, non abbiatepaura di dire il vostro ‘Sì’ totale. Un sìalla vita! ”. Oggi la Famiglia Salesianaconta otto Santi, centosedici beati, ot-to venerabili, ventotto servi di Dio…La santità ci attende. �

È possibile leggere in anticipoil prossimo numero, collegandosi

al sito Internet:http://biesseonline.sdb.org

Redazione: Maria Antonia ChinelloNadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco LeverNatale Maffioli - Francesco Motto - Vito OrlandoSegreteria: Fabiana Di BelloCollaboratori: Severino Cagnin - R. DesideratiGraziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno FerreroCesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito OrlandoMarianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto SaccarelloArnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia ChinelloFotoreporter: Santo Cicco - Cipriano DemarieChiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo OdorizziGuerino PeraProgetto grafico: Laura TononiImpaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino

Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondoin 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,più di quelle in cui operano i salesiani.

Direttore Responsabile: Antonio MartinelliRegistrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova

ILBO

LLET

TINO

SALESIANO

NELM

ON

DO

Associato allaUnione StampaPeriodica Italiana

Via della Pisana 1111 - 00163 RomaTel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.643e-mail: <[email protected]>Direttore <[email protected]>Fondazione DON BOSCONEL MONDO - ONLUSBanca Intesa - Fil. Roma 12IBAN: IT 20 P030 6905 0640 0000 3263199Ccp 36885028 - CF 97210180580e-mail: <[email protected]>web: www.fdbnm.org

BS MAGGIO 2009

RIBALTARIBALTA IOVANIGdi Alessandra Mastrodonato

considerandolo come unico eirrepetibile, nella consapevolezza cheun autentico benessere nel rapporto

con noi stessi e con la realtà che cicirconda non può prescindere da un

uso sapiente e oculato del tempo.“Oggi non è che un giorno qualunque

di tutti i giorni che verranno, ma ciò chefarai in tutti i giorni che verranno

dipende da quello che farai oggi”(e anche qui le parole di Hemingway

non potrebbero essere più profetiche!).È, quindi, importante che ci sforziamo

di essere protagonisti del nostrotempo, anziché accontentarci

di esserne spettatori e di “lasciarcivivere”. E, soprattutto, è fondamentale

che coltiviamo la capacità di“sincronizzare” il nostro ritmo interiorecon lo scorrere sociale del tempo, onde

evitare pericolose sfasature,che rischiano di suscitare in noi

disagio e disorientamento.Ma, come cristiani, siamo chiamati

a compiere un passo ulteriore.Siamo chiamati a riscoprire la sacralità

del tempo, restituendo a esso unaltissimo valore etico.

Siamo chiamati a far nostra la lezione diBergson, che ci consegna un’idea deltempo come “incessante creazione”

e come “ininterrotto scaturire delnuovo”. Ancora, siamo chiamati

a rimanere perennemente in equilibriotra il tempo presente, in cui ci

ritroviamo a vivere con tutte le nostrecontraddizioni e potenzialità direalizzazione, e l’eternità, che

rappresenta il nostro luminosoorizzonte, l’autentica pienezza del

tempo cui instancabilmente aneliamo.Il tempo, dunque, è prima di tutto un

“dono”, una ricchezza che spessodiamo talmente per scontata da

buttarla via senza rendercene conto.E in questo abbiamo senz’altro molto

da imparare dalla saggezza africana,che in un antico proverbio ci provoca,

sollevando un interrogativoprofondamente incisivo, ma di una

semplicità disarmante: “Hai il tempoe ti credi povero?”.

S

BS MAGGIO 2009

IN BILICOTRA PRESENTE ED ETERNITÀ

Il tempo, “ininterrotto scaturire del nuovo”, è un elementoessenziale della vita... La grande questione è come impiegarlo.

5

Sto sfogliando una mia vecchiaantologia di letteratura latina del liceoe, del tutto casualmente, una massima

di Orazio cattura la mia attenzione:“È lieto e arbitro di sé chi può dire al

termine del giorno: ho vissuto”.Di fronte a una così profonda verità,

pur vecchia di oltre duemila anni, unadomanda mi balza subito alla mente:in che modo noi giovani viviamo oggi

il nostro tempo? Riusciamo a dare“valore” alle nostre giornate, oppurelasciamo che il tempo scorra veloce,

senza essere capaci di apprezzarne eviverne appieno ogni singolo istante?In effetti, pensando alla mia esistenza

quotidiana e a quella di tanti mieicoetanei, mi rendo conto che spesso,e magari anche volentieri, corriamo il

rischio di rimanere invischiati in quella“eccitantissima perversione di vitache è la fretta” (l’espressione è di

Hemingway), accelerando al massimoi nostri ritmi di vita, nell’intento

di accumulare il maggior numeropossibile di esperienze e di emozioni.

Quasi che la pienezza del nostro viveredipendesse unicamente dalla

“quantità” di cose che riusciamo a farenell’arco della giornata.

O, al contrario, rischiamo di buttar viail nostro tempo, lasciando che esso

proceda lento e insofferente,nell’attesa che accada qualcosa di

straordinario che venga a trasformarein modo radicale la nostra esistenza,

rompendo finalmente la monotonia e lavacuità della nostra quotidianità.Insomma, in un caso e nell’altro,

il rischio è quello di prestare attenzioneesclusivamente alla dimensione

quantitativa del tempo e alla velocitàdel suo scorrere, dimenticando

che “come” si impiega il tempo valemolto di più di “quanto” se ne ha

a disposizione.Ciò che conta veramente è, dunque, la“qualità” del tempo; ragion per cui noi

giovani (ma forse non soltanto noi)dovremmo prima di ogni altra cosaimparare a valorizzare ogni singolo

istante della nostra esistenza,

sono in alta uniforme, e viaelencando… Le vesti liturgi-che sono diverse dai comuniindumenti perché indicanouna realtà diversa dalla co-mune: la realtà dello spirito,il mondo di Dio. Sono vesticon un significato ben preci-so, che rimandano a un altromondo, un’altra vita. 5. Infineribadisco quanto già scritto.Preti e vescovi sono uominicome tutti e con i difetti ditutti, così come i dottori, imagistrati, i governanti, iprofessori universitari, i con-tadini… Ma ciascuno ha unsuo compito specifico per ilquale ha studiato, si è sacrifi-cato… Il medico non è chia-mato a fare l’idraulico e ilcontadino non è chiamato atenere lezioni di informati-ca… Il compito del prete spa-zia nel campo dello spirito. Esapesse quanto ce n’è biso-gno. È uno degli spazi menofrequentati e meno conosciuti.Un esempio è anche lei chedà l’impressione che di spiri-to non se ne intenda molto!

in modo un po’ curioso: è co-me se affermasse che il car-dellino essendo giallo e nongrigio come il passero, non èun uccello! Ciò che definiscel’uomo non è il colore dellapelle ma la razionalità, il“sapere di sapere”. Però, melo consenta, queste cose lesanno anche i ragazzini delleelementari. 3. Quanto a GinoStrada. Probabilmente anchequi ha le idee un po’ confu-se… L’illustre dottore ha fon-dato Emergency nel 1994(badi bene alla data) per oc-cuparsi delle vittime dellaguerra e delle mine antiuo-mo. Da allora ha assistitocirca due milioni e mezzo dipazienti. La Chiesa e i suoipreti sono sul campo da piùdi 2000 anni (i primi missio-nari li ha inviati lo stessoCristo: “Andate in tutto ilmondo, fate discepole tutte legenti”). Quindi il suo para-gone non regge. Nemmenouna lontana comparazione èpossibile. 4. Preti come pa-gliacci? Bene: eccole due pa-gliacci. Ha mai visto pretivestiti così? Se poi si riferi-sce alle vesti usate nelle ceri-monie liturgiche, basta checonsideri come vanno vestitii giudici togati nelle cerimo-nie d’inaugurazione dell’an-no giudiziario, gli avvocatidurante le arringhe, i carabi-nieri e i corazzieri quando

avete fatto centri di recupero,ecc. mah! Sarà vero? Se nonfosse per Gino Strada! […] Eperché vi hanno vestito da pa-gliacci? […] E siete pieni didifetti!

Augusto@...

Raccolgo l’essenziale dellasua lunga lettera e rispondoper punti. 1. Noè e l’arca…Nessuno le ha detto che gliepisodi biblici sono simboli-ci, che la Bibbia non è un li-bro di storia né di scienza madi fede? Certo che Noè nonha potuto costruire un’arcatanto vasta da contenere unmaschio e una femmina ditutti gli animali. L’episodiovuole insegnare che Dio nonha punito il mondo per lemalefatte dell’uomo, lo hainvece salvato; e lo scrittorebiblico per raccontare questaverità ha usato l’immaginedell’arca: un mezzo di salva-taggio che gli uomini ben co-noscevano per dire che Dionon si è vendicato, ma anco-ra una volta ha perdonato,rispettando la libertà del-l’uomo, anche quella di farestr… (Oh! Mi scusi!). 2. Fac-ciamo l’uomo a nostra imma-gine… ma poi ecco le raz-ze… Ma lei, sa “di che colo-re è la pelle di Dio” – comecantava una canzone deitempi della mia gioventù? –Mi pare che stia ragionando

6

GUERRE DI RELI-GIONE. Caro diretto-re, il cristianesimo ha

fatto molte guerre di religionedistruggendo e ammazzando.Mica mi dirà di no! Certo, voiclericali non ci credete, ma ècosì. Basta che ci creda la sto-ria […]. Quindi non venitecia fare i pacifisti, ché non cicrede nessuno.

Carlo, Verona

Caro signore, le risponderòcon due citazioni, senza dilun-garmi: la prima è del gran-de scrittore cattolico milaneseLuigi Santucci morto, guardacaso, giusto dieci anni fa, il 23maggio 1999. “Non esistonoguerre di religione; la guerra èsempre atea […]. Il crocifissonon si può trasformare in mi-tragliatrice”. Se qualcuno l’hafatto, vuol dire che a quel cro-cifisso ci credeva poco o non cicredeva affatto!La seconda è di GaetanoSalvemini (la cito per il fat-to che lei mi dà del “clerica-le”, e sono convinto che oc-corra fare molta attenzioneal senso vero dei termini chesi usano: “Clericale non èchi indossa la tonaca, (cheoggi peraltro quasi nessunoindossa più) ma chi porta latonaca attorno al cervello!”e in questo caso, mi creda,sono più i laici che i preti.

CRITICHE. Caro diretto-re, ma è credibile cheNoè imbarcò sul suo na-

tante 2 animali di ogni specievivente? Ma dai! […] E poidice anche (la Bibbia n.d.r.)“Facciamo l’uomo a nostraimmagine“, ma poi c’è il ne-ro/Africa, il giallo/Asia, il pel-lerossa […]. Avete scritto che

MAGGIO 2009 BS

E TT E R E AL D I R E TT O R EL

� Sono una nonna di tre ni-potini e vorrei tanto ac-contentarli nel donar loroTopolino, Braccio di ferro,ecc. Inoltre, raccolgo escambio materiale vario:cartoline vecchie e nuove,con o senza francobolli,immagini sacre, schede te-lefoniche che spedisco aimissionari per aiutare ilprossimo. Ringrazio chivorrà aiutarmi. ZZaanniinneelllloo LLuu--cciiaa,, VViiaa CCaasseettttee 1155 –– SSppeess--ssaa,, 3377004444 CCoollooggnnaa VVeenneettaa((VVRR)).

� Sono una signora di 53 an-ni molto sola. Desidero co-noscere signore sole comeme per amicizia e per pre-gare, della mia stessa città.Inoltre mi piacerebbe rice-vere tanti santini per colle-zione. Scrivere a: SStteeffaanniiaa DDiiFFrraanncceessccoo,, VViiaa GG.. VVeessttrrii 3399,,0000115511 RRoommaa.

� Vorrei corrispondere conragazzi/e di età dai 28 anniin su, che siano persone se-rie che stanno facendo uncammino cristiano, per sco-

po amicizia. Graditi anchereligiosi: sacerdoti e suore,per scambio esperienze difede. E-mail: ff..mmoonnaacceell--llii11@@vviirrggiilliioo..iitt.

� Mi chiamo Carmelo e so-no un ragazzo di 20 anni.Desidero corrisponderecon giovani dai 20 ai 30anni con i quali condivide-re la mia gioia di essere cri-stiano. Siate numerosi! CCaarr--mmeelloo MMaarriiaa SSggrròò,, VViiaa PPoorr--ttoogghheessee 2222,, 8899003388 PPaalliizzzziiMMaarriinnaa ((RRCC)).

AP P E L L I

OGNI MESECONDON BOSCOA CASA TUAIl BollettinoSalesiano vie neinviato gratuitamentea chi ne fa richiesta.Dal 1877 è un donodi Don Bo sco a chise gue con sim patiail la voro salesiano trai gio va ni e le missioni.

Per la vostra corrispon-denza:

IL BOLLETTINOSALESIANOCasella post. 1833300163 ROMA Bravettafax 06/656.12.643E-mail: [email protected]

Diffondetelo tra iparenti e gli ami-ci. Comu ni catesu bi to il cambio di in di rizzo.

BS MAGGIO 2009

7

tler, Stalin, Bokassa, Men-ghistu, Ceausescu, Pol Pot,Mao e compagnia fossero tra-vestimenti di Dio! Vi convie-ne, signori, dare la colpa achi ce l’ha.Noi mangiamo e beviamo,dice lei… beh, sì, ma anchelei dal momento che scrive edunque è vivo: immaginiamoche non campi di SpiritoSanto.Il nostro capo (come lo chia-ma lei) non va in giro a farele vacanze, ma a portare pa-role di speranza, a ricordareche occorre, per vivere bene,essere più buoni, combinaremeno disastri, riflettere dipiù, pregare di più. La vec-chia storiella del lusso smo-dato ormai non fa più effetto,almeno da quando il bilanciodel Vaticano è pubblico, e,guarda caso, è in deficit(l’anno passato di 9 milionidi euro. Per uno Stato tantopiccolo, con un deficit similec’è poco da scialare)…

PAPA BENEDETTO. Ca- ro direttore, lei è sicuroche questo Papa sia poi

così moderno come molti di-cono? […] Non è piuttostoun grande conservatore?Vorrei farle molti esempi,ma lei immagino che li sap-pia come me […].

Lia ed altri

Ancora una volta faccio inter-venire il prof. Luciano Verdo-ne che mi ha scritto quantosegue: “Ma chi è papa Bene-detto? L’uomo dell’equilibriofra novità e tradizione o l’or-mai dichiarato nostalgico delpassato, del latino, dell’altarecon le spalle ai fedeli…? L’in-tellettuale coraggioso che sipone al di sopra degli schemio il personaggio le cui posi-

zioni suscitano polemica? Co-me il discorso di Ratisbona, lacontestata visita all’Universitàdi Roma e la revoca della sco-munica ai quattro vescovi le-fevriani, compreso quel Ri-chard Williamson che riducele vittime dell’Olocausto apoche migliaia? A quattro an-ni dall’inizio del suo pontifi-cato, molti tentano un bilan-cio. Il critico più severo èHans Kung: con il Concilio,la Chiesa è uscita dal medioe-vo – egli afferma – e l’attualePapa sta cercando di riportar-cela! ... Ma Kung ha criticatoaspramente anche GiovanniPaolo II accusandolo di cen-tralismo curiale e di atteggia-mento inquisitorio... Il Conci-lio – ebbe a dire papa Bene-detto – non va considerato al-la stregua di una costituenteche elimina una costituzionevecchia. Il Concilio non puòessere rottura con il passato,perché la Chiesa è sempre lastessa. Nessuno lo nega. I treanni del Vaticano II hannoavuto, sia sulla Chiesa sia sulmondo, l’effetto di un grandeterremoto. Hanno introdottocambiamenti epocali… Mahanno anche prodotto diso-rientamento teologico, anar-chia disciplinare, emorragia dipreti, svuotamento di chie-se… Sia Wojtyła sia Ratzin-ger hanno ricalibrato la bilan-cia tra vecchio e nuovo. Maqualcuno, evidentemente, siaspettava aperture impossibi-li”. Insomma, cambiamento,aggiornamento, innovazionenon significano rivoluzione,il patrimonio, il “deposito”valoriale della Chiesa nonpuò essere liquidato come sefosse spazzatura. I “valoriperenni” non invecchiano,soffrono per l’appunto di…“perennità!”, e non dipendo-no dai Papi. Perché dunquemeravigliarsi se il successoredi Pietro che ha in carico ilvasto gregge di Cristo cercaun equilibrio difficile ma pos-sibile tra spinte innovativeche non rifiuta e un depositovaloriale che non dipende dalui? È il suo mestiere. Lascia-teglielo fare.

DI TUTTO UN PO’.Egregio direttore, […]c’è chi sta bene e chi sta

sempre male. Che cavolo digiustizia è? Ma Dio vede o èsempre in ferie? Fa morire difame bambini innocenti […].Ma che razza di fogna hacreato il vostro Dio? […] Epoi voi mangiate e bevete e ilvostro capo vive nel lusso[…] E poi, quando viaggiache va a fare? […]

Leo, Mario, Luigia, (da diverse parti)

Cari signori, da sempre c’èchi sta bene e chi sta male.Ciò che è errato, nella vostraprima affermazione è l’avver-bio di tempo “sempre”. Nes-suno mai sta sempre bene enessuno mai sta sempre male.Anche i più colpiti dalla sven-tura hanno giornate di sole!È sempre (stavolta l’avverbioci sta tutto) bene evitare diessere apodittici nelle proprieasserzioni. Quanto a Dio,sappiamo, o meglio crediamo,che Egli non ha creato unafogna ma un mondo, nel sen-so etimologico di “mondo”cioè pulito, ecologicamentepuro, poi ha “comandato” al-l’uomo di “custodirlo e con-servarlo”. E l’uomo, approfit-tando del dono più grande ri-cevuto, la libertà, se l’è gio-cato questo paradiso e l’haridotto a un ammasso di rifiu-ti. Ma sappiamo ancora cheDio non ha colpa dei pasticciche fa l’uomo. Dio si ritira inbuon ordine, dal momentoche è stato cacciato e conti-nua a essere cacciato dallestrade, dalle scuole, dai corti-li, dalle aule parlamentari,dagli uffici, dai gabinetti dovesi decide la pace o la guerra,la vita o la morte… Il motivoè facilmente spiegabile: conLui presente non si potrebbe-ro fare cavolate, non si sareb-be liberi… di fare quel che cipare e piace.Chi fa morir di fame i bambi-ni non è Dio, chi sfrutta le ri-sorse degli altri, chi fa leguerre, chi devasta il pianeta,chi frega il prossimo, ecc. nonè Dio… Mai saputo che Hi-

Non ci è stato possibilepub blicare tutte le letterepervenute in redazione. Cene scusiamo. Prov ve de re -mo a suo tempo alla pub-blicazione o alla rispostaper so na le.

‘‘ ‘‘

IN ITALIA NEL MONDO&

8

MAGGIO 2009 BS

ROMA, ITALIA

DON BOSCO A SELVA CANDIDA

È del maestro pittore EugenioCannistrà il nuovo quadro diDon Bosco, assalito dall’affet-to dei suoi giovani più piccoli,mentre dietro di lui intenti allavoro sono raffigurati i ragaz-zi più grandi, quelli a cui ha in-segnato un mestiere, strappan-doli dalla strada. A destra si ri-conosce Domenico Savio e do-po di lui una schiera di perso-naggi ben conosciuti, dipinticon il colore del cielo o del ri-cordo, prima fra gli altri Mam-ma Margherita, quindi MariaMazzarello con altre consorel-le, infine, dominante, “Coleiche ha fatto tutto” – come di-ceva Don Bosco – cioè MariaAusiliatrice”. Il quadro si trovanella parrocchia di Selva Can-dida, dipendente dalla CasaGeneralizia dei salesiani.

ROMA, ITALIA

EDUCAZIONE ALLA SOLIDARIETÀ

L’associazione LumbeLum-be/Onlus, fondata dal colon-nello dei carabinieri Italo Go-vernatori, promuove e orga-nizza dal 2008 corsi di “Edu-cazione alla Solidarietà”,coinvolgendo enti e comuni.La prima edizione, l’annopassato, si è svolta con la col-laborazione delle comunitàmontane “Monti Azzurri” nel-le Marche e “Valsangro”nell’Abruzzo, la seconda diquest’anno ha incassato l’ade-sione di ben 57 comuni dellaprovincia di Macerata. I cor-sisti che ottengono la borsa distudio, messa a disposizionedell’Associazione, completa-

no la loro formazione “sulcampo”, con un’esperienza inzona di missione: in Angolapresso i salesiani, dove il co-lonnello ha svolto volontaria-to, e/o in Congo. La Lumbe-

Lumbe sostiene non pochiprogetti in Angola, in Ugan-da, in Sri Lanka, in Brasile, inKosovo, appoggiandosi e col-laborando soprattutto con isalesiani e/o le FMA.

PHNOM PENH, CAMBOGIA

PER I BAMBINI

L’Associazione “Amici nelMondo Onlus” di Bolzano e laRegione autonoma Trentino-Alto Adige hanno finanziatoun progetto del salesiano donLeo Ochoa, mirato a permette-re a 210 bambini tra gli 8 e i15 anni di frequentare la scuo-la, strappandoli dalle fabbrichedi mattoni dove vivevano inpratica schiavizzati. Le fami-glie dei ragazzi, come com-

penso di aver perso l’aiuto deifigli, ricevono ogni mese dellerazioni di riso. Per saperne dipiù www.amicinelmondo-on-lus.org. (R. Cotroneo)

BOLOGNA, ITALIA

DON BOSCO E LE COLLETTE

Uno sconosciuto signore fa ar-rivare in redazione: *un docu-mento in francese (2/2/1881)con firma autografata di DonBosco e sigillo autentico della“Salesiana Societas”; *una bu-stina del 1904 forse scritta dadon Rua; – *un santino con re-liquia “ex indumentis” di DonBosco. Il tutto giace ora nel-l’Archivio Storico della Con-gregazione. Il BS ringrazia losconosciuto donatore.

BS MAGGIO 2009

redazionale

ORIA, ITALIA

IN FESTA

Anche gli oratori senza lapresenza salesiana si sono at-tivati per festeggiare Don Bo-sco. Alcuni con manifestazio-ni di grande impatto. Comel’oratorio SING di Oria (BR)che ha radunato centinaia dipersone e ospiti illustri tra cuiil presidente nazionale delmovimento per l’infanzia e il

giornalista Magdi CristianoAllam, ambedue insigniti delpremio nazionale “DonatoCarbone”, e ancora il trio co-mico salentino cui è stato as-segnato il premio “arte e terri-torio”, ospite d’onore il ve-scovo della diocesi. La festaha visto protagonisti i ragazziche hanno realizzato e proiet-tato vari filmati sulla vita el’attività del loro oratorio. Èun piacere leggere notizie delgenere che stimolano a farealtrettanto.

FOGGIA, ITALIA

MINIMARATONA

Continua a Foggia, presso laparrocchia dei salesiani, la tra-dizione della minimaratona or-ganizzata in onore di san Gio-vanni Bosco, patrocinata que-

st’anno dall’assessorato al losport del Comune e della Pro-vincia e dal Centro Servizi peril Volontariato di Capitanata. LaSTRADONBOSCO ha visto lapartecipazione dei ragazzi del-le elementari e delle medie del-la parrocchia, un regalo gioio-so alla gioventù di periferiache Don Bosco ha tanto amato.

80° ANNIVERSARIODELLA CITTÀ DEL VATICANO

L’11 febbraio del 1929, nel Palazzo del Laterano ve-nivano firmati i cosiddetti “Patti Lateranensi” – consi-stenti in un Trattato di 27 articoli e un Concordato di45 articoli – intesi a porre fine alla “Questione roma-na” e a dare una precisa configurazione ai rapportitra la Chiesa e lo Stato in Italia.

In quella data veniva inoltre formalmente fondato loStato della Città del Vaticano, il più piccolo del Mon-do. Tutti i Papi che nel corso di questi 80 anni si so-no succeduti sul “Soglio di Pietro” hanno confermatola natura di questa entità territoriale come mezzo perassicurare l’indipendenza reale e visibile della SedeApostolica.

I Patti Lateranensi vennero ratificati nel maggio1929, dopo un momento di ulteriore tensione fra leparti, dovuto in particolare alla divergente interpreta-zione di Benito Mussolini e di Pio XI sull’effettiva por-tata delle norme concordatarie.

I francobolli dell’80° raffigurano i Pontefici dal 1929a oggi; il foglietto riproduce la “Civitas Vaticana –Nuova pianta della città del Vaticano” (disegno P. Iso-la, incisione ad acquaforte e bulino di P. Di Sciullo eG. Greco, 2007). La serie si compone di 7 valori da € 0,65, stampati in fogli da 10 esemplari e di un fo-glietto del valore di € 2,80.

9

FILATELIAa cura diRoberto Saccarello

10

MAGGIO 2009 BS

“L’ora dell’apoteosi di Giovanna d’Arco – scriveva inantecedenza il più autorevole dei periodici cattolicid’Italia – è stata sapientemente prescelta dalla DivinaProvvidenza. Leone XIII iniziava gli atti della beatifi-cazione di lei, quando in Francia nelle logge massoni-che e nelle alte sfere governative preparavasi l’apo-stasia ufficiale della nazione cristianissima dallaChiesa e da Dio: Pio X sta per celebrare quella beati-ficazione quando l’apostasia stessa è consumata. Lacoincidenza non è certo fortuita da parte dello Spiritodi Verità, che noi crediamo assistere senza posa allaCattedra di Pietro. Giovanna nel secolo XV apparvemanifestamente inviata da Dio per salvare, con unodei più meravigliosi portenti che la storia registri, cosìla francese in procinto di perdersi, come il suo carat-tere sociale di scolta armata del cattolicismo, che eb-be impresso fin dalla nascita a Reims, nella consacra-zione di Clodoveo per le mani di S. Remigio.

Il BS del maggio di cento anni fa dedica 3 fittepagine alla beatificazione di Giovanna d’Arco, ladiciassettenne “pulzella d’Orléans”, da parte disan Pio X, il 13 aprile 1909. Interessanti sono lecircostanze politiche, specialmente in Francia, incui la cerimonia viene celebrata e che il BSpuntualmente rileva. Riportiamo in proposito unostralcio dell’articolo.

10

TORINO, ITALIA

AGNELLI - FIAT

Continua la collabora-zione – di antica datarisalendo agli anni ’30del secolo scorso – trala Fiat Group Automo-biles di Torino e l’isti-tuto salesiano Giovan-ni “Agnelli”, intitola-to al fondatore dellaFiat. In gennaio è stato firma-to l’accordo tra i due Enti perl’avvio del programma Tech-

Pro2 che ha “l’obiettivo diformare o inserire nel mondo

automotive giovani adalta qualificazione tec-nica”. Era presente allacerimonia il RettorMaggiore don PascualChávez. Il primo ac-cordo venne firmatodal senatore GiovanniAgnelli e dal RettorMaggiore don PietroRicaldone.

CITTÀ DEL VATICANO

NUOVO VESCOVO

Un nuovo vescovo salesianoè stato nominato da papa Be-nedetto. Si tratta del presi-de dello studentato teologicodi Città Del Guatemala, donMario Fiandri di Arborea(Oristano). Don Mario haemesso la sua professioneperpetua a Loreto il 13 ago-

sto 1969, poi è partito per ilGuatemala. Viene dalla ga-vetta: consigliere, vicario, par-roco, preside, direttore. Mon-signor Fiandri è stato pro-posto per la sede vacante diLos Altos, dopo la rinunciadi monsignor Oscar JulioVian Morales, anche lui sa-lesiano, per raggiunti limitidi età. I suoi studenti di teo-logia, saputo della nomina,hanno prodotto il manifestoche pubblichiamo.

non è stato que-sto a spingermia confidarmi conmamma. È statol’atteggia men-to ag gres sivo, dirot tura con tut-to quello cheViola è stata fi -no a qualcheme se fa. Quan-to la rivorrei peramica!”, sbottaAlice scon so-lata. Fabio l’ab- braccia teneramente: ”Calmati, Alice!”. “Fabio,dimmi la verità, pensi che io sia egoista e abbiafatto tutto perché Viola potesse tornare da me?”.“Certo che no! Vedi Alice, le persone crescono,cambiano. Noi vorremmo che crescessero e cam-biassero assieme a noi, ma non è sempre così. Lasituazione di Viola è particolare: evidentemente lasituazione familiare le sta pesando di più di quan-to possiamo immaginare e il suo atteggiamentopuò essere una reazione al malessere che vive acasa. Riflettendoci assieme a te, mi sono convintoche hai fatto bene a chiedere l’intervento degliadulti; forse così Viola potrà avere la possibilità diriflettere e forse capirà che stava facendo una seriedi errori. Diciamo che il tuo intervento le ha forni-to un’opportunità”.

>> “Grazie, Fabio! Sapevo che avresti capito”,dice Alice. Poi si rabbuia: “Ma ... quelle che arri-vano sono Sara e Chiara. Torniamo indietro, ti pre-go non mi va di incontrarle. Sono giorni che ascuola non mi rivolgono la parola e mi guardanocon odio”. “Non andiamo da nessuna parte”, rim-becca Fabio con voce ferma, tenendo salda la suamano sulla spalla di Alice. Le due si avvicinano,chiacchierando sommessamente tra di loro. Arrivativicino a Fabio e Alice rallentano: “Ciao Alice, ciaoFabio!”, dice Sara. “Che fate di bello?”, chiede asua volta Chiara. “Che ne dite di una passeggiatainsieme?”, riprende Sara. Alice sorride, le guarda epensa che forse il peggio è passato e che pianopiano le cose potrebbero riaggiustarsi. �

“I nsomma, anche tu pensi che ho sba glia -to?”. “Alice, non ho detto questo…”. “Manemmeno hai detto che ho fatto bene!

Che pensi veramente?”. “Sinceramente non loso…”. Alice e Fabio sono seduti su una panchinadel parco, i loro cani scorrazzano gioiosi sul prato.“Io ero veramente preoccupata per Viola”, fa Alicein un sussurro. “Questo lo so! Non penso assoluta-mente che tu l’abbia fatto con cattive intenzioni.Però, raccontare a tua madre le confidenze che tiha fatto Viola… Era chiaro che tua madre sarebbecorsa a spifferare tutto ai suoi genitori”, spiegaFabio un po’ imbarazzato. “Tanto per cominciare,Viola non si era confidata con me; sono io chel’ho vista per caso con quei ragazzi, molto piùgrandi che bevono, fumano e chissà cos’altro…Quando mi ha detto che aveva fatto sesso conquel ragazzo, non è stata una confidenza, me l’hasbattuto in faccia con arroganza, come a sottoli-neare la lontananza che c’è adesso tra me e lei.Comunque, io questo non l’ho detto a mia madre,non c’era bisogno”, dice Alice con gli occhi lucidi.Poi continua: “Io e Viola ci siamo conosciute all’a-silo. È stata la prima bambina che ho scelto comeamica, senza che fosse una cugina o la figlia diun’amica di mia madre. Da allora siamo state sem-pre unite. Non avrei mai immaginato che potessi-mo allontanarci tanto…”. “Ascolta, Alice… non èche per caso ti sei sentita un po’ tradita, messa daparte?”. “Oh, no! Anche tu pensi che l’abbia fattoper gelosia?”, esclama Alice balzando in piedi.“Ma no, Alice!”. “Ma sì, Fabio! Tutti lo pensano,lo so, tutti i nostri amici e Viola per prima. Però,da te mi aspettavo un atteggiamento meno superfi-ciale. Devo essermi sbagliata”.

>> Alice fa qualche passo verso i cani ma le man-ca la voce per richiamare Drusilla. “Scusa Alice,l’ho detto senza pensarci. Lo so che non sei unapersona meschina”, dice Fabio, raggiungendola.“Viola è in punizione e non mi vuole più névedere né parlare. La madre l’accompagna a scuo-la e la viene a riprendere… e non la lascia piùuscire”. “Beh, un po’ se l’è cercata”, dice Fabio.“Già!”. “Del resto se non fossi intervenuta tu, l’a-vrebbe fatto prima o poi la scuola stessa: stavafacendo troppe assenze, rischiando l’anno“. “Ma

11

BS MAGGIO 2009

O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne

ALICE E GLI ALTRI (22)Divagazioni (mica tanto!) su una normalità che più normale non si può: giusto o sbagliato?

La Pacem in terris enunciava giànel titolo i fondamenti – i fa-mosi “quattro pilastri” – dellapace universale: verità, giusti-

zia, amore, libertà. L’enciclica leg-geva, con l’eccezionale sensibilità diquel Papa, “i segni dei tempi” comela promozione delle classi lavoratri-ci, il dirompente peso della donna nel-la vita pubblica, i movimenti antico-lonialisti, l’eguale dignità di tutti gliuomini senza distinzioni di razza. Eper la prima volta un’enciclica era in-dirizzata non solo ai vescovi dellaChiesa cattolica, al clero e ai fedeli ditutto il mondo, ma anche “a tutti gliuomini di buona volontà”. Mai undocumento del magistero, con la suacelebre distinzione fra “errore” ed “er-rante”, ebbe eco così grande. Eranopassati circa due anni dalla precedenteenciclica del Papa buono, la Mater etmagistra che aveva affrontato i pro-blemi di ordine economico e socia-le che imponevano soluzioni politi-

NELL’APRILE 1963, MENO DI DUE MESI PRIMA DI MORIRE, GIOVANNI XXIII PUBBLICAVA

L’ENCICLICA PACEM IN TERRIS.

ma nelle leggi che Dio ha scritto nel-la natura umana”: ordine “che la co-scienza rivela e ingiunge perentoria-mente di seguire”. Cardine di que-st’ordine di natura morale è “il prin-cipio che ogni essere umano è personae quindi soggetto di diritti e doveri…universali, inviolabili, inalienabili”.Di questa comune, fondamentale di-gnità naturale partecipano tutti gli uo-mini in perfetta eguaglianza, senza di-scriminazioni razziali.

DIGNITÀ DELLA PERSONASempre la dignità della persona

umana serve come criterio per stabi-lire la carta dei diritti di ogni uomo:all’esistenza e a un tenore di vita di-gnitoso; al rispetto dei valori moralie culturali; al culto di Dio privato epubblico (chiedendo garanzie perogni persona e non solo per i cattoli-ci); alla libertà di scelta del proprio sta-to; alla libera iniziativa in campo eco-nomico e al lavoro; a una retribuzio-ne giusta e sufficiente; alla proprietàprivata sui beni anche produttivi (ri-cordando però che “al diritto di pro-prietà privata è intrinsecamente ine-rente una funzione sociale”); alla li-bertà di movimento, riunione e asso-ciazione; a emigrazione e immigra-zione; alla presenza attiva nella vitapubblica. “La stessa legge morale, cheregola i rapporti fra gli esseri umani,regola pure i rapporti tra le rispettivecomunità politiche” e deve anchepresiedere all’esercizio dell’autoritàdei poteri pubblici nella comunità

che adeguate. Nel frattempo, si era-no verificati avvenimenti che apri-vano prospettive insperate e nonsempre pacifiche fra gli uomini e gliStati. Era stato eretto il muro di Ber-lino che, emblematicamente, san- civa la divisione del mondo in dueschieramenti ideologici contrapposti.Erano ripresi gli esperimenti nu-cleari russi. E i rapporti fra le due su-perpotenze erano arrivati a un puntocritico con l’installazione dei missi-li sovietici a Cuba. La pace viene de-scritta dal Papa come “anelito profon-do degli esseri umani di tutti i tem-pi”. Il concetto fondamentale, enun-ciato sin dalle prime righe, è che lapace in terra “può venire instaurata econsolidata solo nel pieno rispetto del-l’ordine stabilito da Dio” e “scolpi-to anche nell’essere degli uomini”;“fondato sulla verità, costruito se-condo giustizia, vivificato e integra-to dalla carità, e posto in atto nella li-bertà”. Si tratta di “un ordine genui-namente umano, che trova la sua nor-

12

MAGGIO 2009 BS

LE ENCICLICHESOCIALI (5)PACEM IN TERRISdi Silvano Stracca

HIESAC

“ “Stemma araldico di papaGiovanni.

Sua santità Giovanni XXIII.

13

BS MAGGIO 2009

pensare”, afferma fra l’altro il Papa,“che nell’era atomica la guerra pos-sa essere utilizzata come strumentodi giustizia”. La Pacem in terris in-siste sulle implicazioni del bene co-mune universale che, ponendo pro-blemi di dimensioni planetarie, po-stula un’autorità “in grado di opera-re in modo efficiente sul piano mon-diale”. Tale autorità, che non va im-posta “con la forza”, non deve limi-tare la sfera d’azione dei poteri pub-blici delle singole comunità e, tantomeno, sostituirsi a esse. L’attuale Or-ganizzazione delle Nazioni Unitenon corrisponde se non in parte a taleideale. E l’auspicio del Papa è cheessa “si adegui sempre più alla vastitàdei suoi compiti”.

DOTTRINE E MOVIMENTIGiovanni XXIII si sofferma infine

sui rapporti fra false dottrine filoso-fiche e i movimenti storici a finalitàeconomiche, sociali, culturali e poli-tiche, che da quelle dottrine traggonoispirazione. Le dottrine, “una volta ela-borate e definite, rimangono semprele stesse; mentre i movimenti, agen-do sulle situazioni storiche incessan-temente evolventisi, non possononon subirne gli influssi e quindi nonpossono non andare soggetti a muta-menti anche profondi. Inoltre – si chie-de il Papa – chi può negare che in queimovimenti, nella misura in cui sonoconformi ai dettami della retta ragio-ne e si fanno interpreti delle giusteaspirazioni della persona umana, visiano elementi positivi e meritevoli diapprovazione?”. In coerenza con taleatteggiamento viene trattata la delicataquestione dei rapporti fra cattolici enon cattolici in campo economico, so-ciale, politico. Nessun neutralismomorale, nessuna indifferenza verso laVerità, nessun facile irenismo o com-promesso con l’errore, nessuna ten-denza alla “pace a ogni costo”. Ma fi-ducia nella bontà fondamentale del-la natura umana e sollecitudine di“mai confondere l’errore coll’erran-te”, poiché questi “conserva, in ognicaso, la sua dignità di persona”. E vasempre “considerato e trattato comesi conviene a tale dignità”, tenendoconto che “in ogni essere umano nonsi spegne mai l’esigenza di spezzaregli schemi dell’errore”.

(Continua )

progresso. Nel medesimo contesto,Giovanni XXIII esamina lo spinosoproblema del disarmo. Troppe risor-se economiche sono assorbite da ar-mamenti giganteschi. È evidenteperciò che i rapporti fra le comunitàpolitiche vadano regolati “non fa-cendo ricorso alla forza delle armi”.Venga dunque “arrestata la corsaagli armamenti”, si riducano “si-multaneamente e reciprocamente”quelli già esistenti, “si mettano al ban-do le armi nucleari”. E “si pervengafinalmente al disarmo, integrato dacontrolli efficaci”. Donde un’esor-tazione accorata al “disarmo degli spi-riti”, premessa indispensabile perché“al criterio della pace che si regge sul-l’equilibrio degli armamenti si so-stituisca il principio che la vera pacesi può costruire solo nella vicendevolefiducia”. “Riesce quasi impossibile

mondiale. Di qui la ferma condannadi ogni forma di tirannide e l’affer-mazione del principio che nell’eser-cizio dell’autorità, a ogni livello,qualora vengano fatte leggi in con-trasto con l’ordine morale, “esse nonhanno forza di obbligare la coscien-za”, poiché l’autorità in questo caso“degenera in sopruso”. Qualsiasi attodei poteri pubblici, “che sia o impli-chi un misconoscimento o una vio-lazione” dei diritti della persona, “èun atto contrastante con la loro ragiond’essere e rimane per ciò stesso de-stituito di ogni valore giuridico”.

TUTTI UGUALIIn forza dell’estensione dell’ordi-

ne morale a tutti i gradi della convi-venza, anche nei rapporti tra comu-nità politiche è necessario che “ven-ga eliminata ogni traccia di razzismo”nell’accettazione del principio che tut-te sono eguali. Per cui, non è lecitoad alcune di esse di “sviluppare sestesse opprimendo le altre”. Di qui lapreoccupazione del Papa per la tutelae la promozione delle minoranze et-niche e per il riconoscimento ai pro-fughi politici di tutti i diritti umani.Di qui anche “il più grande rispetto”che si deve avere per la libertà dellecomunità politiche in via di svilup-po, che devono essere “le prime re-sponsabili e artefici” del proprio

Monumento a Giovanni XXIII in un paese musulmano, a Istambul.

Il Papa buono mentre firma una delle sue encicliche.

Lo Stato della Città del Vaticanoè, dal punto di vista giuridico,una monarchia assoluta eletti-va. I suoi soldati formano il

corpo militare più antico e più foto-grafato del mondo, ma loro, le Guar-die Svizzere, come arma adottano lealabarde. Ha una storia più che mil-lenaria, ma esiste soltanto da ot-tant’anni. È nato con i Patti Latera-nensi, cioè il Trattato e il Concorda-to, sottoscritti l’11 febbraio 1929 nelpalazzo di San Giovanni in Laterano,tra il Segretario di Stato cardinalePietro Gasparri e il Capo del Gover-no italiano Benito Mussolini. Propriolui! Per inciso, 25 anni fa, il 18 feb-braio 1984, si è avuta la revisione delConcordato, firmata dall’allora se-gretario di Stato cardinale AgostinoCasaroli e dal presidente del Consi-glio italiano Bettino Craxi. I Patti so-no la conclusione della vertenza ini-ziata nel 1870 tra il Regno d’Italia elo Stato Pontificio, quando i Bersa-glieri entrarono in Roma attraversola breccia di Porta Pia. L’allora pon-tefice Pio IX si considerò “prigionie-ro” in Vaticano. Per 59 anni la “Que-stione Romana” rese difficile nonsoltanto i rapporti tra le parti – per-ché come ha scritto Lucetta Scaraf-fia, il papato «si è trovatoospite, per molti indeside-rato, dello stesso Paeseche l’aveva privato diquel territorio che gligarantiva l’autono-mia» –, ma anche lapresenza dei cattolicinello Stato italiano.Con il Trattato, dun-que, nasce lo SCV. Unasuperficie veramentepiccola, ma che, perdirla con le parole delpapa dell’epoca Pio XI,“quel tanto di territorioche basti come suppor-to della sovranità stes-

14

MAGGIO 2009 BS

Lo Stato della Città del Vaticano compie NNIVERSARIA

È lo Stato più piccolo del mondo, appena 0,44 chilometri quadratidi superficie. Ha il più alto tassod’immigrazione: lepersone che vi risiedonosono tutte originarie dei cinque continenti e quando scrivono undocumento ufficiale lo fanno in una lingua“scomparsa”, il latino.

di Michele Valdo

La storica firma dei Patti Lateranensi tra il cardinale Gasparri, Segretario di Stato Vaticano e Benito Mussolini, Presidente del Consiglio italiano. (“La Domenica del Corriere” rappresentò l’evento con un disegno di Achille Beltrame in una delle sue famose prime pagine).

SCV80° GENETLIACO

Il faldone che contiene le convenzioni lateranensi e le trattative svoltesi per arrivarci.

sa. Quel tanto di territorio senza delquale questa non potrebbe sussistere,perché non avrebbe dove poggiare”.E, non a caso, riconosciuto a livellointernazionale.

IL CONVEGNO Al convegno di studi “Un piccolo

territorio per una grande missione”,svoltosi lo scorso febbraio, il segre-tario di Stato cardinale Bertone ha ri-cordato che per arrivare a questo ri-sultato «ci voleva proprio un Papaalpinista… immune da vertigini (…)forse ci voleva pure un Papa biblio-tecario, abituato ad andare in fondoalle ricerche storiche e documenta-rie». E ancora: «Quella che pare anoi oggi una realtà pacifica, scontata,non lo era affatto quando Pio XI lavolle: i giuristi di tutto il mondo ri-mangono stupiti di fronte a questasingolare creatura, creata ancora unavolta dalla fantasia italiana». Il 14febbraio, ricevendo i partecipanti alconvegno, papa Ratzinger ha detto:«La Civitas Vaticana è in verità unpunto quasi invisibile sui mappa-mondi della geografia mondiale, unoStato minuto e inerme privo di eser-citi temibili, apparentemente irrile-vante nelle grandi strategie geopoliti-che internazionali. Eppure, questopresidio visibile dell’assoluta indi-pendenza della Santa Sede, è stato edè centro di irradiazione di una co-stante azione a favore della solida-rietà e del bene comune (…) Dal suocuore… si leva un incessante mes-saggio di vero progresso sociale, disperanza, di riconciliazione e di pa-ce. Ora, questo nostro Stato, dopo

aver solennemente ri-cordato l’80° anniver-sario della sua fon-dazione, riprende ilcammino con più for-te slancio apostolico.Possa la Città del

Vaticano essere sem-pre più una vera “cittàsul monte”.

15

BS MAGGIO 2009

sono esposti al pub-blico documenti rela-tivi alle lunghe tratta-tive e soprattutto l’o-riginale del Trattato,conservato nell’Ar-chivio Segreto Vatica-no, con gli allegati suiluoghi extra-territo-riali (un pannello pre-

senta questi spazi “vaticani” nellacittà di Roma). E molte fotografie: lafirma, la ratifica del 7 giugno, l’u-dienza del primo corpo diplomatico,la visita dei reali d’Italia e altro anco-ra. La sezione forse più interessante èquella dedicata alla “costruzione”dello SCV. È lo stesso Pio XI a volereuna serie di infrastrutture indispensa-bili in ogni Stato, che mostrano quan-to la sua visione fose anticipatrice.Basta citare il Governatorato, il Tri-bunale, le Poste, i Musei, l’Accade-mia delle Scienze, la Tipografia (do-ve si stampa anche “L’OsservatoreRomano”, diretta dai salesiani, la Ra-dio (progettata da Guglielmo Marco-ni) o la linea ferroviaria più corta delmondo: 624 m.

GARANZIA PER LA CHIESAL’ultima sezione ripercorre gli anni

dalla morte di Pio XI a oggi, attra-verso le immagini dei sei ponteficiche gli sono succeduti: nel ’39 PioXII (Eugenio Pacelli), nel ’58 Gio-vanni XXIII (Angelo Giuseppe Ron-

calli), nel ’63 Paolo VI (GiovanniBattista Montini), nell’agosto del ’78Giovanni Paolo I (Albino Luciani),nell’ottobre dello stesso anno Gio-vanni Paolo II (Karol Wojtyła) e dal19 aprile 2005 Benedetto XVI (Jo-seph Ratzinger). Tra i “pezzi” incon-sueti in mostra c’è anche un’automo-bile: la Citröen Lictoria di Pio XI,caratterizzata dal trono nel sedile po-steriore. Inoltre, in concomitanza conl’apertura della mostra, si sono svoltiil citato Convegno di studi, il “Con-certo dell’80°” nell’Aula Paolo VI ele speciali emissioni filateliche e nu-mismatiche.Insomma, come ha detto il cardina-

le Giovanni Lajolo, presidente delGovernatorato, questo Stato è «unoscudo territoriale» che assicura «conuna garanzia stabile e internazional-mente inoppugnabile, l’indipendenzadel Papa da qualsiasi potere politico ela sua libertà totale da condiziona-menti esterni nella guida della Chiesauniversale». A conferma, mai il con-fine dello SCV è stato oltrepassato damilitari armati, neppure quando Hi-tler, nel 1943, ordinò (per fortuna nonubbidito): «Pio XII nemico del nazi-smo e troppo amico degli ebrei, varapito subito e deportato in Germa-nia». Davvero, come ha osservatol’arcivescovo Renato Boccardo, se-gretario generale del Governatorato,il territorio è «materialmente piccoloma insieme è grande, il più grandedel mondo». Quando si pensa allatomba di san Pietro, al colonnato delBernini, alla cupola di Michelangeloo ai tesori negli archivi e musei, «nonc’è al mondo territorio più grande epiù prezioso». Tanto che nel 1984 loStato della Città del Vaticano è sta-to inserito dall’Unesco nel Patri-monio mondiale dell’umanità. � �

LA MOSTRAProprio per ricordare questi decen-

ni, nel vaticano Braccio di Carlo Ma-gno, è allestita la mostra “1929-2009– Ottanta anni dello Stato dellaCittà del Vaticano” (fino al 10 mag-gio, tutti i giorni dalle 10 alle 18 –mercoledì dalle 13 alle 18 – a ingres-so libero). All’ingresso della rasse-gna, per un primo impatto visivo del-la Città e dei suoi edifici, è posto ungrande plastico del Vaticano attuale.La prima delle cinque sezioni fa co-noscere le modifiche urbanistiche diRoma negli ultimi secoli, sino, ap-punto, al 1929. Nella seconda sezio-ne, documenti e cimeli ricordano lavita di Pio XI, Achille Ratti, di Desio(Milano), eletto pontefice il 6 feb-braio 1922 e morto il 10 febbraio1939, il giorno prima del decimo an-niversario dei Patti. Poi, nella sezionededicata ai Patti, per la prima volta

80 anni (1929-2009). Lo celebra una mostra.

La Città del Vaticano e i sette Papi succedutisi dopo la sua “nascita” in tre francobolli commemorativi.

Pio XI ha fortemente voluto i Patti Lateranensi.

Il faldone che contiene le convenzioni lateranensi e le trattative svoltesi per arrivarci.

Foto della Città del Vaticano e la moneta coniata per il 75° (2004).

MAGGIO 2009 BS

parrocchie d’Italia. In genereella accompagna le sue operecon appropriate didascalie inpoesia, poiché la Dambra sicimenta anche in questo set-tore dello scibile. Il tratto delsuo disegno a colori caldi, in-

ROMA, ITALIA

LA METALa meta del bicentenario diDon Bosco è alle prime battutema già la congregazione, leispettorie, le case si stanno atti-vando: conferenze, incontri,manifesti, video, mostre, dise-gni… A proposito di disegni,eccone uno, ispirato alla famo-sa foto della confessione, doveDon Bosco sta ascoltando ipeccati di Paolino Albera chesarà il suo secondo successore.È dell’artista Jolanda Dambrache ha trasformato Don Boscoe i suoi piccoli penitenti ispi-randosi ai colori liturgici e i“raggi” dell’immagine del Ge-sù della Divina misericordia.

BOXredazionale

PARMA, ITALIA. Ha sedea Parma, dove è nata, l’as-sociazione “Figli del cielo”(wwwwww..ffiigglliinncciieelloo..iitt) che of-fre un itinerario di fede edi speranza per aiutare asuperare il dolore per laperdita di un figlio. Benoltre le 10 mila famigliesono state contattate dallaAssociazione, ormai attivain varie Nazioni. Fondatri-ce è Andreana Bassanetti,psicoterapeuta di Parmache ha vissuto sulla sua

B R E V I S S I M E D A L M O N D O

pelle la tragedia del suicidiodella figlia ventenne.

CITTÀ DEL VATICANO.Tutti i relatori – di chiara fa-ma – intervenuti al congressointernazionale organizzatodalla Pontificia Accademiapro Vita su “Le nuove fron-tiere della genetica e il rischiodell’eugenetica”, tenutosi inVaticano lo scorso febbraio,hanno fortemente denuncia-to i rischi di una mentalitàeugenetica nell’ambito delle

L’originale cromatismo vuoleesprimere “i colori della fe-de” voluti da santa FaustinaKowalska per i fasci di luceche partono dal cuore del suoCristo misericordioso. Nel di-pinto, una lontana sorgenteemana onde “amorose” di

perdono che si espando-no fino a colpire ilgruppo dei penitenti as-solvendoli ancor primadi essersi confessati,perché l’amore di Dioè “preveniente”. Ne èinvestito anche DonBosco che di quei ra-gazzi è padre, maestroe amico. È la teologiadell’Amore misericor-dioso, bene applicataal santo dei ragazziche della confessioneha fatto uno dei pila-stri della sua peda-gogia. L’artista è una notapittrice di soggettireligiosi e ha espo-sto presso numerose

16

tensi, avvolgenti sta conqui-stando il pubblico e gli esper-ti. Poco più che trentenne, el-la è ormai conosciuta in Italiae all’estero con sue personaliin Francia, Austria e Americadel Sud.

moderne pratiche mediche enella riduzione della dignitàdella persona.

CITTÀ DEL VATICANO.Ancora un intervento di Be-nedetto XVI sul primatodell’etica. “La fiducia nellascienza non può far dimen-ticare il primato dell’eticaquando in gioco vi è la vitaumana”, ha detto il Papa aii partecipanti al CongressoScientifico Internazionale“Le nuove frontiere della

genetica e il rischio del-l’eugenetica”.

CITTÀ DEL VATICANO.Domenica 26 aprile il Papaha dichiarato 5 nuovi santidi cui due fondatori di con-gregazioni religiose, duefondatrici di istituti di suoree un religioso carmelitano.Domenica 11 ottobre ne sa-ranno canonizzati altri 5: unfondatore, una fondatrice etre religiosi appartenenti acongregazioni diverse.

BS MAGGIO 2009

17

ROMA, ITALIAL’associazione Apis/Onlus,nata dalla indomita volontàdi due pensionati dopo unviaggio nelle zone poveredell’India, continua il suoprogramma di aiuti concretia favore dei più bisognosi.Sono in corso: la costruzio-

ne di 10 case in muraturacomprensive di servizi igie-nici; un centro per bambinie giovani colpiti da AIDS; unpozzo e una cisterna; servi-zi igienici per la Don Boscoschool di Nogar e altro an-cora. Per saperne di più:www.apisindia.it.

SANTA CATERINA,EGITTODue volontari, Sara 29 e Ni-cola 31, hanno incontratouna famiglia di beduini neldeserto nei pressi del Mo-nastero di santa Caterina.Ospitati nella loro umile ca-sa, hanno scoperto una vita

semplice, gente senza desi-deri impossibili. Una casa incui si sta seduti per terra, siride con i bambini, si serve iltè… Così i due educatorisocio-pedagogici vengonoa loro volta educati a un al-tro modo di vivere, menosofisticato ma più genuino.

GIZO, ISOLE SOLOMONLa cattedrale di Gizo, isoleSalomon, distrutta dallotsunami dell’aprile 2007,sta lentamente rinascen-do, semplice ma dignitosa,grazie al lavoro dei volon-tari italiani delle Associa-zioni ORMA e AMIS che

hanno sostenuto e conti-nuano a sostenere le ope-re di monsignor Capellianzi don Luciano, comeama farsi chiamare. Tra ivolontari che continuano adarsi il turno, esempi dieroica generosità nonmancano.

FOGGIA, ITALIAIl 31 gennaio i salesiani diFoggia hanno ricordato ilPadre e… i figli che in cittàgestiscono opere di gran-de impatto religioso e so-ciale: la Parrocchia, il vil-laggio Emmaus per emar-ginati, la Casa del giovane

per prevenzione, il centropolivalente per i malati diAIDS, il villaggio per mino-ri abbandonati. La gioiosagiornata è stata scanditada una solenne liturgia, laprocessione, il musical e…tanta gente!

VILNIUS, LITUANIAUna benefattrice lituana, inoccasione del 150° anni-versario delle apparizionidi Lourdes, ha confeziona-to e ricamato su fine broc-cato una magnifica casulacon l’immagine di MariaAusiliatrice sul retro e il

suo monogramma sul da-vanti e l’ha poi donata allacomunità salesiana dellacapitale. L’opera ha richie-sto un anno di lavoro. L’o-vale anteriore è compostodi 44 700 punti a croce con37 differenti tonalità di co-lore.

a cura del direttore

ASTI, ITALIAL’unione exallievi di Asti èda anni impegnata inRuanda, il Paese africanoin cui hutu e tutsi hannodato vita a una reciprocacarneficina che ha inorridi-to il mondo. Molte le Asso-ciazioni di volontari che si

sono prodigate per portareaiuti. Tra queste propriol’Unione di Asti. Nella fotoun exallievo ha portato indono una bici molto spe-ciale a Jean Pierre, “salta-to” sulle mine antiuomoche ancora abbondano nelPaese.

IAGGIV

SCRIVERE…COME AMARE

Rispettoso, educato, ricono-scente… non sono ridondantigli aggettivi per qualificarel’indiecito della pampa che

mantenne con coloro che lo amaronoe aiutarono una corrispondenza nondi maniera, ricca di suggestioni, tra-boccante di gratitudine e affetto; cari-

mie povere preghiere, e specialmentenella santa comunione”.

PARAGONILa gratitudine per i salesiani arriva-

va a forme squisite di ricordo. Scrissea don Vacchina il 20 agosto 1903, fe-sta di san Bernardo: “Poiché è la fe-sta del suo Protettore non è conve-niente che lasci passare questo gior-no senza scriverle… per farle saperedell’affetto e della gratitudine che honel cuore per lei… Non trovo paroleadatte per dimostrarle il mio ringra-ziamento per quello che lei ha fattoper me…”. Leggendo alcune dellesue deliziose letterine prima di addor-mentami la sera a Bariloche, dopouna giornata di giri, incontri, conver-sazioni, non riuscivo a evitare il para-gone con le moderne missive dei no-stri giovani… sbrigative, a voltestrampalate, scritte in una neolingua(che al Manzoni si sarebbe impostasullo stomaco come un mattone) conespressioni del tipo… “ti dedico unadedica che dedica non è, ma dedicadiventa se dedicata a te!”, che diceniente credendo di dire tutto. Oppure:“Quando sono con te mi sembra di

18

MAGGIO 2009 BS

È degno di notal’epistolario di Ceferino;egli non dimenticò mai i suoi genitori, né i suoi“superiori”, né coloro che l’avevano aiutato a crescere, a sperare, o coloro che avevanocercato di guarirlo.

di Giancarlo Manieri

La lettera di Zeffirino a don Crestanello, in cui gli chiede il favore di cercare, anche presso i suoi genitori, il suo certificato di battesimo.

Una formella a Chimpay ricorda la visita di Ceferino al Papa.

ca di alti sentimenti come si addice aun principino e di grande spiritualitàcome si addice… a un santino. È lun-ga la lista di coloro che Ceferino con-tattò a livello epistolare. Si conosco-no 45 lettere e una ventina di cartoli-ne, ma furono ben di più, scritte conuna grafia impeccabile dal tocco lin-do, sicuro, spontaneo. Si tratta dimissive indirizzate a familiari, supe-riori, compagni… a coloro insommadai quali aveva ricevuto un aiuto, unabuona parola o un po’ di affetto. Lasua prima lettera, datata 23 aprile1899, è indirizzata a don Milanesio;il ragazzo ha 13 anni e frequenta laseconda elementare. Scrive con qual-che errore – sta imparando lo spagno-lo – ma con quella innocente sempli-cità e chiarezza che manterrà sempre.Mai manca nei suoi scritti il riferi-

mento religioso che mostra una fedegenuina e indefettibile. “Desidero –scrive al compagno José Bes Quiró –prima di salutarti che prepari bene latua anima per consegnarla alla San-tissima Vergine e lei poi la porterà inParadiso”. Espressioni di ammiratariconoscenza gli uscivano spontaneedal cuore. In un indirizzo a monsi-gnor Cagliero prese spunto dalla sto-ria del biblico Ismaele morente neldeserto per gli stenti e la sete, quandoalla tribolata mamma, impotente asalvarlo, apparve l’Angelo del Signo-re per rassicurarla che il figlio non sa-rebbe morto, indicandogli una pollad’acqua sorgiva… Anche i figli dellapampa, concluse Ceferino, erano co-me il figlio di Agar, anche presso diloro arrivò “un ángel consolador, elIll.mo y Rvd.mo Mons. Cagliero, en-viado por Dios a salvar a esos hijos”.Monsignore è per lui l’Angelo che haridato speranza alla sua terra. Nellelettere Ceferino rivela tutto il candoredel suo cuore riconoscente. A suo pa-dre Manuel scrive: “Non passeràgiorno senza che mi ricordi della S.V.Le prometto che vi ricorderò nelle

19

BS MAGGIO 2009

IN ITALIAIl destino, come sappiamo, lo portò

in Italia, affrontando un lungo viaggio,fatto con una spina nel cuore che una let-tera a don August Crestanello testimo-nia. Sapeva che senza il certificato dibattesimo non avrebbe potuto seguirela sua vocazione. La ricerca del docu-mento era diventata un’ossessione:“Avrei bisogno che lei consultasse i mieicari genitori sul fatto tanto importan-te come è quello di trovare la mia fededi battesimo. Parecchie volte l’abbia-mo cercata… non l’abbiamo trovata!...Mi farà un grandissimo favore, mio sti-mato padre, se riesce a trovare l’atto dibattesimo”. L’atto esisteva, ma testi-moniava anche la sua illegittimità,dopo lo sposalizio in chiesa di suo pa-dre Manuel con un’altra donna inveceche con Rosario Burgos sua madre. Partì alla volta dell’Italia e la corri-

spondenza s’infittì. Scrisse dalle Ca-narie, poi da Genova, da Torino, da Mi-lano, da Roma, da Frascati… A Geno-va rimase incantato dal cimitero: “Muyadmirado al ver los monumentos delcampo santo, todos de mármol…”.Abituato alle poverissime sepolturemapuche, il cimitero monumentale lolascia senza fiato e lo confida in una let-tera al suo ex compagno Faustino Fir-po. In Italia il principino passa da unameraviglia all’altra e non manca di far-ne partecipi amici, parenti ed educato-ri salesiani. Descrive con puntigliogiornalistico le sue visite; in una mat-tinata aveva contato più di 200 chiese:“Oh, se la Patagonia avesse tantechiese!”. Racconta con dovizia di par-ticolari la visita a Torino, l’incontro condon Rua, la sosta presso la tomba di DonBosco e soprattutto l’incontro con ilpapa Pio X, il 27 dicembre 1904, che

ha commosso entrambi fino alle lacri-me. Scrive estasiato che il Papa l’ha ac-carezzato e gli ha regalato una medagliad’argento. In Italia, Ceferino risvegliai sogni, rafforza la volontà di “ser utila su gente”, rinnova le speranze di gua-rire… Ma il male avanza devastante.Tenta di tranquillizzare i suoi: “Sono sta-to visitato dal famoso dottore Lapponi,il medico del Papa”. Ma poi a don Pa-gliere: “Basta que pueda salvar mialma… per il resto sia fatta la volontàdel Signore”. E la volontà del Signoreera di riprenderselo con sé. Le sue dueultime lettere le scrive dall’ospedale del-l’Isola Tiberina di Roma dove venne ri-coverato mentre era nel collegio sale-siano Villa Sora di Frascati per conti-nuare gli studi e recuperare la salute. Luisperava di avere Salud, Santidad, Sa-biduria (le 3 “S” di Don Bosco) inve-ce ne ebbe in sorte solo due: la Santitàe la Saggezza. Gli mancò la prima, laSalute. Scrisse a suo padre, mettendo-lo al corrente delle cure e chiedendogli“su paternal benedición”. L’ultima let-tera del 25 aprile vergata con una scrit-tura quasi inintelligibile la indirizzò adon Vespignani. “Estoy muy débil. Lopuò notare dalla calligrafia!”. Dopo duesettimane, l’11 maggio del 1905, ren-deva la sua splendida anima a Dio.

(Continua)

stare in paradiso e invece sono al-l’inferno” che occorre un’intelligenzasuperiore per capirla! E ancora: “Lecose senza senso, amore, le devi direcon senso”, una bella gatta da pelareper qualsiasi interprete! “Penso chepensarti sia un pensiero troppo pen-sieroso!”, sublime filosofia! “Prendila M, prendi la E, mettile insieme epensa a ME!”, esempio formidabiledi altruismo; “Prima di amare impa-ra a camminare sulla neve senza la-sciare traccia”, il distillato dell’otti-mismo. “Scava, scava, scava, scava,scava… come dedica non è un gran-ché ma è molto profonda”… suffi-ciente a nascondere la persona manon l’insipienza. Continuo con Ceferino che, con-

vinto di essere bisognoso di aiuto so-prattutto in campo spirituale, si rivol-ge a don Vespignani: “Ringrazio Dioperché lei mi ha donato la sua Parolanella confessione; voglio avere leicome padre spirituale!”. Non c’èquasi più traccia, oggi, di padri spiri-tuali. Meno ancora di gratitudine, alcontrario di quanto il figlio dellapampa scrisse a don Pagliere daViedma il 29 dicembre 1903: “Perdovere di gratitudine verso di lei, nonpotevo tralasciare questa giornatatanto felice senza che il mio poverocuore ricordasse che nella santa casadi Bernal ho un padre buono, affet-tuoso e amabile il quale per cinqueanni e con molto sacrificio, mi haaiutato sia nello spirito che nelcorpo”, o gran virtù dei cavalieri an-tichi! Del resto di virtù ne aveva davendere, Ceferino, se è vero com’èvero, che don Vacchina, presentando-lo ai compagni a Viedma, disse: “È ilfiglio del grande cacicco Namun-curá. È Ceferino! Un san Luigi!”.

Il Cimitero monumentale di Genova che ha impressionato Ceferino.

Il cimitero mapuche del lago Rosario.

Zbigniew Formella

cazione tra coetanei, il cosiddetto“bullismo”, presente sia nella scuolasia negli altri luoghi frequentati dairagazzi. Gli operatori coinvolti nellavoro con i giovani stanno rivalu-tando gli aspetti educativi e formati-vi, tesi alla realizzazione di un’edu-cazione più completa e integrata, es-sendosi riscontrata la necessità di do-tare ogni giovane non solo degli stru-menti culturali, ma anche di un baga-glio di competenze relazionali perpotersi ben inserire nella società eadattarsi a situazioni sempre nuove.È oggi indispensabile che i ragazziimparino a relazionarsi in modo po-sitivo con le persone, soprattutto icoetanei. Ci si interroga perciò sullecause e sulle possibili spiegazionidel fenomeno dei “ragazzi diffici-li” che il linguaggio comuneoggi chiama “bulli”.

TRE PUNTI NODALILa psicologia dello sviluppo e

quella dell’educazione identificanotre punti nodali che possono influiresui processi di crescita, favorendopercorsi adattivi o disadattivi del gio-vane nei confronti della società. Ilprimo di questi nodi riguarda le pre-disposizioni biologiche dell’indivi-duo, la sua maggiore o minore reatti-vità agli stimoli stressanti, la sua im-pulsività, le sue difficoltà attentive,ecc. Il secondo gruppo di fattori si ri-ferisce al contesto socioculturale incui il bambino vive, al mondo etico,valoriale e religioso che gli viene tra-smesso, dove le condotte pro e antisociali sono approvate o disapprova-te. Il terzo gruppo di fattori riguardale esperienze di vita che la personafin da piccola compie e, soprattutto,la rete di rapporti che si va costruen-do con i familiari, i coetanei, le agen-zie educative formali e informali. Traqueste ultime assume una speciale ri-levanza il sistema preventivo che as-sicura l’efficacia del rapporto educa-tivo giovane/adulto. L’importanzadella figura dell’educatore che puòtrasformare “il cattivo” in “buono” èstata ricordata e attualizzata da donChávez che nella parrocchia di Car-magnola, durante la celebrazione del150° anniversario della morte di Mi-chele Magone (21 gennaio 1859), harichiamato l’incontro tra quel ragazzoche potremmo definire un piccolobullo di allora e Don Bosco: “Oggicome ieri i giovani cercano adultiche li accettino incondizionatamente,capaci di mettersi alla pari, di esser-gli vicini; adulti che li facciano senti-re importanti, che come Gesù li pon-gano in mezzo; è quello che Don Bo-sco ha fatto ed è quello che chiedevaai salesiani: non solo amare, ma farsentire ai ragazzi che sono amati”.

20

MAGGIO 2009 BS

TTUALITÀA

Isegnali di disagio tra i ragazzi ascuola e fuori sono in aumento,ne sono esempi eclatanti i casi li-mite di aggressività e violenza ri-

portati dalla cronaca quotidiana. Nel-l’età evolutiva, il disagio socio-rela-zionale sta assumendo una rilevanzaqualitativamente e quantitativamenteallarmante. Tra i problemi dell’atteg-giamento uno dei più rilevanti, su cuisi è progressivamente accentrata l’at-tenzione di studiosi e operatori disettore, è proprioquello del disagioche si traduce incomportamentidi prevari-

A 150 anni dalla mortedel “bullo” di Carma-gnola, Michele Magone(1845-1859), ammansitoda Don Bosco, parliamodei bulli di oggi e… didomani.

Cosm

o M

usio

OGGI BULLO… DOMANI BRAVO?

MG

S Tr

iven

eto

Michele Magone, il vivacissimo ragazzetto con cui dovette fare i conti Don Bosco a suo tempo. Morì quindicenne il 21 gennaio 1959 a Valdocco. Era nato il 19 settembre 1845.

Il bullismo costituisce una grande sfida per l’educazione e l’educatore, forse una dellepiù difficili.

21

BS MAGGIO 2009

rio a raccontare l’accaduto. Ilviceparroco capì di chi si tratta-va e gli parlò di quel prete cheaveva una grande casa a Valdoc-co con centinaia di ragazzi, poigli chiese se a lui sarebbe piaciu-

to andarci. Al suo sì, ilprete, ottenuto il per-messo della madreche lavorava tutto ilgiorno per mandareavanti la baracca enon poteva seguireil figlio, scrisse a

Don Bosco descriven-do il ragazzo superattivoma tutto sommato “buonodi cuore”, e soprattutto bi-sognoso di una guida. Cosìuna mattina Michele saltò sultreno per Torino e si presentò aValdocco. Al suo arrivo gli fudato come di regola, un “angelocustode”, un ragazzo più grande,che gli avrebbe dato suggerimentie l’avrebbe corretto con bontà del-

le intemperanze, dei discorsi volgari,delle parolacce. Michele lo accettò.La pedagogia sperimentale direbbeoggi che è stato usato il metodopeer-education, educazione tra pari,ottima per legarsi all’ambiente, all’a-nimatore e ai compagni. A scuola ciandava, certo non di corsa, ma ci an-dava. In breve fu eletto capitano dellasquadra di “barrarotta” che, sotto ilsuo comando, diventò invincibile.Insomma, vivere nell’Oratorio eradiventato entusiasmante per l’ex ra-gazzaccio.

IL MITO DI CIASCUNOMa anche lui un giorno cominciò a

intristire. Il suo “angelo custode” sene occorse e gli chiese che cosa lotormentasse. Non si trattava di no-stalgia del suo antico ambiente o del-la sua banda al paese, ma di qualcosadi più interiore: Michele non si senti-va degno dei compagni dell’Orato-rio, sopraffatto dai rimorsi e dal rim-pianto di non essere come loro. Era il“richiamo di coscienza” di una per-sona che, ormai matura, si pone ladomanda esistenziale: chi sono io?Don Bosco intervenne con il suo farepaterno/materno e riuscì a convincer-lo a fare una confessione generale,

che ridonò a Michele la serenità. Daquel giorno divenne più docile, tornòa essere “il generale” alla guida dellasua squadra, a intervenire con deci-sione nelle situazioni scabrose chequalche compagno provocava; se loriteneva necessario, lo faceva anchea suon di pugni, come quella voltache, trovandosi con Don Bosco aPiazza Castello, si azzuffò con vee-menza con un giovinastro che be-stemmiava; solo l’intervento del sa-cerdote riuscì a separarli. Morì, dopobreve malattia, a soli quindici anni,ma era trasformato. Ed era felice!Ognuno di noi da giovane ha col-

tivato un “mito”. Poteva trattarsi diun cantante, o un calciatore, o un di-vo della Tv, o un amico, un maestro,un capo scout e magari anche il fra-tello maggiore. Poteva riferirsi apersone concrete o anche virtuali.Per qualcuno il personaggio “mitiz-zato” si è rivelato fondamentale,tanto da cambiargli la vita. Rimane sempre attuale il paragone

tra l’educatore e il ponte. Per unoche sta “viaggiando” dalla giovinez-za all’età adulta, l’educatore è il pon-te che facilita il passaggio. È perciòindispensabile che il ponte sia bencostruito, solido, con barriere di pro-tezione adeguate, tali da agevolare ilcammino, da permettere relazioniumane autentiche, emozioni control-late, abilità e competenze sperimen-tate… Solo così il “bullo” di oggipotrà diventare il “buon ragazzo”di domani. Occorre crederci e af-frontare coraggiosamente la sfida.Michele e tanti altri possono testimo-niare questo miracolo. �

UN BULLETTO TARGATO 1800Michele Magone, di Carmagnola

(TO), viveva come un “birbante” –così si definiva lui stesso – in mezzoalla strada: orfano di padre, cacciatodalla scuola, difficile a domarsi, po-vero, abbandonato a se stesso, incre-dibilmente vivace, capobanda di ungruppo di monelli che passavano iltempo a organizzare qualche mascal-zonata. Alla vista di Don Bosco labanda scappò, ma lui no e come un“generale” affrontò l’inaspettato per-sonaggio. Poche frasi scambiate conquel tredicenne scapigliato bastaronoal Don per scorgere in lui un’animache rischiava la deriva se non si fos-se fatto leva su quel 5% di buono chesi trova in ogni ragazzo. Dovendosalire sul treno già in partenza, gli al-lungò una medaglia: “Va da donAriccio, il viceparroco e digli di spe-dirmi tue notizie”. Il bulletto, incu-riosito, da don Ariccio ci andò sul se-

Don Bosco ha superato brillantemente la prova del bullismo, con Michele Magone.

Andr

ea C

anto

n MG

S Tr

iven

eto

È solo uno scherzo! Ma troppi ragazzi, e perfino ragazze, purtroppo oggi fanno sul serio, pernoia o per mancanza di valori, o…

Carissimo,Scompaiono le parole?Quando fa comodo vengono soppresse oaccantonate.Un esempio? La bugia.Riguarda i bambini – si dice in coro –.Come sostantivo sembra evanescente, di pococonto, banale.Attorno alla bugia c’è un balletto di complicitàtale che la giustifica e la fa ritenere innocua: c’è labugia benevola, amorosa, pietosa, giocosa,infantile, spontanea, dovuta, professionale,necessaria.C’è la bugia buona, a scopo di bene, c’è labugia vera, che va detta a onor del vero.È talmente diffusa che ha cambiatonome: furbizia, astuzia,compromesso, trucco, raggiro.Tutti dicono bugie: piccoli e grandi;figli e genitori, infermieri, malati,medici, ambulanti, preti e suore,fidanzati e coniugi, politici egiornalisti…Sembra sotto anestesia,perché, a differenza dellaverità, non fa male.Ha il naso lungo, le gambecorte, gli occhi da gatto, lemani attaccaticce come da zuccherofilato, un profilo ingobbito, ripiegato su di sé.È una farfalla, non è un fiore ma stavolentieri tra i fiori.Ruba la fluorescenza dei colori un po’ qua un po’ là perché ama travestirsi, apparire, dire quello che non si ha o non si è.Assomiglia alle nuvole che si accumulano: ti tolgono il sole, lo splendore.Perché si dicono le bugie, tu mi chiedi consofferenza?

22

Una via d’uscita c’è, ti rispondo.Il tuo prestigio non è in gioco se impari a direpane al pane.La sincerità è una zolla di terra dove trova radicela nostra umanità.Da lì nasce il nostro futuro, la libertà di sognarein grande, la nostra vitalità.La sincerità non ha prezzo perché non può esseremessa in vendita.È un viaggio misterioso tra le nostre emozioni.Non ci sono mezze verità, o mezze bugie. Il sì è sì e il no è no.Non è un rullo compressore a differenza dellamenzogna, che porta alla depressione e spegneogni slancio. Mentire è tradire la mente.

La verità ti rende libero.Muoiono le parole?Preferisco non rispondere.So per esperienza quanto siavitale sapere che lasincerità, il pudore, il timore,

il tremore abitano nellostesso palazzo, crescono nello stesso

domicilio, vivono sotto lo stessotetto: il cuore dell’uomo.Sii sincero e ti sentirairestituito a te stesso, capacedi relazioni, pronto a donare testesso.Posso farti una confidenza?

La sincerità esiste: hoconosciuto te.La sincerità ti fa splendere così come sei alla lucedel sole.Ti avvicina agli altri e ti fa trovare te stesso. Ci vuole una vita per imparare a essere genuini.Basta un attimo perché una sola bugia tiallontani da questo traguardo.

tuoCarlo Terraneo

Che mal c’è a dire bugie?

MAGGIO 2009 BS

22

AI GIOVANI

GATTA CI COVA...

LETTERA� Marco Talon

IL TEATRO

DI DON BOSCO

PPrreesseennttiiaammoo aannccoorraa ttrree llaavvoorrii pprrooddoottttii nneell 11998888..

BS MAGGIO 2009

ERRATA CORRI

GE

Nel BS di aprile

2009

– L’occhiello di

questa rubrica

va cancellato, n

on

appartiene all’a

rticolo.

– Nella didasca

lia della prima f

oto di pag. 33

il nome Bertore

llo va sostituito

con Catalanotto

.

CI SCUSIAMO

CON I LETTORI

1988L’ANNO DEL BOOM

di Michele Novelli

Il centenario della morte di Don Boscoha dato il ‘la’ a una serie di spettacoliche raccontano e cantano Don Bosco.Ci occupiamo, questo mese, di treproduzioni, tra le tante che quell’annofortunato ha suscitato. Una di Catania,una di Napoli, una di Udine.

23

che affronta il problema delladroga e del dialogo in famiglia. Illoro terzo lavoro “ANCH’IO MICHIAMO GIOVANNI” (1988),che inserisce nella storia di DonBosco un ‘fil rouge’, è attinentealle scelte del Santo: la devianzagiovanile e le sue proposteeducative. Non a caso l’incipitdello spettacolo è a sipariochiuso; urla in sala: «Ilportafoglio!», «Al ladro!», «Èlui!», “Fermatelo!”. La fuga delgiovinastro finisce sul prosceniotra le grinfie di due guardie che lostrattonano e lo portano via. Poi ilsipario si apre sulla gabbia delcarcere minorile di Torino. DonBosco è lì, al seguito del “pretedella forca”, don Cafasso.Naturalmente la sua attenzione ècalamitata dai più giovani di queidetenuti. Si avvicina: «Come tichiami?». «Giovanni», risponde ilgiovane, segnato dalladisperazione. «Anch’io!...Anch’io da ragazzo ero unabirba!... Vedrai, diventeremoamici!». Quel giovane loritroveremo più avanti, come unodegli animatori che aiuterannoDon Bosco. Chi aveva chiuso con

la propria vita ritrova un nome,un orizzonte verso cuiri/orientarsi. Con lui anche tutti glialtri che danno una mano a DonBosco ripetono: «Anch’io michiamo Giovanni». Il messaggio èchiaro: un invito a seguire le ormedel santo dei giovani; chiamarsiGiovanni vuol dire fare comeDon Bosco. Lo spettacolo sidipana tra episodi arcinoti(Bartolomeo Garelli, la tettoiaPinardi ecc.) fino a convergere inuna canzone che rappresenta unacaratteristica fondamentale dellastoria personale di Don Bosco: ilcoraggio di inseguire i sogni.“Una vita senza sogni è una nottesenza stelle... Tu sognerai; nonspezzerai il volo del gabbianoche c’è in te, nel tuo donarti...».Gli autori hanno dichiarato:«Abbiamo insistito nel riferimentoai sogni perché nel “sogno” cheha accompagnato la vocazione e la missione di Don Boscoabbiamo individuato le ragionidel suo impegno a costruire, per i giovani, una vita di libertà... “A nch’io mi chiamo

Giovanni” è delgruppo CGS Life diBiancavilla CT, che

già da oltre 10 anni si cimentavacon il teatro educativo e con lamusica per animare i giovani,animatori Pina e ArmandoBellocchi che hanno inseguito unsogno e continuano a realizzarlo.Il nome del gruppo nasce inconcomitanza al loro primoimpegno teatrale “LIFE” (1978)

24

MAGGIO 2009 BS

LLee ffoottoo ddeellll’’iinnsseerrttoo ssii rriiffeerriissccoonnoo

aall mmuussiiccaall ““AAnncchh’’iioo mmii cchhiiaammoo

GGiioovvaannnnii””,, rreeaalliizzzzaattee nneellllee rreepplliicchhee

ffaattttee aallll’’oorraattoorriioo ssaalleessiiaannoo

ddii TTrraappaannii,, pprreessssoo iill tteeaattrroo

ccoommuunnaallee ddii EErriiccee,, qquueelllloo ddii

CCaattaanniiaa ee ddeell tteeaattrroo ddeellll’’oorraattoorriioo..

Per questa ragione abbiamovoluto insistere… con richiamicontinui alla libertà dei sogniattraverso immagini di cielo, digabbiani, di ali. Anche la chiesacostruita dai giovani ha la formadel gabbiano, anche la croce…anche la musica… Questo cisembra importante: farscoprire che la vita sirealizza solo nell’amore, nellacapacità generosa e disinteressatadi farsi carico dei sogni degli altriper incarnarli nelle situazioniquotidiane, sfidandoincomprensioni, difficoltà,chiusure». Tecnicamente lospettacolo è ineccepibile. Lecanzoni di Armando Bellocchisono supportate da una colonnasonora cui hanno contribuito notimusicisti siciliani quali CarmeloFede, Salvo Di Stefano, MarcelloMammoliti. Testi e musiche diquesto spettacolo come degli altriallestiti dagli amici di Biancavilla.

>> “Sentite, parla ancora” vieneda Napoli. Il CD, sottotitolo“quasi un recital”, lo presentadon Donato Lacedonio,coordinatore del progetto:“Avevamo in mente una sempliceraccolta di nuove canzoni su DonBosco. Man mano abbiamonotato che le nostre canzonitracciavano quasi un itinerario,un recital. Ogni canzone ha unastoria diversa. Abbiamoincontrato Don Bosco sulla cordadi saltimbanco, l’abbiamo seguitoquando si formava e confrontavacon le scelte importanti della vita.Lo abbiamo visto nei prati e neicortili di Valdocco. E quando il

31 gennaio del 1888 Don Boscomoriva, don Francesia invitava i ragazzi a non disperare e amettersi in ascolto della sua vocedi Padre”. Non abbiamo notiziecirca l’allestimento di questo“quasi recital”. Forse perché nonè nato come vero spettacolo néha avuto larga conoscenza. Ma resta un materiale prezioso.“Ogni canzone può essereestrapolata dalla raccolta. Alcune sono utilizzabili per lacelebrazione eucaristica e lapreghiera giovanile, altre sipresentano come canzonitematiche, altre come inni perincontri di festa ed estate ragazzi,ecc.”. La canzone d’incipit –Camminando insieme –introduce l’ascoltatore in unitinerario di quattro tappe che loporteranno a ripercorrere alcunimomenti della vita di Don Boscoe a proseguire il camminotracciato dalla spiritualitàgiovanile salesiana. Lungol’itinerario si incontra Giovanninoche, guidato dal sognoprogrammatico della sua vita (Un sogno da bambino), cattural’attenzione, la simpatia e la stimadei suoi coetanei con giochi dasaltimbanco (E magia sarà). Ilcammino passa per Chieri, doveGiovanni si confronta con lescelte importanti della propriavita. Don Cafasso lo aiuterà adefinire il proprio progetto (Tuche sei di Dio...) e ad assumerlocome impegno personale (Finchéavrò vita). Si segue Don Bosco aTorino per le strade, i prati e icortili: l’incontro con il piccolo

Michele Rua (E faremo a metà) eDomenico Savio (Un abito per ilSignore); la tragica malattia del’46 (La sua vita continui); unmomento di forte intimità conMamma Margherita non registratodalle cronache (Buona notte,figlio mio); lo slancio dei primigiovani (Oltre il limite delmondo). La quarta tappa conduceper le strade del meridione e ditutto il mondo giovanile salesiano(Anche solo con un sorriso, ecc.).La varietà sonora e poetica diSentite parla ancora ha dato vita auna rilettura musicale attuale emulticolore della vita di DonBosco, la cui unitarietà consisteproprio nel voler “riascoltare”parole, sentimenti e avvenimentidel santo torinese in una nuovarielaborazione artistica. L’albumpresenta diversi stili, dal pop alrock e al funky, con qualcheballata e qualche puntata sulclassico come sul jazz&fusion. Iltutto è stato saggiamenteamalgamato con un sound che sifa “sentire”, perché si è voluto

25

BS MAGGIO 2009

>> “Se siete giovani vi amerò”.Anche per gli adolescenti èpossibile recitare e cantare DonBosco. Hanno provveduto isalesiani del Veneto con questaCommedia Musicale che nel titoloriporta una delle frasi più famosedel Santo. La prima dello spettacoloè frutto della collaborazione di piùrealtà: i canti eseguiti dagli allievi diTrento, le danze allestite delleragazze di Battaglia Terme, larecitazione affidata ai ragazzi del«Don Bosco» di Verona. Già questasottolineatura ci suggerisce lapoliedricità di uno spettacolo chepuò essere allestito da componentidiverse che alla fine convergonoverso un prodotto unitario. L’autoredel testo è il prof. Sandro Borchia,exallievo di Verona e Rovereto. Lemusiche sono di don Mario Gonzoche ha speso una vitanell’insegnare canto e musica nellescuole salesiane. Di lui si ricordanoaltri brillanti successi largamenterappresentati per la piacevolezza e l’immediatezza delle musiche:Marcellino Pane e Vino, II Vangelosecondo noi bambini, Un mondodi favole, II trenino dei dodicifratelli. Il Maestro si premura disottolineare: “L’intero spettacolo è stato pensato in vistadell’allestimento, con ‘mezzipoveri’, in parrocchie, oratori,scuole...”. Per l’accompagnamentomusicale, l’Editrice Elledici offre,accanto ai testi, due ‘basi’ musicali:una di sola musica, l’altra di musicae voci. “Ci siamo preoccupati didare alla narrazione una lineachiara, in modo da poterannunciare i valori di cui la storiadi Don Bosco è piena”. Il filo del

discorso si dipana dal raccontodell’infanzia e giovinezza diGiovannino (Ho avuto un sogno –Giochi di prestigio) alla primaesperienza apostolica da prete(Dammi le anime, Signore – I ragazzi che voglio). Centrale èla figura della Madonna che daquel sogno ha sempreaccompagnato Don Bosco(Allarga le tue braccia, o Maria –Ogni mamma si chiama Maria),con sullo sfondo un’altra mammain carne e ossa (Lettera a MammaMargherita). Nella parte finale cisi pone di fronte agli adolescentidel nostro tempo per additare inDon Bosco un Padre e un Maestro(Alleluia a Don Bosco – Se sietegiovani vi amerò – Viva DonBosco amico). La freschezzadell’opera, particolarmente nellemusiche orecchiabili e adatte aun pubblico di adolescenti,risiede soprattutto nell’impostazionedella parte iniziale: giovani cheraccontano un altro giovane.

L’intento educativorisulta evidente nelproporre la giovinezzadi Giovanni Bosco amodello di crescitaumana e spirituale.Non per nulla ilmusical è stato ripetutouna sessantina di volte.

Michele Novelli

suonare “realmente”, conmusicisti e strumenti evitando diricorrere alle sole tastiere o aiprodigi dell’elettronica ed effetti,e quasi ricreando un’atmosfera dasala prova o cantinola dove si famusica per un gruppo di amici. Il risultato è un disco suonato,piacevole, che sembra dire:“Sentite? Canta ancora …”.A Donato Lacedonio abbiamochiesto quale messaggio sinasconde tra le pieghe di ognicanzone: “ Il messaggioprincipale credo che sia legato a una canzone, il cui titolo èFaremo a metà: un impegno che Don Bosco ha presoconcretamente con un ragazzino,Michelino Rua. E quell’impegnopoi si è trasformato in un progettodi vita. Quel ragazzino è poidiventato il suo primo successore.A noi piace considerare questocome un impegno che Don Boscocontinua a prender con tutti igiovani oggi”.

26

MAGGIO 2009 BS

2727

BS MAGGIO 2009

MARIA GIOIAIL SACRIFICIO

���������BAGLIORI sseerreennaa..mmaannoonnii@@lliibbeerroo..iitt

Il “sacrificio”, accettato confede e cristiano coraggio, èstato il compagno assiduo du-rante il breve arco dell’inten-sa vita di Maria Gioia. Ella

nasce il 23 settembre 1904 a Ca-sette d’Ete, un paesino della Valdi Chienti a quei tempi povero emalsano, a pochi km dall’Adriati-co, appartenente al comune diSant’Elpidio a Mare (AP). Crescein una famiglia in cui i profondivalori cristiani vengono concreta-mente incarnati nel vissuto quoti-diano. È la più grande dei tre figlidi papà Raffaele e mamma LauraBracalente. La prima ombra di tri-stezza incrocia la sua vita quandonon aveva ancora sei anni, lamorte improvvisa della mamma,un dolore che l’accompagnerà persempre e che ha riassunto nellesue memorie come “un perennepartirsi e dirsi addio […] Tutto èsilenzio… nel momento più rigo-glioso della vita senza la mam-ma”. Il papà dovette risposarsi perdare una nuova guida ai suoibambini e dalla nuova unione eb-be due altri figli.

� Marietta a scuola si distinsesempre per la sua mitezza e lagrande generosità. Era semprepronta e disposta ad aiutare chine aveva bisogno e incline al per-dono. Terminate le elementari, ilpadre la fece entrare come edu-canda dalle benedettine di S. El-pidio a Mare, luogo di studio epreghiera. Marietta annota nel

diario alcuni pensieri anche suquesto periodo: “Oggi finalmenteabbiamo avuto la pagella… sonoriuscita una delle migliori dellaclasse e spero di potermici man-tenere”. Si trasferì poi nell’edu-candato di Ripatransone, ma asettembre di quello stesso anno(siamo nel ’22), non poté ripren-dere gli studi poiché fu vittima diuna malattia che la costrinse aletto per tre lunghi mesi con puntedi febbre oltre i 40°. “Non com-prendo nulla, non vedo nulla, nonodo nulla”, scrive. A questa seguìun’altra disgrazia non meno dolo-rosa che determinò l’allontana-mento dagli studi: la malattia delbabbo, seguita dalla morte. Pochianni dopo anche la sorella Amaliae il fratello Vincenzo morirono.Di tifo. Nella sua breve vita, Ma-rietta conobbe anche l’amore; sifidanzò, infatti, per qualche tem-po, ma capì subito che non era lasua strada. Annotò nel diario:“Non eravamo riusciti ad avvici-nare minimamente le nostre ani-me; mi irritava la sua freddezza,la sua noncuranza per tutto ciòche è bello e santo. Non era amo-re il nostro”. Maria aveva aspira-zioni e slanci verso un altro Amo-re. Lo dimostravano la sua vita, ilsuo impegno, i suoi desideri.

� Nel 1926 Maria rese nota lapropria intenzione di consacrar-si al Signore in un ordine religio-so e ne parlò con il suo direttorespirituale. Questi, che conosceva

bene l’immensa capacità d’amoredel suo animo, le prospettò laconsacrazione con il voto di ver-ginità restando però in famiglia,poiché la sua salute dava semprepiù frequenti allarmi di instabi-lità. Una tosse acuta accompa-gnata da febbre alta si era impos-sessata del suo povero corpo, av-viandola verso l’ultimo calvariodella sua così sofferta vita. Il 25settembre 1926 Maria pronunciòil suo “patto d’amore” che ricor-da con queste parole: “Gesù miosposo, ingigantisci il mio amore,incatena il mio cuore affinchénon palpiti che per te”. Un per-corso di fede vissuta con punti-glio da santa, in famiglia, a scuo-la, in collegio, con il fidanzatonei 10 mesi in cui provò a starecon lui, nel gruppo della Gio-ventù femminile di Azione Catto-lica… Una vita spesa nell’amoreper gli altri, stroncata a soli 27anni dalla tubercolosi. Era il 7marzo 1931. Il suo “Diario spiri-tuale”, pubblicato nel 1973, è ungioiello prezioso che svela la na-tura di un’anima candida e forte.Dal 1998 è venerabile. �

Maria Gioia (23/09/1904-07/03/1931).

PORTAPALAZZOUNAMISSIONEdi Graziella Curti

ne condivisi a Roma, dove abbiamofrequentato un corso di aggiornamen-to per missionari, presso l’UniversitàPontificia Salesiana, siamo finalmen-te approdate a Torino. L’idea dellapiccola comunità interculturale, col-locata in un luogo strategico, attentaalle nuove povertà delle nostre peri-ferie, come può essere la mobilitàumana presente nelle nostre città, cirimanda al Capitolo generale XXI,celebrato nel 2002, occasione in cui ilnostro Istituto si è fermato a rifletteree a discernere sull’ipotesi e sulle pos-sibilità di concretizzare “UNA CASACOMUNE” per la famiglia umana.Di qui una serie di conseguenze e direalizzazioni, fra cui la comunità in-terculturale di Porta Palazzo a Torino,nata nella memoria dei 125 anni dipresenza missionaria delle FMA nelmondo (1877), proprio in ricordo del-le prime nostre missionarie partiteper l’America Latina, a servizio degliimmigrati italiani. Il “perché” di tutti

questi passi sta forse nel desiderio dicostruire progetti che, nei limiti delpossibile, possano veramente rispon-dere ai bisogni reali delle persone…e come conoscere i bisogni senza pri-ma “starci dentro”? Per arrivare infi-ne al “progetto” che ancora stiamosviluppando.Di che progetto si tratta?“Aperta-mente Cittadine” questo

è il nome del Progetto, frutto delprimo anno “di strada”, con l’im-pressione di non fare niente. Dopoun tempo di riflessione/discerni-mento sul vissuto, una prima sceltadi campo: la donna. In seguito, at-traverso un questionario di sondag-gio sulla possibilità di avere luo-ghi/tempi di incontro e di laborato-rio in cui ritrovarsi, ecco che cosastiamo realizzando, insieme a ungruppo di volontarie: una presenzain piazza con un gazebo, durante ilmercato del sabato; quattro labora-tori rivolti a giovani/donne italiane

28

MAGGIO 2009 BS

MAF

Incontriamo Julieta, Paola, Yasmi-na, Figlie di Maria Ausiliatrice,provenienti da tre continenti: Afri-ca, Europa, America Latina e po-

ste qui come espressione dell’amorepreveniente per i più poveri. A lororivolgiamo alcune domande sul sensodel loro vivere qui, in un piccolo ap-partamento, con vista sulla piazza delmercato più grande d’Europa.Com’è iniziata la vostra pre-

senza?Siamo “comunità” dal 2006. Anno

in cui, dopo alcuni mesi di formazio-

Centocinquant’anni faDon Bosco si aggiravatra le bancarelle delmercato di Torino/PortaPalazzo a cercare i suoiragazzi, quelli chevenivano dalle borgate, i più poveri. Oggi, qui,c’è ancora il mercato,ma è cambiato ilpanorama umano: c’ègente di tutte le razze,che cerca di integrarsi in un Paese a volteinsofferente verso i nuovivenuti. Ma c’è pure chi accoglie, aiuta,accompagna.

Il Gazebo del Progetto Aperta-Mente Cittadine al Mercato di Porta Palazzo.

Visitatori allo stand del Mercato.

29

BS MAGGIO 2009

palazzo di Piazza della Repubblicain cui stiamo cercando di costruire“una casa per tutti”.Qualche fatto significativo…Indubbiamente gli incontri, gli

“eventi” cittadini a cui abbiamo par-tecipato come Comunità intercultu-rale a servizio del Progetto “Aperta-mente Cittadine”, quindi con il voltogiuridico di Associazione “2PR Pre-venzione Promozione” sono stati“fatto significativo”. A partire dallapartecipazione alla “Turin Maraton”dell’aprile scorso: forse il primogrande evento cittadino in cui la no-stra presenza sul territorio ha acqui-stato una visibilità particolare, ma lostesso gazebo settimanale, fra le ban-carelle del mercato di Porta Palazzoci sembra segno significativo inmezzo alla gente, per la possibilitàche ci regala di confrontarci conazioni, reazioni, silenzi e grida, do-mande espresse e inespresse, volti,abiti, sguardi a volte assai più elo-quenti di tante parole. Altro elementosignificativo è il cammino di pasto-rale parrocchiale, non facile, nellanostra Chiesa di San Gioacchino, nelcuore del quartiere: collocata fra laMoschea della Pace, la comunità Ci-nese di via La Salle, i “randagi” tos-sicodipendenti di Borgo Dora, gli al-colisti rumeni… e il “piccolo resto”di italiani, che mal sopportano i nuo-vi arrivati. Si è tentato anche un ini-zio di cammino interfedi, vista lacomplessità della zona, mettendo at-

torno a un tavolo di confronto alcunirappresentanti del Comitato Interfe-di, nato a Torino in occasione delleOlimpiadi Invernali del 2006.Che tipo di rete avete costruito?Lavoriamo con tutti quelli che han-

no voglia di lavorare con noi, checercano, come noi, strade alternativealla repressione e alla sicurezza percostruire possibilità ed equilibri d’in-terazione, mediazione, rispetto, giu-stizia… con tutti quelli che sanno ri-conoscere l’uomo, prima del migran-te e dell’extracomunitario, e sannoaccoglierlo come tale.Quali desideri per domani?...Sicuramente quello di poterci avvi-

cinare sempre più efficacemente alladomanda reale della gente e di trovarei percorsi più adeguati per arrivare.Un altro desiderio, soprattutto “oggi”a contatto quotidiano con alcunerealtà culturali come quella maroc-china, è quello di poter costruire in-sieme a queste donne, oltre che luo-ghi di aggregazione e di acquisizionedi competenze (laboratori vari) cam-mini di formazione per l’emancipa-zione: troppe di loro vivono in condi-zioni di sudditanza e di “violenzaculturale” insostenibile… Per questo,forse, la comunità di Porta Palazzodovrebbe essere arricchita di qualchepresenza in più: America Latina,Africa, Italia sono ingredienti impor-tanti, ma la realtà dell’Est, dell’O-riente, la cultura araba richiedonomediazioni particolari: chissà che ungiorno, in un piccolo alloggio delquartiere, si possano ritrovare le…quattro o le cinque FMA di Porta Pa-lazzo!? �

e straniere (alfabetizzazione, taglioe cucito, ricamo e attività manualivarie di maglia e uncinetto, periodi-camente anche laboratorio artistico)con la finalità di “stare” in mezzoalla gente, come sportello d’ascoltoinformale e presenza alternativad’opinione (gazebo del sabato) e dioffrire alle donne dei luoghi di in-contro, riconoscimento e protagoni-smo sereno, spazi di integrazioneper l’interazione, in vista di una giu-sta e dignitosa cittadinanza.Qual è la vostra relazione con la

gente?La vita quotidiana assunta nella

semplicità ci ha regalato da subito“affetto e confidenza” che, come di-ceva Don Bosco, portano alla fami-liarità. Gli aneddoti di condominiosono tanti e commoventi: da Ales-sandra, la figlia dei nostri vicini ru-meni del piano di sopra che ci chie-dono di accompagnare il primo gior-no di scuola, impossibilitati per lavo-ro, fino alla proposta accolta dellapreghiera condominiale del Rosario,nei sabati di maggio, insieme alla“Festa del Vicino”, che il 30 maggioscorso ha radunato una ventina dicondomini nell’atrio a ballare, suo-nare cantare e condividere la bellez-za della diversità: nord e sud, Uru-guay, Colombia e Mozambico, Ma-rocco, Romania, Costa d’Avorio, Ni-geria, Giappone e Cina e una mino-ranza di torinesi d.o.c… questi sonogli ingredienti della nostra casa, del

Sopra: i volontari non mancano… Sotto: attività di alfabetizzazione e promozione per le donne.

La Comunità FMA: (da sinistra) suor Paola Pignatelli, suor Julieta João, suor Yasmina Rodríguez.

NON SI FA VENDITA PER

CORRISPONDENZA. I libri

che vengono segnalati si pos-

sono acquistare presso le li bre -

rie cattoliche o vanno ri chie sti

direttamente alle ri spet tive Edi-

trici.

PREGHIERA

GIOVANE EDUCAR

E

A SCUOLA

I VOLTI GIOVANI DELLA PREGHIERA Esperienze di Vittorio Chiari Centro Ambrosiano, Milano2008, pp. 254

OGGI IN CLASSEDIALOGO EDUCATIVO esperienze di un insegnante di Giovanni Battauz Voce Isontina Editrice, Gorizia, 2008pp. 240

Normalmente si contano igiorni che mancano per po-ter uscire dalla scuola aven-do raggiunto l’età della pen-sione. Giovanni Battauzesprime invece il desiderio dientrare ancora una volta inclasse per poter “stare an-cora con i giovani di ieri, …quelli di oggi e, perché no, didomani”. Tornare in classe, li-beri dalle preoccupazioni deiprogrammi, per un dialogoeducativo intorno al temacruciale dell’esistenza uma-na. Si tratta, in verità di un ri-torno virtuale che tuttaviaconsente di ricostruire nellamemoria dialoghi avvenuti traprofessore e alunni su temifondamentali della vita. Sitratta di temi che, oggi, nonsempre trovano adulti pron-ti e capaci di entrare in dia-logo con i giovani per soddi-sfare la loro sete di verità edi senso.

30

MAGGIO 2009 BS

a cura di Vito Orland

oIL MESE IN LIBRERIA

EMERGENZAEDUCATIVA in un mondo che cambia di Luciano Verdone, Paoline, Milano, 2009pp. 192

Sono troppi, oggi, i pro-blemi e le situazioni edu-cative che rendono gliadulti incerti sul da farsi ea volte si ha l’impressio-ne che abbiano gettato laspugna circa l’assunzionedelle re spon sabilità edu-cative. Avviene in fami-glia, ove non si riesce atrovare una via efficace didialogo e a offrire moti-vazioni che stimolino allare spon sabilità; a scuolaove si rischia di sentirsidemotivati e di non riu-scire neanche a inse-gnare perché spessomanca la motivazione adapprendere. L’autore, in-segnante, nelle due par-ti del libro, vuole abilitaregli educatori a fare atten-ta diagnosi della com-plessa problematica edu-cativa e a trovare gliorientamenti adeguati perriappropriarsi di fonda-menti valoriali ed es serecapaci di riattivare spazie percorsi di formazioneemotiva, relazionale e va-loriale.

SANTITÀ

IN CAMMINO CON GERARDOMAIELLA il santo giovane dei giovani di Giustino D’Addezio ELLEDICI, Leumann (To)2008, pp. 174

Sono passati 232 anni dallasua morte, ma il tempo noncancella il fascino di una san-tità capace di aiutare a sco-prire il gusto di una vita do-nata. Dall’umile terra di Basi-licata la santità di GerardoMaiella travalica gli oceaniper farsi compagno di viaggiodei giovani in occasione del-la XXIII giornata mondialedella gioventù a Sydney nel lu-glio 2008. In verità tutta la bio-grafia è stata pensata e scrit-ta per accompagnare un iti-nerario spirituale per giovani.Il santo giovane diventa cosìun riferimento significativo peruna vita che trova in Dio la fon-te della gioia per aver saputodire un sì incondizionato alla“bella volontà di Dio”. I giova-ni possono riconoscere inGerardo il testimone di unavita spesa per i fratelli, conmodalità eccezionali, ma nel-l’attenzione quotidiana ai bi-sogni di chi sta accanto.

La realtà religiosa dei gio-vani suscita non poche do-mande, anche sulla pre-ghiera: pregano i giovani?Quando? Per che cosa eper chi? Con quali linguag-gi, modalità, contenuti? L’au-tore ha raccolto espressio-ni della preghiera giovanefrutto della ricca esperienzadella sua vita spesa accan-to ai giovani. Si tratta di unpiccolo patrimonio di testi esuggestioni, di preghierenarrate e/o cantate. “Pre-ghiere giovani per giovanicredenti, che hanno varca-to la soglia del Mistero; peraltri, più tiepidi e incerti,forse abitudinari; per altriancora non credenti, cheper la prima volta si incon-trano in ricerca di un Padree di un Fratello che non co-noscevano”. Il volume con-tiene anche una raccolta dipreghiere sulla “passionedel Signore” e due vegliecon “Maria di Nazareth”.

31

BS MAGGIO 2009

TI CREDEVO UN ALTROdi Carlo Di CiccoEdizioni Cantagalli, Siena2008, pp. 152

DIO OGGI

IL COUNSELING AGLI ADOLESCENTI Strategie e abilità di Kathryn Geldard e David GeldardErickson, Trento, 2009 pp. 308

L’età che oggi crea maggioripreoccupazioni è quellaadolescenziale. Nella lorocrescita, gli adolescenti av-vertono maggiormente il bi-sogno di sostegno e di rife-rimenti che spesso latitano.D’altra parte, non è facilesaper cogliere lo specificodella vita concreta degliadolescenti e confrontarsi inmodo proficuo con le loroscelte ed esperienze. Perquesto il counseling con gliadolescenti richiede abilitàe competenze non comuni,ispirate alla massima fles-sibilità. Nella prima parte iltesto presenta le caratteri-stiche specifiche di questad’età, nella seconda si pre-cisano gli approcci che de-vono caratterizzare il trat-tamento. Le strategie mag-giormente efficaci sono of-ferte nella terza parte, men-tre la quarta raccoglie glistudi per capire come ap-plicare il counseling.

L’ARTE DI EDUCARENELLO STILE DEL SISTEMAPREVENTIVO Approfondimenti e prospettive Piera Ruffinato e MarthaSéïde (a cura di) LAS, Roma, 2008 pp. 480

EDUCAZIONE/

FORMAZIONESISTEMA

PREVENTIVO

LINK SALESIANIUTILI

www.sdb.org è il portale uf-ficiale della Casa GeneraliziaSalesiana.

www.infoans.org è l’Agen-zia ufficiale di notizie dei sa-lesiani.

http://biesseonline.sdb.orgil Bollettino Salesiano online.

www.donbosco-torino.it èil sito della Casa Madre di To-rino-Valdocco.

www.donbosconews.itper reperire notizie sul mon-do salesiano.

www.unisal.it è il sito dell’U-niversità Pontificia Salesianadi Roma.

www.mgsitalia.it è il porta-le del Movimento GiovanileSalesiano, MGS.

www.volint.it è il portale perl’Animazione Missionaria edel Volontariato per lo Svilup-po in Italia e all’estero.

www.elledici.org è il sito uf-ficiale della Casa Editrice sa-lesiana che si occupa di edu-cazione, catechesi, liturgia eaudiovisivi per l’evangelizza-zione.

www.missionidonbosco.orgè il portale della Procura Mis-sionaria Italiana che opera inTorino-Valdocco.

www.seieditrice.com è l’e-ditrice che si occupa di libriscolastici e testi per l’inse-gnamento della ReligioneCattolica.

www.cnos-fap.it per unaconoscenza dell’impegno deisalesiani nel campo della For-mazione Professionale in Ita-lia.

www.colledonbosco.it sioccupa dei luoghi che hannovisto nascere e crescere Gio-vannino Bosco, e del grandemovimento degli amici di DonBosco e dei pellegrini in visitaal Tempio di Don Bosco.

Diviso in tre parti strettamen-te concatenate, il volume rac-coglie riflessioni sul SistemaPreventivo di Don Bosco ela-borate dalle Figlie di Maria Au-siliatrice. La prima parte rac-coglie contributi specifici del-le FMA che esprimono la fe-deltà allo spirito di Don Bosco.Nella seconda si pone al cen-tro la figura di Maria Mazza-rello di cui presenta la sinto-nia con il Sistema Preventivoe il suo specifico apporto perla mediazione al femminile delsistema. La terza offre alcunisviluppi dell’interpretazionedel Sistema Preventivo a par-tire dai capitoli generali dell’I-stituto e si offrono riflessionisulla sua attualizzazione fa-cendo riferimento a modelliantropologici particolari. Il te-sto offre l’approccio specificodelle FMA al sistema di DonBosco per formare “buoni cri-stiani e onesti cittadini”.

È un libro coraggioso. L’in-tento è quello di “togliere ilgesso” al Dio di Abramo e diGesù e ricuperare il Dio del-l’amore che sa guardare conocchio di benevolenza anchealle rivoluzioni… E a una ri-voluzione si rifà l’autore, aquella inaspettata dei giova-ni del ’68, quando ebbe il co-raggio controcorrente diprendere in mano la Bibbiae una matita rossa e blu,quasi per correggere la Pa-rola… Invece dalla Parolaviene corretto. Non si può im-putare a Dio la stupiditàumana. Con la Bibbia inmano l’autore si accorge diavere una marcia in più,scopre che l’amore è il cuo-re di quel Libro e del mondoe può essere l’appianamen-to dei troppi disastri umani. Èun libro esaltante, che de-nuncia, ma indica anche so-luzioni, riflette e scopre chealla fin fine lo strumento cheserve – e che tutti possie-dono – è l’amore, dono diquel Dio il cui amore era pri-ma del Big Bang.

Chi ha detto che fatta la pace la guerra è finita? Ilsalesiano coadiutore Ivone Zaramella e il ragazzi-no quattordicenne Ermanno Dalle Nogare furono

vittime di una guerra finita già da più di 10 anni. Effetticollaterali li chiamano, cioè disastri di una follia che con-tinua a fare danni per decenni, dopo che tutto sembravafinito. A La Thuille, piccolo comune della Valle d’Aosta alconfine con la Francia, trasformatosi nel corso dei secolida avamposto militare strategico ad avamposto turisti-co, i salesiani di Torino avevano ottenuto per un certoperiodo di usufruire di una vecchia caserma in disuso.Lì per qualche anno gli aspiranti coadiutori del Rebau-dengo andarono a trascorrere assieme ai loro inse-gnanti salesiani un periodo di vacanza. Lì era passataanche la guerra e aveva lasciato il segno: una bombaera caduta ed esplosa in un laghetto morenico nei pa-raggi, colmo d’estate a causa dello scioglimento dellenevi. Lo scoppio aveva creato vicino alla sponda un va-sto cratere a imbuto molto profondo e invisibile, una mi-cidiale trappola.

La dolorosa vicenda del giovanesalesiano coadiutore signor IvoneZaramella consumatasi a La Thuille,in Val d’Aosta il giorno 2 agosto1957. Una vita breve ma esemplare.Il ricordo di chi gli ha voluto bene.

ON LINE A

32

MAGGIO 2009 BS

Il coadiutore signor Ivone Zaramella27/10/1932-02/08/1957.

Con il direttore don Dino Cavallini durante una gitain montagna.

Un breve profilo di Ivone Zaramella, salesiano coadiutore, morto a 25 annia La Thuille.

DA CONTADINO A SALESIANOIl perché di questo incipit è presto detto: vogliamo nar-rare la vicenda del 25enne maestro meccanico Zara-mella. Era nato a San Michele di Borgoricco, nono di12 figli, in una famiglia patriarcale di solidi principi cri-stiani che regalò tre dei suoi componenti alla Chiesa:Ivone e Vittorino coadiutori salesiani e Maria, suora“Figlia di san Giuseppe”. Il piccolo Ivone cresceva conun carattere volitivo e solare. Aveva 10 anni scarsiquando il parroco lo invitò a fare il chierichetto. Luiaccettò senza esitare e da quel giorno iniziò ad alzarsitutte le mattine alle 5 per recarsi a piedi nella chiesaparrocchiale a “servir messa” alle 6. A 14 anni il chieri-chetto entrò nell’istituto salesiano Rebaudengo di Tori-no come aspirante. Erano tempi di vacche grasse: iragazzi che “aspiravano” alla vita religiosa come laicierano la bellezza di 199! Ivone seguì il corso di mec-canica e nel 1954, a 22 anni, era già insegnante. Gio-

MORIREPER SALVARE

di Giancarlo Manieri

vane, vivace, allegro, impegnato, ma anche esigente e,a volte, inflessibile. I ragazzi lo temevano e tuttavia loamavano perché era sempre con loro in cortile, inchiesa, in camerata, in classe, nel gruppo. Con lorodialogava, discuteva, programmava. Era tra le altrecose il regolatore della “compagnia dell’Immacolata”.Le compagnie erano i gruppi di impegno di allora, e isalesiani chiamavano ogni gruppo con il nome di unsanto. Era curioso sentire Zaramella che annunciava:“Oggi c’è partita; l’Immacolata contro San Luigi, eDomenico Savio contro il Santissimo Sacramento!”.Più che fare l’arbitro, però, Ivone preferiva giocaremescolato ai suoi ragazzi. Ed essi sentivano che il lorogiovane assistente e maestro era tutto per loro. “Civoleva un gran bene; uno dei dispiaceri più grossi cheprovava era quando gli bocciavano qualcuno; glielo sileggeva in faccia!”. È la testimonianza di uno stimatoprofessionista allora alunno del signor Ivone, confer-mata da suo fratello Vittorino.

UNA VITA DONATAE ai ragazzi Ivone ha consegnato la sua vita. Non è unmodo di dire, ma un fatto tragicamente reale. Ecco tor-nare in ballo il laghetto di La Thuille nei pressi della vec-chia caserma e la buca a imbuto scavata dalla deflagra-zione dell’ordigno bellico. Era l’estate del 1957, i primi diagosto. I ragazzi passavano serenamente le giornate divacanza tra giochi, passeggiate, escursioni e… preghie-re. Il maestro era l’anima di ogni attività, compresa lapreghiera. Del resto, in uno dei suoi propositi, trovato nelquaderno degli appunti aveva scritto: “Avrò una caritàpositiva, nel fare il bene, nell’apostolato, nel saper com-prendere… Non basta più evitare la mormorazione, il

bisticcio, i cattivi giudizi… Per praticare la carità bisognafare la carità!”. Dopo ciò che gli capitò quel giorno biso-gna dire che ha messo in pratica alla lettera il propositoscritto di suo pugno. “Che cosa è capitato, insomma?”,chiesi a chi mi parlava di lui dopo una sollecitazionetelefonica. “Aspetti, le leggo ciò che è scritto su una roc-cia lassù a La Thuille e capirà tutto”.

QUI,IL 2 AGOSTO 1957,

IL COADIUTORE SALESIANO IVONE ZARAMELLA DI 25 ANNI

SACRIFICAVA GENEROSAMENTE LA SUA VITANELL’EROICO – VANO TENTATIVO –

DI STRAPPARE ALLA MORTE IL SUO ALUNNOERMANNO DALLE NOGARE DI 14 ANNI

Il giovane insegnante giocava, come sempre, con loro,quel pomeriggio. Ermanno si divertiva con alcuni com-pagni su una larga tavola di legno, forse una vecchiaporta, che faceva da zattera. Proprio – destino infame– sopra l’invisibile cratere scavato dallo scoppio dellabomba l’improprio natante si capovolge. Ermannoscompare subito tra le acque gelide dell’imbuto. Losconcerto è generale; molti vorrebbero buttarsi, mal’assistente chierico Giovanni Toso li frena (potevaessere una carneficina), ma non blocca la generositàdi Ivone che si fa un segno di croce e si tuffa tra legelide acque che avevano rapito il suo alunno. Riescead afferrarlo, riaffiorano tutti e due per un attimo. Soloun attimo. Poi la calma piatta del laghetto grida la tra-gedia consumata.

L’ASSISTENTE SALESIANOÈ stata la giornata più buia, il venerdì santo dei salesia-ni e degli aspiranti coadiutori di quell’anno, soprattuttodi quelli della “compagnia dell’Immacolata” che avevanoimprovvisamente perduto uno dei componenti del grup-po e lo stesso loro amato animatore. I due corpi furonorecuperati dopo circa un’ora tra la commozione e ilpianto dei presenti. La sciagura finì su tutti i giornali,che parlarono di tragica fatalità, ma anche di sacrificioeroico di un salesiano laico “assistente”. Furono proprioquesti scritti a strappare di bocca all’ispettore salesianoche celebrava il funerale un’affermazione che “dovreb-be essere scritta sul cuore di tutti i veri salesiani”. “Ecioè? ”, chiesi con una certa curiosità. Me la recitòcome se l’avesse imparata a memoria; mi parve anchedi cogliere una punta di orgoglio nella voce: “Una con-gregazione che ha dei membri che sanno sacrifi-carsi così per i giovani loro affidati, porta in sé isegni della grandezza! ”. La domanda, l’ultima, l’horivolta a un confratello anziano che l’aveva conosciuto:“Che cosa ha imparato da Zaramella?”. “Questo princi-palmente: non è vero che a essere esigenti ci si alienail cuore dei ragazzi. È vero il contrario. E questo, carodirettore, lo vorrei dire a tanti genitori che fanno gli ami-ci dei figli e permettono tutto! ”. �

33

BS MAGGIO 2009

ON LINE ALESIANI ALESIANI CCOADIUTORIOADIUTORI

Con don Luigi Ondrega. Ivone è il primo della fila a destra con il cappellino a sghimbescio.

IV corso di avviamento professionale. Ivone è dietro al direttore don Dino Cavallini.

COME DON BOSCO l’educatoredi Bruno Ferrero

MAGGIO 2009 BS

34

BENEDETTI NONNII nonni, scoperta recente; i nonni, rete protettiva; i nonni hanno

imparato a essere sempre migliori.

I nonni sono come i telefonini eYou Tube, cioè una scoperta re-cente. Fino a mezzo secolo fa

erano pochi, insignificanti e durava-no poco. Oggi, le schiere dei nonni(e dei bisnonni) si vanno ingrossan-do e la loro influenza sulla vita fami-liare si fa sempre più incisiva. Asso-migliano sempre meno a elementi dicontorno, significativi, poetici talvol-ta, ma non essenziali. Anche dalpunto di vista economico, i nonnisono diventati una rete di prote-zione per figli e nipoti. I nonni sonoutili, come baby-sitter, come contri-buenti al bilancio familiare, co me as-sistenti tuttofare, come proprietari egestori della vecchia casa al paesel-lo, divenuta seconda casa per i figlicittadini. È venuto il momento diconsiderare attentamente i nonnianche dal punto di vista educativo.Una nonna lo esprime così: «Mio fi-glio è diventato padre, ora è lui l’al-bero con i rami forti, le foglie e unfrutto straordinario. Io mi sono po-tuta adagiare e fare le radicinelle accoglienti pieghe dellaterra». La famiglia è davverocome un albero: dal troncosi dipartono i rami ad al-tezze diverse verso dire-zioni diverse, pur restan-do in contatto con il fusto.Ma sono le radici che, at-traverso la linfa, congiun-gono il passato al presentee il presente al futuro. Lamaggioranza dei non-ni è costituita da per-sonaggi che, con l’a-vanzare dell’età, han-no imparato a esse-re sempre migliori,che con l’esperienzasi sono arricchiti, checon il procedere versoil loro tra monto hanno

accumulato dentro di sé un teso-ro. Quel tesoro chiama to daglispecialisti, e non solo da loro, spi-rito di famiglia. Che è un insiemedi memorie, di illusioni forse, di se-greti, di stile di vita, di con suetudini,di aspirazioni, di speranze. I nonni,fra l’altro, possono tra smettere ai ni-poti quel complesso di storie e di ri-cordi, detto “romanzo familiare”, cheper i bambini ha un fascino straordi-nario. Lo possono trasmettere me-glio di chiunque altro, meglio dei ge-nitori, perché i nonni l’hanno vissuto.

�� Così il nonno può arrivare arappresentare per il nipotino anchela stabilità degli affetti familiari.Può parlare, da testimone, dei tem-pi lonta nissimi in cui la mamma erauna bambinetta e il papà uno sco-laro. Da queste cose il bam binoricava la sensazione che la suafamiglia esista da sempre e che do -

vrà continuare a esistere, per sem-pre. Ricava la percezione della con-ti nuità degli affetti. Importante, cre-do, per i ragazzini del nostro tem po,assaliti come sono da una societàfrenetica e traballante. Il bambi noteme, più di ogni altra cosa, la dis-soluzione del suo mondo affetti vo.E la presenza dei nonni, duratura esolida attraverso tempi che al nipo-tino sembrano sconfinati, è certa-mente fonte di sicurezza e di con -forto. I nonni non devono essere nétroppo lontani né troppo vicini, infondo diventare nonni rappresen-ta “la seconda volta”: la possibilitàdi un esame di riparazione, di recu-perare il tempo perduto, di compen-sare antiche carenze, di rimediareai propri errori. Tante esperienzevissu te, tanti sbagli propri o altruifanno crescere con il tempo unatteggiamen to di benevolenza, dipazienza e di speranza che forse è

il dono più grande che i nonnipossono fare alle generazioni

più giovani. I nonni sonocompetenti in sentimenti.Non detengono una formadi autorità o di obbligo,

come i genitori: sonodegli accompagnato-

ri volontari, dannotutto gratis, senzapretendere nullain cambio. Pos-sono permet-tersi il lusso diessere umili,

hanno la sag-gezza di chi ha sof-ferto, la serenità di

chi ha già combat-tuto, la pazien-za di chi non èpiù incalzato da-gli assilli quotidia-ni. Regalano aipiccoli il dono piùgrande: del tempoFa

bian

a D

i Bel

lo

I nonni sono diventati una rete di protezione.

35

il genitoredi Marianna Pacucci

Adifferenza di molti coetaneiche hanno fondato la vita ma-trimoniale mettendo in dispar-

te – per scelta o per necessità di la-voro e residenza – le famiglie di pro-venienza, sono stata protagonista diuna realtà domestica arricchita sta-bilmente dalla presenza dei nonni.Ero consapevole sin dall’inizio chequeste figure sono un tesoro inesau-ribile di esperienza, disponibilità ditempo, abnegazione. Gli anziani so-no quasi sempre le persone più affi-dabili per accompagnare l’infanzia el’adolescenza dei figli, perché sannocolmare le inevitabili differenze fra legenerazioni con un affetto smisuratoe disinteressato, purificato dalle in-temperie della vita e liberato definiti-vamente dalle smanie di gratificazio-ne e di successo sociale. È stato an-che inevitabile in tutti questi anni –diciamolo francamente – fare i continella convivenza quotidiana con mo-menti in cui era faticoso far quadrarei conti delle esigenze, dei desideri,dei problemi di ciascuno. Il rapportofra le generazioni non è tutto rose efiori, soprattutto in riferimento allacrescita dei bambini, perché capita didoversi misurare con criteri di valuta-zione e di comportamento che si rife-riscono a epoche diverse e che po-trebbero entrare in collisione, diso-rientando i piccoli. Ci vuole molto equilibrio e saggez-za, da una parte e dall’altra, perchéi ruoli genitoriali e la collaborazionedei nonni restino chiaramentedistinti per quanto riguarda lo stiledelle relazioni domestiche e l’eser-cizio dei compiti della cura familia-re; ma è anche importante che sirealizzi un’integrazione reciprocadelle presenze educative e affettive.Non serve a niente una rigida spar-tizione di campo; bisogna inveceimpegnarsi insieme nella pazientericerca di sintonie finalizzate acostruire il bene di una nuovagenerazione che è inevitabilmenteacerba, incerta, fragile.

�� Gli anziani sono il segno dellatradizione, il senso delle radici, latestimonianza di un’affettività matu-ra, ma non possono e non devonoassumere in proprio la responsabi-lità di decidere come orientare ilcammino dei nipoti, perché i giova-nissimi appartengono a un mondoche ha cambiamenti accelerati eglobali in cui chi è avanti negli annifa fatica a stare con la dovuta sim-patia. È bello che i nonni siano com-pagni di gioco e di vita dei bambini,che cerchino di travasare il buonodella loro lunga esperienza, ma sen-za mai dimenticare che il passato eil futuro non potranno mai congiun-gersi compiutamente nel presente. Questo compito spetta piuttosto aigenitori: umili servitori dell’ineditoche si nasconde nei nostri ragazzi,mamma e papà sono coloro a cuitocca fattivamente condividere laquotidianità dei figli, intervenire nel-

BS MAGGIO 2009

per loro. I nonni sono l’ultimo ba -luardo dei rituali che segnano lacontinuità del tempo. Ritrovarsi perio-dicamente in casa da loro, festeggia-re il Nata le, trascorrere insiemeperiodi di vacanza sono momentiche “fanno” la famiglia. La scenaconviviale, dove si sta seduti l’unoaccanto all’altro intorno alla tavola,sotto la stessa lampada, condividen-do vivande e affetti, rimane impressanella mente per tutta la vita, co sti-tuendo un’inestinguibile sorgente difiducia e di speranza. Ma viziano inipoti? C’è un viziare costruttivo eun viziare nocivo. È certamentedannosa la nonna che identifica ilcibo con l’affetto e rimpinza di “me- rende” i nipotini. Sono ottimi i nonniche valorizzano i nipoti, che sottoli-neano le loro buone qualità e i lorosforzi, soprattutto quando i genitorinon hanno il tempo di farlo. Un rap-porto di amicizia, qualche volta conun pizzico di complicità, con i nipotipuò essere molto produttivo soprat-tutto nell’adolescenza.

�� I nonni sono più che mai utilianche alle moderne “famiglie Ikea”,quelle che sembrano fatte di ele-menti pronti a essere composti,scomposti e ricomposti in vari modi.Anche se i ruoli sono diventati flui-di, i nonni costituiscono sempreuna cerniera tra le generazioni,una base sicura, un’assicurazionecontro gli imprevisti della vita, unangolo sicuro dove rifugiarsi. L’as-senza del padre, per esempio, puòlasciare i figli, specialmente se ma -schi, privi di limiti e controlli interni,se nessun altro si assume l’oneredi esercitare la discipli na e digarantire un minimo di presenza edi punti di ri ferimento. Ciò significasoltanto svol gere alcune delle fun-zioni paterne fondamentali, in mo dosia diretto sia indiretto come eserci-tare la discipli na, saper dire di noquando è necessario, favorire l’e-splorazione dell’ambiente attraversogiochi, promuovere interessi e inse-gnamenti che servono a traghettareragaz zi e ragazze dalle mura do -mestiche al mondo esterno, soste-nerli nelle competizioni, occuparsidi loro insomma. Per i teneri albe-relli che crescono una presenzasolida è necessaria. Finché le radicitengono, c’è ancora speranza perquesto mondo. �

ALA DI RISERVA NON RUOTA DI SCORTA

II nnoonnnnii,, ssccrriiggnnii ddii eessppeerriieennzzaa..

l ’educatore

I nonni possono arrivarea rappresentare la stabilità degli affetti familiari.

Chia

ra F

antin

i

36

MAGGIO 2009 BS

la costruzione della loro identitàculturale, partecipare alla rimozio-ne degli ostacoli che possonocompromettere la progettazionedel futuro; non possono delegarea nessuno questa fondamentaleresponsabilità, né rinunciare a unaccompagnamento educativo cherichiede intelligenza, flessibilità,lungimiranza. In questo modo dif-ferente di stare con i piccoli, èfondamentale però che i nonninon siano considerati la ruota discorta utile per fare fronte a gior-nate troppo impegnate o, peggio,per assumere deleghe in biancoda parte di genitori immaturi otroppo impegnati con la loro car-riera lavorativa e sociale; piuttostodobbiamo considerarli l’ala diriserva quando ci accorgiamo chele giornate sono appiattite sullecose da fare e impediscono alnucleo familiare di volare alto.

�� C’è poi una funzione nasco-sta dei nonni che varrebbe lapena esplicitare in questi tempi incui la bioetica è una mitologiapiuttosto che un’esperienza diamore verso se stessi e il prossi-mo: gli anziani, innestati nella vitadi una famiglia giovane, possonoaiutarla a comprendere che cosavuol dire invecchiare e come èpossibile maturare atteggiamentipositivi che liberino dal rischiodella marginalità sociale e checonsentano di passare dalla fasedell’apprendistato a quella delpieno protagonismo esistenziale.In questo cammino il dialogo frale generazioni è quanto mainecessario: i nonni devono sfor-zarsi di offrire il loro profilo miglio-re, quello di “esperti in umanità”,che li vede appagati dello sforzoorientato alla costruzione di unabiografia sensata e consapevolidella pedagogia del limite e dellafinitudine (che tanto bene farebbese fosse travasato alle generazio-ni under 40); i giovani potrebberoa loro volta comunicare la loroattitudine alla progettualità, allaflessibilità, allo stupore, che per-mette di vivere ogni giorno comese fosse il primo e l’unico dellapropria vita, anche quando laquotidianità rischia di produrremonotonia e noia. �

L a versatilità di un artista, ca-pace di cimentarsi in diversicampi delle arti figurative, puòindicare l’intensità degli inter-

rogativi che si porta dentro e i più di-versi tentativi di risposta messi inopera con le doti che possiede. PinoSantoro ad esempio lo fa attraversole arti figurative e grafiche, ma an-che attraverso la letteratura, la musi-ca, la poesia. Il suo cursus professio-nale rivela un costante connubio fraevoluzione tecnica e ritorno passio-nale alla terra delle sue origini.Emerge nei suoi lavori un cromati-smo del tutto originale in cui il moti-vo luce-buio, che permea buona par-te della sua produzione fino a giun-gere a un vero a proprio leitmotiv, èdominante. Il critico Alfredo Pasoli-no scrive in proposito: “È abbastan-za sorprendente l’effetto; hai l’im-pressione di essere precipitato nelgrande buio splendente”.

>> L’effetto emotivo dell’ossimorobuio-splendente torna in manieradeterminante anche nella riflessionesacra di Pino Santoro. Nel suo cro-cefisso intitolato ALTRUISMO EDEGOISMO, realizzato con la tecnicadell’olio e colori acrilici su tela, net-ta e oltremodo distinta è la rappre-sentazione dei dualismi che sembradeterminino le sorti dell’umana na -tura: immanente/trascendente, astrat- to/concreto, luce/oscurità, umano/di -vino, bene/male. Una divisione che

somiglia a una ripartizione aristote-lica della realtà paesaggistica e dellarealtà dell’anima. Ma qui c’è di più.La riflessione scende ancora più inprofondità fino “al punto di separa-zione dell’anima dallo spi rito”, finoal momento culminante della “parti-ta della vita umana”: nell’opera delSantoro non c’è soltanto un croce-fisso mostrato con giochi di luce,quasi olografico, proiettato so pra laterra come punto di raccordo con ilcielo! Qui viene immortalato il libe-ro arbitrio: qui si confronta la giusti-zia personale con la giustizia di Dio,si confrontano le due vo lontà e ledue vie, umana e divina.

>> Che senso ha una pace estortacon armi se si dimentica Colui che èla pace? Al massimo si ottiene unatregua, tregua armata si dice con uneufemismo, negazione della pace.Netta poi è la contrapposizione fra iforti chiaroscuri della sequenza uma- na con un paesaggio che si va fa cen-do via via più confuso dietro le neb-bie delle bombe, che sono lo spec-chio della confusione e della tenebradella mente umana, e la geometricasimmetria della croce, dominante suun mondo che sembra ignorarla.Veniva nel mondo la luce vera, quel-la che illumina ogni uo mo. Era nelmondo e il mondo fu fatto per mezzodi Lui e il mondo non lo riconobbe.Venne fra la sua gente e i suoi nonlo accolsero (Gv 1, 9-11). �

Classe 1951, di Ceglie Messapica in Puglia, Santoro è un artista poliedricoche si esprime attraverso la poesia, la prosa, la vignettistica, e diversi stili di pittura. Numerosi i premi e iriconoscimenti, numerose le personali tracui Milano, Roma, New York, Atlanta…

ARTE SACRA: CROCIFISSIdi Filippo [email protected]

PINO SANTOROPROIEZIONI

LAETAREET BENEFACERE…

37

BS MAGGIO 2009

AFORISMI di Franco Scillone1) Accanirsi contro l’infanzia è come non

ricordarsi che il cielo ha bisogno delle stelle.2) L’incomprensione tra i popoli passa prima

di bocca in bocca e poi finisce nella bocca del cannone.

38

MAGGIO 2009 BS

SENSO DEL RISPETTO E CRESCENTE MALEDUCAZIONEdi Giovanni Russo [email protected]

Prima ancora del comporta-mento virtuoso, cioè secon-do uno stile conforme allapropria dignità, viene il ri-

spetto. Parola proveniente dal latino“respectus”, significa riguardo, con-siderazione. Il rispetto è la capacitàdi stare davanti all’altro e alle cose,stimandole degne di attenzione e diconsiderazione. È il primo valoredell’educazione, perché una persona

F IDE ET ICHEper ragazzi, genitori, educatoriS

Mancanza dieducazione sociale degli italiani? La domanda è legittima,visto l’andamento delle relazioni socialinel nostro Paese.

La carenza di rispetto si manifesta in particolare nella crescente maleducazione, nell’inciviltà; basta passare in qualche strada di periferia delle nostre città per rendersene conto.

reciprocità; il miglior ornamento deifanciulli è il rispetto verso i genitori;il rispetto è il legame dell’amicizia.

IL RISPETTO È UN VALOREIl rispetto si può definire tenendo

presenti due aspetti: il livello perso-nale, cioè il rispetto di se stesso, nelsenso che una persona ha del valorenel modo che si occupa di sé e deglialtri. A livello collettivo, il rispetto èla base della stima dell’altro. Il rispet-to è convalidare il fatto che gli esseriumani si arricchiscono reciprocamen-te, pur accettando le differenze di cia-scuno. La coesione umana e la siner-gia con gli altri permettono di avan-zare insieme. Il rispetto è un valore,un impegno individuale e collettivo,che è promosso dall’esempio. Non sidecreta con la moralizzazione, nédando lezioni. Ognuno deve mostrareil cammino, assumendo atteggiamentie comportamenti rispettosi. Tuttoquello che si fa quotidianamente, dibene o di male, non è senza effettosugli altri. Nulla è banale. Il rispetto deve essere praticato

verso l’essere umano, in modo prio-ritario, ma anche verso l’ambiente,gli animali, i beni pubblici e privati,

educata è una persona che sa starecorrettamente davanti all’altro, cioèappunto con rispetto.Oggi nella nostra società il rispetto

è in declino: non si rispettano le per-sone – neppure gli anziani –, l’am-biente, le cose pubbliche, ecc. Peggioquando la mancanza di rispetto toccagli amici, la famiglia, la religione, leculture, le tradizioni, le regole dellaconvivenza. L’uomo di oggi sembrasoffrire di rispettite virale acuta, resi-stente ai tentativi terapeutici. Eppureuna volta il rispetto aveva strutturatouna sapienza che nei proverbi potevasuonare così: al maggiore devesi ri-spetto; chi da tutti è rispettato, è de-gno di rispetto; chi non rispetta don-ne, preti, vecchi e fanciulli è un fur-fante; chi non rispetta sé, non rispet-ta nemmeno gli altri; chi rispetta, èrispettato; chi rispetto vuol, rispettoporti; ciascuno rispettar deve se stes-so; fra amici rispetto e civiltà esigono

tra uno sguardo seccato, una sbuffatae qualcosa di incomprensibile digri-gnato tra i denti servono clienti che litrattano senza rispetto e risulta im-possibile capire chi abbia generatoquesta spirale impazzita di inciviltàda un lato e mancanza di professiona-lità dall’altro.

LA RIVOLUZIONE “GENTILEZZA”Assistiamo a un vero imbarbari-

mento della vita e delle relazioni in-terpersonali. Chi è maleducato nonha mai compreso il punto di vista al-trui, non è abituato a riflettere. Il ma-

leducato non sa riflettere, vivesecondo un istinto che lo facredere sempre legittimatonel comportarsi in quelmodo perché secondolui è giusto, perché nongli interessa nientedegli altri. Ma la ve-ra rivoluzione partedal rispondere con

gentilezza a chi è maleducato invece diadeguarsi a questomodo selvaggio dirap portarsi, dal nonpensare che chi è dili-gentemente in fila sia inrealtà un povero stupido

davanti al quale è normale passaresenza alcun rispetto. Infatti, la male-ducazione è la frontiera della nuovainciviltà e significa perdita di valoriportanti. È una degenerazione eticache si traduce nella disonestà e anchenella corruzione.Di fronte a molti ragazzini che

sembrano non avere nessuna idea diche cosa significhi la parola rispet-to, con comportamenti antisociali,egoisti, individualisti all’estremo, siha la sensazione che manchi la fa-miglia con il suo compito educati-vo. In realtà molte colpe sono daimputare ad alcuni nuovi modelli difamiglia che, chiudendosi semprepiù a riccio, non lasciano più spazioal dialogo con gli altri e quindi allapossibilità del confronto con il pros-simo. Una famiglia che non si con-fronta come potrebbe rispettare e in-segnare il rispetto? Soprattutto perchi è diverso da me?� �

39

BS MAGGIO 2009

le leggi, ecc. Il rispetto è semplice epraticabile ovunque: in strada, al la-voro, a scuola, su un terreno sporti-vo, nella natura. È applicabile intutte le situazioni della vita.Diceva Richard Bach che il lega-

me che unisce la tua vera famiglianon è quello del sangue, ma quellodel rispetto e della gioia per le reci-proche vite. Come anche Blaise Pa-scal, in riferimento all’amore: il pri-mo effetto dell’amore è di ispirare ungran rispetto: si ha una sorte di vene-razione per ciò che si ama. È giustis-simo: non si vede nulla nel mondo dicosì grande come ciò che si ama. E ilcardinale Schönborn: solo il rispetto,rivelandoci il “sacro”, quanto cioènon può essere per nessun motivo ol-traggiato, ci preserverà dal profanareil presente, incuranti del futuro.

LA CRESCENTE MALEDUCAZIONELa carenza di rispetto si manifesta

in particolare nella crescente maledu-cazione, nell’inciviltà, nell’arrogan-za, nel menefreghismo, nella man-canza di educazione sociale semprepiù visibile. I dibattiti televisivi sonosempre più volgari, con il pessimoesempio di politici e di personalitàche hanno un ruolo nella società enelle istituzioni. Insulti, parolacce,risse, litigi, prevaricazioni, mancanzadi ascolto, comportamenti stradali

selvaggi, la maleducazione pare di-ventata una qualità. In realtà, la male-ducazione è stupida e volgareperché incapace di logicae di buon senso. Ha no-tato Beppe Severgniniche in Italia c’è un li-vello di maleducazio-ne diffusa che è disar-mante. La gente nonconvive pacificamen-te secondo elementariregole di buon senso,ma è una giungla incui ci si comporta co-me se fosse necessarioaggredire per non soc-combere. Dall’uomo del-la strada che salta la fila eche ritiene di avere sempre un motivoper essere “speciale” e quindi diversodagli altri. I commessi dei negozi che

Diceva Richard Bach che il legame che unisce la tua vera famiglia non è quello del sangue, ma quello del rispetto.

Un giorno potremmo pagar cara la nostra maleducazione... Wall-E,il robottino accumularifiuti della Disney/Pixar insegna qualcosa d’importante per la vita futura del pianeta!

Domenica 24 maggio2009 si celebra laGiornata Mondialedelle ComunicazioniSociali. Unacomunicazionecorretta è essenzialenell’era dellacomunicazione globalefavorita e alimentatada Internet. Nuovetecnologie significanonuove relazioni.

su tutti i giornali ha fatto piacere amolti e un po’ meno ad altri. Dal 23gennaio sul sito di You Tube apparel’immagine del Papa e si può ascol-tare la sua parola. Particolarmentesignificativo è stato l’argomento delMessaggio per la Giornata Mondia-le delle Comunicazioni Sociali. Hainfatti, per certi versi, sorpreso ecolpito l’invito a usare Internet perpromuovere i grandi valori dell’esi-stenza, senza cadere nella banalità.Saranno i giovani a trasmettere lagioia del Vangelo: sono essi il futu-ro, la cosiddetta “generazione digi-tale”, che può cambiare le relazionie il mondo!

>> Si può dunque affermare, allaluce delle indicazioni del Papa, cheInternet e in genere la tecnologia me-diale siano non un pericolo, ma unvero dono per l’umanità. In effetti,alcuni piccoli ma importanti eventi,diffusi online, incoraggiano a spera-re. Sul web abbiamo “letto” o “vi-

sto” gli incontri a Trento di ReligionToday su ”La speranza nell’Islam”; ilcinema del cattolico Ermanno Olmi,presentato al Cairo musulmano, soloper fare qualche scarno esempio. Mapossiamo anche trovare ben presentie con pagine accattivanti, le libreriecattoliche che formano ormai una li-sta di tutto rispetto, e accanto a esse inumerosissimi siti per comunicare,come le Agenzie d’informazione d’i-spirazione cattolica, i consistenti sitidi ordini e congregazioni religiose,quelli ancor più numerosi delle par-rocchie, di associazioni e movimenti,di gruppi e organizzazioni ecclesiali,di ONLUS cattoliche e via di questopasso. Un exploit impressionante dicui ha parlato anche il laicissimo “LaRepubblica”. Tutto ciò testimoniache la Chiesa ha compreso l’impor-tanza di Internet e incoraggia a usar-lo per diffondere i valori cristiani e,perché no, per evangelizzare.

>> Non solo. Oltre ai siti ufficialiesistono siti personali. È ormai unaschiera decisamente folta quella di

semplici preti, di parro-ci e perfino di vescovi ecardinali che hanno unloro sito o addiritturache hanno avuto il “san-to” coraggio di aprire unblog, o di intrufolarsi inFaceBook… Insomma,vale ancora e sempre dipiù l’esortazione di Gesùdi Andare in tutto il mon-do e predicare il Vangeloa tutte le creature. Oggi,lo si può fare stando co-modamente seduti sullapoltrona del proprio uffi-cio. Occorre solo un com-

puter con una connessione a Inter-net. Questa è davvero nuova evan-gelizzazione. �

40

Promuovere una cultura di dia-logo, di reciproco rispetto, diamicizia è la carta vincenteper vivere relazioni meno

contrastate, meno fredde nel mondodella supertecnologia che abitiamo.Una notizia rimbalzata in gennaio

I BATT I T IGiornate MondialiD

LA SFIDAINTERNET

MAGGIO 2009 BS

Il computer può essereil nuovo pulpito del prete dell’era informatica.

di Severino Cagnin

&>> L’argomento non è nuovo ma èoriginale il punto di vista: non sfogoo preghiera di chi – genitore, fratel-lo, amico – ha sperimentato perso-nalmente tale situazione; non de-nuncia civile di una piaga sociale daaffidare ad amministratori indolenti edistratti. Solo il riscontro di un osser-vatore esterno che, con acume manon senza pietà, ci presenta la Mortee finisce per parlarci della Vita; cidescrive un fatto concreto, tangibile,ma lascia aperti mille spiragli doveinfilare la nostra spiritualità con do-mande di senso.

>> Il linguaggio è assai evocativo:La sintonia tra musica e parole cisuggerisce di percorrere la canzonein una sorta di ascolto guidato. La

musica ci porta subito dentro ildramma con ritmiche elettroniche,effetti inquietanti e un frammentomelodico dalla linea aspra affidatoal sintetizzatore e agli ottoni. Poiinizia il canto, quasi un rap, unacantillazione, un recitativo. La liricaasimmetrica (meglio a-metrica) nonpermette ad alcun disegno melodi-co di diventare accattivante e co-stringe a concentrare l’attenzionesulle parole. Esse, attraverso la mi-nuta descrizione di tratti fisici, sca-vano dentro le persone, lasciandointuire profondi turbamenti. Su tuttoaleggia ancora lo sconcerto dellaMorte: ce le conferma il riff inizialeche ripiomba graffiante. Tornano leparole, sempre senza il confortodella metrica e dell’assonanza e cisi domanda che cosa faccia paura,che cosa ci impedisca di capire;l’arrangiamento si inspessisce ali-mentando la tensione: ci si aspetta laterza definitiva intromissione dellaMorte con il solito riff. Al contrario,la musica si “svuota” e la tensione siplaca improvvisamente. Compare,discreta, una chitarra mentre il cantoci racconta che cosa mancherà diquel ragazzo: frammenti insignifi-canti di vita quotidiana prima, inso-stituibile pienezza di Vita ora. Il can-to si concede gli ultimi due versi inrima prima di lasciare il posto dinuovo agli ottoni: questa volta peròla loro è una melodia lineare, serenache, a poco a poco, si trasforma inun accorato e solenne inno prima disfumare definitivamente. � �

Pacifico, al secolo Gino de Cre-scenzo, affermatosi come auto-re (dalla sua penna, tra le tante,

Sei nell’anima portata al successoda Gianna Nannini), si riserva, diquando in quando, di interpretare lesue canzoni, magari chiedendo unacollaborazione ai personaggi percui ha scritto. È il caso di Tu che seiparte di me in cui proprio la rockersenese lascia la sua “impronta voca-le” (bizzarra definizione tratta te-stualmente dalle note al disco) de-cretandone il successo radiofonicoe “trainando” l’album Dentro ognicasa. Tra le canzoni in esso conte-nute, colpisce per la particolare co-struzione Un ragazzo, in cui si trattadella morte di un giovane in un in-cidente stradale.

UN RAGAZZO di Lorenzo Angelini

NOTE

SULLE NOTE

Un incidente stradale. Un giovane muore. Per la cronaca e la statistica è solo un numero da aggiungere ai conteggi. Per la Vita è vuoto incolmabile, quotidianità che sparisce,unicità persa.

&Eccoli fermarsi in piedi / intorno al tavo-lo di alluminio / Arrivano in silenzio e sisparpagliano Qualcuno schiarisce la voce, / nessunoha una frase opportuna Si tratta solo di guardare: / un ragazzo èmorto. Il viso è stato risparmiato. L’hanno pulito,l’hanno asciugato e addosso gli hannoappoggiato un lenzuolo duro.Il padre non capisce niente, / sta fermocon le mani in tasca.Le mani sono grosse, di buccia, di scorza,di unghie sporche: lavorerà al mercato oguida un camion, / forse ha una pompa di benzina; sembrauno che ha preso molto freddo, / che èuscito sempre presto la mattina.Ha una vena piena in mezzo alla fronte /che spartisce e attraversa le rughe / e gliocchi rossi rossi rossi…Il padre non capisce niente, la madre nonsmette di guardare.

È che la morte non si fa capire, / dà ap-puntamento e non si fa trovare. / A spa-ventare è il rumore dell’incidente, / la carne rovesciata bianca, / ma quella èancora vita, che si dimena, / è poco davivere ma ancora ne manca.Il ragazzo qui davanti non fa paura, /semplicemente non si sa che direÈ troppo presto per capire / che si capiràimprovvisamente, / senza vedere.Un citofono che non suona / Un suggeri-mento che non arriva Una porta che sbatte / Ciabatte da pisci-na / Una ricetta con un segreto (… forsela buccia di limone) Un bigliettino giallo al vetro, un cellulare,un nome

Il padre non capisce niente / la madrenon smette di guardareIl padre non capisce niente / la madrenon vorrebbe mai andare

UN RAGAZZO di Pacifico

��

BS MAGGIO 2009

41

MAGGIO 2009 BS

I NOSTRI MORTIPER SOSTENERELE OPERE SALESIANE

Notifichiamo che la DirezioneGenerale Opere Don Bosco consede in Roma, riconosciuta conD.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Isti tu toSalesiano per le Mis sio ni consede in Torino, a ven te per sona-lità giuridica per Regio De cre to13-1-1924 n.22, possono ri ce ve -re Legati ed Eredità. Que ste le formule:

se si tratta di un Legatoa) di beni mobili“… Lascio alla Direzione Ge ne -rale Opere Don Bosco, con se dein Roma (o all’Istituto Sa le sianoper le Missioni, con se de in Tori-no) a titolo di legato la somma di€ … o titoli, ecc. per i fini isti-tuzionali dell’Ente”.

b) di beni immobili“… Lascio alla Direzione Ge ne -rale Opere Don Bosco, con se dein Roma (o all’Istituto Sa le sianoper le Missioni, con sede in Tori-no) l’immobile sito in… per i fi-ni istituzionali del l’En te”.

Se si tratta invece di nominareerede di ogni sostanza l’u no ol’altro dei due enti sopraindicati“… Annullo ogni mia preceden-te disposizione testamentaria.Nomino mio erede universale laDirezione Generale O pe re DonBosco, con sede in Ro ma (o l’I-stituto Salesiano per le Missioni,con sede in Torino) la sciando adesso quanto mi ap partiene aqualsiasi titolo, per i fini istitu-zionali dell’Ente”. (Luogo e data) (firma per disteso)

NB. Il testamento deve essere scritto perintero di mano propria dal testatore.

INDIRIZZIDirezione Generale Opere Don BoscoVia della Pisana, 111100163 Roma-BravettaTel. 06.65612678 – Fax 06.65612679C.C.P. 462002

Istituto Salesiano per le MissioniVia Maria Ausiliatrice, 32 10152 TorinoTel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760C.C.P. 28904100

PARONZINI sig. Carlo, salesianolaico,† Caserta, il 28/12/2004, a 93 anni

Nel quinto anno dalla morte, i familiari vo-gliono ricordare il loro indimenticato con-giunto, nato in una famiglia in cui “la fede inDio e l’osservanza della sua legge erano laregola di vita”. Due dei sei figli sono diventatisalesiani, il signor Carlo come coadiutore euna sorella, Figlia di Maria Ausiliatrice e mis-sionaria in Ecuador. Imparò il mestiere di fa-legname, tentò la carriera militare, fu impie-gato delle poste… ma il 16 maggio 1940 la-sciò tutto per farsi salesiano. S’erainnamorato di Don Bosco negli anni in cuiaveva frequentato a Milano la scuola pro-fessionale dei salesiani. Divenne dunquecoadiutore e nel 1945 fu mandato a Napoli.Restò fino alla morte in quella ispettoria do-ve fu insegnante, infermiere, segretario del-l’Economo Ispettoriale. Fu un uomo di Dio,un papà per tanti ragazzi senza famiglia chegli hanno serbato perenne riconoscenza.

LA ROCCA sig.ra Maria Anna,salesiana cooperatrice,† Alcamo (TP), il 1°/02/2008, a 89 anni

La disponibilità e la generosità l’hanno con-traddistinta durante tutta la sua esistenza. Neha dato prova prodigandosi con attenzione edisponibilità a favore dell’Opera Salesiana diAlcamo fin dai suoi inizi. Oltre a essere statagratificata da tanti salesiani, da parrocchiani eamici, è stata premiata dal Signore ottenendoil più bel dono che una mamma possa rice-vere e di cui andava fiera: un figlio sacerdote,il salesiano don Enzo Ferrarella. A un annodalla sua scomparsa i familiari la ricordanotutti con affetto, vivendo all’ombra dei suoi in-segnamenti e facendone un modello di vita.

CARANZANO sac. Battista,salesiano,† Bordighera (IM), il 16/12/2007, a 82 anni

Un prete educatore a tutto tondo: sportivo(bici, sci, ping pong, nuoto, scalate), artigia-no (martello, chiodi, pennello), insegnante(sempre con i libri sotto il braccio), prete(sempre disponibile per celebrazioni, sosti-tuzioni di parroci, confessioni, liturgie). Havissuto per 41 anni a Vallecrosia, dove an-cora tutti ricordano la sua grande disponibi-lità. Dicevano che era evangelicamentesempre “con la cintura ai fianchi e le lucerneaccese!”. Non si è mai risparmiato nel lavo-ro, infaticabile nella manutenzione della ca-sa, fedele nella preparazione, preciso nellaspiegazione, esigente nell’interrogazione ascuola. Ma era esigente anche con se stes-so. Fu un sacerdote apprezzato nel ministe-ro, ricercato per consigli anche da preti e dacomunità religiose. Ha dato sempre il megliodi sé. Resta in benedizione.

BURLINA sac. Mario, salesiano,† Vasto (CH), il 31/01/2008, a 83 anni

Riusciva a mescolare con invidiabile sempli-cità una certa scontrosità con il sorriso, unaprecisione quasi maniacale e una grandebontà. Lo sorreggeva un’intelligenza acuta ela voglia di fare il bene. I ragazzi e i giovani so-no stati la sua passione, soprattutto quelli del-la scuola professionale, ai quali per tanti anniha fatto da insegnante, pubblicando per loro

due testi: “Storia del lavoro” e “Legislazione dellavoro”. Voleva che i suoi ragazzi si rendesse-ro conto dei diritti, ma anche dei doveri cheavevano riguardo a esso. Era un salesiano di-namico che non si fermava mai, che ne in-ventava sempre qualcuna. “Era il protagonistadi momenti di preghiera e riflessione, di tantischerzi e battute che rimarranno per sempreimpressi nel mio cuore”, scrive di lui un par-rocchiano. Un insegnante suo collega lo defi-nisce “un educatore creativo”. Così rimane nelricordo di tanti che l’hanno incontrato.

PICCHIONI sac. Alfredo, salesiano,† Jebeil (Libano), il 24/02/2008, a 87 anni

Ha passato la sua vita in Medio Oriente doveper 12 anni fu anche ispettore in Egitto, in Si-ria, in Israele, in Iran. Espulso nel 1980 dall’I-ran con tutti i confratelli, fu per 3 anni diretto-re a Rimini, quindi tornò in Medio Oriente co-me superiore provinciale. Un uomo e unsacerdote di grande spessore. Intelligente edinamico, esemplare come religioso, attentoe paterno come superiore. Ha dovuto affron-tare situazioni non facili. L’ha fatto con corag-gio e astuzia, sempre secondo il cuore di DonBosco. Anche don Alfredo fu prete semprecon i suoi fratelli, con i superiori, con la gen-te e con le diversissime autorità dei sei Pae-si che componevano la sua ispettoria, doveguerre e disordini erano all’ordine del giorno.Amava i giovani e godeva di stare con loro.Fu per tutti pastore e maestro convincente,disponibile a qualsiasi tipo di servizio mini-steriale. Sarà ricordato come uno dei grandisalesiani della congregazione.

BESNATE sac. Daniele, salesiano,† Arese, il 23/06/2008, a 100 anni

Don Daniele ha vissuto gran parte della suaesperienza pastorale nell’ispettoria Adriati-ca, con vari incarichi, tra i quali spicca quel-lo di economo ispettoriale in tempi e situa-zioni non facili. Fedele nel servizio e nellapratica religiosa, fu un uomo sereno che maiperdeva la calma, mai sbottava in reprimen-de. Voce esile come il suo fisico, minuto maresistentissimo. “Ha tenuto sempre con coe-renza vigile e impegnata le posizioni chel’obbedienza gli ha affidato, anche quandoetà e acciacchi avrebbero convinto chiunquea tirarsi indietro”, ha scritto di lui un confra-tello. Fu un religioso dall’osservanza inec-cepibile, di ottime capacità culturali, come in-segnante di lettere, di grandi capacità rela-zionali, di profonda fede e pietà.

42

“Reciso in terra

torna a fiorire

nel giardino di Dio”

Agne

se G

aspa

rotto

MAGGIO

ACQUE BIBLICHE MARE MEDITERRANEOIl nome di questo mare comparesoltanto nelle traduzioni modernedella Bibbia (16 volte nella tradu-zione CEI), perché nelle lingue ori-ginali si usano i termini mare Gran-de, mare Occidentale, mare deiFilistei (Es 23,31) o “il” mare (Gs19,29 o Ez 19,11). D’altra parte, peril popolo ebraico di mare vero eproprio non esisteva che questo,al punto che indicava l’Occiden-te con le parole “verso il mare”.Sempre in questo mare Giona“restò nel ventre del pesce tregiorni e tre notti” (1,4 e segg.) esan Paolo fece naufragio (At 27). Ilnome Mediterraneo deriva dallaparola latina che significa “in mez-zo alle terre”, ma gli antichi roma-ni lo chiamarono “nostrum” persottolineare che il loro impero siestendeva a tutti i territori bagnatidal mare stesso. Ha la superficie diquasi 2510 milioni di km2, lunghez-za di circa 3900 km e profonditàmassima di 5093 m, al largo dellacosta meridionale greca. Sulle suesponde si affacciano 23 Paesi(Gibilterra e Palestina compresi) ditre continenti.

LUCI DAL MEDIO EVO >> 33 mmaaggggiioo 11001199:: in Francia, perla consacrazione della chiesadell’abbazia di Montmajour è isti-tuito il “pardon de Montmajour”,

prima indulgenza collegata a reli-quie della Croce. Da allora, l’ab-bazia richiama ogni anno decinedi migliaia di pellegrini. Il nome de-riva da una grande pietra, emersanella zona paludosa dove, attornoal 948, si erano insediati i benedet-tini. Il complesso monastico, patri-monio mondiale dell’Unesco, ap-partiene ora allo Stato.>> 1122 mmaaggggiioo 556633:: nell’isolotto diIona, costa occidentale della Sco-zia, san Colomba e dodici com-pagni d’origine irlandese fondanoil monastero che in breve tempodiventa uno dei maggiori centri re-ligiosi d’Europa. Tra i discepoli, cisono san Colombano, a sua voltafondatore dell’abbazia di Bobbio(Piacenza), e san Gallo, fondatoredell’omonima abbazia svizzera.>> 2233 mmaaggggiioo 11009999:: iniziano i lavoridi costruzione della cattedrale diModena; la data si legge su unalapide murata all’esterno dell’absi-

de maggiore, che riporta anche ilnome dell’architetto: Lanfranco,della “scuola campionese”. A lui siaffianca subito lo scultore Wiligel-mo. L’opera è voluta dal popolo,dal clero e anche dalla contessaMatilde di Canossa. Nella cripta sitrovano le reliquie del vescovo sanGeminiano, patrono della città. Èpatrimonio mondiale dell’Unesco.>> 2233 mmaaggggiioo 11338855:: a Milano, si de-moliscono l’arcivescovado, il batti-stero e vari palazzi per iniziare lacostruzione del duomo. I lavori pro-seguono per secoli. Nel 1418, papaMartino V consacra l’altare mag-giore. Nel 1572, san Carlo Borro-meo riconsacra il Duomo. Quellache oggi è una delle più comples-se chiese gotiche del mondo, èlunga 158 m e larga 93. La “Ma-donnina”, la statua in rame altaquattro metri e inaugurata nel1774, si trova a 108,50 m dal suolo.Le guglie sono 135 e le statue 3400.

MAGGIO

il Mese Savina Jeminail Mese

43

PRETI SCIENZIATI ■ GIUSEPPE MERCALLI

Nasce a Milano il 2211 mmaaggggiioo11885500 ed è ordinato sacerdotenel 1872. Allievo di Antonio Stop-pani, si laurea in scienze naturalie insegna al semina-rio e in scuole secon-darie di Monza. Com-pie studi sui terreniglaciali alpini dellaLom bardia. Conseguela libera docenza ingeologia all’Universitàdi Catania e, dopo, sioccupa di sismologiae vulcanologia all’a-te neo di Napoli (1892).Insegna anche al li -ceo “Vittorio Emanue-le”, dove ha comeallievo anche il futuromedico e santo Giu-seppe Moscati. Nel1899 realizza la prima cartasismica del territorio italiano.Sempre a Napoli, elabora sia

una scala di intensità dei terre-moti con dieci gradi o livelli,nota in tutto il mondo con il suonome (poi, portata a 12 “gradi”

da due studiosi ame-ricani), sia uno sche-ma per classificare leeruzioni vulcaniche.Dal 1911 assume ladirezione dell’Osserva-torio vesuviano, cheporta a fama mon-diale. Nominato ca -valiere della Coronad’Italia per meritiscientifici, muore il 20marzo 1914 per leconseguenze di unincendio sviluppatosinel suo studio. Tra icollaboratori ebbeanche Achille Ratti,

pure lui alpinista e appassionatodi scienza, che alcuni anni dopodivenne papa Pio XI.

BS MAGGIO 2009

P RIMA PAGINA Serena Manoni

44

MAGGIO 2009 BS

>> Egli è stato a suo tempo insegnante, direttore,parroco, ispettore… Si rende conto che sarà dura,ma questa è la sua missione: evangelizzare edu-cando, educare evangelizzando. Ed è anche questoil motivo per cui da buon salesiano sta pensando auna cintura di 7/8 “centri educativi”, una rete dioratori per “riconquistare” quella che ormai è lasua città! Qualche volontario lo aiuterà. Qualchebenefattore lo aiuterà. �� �

Pucallpa (circa 260 mila abitanti) è una città inforte espansione: i suoi barrios, in continuacaotica crescita, accolgono la popolazione più

povera, venuta dalle zone rurali in cerca di fortu-na. Modeste le abitazioni per lo più su palafitte,erette con materiali di fortuna su terreni occupatiabusivamente, quasi tutte senza servizi. La città èservita da mototaxi, che spesso assomigliano a fer-ro vecchio e ti chiedi se vanno a motore o a spintaumana. Il degrado è un po’ dovunque e i 110 milagiovani e giovanissimi che sbucano da ogni doveassomigliano a “pecore senza pastore”.

>> Sarebbe una città ideale per l’azione di DonBosco… Ebbene, è effettivamente la città di unfiglio di Don Bosco, monsignor Gaetano Galbuserache ne è il vescovo. Egli si ritrova pastore di unagrande emergenza educativa che vuole a tutti icosti superare. Ne ha le qualità, l’intelligenza e ilcarisma lasciatogli in eredità da Don Bosco. Troppii figli di quella terra candidati alla strada; troppe lefamiglie disgregate; troppe le strutture fatiscenti siascolastiche sia ecclesiali; troppi i “non battezzati”;troppe le assenze dalla messa, dalla catechesi…Don Gaetano ha accettato la grande sfida.

EMERGENZA PUCALLPAUn agglomerato sulle sponde dell’Ucayali cresciuto quasi dal nulla, testa di ponte per lo sfruttamento delle ricchezze della foresta e…

per la coltivazione della coca.

A Pucallpa è emergenza educativa.

Palafitte nei barrios di periferia.

La cattedrale di monsignor Gaetano Galbusera salesiano.

4545

BS MAGGIO 2009

RITORNA IL BATTITOCARDIACO

Dopo tre anni di matrimonio so-no rimasta incinta. La gravidan-za sembrava procedere senzaproblemi: io e mio marito erava-mo felicissimi. Ma alla fine delquinto mese, durante un’ecogra-fia, i medici si accorsero che lacrescita del bambino s’era im-provvisamente arrestata. Pocotempo dopo subii un abortospontaneo. La perdita del nostroprimogenito ci lasciò profonda-mente addolorati, tanto più che imedici anche dopo molti esaminon sono riusciti a darne unaspiegazione convincente. Tuttele analisi hanno evidenziato unbimbo perfettamente sano. Nelgennaio 2007, nuovamente ingravidanza, ho deciso di affidar-mi a san Domenico Savio findall’inizio. Mi sono procurata ilsuo abitino e ho pregato tantissi-mo. Ho potuto portare avanti lagravidanza fino al nono mese inperfetto stato di salute. Durante ilparto, a seguito dell’anestesiaepidurale, mi si è improvvisamen-te abbassata la pressione san-guigna ed è scomparso dai moni-tor il battito cardiaco del bimbo.Sono subito accorsi i medici e leostetriche, temendo che il piccolonon ri cevesse più sangue e ossi-geno. Mentre i medici mi accudi-vano, io e mio marito piangeva-mo per la paura di perdere ilbambino. Io guardai verso il soffit-to della sala operatoria e invocail’aiuto di san Domenico Savio.Proprio in quel momento la gine-cologa emise un grido di gioia,avendo ”ritrovato” sul monitor ilbattito cardiaco del bimbo ancoravivo. Ancora al presente ringrazioil buon Dio che per l’intercessionedi san Domenico Savio ci ha con-cesso di avere il nostro Giorgio,nato il 27 settembre 2007, vivace,allegro e pieno di vita.

Moretti Valeria, Milano

CONTRO DUETUMORI MALIGNIE…

Mi chiamo Luciana sono sociolo-ga e vivo a Milano con la mia fa-miglia. Il 16 dicembre 2007 miomarito Bruno e io abbiamo ac-compagnato nostro figlio LucaMassimo, di 34 anni, al ProntoSoccorso dell’ospedale di Ni-guarda a Milano. Luca già da dueanni e mezzo lottava contro duetumori maligni Hodgkin e non-Hodgkin, dopo aver subito un’o-perazione, un trapianto di cellulestaminali e numerosissimi cicli di

chemioterapie molto forti. Essen-dosi così reso inefficace il suo si-stema immunitario, improvvisa-mente un virus, pare di varicella,lo colpì e lo devastò internamen-te come uno tzunami (è la defini-zione di un medico). Luca nonstava più in piedi, la bocca eratutta una piaga purulenta, il re-spiro affannoso e i nervi del visogli producevano dolori fortissimi.Un rene si era atrofizzato, la cir-colazione del sangue era com-promessa, la pressione massimaa 50 e la minima a 31, il cuore let-teralmente impazzito. Nel giro dipoche ore Luca, colpito da pol-monite fulminante, è stato intu-bato e ricoverato in rianimazionenel reparto di terapia intensiva.La dottoressa mi disse di prepa-rarmi al peggio, perché mio figlioera gravissimo. Il 17 dicembre, al-

I NOSTRI SANTIa cura di Enrico dal Covolo postulatore generale

Per la pubblicazione non si

tiene conto delle lettere non

firmate e senza recapito. Su

richiesta si potrà omettere

l’indicazione del nome.MAGGIO 2009 BS

2002, ha sempre desiderato lacompagnia di una sorellina; perquesto pregava tutte le sere.Nell’ottobre 2005 ho scoperto diessere incinta, ma la gravidan-za tanto attesa e desiderata ter-minò con un aborto. Fui colta dauna grande sfiducia, ma il Si-gnore non mi ha mai abbando-nata. Abbiamo pregato tanto ilSignore per l’intercessione disan Domenico Savio, Don Bo-sco e Maria Ausiliatrice, finchénel febbraio 2007 è arrivata unanuova gravidanza che ci ha col-mato di gioia. Il 12 ottobre è na-ta la mia seconda bambina,Marta Mafalda, che con la so-rella più grande rallegra la no-stra bella famiglia.

Chiefari Valeria, Biella

46

V. Dorotea Chopitea V. Rodolfo Komorek

le ore 16,30 circa, la dottoressadella rianimazione mi avvertì cheil cuore di Luca si era fermato eche erano impazziti per rianimar-lo con la defribrillazione. Aggiun-se anche che, se fosse successoancora, Luca non avrebbe avutoforza sufficiente per reagire. Di-sperati, ci siamo premurati dichiamare un sacerdote che gliamministrasse l’Unzione degli in-fermi. Trascorsa una notte alluci-nante, nel terrore che Luca nonlottasse più, il 18 dicembre la gui-da spirituale del nostro gruppo dipreghiera mi fece pervenire la fo-to del Servo di Dio Attilio Gior-dani, poiché in quel giorno cade-va l’anniversario della sua morte,suggerendomi di attaccarla allettino sul quale giaceva Luca giàin coma farmacologico; così feciimmediatamente. La notte di Na-tale mio figlio, anche se impossi-bilitato a parlare perché intu-bato, ha riaperto gli occhi e hadato segni di improvvisa e ina-spettata ripresa. Poco alla volta,ogni organo del suo corpo ha ri-cominciato a funzionare in modoautonomo; per questo è statoprogressivamente liberato da tut-te le macchine che l’avevanomantenuto in vita. Ora, trascorsoappena un mese dal ricovero,Luca è stato riportato a casa, do-ve la sua giovane moglie e duepiccole bimbe di due e tre anni loattendevano con tanto amore.Desidero aggiungere, per amordel vero, che numerosissimi grup-pi di preghiera hanno intensa-mente pregato per la guarigionedi mio figlio. Ma senza dubbio“qualcosa” è rapidamente cam-biato dal momento in cui ho mes-so la foto di Attilio Giordani ac-canto a Luca in coma, supplican-do con fiducia di perorare pressoil Signore la sua guarigione. Ben-ché indegna di tanta grazia, ilmio cuore ora scoppia di felicitàe dico: ”Grazie, Attilio, per averaiutato Luca!”.

D’Acquarica Luciana, Milano

I NOSTRI DUE ANGELI

Mi chiamo Valeria, ho 36 anni esono sposata da otto. Mia figliaChiara Emanuela, nata nel

PREGHIEREESAUDITE

Alla mamma era stato diagno-sticato un tumore all’intestino.Comprensibilmente scossi, cisiamo rivolti con fiducia allavenerabile Margherita Oc-chiena, la santa mamma diDon Bosco, affinché vegliassesulla nostra ama tissima mam-ma e intercedesse con noipresso il Padre per la sua gua-rigione. I controlli e le diagno-si tuttavia avevano fatto emer-gere l’assoluta necessità del-l’intervento chirurgico, che ineffetti è stato eseguito dall’é-quipe medica che aveva in cu-ra l’ammalata. Ebbene la deli-cata operazione cui nostramadre è stata sottoposta èperfettamente riuscita e per ilmomento ci hanno detto chenon c’è bisogno di altre tera-pie. Ringraziamo con com-mossa gratitudine mammaMargherita per il suo aiuto.

Gumana Maria, Verona

Mamma Margherita.

RISCHIO DI ISCHEMIA E TROMBOSI

Da tanto tempo desideravo darealla mia bambina Anna una so-rellina o un fratellino, ma la mag-gior parte dei medici me lo ave-vano sconsigliato, poiché a cau-sa di alcune anomalie cardiachecongenite e notevoli disfunzioni divene alle gambe, avrei rischiatoischemia e trombosi, sia al mo-mento del parto sia quaranta gior-ni dopo di questo. Ero quindi in-certa sul da farsi, temendo che misuccedesse qualcosa di grave. Misono allora affidata all’interces-sione di san Domenico Savio.Pochi giorni dopo scoprii di esse-re incinta per la seconda volta.Recitai ogni giorno la novena e lapreghiera della mamma in attesa,portando sempre l’abitino delsanto. Il 17 settembre, con partonaturale e senza alcun problema,è nata Francesca per la felicità diAnna e di tutti i familiari.

Borsi Roberta, Verona

IN PRIMO PIANO redazionale

47

Neimuna

Ancora bambina, a Neimunaviene assegnato un marito do-po lunghe trattative tra i suoigenitori e quelli del futurosposo, che sfociano in un pattonon privo di relativi compensi.Lei, dopo qualche tempo (nonaveva più di 12 anni), ne vieneinformata e subito dopo le mo-strano ufficialmente colui cheè stato deciso sarà suo marito.Non le piace. Nemmeno unpo’. Ma in Mali i matrimoninon si fanno per amore, sicombinano in genere per inte-ressi. Guai a chi rifiuta. Nei-muna invece rifiuta. La riem-piono di botte e lei, caparbia,non cede. Ancora botte: è or-mai piena di lividi in tutto ilcorpo. Allora, disperata, pocoprima che venisse consegnataallo sposo, decide di fuggire.Di notte, come una ladra, escedalla povera capanna e si rifu-gia nel bush. Si nutre di quelloche la boscaglia le offre… Tresettimane di libertà! Poi le ri-cerche dei parenti danno fruttoe lei si ritrova nuovamente acasa, sempre più piena di livi-di e con una sinistra promessa:la prossima volta sarà la mor-te. La legge atavica è più fortedei sentimenti. A Neimuna nonresta che seguire le tradizioni,ma, confida alla volontaria cheè riuscita ad avvicinarla, nonsi arrenderà mai.

BS MAGGIO 2009

Monsignor TITO SOLARIdi Pesariis-Prato Cernico (UD).Nel 1974 era direttore a Santa Cruzin Bolivia. Nel 1981 ispettore,nel 1987 vescovo ausiliare di Santa Cruz. Dal 1999 è arcivescovodi Cochabamba.

• Monsignore, che cosa dice della sua archidiocesi?Che ha una breve storia, circa 160 anni, ma è fornita di un numeroso

clero secolare e regolare. Sono presenti nell’archidiocesi un centinaiodi congregazioni di cui 70 femminili e ci sono circa 100 case di forma-zione. Insomma la Chiesa è giovane e anche il clero lo è, l’età media,infatti, non supera i 45 anni.

• E la situazione geografica?È molto diversificata. Ci sono parrocchie a 200 m s.l.m. e parrocchie

a 4000 m.

• Sono popolazioni religiose quella della Bolivia?Religiosissime. Ma c’è anche qualche problema, a causa della me-

scolanza tra religione cattolica e riti indigeni. Insomma si può pensarea una religiosità “mista”. Soprattutto alcune particolari feste e ricor-renze ne soffrono, ad esempio le feste della Madonna, o la ricorrenzadei defunti. Il problema dell’inculturazione si sente, ma la soluzione…non è dietro l’angolo.

• Monsignore, e i giovani?Sono più del 50% della popolazione. Hanno molti problemi, ma oggi

manifestano una gran voglia di apprendere, studiare, conoscere. Chi èpiù indigente e non può permettersi di fare unicamente lo studente (ele assicuro che non sono pochi) lavora di giorno e studia di notte. Co-me nelle nazioni più progredite, esiste un forte iato tra padri e figli,tradizione e modernità. Spesso i media acuiscono le contrapposizioni.

• Come vanno le vocazioni? Ce ne sono. E molte. Oggi abbiamo 320 seminaristi. In alcuni anni

sono stati 500, in altri 200… Ci sono variazioni periodiche davveronotevoli, e non se n’è ancora compresa la dinamica.

• E la politica educativa?Ahimè, la politica domina l’educazione e l’educazione è appannag-

gio dello Stato. Lo Stato poi, che è socialista, tende a privare la Chiesadi tutti i privilegi… ma questo forse non è un male: la Chiesa è più li-bera di evangelizzare, senza legami ingombranti. Lo Stato, comunque,considera la Chiesa un’appendice dei colonizzatori. Ora consideri chesiamo in periodo di forte decolonizzazione, ciò rappresenta un ostacoloper rapporti pacifici. Ma… confido che riusciremo ad accordarci.

• Qualche dato della sua archidiocesi?È presto detto: 32 mila km2; 1 milione e 200 mila abitanti; 270 preti e

un migliaio di suore. Un grande problema che occorre affrontare conurgenza è la crisi della famiglia, come un po’ in tutto il mondo. Unadelle cause è l’emigrazione.

TAXE PERÇUE

TASSA RISCOSSA

PADOVA C.M.P.

In c

aso

di m

anca

to r

ecap

ito r

estit

uire

a: UFFICIO DI PADOVA CMP –

Il m

itten

te s

i im

pegn

a a

corr

ispo

nder

e la

pre

vist

a ta

riffa

.

NEL PROSSIMO NUMERO

CHIESAdi Silvano Stracca

Populorum progressio (1)

VIAGGI di Giancarlo ManieriTres piedras preciosas

FMAdi Graziella Curti

Bambini di strada diritto di vivere

ATTUALITÀdi Daniele ZattiniSamuele Kappa emigrante

Il ccp che arriva con il BS non è una richiesta di denaro per l’abbonamento che è sempre stato e resta gratuito.Vuole solo facilitare il lettore che volesse fare un’offerta.

Um

bert

o G

amba