MEDIA KIT 2020 - ARX · 2020. 1. 2. · 4 Umberto Eco, “Sei passeggiate nei boschi narrativi”,...

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AND Rivista di architetture, città e architetti via degli Artisti, 18 rosso I - 50132 Firenze t. / f. +39 055 9755168 [email protected] www.and-architettura.it MEDIA KIT 2020

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  • AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso

    I - 50132 Firenzet. / f. +39 055 [email protected]

    MEDIA KIT 2020

  • AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso

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    profilo editoriale

    Due temi, molteplici punti di vista, un traguardo: la cultura architettonica della contemporaneità

    MEDIA KIT 2017

    AND Rivista di architetture città e architetti, nasce nel 2003 e si pone subito l’obiettivo di creare dibattito ed arricchimento su temi di attualità nel panorama architettonico italiano ed internazionale partendo dal confronto ‘attivo’ tra due grandi tematiche, che siano progetti, personaggi, o tendenze culturali, diversi di numero in numero. Dal loro accostamento scaturisce un flusso di idee ed interpretazioni innovative, linee di sviluppo di un dibattito più ampio. I due temi principali sono collegati da una parte centrale - AND - che funge da congiunzione e fulcro concettuale, proponendo spunti per successivi approfondimenti, link con tematiche collegate, occasioni di dibattito.

    Massimiliano Fuksas, Jean Nouvel, Coop Himmelb(l)au, Behnisch Architekten, Richard Rogers, Michele de Lucchi, Cino Zucchi, Italo Rota sono solo alcuni degli architetti e studi internazionali con i quali AND ha collaborato, pubblicando in alcuni casi numeri monografici su di essi ed invitandoli a tenere una conferenza nel prestigioso Salone de’ Cinquecento, in Palazzo Vecchio, a Firenze.

    AND ha sempre privilegiato, nella scelta dei temi da indagare, la contemporaneità culturale degli argomenti. Che si tratti di temi generali, di architetture specifiche, di architetti, l’obiettivo di AND è quello di stimolare, attraverso il confronto di diversi punti di vista, anche multidisciplinari, quell’arricchimento culturale e scientifico che è richiesto ad una rivista internazionale. Alcuni dei temi affrontati nel corso degli anni sono stati: Tirana AND Architettura Balcanica, Firenze AND New York, Sardegna AND Sostenibilità, De Lucchi AND Designing, Richard Rogers AND Città, Cino Zucchi AND Casa. Dal numero 23, AND ha poi deciso di dare spazio all’architettura italiana, coinvolgendo studi e architetti, più o meno conosciuti, ma in grado di offrire opere di grande qualità compositiva e architettonica. Uno sguardo, a tratti inaspettato, sull’architettura contemporanea italiana, fuori dalle casse di risonanza mediatiche ma pienamente in grado di confrontarsi con il panorama internazionale.

    AND infine promuove ed organizza workshop, destinati a giovani professionisti del settore e neo-laureati, sul tema della progettazione sostenibile alle diverse scale. I workshop sono pensati come esperienze progettuali complete, dove i partecipanti, sotto la guida di docenti altamente qualificati, realizzano nei 5 giorni di durata una esperienza progettuale e metodologica altamente formativa e riutilizzabile nella prassi quotidiana dei singoli professionisti. Fra i docenti dei passati workshop ci sono stati: Mario Cucinella, Martin Haas dello Studio Behnisch Architekten, Giovanni Carbonara, Luigi Prestinenza Puglisi, Salvatore Re, David Palterer, Thomas Auer dello Studio Transsolar di Stoccarda.Il tema della progettazione sostenibile è stato sempre applicato, alle diverse scale, a casi reali presenti sul territorio. Questo ha permesso di sottrarsi alla facile teorizzazione dei principi della sostenibilità e di confrontarsi invece con una applicazione reale degli stessi. Fra i temi ed aree su cui sono stati realizzati workshop abbiamo il disegno urbano sostenibile per l’area urbana di Novoli, Firenze; il restauro sostenibile della Manifattura Tabacchi a Firenze; la realizzazione di un edificio sostenibile a scala sovracomunale destinato alla formazione a Scandicci; la riqualificazione urbana e funzionale dell’area de Le Murate a Firenze, ed altri interventi.

    Nel corso degli anni diversi Enti e Istituzioni hanno sostenuto e patrocinato l’attività svolta da AND per la diffusione della cultura e della architettura contemporanea. Fra questi ricordiamo il Comune di Firenze, la Provincia di Firenze, il Comune di Scandicci, l’Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Architettura e Facoltà di Ingegneria, l’ANCE - Associazione Nazionale Costruttori Edili -, gli Ordini Professionali (Architetti e Ingegneri), l’UNESCO, la Fondazione Pitti Discovery, il Comune di Palermo, l’Università degli Studi di Palermo.

  • la rivistaMEDIA KIT 2017

    AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso

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    34PELUFFO & PARTNERS >ARCHITETTURA ERETICA

    116 pagine

    EDIT

    OR

    IALE

    PAOLO DI NARDO12

    13

    LA RADURA NEL BOSCO Condividere le pagine bianche di un racconto da scrivere a quattro mani vuol

    dire in alcuni casi, come questo AND 34, trovare appartenenze, sonorità condivise, atteggiamenti

    umani naturali e mai costruiti. Gianluca, nell’intervista iniziale che apre questo momento narrativo a

    proposito del luogo dove nascono ed escono le parole e i suoni dell’atto creativo, mi onora facendo

    riferimento al mio studio in via degli Artisti (come se la storia di questo luogo di “artisti” continuasse

    in modo diverso e in tempi lontani) a Firenze.

    Entrando in questo vecchio loft di scultori e pittori fiorentini una frase stampata sul muro accoglie chi

    entra come l’abbraccio di un amico caro: “Non sapersi orientare in una città non vuol dire molto, ma

    smarrissi in essa come ci si smarrisce in una foresta è cosa tutta da imparare”1. E’ come se Benjamin

    ci desse la possibilità di scelta fra due strade di lettura della realtà che il soggetto deve scegliere

    quando si addentra nella città, come nella vita, come nello studio: orientarsi o smarrirsi.

    Emerge quindi il valore dell’ignoto, della scoperta e quindi della ricerca attraverso la metafora della

    “foresta”. Questo luogo non solo naturale, bensì mentale, la foresta, è sempre stato, in discipline

    diverse, il paradigma di una lettura e di conoscenza nei singoli campi d’azione.

    Rosario Pavia in “Le paure dell’urbanistica” paragona la città contemporanea alla foresta che pos-

    siede il disordine, l’intreccio, chiarendo che “(…) avventurarsi nella foresta in realtà non significa

    perdersi, ma volerne affrontare la complessità per disvelarne i meccanismi e le ragioni”.

    Il luogo dell’ideazione ad Albissola Marina, davanti all’orizzonte del mare, è “una radura nel bosco,

    oscuro, meraviglioso, terribile, umido, ricco, ossessivo e incomprensibile del mondo, del presente”2.

    La “radura” permette l’astrazione dal quotidiano diventando una “pausa” che “permette di respirare

    e di orientarsi”.

    Ampliando il concetto di smarrimento Massimo Canevacci aggiunge un’ ulteriore interpretazione,

    in “La città possibile”, sottolineando come il fine della ricerca, della conoscenza sia “la capacità di

    volersi perdere, di godere dello smarrirsi, di accettare l’essere diventato straniero, sradicato e isolato

    prima di potersi ricostruire una nuova identità metropolitana”3.

    Questo percorso, questo senso di smarrimento rende possibile l’ascolto “di voci diverse e tutte co-

    presenti: una città narrata come da un coro polifonico in cui i diversi itinerari musicali o materiali

    sonori si incrociano, si incontrano, si fondono”.

    In questo concetto di “foresta” e di “radura” si muove il continuo colloquio fra la realtà e la sua

    astrazione attraverso viaggi interdisciplinari tesi alla conoscenza dell’ignoto. In fondo Gianluca e il

    suo studio si definiscono appropriatamente “eretici” che nel suo significato greco vuol dire appunto

    “scegliere” o “afferrare” e quindi conoscere i lati nascosti della realtà per poi renderli espliciti in

    un linguaggio nuovo, ma in continuità con il luogo a qualsiasi scala. La sensibilità percettiva e la

    capacità di sintesi dimostrano quanta umanità ci possa essere nel fare architettura come in questo

    luogo bagnato dalla salsedine marina: Victor Hugo in Notre dame de Paris, “l’architettura è il grande

    libro dell’umanità”.

    Il messaggio che nasce da un approccio virtuoso come quello di Peluffo&Partners è che l’architetto

    ha gli strumenti per disegnare le scenografie delle nostre esistenze per “rendere felici le persone” e

    “curare le loro paure”: “l’Architettura è sempre pubblica e appartiene al corpo di tutti”.

    Ogni lavoro è una scelta di percorso, di viaggio da intraprendere come per il lettore in “Sei passeggia-

    te nei boschi narrativi” di Umberto Eco: “il lettore è costretto a ogni momento a compiere una scelta.

    Si stabilisce, infatti, tra il lettore e l’autore un sottile colloquio alla scoperta di un tracciato narrativo

    che lo rassicuri e lo consoli”4.

    Umberto Eco, come Benjamin, come Albissola marina pongono due alternative per “passeggiare nel

    bosco”, per ricercare la “radura”: “nel primo modo ci si muove per tentare una e molte strade (...) nel

    secondo modo ci si muove per capire come è fatto il bosco e perché certi sentieri siano accessibili ed

    altri no”, ovvero “smarrirsi” o “orientarsi”.

    La nuova sede IULM a Milano forse sintetizza più di altri questo tipo di viaggio narrativo proprio per-

    ché la “radura” metafisica è la periferia milanese da cui si assorbono la “luce, l’opacità, la tristezza,

    il passato industriale abbandonato” che si trasforma in “appartenenza e bellezza”.

    La ricerca dello studio di Albissola marina è sempre tenace, appassionata, anche se ardua e piena di

    ostacoli, al fine di riuscire a “mettere insieme il come e il perché”.

    And con questo numero vuole lanciare, attraverso il racconto di uno degli studi più fecondi della

    cultura del progetto italiano e internazionale, una riflessione ampia, senza schemi, steccati o ap-

    partenenze, fuori dall’autoreferenzialismo il cui solo fine possa essere la condivisione e l’umanità

    dell’Architettura. Un’umanità dirompente fatta di parole e azioni di cui Gianluca ne è testimone e

    portatore del verbo, sia che si tratti di una conferenza o di un caffè condiviso in un bar fra buon amici.

    Note1 Walter Benjamin, “Immagini di Città”, Einaudi, Torino, 1980, pg. 762 Rosario Pavia, “Le paure dell’urbanistica”, Costa & Nolan, Meltemi, Roma, 1997, pg. 723 Massimo Canevacci, “La città possibile”, (a cura di) G. Maciocco, S. Tagliagambe, Bari, 1997, pg. 994 Umberto Eco, “Sei passeggiate nei boschi narrativi”, Bompiani, Milano, 2000

    THE CLEARING IN THE WOOD Sharing the blank

    pages of a four-handed story in some cases means

    to find belonging, shared sounds, natural and never

    constructed human attitudes (and that is is the at-

    tempt of And 34). in the initial interview that opens

    this narrative moment about the place where words

    and sounds of the creative act are born and come

    out, Gianluca honors me by referring to my studio

    in via degli Artisti (as if the story of this place of

    “artists” continued in a different way and in distant

    times) in Florence.

    Entering this old loft of Florentine sculptors and

    painters, a phrase printed on the wall welcomes

    those who enter like the embrace of a dear friend:

    “Not to find one’s way around a city does not mean

    much. But to lose one’s way in a city, as one loses

    one’s way in a forest, requires some schooling”. As

    if Benjamin gave us the possibility of choosing be-

    tween two ways of reading the reality entering in a

    city, as in life, or in the study: orienting or getting

    lost.

    The value of the unknown, of discovery and there-

    fore of research, emerges through the metaphor

    of the “forest”. This place is not only natural, but

    mental, the forest has always been, in different

    disciplines, the paradigm of a reading and knowl-

    edge in the single fields of action.

    Rosario Pavia in “The Fears of Urban Planning”

    compares the contemporary city to the forest that

    has the disorder, the plot, making it clear that “(...)

    venturing into the forest does not mean getting

    lost, but wanting to face the complexity to reveal its

    mechanisms and reasons”.

    The place of the ideation in Albissola Marina, in

    front of the horizon of the sea, is “a clearing in the

    forest, dark, wonderful, terrible, humid, rich, ob-

    sessive and incomprehensible of the world, of the

    present”. The “clearing” allows abstraction from

    everyday life becoming a “pause” that “allows us

    to breathe and find our way”.

    Extending the concept of loss Massimo Canevacci

    adds a further interpretation, in “The possible city”,

    emphasizing how the aim of research, knowledge

    is “the ability to attempt getting lost, to enjoy being

    lost, to accept having become a foreigner, uproot-

    ed and isolated before being able to rebuild a new

    metropolitan identity”.

    This path, this sense of bewilderment makes it pos-

    sible to “listen to different and all co-present voic-

    es: a city narrated as a polyphonic choir in which

    the different musical itineraries or sound materials

    cross, meet, merge”.

    In this concept of “forest” and “clearing” moves

    the continuous dialogue between reality and its ab-

    straction through interdisciplinary journeys aimed

    at the knowledge of the unknown. After all, Gian-

    luca and his studio appropriately define themselves

    as “heretics” which in its Greek meaning means

    precisely “to choose” or “to grasp” and therefore

    to know the hidden sides of reality and then make

    them explicit in a new language, but in continuity

    with the place on any scale. The perceptive sensi-

    tivity and the capacity for synthesis demonstrate

    how much humanity there can be in making archi-

    tecture as in this place bathed in marine saltiness:

    Victor Hugo in Notre Dame de Paris, “architec-

    ture is the great book of humanity”. The message

    that comes from a virtuous approach like that of

    Peluffo&Partners is that the architect has the tools

    to design the sets of our lives to “make people hap-

    py” and “cure their fears”: “Architecture is always

    public and belongs to everybody”. Each work is a

    choice of path, of travel to be undertaken as for

    the reader in “Six walks in the woods narrative” by

    Umberto Eco: “the reader is forced at every mo-

    ment to make a choice. Indeed, a subtle dialogue

    is established between the reader and the author

    to discover a narrative path that reassures him and

    comforts him”.

    Umberto Eco, like Benjamin, as Albissola marina

    pose two alternatives to “walk in the woods”, to

    search for the “clearing”: “in the first way we move

    to try one and many roads (...) in the second way

    we move to understand how the forest is made and

    why certain paths are accessible and others are

    not”, or “get lost” or “find your way”.

    The new IULM headquarters in Milan perhaps

    sums up this kind of narrative journey more than

    others, precisely because the metaphysical “clear-

    ing” is the outskirts of Milan from which “light,

    opacity, sadness, the abandoned industrial past”

    are absorbed and it turns into “belonging and

    beauty”.

    The research of the Albissola marina studio is al-

    ways tenacious, passionate, even if difficult and full

    of obstacles, in order to be able to “put together the

    how and why”.

    And with this issue he wants to launch, through the

    story of one of the most fruitful studies of the cul-

    ture of the Italian and international project, a broad

    reflection, without schemes, fences or belonging,

    out of self-referentialism whose only purpose can

    be sharing and humanity of Architecture. A disrup-

    tive humanity made of words and actions of which

    Gianluca is a witness and bringer of the Word, whe-

    ther it is a conference or a shared coffee in a cafe

    among good friends.

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    32SICILIA >IDENTITÀ

    140 pagine

    33DESIGN >DESIGNER

    116 pagine

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    AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso

    I - 50132 Firenzet. / f. +39 055 [email protected]

    31DISEGNO > UTOPIA

    160 pagine

    29MIMESI62 >ARCHITETTI ITALIANI

    96 pagine

    30CHERUBINO GAMBARDELLA >ARCHITETTI ITALIANI

    100 pagine testo di/text by Mario Coppola

    Inedite prospettive urbane e corpi architettonici ibridi prendono forma nei disegni di

    Cherubino Gambardella, scenari variegati in cui si scorgono, fra intrecci inestricabili,

    frammenti di realtà riconfigurati in spazi che vivono in bilico tra reminiscenza e fanta-

    sia. Collage, ritagli, fotografie, planimetrie, testi scritti a mano ma anche colori e stru-

    menti grafici diversi – roller, china, pennarelli – coesistono in una pluralità di elementi

    che racconta di un mondo vitale, stratificato, contraddittorio, imperfetto. Un mondo che

    trae le forze da ogni manifestazione della sua esistenza per sconfiggere la morta fissità

    di tutto ciò che è per-fectum, cioè compiuto, concluso, opponendo a questo l'universo presente, sempre più complesso e intricato, nel quale ogni giorno si fa più forte la

    tentazione di costruire muri, di chiudersi in recinti elettrificati in cui restare ciascuno

    al riparo dall'altro in ragione della difesa del sé, a dispetto di ciò che c'è fuori, di ciò

    che si reputa diverso, ostile. Se costruire muri, edificare recinti, non influenza solo il

    luogo fisico in cui agiamo, quest'ultimo, da solo, non basta d'altra parte a modificare

    attitudini e desideri. E perciò è qui, in una dimensione a metà strada tra immaginazio-

    ne e progetto, tra onirico ed empirico, che i disegni di Gambardella agiscono con una

    forza simbolica ed evocativa in grado di sovrastare quella di una singola architettura

    costruita. Perché tra le linee incrinate e le figure spurie, incastonate l'una nell'altra,

    dei suoi disegni, prende vita un'identità meticcia, aperta all'aggiunta e alla sottrazione

    di parti; un'identità instabile, che vive di interferenze, di reciproci sconfinamenti; che

    accoglie la sproporzione, il casuale, il gusto per il buffo e per il nobile, quello per il

    gigantesco e per il minuscolo; che mette insieme in un’unica trama le diversità di brani,

    i quali, pur mantenendo ciascuno la propria sintassi, la propria autonomia, diventano

    composizione unica, organica. Per dimostrare che a muri e compartimenti stagni si può

    opporre un'altra via.

    A crossbred identity Neverseen urban per-

    spectives and hybrid architectural bodies

    take shape in Cherubino Gambardella's

    drawings, varied scenarios in which, from

    an inextricable intertwining, fragments of

    reality emerge, reconfigured into spaces

    that l ive in a balance between reminis-

    cence and imagination. Collage, clippings,

    photographs, plans, handwritten texts, but

    also colors and other graphics tools - roller,

    ink, markers - coexist in a plurality of ele-

    ments which tells a vital, stratif ied, con-

    tradictory, imperfect world. A world that

    draws its strength from every event of its

    l i fe to defeat the dead sti l lness of what is

    per-fectum, i.e. completed, ended, while

    opposing to this the increasingly complex

    and intricate present universe in which

    every day there is a stronger and stronger

    temptation to build walls, withdraw into

    electrif ied fences that keep people shel-

    tered from one another, because of self-

    defense, in spite of what is outside, felt as

    different, hosti le. If building walls and

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    16 CHERUBINO GAMBARDELLA >

    ARCHITETTI ITALIANI

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    Tonalite SpAvia A. Costa, 4/8 - 40019

    Sant’Agata Bolognese (BO) ItalyTel. 051 957253Fax 051 957650

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    la rivistaMEDIA KIT 2017

    AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso

    I - 50132 Firenzet. / f. +39 055 [email protected]

    28PIERATTELLI ARCHITETTURE >LA VARIAZIONE

    100 pagine 1011

    Paolo Di Nardo Nel decennio a cavallo del 1980 si sono viste nascere opere molto diverse e innovative,

    come il Centro Pompidou di Piano e Rogers. Hai iniziato il tuo percorso professionale in quel periodo,

    che ricordi hai?

    Massimo Pierattelli La prima volta che ho visto il Centro Pompidou di Rogers-Piano ero un giovane stu-

    dente di architettura aperto al mondo con la voglia di vedere le grandi opere del passato e del presente.

    L’edificio mi segnò perché era talmente innovativo e al tempo stesso inserito in un contesto storico,

    dove non ti saresti immaginato di trovarlo, che ne accresceva l’originalità. Sembrava un'astronave

    aliena atterrata sulla terra. L’impatto con questa opera mi convinse definitivamente che le possibilità

    di fare architettura erano infinite e dovevo pensare in modo diverso rispetto al recente passato ancora

    rappresentato dal razionalismo in tutte le sue sfumature e ancora oggetto di ammirazione da parte del

    mondo accademico. Il mio percorso professionale è iniziato con piccoli lavori di architettura di tutti i

    generi, in particolar modo di interior design. Con l’incarico per la realizzazione della sede del Credito

    Romagnolo, oggi nel gruppo Unicredit, in via Brunelleschi a Firenze, 1986 -1990, ho avuto modo di

    realizzare un progetto di restauro con cambio di destinazione di grande dimensione nel Centro Stori-

    co. Il committente mi fece studiare e applicare quelle che erano le nuove tendenze del lavoro in una

    grande sede bancaria. Ho avuto così la possibilità di realizzare un progetto “sartoriale” in tutta la sua

    globalità: dal disegno dei pavimenti, agli arredi, ai corpi illuminanti, fino al più piccolo dettaglio.

    PDN Cosa è cambiato nel tuo mestiere di architetto in questi 35 anni di vita professionale?

    MP Dire cambiato mi sembra riduttivo, perché abbiamo avuto tali e tanti cambiamenti per cui pos-

    siamo parlare di una vera e propria rivoluzione. Il cambiamento più importante è rappresentato dalla

    diffusione dei computer nella progettazione architettonica e alla nascita dei programmi di modellazio-

    ne tridimensionale. Questi con le realizzazioni dei progetti di Frank Ghery, che sono stati di esempio

    e stimolo, ci hanno dato la possibilità di esplorare nuovi mondi. Tutto è diventato possibile perché

    abbiamo potuto controllare le forme più complesse da ogni angolazione e avere la possibilità di tra-

    sformarle in progetti esecutivi.

    PDN Quali sono stati i tuoi interessi progettuali in quegli esordi?

    MP Negli anni '80 realizzavo opere all’insegna della razionalità, anche se erano già presenti gli spunti

    che poi ho elaborato in seguito. Infatti è complicato controllare l’opera nelle dimensioni spaziali, se

    prima non fai delle esperienze pratiche comprensive della realizzazione dell’opera. In questo modo

    puoi acquisire la sensibilità all’uso dello spazio tridimensionale, che in seguito ti permetterà di speri-

    mentare spazi e forme complesse.

    PDN Il tuo linguaggio ruota attorno ai concetti di natura, movimento e organicità. Da cosa nasce questa

    ispirazione?

    Paolo Di Nardo intervista/interviews Massimo Pierattelli

    Paolo Di Nardo The late 1970s - early 1980s saw

    the construction of very different and innovative

    works, such as the Centre Pompidou by Piano

    and Rogers. Your professional career began at that

    time, what do you remember about it?

    Massimo Pierattelli The first time I saw the Centre

    Pompidou by Rogers and Piano, I was a young stu-

    dent of architecture, open to the world with the de-

    sire to see the great works of the past and present.

    This building influenced me greatly because it was

    so innovative and, at the same time, it was placed

    in a historical context where you would not have

    imagined to find it, which increased its originality.

    It looked like an alien spaceship that had landed

    on Earth. The impact this work had on me defi-

    nitely convinced me that the chances of creating

    architecture were endless and that I had to think

    differently than in the recent past, which was still

    represented by rationalism in all its forms and, to-

    day, it is still admired by the academic world. My

    professional career began with small architectural

    works of different kinds, especially interior design.

    By being commissioned to build the headquarters

    of Credito Romagnolo, today part of the Unicredit

    Group, in Via Brunelleschi in Florence, from 1986

    to 1990, I was able to implement a renovation

    project involving a major change of destination in

    the historic centre. The client made me study and

    apply the new work trends in large bank headquar-

    ters. In this way, I had the opportunity to imple-

    ment a "tailor-made" project in its entirety: from the

    design of the floors to the furnishings and lighting,

    down to the smallest detail.

    Lo spazio delle idee

    © M

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    26STUDIO 63 >ARCHITETTI ITALIANI

    96 pagine

    studio 63 carlo achilliduccio ferroninicola maggiaioli antonio contentosalvatore spataroalessandro di rosa

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    27ARTE >TERRITORIO

    144 pagine

    ARTE >TERRITORIO

    alberto bartalini alberto bocelliandrea bocelligillo dorflesigor mitorajugo nespoloarnaldo pomodoroINUdoni & associatimassimo salvoni

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    La narrazione della contemporaneità e della qualità architettonica non può certo eliminare l’elemento tecnologico dal tavolo della creatività.Rendere esplicito, non solo a parole, questo rispetto verso la tecnologia soprattutto in un mezzo di comunicazione cartaceo come quello di una rivista non è certo facile. In questo senso la sfida non può essere soltanto grafica o di set-tore, ma deve nascere da un incontro, da un ac-cordo culturale. IMPERMEA ha accettato questa sfida donando parte di se stessa, il suo know-how, come vettore di questo racconto culturale. Il caucciù Elastoseal diventa quindi il vestito di un progetto proteggendo le idee e la creatività. L’EPDM non copre, bensì avvolge questo pro-getto capace, come è nella realtà, di avvolgere la natura dandole un valore ambientale nuovo.

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    La narrazione della contemporaneità e della qua-lità architettonica non può certo eliminare l’ele-mento tecnologico dal tavolo della creatività .Rendere esplicito, non solo a parole, questo rispetto verso la tecnologia soprattutto in un mezzo di comunicazione cartaceo come quello di una rivista non è certo facile. In questo senso la sfida non può essere soltanto grafica o di set-tore, ma deve nascere da un incontro, da un ac-cordo culturale. IMPERMEA ha accettato questa sfida donando parte di se stessa, il suo know-how, come vettore di questo racconto culturale. Il caucciù Elastoseal diventa quindi il vestito di un progetto proteggendo le idee e la creatività. L’EPDM non copre, bensì avvolge questo pro-getto capace, come è nella realtà, di avvolgere la natura dandole un valore ambientale nuovo.

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    Il silenzio è astensione dalla parola o dal dialogo nella sua definizione enciclopedica. Ma allo stesso

    tempo la sua espressione può diventare “parola” attraverso l’Arte, in tutte le sue manifestazioni, che

    del silenzio si nutre come ispirazione compositiva. La “parola” del silenzio non è quindi il sasso gettato

    in uno stagno come la parola in un racconto, bensì i cerchi concentrici che ne diffondono il senso, il

    suono, la sua musica. Miles Davis definisce infatti il silenzio «la vera musica» perché «tutte le note

    non fanno che incorniciare il silenzio». Allo stesso tempo nel contesto pittorico la “parola” del silenzio

    si può esprimere nei suoi aspetti dinamici, mutevoli e invisibili: nei dipinti di Piero della Francesca il

    silenzio avvolge come una patina i suoi personaggi comunicando armonia e senso di eternità attraverso

    virtuosi giochi cromatici; le stampe orientali sono composte secondo i tratti compositivi del silenzio. Il

    silenzio quindi apre orizzonti cromatici e sonori più della parola stessa: «la parola è una chiave, ma il

    silenzio è un grimaldello» secondo Gesualdo Bufalino. Il Teatro del Silenzio materializza questo stato

    mentale attraverso lo stagno che delimita ambientalmente, ma che accoglie al suo interno l’Arte come

    nuova “parola”. La Musica che il Teatro accoglie non è quindi il suo opposto, ma la sua conseguenza

    proprio perché il suono si oppone con forza al silenzio ma allo stesso tempo quest’ultimo è la base su

    cui esso si stratifica. John Cage nel 1952 ha intuito attraverso la sua performance 4’33’’ il valore am-

    bientale del silenzio, il suo essere “parola” di un racconto. Nel suo brano “non brano” la composizione

    è disegnata dai suoni emessi dall’ambiente in cui viene eseguita dando così importanza all’ambiente

    stesso in cui è eseguito. Allo stesso modo nel video clip “Silence is sexy” del gruppo tedesco Einstur-

    zende Neubauten, il rumore della sigaretta che si spenge e cade, oltre a scandire il tempo definisce

    il silenzio e quindi il suo suono, il suo essere parola. La musica, quindi, attraverso il canto di Bocelli

    disegna i tratti del silenzio e ne amplifica il senso, il suo essere comunque parola.

    di/by Paolo Di Nardo

    A pebble in the pond In its dictionary definition, silence is abstention from speech or dialogue. But at the same time

    silence may become "word" through Art in all its manifesta-

    tions, which feeds on silence for its compositional inspira-

    tion. The "word" of silence is therefore not a pebble tossed in

    a pond like a word in a story, but rather the concentric rings

    which spread its meaning, its sound, its music. Indeed,

    Miles Davis defines silence as "true music", because "all the

    notes are just the frame for the silence". Likewise, in paint-

    ing the "word" of silence can be expressed in all its dynamic,

    fluid and invisible aspects: in the works of Piero della Franc-

    esca silence envelops the figures like a patina, transmitting

    harmony and a sense of eternity through a skillful play on

    colour; oriental etchings are composed in accordance with

    the principles of silence. Thus silence opens chromatic and

    acoustic horizons more that words themselves: "the word is

    a key, but silence is a master key", according to Gesualdo

    Bufalino. The Teatro del Silenzio makes this mental state

    tangible through the lake that limits yet houses Art as the

    new "word". The music performed at the Teatro is therefore

    not its opposite, but its consequence, precisely because

    sound strongly opposes silence but at the same time the

    latter is the basis that underlies the former. With his 1952

    performance 4’33’’, John Cage intuited the ambient value

    of silence, its nature as the "word" within a story. In his

    "non-piece" piece, the composition rests on the sounds of

    the venue where the performance takes place, thus giving

    importance to the environment itself. Similarly in the video

    clip “Silence is sexy” by German group Einsturzende Neu-

    bauten, the sound of the cigarette being extinguished and

    falling, as well as marking the time, defines the silence and

    therefore the sound of it, its essence as a word. Music then,

    through the voice of Bocelli, traces the shape of silence and

    amplifies its meaning, its existence as word regardless.

    Un sassonello stagno

    Teatro del Silenzio (2009)I colori dell’Anima

    Opera di/work by HP Ditzler

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    Larc StudioLassila HirvilammiLonghi LuisLundgaard & TranbergMader-Stublic-WiermannMalcom Fraser ArchitectsMario BelliniMario CucinellaMario NanniMartino GamperMassimiliano FuksasMCP ArquitecturaMDU architettiMecanooMetrogrammaMichele De LucchiMomus ArchitettiMoneo Brock StudioMurphy Architects

    Tam AssociatiValerio Olgiati

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    Fiorenzo ValbonesiFlorencia PitaFoster and PartnersFrank O. GehryGiorgio VolpeGiovanni VaccariniGrimshaw ArchitectsGross. Max.Gruppo ForestaHenning Larsen ArchitectsHerzog & De Meuron

    Walter AngoneseWilkinson Eyre ArchitectsWilliam AlsopZaha Hadid ArchitectsZermani PaoloZon-e Arquitectos3LHD

    Rafael MoneoReiach and HallRenzo PianoRichard MeierRita SpinaRoberto IanigroRogers Stirk Harbour + PartnersSadar Vuga ArhitektiSalvatore ReSantiago CalatravaSfera StudioSimone MicheliSkidmore Owings & MerrilSplitterwerkSteven HollStudio 63Studio Bandini & AssociatiStudio BoeriStudio PaltererSutherland Hussey Architects

    A&GP InternationalA2rc ArchitectsABDRAlberto BreschiAlberto Campo BaezaAlberto CecchettoAndrea BranziAndrea MilaniAndrea VierucciAndreas WenningAntonio CardilloAntonio IasconeArata IsozakiArchea AssociatiArchitectkiddArhis ArchitectsArquitectos AnonimosAssadi/PulidoAtelier Oslo/AwpAus Pasini Ranieri

    Bakers architectenBaumschlager EberleBDP Building Design PartnershipBehnisch ArchitektenBernard Tschumi ArchitectsBevk PerovicBolles+Wilson

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    Larc StudioLassila HirvilammiLonghi LuisLundgaard & TranbergMader-Stublic-WiermannMalcom Fraser ArchitectsMario BelliniMario CucinellaMario NanniMartino GamperMassimiliano FuksasMCP ArquitecturaMDU architettiMecanooMetrogrammaMichele De LucchiMomus ArchitettiMoneo Brock StudioMurphy Architects

    Tam AssociatiValerio Olgiati

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    Fiorenzo ValbonesiFlorencia PitaFoster and PartnersFrank O. GehryGiorgio VolpeGiovanni VaccariniGrimshaw ArchitectsGross. Max.Gruppo ForestaHenning Larsen ArchitectsHerzog & De Meuron

    Walter AngoneseWilkinson Eyre ArchitectsWilliam AlsopZaha Hadid ArchitectsZermani PaoloZon-e Arquitectos3LHD

    Rafael MoneoReiach and HallRenzo PianoRichard MeierRita SpinaRoberto IanigroRogers Stirk Harbour + PartnersSadar Vuga ArhitektiSalvatore ReSantiago CalatravaSfera StudioSimone MicheliSkidmore Owings & MerrilSplitterwerkSteven HollStudio 63Studio Bandini & AssociatiStudio BoeriStudio PaltererSutherland Hussey Architects

    A&GP InternationalA2rc ArchitectsABDRAlberto BreschiAlberto Campo BaezaAlberto CecchettoAndrea BranziAndrea MilaniAndrea VierucciAndreas WenningAntonio CardilloAntonio IasconeArata IsozakiArchea AssociatiArchitectkiddArhis ArchitectsArquitectos AnonimosAssadi/PulidoAtelier Oslo/AwpAus Pasini Ranieri

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    AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso

    I - 50132 Firenzet. / f. +39 055 [email protected]

    25SKETCH >DREAM10 ANNI

    96 pagine

    23CLAUDIO NARDI >ARCHITETTI ITALIANI

    96 pagine

    24ANDREA MILANI >ARCHITETTI ITALIANI

    96 pagine 18

    19

    in apertura/opening page: Stone Museum, Kengo Kuma & AssociatesNasu, Tochigi, Giappone/Japan (2000)

    Paolo Di Nardo I tuoi progetti sono spesso inseriti in contesti fortemente storicizzati. Pensando ad

    esempio al progetto del Museo della Contrada della Tartuca è affascinate la capacità che ha di

    integrarsi fino a diventare parte con il contesto pur utilizzando un linguaggio sicuramente contempo-

    raneo. Al primo sguardo una sorta di organismo estraneo ma poi osservando meglio e con il tempo ci

    si rende conto che non è cosi. Anzi, la nuova architettura innesca una mutazione virtuosa nell'orga-

    nismo ospite permettendo la piena integrazione tra le parti. Come è possibile questo?

    Andrea Milani Nascere a Siena e studiare a Venezia, deve pure aver contributo a formare un certo tipo

    di sensibilità. Città caratterizzate da una eccezionale integrità compositiva del tessuto, una sorta di

    unico estenuante organismo. Per entrare in confidenza con un tale precipitato di segni stratificati,

    serve innanzitutto una capacità selettiva finalizzata ad individuare quelle falle che la storia ha omes-

    so di cicatrizzare completamente, quei punti di debolezza resi già fragili da precedenti rimaneggia-

    menti. É chiaro che questo percorso deve essere immediatamente sottoposto allo scanner storico

    e sovrapposto in controluce alla mappa di tutti i possibili vincoli. Fatta questa operazione, bisogna

    rapidamente riuscire ad individuare lo strumento operativo adeguato e forzarne il perimetro in modo

    da ottenere una maggiore quantità di spazio progettuale possibile. Sul filo dell'offside, ma sempre e comunque in gioco. A tale proposito devo dire che nelle mie esperienze ho trovato massima di-

    sponibilità da parte delle istituzioni preposte alla valutazione dei progetti e questo è capitato anche

    in contesti molto diversi e distanti tra di loro. Stabilito l'impianto procedurale si passa solitamente

    all'assemblaggio dei successivi livelli di scala del progetto e tendenzialmente potremo dire che

    impianto e dettaglio tendono a nascere simultaneamente, talvolta anche in maniera inconsapevole.

    Negli interventi incastonati nel centro storico, come nel caso del Museo della Contrada della Tartuca,

    quando il massimo grado di intervento ammesso non è quello del restauro conservativo, noi operiamo

    introducendo un vero e proprio virus nell'organismo esistente, un corpo estraneo che impiega un po' di tempo per entrare in simbiosi con l'esistente, un elemento in grado di rianimare e riorganizzare il

    contesto nel quale viene inserito.

    Questo inserimento può avvenire per intaglio chirurgico, in sostituzione cioè di una parte ammalo-

    rata, una sorta di bypass; oppure viene iniettato e la sua azione è più pervasiva, fluida, capillare;

    in certe circostanze infine viene posto in aggiunta in forma di protesi. In ciascuna delle modalità

    questo virus è comunque un elemento architettonico formalmente compiuto, chiarissimo nel signi-

    ficato funzionale, ma non autosufficiente. Non potrebbe quindi vivere senza il contesto nel quale

    si inserisce, dal momento che stabilisce con questo un vero e proprio scambio vitale. Frequente-

    mente questo virus si caratterizza per una distanza anche formale del contesto e si distingue per

    Paolo Di Nardo intervista/interviews Andrea Milani

    Paolo Di Nardo Your projects are often integrated

    into intensely historical contexts. Thinking for

    example of the museum in the Tartuca contrada

    of Siena, it's fascinating to see how it blends so

    completely with its context while expressing an

    unmistakably contemporary language. At first

    glance it's a kind of extraneous organism but

    then, when you look closer, you realise that it's

    not like that at all. Actually, the new architecture

    triggers a virtuous mutation in the host organism,

    allowing full integration between the two. How is

    this possible?

    Andrea Milani Being born in Siena and studying

    in Venice must surely have played a part in ac-

    quiring a certain sensitivity. Both cities are excep-

    tional in the way they blend multiple elements in

    their urban fabric, into a kind of single exhausting

    whole. To get to grips with such a precipitation of

    layered elements, the first thing you need is an

    ability to select and identify the flaws which time

    has not completely healed, the weak points al-

    ready made fragile by previous recastings. Clearly

    this process of selection must immediately be

    examined with the historical scanner and super-

    imposed on the map of all possible constraints.

    Once this has been done, you need to work fast

    to identify the most appropriate working methods,

    and push the boundaries so as to get maximum

    possible space for the project. Right on the edge

    of offside, but always in play. In this matter I must

    say that I have experienced an enormous degree

    of helpfulness on the part of institutions responsi-

    Virusarchitettonico

    di/by Claudio Nardi

    Graduate College Santa Chiara, Siena, 2002

    © A

    ndre

    a Je

    mol

    o

    Amava quandoIl disegnoNon era piùTracciatoNon era ancoraImmagineAmava quando...Amava l'oraTra cane e lupo.

    Vittorio Savi

  • la rivistaMEDIA KIT 2017

    AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso

    I - 50132 Firenzet. / f. +39 055 [email protected]

    22KENGO KUMA >SKIN

    96 pagine

    20LUCE >DESIGN

    168 pagine

    21PAOLO ZERMANI >DISEGNO E IDENTITA’

    192 pagine

  • gli eventi

    michele de lucchi

    AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso

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    Ciclo di conferenze Tradizione e ModernitàIn luoghi prestigiosi e carichi di significato come il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio o l’aula Minerva presso l’Accademia delle Belle Arti di Firenze

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    MEDIA KIT 2017

  • MEDIA KIT 2017

    dati tecnici

    AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso

    I - 50132 Firenzet. / f. +39 055 [email protected]

    ContenutiLe due sezioni principali della rivista analizzano due diverse tematiche.La parte centrale AND costituisce il fulcro concettuale che lega i contenuti della rivista.

    TargetLa rivista si rivolge principalmente ad architetti, professionisti, studenti, designers, associazioni professionali e culturali.

    FrequenzaQuadrimestrale

    UsciteMarzoLuglioNovembre Tiratura4.000 copie

    DistribuzioneItalia. Distribuzione nelle migliori librerie e bookshop (in particolare, rete La Feltrinelli). Il 40% del totale viene inviato direttamente agli studi professionali di architettura, di interni, ad aziende di pubbliche relazioni e comunicazione.

    Estero. Austria, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Hong Kong, Malta, Polonia, Portogallo, Singapore, Taiwan. Dati tecnici di stampaFormato refilato una pagina 235 x 332 mmCarta patinata / carta uso mano

    EditoreDNA Editrice, Firenze