Mauro Migliavacca Università Cattolica – Milano … · 2011. 3. 14. · Mauro Migliavacca -...

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Impoverimento globale, povertà locale: il contesto, i dati, le politiche. Dove e cosa guardare? Mauro Migliavacca Università Cattolica – Milano [email protected]

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  • Impoverimento globale, povertà locale: il contesto, i dati, le 

    politiche.Dove e cosa guardare?

    Mauro MigliavaccaUniversità Cattolica – Milano

    [email protected]

  • Qualche flash per incominciare? DI cosa parliamo?

    • Il carattere multidimensionale della povertà.o Sen Atkinson .

    • L’analisi della diseguaglianza come chiave di lettura.

    • I concetti di Vulnerabilità e Hardship.o Ranci, Negri , Castel, Whelan, Berthoud.

    • Lavoro e famiglia come assi del mutamento.

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  • • Le nuove forme di diseguaglianza si definiscono attraversoun insieme complesso e articolato di fattori che, pur vedendonelle dimensioni classiche come il lavoro e la disponibilitàreddituale uno dei motori portanti, non dipendono più soloesclusivamente da quelli.

    • La dimensione economica resta centrale e strutturante maemergono sempre più altre dimensioni:o La famigliao La casa e l’abitare più in generaleo Il sistema di relazioni intra ed extra familiario Le risorse culturali

    • Cogliere i nessi le dinamiche le fragilità e le interconnessionidiventa essenziale per poter intervenire in un contesto in cuile politiche a volte: «complicano anziché risolvere» ,creano false aspettative o non individuano il target giusto(Vedi il caso Social card e articolo Gori).

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  • • Oltre alle dimensioni materiali acquistano semprepiù spazio le dimensioni culturali e quelle relazionali.

    o Il tema della famiglia, dato spesso per scontato, diventacentrale e strutturante. La presenza o l’assenza di unnetwork di appoggio o di riferimento, diventa un fattorediscriminate

    o Il possesso o meno di quelle risorse “non economiche”necessarie per fronteggiare l’evolvere dei mutamenti e perattivare processi di auto protezione da rischi e imprevisti. Inquesto senso un contributo fondamentale è arrivato daidifferenti lavori svolti in questi anni sul capitale sociale

    Per questi motivi e non solo occorre guardare ai fenomenicon gli opportuni strumenti. Può essere necessario cambiare«occhiali» a seconda della situazione che non sempre puòessere rinchiusa in uno schema rigido.

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  • Il concetto di vulnerabilità come categoria interpretativa per cogliere la complessità

    • Nella definizione di vulnerabilità sociale convergonodifferenti punti di vista e differenti approcci disciplinari,collegati da uno sfondo teorico che attinge in particolareai temi del rischio, dell’insicurezza sociale e delle nuoveforme di disagio sociale (Bauman, 2002, Beck, 2000,Castel, 1995, 2004, Giddens, 2004, Sennet,1999).

    • Il concetto di vulnerabilità mette in evidenza l’importanzaderivante dall’impatto che la precarizzazione sociale hasulle condizioni di vita di parti crescenti dellapopolazione. Al centro dell’attenzione viene collocato ilproblema legato al binomio stabilità-precarietà, relativoall’inserimento nei principali sistemi di integrazione socialecome il lavoro, la famiglia e il welfare

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  • MA……………… ! Parole nuove per vecchi concetti?

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  • • In questo contesto di forte cambiamento diventaessenziale cogliere le dinamiche, delcambiamento, per poter individuare i punti difragilità e di possibile rottura.

    • Diventa importante capire a cosa guardarecercando di individuare gli opportuni indicatori cosìda costruire risposte il più possibile efficaci edefficienti.

    • Al contempo è opportuno conoscere leopportunità e limiti delle politiche così che lerisposte e i percorsi proposti siano il più possibilemirati. (es centro famiglie Torino)

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  • MA QUALI SONO LE PRINCIPALI DIMENSIONI DEL CAMBIAMENTO? QUALI I NODI STRATEGICI?

    Le principali dimensioni del cambiamento• Il Lavoro• La Famiglia

    I nodi strategici• La questione demografica• La specificità delle politiche

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  • Il lavoro 

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  • Tre dimensioni del mutamento• La prima dimensione fa riferimento alla sfera lavorativa

    nel senso più stretto e può essere scomposta in quattrofattori di cambiamento:1. Evoluzione delle forme contrattuali introdotte dai processi

    di flessibilizzazione del lavoro. Incertezza, se nonmancanza, delle principali forme di garanzia e tutela per illavoratore.

    2. Trasformazione della dimensione temporale del rapportodi lavoro. Contratti che possono variare da alcune ore auno o più anni. Rimodulazione dei rapporti tra tempo dilavoro e tempo libero. Nel corso di un secolo si è passatida una giornata lavorativa media di 15 ore a una di 8 ore,per risalire all’attuale media di 10 ore.

    3. Frammentazione dell’esperienza professionale.4. Questione salariale. La mancanza di garanzie è infatti

    spesso associata all’assenza di minimi salariali definiti dallalegge o dalla contrattazione collettiva.

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  • • La seconda dimensione fa riferimento al processodi costruzione dell’identità sociale dei lavoratori.

    • Questa dimensione mette in evidenza come laperdita di stabilità lavorativa non sia unaquestione solo economica, ma metta in giocoanche i processi di appartenenza e integrazioneche si strutturano attraverso la condizionelavorativa.

    • Si possono individuare due principali filoniinterpretativi rispetto a queste questioni:1. Il lavoro instabile ostacola la costruzione dell’identità, perché

    la frammentazione delle esperienze rende difficile laricomposizione coerente necessaria a tale costruzione.

    2. Il lavoro instabile definisce una risorsa per gli individuispingendo l’individuo ad essere sempre pronto a coglierenuove opportunità che gli permettano di riformulare i suoipiani

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  • • La terza dimensione fa riferimento al caratterefortemente individualistico delle forme dilavoro moderno, il quale allenta il legame tra ilavoratori e tra questi ultimi e gli organismi cheli rappresentano.

    • Il processo di individualizzazione si caratterizza,secondo alcuni autori, per esserestrutturalmente ambivalente (Beck, 2000 ,Castel, 1995). Tale processo determina infattida un lato un senso di smarrimento, causatodalla perdita delle sicurezze tradizionali,dall’altro definisce un aumento della libertàdegli individui, i quali diventano artefici delloro destino.

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  • Qualche dato

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    Principali indicatori del mercato del lavoro. Italia e EU 15.Anni 1993‐2006 (%).

    1993 2003 2006 2008 2008-1993Italia

    Tasso di occupazione 52,3 56,1 58,4 58,7 6,4Tasso di attività 58,3 61,5 62,7 63,0 4,7Tasso di disoccupazione 10,1 8,6 6,8 6,7 -3,2

    EU 15 1993 2003 2006 2006-1993Tasso di occupazione 60,1 64,5 66,2 6,1Tasso di attività 67,1 70,2 71,8 4,7Tasso di disoccupazione 10,0 7,9 7,7 -2,3

    Fonte: EUROSTAT Labour Force Survey

    Nel 2010 il tasso di ha superato il 10%

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    1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2010

    Tasso di disoccupazione (% forze lavoro 15+)

    Tasso di disoccupazione maschile (% forze lavoro 15+)

    Tasso di disoccupazione femminile (% forze lavoro 15+)

    Tasso di disoccupazione giovanile (% forze lavoro 15-24)

    Andamento tassi di disoccupazione Italia 1992‐20010

    Fonte:EUROSTATLabourForceSurvey

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    1987 1990 1993 1996 1999 2002 2006

    IT Totale IT Uomini IT Donne Linee 4 EU 15 totale

    Occupazione temporanea (% sul totale dell’occupazione 15‐64 anni)Italia e media EU 15, 1987‐2006

    Fonte: EUROSTAT

  • La famiglia

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    • La famiglia, intesa come contesto socio-economico primario nel quale l’individuo èinserito, rappresenta con il lavoro, uno deiprincipali elementi al centro del mutamento.

    • La famiglia è la prima fra le istituzioni sociali, e,in quanto istituzione, modella ilcomportamento, le aspettative e i desideridegli individui, ed essendo un soggetto didecisioni, la famiglia è un attore che partecipaalla vita quotidiana della società e dei suimutamenti

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    Le trasformazioni più recenti

    • Nel corso dei decenni che vanno dal dopoguerraad oggi, la famiglia, intesa nella duplice accezionedi forma di parentela e di aggregato domestico, hasubito profondi e significativi cambiamenti sotto laspinta dei mutamenti demografici e socio-economici.

    • Aumento del numero di famiglie molto piùconsistente dell’aumento complessivo dellapopolazione. IMPORTANTE RISPETTO ALLE POLITICHE(QUELLE FAMILIARI SONO MOLTO CARENTI)

    • Determinate impatto dei flussi migratori (soprattuttoin Italia)

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    • La crescita dell’occupazione femminile, la riduzionedei tassi di fecondità, il progressivo incremento dellapopolazione anziana e l’aumento dei tassi diseparazione e di divorzio sono alcuni tra i principalielementi che hanno determinato i profondicambiamenti nelle strutture e nelle dinamichefamiliari.

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    • Il numero medio dei componenti per famiglia èdiminuito nel corso degli anni e in tutti i paesieuropei una simile tendenza risulta in crescita.

    • I motivi di tale diminuzione sono imputabili alcalo delle nascite, ai mutamenti nelle relazionifamiliari (per i quali i genitori anziani noncoabitano più coi figli, e in taluni contesti questiescono prima di un tempo dal nucleofamiliare).

    • Quest’ultima considerazione, non vale per tuttii paesi, e non vale, in particolare, per i paesimediterranei, dove la tendenza è spessocontraria sia per ragioni economiche che perragioni culturali.

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    • Il tema della transizione all’età adulta, come ingenerale molti dei temi che ruotano attorno allaquestione demografica è fondamentale percomprendere la struttura delle nuove composizionifamiliari.

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  • Qualche dato

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    Famiglie per numero di componenti. (%)

    n. componenti 1961 1971 1981 1991 2001

    1 10,6 12,9 17,9 20,6 24,92 19,6 22 23,6 24,7 27,13 22,4 22,4 22,1 22,2 21,64 20,4 21,2 21,5 21,2 19,05 12,6 11,8 9,5 7,9 5,86 e più 14,4 9,7 5,4 3,4 1,7

    n. medio di componenti 3,6 3,3 3 2,8 2,6

    Fonte:ISTATCensimenti

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    Separazioni e divorzi in Italia

    Fonte:ISTAT

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    Fonte:ISTAT

  • Quali indicatori?• Cosa guardare? Indicatori buoni e indicatori

    cattivi?• Indicatori individuali e indicatori territoriali?• Diversi punti di vista . Il caso del PIL e dell’Indice di

    sviluppo umano

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  • Il caso del PIL

    • La misura del PIL non è esente da diversi tipi diproblemio sia di carattere tecnico (natura e tipologia della

    rilevazione delle informazioni)o Sia relativi alla sua reale validità (assenza di alcune

    informazioni)o Rigidamente economico

    • Esistono altri indicatori che tentano dirispondere ad alcuni di questi problemi . Peresempio l’indice di sviluppo umano checonsidera informazioni di carattere noneconomico (come il grado di alfabettizzazione)

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  • Quali dati?

    • Non serve essere dei provetti ricercatori ma leggere qualche dato sul contesto nel quale operiamo può aiutarci a capire le dinamiche.

    • Istat• Osservatori• http://www.nelmerito.com/• http://www.lavoce.info/• http://www.neodemos.it/

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  • Piccola Bibliografia• CATANZARO R., SCIORTINO G. (a cura di) La fatica di cambiare

    Rapporto sulla società italiana Il mulino 2009• CATANZARO R., COLOMBO A. Badanti & Co Il lavoro domestico

    straniero in Italia , Il Mulino 2009• LIVI BACCI M. , Demografia del capitale umano, Il mulino 2010.• RANCI C., Social Vulnerabilty in Europe, Palgrave• MIGLIAVACCA M, Famiglie e lavoro. Trasformazioni ed equilibri

    nell’Europa mediterranea, Bruno Mondadori.• PARRA SAIANI P:, Gli indicatori Sociali, Franco Angeli , 2009• PER UN PIANO NAZIONALE CONTRO LA POVERTÀ di Cristiano Gori

    http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002177.html• MANIFESTO NENS (NUOVA ECONOMIA NUOVA SOCIETÀ) PER UN

    NUOVO WELFARE. www.nel merito.it• Rapporto Social Watch

    http://www.socialwatch.it/files/socialwatch2010.pdf• NEW DIRECTIONS IN THE ANALYSIS OF INEQUALITY AND POVERTY

    http://www.iser.essex.ac.uk/publications/working-papers/iser/2007-11.pdf

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