Matteo Sanna Art Works Catalog

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Matteo Sanna

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Matteo Sanna

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-VIOLAZIONE DI DOMICILIO Changing Role @ Sala 1 Roma . Matteo Sanna, Arianna Carossa, Jacopo Benassi, Nero Chiunque si introduce o si trattiene nell’abitazione altrui, o in altro luogo di privata dimora o nella appartenenze di essi, contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo, ovvero vi si introduce clandestinamente o con l’inganno”. Nell‟ultimo decennio abbiamo vissuto in Italia un forte incremento di attenzione, da parte di un pubblico sempre più numeroso , verso il cosìdetto sistema dell‟arte contemporanea; ciò è indubbiamente servito a migliorare la visione complessiva dell‟arte ,portandola molto di più verso il presente senza dimenticare il passato . I fruitori so-no aumentati sensibilmente ,così come gli addetti ai lavori,siano essi,Gallerie,Fondazioni,Musei,artisti,critici e stu-diosi ; tuttavia non ci chiediamo più come l‟opera artistica incarni i valori di una società,non ci soffermiamo più al godimento emotivo che un opera può soddisfa-re;piuttosto ci chiediamo come funzioni il mercato dell‟arte,come e da chi vengono comprate e vendute le opere d‟arte , quale sarà l‟artista che avrà maggior riconoscimento da par-te della critica , come gli artisti si adattino alle condizioni in cui il loro lavoro verrà venduto ed in quale Museo (evento rarissimo in un Paese come il nostro che dà peso alle apparenze piuttosto che al mantenimento ed all‟acquisizione di opere da lasciare ai posteri!) verrà poi collocato. Così abbiamo assistito ed accompagnato una crescita del Sistema più indirizzata ad una Sociologia del Lavoro e del mercato piuttosto che alla Sociologia dell‟arte ,che definisce l‟arte come un fenomeno a sé , in cui la creatività viene alla luce e il carat-tere peculiare di una società trova , specialmente nelle opere del genio ,la sua espressio-ne. La mostra , che è la prima esperienza collaborativa tra i due spazi espositivi ,nasce con l‟intento di recupera-re ,attraverso le opere dei quattro giovani artisti , il primato dell‟ ”Opera” su tutta la catena del Sistema. Abbiamo assistito ad acquisizioni smisurate fatte solo sul nome dell‟artista ,come se fossero “blu chip” obbligazio-narie ed azio-narie ,molto spesso si acquisisce un opera solo perché prodotto creativo di un Artista “ di cui tutti parlano”, che aveva sì dato vita ad opere di estremo valore sociale ed emotivo ,ma che nella condizione di grande successo economico aveva dimentica-to, per dare importanza all‟aspetto di vendibilità , quanto fosse importante il rapporto costante con la sua anima ,le sue visioni,i suoi migliori afflati emotivi . Si ammirano opera ed artista che l‟ha creata e non viceversa. Un breve viaggio nella Storia dell‟arte ,anche solo del nostro Paese (Paese che in millenni di storia non ha mai smesso di produrre Arte ) , basterebbe per capire quanto sia importante il Prodotto artistico piuttosto che tutto il sistema che gli gira attorno; le Gallerie ,le Fondazio-ni e gli stessi Musei sono contenito-ri ,i critici e gli storici sono attenti lettori ; entrambi con le loro attività possono addirittura distogliere l‟attenzione dall‟Opera . Un altro aspetto importante da tenere presente è che gli artisti ,svincolandosi nel secolo scorso ,dalla morsa crea-tiva legata al circolo virtuoso mecenate-committente-mercante,hanno potuto rendersi totalmente liberi ed utilizza-re la loro capacità creativa rivolgendo il proprio sguardo direttamente alle loro emozioni,alla loro sfera intima.” Quando nel 1958, Allan Kaprow ,pubblicò su ARTNEWS il saggio L’eredità di Jackson Pollock,pur riferendosi al lavoro dell‟artista scomparso due anni prima,regalò al mondo dell‟arte un programma per il futuro della stes-sa ,affermando a ragione che :”…. I giovani artisti d’oggi non hanno più bisogno di dire:”sono un artista” o “un po-eta” o “un ballerino”.Sono assolutamen-te “artisti”.Tutta la vita è aperta a loro. Scopriranno il senso dell’ordinarietà per mezzo di cose ordinarie. Non tenteranno di renderle straordinarie ,ma si limiteranno a stabilire il loro significa-to reale” ed ancora:”…Oggetti di qualsiasi genere costituiran-no materia per la nuova arte: pittura,sedie,cibo,luci elettriche neon,fumo,acqua,calzini usati ,film,un cane e mille altre cose che saranno scoperte dalla nuova genera-zione di artisti. Non si può fare a meno di restare ammirati di fronte alla preveggenza di Kaprow in queste righe! Dagli anni Sessanta in poi ,molta arte d‟Avanguardia realizza la sua profezia,o per lo meno concorda con questo o quell‟aspetto della sua descrizione;ancora oggi gli Artisti continuano su questa linea adattandola ai nuovi lin-guaggi visivi e tecnologici. Si può quindi agevolmente sostenere che un opera d„arte oggi sia da assimilare ad una “privata dimora” ,in quan-to è quasi sempre espressione intima di una artista e resta per sempre di appartenenza ideologica dello stesso. Allora cosa accade quando i fruitori,siano essi collezionisti o meno,si appropriano delle emozioni ,dell‟intimità e-spressa da un opera ? Quando gli artisti espongono le loro opere si prestano ad una violazione della loro intimità che nel contempo sod-disfa ,quando viene accettata e condivisa , i bisogni emotivi non materializzabili dei fruitori, creando un rapporto quasi sado-masochistico tra artista ed osservatore-fruitore. L‟opera non và descritta ,non và illustrata , ma và vista sentita e letta. Attraverso di essa si deve creare un affla-to,un cortocir-cuito emotivo, che se avviene è l‟esperienza più forte che si possa avere e provare nella nostra vi-ta ,è un sentimento che si avvicina ad un amore viscerale . Gli artisti presentati , accumunati anche dall‟uso poliedrico di Tecniche artistiche, non hanno prodotto le loro ope-re cercando di rappresentare un tema, sono esclusivamente uniti per la forte connotazione intimistica ed emotiva dei loro lavori ; il coraggio di offrire ,di mostrare il loro vissuto emozionale e di cercare fruitori che osservando le opere,condividano le stesse emozioni, diviene un rapporto amoroso che continua sempre anche quando passa da fruitore a fruitore ,perché l‟opera d‟arte è l‟oggetto del desiderio emoti-vo ed intellettuale di coloro che lo condividono e lo cercano. Violazione Di Domicilio Testo di Guido Cabib

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"Comfortably Numb" (Death to the people of Lot) 2010 Legno,neon,acrilico,sale,sfere di vetro,plastica Unique piece Courtesy Changing Role

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Installation View

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"Harry Up" 2010 Manette Plexi Unique piece Courtesy Changing Role

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"Leave a Scar" 2010 quaderno Plexi Unique piece Courtesy The Artist

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"Joy Division" 2009 Filo spinato Unique piece

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Close To my skin 2010 -Legno ,acrilico e Zaino -cm140x60xh80 Unique piece

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“La Costruzione dei mondi”

Franco Rasma, Alfredo Aceto,Monica D’Alessandro,Bianca Maria Macario Gioia,Ina Nikolic,Alessandra Rosi-ni,Matteo Sanna, Gaia Vittozzi

Giovedì 28 Maggio e alle ore 19.00 inaugura presso la Changing Role-Roma Vicolo del bollo 13, "La Costruzione dei Mondi” Curata dal direttore artistico del museo di arte contemporanea di Caserta, Massimo Sgroi, l’evento met-te a confronto uno dei pittori italiani più visionari e di maggiore carisma, Franco Rasma, con sette artisti dell’ultimissima generazione. Alfredo Aceto, Ina Nikolic, Gaia Vittozzi, Matteo Sanna, Monica D’Alessandro, Bianca Maria Macario Gioia Alessandra Rosini. La costruzione dei mondi è un progetto basato sugli spazi delle alterità del vissuto del terzo millennio. Alterità di assoluta derivazione psicologi-ca e che provocano una dirompente inquietudine dettata dall’inadeguatezza nella relazione con i so-vrabbondanti input che la società tecnotronica impone. Come cerchi concentrici la mostra parte dall’ossessivo mondo di Franco Rasma, popolato di inquietanti figure oniriche e metafisiche per appro-dare agli avatar di Gaia Vittozzi, all’assoluto svuotamento mentale di Matteo Sanna o l’ossessione della bellezza di Ina Nikolic o, ancora, agli invadenti insetti elettronici di Bianca Maria Macario Gioia. Le forbi-ce cartesiana fra res extensa e res cogitants non mai stata divaricata come ora ed all’artista non resta che documentare, attraverso la forma dell’opera, la realtà complessa che l’uomo contemporaneo vive. Nel lavoro di Alessandra Rosini questa ossessione diviene immagine riflessa di se stessa moltiplicata quasi all’infinito o è la virtualità della visione attraverso la descrizione oggettuale di Alfredo Aceto o, an-cora è la falsificazione del miracolo metropolitano di Monica D’Alessandro. Questa mostra è non soltanto una necessità di proporre una serie di lavori interessanti; è, piuttosto, una occasione per confrontarsi con le diverse visioni più che dell’arte, del mondo reale, laddove questa real-tà è composita e stratificata e dove le inautenticità dei nuovi media finiscono per essere più reali della realtà stessa. Senza indulgere a nessun compromesso di strategia, Franco Rasma ed i nuovi artisti che espongono con lui, scavano nel profondo delle inquietudini e delle ossessioni che, più che appartenere agli artisti stessi, sono quelle che proviamo in ogni giorno della vita post 2000. Come è scritto nel testo del curatore della mostra infatti: “Non cercate più la logica del puro edonismo; se guardate attentamente troverete il dolore del vivere che voi stessi provate. Poiché l’arte, quella vera, sempre nella storia degli umani, ha il dovere di dire la verità. Qui non parliamo di segni nomadici, antro-pologici, qui parliamo di verità. E la verità è una ossessione. E’ ossessione della mente. Ossessione per una bellezza corporea perfetta e mai raggiunta. Ossessione per delle emozioni cercate eppure im-possibili da sopportare o per degli insetti elettronici che ci invadono, che tormentano la nostra anima. Ossessione per delle immagini cristallizzate a centinaia in delle lenti a contatto. Ossessione per un gio-co infantile che possa alleviare la nostra noia. Ossessione per un manichino che piange sangue; mira-colo sintetico in un mondo di falsi. Ossessione per delle piume che danzano inutilmente in una testa vuota. Ossessione per un alter ego, per un avatar elettronico spietato, crudele, violento, folle. Perché il re pipistrello è diventato il re pazzo. Perché, come dice Roy Baty: cosa si prova ad essere schiavo?”

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"Sinapsys" 2009 70 x 70 x 30 cm Resina, piume , legno, acrilico, aspiratore d'aria Ed 3

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Frame 2009 Radiografia, lampada, ami, lenza, bulloni Unique piece

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“BLOODY PARTY” Matteo Sanna

15 Maggio-12 Settembre 2009

Venerdì 15 Maggio alle ore 19.30 presso la Changing Role di Via Chiatamone 26, Napoli, inaugura "Bloody Party” la prima personale nella Main Gallery di Matteo Sanna. Matteo Sanna si è, sin dall’inizio del suo percorso, rivolto all’analisi del mondo giovanile, utilizzando diversi media, dal video alla scultura, dal readymade alla fotografia; in questa sua personale presenta una Wunderkammer (Camera delle meraviglie), nella quale le opere svelano il complesso emozionale legato alla crescita di un indivi-duo dalla nascita sino all’inizio della adolescenza, intesa quest’ultima come il momento in cui l’individuo infantile prende coscienza e si dispone ad affrontare la vita. Secondo i Greci, l’uomo dotato di metis presenta due qualità. La prima consiste nell’acutezza e nella finezza di spirito, grazie alle quali la mobilità dell’intelligenza si sposa con la rapidità d’azione. L’altra consiste nella giustez-za del colpo d’occhio, nella mira precisa,nel saper convogliare tutte le risorse sullo scopo prefisso. Il concetto di metis si sposa in tempi moderni con la intelligenza emozionale. L’artista con “Bloody Party” ci dimostra quanto sia dotato di “astuzia della ragione”, cioè a dire di intelligenza impegnata nella rappresentazione e soluzione arti-stico-creativa di emozioni e sentimenti, utilizzando linguaggi di natura meta-razionale, quali la scaltrezza, l’acutezza, l’intuito, lo stratagemma, l’attenzione, la destrezza, la scioltezza, l’agilità, la socievolezza, la precisione del colpo d’occhio, la rapidità mentale e l’abilità istintiva. Ci troviamo di fronte ad una serie di opere (readymade,fotografia,scultura,istallazioni,neon) che con estrema agili-tà e sinteticità, ci svelano e contestualmente rivelano, tutte le tappe emozionali che chiunque di noi ha solcato nei primi dodici anni di vita; passiamo con destrezza dal trauma della nascita al distacco dall‘utero materno; dalla gio-ia infinta della bellezza dell’apprendimento, ”Soggetto sottinteso”, alle paure ancestrali che convivono con il nostro sonno, ” Sleeping with the ghosts”; dalla triste consapevolezza che persino il cibo può essere mercimo-nio, ”Sweet misery” alla diffidenza verso la religione che ha perso negli ultimi decenni la purezza e la luce per oscurarsi troppo spesso con la materialità goffa e pretestuosa dell’essere umano sin a divenire un “Black Guar-dian”. Ci troviamo di fronte alla felicità del relazionarsi ai propri coetanei apprendendo che la vita è accettazione di regole e ruoli, ”Ponte Ponente Ponte Pi”, ma anche accettazione del concetto di normalità e diversità, ” Joy division”; col crescere comprendiamo quanta discrasia esiste tra le tradizioni familiari, religiose e morali e l’esigenza di vivere nel contemporaneo, ”Portrait of an italian family”; incontriamo l’emozione-azione del primo impatto con l’amore “A vision just a vision” ed infine “Bcome-Bcause”, una scultura, in resina a grandezza naturale, che raffigura un bambino nell’attimo della presa di coscienza che i colpi subiti durante il suo primo perio-do di crescita, non saranno più assorbiti dalla incoscienza infantile, ma diventeranno ferite interiori atte a fortifica-re l’essere umano pronto ad affrontare l’incognita dell’adolescenza. Completa l’esposizione una scultura, ”Sa Carròga”, ubicata al piano inferiore della galleria, rappresentazione della mistificazione del concetto di pace, ancora uno svelamento, ancora una rivelazione, una presa di coscienza. Guido Cabib

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BLOODY PARTY – Matteo Sanna

Testo di Massimo Sgroi L’essere umano del terzo millennio vive sospeso fra l’ossessione del ricordo ancestrale e l’indeterminatezza della fase terminale della conoscenza laddove tutti i demoni della me-moria ritornano traslati ed amplificati dalla scena immateriale. La fine del tempo coinci-de con la nascita della nuova forma dell’uomo, dove un ciclo si conclude ed un virus mutogeno percorre l’esistenza in un delirio di intelligenza potenziale a cui l’uomo stesso non riesce a stare dietro. Se la necessità di capitalizzare il tempo viene estremizzata dalle estensioni elettroniche, dove sopravvivono le zone franca della mente umana? La disgre-gazione degli insediamenti della memoria provoca l’ossessione dell’adeguatezza allo scorrere vertiginoso della percezione della vita; è la corsa disperata verso qualcosa che neppure noi sappiamo. Un vortice di conoscenza che, alla base, non ha una meta, una tendenza che giustifichi l’assoluto rincorrere delle informazioni in cui gli eccessi di signi-ficati altro non sono che maschere per coprire il vuoto. Che senso ha allora l’arte? A cosa serve la ricerca della bellezza quando, essa stessa, è sacrificata sull’altare del dio medio-logico? Dice Baudrillard: “ Finchè una illusione non è riconosciuta come un errore, il suo valore è esattamente uguale a quello di una realtà. Ma una volta riconosciuta una illusione come tale, essa non è più una illusione. E’, dunque, il concetto stesso di illusione, ed esso solo, ad essere una illusione.” Ora nella confusione fra la realtà e ciò che è più reale della realtà stessa l’illusione dell’individuo, assunto come singolarità, diviene l’illusione stessa del mondo, laddove questa nuova forma del reale diviene, per forza di cose, l’illusione oggettive del mondo. Sembra una contraddizione in termini ma, se osserviamo attenta-mente questo mondo pervaso di follia, essa non lo è del tutto. Matteo Sanna cerca un rin-sediamento di se stesso in questa oscura follia; la sua arte è necessità soggettiva, che di-viene collettiva nello sguardo di chi vede, per ritrovare la sua attestazione di realtà. E, ca-valcando il linguaggio della ipercontemporaneità, lo fa attraverso la visionarietà del suo lavoro. Un processo che deriva non dalle visioni dei mondi elettronici ma che una straor-dinaria assonanza con il concetto mistico della visione tipico dell’ultima grande religione animistica della storia: quella degli indiani d’America, laddove la relazione con la sua ter-ra diviene l’elemento fondante del suo vissuto e, di converso, con la sua arte. Non è casu-ale che egli avverta la necessità di ricostruire e di trasformare in arte i primi dodici anni della sua vita, partendo da una tradizione sarda millenaria: quella di conservare il proprio cordone ombelicale. E’ questa la prima e più forte attestazione di identità, una relazione con le sue radici ancestrali che, nella sua apparente semplicità, diviene legame biologico con la razza umana. Nel lavoro di Matteo Sanna la bellezza è legata direttamente all’esistenza, è la ricerca della memoria che diventa patrimonio comune con l’osservatore dell’opera abbattendo la distanza che esiste fra chi vede e l’opera stessa e risolvendo, in questo modo, la dicotomia che esiste fra chi pensa e realizza l’oggetto dell’arte e chi lo fruisce. Il suo lavoro arriva diretto al cuore, a quella parte profonda dell’essere in cui di-morano le sensazioni e le pulsioni del mondo inconoscibile. Matteo Sanna sceglie delle metafore semplici, dirette per arrivare al cuore, all’essenza del suo mondo senza media-zione di sorta, proprio perché la metafora è un gioco con la verità delle cose . E’la strada più difficile, più rischiosa perché basata sul fragile equilibrio delle memorie profonde che non prevedono complicazioni ma che, nella loro nudità, sono immediatamente leggibili senza essere banali. , intenta a divorare qualche cosa.

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Una pinna di squalo, metafora ancestrale della paura profonda. Un bimbo che vive il mo-

mento di trapasso fra l’età infantile e quella piena di inquietudine che prelude una diffici-

le adolescenza. E, poi, aiuti umanitari, attraverso dei chicchi di riso che identificano un

altro momento di passaggio. La relazione con la coscienza mistica del mondo, un arco

pronto a scoccare una freccia puntato direttamente al cuore dell’osservatore per finire alla

classicità caravaggesca di due ragazze, estroflesso paesaggio dell’immaginario cyber-

punk. La memoria non va spiegata, va vissuta, percepita nel profondo, senza mediazioni

intellettuali di sorta; essa afferma che, in un mondo ipercomplesso, in una società in cui le

grandi corporation della comunicazione falsificano la storia stessa è necessario rimettere

in discussione la nostra percezione del più del reale.

Le ultime generazioni, più ancora delle precedenti, nascono, vivono e soffrono, nuotando

nel limbo che separa i mondi della percezione in una dimensione che più che onirica ap-

partiene a quella dei sogni artificiali, a quel mondo immaginato da Philip Dick in cui i si-

mulacri hanno la stessa consistenza degli esseri umani reali. E, d’altra parte, nel terzo

millennio le definizioni stesse di realtà e finzione hanno i contorni talmente sfumati da

rendere impossibile la distinzione fra l’una e l’altra. Le pseudo realtà producono esseri

umani inautentici, assediati da falsi dati che li bombardano da tutti i lati e le illusorie real-

tà producono falsi esseri umani. Questi esseri umani, falsificando, appunto, di continuo la

realtà e vendendola contraffatta agli uomini, non finiscono per rendere questi uomini si-

mulacri di loro stessi? E’ su questa inquietante domanda che si muove l’arte del terzo mil-

lennio laddove la falsificazione o la sua celebrazione, come nel caso di Cattelan o di Mo-

rimura, è talmente evidente da essere esaltata come la nuova frontiera della visione. Mat-

teo Sanna opera l’inverso; parte da questa simulazione e torna indietro. Non è casuale che

questa mostra può essere letta all’inverso o, nei due sensi: partire dall’origine per andare

alla fine dell’età infantile ma, anche, ritornare nell’unico luogo in cui caldo, freddo, luce

e buio sono assolutamente gli unici parametri della relazione che il bambino non ancora

nato ha con l’essere genitrice. D’altra parte, storicamente, pur usando delle tecniche di

contraffazione l’arte ha sempre cercato di svelare il volto della dea greca Mnemosyne,

quella del ricordo. Ed il fatto stesso di mostrare l’inganno ne svela la potenza eversiva e

distruttrice.

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Nella filosofia indù la realtà stessa è illusione, Maya, appunto, e nel Timeo di Platone il

dio non crea il mondo, si limita a scoprirlo ed a mettere ordine nel caos. Ora cosa accade

quando questa illusione primigenia diventa l’illusione stessa del mondo? Come è ovvio

questo è un gioco gnostico in cui è fin troppo facile indulgere; nei fatti quello che oggi

viviamo concretamente è la possibilità che ha il demone medialico di controllare non più

la parola, come sosteneva Orwell in 1984, ma le percezioni stesse della realtà attraverso,

appunto, non più il linguaggio verbale o scritto ma l’immagine stessa e la sincronizzazio-

ne che essa ha nella sua riproduzione. Ora cosa c’è di più trasgressivo, di eversivo e rivo-

luzionario in un mondo così dell’arte visuale? L’artista parte da questa consapevolezza: la

potenza dell’immagine evocata e, come tutti gli umani, ha sempre la possibilità di svelare

l’inganno e di renderlo evidente. O, ancora, avverte la necessità impellente di ristabilire i

pochi punti fermi della sua esistenza e, usando appunto il linguaggio universale

dell’immagine, di renderli esperienza comune con le nostre stesse esistenze. Mattero San-

na, nella sua giovane consapevolezza, avverte questa necessità; nel suo ristabilire i para-

metri della sua esistenza li trasmette, attraverso una operazione di meta comunicazione

non schizofrenica, a coloro che entrano in contatto con le opere di questa mostra. Poiché

l’arte è, nel suo profondo, solidale con il reale, pure quando usa la forma artificiale

dell’inganno o quando parte dalla consapevolezza della ibridazione della realtà stessa.

MASSIMO SGROI

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BLOODY PARTY – Matteo Sanna Micol Di Veroli Mi meravigliavo di tutto Per mezzo dell’arte l’uomo tenta di creare un’immagine speculare della natura, di imitare ciò che è per sua stessa regola inimitabile. Per mezzo dell’arte l’uomo traccia il segno, pla-sma la materia, crea l’archetipo, in una mitopoiesi personale che oltre il feticismo puro dell’oggetto simbolico si pone a geroglifico della verità assoluta interiore. La pura essenza dell’attività artistica non risiede però nella creazione stessa ma nella scoperta, nella rivela-zione di metodi espressivi, di tecniche e nel desiderio morboso e perfetto di indagare l’infinito attraverso i suoi limiti, di ascendere allo spirituale attraverso il materiale, di per-cepire lo sconfinato attraverso i suoi confini. La scoperta è un meccanismo oscuro che cela al suo interno la meraviglia, l’osservazione e l’idea, il giunto cardanico mentale che trasmette il movimento alla mano creatrice. Scoper-ta e meraviglia racchiudono il senso della ricerca di Matteo Sanna che attraverso la serie di opere presenti nella mostra Bloody Party si appropria della realtà artistica attraverso un’esperienza soggettiva. L’artista ricrea il fertile e seminale ambiente della fanciullezza, dove guizzante è la voglia di scoperta e di apprendere entusiasmanti res novae interagendo con l’ambiente circostan-te e successivamente creando gestualità e simboli del tutto personali. Ogni elemento artistico presente nello spazio espositivo si ricollega ad un periodo di fan-ciullezza che si protrae sino all’adolescenza, limite ultimo oltre il quale l’essere umano ela-bora le sue esperienze e subisce trasformazioni somatiche e psicologiche sino a perdere totalmente le caratteristiche dell'infanzia preparandosi all’età adulta. Dodici lunghi anni sintetizzati in opere che ripercorrono i traumi, i sogni, le conquiste e le emozioni legate ad un età che rappresenta la fonte dell'inconscio poiché i processi del pensiero inconscio non sono null'altro che quelli prodotti nella prima fanciullezza. Matteo Sanna riproduce con e-strema eleganza estetica e visione poetica tale periodo, affidandosi ad un vasto corpus di tecniche artistiche quali readymade,fotografia,scultura,istallazione e neon. Con estrema rapidità, incisività ed asciuttezza formale l’artista, come un fanciullo bramoso di apprendere, restituisce allo spettatore oggetti simbolo che esprimono intere situazioni sociali e si immergono nel mare della memoria personale e collettiva riportando in superfi-cie ricordi vividi come scintille nel buio. Il percorso comincia con la separazione dal grem-bo materno sino alle prime relazioni sociali, alle prime paure, ai primi giochi infantili che in qualche modo regolano le funzioni creative, educative, biologiche e sociali. Al cangiar del tempo Matteo Sanna associa un veloce alternarsi di forme e tecniche ove la materia cam-bia continuamente e sotto la spinta emozionale si tramuta in luminescenti filastrocche, in figure sacre che sorgono dalla nera resina, in misteriosi fori nel pavimento somiglianti a spari nel vuoto sino a formare archi tesi e minacciosi pronti a scagliar l’acuminato dardo quasi a voler segnare un tempo che si conclude con la consapevolezza nell’esistenza di un materialità, di una violenza e di una mercificazione che regola i rapporti tra gli esseri uma-ni. Micol Di Veroli

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-Back to black 2009 -Arco freccia e punta. Unique piece

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“I will become death” 13/11/1984 – 2009 Cordone Ombelicale Unique piece

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"Ponte Ponente Ponte Pi" 2009 Neon diameter 100 cm Ed. of 3

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"Soggetto Sottinteso" "A" - "I" - "G" 2009 C-print on aluminium and mat plexy, Unique piece

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“Joy division” 2009 Barbed wire 150 x 50 cm Unique piece

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"Sweet misery" 2009 Rice, teeth, cardboard, 50 x 40 x 20 cm Unique Piece

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"Sleeping with ghost" 2009 Resin, acrylic, gypsum 120 x 60 x 60 cm Unique Piece

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“Black Guardian” 2009 130 x130cm Black - Blue - Purple Latex - Resin - Wood Unique Piece

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B-come B-cause 2009 Resin and wood 170 x 50 x 60 Ed. of 3

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“Portrait of an Italian family” 2008/2009 C-print on aluminium and plexy 175 x 125 cm Ed of 3

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"A vision just a vision" Shot, parquet 2009 50 x 40 cm Unique piece

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"Sa Carroga" 2009 Polystyrene, acrylc, varnished plynth Sculpure 48 x 38 x 60 cm Plynth 120 x 40 x 40 cm Unique piece

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MATTEO SANNA The Memory Remains 2008 Il mio lavoro si concentra sulle nuove culture giovanili,sulla loro affermazione,analizzando i loro lin-guaggi,le loro emozioni ed i loro disturbi psico-emotivi In questo lavoro fotografico non digitale,composto da nove scatti ,ho cercato di rendere "ICONE" le persone che fanno parte della mia vita adolescenziale; le persone che abitualmente frequento sono legate a culture emergenti dove l'aspetto estetico non è il solo che và analizzato ,ma bensì esse vivono secondo una morale ed una cultura ben precisa e delineata. Esse saranno gli uomini e le donne che faranno parte della vita lavorativa ed emotiva dei prossimi de-cenni,portando con loro gli insegnamenti ed i convincimenti che la loro cultura oggi gli appalesa. Ho uti-lizzato lo stesso schema che gli antichi maestri utilizzavano (Michelangelo,Leonardo.Tiziano,Caravaggio ) per rappresentare le Icone del passato,ossia il ritrarre persone "normali" al fine di avvicinare il più possi-bile l'idea della purezza,della santità e della bellezza ai fruitori finali che riconoscendosi nei modelli utiliz-zati finivano per avvicinarsi più facilmente all'ICONOGRAFIA religiosa così da sentirla propria e non dis-tante. Ciò che purtroppo accadeva e che le stesse persone ,cosidette "NORMALI", che venivano utilizzate per le rappresentazioni bibliche e sacrali,perdevano le loro identità di provenienza per divenire esse stesse ICONE ,non più lavandaie,prostitute,serve e padrone,ma Madonne.Santi,Eroi biblici. Per Affermare le identità di "Silvia ed Arianna" due ragazze che studiano e lavorano,ma amano e si divertono come tutti,ho utilizzato esclusivamente i movimenti e le espressioni dei capolavori del passato,così che la memoria dgli stessi ,presente nella maggior parte di noi ,affermasse la loro identità e nient'altro. Ad og-nuno dei ritratti fotografici ho dato un titolo che si rifà da una parte alla musica Rock,Dark ed Elet-tronica,ma allo stesso tempo rimanda a stati psico-emotivi delle giovani generazioni. Matteo Sanna

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The bitter end 2008 130x100 Cprint on alluminium and plexi Ed .3

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You & me and The Devil makes three 2008 Cprint on alluminium and plexi 125x173 Ed.3

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Thoughtless 2008 Cprint on alluminium and plexi 130 x 100 ed 3

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The Waiting 2008 Cprint on alluminium and plexi 130 x100 Ed.3

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The reflex of God 2008 Cprint on alluminium and plexi 130 x 120 cm Ed 3

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Drop me a line 2008 Cprint on alluminium and plexi 125 x 173 Ed.3

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I put a spell on you 2008 Cprint on alluminium and plexi 130X 80 cm ed.3

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Portrait of an Italian Family 2008 Cprint on alluminium and plexi 175x125 cm ed.3

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Tainted Love 2008 Cprint on alluminium and plexi 173x125 cm ed .3

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CHANGING ROLE – PROJECT ROOM Matteo Sanna

Borderline Giovedì 21 Giugno alle ore 19 e 30 presso la Changing Role Project Room inaugura “Borderline”, la prima mo-stra personale di Matteo Sanna. Nello spazio della Project Room, l’artista esplora il mondo giovanile contemporaneo in cui è fortemente diffuso il cosiddetto disturbo borderline ossia quella patologia i cui sintomi sono la disregolazione emozionale e l'instabilità del soggetto. Il disturbo borderline di personalità è definito oggi come disturbo caratterizzato da vissuto emozio-nale eccessivo e variabile, e da instabilità riguardanti l'identità dell'individuo. Uno dei sintomi più tipici di questo disturbo è la paura dell'abbandono. I soggetti borderline soffrono di crolli della fiducia in sè stessi e dell'umore, e tendono a cadere in comportamenti autodistruttivi. Artista eclettico, Sanna utilizza in questa sua prima esposizione diversi media dalla luce al ready-made. Le opere presentate inducono l’osservatore a praticare un gioco, ad interagire psicologicamente ed emozionalmente con loro, a scegliere una propria posizione – azione: a superare la linea di confine/borderline ”Shots In The Dark”, è un’istallazione luminosa che attraverso il corretto utilizzo dello spirito agonistico del tiro a segno, ci stimola a non temere di scegliere, senza paura, con impeto e decisione. Con “As The Rush Comes, Spread Out”, utilizzando la luce al neon e calibrando l’intermittenza del rosso centra-le al battito del cuore umano, l’artista ci svela i colori che sprigiona l’anima quando si apre alle esperienze ed alle emozioni proprie ed altrui. Completano l’installazione nella Project Room altre due opere “Coma White” e “Maybe Tomorrow I’ll Find My Way” dove, con un sapiente uso di oggetti prelevati da contesti non propriamente artistici, spinge chi osserva a concludere il gioco, scegliendo se osare o semplicemente attendere; se avere fiducia in se stessi o cadere in com-portamenti autolesivi. Fa parte del progetto Borderline l’istallazione “Cruel Intentions”, al piano inferiore della Main Gallery. Qui una citazione da una canzone di Robbie Williams - No Regrets - conferma quanto la cultura mediatica sia diventata nelle generazioni contemporanee una fonte di ispirazione culturale; anche in questo caso l’osservatore è spinto ad accettare l’abbandono od il distacco dalla persona amata in chiave positiva e rispettosa di ciò che è stato, senza rimpianti …… Matteo Sanna è nato a Pabillonis nel 1984 (Cagliari), vive e lavora tra Napoli e Roma. L’artista ringrazia la Sezione di Napoli, Tiro a Segno Nazionale, per la cortese collaborazione offerta nella realiz-zazione di alcune opere, dimostrando quanto di sportivo ed agonistico e non violento ci sia dietro questo nobile sport. Inoltre un ringraziamento speciale a Lorenzo Cabib.

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"Cummunity" 2007 Neon 10 x 80 cm ED. 6 + 1AP

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Maybe Tomorrow I’ll Find my way 1, 2, 3 2007 wood ,black paint. 50 x 50 cm Unique piece

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Shots in the dark "Follow the Leader" 2007 wood, black paint, 200 shots 9,21 , lamp 1000 watt. 200 x 122 cm Unique Piece

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Coma White 2007 resin,mirror,hip-hop chain,dripping 140 x 80 cm Unique piece

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Cruel Intentions 2007 red neon,plexiglass 200 x 150 cm Unique piece

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Markus 2007 Variable dimension base 30 X 30 cm Unique piece

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Matteo Sanna 1984 born in Sardinia (Italy) Works & lives in Roma Solo Show 2009 “Bloody Party “ Changing Role ,Main Gallery Naples May 06-September 12 2007 Borderline" Changing Role, Project Room Naples, June 21 - September 15 Group Show 2010 Violazione di Domicilio Sala uno Roma 2009 Changing Role Roma “ La Costruzione dei mondi” a cura di Massimo Sgroi May 28- September 15 2007 VIDEO ROLE . CHANGING ROLE GALLERY Rome Fairs 2010 The Road To Contemporary Art Roma Arte First Bologna Mint - Milano 2009 The Road To Contemporary Art Arte First Bologna 2008 Arte First Bologna 2007 Arte First Bologna Pulse New York Public Show 2009 Mediterranean PALAZZO ROSPIGLIOSI PALLAVICINI a cura di Danilo Eccher, Elena Lydia Scipioni 2007 "Arte e omosessualità Da Von Goeden a Pierre e Gilles" Palazzo Palazzina Reale Firenze "Arte e omosessualità Da Von Goeden a Pierre e Gilles" Palazzo della Ragione, Milano

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